SEDE CONSULTIVA
Martedì 8 ottobre 2019. — Presidenza del presidente Sergio BATTELLI. — Interviene la sottosegretaria di Stato per gli affari europei, Laura Agea.
La seduta comincia alle 12.05.
Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2019.
Doc. LVII, n. 2-bis, Annesso e Allegati.
(Parere alla V Commissione).
(Esame e rinvio).
La Commissione inizia l'esame del provvedimento in oggetto.
Sergio BATTELLI, presidente, segnala che il provvedimento è inserito all'ordine del giorno dell'Assemblea a partire da giovedì 10 ottobre prossimo e pertanto il parere, anche in relazione ai tempi di esame previsti dalla V Commissione bilancio, dovrà essere reso entro la seduta già convocata per domani alle 14.
Piero DE LUCA (PD), relatore, riferendo alla Commissione sulla Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2019 (NADEF), trasmessa alla Camera lo scorso 1o ottobre, osserva che essa si colloca in uno scenario istituzionale, politico ed economico sensibilmente mutato rispetto al contesto nel quale fu approvato il Documento di economia e finanza (DEF) nel mese di aprile. Rileva infatti che il rinnovo del Parlamento e degli organi dell'Unione europea e il cambio dell'Esecutivo sul piano nazionale hanno comportato la necessità di un aggiornamento delle priorità dell'agenda di governo evidenziando, più in generale, un sostanziale mutamento di approccio rispetto al predetto contesto dello scorso aprile.
A tal proposito, segnala in particolare due elementi nuovi che ritiene dirimenti: da un lato, il maturare di una maggiore consapevolezza della necessità di sostenere il rilancio del processo di integrazione Pag. 165europea facendo leva su un modello di sviluppo sempre più orientato ai princìpi dello sviluppo sostenibile, al fine di porre davvero le persone e il pianeta al centro delle scelte strategiche dell'Unione e dei suoi Stati membri; dall'altro, l'esigenza, sempre più avvertita e condivisa, di abbinare alla politica monetaria accomodante, perseguita in questi ultimi anni dalla Banca centrale europea, una politica di bilancio aggregata dell'area euro più forte ed espansiva, idonea sia a fronteggiare le congiunture economiche avverse – e dunque a svolgere una funzione di stabilizzazione macroeconomica – sia a sostenere gli investimenti a più a alto valore aggiunto, a cominciare da quelli ambientali.
Sottolinea che tale ultimo orientamento espresso dalla Commissione europea e da altre organizzazioni internazionali verso l'opportunità di una stance fiscale espansiva per l'area dell'euro dovrebbe essere frutto di una politica di stimolo da parte dei Paesi membri in surplus e di un graduale consolidamento fiscale da parte delle nazioni più indebitate, non solo per contrastare l'indebolimento ciclico, ma anche per affrontare con determinazione nodi strutturali quali la carenza di investimenti pubblici, i cambiamenti climatici e le tensioni sociali, e costruire un nuovo paradigma di crescita sostenibile a livello sociale e ambientale, basato sull'innovazione tecnologica e lo sviluppo delle competenze e del capitale umano.
Ritiene quindi che la Nota di aggiornamento in esame intercetta pienamente queste nuove linee di tendenza, delineando, infatti, un percorso di miglioramento dei saldi di finanza pubblica più dilatato nel tempo, che concilia un'intonazione espansiva della manovra di bilancio con l'obiettivo di riduzione del debito, ponendo al contempo al centro degli assi programmatici strategici del Governo l'avvio di un Green New Deal, in perfetta coerenza con le dichiarazioni della Presidente eletta della Commissione europea, Ursula von Der Leyen.
Sottolinea che il Green New Deal italiano ed europeo – finanziato con risorse nazionali e comuni e con lo sviluppo di appositi strumenti finanziari – orientato al contrasto ai cambiamenti climatici, alla riconversione energetica, all'economia circolare, alla protezione dell'ambiente, alla rigenerazione urbana e, nondimeno, alla coesione sociale e territoriale, sarà il perno della strategia di sviluppo del Governo per la promozione di un benessere equo e sostenibile.
Osserva che è in questa prospettiva che si pone, del resto, il preannuncio, contenuto nella Nota in esame, di una richiesta di flessibilità di bilancio alla Commissione europea – nell'ordine di 0,2 punti percentuali di PIL – con riferimento alle spese eccezionali da impiegare per interventi volti a favorire la sostenibilità ambientale e aumentare la resilienza del Paese, ivi compresi quelli per il contrasto dei rischi derivanti dal dissesto idrogeologico. Rileva che tale richiesta del Governo italiano – che auspica possa essere ampiamente sostenuta anche dal Parlamento – si innesta in una serie di ulteriori indirizzi programmatici che, per quanto di competenza della Commissione, non possono che essere parimenti condivisi.
Si riferisce, in particolare, alla volontà dichiarata del Governo di esprimere un nuovo protagonismo e una nuova capacità di proposta e di iniziativa in sede europea, al fine, segnatamente, di: rafforzare la capacità di bilancio dell'area euro, rendendola più espansiva; migliorare e semplificare il Patto di stabilità e crescita, per favorire gli investimenti nel segno della sostenibilità ambientale e sociale e assicurarne la funzione anticiclica, mediante la previsione di una golden rule che consenta di scorporarli dal calcolo del deficit; completare l'Unione bancaria, anche con l'introduzione di una garanzia europea dei depositi e, infine, contrastare con maggiore vigore fenomeni di elusione ed evasione fiscale e concorrenza sleale fra sistemi impositivi nazionali all'interno del mercato unico.
Evidenzia che se si vuole rafforzare l'Europa come attore globale questi intendimenti non possono che essere condivisi, e, aggiunge, accompagnati anche da maggiori sforzi per l'introduzione di Pag. 166un'indennità europea di disoccupazione intorno alla quale fortificare il pilastro sociale dell'Unione e in tal modo amplificarne la dimensione politica e democratica. Ritiene, inoltre, più in generale, che debbano essere lette con particolare favore le recenti prese di posizione, annunciate in più sedi, in ordine all'esigenza di incorporare in modo sistematico il perseguimento dei 17 obiettivi di sviluppo sostenibile dell'Agenda 2030 delle Nazioni Unite all'interno delle politiche economiche, sociali e ambientali dell'Unione europea, anche attraverso una revisione dei modelli di governance e, in particolare, del Semestre europeo.
Venendo ai contenuti più specifici della Nota di aggiornamento, rileva, in via preliminare, come essa sottenda un approccio di politica economica volto ad affiancare ad un percorso graduale e strutturale di consolidamento della finanza pubblica una più ampia strategia di legislatura, che da un lato si ispira alle tendenze globali in materia di ambiente, innovazione, capitale umano e diritti, e dall'altro raccoglie le sfide di una crescita inclusiva e sostenibile intervenendo su specifiche policy nazionali in tema di lotta all'evasione, promozione dell'equità e del lavoro, coesione sociale e territoriale, famiglia e contrasto alla crisi demografica.
Per quanto concerne il quadro macroeconomico, rileva che la NADEF e la Relazione al Parlamento che la accompagna, evidenziano come nel 2019 l'economia italiana presenti ancora una dinamica di crescita inferiore al potenziale. I livelli di disoccupazione, soprattutto giovanile e femminile, sono ancora elevati, così come le diseguaglianze sociali e territoriali, nonostante gli interventi da ultimo posti in essere. Fa inoltre presente che la sostanziale stagnazione dell'attività economica nel 2019, che ha condotto a limare la previsione di crescita annuale del PIL reale per quest'anno allo 0,1 per cento, dallo 0,2 del DEF, è la risultante di una debole crescita della domanda interna, di un accentuato decumulo di scorte da parte delle imprese e di un contributo netto positivo alla crescita da parte del commercio estero, che il tasso di crescita dei consumi delle famiglie (0,4 per cento in media d'anno) sarebbe, dunque, al livello più basso dal 2014 e che il ritmo di aumento degli investimenti scenderebbe in confronto al 2018.
Ricorda che a questo esito hanno contribuito anche la dinamica di fattori esogeni internazionali, essendo il quadro internazionale, infatti, cambiato significativamente rispetto al DEF di aprile.
In tal senso osserva che le tensioni commerciali tra Stati Uniti e Cina, l'acuirsi del rischio di uscita senza accordo del Regno Unito dall'Unione europea, le fibrillazioni politiche in alcuni Paesi emergenti – in primis Argentina e Venezuela – la crisi del mercato dell'auto e le relative ripercussioni sulle economie industrializzate, modificano le aspettative e ostacolano l'utilizzo della capacità produttiva, prolungando il rallentamento del ciclo economico mondiale iniziato già lo scorso anno.
Evidenzia che i fattori geopolitici e l'incertezza a livello globale incidono su imprese e consumatori che riducono rispettivamente gli investimenti e le scorte, e i consumi, con dinamiche che si autoalimentano. Sottolinea che ciò è particolarmente vero per l'Eurozona, che essendo composta da economie con un elevato grado di apertura risente maggiormente delle tensioni commerciali, con effetti accentuati nei Paesi esportatori a forte vocazione manifatturiera, come l'Italia e la Germania.
Osserva, però, che a tali dinamiche e fattori di rischio si contrappongono anche elementi positivi, quali la rilevante riduzione dei rendimenti dei titoli di Stato, accompagnata da un ridimensionamento dello spread nei confronti del Bund tedesco e dal recupero dei mercati finanziari italiani, derivante anche dall'accordo con la Commissione europea con cui si è scongiurata una procedura per disavanzo eccessivo e, più in generale, da un riorientamento della politica estera e di bilancio del Paese operato dal nuovo Governo: la Nota sottolinea, in Pag. 167proposito, che se la percezione di minore incertezza evidenziata della riduzione dello spread sovrano si diffonderà dai mercati finanziari anche ai consumatori e alle imprese, traducendosi in maggiore domanda di credito, la domanda interna potrebbe rafforzarsi, anche in presenza di un quadro internazionale ancora difficile.
Evidenzia quindi che in un contesto di previsioni di crescita del PIL mondiale e del commercio internazionale più sfavorevoli rispetto al passato e non privo di rischi al ribasso, il quadro macroeconomico programmatico descritto nella Nota di aggiornamento, che incorpora gli effetti sull'economia delle misure che il Governo intende presentare al Parlamento nel disegno di legge di bilancio 2020, prevede una crescita del PIL reale nel 2020 pari allo 0,6 per cento, elevata all'1 per cento nei due anni successivi.
Con riferimento alla finanza pubblica, segnala in primo luogo, quale rilevante novità, che la Commissione europea, in seguito alle nuove proiezioni del Rapporto sulle spese legate all'invecchiamento (Ageing Report 2018), ha rivisto l'Obiettivo di Medio Termine (OMT) per l'Italia ad un surplus strutturale dello 0,5 per cento del Pil, laddove fino a tutto il 2019 il valore dell'OMT ha coinciso con il pareggio di bilancio (ossia il saldo di bilancio delle amministrazioni pubbliche, una volta corretto per le fluttuazioni cicliche, doveva convergere nel medio periodo verso un valore pari a zero). Sottolinea quindi che a seguito del più recente aggiornamento, l'OMT nel prossimo triennio 2020-2022 è stato portato ad un avanzo strutturale pari a 0,5 per cento del PIL, in ragione del livello elevato del debito pubblico, del peggioramento delle previsioni di crescita economica nel lungo periodo e, particolare da non trascurare, di quelle demografiche.
Rileva che a fronte di tale nuovo e più sfidante obiettivo, la Nota e, in particolare, la Relazione al Parlamento che la accompagna, illustra l'aggiornamento del piano di rientro verso l'OMT già autorizzato con la Relazione al Parlamento 2018 approvata a maggioranza assoluta nell'ottobre dello scorso anno, rivedendo tuttavia la traiettoria di consolidamento dei conti pubblici tenendo conto del rallentamento della congiuntura economica e dell'esigenza di non correre il rischio, soprattutto nel breve periodo, di effettuare politiche pro-cicliche dando luogo, in un contesto economico ancora debole, ad eccessive strette fiscali.
Fa presente, in particolare, che i nuovi obiettivi programmatici prevedono un indebitamento strutturale pari a –1,4 per cento nel 2020, –1,2 per cento nel 2021 e –1,0 per cento nel 2022, che si evolve negli anni a seguire nel percorso di convergenza verso l'OMT; rispetto al DEF 2019, il livello del saldo risulta invariato nel 2020, per poi peggiorare di 0,1 punti percentuali nel 2021 e 0,2 punti percentuali nel 2022.
Rileva che in termini nominali, l'indebitamento netto programmatico si colloca, invece, a un livello pari a –2,2 per cento nel 2020 (e dunque invariato in confronto alla previsione aggiornata per il 2019), –1,8 per cento nel 2021 e –1,4 per cento nel 2022; rispetto al DEF 2019, l'obiettivo di indebitamento netto passa dal 2,1 per cento al 2,2 per cento nel 2020, risulta invariato nel 2021 e migliora nel 2022 di 0,1 punti percentuali.
Osserva che in linea generale, il lieve peggioramento dell'indebitamento netto riflette il mutato clima economico e i crescenti consensi a favore di un orientamento più espansivo della politica fiscale dell'area euro, risentendo, tra l'altro, delle misure previste per il contrasto dei rischi derivanti dal dissesto idrogeologico e degli altri interventi volti a favorire la sostenibilità ambientale, per i quali, come accennato, il Governo intende presentare una richiesta di flessibilità alla Commissione europea (di 0,2 punti percentuali) che, ove accordata, rappresenterebbe uno dei fattori da considerare nella determinazione della variazione strutturale annuale, e in media biennale, oggetto di valutazione nell'ambito del braccio preventivo del Patto di stabilità e crescita. Pag. 168
Segnala che ad avviso del Governo, alla luce di questa richiesta di margini di flessibilità (che sarà presentata alla Commissione europea nell'imminente documento programmatico di bilancio – Draft Budgetary Plan), la variazione del saldo strutturale prevista per il 2020 non comporterebbe una deviazione significativa dal sentiero di aggiustamento verso l'OMT, atteso che per il biennio 2021-2022 si registrerebbe un miglioramento strutturale di 0,2 punti percentuali all'anno e che, per quanto concerne, da ultimo, il rapporto debito/PIL, a partire dal 2020 esso assumerà un profilo discendente. Riferisce che la sua riduzione verrà perseguita grazie alla graduale convergenza del deficit verso l'obiettivo di medio termine, alla ripresa economica, alla riduzione del costo di finanziamento del debito e a un realistico programma di privatizzazioni: partendo dal livello previsto per fine 2019 (135,7 per cento) e ipotizzando proventi da dismissioni e altri introiti in conto capitale destinati al fondo di ammortamento del debito pubblico per 0,2 punti percentuali di PIL all'anno, il rapporto scenderebbe al 135,2 per cento nel 2020 e quindi al 133,4 per cento nel 2021 e al 131,4 per cento nel 2022.
Segnala che in questo scenario, la Regola del debito non sarebbe soddisfatta in nessuna delle sue configurazioni (backward looking, forward looking, cyclically adjusted) definite dalle regole europee ma fa presente che il Governo evidenzia, tuttavia, che la riduzione del rapporto nel 2022 rispetto all'anno precedente sarebbe significativa, pari a due punti percentuali e che a partire dal 2021, la crescita del PIL nominale è prevista superare il costo medio di finanziamento del debito pubblico: qualora il surplus primario aumentasse gradualmente negli anni seguenti, il soddisfacimento della Regola del debito sarebbe assicurato anche in presenza di una graduale inversione del trend dei tassi di interesse a livello europeo.
Osserva che, naturalmente, così come il rispetto della regola della spesa appare problematico nella misura in cui le attuali regole europee non consentono di escludere alcune categorie di beni di investimento che favorirebbero una più robusta spinta verso la ripresa economica, il rispetto della regola del debito e dei suoi severi parametri di convergenza sia in termini di obbiettivo finale (60 per cento del rapporto debito/PIL) sia in termini temporali (venti anni), pone in evidenza un analogo problema di policy che ostacola l'utilizzo di risorse per lo sviluppo; problema che auspica possa essere affrontato nell'ambito di una più ampia revisione dei meccanismi della governance economia europea nelle direzioni sopra richiamate.
Infine, venendo all'impostazione della manovra di finanza pubblica prospettata nella Nota, rileva come essa miri a preservare la sostenibilità della finanza pubblica creando al contempo spazi fiscali per completare l'attuazione delle politiche di inclusione e attivazione del lavoro già in vigore e per rilanciare la crescita economica a partire da un grande piano di investimenti pubblici e di sostegno agli investimenti privati, volti a favorire l'innovazione e la sostenibilità ambientale, a potenziare le infrastrutture materiali, immateriali e sociali, a partire dagli asili nido e a ridurre il divario tra il Sud e il Nord del Paese.
In particolare, segnala che la manovra contempla una completa disattivazione dell'aumento dell'IVA per il 2020, il finanziamento delle politiche invariate per circa un decimo di punto di PIL e il rinnovo di alcune politiche in scadenza (fra cui gli incentivi Industria 4.0).
Evidenzia che il Governo intende, inoltre, adottare nuove politiche che costituiranno il primo passo di un programma più vasto volto a rilanciare la crescita, lo sviluppo del Mezzogiorno e la sostenibilità ambientale. Tra queste, ricorda che il Governo si è impegnato a ridurre il cuneo fiscale sul lavoro, a rilanciare gli investimenti pubblici, ad aumentare le risorse per istruzione e ricerca scientifica e tecnologica e a sostenere e rafforzare il sistema sanitario Pag. 169universale. In tal senso rammenta che l'impegno aggiuntivo necessario alla riduzione del cuneo fiscale nel 2020 è valutato in 0,15 punti percentuali di PIL, che saliranno a 0,3 punti nel 2021.
Fa presente che le risorse per il finanziamento degli interventi previsti per il 2020 sono pari a quasi lo 0,8 per cento del PIL e saranno assicurate da: a) misure di efficientamento della spesa e di revisione o soppressione di disposizioni normative vigenti in relazione alla loro efficacia o priorità, per un risparmio di oltre 0,1 punti percentuali di PIL; b) nuove misure di contrasto all'evasione e alle frodi fiscali, nonché interventi per il recupero del gettito tributario anche attraverso una maggiore diffusione dell'utilizzo di strumenti di pagamento tracciabili, per un incremento totale del gettito pari allo 0,4 per cento del PIL; c) riduzione delle spese fiscali e dei sussidi dannosi per l'ambiente e nuove imposte ambientali, che nel complesso aumenterebbero il gettito di circa lo 0,1 per cento del PIL, nonché da altre misure fiscali per ulteriori 0,1 punti percentuali di PIL.
Ricorda, infine, che la Nota prevede la presentazione da parte del Governo di 22 disegni di legge collegati alla manovra.
Rinviando alla documentazione predisposta dagli uffici per eventuali approfondimenti relativi alle singole politiche di settore e alle principali iniziative programmate in risposta alle raccomandazioni del Consiglio dell'Unione europea, conclude riservandosi di presentare una proposta di parere all'esito del dibattito.
Matteo Luigi BIANCHI (LEGA) focalizza l'attenzione su alcuni temi che a suo avviso rendono assai criticabile il documento in esame. Ritiene infatti che esso sia connotato da un marcato statalismo e che, inoltre, produca una maggiore pressione fiscale sui contribuenti. In tal senso evidenzia, ad esempio, i 2 miliardi di euro connessi alla cosiddetta green tax, i 5 miliardi di euro prodotti dalla rimodulazione delle aliquote IVA – che, sottolinea, altro non sono che un aumento della tassazione indiretta per i contribuenti – nonché i 7 miliardi di euro che dovrebbero essere ottenuti attraverso la lotta all'evasione fiscale che, tuttavia, sono meramente presunti e incerti e che dovrebbero essere ricavati soprattutto attraverso la limitazione dell'utilizzo del denaro contante per gli acquisti. Su quest'ultimo argomento osserva che nel documento non viene individuato con precisione chi sarà oggetto di un maggiore controllo, con l'effetto, ritiene, di gravare sui soliti contribuenti, quelli già pesantemente percossi dall'imposizione fiscale.
Stigmatizza quindi la manovra oggi proposta che è tutt'altro che incoraggiante nonché molto diversa dalla manovra espansiva che prevedeva, tra le altre cose, di allargare l'applicazione della flat tax ai redditi fino a 100.000 euro.
Piero DE LUCA (PD), relatore, in replica al deputato Bianchi sottolinea che, al contrario, il documento in oggetto dà certezza che le tasse non aumentano, che l'incremento dell'IVA previsto dalle cosiddette clausole di salvaguardia è stato disinnescato e che la pressione fiscale, nel suo complesso, scende di alcuni decimali nell'arco del prossimo biennio, come recentemente ha fatto presente il Ministro dell'economia e delle finanze Roberto Gualtieri.
Segnala peraltro che alcune risorse sono rese disponibile dalla diminuzione della spesa per interessi sul debito pubblico, causata dal calo dello spread, dovuta al senso di maggiore affidabilità che il nuovo Governo ispira ai mercati finanziari.
Rimarca che le misure illustrate produrranno una diminuzione della pressione fiscale soprattutto a vantaggio dei redditi da lavoro e, complessivamente, delle famiglie per le quali sono previste, altresì, ulteriori forme di supporto, ad esempio attraverso l'aumento delle risorse destinate agli asili nido. In tal senso ritiene che si possa affermare che la manovra disposta con il documento all'esame ha un carattere decisamente sociale Pag. 170e progressista e persegue gli obiettivi che si propone restando nel quadro delle regole europee.
Daniela TORTO (M5S) ringrazia il relatore per il lavoro svolto ed esprime la propria soddisfazione relativamente al fatto che l'obiettivo di una maggiore integrazione europea si persegue anche attraverso una crescita sostenibile, tema che, ricorda, è molto caro al MoVimento 5 Stelle.
Sergio BATTELLI, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame alla seduta già convocata per domani.
La seduta termina alle 12.15.
ATTI DEL GOVERNO
Martedì 8 ottobre 2019. — Presidenza del presidente Sergio BATTELLI. — Interviene la sottosegretaria di Stato per gli affari europei, Laura Agea.
La seduta comincia alle 12.15.
Schema di decreto legislativo recante disciplina sanzionatoria per la violazione delle disposizioni di cui al regolamento (UE) n. 517/2014 sui gas fluorurati a effetto serra che abroga il regolamento (CE) n. 842/2006.
Atto n. 107.
(Seguito dell'esame, ai sensi dell'articolo 126, comma 2, del regolamento, e conclusione – Parere favorevole).
La Commissione prosegue l'esame dello schema di decreto all'ordine del giorno, rinviato nella seduta del 2 ottobre 2019.
Sergio BATTELLI, presidente, ricorda che il termine per l'espressione del parere scadrà il 28 ottobre prossimo.
Nessuno chiedendo di intervenire, chiede alla relatrice se sia in condizioni di presentare una proposta di parere.
Angela IANARO (M5S), relatrice, formula una proposta di parere favorevole (vedi allegato).
Nessuno chiedendo di intervenire, la Commissione approva la proposta di parere della relatrice (vedi allegato).
La seduta termina alle 12.20.
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