VIII Commissione

Ambiente, territorio e lavori pubblici

Ambiente, territorio e lavori pubblici (VIII)

Commissione VIII (Ambiente)

Comm. VIII

Ambiente, territorio e lavori pubblici (VIII)
SOMMARIO
Mercoledì 3 aprile 2019

RISOLUZIONI:

Sull'ordine dei lavori ... 99

7-00195 Ilaria Fontana e 7-00207 Muroni: Misure per assicurare maggiore efficacia e pubblicità agli interventi di tutela della qualità dell'aria (Seguito discussione e conclusione – Approvazione delle risoluzioni n. 8-00025 e n. 8-00026) ... 99

ALLEGATO 1 (Risoluzione approvata dalla Commissione) ... 106

ALLEGATO 2 (Risoluzione approvata dalla Commissione) ... 108

SEDE CONSULTIVA:

D.L. n. 27/2019, recante Disposizioni urgenti in materia di rilancio dei settori agricoli in crisi e di sostegno alle imprese agroalimentari colpite da eventi atmosferici avversi di carattere eccezionale e per l'emergenza nello stabilimento Stoppani, sito nel comune di Cogoleto. C. 1718 Governo (Parere alla XIII Commissione) (Esame e rinvio) ... 102

Disposizione per la semplificazione fiscale, il sostegno delle attività economiche e delle famiglie e il contrasto dell'evasione fiscale. C. 1074 Ruocco (Esame e rinvio) ... 103

SEDE REFERENTE:

Modifica all'articolo 71 del codice del Terzo settore, di cui al decreto legislativo 3 luglio 2017, n. 117, in materia di compatibilità urbanistica dell'uso delle sedi e dei locali impiegati dalle associazioni di promozione sociale per le loro attività. C. 1059 Foti (Esame e rinvio) ... 104

VIII Commissione - Resoconto di mercoledì 3 aprile 2019

RISOLUZIONI

  Mercoledì 3 aprile 2019. — Presidenza del presidente Alessandro Manuel BENVENUTO. — Interviene il sottosegretario di Stato per l'ambiente e per la tutela del territorio e del mare, Salvatore Micillo.

  La seduta comincia alle 14.30.

Sull'ordine dei lavori.

  Alessandro Manuel BENVENUTO, presidente, in ragione della richiesta della collega Muroni, propone di anticipare la discussione delle risoluzioni all'ordine del giorno.

  La Commissione concorda.

7-00195 Ilaria Fontana e 7-00207 Muroni: Misure per assicurare maggiore efficacia e pubblicità agli interventi di tutela della qualità dell'aria.
(Seguito discussione e conclusione – Approvazione delle risoluzioni n. 8-00025 e n. 8-00026).

  La Commissione prosegue la discussione delle risoluzioni in titolo rinviata nella seduta del 27 marzo scorso.

  Chiara BRAGA (PD) annuncia la sottoscrizione della risoluzione Muroni da parte di tutti i deputati del proprio gruppo appartenenti alla Commissione.

  Il sottosegretario Salvatore MICILLO, in ordine alla risoluzione a prima firma Fontana, propone una riformulazione nei termini di cui in allegato (vedi allegato 1). Precisa che la soppressione del quarto capoverso delle premesse è motivata dal fatto che i dati sono pubblicati sul portale europeo ed alimentati dal portale WebInfoAria di Ispra sulla base dei dati trasmessi dalle regioni. L'accesso del pubblico ai dati pertanto consentito nel portale europeo.
  Precisa inoltre che la soppressione del sesto capoverso della premessa è dovuta al fatto che il registro E-PRTR contiene l'informazione sono relativamente agli impianti che afferiscono alle attività parte del regolamento europeo di riferimento e che superano determinate soglie di capacità produttiva e di emissione in aria acqua e suolo. Pertanto gli impianti di incenerimento rifiuti per i quali non sono presenti dati di emissione nel registro europeo sono quelli che non superano tali soglie e non sono tenuti pertanto a trasmettere i loro dati. In altri termini le emissioni riportate sono quelle previste ai sensi della vigente normativa europea.
  Quanto alla riformulazione del settimo capoverso, che illustra, sottolinea che la valutazione della qualità dell'aria è organizzata in base alla zonizzazione del territorio ed alla successiva classificazione delle zone e degli agglomerati effettuata dalle regioni e province autonome secondo quanto previsto dal decreto legislativo n. 155 del 2010.
  La soppressione dell'ottavo capoverso delle premesse è dovuto al fatto che i suoi contenuti sono stati trasposti nella riformulazione del capoverso precedente.
  Per quanto riguarda il dispositivo, la riformulazione del primo impegno è volta a compensare quanto soppresso dalle riformulazioni proposte per gli impegni successivi, attenendosi strettamente alle attività individuate dall'articolo 20 del decreto legislativo n. 155 del 2010.
  Illustra quindi le riformulazione del secondo e del terzo impegno, precisando, riguardo a quest'ultimo, che il Ministero non può esercitare attività di valutazione e controllo sulle misure messe in atto dagli enti territoriali, cui spettano le competenze. Con la riformulazione si prevede quindi che il tavolo possa quindi lavorare anche sulla base di quanto fanno le regioni con i piani regionali per la qualità dell'aria.
  Illustra, infine, la riformulazione del quarto impegno della risoluzione.
  In ordine alla risoluzione a prima firma Muroni, propone una riformulazione nei termini di cui in allegato (vedi allegato 2). Con riguardo ai primi due impegni evidenzia che essi recano elementi di carattere innovativo rispetto a quelli riportati nella risoluzione a prima firma Fontana, mentre per i successivi quattro capoversi della parte dispositiva, essi recano un contenuto sostanzialmente identico e pertanto esprime parere favorevole purché riformulati nei medesimi termini indicati per la risoluzione a prima firma Fontana.

  Ilaria FONTANA (M5S) e Rossella MURONI (LeU) accolgono le riformulazioni delle rispettive risoluzioni proposte dal rappresentante del Governo.

  Alessio BUTTI (FdI) preannuncia il voto favorevole del proprio gruppo su entrambe le risoluzioni, a suo giudizio meritevoli di attenzione e sostegno, trattando un tema sul quale non ci devono essere divisioni di tipo ideologico. Per quanto riguarda i dati in esse riportati aventi ad oggetto l'inquinamento atmosferico prodotto dall'uso delle automobili, ritiene che confronti numerici con altre realtà, come ad esempio la Francia, siano alterati per effetto della minore efficienza del trasporto pubblico locale del nostro Paese. Ritiene meritevole di attenzione l'inquinamento prodotto anche da fonti di riscaldamento e da inceneritori e a tale ultimo riguardo rinnova la richiesta che l'Ufficio di presidenza tratti la richiesta avanzata dal proprio gruppo di un sopralluogo all'impianto di trattamento meccanico biologico di via Salaria a Roma, anche in ragione dei numerosi episodi di cronaca, di cui l'ultimo a Mariano Comense, che vedono rifiuti anche tossici stipati in magazzini e sottoposti a rischio di incendio.

  Ilaria FONTANA (M5S) ribadisce l'importanza del tema oggetto della risoluzione. L'inquinamento atmosferico produce numerosi e gravi danni, come dimostrano le statistiche, secondo le quali ogni cinque secondi nel mondo una persona muore per tale causa.
  Manifesta, infine, apprezzamento per l'atteggiamento di condivisione che tutti i gruppi hanno avuto rispetto agli atti in discussione.

  Piergiorgio CORTELAZZO (FI) dichiara il voto favorevole del proprio gruppo su entrambi gli atti in discussione, che trattano un tema sul quale c’è ampia condivisione di tutte le parti politiche. Pur ritenendo doveroso affrontare la questione in modo attento, giudica opportuno che al riguardo non vengano veicolati messaggi allarmistici e diffusi dati che destino preoccupazioni non motivate.

  Chiara BRAGA (PD), nel precisare che il proprio gruppo mantiene il pieno sostegno alla risoluzione a firma della collega Muroni, anche a seguito delle riformulazioni proposte dal rappresentante del Governo, prende atto che la maggioranza non ha ritenuto opportuno pervenire ad un testo unificato, che forse avrebbe espresso con maggiore forza la posizione della Commissione, che, secondo quanto emerso dal dibattito, sembra essere condivisa. Ribadisce in ogni caso che il Partito democratico voterà a favore di entrambi gli atti di indirizzo.
  Ritiene la risoluzione proposta dalla maggioranza debole riguardo agli impegni in essa contenuti, aventi ad oggetto solo la trasparenza dei dati e delle comunicazioni in materia ambientale. Avrebbe auspicato impegni più stringenti, tali da determinare un radicale cambio di passo nella materia. Auspica infine che il Governo tenga effettivamente conto con la medesima attenzione delle posizioni e degli impegni riportati in entrambi gli atti indirizzo.

  Rossella MURONI (LeU), esprimendo la convinzione che quella contro l'inquinamento atmosferico debba essere una battaglia trasversale che superi le provenienze culturali di ciascun gruppo, rivendica la scelta dello strumento della risoluzione che, nell'ambito del rapporto tra Parlamento e Governo, interpreta la funzione della Commissione di indirizzo al Governo, consentendo una discussione su temi di oggettiva rilevanza.
  Ricorda che il tema oggetto degli atti di indirizzo non è solo di natura ambientale, ma anche di difesa della salute dei cittadini e conseguentemente di natura economica. Giudica questo un primo importante punto di partenza per affrontare questa delicata questione, che potrà essere approfondita attraverso proposte di legge che affrontino in modo più ponderato e specifico gli interventi che è necessario mettere in campo.

  Elena LUCCHINI (Lega) preannuncia il voto favorevole del gruppo della Lega sugli atti in discussione. Esprime apprezzamento per la trattazione degli atti di indirizzo da parte di tutti i gruppi, che hanno manifestato una larga condivisione.
  Evidenzia, da ultimo, l'importanza dell'attuazione dell'articolo 20 del decreto legislativo numero 155 del 2010, che ha istituito un coordinamento tra regione, ministero dell'ambiente, Ispra, Enea e CNR, con la finalità di elaborare indirizzi e linee guida in materia.

  La Commissione, con distinte votazioni, approva la risoluzione Ilaria Fontana 7-00195, come riformulata (vedi allegato 1) e la risoluzione Muroni 7-00207, come riformulata (vedi allegato 2).

  Alessandro Manuel BENVENUTO, presidente, avverte che i testi approvati dalla Commissione assumeranno rispettivamente i numeri 8-00025 e 8-00026.

  La seduta termina alle 14.55.

SEDE CONSULTIVA

  Mercoledì 3 aprile 2019. — Presidenza del presidente Alessandro Manuel BENVENUTO. — Interviene il sottosegretario di Stato per l'ambiente e per la tutela del territorio e del mare, Salvatore Micillo.

  La seduta comincia alle 14.55.

D.L. n. 27/2019, recante Disposizioni urgenti in materia di rilancio dei settori agricoli in crisi e di sostegno alle imprese agroalimentari colpite da eventi atmosferici avversi di carattere eccezionale e per l'emergenza nello stabilimento Stoppani, sito nel comune di Cogoleto.
C. 1718 Governo.

(Parere alla XIII Commissione).
(Esame e rinvio).

  La Commissione inizia l'esame del provvedimento in titolo.

  Roberto TRAVERSI (M5S) relatore, riferisce alla Commissione sul disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 27 del 2019, per le parti di competenza della VIII Commissione.
  In particolare, fa presente che l'articolo 12 del provvedimento, reca una serie di misure volte al completamento degli interventi urgenti necessari per le procedure di bonifica ambientale dello stabilimento Stoppani, sito nel comune di Cogoleto in provincia di Genova.
  Nello specifico, vengono disciplinati i compiti del Ministero dell'ambiente, i poteri del Prefetto di Genova, i soggetti attuatori degli interventi risolutivi, da concludersi entro il 31 dicembre 2020, l'assegnazione delle risorse e le deroghe normative.
  Come noto, la procedura di bonifica del sito prende le mosse fin dal 2001, quando il sito è stato inserito nel Programma nazionale di bonifica e ripristino ambientale dell'area – perimetrata nel 2002 – che comprende una superficie di circa 45 ettari a terra e di circa 1,67 chilometri quadrati a mare. Nel 2003, con due atti della Presidenza del Consiglio è stato dichiarato lo stato di emergenza in relazione alla grave situazione ambientale e sanitaria nello stabilimento (decreto del 23 novembre 2006) e si è proceduto alla nomina del Commissario delegato per il superamento dello stato di emergenza (ordinanza 5 dicembre 2006, n. 3554).
  In una seconda fase, conseguente al fallimento della società Immobiliare Val Lerone s.p.a., proprietaria dello stabilimento, il Prefetto di Genova è stato nominato Commissario delegato, con poteri sostituivi in ordine agli interventi di bonifica (ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri 18 novembre 2011, n. 3981). La durata del relativo mandato è stata di volta in volta prorogata, da ultimo fino al 31 dicembre 2018, con la legge di bilancio 2018 (articolo 1, comma 1133 della legge n. 205 del 2017).
  L'articolo in esame reca quindi, al comma 1, la proroga al 31 dicembre 2020 del termine per consentire al Prefetto di Genova di realizzare le attività di bonifica, prevedendo altresì che il Ministero dell'Ambiente individui – entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore del presente decreto-legge – le misure, gli interventi e le relative risorse disponibili, finalizzate alla conclusione delle attività previste nella citata ordinanza del 2006 e alla riconsegna dei beni agli aventi diritto.
  La medesima disposizione individua quindi i poteri del Prefetto. A tale figura sono attribuiti sia funzioni legate all'esecuzione delle attività necessarie sia facoltà di deroga rispetto alla normativa vigente in materia di rifiuti pericolosi in deposito presso il sito.
  Il comma 2 consente al Prefetto di Genova di individuare, d'intesa con il Ministero dell'ambiente e con il Presidente della Regione Liguria, un soggetto attuatore, mentre il comma 3 lo autorizza ad avvalersi, altresì, per le attività volte alla risoluzione dell'emergenza nello stabilimento Stoppani: delle strutture della Sogesid S.p.a.; di altre società in house delle amministrazioni centrali dello Stato; del Sistema nazionale a rete per la protezione dell'ambiente (SNPA); delle Amministrazioni centrali e periferiche dello Stato; degli Enti pubblici che operano nell'ambito delle aree di intervento.
  La norma prevede l'utilizzo delle risorse umane e strumentali disponibili a legislazione vigente, senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica.
  Il comma 4 assegna al Prefetto di Genova fino ad un massimo di cinque unità di personale appartenente alle amministrazioni pubbliche poste a tal fine in posizione di comando o di distacco, i cui oneri gravano sulle risorse finanziarie previste nella contabilità speciale assegnata. Per l'attuazione degli interventi individuati dal Ministero dell'ambiente, dichiarati ad ogni effetto indifferibili, urgenti e di pubblica utilità, il Prefetto, ove non sia possibile l'utilizzazione delle strutture pubbliche, può affidare la progettazione a liberi professionisti.
  Il comma 5 prevede l'intestazione di apposita contabilità speciale al Prefetto di Genova, destinata al finanziamento degli interventi necessari urgenti a favore dello stabilimento Stoppani. Il medesimo comma stabilisce l'efficacia delle disposizioni presenti nella ordinanza n. 3554 del 5 dicembre 2006 «per il limitato periodo intercorrente fino alla scadenza del termine fissato dal primo periodo del comma 1». Ricorda che il comma 1 assegna al Ministero dell'Ambiente un termine di trenta giorni per individuare misure, interventi e risorse riguardanti tali attività. Tale disciplina è finalizzata, come precisato nella relazione illustrativa, ad evitare pericolose soluzioni di continuità nella gestione.
  Proprio in ragione di ciò potrebbe essere opportuno legare l'efficacia temporale delle disposizioni della citata ordinanza del 2006 all'effettiva adozione delle misure di competenza del Ministero dell'ambiente, piuttosto che al termine di trenta giorni. Ciò per evitare che un eventuale ritardo possa far venir meno la finalità della norma.
  In ragione della medesima ratio, è altresì previsto che gli atti adottati sulla base della stessa ordinanza continuino ad avere efficacia fino al 31 dicembre 2020.
  Infine, il comma 6 reca l'elenco delle disposizioni statali e regionali cui il Prefetto di Genova, ove lo ritenga indispensabile e sulla base di specifica motivazione, è autorizzato a derogare, nel rispetto dei principi generali dell'ordinamento giuridico e dei vincoli derivanti dall'ordinamento europeo.

  Il sottosegretario Salvatore MICILLO si riserva di intervenire in una successiva seduta.

  Alessandro Manuel BENVENUTO, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.

Disposizione per la semplificazione fiscale, il sostegno delle attività economiche e delle famiglie e il contrasto dell'evasione fiscale.
C. 1074 Ruocco.

(Esame e rinvio).

  La Commissione inizia l'esame del provvedimento in titolo.

  Alessandro Manuel BENVENUTO, presidente, avverte che la Commissione di merito non ha ancora esaminato gli emendamenti e pertanto nella seduta odierna sarà preso in considerazione il testo originario della proposta di legge salvo valutare, in sede di ufficio di presidenza, se attendere l'esame degli emendamenti prima di esprimere il parere di competenza.
  Ricorda, inoltre, che l'avvio del provvedimento in Assemblea è fissato per il prossimo lunedì 8 aprile.

  Elena RAFFAELLI (Lega), relatrice, riferisce alla Commissione sulla proposta di legge recante Disposizioni per la semplificazione fiscale, il sostegno delle attività economiche e delle famiglie e il contrasto dell'evasione fiscale, per le parti di competenza della VIII Commissione.
  Il provvedimento contiene misure di semplificazione fiscale e di riduzione degli oneri amministrativi a carico dei contribuenti.
  Per quanto di competenza della Commissione, viene in rilievo l'articolo 5 che reca una norma di interpretazione autentica in materia di rinnovo dei contratti di locazione a canone agevolato.
  Al riguardo ricorda che la normativa dettata dalla legge 9 dicembre 1998, n. 431 prevede che, qualora le parti stipulino un contratto di locazione a canone agevolato, alla prima scadenza il contratto sia prorogato di diritto per due anni, fatta salva la facoltà di disdetta da parte del locatore che intenda adibire l'immobile a determinati usi o effettuare opere sullo stesso ovvero vendere l'immobile. Alla scadenza del periodo di proroga biennale, ciascuna delle parti ha diritto di attivare la procedura per il rinnovo a nuove condizioni o per la rinuncia al rinnovo del contratto, comunicando la propria intenzione con lettera raccomandata da inviare all'altra parte almeno sei mesi prima della scadenza. In mancanza della comunicazione il contratto è rinnovato tacitamente alle medesime condizioni.
  L'articolo 5 in commento, recando l'interpretazione autentica della disposizione sopra commentata, ha disposto che in mancanza della suddetta comunicazione, il contratto è rinnovato tacitamente, a ciascuna scadenza, per un ulteriore biennio. Si intende così superare incertezze applicative sulla durata del rinnovo contrattuale, anche ai fini della corretta tassazione.
  Anche se non di stretta competenza della Commissione, si segnala che nell'ambito delle norme di semplificazione amministrativa, l'articolo 6, comma 3, prevede che con provvedimento adottato dal direttore dell'Agenzia delle entrate siano apportate semplificazioni ai modelli dichiarativi al fine di eliminare l'obbligo per i contribuenti di riportare dati e informazioni relativi a contratti di locazione non necessari ai fini della liquidazione dell'imposta e già in possesso dell'amministrazione finanziaria.

  Il sottosegretario Salvatore MICILLO si riserva di intervenire in una successiva seduta.

  Alessandro Manuel BENVENUTO, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.

  La seduta termina alle 15.05.

SEDE REFERENTE

  Mercoledì 3 aprile 2019. — Presidenza del presidente Alessandro Manuel BENVENUTO. — Interviene il sottosegretario di Stato per l'ambiente e per la tutela del territorio e del mare, Salvatore Micillo.

  La seduta comincia alle 15.05.

Modifica all'articolo 71 del codice del Terzo settore, di cui al decreto legislativo 3 luglio 2017, n. 117, in materia di compatibilità urbanistica dell'uso delle sedi e dei locali impiegati dalle associazioni di promozione sociale per le loro attività.
C. 1059 Foti.

(Esame e rinvio).

  La Commissione inizia l'esame della proposta di legge in titolo.

  Tommaso FOTI (FdI), relatore, preliminarmente all'illustrazione del provvedimento a sua prima firma, chiede che la Commissione acquisisca agli atti la recentissima ordinanza n. 76 del 27 marzo 2019 in cui si affronta in termini concreti la questione oggetto della sua proposta di legge, peraltro nel senso da questa auspicato. L'autorità giudiziaria nega, infatti, la tutela cautelare all'organizzazione ricorrente che chiedeva la sospensione del provvedimento adottato dal Comune per l'immediata cessazione dell'utilizzo come luogo di culto di un immobile sede del centro culturale islamico.
  La proposta si compone di un unico articolo finalizzato alla modifica dell'articolo 71, comma 1, del codice del Terzo settore (decreto legislativo n. 117 del 2017), volta a escluderne l'applicazione per le sole associazioni di promozione sociale (APS) che svolgono, anche occasionalmente, attività di culto.
  La disciplina novellata, nella formulazione vigente, consente di utilizzare sedi e locali a disposizione degli enti del Terzo settore per le destinazioni d'uso omogenee previste dal decreto del Ministero dei lavori pubblici 2 aprile 1968 n. 1444 e simili, indipendentemente dalla destinazione urbanistica. Una identica disposizione era già contenuta nella legge n. 383 del 2000 all'articolo 32 comma 4.
  In sostanza essa legittima l'insediamento di un'associazione di promozione sociale e l'esercizio della relativa attività in una qualunque delle zone o destinazioni d'uso omogenee previste dal citato decreto ministeriale, senza che si possano opporre limitazioni derivanti dall'assetto urbanistico del territorio interessato. Né appare necessario verificare la conformità urbanistica dei locali delle associazioni di promozione sociale, dal momento che la citata norma ne sancisce la compatibilità con tutte le destinazioni d'uso.
  Ritiene assolutamente condivisibile la ratio del citato articolo 71, in quanto consente di superare le oggettive difficoltà per le associazioni di trovare capannoni o altri spazi adeguati alle proprie attività, senza doversi avventurare in difficili procedure di cambio della destinazione d'uso. La problematica affrontata dalla proposta di legge in esame, come esplicitato nella relazione illustrativa, riguarda la limitazione dell'applicazione di questa disciplina per incidere sul fenomeno della proliferazione di associazioni che, di fatto, hanno come funzione esclusiva o prevalente quella di gestire luoghi di culto in immobili privi dei requisiti urbanistici, strutturali e di sicurezza, necessari per tale utilizzo. L'esperienza peraltro evidenzia come tali pratiche siano ampiamente utilizzate dalle comunità islamiche.
  L'esigenza di colmare una lacuna normativa che ha consentito un uso strumentale della disciplina di favore per le organizzazioni ritenute portatrici di un peculiare valore sociale appare anche suggerita da copiosa giurisprudenza. Da parte sua anche il legislatore regionale si è mosso, quantomeno in Lombardia, circostanza che però ha evidenziato come i poteri legislativi dello Stato non siano interamente surrogabili, come dichiarato espressamente dalla Corte Costituzionale.
  Venendo alla formulazione del testo, si riserva di valutare la congruità dell'espressione «occasionalmente», dal momento che potrebbe creare una incertezza applicativa, dovendosi forse chiarire che la fattispecie considerata dalla norma proposta è integrata da un effettivo uso, in via continuativa o con cadenza periodica cadenzata, che non faccia dubitare del fatto che il bene è adibito a vero e proprio luogo di culto.
  Conclusivamente, sintetizza i principi cardine della sua proposta legislativa in due punti: porre fine all'uso strumentale delle sedi delle associazioni come veri e propri luoghi di culto e stimolare le associazioni ad utilizzare la procedura legittima della richiesta di adibire dei locali a luoghi di culto, eventualmente chiedendone la modifica dell'attuale destinazione d'uso.

  Alessandro Manuel BENVENUTO, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.

  La seduta termina alle 15.20.

UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI

  Mercoledì 3 aprile 2019.

  L'ufficio di presidenza si è riunito dalle 15.20 alle 15.35.

VIII Commissione - mercoledì 3 aprile 2019

ALLEGATO 1

7-00195 Ilaria Fontana: Misure per assicurare maggiore efficacia e pubblicità agli interventi di tutela della qualità dell'aria.

RISOLUZIONE APPROVATA DALLA COMMISSIONE

   L'VIII Commissione,
   premesso che:
    con il decreto legislativo n. 155 del 2010 è stata recepita la direttiva 2008/50/CE conosciuta come CAfE – «Clean Air for Europe»;
    all'articolo 20 di tale decreto viene istituito un coordinamento tra regione, Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Ispra, Enea e Cnr. In base a quanto stabilito dal comma 2 di tale articolo, il Coordinamento «assicura, anche mediante gruppi di lavoro, l'elaborazione di indirizzi e di linee guida in relazione ad aspetti di comune interesse e permette un esame congiunto di temi connessi all'applicazione del presente decreto, anche al fine di garantire un'attuazione coordinata e omogenea delle nuove norme e di prevenire le situazioni di inadempimento e le relative conseguenze»;
    il decreto legislativo n. 155 del 2010 prevede altresì una trasmissione di informazioni e dati in formato standard dalle regioni al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, e successivamente dal Ministero all'Unione europeo, relativamente alla qualità dell'aria ambiente e agli agglomerati che riportano valori oltre le soglie stabilite di inquinamento;
    alcuni dati sulla qualità dell'aria sono consultabili sul portale «Misure PRQA» di Ispra, ma le informazioni presenti risultano parziali o non aggiornate. Esiste inoltre una pagina dedicata sul sito del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, ma a quanto consta ai firmatari del presente atto risulta aggiornata al 2014 e reindirizzata a collegamenti esterni non più attivi;
    le reti di monitoraggio di alcune regioni risultano carenti e pertanto possono rendere meno efficaci le azioni previste dai piani di risanamento della qualità dell'aria (PRQA) provocando di fatto il mancato raggiungimento degli obiettivi e dei principi sanciti dalla direttiva europea;
    recentemente l'Unione europea ha proposto un questionario per valutare l'efficacia della direttiva in questione, attraverso il quale è stato possibile analizzare gli ambiti di maggiore e di minore impatto delle misure proposte. Dai questionari emerge uno scarso impatto sulla pianificazione urbana, sui piani energetici e di trasporto nazionali, sulle politiche fiscali e sulle strategie di prevenzione per la salute;
    un punto fondamentale per l'applicazione della direttiva è sicuramente l'interazione tra Stato, regioni ed enti di controllo e di ricerca, al fine di coordinare gli interventi, monitorarne i risultati e pubblicarli con periodicità annuale associati a report che ne analizzano l'andamento. Tali attività dovrebbero essere valutate dal Coordinamento di cui all'articolo 20 del decreto legislativo n. 155 del 2010;
    l'articolo 1 del decreto legislativo 13 agosto 2010, n. 155, recante «Attuazione della direttiva 2008/50/CE relativa alla qualità dell'aria ambiente e per un'aria
più pulita in Europa» ha la finalità, inter alia, di garantire al pubblico le informazioni sulla qualità dell'aria ambiente,

impegna il Governo:

   ad assumere le iniziative necessarie affinché le attività, gli indirizzi e le linee guida elaborati dal Coordinamento di cui all'articolo 20 del citato decreto legislativo n. 155 del 2010 siano adeguatamente valorizzati, nonché resi più efficaci, anche rendendoli accessibili al pubblico, attraverso la loro pubblicazione sul sito web del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare;
   a trasmettere a cura del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare una relazione periodica al Parlamento in cui siano riportati gli interventi e le iniziative assunte anche sulla base degli indirizzi e delle linee guida predisposti, ai sensi del comma 2 del citato articolo 20;
   nell'ambito del tavolo di coordinamento di cui all'articolo 20 del decreto legislativo n. 155 del 2010, a prendere atto delle misure individuate dagli enti territoriali competenti, con particolare riguardo al raggiungimento degli obiettivi dei piani di risanamento della qualità dell'aria regionali (Prqa);
   ad adottare iniziative per rendere prontamente consultabile, con le opportune modalità del caso, l'informazione ambientale concernente le emissioni atmosferiche, con particolare riferimento agli impianti di produzione di energia con potenza installata superiore ai 300 megawatt e agli impianti di trattamento rifiuti.
(8-00025) «
Ilaria Fontana, Lucchini, Badole, Benvenuto, Daga, Deiana, D'Eramo, D'Ippolito, Federico, Gobbato, Licatini, Alberto Manca, Maraia, Parolo, Raffaelli, Ricciardi, Rospi, Terzoni, Traversi, Valbusa, Vallotto, Varrica, Vianello, Vignaroli, Zolezzi».

ALLEGATO 2

7-00207 Muroni: Misure per assicurare maggiore efficacia e pubblicità agli interventi di tutela della qualità dell'aria.

RISOLUZIONE APPROVATA DALLA COMMISSIONE

   L'VIII Commissione,
   premesso che:
    città soffocate dallo smog, dove l'aria è irrespirabile sia d'inverno sia d'estate, tra le principali fonti di emissione il traffico, il riscaldamento domestico, le industrie e le pratiche agricole; e dove l'auto privata continua ad essere di gran lunga il mezzo più utilizzato, se ne contano 38 milioni e soddisfano complessivamente il 65,3 per cento degli spostamenti;
    il 2018 è stato un anno da «codice rosso» per la qualità dell'aria, segnato anche dal deferimento dell'Italia alla Corte di giustizia europea in merito alle procedure di infrazione per qualità dell'aria e che costerà multe salate alla Penisola. A parlare chiaro sono i numeri: nel 2018 in ben 55 capoluoghi di provincia sono stati superati i limiti giornalieri previsti per le polveri sottili o per l'ozono (35 giorni per il Pm10 e 25 per l'ozono), in 24 dei 55 capoluoghi il limite è stato superato per entrambi i parametri, con la conseguenza diretta, per i cittadini, di aver dovuto respirare aria inquinata per circa 4 mesi nell'anno;
    la città che nel 2018 ha superato il maggior numero di giornate non a norma è Brescia (Villaggio Sereno) con 150 giorni (47 per il Pm10 e 103 per l'ozono), seguita da Lodi con 149 (78 per il Pm10 e 71 per l'ozono), Monza (140), Venezia (139), Alessandria (136), Milano (135), Torino (134), Padova (130), Bergamo e Cremona (127) e Rovigo (121). Tutte le città capoluogo di provincia dell'area padana (ad eccezione di Cuneo, Novara, Verbania e Belluno) hanno superato almeno uno dei due limiti;
    la prima città non ubicata nella pianura padana è Frosinone, nel Lazio, con 116 giorni di superamento (83 per il Pm10 e 33 per l'ozono), seguita da Genova con 103 giorni (tutti dovuti al superamento dei limiti dell'ozono), Avellino con 89 (46 per il Pm10 e 43 per l'ozono) e Terni con 86 (rispettivamente 49 e 37 giorni per i due inquinanti);
    tutto questo è quanto emerge dalla lettura di «Mal'aria 2019» il dossier annuale di Legambiente sull'inquinamento atmosferico in Italia che ci restituisce un quadro puntuale del 2018;
    un quadro preoccupante che indica l'urgenza a livello nazionale di pianificare misure strutturali capaci di abbattere drasticamente le concentrazioni di inquinamento presenti e di riportare l'aria a livelli qualitativamente accettabili, misure che spesso oggi mancano, dimenticando così che ogni anno in Europa, stando ai dati dell'Agenzia europea per l'ambiente, sono oltre 422 mila le morti premature all'anno per inquinamento atmosferico e che l'Italia si colloca tra i Paesi europei peggiori, con più decessi in rapporto alla popolazione, pari a più di 60.600 nel solo 2015;
    i trasporti stradali costituiscono una delle principali fonti di emissioni di inquinanti atmosferici nelle aree urbane, come ricorda l'Ispra, e una mobilità sostenibile consentirebbe di limitare le emissioni in aria dal trasporto stradale, garantendo il soddisfacimento della domanda di mobilità dei cittadini;

    la sfida che oggi deve affrontare il nostro Paese è quella di fare della mobilità sostenibile il motore del cambiamento in modo da ripensare le città per le persone, non per le auto; è questo il cambio di paradigma che deve prendere piede nella Penisola. Il filo conduttore per vincere questa sfida è il tema della mobilità sostenibile, già praticata da alcune città come: Bolzano, Firenze, Pisa, Torino e Milano dove il 50 per cento degli abitanti usa i mezzi pubblici, cammina e pedala;
    è del tutto evidente che per far uscire l'Italia dall'emergenza cronica dello smog occorre realizzare in primis un piano nazionale contro l'inquinamento con misure strutturali ed economiche di ampio respiro e redigere piani urbani per la mobilità sostenibile ambiziosi ripensando l'uso di strade, piazze e spazi pubblici delle città, creando ampie «zone 30» e prevedendo nuovi spazi verdi nei centri urbani;
    è indispensabile ridurre il tasso di motorizzazione riportandolo ai livelli delle altre nazioni europee, gli incentivi sulle emissioni devono prevedere criteri sociali e per ridurre il parco circolante in Italia si dovrebbe prevedere un bonus di rottamazione per chi vuole rottamare l'auto inquinante senza acquistarne una nuova. Inoltre, è fondamentale incentivare davvero la mobilità sostenibile, potenziando il trasporto pubblico locale, urbano e pendolare, prevedere rete ciclabili che attraversino nelle diverse direttrici i centri urbani, ma anche ripensare il proprio stile di vita in una chiave più ecofriendly;
    in Italia continuano a pesare enormemente la mancanza di una efficace strategia antismog e il fatto che in questi anni l'emergenza inquinamento atmosferico è stata affrontata in maniera disomogenea ed estemporanea. A quasi nulla sono serviti i piani anti smog in nord Italia scattati il primo ottobre 2018 con il blocco, parziale, della circolazione per i mezzi più inquinanti. L'inquinamento atmosferico ad oggi continua ad essere un'emergenza costante nel nostro Paese non più giustificabile con le avverse condizioni meteo-climatiche della pianura padana o con il riferimento alla sola stagionalità invernale;
    per uscire da questa emergenza gli strumenti ci sarebbero: ogni città dovrebbe adottare dei Pums, piani urbani di mobilità sostenibile, ambiziosi. Il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare dovrebbe guidare le città, supportando e verificando le scelte fatte, affinché siano coerenti con le scelte e i piani nazionali; inoltre, il Governo dovrebbe finanziare i progetti davvero utili per mettere in campo questa rivoluzione e, allo stesso tempo, dovrebbe destinare più risorse per incentivare davvero la mobilità sostenibile;
    entrando nello specifico dell'indagine di Mal'aria si legge, che nel 2018, sono state 26 le città, circa un capoluogo su quattro, a oltrepassare il limite quotidiano del Pm10 fissato per legge a 50 g/mc, come media giornaliera, da non superare per più di 35 giorni l'anno;
    a guidare la «top ten» delle città più critiche per le polveri sottili: Torino (Rebaudengo) con 87 giorni, Frosinone (scalo) con 83 e Lodi (Vignati) con 78 sono sul podio della speciale classifica, seguite da Milano (Marche) 74, Venezia (Tagliamento) 63, Padova (Arcella) 60;
    per quanto riguarda l'ozono, nel 2018 sono stati ben 53 i capoluoghi di provincia che hanno superato il limite di 25 giorni con una media mobile sulle otto ore superiore a 120 microgrammi per metro cubo. Genova e Brescia sono risultate le città peggiori per questo inquinante con 103 giorni, seguite da Monza (89), Lecco (88), Bergamo (85), Piacenza (80), Varese (78), Alessandria (77) e Venezia (76);
    l'Italia è uno dei Paesi europei con il più alto tasso di motorizzazione, con una media di circa 65 auto ogni 100 abitanti. Si tratta di valori enormi se confrontati con quelli di alcune capitali europee: a Parigi ci sono 36 auto per 100
abitanti come a Londra e a Berlino, a Barcellona 41, a Stoccolma e Vienna 38. Negli ultimi anni il tasso di motorizzazione medio dei capoluoghi italiani ha mostrato addirittura un incremento, passando da 62,4 a 63,3 auto ogni 100 abitanti e risulta stabile o in aumento in tutte le città. Nonostante l'auto sia il mezzo di gran lunga più diffuso per gli spostamenti, una ricerca condotta da Isfort (2016) segnala come il 41,3 per cento degli abitanti delle grandi città italiane vorrebbe muoversi di più coi mezzi pubblici, mentre, parallelamente, il 32,2 per cento auspica di poter stare meno tempo al volante. A far crescere la voglia di scendere dall'auto è principalmente il tempo perso in coda negli ingorghi;
    è del tutto evidente che per far tornare a far respirare le città si dovrebbe intervenire drasticamente per ridurre con decisione il traffico motorizzato privato intervenendo sull'incentivazione della mobilità. Secondo l'Eea servirebbe una trasformazione radicale della nostra mobilità, perché non ci si può attendere dai limiti emissivi degli Euro 6 una significativa riduzione degli inquinanti a rischio sanitario e ancor meno una riduzione della CO2;
    a tal proposito si evidenzia che nelle città le reti di centraline di monitoraggio sia in termini strutturali che gestionali risultano spesso carenti, non in grado ad esempio di misurare gli inquinanti più pericolosi oppure non inserite in modelli di dispersione aventi sufficiente livello di dettaglio;
    con la conseguenza, tra le molte, che le azioni previste dai piani di risanamento della qualità dell'aria (Prqa) potrebbero risultare inefficaci o inapplicate, provocando di fatto il mancato raggiungimento degli obiettivi e dei principi sanciti dalle direttive europee;
    per salvare il Pianeta bisogna partire anche dalle abitazioni, renderle efficienti da un punto di vista energetico, anche attraverso la sostituzione dei vecchi impianti di riscaldamento altamente inquinanti, perché per centrare gli obiettivi fissati dagli accordi internazionali sul clima di Parigi non basta ridurre le emissioni inquinanti delle automobili. C’è un'altra fonte di inquinamento, che contribuisce anche più delle auto alle emissioni di gas dannosi: il riscaldamento domestico. E, più in generale, sussiste il problema delle case «colabrodo», dove vecchie caldaie emettono più sostanze inquinanti del dovuto, perché il calore si disperde all'esterno degli edifici. Servono interventi per riqualificare da un punto di vista energetico il patrimonio edilizio;
    gli impianti termici per il riscaldamento degli edifici inquinano fino a sei volte di più dei trasporti su strada. Questo è il risultato di un'elaborazione dell'Osservatorio Autopromotec sulla base di uno studio realizzato l'anno scorso del Politecnico di Milano sull'impatto sulla qualità dell'aria urbana da parte delle principali fonti di inquinamento, come denunciato in un articolo di Elisabetta Tramonto pubblicato sul sito online di Valori;
    lo studio è stato condotto su un campione rappresentativo di cinque città italiane (Milano, Genova, Firenze, Parma e Perugia). Il risultato è il seguente: il contributo fornito dal settore del riscaldamento da edifici all'inquinamento atmosferico in termini di emissioni di CO2 è pari in media al 64,2 per cento del totale delle emissioni stimate per le città considerate, contro il 10,2 per cento che proviene dal settore della mobilità e dei trasporti motorizzati. La restante quota di CO2 (25,6 per cento) è invece generata dal settore delle attività industriali;
    se si riqualificassero gli edifici si otterrebbe il risultato di diminuire di 20,7 milioni di tonnellate di CO2. Occorre riconvertire 30 mila condomini all'anno, quelli con maggiori problemi di efficienza energetica, entro il 2030. È la sfida lanciata da Legambiente alla presentazione dei risultati del monitoraggio Civico 5.0, la campagna nazionale di studio e informazione dell'associazione ambientalista per sensibilizzare e informare cittadini, ma
anche amministratori e tecnici su questi temi, dando strumenti utili per acquisire una maggiore consapevolezza sul peso energico della propria abitazione;
    se si riqualificassero 30 mila edifici all'anno si eviterebbero emissioni in atmosfera per 840.000 tonnellate di CO2 all'anno e si ridurrebbero i consumi di circa 420 milioni di metri cubi di gas all'anno. Questo non farebbe bene solo al nostro Paese, ma farebbe bene anche al portafoglio degli italiani. Si otterrebbero, infatti, quasi 400 milioni di euro annui di risparmi in bolletta per le famiglie, per una media di circa 620 euro l'anno a famiglia;
    al 2030 questa operazione permetterebbe complessivamente un taglio alle emissioni di CO2 di 20,7 milioni di tonnellate, 10,3 miliardi di metri cubi di gas non consumati e una riduzione di 9,7 miliardi di euro di risparmi globali in bolletta per le famiglie;
    inoltre, un'azione di questo tipo permetterebbe di creare nuovi posti di lavoro, circa un milione puntando proprio sulla riqualificazione energetica. Sono 1,2 milioni i condomini presenti in Italia dove vivono circa 14 milioni di famiglie. Di questi almeno 740 mila (16 per cento) necessitano di un'ampia riqualificazione energetica, perché costruiti nel dopoguerra con materiali e tecniche che avevano scarsissima attenzione all'efficienza dei sistemi di riscaldamento, mentre l'82 per cento sono stati costruiti prima dell'entrata in vigore della legge n. 10 del 1991 sull'efficienza energetica in edilizia;
    riqualificare significa isolare gli edifici con cappotti termici, sostituire i vecchi infissi con quelli nuovi e, soprattutto, sostituire le vecchie caldaie con nuove caldaie a condensazione o con pompe di calore. E fondamentale fare un salto di qualità e quantità degli interventi di riqualificazione energetica dei condomini per ridurre i consumi energetici, per riuscire davvero ad aiutare le famiglie a vivere meglio e spendere meno, oltre che a ridurre le emissioni di gas serra di cui il Pianeta ha fortemente bisogno;
    inoltre, si ricorda che gli incentivi esistono; tra «ecobonus» e «sismabonus» si può arrivare a coprire fino all'85 per cento dell'intervento di riqualificazione energetico. Il problema è che manca una chiara strategia ambientale che leghi l’«ecobonus» al risultato raggiunto dall'intervento di riqualificazione energetica;
    anche sul fronte del trasporto pubblico le città italiane sono lente e indietro rispetto alle sorelle europee; senza contare i tagli, i tardi, i guasti e i disservizi legati al trasporto pubblico che i cittadini ogni giorno si trovano ad affrontare. Il bus rimane il principale mezzo di trasporto collettivo:
     in Italia assorbono una quota di traffico del 64 per cento, più che doppia rispetto a quella tedesca e inglese, dove invece la mobilità nelle aree metropolitane è garantita prioritariamente dal ferro;
     nel nostro Paese – segnala Asstra, l'associazione di categoria delle imprese di trasporto pubblico locale – la rete ferroviaria suburbana e metropolitana dispone di 41 linee ferroviarie contro le 81 della Germania e le 68 del Regno Unito. Le linee di metropolitana sono invece 14, contro le 44 della Germania, le 30 spagnole e le 27 francesi. E così sono i bus il principale mezzo di trasporto collettivo: in Italia assorbono una quota di traffico del 64 per cento, più che doppia rispetto a quella tedesca e inglese, dove invece la mobilità nelle aree metropolitane è garantita prioritariamente dal ferro;
     secondo i dati di Ispra, inoltre, gli autobus con standard emissivi inferiori all'Euro4 corrispondono ancora al 55 per cento del parco mezzi circolante totale; nonostante sia in crescita la percentuale di mezzi con performance emissive migliori – il 13,4 per cento del totale risponde agli standard Euro6 –, tantissimi comuni stanno ancora investendo in mezzi alimentati con fonti fossili – quindi inquinanti – invece di investire, ad esempio, in mezzi elettrici o a basse emissioni, come quelli a biometano;

     la dotazione di metropolitane nelle città italiane continua a mostrare un gap importante rispetto alle altre città europee. Nel nostro Paese sono in esercizio 250 chilometri di metropolitane, estensione paragonabile a quella di singole città europee come Madrid (291,5 chilometri) Londra (464,2 chilometri) Parigi (221,5 chilometri) e Berlino (147,5 chilometri) tutte impegnate in importanti progetti di sviluppo per aumentare il numero di persone trasportate;
     è del tutto evidente che questi numeri si traducono nel nostro Paese inevitabilmente con la perdita di attrattività da parte dei cittadini nell'utilizzare il trasporto pubblico al posto dell'automobile. Come confermato dai dati Ispra, nel 2016, «il trasporto pubblico ha registrato nei Comuni capoluogo di Provincia una riduzione della domanda rispetto all'anno precedente, da circa 187 passeggeri per abitante a 185, ma il trend è in atto già dal 2011 dove il valore dell'indicatore di domanda era pari a 217 passeggeri per abitante». Il confronto dei dati nel periodo 2011-2016 mostra come il numero di passeggeri annui sia diminuito costantemente con una riduzione di circa l'11 per cento rispetto al 2011, ovvero si è registrato un calo di 434,5 milioni di passeggeri all'anno che non hanno voluto usufruire più del trasporto pubblico;
     un aiuto alla lotta all'inquinamento è anche la corretta applicazione del decreto legislativo «Attuazione della direttiva 2008/50/CE relativa alla qualità dell'aria ambiente e per un'aria più pulita in Europa», ma perché questo avvenga, tra le altre cose, deve funzionare la reciprocità tra Stato, regioni e gli enti di controllo e di ricerca, in modo da coordinare gli interventi, monitorarne i risultati che devono essere pubblicati con periodicità annuale insieme alla pubblicazione di report che ne analizzino l'andamento;
    tali attività devono essere svolte dal coordinamento tra Ministero, regioni e autorità competenti in materia di aria ambiente. Tale coordinamento è presso il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare a cui partecipano il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, il Ministero della salute, le regioni e le provincie autonome, l'Unione delle province italiane (UPI) e l'Associazione nazionale comuni italiani (Anci) insieme all'Ispra, all'Enea e al Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr) e altre autorità competenti e su indicazione del Ministero della salute, rappresentanti dell'Istituto superiore di sanità, nonché, su indicazione della regione o provincia autonoma di appartenenza, rappresentanti delle agenzie regionali e provinciali per la protezione dell'ambiente;
    è importante ricordare che il Coordinamento opera attraverso l'indizione di riunioni periodiche e la creazione di una rete di referenti per lo scambio di dati e di informazioni. Inoltre, assicura, anche mediante gruppi di lavoro, l'elaborazione di indirizzi e di linee guida in relazione ad aspetti di comune interesse e permette un esame congiunto di temi, anche al fine di garantire un'attuazione coordinata e omogenea delle nuove norme e di prevenire le situazioni di inadempimento e delle relative conseguenze;
    il 7 marzo 2019 si è appresa la notizia del deferimento dell'Italia alla Corte giustizia dell'Unione europea per smog e fogne, da parte della Commissione europea che segue quello del 2018 per sforamenti dei limiti di Pm10. Tale notizia non sorprende affatto, anzi è la conferma di quanto poco il nostro Paese abbia fatto in questi anni su questi due fronti sui quali, invece, è urgente intervenire;
    l'inquinamento atmosferico è oramai una malattia cronica del nostro Paese e non più giustificabile con le avverse condizioni meteo-climatiche della pianura padana o legate alla sola stagionalità invernale. Se si continua di questo passo potrebbero arrivare altri deferimenti e nuove possibili «maxi-multe», e a pagare ancora una volta sarebbero i cittadini in termini di salute e denaro;
    è del tutto evidente che in Italia continua a pesare la mancanza di un
efficace strategia antismog, per non parlare dei problemi legati al mancato adeguamento alle norme dell'Unione europea sui sistemi di trattamento delle acque di scarico. Ancora oggi nella Penisola circa il 25 per cento delle acque di fognatura viene scaricato in mare, nei laghi e nei fiumi, senza essere opportunamente depurato, nonostante siano passati oltre dieci anni dal termine ultimo che l'Unione europea aveva imposto per mettere a norma i sistemi fognari e depurativi;
    per questi motivi è urgente realizzare al più presto un piano nazionale contro l'inquinamento, penalizzare economicamente il traffico motorizzato privato investendo sul potenziamento del trasporto pubblico locate, pendolare e su ferro; ridurre le emissioni industriali e quelle prodotte dal riscaldamento; dall'altro, occorre, velocizzare al più presto la messa a norma di quei sistemi fognari e depurativi su cui l'Europa, sempre attenta all'ambiente e alla salute dei cittadini, da anni chiede di intervenire. Un'Europa di cui si parla spesso male in questo ultimo periodo, dimenticando che è proprio grazie al suo intervento se, ad esempio, è stata chiusa la discarica di Malagrotta a Roma o se Milano ha costruito nel 2001 il suo depuratore,

impegna il Governo:

   ad assicurare che il programma di controllo da predisporre ai sensi della direttiva 2016/2284, contenente misure ed iniziative per la riduzione delle emissioni al 2030 dei principali inquinanti atmosferici, sia integrato e contenga previsioni coerenti e proporzionate con il piano «energia e clima», predisposto nell'ambito degli impegni sul clima;
   a garantire un rafforzamento dell'azione nazionale in materia di risanamento della qualità dell'aria, a supporto dell'azione degli enti territoriali, con l'obiettivo da un lato di rispettare i valori limite in atmosfera degli inquinanti maggiormente critici, anche da un punto di vista sanitario, e dall'altro di accelerare il processo di risoluzione delle procedure di infrazione in corso;
   ad assumere le iniziative necessarie affinché le attività, gli indirizzi e le linee guida elaborati dal Coordinamento di cui all'articolo 20 del citato decreto legislativo n. 155 del 2010 siano adeguatamente valorizzati, nonché resi più efficaci, anche rendendoli accessibili al pubblico, attraverso la loro pubblicazione sul sito web del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare;
   a trasmettere a cura del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare una relazione periodica al Parlamento in cui siano riportati gli interventi e le iniziative assunte anche sulla base degli indirizzi e delle linee guida predisposti, ai sensi del comma 2 del citato articolo 20;
   ad adottare iniziative per rendere prontamente consultabile, con le opportune modalità del caso, l'informazione ambientale concernente le emissioni atmosferiche, con particolare riferimento agli impianti di produzione di energia con potenza installata superiore ai 300 megawatt e agli impianti di trattamento rifiuti.
(8-00026) «
Muroni, Braga, Buratti, Del Basso De Caro, Morassut, Morgoni, Orlando, Pellicani, Pezzopane».