AUDIZIONI INFORMALI
Mercoledì 18 luglio 2018.
Audizione di rappresentanti di Confindustria nell'ambito dell'esame del disegno di legge C. 924, di conversione del decreto-legge n. 87 del 2018, recante disposizioni urgenti per la dignità dei lavoratori e delle imprese.
L'audizione informale è stata svolta dalle 8.35 alle 9.50.
SEDE REFERENTE
Mercoledì 18 luglio 2018. – Presidenza della presidente della VI Commissione, Carla RUOCCO. – Interviene il Ministro dello sviluppo economico, del lavoro e delle politiche sociali, Luigi Di Maio.
La seduta comincia alle 14.05.
DL 87/2018: Disposizioni urgenti per la dignità dei lavoratori e delle imprese.
C. 924 Governo.
(Seguito dell'esame e rinvio).
Le Commissioni proseguono l'esame del provvedimento, rinviato nella seduta del 16 luglio scorso.
Carla RUOCCO, presidente, rammenta che lo scorso lunedì 16 luglio i relatori, on. Tripiedi e on. Centemero, hanno illustrato i contenuti del decreto-legge e che, con la seduta odierna, si prosegue quindi l'esame preliminare del provvedimento.
Comunica che è stata avanzata la richiesta che la pubblicità dei lavori sia assicurata mediante l'attivazione dell'impianto audiovisivo a circuito chiuso. Non essendovi obiezioni, ne dispone l'attivazione.
Il ministro Luigi DI MAIO osserva preliminarmente che il decreto-legge in esame interviene in settori ben definiti, caratterizzati da una vera e propria emergenza sociale, introducendo disposizioni che, pur Pag. 18non essendo risolutive ed esaustive, costituiscono senz'altro un primo passo nella direzione del superamento dei problemi, dando, in primo luogo, un segnale al Paese sulla volontà del Governo di intervenire. Le emergenze affrontate sono riassumibili in quattro punti: il precariato dei giovani, le delocalizzazioni selvagge, gli eccessivi appesantimenti burocratici a carico dei professionisti e il gioco d'azzardo. Con riferimento alle difficoltà lamentate dai professionisti, il decreto-legge interviene sugli istituti dello spesometro, del redditometro e dello split payment. La loro eliminazione consentirà ai contribuenti di avere a disposizione maggiore liquidità per fare fronte ai versamenti tributari di fine anno. Quanto alle disposizioni in materia di lavoro, concorda con quanti affermano che i posti di lavoro non si creano con norme di legge ma, piuttosto, con investimenti ed aiuti alle imprese e, infatti, la finalità del decreto non è l'aumento dell'occupazione, ma la riduzione del precariato, specie dei giovani, attraverso la lotta all'abuso che si è finora fatto dei contratti a tempo determinato. Gli strumenti individuati sono la riduzione della durata complessiva del rapporto di lavoro a termine, l'introduzione, a partire dal secondo contratto, delle causali e l'aumento crescente del contributo addizionale a carico del datore di lavoro nei casi di rinnovo. Si tratta di misure su cui si può avere opinioni diverse, ma è incontrovertibile che il loro intento è dare tutele ai giovani che sono alla mercé di una piccola quota di datori di lavoro. Gli imprenditori onesti, la maggior parte, infatti, non si prendono gioco dei loro dipendenti, ma investono su di loro. Per questo, preannuncia l'intenzione di introdurre disposizioni che incentivino il ricorso al contratto a tempo indeterminato.
Passando al tema delle delocalizzazioni, rifacendosi a quanto detto in Aula nel corso di un'informativa urgente sui tavoli di crisi aperti presso il Ministero dello sviluppo economico, segnala che la maggior parte delle vertenze all'esame del suo Ministero riguarda, appunto, le conseguenze occupazionali di delocalizzazioni selvagge. Si tratta di imprese che, dopo aver avuto accesso ad incentivi pubblici e dopo avere sfruttato il know how dei propri dipendenti, scelgono, per la loro convenienza, di spostare altrove la produzione. Riconosce che passi avanti nella lotta a questa prassi sono stati fatti anche con i Governi precedenti, ma il decreto-legge in esame alza il tiro, per coprire ogni tipo di aiuto erogato da qualsivoglia amministrazione pubblica. Anche le sanzioni sono più incisive, essendo prevista la restituzione degli aiuti, comprensivi di interessi e sanzioni, per i casi di delocalizzazione al di fuori dell'Unione europea, e degli aiuti e dei soli interessi per le delocalizzazioni all'interno dell'Unione europea. L'intenzione è di utilizzare le somme così introitate per iniziative che, al contrario, premino le imprese che non delocalizzano.
Quanto al divieto di pubblicità del gioco d'azzardo, osserva che le maggiori resistenze sono venute dalle grandi realtà produttive che hanno in corso contratti milionari con le società del settore del gioco d'azzardo. Si tratta di resistenze ingiustificate, dal momento che il decreto-legge prevede un congruo periodo transitorio per permettere la rescissione dei contratti in essere. A tale proposito, ha preso atto con soddisfazione della recente decisione di Google di vietare ai suoi inserzionisti la pubblicità del gioco d'azzardo.
In conclusione, il decreto-legge affronta alcune delle questioni sulle quali si è espresso il Paese nelle recenti elezioni dello scorso 4 marzo e non è un caso che esso sia stato adottato nella medesima seduta del Consiglio dei ministri in cui sono stati adottati anche il decreto-legge sulle competenze del Ministero dell'ambiente sulle problematiche attinenti alla Terra dei fuochi e il decreto-legge che prevede aiuti per il potenziamento della Guardia costiera libica.
Viene, quindi, alla questione più dibattuta, ossia se il decreto-legge crei disoccupazione, riferendosi, in particolare, alla stima di 8.000 disoccupati alla scadenza del nuovo limite di ventiquattro mesi del Pag. 19contratto a termine, recata dalla relazione tecnica, redatta dall'INPS. Anche a nome del Ministro dell'economia e delle finanze, afferma che tale stima non è condivisibile e ripercorre la vicenda che ha portato alla trasmissione al Ministero del lavoro e delle politiche sociali, in successione, di due versioni della relazione tecnica dell'INPS: la prima, del 5 luglio, nella quale non erano ravvisate conseguenze finanziarie e la seconda, dell'11 luglio, nella quale, addirittura, era richiesta la copertura per la maggiore spesa connessa all'erogazione della NASpI. L'infondatezza di tale ultima ipotesi è, del resto, dimostrata anche dal fatto che, nella scorsa legislatura, la relazione tecnica allegata al decreto-legge di abolizione dei voucher non stimava alcun effetto negativo sull'occupazione, ipotizzando, anzi, la riconversione dei rapporti di lavoro persino in contratti a tempo indeterminato. Osserva, infine, che la vicenda da lui ripercorsa è stata almeno l'occasione per prevedere una maggiore attenzione da parte delle strutture burocratiche sul processo che segue l'adozione dei provvedimenti da parte del Consiglio dei ministri.
Date queste premesse, pertanto, il Governo è intenzionato ad andare avanti sulla strada che si è prefisso, aprendo anche alle proposte di modifica del Parlamento che giudicherà coerenti con l'impianto delle disposizioni del decreto-legge. Un'ultima annotazione la riserva alla questione dei voucher: d'accordo con il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, ritiene ragionevole reintrodurre tale strumento limitatamente a specifiche mansioni nel settore dell'agricoltura, evitando un'estensione indiscriminata e senza vincoli che potrebbe riaprire l'emergenza sociale che ha portato alla promozione di un referendum, per scongiurare il quale il Governo precedente ha imboccato la strada dell'abolizione totale dello strumento. Ora la situazione è cambiata e un intervento in tale ambito non sarebbe dettato dalla paura di una pronuncia referendaria, ma rappresenterebbe un vero e proprio obiettivo politico.
Walter RIZZETTO (FdI), ringraziando il ministro per la sua disponibilità e pur apprezzando le misure del decreto-legge riguardanti le delocalizzazioni e il gioco d'azzardo, crede che le altre disposizioni non presentino la necessaria incisività per arrivare al cuore del problema del precariato.
Carla RUOCCO, presidente, interrompendo brevemente il deputato Rizzetto, sollecita i colleghi a contenere i tempi dei loro interventi per permettere a tutti coloro che lo desiderano di intervenire e al ministro di replicare.
Walter RIZZETTO (FdI), proseguendo nel suo intervento, osserva la contraddizione rappresentata, da un lato, dalla riduzione della durata massima del rapporto di lavoro a termine e, dall'altro, dall'aumento dell'ammontare dell'indennità a carico del datore di lavoro in caso di licenziamento illegittimo di un lavoratore con contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti. Parlando come imprenditore e non come politico, osserva che tale ultima misura va in direzione opposta all'auspicata stabilizzazione dei lavoratori precari. Chiede poi al ministro di precisare meglio come intende intervenire sui voucher e come pensa che, alla luce delle disposizioni recate dal decreto-legge, un imprenditore sia dissuaso dall'intenzione di licenziare il dipendente alla scadenza del primo contratto a termine. Rileva, tuttavia, che per l'approfondimento di tali questioni le Commissioni dovrebbero avere a disposizione un tempo più lungo di quello loro riservato, in considerazione dell'avvio della discussione in Assemblea previsto già all'inizio della prossima settimana. Tale calendarizzazione, tra l'altro, ha compromesso anche la possibilità di continuare l'audizione sulle linee programmatiche del Ministero, la cui prima seduta si è tenuta la scorsa settimana.
Carla RUOCCO, presidente, invita i colleghi a contenere la durata del proprio intervento, al fine di consentire a tutti Pag. 20coloro che ne hanno fatto richiesta di prendere la parola.
Silvia FREGOLENT (PD) rileva con soddisfazione la disponibilità annunciata dal Ministro ad apportare modifiche al provvedimento, i cui potenziali danni sociali sono stati, nel corso delle audizioni già svolte dalla Commissioni, evidenziati, tra l'altro, dalle organizzazioni sindacali, da R.ETE. Imprese Italia e da ultimo, da Confindustria. Sebbene nessuno possa dichiararsi contrario alla necessità di diminuire la burocrazia, ridurre il precariato, combattere le delocalizzazioni selvagge e il gioco d'azzardo – finalità annunciate dal Governo con la presentazione del decreto-legge «Dignità» – passando dagli slogan alle concrete disposizioni vengono alla luce evidenti difficoltà.
Appare certo condivisibile un intervento di sburocratizzazione, ma si deve comprendere allora come il Governo intenda condurre la lotta all'evasione fiscale, posto che, in altri provvedimenti, si rinvia l'entrata in vigore della fatturazione elettronica. Si assiste in realtà, a suo avviso, ad un irrigidimento del mercato del lavoro, che sotto l'apparenza della lotta al precariato, serve in realtà unicamente a dare alle imprese maggiore libertà in ambito fiscale, con buona pace dei pensionati e di coloro che onestamente pagano le tasse.
Anche in materia di gioco d'azzardo, sembra prevalere la propaganda rispetto alla volontà di introdurre norme efficaci contro la ludopatia. Nella stessa relazione illustrativa del provvedimento si evidenzia come l'azione perpetrata rischi di essere vanificata dall'assenza di una disciplina sovranazionale.
Evidenzia, richiamando sul punto la relazione tecnica che accompagna il provvedimento, che la pubblicità degli apparecchi da divertimento, settore ritenuto a più forte rischio per il gioco cosiddetto problematico, sarebbe quasi pari a zero, mentre per il gioco on line la pubblicità e la sponsorizzazione rappresenterebbero l'unico modo per evitare il gioco illegale. È quindi la stessa relazione tecnica ad evidenziare la contraddizione delle misure in questione: non si interviene che per gli apparecchi da divertimento, mentre si incentiva il gioco illegale.
Carla RUOCCO, presidente, invita la deputata Fregolent a concludere il proprio intervento.
Silvia FREGOLENT (PD) osserva infine, sul tema delle delocalizzazioni, che già i Governi precedenti avevano previsto che chi, dopo aver usufruito di aiuti da parte dello Stato, decideva di delocalizzare la propria attività produttiva, dovesse restituire tali aiuti. Le misure contenute nel provvedimento determineranno maggiori difficoltà per le imprese italiane che vogliano internazionalizzarsi e per le imprese straniere che intendano invece investire in Italia. Segnala come tali interventi finiscano per colpire la parte meridionale del Paese, che avrebbe bisogno di misure atte ad attrarre investimenti e non a scoraggiarli.
Gian Mario FRAGOMELI (PD), nel ringraziare il Ministro per la presenza, evidenzia che il provvedimento si occupa, giustamente, di coloro che hanno investito nel nostro Paese e poi lo abbandonano, con le conseguenti ricadute occupazionali, ma non si preoccupa a sufficienza di coloro che intenderebbero investire in Italia.
Ricorda al riguardo che Confindustria, nel corso della odierna audizione, ha sottolineato l'insostenibilità per molte imprese di alcune delle misure recate dal decreto-legge, come quella sui crediti d'imposta ricerca e sviluppo, a fronte di investimenti tecnologici che spesso devono essere trasferiti su altre società facenti parte della stessa holding.
Analogamente, con riferimento alle misure in tema di iperammortamento, rileva come vi siano grandi imprese edili italiane che hanno commesse all'estero, per le quali impiegano strumenti in alcuni casi acquistati con agevolazioni. Sottolinea il rischio che questo decreto diventi il decreto Pag. 21dei disinvestimenti piuttosto che della dignità dei lavoratori e delle imprese.
Con riferimento ai tavoli di crisi su cui il ministro ha svolto oggi alla Camera una informativa urgente, chiede quanti di questi tavoli riguardino le delocalizzazioni «selvagge».
Quanto alle misure in ambito fiscale, come il superamento del redditometro e dello spesometro, osserva che il decreto non fa altro che anticipare interventi legislativi già previsti dal precedente Governo.
Mauro DEL BARBA (PD) ringrazia il Ministro per la sua presenza e si rallegra che questi sia passato rapidamente da dichiarazioni piene di entusiasmo sul tema della dignità dei lavoratori ad affermazioni assai più prudenti sulle misure concrete che il Governo intende mettere in campo. Ritiene sia un bene passare dalle dichiarazioni trionfalistiche che vengono riportate dai media a quelle ben più caute espresse dal Ministro oggi.
Con riferimento alla questione degli 8 mila posti di lavoro che andrebbero persi attuando le misure contenute nel decreto, invita il Ministro a prendere atto della necessità di un sano rapporto dialettico con le istituzioni dello Stato, giovando questo alla democrazia ed al provvedimento stesso. Sottolinea come, al di là delle stime, che il Ministro non ritiene attendibili, i timori circa un aumento della disoccupazione siano in realtà fondati, dato che il decreto reca in sé una grave contraddizione: vi sono misure atte a creare ostacoli al lavoro a tempo determinato che però non incoraggiano, come sarebbe stato logico attendersi, quello a tempo indeterminato, anzi finiscono per renderlo più oneroso. Non comprende per quale ragione il Governo, coerentemente con le proprie dichiarazioni, non abbia previsto sgravi contributivi per le fasce giovanili. Invita quindi il Ministro ad evitare inutili conflitti con le istituzioni dello Stato e a disporsi con maggiore pacatezza ad ascoltare le parti sociali, le Commissioni e l'Aula. Auspica che la capacità di ascolto si manifesti nei prossimi giorni, posto che questo decreto può provocare ingenti danni, mentre, se vi saranno tempi e spazi adeguati per un lavoro comune, vi sarà modo di migliorarlo.
Vita MARTINCIGLIO (M5S) fa riferimento all'articolo 5 del decreto, concernente i limiti alla delocalizzazione delle imprese beneficiarie di aiuti, e più precisamente al comma 3, che dispone che i tempi per la restituzione dei benefìci fruiti in caso di accertamento della decadenza, siano definiti da ciascuna amministrazione con propri provvedimenti. Rivolge al Ministro una richiesta di chiarimenti sul punto, al fine di comprendere se in tali amministrazioni siano ricompresi gli enti locali o le regioni che sostengono gli investimenti produttivi e per capire in quale modo le stesse si coordineranno tra loro al fine di svolgere efficacemente i controlli e ottenere dalle imprese la restituzione dei benefìci fruiti da cui siano decadute.
Auspica che le misure proposte possano scongiurare il ripetersi di situazioni particolarmente deplorevoli, quale ad esempio il caso verificatosi nel 2016 in Puglia, dove la impresa Tua AutoWorks, dopo aver presentato un contratto di sviluppo che prevedeva un contributo statale di 36 milioni di euro, è fallita a pochi mesi dall'insediamento, con grave danno per i lavoratori coinvolti.
Esprime in conclusione un plauso alle misure in tema di delocalizzazione, che mettono fine alla visione dell'Italia come terra di conquista da saccheggiare, lasciando i lavoratori senza la dignità di un impiego.
Luca MIGLIORINO (M5S) ricorda che, fatta eccezione per Confindustria, le parti sociali ascoltate dalle Commissione hanno tutte espresso un parere nettamente positivo sul provvedimento. Ritiene che nel possibile aumento dei contenziosi, da alcuni paventato, risieda piuttosto il concetto di dignità che dà il nome al decreto: infatti essi rappresentano maggiore tutela dei diritti dei lavoratori e non un onere o una perdita di tempo per gli imprenditori, magari stranieri. Lavoratori con più diritti Pag. 22e con un impiego più sicuro recano benefici agli imprenditori stessi.
Paolo ZANGRILLO (FI), apprezzando la presenza in seduta del ministro, dichiara che avrebbe ancor più apprezzato, se fosse stata possibile, la presenza del Presidente della Repubblica, che avrebbe potuto dare chiarimenti sui requisiti costituzionali di straordinaria necessità e urgenza alla base del decreto-legge. Da un punto di vista metodologico, esprime la sua critica per il fatto che il provvedimento affronta una materia estremamente delicata per il futuro del Paese senza che il Governo abbia prima proceduto alla consultazione delle parti sociali. Ma le sue critiche riguardano anche il merito del decreto, non comprendendo l'enfasi posta sul fenomeno del precariato. Dei 23,5 milioni di occupati in Italia, infatti, solo tre milioni sono lavoratori con contratti a termine, perfettamente in linea con la media europea. In Germania, un buon esempio che l'Italia dovrebbe tenere presente, il contratto a termine per le nuove aziende può arrivare fino a quattro anni. Se è d'accordo con il ministro quando dice che il lavoro non si crea con la legge, osserva che essa però può creare gravissimi danni. Il principio sanzionatorio, sotteso a tutto l'impianto del provvedimento, infatti, non appare idoneo ad incentivare gli imprenditori a investire e ad assumere. Se il ministro avesse ascoltato le parti sociali, non avrebbe definito il contratto di somministrazione un caporalato, ma avrebbe convenuto che si tratta, al contrario, di uno strumento fondamentale, come messo in luce dalle audizioni condotte dalle Commissioni riunite. Se le parti sociali fossero state preventivamente ascoltate, il decreto avrebbe contenuto norme volte a promuovere il miglioramento delle competenze dei lavoratori, competenze richieste dalle imprese, ma che sono estremamente rare sul mercato del lavoro. Ricorda, infatti, che gli ultimi dati disponibili certificano circa 500.000-600.000 posti di lavoro vacanti per mancanza delle competenze necessarie.
Debora SERRACCHIANI (PD), intervenendo sull'ordine dei lavori, auspica che il ministro Di Maio si adoperi per consentire alle Commissioni di approfondire i temi del decreto-legge, consentendo uno slittamento dell'inizio dei lavori dell'Assemblea. Venendo, quindi, al merito del provvedimento, osserva che per il Partito democratico lo strumento per creare occupazione non è l'aumento dei costi del contratto a tempo determinato, ma, al contrario, la riduzione di quelli del contratto a tempo indeterminato. A tale proposito, ricorda che il ministro ha preannunciato la proposta di una disposizione che incentivi la trasformazione del contratto a termine in contratto a tempo indeterminato, ma non è chiaro se intenda la presentazione di una proposta emendativa al decreto-legge all'esame o una proposta autonoma. Preannuncia che il suo gruppo presenterà un emendamento che prevede la riduzione per i primi quattro anni di un punto percentuale del costo del lavoro che grava sul contratto a tempo indeterminato. La proposta del ministro, invece, prevederebbe la restituzione del contributo aggiuntivo versato in occasione del rinnovo del contratto a termine, nel caso di trasformazione in contratto a tempo indeterminato. Si tratta, però, di una misura già prevista dall'articolo 2 della legge n. 92 del 2012. Con riferimento al contratto di somministrazione, ricorda che tutti i soggetti sentiti dalle Commissioni riunite hanno convenuto che si tratta di uno strumento diverso dal contratto a tempo determinato, più garantita e sicura, coerente con la normativa europea. A tale tipo di contratto non possono imporsi né le causali, né l'obbligo di un intervallo di tempo tra un contratto e l'altro (il cosiddetto «stop and go»), obblighi non compatibili con la sua natura. Invita, pertanto, il Governo a eliminare dal testo del decreto le disposizioni riguardanti tale tipo di contratto.
Carla RUOCCO, presidente, invita la deputata Serracchiani a terminare il suo intervento.
Debora SERRACCHIANI (PD), con riferimento ai voucher, ricorda che, in occasione Pag. 23della richiesta di referendum, il ministro Di Maio si era detto favorevole alla loro abolizione, definendoli, insieme all'allora deputato Di Battista, un'indecenza. Da ministro, di fronte alla richiesta di una loro reintroduzione, ha affermato che avrebbe alzato un muro di cemento armato. Visto che tale muro appare crollato, chiede come intenda procedere alla reintroduzione di tale istituto, considerando che i voucher nel settore agricolo già sono previsti, anche se in forma un po’ diversa dal passato.
Sebastiano CUBEDDU (M5S), ringraziando il ministro per la sua presenza, condivide la sua decisione di adottare il decreto-legge. Osserva che le audizioni tenute dalle Commissioni riunite lo hanno ancora di più convinto della bontà della strada intrapresa dal Governo. I rappresentanti di Confindustria, infatti, hanno sottolineato più volte lo sforzo richiesto alle imprese dalle nuove disposizioni, con particolare riferimento alla reintroduzione dell'obbligo delle causali. È la dimostrazione, a suo giudizio, che, creando una discontinuità con il passato, il decreto-legge pone fine agli attuali abusi del ricorso al contratto a termine, che nel 2017 ha rappresentato la forma contrattuale del 90 per cento dei rapporti costituiti nell'anno. Il decreto-legge, pertanto, veramente restituisce dignità ai lavoratori.
Debora SERRACCHIANI (PD) osserva che la presidente non interrompe i colleghi della maggioranza, per invitarli a concludere.
Carla RUOCCO, presidente, invita la deputata Serracchiani a non interrompere il collega, visto che tutti gli intervenuti hanno avuto la possibilità di esprimersi e il deputato Cubeddu, finora, ha parlato per meno tempo rispetto agli altri colleghi intervenuti in precedenza.
Sebastiano CUBEDDU (M5S) conclude rilevando che tutte le critiche degli oppositori del decreto-legge non riguardano il merito del provvedimento, limitandosi a stigmatizzare la scelta di fondo assunta dal Governo, ovvero la promozione dell'uso corretto del contratto a tempo determinato.
Carla RUOCCO, presidente, fa presente di avere ancora undici richieste di intervento.
Davide ZANICHELLI (M5S) rammenta che il contrasto all'azzardopatia è uno dei punti qualificanti del «decreto dignità» poiché tratta della salute dei cittadini italiani. Dagli ultimi dati emerge che oltre 1 milione di persone in Italia sono considerate «a rischio azzardopatia». Le liberalizzazioni introdotte negli scorsi anni hanno portato a una situazione allarmante: 102 miliardi di euro «azzardati», con solo 9 miliardi di entrate per lo Stato.
Evidenzia inoltre come questo fenomeno stia rovinando migliaia di persone, con costi incalcolabili e pesanti danni per l'economia reale e il sistema sanitario. Ritiene che abolire la pubblicità del settore dei giochi d'azzardo sia un primo passo importante per diminuire questo fenomeno e non comprende come Confindustria possa continuare a difendere la possibilità di pubblicità dei giochi d'azzardo e non tenere conto dei danni che questo fenomeno reca all'economia reale.
Giudica favorevolmente il decreto pur sapendo che vi è ancora molto da fare per risolvere la piaga sociale improduttiva che questo fenomeno costituisce, dalle concessioni alle regolamentazioni, fino alle sanzioni più pesanti per gli abusi. Auspica che il Governo vada avanti su questa strada e chiede di sapere quali saranno le prossime iniziative del Governo in questo senso.
Graziano MUSELLA (FI) auspica che il Ministro Di Maio dia seguito alle sue odierne dichiarazioni, permettendo che il decreto-legge sia modificato con misure di premialità, che limitino gli effetti negativi sulle imprese. Con riferimento alle disposizioni contro il gioco d'azzardo, a suo giudizio il divieto di pubblicità è una disposizione che non raggiungerà l'obiettivo. Lamenta, inoltre, la mancanza nel Pag. 24provvedimento di disposizioni che favoriscano lo svecchiamento della pubblica amministrazione, ad esempio misure che permettano ai comuni virtuosi di assumere personale e misure che consentano la mobilità volontaria dei dipendenti all'interno della pubblica amministrazione. Si tratta di previsioni che si augura possano venire introdotte nel provvedimento nel prosieguo del suo esame.
Ettore Guglielmo EPIFANI (LeU), osservando quanto sia impegnativa la denominazione del decreto «dignità», osserva che, tuttavia, esso non affronta i veri nodi della precarietà, ossia i fattorini privi di qualsiasi tutela, le false cooperative, i contratti pirata, e via dicendo. Certo, i temi affrontati sono condivisibili, ma le soluzioni proposte non sono incisive. Chiede, pertanto, al ministro di accogliere le soluzioni che saranno elaborate nel corso dell'esame parlamentare, in quanto si tratterà di contributi al miglioramento del provvedimento. Sul contratto a termine, se, da un lato, condivide la reintroduzione delle causali, dall'altro capisce gli imprenditori che, attraverso la loro organizzazione di categoria, hanno espresso preoccupazione per il prevedibile aumento del contenzioso. Per evitarlo, è pertanto necessario o rendere le norme più chiare, o rinviare alla contrattazione collettiva un maggiore dettaglio. Non condivide l'estensione della disciplina del contratto a tempo determinato al contratto di somministrazione, in quanto si tratta di un contratto che, già a legislazione vigente, offre maggiori garanzie e prevede costi maggiori per l'imprenditore che vi fa ricorso. Crede che sia necessario un ulteriore approfondimento anche sul tema della delocalizzazione, allo scopo di distinguerla dalla internazionalizzazione e di differenziare le penalizzazioni tra i casi delocalizzazione di tutta l'attività di impresa e i casi in cui la delocalizzazione interessi sono una parte di essa.
Carlo FATUZZO (FI), dopo avere salutato con entusiasmo la possibilità che finalmente gli è offerta di parlare con il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, auspica la piena realizzazione nei prossimi cinque anni del contratto di Governo, con particolare riferimento alla pensione di cittadinanza, all'aumento dell'indennità agli invalidi civili, al superamento della riforma Fornero. Si tratta di misure che si sarebbe aspettato fossero già contenute nel decreto-legge «dignità», nel quale sarebbe stato anche opportuno introdurre disposizioni più incisive sul gioco d'azzardo, di cui propone addirittura il divieto assoluto.
Galeazzo BIGNAMI (FI) sottolinea innanzitutto, pur nella massima condivisione del contrasto alla ludopatia e al gioco d'azzardo, la distinzione tra gioco d'azzardo e gioco di abilità – richiama a titolo di esempio alcuni giochi di carte, come la briscola – da tenere in considerazione per non colpire indistintamente un settore che rischia, altrimenti, di essere esposto ad una vera e propria caccia alle streghe.
In materia di delocalizzazione, evidenzia come assai difficilmente le multinazionali mantengono la medesima struttura societaria quando si spostano da un paese all'altro, e chiede pertanto al Ministro se il Governo stia valutando forme e modalità di intervento rispetto a tali fattispecie, per evitare che le modifiche nel passaggio da nazione a nazione eludano le finalità delle disposizioni.
Con riferimento allo split payment, chiede se il Governo abbia valutato il caso delle aziende che hanno rapporti bivalenti con la pubblica amministrazione e con il settore privato e che rischiano, per effetto di questo meccanismo, di trovarsi esposte a crisi di liquidità, non potendo portare in compensazione l'IVA maturata nei rapporti con la P.A.
Quanto infine alla fatturazione elettronica, esprime grande preoccupazione, soprattutto con riferimento agli artigiani o piccoli imprenditori, che si trovano esposti ad adempimenti e a complessità burocratiche che vanno esattamente nella direzione opposta rispetto agli intenti, condivisibili, di semplificazione annunciati dal Governo. Queste categorie, dovendosi affidare a professionisti per adempiere agli Pag. 25obblighi previsti, dovrebbero affrontare costi e un aggravio delle procedure che non appaiono compatibili con uno snellimento delle procedure.
Renata POLVERINI (FI), apprezzando la presenza, di certo irrituale, di un ministro nel corso del dibattito sulle linee generali, avrebbe tuttavia preferito un'organizzazione diversa della seduta, che desse la possibilità ai deputati di esprimersi più compiutamente. Tornando sulla vicenda, ripercorsa dal ministro, della successione delle relazioni tecniche dell'INPS e premesso che il ministro ha il suo appoggio quando critica il presidente dell'INPS sul modo con cui svolge il suo lavoro, osserva che l'Istituto non dovrebbe elaborare stime sulle conseguenze delle scelte politiche del Governo. Venendo, quindi, al merito del decreto-legge, prende atto dell'apertura del ministro alle eventuali modifiche proposte dal Parlamento, ma non le è chiaro su quali temi. Auspica, ad esempio, che sia eliminata la disposizione che riguarda il contratto di somministrazione, da lei avversato quando fu introdotto nell'ordinamento, ma che ora, provvisto di garanzie, le sembra ben rispondere alle esigenze dell'attuale mercato del lavoro. Quanto ai voucher, osserva che il problema si è creato con la liberalizzazione progressivamente introdotta dai Governi precedenti e, pertanto, la soluzione, a suo giudizio, sarebbe quella di tornare allo spirito della legge Biagi, che aveva introdotto tale strumento. Altri punti che, a suo avviso, sarebbero meritevoli di interventi in questa sede sono il tema della rappresentanza e dei contratti nazionali, per superare l'attuale «giungla», e quello, già menzionato dal collega di gruppo, dello svecchiamento e della digitalizzazione della pubblica amministrazione.
Romina MURA (PD), osservando che non è chiaro se il decreto-legge in esame sia espressione di tutta la maggioranza di Governo o del solo Movimento 5 Stelle, come sembrerebbe visto il dibattito sui voucher, rileva due difetti di impostazione alla base del provvedimento. Il primo è rappresentato dall'adozione di disposizioni di grande impatto sul mercato del lavoro, senza la preventiva concertazione con le parti sociali. Ciò ha causato problemi, per esempio sulla questione delle causali, che si sarebbero potuti evitare. Il secondo difetto di impostazione da lei ravvisato riguarda la contraddizione tra la volontà dichiarata di tutelare i lavoratori combattendo il precariato e i costi posti a carico delle imprese, gli unici soggetti che possono creare lavoro. Ciò comporterà una riduzione del numero dei rinnovi dei contratti a tempo determinato e nuova disoccupazione. Infine, ritiene che le disposizioni contro il gioco d'azzardo siano l'ennesimo spot elettorale, in quanto l'unica strada valida sarebbe stata quella di dare risorse ai comuni, che già molto stanno facendo, per implementare le misure già adottate.
Stefano LEPRI (PD) chiede al ministro, in primo luogo, se ritiene ancora valide le misure del decreto-legge, visto che tutti i soggetti ascoltati dalle Commissioni riunite sono stati concordi nel prevedere il fallimento delle misure adottate e l'aumento del precariato. In secondo luogo, chiede chiarimenti sulla sua attuale posizione sui voucher, dal momento che nella scorsa legislatura si era espresso nettamente per la loro abolizione. Infine, osserva che le misure volte a ridurre gli oneri burocratici per le imprese non aggiungono nulla di nuovo a quanto già previsto dall'ordinamento in tema di spesometro, redditometro e split payment, se non, in minima parte, per i professionisti.
Marco LACARRA (PD), apprezzando la disponibilità del ministro, auspica che accolga le critiche emerse dalle audizioni condotte dalle Commissioni riunite, che, si augura, possano proseguire nei prossimi giorni, per permettere ai deputati di avere un quadro più chiaro della situazione. Sul merito del provvedimento, osserva la mancanza di chiarezza sulla ratio delle disposizioni: il fatto che siano previsti solo aggravi a carico delle imprese, sia per il contratto a tempo determinato, sia per Pag. 26quello a tempo indeterminato, risulta contraddittorio. Per questo, sul punto auspica che il Governo accetti di apportare correzioni. Sulle causali, concorda con coloro che ritengono necessaria una maggiore chiarezza già nella norma o attraverso un rinvio alla contrattazione collettiva, allo scopo di evitare l'insorgere di contenzioso. Tale fenomeno può essere indotto, a suo giudizio, anche dal previsto aumento dell'indennità a carico del datore di lavoro in caso di licenziamento ingiustificato. Da questo punto di vista, inoltre, non si realizza affatto la tutela del lavoratore, dal momento che è prevedibile che il datore di lavoro cercherà una via stragiudiziale, con costi minori per lui, per definire la vertenza. Infine, invita il ministro a ripensare le disposizioni riguardanti il contratto di somministrazione, evitando la sovrapposizione con il contratto a termine, da cui si differenzia per molti aspetti, tra i quali, ricorda, l'orientamento al lavoro.
Carla RUOCCO, presidente, rammenta che alle ore 16 riprenderanno i lavori dell'Assemblea ed invita quindi i colleghi ancora iscritti a parlare a contenere i propri interventi.
Sestino GIACOMONI (FI) chiede alla Presidente di garantire a tutti deputati la possibilità di esprimersi compiutamente, ai fini di un confronto il più ampio e approfondito possibile. Ringrazia il ministro Di Maio per la sua presenza ed osserva come egli abbia impegnato larga parte del suo intervento a giustificarsi. Dopo aver ascoltato le parti sociali in questi giorni, ritiene che la previsione del 10 per cento di posti di lavoro a tempo determinato che non verrà riconfermato sia in realtà una previsione ottimistica. Rileva come i numerosi incontri del ministro con gli imprenditori dovrebbero oramai averlo messo al corrente della loro contrarietà al decreto in esame, che rischia di provocare un aumento del costo del lavoro e del numero dei contenziosi tra imprese e lavoratori, nonché di scoraggiare i contratti a tempo determinato, così come la internazionalizzazione delle imprese. Ritiene che il provvedimento rappresenti in realtà un «incidente di percorso», anche dovuto al fatto che il ministro ricopre un doppio incarico.
In qualità di vicepresidente della Commissione Finanze, riterrebbe inoltre opportuno che il Ministro illustrasse quanto prima alla Commissione l'atteso provvedimento sulla flat tax, preannunciato nel contratto di Governo.
Alessandro CATTANEO (FI) pur evidenziando come il tema della lotta al precariato sia un'esigenza ampiamente condivisa e come sarebbe certamente auspicabile garantire a tutti un rapporto di lavoro a tempo indeterminato, occorre tuttavia prendere atto dell'impossibilità di un tale obiettivo. Il suo gruppo intende piuttosto intervenire con un vero e proprio «shock fiscale» sui rapporti di lavoro a tempo indeterminato, introducendo misure di detassazione totale per i lavoratori più giovani. Ritiene inoltre opportuno evidenziare l'autorevolezza di istituzioni come Confindustria, che non devono essere oggetto di attacchi di natura pretestuosa da parte del Governo.
Carla CANTONE (PD) intende dare al ministro alcuni consigli che, pensa, gli saranno utili. Il suo non è un «decreto dignità», perché crea angoscia nei lavoratori, non più sicuri del rinnovo dei loro contratti, pone limitazioni alla libertà di assunzione a tempo indeterminato delle imprese e esclude le parti sociali dalla possibilità di discutere sui contenuti dei contratti e sulle causali. Infine, giudica sbagliato il modo con cui si intende reintrodurre i voucher.
Il ministro Luigi DI MAIO, nel premettere che cercherà, nel breve tempo a disposizione, di rispondere al maggior numero di questioni sollevate nel corso dei numerosi interventi, si sofferma in primo luogo sull'accusa che viene avanzata al Governo di aver aumentato, con il provvedimento in esame, il costo dei contratto a tempo indeterminato, con riferimento all'introduzione di penali, ovvero di mensilità Pag. 27da corrispondere, in caso di ingiusto licenziamento. In realtà, ciò che il Governo intende conseguire è un aumento delle sanzioni e quindi delle tutele a favore di coloro che subiscono, nel contratto a tempo indeterminato, un licenziamento ingiustificato. Si tratta di misure di contrasto al precariato, ovvero di quello stato continuo di incertezza nel quale vivono i lavoratori, che nel corso degli ultimi anni hanno progressivamente perduto garanzie, strumenti di tutela e certezza del posto di lavoro, soprattutto con riferimento al lavoro presso multinazionali o grandi centri commerciali.
Analogamente, con riferimento alla disciplina delle causali, evidenzia come si intenda introdurre la possibilità per i lavoratori di acquisire maggiore peso contrattuale, fornendo loro uno strumento contro gli abusi, poiché il lavoro a tempo determinato deve essere giustificato da esigenze oggettive. Sottolinea come, in ogni caso, proprio in considerazione della natura del mondo delle imprese e al fine di consentire che datore di lavoro e lavoratore imparino a conoscersi bene, non si è previsto, per il primo anno di contratto a tempo determinato, alcuna causale.
Rileva quindi come sul decreto-legge in discussione vi siano valutazioni positive e negative, tutte ugualmente preziose per il Governo; si permette tuttavia di dubitare di alcuni centri studi che attaccano il decreto dignità. Ritiene inaccettabile che soggetti come Confindustria, che rappresenta le aziende di stato, difenda il gioco d'azzardo; vi è una responsabilità sociale delle imprese nazionali, che dovrebbero pretendere dal proprio organo di rappresentanza un comportamento eticamente corretto nei confronti di una piaga sociale quale il gioco d'azzardo. Anche la lotta al precariato e allo sfruttamento dei lavoratori deve partire dalle aziende nazionali, che dovrebbero dare il buon esempio.
Passando al tema delle delocalizzazioni, ha ascoltato posizioni non condivisibili, circa il fatto che le misure previste disincentiverebbero gli investimenti in Italia da parte delle imprese. Invita i colleghi a riflettere sul caso di un imprenditore che intenda investire in Italia, riceva a tal fine fondi dallo Stato e programmi di non rimanere nel Paese nemmeno per cinque anni dopo la percezione dell'incentivo. Ebbene, non si tratta di un investitore, ma solo di qualcuno che vuole prendere i soldi dello Stato italiano con la chiara intenzione di andarsene.
Sottolinea quindi la distinzione tra internazionalizzazione e delocalizzazione ed invita i colleghi parlamentari a non confondere i due piani, mettendoli strumentalmente in contrapposizione. Ribadisce la posizione favorevole del Governo rispetto alla internazionalizzazione, all'aumento dell'export e allo sviluppo dei rapporti con l'estero delle imprese italiane. Tutto ciò non va confuso con il problema della delocalizzazione.
Si attacca il provvedimento del Governo con argomenti che sono mirati alla drammatizzazione della situazione, si parla di fine del lavoro in Italia, sulla base di previsioni che non considera attendibili. Ribadisce come il Governo non abbia mai affermato di voler creare più lavoro, ma piuttosto di avviare un processo di stabilizzazione nei confronti di coloro che vivono gli abusi del contratto a tempo determinato. Si tratta cioè di ridare dignità ad una categoria sociale, ad una componente della società italiana, che anche se fosse piccola – come qualcuno sostiene – merita attenzione da parte del Governo.
Rileva quindi come, quando il Governo ha preannunciato l'abolizione di redditometro, spesometro e split payment, qualcuno ha chiesto di sapere come il Governo intendesse allora combattere l'evasione fiscale. Evidenzia sul punto che questi strumenti, sebbene nati per combattere l'evasione fiscale, hanno finito per penalizzare pesantemente proprio gli imprenditori più diligenti nei confronti del fisco, penalizzando le loro attività economiche; solo lo spesometro, nel secondo semestre dell'anno, prevedeva l'onere di due ulteriori comunicazioni.
È particolarmente soddisfatto del provvedimento presentato dal Governo al Senato che consente il rinvio degli obblighi Pag. 28di fatturazione elettronica per i distributori di carburante ed auspica che in fase di conversione del decreto-legge la misura possa essere estesa anche agli appalti pubblici. Ciò perché le aziende in questione non sono mai state preparate ad affrontare la fatturazione elettronica.
Il Governo con le misure recate dal decreto-legge in discussione ha quindi inteso dare una tregua, per così dire, alle imprese, alleggerendole del carico burocratico dello spesometro, eliminando il redditometro, dando ai professionisti maggiore liquidità, affinché nei prossimi sei mesi si possano preparare alla fatturazione elettronica, anche mediante l'istituzione di tavoli presso il Governo.
Quanto all'assenza di un divieto di pubblicità del gioco d'azzardo in ambito europeo, auspica che su questo tema la passività di Bruxelles e il potere delle lobby di settore possano cedere il passo, magari a seguito delle prossime elezioni europee e ad un cambio di maggioranza nel Parlamento europeo, ad una riflessione sul punto. Nel frattempo l'Italia procede all'abolizione di questa forma di pubblicità. Condivide le preoccupazioni manifestati riguardanti il gioco d'azzardo con riferimento ai minori, evidenziando come spesso i ragazzi possano trovare esempi negativi proprio nella pubblicità, magari fatta da personaggi di spicco del mondo dello sport. Si può certo fare di più ulteriori misure potranno essere affrontate in altra sede.
Evidenzia in conclusione come il provvedimento in discussione non esaurisca certo gli interventi che debbono essere rivolti al mondo del lavoro. Qualcuno ha sollevato il tema dei riders, delle false cooperative e di altri ambiti di sfruttamento nostro paese, e si tratta di problemi che il Governo sta affrontando in altra sede. Sui riders, in particolare, il Governo ha costituito un tavolo di contrattazione collettiva, che se non dovesse avere esiti positivi nei prossimi giorni potrebbe portare il Governo all'introduzione di una specifica disposizione nel decreto-legge in esame.
Con riguardo invece alle false cooperative, rammenta che vi è in materia una proposta di legge già pronta, a tutela delle cooperative serie e oneste, che potrebbe anche assumere la forma di un disegno di legge del Governo e della quale auspica che il Parlamento possa avviare il prima possibile l'esame.
Conferma infine la piena volontà del Governo di intervenire su tutti questi fronti. Si è cominciato dal decreto-legge «Dignità», ma si intende proseguire con convinzione, nell'intento di aiutare le imprese, stabilizzare i lavoratori, sostenere il tessuto produttivo del Paese punendo le delocalizzazioni selvagge, salvare famiglie e anche vite dal vortice del gioco d'azzardo.
Debora SERRACCHIANI (PD) chiede ulteriori chiarimenti sulla possibile reintroduzione dei voucher.
Il ministro Luigi DI MAIO conferma sui voucher quanto già detto nella propria iniziale relazione.
Carla RUOCCO, presidente, avverte i colleghi che nel corso della giornata odierna sono state definite le ultime audizioni che si svolgeranno alle ore 13,30 di domani. Dopo l’audizione del Presidente dell’INPS, prevista alle ore 17,30, le Commissioni proseguiranno l’esame preliminare del provvedimento, in sede referente, come stabilito lunedì 16 dall’Ufficio di Presidenza congiunto, che ha fissato alle ore 20 di domani il termine per la presentazione degli emendamenti. Alle ore 21 si svolgerà una riunione congiunta dell’Ufficio di Presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, che potrà stabilire le modalità per il seguito dell’esame del provvedimento.
Nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.
La seduta termina alle 16.