XIV Commissione
Politiche dell'Unione europea
Politiche dell'Unione europea (XIV)
Commissione XIV (Unione europea)
Comm. XIV
Documento di economia e finanza 2019. Doc. LVII, n. 2 e Allegati (Parere alla V Commissione) (Seguito dell'esame e conclusione – Parere favorevole) ... 188
ALLEGATO 1 (Parere approvato dalla Commissione) ... 194
ALLEGATO 2 (Proposta parere alternativo Pd) ... 195
Schema di decreto legislativo recante disciplina sanzionatoria per la violazione delle disposizioni di cui al regolamento (UE) 2015/757, concernente il monitoraggio, la comunicazione e la verifica delle emissioni di anidride carbonica generate dal trasporto marittimo. Atto n. 76 (Seguito dell'esame, ai sensi dell'articolo 126, comma 2, del regolamento, e conclusione – Parere favorevole). ... 192
ALLEGATO 3 (Parere approvato dalla Commissione) ... 197
Schema di decreto legislativo recante attuazione della direttiva (UE) 2016/797 relativa all'interoperabilità del sistema ferroviario dell'Unione europea. Atto n. 73 (Seguito dell'esame, ai sensi dell'articolo 126, comma 2, del regolamento, e conclusione – Parere favorevole con osservazioni). ... 193
ALLEGATO 4 (Parere approvato dalla Commissione) ... 198
SEDE CONSULTIVA
Mercoledì 17 aprile 2019. — Presidenza del presidente Sergio BATTELLI.
La seduta comincia alle 9.50.
Documento di economia e finanza 2019.
Doc. LVII, n. 2 e Allegati.
(Parere alla V Commissione).
(Seguito dell'esame e conclusione – Parere favorevole).
La Commissione prosegue l'esame del provvedimento in oggetto, rinviato nella seduta del 16 aprile 2019.
Sergio BATTELLI, presidente, avverte che, come convenuto in sede di Ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, la Commissione dovrà concludere l'esame del documento entro la giornata odierna.
Piero DE LUCA (PD) osserva che già in questa prima fase di analisi del Documento di economia e finanza (DEF) si rilevano anomalie, anche rispetto ai contenuti della recente legge di bilancio, che suscitano perplessità. Rileva, in particolare, che si prevede una drastica riduzione del tasso di crescita del PIL, tale da incidere quindi sul relativo rapporto con il deficit e determinare il rischio effettivo che possa essere aperta una procedura per disavanzo eccessivo contro l'Italia da parte dell'Unione europea. Sottolinea, peraltro, che tali livelli di bassa crescita sono anche previsti dall'Ufficio parlamentare di bilancio e dalla Banca d'Italia, e che, se confermati, i conti previsti dal Governo difficilmente tornerebbero. In tal senso chiede se quest'ultimo abbia condotto su di essi una seria verifica, nonché se siano stati calcolati gli effetti dei 2 miliardi di riduzione della spesa pubblica previsti dalla legge di bilancio, in caso di andamento negativo dei saldi di bilancio.
Sulla base di queste considerazioni, ad una prima lettura del documento in questione, è dell'avviso che vi sia quantomeno una sfasatura aritmetica sui conti e che quindi non potranno essere rispettate le regole europee in materia di debito pubblico. Per questi motivi, dal momento che si pongono i presupposti per l'apertura di una procedura di infrazione a carico dell'Italia, ritiene che non si possa dare un parere positivo sul DEF. Riservandosi, a nome del suo gruppo, ulteriori interventi nel corso del dibattito, conclude chiedendo che il Governo faccia chiarezza circa il rispetto delle regole sul deficit e sul debito pubblico considerando che la previsione di crescita del PIL è in fortissima diminuzione (dall'1,5 per cento previsto solo quattro mesi fa, allo 0,2 per cento attuale) e che è necessario reperire circa 23 miliardi di euro per sterilizzare l'attivazione delle clausole di salvaguardia riguardanti l'aumento delle aliquote IVA per i prossimi anni.
Cristina ROSSELLO (FI) dichiara la radicale contrarietà del suo gruppo al documento in esame, sia per quanto riguarda il metodo seguito per la sua redazione sia per quanto riguarda l'impianto di merito delle misure che esso contiene.
Giuseppina OCCHIONERO (LeU) esprime la sua contrarietà sul documento in esame che, a suo avviso, non aggiunge nulla a quanto già disposto da una assai criticabile legge di bilancio. Rileva inoltre che con questo documento il Governo non sembra dare seguito alle raccomandazioni che sono state rivolte all'Italia dal Consiglio dell'Unione europea il 13 luglio del 2018 e invita, infine, l'Esecutivo e la maggioranza ad adottare misure più concrete che stimolino e aiutino la crescita e la solidità del nostro sistema economico.
Marco MAGGIONI (Lega), relatore, in replica al deputato De Luca ritiene che sia utile fare riferimento, piuttosto, al quadro d'insieme. In tal senso segnala, che si è registrato un generale rallentamento della crescita dei Paesi membri dell'Unione europea e che anche la Germania vede fortemente rallentata la sua economia. Osserva come sia opportuno tracciare i bilanci a consuntivo e sottolinea che il DEF fotografa l'andamento tendenziale e programmatico esistente nel momento in cui si effettua, cioè il mese di aprile, andamento che può mutare e la cui evoluzione viene quindi registrata a fine anno nella legge di bilancio. Evidenzia che nel documento all'esame il rapporto deficit/PIL cambia per l'anno in corso, il 2019, mentre per il biennio successivo resta in linea con quanto previsto lo scorso anno. Sottolinea inoltre che anche il trend di riduzione del debito pubblico per gli anni successivi al 2019 rimane sostanzialmente invariato. Precisa altresì che le stime effettuate sono molto prudenziali cosa che, ritiene, la Commissione europea terrà in considerazione.
Osserva che altri dati da tenere in considerazione nella valutazione del quadro d'insieme della situazione sono quelli relativi all'andamento positivo del differenziale di rendimento tra i titoli decennali italiani e i corrispondenti titoli tedeschi, pur sottolineando come tale indicatore non debba essere l'unico considerato, e degli indici della borsa italiana. Con particolare riferimento a quest'ultimo dato, sottolinea che l'incremento da inizio anno è stato particolarmente significativo e lo è ancora di più se si considera il peso dei titoli bancari nell'indice di borsa. Rammenta peraltro che nel documento all'esame è contenuto un grafico che ben descrive la progressiva e continua riduzione del peso delle sofferenze nel settore bancario con i conseguenti benefici finanziari per il sistema-Paese.
Rimarca inoltre che i due principali strumenti innovativi che il Governo e la maggioranza hanno adottato con l'ultima legge di bilancio, il reddito di cittadinanza e la «quota 100» pensionistica, dispiegheranno i propri effetti, per ragioni tecniche, soltanto nella seconda parte dell'anno in corso cosa che è stata peraltro confermata anche dal Ministro dell'economia e delle finanze, Giovanni Tria. Ricorda che la prima misura si rivolge alle famiglie a basso reddito e, di conseguenza, con una propensione marginale consumo più alta: si tratta quindi di una misura che si propone di sostenere più alti livelli di consumi interni – cosa su cui un Governo può intervenire – e scongiurare che una loro riduzione si sommi all'attuale calo della domanda internazionale – che si stima peraltro in lieve aumento per il prossimo anno –, e sulla quale il singolo Governo può ben poco.
Conclude esprimendo il suo convincimento circa il rispetto degli equilibri finanziari richiesti dall'Unione europea.
Piero DE LUCA (PD) ribadisce che quanto da lui ricordato in precedenza è un dato oggettivo desumibile dai documenti: la problematica relativa all'aumento o meno dell'IVA comporta che il deficit aumenterebbe al 3,4 per cento. Inoltre, il rapporto debito pubblico/PIL passerà dal 132,2 per cento al 132,6 per cento. Peraltro ricorda che il Ministro dell'economia e delle finanze, Giovanni Tria, ha avuto modo di dichiarare proprio questa mattina, in audizione davanti alle Commissioni bilancio riunite di Camera e Senato, che nel DEF sono considerati gli aumenti dell'IVA, previsti dalla legge di bilancio. Ricorda inoltre che l'aumento del debito è previsto sia dall'Ufficio parlamentare di bilancio che dalla Banca d'Italia e da Eurostat.
In tale contesto ritiene quindi che vi siano tutte le premesse per poter affermare con certezza che i numeri del quadro finanziario siano peggiorati e che vi sia il concreto pericolo dell'apertura di una procedura d'infrazione da parte dell'Unione europea. Per tali motivi è dell'avviso che la Commissione dovrebbe esprimere un parere contrario sul documento, giacché questo, come concepito, si pone in contrasto con il diritto dell'Unione europea.
Marco MAGGIONI (Lega), relatore, in replica al deputato De Luca rimarca che il dato oggettivo è che Governo e maggioranza sono intenzionate ad evitare l'aumento dell'IVA; ricorda, inoltre, che per ottenere tale risultato si stanno prospettando diverse alternative e osserva che le dichiarazioni del Ministro Giovanni Tria devono essere lette nel contesto in cui sono state rese e non estrapolate arbitrariamente dal discorso. Ribadisce quindi che al momento si è in presenza di un mero scenario economico-finanziario.
Formula, quindi, una proposta di parere favorevole sul documento (vedi allegato 1).
Guido Germano PETTARIN (FI) preannuncia il voto contrario del suo gruppo, determinato da considerazioni riguardanti sia il metodo che il merito del documento. In tale contesto intende sottolineare due ben precisi e individuabili elementi di pericolo: la questione concernente l'IVA e la possibile introduzione di una imposta patrimoniale. Osserva che il DEF non realizza minimamente ciò che era stato raccomandato dal Consiglio dell'Unione europea all'Italia, massimamente in materia di investimenti e infrastrutture, e che con esso non si è andati oltre alla mera filosofia dello scenario. Sottolinea, invece, che le coperture devono essere effettive e non solamente teoriche.
Piero DE LUCA (PD) preannuncia il voto contrario del suo gruppo, in ragione sia della sua impostazione che delle misure prospettate. Contesta le valutazioni del relatore circa la natura di mero scenario delle previsioni contenute nel provvedimento: nota infatti che il Ministro dell'economia e delle finanze, Giovanni Tria, ha apertamente confermato che il DEF incorpora gli aumenti dell'IVA in questione. Se di scenario si deve parlare lo si dovrebbe fare, a suo avviso, qualora si fosse alla ricerca delle risorse necessarie per la sterilizzazione delle clausole di salvaguardia. Osserva inoltre che tali clausole sono state inserite nell'ultima legge di bilancio al solo scopo di ottenere il via libera da parte delle istituzioni dell'Unione europea, al fine di trovare un equilibrio nel quadro economico e finanziario. Crede però che l'aumento, a suo avviso, inevitabile dell'IVA dovrebbe essere esplicitato ai cittadini. Osserva che, in tal modo, il Governo e la maggioranza scaricheranno sulle famiglie e sulle imprese i costi di quelle misure, a suo avviso, inefficaci e demagogiche quali il reddito di cittadinanza e la «quota 100» pensionistica. Con riferimento al numero di richieste al di sotto delle aspettative per l'erogazione del reddito di cittadinanza, sottolinea che ciò può significare o che siano stati sbagliati i conti circa la platea delle persone che versano in stato di bisogno o che le norme sono scritte male. In replica a quanto dichiarato dal relatore circa l'aumento dei consumi interni determinato dal reddito di cittadinanza, segnala che di sicuro, con l'aumento delle aliquote IVA, ci sarà un forte ribasso dei consumi stessi, se non un crollo.
È dell'avviso che anche in questo caso si confermi la propensione del Governo ad agire soltanto per slogan, mentre occorrerebbe, a suo avviso, restare ancorati alla realtà e adottare misure concrete. Ribadisce, in proposito, che è palese che i conti, come proposti, non tornano e che il quadro economico finanziario presentato è in conflitto con le regole europee. Osserva comunque che è sempre utile essere aperti e disponibili al dibattito, ascoltando le diverse opinioni e, se convinti, cambiare avviso.
In conclusione, invita il relatore a rivedere la sua proposta di parere in considerazione del fatto che un'espressione favorevole sarebbe in conflitto con le regole dell'Unione europea in materia di normativa di bilancio e auspica che su ciò si inneschi un proficuo dibattito.
Preannuncia quindi a nome del suo gruppo la presentazione di una proposta di parere contrario sul documento alternativa a quella formulata dal relatore.
Filippo SCERRA (M5S) segnala che il suo gruppo è sempre stato disponibile al dialogo, ma anche che i dati devono essere guardarti in un'ottica complessiva. Ricorda che le previsioni sono peggiori di quelle che ci si aspettava per tutti i Paesi dell'Unione europea e non solo per l'Italia. La Germania, ad esempio, cresce in modo molto inferiore rispetto alle attese e la sua scarsa crescita influenza tutta la zona dell'Unione europea. Sottolinea inoltre che il livello degli scambi commerciali internazionali è in forte riduzione, a causa della politica protezionistica degli Stati Uniti, del calo di scambi con la Cina e, più in generale, per la riduzione della domanda globale. Osserva che i Paesi esportatori come la Germania e l'Italia, quest'ultima anche per il suo collegamento all'economia tedesca, si trovano quindi difficoltà. Rileva che, in tale contesto, il Governo non ha la possibilità di intervenire per modificare sostanzialmente il quadro globale. Invita tuttavia a valutare positivamente alcuni fondamentali macroeconomici italiani rispetto agli altri Paesi europei come l'alto livello di avanzo primario e la maggiore crescita della produzione industriale nei primi due mesi del 2019, segno dei primi effetti positivi delle politiche del Governo.
Con riferimento alle dichiarazioni del Ministro dell'economia e delle finanze, Giovanni Tria, sottolinea che esse si limitano a dare conto di una possibilità prevista a livello tecnico, ma devono essere intese nel senso che bisogna trovare soluzioni alternative all'aumento dell'IVA, confermando il fermo intendimento del Governo e della maggioranza a tal fine.
Ribadisce la sua favorevole valutazione sulle due importanti misure adottate con l'ultima legge di bilancio, cioè il reddito di cittadinanza e la «quota 100». Sottolinea che la prima ha un grandissimo valore sociale e costituisce anche un notevole fattore di crescita economica – che, ricorda, è rappresentato dalla prevista crescita dall'attuale 0,2 per cento allo 0,5 per cento del PIL per il prossimo anno. Segnala, tuttavia, che il Governo non si limita alle predette misure ma intende stimolare l'economia attraverso i decreti-legge cosiddetti «crescita», che farà ripartire gli investimenti pubblici e quello «sblocca cantieri», che rimetterà in moto opere già finanziate.
Osserva che l'economia internazionale sta procedendo piattamente e che l'Italia non è stata in grado di reagire prontamente perché troppo legata al sistema economico tedesco e condizionata dalle scelte sbagliate fatte dai Governi precedenti.
Per quanto riguarda il pericolo dell'apertura di procedure di infrazione ritiene che, visto il quadro economico degli altri Paesi dell'Unione, il problema riguardi complessivamente i Paesi membri dell'Unione europea e si dice convinto che, anche a seguito delle imminenti elezioni del Parlamento europeo, dovrà necessariamente essere rinegoziato il quadro normativo in materia.
Conclude osservando che il testo all'esame dà orientamenti per andare in una direzione che, a suo avviso, è quella giusta.
Guido Germano PETTARIN (FI) ad integrazione del suo precedente intervento, aggiunge che i numeri contenuti nel testo all'esame sembrano essere del tutto illusori.
Sergio BATTELLI, presidente, avverte che il gruppo PD ha presentato una proposta di parere alternativo a quello formulato dal relatore (vedi allegato 2). Avverte, altresì, che verrà posta in votazione prima la proposta di parere del relatore e che, ove essa sia approvata, la proposta di parere alternativo si intenderà preclusa.
La Commissione approva la proposta di parere favorevole del relatore (vedi allegato 1), intendendosi preclusa la proposta di parere alternativa.
La seduta termina alle 10.25.
ATTI DEL GOVERNO
Mercoledì 17 aprile 2019. — Presidenza del presidente Sergio BATTELLI.
La seduta comincia alle 10.25.
Schema di decreto legislativo recante disciplina sanzionatoria per la violazione delle disposizioni di cui al regolamento (UE) 2015/757, concernente il monitoraggio, la comunicazione e la verifica delle emissioni di anidride carbonica generate dal trasporto marittimo.
Atto n. 76
(Seguito dell'esame, ai sensi dell'articolo 126, comma 2, del regolamento, e conclusione – Parere favorevole).
La Commissione prosegue l'esame dello schema di decreto all'ordine del giorno, rinviato nella seduta del 16 aprile 2019.
Sergio BATTELLI, presidente, ricorda che il termine per l'espressione del parere scade il 7 maggio prossimo e che nella seduta di ieri la relatrice, Angela Ianaro, ha illustrato i contenuti dell'atto
Angela IANARO (M5S), relatrice, formula una proposta di parere favorevole (vedi allegato 3).
Guido Germano PETTARIN (FI) preannuncia il voto favorevole del suo gruppo sulla proposta di parere della relatrice.
Nessun altro chiedendo di intervenire, la Commissione approva la proposta di parere favorevole della relatrice (vedi allegato 3).
La seduta termina alle 10.30.
ATTI DEL GOVERNO
Mercoledì 17 aprile 2019 — Presidenza del presidente Sergio BATTELLI.
La seduta comincia alle 14.10.
Schema di decreto legislativo recante attuazione della direttiva (UE) 2016/797 relativa all'interoperabilità del sistema ferroviario dell'Unione europea.
Atto n. 73
(Seguito dell'esame, ai sensi dell'articolo 126, comma 2, del regolamento, e conclusione – Parere favorevole con osservazioni).
La Commissione prosegue l'esame dello schema di decreto all'ordine del giorno, rinviato, da ultimo, nella seduta del 16 aprile 2019.
Sergio BATTELLI, presidente, avverte che è stato trasmesso il parere della Conferenza Stato-regioni e che pertanto la Commissione è nelle condizioni di esprimere il suo parere, il cui termine è scaduto il 27 marzo scorso.
Francesca GALIZIA (M5S), relatrice, formula una proposta di parere favorevole con osservazioni (vedi allegato 4).
Nessuno chiedendo di intervenire, la Commissione approva la proposta di parere favorevole della relatrice (vedi allegato 4).
La seduta termina alle 14.15.
ALLEGATO 1
Documento di economia e finanza 2019 (Doc. LVII, n. 2 e Allegati).
PARERE APPROVATO DALLA COMMISSIONE
La XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea),
esaminato il Documento di economia e finanza 2019 (Doc. LVII, n. 2 e relativi Allegati);
considerato che gli obiettivi principali previsti nel Documento sono in linea con le raccomandazioni del Consiglio, del 13 luglio 2018, sul programma nazionale di riforma 2018 dell'Italia;
tenuto conto del mutato quadro macroeconomico europeo,
esprime
PARERE FAVOREVOLE.
ALLEGATO 2
Documento di economia e finanza 2019 (Doc. LVII, n. 2 e Allegati).
PROPOSTA PARERE ALTERNATIVO PD
La XIV Commissione,
esaminato, per le parti di propria competenza, il Documento di economia e finanza 2019 (Doc. LVII, n. 2 e Allegati),
premesso che:
il Documento di economia e finanza 2019 certifica il fallimento della politica economica del Governo, riconoscendo ufficialmente un insuccesso largamente previsto già nello scorso autunno;
il Documento, infatti, stima una crescita tendenziale del PIL che precipita allo 0,1 per cento rispetto all'1,5 per cento della Nota di aggiornamento del settembre 2018 e all'1 per cento della successiva revisione del quadro macroeconomico presentata a dicembre;
gli andamenti dell'economia reale e dell'occupazione che, da maggio 2018 a febbraio 2019, ha registrato la perdita di oltre 116.000 posti di lavoro, sono il frutto di errori di politica economica commessi da un Governo che, invece di predisporre una ampia e complessiva strategia di sviluppo, ha scommesso tutto su un decreto legge i cui effetti sul mercato del lavoro sono molto controversi e, soprattutto, sulle due misure della legge di bilancio per il 2019, la cosiddetta «quota 100» e il reddito di cittadinanza, che, come il DEF stesso riconosce, hanno effetti pressoché nulli sulla crescita;
nel 2019 l'Italia sarà il paese che crescerà meno tra quelli occidentali e anche negli anni successivi la stima di crescita, seppur ottimistica, si mantiene su livelli estremamente bassi;
per tornare su un sentiero di crescita sostenuta, occorre dare avvio a una diversa politica economica e sociale;
le relazioni del Governo in carica con i vertici dell'Unione europea sono stati da subito estremamente tesi fin dalla presentazione della manovra di bilancio 2019 che ha sfiorato la possibilità di una procedura d'infrazione nei confronti dell'Italia;
l'Europa, comunque, per bocca del Vicepresidente della Commissione europea Valdis Dombrovskis, non crede ai piani di rilancio del Governo in carica. Conti alla mano, infatti all'Unione europea non risulta che vi sia stato nel 2018 alcun aggiustamento strutturale. Stessa previsione, peraltro resa nota dal Fondo monetario internazionale che, nel suo ultimo rapporto, ha evidenziato un deficit strutturale per l'Italia in peggioramento, seppur lieve, nel 2018 rispetto all'anno precedente;
nei prossimi mesi il calendario dell'Unione europea sarà molto fitto con tutti i rischi che potrebbero comportare seri problemi per l'Italia. Si parte il 7 maggio con le previsioni economiche di primavera che metteranno a nudo i problemi italiani. Ma la «tregua» rappresentata dalle elezioni europee del 26 maggio, scadrà il 5 giugno quando la Commissione renderà note le raccomandazioni per l'Italia. In autunno poi, con la preparazione della manovra economica 2020, i nodi strutturali dell'economia del nostro paese verranno definitivamente al pettine;
è prevedibile ritenere che il 5 giugno la Commissione prenderà atto che l'Italia non ha rispettato i parametri europei, con un buco di 5 miliardi, cosa che potrebbe indurre i vertici europei a mettere il nostro paese sotto procedura d'infrazione per la violazione della regola del debito. L'accordo faticosamente raggiunto a dicembre, infatti, sembra già saltato con un deficit ed un debito peggiori rispetto a quelli promessi dal Governo in carica. Un dato negativo al quale si somma la prospettiva che nel 2020, alle attuali condizioni ed in assenza di una manovra correttiva, il rapporto tra il deficit e il PIL dell'Italia sarà addirittura superiore al 3 per cento, portando inevitabilmente ad un «intervento» della Commissione;
le regole di Bilancio della UE, infatti, hanno efficacia pienamente vincolante. Di conseguenza, in tali condizioni, dopo il voto del 26 maggio, la Commissione europea dovrà evidentemente stilare il rapporto ai sensi dell'articolo 126, paragrafo 3, del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, che rappresenta il primo passo verso la procedura per deficit eccessivo, in questo caso basata sul mancato rispetto del parametro del debito pubblico;
l'Italia tornerà, dunque, a breve sotto i riflettori di Bruxelles esattamente come l'autunno scorso,
esprime
PARERE CONTRARIO.
ALLEGATO 3
Schema di decreto legislativo recante disciplina sanzionatoria per la violazione delle disposizioni di cui al regolamento (UE) 2015/757, concernente il monitoraggio, la comunicazione e la verifica delle emissioni di anidride carbonica generate dal trasporto marittimo (Atto n. 76).
PARERE APPROVATO DALLA COMMISSIONE
La XIV Commissione,
esaminato lo schema di decreto legislativo recante disciplina sanzionatoria per la violazione delle disposizioni di cui al regolamento (UE) 2015/757, concernente il monitoraggio, la comunicazione e la verifica delle emissioni di anidride carbonica generate dal trasporto marittimo (atto n. 76);
considerato che lo schema di decreto legislativo in esame è stato presentato sulla base della norma di delega contenuta nell'articolo 2 della legge 25 ottobre 2017, n.163 (legge di delegazione europea 2016-2017);
rilevato che tale articolo, infatti, delega il Governo, fatte salve le norme penali vigenti, ad adottare – ai sensi dell'articolo 33 della legge 24 dicembre 2012, n. 234, e secondo i princìpi e i criteri direttivi di cui all'articolo 32, comma 1, lettera d), della medesima legge – disposizioni recanti sanzioni penali o amministrative per le violazioni di obblighi contenuti in regolamenti dell'Unione europea pubblicati alla data di entrata in vigore della legge di delegazione europea, per i quali non siano già previste sanzioni penali o amministrative;
rilevato che il termine per l'esercizio della delega, indicato nello stesso articolo 2, è fissato al 21 novembre 2019, vale a dire due anni dalla data di entrata in vigore della medesima legge;
considerato che l'articolo 20 del richiamato regolamento (UE) 2015/757 impone agli Stati membri di introdurre un sistema di sanzioni per il mancato rispetto degli obblighi di monitoraggio e comunicazione previsti dagli articoli da 8 a 12 del regolamento e di adottare tutte le misure necessarie per garantire che tali sanzioni siano irrogate;
tenuto conto che il medesimo articolo dispone che le sanzioni previste dal regolamento devono essere effettive, proporzionate e dissuasive, nonché che gli Stati membri devono notificare tali disposizioni alla Commissione entro il 1o luglio 2017 e provvedere a notificare senza indugio alla Commissione le eventuali successive modifiche;
rilevato che, in assenza di notifica di una disciplina sanzionatoria ai sensi del richiamato articolo 20 del regolamento nel termine del 1o luglio 2017, la Commissione europea ha aperto il caso EU Pilot (2017)9246;
considerata l'esigenza di una rapida entrata in vigore delle norme sanzionatorie degli obblighi previsti dal regolamento (UE) 2015/757, anche al fine di poter chiudere positivamente il citato caso EU Pilot (2017)9246,
esprime
PARERE FAVOREVOLE.
ALLEGATO 4
Schema di decreto legislativo recante attuazione della direttiva (UE) 2016/797 relativa all'interoperabilità del sistema ferroviario dell'Unione europea (Atto n. 73).
PARERE APPROVATO DALLA COMMISSIONE
La XIV Commissione,
esaminato lo schema di decreto legislativo recante attuazione della direttiva (UE) n. 2016/797 relativa all'interoperabilità del sistema ferroviario dell'Unione europea (atto n. 73);
considerato che lo schema di decreto legislativo in esame è stato presentato dal Governo in attuazione della legge 25 ottobre 2017, n. 163 (legge di delegazione europea 2016-2017), che dispone il recepimento della direttiva (UE) n. 2016/797, inserendola nel relativo allegato A, senza determinare criteri e principi direttivi specifici, secondo i termini, le procedure, i princìpi e i criteri direttivi di cui agli articoli 31 e 32 della legge 24 dicembre 2012, n. 234;
rilevato che il termine di recepimento della direttiva è fissato al 16 giugno 2019 e che occorre dare pronta attuazione nell'ordinamento italiano alla direttiva in esame, anche al fine di evitare di incorrere in una procedura di infrazione;
tenuto conto che l'articolo 3 dello schema di decreto legislativo in esame, recante le definizioni connesse al recepimento della direttiva (UE) n. 2016/797, non riproduce la definizione di «parametro fondamentale» di cui all'articolo 2, numero 12, della medesima direttiva;
considerato che l'articolo 11, paragrafo 1, della direttiva (UE) n. 2016/797 attribuisce agli Stati membri la verifica circa la non conformità dei componenti di interoperabilità ai requisiti essenziali previsti dalla normativa di riferimento, mentre l'articolo 10, comma 1, dello schema di decreto legislativo in esame pone tale attività a carico del gestore dell'infrastruttura, dell'impresa ferroviaria, del fabbricante, del Soggetto responsabile della manutenzione (ECM) o dell'ente appaltante;
rilevato che l'articolo 15, comma 2, richiede la produzione, relativamente alla dichiarazione «CE», di documentazione ulteriore rispetto a quella richiesta dall'articolo 15, paragrafo 2, della citata direttiva (UE) n. 2016/797, tenuto anche conto dell'emanazione del regolamento di esecuzione della Commissione (UE) n. 2019/250, del 12 febbraio 2019, relativo ai modelli di dichiarazioni e di certificati «CE» per i sottosistemi e i componenti di interoperabilità ferroviari, relativo al modello di dichiarazione di conformità a un tipo di veicolo ferroviario autorizzato e alle procedure «CE» di verifica dei sottosistemi conformemente alla direttiva (UE) 2016/797 del Parlamento europeo e del Consiglio e che abroga il regolamento (UE) n. 201/2011;
considerato che l'articolo 45, comma 4, dello schema di decreto legislativo in esame nella parte in cui prevede la messa a disposizione dei dati da parte dei gestori delle infrastrutture con la periodicità e nel formato stabiliti da ANSFISA, non appare coerente con le disposizioni della citata direttiva 2016/797, che, all'articolo 49, paragrafo 5, rinvia all'adozione di appositi atti di esecuzione;
tenuto conto delle risultanze emerse dall'attività conoscitiva svolta,
esprime
PARERE FAVOREVOLE
con le seguenti osservazioni:
a) valuti il Governo l'opportunità di inserire all'articolo 3, comma 1, la definizione di «parametro fondamentale» in coerenza con l'articolo 2, numero 12, della direttiva (UE) n. 2016/797;
b) valuti il Governo l'opportunità di sopprimere il comma 1 dell'articolo 10;
c) valuti il Governo l'opportunità di semplificare la documentazione richiesta ai sensi dell'articolo 15, comma 2, in coerenza con l'articolo 15, paragrafo 2, della direttiva (UE) n. 2016/797 anche al fine di evitare ogni appesantimento di carattere burocratico;
d) valuti il Governo l'opportunità di prevedere che i dati che i gestori dell'infrastruttura dovranno mettere a disposizione di ANSFISA siano comunicati con la periodicità e nel formato coerenti con gli atti di esecuzione di cui all'articolo 49, paragrafo 5, della direttiva (UE) n. 2016/797.