III Commissione

Affari esteri e comunitari

Affari esteri e comunitari (III)

Commissione III (Affari esteri)

Comm. III

Affari esteri e comunitari (III)
SOMMARIO
Giovedì 20 settembre 2018

INTERROGAZIONI A RISPOSTA IMMEDIATA:

Sulla pubblicità dei lavori ... 4

5-00487 Boldrini: Sull'esportazione di armi in Arabia Saudita in relazione alla crisi in atto in Yemen ... 4

ALLEGATO 1 (Testo della risposta) ... 7

5-00488 Lupi: Sulla tutela delle comunità cristiane in Medio Oriente ... 5

ALLEGATO 2 (Testo della risposta) ... 8

5-00489 Quartapelle Procopio: Sulla posizione del Governo italiano in merito alla vicenda Skripal ... 5

ALLEGATO 3 (Testo della risposta) ... 10

5-00490 Delmastro Delle Vedove: Sulla posizione del Governo italiano in merito all'applicazione dell'articolo 7 del TUE nei confronti dell'Ungheria ... 6

ALLEGATO 4 (Testo della risposta) ... 11

III Commissione - Resoconto di giovedì 20 settembre 2018

INTERROGAZIONI A RISPOSTA IMMEDIATA

  Giovedì 20 settembre 2018. — Presidenza del vicepresidente Piero FASSINO. – Interviene il sottosegretario di Stato agli affari esteri e alla cooperazione internazionale Guglielmo Picchi.

  La seduta comincia alle 14.35.

Sulla pubblicità dei lavori.

  Piero FASSINO, presidente, ricorda che, ai sensi dell'articolo 135-ter, comma 5, del regolamento, la pubblicità delle sedute per lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata è assicurata anche tramite la trasmissione attraverso l'impianto televisivo a circuito chiuso. Dispone, pertanto, l'attivazione del circuito.

5-00487 Boldrini: Sull'esportazione di armi in Arabia Saudita in relazione alla crisi in atto in Yemen.

  Erasmo PALAZZOTTO (LeU), cofirmatario dell'interrogazione in titolo, rinuncia ad illustrarne il contenuto.

  Il sottosegretario Guglielmo PICCHI risponde all'interrogazione in titolo nei termini riportati in allegato (vedi allegato 1).

  Erasmo PALAZZOTTO (LeU), replicando, si dichiara profondamente insoddisfatto, dovendo rilevare con profondo disappunto come il Governo di risposte di tipo burocratico su questioni di elevato valore politico. Nel ritenere che la bassa qualità della risposta sia spiegabile con le contraddizioni interne alla maggioranza di governo sul tema in oggetto, evidenzia come il Sottosegretario non abbia dato riscontro sul punto politico di fondo, vale a dire chiarire se l'autorizzazione all’export di armi verso l'Arabia Saudita sia conforme al dettato della legge n. 185 del 1990, tenuto conto che tale normativa vieta simili autorizzazioni nei confronti di Paesi che conculchino i diritti umani o che siano parti di un conflitto armato. Pur apprezzando il dato relativo al calo delle autorizzazioni tra il 2016 e il 2018, ritiene che la credibilità internazionale del nostro Paese sia danneggiata anche da dichiarazioni come quelle rese oggi dalla Ministra della difesa nei confronti del Dicastero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale sul tema oggetto dell'interrogazione in titolo, in uno stile comunicativo che denota scarsa consapevolezza sul ruolo istituzionale rivestito.

5-00488 Lupi: Sulla tutela delle comunità cristiane in Medio Oriente.

  Maurizio LUPI (Misto-NcI-USEI) illustra l'interrogazione in titolo richiamando i dati relativi alle violazioni dei diritti fondamentali delle comunità cristiane nel modo. Sottopone, quindi, alla specifica attenzione del rappresentante del Governo la problematica relativa al recente rapimento di Padre Pierluigi Maccalli in Niger. Auspica che la delegazione della Commissione che la prossima settimana si recherà in missione a New York in occasione della settimana inaugurale della 73ma Assemblea Generale delle Nazioni Unite possa affrontare questo nodo nel corso di eventuali incontri bilaterali con interlocutori nigerini.

  Il sottosegretario Guglielmo PICCHI risponde all'interrogazione in titolo nei termini riportati in allegato (vedi allegato 2).

  Maurizio LUPI (Misto-NcI-USEI), nell'esprimere la sua personale stima per il sottosegretario Picchi oltre che per il Ministero Moavero Milanesi per il lavoro che stanno svolgendo, si dichiara soddisfatto dalla risposta del Governo, sottolineando che il tema della tutela delle comunità cristiane in Medio Oriente non è solo un punto fermo della forza politica che rappresenta ma dovrebbe essere una linea d'azione prioritaria nella politica estera del nostro Paese. L'Italia ha una storia e un radicamento specifico, nel solco della tradizione giudaico-cristiana e non solo in ragione della vicinanza dello Stato di Città del Vaticano: la difesa della libertà religiosa, a tutela di tutte le confessioni, costituisce infatti la base ogni società civile e per una pacifica convivenza tra i popoli. L'Italia deve, dunque, promuovere la libertà religiosa usando il suo peso politico in tutte le sedi internazionali, con opportuno stanziamenti di bilancio e supportando l'attività delle organizzazioni non governative. Riguardo al recente rapimento di Padre Pierluigi Maccalli in Niger, auspica che il Governo tenga informata la Commissione nelle modalità più opportune sugli sviluppi della vicenda, sottolineando che non si hanno più notizie di un'altra eminente figura nell'ambito del dialogo interreligioso, il gesuita Paolo Dall'Oglio, scomparso ormai cinque anni fa in Siria.

5-00489 Quartapelle Procopio: Sulla posizione del Governo italiano in merito alla vicenda Skripal.

  Lia QUARTAPELLE PROCOPIO (PD) illustra l'interrogazione in titolo, chiedendo, in particolare, se la decisione del Governo italiano di non aderire alla dichiarazione congiunta di altri Paesi del G7 sia dovuta alla mancata consultazione da parte dei partner, che denoterebbe una mancanza di fiducia nei confronti dell'Italia, oppure da una precisa volontà dell'Esecutivo: in tal caso, si tratterebbe di un cambiamento radicale della posizione italiana nel contesto internazionale e nelle relazioni con la Russia.

  Il sottosegretario Guglielmo PICCHI risponde all'interrogazione in titolo nei termini riportati in allegato (vedi allegato 3).

  Lia QUARTAPELLE PROCOPIO (PD), replicando, si dichiara profondamente insoddisfatta della risposta del Governo, sottolineando la gravità della posizione italiana, che di fatto rompe il fronte di solidarietà dei Paesi occidentali nei riguardi del Regno Unito. A suo avviso, tale scelta sembrerebbe addirittura avallare la possibilità di utilizzare armi chimiche nel territorio di un Paese amico. Ritiene, dunque, che una modifica così sostanziale del posizionamento geopolitico del nostro Paese, che ha seguito una linea di continuità fin dal 1945, dovrebbe essere comunicata con chiarezza all'opinione pubblica, nazionale ed europea.

5-00490 Delmastro Delle Vedove: Sulla posizione del Governo italiano in merito all'applicazione dell'articolo 7 del TUE nei confronti dell'Ungheria.

  Andrea DELMASTRO DELLE VEDOVE (FdI) illustra l'interrogazione in titolo.

  Il sottosegretario Guglielmo PICCHI risponde all'interrogazione in titolo nei termini riportati in allegato (vedi allegato 4).

  Andrea DELMASTRO DELLE VEDOVE (FdI), replicando, si dichiara insoddisfatto della risposta del Governo, che si limita ad illustrare, in maniera didascalica, la procedura prevista dall'articolo 7 del Trattato sull'Unione europea, senza precisare quale sia la posizione dell'Esecutivo nei riguardi della presunta violazione, da parte dell'Ungheria, dei diritti fondamentali dell'UE. A suo avviso, il Governo italiano dovrebbe chiarire se, in questa vicenda, intende difendere i principi della sovranità nazionale, schierandosi accanto al Governo ungherese, ovvero accettare supinamente le valutazioni delle istituzioni europee: nel primo caso, il gruppo Fratelli d'Italia sosterrà con convinzione la linea dell'Esecutivo, in caso contrario si opporrà con determinazione, ribadendo la sua appartenenza al blocco sovranista.

  Piero FASSINO, presidente, dichiara concluso lo svolgimento delle interrogazioni all'ordine del giorno.

  La seduta termina alle 15.10.

III Commissione - giovedì 20 settembre 2018

ALLEGATO 1

Interrogazione n. 5-00487 Boldrini: Sull'esportazione di armi in Arabia Saudita in relazione alla crisi in atto in Yemen.

TESTO DELLA RISPOSTA

  L'Italia segue con preoccupazione la situazione nello Yemen e rimane impegnata in seno all'Unione Europea ed in altri fori internazionali, tra cui le Nazioni Unite, per una soluzione politica alla crisi e per prevenire l'aggravarsi della già delicata situazione umanitaria nel Paese. Sosteniamo gli sforzi dell'inviato Speciale delle Nazioni Unite, Griffiths e contribuiamo, anche nel quadro di un esercizio di dialogo condotto assieme a Francia, Germania, Regno Unito, SEAE ed Iran, a individuare possibili piattaforme di compromesso da proporre alle parti.
  Lo Yemen è sotto embargo armi. L'Italia non fornisce quindi materiali d'armamento al Paese.
  Nei confronti dell'Arabia Saudita non esistono embarghi o altre forme di restrizione internazionale al commercio di alcun tipo.
  Il processo autorizzativo delle licenze di esportazione di materiale d'armamento è notoriamente rigoroso, nel rispetto della normativa italiana ed internazionale, con un esame caso per caso delle istanze societarie. Esso inizia con le trattative contrattuali, cui concorre in prima battuta il Ministero della difesa con un approfondito ed articolato esame di merito, ed è seguito, prima dell'eventuale firma del provvedimento amministrativo, dal concerto interministeriale nel Comitato Consultivo ex legge n. 185 del 1990, presieduto dall'Autorità Nazionale – UAMA, ove siedono anche i Ministeri della difesa, economia e finanze – Agenzia delle dogane e dei monopoli, interno, sviluppo economico ed ambiente.
  Nel 2017 e nei primi otto mesi del 2018, con l'eccezione di una licenza all'esportazione nel 2017 di 435.000 euro di componentistica legata a precedenti contratti, la RWM Italia non ha avuto alcuna – ripeto alcuna – licenza di esportazione per l'Arabia Saudita.
  Lo stesso valore complessivo delle licenze di esportazione di materiali d'armamento italiano all'Arabia Saudita ha subito una fortissima contrazione, passando da 427 milioni di euro del 2016 a 9 milioni – ripeto 9 milioni – al 31 agosto del 2018.
  Tutte le licenze sinora concesse sono legittime, essendo state adottate seguendo il dettato e le procedure stabilite dalla normativa nazionale ed internazionale.
  Il Governo italiano continuerà a dare il proprio sempre attivo contributo, nei competenti fori internazionali, alla lotta ai traffici di armi in generale, ed in particolare nei teatri di crisi regionale.

ALLEGATO 2

Interrogazione n. 5-00488 Lupi: Sulla tutela delle comunità cristiane in Medio Oriente.

TESTO DELLA RISPOSTA

  La tutela e la promozione della libertà di religione o credo e dei diritti degli appartenenti alle minoranze etniche e religiose sono indispensabili alla pacifica convivenza delle differenti comunità in Medio Oriente, e più in generale per promuovere la pace e la stabilità internazionali e rappresentano pertanto delle priorità della politica estera italiana.
  Il nostro Paese promuove infatti regolarmente in ambito ONU l'adozione di risoluzioni tematiche dell'Assemblea Generale e del Consiglio Diritti Umani focalizzate sulla tutela della libertà di religione o credo e le iniziative tese a attirare l'attenzione della Comunità internazionale sulle violazioni dei diritti delle minoranze etniche e religiose.
  La libertà di religione o credo e la tutela degli appartenenti alle minoranze religiose costituisce una delle priorità della candidatura italiana al Consiglio Diritti Umani delle Nazioni Unite per il biennio (CDU) per il biennio 2019-2021.
  Anche in ambito UE continuiamo a promuovere la libertà di religione o credo prestando attenzione che il tema sia tra le priorità dell'azione esterna UE in materia di diritti umani. L'Italia partecipa inoltre al Gruppo di Contatto internazionale sulla libertà di religione o credo, istituito nel 2015 con l'obiettivo di favorire il monitoraggio di situazioni di rischio, lo scambio di informazioni e buone pratiche.
  Nel 2017, la Farnesina ha organizzato due conferenze internazionali, dedicate – rispettivamente – alla tutela delle comunità religiose e alla ricorrenza degli 800 anni della Custodia francescana di Terra Santa per mettere in rilievo il ruolo fondamentale del dialogo interreligioso nella promozione della pace e nella costruzione di società inclusive.
  Numerose sono inoltre le iniziative umanitarie negli scenari di crisi più gravi e i programmi di cooperazione allo sviluppo che l'Italia ha promosso a sostegno delle comunità religiose ed etniche vittime di violenza settaria, in particolare in Iraq.
  La Cooperazione Italiana si impegna pertanto a promuovere attivamente i principi dell'umanità e dell'imparzialità nell'azione umanitaria: le iniziative sono destinate a tutte le popolazioni bisognose, indipendentemente dalla fede o dall'etnia, dal genere o dalla razza. Per questo motivo, siamo molto impegnati nel fornire sollievo e assistenza umanitaria alle comunità religiose ed etniche che sono vittime di violenze settarie nelle emergenze.
  Abbiamo quindi sviluppato programmi di cooperazione allo sviluppo, sia sul canale bilaterale, sia multilaterale, per sostenere sul piano umanitario gli appartenenti alle comunità minoritarie in Medio Oriente, in particolare Cristiane e Yazide.
  Nello specifico, in risposta all'acuirsi della crisi irachena a seguito dell'avanzata di Daesh, la Cooperazione italiana è intervenuta attraverso iniziative umanitarie per recare sollievo alle sofferenze delle minoranze e della popolazione sfollata dalla Piana di Ninive nella Regione Autonoma del Kurdistan.
  Nel 2015 abbiamo sostenuto UNICEF nelle attività di supporto sanitario e psico-sociale e di reinserimento in favore delle ragazze appartenenti alle minoranze cristiana e yazida, rapite da Daesh e successivamente fuggite o liberate. Nel 2017
abbiamo contribuito ad un progetto dell'Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM) rivolto in particolare a donne di fede yazida e cristiana, mirante a creare opportunità economiche ed a fornire supporto psicologico alla popolazione delle province irachene di Dohuk e Ninive.
  Vi sono state anche iniziative finalizzate a promuovere il dialogo fra le diverse componenti etnico-religiose del paese, quale un progetto in collaborazione con l'Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM), approvato nel 2016, volto anche a favorire il ritorno nella provincia irachena di Diyala delle persone fuggite a causa delle persecuzioni di Daesh.
  L'Italia ha inoltre contribuito con un totale di 9,4 milioni di euro, dal 2015 a oggi, al fondo Funding Facility for Immediate Stabilization (FFIS) dell'UNDP, che lavora per la stabilizzazione dei territori dell'Iraq liberati da Daesh e, in questo quadro, promuove la riconciliazione fra i gruppi etnico-religiosi coinvolti nel conflitto. Prevediamo di approvare un ulteriore finanziamento per 2 milioni di euro al FFIS entro la fine del 2018.
  L'Italia è anche promotrice di una rinnovata azione della Comunità Internazionale a difesa del patrimonio culturale e religioso, imprescindibile per garantire il rispetto della libertà di manifestare la propria religione e tutelare l'identità storica e culturale di una comunità. Sosteniamo l'azione dell'UNESCO a tutela del patrimonio culturale nelle aree di crisi, attraverso la creazione – su proposta italiana – di un meccanismo per interventi di urgenza ed abbiamo sottoscritto nel 2016 un Memorandum d'Intesa con l'UNESCO, che mette a disposizione dell'UNESCO stessa la « Task Force italiana», con la partecipazione del Comando Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale.
  Il contrasto all'intolleranza e alla discriminazione per motivi religiosi sono temi di importanza centrale anche nel quadro della Presidenza italiana dell'OSCE 2018: a gennaio abbiamo ospitato alla Farnesina una Conferenza dedicata al contrasto all'antisemitismo e stiamo organizzando per il prossimo ottobre una Conferenza sul contrasto all'intolleranza e alla discriminazione su base religiosa con focus su cristiani e musulmani.
  In ambito bilaterale, la libertà di religione o credo e i diritti degli appartenenti alle minoranze religiose sono temi sollevati regolarmente in tutte le occasioni di dialogo che l'Italia ha, nel campo dei diritti umani, con i Paesi terzi.
  Continueremo quindi a lavorare con determinazione per promuovere e tutelare la libertà di religione o credo e per proteggere le minoranze religiose, in particolare cristiane, da discriminazioni e violenze.

ALLEGATO 3

Interrogazione n. 5-00489 Quartapelle Procopio: Sulla posizione del Governo italiano in merito alla vicenda Skripal.

TESTO DELLA RISPOSTA

  L'Italia ha espresso fin dall'inizio la propria piena solidarietà al Regno Unito in merito al caso dell'avvelenamento di Sergey Skripal e di sua figlia Yulia con un agente chimico della famiglia dei gas nervini, condannando duramente l'utilizzo di armi chimiche e concordando sulla ricostruzione dell'accaduto effettuata dalle Autorità britanniche.
  Tale posizione è stata espressa associandosi ai partner europei e del G7, in particolare nelle conclusioni adottate dal Consiglio Europeo del 22 marzo 2018, a seguito delle quali, come ricordato, vi è stata anche da parte italiana l'espulsione di personale russo accreditato in lista diplomatica; nel comunicato dei Ministri degli Esteri del G7 del 16 aprile; e successivamente nel comunicato finale del Vertice di Charlevoix dei leader G7, il 13 giugno scorso.
  L'Italia ha altresì sostenuto e continua a sostenere, in ogni occasione e in diversi contesti, in particolare nell'ambito dell'Organizzazione per la Proibizione delle Armi Chimiche, le iniziative volte al rafforzamento del regime di non proliferazione chimica, ivi inclusa l'istituzione di meccanismi di attribuzione delle responsabilità per l'utilizzo di armi chimiche.
  In relazione alla dichiarazione del 6 settembre dei leader di Francia, Germania, Canada, Stati Uniti e Regno Unito, pur persistendo l'immutata solidarietà già espressa nei confronti del Regno Unito ed il sostegno al regime di non proliferazione chimica, il formato e le modalità con cui la dichiarazione è stata predisposta hanno influito sulle decisioni adottate.
  Come fatto notare dagli interroganti, il formato non era quello del G7, in quanto assente il Giappone, né alcuno di quelli in precedenza utilizzati; rispetto alle modalità, la proposta dei partner è giunta in una fase in cui la valutazione dei nuovi elementi da parte del Governo era ancora in corso. Si è infatti ritenuto necessario disporre di una compiuta ed approfondita valutazione, non compatibile con la tempistica proposta.

ALLEGATO 4

Interrogazione n. 5-00490 Delmastro Delle Vedove: Sulla posizione del Governo italiano in merito all'applicazione dell'articolo 7 del TUE nei confronti dell'Ungheria.

TESTO DELLA RISPOSTA

  Lo scorso 12 settembre il Parlamento europeo riunito in sessione plenaria a Strasburgo ha approvato – con 448 voti a favore, 197 contrari e 48 astenuti – una Risoluzione con cui, sulla base dell'articolo 7 (1) del Trattato sull'Unione europea (TUE), chiede al Consiglio dell'UE di accertare l'esistenza di un evidente rischio di una grave violazione da parte dell'Ungheria dei valori fondativi dell'Unione europea.
  Secondo la Risoluzione, la situazione in Ungheria avrebbe un impatto negativo sull'immagine dell'Unione, così come sulla sua efficacia e credibilità nella difesa dei diritti fondamentali, dei diritti umani e della democrazia a livello globale.
  Dal punto di vista procedurale, la questione dello Stato di diritto in Ungheria passerà all'esame del Consiglio dell'UE (il Consiglio Affari Generali, come nel caso che riguarda la Polonia, aperto su iniziativa della Commissione), attraverso l'audizione dello Stato membro interessato.
  In tal senso, con lettera dello scorso 18 settembre al Cancelliere austriaco Kurz, il Presidente del PE Tajani ha formalmente investito della questione la Presidenza austriaca del Consiglio UE. Quest'ultima consulterà quindi il Servizio giuridico del Consiglio su come procedere verso l'audizione dell'Ungheria (nel frattempo decisa ad impugnare la risoluzione del PE dinanzi alla CGUE).
  Ai sensi dell'articolo 7 (2) TUE, dopo l'audizione, il Consiglio potrà rivolgere all'Ungheria delle raccomandazioni, deliberando a maggioranza dei 4/5 dei suoi membri e previa approvazione del Parlamento europeo. Successivamente ad un'eventuale constatazione del rischio di violazione dei diritti fondamentali, il Consiglio verifica regolarmente se i motivi che hanno condotto ad essa rimangono validi. Come passo successivo, il Consiglio europeo (comma 2), deliberando all'unanimità su proposta di 1/3 degli Stati membri o della Commissione europea e previa approvazione del Parlamento europeo, può constatare l'esistenza di una violazione grave e persistente da parte di uno Stato membro dei valori fondamentali UE, dopo aver invitato tale Stato membro a presentare osservazioni.
  Solo in caso di accertata violazione, il Consiglio dell'UE (comma 3), deliberando a maggioranza qualificata, può decidere di sospendere alcuni dei diritti dello Stato membro, compresi i diritti di voto in Consiglio. Tali decisioni possono essere in seguito modificate o revocate dal Consiglio con un voto a maggioranza qualificata, per rispondere ai cambiamenti nella situazione che ha portato alla loro imposizione (comma 4).
  Il Governo ritiene che la salvaguardia del principio dello Stato di diritto e dei valori fondanti dell'Unione europea debba essere perseguita preservando la necessaria unità e coesione interna tra gli Stati Membri, attraverso un dialogo costante tra Governi e Istituzioni UE, con un approccio che sia costruttivo e non discriminatorio, nel rispetto dell'autonomia e dell'indipendenza di ciascuno Stato membro.
  Gli orientamenti del Governo sull'attivazione dell'articolo 7 TUE nei confronti dell'Ungheria saranno precisati sulla base degli elementi che saranno accertati e discussi in sede di Consiglio dell'UE nei prossimi mesi.