CAMERA DEI DEPUTATI
Martedì 16 ottobre 2018
74.
XVIII LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi
ALLEGATO

ALLEGATO

QUESITI PER I QUALI È PERVENUTA RISPOSTA SCRITTA ALLA PRESIDENZA DELLA COMMISSIONE

(dal n. 5/68 al n. 13/139).

  ANZALDI. – All'Amministratore delegato della RAI. — Premesso che:
   da notizie di stampa si apprende che per la nuova edizione de «La prova del cuoco», una delle trasmissioni di maggior successo di pubblico della programmazione Rai, non soltanto è stata cambiata la conduttrice, con Elisa Isoardi al posto di Antonella Clerici, ma nel programma sarà presente anche l'ex rugbista Andrea Lo Cicero, un collaboratore esterno all'azienda; Lo Cicero, che non risulta aver avuto mai in precedenza un incarico televisivo del calibro di quello che gli viene proposto ora dalla Rai, negli ultimi tempi ha fatto notizia non tanto per le sue qualità professionali, quanto per prese di posizione e scivoloni di carattere omofobo e razzista;
   sono noti anche i rapporti politici di Lo Cicero con il partito di governo Movimento 5 Stelle: nel 2016, in piena campagna elettorale per il Comune di Roma, il nome di Lo Cicero fu annunciato da Virginia Raggi come futuro assessore, nomina poi non concretizzatasi;
   da notizie di stampa si apprende che, sempre nel 2016, Lo Cicero sarebbe stato denunciato per violenza privata da una giornalista di La7, inviata de «L'aria che tira», che ha detto pubblicamente di aver subito un'aggressione nel corso del tentativo di intervistare l'ex rugbista;
  si chiede di sapere:
   quali ragioni abbiano spinto Raiuno, la tv del servizio pubblico che ha come target principale le famiglie, ad affidare un ruolo di sostanziale co-conduttore di un marchio storico come «La prova del cuoco» a Lo Cicero, che non soltanto non risulta avere avuto esperienze televisive di tale rilevanza ma che in passato è assurto agli onori delle cronache per vergognosi scivoloni di carattere omofobo e razzista;
   se non sia contrario alla funzione di imparzialità ed equilibrio che deve mantenere il servizio pubblico la scelta di affidare ad un ex assessore mancato del Movimento 5 stelle un ruolo di grande visibilità come quello di presenza fissa a «La prova del cuoco», dando una venatura politica ad un programma di intrattenimento;
   per quale motivo sia stato scelto un esterno, quanto questa scelta gravi sui costi della trasmissione e, alla luce dei tanti cambiamenti annunciati nelle presenze in studio per la nuova edizione del programma, se tutti i volti del programma rispettino il tetto agli stipendi da 240 mila euro.
(5/68)

  RISPOSTA. – In merito all'interrogazione in oggetto si informa di quanto segue.
  La scelta di Andrea Lo Cicero, campione di indubbia fama sportiva, all'interno del cast del programma «la prova del cuoco» (stagione 2018-1019), ha risposto a premesse di tipo meramente artistico, correlate all'esigenza di individuare un partner maschile, di bella presenza e dal volto simpatico e convincente, capace anche di esaltare il contrasto Nord-Sud, essendo la conduttrice piemontese (e lui siciliano). Al di là della fisicità, che ben avrebbe incarnato in metafora il ruolo di «spalla» della conduttrice, Pag. 167hanno pesato positivamente sulla selezione le seguenti argomentazioni:
   conoscenze e competenze nel settore agricolo ed enologico;
   esperienze in ambito di programmi di tutorial e di cucina;
   spiccato coefficiente di popolarità.

  A queste caratteristiche si aggiunge una lunga serie di tipicità autoctone, che lo rendono una scelta di carattere e personalità, atteso che la cucina siciliana – figlia di meticciamenti culturali rilevantissimi – rappresenta una forte componente della tradizione italiana ai fornelli.
  L'accusa di omofobia rivolta ad Andrea Lo Cicero nasce da una frase riportata nella sua autobiografia, scritta con Paolo Cecinelli e pubblicata nel 2007, in cui il campione definisce «roba da frocetti» le protezioni per le spalle usate dai rugbisti. Tale affermazione, sebbene infelice e non condivisibile, è più vicina ad un veniale intercalare che ad una convinzione specifica. In ogni caso, già in un'intervista del 2016, Andrea Lo Cicero si era scusato pubblicamente per l'accaduto dicendo: «Se qualcuno si è sentito offeso, chiedo scusa. Nel mondo dello sport si può usare tra compagni di squadra. Non volevo usarlo in modo dispregiativo. È una cosa detta e scritta dieci anni fa. Ho fatto convegno su bullismo e omosessualità. E sono favorevole alle unioni civili». Per quanto riguarda lo «scivolone di carattere razzista» di Lo Cicero, si fa riferimento ad una isolata ed estemporanea reazione nervosa ad un fatto accaduto durante un'intervista televisiva del 2016: come è facilmente riscontrabile da
internet, il campione veniva disturbato dal rombo di un'auto, sfrecciatagli a pochi metri, la cui azione aveva evidentemente interferito con l'intervista medesima. Restano agli atti, comunque, le scuse immediate e sincere di Lo Cicero per un'espressione evidentemente lontana dalla sua natura. Andrea Lo Cicero, infatti, è conosciuto per essere una persona mite e particolarmente attenta al disagio dei meno fortunati: dal 2012 è tra i testimonial di Unicef, impegnato in prima linea in missioni umanitarie ed attività di sostegno in Paesi disagiati. È documentabile il suo impegno a favore di iniziative di assoluto valore morale e solidale.
  Ciò premesso, pertanto, la scelta di Andrea Lo Cicero come «spalla» del programma «la prova del cuoco» non è figlia di valutazioni politiche di convenienza ed opportunità in quanto egli non risulta mai aver ricevuto e svolto alcun tipo di incarico politico e/o amministrativo. Peraltro il suo nome – annunciato dalla stampa come «possibile» assessore allo sport del Comune di Roma – non ha mai trovato riscontro nelle scelte dell'Amministrazione capitolina. La scelta di un esterno è conforme alla normale abitudine di trovare figure artistiche al di fuori del personale interno Rai, dove queste figure sono praticamente inesistenti.
  Da ultimo, Lo Cicero percepisce un compenso di 400 euro lorde a puntata. Tutti i compensi rispettano il tetto.

  CANTONE, VISCOMI. – All'Amministratore delegato della RAI.— Premesso che:
   Riace (Reggio Calabria) e il suo sindaco Mimmo Lucano rappresentano un modello positivo di integrazione attiva di comunità migranti, in paesi ad alta intensità di spopolamento e marginali nel contesto socio-economico;
   un quarto dei suoi abitanti è costituito da profughi che arrivano dall'Afghanistan, dal Senegal, dal Mali, che dopo aver rischiato la vita attraversando il Mediterraneo hanno trovato una casa a Riace;
   per il modello di integrazione delle comunità migranti nel territorio e nel tessuto socio-economico e culturale locale, il sindaco Lucano è stato inserito, nel 2016, al 40esimo posto nella classifica delle persone più influenti al mondo della rivista «Fortune»;
   vale la pena ricordare che, in passato, l'esperienza di Riace ha pure catturato l'attenzione di un regista come Wim Wenders, Pag. 168che a Riace ha dedicato il film Il Volo ed è stata sostenuta dalla regione Calabria, e dall'allora presidente Agazio Loiero, con una specifica legge del 2009, conosciuta appunto come «legge Riace»;
   a Riace non ci sono centri d'accoglienza: «qui ai migranti diamo una casa vera», dice Lucano, sindaco di un paese che è stato ripopolato da una comunità multietnica che ha riportato in vita anche gli antichi mestieri: laboratori di ceramica e tessitura, bar, panetterie e persino la scuola elementare; il comune ha assunto mediatori culturali «che altrimenti avrebbero dovuto cercare lavoro altrove»;
   un modello che, come scrive Fortune, «ha messo contro Lucano la mafia e lo Stato, ma è stato studiato come possibile soluzione alla crisi dei rifugiati in Europa»;
   da quanto però si apprende sui social network e sui mass-media, l'esperienza di Riace è veramente a rischio tanto che il sindaco Mimmo Lucano ha iniziato lo sciopero della fame e ne ha così spiegato le motivazioni con un post su Facebook: «Riace è stata esclusa dal saldo luglio-dicembre 2017 (circa 650.000 euro) e per il 2018 non è compresa tra gli enti beneficiari del finanziamento del primo semestre, nonostante tutte le attività siano state svolte e nessuna comunicazione è pervenuta della chiusura del progetto. È stato quindi accumulato un ingente debito con il personale, con i fornitori e con gli stessi rifugiati»;
   pertanto, se non verranno sbloccati i fondi ministeriali connessi a progettualità operativa sarà messa a rischio la presenza di 165 profughi, 50 bambini e 80 operatori e la stessa sopravvivenza del modello Riace;
   su tale specifico profilo è già stata presentata una interrogazione (5/00343), allo stato rimasta senza risposta, a firma dei deputati Viscomi, Siani e Annibali;
   che la rilevanza dell'esperienza condotta a Riace è anche all'origine della decisione della RAI di produrre una fiction dal titolo «Tutto il mondo è paese» che racconta la storia del Sindaco di Riace e del suo modello di accoglienza e solidarietà apprezzato in tutto il mondo, con protagonista l'attore Beppe Fiorello, il quale così si è espresso: «A tutti quelli che dicono, cose senza aver mai messo un piede a Riace, dico andate a conoscere di persona quest'uomo e capirete»;
   che tuttavia la produzione televisiva non è stata ancora regolarmente trasmessa dalla Rai, che pure ha ovviamente già sopportato tutti i costi della produzione medesima;
   che a quanto risulta dalle fonti giornalistiche, la mancata trasmissione è formalmente da addebitare a presunte irregolarità nella gestione dei progetti di integrazione, imputate al Sindaco Lucano, il cui esame da parte delle autorità competenti non ha ancora portato all'assunzione di provvedimenti con carattere finale, e quindi è legittimo ritenere che la mancata trasmissione sia da imputare sostanzialmente ad una sorta di pregiudizio ideologico;
   che, viceversa, è indubbio il valore esemplare delle esperienze di integrazione guidata e controllata delle comunità di rifugiati nei piccoli centri, non solo per finalità di carattere etico, quanto piuttosto per la chiara consapevolezza che la coesione sociale è elemento necessaria ed essenziale, delle condizioni di sicurezza sul territorio, nell'interesse degli stessi cittadini residenti;
  si chiede di sapere:
   quali siano le ragioni che impediscono la messa in onda della produzione televisiva dal titolo «Tutto il mondo è Paese»;
   se la mancata messa in onda della predetta produzione sia stata formalmente deliberata, quando e da chi, e con quali poteri.
(6/72)

Pag. 169

  FORNARO, FRATOIANNI. — All'Amministratore delegato della RAI. — Premesso che:
   da varie notizie di stampa si apprende che la Rai avrebbe bloccato la messa in onda della fiction «Tutto il mondo è Paese» che vede protagonista l'attore Beppe Fiorello e che racconta la storia del Sindaco di Riace e del suo modello di accoglienza e solidarietà apprezzato in tutto il mondo, lascia sorpresi ed amareggiati;
   il veto sarebbe nato da una interrogazione parlamentare del sen. Gasparri di Forza Italia che ha chiesto alla Rai di sospendere la trasmissione della fiction in quanto «esalta un personaggio coinvolto in un'indagine»;
   se ciò corrispondesse al vero, lascia sconcertati la risposta della dirigenza Rai che si sarebbe subito omologata al pensiero unico governativo e alla volontà di perseguire nella costruzione di una realtà virtuale che vede il problema dei migranti come irrisolvibile se non attraverso muri e respingimenti;
   a parere dell'interrogante occorre valutare i termini reali della vicenda, perché il veto nasce sostanzialmente da una mezza fake news o meglio dal classico metodo di considerare «alla bisogna» gli indagati, colpevoli;
   l'onestà e l'impegno del sindaco non sono mai state messe in discussione da chi ha avuto modo di seguire quanto è stato realizzato a Riace in questi anni;
   tutto ha avuto inizio nel 1998, con lo sbarco di duecento profughi dal Kurdistan a Riace Marina. Si decise di aiutare quei migranti dando loro a disposizione le vecchie case abbandonate dai proprietari, ormai lontani dal paese;
   grazie alle sue politiche di inclusione, il sindaco di Riace è riuscito a dare ospitalità ai rifugiati (ora 400) e agli immigrati irregolari con diritto d'asilo, mantenendo in vita servizi di primaria importanza come la scuola e finanziando il piccolo comune con micro attività imprenditoriali legate all'artigianato: sono nati laboratori tessili e di ceramica, bar e panetterie per arrivare alla raccolta differenziata porta a porta, garantita da due ragazzi extracomunitari e trasportata attraverso l'utilizzo di asini;
   l'integrazione dei migranti è poi assicurata da più di sessanta mediatori culturali assunti dal comune e facenti parte del sistema Sprar (Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati), nato proprio per proporre, oltre le misure di assistenza e di protezione ai singoli beneficiari, il processo di integrazione sociale ed economica di cui Riace si fa promotrice;
   evidentemente una situazione del genere era intollerabile per chi basa le sue fortune politiche sulla percezione del pericolo migranti, così sono iniziate le operazioni di boicottaggio e improvvisamente il borgo calabrese è tornato al centro delle cronache;
   il risultato di questa campagna di demonizzazione non è solo la censura della fiction della Rai, qualora fosse confermata, ma un'azione di boicottaggio per cui dal maggio 2016 il paese non riceve più un euro dalla Prefettura;
   il sistema Riace è diventato anche volano per l'economia del piccolo centro, si era infatti registrata una spinta all'economia locale con 50 persone stipendiate come le maestre che fanno i corsi di italiano per gli immigrati adulti;
   nelle ultime ore finalmente l'emergenza Riace potrebbe rientrare dato che Ministero dell'interno e Prefettura potrebbero a breve saldare il credito pregresso con il paese;
   il «modello Riace» di integrazione dei migranti è un successo ed è per di più Pag. 170nato in una realtà che non brilla certo per ricchezza;
  si chiede di sapere:
   se corrisponde al vero che la Rai avrebbe bloccato la messa in onda della fiction «Tutto il mondo è Paese»;
   se si intende intervenire per garantire che il servizio televisivo pubblico possa raccontare la storia del Sindaco di Riace e del suo modello di accoglienza e solidarietà apprezzato in tutto il mondo.
(8/75)

  FARAONE, MARGIOTTA, VERDUCCI, PICCOLI NARDELLI. – All'Amministratore delegato della RAI. — Premesso che:
   la Rai ha prodotto la fiction Tutto il mondo è Paese, che racconta il sistema di accoglienza dei migranti del comune di Riace, in provincia di Reggio Calabria, divenuto simbolo mondiale di integrazione, che vede Beppe Fiorello nel ruolo del sindaco del borgo calabro, Domenico Lucano;
   da quanto si apprende dagli organi di informazione, la Rai non ha ancora stabilito la data della messa in onda di detta fiction, sollevando la protesta del protagonista, Beppe Fiorello, che accusa l'Azienda di averla «bloccata», come accaduto in passato per altri lavori, «perché narra una realtà»;
   dalle precisazioni da parte della Rai apparse sugli organi di informazione, si apprende che «non esiste alcun blocco della messa in onda. La fiction è stata semplicemente sospesa dal palinsesto in quanto, come da tempo è noto, al sindaco Lucano è stato recapitato un avviso di garanzia da parte della procura di Locri per alcuni presunti reati collegati alla gestione del sistema di accoglienza. Non appena la magistratura comunicherà le sue decisioni finali in merito all'indagine, il servizio pubblico adotterà i provvedimenti conseguenti»;
   non è ben chiaro quale sia il collegamento tra l'esito dell'inchiesta e il programma, che si ispira all'esperienza di un modello di accoglienza realizzato in una piccola comunità del Sud del Paese, che grazie ai migranti è rinato e si è risollevato dallo spopolamento;
   è forte e diffuso il sospetto che alla base della decisione dell'Azienda Rai di sospendere dal palinsesto la messa in onda della fiction in questione vi sia una forma di compiacenza verso il Governo che sul tema dell'immigrazione ha fondato buona parte della sua azione, alimentando paure e cattivi sentimenti che non fanno onore alla nostra storia di paese civile ed accogliente;
   complessivamente, si ritiene che la situazione determinatasi sia grave e necessiti di essere affrontata con urgenza;
  si chiede di sapere:
   quali siano le reali motivazioni alla base della mancata messa in onda della fiction Tutto il mondo è paese da parte dell'Azienda Rai;
   quali misure si intendano adottare in tempi brevi per garantire la messa in onda del lavoro prodotto, anche considerando che la mancata messa in onda comporta per l'Azienda un notevole danno sia per i costi già sostenuti che per i mancati introiti pubblicitari.
(9/76)

  RISPOSTA. — In merito all'interrogazione in oggetto si informa di quanto segue.
  La scelta di sospendere dal palinsesto la fiction «Tutto il mondo è Paese», interpretata da Beppe Fiorello e ispirata alla figura di Mimmo Lucano sindaco di Riace, nelle settimane scorse è stata determinata dalla situazione venutasi a creare con il recapito di un avviso di garanzia al sindaco Lucano da parte della Procura di Locri per alcuni presunti reati collegati alla gestione del sistema di accoglienza.
  Tenuto conto delle vicende giudiziarie accadute successivamente, la sospensione dal palinsesto rimane attiva in attesa degli sviluppi della questione.

Pag. 171

  PERGREFFI. – All'Amministratore delegato della RAI. — Premesso che:
   durante la trasmissione radiofonica Summer Club di Radio2, andata in onda in data odierna, condotta da Corrado Nuzzo, Mauro Casciari e Maria di Biase, verso le 10.40 del mattino, quindi in un orario in cui gli ascoltatori sono per lo più famiglie, parlando di vaccini influenzali sperimentati su animali da laboratorio Mauro Casciari ha testualmente dichiarato: «Questo vaccino è stato testato sui topi e sulle scimmie, quindi adesso devono testarlo su Salvini e poi sull'uomo»;
   il programma Summer club viene definito, nella pagina web di Radio2, «il primo programma rigorosamente in infradito che non teme la prova costume. Summer Club è il primo osservatorio estivo di Radio2, aperto dalle 10:30 alle 12, che offre un panorama completo sul lungomare italiano, sulle manie dei vacanzieri, sulle mode e le tendenze di questa estate 2018»;
   dalla descrizione è evidente come possa essere definito un programma leggero, ma non certo di satira;
  visto che:
   definire il Ministro dell'interno e vicepremier un subumano paragonabile a cavie da esperimenti, equiparandolo a topi e scimmie da laboratorio, è fortemente lesivo per l'immagine istituzionale del ministro, oltre che offensiva nella persona di Matteo Salvini;
   simili, pessime battute, sviliscono il servizio pubblico di informazione e intrattenimento rendendolo di bassa qualità;
   nemmeno un programma di feroce satira sarebbe legittimato a dare del topo di laboratorio al Vicepremier;
   la presente, ricordando che, pur nell'ambito della libertà di informazione, trattasi di servizio pubblico;
  si chiede:
   di segnalare la diffamazione nei confronti del Vicepremier Matteo Salvini nel corso della trasmissione Summer Club di Radio2;
   di richiamare i conduttori, in particolare Mauro Casciari, al rispetto della dignità della persona Matteo Salvini, nonché al ruolo istituzionale che ricopre;
   di richiedere una rettifica della pessima e offensiva battuta da parte del conduttore Mauro Casciari nella prossima puntata del programma.
(7/73)

  RISPOSTA. – In merito all'interrogazione in oggetto si informa di quanto segue.
  Nella puntata successiva a quella citata nell'interrogazione di cui sopra il conduttore Mauro Casciari ad inizio del programma ha esordito con queste parole: «Ieri in questo programma io, Mauro Casciari, ho fatto una battuta estemporanea che riguardava il nostro ministro dell'interno e vicepremier onorevole Matteo Salvini. Battuta che evidentemente non era tale e comunque non mi è riuscita. Mi scuso dunque con il diretto interessato e con le istituzioni della Repubblica italiana che rappresenta, con la Rai e in particolare con Radio2 e mi scuso anche se ho urtato la sensibilità di qualcuno».
  La Direzione di Radio2, nel prendere atto delle scuse effettuate in diretta dal conduttore, ha in ogni caso richiamato formalmente lo stesso alla totale osservanza e rispetto della normativa in materia di servizio pubblico e Codice Etico, auspicando inoltre che non abbiano in futuro a ripetersi episodi analoghi.

  BERGESIO, TIRAMANI. – Al Presidente della RAI. — Premesso che:
   l'azienda Rai svolge la propria attività di produzione Radiotelevisiva anche per il mezzo delle strutture aziendali territoriali, cosiddetti Centri di Produzione, situati nelle città di Roma, Milano, Napoli e Torino;Pag. 172
   ciascuno dei Centri di Produzione sopra citati realizza programmi televisivi di vario genere, di intrattenimento, sportivi, di inchiesta, fiction ecc., e sussiste una certa qual specializzazione o vocazione produttiva di tali siti correlata anche alla loro localizzazione territoriale;
   il Centro di Produzione Tv di Torino è riconosciuto per la sua vocazione professionale alla realizzazione di programmi televisivi del segmento «kids», nonché per la produzione di fiction di alta gamma, si citano ad esempio due stagioni di Non Uccidere, Romanzo Famigliare, I topi ecc. prodotti di riconosciuta e apprezzata qualità tecnica;
   le istituzioni piemontesi, Comune e Regione, svolgono in sinergia con la Film Commission Torino Piemonte attività attrattive e di stimolo alla realizzazione dell'industria cinematografiche sul proprio territorio;
   sul territorio piemontese esiste una presenza di lavoratori stagionali del Cinema con riconosciuta professionalità oltre ad un indotto di servizi di supporto alle attività cinematografiche con un buon potenziale di sviluppo;
   LUMIQ Studios S.r.l. è un'azienda italiana, di proprietà pubblica, con sede in Torino, Corso Lombardia 190, nel complesso di Virtual Reality & Multi Media Park, posseduta da: Comune di Torino, Città metropolitana di Torino, Regione Piemonte e Politecnico di Torino, attualmente gestita da Rai in regime di sub-concessione (fino a tutto ottobre 2019, salvo proroghe) al fine di utilizzare gli studi televisivi ivi situati per la realizzazione di fiction e contribuendo alle spese di gestione ordinaria – per circa 160 mila euro l'anno;
   gli studi Lumiq risultano ad oggi inoperativi ed in stato di abbandono e degrado;
   l'azienda Rai ha concesso in appalto presso studi Esterni a Roma la realizzazione della fiction «Il paradiso delle Signore» (formato daily che consta di 180 puntate da 45 minuti) con un contratto di circa 17 milioni di euro, a seguito del mancato accordo sindacale proposto ai lavoratori del Centro di Produzione Tv di Torino;
   anche lo staff della Sindaca di Torino si era attivato convocando i sindacati e l'azienda Rai, con l'obiettivo di trovare una mediazione e non perdere una produzione ambiziosa che avrebbe comportato ricadute economico-produttive per la Rai e per lo sviluppo del territorio piemontese;
  si chiede di sapere:
   se gli attuali vertici aziendali non ritengano particolarmente grave l'affidamento in appalto totale della fiction in studi Esterni a Roma;
   se è stato valutato e proposto un diverso apporto di risorse Rai alla coproduzione al fine di impiegare gli studi Rai e Lumiq;
   le motivazioni che hanno indotto la Rai ad attuare durante la trattativa sindacale con le Rsu di Torino lo «spoils system dei Funzionari» del Centro di Produzione Tv di Torino;
   quali sono le azioni che la Rai intende intraprendere presso il Centro di Produzione Tv di Torino al fine di rilanciare le competenze per la realizzazione di fiction di alta gamma sul territorio piemontese.
(10/78)

  RISPOSTA. – In merito all'interrogazione in oggetto si informa di quanto segue.
  La
fiction «Il Paradiso delle Signore» è stata realizzata a Roma a seguito della mancata sottoscrizione di un accordo da parte dei lavoratori del Centro di produzione di Torino, accordo del tutto necessario alla luce del modello produttivo per la realizzazione della serie.
  Ad oggi il Centro di produzione di Torino lavora a pieno regime. Gli studi sono impegnati per tutta la prossima stagione produttiva sui diversi programmi: il Posto Giusto (Rai 3) e la Prima Volta (Rai 1) al Pag. 173TV1; La Posta di YoYo, Albero Azzurro e Bumbi (Rai Ragazzi) al TV2; Rob o Cod (Rai Ragazzi) al TV4; Gulp Music e Top Music (Rai Ragazzi) al TV3; oltre al costante e consueto impegno per la TGR al TV6, mentre il piccolo studio TV5 è utilizzato per i collegamenti. Il Centro, ancora, è impegnato nella realizzazione della Fiction «Nessuno è perfetto» in co-produzione con Viola Film per quanto attiene le fasi di realizzazione scenografica, trucco e parruco, post produzione.
  Per quanto riguarda più specificamente gli studi Lumiq, sono stati recentemente impegnati per la realizzazione della serie televisiva «I Topi» con Antonio Albanese, in onda a partire da sabato 6 ottobre su Rai3. Al momento la scenografia della serie è ancora montata in attesa delle necessarie valutazioni sull'opportunità di una prosecuzione di tale produzione; in tale contesto gli studi sono pertanto tenuti a minimo regime.
  Per quanto concerne la tematica dello «
spoil system dei funzionari», è stato messo in atto – in linea con le politiche gestionali dell'azienda – un processo di job rotation che ha visto coinvolti tutti i funzionari del Centro ai quali è stato assegnato un nuovo ruolo coerente con le attitudini professionali; tale processo è stato definito almeno tre mesi prima del confronto con la RSU locale per «Il Paradiso delle Signore».
  Per quanto concerne la tematica delle prospettive future, il Contratto di servizio 2018-2022 impegna la Rai a valorizzare «i centri di produzione di Roma, Milano, Napoli e Torino, anche per salvaguardare l'informazione e l'approfondimento culturale nelle realtà locali» e a «potenziare, secondo criteri di economicità, la capacità dei propri centri di produzione».

  ANZALDI. – Al Presidente della Rai.— Premesso che:
   per la stagione 2018-2019 Rai1 ha cambiato conduzione, ospiti e caratteristiche della trasmissione di successo «La prova del cuoco», in onda nella fascia che precede il Tg1 delle 13.30, rivedendo una formula consolidata che fino a oggi aveva ottenuto risultati di pubblico molto rilevanti;
   i cambiamenti previsti non hanno trovato il gradimento del pubblico, che si è fortemente ridotto rispetto allo scorso anno con un pesante calo degli ascolti;
   nella passata stagione, con la conduzione di Antonella Clerici, la trasmissione infatti aveva registrato una media di share del 15,9 per cento e 1.891.000 telespettatori, in crescita sulla stagione precedente;
   nelle prime tre settimane della nuova stagione, invece, gli ascolti de «La Prova del cuoco» sono passati dal 16 per cento di share della prima puntata (10 settembre) a una media del 13 per cento nell'ultima settimana di settembre, con un picco negativo addirittura del 12,4 per cento nella puntata del 25 settembre. Da 1.611.000 telespettatori dell'esordio, la trasmissione si è ora posizionata su una media di poco superiore a 1.200.000, con una perdita di circa 400 mila telespettatori;
   rispetto alla passata stagione, l'attuale formula de «La Prova del cuoco» fa quindi registrare una perdita secca di oltre 600 mila telespettatori e di oltre 3 punti di share;
   al calo di ascolti del programma su Rai1 ha fatto da contraltare una continua crescita della diretta concorrente Canale 5. «Forum» ha guadagnato in tre settimane circa 200 mila telespettatori, con uno share del 17 per cento e picchi del 18,4 per cento, addirittura sei punti sopra Rai1;
   «La Prova del cuoco» non soltanto rappresenta un marchio di successo dell'intrattenimento del servizio pubblico, ma è anche il traino di rete dell'edizione delle 13.30 del Tg1, una delle principali dell'informazione del servizio pubblico;
   il crollo degli ascolti de «la Prova del cuoco» può rappresentare quindi un danno non soltanto a livello economico per i mancati introiti di pubblicità, ma anche perché mette in difficoltà l'informazione Pag. 174del Tg1 rispetto alla concorrenza, perché costringe il notiziario a partire con una base di ascoltatori più bassa. Un danno, questo, ancora più pesante visto che si tratta dell'informazione della prima rete del servizio pubblico;
  si chiede di sapere:
   se i vertici dell'azienda e la direzione di Rai1 non ritengano opportuno prendere immediati provvedimenti, ed eventualmente quali, per rivedere l'attuale formula de «La Prova del cuoco», i cui cambiamenti hanno causato un crollo di pubblico di 600 mila telespettatori e 3 punti di share rispetto alla passata stagione, affinché possano essere recuperati gli ascoltatori persi e si eviti un evidente danno all'edizione delle 13.30 del Tg1, che rappresenta il secondo notiziario più seguito di tutta l'informazione del servizio pubblico.
(11/122)

 RISPOSTA. – In merito all'interrogazione in oggetto si informa di quanto segue.
  La «Prova del cuoco», storico programma di Rai1, dopo 18 edizioni ha cambiato «look» con un nuovo format e una nuova conduttrice. Sul programma è stato effettuato un corposo intervento editoriale – nel segno della discontinuità – orientato su una linea di approccio più salutistica e di consapevolezza alimentare, sicuramente di minore appeal rispetto al passato ma decisamente più in sintonia con la missione di servizio pubblico: ogni puntata della trasmissione, infatti, ospita un nutrizionista, un agronomo e/o esperto di settore, chiamati a dare informazioni preliminari alla cucina e consigli utili sulla qualità degli alimenti e sulla loro sicurezza. Il programma fornisce quotidianamente un «borsino» dei prezzi, unitamente a dettagli di trattamento e forme di conservazione dei diversi prodotti. Sono state effettuate, ancora, innovazioni importanti nel corso del programma in modo da fornire una specifica attenzione ai valori alimentari. Gli interventi sopra ricordati hanno impattato sulla formula televisiva e sui linguaggi del programma; fermo restando che non sono mutati i tempi dedicati alle ricette e alla cura delle preparazioni, si ritiene che le diverse modalità narrative richiedano un certo periodo di tempo per poter essere assimilate da parte del pubblico.
  La redazione del programma, inoltre, ha svolto un meticoloso
scouting di volti nuovi ed offerto a tanti giovani cuochi l'opportunità di farsi conoscere ed apprezzare, cercando al meglio di coniugare gli aspetti dell'innovazione con quelli della tradizione, ove possibile riannodando al racconto odierno alcune significative esperienze del passato, con testimoni e contenuti sempre più in linea con le aspettative del pubblico.
  Il «
restyling» de «La prova del Cuoco» ha comportato ascolti inferiori a quelli della scorsa stagione. Si tratta di un trend – quello del calo di ascolti – non nuovo per il programma, nella sua storia anche recente. A titolo di esempio la puntata di lunedì 15 settembre del 2014 totalizzava il 17,08 per cento di share, mentre l'anno successivo (lunedì 14 settembre 2015) si attestava al 14.97 per cento; ancora, la puntata «sorella» di lunedì 12 settembre 2016 il 12,65 per cento.
  Tutto ciò premesso è logico considerare la «Prova del cuoco» ancora un cantiere aperto su cui si sta lavorando con attenzione studiando ogni possibile forma di intervento che lo riporti ai livelli del passato, sebbene la platea e l'incremento dell'offerta competitiva siamo molto diverse. In questo senso si stanno introducendo progressivamente alcune modifiche che vanno incontro ad un modello meno sperimentale, recuperando alcuni volti noti di
chef delle edizioni del passato, riducendo alcuni inserimenti a vantaggio di cucina e ricette, curandole con ancora più attenzione.
  In ogni caso il dato degli ascolti di quattro settimane, peraltro relativo ad un chiaro periodo di innovazione, non può essere statisticamente paragonato a valori relativi a una intera stagione. Per quanto concerne i
social, invece, il programma rimane leader, con oltre 950.000 followers tra Facebook e Twitter, che ogni giorno seguono la trasmissione con partecipazione sempre crescente.

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  GASPARRI. – Al Presidente della RAI.— Premesso che:
   in data 25 giugno 2018, è stata aperta dalla Rai SpA la procedura ai sensi dell'articolo 60, D. Lgs. 50/2016, articolata in sette lotti, per l'affidamento del «Servizio di sicurezza integrata per Centro di Produzione TV, Uffici di Roma, insediamenti produttivi della Radio, Sedi regionali»;
   emergono dubbi sulla trasparenza e correttezza della procedura anzidetta;
   la delibera con la quale è stata nominata la Commissione di Gara, non è stata sottoscritta dall'Amministratore Delegato (funzione prima ricoperta dal Direttore Generale), a differenza della consolidata prassi pluriennale. In particolare, tale prassi prevedeva che il direttore dell'ufficio acquisti presentasse al Direttore Generale (funzione che ad oggi è stata accorpata a quella di Amministratore Delegato) una rosa di nominativi per la formazione della Commissione, rispetto alla quale il Direttore Generale poteva esprimere un proprio parere oppure lasciare al direttore dell'ufficio acquisti la decisione. Ebbene, nel caso in esame tale passaggio è stato completamente eliminato e, cosa ancor più anomala, è stata concessa una proroga dei termini per la presentazione delle offerte (senza alcuna approvazione da parte del vecchio Direttore Generale), al fine di posticipare la formazione della Commissione e sfruttare così la fase di vacatio in attesa delle nuove nomine dei vertici Rai;
   il Rup (Responsabile unico del procedimento) della procedura di gara è un soggetto con diverse segnalazioni all'Autorità Nazionale Anticorruzione. In particolare, da una di tali segnalazioni è scaturito un procedimento civile (RG N. 43825/2018) dal quale potrebbe derivare una condanna della Rai al pagamento di una somma a titolo di risarcimento del danno. Appare evidente che da una siffatta condanna ne possa derivare una responsabilità per danno erariale dell'odierno Rup;
   il Rup, ha avocato a sé anche la carica di Segretario della Commissione, fatto che, alla luce di quanto dedotto al punto precedente, non può che apparire quantomeno ambiguo;
   in relazione alla procedura in oggetto si rappresenta inoltre quanto segue:
    a) – sia la normativa comunitaria che il Codice degli appalti di cui al D.Lgs. n. 50/2016, favoriscono l'accesso agli appalti pubblici delle piccole e medie imprese. A tal fine l'articolo 51 del Codice prescrive che le stazioni appaltanti debbono suddividere gli appalti in lotti funzionali, ovvero in lotti prestazionali di cui all'articolo 3, co. 1, lett. qq) e ggggg) dello stesso Codice. La lex specialis della procedura in oggetto ha, invece, suddiviso l'appalto soltanto sotto il profilo territoriale, in lotti di rilevante importo (Lotto 1 – euro 15.679.375,36; Lotto 2 – euro 14.015.472,04; Lotto 3 – euro 11.526.541,76; Lotto 4 – euro 6.462.396,00; Lotto 5 – euro 6.312.712,00; Lotto 6 – euro 6.067.284,00; Lotto 7 – euro 3.215.945,05). In tal modo vengono escluse dalla partecipazione alla gara le piccole e medie imprese di vigilanza;
   ulteriore elemento di esclusione delle piccole e medie imprese è dato dal fatto che il paragrafo 7.2 del Disciplinare di gara richiede quale requisito di capacità economica e finanziaria un fatturato specifico per servizi analoghi realizzato negli ultimi tre esercizi non inferiore ad Euro 31.300.000,00, IVA esclusa per il Lotto 1; ad euro 28.000.000,00, IVA esclusa per il Lotto 2; ad euro 24.000.000,00, IVA esclusa per il Lotto 3; ad euro 12.841.000,00, IVA esclusa per il Lotto 4; ad euro 12.623.000,00, IVA esclusa per il Lotto 5; ad euro 12.132.000,00, IVA esclusa per il Lotto 6; ad euro 6.500.000,00, IVA esclusa per il Lotto 7;
   anche i requisiti di capacità tecnica e professionale escludono le piccole e medie imprese in quanto richiedono (par. 7.3 del Disciplinare di gara), la esecuzione nell'ultimo triennio di almeno due contratti inerenti l'espletamento di servizi di «vigilanza armata e controllo accessi» (Prestazione principale), in favore di Pubbliche Pag. 176Amministrazioni, Organismi di Diritto Pubblico, Imprese Pubbliche o Private, ciascuno di valore almeno pari ad Euro 2.400.000,00, IVA esclusa; l'espletamento di servizi di «sorveglianza e prevenzione incendio» (Prestazione secondaria/complementare), in favore di Pubbliche Amministrazioni, Organismi di Diritto Pubblico, Imprese Pubbliche o Private, ciascuno di valore almeno pari ad Euro 810.000,00, IVA esclusa; due contratti, affidati da altrettanti Committenti tra loro diversi, aventi ad oggetto l'espletamento di servizi di «reception» (Prestazione secondaria/complementare), in favore di Pubbliche Amministrazioni, Organismi di Diritto Pubblico, Imprese Pubbliche o Private, ciascuno di valore almeno pari ad Euro 680.000,00, IVA esclusa;
   analoghi rilevanti importi dei suddetti contratti sono previsti per gli altri lotti;
   ne deriva che la procedura in oggetto, anziché aperta, è in effetti riservata soltanto ai maggiori istituti di vigilanza in campo nazionale;
    b) – altro elemento di illegittimità è dato dal fatto che la procedura di gara ha accorpato prestazioni del tutto eterogenee, senza alcuna suddivisione dell'appalto in lotti prestazionali o funzionali. In particolare, ha accorpato le eterogenee prestazioni contrattuali riconducibili ai servizi di vigilanza armata e controllo accessi, sorveglianza e prevenzione incendio, reception;
   è ben nota, nel nostro ordinamento, la distinzione tra i servizi di vigilanza armata e quelli di reception;
   anche l'Anac ha sempre rimarcato tale distinzione, tanto che nelle recenti linee guida n. 10 ha ribadito la necessità di prevedere distinti lotti per i servizi di vigilanza armata, custodia e portierato, anche nel caso in cui la stazione appaltante ritenga conveniente indire un'unica gara comprendente più servizi;
   ne deriva che la procedura in oggetto doveva prevedere l'affidamento di lotti per i servizi di vigilanza armata e di reception;
   tali circostanze ed altre inerenti i punteggi da attribuire accrescono i dubbi sulla trasparenza e sulla regolarità della procedura in atto;
  si chiede di sapere:
   se i vertici dell'azienda non intendano tutelare la Rai da eventuali ricorsi facendo chiarezza sulle procedure adottate per l'affidamento del servizio e, qualora riscontrassero veritiere le premesse elencate, provvedere all'annullamento del precedente e all'apertura di un nuovo bando.
(12/128)

  RISPOSTA. – In merito all'interrogazione in oggetto si informa di quanto segue.

  1) La Commissione giudicatrice è stata nominata nel pieno rispetto della normativa pro tempore vigente (v. in particolare articolo 216, comma 12, D.Lgs. 50/2016 e Linee guida n. 5 adottate dall'ANAC recanti «Criteri di scelta dei commissari di gara e di iscrizione degli esperti nell'Albo nazionale obbligatorio dei componenti delle commissioni giudicatrici»), nonché delle Istruzioni interne Rai per le procedure di affidamento dei contratti aventi ad oggetto servizi e forniture e del Regolamento recante «Criteri per la nomina dei componenti delle commissioni giudicatrici nelle procedure bandite da Rai per l'aggiudicazione di contratti pubblici di appalto», adottato ai sensi del sopra richiamato articolo 216, comma 12, D.Lgs. 50/2016, adottato con atto del Direttore Generale del 18/07/2017 e pubblicato sul profilo del committente.
  Per tutti i lotti, il Consiglio di Amministrazione della Rai ha delegato il Direttore Acquisti a nominare la Commissione giudicatrice che avrebbe effettuato la valutazione delle offerte ammesse alla procedura, come riportato nella determina a contrarre approvata con delibera del C.d.A. nella seduta del 18/04/2018, ritualmente pubblicata nella pagina del Portale telematico Acquisti Rai dedicata alla procedura di gara. Pag. 177
  Per effetto della delega ricevuta dal C.d.A. il Direttore Acquisti, successivamente al termine di scadenza per la presentazione delle offerte, come prescritto dalla normativa vigente, ha nominato la Commissione giudicatrice.
  In tale quadro, la delega è stata attribuita dal Procuratore competente e sovraordinato al Direttore Generale (oggi Amministratore Delegato), cioè dal Consiglio di Amministrazione, in quanto, trattandosi di gara di importo pari a euro 63.279.726,21, I.V.A. esclusa, essa superava la procura dello stesso Direttore Generale (fissata a 10 milioni di euro), che pertanto non poteva delegare alcunché, e rientrava nella competenza per materia e valore del C.d.A.; conseguentemente la procedura di nomina della Commissione giudicatrice è avvenuta nel pieno rispetto della prassi aziendale.
  Con riferimento alla tematica della proroga dei termini per la presentazione delle offerte, questa è stata concessa su esplicita richiesta di una pluralità di soggetti (n. cinque tra operatori economici e associazioni di categoria), che hanno richiesto un differimento del termine di scadenza al fine di predisporre compiutamente le offerte, vista la complessità della gara. Esso è stato accordato dalla Rai per garantire la più ampia partecipazione alla gara stessa, in linea con l'ordinaria prassi adottata in particolare per le procedure di elevata complessità, ed i relativi atti sono stati ritualmente pubblicati come previsto dalla normativa vigente (GUUE, GURI, Portale telematico, quotidiani ecc.). Né a tal fine era necessaria una preventiva approvazione da parte del Direttore Generale (rectius, dal Procuratore competente Consiglio di Amministrazione), atteso che la determina a contrarre approvata dal C.d.A. stabilisce che il Bando di gara e tutti gli atti endoprocedimentali sono curati dalla Direzione Acquisti.
  2) Per quanto concerne il RUP della procedura (Responsabile unico del procedimento), si rappresenta che si tratta di una risorsa con un elevato profilo di specializzazione e che possiede tutti i requisiti previsti dalla legge (v. articolo 31 D.Lgs. 50/2016) e dalle Linee guida n. 3 adottate dall'ANAC recanti «Nomina, ruolo e compiti del responsabile unico del procedimento per l'affidamento di appalti e concessioni». Egli ha sempre assolto alle funzioni affidate con disciplina ed onore.
  Con riferimento al tema della presenza di «diverse segnalazioni all'Autorità Nazionale Anticorruzione», si segnala che non risulta alcuna comunicazione da parte di ANAC indirizzata alla Direzione Acquisti e/o al RUP in merito all'apertura di procedimenti sanzionatori a carico dello stesso. Allo stesso modo, per quanto concerne il «procedimento civile» riportato nell'interrogazione di cui sopra, si evidenzia che questo è stato avviato da un fornitore della Rai, aggiudicatario di una gara che prevedeva un determinato importo e che successivamente, in fase di esecuzione, si è ridotto, a causa di una contrazione, per circostanze sopravvenute, dei fabbisogni della Rai stessa. Per ciò che rileva in questa sede, si rappresenta che il RUP della gara rivestiva il ruolo, relativamente al procedimento indicato, di Responsabile del procedimento esclusivamente per la fase di affidamento (quindi non responsabile delle fasi di programmazione/progettazione ed esecuzione), ed ha correttamente affidato la gara sulla base dei fabbisogni espressi in fase di programmazione/progettazione e, successivamente, confermati in fase di aggiudicazione, da parte dalle strutture utilizzatrici della Rai.
  Nella fase di esecuzione, per circostanze sopravvenute di carattere obiettivo riconducibili alle operazioni di razionalizzazione e di saving compiute dalla Rai, si è verificata una riduzione dei fabbisogni rispetto a quelli originariamente programmati, a cui il RUP della presente gara è completamente estraneo. Per questo motivo il Fornitore ha fatto causa alla Rai. Si tratta di un normalissimo giudizio civile di risarcimento danni a cui il RUP della presente gara è estraneo dal punto di vista di qualsiasi responsabilità, non avendo svolto alcun ruolo sia nella fase di programmazione/progettazione (in cui i fabbisogni sono stati stimati) che in quella di esecuzione (in cui i fabbisogni originariamente stimati si sono contratti per circostanze sopravvenute di Pag. 178carattere obiettivo, peraltro riconducibili a scelte di ottimizzazione e di efficientamento da parte della Rai).
  Per quanto attiene al tema della avocazione da parte del RUP della carica di segretario della Commissione, si segnala che lo stesso è stato nominato Segretario della Commissione dal Direttore Acquisti, essendo quest'ultimo delegato dal C.d.A., come sopra riportato, a nominare la Commissione ed anche il suo Segretario. La nomina del RUP a Segretario della Commissione è coerente con la prassi tendenzialmente adottata nelle procedure particolarmente complesse, ove è opportuno che il RUP presti alla Commissione il supporto procedimentale nella redazione dei verbali. Il Segretario, peraltro, non è membro della Commissione e non partecipa in alcun modo all'attività valutativa. Egli non ha, quindi, alcun potere decisionale e si limita a verbalizzare le operazioni compiute della Commissione, di cui non fa parte.
  Peraltro, ove si fosse deciso di far partecipare il RUP a pieno titolo ai lavori della Commissione, dotandolo dei relativi poteri valutativi e decisionali, sarebbe stato possibile nominarlo anche Presidente della stessa, come peraltro non risulta precluso dalle acquisizioni giurisprudenziali in merito, né dal medesimo D.Lgs. 50/2016, così come modificato dal c.d. decreto correttivo D.Lgs. 56/2017, che all'articolo 77, comma 4, statuisce: «I commissari non devono aver svolto né possono svolgere alcun'altra funzione o incarico tecnico o amministrativo relativamente al contratto del cui affidamento si tratta. La nomina del RUP a membro delle commissioni di gara è valutata con riferimento alla singola procedura.».
  Si rappresenta che il RUP ha comunicato a Rai, viste le circostanze attribuite allo stesso di carattere potenzialmente diffamatorio, di riservarsi la più ampia facoltà nell'esercizio delle azioni di legge a tutela della propria onorabilità, anche rivolgendosi ad ANAC per svolgere ulteriori approfondimenti.
  3) Per quanto concerne le modalità di suddivisione della gara in una pluralità di lotti, si rileva che, come espressamente riportato nella Determinazione di contrarre e nella
lex specialis di gara (Disciplinare di gara), la procedura è articolata in sette lotti, in ragione delle caratteristiche tecniche dell'affidamento, che rendono tecnicamente ed economicamente praticabile per Rai la suddivisione in più lotti, tenuto conto della localizzazione geografica dei servizi richiesti.
  Sulla base delle ineludibili necessità di carattere produttivo e gestionale espresse dalle strutture utilizzatrici della Rai, connesse alla natura unitaria e sinergica dei servizi di vigilanza armata,
reception, sorveglianza e prevenzione incendi, queste ultime sono confluite, ove previste, all'interno di ciascun lotto. Tali servizi rientrano, infatti, nella più ampia categoria di sicurezza «integrata» e per Rai non sono assegnabili separatamente, pena potenziali gravi disservizi in tema di security e safety, in considerazione della attività svolta dalla Rai, non rinvenibile in altre Stazioni appaltanti, connessa allo svolgimento del servizio pubblico radiotelevisivo, id est alla realizzazione di programmi radio-televisivi e di carattere informativo in insediamenti produttivi (studi tv, riprese esterne) caratterizzati da elevato afflusso di pubblico.
  Si tenga altresì conto della delicatezza delle attività svolte, prevalentemente «in diretta», al valore degli apparati tecnici di produzione e degli strumenti di ripresa, al rischio connesso alla tutela del patrimonio aziendale, nonché alla necessità di evitare intrusioni, anche a scopo dimostrativo, negli insediamenti produttivi e negli uffici, all'elevato rischio incendi e alla moltiplicazione dei fattori di rischio, alle gravi problematiche connesse alla gestione del pubblico presente negli studi in situazioni critiche e di emergenza. Pertanto, per valide, comprovate e motivate ragioni di carattere obiettivo, debitamente pubblicate, all'interno dei lotti di interesse vengono ricompresi cumulativamente i servizi di «vigilanza armata e controllo accessi», «sorveglianza e prevenzione incendio», «reception».
  Del resto, la stessa ANAC, nella versione aggiornata delle Linee Guida n. 10 recanti «Affidamento del servizio di vigilanza privata», Pag. 179approvate con delibera del Consiglio dell'Autorità n. 462 del 23 maggio 2018 e pubblicate nella GURI n. 138 del 16/06/2018, fa riferimento e disciplina la possibilità che le stazioni appalti facciano ricorso ai servizi di c.d. «global service». E ciò sulla scorta del parere del Consiglio di Stato n. 01173 del 03/05/2018 che sul tema aveva affermato: «Occorre comunque evidenziare che il principio di cui all'articolo 51 d.lgs. n. 50/2016 non risulta posto in termini assoluti e inderogabili, giacché il medesimo articolo 51, al comma 1, secondo periodo, afferma che «le stazioni appaltanti motivano la mancata suddivisione dell'appalto in lotti nel bando di gara o nella lettera d'invito e nella relazione unica di cui agli articoli 99 e 139». Pertanto, il principio della «suddivisione in lotti» può essere derogato, ma la scelta della stazione appaltante di non procedere al frazionamento deve essere sorretta da un'adeguata motivazione, pena l'illegittimità della stessa per violazione di legge. Per il Consiglio, alla fine del § 3 va dunque aggiunto che «nel caso di ricorso al servizio di c.d. global service – deciso dalla stazione appaltante nel rispetto della normativa comunitaria e nazionale – la stazione appaltante indica quale indispensabile requisito di partecipazione il possesso dell'autorizzazione prefettizia».
  Ferma restando, dunque, la natura «integrata» dei servizi di sicurezza oggetto di gara, debitamente motivata nel rispetto del quadro normativo di riferimento, la suddivisione della gara in una pluralità di lotti geografici è comunque volta a favorire la più ampia partecipazione alla stessa.
  In tale quadro, pertanto, con riferimento alla tematica dei criteri dimensionali per la partecipazione alla gara, si segnala che i criteri di partecipazione ai singoli lotti sono congrui, proporzionali e strettamente connessi all'oggetto dell'appalto e sono stati individuati allo scopo di garantire la corretta ed efficiente erogazione dell'appalto stesso, non escludendo la partecipazione delle microimprese, delle piccole e delle medie imprese.
  Più in particolare, i requisiti di capacità economico-finanziaria previsti per ciascun lotto, come debitamente pubblicizzato e motivato nella documentazione di gara, sono richiesti per motivazioni legate alle peculiarità del servizio oggetto dell'affidamento, che è strutturalmente connesso alla operatività aziendale ed è in grado di determinare ripercussioni dirette, in termini di sicurezza e regolare attività degli uffici amministrativi e delle strutture di produzione radiotelevisiva.
  La finalità preminente della procedura è, infatti, quella di garantire le attività finalizzate alla sicurezza complessiva integrata, in termini di
safety e di security, e alla business continuity degli insediamenti di Produzione Tv – CPTV RM, degli Uffici di Roma, delle Sedi regionali e della Radio, nonché delle attività svolte all'esterno, ove previste all'interno di ciascun lotto, in insediamenti non aziendali.
  Le entità dei requisiti di fatturato sono state individuate tenendo conto della delicatezza delle attività da svolgere e dei correlati rischi specifici connessi:
   alla tutela del patrimonio aziendale, tenuto conto anche del significativo valore degli apparati tecnici di produzione e degli strumenti di ripresa e dell'elevato rischio incendio;
   alle gravi problematiche connesse alla gestione del pubblico presente negli studi in situazioni critiche e di emergenza;
   alla classificazione degli insediamenti aziendali quali siti «sensibili».

  Per tutto quanto sopra, assume fondamentale importanza la necessità di selezionare, attraverso la gara, operatori economici dotati di capacità economico-finanziarie idonee a garantire un alto grado di affidabilità ed un elevato livello qualitativo di servizio prestato.
  4) Ad ulteriore comprova del fatto che la gara non è limitativa della più ampia partecipazione da parte degli operatori economici interessati, si osserva che il Bando è stato regolarmente pubblicato e non è stato oggetto di impugnative, ovvero di censure da parte dei potenziali interessati alla presentazione della domanda di partecipazione Pag. 180alla gara, in ordine a requisiti di partecipazione asseritamente restrittivi alla più ampia partecipazione.
  Si ribadisce, sul punto, che eventuali clausole (asseritamente) limitative della partecipazione alla gara dovevano essere impugnate unitamente al Bando di gara, che, al contrario, non è stato oggetto di censura alcuna ovvero di impugnativa giudiziale.
  Per quanto concerne i criteri per l'attribuzione dei punteggi tecnici, essi sono assolutamente congrui, proporzionali e strettamente connessi all'oggetto dell'appalto, individuati e «pesati» allo scopo di premiare le offerte tecniche in grado di garantire a Rai il miglior rapporto «prezzo/qualità» nell'esecuzione dell'appalto. Tali criteri sono stati predisposti sulla base di quanto previsto dal D.Lgs. 50/2016 e dalle Linee guida n. 2 di attuazione del Codice approvate dall'Autorità Nazionale Anticorruzione in materia di offerta economicamente più vantaggiosa. Peraltro, nell'ambito dei 70 punti attribuibili alla offerta tecnica, assumono rilievo del tutto preponderante i criteri strettamente oggettivi, ovvero le soluzioni tecniche migliorative per l'esecuzione dell'appalto.
  5) Si evidenzia che il mercato ha registrato con grande favore la pubblicazione della gara, che ha visto una massiccia e considerevole partecipazione da parte dei soggetti interessati. Più in particolare, sono state complessivamente presentate, suddivise nei 7 lotti, 51 offerte da parte di 23 Concorrenti in forma associata, costituita da una pluralità di imprese, per un totale di 172 imprese coinvolte nell'espletamento della procedura.
  Pertanto, dal punto di vista della risposta del mercato, del favor partecipationis e della più ampia concorrenzialità, i risultati sono del tutto eccezionali e superiori alle più ottimistiche aspettative.
  Tutto ciò premesso, non si ritengono sussistenti i presupposti per «provvedere all'annullamento del precedente e all'apertura di un nuovo bando», anche in considerazione degli impatti che una tale ipotesi comporrebbe sulla gestione operativa della Rai.

  GASPARRI. – Al Presidente della RAI. — Premesso che:
   il professor Carlo Cottarelli risulta ospite fisso nel programma condotto da Fabio Fazio su Rai1 «Che tempo che fa»;
   il professor Cottarelli è un esperto di tagli nei bilanci pubblici, tanto da aver ricoperto nella passata legislatura il ruolo di Commissario straordinario per la revisione della spesa pubblica;
   si chiede di sapere:
   se la sua presenza nella trasmissione «Che tempo che fa» sia regolata da un rapporto contrattuale;
   se sia previsto un compenso per questa presenza fissa del professor Cottarelli;
   se il contratto preveda una esclusiva o delle eccezioni a vantaggio di trasmissioni di diretta concorrenza con i talk show della Rai e, in particolare, se siano previste delle deroghe per le presenze del professor Cottarelli nel programma «DiMartedì», ospitato su La7.
(13/139)

  RISPOSTA. – In merito all'interrogazione in oggetto si informa di quanto segue.
  La Rai ha un accordo-quadro di appalto parziale con la società Officina, controllata al 50 per cento da Fabio Fazio, per la realizzazione delle puntate di «Che Tempo Che Fa», approvato a giugno 2017 dal precedente Consiglio di Amministrazione; all'interno di tale contratto è previsto un valore forfettario a puntata per la presenza degli ospiti e per le relative spese; in tale quadro è pertanto Officina che stipula direttamente i contratti con gli ospiti.
  Il prof. Cottarelli ha sottoscritto una liberatoria con relativa cessione di diritti di immagine relativa alla partecipazione al programma a titolo gratuito:
   l'Università Cattolica ha sottoscritto un contratto per la fornitura dei contenuti per l'intervento del prof. Cottarelli nel Programma e per garantire la partecipazione del Prof. Cottarelli nel Programma per illustrare i suddetti contenuti;Pag. 181
   a fronte di tale consulenza l'Università Cattolica riceve la somma di euro 6.500,00 a puntata;
   l'Officina ha tracciato un perimetro per l'esclusiva della partecipazione del Prof. Cottarelli a programmi tv; restano fuori da tale esclusiva tre deroghe (mai nella giornata di domenica e lunedì), l'intervento in Telegiornali e la trasmissione di una intervista già registrata per il programma Report.