III Commissione

Affari esteri e comunitari

Affari esteri e comunitari (III)

Commissione III (Affari esteri)

Comm. III

Affari esteri e comunitari (III)
SOMMARIO
Giovedì 27 giugno 2019

PETIZIONI:

Petizione n. 151 del 2018 del sig. Mimmo Di Garbo, da Milano, che chiede: iniziative per l'affissione di una targa commemorativa nel luogo della strage di Nassiryia (Seguito esame ai sensi dell'articolo 109 del Regolamento e conclusione – Approvazione della risoluzione n. 8-00035) ... 14

ALLEGATO 1 (Risoluzione approvata dalla Commissione) ... 17

INTERROGAZIONI:

5-01084 Quartapelle Procopio: Sulla detenzione di un difensore dei diritti umani contro la schiavitù in Mauritania ... 15

ALLEGATO 2 (Testo della risposta) ... 18

5-01668 Quartapelle Procopio: Sulle condizioni della manodopera locale impiegata da aziende italiane operanti in Eritrea ... 15

ALLEGATO 3 (Testo della risposta) ... 20

5-02005 Siragusa: Sull'affidamento degli incarichi di insegnamento presso l'Istituto statale onnicomprensivo di Asmara ... 15

ALLEGATO 4 (Testo della risposta) ... 22

5-02022 Quartapelle Procopio: Sulla linea di politica estera dell'Italia in merito alla crisi libica ... 15

ALLEGATO 5 (Testo della risposta) ... 25

III Commissione - Resoconto di giovedì 27 giugno 2019

UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI

  L'ufficio di presidenza si è riunito dalle 12.50 alle 13.

PETIZIONI

  Giovedì 27 giugno 2019. — Presidenza della presidente Marta GRANDE. — Interviene il sottosegretario di Stato per agli affari esteri e la cooperazione internazionale, Manlio Di Stefano.

  La seduta comincia alle 13.

Petizione n. 151 del 2018 del sig. Mimmo Di Garbo, da Milano, che chiede: iniziative per l'affissione di una targa commemorativa nel luogo della strage di Nassiryia.
(Seguito esame ai sensi dell'articolo 109 del Regolamento e conclusione – Approvazione della risoluzione n. 8-00035).

  La Commissione prosegue l'esame della petizione in oggetto, rinviato nella seduta dell'11 giugno scorso.

  Marta GRANDE, presidente e relatrice, ricorda di avere preannunciato, nella scorsa seduta, la presentazione di una proposta di risoluzione finalizzata ad impegnare il Governo ad assumere le opportune iniziative presso le autorità irachene per apporre una lapide commemorativa nel sito in cui avvenne la strage di Nassiryia. Avverte, pertanto, di avere presentato una proposta di risoluzione, che recepisce, nelle parti in premessa, i contenuti degli interventi svolti dai colleghi Cabras e Fassino (vedi allegato 1).

  Il sottosegretario Manlio DI STEFANO esprime parere favorevole sull'atto di indirizzo testé presentato dalla presidente, esprimendo apprezzamento per il ricorso ad un istituto di democrazia diretta.

  La Commissione approva quindi in modo unanime la risoluzione a prima firma della presidente Grande, che assume il n. 8-00035.

  La seduta termina alle 13.05.

INTERROGAZIONI

  Giovedì 27 giugno 2019. — Presidenza della presidente Marta GRANDE. — Interviene il sottosegretario di Stato per gli affari esteri e la cooperazione internazionale, Manlio Di Stefano.

  La seduta comincia alle 13.05.

5-01084 Quartapelle Procopio: Sulla detenzione di un difensore dei diritti umani contro la schiavitù in Mauritania

  Il sottosegretario Manlio DI STEFANO risponde all'interrogazione in titolo nei termini riportati in allegato (vedi allegato 2).

  Lia QUARTAPELLE PROCOPIO (PD), replicando, ringrazia il Governo italiano per l'impegno fin qui profuso ma si dichiara parzialmente soddisfatta dalla risposta fornita dal sottosegretario Di Stefano: pur apprezzando, infatti, l'impegno dell'Esecutivo nella lotta contro lo schiavitù, rileva l'opportunità di esprimere una più forte presa di posizione a favore del neo-eletto Presidente della Mauritania Biram Ould Abeid, la cui legittima elezione è stata contestata dal governo locale e che rischia di incorrere in una ulteriore e del tutto arbitraria detenzione. Ribadisce, quindi, l'esigenza che il Governo italiano si schieri a sostegno del popolo mauritano e del presidente democraticamente eletto.

5-01668 Quartapelle Procopio: Sulle condizioni della manodopera locale impiegata da aziende italiane operanti in Eritrea.

  Il sottosegretario Manlio DI STEFANO risponde all'interrogazione in titolo nei termini riportati in allegato (vedi allegato 3).

  Lia QUARTAPELLE PROCOPIO (PD), replicando, si dichiara molto soddisfatta della sensibilità espressa dal Governo sul tema oggetto dell'interrogazione.

5-02005 Siragusa: Sull'affidamento degli incarichi di insegnamento presso l'Istituto statale onnicomprensivo di Asmara.

  Il sottosegretario Manlio DI STEFANO risponde all'interrogazione in titolo nei termini riportati in allegato (vedi allegato 4).

  Mirella EMILIOZZI (M5S), cofirmataria dell'interrogazione in titolo, replicando, si dichiara soddisfatta della risposta del Governo, ringraziando per la particolare attenzione riservata alla questione oggetto dell'interrogazione.

5-02022 Quartapelle Procopio: Sulla linea di politica estera dell'Italia in merito alla crisi libica.

  Il sottosegretario Manlio DI STEFANO risponde all'interrogazione in titolo nei termini riportati in allegato (vedi allegato 5).

  Andrea DE MARIA (PD), cofirmatario dell'interrogazione in titolo, replicando, prende atto della risposta del Governo che, a suo avviso, conferma, la scarsa incisività dell'azione dell'Italia nello scenario libico, già denunciata dal suo gruppo in sede di discussione generale sulla Deliberazione del Consiglio dei ministri in merito alla partecipazione dell'Italia alle missioni internazionali per il 2019. Sottolinea che le carenze e i limiti dell'azione diplomatica in Libia sono tanto più gravi in quanto nuocciono all'interesse nazionale, dal momento che quella regione costituisce uno snodo fondamentale per l'approvvigionamento energetico, per la gestione dei flussi migratori e per la lotta al terrorismo. Conclusivamente, auspica che il Governo valuti con attenzione l'opportunità di dare seguito al memorandum di intesa tra Italia e Libia del 2 febbraio 2017, sottoscritto dal precedente Esecutivo, che potrebbe assicurare significativi progressi in materia cooperazione allo sviluppo, rafforzamento della sicurezza delle frontiere e contrasto all'immigrazione illegale, al traffico di esseri umani e al contrabbando.

  Marta GRANDE, presidente, dichiara concluso lo svolgimento delle interrogazioni all'ordine del giorno.

  La seduta termina alle 13.30.

III Commissione - giovedì 27 giugno 2019

ALLEGATO 1

Petizione n. 151 del 2018 del sig. Mimmo Di Garbo, da Milano, che chiede: iniziative per l'affissione di una targa commemorativa nel luogo della strage di Nassiryia.

RISOLUZIONE APPROVATA DALLA COMMISSIONE

   La III Commissione,
   richiamato l'esame, svolto nella seduta dell'11 giugno 2019, della petizione n. 151 del 2018 del signor Mimmo Di Garbo, da Milano, che chiede iniziative per l'affissione di una targa commemorativa nel luogo della strage di Nassiryia;
   richiamato l'articolo 50 della Costituzione che, configurando il diritto di petizione come uno strumento di sollecitazione nei confronti dell'attività legislativa e di indirizzo politico del Parlamento, disciplina uno degli istituti cardine della democrazia diretta;
   richiamati i contenuti della petizione connessi al grave attentato terroristico subìto da militari e civili italiani ed iracheni il 12 novembre 2003 presso la base Maestrale di Nassiriya in Iraq;
   segnalato che oggi, nel luogo dell'attentato, ha sede la Camera di commercio di Nassiriya e che nessuna targa commemorativa o lapide o altro ricordi il tragico attentato, che fu uno dei più sanguinosi avvenuti nel corso della missione Antica Babilonia in Iraq: l'autobomba provocò, infatti, la morte di dodici militari dell'Arma, di cinque militari dell'Esercito e di due civili, oltre a nove iracheni e i feriti italiani furono diciotto;
   condiviso il giudizio del cittadino Di Garbo rispetto alla esigenza che in un sito così significativo per la storia d'Italia del secondo dopoguerra sia apposta una lapide in memoria dei connazionali italiani che quel giorno persero la vita nell'esercizio del dovere e nel servizio alle istituzioni del nostro Paese per obiettivi di pace, nonché in omaggio ai cittadini iracheni coinvolti nel massacro, e ciò anche al fine di dare testimonianza della profonda amicizia che lega Italia ed Iraq;
   richiamata, in generale, la drammaticità di quella fase storica e l'esigenza di una riflessione complessiva sul significato complessivo di quel conflitto, segnato da reiterati massacri ai danni della popolazione civile irachena, spesso senza adeguata attenzione da parte dei mezzi di informazione occidentali;
   condiviso l'auspicio affinché anche sul territorio nazionale possano essere assunte iniziative per la commemorazione dei caduti italiani nelle missioni internazionali di pace,

impegna il Governo

   ad assumere le opportune iniziative nei confronti delle Autorità irachene al fine di pervenire alla apposizione di una lapide commemorativa nel luogo della strage di Nassiryia.
(8-00035) «
Grande».

ALLEGATO 2

Interrogazione n. 5-01084 Quartapelle Procopio: Sulla detenzione di un difensore dei diritti umani contro la schiavitù in Mauritania.

TESTO DELLA RISPOSTA

  La Mauritania è stata l'ultimo Paese al mondo ad abolire formalmente la schiavitù nel 1981 e solo nel 2007, sulla scia di forti pressioni internazionali, ha adottato una legge che la qualifica come reato. Nel 2012 un'ampia revisione della Costituzione ne ha sancito il divieto, stabilendo al contempo l'uguaglianza dei cittadini e il diritto alla differenza culturale. Tuttavia, anche dopo la creazione, nel 2013, di un Tribunale speciale per i casi di schiavitù, permangono profondi pregiudizi culturali che discriminano le popolazioni originarie dei Paesi del sud rispetto alla popolazione araba e condizionano il sistema giudiziario, fortemente controllato dal Governo.
  La Mauritania si è sottoposta nel 2015 alla Revisione Universale Periodica del Consiglio Diritti Umani (UPR), esercizio di monitoraggio periodico sulla situazione dei diritti umani cui si sottopongono tutti i Paesi membri dell'ONU. L'Italia ha raccomandato al Paese di adottare misure per combattere il lavoro minorile; promuovere una partecipazione più ampia e adeguata delle donne nelle istituzioni pubbliche, assicurare che le minoranze religiose possano godere dei loro diritti senza discriminazioni, considerare l'adozione di una moratoria de jure sulla pena di morte.
  Più in generale, l'Italia è fortemente impegnata nella lotta contro ogni forma di schiavitù. Sosteniamo le attività della Special Rapporteur ONU per le forme contemporanee di schiavitù, ruolo attualmente ricoperto dalla sudafricana Urmila Bhoolahe. La Special Rapporteur ha il compito di esaminare e riferire su tutte le forme contemporanee di schiavitù e pratiche simili alla schiavitù, anche raccomandando azioni e misure ai singoli Stati e tenendo particolarmente conto del genere e dell'età delle vittime.
  Inoltre, l'Italia attribuisce la massima importanza alla lotta contro il traffico di esseri umani, che figura anche tra le priorità del nostro mandato 2019-2021 in Consiglio Diritti Umani (così come lo era stata nell'ambito del mandato italiano in Consiglio di Sicurezza dell'ONU nel 2017). La lotta alla tratta degli esseri umani è stata una priorità anche nel contesto della Presidenza italiana in esercizio dell'OSCE nel 2018, che ha favorito l'adozione di una specifica decisione sulla tratta dei minori al Consiglio Ministeriale OSCE del 6-7 dicembre scorsi a Milano.
  Passando allo specifico caso dell'attivista mauritano Biram Ould Abeid, presidente dell'IRA (Iniziativa per la rinascita del movimento abolizionista), egli era stato arrestato il 7 agosto scorso, a seguito di una denuncia per calunnie e diffamazione, sporta contro di lui dal giornalista Dedde Ould. Al momento dell'arresto, forti sono state le proteste dello stesso Biram, del partito Sawabe (di cui è esponente) e di una parte della società civile, che hanno unanimemente accusato le autorità mauritane di aver orchestrato l'arresto per ostacolare la sua candidatura alle elezioni legislative. Il leader del movimento abolizionista aveva già scontato una pena detentiva di 18 mesi (dicembre 2014-giugno 2016), per effetto di una condanna per appartenenza a un'organizzazione illegale e per attività sovversive comminatagli a seguito di una campagna contro la schiavitù condotta all'epoca dall'IRA.

  Lo scorso 1o settembre – dunque durante la sua permanenza nel carcere di Nouakchott – Biram è stato eletto al primo turno deputato all'Assemblea Nazionale (unico ramo del Parlamento rimasto dopo la soppressione del Senato, decisa dal referendum costituzionale dell'agosto 2017) tra le fila del partito nazionalista di opposizione Sawab. Successivamente, lo scorso 31 dicembre, Biram Ould Abeid è stato liberato ed è stato candidato alle elezioni presidenziali svoltesi, in primo turno, lo scorso 22 giugno, risultando il secondo candidato più votato dopo il candidato sostenuto dal Presidente uscente, Mohamed Ould Ghazouani.
  All'epoca della detenzione in carcere, il caso è stato seguito con attenzione dall'Ambasciata d'Italia a Rabat, in stretta collaborazione con gli altri partner europei e con Delegazione UE, nell'ambito del locale coordinamento, prestando la dovuta cautela anche in considerazione del ruolo politico di Biram Ould Abeid e delle dinamiche elettorali in corso nel Paese.

ALLEGATO 3

Interrogazione n. 5-01668 Quartapelle Procopio: Sulle condizioni della manodopera locale impiegata da aziende italiane operanti in Eritrea.

TESTO DELLA RISPOSTA

  La questione delle condizioni dei lavoratori in Eritrea è tema che viene seguito con grande attenzione dal Governo nel più ampio contesto del sostegno alla stabilizzazione e al processo di riconciliazione avviato in quella regione.
  Più precisamente, per quanto riguarda l'eventualità di un impiego di manodopera locale da parte di imprese italiane e nell'ambito di progetti da finanziarsi nel Corno d'Africa, va premesso che al momento l'unica azienda italiana di una certa caratura operante in loco non impiega personale 5, proveniente dal servizio militare nazionale, bensì persone liberamente disposte ad offrire il proprio lavoro in cambio di remunerazioni ben al di sopra della media nazionale.
  Come noto, l'Italia sta sostenendo convintamente, innanzitutto attraverso un'intensificazione del dialogo politico, il processo di riconciliazione in atto nel Corno d'Africa. Alla base di questo sostegno, concretizzatosi nel corso dell'ultimo anno in numerose visite di alto livello nei Paesi della regione, risiede la persuasione che solo attraverso il riavvicinamento tra Etiopia, Eritrea, Somalia e Gibuti si possano creare le condizioni di stabilità necessarie per favorire lo sviluppo economico e il miglioramento delle condizioni di vita dei Paesi del Corno.
  È opinione tanto del Governo italiano, quanto dell'Unione europea, che progetti infrastrutturali di respiro regionale rappresentino la chiave per favorire la creazione di posti di lavoro e, di riflesso, la crescita e l'integrazione economica dei Paesi coinvolti.
  Come rilevato dall'interrogante, è notoria la durata indefinita del servizio nazionale imposto ai giovani eritrei. Esso costituisce di fatto l'architrave su cui si fonda l'intero assetto socio-economico del Paese. I coscritti, infatti, non servono solo nelle fila dell'esercito, ma sono inseriti nel settore economico-burocratico-amministrativo. Il Governo eritreo non esclude la possibilità di ridurre la durata del servizio nazionale, ma la condiziona alla parallela creazione di posti di lavoro in grado di assorbire la manodopera che diverrebbe a quel punto disponibile sul mercato. Si tratta di un processo estremamente complesso di architettura sociale, su cui tanto l'Italia che l'UE tentano di svolgere un ruolo di stimolo, attraverso gli interventi di cooperazione.
  Pur riconoscendo che la tutela dei diritti umani nel Paese non ha ancora mostrato significativi passi in avanti a seguito della firma dell'Accordo di Pace con l'Etiopia, si è in ogni caso assistito negli ultimi mesi ad una positiva ripresa del dialogo tra le Autorità di Asmara e la Comunità internazionale. In particolare, alcune visite in Eritrea di rappresentanti della Banca Mondiale e del Fondo Monetario internazionale hanno constatato la disponibilità del Paese a lavorare con le istituzioni finanziarie internazionali per individuare riforme capaci di dare nuovo slancio allo sviluppo eritreo.
  In questo quadro, attualmente il Governo italiano ha manifestato alle controparti, eritrea ed etiopica, la disponibilità a finanziare uno studio di fattibilità per la realizzazione di collegamenti infrastrutturali fra i due Stati. Al momento, tuttavia, tale programma non è stato avviato, in attesa dell'individuazione da parte delle
due parti del percorso esatto dei collegamenti da realizzarsi. Qualora si dovesse passare ad una fase più concreta, si provvederà a richiedere alle Autorità eritree adeguate garanzie circa il non impiego di personale proveniente dalle fila del servizio nazionale e, comunque, il rispetto dei principi internazionalmente riconosciuti in materia di lavoro.
  In maniera non dissimile da quanto sta attualmente facendo l'Unione europea con riferimento ai progetti di sviluppo infrastrutturale da essa finanziati, si potrà valutare l'esborso di fondi in presenza di precise norme di tutela delle condizioni di lavoro, vigilando sull'erogazione di adeguati salari e lavorando assieme a partner rispettati affinché, come promesso dal Governo eritreo, una smobilitazione incrementale degli effettivi del servizio nazionale vada in parallelo con la creazione di nuovi posti di lavoro.

ALLEGATO 4

Interrogazione n. 5-02005 Siragusa: Sull'affidamento degli incarichi di insegnamento presso l'Istituto statale onnicomprensivo di Asmara.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Nel panorama della rete scolastica italiana all'estero, la Scuola Statale di Asmara riveste un ruolo di particolare importanza per una molteplicità di ragioni, sia nell'ambito dei rapporti bilaterali con l'Eritrea sia nel quadrante del Corno d'Africa, essendo uno dei principali veicoli di promozione linguistica e culturale italiana nell'area. Si tratta della più grande scuola statale italiana all'estero per popolazione scolastica (1.257 studenti nell'anno scolastico 2017/2018, di cui 145 italiani e 1.112 stranieri), che abbraccia i segmenti di insegnamento che vanno dalla primaria alla secondaria di secondo grado, diversificata in tre indirizzi di studio: liceo scientifico opzione scienze applicate e Istituto tecnico con gli indirizzi «amministrazione, finanza e marketing» e «costruzione, ambiente e territorio».
  I posti in contingente nell'anno scolastico 2018/19 sono 56, relativi a 54 docenti, di cui 3 di sostegno, 1 dirigente scolastico ed 1 direttore dei servizi generali e amministrativi, con un incremento di 4 posti rispetto al 2017/2018 e di 7 rispetto al 2016/2017 (con la formulazione delle nuove graduatorie da parte del MIUR, potranno essere ricoperti anche i posti in organico di sostegno). In un contingente complessivo all'estero di 674 posti, la scuola ad Asmara assorbe ben l'8,31 per cento del personale collocato fuori ruolo.
  Anche sul piano finanziario, al di là delle spese obbligatorie per le spettanze del personale inviato dall'Italia o reclutato in loco, l'impegno del Governo a sostegno della scuola è stato degno di nota: 85.580 euro nel 2017 per la realizzazione di ambienti didattici e laboratoriali in materia di innovazione digitale; 125.000 euro nel 2018 ai fini della fornitura gratuita e spedizione dei libri di testo agli alunni della scuola primaria e a quelli della secondaria appartenenti a famiglie disagiate; 70.200 euro sempre nell'esercizio finanziario 2018 per l'attuazione dell'autonomia scolastica e il sostegno agli alunni disabili o con disturbi specifici dell'apprendimento.
  Da ultimo, la scuola, anche su impulso della Farnesina, si sta attivando per l'avvio di una collaborazione con un ente certificatore della Convenzione CLIQ (Certificazione lingua italiana di qualità).
  Per quanto riguarda la questione del reclutamento in loco, sollevata dall'interrogante, si ritiene utile specificare quanto segue.
  Su un piano generale, il decreto legislativo n. 64 del 2017, nel regolamentare il funzionamento delle scuole statali all'estero, è intervenuto sul reclutamento permettendo l'uso di contratti a normativa locale sia per sostituire docenti assenti sia per assegnare quegli insegnamenti che non raggiungono un orario di cattedra (cosiddetti «spezzoni»).
  Tale previsione è stata finalizzata a prevenire quei contenziosi che nel tempo si erano accumulati, con giudici stranieri che imponevano gli effetti della norma locale anche a contratti stipulati a legge italiana. Si è inoltre eliminato un sistema di assegnazione delle supplenze del tutto obsoleto, perché basato su graduatorie di residenti e non residenti, che negli anni era sfociato in numerosi contenziosi. Si è stabilito, inoltre, che nelle scuole statali
all'estero gli insegnamenti obbligatori che non costituiscono cattedra o posto di insegnamento sono ripartiti fra i docenti già in servizio con abilitazione specifica od affine o con titolo di studio valido per l'insegnamento della disciplina, per un massimo di 24 ore di insegnamento (orario massimo di insegnamento di un docente in Italia).
  L'interrogazione richiama inoltre il decreto direttoriale n. 2501 dell'8 gennaio 2018, emanato in attuazione del citato decreto legislativo n. 64 del 2017, che ha individuato, sentito il MIUR, le discipline del curricolo italiano per le quali è possibile reclutare in loco, escludendo: i segmenti dell'infanzia e della primaria; le cattedre comprendenti l'insegnamento dell'italiano nella scuola secondaria di I e di II grado; gli insegnamenti caratterizzanti i singoli indirizzi di scuola. Sono state al contempo individuate le discipline linguistiche e alcuni insegnamenti che possono essere veicolati anche in lingua straniera (ad es. matematica, scienze, tecnologia, arte e immagine, scienze motorie e sportive), per i quali, invece, il reclutamento in loco dovrebbe risultare più semplice.
  La scelta compiuta con il decreto direttoriale n. 2501 è stata dunque improntata a prudenza, per quanto – è bene ricordarlo – in base agli standard internazionali il reclutamento in loco costituisca per altri Paesi un principio organizzativo imprescindibile per la tenuta e sostenibilità delle istituzioni scolastiche all'estero, ad esempio per la Francia, che vanta una rete molto più estesa di quella italiana.
  Venendo al particolare, ad Asmara è stata prevista la possibilità di assegnazione ai docenti locali delle seguenti discipline:
   a) tecnologia, inglese, arte e immagine, musica ed educazione fisica nella scuola secondaria di primo grado;
   b) lingua e cultura inglese, lingua inglese, scienze motorie e sportive nelle scuole secondarie di secondo grado, oltre a matematica e fisica negli istituti tecnici.

  Si tratta per la Scuola statale di Asmara nel complesso di 9 discipline, equivalenti a 10 posti in contingente, nell'ambito di un percorso comunque graduale che, allo stato attuale, si prevede concludersi nell'anno scolastico 2022/23, in base al ritmo di scadenza dei mandati del personale già in servizio all'estero.
  Va inoltre tenuto presente che la normativa vigente fissa, a tutela della qualità dell'insegnamento, specifici criteri e modalità di reclutamento, anche con riferimento alla certificazione della conoscenza della lingua italiana. Conseguentemente, per gli insegnamenti per i quali la scuola aveva comunicato difficoltà a reperire personale in loco, l'Amministrazione degli esteri è intervenuta con lo strumento delle assegnazioni temporanee previsto dal citato decreto legislativo n. 64 del 2017. Sono stati, pertanto, inviati dall'Italia, presso la Scuola statale di Asmara quattro docenti per le quattro materie a carattere scientifico-tecnologico. Le assunzioni sono avvenute nel mese di marzo e in un solo caso ad inizio giugno, date le difficoltà incontrate nell'individuazione del docente a seguito di numerose rinunce.
  Inoltre, la Farnesina condurrà a breve una missione tecnica ad Asmara volta ad assicurare un supporto in loco per l'espletamento delle procedure di reclutamento per le ore di cattedra e per i cosiddetti «spezzoni orari» in vista dell'avvio del prossimo anno scolastico.
  La Farnesina continua dunque ad essere attivamente impegnata per garantire il pieno e corretto funzionamento della Scuola italiana di Asmara, anche nell'interlocuzione con le autorità locali. Da ultimo, in un recentissimo incontro dell'inviato Speciale per il Corno d'Africa con il Ministro degli Esteri Saleh, sono state sollevate questioni importanti quali quella di uno spedito rilascio dei visti e permessi a favore del personale scolastico italiano, dell'estensione del loro mandato a sei anni, del necessario ampliamento degli spazi a disposizione dell'ente scolastico, dell'esigenza di reclutare personale qualificato in ambito locale (superando le eventuali difficoltà dovute agli obblighi relativi al Servizio nazionale indefinito in capo ai possibili candidati). È stato, quindi, proposto
di negoziare un'intesa tecnica che disciplini tutti questi temi nel loro insieme.
  La questione dell'istituto di Asmara è stata approfonditamente seguita dalla Vice Ministra Del Re in coordinamento con il MIUR ed è stata al centro di una visita della Vice Ministra in Eritrea lo scorso dicembre. Da ultimo la Scuola di Asmara è stata, peraltro, oggetto di una recente lettera della stessa Vice Ministra indirizzata al Consigliere politico del Presidente Afewerki, Yemane Gebreab, a conferma della grande attenzione che l'attuale Governo riserva alla questione, anche a livello politico.

ALLEGATO 5

Interrogazione n. 5-02022 Quartapelle Procopio: Sulla linea di politica estera dell'Italia in merito alla crisi libica.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Sin dall'inizio della crisi libica, l'Italia è sempre stata in prima linea nel sostegno internazionale al processo politico a guida onusiana e nel consolidamento delle istituzioni libiche.
  L'interesse nazionale italiano è saldamente ancorato al rispetto dei principi di unità, sovranità, integrità territoriale e stabilità duratura e sostenibile della Libia.
  Condizione, quest'ultima, imprescindibile per contrastare la minaccia terroristica, prevenire flussi migratori illegali e tutelare i nostri interessi energetici. L'Italia riconosce e sostiene pienamente il Consiglio presidenziale/Governo di Accordo Nazionale, legittimamente riconosciuto dalla Comunità internazionale. Al contempo riteniamo che il Generale Haftar sia un interlocutore con il quale sia necessario dialogare nel perseguimento di una soluzione politica della crisi libica.
  La posizione italiana si ispira al principio di inclusività, ovvero si fonda sulla necessità di coltivare un dialogo tra tutte le diverse anime politiche libiche, perché solo attraverso un costante dialogo intra-libico si potrà evitare un'ulteriore escalation militare e far avanzare il processo politico. Tale approccio inclusivo è rivolto anche a tutti gli attori internazionali che giocano un ruolo in Libia, per tentare di trovare insieme soluzioni condivise all'attuale stallo nel processo politico.
  Su tali presupposti, nell'attuale situazione di conflitto in Libia, l'azione italiana si sviluppa lungo tre direttrici principali:
   1) azione di persuasione nei confronti di tutte le parti libiche coinvolte per evitare ulteriori escalation, ridurre la conflittualità e raggiungere un cessate il fuoco, accompagnato dall'attuazione di tregue umanitarie;
   2) soluzione politica e rifiuto di una soluzione militare. In tale ottica continuiamo a sostenere convintamente gli sforzi del Rappresentante Speciale delle Nazioni Unite Salamé per un rapido riavvio del dialogo tra le parti;
   3) favorire la più ampia coesione della Comunità internazionale sul dossier libico, essenziale per assicurare il pieno sostegno alla centralità dell'azione dell'ONU. È infatti nostra convinzione che solo attraverso l'unità di intenti della Comunità internazionale sia possibile giungere ad una soluzione politica definitiva, nell'interesse primario della stessa popolazione libica.

  È in tale ottica che l'Italia ha accolto il recente annuncio del Presidente Serraj di voler convocare un forum di dialogo libico, in coordinamento con la missione in Libia delle Nazioni Unite, con il fine ultimo di condurre il Paese ad elezioni entro il 2019. Come Italia, siamo favorevoli a qualsiasi iniziativa volta a favorire una soluzione negoziata della crisi libica e che sia incentrata sul ruolo essenziale delle Nazioni Unite come guida del dialogo politico.
  Fin dall'avvio delle ostilità, l'Italia ha condotto un'intensa attività diplomatica a più livelli che si è concretizzata in una serie di contatti a tutto campo che hanno coinvolto le controparti libiche, i principali attori regionali e internazionali e l'ONU, per scongiurare il rischio di un ulteriore
aggravamento della situazione e impedire lo scoppio di una guerra civile suscettibile di gravi conseguenze per la popolazione libica e per la stabilità dell'intera regione.
  Con particolare riferimento alle controparti libiche, numerosi sono stati i contatti a tutti i livelli. Solo per citare gli ultimi, il Presidente del Consiglio Conte ha incontrato a Roma il Presidente Serraj, lo scorso 7 maggio, e il Generale Haftar lo scorso 16 maggio. Anche grazie alla perdurante, piena operatività dell'Ambasciata d'Italia a Tripoli, l'Italia mantiene un dialogo con tutti i rappresentanti libici e in particolare con la città di Misurata che rappresenta una realtà politica, militare ed economica di primissimo rilievo negli equilibri della Libia, anche nell'ottica del futuro assetto politico del Paese.
  Continuiamo allo stesso tempo a mantenere stretti contatti con i partner internazionali maggiormente coinvolti sul dossier libico, invitandoli ad utilizzare la loro influenza per indurre le parti ad allentare le tensioni e a riavviare un dialogo costruttivo. In tale ambito, frequenti sono stati i contatti tanto a livello politico, quanto a livello alti funzionari con i partner del formato P3+1 (Francia, USA, UK) +1 (Italia) e P3(Francia, USA, UK)+3 (Italia, Egitto, Emirati Arabi Uniti), le cui ultime riunioni si sono svolte rispettivamente lo scorso 21 giugno a Londra e lo scorso 24 aprile a Roma, alla presenza dello Rappresentante Speciale Salamé. Una nuova riunione del formato P3+3 si terrà il domani 28 giugno, sempre a Roma.
  A ciò si affiancano i frequenti contatti con ulteriori attori internazionali, particolarmente profilati sul dossier libico, quali Russia, Arabia Saudita, Algeria, Qatar e Turchia.
  Nell'ambito dell'azione italiana volta a favorire la coesione internazionale sul dossier, già all'indomani dello scoppio delle ostilità – solo per citare alcuni passi più recenti – il Ministro Moavero ha promosso l'adozione di una dichiarazione congiunta dei Ministri degli esteri del G7 insieme all'Alto rappresentante Mogherini a Dinard (5 aprile) e ha giocato un ruolo chiave nell'elaborazione della dichiarazione dell'Alto rappresentante Mogherini per conto dell'UE sulla situazione in Libia (11 aprile). In occasione del Consiglio affari esteri all'Ue, al quale è anche intervenuto il rappresentante Speciale Salamé, lo scorso 13 maggio, anche grazie al ruolo chiave svolto dall'Italia, è stata adottata una Dichiarazione a 28 sulla Libia che ha veicolato in maniera unitaria messaggi chiave, quali l'appello al cessate il fuoco, alla protezione dei civili e all'assistenza umanitaria, il ritorno al dialogo politico e il sostegno a UNSMIL. Da ultimo, la tradizionale posizione italiana è stata riconosciuta e fatta propria dalle conclusioni del Consiglio europeo del 20-21 giugno scorso.
  In questo momento critico per la Libia, l'Italia continua a mantenere uno stretto coordinamento con l'ONU, la cui azione deve rimanere centrale per riaprire le prospettive di dialogo. L'Italia, anche grazie all'azione dell'Ambasciata a Tripoli, ha assicurato un costante contatto con la Missione UNSMIL e con il Rappresentante Speciale Salamé, che il Ministro Moavero prevede di incontrare nuovamente domani 28 giugno, in occasione della partecipazione del Rappresentante Speciale alla riunione P3+3.