INCONTRI INFORMALI
Mercoledì 29 maggio 2019.
Incontro con rappresentanti della Conferenza delle organizzazioni internazionali non governative del Consiglio d'Europa.
L'incontro informale si è svolto dalle 8.35 alle 9.25.
SEDE REFERENTE
Mercoledì 29 maggio 2019. — Presidenza della presidente Marta GRANDE. – Interviene la viceministra degli affari esteri e della cooperazione internazionale, Emanuela Claudia Del Re.
La seduta comincia alle 14.10.
Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica del Ciad sulla cooperazione nel settore della difesa, fatto a Roma il 26 luglio 2017.
C. 1623 Governo.
(Esame e rinvio).
La Commissione inizia l'esame del provvedimento.
Riccardo OLGIATI (M5S), relatore, ricorda preliminarmente che il Ciad è uno Stato dell'Africa centro-settentrionale, comprendente il vastissimo territorio tra il Niger, il Lago Ciad, il Camerun, il Sudan, la Libia e la Repubblica Centrafricana.
Evidenzia che dopo l'indipendenza dalla Francia nel 1960, il Ciad è stato attraversato da una guerra civile quarantennale che ha visto confrontarsi le regioni del nord a maggioranza musulmana, appoggiate dalla Libia, contro quelle del sud, a maggioranza cristiana, sostenute dalla Francia.
Sottolinea che dopo un decennio di dittatura di Hissène Habré – condannato all'ergastolo nel 2016 dalla corte d'appello del tribunale del Senegal per crimini contro l'umanità – nel 1990 un colpo di Stato ha portato al potere il generale Idriss Deby Itno, rieletto da ultimo, per la quinta volta, nell'aprile 2016. Segnala che il 4 maggio 2018 è entrata in vigore una nuova Costituzione e che le elezioni legislative, rimandate più volte, dovrebbero svolgersi il prossimo 30 maggio.
Osserva che alle tradizionali attività economiche legate all'allevamento e all'agricoltura, a partire dai primi anni duemila si è affiancata una rilevante attività estrattiva di petrolio che ha fatto crescere in misura consistente il PIL.
Rileva che l'Accordo con il Ciad sulla cooperazione nel settore della difesa intende definire un'adeguata cornice giuridica volta a rafforzare la cooperazione bilaterale anche al fine di consolidare le rispettive capacità difensive e di migliorare la comprensione reciproca sulle questioni della sicurezza, compresa la lotta contro l'immigrazione irregolare e il terrorismo.
Evidenzia che l'Accordo è composto da un breve preambolo e da 12 articoli. Sottolinea che i princìpi ispiratori e lo scopo dell'Accordo sono enunciati dall'articolo 1: agevolare e sviluppare la cooperazione nel settore della difesa sulla base dei princìpi di reciprocità, eguaglianza e mutuo interesse, in conformità alle rispettive legislazioni nazionali e agli obblighi internazionali sottoscritti.
Segnala che l'articolo 2 attribuisce la responsabilità della gestione delle attività ai rispettivi ministeri della difesa e individua aree e modalità di gestione, tra cui la politica di sicurezza militare e di difesa; lo svolgimento di operazioni umanitarie e di mantenimento della pace; l'organizzazione e l'impiego delle Forze armate; servizi ed equipaggiamenti delle unità militari e gestione del personale;
L'articolo 2 prevede, inoltre, che le modalità di cooperazione nel settore dell'industria della difesa includeranno scambi di visite di delegazioni civili e militari e incontri tra i rappresentanti delle istituzioni della difesa; scambio di personale di formazione e di relatori nonché di studenti provenienti da istituzioni militari; partecipazione a corsi di formazione teorici e pratici, seminari, conferenze dibattiti e simposi organizzati presso istituti civili e militari della difesa; partecipazione a esercitazioni militari; altre aree di cooperazione che possono essere di interesse reciproco.
Sottolinea che l'articolo 6 riguarda la cooperazione nel campo dei prodotti della difesa ed enumera le categorie di armamenti oggetto della cooperazione.
Precisa che il disegno di legge di autorizzazione alla ratifica, oltre a contenere le consuete disposizioni riguardanti rispettivamente l'autorizzazione alla ratifica e l'ordine di esecuzione, disciplina, all'articolo 3, la copertura finanziaria degli oneri derivanti dal provvedimento, pari ad euro 8.818 annui ad anni alterni a decorrere dal 2019, ascrivibili alle disposizioni di cui all'articolo 2 dell'Accordo.
Conclusivamente, auspica una rapida conclusione dell’iter di approvazione del progetto di legge che mira a consolidare le nostre relazioni con un paese che sta risentendo pesantemente degli attacchi del terrorismo islamista, attivo sia all'interno del Paese sia nelle zone limitrofe.
In particolare, ricorda che la zona intorno al lago del Ciad, colpita da una profonda crisi legata a plurimi fattori, Pag. 50politici, economici e umanitari ma che prendono origine dalla tragica riduzione delle acque del lago, vedono la recrudescenza dell'estremismo violento ad opera del gruppo terroristico nigeriano Boko Haram.
Laura BOLDRINI (LeU) osserva che parlare di «lotta contro l'immigrazione irregolare» tradisce una vocazione militarista, del tutto inadeguata a definire un fenomeno che comprende non solo i migranti economici ma anche i richiedenti asilo che, in base all'articolo 10 della nostra Costituzione e alla Convenzione relativa allo statuto dei rifugiati del 1951, hanno diritto a raggiungere un «porto sicuro». Evidenzia, inoltre, che negli ultimi mesi si sono moltiplicate le ratifiche di accordi in materia di difesa, con un'accelerazione specifica, a suo avviso, nel raffronto con la passata legislatura. Evidenzia, pertanto, la necessità che il Governo chiarisca se tali accordi si inquadrano in una precisa linea di politica estera ovvero si collocano in una mera logica commerciale, finalizzata alla cessione di armi.
Paolo FORMENTINI (Lega) in risposta alla collega Boldrini, precisa che la lotta contro l'immigrazione irregolare rappresenta un compito fondamentale dello Stato, tanto più perché i flussi migratori possono comportare anche l'ingresso nel territorio nazionale di terroristi e il traffico illegale di armi. La cooperazione prevista negli accordi come quello in esame è volta, inoltre, a supportare i Paesi della regione subsahariana nella lotta contro il fenomeno della tratta di esseri umani.
Laura BOLDRINI (LeU), esprimendo apprezzamento per l'equilibrio ed i toni civili utilizzati dal collega Formentini, concorda sul fatto che uno Stato debba contrastare la migrazione irregolare, ma che ciò non implica necessariamente il ricorso alle di armi. D'altra parte è dovere di uno Stato anche assicurare che i richiedenti asilo possano esercitare il loro diritto alla protezione anche in Italia, visto che il nostro Paese ha sottoscritto la citata Convenzione di Ginevra del 1951: fornire alla controparte i mezzi per interdire il passaggio dei migranti nel deserto espone, invece, questi ultimi al serio rischio di perdere la vita, violando il comune senso di umanità. Rileva, infine, che nella maggior parte dei casi i terroristi sono persone nate e cresciute in Occidente e, qualora provengano da Paesi terzi, non utilizzano in via prioritario i canali ordinari della migrazione.
La viceministra Emanuela Claudia DEL RE precisa che l'Accordo è stato sottoscritto nel 2017 e che il Ciad sta mostrando grande determinazione nella lotta contro il terrorismo e per garantire la pace e la sicurezza in tutto il quadrante regionale, compresa la Libia. Al riguardo, segnala che nella capitale del Ciad opera la task force multinazionale congiunta, di cui fanno parte anche Nigeria, Benin, Camerun e Niger, volta a contrastare miliziani jihadisti di Boko Haram e che, sempre a N'Djamena, ha sede il quartier generale dell'operazione «Barkhane», avviata dal Governo francese allo scopo di combattere le reti terroristiche e mettere in sicurezza tutti i Paesi del G5 Sahel – Mauritania, Mali, Niger, Burkina Faso e Ciad. Ricorda, inoltre, che il Ciad coopera anche nell'ambito della missione ONU MINUSMA. Infine, evidenzia che l'Accordo in esame mira essenzialmente a promuovere non la cessione di armi, bensì lo scambio di informazioni tra le Forze armate dei due Paesi, nonché la logistica, la ricerca scientifica e le procedure di addestramento.
Marta GRANDE, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, avverte che si intende si sia rinunciato al termine per la presentazione degli emendamenti e che il provvedimento sarà trasmesso alle Commissioni competenti per l'espressione dei pareri. Rinvia quindi il seguito dell'esame ad altra seduta.
Pag. 51Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di cooperazione militare e tecnica tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica del Congo, fatto a Roma il 27 giugno 2017.
C. 1624 Governo.
(Esame e rinvio).
La Commissione inizia l'esame del provvedimento.
Dimitri COIN (Lega), relatore, ricorda che l'Accordo in esame è volto ad incrementare la cooperazione bilaterale tra le Forze armate dei due Paesi al fine di consolidare le rispettive capacità difensive e di migliorare la comprensione reciproca sulle questioni della sicurezza.
Evidenzia, inoltre, che la sottoscrizione di atti bilaterali quali quello all'esame mira a produrre positivi effetti indiretti nei settori produttivi e commerciali coinvolti.
Quanto al contenuto, sottolinea che il testo si compone di un breve preambolo e dodici articoli.
Rileva che l'articolo 1 riguarda lo scopo dell'Accordo, che è quello di stabilire le condizioni generali per la cooperazione nel settore della difesa su base reciproca e in conformità ai rispettivi ordinamenti giuridici.
Osserva che con l'articolo 2 viene individuato il campo di applicazione, che comprende le seguenti aree e modalità di cooperazione: formazione dei militari congolesi negli stabilimenti militari italiani; acquisizione di equipaggiamenti e di materiali; assistenza in materia di sanità, trasmissioni, logistica e servizi; scambio di informazioni strategiche.
Segnala che l'articolo 3 prevede la possibilità che vengano stipulate ulteriori intese tecniche volte a disciplinare in concreto le aree e le modalità di cooperazione di cui all'articolo 2.
Evidenzia che, ai sensi dell'articolo 4 viene istituita una Commissione tecnica mista incaricata di seguire l'applicazione dell'Accordo e degli atti che ne discendono, che si riunirà una volta all'anno alternativamente nei due Paesi.
Sottolinea che l'articolo 5 regola gli aspetti finanziari derivanti dall'applicazione dell'Accordo, stabilendo che ciascuna Parte – fatta eccezione per l'assistenza sanitaria d'urgenza, da fornire se possibile presso le infrastrutture militari – sosterrà le spese di propria competenza nell'ambito dell'esecuzione dell'Accordo, subordinatamente alla disponibilità dei necessari fondi.
Segnala che l'articolo 6 riguarda la giurisdizione. In particolare, si riconosce allo Stato ospitante il diritto di giurisdizione nei confronti del personale civile e militare ospitato per i reati commessi nel proprio territorio e puniti secondo la sua legge.
Rileva che la giurisdizione potrà, invece, essere esercitata dallo Stato inviante per i reati commessi dal proprio personale, nei casi in cui minaccino la propria sicurezza o il proprio patrimonio, e per quelli commessi, intenzionalmente o per negligenza, nell'esecuzione del servizio o in relazione con esso.
Osserva che l'articolo 7 impegna le Parti all'attuazione delle procedure necessarie per garantire la protezione della proprietà intellettuale, compresi i brevetti, derivante da attività condotte in conformità all'Accordo e ai sensi delle rispettive normative nazionali e degli Accordi internazionali in materia sottoscritti dalle Parti.
Evidenzia che l'articolo 8 regola il trattamento delle informazioni, dei documenti e dei materiali classificati, in conformità alle leggi dei due Stati.
Sottolinea che l'articolo 9 disciplina la durata dell'Accordo, che è stabilita in 5 anni rinnovabili automaticamente salvo denuncia.
Rileva che l'articolo 10 prevede che, in caso di forza maggiore, definita come «qualsiasi evento improvviso e grave, imprevedibile, irresistibile e indipendente dalla volontà delle Parti, ovvero che comprometta gravemente una delle Parti, come una grave crisi politica, una guerra o una calamità naturale», le Parti possano, previo incontro, decidere di continuare, sospendere o risolvere l'Accordo a Pag. 52seguito di un comune esame della situazione nell'ambito di una Commissione tecnica straordinaria.
Segnala che il disegno di legge di autorizzazione alla ratifica si compone di cinque articoli. In particolare, gli articoli 1 e 2 contengono rispettivamente l'autorizzazione alla ratifica e l'ordine di esecuzione, mentre l'articolo 3 riguarda la copertura finanziaria degli oneri derivanti dal provvedimento, pari ad euro 7.464 annui ad anni alterni a decorrere dal 2019, ascrivibili alle disposizioni dell'articolo 4 dell'Accordo, relativo alla Commissione tecnica mista.
La viceministra Emanuela Claudia DEL RE si riserva di intervenire nel prosieguo del dibattito.
Marta GRANDE, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, avverte che si intende si sia rinunciato al termine per la presentazione degli emendamenti e che il provvedimento sarà trasmesso alle Commissioni competenti per l'espressione dei pareri. Rinvia quindi il seguito dell'esame ad altra seduta.
La seduta termina alle 14.30.
UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI
L'ufficio di presidenza si è riunito dalle 14.30 alle 14.40.
COMITATO PERMANENTE SULLA POLITICA ESTERA E LE RELAZIONI ESTERNE DELL'UNIONE EUROPEA
ATTI DELL'UNIONE EUROPEA
Mercoledì 29 maggio 2019. — Presidenza del presidente Andrea ORSINI. – Interviene la viceministra degli affari esteri e della cooperazione internazionale, Emanuela Claudia Del Re.
La seduta comincia alle 15.05.
Comunicazione della Commissione al Consiglio europeo, al Parlamento europeo e al Consiglio «Un ruolo più incisivo a livello mondiale: un processo decisionale più efficiente per la politica estera e di sicurezza comune dell'UE».
(COM(2018)647).
(Seguito dell'esame istruttorio, ai sensi dell'articolo 127, comma 1, del Regolamento, e rinvio).
Il Comitato prosegue l'esame istruttorio del provvedimento in titolo, rinviato nella seduta del 28 febbraio scorso.
Andrea ORSINI, presidente e relatore, ricorda di aver illustrato il provvedimento nella seduta dello scorso 28 febbraio e che, a conclusione dell'esame, il Comitato potrà sottoporre alla Commissione l'eventualità di adottare un documento finale.
Al fine di approfondire le rilevanti tematiche ivi contenute e per agevolare lo svolgimento di un proficuo dibattito, propone di svolgere un circoscritto ciclo di audizioni informali di accademici ed esperti in materia.
Paolo FORMENTINI (Lega) suggerisce di concordare il ciclo di audizioni con la XIV Commissione.
Andrea ORSINI, presidente e relatore, concordando con la proposta del collega Formentini, comunica che sono già in corso contatti informali con la XIV Commissione per definire un percorso di lavoro condiviso.
Nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.
Comunicazione congiunta al Parlamento europeo, al Consiglio europeo e al Consiglio UE-Cina – Una prospettiva strategica.
(Join 2019/5 final).
(Esame istruttorio, ai sensi dell'articolo 127, comma 1, del Regolamento, e rinvio).
Il Comitato inizia l'esame del provvedimento in titolo.
Pag. 53 Pino CABRAS (M5S), relatore, ricorda che il documento in esame, presentato dall'Alta Rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, Federica Mogherini, il 12 marzo scorso, illustra le prospettive delle relazioni tra l'UE e la Cina.
Segnala che, successivamente alla presentazione della comunicazione, si sono svolti il Consiglio europeo del 21 e 22 marzo 2019, che ha proceduto ad uno scambio di opinioni sulle relazioni generali con la Cina nel contesto globale ed ha adottato delle conclusioni in materia di concorrenza e politica commerciale, e, il 9 aprile 2019, il 21o vertice UE-Cina, al termine del quale è stata adottata una dichiarazione congiunta.
Evidenzia che, parallelamente, il Parlamento europeo ha adottato, il 12 marzo 2019, una risoluzione sulle minacce per la sicurezza connesse all'aumento della presenza tecnologica cinese nell'Unione.
In via generale, ricorda che, in termini di scambio commerciale complessivo, la UE è il principale partner commerciale della Cina, mentre la Cina è il secondo partner commerciale per l'UE, dopo gli Stati Uniti. In particolare, la Cina è il primo partner commerciale dell'Unione per le importazioni di beni (circa il 20 per cento del totale delle importazioni dell'UE provengono dalla Cina) e il secondo, dietro gli Stati Uniti, per le esportazioni: circa l'11 per cento del totale delle esportazioni dell'UE sono dirette in Cina.
Sottolinea che per la Cina l'UE è il primo partner commerciale per le importazioni (circa il 12,8 per cento del totale delle importazioni della Cina provengono dall'UE, contro il 7,3 per cento in provenienza dagli Stati Uniti), e il secondo per le esportazioni (circa il 16,4 per cento del totale delle esportazioni della Cina sono dirette nell'UE, contro il 19,4 per cento dirette negli Stati Uniti).
In dettaglio, rileva che lo scambio commerciale complessivo tra UE e Cina nel 2018 è ammontato a circa 605 miliardi di euro, per un valore di circa 1,65 miliardi di euro al giorno. In particolare, nel 2018 l'UE ha esportato merci in Cina per circa 210 miliardi di euro ed ha importato merci dalla Cina per circa 395 miliardi di euro, con un disavanzo commerciale pari quindi a circa 185 miliardi di euro.
Sottolinea che l'UE importa dalla Cina macchinari e attrezzature, calzature e abbigliamento, giocattoli, mobili e lampade, ed esporta verso la Cina macchine e attrezzature, veicoli a motore, aeromobili e prodotti chimici.
Osserva che nel 2017 il flusso di investimenti diretti cinesi nell'UE è calato di circa il 17 per cento rispetto al 2016 e che risultano concentrati per quasi il 60 per cento in Francia, Germania e Regno Unito, mentre l'Europa del sud risulta avere una quota residuale.
Sempre in via generale, osserva che la Cina ha compiuto buoni progressi nell'attuazione dei suoi impegni in sede di Organizzazione mondiale del commercio, ma permangono alcuni problemi. Le preoccupazioni dell'UE comprendono in particolare: politiche industriali e misure non tariffarie che possono discriminare le società straniere in Cina; un forte grado di intervento governativo nell'economia, che si traduce in una posizione dominante delle imprese di proprietà statale e in un accesso iniquo a sussidi e finanziamenti a basso costo; inadeguata protezione e applicazione dei diritti di proprietà intellettuale in Cina; sovraccapacità industriale in numerosi settori industriali in Cina, in particolare la produzione di acciaio.
Evidenzia che tali questioni, peraltro, risultano decisive nella scelta se concedere o meno alla Cina lo status di «economia di mercato». Esse si inseriscono, inoltre, nel quadro della guerra commerciale in atto tra Stati Uniti e Cina, con la recente decisione dell'Amministrazione Trump di rialzare le tariffe dal 10 per cento al 25 per cento su 200 miliardi di dollari di prodotti importati dalla Cina e l'annunciata ritorsione di Pechino. Sottolinea che, secondo le stime di Oxford Economics, nel caso di un ulteriore aggravamento della crisi commerciale tra i due giganti dell'economia mondiale, per la Cina l'arretramento del PIL sarebbe del 2,5 per cento, mentre l'Europa e il Giappone subirebbero Pag. 54un impatto dell'1,5 per cento delle loro economie. Durissimo anche il contraccolpo sull'attività economica globale, che frenerebbe dell'1,7 per cento.
Venendo al contenuto della Comunicazione in esame, rileva che essa prevede che, nelle relazioni con la Cina, l'UE persegua tre obiettivi: approfondire il dialogo per promuovere gli interessi comuni a livello mondiale; promuovere attivamente condizioni più equilibrate e reciproche che disciplinino le relazioni economiche; necessità per l'UE di adattarsi alle mutate realtà economiche, potenziare le sue politiche interne e rafforzare la sua base industriale al fine di preservare a lungo termine la propria prosperità, i propri valori e il proprio modello sociale.
Precisa che, a tal fine, nella Comunicazione si propongono dieci iniziative di natura strategica. In particolare, l'Azione 1 prevede di intensificare la cooperazione con la Cina per adempiere alle responsabilità comuni relative ai tre pilastri delle Nazioni Unite: diritti umani, pace e sicurezza, sviluppo. In particolare, pur riconoscendo i progressi compiuti dalla Cina per quanto riguarda i diritti economici e sociali, l'UE ritiene che la situazione dei diritti umani in Cina stia peggiorando, specie per quanto riguarda lo Xinjiang e i diritti civili e politici.
Per quanto concerne l'Azione 2, essa prevede che, per lottare in modo più efficace contro i cambiamenti climatici, l'UE inviti la Cina a iniziare a ridurre le sue emissioni entro il 2030, in linea con gli obiettivi dell'accordo di Parigi. Al riguardo, la Commissione europea osserva che la Cina è al tempo stesso la principale fonte mondiale di emissioni di carbonio e il principale investitore nell'energia rinnovabile.
Relativamente all'Azione 3, osserva che, prendendo spunto dalla cooperazione positiva riguardo al piano d'azione congiunto globale per l'Iran, l'UE approfondirà il dialogo con la Cina in materia di pace e sicurezza. In particolare, la Commissione europea osserva come il costante rafforzamento delle capacità militari della Cina, associato alla sua visione globale e alla sua ambizione di disporre entro il 2050 delle forze armate più avanzate dal punto di vista tecnologico, pongono questioni di sicurezza per l'UE già nel breve-medio periodo.
Riguardo all'Azione 4, rileva che, per salvaguardare il suo interesse nei confronti della stabilità, dello sviluppo economico sostenibile e della buona governance nei Paesi partner, l'UE applicherà in modo più rigoroso gli accordi e gli strumenti finanziari bilaterali esistenti. Nella comunicazione si rileva come l'attività commerciale e di investimento della Cina nei Paesi terzi, compresi i Balcani occidentali, il vicinato dell'UE e l'Africa, pur contribuendo allo sviluppo delle economie beneficiarie, può portare a un indebitamento elevato e a un trasferimento del controllo di beni e risorse strategici. Inoltre, le imprese europee risentono dell'assenza di parità di condizioni quando si trovano in concorrenza, sui mercati di Paesi terzi, con imprese cinesi che hanno accesso a prestiti garantiti dallo Stato e crediti all'esportazione e che applicano standard aziendali e norme del lavoro diversi. Per quanto riguarda il potenziamento della strategia dell'UE in materia di connessione tra l'Europa e l'Asia, istituita nel 2015, osserva che si fa riferimento all'avvio di uno studio sui corridoi ferroviari tra l'UE e la Cina, come esempio di possibili sinergie con la politica dell'UE relativa alle reti transeuropee di trasporto.
Relativamente all'Azione 5, sottolinea che, per instaurare relazioni economiche più equilibrate e reciproche, l'UE invita la Cina a onorare gli impegni congiunti già esistenti, tra cui la riforma dell'Organizzazione mondiale del commercio, specie per quanto riguarda le sovvenzioni e i trasferimenti forzati di tecnologia, e la conclusione di accordi bilaterali sugli investimenti, sulle indicazioni geografiche e sulla sicurezza aerea. La Commissione europea, infatti, rileva che, allo stato attuale, per poter accedere al mercato cinese gli operatori dell'UE devono soddisfare requisiti gravosi quali la creazione di joint Pag. 55venture con imprese locali o il trasferimento di tecnologie fondamentali alle controparti cinesi.
Per quanto concerne l'Azione 6, rileva che, per promuovere la reciprocità e ampliare le opportunità di appalto in Cina, nella comunicazione si invitano il Parlamento europeo e il Consiglio ad approvare, nel corso del 2019 la proposta di regolamento che istituisce lo strumento per gli appalti internazionali, volto a rafforzare i poteri della Commissione europea nei negoziati finalizzati a rimuovere gli ostacoli che impediscono alle imprese europee di accedere agli appalti pubblici nei Paesi terzi.
Riguardo all'Azione 7, ricorda che, per garantire che si tenga conto non solo del prezzo, ma anche di standard elevati in materia di lavoro e di ambiente, la Commissione pubblicherà nel corso del 2019 linee guida sulla partecipazione di beni e offerenti stranieri al mercato UE degli appalti.
Relativamente all'Azione 8, osserva che, per ovviare efficacemente agli effetti distorsivi della proprietà statale e dei finanziamenti pubblici esteri nel mercato interno, la Commissione individuerà entro la fine del 2019 il modo di colmare le lacune esistenti nel diritto dell'UE.
Rispetto all'Azione 9, segnala che la comunicazione, per scongiurare le possibili gravi implicazioni in termini di sicurezza delle infrastrutture digitali critiche, rileva la necessità di un approccio comune dell'UE alla sicurezza delle reti 5G. Al riguardo, nella comunicazione si preannuncia l'adozione da parte della Commissione europea di una raccomandazione, che è poi stata approvata il 26 marzo 2019. La raccomandazione prevede, in particolare, che gli Stati membri e le istituzioni dell'UE cooperino per elaborare congiuntamente una valutazione dei rischi coordinata a livello di Unione basata sulle valutazioni nazionali.
Per quanto concerne l'Azione 10, osserva che nella comunicazione, al fine di individuare i rischi che gli investimenti esteri nei beni, nelle tecnologie e nelle infrastrutture critiche rappresentano in termini di sicurezza, e di migliorare l'informazione in merito, si invitano gli Stati membri a garantire l'attuazione rapida, integrale ed effettiva del regolamento sul controllo degli investimenti esteri diretti, recentemente approvato dal Consiglio dell'Ue con l'astensione del Governo italiano. Al riguardo, ricorda che la decisione italiana di astenersi nasce dalle perplessità relative all'esito finale dei negoziati, considerato non adatto a garantire che tutti gli Stati membri si dotino della capacità di bloccare le acquisizioni predatorie.
Ribadisce che il Consiglio europeo del 21 e 22 marzo ha proceduto a uno scambio di opinioni sulle relazioni generali con la Cina nel contesto globale ed ha, altresì adottato, delle conclusioni in materia di concorrenza e politica commerciale nelle quali, in particolare, chiede che sia garantita una concorrenza leale all'interno del mercato unico e a livello mondiale, sia per tutelare i consumatori sia per promuovere la crescita economica e la competitività; evidenzia la necessità che l'UE continui ad impegnarsi a favore di un sistema commerciale multilaterale aperto, disciplinato da regole con al centro un'Organizzazione mondiale del commercio modernizzata; sottolinea l'esigenza che l'UE salvaguardi i propri interessi alla luce delle pratiche sleali di Paesi terzi, utilizzando appieno gli strumenti di difesa commerciale e le norme europee in materia di appalti pubblici.
Per valutare compiutamente lo stato delle relazioni UE-Cina richiama anche la dichiarazione congiunta adottata al termine del vertice tra Unione europea e Repubblica popolare di Cina svoltosi a Bruxelles il 9 aprile scorso. In quella sede, oltre a ribadire l'impegno per conseguire gli obiettivi già menzionati, le due Parti hanno raggiunto un accordo provvisorio sulla protezione delle indicazioni geografiche e hanno delineato ulteriori sinergie tra l'iniziativa cinese della «nuova via della seta» (Belt and Road Initiative) e le iniziative dell'UE per migliorare la connettività Europa-Asia.
In questo contesto, rileva l'opportunità che l'esame della Comunicazione della Pag. 56Commissione europea tenga conto delle recenti intese – diciannove intese istituzionali e dieci accordi commerciali – tra Italia e Cina, stipulate il 26 aprile scorso nel quadro del rafforzamento del Partenariato Strategico Globale bilaterale, istituito quindici anni orsono.
Al riguardo, segnala che, nell'audizione dell'8 maggio scorso, il sottosegretario agli affari esteri, Manlio Di Stefano, ha sottolineato, in particolare, la sottoscrizione del Memorandum bilaterale nell'ambito della Belt and Road Initiative, che fornisce un quadro di riferimento per lo sviluppo della connettività basato sui princìpi e sugli standard consolidati a livello europeo, come trasparenza, inclusività e sostenibilità.
Ricorda che, tra le altre intese firmate il sottosegretario ha evidenziato i protocolli per le esportazioni nel settore agroalimentare, che potranno avere significative ricadute per le nostre aziende di settore, nonché la conclusione di un accordo di collaborazione sul commercio elettronico che favorirà lo sviluppo dei rapporti bilaterali in un ambito di particolare interesse per l'espansione delle PMI italiane e per la promozione del made in Italy sul mercato cinese.
A tale riguardo, ricorda che, come primo mercato di destinazione delle esportazioni italiane in area Asia-Pacifico, la Cina rappresenta un partner strategico per l'Italia. L'interscambio ha sfiorato i 44 miliardi nel 2018 – più 4,8 per cento – con una leggera contrazione dell’export italiano, attestatosi sui 13,1 miliardi – in calo del 2,4 per cento – e con una crescita delle importazioni dalla Cina – più 8,2 per cento – per complessivi 31 miliardi di euro.
Osserva che tale dinamica genera qualche preoccupazione, a fronte di un costante aumento del disavanzo commerciale a nostro sfavore, che ha totalizzato 17,6 miliardi nel 2018.
Nell'ottica di ridurre lo squilibrio della nostra bilancia commerciale, sottolinea che il documento finale che potrebbe essere approvato in esito all'esame della Comunicazione potrà dunque contenere anche indirizzi al Governo: in primo luogo, per intensificare gli sforzi volti alla rimozione delle barriere tariffarie e non tariffarie, al fine di semplificare l'accesso al mercato dei nostri prodotti, in particolare agroalimentari; in secondo luogo, per assicurare il rispetto dei diritti di proprietà intellettuale, rafforzando le norme internazionali sui sussidi industriali e combattendo le pratiche della cessione forzata di tecnologia.; in terzo luogo, per intensificare il dialogo con la Cina volto a incrementare le occasioni di affari per le nostre imprese, al fine ridurre il disavanzo commerciale.
La viceministra Emanuela Claudia DEL RE si riserva di intervenire nel prosieguo del dibattito.
Andrea ORSINI, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.
La seduta termina alle 15.20.
ERRATA CORRIGE
Nel Bollettino delle Giunte e delle Commissioni parlamentari n. 183 del 7 maggio 2019, a pagina 25, prima colonna, trentaseiesima riga, sostituire le parole «italo-coreano» con le seguenti «italo-bielorusso».