VIII Commissione
Ambiente, territorio e lavori pubblici
Ambiente, territorio e lavori pubblici (VIII)
Commissione VIII (Ambiente)
Comm. VIII
Disposizioni per il recupero dei rifiuti in mare e nelle acque interne e per la promozione dell'economia circolare («legge SalvaMare»). C. 1939-A Governo ... 113
Sulla pubblicità dei lavori ... 114
5-02364 Vianello: Interventi per l'irrigazione e la distribuzione delle acque nel Salento, anche alla luce della mancata messa in funzione della diga Pappadai ... 114
ALLEGATO 1 (Testo della risposta) ... 119
5-02533 Anzaldi: Bonifica dell'area prospiciente il km 72 della SS 407 basentana, attraverso la rimozione dei sacchi contenenti amianto legati all'attività dell'ex sito Materit di Ferrandina (MT) ... 114
ALLEGATO 2 (Testo della risposta) ... 121
5-02668 Martinciglio: Iniziative volte a tutelare la salute dei cittadini e la salubrità dell'ambiente nelle aree della provincia di Agrigento in cui erano presenti siti minerari dismessi ... 114
ALLEGATO 3 (Testo della risposta) ... 123
Disposizioni in favore dei familiari delle persone decedute a seguito degli eventi sismici che hanno interessato il territorio della regione Abruzzo il 6 aprile 2009 e i territori delle regioni Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria dal 24 agosto 2016. C. 1496 Pezzopane e C. 2020 Terzoni (Seguito esame e rinvio – Abbinamento pdl n. 2020) ... 115
Indagine conoscitiva sulla normativa che regola la cessazione della qualifica di rifiuto («end of waste»).
Audizione di rappresentanti dell'Associazione medici per l'ambiente (ISDE) (Svolgimento e conclusione) ... 118
COMITATO DEI NOVE
Mercoledì 23 ottobre 2019.
Disposizioni per il recupero dei rifiuti in mare e nelle acque interne e per la promozione dell'economia circolare («legge SalvaMare»).
C. 1939-A Governo.
Il Comitato si è riunito dalle 14 alle 14.20 e dalle 16.15 alle 16.30
INTERROGAZIONI
Mercoledì 23 ottobre 2019. — Presidenza della vicepresidente Patrizia TERZONI. — Interviene il Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare, Roberto Morassut.
La seduta comincia alle 14.30.
Sulla pubblicità dei lavori.
Patrizia TERZONI, presidente, ricorda che è stato chiesto che la pubblicità dei lavori sia assicurata anche mediante gli impianti audiovisivi a circuito chiuso. Non essendovi obiezioni, ne dispone l'attivazione.
5-02364 Vianello: Interventi per l'irrigazione e la distribuzione delle acque nel Salento, anche alla luce della mancata messa in funzione della diga Pappadai.
Il sottosegretario di Stato Roberto MORASSUT risponde all'interrogazione in titolo nei termini riportati in allegato (vedi allegato 1).
Giovanni VIANELLO (M5S), replicando, si dichiara soddisfatto della risposta fornita dal rappresentante del Governo, riservandosi in ogni caso di monitorare la situazione oggetto dell'interrogazione.
5-02533 Anzaldi: Bonifica dell'area prospiciente il km 72 della SS 407 basentana, attraverso la rimozione dei sacchi contenenti amianto legati all'attività dell'ex sito Materit di Ferrandina (MT).
Il sottosegretario di Stato Roberto MORASSUT risponde all'interrogazione in titolo nei termini riportati in allegato (vedi allegato 2).
Michele ANZALDI (IV), replicando, si dichiara parzialmente soddisfatto della risposta fornita dal rappresentante del Governo, che ringrazia per aver fornito numerosi dettagli sulla questione posta e aver fatto un compiuto resoconto della situazione, che, soprattutto in relazione ai ritardi e alle diverse imputazioni di responsabilità degli enti preposti, sembra quasi configurarsi come un'inchiesta giornalistica. Evidenzia che in quel territorio esiste un problema determinato dalla presenza di sacchi, ormai deteriorati, contenenti amianto friabile, ossia una delle sostanze più nocive per la salute, che genera forti preoccupazioni per gli abitanti. Manifesta quindi la propria perplessità con riguardo alla risposta fornita dal rappresentante del Governo, che, pur individuando le responsabilità, non delinea alcun percorso volto a porre termine a tale situazione.
5-02668 Martinciglio: Iniziative volte a tutelare la salute dei cittadini e la salubrità dell'ambiente nelle aree della provincia di Agrigento in cui erano presenti siti minerari dismessi.
Il sottosegretario di Stato Roberto MORASSUT risponde all'interrogazione in titolo nei termini riportati in allegato (vedi allegato 3).
Vita MARTINCIGLIO (M5S), replicando, ringrazia il sottosegretario della risposta, nella quale finalmente si fa una attività di ricognizione dei fatti relativamente ad una questione ormai annosa.
Rileva, con favore, che ci sono stati alcuni recenti sviluppi, come ad esempio la costituzione di un comitato interprovinciale, motivata dalla preoccupazione che i siti minerari dismessi lasciati in uno stato di completo abbandono contribuissero ad incrementare le patologie tumorali degli abitanti del territorio, determinando oltretutto un danno ambientale. Il comitato ha pertanto avviato una interlocuzione con i presidenti dei consigli comunali coinvolti affinché questi territori possano essere inseriti nei SIN nazionali e quindi avere risorse e progetti per attuare la bonifica e garantire la salubrità dei luoghi e la salute dei cittadini. In ultimo, ricorda che sono pervenute le risultanze dell'ARPA sulle falde acquifere, da tempo richieste dalle comunità dei paesi interessati, anche grazie all'impulso dei deputati regionali, dalle quali è emerso che dal bacino minerario dismesso nel territorio di Recalmuto, risulta che le acque di un abbeveratoio sono assimilabili alle acque minerali ricche di sodio e cloruro.
Patrizia TERZONI, presidente, dichiara concluso lo svolgimento delle interrogazioni all'ordine del giorno.
La seduta termina alle 14.55.
SEDE REFERENTE
Mercoledì 23 ottobre 2019. — Presidenza della vicepresidente Patrizia TERZONI indi del presidente Alessandro Manuel BENVENUTO. — Interviene il Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare, Roberto Morassut.
La seduta comincia alle 14.55.
Disposizioni in favore dei familiari delle persone decedute a seguito degli eventi sismici che hanno interessato il territorio della regione Abruzzo il 6 aprile 2009 e i territori delle regioni Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria dal 24 agosto 2016.
C. 1496 Pezzopane e C. 2020 Terzoni.
(Seguito esame e rinvio – Abbinamento pdl n. 2020).
La Commissione prosegue l'esame del provvedimento in titolo rinviato da ultimo nella seduta del 30 luglio scorso.
Patrizia TERZONI (M5S), presidente e relatrice, ricorda che l'esame è iniziato lo scorso 30 luglio 2019. In quell'occasione la Presidenza ha precisato che avrebbe proceduto all'abbinamento della proposta di legge Terzoni ed altri «Disposizioni in favore dei familiari delle vittime di eventi sismici» (C. 2020), una volta assegnata alla Commissione.
Ricorda che l'assegnazione della predetta proposta è avvenuta l'11 ottobre. Pertanto, ne è stato disposto l'abbinamento, ai sensi dell'articolo 77, comma 1 del Regolamento, in quanto vertente su identica materia.
Fa presente che nella seduta del 30 luglio 2019, in qualità di relatrice, ha svolto la relazione introduttiva sulla proposta di legge della collega Pezzopane, che integra oggi rispetto ai contenuti della proposta di legge a sua prima firma.
La proposta di legge C. 2020, composta di un unico articolo, prevede l'elargizione di un importo complessivo di 100.000 euro ai componenti della famiglia di colui che abbia perso la vita per effetto diretto di eventi sismici verificatisi nell'ambito del territorio nazionale. Tali elargizioni sono riconosciute anche per gli eventi sismici verificatisi nei dodici anni precedenti all'entrata in vigore della presente legge.
Per tali finalità viene prevista l'istituzione di un fondo di solidarietà presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, con una dotazione annuale pari a 20 milioni di euro a decorrere dall'anno 2019.
Le differenze rispetto alla proposta della collega Pezzopane si sostanziano quindi, in primo luogo, nel fatto che quest'ultima autorizza (all'articolo 1) la spesa di 40 milioni di euro, per il 2019, e, in secondo luogo, che essa riguarda solo i familiari delle vittime del terremoto che ha colpito l'Abruzzo il giorno 6 aprile 2009 e degli eventi sismici iniziati in Italia centrale il 24 agosto 2016.
Anche la proposta C. 2020 demanda la disciplina attuativa a decreti del Presidente del Consiglio dei ministri, mentre detta direttamente i criteri di priorità da seguire nell'attribuzione delle elargizioni in questione e il regime fiscale delle stesse.
In particolare, il comma 1, al fine di dare attuazione al principio costituzionale di solidarietà sociale, prevede l'elargizione, anche rateale, di un importo complessivo di 100.000 euro, a decorrere dall'anno 2019, ai componenti della famiglia di colui che abbia perso la vita per effetto diretto di eventi sismici verificatisi nell'ambito del territorio nazionale.
Il comma 2 precisa che il citato indennizzo si applica anche agli eventi sismici verificatisi nei dodici anni precedenti all'entrata in vigore della presente legge.
Per le finalità citate, il comma 3 prevede l'istituzione di un fondo di solidarietà presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, con una dotazione annuale pari a 20 milioni di euro a decorrere dall'anno 2019. La determinazione annuale dell'importo relativo alle singole elargizioni nei limiti delle risorse disponibili sul fondo in questione, è demandata ad un apposito decreto del Presidente del Consiglio dei ministri.
Il comma 4 disciplina la procedura di attribuzione dell'elargizione prevedendo che la stessa è attivata d'ufficio dalla prefettura-ufficio territoriale del Governo del luogo presso cui si è verificato l'evento sismico, che provvede all'istruttoria verificando la sussistenza del nesso di causalità tra il decesso della vittima e l'evento sismico e trasmette l'esito dell'istruttoria alla Presidenza del Consiglio dei ministri ai fini dell'adozione del decreto di attribuzione dell'elargizione. Per i terremoti verificatisi nei 12 anni precedenti l'entrata in vigore della presente legge, la citata procedura è attivata a seguito di domanda da parte degli interessati da presentare entro il termine perentorio di sei mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge.
I commi 5 e 6 stabiliscono l'ordine di assegnazione delle somme spettanti ai familiari delle vittime. L'ordine indicato è analogo a quello previsto dall'articolo 1, comma 3, dell'A.C. 1496. Le uniche differenze si riscontrano nel fatto che il comma in esame contempla, all'interno della prima classe di priorità, in cui è incluso il coniuge superstite, anche «la parte superstite di un'unione civile». Un'altra differenza risiede nel fatto che al convivente more uxorio viene attribuita la terza classe di priorità e non la sesta, come invece prevede l'A.C. 1496.
Il comma 6 prevede che, in presenza di figli a carico della persona deceduta nati da rapporti di convivenza more uxorio, l'elargizione è assegnata al convivente more uxorio con la prima classe di priorità. Si tratta di una disposizione pressoché identica a quella recata dal comma 4 dell'articolo 1 dell'A.C. 1496.
In base al comma 7, le elargizioni sono esenti da ogni imposta o tassa e sono assegnate (sino al limite di importo previsto dal comma 1) in concorrenza con le altre somme eventualmente percepite o percipiende dai soggetti beneficiari a titolo di risarcimento dei danni per responsabilità diretta o indiretta di terzi. Si tratta di una disposizione analoga a quella recata dal comma 5 dell'articolo 1 dell'A.C. 1496.
Il comma 8 disciplina la copertura degli oneri derivanti dall'attuazione della proposta di legge in esame, stabilendo che agli stessi, pari a 20 milioni di euro annui a decorrere dall'anno 2019, si provvede mediante utilizzo delle risorse del fondo di cui al comma 3.
Tullio PATASSINI (LEGA) informa la Commissione che il proprio gruppo ha già presentato una proposta di legge sulla materia oggetto dei provvedimenti oggi all'esame e confida nel fatto che si possa procedere all'abbinamento, una volta assegnata, in presenza dei requisiti regolamentari. Evidenzia che la questione dei risarcimenti alle vittime di calamità naturali è particolarmente sentita dal gruppo della Lega e auspica che sia condivisa da tutti i membri della Commissione.
Paolo TRANCASSINI (FDI) sottolinea gli elementi paradossali che hanno caratterizzato l’iter del provvedimento in esame. Ricorda infatti che il proprio gruppo, già nel luglio 2018, ha presentato un emendamento, nell'ambito dell'esame del decreto-legge n. 55 del 2018, volto proprio ad inserire questo argomento, che era stato sollecitato dal coordinamento dei comitati presso tutte le forze politiche. Sottolinea che solo il proprio gruppo in quell'occasione presentò tale emendamento, che, in seguito alla bocciatura da parte delle forze di maggioranza, è stato ripresentato più volte, ottenendo sempre il medesimo esito.
Fa presente di avere nel frattempo presentato una proposta di legge a propria firma recante una organica disciplina dei processi di ricostruzione, che permetterebbe al Paese, che a suo giudizio ne ha enorme bisogno, di essere nelle condizioni di affrontare le emergenze.
Ricorda ancora che, nella seduta svoltasi ieri in Assemblea, diversi esponenti delle forze politiche sono intervenuti in riferimento a eventi meteorologici calamitosi che si stanno verificando nel Nord Italia, auspicando tutti una chiara normativa di riferimento. Non comprende quindi – non volendo pensare ad operazioni di mera strategia – perché la Commissione non abbia preso in considerazione la proposta di legge a propria prima firma, ben precedente a quella della collega Pezzopane, che è stata presentata nel mese di giugno 2019.
Rileva che, con specifico riguardo alle emergenze, il popolo italiano non vede applicato il principio costituzionale di uguaglianza, registrandosi evidenti disparità tra i cittadini a seconda del governo in carica, alcuni orientati a risarcire le case ai soli residenti, altri a risarcirle a tutti, altri a intervenire sulle infrastrutture del territorio e così via.
Ribadisce pertanto la richiesta di incardinamento della propria proposta di legge, in cui potrebbero rientrare anche quelle in esame, che trattano uno specifico aspetto della ricostruzione.
Stefania PEZZOPANE (PD) non concorda con il collega Trancassini, ritenendo invece che proprio con riguardo alle proposte di legge in esame la Commissione e il Parlamento in generale possano fare un grande salto di qualità, obbligando lo Stato a comportarsi in modo serio, rigoroso ed omogeneo, cosa che finora non è avvenuta.
Ricorda che la disposizione sulle vittime dei terremoti, ed in particolare quella relativa al terremoto del 2009, era presente in un progetto di legge del proprio gruppo già nella scorsa legislatura ed è stata ripresentata all'inizio della vigente legislatura. Fa presente, inoltre, che anche il proprio gruppo ha presentato emendamenti su tale questione in molti provvedimenti esaminati dal Parlamento. Sottolinea che l'elemento che ha prodotto una discontinuità rispetto alle numerose richieste disattese è stato un emendamento presentato dall'allora ministro dell'interno, Matteo Salvini, nel gennaio 2019, casualmente nel contesto elettorale regionale abruzzese, volto a prevedere disposizioni a favore delle vittime e dei feriti della sola tragedia di Rigopiano. Osserva, peraltro, che la richiamata disposizione presenta difficoltà applicative talmente forti che recentemente i familiari delle vittime hanno messo in campo una protesta.
L'invito che quindi fa al collega e alla Commissione è quello di mettere da parte il passato. Dal momento che l'istituzione di un fondo dalle finalità generiche potrebbe incorrere facilmente in una bocciatura da parte del Ministero dell'economia, invita a proseguire nella direzione tracciata dai provvedimenti in esame e, al riguardo, chiede alla presidenza di accelerarne l'iter, anche sollecitando la pronta assegnazione di tutte le proposte di legge vertenti su tale argomento presentate da altri gruppi, al fine di dare una risposta tempestiva alle famiglie delle vittime che stanno aspettando da ormai troppi anni.
Alessandro Manuel BENVENUTO, presidente, avverte inoltre che – entro il termine assegnato ai gruppi – sono state avanzate talune richieste di audizione, il cui svolgimento sarà programmato nella odierna riunione dell'ufficio di presidenza.
Nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.
La seduta termina alle 15.10.
UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI
L'ufficio di presidenza si è riunito dalle 15.30 alle 15.45.
INDAGINE CONOSCITIVA
Mercoledì 23 ottobre 2019. — Presidenza del presidente Alessandro Manuel BENVENUTO.
La seduta comincia alle 15.45.
Indagine conoscitiva sulla normativa che regola la cessazione della qualifica di rifiuto («end of waste»).
Audizione di rappresentanti dell'Associazione medici per l'ambiente (ISDE).
(Svolgimento e conclusione).
Alessandro Manuel BENVENUTO, presidente, avverte che la pubblicità dei lavori della seduta sarà assicurata anche attraverso la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati. Introduce, quindi, l'audizione.
Ugo CORRIERI, Coordinatore Organizzativo dell'Associazione medici per l'ambiente (ISDE) per il Centro Italia, svolge una relazione sui temi oggetto dell'audizione.
Alessandro Manuel BENVENUTO, presidente, ringrazia il rappresentante dell'Associazione medici per l'ambiente (ISDE) e dichiara concluso lo svolgimento dell'audizione.
La seduta termina alle 16.05.
N.B.: Il resoconto stenografico della seduta è pubblicato in un fascicolo a parte.
ALLEGATO 1
5-02364 Vianello: Interventi per l'irrigazione e la distribuzione delle acque nel Salento, anche alla luce della mancata messa in funzione della diga Pappadai.
TESTO DELLA RISPOSTA
Con riferimento alle questioni poste, sulla base degli elementi acquisiti, si rappresenta, in via preliminare, che per quanto riguarda la realizzazione della Diga di Pappadai, la stessa fu realizzata con i fondi dell'ex Cassa per il Mezzogiorno per fini irrigui, con una capacità di 13M me, nell'ambito di una pianificazione più ampia che prevedeva l'adduzione delle acque del Sinni, mediante le acque invasate nel serbatoio di Monte Cotugno sul fiume Sinni (in agro di Senise – Potenza), fino alla realizzazione di reti irrigue nelle aree dei consorzi Arneo e Ugento Li Foggi (Puglia), a servizio dei quali era stato costruito l’«Adduttore del Salento», in prosecuzione dell'acquedotto Sinni.
Secondo quanto riferito dal Ministero delle politiche agricole, a seguito della soppressione dell'ex Cassa per il Mezzogiorno, subentrato il Ministero medesimo attraverso la Gestione commissariale delle Opere ex Agensud, con il progetto A/G.C.3 «Opere integrative per assicurare l'agibilità funzionale dell'Invaso Pappadai», con una spesa di euro 22.519.614,88, è stato finanziato l'aumento della capacità di invaso fino a 20M mc e sono state finanziate anche opere di regolazione della rete distributrice, già collaudate. Il predetto Ministero ha fatto presente, altresì, che l'Invaso Pappadai, dato in gestione al Consorzio di bonifica Arneo, attende di essere messo in esercizio da anni e che, alla base di tale problematica, ci sarebbe stato il mancato accordo tra le Regioni Puglia e Basilicata circa la quantificazione del costo dell'acqua da trasferire.
Sempre secondo quanto riferito dal Ministero delle politiche agricole, per la messa in esercizio della Diga è necessario eseguire un intervento di manutenzione del canale a cielo aperto che adduce l'acqua al Sinni, danneggiato a seguito di eventi atmosferici, e i cui lavori rientrano nell'ambito di competenza dell'Ente Irrigazione. Quest'ultimo ha, recentemente, avviato le relative procedure di gara con un finanziamento a carico di fondi del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti.
A tal proposito, il Ministero delle infrastrutture ha segnalato che il Concessionario della Diga di Monte Cotugno ha recentemente disposto in autotutela l'annullamento dei provvedimenti di aggiudicazione provvisoria e definitiva dei lavori di ripristino del canale adduttore verso la Diga di Pappadai, nonché la risoluzione del contratto di appalto del 28 giugno 2018 con l'ATI aggiudicataria, ai sensi dell'articolo 135 del decreto legislativo n. 163 del 2006. L'Ente ha, tuttavia, comunicato che con il medesimo atto ha deliberato di procedere, ai sensi dell'articolo 140 del citato decreto, all'interpello dei soggetti che hanno partecipato alla procedura di gara, risultanti dalla relativa graduatoria, al fine di addivenire alla stipula di un nuovo contratto per l'affidamento dei lavori in questione.
Il Ministero delle infrastrutture ha rappresentato, inoltre, che secondo quanto riferito dall'EIPLI, l'intervento di «bonifica e ripristino di alcune tratte collassate della seconda parte in canale a cielo libero del secondo tronco dell'acquedotto del Sinni», è stato finanziato dalla Giunta regionale della Regione Puglia con deliberazione n. 1714 del 30 ottobre 2017, per un importo di 2,9 milioni di euro, a valere sui fondi FSC 2014-2020 del Patto per la Puglia. L'EIPLI ha, peraltro, segnalato che il termine stabilito per l'esecuzione dei predetti lavori (100 giorni naturali e consecutivi decorrenti dalla data del verbale di consegna) appare congruente con il termine ultimo per la chiusura della concessione e la rendicontazione della spesa da parte della Regione, fissato al 31 dicembre 2020. Il Ministero ha, comunque, evidenziato di aver provveduto ad interessare il Segretario Generale dell'Autorità di Distretto Appennino Meridionale, nelle funzioni di Commissario straordinario, affinché valuti la possibilità di un suo intervento acceleratorio.
Il Ministero delle politiche agricole, da parte sua, ha manifestato la propria disponibilità ad autorizzare l'utilizzo delle economie rinvenienti dal progetto A/G.C.3, per finanziare interventi complementari di rifunzionalizzazione degli impianti ed apparecchiature, o lavori di ripristino e di messa in sicurezza sia dell'Invaso Pappadai sia degli impianti facenti parte del sistema Irrigazione Salento, non appena il Consorzio di bonifica Arneo avrà completato la rendicontazione delle spese effettuate e saranno presentati progetti di livello per lo meno definitivo.
Fermo restando quanto fin qui esposto, la Regione Puglia ha fatto presente, per quanto concerne l'utilizzo a scopo potabile delle acque dell'Invaso Pappadai, che tale utilizzo era già previsto nel Piano 2009 dell'Ambito Territoriale Ottimale Puglia. Tale previsione è stata confermata nella revisione ed aggiornamento del Piano d'Ambito in corso di completamento, per cui è previsto l'utilizzo della risorsa integrativa del Pappadai in combinazione con la realizzazione di un nuovo impianto di potabilizzazione a monte del serbatoio di San Paolo, in agro di Salice Salentino.
La Regione ha, inoltre, precisato che la realizzazione dell'impianto di potabilizzazione di San Paolo prevede il trattamento delle acque addotte dall'esistente vettore di adduzione Acquedotto del Sinni promiscuo, attraverso l'accumulo e il compenso stagionale offerto dal Pappadai. Ciò consentirebbe, secondo quanto riferito dalla Regione Puglia, l'utilizzo di ulteriori volvimi e quindi l'incremento della disponibilità di risorsa dall'invaso del Sinni, garantendo una maggiore efficienza dell'alimentazione idrica nelle aree della provincia di Taranto e del Basso Salento e migliorando la flessibilità di alimentazione idrica delle aree stesse. L'impianto di potabilizzazione è previsto per una portata non inferiore a 500 l/s, con un massimo di 1.000 l/s, nel periodo invernale, sfruttando la capacità di compenso e regolazione consentita dall'Invaso di Pappadai, della capacità di circa 20.000.000 di mc. Inoltre, l'adduzione del Pappadai fino al previsto impianto di potabilizzazione di San Paolo potrebbe avvalersi dell'esistente condotta ad uso irriguo del Consorzio. L'Amministrazione regionale ha segnalato, infine, che nello schema ad uso plurimo del Sinni, il riempimento dell'Invaso del Pappadai nel periodo invernale potrà beneficiare della realizzazione del collegamento dalla traversa sul fiume Sarmento all'Invaso del Sinni, di recente completamento, il che consentirebbe di incrementare le disponibilità della risorsa invasata. Conseguentemente, la Regione Puglia ha fatto presente che non è ipotizzabile, allo stato attuale, un riempimento dell'Invaso in argomento con reflui seppur affinati, ai sensi del decreto ministeriale n. 185 del 2003, in considerazione della normativa vigente in materia di acqua destinata al consumo umano e della valenza strategica prioritaria dell'uso potabile della risorsa idrica.
Ad ogni modo, alla luce delle informazioni esposte, il Ministero dell'ambiente, per quanto di competenza, rassicura comunque che continuerà a tenersi informato senza ridurre in alcun modo il livello di attenzione sul tema, eventualmente sollecitando il coinvolgimento di tutti i soggetti istituzionali competenti.
ALLEGATO 2
5-02533 Anzaldi: Bonifica dell'area prospiciente il km 72 della SS 407 basentana, attraverso la rimozione dei sacchi contenenti amianto legati all'attività dell'ex sito Materit di Ferrandina (MT).
TESTO DELLA RISPOSTA
Con riferimento alle questioni poste, si rappresenta, in via preliminare, che il sito industriale ex Materit ricade nel perimetro del sito di interesse nazionale «SIN Tito e Valbasento» per il quale, in data 19 giugno 2013, è stato stipulato tra il Ministero dell'ambiente, il Ministero dello sviluppo economico e la Regione Basilicata un apposito Accordo di Programma Quadro, che prevede la realizzazione di diversi interventi di caratterizzazione e bonifica nelle aree di Tito e Valbasento. Nell'ambito di tali attività, il Ministero dello sviluppo economico svolge attività di vigilanza e garantisce l'erogazione delle risorse, il Ministero dell'ambiente in qualità di autorità procedente nel SIN garantisce lo svolgimento delle istruttorie tecniche per l'approvazione degli interventi previsti dall'Accordo, e la Regione Basilicata ha il ruolo di soggetto attuatore e garantisce l'esecuzione degli interventi previsti dall'Accordo medesimo.
Si segnala, tuttavia, che l'area posta al chilometro 72 della strada statale SS407 Basentana, in direzione Metaponto, non ricade all'interno del perimetro del SIN.
Fermo restando quanto esposto, la Regione Basilicata ha fatto presente che il sito in argomento, nel territorio del Comune di Ferrandina in località Finocchio, risulta censito come sito di abbandono di materiali e rifiuti contenenti amianto dal Piano Amianto approvato con legge regionale n. 6 del 2 febbraio 2001, insieme ad altri quattro siti.
La Regione Basilicata ha evidenziato, altresì, che anche l'ARPAB, all'esito del sopralluogo effettuato in data 10 agosto 2005, ha segnalato diversi siti nel territorio del Comune di Ferrandina con presenza di cumuli di rifiuti di eternit, già individuati dal Comune medesimo. Per tali siti, il Comune ha anche emesso, a suo tempo, specifiche ordinanze di rimozione e smaltimento a carico dei rispettivi proprietari. Per il sito in località Finocchio l'intervento di bonifica è stato candidato a finanziamento ai sensi della legge regionale n. 27 del 1999 per l'annualità 2009 e riproposto per l'annualità 2012 da parte del Comune di Ferrandina. Tuttavia, sempre secondo quanto riferito dall'Amministrazione regionale, tale finanziamento non è stato concesso per mancato invio, da parte del Comune proponente, delle integrazioni richieste dall'apposita Commissione di valutazione. Dalla documentazione allegata alle predette candidature a finanziamento regionale risulta inoltre che il Comune di Ferrandina ha acquisito l'area dall'ALSIA e che nel corso del 2007 e 2008 ha affidato ad apposita ditta i lavori di rimozione e smaltimento dei cumuli presenti nel sito. I suddetti lavori si sono conclusi nel corso del 2008 con l'insaccamento del materiale rinvenuto in 97 big bags che sono rimaste in loco.
Sempre secondo quanto riferito dalla Regione, nel permanere del rischio per la salute pubblica, la stessa ha sollecitato il Comune, con nota del 23 febbraio 2016, a procedere alla rimozione e smaltimento dei predetti rifiuti, ai sensi dell'articolo 192 del decreto legislativo n. 152 del 2006, rappresentando l'opportunità di accedere ai contributi regionali disciplinati dalla Dgr. 8 maggio 2012, n. 551. Il sollecito è stato reiterato con nota del 21 dicembre 2017.
In ultimo, con nota del 12 luglio 2019, l'Ufficio regionale Prevenzione e Controllo Ambientale ha sollecitato nuovamente il Comune ad adempiere agli obblighi di rimozione, avvio a recupero e smaltimento dei rifiuti ed il ripristino dello stato dei luoghi che l'articolo 192 del Codice dell'ambiente pone in capo all'Ente comunale e al proprietario, ribadendo la possibilità di accedere ai contributi regionali previsti per la rimozione di rifiuti abbandonati disciplinati dalla richiamata Dgr. n. 551.
Il Comune di Ferrandina, da parte sua, ha fatto presente che, con contratto pubblico del 22 febbraio 2008, con il quale è stato trasferito ex lege a favore del Comune medesimo il terreno in questione, l'ALSIA si è accollata integralmente l'onere finanziario della bonifica da amianto, in ragione della titolarità dell'area. Ad ogni modo, anche il Comune ha evidenziato di aver provveduto ad eseguite un intervento di MISE mediante insaccamento del materiale rinvenuto (amianto friabile) in 97 big-bags e contestuale confinamento dell'area, al fine di prevenire e tutelare la salute pubblica. L'Ente comunale ha, inoltre, rappresentato di aver trasmesso, con nota del 30 gennaio 2009, alla Regione Basilicata il progetto relativo agli interventi di smaltimento delle big-bags e alla definitiva bonifica dell'area in località Finocchio. Il progetto veniva escluso dal finanziamento per mancanza del parere ASM, sebbene, a detta del Comune, fosse stato formalmente richiesto. Con nota dell'11 marzo 2010, l'Ente ha inoltrato diffidato l'ALSIA, invitandola, in qualità di originario proprietario, ad adempiere all'obbligo della definitiva bonifica dell'area, in quanto l'onere finanziario computato inizialmente risultava insufficiente allo scopo. In un successivo incontro tecnico, il Comune ha sollecitato la Regione a farsi carico delle problematiche relative alla bonifica dei siti contaminati da amianto, a partite dalla annosa questione ex Materit.
Il Comune ha ribadito, ad ogni modo, di ritenere responsabile l'ALSIA, in qualità di proprietario originario oltre che per ragioni di contaminazione storica dell'area in argomento. L'Ente comunale ha dato comunque indirizzo ai propri uffici di procedere all'aggiornamento del progetto già a suo tempo presentato alla Regione Basilicata, che sarà sottoposto ad ALSIA, in modo da ripresentarlo all'Amministrazione regionale al fine di accedere ai finanziamenti dedicati.
Alla luce delle considerazioni esposte, si rassicura comunque che il Ministero dell'ambiente, per quanto di competenza, continuerà a tenersi informato al fine di monitorare la messa in sicurezza e bonifica del sito in parola e sollecitare l'eventuale coinvolgimento di tutti i soggetti istituzionali competenti.
ALLEGATO 3
5-02668 Martinciglio: Iniziative volte a tutelare la salute dei cittadini e la salubrità dell'ambiente nelle aree della provincia di Agrigento in cui erano presenti siti minerari dismessi.
TESTO DELLA RISPOSTA
Con riferimento alle questioni poste, si fa presente, innanzitutto, che, secondo i dati ISPRA, nella Regione Siciliana sono stati censiti 761 siti minerari dismessi. Sulla base del materiale estratto tali siti non presentano però le pesanti problematiche ambientali che caratterizzano i siti di estrazione di minerali metalliferi di altre Regioni italiane (es. Sardegna).
Inoltre, nell'Inventario nazionale delle strutture di deposito dei rifiuti estrattivi, per la Regione Siciliana i siti minerari con rischio da medio ad alto, non sono 209 bensì 24. Di questi, 5 sono localizzati nelle provincie in argomento. Uno in provincia di Agrigento (Montedoro), 1 in provincia di Enna (Pasquasia) e 3 in provincia di Caltanissetta (Milena, Bosco di San Cataldo, Racalmuto ex ISPEA). Le strutture di deposito dei rifiuti minerari sono costituite da cumuli di rifiuti estrattivi con disposizione disordinata e ordinata. Si tratta di miniere in cui venivano estratti salgemma, sali alcalini misti e zolfo, pertanto anche i rifiuti accumulati dovrebbero essere costituiti dagli scarti della lavorazione di tali estrazioni. Sempre sulla base dei dati ISPRA, il rischio statico-strutturale è generalmente basso mentre quello ecologico-sanitario è condizionato anche dalla presenza di manufatti in amianto e residui dei materiali di lavorazione. Per quanto concerne i depositi dei materiali di scarto del processo di fusione dello zolfo (rosticci) non si hanno indicazioni circa il loro potenziale inquinante. Nella letteratura scientifica non si è riusciti a rinvenire informazioni inerenti la loro eventuale pericolosità. Generalmente, se non mescolati con altre sostanze, sono considerati come depositi di inerti anche nelle altre Regioni italiane dove sono presenti depositi simili (Emilia Romagna, Marche).
L'ISPRA ha segnalato, inoltre, che alcune delle miniere dismesse in provincia di Agrigento, Palermo, Enna e Caltanissetta sono state trasformate in Parchi o Musei minerari, favorendo la conservazione della memoria storica di un'attività caratterizzante l'economia di quelle aree. La trasformazione Museale può, inoltre, rappresentare una soluzione per il controllo e la vigilanza dei siti dismessi. Più in particolare, le miniere di Cozzo Disi e Comitini sono parte della rete dei parchi e musei minerari Re.Mi. coordinata da ISPRA. L'Istituto sta, inoltre, realizzando il Database Nazionale Geologico Minerario, Museale e Ambientale (db GeMMA) in cm si sta cercando di inserire, oltre ai siti minerari, anche tutte le strutture di deposito dei rifiuti identificate sulla base delle informazioni trasmesse dalle Regioni integrate e, per le miniere a cielo aperto, le analisi di immagini satellitari.
Per quanto concerne gli aspetti sanitari, l'Istituto Superiore di Sanità ha fatto presente che, sulla base delle conoscenze disponibili, per evidenziare eventuali aree con anomalie nello stato di salute della popolazione, si deve fare riferimento a flussi di dati sanitari accreditati che permettano un confronto tra popolazioni di aree diverse ed una valutazione dell'evoluzione temporale, secondo metodologie condivise e consolidate. In questo quadro, segnalazioni di un'occorrenza «anomala» di patologie in una determinata area, in relazione ad una contaminazione ambientale, dovranno essere basate su un confronto con una adeguata popolazione di riferimento, più simile possibile alla popolazione in oggetto che non esperisca la contaminazione di interesse, considerando specifiche patologie che vedano tra i loro fattori di rischio accertati, o possibili, gli inquinanti presenti nell'area.
A tal fine, per quanto riguarda la Sicilia, il Dipartimento Attività Sanitarie ed Osservatorio Epidemiologico (DASOE) dell'Assessorato alla Salute della Regione Siciliana, pubblica periodicamente Rapporti sullo stato di salute della popolazione. In tali Rapporti vengono riportati i risultati delle analisi sui diversi esiti sanitari, come ad esempio la mortalità, i ricoveri ospedalieri e l'incidenza oncologica, che vengono elaborate sulla base delle banche dati regionali.
Sempre in merito al rischio oncologico, l'Istituto Superiore di Sanità ha evidenziato che il territorio agrigentino è costituito da 7 distretti sanitari e che il Comune di Racalmuto è ricompreso nel distretto sanitario di Canicattì. A partire dal 2009 tutta la provincia di Agrigento è stata inclusa nel territorio di pertinenza del preesistente registro di Trapani. Nell'aprile 2018 i dati di incidenza per tumore dell'area di Agrigento sono stati accreditati dall'Associazione Italiana dei Registri Tumori (AIRTUM). A, tal proposito, sempre secondo quanto riferito dall'ISS, l'accreditamento sancisce la validità e la completezza delle informazioni prodotte dal registro e ne garantisce la confrontabilità a livello nazionale e internazionale. Gli standard di qualità adottati nella procedura di accreditamento sono infatti condivisi dalla comunità scientifica internazionale e i dati dei registri tumori accreditati rappresentano la fonte informativa d'elezione per le misure di incidenza.
L'Istituto ha, peraltro, precisato che dall'ultimo aggiornamento dei dati, reso disponibile dal registro tumori di Trapani-Agrigento, risulta che nel periodo 2011-2014 i tassi standardizzati di incidenza per il complesso di tutti i tumori nella provincia di Agrigento e nei 7 distretti sanitari della provincia medesima sono inferiori alla media regionale e a quelli registrati nella quasi totalità delle province siciliane, in entrambi i sessi. L'analisi dei tassi di incidenza nella provincia di Agrigento evidenzia valori in linea con la media dei registri del Sud o al di sotto degli stessi. Il confronto a livello comunale è disponibile dall'ultimo Rapporto pubblicato dal registro tumori di Trapani-Agrigento (periodo 2011-2013), in cui si confronta il dato di incidenza delle 43 aree comunali con quello medio della provincia e dell'intera Regione siciliana. Dal Rapporto si evince che per il Comune di Racalmuto i tassi di incidenza per entrambi i sessi non presentano differenze statisticamente significative rispetto alla media provinciale o regionale, e non si osservano eccessi di rischio.
L'Istituto Superiore di Sanità ha, tuttavia, evidenziato che i dati di incidenza per tumore della provincia di Agrigento sono stati accreditati solo nel 2018 e non esiste ancora una serie storica per poter valutare eventuali incrementi temporali del rischio oncologico. A questo scopo è però possibile ricavare elementi utili dall'analisi dei dati di mortalità per causa, forniti dalle statistiche ufficiali (ISTAT) o dai registri di mortalità regionali (RENCAM), che hanno una elevata qualità e completezza, e sono forniti con un esauriente dettaglio geografico (provinciale/comunale). L'analisi dei tassi standardizzati di mortalità, riportata nel volume: «Atlante sanitario della Sicilia», mostra che la mortalità per tumore, nel periodo 2007-2015, in provincia di Agrigento e in tutti i distretti sanitari ad essa afferenti è in diminuzione per entrambi i sessi. Dallo stesso Rapporto risulta che la mortalità per specifici tumori, nel periodo 2007-2015, nell'area complessiva dell'ASP di Agrigento è in linea con la media regionale. Per quanto riguarda l'analisi per singolo distretto sanitario, si rilevano eccessi, rispetto alla Regione, per specifiche sedi tumorali e distretti. I trend temporali della mortalità per le singole sedi temporali è in decrescita in tutti i distretti sanitari afferenti all'ASP di Agrigento.
Sempre secondo quanto riferito dall'Istituto, il registro tumori di Agrigento opera secondo criteri standardizzati e scientificamente riconosciuti, con un dettaglio geografico atto a rilevare eventuali criticità locali, all'interno di una rete oncologica e di flussi informativi sanitari regionali, coordinati dal DASOE. Alla luce delle considerazioni che precedono, secondo l'Istituto Superiore di Sanità non si ravvisano, dunque, carenze che impedirebbero di evidenziare gli aumenti del rischio oncologico.
Ad ogni modo, per quanto di competenza, si rassicura che il Ministero dell'ambiente continuerà a svolgere le proprie attività di monitoraggio, mantenendo alto il livello di attenzione su questa delicata questione.