ALLEGATO
QUESITI PER I QUALI È PERVENUTA RISPOSTA SCRITTA ALLA PRESIDENZA DELLA COMMISSIONE (dal n. 67/423 al n. 76/477)
ANZALDI. – Al Presidente e all'Amministratore delegato della RAI. — Premesso che:
dallo scorso 16 dicembre è attiva la sperimentazione da parte di Auditel della rilevazione degli ascolti su dispositivi mobili (smartphone, tablet, etc);
secondo quanto riferito dal presidente di Auditel, Andrea Imperiali, nel corso dell'audizione del 27 marzo in commissione di Vigilanza Rai, la Rai sarebbe indietro rispetto alla concorrenza (in particolare Mediaset) nell'ambito della produzione di contenuti finalizzati alla trasmissione attraverso i canali digitali;
secondo quanto riportato sul quotidiano «Il Foglio» in data 6 aprile, lo step successivo alla sperimentazione della nuova rilevazione, ovvero la rilevazione del cosiddetto «total audience» che vedrebbe sommati gli ascolti tradizionali con quelli dei nuovi supporti mobili, sarebbe bloccato dalle resistenze della Rai, che essendo indietro rischierebbe di perdere quote di mercato se fosse operativo da subito il nuovo sistema.
Si chiede di sapere:
se è vero che la Rai starebbe bloccando l'entrata in funzione definitiva del cosiddetto «total audience».
Cosa intenda fare la Rai per colmare rapidamente il gap che la separa dai concorrenti nell'ambito della produzione di contenuti digitali, secondo il ritardo del servizio pubblico che è stato riferito dal presidente di Auditel Imperiali in audizione in Vigilanza. (67/423)
FARAONE. – Al Presidente e all'Amministratore delegato della RAI. — Premesso che:
molta della fruizione televisiva, da qualche tempo a questa parte, avviene attraverso l'utilizzo pc, tablet, smartphone, smart tv, o attraverso l'utilizzo di apparecchi televisivi di ultima generazione, che consentono di accedere alla rete e alle varie piattaforme quali Netflix, Amazon prime, Tim vision;
detto ampliamento delle modalità di fruizione dell'offerta televisiva, ha determinato l'esigenza di ampliare le rilevazioni televisive, in modo da potere intercettare la visione di programmi su tutti gli strumenti digitali di casa, oltre la tv tradizionale, consentendo così di rilevare anche la fruizione digitale di un pubblico composto per la maggior parte da giovani e giovanissimi, che la tv non la guardano più;
la «mappatura delle preferenze televisive di questo giovane pubblico, è seguita con molto interesse ed attenzione dal mercato pubblicitario, e determinerà lo spostamento di ingenti risorse da parte degli investitori pubblicitari;
da quanto è dato sapere, la sperimentazione da parte dell'Auditel di un nuovo sistema di monitoraggio digitale delle famiglie italiane è in corso dallo scorso mese di dicembre, e sembrerebbe tutto pronto per partire con il nuovo sistema di rilevazione dei dati messo a punto da Auditel;
da indiscrezioni di stampa, si è diffusa la notizia circa una richiesta ad Auditel, da parte della Rai, di modifica della metodologia di raccolta dei dati di ascolto sulle piattaforme digitali, tendente Pag. 118sostanzialmente a frenare il nuovo metodo di rilevamento, non essendo ancora l'Azienda pronta a competere adeguatamente nella nuova frontiera dell'informazione digitale;
la questione è assai importante e necessita di essere chiarita con massima urgenza;
si chiede di sapere:
quali interventi intenda promuovere, al fine di verificare la fondatezza o meno delle indiscrezioni di stampa esposte in premessa, e se intenda verificare con i vertici dell'Azienda Rai quali programmi e strategie l'Azienda abbia messo in atto per affrontare al meglio l'importante sfida dell'informazione nell'era del digitale.
(69/426)
RISPOSTA. – In merito all'interrogazione in oggetto si informa di quanto segue.
In primo luogo si mette in evidenza che Rai ha collaborato attivamente e in modo costante con Auditel, sin dall'avvio del progetto di estensione della rilevazione Auditel ai device digitali nel marzo 2018, con la finalità di assicurare il lancio del nuovo sistema di rilevazione digitale che Rai considera essenziale, anche ai fini della valutazione presente e futura dell'offerta e del ruolo del servizio pubblico nello scenario digitale. Tale intensa collaborazione – tuttora in corso – ha richiesto un lavoro parallelo su tre «binari»: tecnologico, legale e regolatorio.
Da un punto di vista tecnologico, Rai ha assicurato un costante confronto tra i propri team tecnici e quelli di Auditel, per le attività di predisposizione ed avvio dei sistemi ed apparecchiature necessari alla rilevazione. L'installazione dei software di misurazione (SDK) sulle properties oggetto di rilevazione in questa prima fase è stata certificata da Auditel già ad ottobre 2018. Di fatto, Rai non solo non è in ritardo in tale processo, ma anzi è tra gli editori che si trovano nella fase più avanzata nel set up delle attività necessarie per la misurazione.
Per quanto concerne l'aspetto legale, vi è stato un costante e costruttivo confronto che ha coinvolto le direzioni aziendali competenti per lo sviluppo del processo necessario per definire gli elementi essenziali del rapporto. L'ambiente digitale presenta complessità che devono essere tenute ben presenti non solo per le finalità di business, ma anche di tutela delle properties e dei diritti degli utenti; tale processo è attualmente in fase di completamento.
Sotto il profilo regolatorio Rai, in qualità di concessionaria del servizio pubblico, è chiamata a contemperare con particolare attenzione la tutela dei diritti degli utenti con le logiche di business. La nuova rilevazione su device digitali presenta rilevanti impatti in termini, in particolare, di data protection e la sua implementazione ha coinciso con la piena attuazione del Regolamento GDPR che ha rafforzato in maniera significativa gli obblighi delle imprese; il GDPR, infatti, introduce formalmente il concetto di accountability (che coniuga responsabilità e capacità di documentare i criteri della scelta). Ciò comporta un costante controllo da parte dei presidi tecnologici e preposti alla compliance aziendale, via via che le implementazioni del progetto determinano nuovi processi di trattamento dei dati personali degli utenti. È del 4 aprile la versione aggiornata della DPIA (il documento che evidenzia gli eventuali rischi residui di un trattamento dei dati personali) sviluppata da Auditel e sottoposta ai Data Protection Officers degli editori (Auditel, su richiesta di Rai, si è resa disponibile a presentare la versione aggiornata della DPIA al Garante per la Protezione dei Dati Personali, per ricevere formale riscontro).
Ciò premesso, sia Auditel sia i principali gruppi media ad essa aderenti avvertono l'urgenza di attivare la rilevazione delle audience digitali, in un ecosistema nel quale la sola rilevazione classica non fornisce più una rappresentazione completa delle audience; il servizio pubblico ha anche una funzione di garanzia, che richiede – oltre che il perseguimento degli interessi di business – una particolare attenzione alla Pag. 119compliance, nella protezione dei dati personali e delle properties, anche pensando al futuro.
Da ultimo si sono tenuti nei giorni scorsi incontri tecnico-operativi con la società Auditel sulla formalizzazione finale del progetto di rilevazione delle audience digitali, anche a seguito dell'interlocuzione con tutti gli altri editori interessati. In tale ambito la società si è impegnata a predisporre una bozza definitiva di contratto per la nuova rilevazione, al fine di far partire il più presto possibile la pubblicazione dei relativi dati.
MULÈ, MARROCCO. – Al Presidente e all'Amministratore delegato della RAI. Per sapere, premesso che:
lo scorso 1o aprile è stato mandato in onda su Radio Rai 1 all'interno della trasmissione radiofonica «Un Giorno da pecora», condotta da Geppi Cucciari e Giorgio Lauro, uno sketch intitolato «Diamo ancora la parola a Tartaglione» riproposto anche in formato video sul sito internet della trasmissione;
in diretta e nel video testé menzionato i due conduttori non si limitano alla satira ma si spingono ben oltre invadendo il campo del dileggio e della diffamazione affibbiando all'Onorevole Tartaglione la qualifica di «pupilla di Berlusconi» ricorrendo in questa maniera a un'espressione becera utilizzata in specie sul web per offendere e denigrare in modo incivile le donne che rappresentano Forza Italia;
nelle immagini, che in poche ore hanno invaso il web, i due conduttori hanno ironizzato, in modo pungente e spiacevole, per circa due minuti sulla dizione di una serie di parole pronunciate dall'Onorevole Annaelsa Tartaglione durante un intervento in Aula a Montecitorio;
nello spazio social della trasmissione, in riferimento alle immagini appena descritte, si sono aggiunti numerosi commenti sessisti e oltremodo volgari rivolti alla parlamentare che, ad avviso dell'interrogante, non possono che destare incredulità e sconcerto soprattutto in riferimento al controllo che avviene (rectius: dovrebbe avvenire) sui canali social della medesima trasmissione;
la rimozione del video in questione è avvenuta soltanto a seguito della pubblica richiesta avanzata dall'Onorevole Tartaglione sulla sua pagina Facebook ed è stata annunciata attraverso un commento pubblicato dall'account «Un Giorno da Pecora Radio 1» che testualmente recita: «I precedenti di alcuni tuoi colleghi ci hanno fatto commettere una leggerezza (...) Non siamo riusciti a tenere sotto controllo tutti i commenti, che condanniamo totalmente nella loro bieca e sciocca volgarità»;
il riferimento ai «precedenti» risulta equivoco e proprio per la sua vaghezza non fa altro che alimentare il pregiudizio da parte degli incivili che avevano ritenuto impunemente di offendere la parlamentare;
il fatto che una trasmissione radiofonica non sia in grado di «tenere sotto controllo tutti i commenti» suscita sconcerto circa la gestione dei profili social riconducibili a trasmissioni della tv pubblica;
ad avviso dell'interrogante quanto appena riportato desta evidenti perplessità in merito ad alcuni contenuti proposti dal programma «Un giorno da pecora» che, come riportato nel caso appena descritto, non si sono limitati alla semplice satira ma hanno attribuito ad una donna, in questo caso deputato della Repubblica, una definizione offensiva (pupilla di Berlusconi) che ha scatenato insulti di ogni genere, soprattutto sessisti;
il video in questione, divenuto virale in pochissime ore al punto di essere stato ripreso da altri autorevoli organi di informazioni tra i quali The Huffington Post, Pag. 120Corriere della Sera, Lettera43 e Il quotidiano del Molise, ha sottoposto la parlamentare ad una gogna mediatica e social;
a ciò si aggiunge il fatto che il video è tutt'ora presente sul canale Youtube e continua ad essere rilanciato dal corriere.it e da altri quotidiani online –:
se i vertici Rai siano a conoscenza di quanto riportato in premessa e quali iniziative intendano intraprendere per garantire la sicurezza e la tutela dei diritti di tutti i cittadini circa la gestione dei profili social riconducibili ai programmi Rai al fine di evitare il perpetrarsi di episodi sgradevoli come quello descritto in premessa;
se non ritengono opportuno segnalare l'accaduto agli organi competenti al fine di provvedere alla rimozione definitiva del video sul web;
se e in che modo intendano riparare al danno di immagine arrecato senza alcun motivo all'Onorevole Annaelsa Tartaglione che non può essere assolutamente tollerato o giustificato. (68/424)
RISPOSTA. – In merito all'interrogazione in oggetto si informa di quanto segue.
In primo luogo si ritiene opportuno mettere in evidenza che «Un giorno da pecora» è un programma radiofonico di satira politica, che ha attraversato molte stagioni senza mai venir meno alla sua vocazione di usare i codici della satira per leggere la cronaca parlamentare, e che si caratterizza per l'irrisione e l'ironia senza sconti nei confronti di tutte le forze politiche, sia di governo che di opposizione.
Il programma, della durata di 90 minuti circa, ha un format molto rigido, che gli autori seguono ogni giorno senza alcuna variazione. All'interno del format 3 minuti sono occupati da una consolidata parentesi dedicata ai discorsi degli onorevoli parlamentari. Si tratta di un must del programma: tre minuti in cui i conduttori vivisezionano con satira e ironia parte di un discorso degli onorevoli parlamentari o di esponenti del governo pronunciati in aula o in occasioni ufficiali. Nella breve gag il discorso risulta inframmezzato e commentato ironicamente dai conduttori senza obiettivi palesi o nascosti di criticare contenuti o atteggiamenti. Così è successo anche il 29 marzo scorso con il discorso dell'onorevole deputata Annaelsa Tartaglione. Nell'occasione tutto il tono dell'intervento è da ricondursi all'uso esclusivo dei codici della satira politica: l'onorevole deputata Tartaglione, pertanto, non è mai stata qualificata con l'espressione «pupilla di Berlusconi», né i conduttori o gli autori del programma hanno fatto ricorso a termini dispregiativi o denigratori.
Quanto alla pagina facebook della puntata in oggetto, essa è stata caricata di default su tale piattaforma, e successivamente rimossa non appena è stata valutata l'inciviltà dei commenti che stava generando.
Da ultimo si fa presente che il giorno stesso della puntata il Direttore di Radio 1 ha contattato direttamente l'Onorevole Tartaglione per spiegare l'accaduto e manifestarle solidarietà per i commenti sul web, offrendole al contempo l'opportunità di realizzare il giorno successivo un'intervista al GR.
TIRAMANI, BERGESIO, CAPITANIO, COIN, FUSCO, IEZZI, PERGREFFI. – Al Presidente e all'Amministratore delegato della RAI. — Premesso che:
da oltre 17 anni ogni domenica su Rai Italia va in onda «Cristianità», programma di approfondimento sui temi ecclesiali e sugli appuntamenti del Papa in Vaticano;
«Cristianità» è un programma molto apprezzato e seguito dalla comunità di italiani residenti all'estero;
considerato che:
all'interrogante giungono segnalazioni in merito al mancato o tardivo upload delle puntate di «Cristianità» sul portale Rai Play, così impedendo a molti utenti di guardare il programma in differita, Pag. 121se non dopo alcuni giorni o settimane (come avviene durante i periodi festivi);
«Cristianità» risulta seguito da un nutrito pubblico di italiani residenti all'estero non italofono, che incontra delle difficoltà nella visione del programma per la mancata sottotitolazione dello stesso;
alla Società concessionaria si chiede se non ritenga opportuno:
di adoperarsi al fine di adeguare i tempi di upload delle puntate di «Cristianità» su RaiPlay a quelli (brevissimi) impiegati per tutti gli altri programmi Rai;
provvedere affinché il citato programma sia sottotitolato in lingua inglese. (70/436)
RISPOSTA. – In merito all'interrogazione in oggetto si informa di quanto segue.
Il flusso di trasmissione dei canali di Rai Italia presenta una tempistica diversa rispetto a quella dell'offerta lineare; il processo, infatti, avviene successivamente alla messa in onda e prevede il trasferimento dei file alle strutture tecniche dedicate al web, che provvedono alla relativa codifica e conseguente pubblicazione. In tale quadro sono state avviate le attività di valutazione degli interventi tecnico-operativi necessari per rendere più efficace la tempistica di pubblicazione dei contenuti.
Per quanto riguarda il tema della sottotitolazione dei programmi (non solo in lingua inglese ma, nel caso, anche in quella spagnola, portoghese, ecc.) questo deve essere inquadrato nell'ambito del più ampio processo di coordinamento dell'offerta internazionale previsto dal Contratto di servizio 2018-2022, che prevede – tra l'altro – lo sviluppo di un nuovo specifico canale in lingua inglese.
GALLONE. – Al Presidente e all'Amministratore delegato della RAI. — Premesso che:
lo scorso 9 aprile, durante l'edizione delle 20:00 del Tg1, è andato in onda un servizio dedicato alla presentazione del nuovo album «Figli di nessuno» del cantautore Fabrizio Moro;
il servizio giornalistico è stato promosso, ancora prima della messa in onda, sui profili pubblici di Gabriele Crescimbeni che, come dimostra la copiosa attività sui social network dello stesso, è uno dei più stretti collaboratori di Moro;
il Crescimbeni è, altresì, legato da un rapporto di parentela di secondo grado alla vicedirettrice del Tg1, Carolina Crescimbeni;
risulta, dunque, evidente il fatto che lo stretto collaboratore di Moro fosse a conoscenza della programmazione dell'edizione del Tg1 avendo annunciato il servizio citato poco tempo prima del lancio dello stesso;
Fabrizio Moro è stato testimonial del Movimento 5 Stelle nella kermesse di Piazza San Giovanni a Roma del 23 maggio 2014 in occasione della campagna elettorale per le elezioni europee, definendo in tal modo una evidente vicinanza se non vera e propria «fidelizzazione» al Movimento 5 Stelle;
ad avviso dell'interrogante desta non poche perplessità il fatto che, con un servizio andato in onda nell'edizione principale del primo telegiornale della tv pubblica, sia stato promosso il nuovo album di un cantautore il cui stretto collaboratore sia proprio il fratello della vicedirettrice del Tg1;
la stessa interrogante rileva altresì come in tale scelta possa profilarsi una evidente, quanto preoccupante, elusione dei criteri di imparzialità e trasparenza che, al contrario, dovrebbero guidare l'operato di coloro che lavorano per la tv pubblica;
quanto illustrato oltre a dimostrare la poca trasparenza sui criteri seguiti per la selezione dei servizi mandati in onda sui canali Rai non fa altro che confermare la volontà del Governo di offrire visibilità ai Pag. 122loro fedelissimi e al contempo di esercitare una «epurazione» per tutti gli altri soggetti,
si chiede di sapere:
se i vertici Rai siano a conoscenza di quanto riportato in premessa e quali iniziative intendano intraprendere al fine di garantire imparzialità e trasparenza nella scelta dei criteri da seguire per la selezione dei servizi da mandare in onda sui canali Rai. (71/445)
RISPOSTA. – In merito all'interrogazione in oggetto si informa di quanto segue.
Venerdì 12 aprile 2019 è stato pubblicato un album musicale del cantautore Fabrizio Moro, denominato «Figli di nessuno». Fabrizio Moro, 44 anni, è un cantautore largamente affermato e viene seguito con grande attenzione dalla critica e da un pubblico che si è ampliato e consolidato; più in particolare, insieme a Ermal Meta, con il brano «Non mi avete fatto niente» sul tema del terrorismo, ha vinto l'edizione 2018 del Festival di Sanremo. Il TG1 nel corso degli anni ha più volte realizzato servizi su Fabrizio Moro a firma di Vincenzo Mollica.
Il progetto artistico del nuovo album consiste in una raccolta di undici brani musicali, tra cui si segnala il primo titolo in ordine di ascolto, omonimo rispetto all'album, che lo caratterizza nella sua interezza. «Figli di nessuno» è il decimo album dell'artista romano che è attivo da circa un ventennio e vanta una vasta produzione musicale. Alle raccolte, Fabrizio Moro (2000), Ognuno ha quel che si merita (2005), Pensa (2007), Domani (2008), Barabba (2009), Ancora Barabba (2010), L'inizio (2013), Via delle Girandole (2015), Pace (2017), vanno aggiunti un album dal vivo, Atlantico Live (2011), e due selezioni, Il meglio di Fabrizio Moro – Grandi successi (2016) e Parole, rumori e anni (2018).
L'uscita dell'album «Figli di nessuno» era attesa ed intorno ad essa si erano concentrate aspettative e curiosità, come dimostra l'intensa attività dei social media degli appassionati in quegli stessi giorni del mese di aprile. Avrebbe destato molta sorpresa se l'edizione delle 20 del principale quotidiano del servizio pubblico avesse omesso di dare risalto a quella novità del mondo musicale. Si trattava sul piano artistico della notizia più importante del giorno richiamato dalla interrogante. Proprio per questo Costanza Crescimbeni, Vice Direttore della testata, ha ricevuto da parte della redazione cultura la proposta di realizzare un servizio su tale argomento nel corso della «riunione di sommario» di martedì 9 aprile. A tale proposta, con l'intesa unanime di tutti i partecipanti alla riunione, ha inteso dare seguito.
L'ampia copertura (nei giorni 9 e 10 aprile) data alla notizia dai notiziari televisivi e radiofonici del servizio pubblico (TG2, TG3, GR1, GR2), delle emittenti private (Sky TG24, TG5, Studio Aperto), dei quotidiani (Corriere della Sera, La Stampa, Avvenire, Il Giornale, Il Giorno, Il Messaggero, il Mattino solo per citarne alcuni) attesta l'attualità della questione.
ANZALDI. – Al Presidente e all'Amministratore delegato della RAI. — Premesso che:
In data 31 marzo 2019 la showgirl Pamela Prati è stata intervistata da Mara Venier a «Domenica In». Nel corso dell'intervista sono state annunciate notizie successivamente rivelatesi false, come il matrimonio della Prati e altri particolari sul suo presunto marito, in seguito smentiti dalla stessa artista.
Inchieste giornalistiche dei siti «Dagospia» e «Fanpage» hanno messo in discussione l'intera vicenda del presunto matrimonio, ravvisando bugie, falsità, invenzioni e una campagna social che sarebbe stata orchestrata dalla società di agenti tv che cura l'immagine della Prati, società nella quale la Prati avrebbe addirittura il ruolo di presidente.
Secondo le suddette inchieste giornalistiche, il presunto matrimonio sarebbe Pag. 123stato in realtà una messinscena organizzata per finalità pubblicitarie e di ritorno economico.
Qualora questa ricostruzione fosse confermata, si tratterebbe di un pesante danno di immagine per il servizio pubblico, strumentalizzato in una campagna organizzata a scopo di lucro da agenti esterni.
Nel caso in cui la partecipazione di Pamela Prati a «Domenica in» sia stata retribuita con un compenso economico, al danno di immagine si sommerebbe anche l'ancor più grave danno economico, che chiamerebbe in causa i soldi dei cittadini, visto che la Rai è finanziata in gran parte dal canone pagato dagli italiani.
Si chiede di sapere:
Alla luce delle polemiche sorte intorno al matrimonio di Pamela Prati che sarebbe, secondo alcune inchieste giornalistiche, una messinscena organizzata a scopi pubblicitari, se la partecipazione di Pamela Prati a «Domenica In» del 31 marzo 2019 sia stata retribuita ed eventualmente con quale cifra. (72/458)
RISPOSTA. – In merito all'interrogazione in oggetto si informa di quanto segue.
Per la partecipazione alla trasmissione in questione Pamela Prati ha percepito un compenso complessivo di poco più di 3 mila euro, comprensivo di una quota a titolo di sfruttamento di immagini private fornite da lei stessa.
Tale valore, con riferimento alla tipologia di prestazione effettuata, si colloca in una fascia di mercato medio/bassa.
MULÈ, GALLONE, GASPARRI, MARROCCO, SCHIFANI. — Al Presidente e all'Amministratore delegato della Rai. — Per sapere, premesso che:
il nuovo Piano industriale Rai 2019-2021, approvato dal Cda Rai lo scorso 12 marzo, prevede l'istituzione di un canale dedicato all'informazione istituzionale sul quale saranno trasmesse dirette parlamentari e altri programmi sulle Istituzioni italiane e europee ipotizzando un palinsesto di 10 ore di nuova trasmissione e «il resto riempito con contenuti in replica e materiale di archivio»;
nel Piano citato «si stimano in totale nell'anno circa 3600 ore di nuova trasmissione così suddivise: 80-90 per cento di dirette parlamentari; 5-10 per cento di contenuti attualmente prodotti da Rai Parlamento e 5-10 per cento di contenuti su Istituzioni, Quirinale e altri spazi di approfondimento»;
dal 1976 l'emittente Radio Radicale svolge un servizio pubblico trasmettendo quotidianamente l'attività del Parlamento e i principali eventi di attualità politica e istituzionale vantando un archivio di inestimabile valore che conta oltre 540.000 registrazioni delle sedute dei due rami del Parlamento, 102.000 interviste, 23.500 udienze dei più importanti processi degli ultimi decenni, 3.300 giornate di congressi di partiti, associazioni o sindacati, più di 32.000 tra dibattiti e presentazioni di libri, oltre 6.900 tra comizi e manifestazioni, 22.600 conferenze stampa e più di 16.100 convegni;
a partire dal primo rinnovo triennale con decorrenza 21 novembre 1997, ai sensi dell'articolo 1, comma 1, della legge n. 224 del 1998, la convenzione stipulata con il Centro di produzione SpA, titolare dell'emittente Radio Radicale, ai sensi dell'articolo 9, comma 1, del decreto-legge n. 602 del 1994, poi decaduto per mancata conversione, approvata con decreto del Ministro delle poste e telecomunicazioni 21 novembre 1994, è stata costantemente prorogata nel corso degli anni, allo scopo di garantire la continuità del servizio di trasmissione radiofonica delle sedute parlamentari, mediante un'autorizzazione di spesa pari, a decorrere dal 2007, a 10 milioni di euro annui;
da ultimo, l'articolo 1, comma 88, della legge di bilancio per il 2019 (legge n. 145 del 2018) ha autorizzato il Ministero dello sviluppo economico a prorogare Pag. 124la convenzione per un periodo di soli sei mesi, fino al 20 maggio 2019, mediante un'autorizzazione di spesa pari complessivamente a 5 milioni di euro per il medesimo anno;
nonostante i numerosi appelli provenienti dalle opposizioni e dalla società civile, il Governo non sembra affatto intenzionato a rinnovare la convenzione citata interrompendo un servizio che, forse più di qualunque altro, ha consentito di avvicinare i cittadini alle Istituzioni;
Radio Radicale ha sempre offerto un servizio pubblico di eccellenza, fonte di riconoscimenti unanimi per la sua elevata qualità, garantendo il diritto ad un'informazione politica e parlamentare completa e trasparente rappresentando un unicum rispetto ai servizi di informazione offerti da altre emittenti, tanto più dalla Rai che, ad avviso degli interroganti, anche alla luce di quanto previsto dal Piano Industriale 2019-2021, non sarebbe comunque in grado di offrire –:
se i vertici Rai, in considerazione di quanto previsto dal Piano Industriale 2019-2021, ritengano che la tv pubblica sia in grado di garantire, allo scadere del vigente regime convenzionale con il Centro di produzione S.p.a., l'inestimabile servizio offerto da Radio Radicale sia dal punto di vista della diffusione che da quello della ricchezza dei contenuti istituzionali fruibili anche dal suo archivio multimediale accessibile via web. (73/459)
RISPOSTA. – In merito all'interrogazione in oggetto si informa di quanto segue.
L'informazione istituzionale costituisce uno degli elementi centrali della missione di servizio pubblico; in tale ambito già oggi l'offerta della Rai si caratterizza per una duplice modalità di intervento:
l'attività della testata Rai Parlamento, che realizza con cadenza giornaliera diversi appuntamenti fissi all'interno del palinsesto dei canali generalisti Rai per informare puntualmente sull'attività delle aule parlamentari;
la trasmissione del canale radiofonico GR Parlamento, che dal suo avvio – avvenuto nel 1998 – trasmette le sedute delle aule parlamentari e delle commissioni.
L'impegno della Rai sul fronte dell'informazione istituzionale è in via di ulteriore implementazione attraverso il nuovo Canale Istituzionale multipiattaforma che nascerà nei prossimi mesi, in linea con quanto previsto dal Contratto di Servizio 2018-2022 e dal Piano Industriale. Tale nuovo canale tematico ha l'obiettivo di comunicare le Istituzioni secondo i seguenti criteri:
I) illustrare le tematiche con linguaggio accessibile a tutti;
II) promuovere il valore dell'appartenenza dell'Italia all'Unione Europea;
III) diffondere la conoscenza dei ruoli e delle attività delle Istituzioni italiane ed europee.
Nel quadro sopra sintetizzato si inseriscono le trattative in corso con Radio Radicale; si segnala che vi sono stati già vari incontri che – allo stato – sono risultati interlocutori.
L'ABBATE e altri. — Al Presidente e all'Amministratore delegato della Rai. Premesso che:
le emittenti televisive pubbliche e private diffondono da anni i messaggi pubblicitari con livello sonoro molto superiore rispetto ai programmi ordinari. Tali spot vengono già in origine registrati con decibel maggiori allo scopo di catturare, a parere dell'interrogante prepotentemente, l'attenzione e il coinvolgimento emotivo del telespettatore;
l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (AGCOM) è intervenuta più volte in passato in materia di divieti, infrazioni e sanzioni in relazione alla diffusione delle pubblicità e delle televendite Pag. 125con un livello sonoro superiore a quello dei programmi televisivi, non solo con propri provvedimenti (Delibere nn. 132/06/CSP del 12 luglio 2006, 157/06/CSP del 10 ottobre 2006 e 34/09/CSP del 19 febbraio 2009), ma anche con l'istituzione di tavoli tecnici con la partecipazione di tutti gli attori coinvolti (emittenti, fornitori di contenuti ed associazioni di consumatori), nonché con la definizione di accordi unanimi relativi all'adozione di una metodologia oggettiva di rilevazione di parametri cosiddetti psicoacustici del livello sonoro percepito (loudness);
nonostante i molteplici sforzi messi in campo negli ultimi tredici anni, l'operato dei suddetti tavoli tecnici finalizzati al monitoraggio del livello dei messaggi pubblicitari e delle televendite, nonché il presidio sanzionatorio previsto in capo alla medesima Autorità e posto dall'articolo 51 comma 1 del testo unico della radiotelevisione, di cui al Decreto Legislativo 31 luglio 2005, n. 177, a tutt'oggi si deve registrare il persistere di una spiccata e inaccettabile diversificazione della potenza sonora dei messaggi pubblicitari rispetto al resto dei programmi:
si chiede di sapere:
quali siano gli orientamenti in relazione a quanto esposto in premessa e se e quali provvedimenti concreti si intenda adottare al fine di dare pieno seguito alle molteplici delibere dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni a fronte della maggiore potenza sonora dei messaggi pubblicitari rispetto al resto dei programmi. (74/467)
RISPOSTA. – In merito all'interrogazione in oggetto si informa di quanto segue.
Con riferimento all'applicazione della delibera AGCom 219/09/CSP – finalizzata a disciplinare la materia del livello sonoro della pubblicità e che ha recepito anche i risultati dei lavori di un tavolo tecnico cui Rai ha attivamente partecipato – si riepiloga di seguito la situazione attualmente in essere:
sul sito Rai è a disposizione dei diversi soggetti pubblicitari il capitolato tecnico per la realizzazione dei messaggi pubblicitari, che nella sezione dedicata al tema del livello sonoro richiama espressamente la delibera AGCom sopra richiamata. Il rispetto di tali norme viene puntualmente verificato dalle competenti direzioni aziendali;
l'offerta Rai, nei limiti della ampia e dispersa articolazione, viene realizzata con un livello sonoro di –23 dB (ovvero 1 dB più elevato di quello della pubblicità);
un'ulteriore verifica del rispetto delle norme sopra ricordate avviene – a livello prettamente tecnico – subito prima della diffusione finale, con l'obiettivo di intervenire su eventuali residue differenze di livello sonoro.
DE PETRIS. – Al Presidente e all'Amministratore delegato della Rai. — Premesso che:
nella puntata della trasmissione «Che tempo che fa» del 28 aprile 2019, il conduttore Fabio Fazio, durante l'intervista all'Onorevole Tajani ha palesato la volontà di ospitare solo esponenti di liste politiche più rappresentative;
Considerato che:
la Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi nella seduta del 2 aprile 2019, ha approvato la delibera recante «Disposizioni di attuazione della disciplina in materia di comunicazione politica e di parità di accesso ai mezzi di informazione relative alla campagna per l'elezione dei membri del Parlamento europeo spettanti all'Italia, fissata per il 26 maggio 2019», che prevede all'articolo 3 la disciplina dei soggetti aventi diritto alle trasmissioni di comunicazione politica;Pag. 126
il comma 3 dell'articolo 2 della Legge 22 febbraio 2000, n. 28, sulla par condicio, assicura parità di condizioni nell'esposizione di opinioni e posizioni politiche nelle tribune politiche, nei dibattiti, nelle tavole rotonde, nelle presentazioni in contraddittorio di programmi politici, nei confronti, nelle interviste e in ogni altra trasmissione nella quale assuma carattere rilevante l'esposizione di opinioni e valutazioni politiche.
Ritenuto che,
a parere dell'interrogante, qualora non si dovesse intervenire sulla sopraccitata volontà espressa dal conduttore, che di fatto escluderebbe le liste minori, sarebbe chiaramente una violazione del contratto di servizio della Rai, che richiede espressamente al servizio pubblico di fornire la massima informazione politica nel rispetto del pluralismo
Si chiede di sapere:
quali interventi intenda promuovere, al fine di verificare la fondatezza o meno delle dichiarazioni del conduttore espressa in premessa e quali misure voglia intraprendere per garantire il pluralismo, nel rispetto sia della Legge 22 Febbraio 2000, n. 28, che di quanto previsto dalla sopraccitata Delibera, anche relative alla presenza dei politici nei programmi di intrattenimento, in vista delle prossime elezioni del Parlamento europeo del 26 maggio. (75/474)
RISPOSTA. – In merito all'interrogazione in oggetto si informa di quanto segue.
Nel periodo di par condicio il rispetto del pluralismo e delle relative norme attuative è verificato da AGCom che per i programmi di approfondimento informativo, all'articolo 8 comma 5 della delibera 94/19/CONS, ha stabilito di tener conto dei seguenti elementi:
«del format, in particolare delle modalità di realizzazione del contraddittorio, a seconda che il programma preveda un dibattito, con la presenza di esponenti di forze politiche distinte, oppure un'intervista singola;
del tipo di intervento a seconda se la partecipazione del soggetto politico avviene in diretta (studio o collegamento esterno) o si tratta di un intervento registrato che non consente un confronto dialettico;
della periodicità di ciascun programma;
dell'argomento trattato, con particolare riferimento alla trattazione di temi che riguardino le elezioni europee o amministrative, tenendo anche conto dell'agenda politica del periodo oggetto di analisi e del dettaglio degli argomenti trattati nei programmi anche in relazione alle effettive iniziative di rilevanza politico-istituzionale assunte dai soggetti politici».
Nel quadro sopra sintetizzato le valutazioni effettuate dalla medesima Autorità avvengono con riferimento al complesso della programmazione che ospita spazi dedicati al dibattito politico (notiziari radio-televisivi, rubriche, programmi di approfondimento ricondotti alla responsabilità di testata, ecc.).
MARGIOTTA. – Al Presidente e all'Amministratore delegato della Rai. — Premesso che:
domenica 28 aprile 2019 sul tg regionale della Rai dell'Emilia-Romagna è stato trasmesso un servizio sul raduno fascista di Predappio nell'anniversario della morte di Benito Mussolini che lì è sepolto;
il servizio dura due minuti, non ci sono domande, commenti o contraddittorio, ma le immagini del raduno e alcune persone presenti che parlano: il primo a fare dichiarazioni è un membro dell'Associazione Arditi d'Italia che parla di Mussolini dicendo che è «il più grande uomo storico che abbiamo avuto in Italia». Un'altra persona spiega: «Bisognerebbe vivere il periodo per essere nostalgici, noi Pag. 127siamo fedeli, è diverso». E poi si sentono cori «Camerata Benito Mussolini» «Presente» accompagnati dall'immagine di decine e decine di persone che fanno il saluto a braccio teso;
il servizio si conclude con un intervistato che spiega come «la democrazia è un elemento che si divide in due teste: la democrazia anarchica che ha portato dissoluzione e quella organica che porta con sé ordine e disciplina. E noi rivogliamo quella, che Mussolini la chiamò fascismo. Tutto qua»;
l'apologia del fascismo, nell'ordinamento giuridico italiano, è un reato previsto dall'articolo 4 della legge Scelba attuativa della XII disposizione transitoria e finale della Costituzione;
inoltre, la legge 25 giugno 1993, n. 205 – cosiddetta legge Mancino – sanziona e condanna gesti, azioni e slogan legati all'ideologia nazifascista, e aventi per scopo l'incitazione alla violenza e alla discriminazione per motivi razziali, etnici, religiosi o nazionali. La legge punisce anche l'utilizzo di simbologie legate a suddetti movimenti politici;
diritto di cronaca, pluralismo e libertà che devono caratterizzare il servizio pubblico non si possono tradurre in alcun modo in tentativi di diffondere un racconto nostalgico del periodo fascista;
Alessandro Casarin, direttore della Testata Giornalistica Regionale, che produce e manda in onda i vari Tg regionali, ha dichiarato che i contenuti del servizio «non corrispondono alla linea editoriale che (...) si basa sul principio di un'informazione equilibrata, a garanzia di un contraddittorio in tutti i servizi, dalla politica alla cronaca. Equilibrio che deve rispettare la storia della democrazia italiana»;
tra gli altri, ha preso le distanze anche il comitato di redazione del tg regionale dell'Emilia-Romagna che in una nota parla di «assurda presunta par condicio tra neofascismo e antifascismo» e spiega che la messa in onda «è stata decisa dal caporedattore» della sede Rai bolognese;
a quanto si apprende, l'amministratore delegato della rai, Fabrizio Salini, avrebbe chiesto una relazione al direttore del Tgr, Alessandro Casarin;
Si chiede di sapere quali tempi saranno necessari per avere il resoconto delle verifiche preposte;
quali misure si intendano adottare per impedire che il servizio pubblico diventi il megafono di teorie che inneggiano al fascismo;
se i contenuti del servizio corrispondano alla linea editoriale della Rai;
quale sia la catena di comando decisionale relativa a tale servizio. (76/477)
RISPOSTA. – In merito all'interrogazione in oggetto si informa di quanto segue.
Con riferimento a quanto accaduto a seguito della trasmissione del servizio sulla manifestazione di nostalgici a Predappio, andato in onda il 28 aprile, i vertici della TGR si sono attivati subito per verificare le modalità di gestione interna del servizio. In seguito il capo redattore della TGR Emilia Romagna Antonio Farnè ha rimesso il mandato di Responsabile della redazione.
Il Direttore della testata Casarin ha accolto questa decisione e ha affidato l'interim della redazione Emilia Romagna a Ines Maggiolini, già capo redattore TGR Lombardia, e che attualmente è Vice Direttrice TGR con delega sulle redazioni Emilia Romagna e Sardegna oltre che responsabile delle Rubriche TGR. Nei prossimi giorni l'azienda avvierà le procedure per l'attivazione del job posting per individuare il nuovo Responsabile della redazione Emilia Romagna.