Commissioni Riunite (I e VII)
I (Affari costituzionali, della Presidenza del Consiglio e Interni) e VII (Cultura, scienza e istruzione)
Commissioni Riunite (I e VII)
Comm. riunite 0107
RISOLUZIONI
Martedì 28 gennaio 2020. — Presidenza del presidente della VII Commissione Luigi GALLO. – Interviene la Sottosegretaria di Stato per l'istruzione Anna Ascani.
La seduta comincia alle 14.30.
7-00360 Lattanzio e altri: Sul contrasto di fenomeni di odio e razzismo antisemita, nonché iniziative dedicate al ricordo delle persecuzioni subite dal popolo ebraico.
(Seguito della discussione e conclusione – Approvazione della risoluzione n. 8-00061).
Le Commissioni proseguono la discussione, rinviata nella seduta del 23 gennaio scorso.
Luigi GALLO, presidente, avverte che, alla luce del dibattito svoltosi nella precedente seduta, il deputato Lattanzio ha presentato un nuovo testo della sua risoluzione (vedi allegato), che, in sostanza, differisce dal primo per il solo fatto di impiegare, dove possibile, il termine Shoah al posto di Olocausto.
Federico MOLLICONE (FDI) si rammarica che le Commissioni giungano all'approvazione della risoluzione in titolo solo il giorno seguente le celebrazioni del 27 gennaio, data in cui ricorre il «Giorno della memoria» istituito dalla legge n. 211 del 2000: una legge, lo ricorda, approvata dal Parlamento all'unanimità.
Dopo aver quindi premesso di condividere la parte dispositiva della risoluzione e aver preannunciato il voto favorevole del suo gruppo su di essa, esprime perplessità sulle premesse, che, a suo avviso, sono insufficienti e nelle quali avrebbe voluto che fossero sviluppate anche altre considerazioni.
Quanto agli impegni, ritiene infatti doveroso per chiunque condividerli, senza retorica, perché la memoria di un genocidio tentato deve sempre essere preservata, e reputa che tutti dovrebbero riconoscersi nello spirito delle celebrazioni commemorative che, in questa occasione specifica, si riferiscono alla persecuzione del popolo ebraico. Quanto invece alle premesse, osserva che è venuto il momento di chiudere il Novecento. Si chiede se non sarebbe utile istituire una commissione di studiosi per trovare un accordo su una ricostruzione storica di quel secolo in grado di ricevere la piena approvazione di tutti ed essere condivisa universalmente.
Per chiarire il suo punto di vista, ricorda che nel 2018 l'Agenzia dell'Unione Europea per i diritti fondamentali ha condotto un sondaggio online tra 16 mila ebrei dei 12 Paesi europei in cui si registra la maggiore presenza ebraica. Il rapporto che dà conto dei risultati del sondaggio articola i dati per età nelle fasce 16-34 anni, 35-59 anni e ultra sessantenni. Risulta che il 45 per cento dei giovani ebrei europei ha sperimentato almeno una volta un atteggiamento antisemita nell'anno precedente il sondaggio. In tutte le fasce di età, quasi un terzo delle vittime ha descritto l'offensore come «un musulmano estremista»; il 21 per cento ha individuato nel proprio aggressore «una persona con una visione politica di sinistra» e il 14 per cento «qualcuno con una visione politica di destra». Stando all'Agenzia europea per i diritti fondamentali, quindi, gli ebrei intervistati hanno individuato più di frequente come autori delle molestie antisemite persone di orientamento islamico e di idee politiche di sinistra rispetto alle persone con idee politiche di destra. Inoltre, anche questo è un dato significativo, risulta che negli ultimi cinque anni, il 38 per cento degli ebrei intervistati ha considerato l'idea di emigrare per motivi di sicurezza. Dopo aver quindi dedotto che il crescente clima di razzismo antisemitico sta generando un flusso migratorio importante dall'Europa verso Israele, auspica una diffusione sempre più ampia di iniziative volte a contrastare tale clima: ritiene che la risoluzione in esame possa costituire un buon esempio, anche se viene approvata dal Parlamento solo il giorno successivo a quello in cui si celebra il «Giorno della memoria».
In conclusione, nel prendere atto che non c’è il tempo per un confronto finalizzato alla riscrittura delle premesse della risoluzione, chiede alla Presidenza che premesse e impegni della risoluzione siano posti in votazione per parti separate.
Lucia CIAMPI (PD) sottolinea la grande attenzione rivolta a livello internazionale al Forum sulla Shoah di Gerusalemme, che, per la prima volta, ha visto la partecipazione di oltre 40 capi di Stato e di Governo provenienti da tutto il mondo, i quali si sono riuniti per lanciare un vero segnale di sostegno alla lotta contro l'antisemitismo, a favore dell'educazione dei giovani e dell'importanza della memoria. Il Forum ha voluto essere una risposta all'allarmante aumento degli episodi di antisemitismo, di atti di violenza e di odio contro gli ebrei in molti Paesi europei: atti che anche in Italia sono in aumento, perpetrati attraverso i moderni mezzi di comunicazione, ma anche negli stadi, nelle scuole e nelle situazioni di disagio, come ben ha rilevato il Presidente della Repubblica.
Nel ricordare che il 27 gennaio, data della liberazione di Auschwitz, è stato scelto come «Giorno della memoria» dello sterminio degli ebrei, osserva che questa scelta di fissare un giorno specifico porta sicuramente con sé i rischi di ogni istituzionalizzazione di ricorrenze storiche: rischi quali il ritualismo delle cerimonie, la banalità e la retorica o il rischio di diventare una cerimonia circoscritta all'uso politico pubblico, svuotata di progetti per il futuro. Rileva tuttavia come, al contrario, in Italia questi rischi sino stati evitati e ci si sia adoperati invece per realizzare il significato autentico della legge. Si è capito che ricordare non significa commemorare, ma fornire gli strumenti per comprendere. Così, il giorno della memoria è potuto diventare uno spazio per l'analisi storica delle radici e delle dinamiche del fenomeno che ha portato allo sterminio degli ebrei in Europa e che ha prodotto le leggi razziali anche in Italia. Per i giovani è stata ed è una grande opportunità formativa per comprendere le radici individuali e collettive del razzismo e della xenofobia, per riflettere sulle responsabilità e sui ruoli degli individui e delle nazioni, per analizzare il ragionare per stereotipi. La legge insomma è diventata un'opportunità di riflessione e di ricerca storica sull'antisemitismo e sul razzismo di ieri e di oggi.
Sottolinea che ricordare serve a trasformare il passato in uno strumento di interrogazione sul presente, per riconoscere i nuovi razzismi e le nuove forme di antisemitismo, per cercare di prevenirli e di combatterli. La memoria è esperienza formativa, attraverso la ricerca storica, la formazione degli insegnanti e degli studenti. Cita ad esempio l'iniziativa del «Treno della memoria», promossa da alcune regioni, tra cui la Toscana. Si tratta della conclusione di un percorso che coinvolge per un anno studenti e insegnanti, non episodico; è l'approdo di un processo formativo di ampio respiro per affrontare il viaggio informati e preparati, perché è la consapevolezza critica che permette di difendersi dall'intolleranza sempre in agguato.
Sottolinea inoltre che una memoria come quella non si conquista una volta per tutte, ma ha bisogno di essere rinnovata continuamente per diventare uno strumento di fiducia nel domani. Come ha detto David Grossman, la memoria della Shoah deve indurre a meditare sull'indifferenza umana, a riflettere sulla malvagità e sulla crudeltà che accadono ancora. La memoria deve scuotere le coscienze nel profondo e diventare per tutti un segnale morale pronto ad attivarsi di fronte alla violenza. La Shoah deve essere intesa come avvenimento dal significato universale e non unicamente ebraico. Spiegare, quindi, far capire è compito di una pedagogia democratica che deve rinnovarsi per essere efficace. Non esiste una cura valida una volta per tutte. Ecco perché le attività del «Giorno della memoria» non possono fermarsi.
Ricorda che oggi l'antisemitismo è purtroppo un fenomeno, se pur di minoranze, sempre più diffuso. I nazionalismi e i moderni mezzi di comunicazione di massa, che si servono di fake news anche per raccogliere il consenso, riescono a comunicare attraverso la rete, luogo a cui soprattutto i giovani fanno ricorso e dove si forma il pensiero comune. L'antisemitismo così potenziato contribuisce a rinforzare e giustificare gli stereotipi e le immagini negative degli ebrei, che si traducono poi in una normalizzazione del sentimento antisemita.
Ricorda che Hannah Arendt, nel suo libro «La banalità del male», si è chiesta cosa può indurre persone rispettabili e «normali» a diventare pericolosi strumenti di una macchina di controllo totale della società: certamente l'insicurezza economica, la paura, la fobia del diverso, ma ancor più la riduzione dell'individuo alla pura esistenza privata, priva di interesse per il bene pubblico, a mero soggetto economico. I nazisti furono consapevoli che un uomo simile era pronto a sacrificare le proprie credenze, il proprio onore e la propria dignità umana. Tutto ciò che l'uomo normale chiedeva era di non essere considerato responsabile di quello che faceva. La banalità del male non scandalizzava Hannah Arendt, che aveva compreso il nesso tra il totalitarismo politico e le trasformazioni dell'economia moderna. Infatti, finché il benessere delle economie moderne e la normalità della politica sono tali da garantire alle persone la loro tranquillità, non ci sono problemi. Quando però questa sicurezza viene messa in pericolo, esse possono diventare spietate. Il senso profetico di queste parole è diretto a tutti i «buoni» europei e americani dei decenni successivi, non solo ai «cattivi» tedeschi degli anni del nazismo. L'unico strumento rimane la cultura, che, connessa alla memoria, deve sostenere il processo educativo attraverso percorsi di condivisione, di confronto dialettico, senza alcuna discriminazione, né odio. I giovani devono essere coinvolti, come è stato fatto in questi anni, ma ancor più oggi, in tutti i luoghi dell'apprendimento e della formazione, prima di tutto nelle scuole e nelle università.
Invita quindi il Governo ad impegnarsi per contrastare il razzismo antisemita, i messaggi di odio sul web, per fermare la violenza, anche verbale, nei confronti degli ebrei, per adottare iniziative adeguate, con idonei finanziamenti, per promuovere e incentivare tutte le attività connesse alla celebrazione della giornata della memoria.
Annuncia quindi il voto favorevole del Partito democratico sulla risoluzione.
Valentina APREA (FI), preannunciando il voto favorevole di Forza Italia sulla risoluzione, concorda sull'opportunità di sostituire il termine «Olocausto» con il più appropriato «Shoah», che si riferisce in modo specifico allo sterminio nazista degli ebrei.
Riferendosi, quindi, al secondo impegno contenuto nella risoluzione, invita a moltiplicare le iniziative nei presìdi educativi, favorendo in particolare, finché è ancora possibile, l'incontro dei giovani con i superstiti ormai anziani dei campi di sterminio, i quali, con la loro diretta testimonianza, potranno lasciare una forte traccia nella memoria delle ultime generazioni che avranno la possibilità di confrontarsi direttamente con loro.
Luigi CASCIELLO (FI), premettendo che la memoria è costituita anche dai simboli, ricorda che uno dei vagoni ferroviari servito in Italia per la deportazione degli ebrei nei campi di sterminio venne consegnato, sette anni fa, alla città di Salerno ed è conservato presso il Museo dello sbarco. Coglie l'occasione per segnalare al Governo la necessità di un intervento di recupero e conservazione di tale vagone.
Rossano SASSO (LEGA), accogliendo con favore l'impegno delle Commissioni ad approvare una risoluzione finalizzata a contrastare la diffusione di messaggi di odio e razzismo antisemita, annuncia su di essa il voto favorevole del proprio gruppo. Tuttavia, nel sottolineare che il virus dell'antisemitismo si annida anche nelle aggregazioni di sinistra, per esempio nei centri sociali, coglie l'occasione per esprimere il proprio profondo dissenso per la nomina, da parte del Sindaco di Napoli, De Magistris, ad assessora alla cultura e al turismo del comune di Napoli di Eleonora de Majo, leader del centro sociale «Insurgencia», nota per aver espresso giudizi gravissimi ed irriferibili che hanno indignato la comunità ebraica.
Nicola FRATOIANNI (LEU), dopo aver annunciato il voto favorevole del suo gruppo sulla risoluzione, dichiara, riferendosi all'intervento del deputato Mollicone, di non comprendere, rispetto al tema di cui si discute oggi, il senso dell'appello a lavorare per cercare una generale condivisione: per quanto riguarda la condanna e la riprovazione della Shoah, è infatti impensabile che possa darsi altro che una universale condivisione, attesa la realtà dei fatti appurata dalla storia.
Riferendosi poi all'intervento del deputato Sasso, commenta che è sbagliato e irrispettoso, a suo parere, sfruttare l'occasione del dibattito su una risoluzione come questa per alimentare lo scontro politico tra destra e sinistra, per di più sulla base di fatti di scarsa rilevanza. Ritiene che questo modo di porsi non sia all'altezza della dignità del Parlamento e dell'importanza del tema trattato oggi.
Paolo LATTANZIO (M5S) sottolinea come l'atto di indirizzo in esame, di cui è primo firmatario, sia stato sì presentato con l'occasione della ricorrenza del settantacinquesimo anniversario della liberazione dei prigionieri del lager nazista di Auschwitz, ma contenga in effetti un impegno al Governo che non si esaurisce nel Giorno della memoria, ma si proietta nel futuro: si riferisce al contrasto dell'odio antisemita e alle iniziative da attivare nelle scuole e sul piano culturale e politico.
Con riferimento poi all'intervento della deputata Aprea, la quale ha auspicato che i giovani incontrino ancora, finché possibile, gli ultimi, ormai anziani superstiti dei campi di sterminio, ricorda come nel testo della risoluzione siano menzionate le «candele della memoria», ossia coloro ai quali, in un passaggio di testimone fra generazioni, spetterà il compito di tramandare la memoria della Shoah quando saranno venuti a mancare anche gli ultimi superstiti. Dichiara di non annettere particolare importanza al fatto che l'approvazione della risoluzione in esame intervenga dopo la celebrazione della Giornata della memoria, in quanto i valori ai quali si ispira la predetta Giornata, che sono peraltro quelli sanciti dalla Costituzione, debbono essere sempre promossi e coltivati, indipendentemente da una specifica ricorrenza.
Raccomanda conclusivamente l'approvazione della risoluzione in esame nel testo riformulato, che ritiene esaustivo, non ravvisando l'opportunità di ulteriori riformulazioni. Dichiara peraltro di non avere personalmente obiezioni rispetto alla richiesta del deputato Mollicone di votare le premesse e gli impegni separatamente.
La Sottosegretaria Anna ASCANI, nel ringraziare le Commissioni per il lavoro svolto sull'importante tema dell'odio antisemita, ricorda che è dal 2000 che il Ministero dell'istruzione assume, in collaborazione con le comunità ebraiche, iniziative di sensibilizzazione nelle scuole per tenere vivo il ricordo della Shoah, e rimarca che un importante ruolo di informazione ed eduzione viene svolto in tal senso anche attraverso il portale web «scuola e memoria».
Facendo quindi riferimento al primo impegno della risoluzione, garantisce che l'attenzione del Governo è massima nel contrastare l'antisemitismo via web e fa notare, al riguardo, che ammontano a circa 67 mila i post rimossi in quanto riconducibili a fenomeni di odio e razzismo antisemita.
Aggiunge che il Ministero promuove il massimo coinvolgimento delle scuole nelle attività di sensibilizzazione e di memoria, bandendo specifici concorsi e organizzando viaggi di istruzione nei luoghi della memoria. Ricorda, inoltre, che si è svolta al Quirinale nella giornata di ieri la diciottesima edizione del concorso promosso dal Ministero «I giovani ricordano la Shoah» e assicura che l'impegno delle scuole e dei presidi educativi per garantire lo svolgimento di tali manifestazioni di ricordo è stato sempre massimo.
Nel condividere, da ultimo, l'esigenza rilevata dalla deputata Aprea di continuare a garantire il massimo coinvolgimento in tali iniziative degli ultimi testimoni superstiti, accogliendo il loro fondamentale contributo di memoria, dichiara la valutazione favorevole del Governo sul nuovo testo della risoluzione in discussione.
Luigi GALLO, presidente, avverte che la risoluzione in titolo, nella nuova formulazione, sarà posta in votazione per parti separate, nel senso che le Commissioni procederanno alla votazione prima sul dispositivo e successivamente, nel caso di sua approvazione, sulle premesse.
Le Commissioni, con distinte votazioni, approvano il dispositivo e le premesse della risoluzione in titolo, nella nuova formulazione, che assume il numero n. 8-00061.
La seduta termina alle 14.55.
ALLEGATO
7-00360 Lattanzio e altri: Sul contrasto di fenomeni di odio e razzismo antisemita, nonché iniziative dedicate al ricordo delle persecuzioni subite dal popolo ebraico.
RISOLUZIONE APPROVATA
Le Commissioni I e VII,
premesso che:
nel mese di agosto 2019, il presidente israeliano Reuven Rivlin ha invitato i leader mondiali a Gerusalemme in occasione del 75o Anniversario (il 27 gennaio 2020) della Liberazione del lager nazista di Auschwitz, quello nel giorno che – sulla base della risoluzione dell'Assemblea generale dell'ONU A/RES/60/7 (1o novembre 2005) – più comunemente è conosciuto come «Giorno della Memoria per le vittime dell'Olocausto» (International Day of Commemoration in memory of the victims of the Holocaust) e che è celebrato il 27 gennaio di ogni anno. L'invito, legato allo svolgimento del 5o World Holocaust Forum – che si terrà il prossimo 23 gennaio 2020 a Yad Vashem a Gerusalemme – rappresenta la volontà di dare un vero segnale nella lotta contro l'antisemitismo, anche a favore dell'educazione delle future generazioni all'importanza della memoria. Il Presidente della Repubblica italiana Sergio Mattarella ha già confermato la sua partecipazione, insieme al Presidente francese Emmanuel Macron, al Presidente tedesco Frank-Walter Steinmeier ed il Presidente austriaco Alexander Van der Bellen;
il già menzionato Forum nasce in risposta all'aumento allarmante di episodi di antisemitismo, odio e violenza, soprattutto in molti Paesi europei: l'ultimo, in ordine di tempo, è relativo alla sparatoria avvenuta il 9 ottobre 2019 ad Halle, in Germania, di fronte alla sinagoga della città, dove erano in corso le celebrazioni per la festività dello Yom Kippur;
per quanto riguarda il nostro Paese, l'Osservatorio antisemitismo della Fondazione Centro di documentazione ebraica contemporanea – Cdec – riporta che, nel primo trimestre del 2019 (gennaio-marzo) sono stati registrati 63 episodi di antisemitismo, nel secondo trimestre (aprile-maggio) 72 episodi, mentre nel terzo (luglio-settembre) 55, per un totale (da gennaio a settembre) di 189, mostrando come anche in Italia diventi sempre più preoccupante l'emersione di nuove forme di odio;
lo stesso Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel suo discorso tenuto in occasione delle celebrazioni per il Giorno della Memoria del 2019, ha evidenziato che «in Italia e nel mondo sono in aumento gli atti di antisemitismo e di razzismo, ispirati a vecchie dottrine e a nuove e perverse ideologie. Si tratta, è vero, di minoranze. Ma sono minoranze sempre più allo scoperto, che sfruttano con astuzia i moderni mezzi di comunicazione, che si insinuano velenosamente negli stadi, nelle scuole, nelle situazioni di disagio»; al giorno d'oggi i populismi, i suprematismi e le fake news rappresentano un elemento che si afferma quotidianamente e costantemente; tale considerazione in associazione con la costatazione che Internet è diventata la fonte primaria per l'aggregazione del consenso e della formazione del pensiero comune, determina una condizione per cui l'antisemitismo si diffonde sempre più velocemente, trasformandosi in una sua versione evoluta e mediatica e avviando un processo che da verticale è diventato partecipativo e orizzontale, reiterando cliché antisemiti che contribuiscono ad alimentare un'immagine negativa e stereotipata degli ebrei;
indubbiamente, dunque, il web ha permesso la formazione di una struttura culturale in cui l'antisemitismo è diventato socialmente accettabile – con particolare riferimento ai giovani – trasformandolo in «normalità». Ciò che è ancora più allarmante è che tale trasformazione favorisce la possibilità che le affermazioni di odio nei confronti degli ebrei si trasformino in forme di violenza che si realizzano nella vita reale, colpendo e abbattendo le difese che la società ha eretto contro il razzismo;
a gennaio 2019, in risposta ai festeggiamenti per i 119 anni della Società di calcio della Lazio, sono stati diffusi dalle tifoserie antagoniste dei volantini in cui i sostenitori della Lazio e del Napoli venivano paragonati agli ebrei in termini estremamente dispregiativi; si ricorderà l'episodio del 2017 relativo alla diffusione di una figurina rappresentante Anna Frank con la maglietta della squadra della Roma, nonché l'oltraggio alla memoria di 20 vittime della Shoah con il furto di 20 pietre d'inciampo nel quartiere Monti a Roma nel 2018. In tale quadro rientrano anche le offese al giornalista Gad Lerner del settembre 2019 a Pontida, o gli sputi lanciati da un uomo romano con una svastica tatuata ad una professoressa di «Storia medioevale ed ebraica» all'Università di Pisa, perché «credeva fosse ebrea». Una carrellata di episodi inaccettabili che vanno ad intaccare la vita e le attività quotidiane, dimostrando una non accettabile normalizzazione del sentimento antisemita. Inoltre, si specifica anche che il numero reale degli episodi di antisemitismo risulta superiore a quello effettivamente registrato, poiché è più facile avere notizia di azioni più gravi rispetto a offese verbali o scritte, che vengono denunciate più raramente;
il fenomeno, oltre che ad essere in forte crescita in Italia ed in Europa, desta preoccupazione anche oltreoceano. Negli Stati Uniti la logica del «suprematismo bianco» – inteso come una presunta superiorità della razza bianca su afroamericani, ispanici, arabi ed anche ebrei – incita alla diffusione di odio e violenza. Proprio in nome di tale suprematismo, il 27 aprile 2019, un diciannovenne è entrato nella sinagoga di Poway, nella Contea di San Diego in California, e ha aperto il fuoco durante la celebrazione della Pasqua ebraica; solo pochi mesi prima, nell'ottobre 2018, un uomo ha ucciso 11 persone che stavano assistendo alle funzioni del sabato mattina nella sinagoga di Pittsburgh, in Pennsylvania. Proprio quest'ultimo episodio è stato considerato tra i più efferati in termini di violenza contro la comunità ebraica;
di fronte alla crescente ondata di odio – che assume dimensioni, dunque, globali – gli sforzi per educare ai pericoli dell'antisemitismo, del razzismo e della xenofobia e conseguentemente la promozione di occasioni di commemorazione e continua ricerca storica sulla Shoah devono essere sempre maggiori, e conseguentemente diventa più cruciale che mai – oltre ad un adeguato contrasto – creare occasioni di confronto e di dialogo, nonché promuovere il più diffusamente possibile la cultura della memoria nella società, nelle istituzioni e nelle comunità, sia in maniera «tangibile», che nel mondo della rete virtuale. La cultura, su questi fronti, ha ancora un potere importante;
molte sono le iniziative culturali dedicate al ricordo del 75o anniversario della liberazione del campo di Auschwitz: tra i tanti esempi vi è l'opera del famoso architetto Daniel Libeskind – già autore del Museo Ebraico di Berlino e del Contemporary Jewish Museum di San Francisco, che ha progettato – insieme con il fotografo Caryl Englander e il curatore dell’Amud Aish Memorial Museum, Henri Lustiger Thaler – l'installazione temporanea «Through the Lens of Faith», che resterà allestita nel giardino dell'Auschwitz-Birkenau State Museum di Oåwiäcim, in Polonia, fino al 31 ottobre 2020. L'opera raccoglie 21 fotografie a colori di altrettanti sopravvissuti, che rappresentano una forma di racconto in prima persona dai quali emerge chiaramente la brutalità a cui sono stati sottoposti i testimoni del dramma della Shoah;
l'installazione offre uno spunto per ragionare su quanto il tema culturale – inteso nel suo complesso di attività e sfaccettature materiali ed immateriali – rappresenti uno strumento essenziale per coltivare l'importanza della memoria, per diffonderla e per evitare che si verifichino ancora nuove forme di persecuzione come la Shoah. La cultura rappresenta un processo di costruzione attiva della memoria, orientata al futuro ed alle future generazioni;
il binomio Cultura e Memoria, visto come la prima al servizio della seconda, può essere letto anche in una chiave differente, che accoglie un carattere osmotico e di interconnessione: parliamo della cultura della memoria, o di memoria culturale, laddove la cultura diventa custode della memoria, sostenendo un processo educativo destinato soprattutto alle future generazioni. La cultura promuove la definizione di un concetto di memoria basato su di un approccio di condivisione e dialogo, di autocritica e sostegno alla tutela dei diritti di tutti, senza discriminazione alcuna o diffusione di messaggi di odio, che si rivolge al passato ma crea un orientamento positivo per il futuro;
è necessario incentivare una dinamica positiva in cui la Memoria diventi un bene immateriale capace di diffondersi da bocca a bocca, da mente a mente, creando una rete solida di testimonianza, capace di durare nel tempo. In futuro arriverà un momento in cui non sarà più presente chi ha vissuto in prima persona i drammi della Shoah, ed è dunque fondamentale sostenere un passaggio di testimone verso quelle che saranno in futuro «le candele della memoria», ossia coloro i quali saranno capaci di rigenerare e portare avanti il messaggio legato all'importanza del ricordo di quanto accaduto;
un pieno coinvolgimento delle più giovani generazioni deve dunque prevedere la diffusione di un messaggio culturale sia attraverso la definizione di azioni concrete – soprattutto sul piano formativo e di valorizzazione del ricordo –, che di una piena diffusione di un dialogo culturale positivo anche sul web e nei nuovi media, lasciando così sempre meno spazio a chi li sfrutta su di un piano di discriminazione. Ed è proprio in tale cornice che si inserisce, seppur spesso in maniera non sistematica, l'attento lavoro di prevenzione, informazione e sensibilizzazione che il mondo della scuola, quello delle università e quello delle associazioni, del terzo settore portano avanti, sia come singole istituzioni, che in un quadro di collaborazione. Si parla proprio di quegli attori culturali che per primi sono in contatto con le giovani generazioni e le cui attività rappresentano una chiave di volta nella protezione e diffusione della memoria e del suo messaggio;
il Giorno della Memoria è una ricorrenza istituita in Italia con la legge n. 211 del 20 luglio 2000, che all'articolo 1 ricorda il suo scopo che è «di ricordare la Shoah, le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subito la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati»,
impegnano il Governo:
1) a supportare ogni iniziativa mirata al contrasto della diffusione dei messaggi di odio e razzismo antisemita, anche sul web, al fine di arginare e fermare la crescita esponenziale di episodi di violenza verbale e fisica nei confronti degli ebrei, soprattutto nei luoghi di maggiore aggregazione giovanile o di disagio socio-culturale;
2) a prevedere adeguate iniziative, con il supporto di idonei finanziamenti, mirate ad incentivare nelle scuole e nei presidi educativi delle comunità lo svolgimento di manifestazioni ed attività dedicate al ricordo delle persecuzioni subite dal popolo ebraico – con particolare riferimento alla celebrazione del 75o anniversario della liberazione del campo di concentramento di Auschwitz – nonché a sostenere l'attuazione di adeguati percorsi formativi – anche in collaborazione con organizzazioni ed associazioni promotrici di attività dedicate alla diffusione e valorizzazione della memoria – destinati ai giovani e finalizzati a sostenere l'importanza della memoria delle persecuzioni subite dagli ebrei.
(8-00061) «Lattanzio, Brescia, Zennaro».