IX Commissione
Trasporti, poste e telecomunicazioni
Trasporti, poste e telecomunicazioni (IX)
Commissione IX (Trasporti)
Comm. IX
INTERROGAZIONI A RISPOSTA IMMEDIATA:
5-02947 Mulè: Sull'assegnazione delle risorse finanziarie del programma di supporto alle tecnologie emergenti ... 126
ALLEGATO 1 (Testo integrale della risposta) ... 136
5-02948 Gariglio: Sulle iniziative per garantire la copertura dei servizi di telefonia mobile su tutto il territorio nazionale ... 127
ALLEGATO 2 (Testo integrale della risposta) ... 138
5-02949 Capitanio: Sull'attuazione del piano per il rilascio delle frequenze degli operatori nazionali nella banda 700 MHZ ... 127
ALLEGATO 3 (Testo integrale della risposta) ... 140
5-02950 Barbuto: Sull'attuazione dei contributi per l'acquisto di nuovi decoder digitali ... 127
ALLEGATO 4 (Testo integrale della risposta) ... 142
Schema di contratto di programma 2020-2024 tra il Ministero dello sviluppo economico e la società Poste italiane Spa. Atto n. 128 (Esame, ai sensi dell'articolo 143, comma 4, del regolamento, e rinvio) ... 128
INTERROGAZIONI A RISPOSTA IMMEDIATA
Mercoledì 23 ottobre 2019. — Presidenza del presidente Alessandro MORELLI. – Interviene la sottosegretaria di Stato per lo sviluppo economico Mirella Liuzzi.
La seduta comincia alle 13.40.
Alessandro MORELLI, presidente, ricorda che, ai sensi dell'articolo 135-ter, comma 5, del regolamento, la pubblicità delle sedute per lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata è assicurata anche attraverso impianti televisivi a circuito chiuso. Dispone, pertanto, l'attivazione del circuito.
5-02947 Mulè: Sull'assegnazione delle risorse finanziarie del programma di supporto alle tecnologie emergenti.
Roberto ROSSO (FI) illustra l'interrogazione in titolo, di cui è cofirmatario.
La sottosegretaria Mirella LIUZZI risponde all'interrogazione in titolo nei termini riportati in allegato (vedi allegato 1).
Roberto ROSSO (FI), replicando, rileva come la rappresentante del Governo abbia riferito informazioni già note ma non abbia reso i chiarimenti richiesti. Ricorda che la sottosegretaria Liuzzi lo scorso 9 marzo aveva anticipato l'attribuzione del finanziamento al comune di Matera, che sarebbe stata perfezionata con successivo decreto del 26 marzo, dimostrando così di essere a conoscenza delle decisioni che sarebbero state assunte, e che anche l'allora Vicepresidente del Consiglio dei ministri, Luigi Di Maio, il 15 aprile aveva rivendicato l'assegnazione al comune di Torino di 7,5 milioni di euro, e come, dunque, oltre la metà del finanziamento, pari a 30 milioni successivamente elevati a 40, sia stata attribuita ai comuni citati senza che di tale scelta sia stata fornita alcuna ragionevole giustificazione. Ricorda come l'Asse I del programma presupponga l'esistenza di strutture già operative e come, per quanto riguarda Torino, non possa essere certo considerata tale quella, sita nei locali in disuso dell'ex asilo di via Alessandria, alla quale hanno a suo tempo fatto riferimento l'allora Vicepresidente del Consiglio dei ministri, Luigi Di Maio, e l'allora assessore, e attuale Ministra per l'innovazione tecnologica e la digitalizzazione, Paola Pisano. Ribadisce conclusivamente come sia ingiustificata la decisione di attribuire ai comuni di Torino e di Matera più della metà delle risorse disponibili e come sarebbe stato più corretto attribuire i finanziamenti all'esito di una procedura di selezione di progetti concorrenti presentati dai diversi comuni interessati.
5-02948 Gariglio: Sulle iniziative per garantire la copertura dei servizi di telefonia mobile su tutto il territorio nazionale.
Davide GARIGLIO (PD) illustra l'interrogazione in titolo.
La sottosegretaria Mirella LIUZZI risponde all'interrogazione in titolo nei termini riportati in allegato (vedi allegato 2).
Davide GARIGLIO (PD) rinuncia alla replica.
5-02949 Capitanio: Sull'attuazione del piano per il rilascio delle frequenze degli operatori nazionali nella banda 700 MHZ.
Massimiliano CAPITANIO (LEGA) illustra l'interrogazione in titolo.
La sottosegretaria Mirella LIUZZI risponde all'interrogazione in titolo nei termini riportati in allegato (vedi allegato 3).
Massimiliano CAPITANIO (LEGA), replicando, ringrazia la rappresentante del Governo per la risposta, ma rileva come non siano state fornite informazioni puntuali circa il numero di apparecchi televisivi di cui si rende necessaria la sostituzione. Rileva, altresì, come sarebbe opportuno il monitoraggio delle vendite di apparecchi televisivi non idonei al nuovo standard di trasmissioni. Auspica, inoltre, che siano fornite quanto prima informazioni dettagliate circa i tempi e le modalità di erogazione dei contributi economici previsti.
5-02950 Barbuto: Sull'attuazione dei contributi per l'acquisto di nuovi decoder digitali.
Elisabetta Maria BARBUTO (M5S) illustra l'interrogazione in titolo.
La sottosegretaria Mirella LIUZZI risponde all'interrogazione in titolo nei termini riportati in allegato (vedi allegato 4).
Elisabetta Maria BARBUTO (M5S), replicando, si dichiara soddisfatta della risposta e, in particolare, prende positivamente atto dell'impegno del Governo a prevedere la reiterazione del contributo anche nella legge di bilancio 2020.
Alessandro MORELLI, presidente, dichiara concluso lo svolgimento delle interrogazioni all'ordine del giorno.
La seduta termina alle 14.15.
ATTI DEL GOVERNO
Mercoledì 23 ottobre 2019. — Presidenza del presidente Alessandro MORELLI.
La seduta comincia alle 14.15.
Schema di contratto di programma 2020-2024 tra il Ministero dello sviluppo economico e la società Poste italiane Spa.
Atto n. 128.
(Esame, ai sensi dell'articolo 143, comma 4, del regolamento, e rinvio).
La Commissione inizia l'esame dello schema di contratto di programma all'ordine del giorno.
Elena MACCANTI (LEGA), intervenendo sull'ordine dei lavori, stigmatizza l'assenza del rappresentante del Governo, in considerazione della rilevanza dell'atto in esame.
Alessandro MORELLI, presidente, preannuncia l'intenzione di richiedere la presenza del rappresentante del Governo nel prosieguo dell'esame dell'atto in titolo, attesa anche la rilevanza dello stesso.
Carmela GRIPPA (M5S), relatrice, ricorda che la Commissione è chiamata ad esaminare, ai fini dell'espressione del parere al Governo, lo schema di Contratto di Programma 2020-2024 tra il Ministero dello sviluppo economico e Poste italiane S.p.A. (atto del Governo n. 128).
Ricorda che il Contratto di Programma rappresenta, come noto, lo strumento attraverso il quale vengono disciplinate le modalità di erogazione del servizio postale universale e sulla base del quale sono stabiliti altresì gli obblighi della società affidataria, i servizi resi agli utenti, i trasferimenti statali, la disciplina concernente l'emissione delle carte valori e le disposizioni in materia di rapporti internazionali. Attualmente i rapporti concernenti il servizio postale universale tra il Ministero dello sviluppo economico e Poste italiane S.p.A., che risulta, a seguito di quanto disposto dal decreto legislativo n. 58 del 2011, affidataria dello stesso fino all'aprile del 2026, sono disciplinati dal contratto di programma 2015-2019.
Ricorda che, secondo la procedura di esame, definita dal comma 275 dell'articolo 1 della legge di stabilità n. 190 del 2014, lo schema di contratto di programma, è stato inviato al Ministero dell'economia e delle finanze e all'AGCOM che hanno espresso i pareri di loro competenza nonché alla Commissione europea, in forma di pre-notifica.
La IX Commissione, ai sensi della medesima procedura, può rendere il proprio parere non vincolante entro venti giorni dall'assegnazione dell'atto. Essendo lo schema di contratto di programma stato assegnato alla Commissione IX il 15 ottobre 2019 il termine per l'espressione del parere è fissato al 4 novembre 2019.
Ricorda che i contenuti del servizio postale universale sono definiti a livello europeo dalla direttiva 97/67/CE del 15 dicembre 1997 successivamente modificata dalle direttive 2002/39/UE del 10 giugno 2002 e 2008/6/UE del 20 febbraio 2008.
In particolare, la direttiva prevede che rientrino nel servizio universale almeno lo smistamento, il trasporto e la distribuzione degli invii postali fino a 2 kg; la raccolta, lo smistamento, il trasporto e la distribuzione dei pacchi postali fino a 10 kg (limite che può essere innalzato – ed è stato innalzato dall'Italia – a 20 kg); i servizi relativi agli invii raccomandati e agli invii con valore dichiarato; l'invio di posta massiva.
Il servizio universale deve essere assicurato per almeno cinque giorni a settimana e deve garantire almeno una raccolta e una distribuzione al domicilio degli utenti degli invii postali. Eventuali richieste di deroga a questo regime devono essere notificate a livello europeo.
Illustra, quindi, il contenuto del contratto, che consta di 11 articoli.
L'articolo 1 indica l'oggetto del contratto precisando che esso consiste nella disciplina dell'erogazione del servizio postale universale e dell'erogazione di altri servizi, forniti mediante la rete postale a cittadini, imprese e pubbliche amministrazioni, il cui contenuto viene precisato all'articolo 5, specificandosi, rispetto al passato, che ciò avviene nel perseguimento di obiettivi di innovazione, coesione sociale e territoriale, economica, nonché di evoluzione di natura tecnologica.
L'articolo 2 richiama i contenuti e le modalità di erogazione del servizio universale, rinviando alle disposizioni contenute nel decreto legislativo n. 261 del 1999, all'articolo 3.
Come noto tali disposizioni precisano rispettivamente la tipologia di prestazioni rientranti nel servizio universale, che sono analoghe a quelle descritte dalla direttiva europea sopra ricordata.
Segnala che, rispetto al precedente contratto di programma non è richiamata la previsione dell'articolo 4 del citato decreto legislativo relativa ai cosiddetti servizi in esclusiva (i servizi di notifica postale degli atti giudiziari e delle violazioni del Codice della strada) per i quali tale regime è stato soppresso dalla legge sulla concorrenza (n. 124 del 2017, articolo 1, comma 57) a decorrere dal 10 settembre 2017.
Ricorda inoltre che la legge di bilancio per il 2018 (legge n. 205 del 2017, articolo 1, comma 462) aveva stabilito che, a partire dal 1o gennaio 2020, il Contratto di programma tra il Ministero dello sviluppo economico e il fornitore del servizio postale universale potesse comprendere, su richiesta di una delle parti, nell'offerta complessiva dei servizi postali le attività di raccolta, trasporto, smistamento e distribuzione di invii postali fino a 5 chilogrammi. Ciò avrebbe esteso l'ambito del servizio universale (che, ai sensi dell'articolo 3 del decreto legislativo n. 261 del 1999 ricomprende, secondo le direttive europee gli invii postali fino a 2 kg) ma tale possibilità, alla luce dell'attuale formulazione dell'articolo 2, non risulta essere stata presa in considerazione nell'ambito del contratto di programma all'esame.
Si conferma la possibilità per Poste (comma 3) di avvalersi di altre società per le attività strumentali ai servizi oggetto di affidamento, specificandosi però che debba utilizzare procedure selettive trasparenti. Poste rimane comunque responsabile degli obblighi relativi al servizio universale, con il vincolo di fornire all'AGCOM e al Ministero ogni semestre (e non più annualmente, come nel precedente contratto) e a consuntivo le informazioni sugli affidamenti effettuati e il resoconto delle attività svolte. Viene aggiunto nel Contratto 2020-2024 l'obbligo di segnalare tempestivamente al MISE ogni eventuale elemento che possa incidere sull'adempimento degli obblighi di fornitura del servizio postale universale.
Quanto alle modalità di erogazione del servizio universale, pur essendo previsto un esplicito rinvio alle disposizioni generali in tema di erogazione del medesimo, sono anche in tale schema di contratto richiamate le esigenze di introdurre misure di razionalizzazione nonché di realizzare le iniziative necessarie per assicurarne la sostenibilità.
Il comma 5 in particolare disciplina la procedura da seguire con riferimento alle strutture postali e di recapito che non garantiscano l'equilibrio economico nella gestione del servizio postale universale.
Si prevede che entro il mese di marzo di ogni anno (anziché, genericamente, entro l'inizio di ogni anno, come era invece stabilito nel contratto di programma oggi vigente), la Società comunichi all'AGCOM un elenco di queste strutture, con l'indicazione dello stato di avanzamento del relativo piano di intervento e dei criteri per la progressiva razionalizzazione della loro gestione.
Si conferma che il piano di intervento va redatto in conformità ai criteri di cui al decreto 7 ottobre 2008 ed alla delibera dell'Autorità n. 342/14/CONS, tenendo conto delle disposizioni «di cui al comma 8 del presente articolo» (si tratta di un refuso: andrebbe fatto riferimento al comma 7) e che debba recare la quantificazione dei minori costi e della diminuzione degli oneri di servizio universale resi disponibili dalla razionalizzazione.
Le disposizioni in questione hanno definito i vincoli che la società deve rispettare con riferimento al numero e alla distribuzione dei punti di accesso al servizio postale e hanno inoltre previsto specifici limiti con riferimento alla riduzione degli uffici postali al fine di evitare una penalizzazione delle realtà più marginali.
La società Poste deve fornire all'ente locale interessato e al MISE, un'adeguata informazione sugli interventi che intende effettuare, che possono ora anche essere di carattere sostitutivo mediante ricorso alle possibilità offerte dalle tecnologie informatiche e digitali nella fornitura dei servizi postali. Rimane la possibilità per il Ministero, prima che si dia corso agli interventi di razionalizzazione, di promuovere un confronto tra la Società e gli organi rappresentativi degli enti territoriali.
Il successivo comma 7 prevede infine un inciso con il quale si conferma altresì che Poste potrà ridefinire la propria articolazione di base del servizio, al fine di contenere l'onere del servizio universale, secondo parametri più economici, valutando con le autorità locali una eventuale presenza più efficace rispetto all'evoluzione della domanda di servizi nelle singole aree territoriali, anche tenendo conto dei relativi oneri.
Passando all'esame delle modalità di esecuzione del servizio postale universale, rileva che lo schema di contratto di programma conferma la possibilità, per assicurare la sostenibilità del servizio universale in relazione alle risorse disponibili, che Poste effettui il servizio di raccolta e recapito degli invii rientranti nel servizio universale a giorni alterni, nei termini, con le tempistiche e le modalità previste dalle delibere AGCOM e negli ambiti territoriali ivi individuati, in attuazione di quanto previsto dal comma 276 dell'articolo 1 della legge n. 190 del 2014, che ha elevato il limite nel quale tale riduzione del servizio è ammessa da un ottavo della popolazione nazionale, ad un quarto della stessa, e in conformità a quanto previsto dagli articoli 3 e 12 del decreto legislativo n. 261 del 1999 (comma 6).
Non è invece stata riprodotta la disposizione, prevista nel contratto di programma vigente, che consentiva all'Autorità, per comprovate ragioni tecnico-operative, di autorizzare un ulteriore margine di tolleranza fino ad un massimo del 5 per cento del limite dalla stessa stabilito e comunque entro il limite massimo previsto dall'articolo 3, comma 7, del decreto legislativo n. 261 del 1999, come modificato dall'articolo 1, comma 276, della legge n. 190 del 2014.
Non è inoltre stata riprodotta la disposizione che autorizzava il fornitore del servizio universale a introdurre progressivamente misure di razionalizzazione del servizio e di rimodulazione della frequenza settimanale di raccolta e recapito sull'intero territorio nazionale, ferme restando le competenze dell'Autorità e nel rispetto della normativa europea, che avrebbe potuto effettivamente determinare un conflitto con le disposizioni europee che ammettono deroghe al regime ordinario del servizio universale, salvo circostanze o condizioni geografiche eccezionali e non in via generalizzata. Le deroghe sono quindi limitate alla sussistenza di tali circostanze e devono essere sempre comunicate alla Commissione europea.
Si conferma altresì la disciplina degli orari di apertura degli uffici postali già prevista nel contratto di programma 2015-2019.
Si precisa, analogamente al precedente contratto di programma, che gli orari di apertura comprendono sia il tempo di accesso del pubblico ai locali sia il tempo immediatamente precedente e successivo a quello di accesso giornaliero in cui vengono espletate le attività legate al funzionamento dell'ufficio postale. Il tempo massimo necessario a rendere operativo l'ufficio, nonché quello per le operazioni di chiusura dello stesso è fissato nel limite di un'ora al giorno.
Con riferimento alla distribuzione delle cassette postali lo schema conferma quella basata sui cluster di popolazione di cui all'articolo 3 del decreto ministeriale del 7 ottobre 2008.
Si prevede tuttavia che Poste si impegni a formulare all'Autorità, entro il primo semestre del 2020, una proposta di rimodulazione dei relativi criteri tenuto conto dell'andamento dei volumi postali e della misurazione dell'effettivo utilizzo delle cassette da parte degli utenti.
L'articolo 3 si riferisce ai compiti e agli obblighi della società. Si prevede tra l'altro l'obbligo di rendere chiare informazioni sia sul sito internet sia negli uffici postali in merito a documenti e circostanze di interesse per l'utenza (carta del servizio postale universale, condizioni generali del servizio postale, dislocazione e orari degli uffici postali), l'obbligo di rispettare le disposizioni in materia di distribuzione degli uffici sul territorio, degli orari di apertura degli uffici postali, ivi compresi quelli relativi ai comuni a vocazione turistica nel periodo estivo, l'obbligo di trasmettere i necessari elementi informativi al Ministero e all'Autorità con riferimento alla quantificazione degli oneri del servizio universale e il rispetto degli obblighi di qualità del servizio universale fissati nelle delibere dell'AGCOM.
L'articolo disciplina anche gli obblighi relativi alle attività di controllo dell'Autorità, con riferimento all'esecuzione del contratto di programma. Analogamente a quanto previsto dai contratti precedenti si prevede l'obbligo per Poste italiane di sostenere gli oneri conseguenti l'attività di verifica, vigilanza e controllo i cui risultati sono trasmessi alla società ove non ostino ragioni di segretezza e ciò non ostacoli il regolare svolgimento dell'attività di vigilanza.
Si confermano infine gli obblighi, già presenti nel precedente contratto di programma, di aggiornare periodicamente e rendere conoscibili all'utenza, in modo permanente ed agevole, le condizioni generali dei servizi e la Carta della qualità del servizio postale, nonché di garantire il servizio anche alle persone disabili.
L'articolo 4 si riferisce alla definizione dei prezzi del servizio postale rinviando a quanto previsto dall'articolo 13 del decreto legislativo n. 261 del 1999, che affida a deliberazioni dell'Autorità il compito di definire le tariffe del servizio postale universale, e dal comma 280 dell'articolo 1 della legge n. 190 del 2014, che prevede che la stessa Autorità, nel deliberare nuovi obiettivi statistici di qualità, rimoduli le tariffe degli invii di posta prioritaria e degli altri servizi universali.
A questo proposito segnala che la delibera dell'Autorità 396/15/CONS, avente ad oggetto proprio nuovi obiettivi statistici di qualità e rimodulazione delle tariffe degli invii di posta prioritaria e degli altri servizi universali, recependo le disposizioni della legge di stabilità, ha profondamente innovato le modalità di calcolo delle tariffe postali, prevedendo, a fronte di una maggiore flessibilità per Poste italiane, un controllo più stringente ex post da parte dell'Autorità, sull'effettivo funzionamento del servizio.
L'articolo 5 disciplina le prestazioni, escluse dal servizio universale, che Poste Italiane può offrire, avvalendosi della sua rete e delle sue infrastrutture tecnologiche.
Sottolinea l'importanza di tale disposizione, che prevede la possibilità che il Ministero e Poste italiane SpA adottino iniziative a sostegno della trasformazione digitale dei servizi e che la Società agevoli l'inclusione degli utenti in divario digitale, attraverso offerte volte a garantire l'accesso universale ai servizi delle Pubbliche Amministrazioni.
L'obiettivo è l'innovazione, la coesione sociale e territoriale e la valorizzazione dell'infrastruttura postale universale, utilizzando gli uffici postali quali rete di prossimità anche in ambiti territoriali con scarsa densità abitativa.
Il nuovo schema di contratto di programma presenta un novero assai più ampio di possibili ambiti di intervento di Poste italiane e ciò fornisce obiettivamente un quadro abbastanza diverso del ruolo di Poste italiane che diventa più decisamente un soggetto centrale nelle materie dell'educazione digitale e nella promozione dell'innovazione tecnologica nelle pubbliche amministrazioni.
In primo luogo, con una previsione non presente nel contratto di programma 2015-2019, si stabilisce che Poste sia incaricata di rendere disponibili alle pubbliche amministrazioni, soluzioni integrate di gestione fisico/digitale delle istanze amministrative presentate dai cittadini, assicurandone l'accettazione in formato cartaceo presso gli uffici postali ovvero a domicilio tramite la rete dei portalettere, ai fini della successiva trasmissione in modalità digitale (full digital) e consegna ai cittadini di documenti rilasciati dalle pubbliche amministrazioni, e relativa rendicontazione, per finalità amministrative e/o di pubblica sicurezza, quali carte di identità, patenti, passaporti e certificati elettorali.
Gli ulteriori progetti possono invece essere valutati da Poste italiane su richiesta delle amministrazioni e gli ambiti indicati erano in parte già presenti nel vigente contratto di programma. Tra questi si segnalano, oltre alla fornitura di servizi di pagamento e riscossione, la messa a disposizione di applicativi informatici per le pubbliche amministrazioni, la predisposizione di soluzioni per l'abbattimento del digital divide e la fornitura di strumenti a supporto dello sviluppo di servizi di e-government ed e-procurement. Tra i nuovi servizi inseriti nello schema di contratto di programma all'esame segnala i servizi di emissione e di consegna di certificati e attestazioni e i servizi di logistica per centri urbani ed aree rurali. Si segnala inoltre la riformulazione dell'obbligo di assistenza con riferimento ai servizi online che viene specificamente indirizzato alla popolazione anziana.
Tali prestazioni ulteriori saranno disciplinate da specifiche convenzioni e finanziate con risorse diverse da quelle necessarie a coprire gli oneri del servizio pubblico universale.
Poste si impegna inoltre a valutare eventuali iniziative presentate dagli Enti ed Istituzioni territoriali, anche in forma associata, pervenute entro il 30 settembre di ogni anno, finalizzate al rafforzamento dell'offerta complessiva dei servizi in specifici ambiti territoriali, anche per valorizzare la capillarità degli uffici postali.
Gli ulteriori compiti di seguito descritti non erano presenti nel vigente contratto di programma.
Il comma 5 prevede che Poste metta a disposizione un'offerta di soluzioni integrate di recapito fisico/digitale (digital switch) ai clienti che usufruiscono dei servizi postali, in coerenza con il Codice dell'Amministrazione Digitale, e impegna la società a rinnovare progressivamente le cassette di impostazione introducendo cassette di nuova generazione dotate di sensori per la misurazione degli invii (comma 6).
Nello schema di contratto si prevede inoltre che Poste promuova un piano di progressiva installazione di apparati (cosiddetto «locker»), anche presso il domicilio dei destinatari che vi consentano, idonei a semplificare le attività di consegna e spedizione – sia per gli utenti, sia per gli operatori postali – nonché a garantire la fruizione di servizi aggiuntivi.
Anche in tal caso si precisa che per tali servizi non potranno essere usate le risorse destinate a finanziare il servizio postale universale.
Il comma 8 prevede poi che la Società si impegni, nei comuni con popolazione residente fino a 5.000 abitanti, a porre in essere una serie di servizi a beneficio dei cittadini residenti in tali realtà in particolare: mettere a disposizione in tutti i comuni la connessione wi-fi gratuita presso almeno un ufficio postale; proseguire il piano di installazione degli ATM presso gli uffici postali dei comuni che ne facciano richiesta, secondo un piano operativo che sarà costantemente aggiornato; offrire, alle amministrazioni che ne facciano richiesta, il servizio di tesoreria nel rispetto delle norme vigenti in materia; presentare un piano di interventi strutturali finalizzato ad una sostanziale riduzione e, ove possibile, al completo superamento delle barriere architettoniche negli uffici postali; assicurare, attraverso la corretta installazione di impianti di videosorveglianza, la messa in sicurezza delle persone, dei lavoratori e dei beni negli uffici postali.
Tali interventi avranno l'obiettivo di rafforzare l'offerta di servizi rivolti ai cittadini in «digital divide» o residenti nelle aree interne o meno densamente popolate e di assicurare condizioni ottimali di accesso ai servizi nei piccoli comuni. Per tali attività non potranno essere utilizzate le risorse destinate all'espletamento del servizio universale.
La Società si impegna infine a realizzare un incubatore di start-up per il settore della logistica. Anche in tal caso non potranno essere utilizzatele le risorse destinate all'espletamento del servizio universale.
L'articolo 6 indica le modalità di finanziamento del servizio universale. Nel nuovo schema di contratto di programma, analogamente a quanto previsto nel vigente contratto di programma 2020-2024, si conferma l'importo dell'onere a carico dello Stato, che viene definito ex ante in somma fissa in forza dell'articolo 1, comma 274, lettera b), della legge di stabilità, ed è pari a 262,4 milioni di euro. L'onere eccedente tale quota (si può ragionevolmente credere infatti che il costo del servizio universale sarà quasi certamente superiore rispetto alla cifra indicata) per il quadriennio 2020-2024 sarà compensato, ove l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni rilevi che ne ricorrano i presupposti, con le risorse del fondo di compensazione previsto dall'articolo 10 del decreto legislativo n. 261 del 1999 ma entro il tetto massimo annuale di 89 milioni di euro. In ciò risiede quindi l'incentivo all'efficienza dell'impresa fornitrice. Infatti l'esistenza di un tetto massimo alla compensazione, insensibile sia alla variabile inflazionistica sia al costo dell'onere del servizio universale dovrebbe stimolare la società a promuovere adeguati interventi di efficientamento.
Si conferma che la quantificazione effettiva dell'onere di servizio pubblico è effettuata dall'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni. Nel caso, che appare teorico, in cui le somme versate eccedano l'onere del servizio pubblico accertato, a differenza del precedente contratto non sarà il Ministro a richiedere alla società la restituzione dell'eccedenza ma sarà quest'ultima a dover provvedere entro 30 giorni dall'accertamento definitivo.
L'articolo 7 riproduce sostanzialmente l'articolo 7 del precedente contratto di programma relativamente all'emissione di carte di valori postali e promozione della filatelia. La formulazione dei programmi di emissione resta in capo al Ministero mentre la distribuzione e la commercializzazione dei valori postali è a carico della società. Sono inserite alcune specifiche previsioni volte a rafforzare la diffusione delle carte valori e della cultura filatelica.
Allo stesso modo, l'articolo 8 è analogo all'articolo 8 del precedente contratto di programma con riferimento alla disciplina dei rapporti internazionali.
L'articolo 9, anche in tal caso riproducendo i contenuti del precedente contratto, disciplina il sistema informativo che la società deve assicurare all'Autorità, mediante l'implementazione di un'area d'accesso riservata all'Autorità medesima, per lo svolgimento delle sue funzioni di vigilanza, e all'utenza, con specifico riguardo ai contenuti del sito internet. Si precisa il fatto che le informazioni contenute nell'area dedicata all'Autorità sono riservate e accessibili al Ministro dello sviluppo economico.
L'articolo 10 disciplina le sanzioni nei confronti della società attraverso un rinvio all'articolo 21 del decreto legislativo n. 261 del 1999 e ai regolamenti dell'Autorità per le garanzie delle comunicazioni.
L'articolo 11, in conclusione, regola la durata del contratto, esplicitando che il medesimo si applichi fino al 31 dicembre 2024, la disciplina delle sopravvenienze sia normative sia connesse ad eventi eccezionali e imprevedibili e una procedura amichevole di composizione delle controversie tra le parti aventi ad oggetto contenuti negoziabili.
Ricorda, infine, come si preveda espressamente che l'efficacia del contratto sia condizionata alla decisione di autorizzazione della Commissione europea ai sensi della normativa europea in materia di aiuti di Stato.
Elena MACCANTI (LEGA) ribadisce la necessità della presenza del rappresentante del Governo in considerazione della rilevanza dell'atto in esame, che peraltro prevede l'assunzione di impegni, da parte del Governo stesso, per un periodo di quattro anni, e auspica che l'organo parlamentare sia posto nelle condizioni di esercitare le proprie prerogative con maggiore efficacia rispetto a quanto accaduto in circostanze analoghe.
Ritiene, dunque, necessaria un'attenta istruttoria e chiede pertanto che abbia luogo un ciclo di audizioni nell'ambito del quale siano sentiti dalla Commissione i vertici di Poste italiane, e in particolare l'amministratore delegato, l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, anche al fine di approfondire talune osservazioni contenute nel parere reso dalla stessa e allegato al contratto di programma, l'UNCEM e l'ANCI, anche in considerazione dell'intenzione di chiudere diversi uffici postali nelle grandi città, nonché le associazioni dei consumatori, con particolare riferimento ai crescenti disservizi che si riscontrano nell'erogazione del servizio postale. Ritiene, inoltre, necessaria l'audizione dei rappresentanti di Amazon, in quanto tale azienda intrattiene con Poste italiane rapporti contrattuali che, a suo avviso, suscitano preoccupazione.
Diego SOZZANI (FI) si associa alle richieste della deputata Maccanti e rileva come dalla relazione emerga a suo avviso un elemento piuttosto grave, costituito dalla prevalenza dell'aspetto economico-finanziario rispetto all'erogazione di servizi ai cittadini. Ritiene che ai fini di una corretta valutazione dell'attività di Poste italiane non si debbano prendere in considerazione soltanto gli utili economici ma si debba altresì fare riferimento alla diffusione dei servizi sul territorio. Rileva, inoltre, come tra le funzioni di Poste italiane vi sia quella di installare e gestire sportelli bancomat nei piccoli centri che siano sprovvisti di istituti bancari e come tale servizio non sia spesso svolto in modo soddisfacente. Ritiene conclusivamente che, ai fini di un esame adeguato dell'atto in questione, sia necessario un rinvio del termine per l'espressione del parere, anche al fine di svolgere le audizioni richieste.
Mauro ROTELLI (FDI) auspica che la nuova maggioranza sostenga la stessa posizione della precedente, vale a dire quella di considerare la valenza sociale del servizio postale non limitandosi alla valutazione degli aspetti puramente economici, ricordando al riguardo come Luigi Di Maio sia arrivato ad affermare che il postino deve essere considerato alla stregua di un operatore sociale. Ritiene imprescindibile ascoltare, nell'ambito dell'attività conoscitiva che sarà condotta dalla Commissione, i rappresentanti dei dipendenti di Poste italiane.
Davide GARIGLIO (PD) rileva come l'atto del Governo in esame si colleghi ai temi oggetto del decreto-legge n. 105 del 2019 sulla sicurezza cibernetica e alla questione delle reti infrastrutturali, in quanto anch'esso relativo a servizi pubblici universali che debbono essere resi disponibili alla generalità dei cittadini e la cui fruibilità costituisce un fattore fondamentale per lo sviluppo economico e la coesione sociale. Rileva, inoltre, come a fronte dell'obbligo di erogare tale servizio pubblico universale sia previsto, a carico dello Stato, l'obbligo di corrispondere contributi economici al fine di consentire che il servizio sia assicurato anche nelle cosiddette zone di fallimento di mercato, nelle quali l'operatore non avrebbe alcuna convenienza economica ad offrire il servizio, e come tale situazione riguardi fra l'altro la sua regione di provenienza, il Piemonte, caratterizzata da una distribuzione della popolazione molto frammentata e da numerose zone montane e nella quale si sono spesso registrate difficoltà di interlocuzione tra gli amministratori locali e Poste italiane, alle quali l'atto in esame tenta di porre rimedio. Richiama, in particolare, l'attenzione sull'esigenza che la valutazione delle condizioni di equilibrio economico, prevista dall'articolo 2, comma 5, del contratto di programma, faccia riferimento non al singolo ufficio postale, bensì a un ambito territoriale più ampio.
Sottolinea, inoltre, come nella regione Piemonte si registrino ritardi nella consegna della stampa periodica che penalizzano l'editoria locale, che in quella regione vanta una tradizione di notevole diffusione e pluralismo, e come pertanto sia opportuno ascoltare nell'ambito delle audizioni rappresentanti della FIEG (Federazione italiana editori giornali), della FISC (Federazione italiana settimanali cattolici), nonché, considerata la diffusione sul territorio di numerosi periodici editi da società cooperative, dell'Alleanza delle cooperative.
Carmela GRIPPA (M5S), relatrice, ricorda come il termine per l'espressione del parere scada il 4 novembre e ritiene pertanto opportuno che le attività conoscitive si svolgano anche in giornate nelle quali non siano previste sedute dell'Assemblea.
Ritiene infondate le preoccupazioni manifestate circa l'attenuazione della natura di servizio pubblico universale dell'attività svolta da Poste italiane. Con riferimento alla questione, sollevata dal deputato Sozzani, dell'installazione di sportelli bancomat nei piccoli comuni che ne siano sprovvisti osserva come a tal fine sia necessaria una richiesta da parte degli enti locali interessati.
Rileva, inoltre, come non sia prevista alcuna chiusura degli uffici postali nei piccoli comuni, bensì un piano di razionalizzazione per motivi economici, e concorda sulla necessità di condurre approfondimenti al riguardo.
Elena MACCANTI (LEGA) rileva come l'imminenza della scadenza del termine per l'espressione del parere non possa costituire motivo per comprimere le attività conoscitive, in considerazione del fatto che la Commissione ha a disposizione venti giorni per l'espressione del parere e che l'esame dell'atto è iniziato in ritardo rispetto alla data di assegnazione. Ricorda, inoltre, come il 28 ottobre sia in programma la manifestazione organizzata da Poste italiane per i piccoli comuni e come dunque non sia praticabile l'ipotesi di procedere in tale giornata all'audizione dei rappresentanti della società. Richiamata nuovamente la rilevanza dell'atto in esame, che prevede impegni di durata quadriennale, ribadisce la necessità di un esame approfondito e non frettoloso.
Diego SOZZANI (FI), con riferimento all'installazione degli sportelli bancomat nei piccoli comuni, rileva come le relative richieste vengano avanzate dagli enti locali ma non siano accolte. Richiama, inoltre, l'attenzione sulla necessità che la Commissione, una volta espresso il parere, sia messa nelle condizioni di svolgere un'attività di verifica circa l'attuazione del contratto di programma e come nel caso contrario essa si limiterebbe a svolgere un ruolo meramente passivo. Ritiene, infine, che, anche qualora non fosse possibile rispettare il termine previsto, il Governo debba attendere l'espressione del parere prima dell'adozione dell'atto, per ragioni di doveroso rispetto del ruolo del Parlamento
Carmela GRIPPA (M5S), relatrice, ritiene vi siano le condizioni per chiedere al Governo di non procedere all'adozione dell'atto prima dell'espressione del parere parlamentare, anche qualora dovesse intervenire oltre il termine del 4 novembre.
Alessandro MORELLI, presidente, nessun altro chiedendo di parlare, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.
La seduta termina alle 14.40.
ALLEGATO 1
5-02947 Mulè: Sull'assegnazione delle risorse finanziarie del programma di supporto alle tecnologie emergenti.
TESTO INTEGRALE DELLA RISPOSTA
Gli onorevoli interroganti correttamente ricordano che la Delibera CIPE n. 61 del 25 ottobre 2018 (recante «Fondo sviluppo e coesione 2014-2020: Piano di investimenti per la diffusione della banda ultra larga»), nel modificare il punto 1 della delibera n. 105 del 2017, prevede, alla lettera c), uno stanziamento di 45 milioni di euro per progetti di sperimentazione, ricerca applicata e trasferimento tecnologico, anche in collaborazione con gli enti territoriali, relativi alle tecnologie emergenti, quali Blockchain, Intelligenza Artificiale, Internet delle cose, collegate allo sviluppo delle reti di nuova generazione.
Con decreti MiSE 26 marzo 2019 e 5 giugno 2019 è stato approvato e definito il «Programma di supporto tecnologie emergenti nell'ambito del 5G».
Il Programma è diviso in due Assi di intervento: all'Asse I «Casa delle tecnologie emergenti» sono destinati 40 milioni di euro, all'Asse II «Progetti di ricerca e sviluppo», 5 milioni.
Per la prima volta il Ministero dello sviluppo economico ha inteso, quindi, destinare delle risorse ad hoc per lo sviluppo e la sperimentazione delle tecnologie emergenti in collaborazione con enti locali, istituti di ricerca, telco e startup. Ringrazio quindi gli interroganti per la possibilità offerta di descrivere l'iniziativa che ci pone all'avanguardia a livello europeo, come peraltro riconosciuto da ultimo dall'ottenimento da parte dell'Italia della presidenza della European Blockchain Partnership coordinata dalla Commissione europea.
L'Asse I, qui di interesse, ha previsto uno specifico intervento per la realizzazione delle Case delle tecnologie emergenti (sul modello inglese «Digital Catapult»), veri e propri centri di trasferimento tecnologico volti a supportare progetti di ricerca e sperimentazione, a sostenere la creazione di startup e, il trasferimento tecnologico verso le PMI, sui temi aventi ad oggetto l'utilizzo del Blockchain, dell'IoT e dell'Intelligenza Artificiale, scegliendo le sedi nelle città oggetto di sperimentazione 5G, ovvero Torino, Roma, Catania, Cagliari, Genova, Milano, Prato, L'Aquila, Bari e Matera e/o ogni altro comune che dovesse avviare una sperimentazione 5G nel corso di svolgimento del Programma citato.
L'obiettivo è quello di realizzare progetti di sperimentazione, ricerca applicata e trasferimento tecnologico, basati sull'utilizzo delle tecnologie emergenti che possano costituire dei volani per lo sviluppo imprenditoriale sul territorio, con particolare riferimento alle PMI ed alle startup innovative e favorire il trasferimento tecnologico verso tali categorie di imprese. I progetti dovranno sviluppare servizi e soluzioni che ricadano nei seguenti ambiti: creatività, audiovisivo e intrattenimento; logistica; green economy; tutela e valorizzazione del made in Italy.
In data 9 aprile 2019 le amministrazioni dei Comuni interessati sono state invitate a presentare proposte progettuali per la realizzazione delle Case delle tecnologie emergenti. Ad oggi sono pervenute proposte progettuali da parte delle Amministrazioni comunali di Torino, Genova, Milano, Modena, Prato, L'Aquila, Matera, Roma e Catania, cui si aggiungono le manifestazioni di interesse pervenute dal Comune di Napoli e di Bari.
Il decreto citato prevede che la prima Casa della tecnologia venga realizzata a Matera. Questa città è stata scelta in quanto, come noto, è Capitale europea della cultura 2019 e come Governo intendiamo sfruttare questa grande opportunità che è stata concessa a Matera e a tutto il sud.
La Casa delle Tecnologie emergenti di Matera sarà infatti dedicata alle startup nel mondo dell'audiovisivo e della creatività. Intendiamo insediare lì un attrattore di realtà imprenditoriali importanti in modo da consentire, ad esempio, alle produzioni cinematografiche non solo di girare in quell'incantevole location ma anche post produrre in loco creando una filiera produttiva e posti di lavoro di qualità. Nelle interlocuzioni con il Comune di Matera si è previsto uno stanziamento di 15 milioni di euro per portare il compimento il progetto che rappresenterà un unicum nel sud Italia. Il Comune di Matera sta completando l’iter per la definitiva approvazione del progetto. Nel frattempo, sono in corso le interlocuzioni con gli altri Comuni interessati per l'analisi dei progetti presentati e la definizione delle restanti risorse disponibili.
Sarà impegno di questo Governo, ed in particolare di questo Ministero, garantire la massima trasparenza e coerenza nella distribuzione dei finanziamenti da assegnare ai vari comuni interessati.
A questo proposito, come ben sapete e sottolineato dal Ministro Patuanelli lo scorso 9 ottobre in audizione presto questa Commissione «una delle richieste del MISE nella prossima legge di bilancio riguarderà il rifinanziamento di questo programma in modo da garantire una diffusione capillare delle case delle tecnologie emergenti su tutto il territorio nazionale, anche in considerazione del grande interesse manifestato dai comuni e dalle sinergie evidenti che questo programma può innescare con il Fondo Nazionale Innovazione, attualmente in fase di startup, sotto la regia del MISE e di Cassa depositi e prestiti».
ALLEGATO 2
5-02948 Gariglio: Sulle iniziative per garantire la copertura dei servizi di telefonia mobile su tutto il territorio nazionale.
TESTO INTEGRALE DELLA RISPOSTA
Circa le segnalazioni di UNCEM, l'Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (AGCOM), sentita a riguardo, ha riferito che le questioni poste sono già indirizzate all'interno del percorso di sviluppo della telefonia mobile, che la stessa ha perseguito con le proprie attività concernenti l'assegnazione e l'uso dello spettro radio.
Ad esempio, riguardo l'ultima gara per l'assegnazione delle frequenze (cosiddetta gara 5G del 2018), l'Autorità ha stabilito con propria delibera (231/18/CONS) una serie di norme innovative finalizzate al miglioramento dei servizi e della copertura radio mobile nazionale.
Tra queste norme vi è l'obbligo in capo agli aggiudicatari della banda 700 MHz di raggiungere collettivamente la copertura con servizi 5G di almeno il 99.4 per cento della popolazione nazionale entro il 2026, includendo almeno il 90 per cento della popolazione dei comuni indicati nella tabella di cui all'Allegato 1 della delibera medesima, riconducibili ad aree a cosiddetto deep digital divide.
I comuni possono, pertanto, interloquire con gli operatori in previsione dell'espletamento di tali obblighi per indirizzare al meglio la copertura.
La citata delibera prevede inoltre obblighi di copertura in capo agli aggiudicatari dei diritti d'uso nella banda 3600-3800 MHz, garantendo la fornitura dei servizi ai richiedenti che risiedono in aree anche remote o disagiate che saranno lasciate scoperte dai progetti di copertura BUL, affidati come noto dallo Stato al concessionario vincitore delle gare pubbliche Infratel, nell'ambito del piano strategico nazionale.
L'Autorità ha evidenziato, ancora, che l'indicata delibera prevede – sia per la banda 3600-3800 MHz, che per la banda a 26 GHz – che terze parti possano, sotto opportune condizioni, realizzare porzioni di rete che verrebbero poi «accese» mediante accordi con gli operatori mobili.
In tale ottica nuove società fornitrici di servizi potrebbero realizzare specifiche coperture nelle aree di maggiore interesse (ad esempio piazze pubbliche, strade secondarie, e altro) ed eventualmente veicolare servizi locali, fermo restando l'accordo con gli operatori di rete, che hanno vinto una gara pubblica nazionale.
Rappresento, infine, che presso l'Agcom è disponibile una banca dati che consente di verificare la copertura delle reti di accesso ad Internet anche mobili fino al singolo indirizzo civico. Le informazioni possono essere utilizzate per conoscere la disponibilità delle infrastrutture di accesso ad Internet e la presenza di aree del Paese non coperte dal segnale, così identificando le «zone scoperte» anche al fine di porre in essere misure volte a colmare il cosiddetto « digital divide».
Si ritiene opportuno precisare, inoltre, che il Ministero dello sviluppo economico, nell'ambito Progetto Banda Ultralarga, attualmente in corso nelle cosiddette aree bianche (aree a fallimento di mercato), sta realizzando anche in tutti i Comuni che hanno evidenti criticità di ricezione nella telefonia mobile, una infrastruttura in fibra ottica capillare per poter collegare nuovi tralicci su cui gli operatori mobili potranno installare propri ripetitori senza ulteriori incentivi o investimenti così da poter ampliare il livello di servizio reso in tutti i comuni. Inoltre, lo scorso 17 luglio 2019, il Comitato per la banda ultralarga (CoBUL) ha formalmente avviato la fase II della Strategia Nazionale, relativamente al piano aree grigie.
Da ultimo, vorrei sottolineare l'attenzione e l'impegno del MiSE per superare il digital divide nel nostro Paese, anche menzionando l'accordo firmato a luglio scorso da TIM e Infratel che consentirà di «accendere» tutte le infrastrutture di accesso della rete pubblica in fibra ottica realizzata da Infratel in 8 Regioni in circa 600 Comuni oggetto dell'intervento con il modello diretto, con un coinvolgimento di più di 1 milione di residenti, accelerando in tal modo lo sviluppo delle reti ultrabroadband nelle aree «a fallimento di mercato», risolvendo così un'annosa situazione.
ALLEGATO 3
5-02949 Capitanio: Sull'attuazione del piano per il rilascio delle frequenze degli operatori nazionali nella banda 700 MHZ.
TESTO INTEGRALE DELLA RISPOSTA
Premesso che a decorrere dal 1o gennaio 2017 non è più consentita la vendita di apparecchi televisivi non idonei allo standard di trasmissione DVB-T2, il passaggio al 5G mediante il rilascio definitivo delle frequenze in banda 700MHz aggiudicate dagli operatori delle TLC nell'asta pubblica dello scorso anno (che ha portato nelle casse dello Stato oltre 6 miliardi di euro), richiede un rilevante impegno da parte del Ministero, con diverse procedure e azioni volte a realizzare nei tempi previsti (entro il 20 giugno 2022) il riassetto dell'intero settore televisivo.
È pertanto nella responsabilità del Ministero dello sviluppo economico governare il processo in atto, di liberazione della banda 700MhZ, assicurando le più ampie garanzie per i cittadini e gli operatori coinvolti.
A tal fine, con decreto dell'8 agosto 2018,è stato costituito il Tavolo TV 4.0 per avviare, con tutti gli stakeholder pubblici e privati coinvolti, il processo di liberazione delle frequenze in banda 700 MHz a favore del 5G e per definire le modalità e le tempistiche di transizione alla tecnologia DVBT. Con la Legge di Bilancio 2019, all'esito di un confronto con tutti gli stakeholder interessati nell'ambito del citato Tavolo, si è operata una riforma complessiva del sistema di ripartizione delle frequenze in vista della liberazione della Banda 700.
Con decreto ministeriale 19 giugno 2019, sempre all'esito di un articolato e fruttuoso confronto con gli operatori del settore, è stata approvata la nuova roadmap che traccia le tempistiche per la liberazione della banda 700 richiamate nell'atto in discussione.
La nuova roadmap suddivide il territorio nazionale in quattro aree geografiche e prevede l'attivazione della codifica DVBT/MPEG-4 nell'ultimo quadrimestre 2021 e dello standard DVBT-2 a livello nazionale nel periodo tra il 21 giugno 2022 e il 30 giugno 2022, ferma restando la facoltà per gli operatori di attivare la codifica DVBT/MPEG-4 o lo standard DVBT-2 prima delle scadenze previste.
Rispondendo al quesito posto, evidenzio che le procedure di rilascio delle frequenze per la liberazione della banda 700 saranno necessariamente accompagnate da attività di comunicazione rivolte ai cittadini. L'oggetto delle attività di comunicazione sarà coordinato nell'ambito del citato Tavolo TV 4.0, in modo da fornire informazioni univoche e coerenti da parte di tutti i settori, operatori TV, costruttori e rivenditori di apparecchi televisivi, associazioni di consumatori, e altro.
Sul punto, il vigente contratto di servizio tra la RAI e il Ministero dello sviluppo economico, ha infatti previsto una puntuale attività di comunicazione svolta dal concessionario del servizio pubblico. In particolare, la RAI dovrà garantire l'informazione al pubblico in ciascuna area tecnica nel corso dell'attuazione della tabella di marcia nazionale per la liberazione della banda 700MHz, utilizzando le emissioni televisive e radiofoniche e il web. Tale informazione dovrà essere fornita senza interruzioni fino a quando le attività non saranno ultimate in tutto il territorio nazionale. Inoltre, la RAI sarà tenuta a informare i soggetti residenti nelle zone di volta in volta interessate dalle attività, fornendo ogni opportuna conoscenza sulle modalità del processo in atto e sugli eventuali disservizi, anche momentanei.
Contestualmente, l'oggetto delle attività di comunicazione sarà coordinato nell'ambito del Tavolo TV 4.0, al fine di fornire informazioni univoche e coerenti da parte di tutti gli attori coinvolti in questo processo di riforma.
Si tratta di un processo che vede impegnato il Ministero dello sviluppo economico in tutte le sue articolazioni e che proseguirà nei prossimi anni, con l'intento di ridurre al minimo i disagi per gli operatori e i cittadini in questa fase di cambiamento tecnologico.
A riguardo, nell'ultima riunione del Comitato paritetico Rai Mise, tenutasi il 4 ottobre scorso, la RAI si è detta disponibile, tra le varie iniziative di comunicazione, a trasmettere anche un segnale in codifica HEVC, previa assegnazione di un numero di LCN, al fine di facilitare la verifica da parte dell'utenza delle caratteristiche dei televisori (presenza o meno del sintonizzatore DVBT2).
Sulla preoccupazione rappresentata dagli interroganti circa la ristrettezza dei tempi in cui i cittadini saranno costretti ad adeguarsi alle nuove tecnologie, evidenzio che il MiSE sta monitorando la diffusione degli apparecchi televisivi dotati del nuovo standard di ricezione presso gli utenti.
Dagli esiti di tale monitoraggio risulta che la data del primo switch-off stabilita per settembre 2021, è coerente con le previsioni di acquisizione dei nuovi televisori, secondo le quali in ogni famiglia, per quel momento, ci sarà almeno un apparecchio dotato della codifica richiesta per gli switch del periodo transitorio.
Si tratta di un processo che vedrà impegnato il MiSE in tutte le sue articolazioni nei prossimi mesi e anni con l'intento di ridurre al minimo i disagi per gli operatori e i cittadini in questa fase di cambio tecnologico.
Come ha sottolineato il Ministro Patuanelli il 9 ottobre scorso in audizione presso questa Commissione «non sono ammessi ritardi e con il contributo di tutti gli attori coinvolti, proseguendo un dialogo virtuoso con il Ministero, possiamo raggiungere gli ambiziosi risultati che ci siamo posti nei tempi stabiliti».
ALLEGATO 4
5-02950 Barbuto: Sull'attuazione dei contributi per l'acquisto di nuovi decoder digitali.
TESTO INTEGRALE DELLA RISPOSTA
Rispondo ai quesiti posti dagli Onorevoli interroganti, informando che la legge di Bilancio 2019 ha stanziato 151 milioni di euro in favore dei cittadini per l'acquisto di apparecchi di ricezione del nuovo segnale DVB-T2 (tv e decoder), così suddiviso: 25 milioni di euro per l'esercizio finanziario 2019, 76 milioni di euro per l'esercizio finanziario 2020 e 25 milioni di euro per ciascuno degli esercizi finanziari 2021 e 2022.
La misura intende evitare disagi agli utenti finali che potrebbero derivare dalle trasformazioni tecnologiche delle reti televisive sia nazionali che locali e, quindi, dalla necessità di adeguare anche i televisori.
La legge di bilancio stabilisce altresì che i criteri e le modalità di erogazione dei voucher siano definite da un decreto del Ministero dello sviluppo economico, da adottarsi di concerto con il Ministero dell'economia e delle finanze.
Rispondendo al quesito posto, informo che il decreto interministeriale concernente l'erogazione dei contributi per l'acquisto dei decoder e Smart TV è stato trasmesso per la firma al MEF il 1o ottobre 2019, che ha ritrasmesso il decreto il 18 ottobre scorso. Il decreto è stato inoltrato per la registrazione ai competenti organi di controllo per la verifica contabile, e all'esito della stessa, che prevede un iter di 30 giorni, sarà pubblicato in Gazzetta Ufficiale.
Quindi, all'esito dell'iter descritto, prevediamo di far partire il voucher per fine novembre/inizi di dicembre 2019, con le modalità che di seguito descriverò.
Il decreto interministeriale è frutto di un lungo e articolo iter avviato sin dai primi mesi del 2019, attraverso interlocuzioni tra gli Uffici tecnici del MiSE con l'Agenzia delle entrate e gli Uffici del MEF.
All'esito di tali interlocuzioni, il 6 giugno scorso, come ricordato dagli Onorevoli interroganti, il MiSE ha avviato una consultazione pubblica sulle linee guida relative ai criteri e procedure di erogazione dei contributi, per acquisire, dai soggetti interessati, osservazioni e commenti.
Il 10 settembre scorso tale importante misura ha ottenuto l'autorizzazione dalla Commissione europea, atteso che il decreto disciplina le caratteristiche degli apparecchi che danno accesso al contributo nel rigoroso rispetto del principio di neutralità tecnologica, conformemente alla disciplina eurounitaria sugli aiuti di Stato, al fine di evitare ogni discriminazione ingiustificata tra le piattaforme televisive potenzialmente coinvolte.
Il decreto prevede che i soggetti beneficiari della misura di sostegno, siano i cittadini con ISEE fascia 1 e 2, rientranti nelle cosiddette fasce deboli.
L'erogazione del contributo per tv e decoder avverrà mediante una piattaforma telematica messa a disposizione dall'Agenzia delle Entrate, presso la quale si dovranno registrare tutti i venditori operanti in Italia (compresi quelli del commercio elettronico) secondo modalità operative che saranno rese pubbliche sul sito internet del Ministero dello sviluppo economico.
Il valore massimo del contributo è pari a 50 euro e potrà essere inferiore laddove il prezzo dell'apparato che l'utente intende acquistare sia inferiore a tale cifra, in quanto il contributo è riconosciuto all'acquirente sotto forma di sconto praticato sul prezzo finale di vendita. Ai venditori verrà poi riconosciuto il rimborso dello sconto praticato all'utente finale, mediante un credito d'imposta.
La misura avrà una durata triennale e sarà accompagnata da apposite campagne e azioni informative per spiegare agli utenti tali cambiamenti e guidarli verso la conversione dei loro apparati televisivi, minimizzandone l'impatto.
Desidero infine sottolineare che, con riferimento all'entità del contributo erogabile, come ha affermato il Ministro Patuanelli il 9 ottobre scorso in audizione presso questa Commissione, è nostro intendimento richiedere in legge di Bilancio un nuovo finanziamento della misura per allargare la platea dei soggetti beneficiari.