SEDE REFERENTE
Mercoledì 3 novembre 2021. — Presidenza della presidente della XII Commissione Marialucia LOREFICE.
La seduta comincia alle 18.45.
Disposizioni in materia di morte volontaria medicalmente assistita.
Testo unificato C. 2 d'iniziativa popolare, C. 1418 Zan, C. 1586 Cecconi, C. 1655 Rostan, C. 1875 Sarli, C. 1888 Alessandro Pagano, C. 2982 Sportiello e C. 3101 Trizzino.
(Seguito dell'esame e rinvio).
Le Commissioni proseguono l'esame del provvedimento, rinviato, da ultimo, nella seduta del 27 ottobre 2021.
Marialucia LOREFICE, presidente, ricorda che, come è stato stabilito a seguito della riunione dell'ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, delle Commissioni riunite II e XII, svoltasi nella giornata di ieri, con la seduta odierna si concluderà la fase degli interventi per illustrazione del complesso delle proposte emendative.
Chiede, quindi, se vi siano interventi per illustrazione del complesso degli emendamenti.
Fabiola BOLOGNA (CI), ricordando di non essere potuta intervenire nella seduta precedente per mancanza di tempo e richiamando alcuni interventi svolti in quella sede, ribadisce l'importanza dei temi ivi trattati per quanto riguarda la coscienza di singoli. Ritiene, quindi, doveroso ascoltare le posizioni di tutti, pur sapendo che la propria visione personale non è condivisa da molti dei componenti delle Commissioni riunite. Precisa che il suo approccio parte dalla necessità di tutelare la vita fino in fondo e di proteggere chi, in una condizione di difficoltà, può convincersi, o essere convinto, del fato che la vita abbia perso il suo valore.
Segnala di avere maturato questa visione anche in base alla propria esperienza professionale di medico, essendosi sempre impegnata, anche con l'ausilio delle nuove tecnologie, per assicurare la sopravvivenza e la dignità per i propri pazienti. In questo contesto, ritiene che il testo base non tenga nella dovuta considerazione la relazione fra medico e paziente e, per tale ragione, segnala di avere presentato specifiche proposte emendative. Pag. 8
Sottolinea che occorre promuovere la piena attuazione della legge n. 38 del 2010 sulle cure palliative, anche per quanto riguarda l'assistenza psicologica e un'adeguata comunicazione rispetto alle possibilità offerte dalla predetta legge. Osserva, infatti, che non può esservi autodeterminazione se non vi è una piena effettività di tale legge, correndo altrimenti il rischio del compimento di scelte estreme a causa di situazioni di disperazione. Ricorda che anche in relazione a tale aspetto sono state presentate proposte emendative, al fine di promuovere una maggiore armonizzazione con quanto previsto dalla richiamata legge n. 38.
Rileva, inoltre, che il testo base utilizza, per quanto concerne la condizione delle persone malate, termini poco chiari, che potrebbero indurre ad errori nell'applicazione della legge.
Osserva altresì che altre proposte emendative sono volte ad affrontare le condizioni di disagio che incidono sulla libertà di scelta dei singoli. Un altro aspetto critico del testo base è costituito, a suo avviso, dell'assenza di una normativa adeguata relativamente all'obiezione di coscienza, problematica sollevata anche dalla Federazione degli Ordini dei medici nel corso delle audizioni svolte, ricordando che tale aspetto è stato richiamato anche dalla Corte costituzionale nella sua sentenza.
In conclusione, auspica lo svolgimento di una discussione pacata, nei tempi che saranno necessari, segnalando, anche sulla base della sua esperienza di relatrice del provvedimento sulle malattie rare, che l'esame di una proposta di legge in Assemblea può essere differito quando vi è la necessità di individuare soluzioni maggiormente condivise. Ribadisce, quindi, l'esigenza che vi sia il massimo ascolto da parte di tutti, rispettando le diverse posizioni.
Maria Carolina VARCHI (FDI) precisa che il suo intervento completa quello svolto dalla collega Bellucci, capogruppo di Fratelli d'Italia presso la XII Commissione, nella seduta precedente. Sottolinea che il punto nodale del provvedimento in discussione è quello della necessità di contemperare l'esigenza della tutela della libertà e quella del diritto alla vita, da lei personalmente considerato un valore non negoziabile. Precisa come intenda adottare un approccio non confessionale ma laico, basato anche su una valutazione di quanto accaduto in altri Paesi che hanno introdotto norme per disciplinare il «fine vita».
Nel riconoscere che la notevole adesione all'iniziativa referendaria sull'eutanasia deve indurre a una riflessione, invita a non farsi condizionare da una spinta emotiva e ad approcciarsi alla fase emendativa con spirito costruttivo. Sottolinea che non vi possono essere in proposito certezze granitiche e che il Parlamento è chiamato ad assumersi le proprie responsabilità per seguire le indicazioni provenienti dalla Corte costituzionale, senza tuttavia estendere eccessivamente l'ambito di intervento.
Osserva che il fascicolo delle proposte emendative presentate mostra che vi sono visioni estremamente differenti, rilevando come per l'elaborazione del testo base non sia stato possibile completare il dibattito in corso e individuare un punto di maggiore equilibrio. Nel manifestare il timore che, come accaduto nel corso dell'esame di altre proposte legislative, non vi sia uno spazio sufficiente di confronto nella fase emendativa, auspica che i relatori si facciano carico di favorire un'interlocuzione con i diversi gruppi parlamentari.
Passando al contenuto delle proposte emendative presentate dal suo gruppo, indica tra gli obiettivi fondamentali quello di precisare le fattispecie che nel testo base appaiono troppo vaghe e quello di individuare un punto di equilibrio in difesa dei soggetti più fragili. Osserva che i lavori delle Commissioni riunite si svolgono in un contesto particolare, che ha visto una grave crisi del sistema sanitario, dovuta anche a problemi organizzativi, che è stata superata solo grazie all'impegno del personale che opera nel settore. Ribadisce, qui, la necessità di una piena attuazione della normativa sulle cure palliative, come indicato anche dalla Corte costituzionale, in quanto ciò rappresenta una condizione essenziale per favorire la libera scelta degli individui.
Auspicando che sia dato seguito all'impegno di prestare la dovuta attenzione a Pag. 9tutte le proposte emendative presentate, si riserva di intervenire sui singoli emendamenti, al fine di poter fornire i necessari chiarimenti.
Alessandro PAGANO (LEGA), riprendendo l'intervento avviato nella seduta precedente, pone all'attenzione di tutti i componenti delle Commissioni riunite il contenuto della proposta di legge a sua prima firma C. 1888 che, a suo avviso, costituisce un testo che consente di rispettare le prerogative fondamentali del Parlamento, adempiendo a quanto previsto dalle sentenze della Corte costituzionale. Nel rilevare che occorre seguire le indicazioni della Corte in quanto ciò rappresenta una condizione essenziale per lo svolgimento di un lavoro corretto da parte delle Commissioni riunite, osserva che il testo base estende eccessivamente l'ambito di intervento, andando oltre tali indicazioni.
Manifesta l'intenzione di promuovere un confronto non aspro sul testo in discussione, diversamente da quanto accaduto per altri provvedimenti, a partire da quello sull'omofobia, il cui esame è stato probabilmente condizionato, a suo avviso, dal desiderio di qualcuno di intestarsi una battaglia di principio. Nel rilevare che tale approccio non ha portato a risultati sia nella presente che nella passata legislatura, invita a trarre un insegnamento da quanto accaduto.
Evidenziando che il probabile esito della discussione in corso rappresenterà in ogni caso una sconfitta per coloro che condividono le sue posizioni sul valore della vita, osserva come ciò possa essere riconducibile alla logica politica, nel contesto attuale. Nel sottolineare che occorre individuare una soluzione equilibrata che tenga conto di tutti gli aspetti di carattere sociale, medico e giuridico, richiama l'attenzione sul contenuto dell'articolo 1 della richiamata proposta di legge C. 1888. Tale testo propone, in luogo di una depenalizzazione, una sanzione penale praticamente simbolica nel caso di omicidio di persona tenuta in vita mediante strumenti di sostegno vitale e affetta da patologie irreversibili fonte di intollerabile sofferenza, quando l'autore convive stabilmente con il malato e agisce in stato di grave turbamento. A suo avviso, tale proposta potrebbe rappresentare un punto di equilibrio tra visioni differenti e adempiere a quanto richiesto dalla Corte costituzionale.
Nel ritenere che il metodo testé indicato possa consentire di raggiungere una sintesi delle varie posizioni, evitando il muro contro muro, sottolinea che lo stesso discorso vale anche con riguardo all'articolo 3 del provvedimento. A tale proposito fa presente che, come sottolineato anche dalla collega Bologna alla luce delle sue competenze professionali, è impensabile non garantire l'obiezione di coscienza, trattandosi di un elemento soggettivo di cui occorre avere considerazione, rilevato che per alcuni la somministrazione di cibo ed acqua ad un soggetto non autonomo tramite ausili medici equivale ad un trattamento sanitario artificiale che può quindi essere sospeso, mentre per altri si tratta di elementi vitali e non certo di presidi sanitari. Nel rilevare che un medico non può essere obbligato a sopprimere una vita umana e che l'obiezione di coscienza è già prevista nel nostro ordinamento, si dichiara convinto che dall'approvazione del testo di legge nella sua attuale versione deriveranno, oltre che ricorsi alla Corte costituzionale, gravi ricadute sociali e «inquinamenti» delle azioni umane future. Nel chiedersi pertanto chi dei colleghi voglia assumersi una simile responsabilità, considerato che le leggi finiscono per orientare le coscienze, richiama in tema di eutanasia le considerazioni del dottor Veronesi, il quale ha dichiarato di non aver mai visto una persona desiderare di morire, quando ha al suo fianco lo Stato, la famiglia e gli affetti. Considera comunque positivo che grazie al contributo di tutti si sia determinato in queste ultime settimane un clima favorevole alla collaborazione, diversamente da quanto verificatosi nel recente passato con altre proposte di legge. Ritiene pertanto, intervenendo sul complesso degli emendamenti, di avere il diritto e il dovere di affermare che il testo in esame vada migliorato con il contributo di tutti evitando che qualcuno se ne intesti la paternità. In conclusione ringrazia, a nome del gruppo Pag. 10Lega, i presidenti delle Commissioni II e XII per aver dato la possibilità di esprimere le diverse posizioni, auspicando che vi siano spazi per fare un buon lavoro di squadra.
Antonio PALMIERI (FI) preannuncia che nel suo intervento procederà in maniera sintetica per punti distinti, al fine di lasciare agli atti con chiarezza il pensiero suo e del gruppo di Forza Italia. Evidenzia pertanto che, come già espresso dal collega Zanettin nella seduta precedente, le proposte emendative di Forza Italia si articolano in tre tipologie, volte rispettivamente a tentare di ridurre il danno, a chiamare le cose con il loro nome e a introdurre l'obiezione di coscienza. Quanto alla prima tipologia, si tratta di proposte emendative che intervengono sul testo di legge là dove le sofferenze psicologiche vengono identificate come causa dirimente per accedere all'eutanasia. Fa presente che la seconda tipologia riguarda emendamenti tutti uguali, volti a sostituire l'espressione «morte volontaria medicalmente assistita» con la sua vera denominazione, vale a dire quella di «eutanasia», perché è di questo che si tratta. Sottolinea a tale proposito che, se nel corso della scorsa legislatura poteva esservi qualche dubbio rispetto al fatto che la legge approvata nel 2017 sulla dichiarazione anticipata di trattamento potesse aprire la porta all'eutanasia, in questo caso tali dubbi non possano in alcun modo sussistere. Precisa inoltre che un diverso gruppo di proposte emendative relative sempre alla seconda tipologia è finalizzato invece a sopprimere dall'articolo 1 del provvedimento ogni richiamo agli articoli della Costituzione e ai trattati internazionali, ritenendo che tali riferimenti, ispirati al principio del favor vitae, non si addicano ad un testo di legge che introduce in qualche modo un favor mortis. Con riguardo alla terza tipologia evidenzia che tali proposte emendative, pur con diverse variazioni sul tema, intendono introdurre l'obiezione di coscienza che a suo avviso costituisce un aspetto fondamentale dal momento che non si può comprimere il diritto di chi, con il giuramento di Ippocrate, si è impegnato a tutelare la vita umana. Conclude con quattro questioni di carattere metodologico. Quanto alla prima di esse, si augura che non si arrivi ad inutili contrapposizioni tra i fautori della libertà, che intendono sottrarre i pazienti alle loro sofferenze, e coloro che invece sarebbero intenzionati a comprimere le libertà e a perseverare nelle sofferenze. Quanto alla seconda questione, richiamandosi alle considerazioni del collega Zanettin, manifesta la preoccupazione che possa prendere piede prepotentemente nel nostro ordinamento la «cultura dello scarto», anche alla luce delle esperienze verificatesi in altri Paesi, quali l'Olanda e il Belgio, dove una volta introdotta l'eutanasia, si sono manifestati continui tentativi di spostare sempre più avanti il limite dell'intervento legittimo. Quanto alla terza questione, esorta a non fare leggi sulla spinta dell'emozione del momento o del ricatto rappresentato da una singola storia pietosa portata alla ribalta dai media o delle dichiarazioni di noti influencer. Relativamente alla quarta questione, fa presente che Forza Italia si riconosce negli emendamenti di tutte le forze di centro-destra e dichiara di voler sottoscrivere tutte le proposte emendative a singola firma del collega Lupi, che non presentino emendamenti di identico contenuto. Nel preannunziare l'intenzione di valutare una per una le proposte emendative degli altri gruppi, ritiene che nella gran parte di essi, in particolare in quelli in cui ricorre il termine eutanasia o in cui si fa riferimento alla sofferenza psicologica come unica causa dirimente per l'accesso all'eutanasia si trovi la piena conferma delle preoccupazioni fin qui espresse.
Giorgio TRIZZINO (MISTO) in primo luogo fa presente di essere consapevole, fin dall'inizio dell'esame delle proposte di legge in materia, che si tratta di un terreno difficile e complesso, che interpella da vicino la coscienza e le conoscenze di ciascuno dei componenti delle Commissioni riunite. Ritiene che su tali basi si è avvicinato con estrema prudenza e grande attenzione alla stesura del testo, consapevole che l'oggetto del provvedimento riguarda ciò che c'è di più sacro per ogni essere umano, vale a dire la vita, comunque la si voglia considerare. Pertanto ritenendo che Pag. 11non spetti a nessuno dei presenti stabilire se la vita sia un dono o se sia proprietà di qualcuno, fa presente che insieme ai diversi relatori succedutesi nel tempo si è cercato di trovare la forma più adeguata ad affrontare la questione, nell'alveo della sentenza della Corte costituzionale. A tale proposito precisa infatti che, a partire da tale sentenza, aiutare una persona a morire non è più considerato automaticamente un reato. Richiama la sua quinquennale esperienza alla direzione di un hospice per malati terminali, sottolineando di essere stato costretto a cambiare mestiere dopo tale difficile esperienza, pur essendosi sempre considerato un profondo sostenitore della teoria per cui bisogna restare accanto alle persone che soffrono. Rammenta altresì di aver contribuito a distribuire tra le varie regioni i fondi nazionali destinati alle cure palliative, rievocando da un lato la resistenza dei direttori generali di alcune strutture sanitarie ad accettarli, non volendo aiutare i malati a morire, e dall'altro l'indifferenza dei politici che non intendevano farsi carico della questione dal momento che si tratta di malati che non votano. Nel richiamare inoltre la vicenda di un giovane di trenta anni colpito dal cancro al colon che gli aveva rivolto la richiesta di non morire tra atroci sofferenze e di non voler perdere la consapevolezza della sua coscienza negli ultimi istanti di vita, tiene a precisare che, per quanto siano efficaci le cure palliative, esiste un limite oltre il quale non si può andare con la somministrazione di farmaci, pena la decadenza della capacità cognitiva del soggetto. Pertanto, nell'affermare che le cure palliative non sono la soluzione, dichiara che si batterà su ogni singola proposta emendativa perché le cure palliative non siano la condizione indispensabile per accedere alla morte volontaria e medicalmente assistita.
Ricorda come nel giugno scorso sia stato approvato un emendamento con il voto favorevole di tutti i gruppi che ha stravolto completamente il radicamento delle cure palliative nel territorio dello Stato rendendole veramente obbligatorie. Sottolinea come solo nel 20 per cento dei casi gli hospice possono accogliere i malati mentre tutti gli altri pazienti debbono essere assistiti nelle loro abitazioni perché esistono delle reti molto efficienti che consentono questa assistenza. Ritiene che l'eutanasia sia una scelta ponderata e che il Parlamento debba prestare il massimo rispetto per coloro che assumono questa scelta coraggiosa, difendendo il diritto anche soltanto di una persona di decidere di non voler essere sedata e di porre un termine alle sofferenze. In proposito sottolinea che il deejay Fabo non ha voluto essere sedato neanche nelle ultime 48 ore della sua vita per non lasciare gestire il proprio corpo da terzi. Con riferimento all'obiezione di coscienza, evidenzia come la stessa non abbia nulla a che vedere con la morte volontaria medicalmente assistita, che non è un atto medico in quanto con la stessa si creano le condizioni perché quell'atto venga compiuto dal soggetto richiedente. È infatti il soggetto che si autosomministra il farmaco. Ritiene che le Commissioni abbiano un'occasione unica per definire un testo volto a introdurre una procedura all'interno del sistema sanitario nazionale da seguire senza alcuna decisione del medico che rappresenta soltanto l'esecutore di una volontà sancita e verificata secondo i parametri indicati dalla Corte costituzionale. Sottolinea quindi che sul disegno di legge in materia di omotransfobia vi erano esigenze sociali che hanno portato all'insuccesso del provvedimento. Rileva che su questo provvedimento non vi sono categorie che possono difendere i loro diritti in quanto le categorie coinvolte sono composte da persone che non ci sono più e che hanno patito sofferenze non immaginabili. A suo avviso, le Commissioni hanno ora la possibilità, lavorando nei prossimi giorni e confrontandosi con serenità, di lenire queste sofferenze estreme. Per tale ragione dichiara che il suo gruppo non mancherà al confronto che sarà leale nell'interesse di chi non può essere rappresentato.
Alfredo BAZOLI (PD), relatore per la II Commissione, nel ringraziare tutti i colleghi per il contributo fornito e per la pacatezza con la quale hanno svolto i propri interventi, che riflette lo spirito che anche i relatori intendono avere, fa presente di Pag. 12aver già preannunciato per le vie brevi, soprattutto ai colleghi del centro-destra che hanno espresso maggiori riserve sul testo base, che da parte dei relatori vi è la volontà di discutere sullo stesso e di modificarlo anche relativamente ad alcuni aspetti già emersi nel dibattito di questa sera. Ribadisce pertanto l'apertura dei relatori a modifiche del testo in discussione. Fa presente che nella seduta di domani, insieme al collega Provenza, relatore per la XII Commissione, proporrà l'accantonamento di numerose proposte emendative sulle quali i relatori si riserveranno di fare ulteriori valutazioni alla luce della discussione che verrà svolta, proprio a conferma della loro volontà di apertura. Precisa, quindi, che sulle restanti proposte emendative sulle quali i relatori ritengono che non vi sia al momento la possibilità di svolgere una discussione verrà formulato un parere contrario. Sottolinea che le proposte emendative che saranno accantonato coprono l'intero spettro delle forze politiche. È convinto che il provvedimento in esame non possa avere «un colore politico» e che le Commissioni dovranno svolgere un lavoro che non porterà alla soddisfazione di tutti ma che comunque produrrà come risultato finale un giudizio maggiormente positivo sul testo in esame rispetto alle critiche che ha sentito formulare. Auspica quindi che domani le Commissioni proseguano i propri lavori con un approccio costruttivo.
Nicola PROVENZA (M5S), relatore per la XII Commissione, ribadisce la volontà espressa dal collega Bazoli di svolgere il dibattito in maniera condivisa e serena e concorda sul fatto che nessun gruppo in particolare si debba intestare la paternità del provvedimento. Fa presente di avere ascoltato con molta attenzione l'intervento del collega Pagano che tra le altre cose ha affermato che la legge che verrà approvata non dovrà avere un «nome e un cognome». A suo avviso, la paternità del provvedimento andrà intestata all'intero Parlamento che si deve assumere il dovere di adottare una legge sul tema, dando legittimità a tutte le posizioni. Sottolineando che nel corso del dibattito si è evidenziato più volte che i temi in discussione sono etici e si è fatto riferimento a questioni culturali o antropologiche, ritiene tuttavia che la discussione non debba mai allontanare troppo le Commissioni dalla missione a loro attribuita di normare le condizioni espresse dalla Corte costituzionale. Ritenendo necessario non mancare a questo importante appuntamento, ribadisce la massima disponibilità dei relatori al confronto.
Marialucia LOREFICE, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, dichiara conclusa la fase degli interventi per l'illustrazione per il complesso degli emendamenti. Rinvia il seguito dell'esame alla seduta già convocata per la giornata di domani.
La seduta termina alle 20.