Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi

Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi

Comm. bicam. Vigilanza RAI

Comm. bicam. Vigilanza RAI

Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi
SOMMARIO
Mercoledì 2 ottobre 2019

Sulla pubblicità dei lavori ... 157

Variazioni nella composizione ... 157

ATTIVITÀ DI INDIRIZZO E VIGILANZA

Seguito dell'esame della proposta di risoluzione su «princìpi di indirizzo e linee guida sull'utilizzo dei social media da parte dei dipendenti e collaboratori della RAI» (Seguito dell'esame e rinvio) ... 157

ALLEGATO 1 (Emendamenti) ... 161

CONVOCAZIONE DELL'UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI

Sulla pubblicazione dei quesiti ... 160

ALLEGATO 2 (Quesiti per i quali è pervenuta risposta scritta alla presidenza della Commissione (dal n. 118/683 al n. 119/686)) ... 164

Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi - Resoconto di mercoledì 2 ottobre 2019

  Mercoledì 2 ottobre 2019. — Presidenza del presidente Alberto BARACHINI.

  La seduta comincia alle 14.30.

Sulla pubblicità dei lavori.

  Il PRESIDENTE comunica che ai sensi dell'articolo 13, comma 4, del Regolamento della Commissione la pubblicità dei lavori sarà assicurata mediante l'attivazione del sistema audiovisivo a circuito chiuso.

Variazioni nella composizione.

  Il PRESIDENTE comunica che in data 20 settembre 2019 il Presidente della Camera dei deputati ha chiamato a far parte della Commissione il deputato Emilio Carelli, in sostituzione della deputata Mirella Liuzzi, entrata a far parte del Governo. Anche a nome degli altri componenti della Commissione, ringrazia la deputata Liuzzi per il lavoro svolto e dà il benvenuto al deputato Carelli.

ATTIVITÀ DI INDIRIZZO E VIGILANZA.

Seguito dell'esame della proposta di risoluzione su «princìpi di indirizzo e linee guida sull'utilizzo dei social media da parte dei dipendenti e collaboratori della RAI».
(Seguito dell'esame e rinvio).

  Il PRESIDENTE ricorda che nella seduta del 17 settembre scorso è stato avviato l'esame della proposta di risoluzione recante princìpi di indirizzo e linee guida sull'utilizzo dei social media da parte dei dipendenti e collaboratori della RAI. Al termine della presentazione fissato per venerdì 20 settembre alle ore 12, sono pervenuti 18 emendamenti al testo della risoluzione. Il fascicolo è in distribuzione.
  Ricorda che la proposta – elaborata con il collega Anzaldi, in qualità di relatori – nasce dall'esigenza di una regolamentazione da parte della RAI in materia di gestione e di utilizzo dei social network dei propri dipendenti e collaboratori, in analogia con quanto già previsto in altri Paesi ed intende fornire ed indicare – come contributo ed in spirito di collaborazione con la stessa Azienda – alcuni princìpi e criteri direttivi cui tale regolamentazione dovrebbe ispirarsi, sia per quanto riguarda l'uso dei profili ufficiali delle testate e delle trasmissioni, sia con riferimento all'uso privato dei social media.

  Si apre quindi la discussione generale.

  Il senatore Primo DI NICOLA (M5S), nel ricordare che inizialmente la propria parte politica aveva espresso un orientamento contrario ad un atto di indirizzo che contenesse regole troppo vincolanti ed invasive nei confronti dell'Azienda, richiama l'attenzione sullo spirito degli emendamenti presentati dai parlamentari del MoVimento 5 Stelle, nell'ottica di approvare un documento condiviso che contenga principi generali che poi la RAI sarà chiamata ad applicare nel dettaglio.

  Il PRESIDENTE rileva che, come avrà modo di esplicitare in sede di espressione dei pareri, le indicazioni cui ha fatto cenno il senatore Di Nicola sono state sostanzialmente recepite, tenuto conto che la proposta di risoluzione contiene principi di indirizzo e linee guida.

  Il deputato Michele ANZALDI (IV) ricorda che l'esigenza di una regolamentazione in materia nasce da una serie di gravi incidenti che si sono verificati negli ultimi tempi. Per tale ragione ha avanzato la proposta di un atto di indirzzo da parte della Commissione, proposta che ha riscosso un consenso unanime. A questo punto dell'iter, quindi, ritiene che la Commissione debba adottare l'atto di indirizzo in questione, rispetto al quale è stata svolta una approfondita istruttoria insieme al Presidente. L'azione della Commissione si rende necessaria ed urgente anche perché nel frattempo l'Azienda, nonostante i predetti episodi, non è intervenuta in alcun modo.

  Il deputato Massimiliano CAPITANIO (Lega) evidenzia che la propria parte politica ha presentato uno specifico emendamento con la finalità di contribuire ad un'ampia condivisione sulla proposta di risoluzione. In particolare, con tale emendamento, si è inteso anche difendere la libertà dei giornalisti, richiamando l'articolo 21 della Costituzione, nonché il Testo unico dei doveri del giornalista.

  Ad avviso del senatore Gianluigi PARAGONE (M5S) la proposta di risoluzione non deve essere percepita come un'ulteriore forma di controllo nei confronti dell'operato dei giornalisti, già sottoposti alle responsabilità che discendono dall'applicazione del codice penale del codice deontologico.

  Il deputato Giorgio MULÈ (FI) osserva che l'atto di indirizzo in esame è nato da una esigenza trasversale e condivisa in seno a tutta la Commissione, la quale dunque è tenuta ora a pervenire velocemente ad una deliberazione conclusiva, la cui rilevanza è altresì sottolineata dal ruolo di relatore rivestito dal presidente e dal segretario Anzaldi.

  Si chiude quindi la discussione generale.

  Non essendovi interventi in sede di illustrazione degli emendamenti, il PRESIDENTE dichiara che procederà all'espressione dei pareri sugli stessi emendamenti, sulla base delle intese avute con il correlatore Anzaldi.
  Esprime quindi parere favorevole sull'emendamento 1.1, nonché parere favorevole sull'emendamento 1.2 a condizione che le linee guida siano sottoposte all'Azienda per la predisposizione di un codice interno entro due mesi dall'approvazione della risoluzione in esame.
  Esprime altresì parere favorevole sull'emendamento 1.3 a condizione che sia riformulato, espungendo il riferimento agli artisti con contratto nonché precisando la raccomandazione di adottare ogni cautela affinché i pensieri espressi, i toni utilizzati e i contenuti condivisi sui social network – anche se provenienti da terzi – siano rispettosi dei principi del contratto di servizio. Inoltre, si chiede una riformulazione dell'emendamento 1.3, mediante una nuova versione del quarto capoverso del paragrafo 3 «Uso dei profili personali» nella quale non si fa più riferimento alla espressione e condivisione di opinioni politiche.
  Per quanto riguarda l'emendamento 1.4 osserva che esso sarebbe precluso in caso di approvazione dell'emendamento 1.3, altrimenti il suo parere è negativo.
  Esprime altresì parere favorevole sugli emendamenti 1.5, 1.6, 1.7, 1.8, 1.9 e 1.10.
  Esprime parere favorevole sull'emendamento 1.11 a condizione che venga riformulato con la soppressione dell'intero primo capoverso del paragrafo 3 «Uso dei profili personali».
  Precisa poi che l'emendamento 1.12 sarebbe precluso o assorbito dall'eventuale approvazione dell'emendamento 1.3, salva la possibilità di riformularlo conservandone la seconda parte sulla quale il parere è favorevole.
  Esprime quindi parere contrario sull'emendamento 1.13, nonché sull'emendamento 1.14 – che sarebbe precluso o assorbito in caso di approvazione dell'emendamento 1.3.
  Si rimette alla Commissione per quanto riguarda l'emendamento 1.15 ed esprime parere favorevole sull'emendamento 1.16.
  Chiede poi ai proponenti una riformulazione dell'emendamento 1.17 in modo da precisarne il testo, mentre esprime parere favorevole sull'emendamento 1.18 a condizione che sia riformulato evidenziando il rispetto delle norme in materia di licenziamento disciplinare e delle competenze dell'Autorità giudiziaria.

  Il correlatore Michele ANZALDI (IV), nell'associarsi al parere espresso dal presidente, sottolinea che l'emendamento 1.15 potrebbe essere oggetto di una riformulazione tenendo conto che i profili social personali dei giornalisti possono talvolta veicolare notizie e informazioni più rapidamente rispetto al profilo ufficiale dell'Azienda.

  Il senatore Gianluigi PARAGONE (M5S) manifesta le sue perplessità sulle considerazioni appena espresse dal deputato Anzaldi.

  Interviene quindi incidentalmente il deputato Emilio CARELLI (M5S) il quale ribadisce la volontà della propria parte politica per l'approvazione condivisa della proposta di risoluzione, purché essa non contenga indicazioni eccessivamente dettagliate sulle quali la RAI avrebbe ben poco da aggiungere
  In questa ottica, ritiene apprezzabile che i relatori abbiano espresso parere favorevole sulla maggioranza degli emendamenti presentati al testo della proposta di cui si condivide l'urgenza. Proprio al fine di raggiungere la massima condivisione sull'atto di indirizzo, avanza la proposta di un eventuale costituzione di un comitato ristretto che consenta a tutti i Gruppi, insieme ai relatori, di pervenire alla elaborazione di un testo della risoluzione che riscuota una adesione unanime.

  La senatrice Daniela GARNERO SANTANCHÈ (FdI) rileva che, da una parte, non occorre minare l'autonomia della RAI, anche se, dall'altra, occorre una regolamentazione in materia, visto che l'azienda non è finora intervenuta. Osserva che, con gli emendamenti presentati, il testo della risoluzione risulterebbe migliorato e, pertanto, invita a procedere senza ulteriore indugio alla loro votazione.

  Il deputato Giorgio MULÈ (FI) si associa alle considerazioni appena espresse dalla senatrice Daniela GARNERO SANTANCHÈ (FdI), ritenendo che i pareri dei relatori hanno accolto buona parte degli emendamenti.

  Il senatore Francesco VERDUCCI (PD) sottolinea la rilevanza dell'atto di indirizzo in esame che vede correlatori il Presidente ed il Segretario Anzaldi. Alla luce di tale aspetto non sarebbe in linea astratta contrario ad ulteriori approfondimenti istruttori, purché questi non si risolvano in un rallentamento dell’iter e siano funzionali ad una approvazione condivisa della proposta di risoluzione.

  Il deputato Massimiliano CAPITANIO (Lega) invita a procedere alla votazione degli emendamenti.

  Anche ad avviso del deputato Michele ANZALDI (IV) occorrerebbe velocizzare l’iter della proposta di risoluzione senza necessariamente rincorrere l'obiettivo di una sua approvazione unanime.

  Il senatore Giorgio Maria BERGESIO (L-SP-PSd'Az) ritiene che, poiché la proposta di risoluzione contiene delle mere linee guida e tenuto conto dei pareri espressi dai relatori, vi siano tutte le condizioni per esaminare da subito gli emendamenti.

  Il deputato Emilio CARELLI (M5S), nel fugare ogni dubbio sul rischio che un eventuale comitato ristretto possa avere un effetto dilatorio sulla conclusione dell’iter, dichiara di rinunciare alla proposta in precedenza avanzata.

  La deputata Francesca FLATI (M5S) richiama l'esigenza di rinviare il prosieguo dell'esame per consentire ai proponenti degli emendamenti di valutare le riformulazioni che i relatori hanno prospettato nel corso dell'odierna seduta.

  Il deputato Federico FORNARO (LEU) auspica che in futuro, sulla falsariga di quanto previsto dal regolamento della Camera, si possa immaginare l'istituzione di un apposito comitato per affrontare l'esame di testi di natura controversa o maggiormente complicati.

  I senatori Maurizio GASPARRI (FI-BP) e Renato SCHIFANI (FI-BP) invitano la Commissione a procedere senza indugio alla votazione degli emendamenti sui quali già sono stati espressi i pareri da parte dei relatori.

  Il deputato Paolo TIRAMANI (Lega) sottolinea che se la maggioranza non è in grado di procedere immediatamente all'esame degli emendamenti, dovrebbe assumersi la responsabilità di avanzare alla Commissione una proposta di rinvio dell'esame.

  Il PRESIDENTE, apprezzate le circostanze e nell'ottica di pervenire all'approvazione il più possibile condivisa della proposta di risoluzione da lui predisposta insieme al deputato Anzaldi, rinvia il seguito dell'esame ad una prossima seduta e convoca immediatamente una riunione dell'Ufficio di Presidenza integrato dai rappresentanti dei Gruppi.

  Il seguito dell'esame è quindi rinviato.

CONVOCAZIONE DELL'UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI

  Il PRESIDENTE avverte che l'ufficio di presidenza integrato dai rappresentanti dei Gruppi è immediatamente convocato al termine della seduta.

Sulla pubblicazione dei quesiti

  Il PRESIDENTE comunica che sono pubblicati in allegato, ai sensi della risoluzione relativa all'esercizio della potestà di vigilanza della Commissione sulla società concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo, approvata dalla Commissione il 18 marzo del 2015, i quesiti dal n. 118/683 al n. 121/686 e n. 125/723, per i quali è pervenuta risposta scritta alla Presidenza della Commissione (vedi allegato).

  La seduta termina alle 15.15.

  Mercoledì 2 ottobre 2019. — Presidenza del presidente Alberto BARACHINI.

UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI PARLAMENTARI

  L'ufficio si è riunito dalle 15.15 alle 15.20.

Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi - mercoledì 2 ottobre 2019

ALLEGATO 1

Emendamenti alla proposta di risoluzione su princìpi di indirizzo e linee guida sull'utilizzo dei social media da parte dei dipendenti e collaboratori della RAI presentata dal presidente, senatore Barachini, e dal deputato Anzaldi.

EMENDAMENTI

  Alle premesse, al quarto capoverso, apportare le seguenti modificazioni:
   a) sostituire le parole:
la necessità, con le seguenti: l'opportunità;
   b) sostituire le parole: da parte della RAI di una regolamentazione interna, con le seguenti: di un Codice interno di cui la RAI intende dotarsi.
1. 1. Flati, Di Nicola, Gaudiano, Mantovani, Giordano, Di Lauro, Paxia, Paragone, Acunzo, Ricciardi, L'Abbate, De Giorgi.

  Alle premesse, al quinto capoverso, aggiungere in fine le seguenti parole: da sottoporre all'azienda RAI che dovrà predisporre il Codice interno entro sei mesi dall'approvazione della presente risoluzione.
1. 2. Flati, Di Nicola, Gaudiano, Mantovani, Giordano, Di Lauro, Paxia, Paragone, Acunzo, Ricciardi, L'Abbate, De Giorgi.

  Alla proposta di risoluzione, apportare le seguenti modificazioni:
   alle premesse, aggiungere in fine i seguenti capoversi:
    l'articolo 21 della Costituzione garantisce che «tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione»;
    il Testo unico dei doveri del giornalista prevede che ogni iscritto all'ordine «applica i princìpi deontologici nell'uso di tutti gli strumenti di comunicazione, compresi i social network»;
    l'Ordine nazionale dei Giornalisti e alcuni Ordini regionali sono dovuti intervenire, anche nei confronti di dipendenti Rai, per l'uso inappropriato e talvolta diffamatorio dei social media,.

  al paragrafo PREMESSA:  FINALITÀ E DESTINATARI  apportare le seguenti modificazioni:
   a) al primo capoverso, dopo le parole: Le presenti Linee Guida inserire le seguenti: che l'Azienda, dopo averle condivise e fatte proprie, si impegna ad adottare con un proprio provvedimento entro 30 giorni dall'approvazione della presente Proposta di Risoluzione;
   b) al primo capoverso, dopo le parole: e dell'impatto reputazionale che può avere sull'Azienda inserire le seguenti parole: e del condizionamento improprio che può esercitare sugli utenti la comunicazione espressa da un dipendente del Servizio Pubblico. Occorre considerare che la libertà di manifestazione del pensiero è un diritto irrinunciabile per chiunque, ma evitarne gli eccessi con attenzione ed equilibrio - e senza quindi limitarne la portata
sostanziale – è una doverosa responsabilità del Servizio Pubblico a tutela dell'interesse comune prima ancora che della propria credibilità.;
   c) al secondo capoverso, dopo le parole: le presenti Linee guida sono rivolte al personale dipendente dell'Azienda e ai collaboratori, a qualsiasi titolo, anche occasionali e/o temporanei inserire le seguenti: e agli artisti con contratto;
   d) al secondo capoverso, dopo le parole: l'uso dei profili ufficiali delle testate e delle trasmissioni aggiungere le seguenti: di rete;
   al paragrafo 3. USO DEI PROFILI PERSONALI apportare le seguenti modificazioni:
   a) al secondo capoverso, sopprimere le seguenti parole: - ivi compresi i retweet e i like nonché ogni altra forma di apprezzamento di testi, foto o video altrui-;
   b) sopprimere il quarto capoverso.
1. 3. Capitano.

  Sopprimere il paragrafo: PREMESSA: FINALITÀ E DESTINATARI.
1. 4. Flati, Di Nicola, Gaudiano, Mantovani, Giordano, Di Lauro, Paxia, Paragone, Acunzo, Ricciardi, L'Abbate, De Giorgi.

  Al paragrafo 1. PRINCÌPI GENERALI, al primo capoverso, sopprimere le seguenti parole: sui social network.
1. 5. Flati, Di Nicola, Gaudiano, Mantovani, Giordano, Di Lauro, Paxia, Paragone, Acunzo, Ricciardi, L'Abbate, De Giorgi.

  Al paragrafo 1. PRINCÌPI GENERALI, al primo capoverso, sopprimere le seguenti parole: possono essere più gravi di quelle nell'ambiente fisico, in quanto sono più, nonché la parola: più.
1. 6. Flati, Di Nicola, Gaudiano, Mantovani, Giordano, Di Lauro, Paxia, Paragone, Acunzo, Ricciardi, L'Abbate, De Giorgi.

  Al paragrafo 1. PRINCÌPI GENERALI, al terzo capoverso, apportare le seguenti modificazioni:
   a) premettere le seguenti parole: Per quanto riguarda i giornalisti;
   b) sopprimere la parola: altresì;
   c) sopprimere le parole: dai giornalisti.
1. 7. Flati, Di Nicola, Gaudiano, Mantovani, Giordano, Di Lauro, Paxia, Paragone, Acunzo, Ricciardi, L'Abbate, De Giorgi.

  Al paragrafo 2. USO DEI PROFILI UFFICIALI DELL'AZIENDA, sopprimere il secondo capoverso.
1. 8. Flati, Di Nicola, Gaudiano, Mantovani, Giordano, Di Lauro, Paxia, Paragone, Acunzo, Ricciardi, L'Abbate, De Giorgi.

  Al paragrafo 2. USO DEI PROFILI UFFICIALI DELL'AZIENDA, sopprimere il terzo capoverso.
1. 9. Flati, Di Nicola, Gaudiano, Mantovani, Giordano, Di Lauro, Paxia, Paragone, Acunzo, Ricciardi, L'Abbate, De Giorgi.

  Al paragrafo 2. USO DEI PROFILI UFFICIALI DELL'AZIENDA, al quarto capoverso, sopprimere la seguente parola: informatica.
1. 10. Flati, Di Nicola, Gaudiano, Mantovani, Giordano, Di Lauro, Paxia, Paragone, Acunzo, Ricciardi, L'Abbate, De Giorgi.

  Al paragrafo 3. USO DEI PROFILI PERSONALI, al primo capoverso, sopprimere le seguenti parole: avendo cura di specificare che si tratta di un profilo privato ed evitando di utilizzare il logo ufficiale della Rai per non indurre in equivoco sull'ascrivibilità all'Azienda dei contenuti pubblicati.
1. 11. Flati, Di Nicola, Gaudiano, Mantovani, Giordano, Di Lauro, Paxia, Paragone, Acunzo, Ricciardi, L'Abbate, De Giorgi.

  Al paragrafo 3. USO DEI PROFILI PERSONALI, al secondo capoverso, sopprimere le seguenti parole: – ivi compresi i «retweet» e i «like» nonché ogni altra forma di apprezzamento di testi, foto o video altrui –, nonché le seguenti: quali l'imparzialità, l'indipendenza, il pluralismo, il principio di legalità, il divieto di discriminazione, il rispetto della dignità della persona, il contrasto ad ogni forma di violenza etc.
1. 12. Flati, Di Nicola, Gaudiano, Mantovani, Giordano, Di Lauro, Paxia, Paragone, Acunzo, Ricciardi, L'Abbate, De Giorgi.

  Al paragrafo 3. USO DEI PROFILI PERSONALI, sostituire il terzo capoverso con il seguente:
  Nel manifestare il proprio pensiero e nel condividere contenuti sui social network, si raccomanda di avere cura di non contribuire alla diffusione di fake news.
1. 13. Flati, Di Nicola, Gaudiano, Mantovani, Giordano, Di Lauro, Paxia, Paragone, Acunzo, Ricciardi, L'Abbate, De Giorgi.

  Al paragrafo 3. USO DEI PROFILI PERSONALI, sopprimere il quarto capoverso.
1. 14. Flati, Di Nicola, Gaudiano, Mantovani, Giordano, Di Lauro, Paxia, Paragone, Acunzo, Ricciardi, L'Abbate, De Giorgi.

  Al paragrafo 3. USO DEI PROFILI PERSONALI, sostituire il quinto capoverso con il seguente:
  È fatto divieto di utilizzare il proprio profilo personale per la divulgazione di informazioni riservate riguardanti l'azienda.
1. 15. Flati, Di Nicola, Gaudiano, Mantovani, Giordano, Di Lauro, Paxia, Paragone, Acunzo, Ricciardi, L'Abbate, De Giorgi.

  Al paragrafo 3. USO DEI PROFILI PERSONALI, sopprimere il sesto capoverso.
1. 16. Flati, Di Nicola, Gaudiano, Mantovani, Giordano, Di Lauro, Paxia, Paragone, Acunzo, Ricciardi, L'Abbate, De Giorgi.

  Al paragrafo 4. PROFILI SANZIONATORI, sopprimere le seguenti parole: con le presenti linee guida.
1. 17. Flati, Di Nicola, Gaudiano, Mantovani, Giordano, Di Lauro, Paxia, Paragone, Acunzo, Ricciardi, L'Abbate, De Giorgi.

  Al paragrafo 4. PROFILI SANZIONATORI, aggiungere in fine il seguente capoverso:
  Si disincentiva altresì l'invio di lettere di richiamo che possano preludere al licenziamento e il ricorso a pratiche sanzionatorie che ricorrano allo stesso licenziamento ove non si tratti di disposizioni di un giudice.
1. 18. Flati, Di Nicola, Gaudiano, Mantovani, Giordano, Di Lauro, Paxia, Paragone, Acunzo, Ricciardi, L'Abbate, De Giorgi.

ALLEGATO 2

QUESITI PER I QUALI È PERVENUTA RISPOSTA SCRITTA ALLA PRESIDENZA DELLA COMMISSIONE (DAL N. 118/683 AL N. 119/686)

  MULÈ. — Al Presidente e all'Amministratore delegato della RAI.

  Il giornalista Roberto Pecchinino, ex collaboratore della Rai, sta conducendo da quasi venti anni una estenuante battaglia legale contro l'azienda di Viale Mazzini;
   il Pecchinino, durante la sua attività professionale, ha realizzato circa 3.500 servizi e 5.000 montaggi, pressoché tutti trasmessi in televisione senza che il suo nome fosse mai stato mostrato come autore dei filmati;
   a ciò si aggiunge che, sempre durante l'attività professionale svolta dal giornalista al servizio della Rai, il Comune di Sanremo, nell'ambito della convenzione per il Festival della Canzone Italiana, aveva ottenuto l'apertura di un ufficio distaccato del telegiornale regionale e la sede era stata proprio individuata nel laboratorio del Pecchinino;
   inopinatamente, nel 2001, la Rai ha interrotto ogni collaborazione con il giornalista, senza pagare alcun canone per l'occupazione dei locali fino ad allora avvenuta né i costi per l'adeguamento delle strutture, provocando una severa perdita patrimoniale per il Pecchinino rispetto alla prosecuzione del rapporto cui aveva fatto affidamento;
   gli ingenti investimenti sostenuti dall'autore non sono mai stati rimborsati e, nonostante le prove prodotte durante la causa civile, sia la sentenza di 1o grado che quella di 2o grado lo hanno visto soccombere, con la condanna a rifondere alla Rai la somma delle spese legali;
   nello specifico, con la sentenza 5.9.2013 n. 1035, la Corte d'Appello di Genova rigettò l'impugnazione del ricorrente, confermando tutte le statuizioni del primo Giudice e condannando il giornalista al pagamento delle spese di lite del grado d'appello;
   per questo motivo, agli inizi del 2015, è stato presentato un ricorso in Cassazione, la quale si è pronunciata favorevolmente, statuendo che: «la lesione del diritto d'autore, pur nella componente di diritto della personalità riferito alla paternità ed integrità dell'opera e non all'utilizzazione della stessa, può dar luogo al risarcimento del danno patrimoniale, qualora dalla sua lesione sia derivato un pregiudizio economico al soggetto che ne è titolare, ed in tal caso la risarcibilità del danno è illimitata» (cass. Civ. 7183/2017);
   alla luce della pronuncia della Cassazione si è proceduto alla riassunzione della causa per il giudizio di rinvio ove si è regolarmente costituita anche la Rai che ha continuato a contestare la fondatezza della domanda risarcitoria;
   la Corte di Appello di Genova in sede di rinvio ha riconfermato le pronunce di merito sfavorevoli al Pecchinino, condannandolo per giunta al pagamento delle spese processuali di tutti i diversi gradi del giudizio (primo e secondo grado, cassazione e rinvio);
   avverso tale pronuncia, manifestatamente irrispettosa del decisum di Cassazione, il Pecchinino è tornato una seconda volta dinanzi alla Suprema Corte affinché la Rai venga condannata al risarcimento del danno patrimoniale per lesione del diritto morale d'autore del ricorrente e, in ogni caso, con condanna del resistente alla
restituzione dell'importo pagato in esecuzione delle pronunce di merito (euro 10.086.96 a seguito della pronuncia di appello cassata, ed eventualmente le ulteriori in esecuzione di quella di rinvio);
   ad avviso dell'interrogante, la vicenda appena riportata ha arrecato al Pecchinino, nel corso degli anni, un grave pregiudizio economico, configurabile nella perdita di chance e mancato incremento del giro d'affari e la trasmissione dei servizi televisivi, senza che venisse fatta menzione dell'autore, ha oscurato la visibilità dello stesso violando l'inalienabilità del diritto d'autore, riconosciuta a chi realizza un'opera d'arte-:
   se i vertici Rai non intendano provvedere al risarcimento del danno patrimoniale per la evidente lesione del diritto morale d'autore che il giornalista Roberto Pecchinino, dopo circa venti anni di battaglie legali, continua a subire affinché il suo operato, svolto a servizio dell'Azienda pubblica, sia riconosciuto, rispettato e valorizzato. (118/683)

  RISPOSTA. – In merito all'interrogazione in oggetto si informa di quanto segue.
  La Corte d'Appello di Genova, nell'ultima pronuncia intervenuta sulla vicenda, con sentenza n. 741/2018 concludeva che non essendo stati forniti neanche elementi presuntivi tali da integrare adeguata dimostrazione della effettiva sussistenza di un qualunque danno patrimoniale, la domanda doveva essere rigettata.
   Il sig. Pecchinino ha proposto ricorso per cassazione sulla base di motivi che Rai, con il conforto dei propri legali, ritiene inammissibili e infondati. Pertanto si attende la nuova pronuncia della Suprema Corte di Cassazione alle cui determinazioni, naturalmente, Rai si atterrà.
   Allo stato, dunque, un riconoscimento anche parziale delle pretese economiche avanzate dal sig. Pecchinino si atteggerebbe come privo di giustificazione ed esporrebbe il management della società a un'ipotesi di responsabilità per danno erariale.

  CAPITANIO, BERGESIO, COIN, FUSCO, IEZZI, PERGREFFI, TIRAMANI. – Al Presidente e all'Amministratore delegato della RAI.

  Lo scorso 4 settembre 2019, il giornalista Fabio Sanfilippo, al momento in servizio come caporedattore presso Rai Radio1, ha pubblicato sul suo profilo un post contenente messaggi offensivi indirizzati all'ex Ministro dell'Interno, Matteo Salvini, con specifiche allusioni anche alla famiglia di quest'ultimo;
   Alla luce di quanto esposto sopra, si chiede alla Società Concessionaria:
   se – nel pieno rispetto della libertà di espressione garantita dalla Costituzione – ritiene tollerabile che un proprio dipendente si esprima in questo modo nei confronti di un Ministro della Repubblica;
   se al momento della redazione del post (4 settembre 2019, ore 16.56) il giornalista Sanfilippo fosse in servizio e se sia consentito l'uso dei social network durante l'orario di lavoro per scopi non strettamente connessi all'attività professionale;
   cosa intenda fare per regolare l'uso dei social network da parte dei propri dipendenti. (119/686)

  RISPOSTA. – In merito all'interrogazione in oggetto si informa di quanto segue.
  In relazione alla vicenda in esame, RAI ha tempestivamente avviato un procedimento disciplinare contestando al giornalista Fabio Sanfilippo, Caporedattore della redazione Digital del Giornale Radio: I) il carattere diffamatorio del post pubblicato sul profilo personale Facebook; II) il danno all'immagine dell'Azienda. Il procedimento disciplinare è ancora in corso.
  La Rai, a seguito del sempre più diffuso utilizzo dei
social network e del loro impatto sul mondo della comunicazione nel corso degli ultimi anni, sta predisponendo una nuova direttiva interna finalizzata a disciplinare in modo più chiaro e coerente gli interventi sui social da parte dei dipendenti.

  Una direttiva che avrà una stretta connessione tra il Codice Etico, sottoscritto da tutti i dipendenti e i collaboratori di Rai, i valori del Contratto di Servizio e le nuove linee guida sul comportamento da tenere sui social media e in generale nelle pubbliche dichiarazioni.

  PAXIA. – Al Presidente e all'Amministratore delegato della RAI. — Premesso che:
   durante l'ultima puntata della trasmissione «Porta a Porta» andata in onda in data 17/09/2019 su Rai Uno è stata invitata Lucia, la donna che la notte di nove anni fa è stata massacrata a sangue, a pugni e a coltellate da un uomo col volto coperto, il suo ex disperato e il quale non ha mai perdonato a Lucia di essere stato lasciato, nonostante fosse in carcere l'uomo ha commissionato l'omicidio della donna a un sicario bulgaro in cambio di 25 mila euro, un trattore e un'auto;
   durante la trasmissione, Bruno Vespa ha utilizzato frasi e termini che ben poco si addicono alla televisione pubblica e in particolare alla pubblica umanità;
   Lucia, costretta a vivere sotto scorta, ieri ha dichiarato: «È come se fossi affetta da un male incurabile» mentre il conduttore incalza dicendole: «è fortunata, perché è sopravvissuta». «Lui è innocente». «A differenza di tante altre donne, è protetta. Non corre rischi.» E ancora: «18 mesi sono un bel flirtino però...» «Era così follemente innamorato di lei da non volerla dividere se non con la morte.» E via, sempre più giù, in un abisso di superficialità e orrore che culmina nella frase della vergogna. «Signora, se avesse voluto ucciderla, lo avrebbe fatto.»;
   tenuto conto:
    del rispetto sul tema del femminicidio e la violenza sulle donne e l'attenzione che in particolare la rete pubblica dovrebbe avere in materia;
    e i procedimenti giudiziari e di quanto accaduto;
   considerato:
    l'importanza del servizio pubblico televisivo anche per fini educativi e sociali;
    la gravità delle parole utilizzate e il poco rispetto nei confronti delle donne vittime e di tutte le donne che lottano contro questo fenomeno orrendo;
   si chiede di sapere:
    quali iniziative la RAI intenda adottare per far sì che fatti come quelli descritti non possano più verificarsi durante una trasmissione, se non ritiene che i termini utilizzati da Bruno Vespa non siano sconvenienti e poco rispettosi, se intenda aprire un'inchiesta interna che possa far luce sul caso e se intenda, pubblicamente, prendere le distanze dall'accaduto con una presa di posizione netta. La RAI quale servizio pubblico non può permettere interviste di questo tenore perché potrebbe passare all'esterno il concetto alle donne di non denunciare. Perché lo stato non vi aiuterà e perché non verranno credute. Potrebbe passare infatti il concetto che non si tratti né di violenza, né di odio, e che non siano considerati tentati femminicidi ma solo «troppo amore». (120/707)

  FORNARO, DE PETRIS. – Al Presidente e all'Amministratore delegato della Rai. — Premesso che:
   nella puntata di Porta a Porta di martedì 17 settembre 2019 il conduttore Bruno Vespa ha intervistato Lucia Panigalli, vittima di un tentativo di omicidio da parte dell'ex compagno, Mauro Fabbri;
   la notte del 16 maggio 2010 la signora Panigalli viene aggredita vicino alla sua abitazione da un uomo a volto coperto, Mauro Fabbri, che la prende a calci e pugni in viso e prova ad accoltellarla. Il giudice stabilisce che si è trattato di tentato omicidio. Mauro Fabbri viene condannato a otto anni e mezzo di carcere che vengono ridotti per buona condotta;

   dal 29 luglio 2019 la Signora Panigalli è costretta a vivere sotto scorta perché Mauro Fabbri è uscito dal carcere di Ferrara ed è tornato ad abitare a pochi chilometri da casa sua;
   durante la trasmissione andata in onda su Rai Uno la donna si è vista costretta a rispondere alle incalzanti e insinuanti domande del conduttore, che l'ha definita «fortunata» perché viva ed ha definito Fabbri «così follemente innamorato di lei da non volerla dividere con nessuno», affermazioni inaccettabili e goffamente sminuenti della gravità della vicenda;
   i media possono svolgere un ruolo importante nella battaglia contro la violenza sulle donne, sia nel linguaggio sia nel metodo con cui si sceglie di affrontare l'argomento. Il servizio pubblico, in particolare, non può permettere che la violenza di genere venga romanzata e distorta;
   si chiede di sapere:
    quali iniziative la RAI intenda adottare per far sì che fatti come quelli descritti non possano più verificarsi durante una trasmissione e se intenda prendere le distanze dall'accaduto con una presa di posizione netta. (121/712)

  VERDUCCI, BOLDRINI, FEDELI, VALENTE, IORI, D'ARIENZO, GIACOBBE. – Al Presidente e all'Amministratore delegato della RAI. — Premesso che:
   nella giornata di martedì 17 settembre, nel corso della puntata della trasmissione televisiva Porta a Porta è andata in onda un'intervista a Lucia Panigalli, sopravvissuta a un tentativo di femminicidio da parte dell'ex compagno, ma oggi costretta a vivere sotto scorta a seguito della liberazione dello stesso e che attualmente risiede a soli 4 chilometri di distanza dall'abitazione della sua vittima;
   secondo un copione oramai drammaticamente noto alle cronache, l'ex compagno della Panigalli, Mauro Fabbri, aveva tentato di ucciderla a seguito della decisione della donna di porre fine alla breve relazione che li legava. L'uomo condannato per tentato omicidio alla pena della reclusione di otto anni e mezzo, poi diminuita, durante la detenzione in carcere aveva, inoltre, commissionato l'omicidio della donna ad un sicario bulgaro in cambio del pagamento di 25 mila euro, fatto per il quale non è stato punito a causa di un vuoto normativo;
   Lucia Panigalli era ospite della trasmissione Porta a Porta per sostenere un disegno di legge, presentato dalla senatrice Paola Boldrini, che modifica l'articolo 115 del codice penale in materia di accordo e istigazione per commettere omicidio, punendo l'istigatore anche nel caso in cui il progetto criminale non si realizzi per la desistenza dell'istigato o del partecipe all'accordo;
   tuttavia, l'intervista si è trasformata rapidamente in una sorta d'interrogatorio della vittima, con modalità e frasi che sembravano sminuire la gravità del fatto e la credibilità della donna. In particolare, occorre evidenziare alcune frasi volte a sottolineare la durata della relazione, il fatto che la vittima abbia una scorta, sottolineando come la sua situazione sia migliore rispetto a quella di altre vittime di aggressione, fino alle frasi: «Signora se avesse voluto ucciderla lo avrebbe già fatto» o ancora: «Quindi lui era così follemente innamorato di lei da non volerla dividere se non con la morte, finché morte non vi separi come si dice». Frasi che, come di tutta evidenza, appaiono di una gravità inaudita, lesive della dignità di una donna vittima di un tentativo di omicidio. Una vittimizzazione secondaria in aperto contrasto tutte le carte dei doveri del giornalismo, compreso il manifesto di Venezia promosso da GiULiA, dalla Cpo della Fnsi e dal sindacato dell'azienda Rai, l'Usigrai;
   al riguardo, si evidenzia il punto 10 del citato manifesto di Venezia, che nel più generale obbligo di un uso corretto e consapevole del linguaggio, sottolinea
come prioritario l'impegno ad evitare l'utilizzo di: espressioni che anche involontariamente risultino irrispettose, denigratorie, lesive o svalutative dell'identità e della dignità femminile; termini fuorvianti come «amore» «raptus» «follia» «gelosia» «passione» accostati a crimini dettati dalla volontà di possesso e annientamento;
   a quanto detto, si aggiunga che la Convenzione sulla prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne e la violenza domestica – meglio nota come ’Convenzione di Istanbul’ – adottata dal Consiglio d'Europa 1'11 maggio 2011 e ratificata dall'Italia con la legge 27 giugno 2013, n. 77, oltre ad essere il primo strumento internazionale giuridicamente vincolante volto a creare un quadro normativo completo a tutela delle donne contro qualsiasi forma di violenza, riconosce espressamente la violenza contro le donne quale violazione dei diritti umani;
   la predetta Convenzione chiarisce, inoltre, all'articolo 17, quanto l'elemento culturale sia fondamentale e assegna all'informazione, un ruolo specifico richiamandola alle proprie responsabilità;
   l'intervista condotta da Bruno Vespa ha suscitato immediate reazioni di protesta e come sottolineato in una nota di condanna da Cpo Fnsi e Usigrai «(...) purtroppo non è nemmeno un caso isolato. Distorta, senza rispetto per la vittima ci è parsa anche la puntata de La vita in diretta del 12 settembre. Si parlava del femminicidio di Piacenza e le parole usate hanno mostrato una totale lontananza dai temi posti dal manifesto di Venezia: l'amore associato alla violenza, il racconto del solo punto di vista dell'omicida, fatto passare per «ossessionato», attraverso una lunghissima intervista alla sua consulente «di parte», alla vigilia della richiesta, da parte dei difensori, della perizia psichiatrica»;
   si chiede di sapere:
    quali iniziative la Rai intenda assumere al fine di garantire che, in un Paese come il nostro segnato dall'intollerabile piaga del femminicidio, non si alimenti una sub-cultura manipolatoria e discriminatoria mediante l'utilizzo del servizio pubblico;
   se gli interrogati non ritengano, altresì, imprescindibile per la credibilità e l'autorevolezza del servizio pubblico promuovere l'adozione di un codice di autoregolamentazione al fine di garantire l'utilizzo di un linguaggio corretto in tutti i casi in cui si parli di violenza alle donne e idoneo a impedire che nel corso di trasmissioni televisive si realizzino episodi di vera e propria vittimizzazione secondaria della donna. (125/723)

  RISPOSTA. – In merito alle interrogazioni in oggetto si informa di quanto segue.
  Il tema del femminicidio è da sempre al centro dell'attenzione della Rai che con la programmazione costante di notizie, trasmissioni e approfondimenti cerca di rendere consapevoli gli utenti di questa gravissima piaga sociale che il nostro Paese sta affrontando e di come nessun atto di violenza possa mai essere giustificato con «l'amore».
  Nell'ambito della programmazione Rai, il 17 settembre il tema del femminicidio è stato nuovamente affrontato nella trasmissione «Porta a porta» attraverso l'intervista a Lucia Panigalli, vittima di violenze efferate da parte di un uomo che non accettava la fine della loro relazione. Nel corso dell'intervista, al di là delle stesse intenzioni del conduttore, ci sono state domande e affermazioni che possono essere state interpretate come non in linea con quella che è la sensibilità e la missione del servizio pubblico nella condanna della violenza contro le donne.
  L'incidente è stato immediatamente stigmatizzato pubblicamente anche dall'amministratore delegato, Fabrizio Salini, che ha affermato: «Condivido la forte contrarietà suscitata dai toni dell'intervista realizzata da Bruno Vespa alla signora Lucia Panigalli». Salini ha poi chiarito la posizione della Rai che «considera la difesa e
la tutela dei diritti delle donne un principio imprescindibile e indiscutibile [.. .] su cui non sono mai tollerabili equivoci».
  In linea con queste affermazioni, e dopo un confronto con l'Azienda sull'incidente, il 24 settembre Bruno Vespa è tornato su quanto accaduto e, in apertura di puntata di Porta a Porta ha chiesto scusa al pubblico. Vespa ha poi ribadito il suo impegno nell'informazione al servizio della battaglia contro la violenza sulle donne e ha ricordato come abbia dedicato dal 2000 a oggi tante trasmissioni alle donne: «40 casi trattati e 127 puntate». «Puntate che vorrei non aver fatto», ha spiegato Vespa, sottolineando come sia dilagante la piaga dei maltrattamenti e degli abusi che, non di rado, culminano con omicidi di cui le donne sono vittime.
  Anche quest'anno la Rai – che al tema dedica interamente, tra le altre, due trasmissioni come «Amore Criminale» e «Sopravvissute» – il 25 novembre, in occasione della giornata internazionale contro la violenza sulle donne, avrà una programmazione radiotelevisiva speciale su tutte le Reti e le Testate per sensibilizzare gli ascoltatori su questo gravissimo e, purtroppo sempre attuale, tema.
  Il servizio pubblico, inoltre, da sempre nelle sue trasmissioni sollecita e promuove l'uso di un corretto linguaggio e di un adeguato contesto ogni qual volta si parli di violenza sulle donne e di violenza in generale. Il rispetto alle vittime è sempre dovuto e ogni equivoco che possa sminuire la condanna di qualsiasi forma di violenza è detestabile.