XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 692 di mercoledì 11 maggio 2022

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARIA EDERA SPADONI

La seduta comincia alle 9,30.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

ANDREA DE MARIA, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Ascari, Baldelli, Barelli, Battelli, Bergamini, Enrico Borghi, Brescia, Butti, Maurizio Cattoi, Cavandoli, Cirielli, Colletti, Comaroli, Covolo, Davide Crippa, Daga, De Menech, Delmastro Delle Vedove, Dieni, Gregorio Fontana, Frassinetti, Gallinella, Gebhard, Giacomoni, Grande, Grimoldi, Invernizzi, Lapia, Licatini, Lollobrigida, Losacco, Lupi, Marin, Melilli, Molinari, Mule', Mura, Orlando, Perantoni, Perego di Cremnago, Pretto, Andrea Romano, Rotta, Giovanni Russo, Schullian, Scoma, Serracchiani, Tasso, Tateo, Tondo, Valente, Vignaroli, Zoffili e Zolezzi sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente 126, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 9,35).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Sospendo pertanto la seduta, che riprenderà alle ore 9,55. La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 9,35, è ripresa alle 10.

Trasferimento a Commissione in sede legislativa della proposta di legge n. 491-B.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'assegnazione di proposta di legge a Commissione in sede legislativa.

Propongo alla Camera l'assegnazione in sede legislativa della seguente proposta di legge, della quale la sotto indicata Commissione ha chiesto il trasferimento in sede legislativa, ai sensi dell'articolo 92, comma 6, del Regolamento:

alla XII Commissione (Affari sociali):

S. 1201. - Massimo Enrico Baroni ed altri: “Disposizioni in materia di trasparenza dei rapporti tra le imprese produttrici, i soggetti che operano nel settore della salute e le organizzazioni sanitarie” (approvata dalla Camera e modificata dal Senato) (491-B).

Se non vi sono obiezioni, così rimane stabilito.

( C osì rimane stabilito) .

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori la collega Cunial. Ne ha facoltà.

SARA CUNIAL (MISTO). Ieri, nel corso della trasmissione Fuori dal coro, è emersa una notizia allarmante - che, tra l'altro, conferma il continuo rimpallo di responsabilità tra il Ministro della Salute ed il Ministro dell'Istruzione qui in Italia -, un teatrino indegno di responsabilità, anzi di irresponsabilità, riguardo alla decisione che si è capito essere solo politica, relativa all'obbligo del bavaglio ai nostri bambini dai 6 anni in su all'interno delle scuole. Ieri, nella trasmissione Fuori dal coro, è uscito fuori un documento, una lettera firmata da tal Giovanni Rezza…

PRESIDENTE. Mi scusi, collega, qual è la richiesta sull'ordine dei lavori?

SARA CUNIAL (MISTO). La richiesta è che il Ministro della Salute, Roberto Speranza, e il Ministro dell'Istruzione, Patrizio Bianchi, vengano a riferire immediatamente su quale sia la responsabilità relativa ad una decisione politica, dato che la lettera firmata da Giovanni Rezza - che ieri è stata presentata nella trasmissione Fuori dal coro - ammette colpevolmente di non avere alcun tipo di informazioni a supporto dell'obbligo di mascherina a scuola per i bambini di oltre i 6 anni. L'uso della mascherina, quindi del “bavaglio”, è assolutamente una decisione politica. Vogliamo e abbiamo il diritto, come Parlamento e come parlamentari, di sapere chi abbia preso questa decisione politica, perché non possiamo essere presi in giro e, tanto meno, i nostri figli possono essere obbligati a utilizzare ancora e ancora questo bavaglio, che tra l'altro è dannoso.

Seguito della discussione della proposta di legge: Melilli ed altri: Modifiche all'articolo 7 della legge 31 dicembre 2009, n. 196, in materia di termini per la presentazione della Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza e del disegno di legge del bilancio dello Stato alle Camere (A.C. 3437-A​).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge n. 3437-A: Modifiche all'articolo 7 della legge 31 dicembre 2009, n. 196, in materia di termini per la presentazione della Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza e del disegno di legge del bilancio dello Stato alle Camere.

Ricordo che nella seduta del 2 maggio si è conclusa la discussione generale e il relatore e il rappresentante del Governo hanno rinunciato ad intervenire in sede di replica.

(Esame degli articoli - A.C. 3437-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli della proposta di legge e delle proposte emendative presentate (Vedi l'allegato A).

La I Commissione (Affari costituzionali) ha espresso il prescritto parere (Vedi l'allegato A), che è in distribuzione.

Informo l'Assemblea che, in relazione al numero di emendamenti presentati, la Presidenza applicherà l'articolo 85-bis del Regolamento, procedendo, in particolare, a votazioni per princìpi o riassuntive, ai sensi dell'articolo 85, comma 8, ultimo periodo.

A tal fine, la componente politica del gruppo Misto-Alternativa è stata invitata a segnalare gli emendamenti da porre, comunque, in votazione.

Modifica nella composizione di gruppi parlamentari.

PRESIDENTE. Comunico che, con lettera pervenuta in data 10 maggio 2022, il deputato Nicola Acunzo, già iscritto alla componente politica del gruppo parlamentare Misto-Centro Democratico, ha dichiarato di aderire al gruppo parlamentare Forza Italia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

La presidenza di tale gruppo, con lettera pervenuta in pari data, ha comunicato di aver accolto la richiesta.

Si riprende la discussione.

(Esame dell'articolo 1 - A.C. 3437-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito il relatore e il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

FABIO MELILLI , Relatore. Grazie, Presidente. Sugli emendamenti 1.4, 1.3, 1.2 e 1.1 Trano, il parere è contrario.

PRESIDENTE. Il Governo?

DEBORAH BERGAMINI, Sottosegretaria di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Parere conforme, Presidente.

PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento 1.4 Trano.

Se nessuno chiede di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.4 Trano, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 1).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.3 Trano, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 2).

L'emendamento 1.2 Trano non è stato segnalato.

Passiamo all'emendamento 1.1 Trano.

Se nessuno chiede di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.1 Trano, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 3).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 4).

(Esame dell'articolo 2 - A.C. 3437-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Nessuno chiedendo di parlare, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 5).

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 3437-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'unico ordine del giorno presentato (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire per illustrare l'ordine del giorno n. 9/3437-A/1 Torto, invito la rappresentante del Governo a esprimere il parere.

DEBORAH BERGAMINI, Sottosegretaria di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Sull'ordine del giorno n. 9/3437-A/1 Torto, il parere è favorevole.

PRESIDENTE. È così esaurito l'esame dell'unico ordine del giorno presentato.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 3437-A​)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Raphael Raduzzi. Ne ha facoltà.

Colleghi, vi chiedo di uscire in silenzio per permettere al collega Raduzzi di poter intervenire. Prego, collega.

RAPHAEL RADUZZI (MISTO-A). Grazie, Presidente. Io sono abbastanza allibito che questa mattina il Parlamento sia chiamato a discutere, praticamente, del nulla cosmico: una discussione lunare su una proposta di legge che non ha alcun impatto pratico nella vita dei cittadini italiani, i quali, in questo momento, hanno enormi difficoltà ad arrivare alla fine del mese, con imprese che chiudono a causa del caro energia, con l'inflazione che aumenta in tutti gli ambiti della nostra vita. Ebbene, noi stiamo discutendo di una proposta di legge che anticipa di 7 giorni, quindi di una settimana, i termini per presentare la Nota di aggiornamento al DEF, cioè un documento di programmazione economica. I cittadini italiani devono sapere quali sono le priorità di questa maggioranza e di questo Governo.

Perché noi ci opponiamo e quali critiche vi muoviamo? Innanzitutto una di metodo, come stavo dicendo, perché questo è il Parlamento che su tutti i “decreti green pass”, sulle restrizioni ha sempre posto la questione di fiducia, quindi non ha mai fatto discutere al Parlamento nel merito le questioni sanitarie. E, soprattutto, qualche mese fa, avete votato, all'unanimità praticamente - tranne Alternativa e pochi altri -, l'aumento delle spese militari, l'invio di armi pesanti all'Ucraina, senza far sapere al Parlamento il costo, quali armi mandavamo e a chi le andavamo a dare, e in queste giornate noi ci ritroviamo a discutere di cose che non hanno alcun impatto sulla vita reale degli italiani.

L'occasione, però, è utile per parlare un po' della programmazione italiana ed europea a livello di bilancio, perché io ho sentito parecchie persone, in questi ultimi mesi, in quest'ultimo anno e mezzo, dire che finalmente avevamo eliminato o, quanto meno, sospeso il Patto di stabilità e crescita, che potremmo anche rinominare “patto di instabilità e decrescita”, perché questo ha portato nel nostro Paese. La realtà è che il Patto di stabilità e crescita, invece, è vivo e lotta insieme a noi e questi documenti di programmazione economica ce lo ricordano, perché il DEF, la NADEF e tutti questi documenti arrivano dalle normative europee che si inseriscono in un quadro di semestre europeo e di programmazione europea. Allora, questa poteva essere l'occasione di discutere anche la mozione di Alternativa che chiedeva cose abbastanza chiare, ossia di mandare in soffitta il Patto di stabilità e crescita, rilanciare normative che finalmente ci permettano di fare deficit quando serve e di investire nella nostra economia, quando la stessa sta andando a rotoli.

Perché discutiamo di strumenti che sono totalmente anacronistici? Abbiamo visto il DEF, cioè il Documento di economia e finanza che si approva entro la fine di aprile, approvato da questo Governo, che prevedeva una crescita del 3,1 per cento e, la settimana dopo, praticamente tutti gli istituti di previsione economica di questo Paese, e anche gli istituti internazionali, hanno detto che quelle stime erano carta straccia, erano stime inverosimili. Dobbiamo pensare se questi strumenti siano utili o meno per programmare gli investimenti e il ciclo economico di questo Paese. A nostro parere, non lo sono più, perché arrivano con stime totalmente inadeguate e arrivano in un contesto di scarsissima flessibilità, in un mondo che cambia sempre più velocemente, dopo 2 anni di pandemia, dopo una guerra in Europa che sta stravolgendo anche i nostri parametri economici.

Nel primo trimestre - lo voglio ricordare a tutti i colleghi e anche ai cittadini al di fuori di questo palazzo -, il nostro Paese è tornato con un PIL di segno negativo e, se il prossimo semestre questo trend si confermerà, saremo di nuovo in recessione tecnica. Di questo noi dovremmo parlare, del fatto che il nostro Paese sarà praticamente l'unico nell'Unione europea a non essere tornato ai livelli di PIL pre-pandemia, del 2019, che erano ancora più bassi di quelli del 2007, prima della crisi di Lehman Brothers. Abbiamo avuto 4 recessioni nel corso di 20 anni: questo è il problema drammatico del nostro Paese. Allora, dovremmo iniziare a porre davvero i temi del Patto di stabilità e crescita, dei vincoli europei, del MES, che sta riemergendo, cari colleghi, perché anche l'altra settimana, sui quotidiani economici tedeschi, degli economisti dicevano: quale è il problema dell'Italia e dei Paesi del Sud Europa, dove rivediamo lo spread aumentare? Voi non state più parlando dello spread, ma i titoli di Stato italiani decennali hanno sfondato la quota del 3 per cento. Io ricordo i tempi del Governo giallo-verde, in cui, con lo spread con numeri simili, doveva venir giù tutto, doveva andare in fallimento il Paese.

PRESIDENTE. Concluda.

RAPHAEL RADUZZI (MISTO-A). Per questi motivi, noi non possiamo votare aggiustamenti ridicoli, ossia spostare di una settimana la scadenza della NADEF, che, peraltro, voi non rispettate mai, perché queste scadenze voi le mettete, le imponete per legge e, ogni anno, DEF, NADEF, legge di bilancio arrivano in ritardo nelle Aule parlamentari…

PRESIDENTE. Collega, deve concludere.

RAPHAEL RADUZZI (MISTO-A). …e, oltretutto, le leggi di bilancio non le possiamo neanche più discutere in entrambe le Camere. Questo è successo negli ultimi anni e con questo Governo dei migliori…

PRESIDENTE. Grazie.

RAPHAEL RADUZZI (MISTO-A). …che ha approvato la legge di bilancio praticamente il 30 dicembre.

Allora, noi poniamo obiettivi seri, che siano quelli di ridefinire il Patto di stabilità e crescita, cancellarlo completamente, rivedere le normative europee e dire “no” al MES (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Fassina. Ne ha facoltà.

STEFANO FASSINA (LEU). Grazie, Presidente. Il provvedimento che ci apprestiamo a votare interviene su un nodo estremamente rilevante del funzionamento delle istituzioni della Repubblica e, cioè, la possibilità, per il Parlamento, per entrambe le Camere, di esercitare pienamente il proprio ruolo su una disposizione che è fondamentale non solo per la vita economica.

Scusi, Presidente, è davvero complicato parlare in questo clima.

PRESIDENTE. Colleghi, vi chiedo di abbassare il tono della voce. Prego.

STEFANO FASSINA (LEU). Grazie, Presidente. Sottolineavo la rilevanza del problema che il provvedimento intende affrontare, cioè la possibilità per il Parlamento di esercitare pienamente la funzione prevista dalla Costituzione su un atto, come è appunto il disegno di legge di bilancio, che è fondamentale per la regolazione non solo della vita economica ma anche per tutti gli aspetti che ne conseguono in termini sociali e anche democratici.

È evidente che il provvedimento ha un obiettivo assolutamente parziale perché, prendendo atto di vincoli oggettivi nella produzione dei dati, si limita ad anticipare sia la data di presentazione della Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza sia la data di presentazione alle Camere del disegno di legge di bilancio. Il nodo si è andato ad aggrovigliare nel corso degli anni e non è prerogativa di questo Governo; anzi, questa tendenza va avanti dalla scorsa legislatura, con un aumento costante del ritardo nella sottoposizione dei documenti di bilancio al Parlamento. Certamente, il problema non viene risolto dall'anticipo di pochi giorni. Tuttavia, il provvedimento a prima firma del presidente della Commissione bilancio Melilli - poi sottoscritto, lo sottolineo, da tutti i capigruppo di maggioranza e da parte dei capigruppo di opposizione - punta a responsabilizzare il Governo nei confronti del Parlamento, preso atto di vincoli oggettivi - ce li ha ricordati, ad esempio, l'Istat durante le audizioni - che impediscono la produzione, la preparazione della NADEF, in particolare, prima della data indicata nel provvedimento.

PRESIDENTE. Mi scusi, collega. Colleghi, vi chiedo di abbassare il tono della voce. Prego.

STEFANO FASSINA (LEU). Detto questo, ripeto, è evidente che il nodo dell'effettiva funzione del Parlamento può essere compiutamente affrontato soltanto attraverso modifiche di carattere costituzionale. In questi anni, abbiamo toccato con mano la difficoltà di un bicameralismo perfetto. A mio avviso, con riferimento ai tempi e alla possibilità di intervenire fino in fondo sul disegno di legge di bilancio, che, ripeto, è un atto fondamentale della vita democratica di ogni di ogni Paese, il punto fondamentale sta in una revisione costituzionale che porti a specializzare la funzione delle due Camere, perché altrimenti - perché questo è - la data prevista nel disegno di legge, come anche nella legge vigente, viene interpretata dal Governo come data per l'approvazione in Consiglio dei Ministri. La trasmissione al Parlamento avviene, inevitabilmente, in tempi successivi e le tre letture che si dovrebbero ordinariamente fare vengono compresse in 8 settimane. Da questo punto di vista, siamo quindi di fronte alla necessità, con maggiore evidenza, di intervenire sull'impianto costituzionale. Tuttavia, non sono d'accordo con chi dice che il disegno di legge è inutile perché, ripeto, è innanzitutto un chiaro messaggio di responsabilizzazione per il Governo.

Avere più tempo, per le Camere, vuol dire la possibilità di emendare il testo, vuol dire ampliare la possibilità di introdurre nel testo quelle modifiche che ciascuno di noi ritiene siano utili ad affrontare problemi che sono pressanti fuori da quest'Aula. Ripeto, tutto ciò non è risolutivo: a Costituzione vigente e a normativa europea vigente è quanto realisticamente possiamo fare per ridurre i problemi che abbiamo avuto in questi anni. Per queste ragioni, nella consapevolezza della portata del disegno di legge che affrontiamo, il gruppo Liberi e Uguali esprime il proprio voto favorevole e ringrazia il presidente Melilli per avere avviato l'iniziativa (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Baratto. Ne ha facoltà.

RAFFAELE BARATTO (CI). Grazie, Presidente. La proposta di legge al nostro esame ha uno scopo fondamentale: la modifica della legge di contabilità e finanza pubblica allo scopo di anticipare la data entro la quale il Governo deve presentare al Parlamento, su proposta del Ministro dell'Economia e delle finanze, la Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza (NADEF) e il disegno di legge di bilancio. In particolare, la proposta prevede che la data entro la quale il Governo deve presentare la Nota di aggiornamento del DEF sia anticipata dal 27 al 20 settembre di ciascun anno e che la data entro la quale il Governo deve presentare il disegno di legge di bilancio sia anticipata dal 20 al 10 ottobre di ciascun anno. In caso di mancata presentazione del disegno di legge di bilancio entro il 20 ottobre da parte del Governo, si prevede l'obbligo per il Presidente del Consiglio dei Ministri di riferire tempestivamente alle Camere sulle cause che hanno determinato il mancato rispetto del termine, fornendo al riguardo adeguate informazioni. Le ragioni di queste modifiche al ciclo di programmazione del bilancio nazionale sono molto rilevanti.

A partire dall'anno 2016, a causa sia del differimento del termine di presentazione del disegno di legge di bilancio sia degli innegabili, gravi ritardi del Governo che non ha rispettato il termine, il tempo per l'esame parlamentare della NADEF ma, ancora di più, del disegno di legge di bilancio si è anno dopo anno progressivamente ridotto, fino ad arrivare al paradosso degli ultimi anni di un esame in seconda lettura ai minimi termini e pressoché solo formale, spesso limitato all'esame degli ordini del giorno. Il Parlamento, le sue funzioni e la sua dignità non possono dunque essere postergate rispetto a termini pure perentori. Il Servizio Studi della Camera ha messo a disposizione del Parlamento un quadro riassuntivo delle date in cui è stato presentato il disegno di legge di bilancio negli ultimi 18 anni, con indicazione dei giorni di ritardo rispetto al termine stabilito dalla legge e dei giorni dedicati a ciascuna lettura da parte delle Camere.

Da questo prospetto emerge un quadro preoccupante. Siamo passati da un'approvazione, in quarta lettura, del disegno di legge di bilancio nel 2004, presentato senza ritardo entro il termine del 30 settembre allora vigente, con una durata di 48 giorni della prima lettura e di 29 giorni della seconda lettura, ad una situazione di ritardo record di 29 giorni per la presentazione nell'anno 2020, con una durata di 39 giorni della prima lettura e di 3 giorni della seconda; davvero un passaggio solo formale in seconda lettura, con un'approvazione in extremis il 30 dicembre 2020. Purtroppo, non è migliore la situazione nel 2021: un ritardo di 22 giorni nella presentazione, ma un esame protratto fino a 43 giorni in prima lettura e di soli 6 giorni in seconda lettura. La situazione attuale, Presidente, è insostenibile per molte ragioni. Il ciclo nazionale di bilancio e le relative scadenze devono rispettare complessivamente le scadenze e gli impegni assunti nel quadro del semestre europeo.

Il ciclo nazionale di bilancio nel quadro del semestre europeo, in base alla legge di contabilità e finanza pubblica, prevede che le scadenze di bilancio dei singoli Paesi siano allineate al calendario stabilito in sede europea. Il ciclo del bilancio inizia il 10 aprile, data di presentazione alle Camere del Documento di economia e finanza, al cui interno è contenuto il Programma di stabilità e il Programma nazionale di riforma (PNR), che devono essere inviati entro il 30 aprile al Consiglio dell'Unione europea e alla Commissione europea.

Sulla base di eventuali raccomandazioni formulate dalle autorità europee nel mese di giugno-luglio in esito all'esame del Programma di stabilità e del PNR, e per adeguare il Documento di economia e finanza agli andamenti macroeconomici e di finanza pubblica rispetto alle previsioni del DEF, entro il 27 settembre di ciascun anno deve essere presentata la Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza.

In sostanza, sulla base della NADEF vengono aggiornati gli obiettivi programmatici fissati dal DEF, il cui raggiungimento è assegnato alle singole branche dell'amministrazione dello Stato. La proposta di legge al nostro esame anticipa al 20 settembre di ciascun anno la presentazione della NADEF, e, quindi, l'aggiornamento degli obiettivi programmatici fissati dal DEF. Non è una modifica formale: si ripristina il termine in vigore fino al 2016 ad una data in cui sono consolidati i dati macroeconomici e di finanza pubblica comunicati dall'Istat. Poiché la proposta anticipa al 10 ottobre di ciascun anno la data entro la quale il Governo deve presentare il disegno di legge di bilancio, è naturalmente necessario che la presentazione della NADEF sia anticipata, a sua volta, dal 27 al 20 settembre, perché la NADEF reca l'indicazione dei principali ambiti di intervento della manovra di finanza pubblica per il triennio successivo e reca l'elenco di eventuali disegni di legge collegati che concorrono al raggiungimento degli obiettivi programmatici, nonché all'attuazione del Programma nazionale di riforma.

Da notare poi che anche la valutazione aggiornata delle maggiori entrate derivanti dall'attività di contrasto dell'evasione fiscale rispetto alle previsioni di bilancio dell'anno in corso è contenuta nella Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza nell'allegato rapporto: si tratta di dati particolarmente importanti, considerato che le maggiori entrate derivanti dall'attività di contrasto dell'evasione fiscale rispetto alle previsioni di bilancio sono destinate al Fondo per la riduzione della pressione fiscale. Quindi, è necessario sapere, almeno con un mese di anticipo, questi dati sulle disponibilità del Fondo per la riduzione della pressione fiscale, perché la proposta prevede che, entro il 10 ottobre, sia presentato il disegno di legge di bilancio, che reca la manovra triennale di finanza pubblica. Ritengo che questa debba destinare ogni anno risorse congrue alla riduzione della pressione fiscale, anche mediante opportuno utilizzo del fondo a questo dedicato.

Da notare che, attualmente, il termine di presentazione della manovra di bilancio, 20 ottobre, di fatto, posposto anche di molti giorni, segue, e non precede, il 15 ottobre, termine per la presentazione in sede europea del progetto di Documento programmatico di bilancio per l'anno successivo. L'anticipazione del termine di presentazione del disegno di legge di bilancio al 10 ottobre implica, quindi, che l'invio del Documento programmatico di bilancio alla UE possa avvenire in data successiva alla presentazione del disegno di legge alle Camere, che, in tal modo, possono iniziare a valutare la manovra prima che questa venga inviata in sede europea. Ma, Presidente, sono molte altre le ragioni che consigliano di approvare in tempi brevi la proposta di legge al nostro esame. Innanzitutto, la democrazia parlamentare che richiede un esame meditato della manovra - sulla base dei dati NADEF da poco aggiornati -   da entrambi i rami del Parlamento, soprattutto in una stagione di complessità e di crisi come quella attuale che rende necessarie scelte difficili e, necessariamente, meditate e consapevoli, che non possono e non devono essere prese in fretta, quando incombe il rischio - direi quasi la minaccia - di incorrere, se non si approva il bilancio entro il 31 dicembre dell'anno, in esercizio provvisorio, con tutto quello che ne consegue, non solo sul piano interno, ma di spread sui nostri titoli e di ricadute sui mercati internazionali (Applausi dei deputati del gruppo Coraggio Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Massimo Ungaro. Ne ha facoltà.

MASSIMO UNGARO (IV). Grazie, Presidente. Anche noi concordiamo con quanto detto dai colleghi che mi hanno preceduto. Questa, del collega Melilli, è una proposta di legge che va ad anticipare i termini per la presentazione della Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza, la NADEF, e anche della legge di bilancio.

La NADEF è anticipata al 20 settembre, invece del 25 settembre attuale, ripristinando la norma prima della modifica del 2016, con una data che è compatibile con le esigenze dell'Istat di raccogliere i dati macroeconomici in tempo per costruire la legge di bilancio. Poi, si anticipa la scadenza ultima per la presentazione della legge di bilancio al 10 ottobre, invece del 20 ottobre attuale, il che, potenzialmente, anticiperebbe la presentazione della legge di bilancio rispetto alla presentazione del Documento programmatico di bilancio, che deve essere inviato alla Commissione europea il 15 ottobre di ogni anno. La proposta poi dispone che, se il Governo arriva in ritardo, cioè presenta in ritardo questi documenti, dovrà renderne conto davanti alle Camere.

È una proposta di buonsenso che ci vede favorevoli. Negli anni, infatti, abbiamo visto come la NADEF e la legge di bilancio sono sempre state presentate con sempre più ritardo, probabilmente accorciando ed erodendo il tempo disponibile per l'esame parlamentare e costringendo, appunto, il Parlamento a una sola lettura, escludendo spesso del tutto dal processo di esame della legge più importante dell'anno uno dei due rami del Parlamento. Infatti - lo diceva prima il collega Baratto -, noi abbiamo visto che, nel 2018, il Governo ha presentato la legge di bilancio con 11 giorni di ritardo, nel 2019 con 13 giorni di ritardo, nel 2020 con 29 giorni di ritardo e nel 2021 con 22 giorni di ritardo, con una tendenza che va a crescere sempre di più. L'eccessivo ritardo ha contribuito ad impedire una doppia lettura, una doppia lettura che non abbiamo, per la legge di bilancio, né l'anno scorso, né nel 2020 e nemmeno nel 2019. Quindi, è ovvio che questa è una situazione che ha inaugurato una sorta di monocameralismo alternato.

Siamo assolutamente a favore del monocameralismo, ma nel rispetto delle leggi e della Costituzione e non in questo modo. Se lo volevate, dovevate approvare il referendum costituzionale del 2016, ma questo monocameralismo di fatto, gestito e creato per soddisfare esclusivamente le esigenze del Governo e del MEF, mi sembra mortificare il ruolo dei parlamentari eletti dal popolo, come definito dalla nostra democrazia parlamentare. Quindi, finché non ci sarà una modifica costituzionale, dobbiamo rispettare il processo ordinario di formazione delle leggi, a cominciare dalla legge di bilancio.

Con più tempo a disposizione avremo tempo per una doppia lettura, avremo leggi migliori e con meno errori e daremo di nuovo potere legislativo al Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva), potere sempre più assunto dal Governo negli ultimi anni e relegando il Parlamento sempre di più a un ruolo di ratifica delle scelte del Governo. In altre parole, si tratta di una proposta che difende il ruolo del Parlamento e che intende migliorare il processo di formazione delle leggi.

I ritardi nella presentazione della legge di bilancio da parte del Governo hanno teso ad aumentare di anno in anno ed è giunto il momento di intervenire per fermare questa deriva sbagliata che non rende onore alle istituzioni democratiche del nostro Paese. Mi ricordo molto bene, Presidente, i fascicoli volanti e le Commissioni occupate, per non parlare dei ricorsi alla Corte costituzionale, quando il Governo gialloverde presentò la legge di bilancio con ben 11 giorni di ritardo ed impedì una seconda lettura. Ricordo molto bene che la Commissione bilancio del Senato aveva avuto a disposizione poche ore - due o tre ore - per esaminare una legge di 884 commi.

Però, se devo essere onesto, anche a parti invertite – allora, eravamo opposizione, mentre l'anno scorso eravamo maggioranza - la situazione, in realtà, non è cambiata. Infatti, nel 2021, si è ripetuta la stessa situazione e noi, come Commissione finanze, l'anno scorso ci siamo rifiutati di dare un parere sulla legge di bilancio, perché sarebbe stato un atto ridicolo e poco decoroso del Parlamento esprimere un parere su una legge di oltre 700 commi in tre o quattro ore di tempo (per questo motivo, l'anno scorso ci siamo rifiutati).

È, quindi, giunto il momento di mettere fine a questa deriva poco seria e poco rispettosa del Parlamento. Per questo motivo, per noi questa è una proposta sicuramente giusta che va nella buona direzione (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Paolo Trancassini. Ne ha facoltà.

PAOLO TRANCASSINI (FDI). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, rappresentante del Governo, non c'è che dire: sulla teoria, voi siete i numeri uno! Questo è indiscutibile, perché, molto spesso, sentiamo lezioni sulla democrazia, sul confronto parlamentare, sull'importanza di tutto questo e, oggi, troviamo questa straordinaria capacità di essere molto bravi sulla teoria in questa proposta di legge, che anche noi abbiamo sottoscritto, che, inizialmente, anticipava dal 27 al 20 settembre la presentazione della NADEF e dal 20 al 10 ottobre la presentazione della legge di bilancio, facendo guadagnare diversi giorni per dare più spazio al confronto democratico. Poi, questi giorni si sono assottigliati: parliamo praticamente di due giorni per l'una e di cinque giorni per l'altra.

Per questo motivo, l'abbiamo firmata, siamo d'accordo, ma, vede, Presidente, la pratica è un'altra cosa. Infatti, è bella la democrazia parlamentare - anche se noi, come abbiamo ribadito anche ieri, siamo per il presidenzialismo -, è bella, ma, come diceva Arbore in un famoso film, “si se putess' vedé”, perché noi qui tutto questo non lo vediamo, né va in scena (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Leggere, nella relazione del presidente Melilli, che siamo in presenza di un processo involutivo è il capolavoro dell'ipocrisia, perché non è che tutto questo viene da fuori, non è che è imponderabile; questo lo facciamo noi, anzi voi fate questo processo involutivo, che va in scena ogni giorno. Ogni giorno c'è la compressione del confronto parlamentare!

Diceva il collega Fassina prima che questo è un messaggio che noi mandiamo al Governo. No! Questo è un messaggio che mandiamo al Governo, ma deve essere anche un atto di pentimento da parte della maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), di presa di coscienza di quello che voi fate sistematicamente nella umiliazione del confronto parlamentare, perché, altrimenti, non funzionerebbe e significherebbe che davvero è sempre colpa di altri.

Meglio con i comportamenti, diceva qualcuno. Sarebbe meglio che il confronto parlamentare andasse in scena sempre, in Aula e nelle Commissioni. Ricordo agli esponenti della maggioranza che la necessità e urgenza è diventata prassi. La decretazione d'urgenza ormai è la prassi in questo Parlamento, mandando in scena ripetutamente un vero e proprio abuso. Ci voleva il MoVimento 5 Stelle per stabilire il primato mondiale di posizioni di fiducia. Noi non discutiamo più nulla, non lo facciamo più da tanto tempo, ma non lo facciamo per due ordini di motivi: perché, probabilmente, il Governo dei migliori non è proprio quello dei migliori, ma contiene molti dei peggiori e, forse, anche per questo, non ha la capacità di confrontarsi con questa opposizione, ma anche perché siete estremamente divisi e, quindi, si cerca la posizione di fiducia e ci si rifugia in quella posizione di fiducia che vi permette di portare a casa un signorsì al Governo, senza correre il rischio di divisioni al vostro interno.

Ma, come dicevo prima, il messaggio dev'essere accompagnato da una forma di pentimento, perché, Presidente e colleghi della maggioranza, noi assistiamo a una degenerazione del confronto politico. Quando sono entrato in Parlamento, quattro anni fa, c'era la prassi dei segnalati nella legge di bilancio. Poi, presidente Melilli, i segnalati sono diventati prassi in tutti i decreti. In ogni decreto importante e in ogni proposta di legge importante, in Commissione ci viene chiesto di fare gli emendamenti e di segnalarli. E non vi è bastato, perché siamo passati all' “istituto” dei super-segnalati - tra virgolette perché istituto non è, perché non ce n'è traccia nel Regolamento parlamentare - e, dopo i super-segnalati, siamo arrivati a quelli che devono essere segnalati per avere da parte del Governo quel parere, che diventa sempre di più una chimera. Questo, onorevole Fassina, non lo fanno fuori dal Parlamento; questo lo fate voi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), in tutte le Commissioni e, soprattutto, nella nostra Commissione bilancio. Per non parlare dei pareri! Quanti emendamenti vengono rispediti al mittente, perché mancano della relazione tecnica che dovete fare voi? Non siamo minimamente messi in condizione di poter dire nulla.

Su queste vicende, su questi aspetti, credo che oggi dovremmo fare una riflessione, per dare un senso a questa proposta di legge e farla diventare, non un punto di arrivo, ma semmai un punto di partenza o di ripartenza. Infatti, tutto quello che ho detto non è il problema principale: il problema principale, caro onorevole Fassina, è quando ci chiudete fuori dalla porta, perché vi dovete confrontare. Mi dite che senso ha venire qui e dire, strombazzando, che avremo 2-3 giorni in più per discutere la legge di bilancio, quando siamo stati chiusi fuori dalla porta per 3 giorni, perché non trovavate la quadra sugli affitti (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! Quando siamo stati fermi per 4 giorni in Commissione bilancio, perché voi stavate litigando per una camera di commercio (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! Queste cose le abbiamo vissute! Che senso ha? Mi attengo a temi concreti, perché potrei scivolare nella demagogia e dirvi che 5 giorni sono due fine settimana e, se lavoriamo due fine settimana sotto la legge di bilancio, non succede niente. La verità è che il tempo c'è e che non ci viene data la possibilità: non c'è la possibilità di confrontarci.

Molto spesso, mi sono fatto questa domanda: come facevano prima? Siamo nella stessa Aula, dove trent'anni fa, quarant'anni fa, cinquant'anni fa, sessant'anni fa, si faceva la stessa cosa. C'era una democrazia parlamentare, c'erano i parlamentari di maggioranza e di opposizione, non c'era la tecnologia, era tutto molto più complicato, non c'era il contingentamento dei tempi, eppure, questo Parlamento funzionava; la decretazione d'urgenza era l'eccezione, non c'erano i segnalati e non c'erano i super-segnalati. Come facevano prima? La risposta me la sono data: prima, semplicemente, venivano qui e facevano il loro lavoro; rispettavano, prima di tutto, il luogo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) e poi rispettavano gli avversari! C'era fame del confronto politico! C'era il desiderio di misurare i propri ideali con quelli degli altri, non c'era la paura del confronto, c'era la forza del confronto! Tutto questo, oggi, non c'è più. Io sono molto deluso dal confronto di quello che ho lasciato nel mio consiglio comunale, rispetto a quello che ho trovato qui.

Per concludere questa fiera dell'ipocrisia, leggiamo nel provvedimento che il Governo dovrà riferire tempestivamente alle Camere, dandone adeguata informazione. Ma questa dovrebbe essere la normalità! Noi qui il Governo lo chiamiamo ogni volta che serve, il Governo deve rispondere alle Camere, non serve metterlo in una proposta di legge! È un'excusatio non petita, è un atto di sottomissione, come dirgli: “guarda che poi io ti chiamerò qui e ti chiederò spiegazioni”. Tante volte, abbiamo chieste spiegazioni e non le abbiamo mai ottenute.

Una legge ha un senso, se diventa un chiaro messaggio alla maggioranza, una presa di coscienza di tutto quello che non funzionava e un punto di partenza.

Per ultimo, Presidente - e concludo -, mi permetta di fare una considerazione di territorio. Io mi complimento con il presidente Melilli, che mette la firma su questa legge e, quindi, in qualche modo, passa alla storia.

Avrei preferito che avesse messo la firma sulla proposta della ferrovia Rieti-Roma, perché in questo modo avremmo scritto una pagina importante (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), anche magari sottoscrivendo il mio emendamento. Anche su questo, l'onorevole Melilli, come la sua maggioranza, si è fermato alla teoria e non si è calato nella pratica (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Pella. Ne ha facoltà.

ROBERTO PELLA (FI). Grazie, Presidente Spadoni. Gentili colleghi, presidente Melilli, la proposta di legge che ci accingiamo ad approvare ha materialmente una portata estremamente limitata, perché, in particolare, alla luce delle modifiche apportate in Commissione, si limita ad anticipare di due giorni la presentazione della NADEF e di cinque giorni la presentazione della legge di bilancio. Nel caso specifico, però, limitarsi alla portata letterale del testo normativo sarebbe fuorviante. Per comprendere appieno la portata di questo atto e il valore che avrà la sua approvazione, è quanto mai opportuno rifarsi al contesto in cui è nato e ai suoi proponenti, perché in questo caso le firme in calce alla proposta di legge non rappresentano, come sovente avviene, una mera formalità, bensì un atto sostanziale.

Innanzitutto, consideriamo il contesto. Questa iniziativa legislativa nasce a dicembre 2021, quando la Camera dei deputati fu chiamata semplicemente a ratificare la legge di bilancio approvata dal Senato. Lo stesso schema si era verificato l'anno precedente, a parti invertite. Trovandoci, dunque, di fronte al consolidamento di una pessima prassi, che vedeva la legge più importante dell'anno, di fatto, esaminata e approvata da una sola Camera, il presidente Fabio Melilli, a nome della Commissione bilancio e a tutela, quantomeno parziale, dell'articolo 70 della nostra Costituzione, annuncia la presentazione di una proposta di legge, volta esclusivamente a scardinare questa prassi instauratasi nel corso dell'attuale legislatura, che non reifica certo i presupposti del bicameralismo, né quelli funzionali a favorire la discussione in sede parlamentare della legge più rilevante dell'anno.

Secondo punto: i cofirmatari. Colleghi, tutti noi sappiamo che una cofirma su una proposta di legge, una mozione, un'interrogazione, che siano presentati dal gruppo di appartenenza oppure da un altro collega, non si nega. In questo caso, però, i cofirmatari siamo noi capogruppo della Commissione bilancio, di tutti i gruppi, non solo quelli di maggioranza. Per questo ringrazio anche Fratelli d'Italia, che ha voluto firmare con noi questa risoluzione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Questo dato, che ho definito sostanziale, trasforma la proposta di legge in un'iniziativa istituzionale, oltre che legislativa e politica, come il nostro presidente Berlusconi auspica da tempo insieme a tutto il nostro movimento di Forza Italia, affinché sia favorito il più ampio dibattito e garantita la pienezza dell'esercizio della libertà.

L'importanza di questa proposta di legge, che a breve sarà approvata, risiede proprio in tale aspetto, ossia il fatto che la Camera dei deputati, il Parlamento intero poi, sta adottando un'iniziativa istituzionale e sta ponendo in essere una questione sul piano istituzionale delle rispettive prerogative costituzionali, al Governo, evidentemente nel rispetto delle reciproche sfere di competenza. Quando ci si predispone a scrivere un testo normativo, si impongono, ai fini di una corretta legislazione, una serie di azioni preliminari, tra cui l'analisi di impatto della regolamentazione. La prima domanda che si deve porre il legislatore è la seguente: è necessario intervenire con legge? Considerando la normativa che regola la contabilità pubblica, asetticamente, la risposta sarebbe stata senza dubbio negativa: in un sistema, in uno Stato, in cui sono già previsti termini di legge che regolano la scansione temporale della decisione di bilancio e non vengono rispettati, sicuramente la soluzione non è modificare tali termini.

Il ritardo con cui la legge di bilancio è strutturalmente depositata in Parlamento non è ovviamente tecnico. In questo senso Forza Italia ritiene la presentazione di questa proposta di legge quanto mai opportuna, perché si tratta di un segnale. Si tratta dello strumento che consente al Parlamento di dire al Governo, inteso come istituzione, che è andato in crisi un equilibrio, che è ora di ristabilirlo e di ripristinarlo. Depositare con sempre maggiore ritardo la legge di bilancio e, soprattutto, impedire un esame vero in entrambe le Camere non è un atto di prevaricazione del Governo nei confronti del Parlamento, ma è qualcosa di ben più grave: è uno scardinamento, sicuramente involontario - per questo più pericoloso -, di prerogative costituzionali ben delineate. Non è un caso che i Regolamenti di Camera e Senato che, come sappiamo, hanno rilevanza costituzionale dedicano capi specifici alla sessione di bilancio, al fine di normarla compiutamente da un punto di vista procedurale.

Non è un caso se durante la sessione di bilancio l'attività legislativa in gran parte si ferma dal momento che, come è comprensibile e giusto, in sessione di bilancio non si possono portare avanti procedimenti legislativi che comportino oneri finanziari. Depositare in Parlamento la legge di bilancio con crescente ritardo forza, tra l'altro, i Regolamenti parlamentari e la relativa attività delle due Camere. Con questa proposta di legge, al di là del mero contenuto, oggi affermiamo, come singoli parlamentari, e come gruppi, a partire da Forza Italia, e, altresì, come istituzione parlamentare nel suo complesso, che questo non si deve più verificare e che la legge di bilancio deve essere esaminata da entrambe le Camere. Volendo tuttavia, per così dire, guardare entrambe le bisacce di Fedro, nell'affrontare questa criticità è doveroso farlo a 360 gradi, proprio per evitare di affrontarla in maniera parziale.

Noi qui presenti siamo la fotografia dei cittadini, del corpo elettorale che ci ha eletto; allo stesso modo, il Governo è la fotografia della maggioranza che lo sostiene e di cui si compone. Se, negli anni, si è arrivati a presentare sempre con maggior ritardo la legge di bilancio, se, più di recente, si è arrivati a farla esaminare da una sola Camera, al di là delle contingenze, ciò è dovuto a motivazioni precise, di natura politica. Sbaglieremmo se non ammettessimo che il dibattito sulla manovra economica spesso non raggiunge alti livelli di confronto - quasi mai infatti si rivolge con attenzione alla parte del bilancio vero e proprio - concentrandosi, invece, in maniera spasmodica - e, a volte, isterica - sulla parte dell'articolato, quella che una volta era la vecchia legge finanziaria, riproducendo forme di assalto alla diligenza che non solo il Governo, ma anche gli stessi gruppi faticano a contenere, in una ricerca, diurna e notturna, dell'ultimo emendamento.

Alla luce di ciò e in considerazione del fatto che questa legislatura volge ormai al termine, mi permetto di lasciare agli atti, in qualità di capogruppo, alcuni spunti di riflessione. Dovremmo seriamente riflettere su una riforma della legge di finanza pubblica che introduca un bilancio esclusivamente tabellare, in grado di generare un confronto politico tra Parlamento e Governo e tra maggioranza e opposizione sull'allocazione delle risorse tra le varie missioni e sull'articolazione di queste in programmi e azioni, spostando tutta la parte veramente normativa nei collegati alla manovra di finanza pubblica. Lo sguardo e la valutazione politica devono essere rivolti al triennio e all'impatto complessivo nell'anno sul sistema Paese, come avviene - per esperienza, lo posso dire - già nelle altre articolazioni dello Stato, a partire dalle regioni e, con particolare riferimento, negli enti locali. Ovviamente, ciò avrebbe come conseguenza anche una modifica dei Regolamenti parlamentari, per prevedere corsie veramente preferenziali e accelerate, al fine di consentire l'approvazione dei collegati che, inevitabilmente, aumenterebbero di numero. Non si tratta, ovviamente, di una riforma facile, ma credo che a consuntivo di questa XVIII legislatura abbiamo quanto meno l'obbligo di rifletterci e il prossimo Parlamento, che sarà il primo Parlamento ridimensionato in termini numerici, forse dovrebbe porsi l'obbligo di mettere mano a una modifica dell'impianto generale della manovra di finanza pubblica.

Tornando alla proposta di legge e alla sua finalità, Presidente, per tutte le motivazioni che ho avuto modo di illustrare, dichiaro il voto favorevole del gruppo di Forza Italia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Ubaldo Pagano. Ne facoltà.

UBALDO PAGANO (PD). Signor Presidente, onorevoli colleghi penso di non dire nulla di sbagliato se ritengo che l'esame e l'approvazione della legge di bilancio rappresenti il momento più importante dell'anno parlamentare. Al netto delle centinaia di atti che vengono ogni anno trattati e approvati dalle Camere, nessun altro provvedimento ha eguale importanza in termini di caratterizzazione dell'indirizzo di un Governo e di un Parlamento, né in fatto di concreta capacità di incidere sulla quotidianità dei cittadini, delle famiglie e delle imprese.

Nostro malgrado, da diversi anni l'esame della legge di bilancio subisce una progressiva compressione dei tempi, una limitazione che ha reso via via più difficile compiere valutazioni esaustive ed effettuare scelte complesse in un contesto di serenità, fino alla definitiva distorsione del sistema, cioè l'esclusione alternata di una delle due Camere dall'esame effettivo della legge di bilancio.

Già dall'entrata in vigore della legge n. 196 del 2009, che ha riformato in parte la materia della contabilità e della finanza pubblica, abbiamo osservato un crescente ritardo nella trasmissione del provvedimento al Parlamento. In questi sei anni solo per due volte, nel 2017 e nel 2018, la manovra è stata approvata in seguito ad una terza lettura e soltanto una volta, nel 2017, è stato consentito ad entrambe le Camere di svolgere un esame effettivo del provvedimento. Ritardi gravissimi, insomma, che hanno impedito prima ai senatori e poi ai deputati di incidere concretamente sulle decisioni di spesa e di entrata del bilancio dello Stato e, più in generale, hanno ingiustificatamente ridotto la facoltà di incidere sulle proposte del Governo che la nostra Costituzione affida al Parlamento. Una prassi a cui non possiamo accettare di fare l'abitudine ma che, al contrario, dovrebbe sollevare importanti interrogativi sugli strumenti legislativi a disposizione del Governo e sulle modalità e sui tempi con cui il Parlamento è chiamato ad incidervi.

Con l'approvazione di questa proposta di legge, il Parlamento avanza due richieste perentorie, mettendole nero su bianco. La prima richiesta è di accorciare le scadenze, di accorciare due termini fondamentali: portare al 25 settembre la presentazione della NADEF e al 15 ottobre la presentazione del disegno di legge di bilancio. Si tratta di termini, ricordo all'Assemblea, che la proposta intendeva anticipare ulteriormente, prima che l'audizione dei rappresentanti dell'Istat non ponesse alcuni comprensibili - per carità - paletti tecnici da rispettare per salvaguardare la qualità e l'affidabilità delle stime dei conti nazionali, sulla base dei quali poi vengono redatte le proposte di legge. La motivazione di ciò è palese: diamo al Parlamento più tempo per esaminare il disegno di legge di bilancio e, di conseguenza, per condurre un esame più ampio e sereno in ambedue le Camere.

La seconda richiesta è quella di responsabilizzare il Governo, che si assume la responsabilità dei nuovi ritardi venendo a riferirne i motivi in quest'Aula e nell'Aula del Senato. Non un generico richiamo, quindi, che può essere fatto in qualsiasi passaggio parlamentare, a venire a riferire alle Camere su fatti che possono incidere sulla vita dei cittadini ma, espressamente, la previsione che il Governo riferisca sulla legge fondamentale con cui si estrinseca la sua responsabilità politica ed economica. Se sono comprensibili le richieste di tempo per migliorare un provvedimento tanto importante come la legge finanziaria, resta solo intollerabile il sospetto che il ritardo si protragga con volontarietà per limitare l'azione del Parlamento e, per di più, che questo avvenga senza che nessuno debba renderne conto. Ciò in un quadro complessivo di mortificazione che questo Parlamento ha subìto negli ultimi anni e penso che tutti quanti abbiano trovato un modo per richiamarsi a una situazione di orgoglio ritrovato. L'esigenza di un'approvazione rapida di questa proposta è testimoniata dal consenso unanime che ha trovato in Commissione: tutti i gruppi parlamentari hanno apposto la propria firma sulla proposta di legge e tutti hanno convenuto di procedere in fretta per ridare normalità al lavoro parlamentare, almeno in occasione dell'ultima legge di bilancio della legislatura, dopo annate avvilenti da questo punto di vista.

Vorrei pertanto ringraziare tutti i colleghi della V Commissione, di maggioranza e di opposizione, per aver condiviso questa necessità e garantito un prosieguo svelto dei lavori. Questo al netto delle legittime sfaccettature che ne hanno accompagnato la sintesi, su cui si è trovata la possibilità di trovare convergenza. Desidero poi ringraziare il presidente Melilli che si è fatto portavoce e interprete di un malessere collettivo e promotore di questa iniziativa. Credo che altre soluzioni non avrebbero avuto altrettanta efficacia. Nella speranza che l'approvazione della proposta odierna possa finalmente segnare la fine di una stagione di compressione delle prerogative parlamentari e dare avvio ad una nuova stagione in cui il Parlamento si riappropri pienamente delle sue facoltà, dei suoi tempi e degli spazi ampi che la Costituzione gli affida e riconosce, dichiaro il voto favorevole del Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Paolo Paternoster. Ne ha facoltà.

PAOLO PATERNOSTER (LEGA). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, ci troviamo qui oggi a discutere un provvedimento che modifica i termini per la presentazione al Parlamento della NADEF. Come è noto, nel corso degli ultimi anni il Parlamento ha subito una progressiva riduzione delle tempistiche per l'esame parlamentare delle leggi di bilancio. Di recente, tale processo ha raggiunto il proprio culmine: si pensi agli ultimi due anni, quando il ramo del Parlamento che ha discusso il provvedimento in seconda lettura - in un caso, il Senato, nell'altro, la Camera - non ha apportato alcuna modifica al testo approvato dall'altra Camera, al fine di consentirne l'approvazione entro la fine dell'anno finanziario, evitando in tal modo la conseguente necessità di giungere all'esercizio provvisorio. Parliamo del principale documento di politica economica e di bilancio dello Stato, ancor più importante se consideriamo il periodo storico che abbiamo attraversato e che, ancora oggi, stiamo attraversando. Sicuramente l'arrivo della pandemia ha avuto pesanti conseguenze sul piano dell'economia globale, oltre che dal punto di vista sanitario e sociale. Da ultimo, si è poi aggiunto il recente scoppio del conflitto russo-ucraino che, oltre a determinare uno scenario di crisi geopolitica internazionale, ha portato all'aumento dei costi dell'energia e delle materie prime e messo in crisi la catena degli approvvigionamenti, con gravi ripercussioni anche per le famiglie e le imprese del nostro Paese. Proprio per questo motivo l'intervento della politica ha assunto un ruolo sempre più determinante e fondamentale per la tutela delle esigenze dei cittadini, che tutti noi in quest'Aula abbiamo l'onere e l'onore di rappresentare. Pertanto, non possiamo permetterci di comprimere l'esame parlamentare dei provvedimenti, su cui sono basate le più importanti scelte di politica economica per il futuro del nostro Paese. A questo proposito, devo dire che tale proposta di legge ha trovato un'ampia convergenza politica anche da parte del nostro gruppo, proprio con l'obiettivo di consentire l'applicazione delle disposizioni in essa contenute già a partire dalla prossima sessione di bilancio. Ricordo che il provvedimento che oggi esaminiamo fissa al 25 settembre il termine per la presentazione della NADEF, potendosi ritenere che, a tale data, siano sufficientemente consolidati i dati macroeconomici e di finanza pubblica forniti dall'Istat. In secondo luogo, anche in considerazione del suddetto termine del 25 settembre, il termine per la presentazione del disegno di legge di bilancio dello Stato viene anticipato al 15 ottobre, una data che appare, da un lato, coerente con il termine previsto dall'articolo 7 del regolamento comunitario e, dall'altro, rispondente all'esigenza di garantire un tempo adeguato per l'esame parlamentare del disegno di legge di bilancio dello Stato, tenuto conto del tempo necessario per lo svolgimento dell'attività conoscitiva dinanzi alle Commissioni bilancio dei due rami del Parlamento in sede congiunta. Inoltre, allo scopo di assicurare il necessario coinvolgimento delle Camere, la proposta di legge prevede che, in caso di mancata presentazione del disegno di legge di bilancio dello Stato entro il termine del 10 ottobre, il Presidente del Consiglio dei Ministri riferisca tempestivamente all'Assemblea di ciascun ramo del Parlamento sulle cause che hanno determinato il mancato rispetto del termine medesimo, fornendo al riguardo adeguate informazioni. Signor Presidente, la problematica - l'abbiamo sentito anche dai nostri colleghi - è molto nota e negli ultimi anni si è aggravata, se si può dire così. Sappiamo bene - lo abbiamo detto precedentemente - che la legge di bilancio è senz'altro il documento più importante di questo Parlamento, che deve riottenere una centralità rappresentata dal fatto che i cittadini ci hanno votato e vogliono qui essere rappresentati in maniera degna. È giusto quindi che il Governo rispetti la volontà e le prerogative del Parlamento; è giusto che il Governo rispetti le tempistiche del Parlamento; è giusto che il Governo rispetti anche il lavoro delle Commissioni e, a tale riguardo, devo ringraziare il presidente della Commissione bilancio, l'onorevole Melilli, per questa proposta di legge e tutti i capigruppo, compreso ovviamente Massimo Bitonci, che hanno collaborato all'approvazione di questa proposta di legge. Quindi, è giusto che noi parlamentari abbiamo il tempo necessario, sia alla Camera sia al Senato, per ottenere una legge di bilancio rispondente alle esigenze dei cittadini. Se è vero, come è vero, che siamo sempre in urgenza perché la pandemia, prima, la guerra, poi, le problematiche delle materie prime, ora, hanno compresso oppure hanno dato una scusa per comprimere i tempi di lavoro parlamentari, bisogna però che questa tendenza sia chiaramente e radicalmente modificata. È un segnale al Governo? Sì, è un segnale al Governo; nessuno ci può criticare per aver dato un segnale, tramite una proposta di legge, al Governo, perché i lavori parlamentari hanno le loro esigenze (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Se noi, signor Presidente, guardiamo quello che è successo negli ultimi anni, vediamo che non c'è stato proprio un monocameralismo, perché, di fatto, dopo che la legge di bilancio è rimasta - anche per la problematica dei pareri degli uffici - per qualche mese in Commissione, non dico a dormire, ma ferma, poi è arrivata magari prima alla Camera o prima al Senato, ma non abbiamo avuto la possibilità e la competenza (perché non c'era il tempo) di affrontarla in maniera degna; dopodiché, è arrivata nell'altro ramo del Parlamento, passando, senza fermarsi, dalla Commissione bilancio competente, per poi giungere in Aula al Senato o alla Camera, non al novantesimo minuto, ma ai tempi supplementari. Questa è una cosa che deve cambiare (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)! E questa proposta di legge va proprio in questo senso. È la panacea di tutti i mali? Sicuramente no. È la soluzione di tutti i problemi? Sicuramente no. Però così non si poteva andare avanti e, quindi, questo segnale va dato al Governo. Ci vuole rispetto per i parlamentari, ci vuole rispetto per il popolo e noi siamo a favore del popolo.

Per questo motivo, ovviamente do l'indicazione del voto favorevole da parte della Lega (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Daniela Torto. Ne ha facoltà.

DANIELA TORTO (M5S). Grazie, Presidente e onorevoli colleghi. La proposta di legge che andremo a votare oggi può sembrare un po' tecnica, a prima lettura, ma, in realtà, risponde ad un fine politico elementare, sarebbe a dire consentire al Parlamento di svolgere le sue funzioni, la funzione legislativa di indirizzo e di controllo dell'Esecutivo. L'intervento parlamentare si rende oggi ancor più necessario del solito, soprattutto durante il ciclo di bilancio, nel corso del quale vengono decisi i saldi di finanza pubblica per il triennio successivo e si programmano investimenti, spese sociali ed entrate tributarie. È senza dubbio inopportuna la prassi che si è venuta consolidando nei diversi anni e che vede il Governo, purtroppo, ritardare sistematicamente la presentazione della Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza e della legge di bilancio.

Di conseguenza, vede comprimere, per questa via, i tempi di cui necessita il Parlamento, invece, per studiare, per modificare e per migliorare l'impianto di politica economica proposto dal Governo. Addirittura, negli ultimi tempi, una delle due Camere, a turno, si è vista costretta a ratificare la legge di bilancio, senza poter proporre alcuna modifica. Questo perché i tempi erano così stretti da rischiare l'esercizio provvisorio, con un grave danno di credibilità per tutto il Paese e anche una potenziale instabilità sui titoli del debito pubblico.

Questa situazione, Presidente e colleghi, non può e non deve più ripresentarsi ed è per questo che il disegno di legge, che oggi è al voto, è stato presentato e ha trovato anche la massima condivisione di tutte le forze politiche di maggioranza, ma anche di opposizione. Del resto, il testo prevede modifiche chirurgiche, non per questo non rilevanti. In primo luogo, vengono anticipate due scadenze temporali, quella per la presentazione della Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza, che viene anticipata al 25 settembre, rispetto al 27 settembre vigente, e quella della presentazione del disegno di legge di bilancio, stabilita al 15 ottobre, anziché al 20 ottobre vigente.

Va ricordato che i primi segnali di compressione dei tempi parlamentari del ciclo di bilancio si sono manifestati fin dall'entrata della legge n. 196 del 2009, in materia di contabilità e finanza pubblica, che aveva fissato un nuovo termine per la presentazione alle Camere dei disegni di legge di bilancio e di stabilità, portandolo dal 30 settembre al 15 ottobre di ogni anno, e prevedeva la presentazione di una Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza entro il termine del 20 settembre di ciascun anno.

Con la legge del 4 agosto 2016, n. 163, si è differito, da un lato, il termine per la presentazione della NADEF, portandolo dal 20 al 27 settembre, e, dall'altro, il termine tuttora vigente per la presentazione del disegno di legge di bilancio dello Stato dal 15 al 20 ottobre. Accanto al differimento di questi termini legislativi, si è verificato, di fatto, un costante e crescente ritardo, da parte del Governo, nella trasmissione della legge di bilancio rispetto ai termini previsti dalla legge. Ma questo ritardo, Presidente, ha fatto sentire il suo peso soprattutto in questo ultimo anno, in cui avremmo potuto migliorare la legge di bilancio, prestando maggiore aiuti alle imprese e alle famiglie. Questo era un punto indispensabile. Purtroppo, questo intervento di miglioramento è stato possibile farlo soltanto al Senato, mentre, contemporaneamente, si è limitato il lavoro alla Camera dei deputati, che è stata relegata a una sofferta, triste e pura ratifica della manovra e, quindi, del lavoro fatto dai colleghi senatori, in maniera parziale e veloce.

Con questo disegno di legge, dunque, si tratta di tornare alla previsione del 2009, annullando quantomeno quella del 2016 a cui accennavo prima e che ho precedentemente spiegato. Una modifica non certo destabilizzante, ma in grado di estendere in modo significativo i tempi per la discussione e i tempi per la presentazione degli emendamenti e, quindi, delle modifiche su proposta dei parlamentari.

A questo, si aggiunge quanto previsto dall'articolo 1, comma 1, lettera b) del testo in esame, che introduce l'obbligo per il Presidente del Consiglio dei Ministri, in caso di mancata presentazione della legge di bilancio entro il 15 ottobre da parte del Governo, di riferire tempestivamente alle Camere sulle cause che hanno determinato il mancato rispetto del termine, fornendo, al riguardo, adeguate informazioni.

Colleghi, ritengo siano modifiche di puro buonsenso, efficaci e volte a evitare che il Parlamento venga privato o, comunque, limitato nelle sue funzioni qualificanti, proprio quando più dovrebbero servire.

A questo punto, mi sento di ringraziare la Commissione bilancio, che ne ha seguito e sostenuto l'iter, il presidente della Commissione, Fabio Melilli, i capigruppo di tutti i gruppi politici, che hanno deciso di sostenere insieme a me e di sottoscrivere questa proposta.

Per queste ragioni, Presidente, annuncio il voto favorevole di tutto il gruppo del MoVimento 5 Stelle sul disegno di legge oggi in esame (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Coordinamento formale - A.C. 3437-A​)

PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.

(Così rimane stabilito).

(Votazione finale e approvazione - A.C. 3437-A​)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta di legge n. 3437-A:

“Modifiche all'articolo 7 della legge 31 dicembre 2009, n. 196, in materia di termini per la presentazione della Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza e del disegno di legge del bilancio dello Stato alle Camere”.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 6).

Seguito della discussione delle mozioni Cillis, Viviani, Incerti, Spena, Gadda, Ripani, Fornaro e Gagnarli n. 1-00609 e Meloni ed altri n. 1-00629 concernenti iniziative a sostegno del settore agroalimentare in relazione alla crisi ucraina (ore 11,20).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Cillis, Viviani, Incerti, Spena, Gadda, Ripani, Fornaro e Gagnarli n. 1-00609 (Ulteriore nuova formulazione) e Meloni ed altri n. 1-00629 (Nuova formulazione) concernenti iniziative a sostegno del settore agroalimentare in relazione alla crisi ucraina (Vedi l'allegato A).

Avverto che, dopo la conclusione della discussione sulle linee generali, che ha avuto luogo nella seduta di martedì 19 aprile 2022, sono state presentate una nuova formulazione della mozione Meloni ed altri n. 1-00629 ed un'ulteriore nuova formulazione della mozione n. 1-00609, che sono già state iscritte all'ordine del giorno.

Avverto, inoltre, che, contestualmente alla presentazione dell'ulteriore nuova formulazione della mozione n. 1-00609, le mozioni Incerti ed altri n. 1-00627, Viviani ed altri n. 1-00630, Spena ed altri n. 1-00631 e Ripani ed altri n. 1-00634 sono state ritirate dai rispettivi presentatori.

(Intervento e parere del Governo)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali, Stefano Patuanelli, che esprimerà altresì il parere sulle mozioni all'ordine del giorno.

STEFANO PATUANELLI, Ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali. Grazie, Presidente. Grazie, onorevoli colleghi. Intanto voglio ringraziare quest'Aula per l'impegno profuso sia in ordine alla discussione di queste mozioni sia, in generale, rispetto ai diversi provvedimenti che, ogni volta che hanno fatto un passaggio parlamentare, sono stati incrementati nelle normative che riguardano il settore agricolo e agroalimentare italiano.

PRESIDENTE. Mi scusi, Ministro. Colleghi, vi chiedo di abbassare il tono della voce.

STEFANO PATUANELLI, Ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali. Grazie, Presidente. È del tutto evidente che in questo momento di grande difficoltà internazionale a causa dell'aggressione russa all'Ucraina, il settore agricolo ha avuto un impatto di grande rilevanza, forse addirittura superiore all'impatto che ha avuto la pandemia. In quella fase i nostri agricoltori hanno continuato a produrre, garantendo cibo di qualità a tutti i cittadini italiani, a tutti i cittadini di quei Paesi che importano materie agroalimentari italiane.

In questa fase l'aumento dei costi dell'energia in particolare, l'aumento dei costi dei fertilizzanti, delle materie prime agricole, anche per fenomeni speculativi, sta impattando fortemente sui sistemi produttivi agroalimentari e il dibattito, a livello europeo, sulla capacità di auto-approvvigionamento e di indipendenza in termini di produzione di prodotti agricoli, va fatto. Le politiche europee devono puntare, a livello europeo, a un'autosufficienza alimentare. Ritengo che sia molto più complicato farlo a livello nazionale, anche perché il valore grande del made in Italy rispetto all'agrifood è legato alla nostra capacità di produrre per gli altri: 52 miliardi di export nello scorso anno significano grande capacità di produrre non soltanto per noi, ma anche per gli altri, e avere sistemi protezionistici interni può mettere a rischio anche la nostra capacità di penetrazione dei mercati esteri. Credo che, invece, l'Europa debba ragionare, in primo luogo, su come incrementare le produzioni agricole e agroalimentari del continente europeo e, in secondo luogo, su come garantire che i prodotti che arrivano da Paesi terzi arrivino con le stesse caratteristiche, la stessa qualità, le stesse tecnologie produttive che imponiamo ai nostri produttori europei, perché è evidente che, altrimenti, se consentiamo a prodotti di Paesi terzi di arrivare sui nostri mercati senza i sufficienti controlli e senza meccanismi di aggiustamento del prezzo alla frontiera, ci sarà una concorrenza sleale nei confronti dei produttori europei che, invece, hanno la necessità di fare un percorso di transizione ecologica, di fare un percorso di riduzione dei fitofarmaci, di riduzione di fertilizzanti chimici. Ovviamente, a fianco a questi obiettivi, si interseca l'aumento dei fattori della produzione e, quindi, dei costi di produzione e, pertanto, la concorrenza con i prodotti dei Paesi terzi diventa asimmetrica.

Stiamo vivendo un percorso di rinnovamento delle politiche agricole comuni. Come sapete, entro il 31 luglio, abbiamo l'impegno a consegnare le repliche alla Commissione del nostro Piano strategico nazionale, che sarà approvato entro il 31 dicembre. Io credo che non si debba, per la contingenza, retrocedere dagli obiettivi sfidanti che la Commissione ha messo agli Stati membri, ma che si debba assolutamente pensare a come rallentare il percorso di attuazione, per affrontare questo momento di difficoltà nel modo più opportuno. Oggi le imprese hanno difficoltà con la liquidità a pagare le bollette, difficilmente riusciranno a fare investimenti necessari alla transizione che viene loro chiesta.

Le mozioni - vengo, quindi, al punto - colgono appieno il momento del settore agroalimentare italiano, quindi, se mi consentite, esprimendo il parere del Governo, innanzitutto di apprezzamento per il lavoro del Parlamento, sulla mozione Cillis, Viviani, Incerti, Spena, Gadda, Ripani, Fornaro e Gagnarli n. 1-00609 (Ulteriore Nuova formulazione), si esprime parere favorevole, con la precisazione che, all'impegno n. 4, il parere è favorevole “nei limiti consentiti dalle norme UE” e, con riferimento all'impegno n. 18, il parere è favorevole “ove tecnicamente possibile”.

Per quanto riguarda la mozione Meloni ed altri n. 1-00629 (Nuova formulazione), ribadendo il ringraziamento anche alle forze di opposizione, per il grande lavoro svolto, si propone un parere favorevole con alcune riformulazioni. Al primo impegno, si chiede di modificare l'incipit e, in particolare, le parole: “ad adottare iniziative per sostenere le filiere”, con le parole: “a incrementare il sostegno alle filiere nazionali”, eccetera. Lo stesso dicasi per il secondo impegno, quindi si chiede di modificare le parole: “ad adottare tutte le necessarie” con le parole: “a incrementare le iniziative necessarie per sostenere le filiere”.

Sull'impegno n. 3, parere favorevole con riformulazione, nel senso di aggiungere, al termine dell'impegno, le parole: “compatibilmente con la disponibilità finanziaria”.

Sull'impegno n. 4, parere favorevole, “nei limiti consentiti dalle norme UE”.

Sull'impegno n. 5, il parere è favorevole, “ove compatibile con la normativa comunitaria”.

Sugli impegni n. 6 e n. 7, il parere è favorevole. Sull'impegno n. 8, il parere è favorevole, “ove compatibile con la norma comunitaria”.

Sull'impegno n. 9, il parere è favorevole. L'impegno n. 10, credo sia stato ritirato dai proponenti, e li ringrazio.

Sugli impegni nn. 11, 12, 13, 14, 15, 16, 17, 18, 19, 20, 21, 22 il parere è favorevole, mentre sull'impegno n. 23, il parere è favorevole con la seguente riformulazione complessiva: “a programmare, per quanto di competenza, in sede nazionale ed europea, iniziative di politica estera volte ad accrescere la presenza dell'Italia e dell'Unione europea nel continente africano per contrastare le gravi conseguenze della sopravvenuta crisi alimentare, operando, al contempo, anche con accordi di natura economico-politica, per rafforzare la resilienza delle catene di approvvigionamento alimentare nelle aree di interesse strategico nazionale”.

PRESIDENTE. Sulle premesse di entrambe le mozioni il parere del Governo, dunque, è favorevole? D'accordo, grazie. Il Ministro ha precisato che l'impegno n. 10 della mozione Meloni ed altri n. 1-00629 (Nuova formulazione) viene ritirato.

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.

Ha chiesto di parlare il deputato Napoli. Ne ha facoltà.

NUNZIO ANGIOLA (MISTO-A-+E-RI). Grazie, Presidente…

PRESIDENTE. Mi scusi, collega, dovrebbe intervenire il collega Osvaldo Napoli, non lei.

OSVALDO NAPOLI (MISTO-A-+E-RI). Chiedo scusa, Presidente, ma avrebbero dovuto cambiare il nominativo: è il collega Angiola che dovrebbe svolgere la dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. D'accordo, prego. Collega Angiola, a lei la parola.

NUNZIO ANGIOLA (MISTO-A-+E-RI). Grazie, Presidente. Già prima del conflitto in Ucraina, i prezzi sul mercato agroalimentare erano lievitati in maniera vertiginosa a causa dell'aumento dei costi di produzione…

PRESIDENTE. Mi scusi, collega Angiola. Lei ha un collega davanti e un collega dietro, quindi dovrebbe indossare la mascherina; altrimenti, si può spostare alla sua destra, se vuole togliersi la mascherina; oppure si spostano i colleghi. Prego.

NUNZIO ANGIOLA (MISTO-A-+E-RI). Grazie, Presidente. Quanto tempo ho a disposizione, Presidente?

PRESIDENTE. Tre minuti.

NUNZIO ANGIOLA (MISTO-A-+E-RI). Grazie. Presidente, già prima del conflitto in Ucraina, i prezzi sul mercato agroalimentare erano lievitati in maniera veramente molto importante e questo a causa dell'aumento dei costi di produzione sul mercato agroalimentare, poi è arrivata questa sciagurata guerra. L'aumento dei costi di produzione è stato dovuto non solamente a strozzature nelle catene distributive, all'incremento dei costi dell'energia, ma anche all'aumento dei costi dei fertilizzanti. Le imprese agricole sono state spinte verso una diminuzione della produzione oppure ad aumentare i prezzi. Ma l'aumento dei prezzi è difficile da conseguire, perché la grande distribuzione organizzata non recepisce immediatamente gli effetti degli aumenti dei costi quando deve riconoscere dei maggiori prezzi ai piccoli produttori, agli agricoltori. Questi rincari hanno finito con il colpire la redditività delle imprese: i costi sono aumentati più di un terzo, complessivamente.

Per questo, nei lavori riguardanti questa mozione, abbiamo voluto insistere su aspetti molto importanti, finalizzati all'aumento della produzione nazionale, soprattutto di talune colture, di taluni tipi di prodotti. Abbiamo proposto di prevedere una garanzia statale a copertura delle richieste di credito effettuate dagli imprenditori agricoli, per sostenere gli investimenti necessari per effettuare i secondi e i terzi raccolti che si sono resi necessari a causa della crisi. Secondo: abbiamo previsto un contributo per l'acquisto di fertilizzanti sotto forma di credito d'imposta. Per aumentare la produttività serve, infatti, una disponibilità adeguata e a costi ragionevoli di sostanze azotate e di fertilizzanti in generale. Terzo punto, molto interessante: consentire alle imprese agricole di vendere temporaneamente le eccedenze energetiche prodotte dagli impianti per l'autoconsumo, considerandole attività agricole connesse, invece che redditi di impresa, derogando, quindi, alla legge n. 266 del 2005. Questa legge prevede che le imprese agricole possano produrre, per autoconsumo, per la vendita, ogni anno, fino a 2.400.000 chilowattora da fonti agroforestali, fino a 260 mila chilowattora da impianti fotovoltaici.

PRESIDENTE. Concluda.

NUNZIO ANGIOLA (MISTO-A-+E-RI). Questi limiti sono stabiliti in quanto si assume che, se un'impresa produce di più, la quantità in eccesso non è asservita all'attività principale, ma diventa essa stessa attività principale.

Proponiamo, quindi - e concludo, Presidente - di rimuovere temporaneamente tali limiti per consentire alle imprese agricole di compensare l'aumento dei costi delle materie prime e di raccogliere liquidità per i raccolti successivi al primo. Voteremo a favore della mozione di maggioranza.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). Grazie, signora Presidente. Grazie, signor Ministro, anche per la sua presenza, che dimostra un'attenzione nei confronti del Parlamento, che, devo dire, ha sempre manifestato in diverse occasioni, sia nelle interlocuzioni sulle informative sia nei question time. Diversi di noi - e noi tra questi - avevano già toccato tali argomenti di criticità sulla situazione del nostro agroalimentare anche in occasione, come lei ricorderà, di interrogazioni a risposta immediata.

Noi abbiamo sottoscritto la mozione di maggioranza - ringrazio davvero il collega Cillis per il lavoro importante e per la promozione di questa mozione - perché la situazione è assolutamente da monitorare con attenzione. Ovviamente, nel dibattito pubblico e nella discussione pubblica ci si è molto concentrati, e giustamente, sugli effetti dell'aumento dei prezzi dell'energia e delle materie prime per quel che riguarda le famiglie e le imprese nel loro complesso, cosa che ha ovviamente messo in difficoltà milioni di bilanci familiari e prodotto in alcuni settori anche chiusure di imprese con produzioni particolarmente energivore.

È passato un po' in secondo piano, invece, l'effetto negativo della crisi energetica e delle crisi conseguenti all'aggressione della Russia nei confronti dell'Ucraina per quel che riguarda il settore agroalimentare, anche se i dati e le informazioni sulle carenze di approvvigionamento, cioè sulle difficoltà di approvvigionamento di alcuni prodotti, in particolare il grano e i cereali, potrebbero portare nel prossimo autunno a una carenza molto grave di prodotto, e quindi difficoltà in molti Paesi; per quel che ci riguarda, c'è il rischio reale di un aumento spropositato, alcuni parlano del raddoppio, per esempio, del prezzo del pane, che è uno degli alimenti di base della nostra alimentazione.

Quindi, la questione è quella di continuare ad avere attenzione, sapendo che non c'è soltanto la questione legata all'energia e che - il Ministro, rispondendo a una nostra interrogazione a risposta immediata, lo aveva giustamente sottolineato - una crescita dei prezzi dell'energia e delle materie prime era già iniziata prima dell'evento bellico.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO RAMPELLI (ore 11,35)

FEDERICO FORNARO (LEU). L'evento bellico è stato un acceleratore. Oggi ci sono aumenti di materie prime, ad esempio, nel vetro, negli imballaggi, nei fertilizzanti, cioè in materie che sono assolutamente fondamentali sia per la produzione sia poi per la realizzazione dei prodotti finiti.

Da questo punto di vista, quindi, è necessario - e condividiamo, signor Ministro, ciò che lei ha detto poc'anzi - che ci sia una risposta europea. Ne abbiamo ovviamente discusso in occasione delle informative con il Ministro Cingolani ancora di recente qui, alla Camera. Vediamo con grande preoccupazione la difficoltà di riuscire ad avere un tetto, un cap del prezzo del gas a livello europeo. Vediamo prevalere in molti Paesi atteggiamenti egoistici, comprensibili da un lato, ma che indeboliscono invece la capacità contrattuale che l'Europa potrebbe avere sui mercati mondiali dell'energia.

Non è soltanto un tema legato al tetto, importante ovviamente, ma è l'assenza, di fatto, di una politica energetica comune europea; se questa invece fosse adottata da tutti i Paesi, se ci fosse - lo dico idealmente - un acquirente unico europeo, si potrebbero avere vantaggi e, soprattutto, una capacità contrattuale molto, ma molto superiore a quella dei singoli Paesi.

Quindi, da questo punto di vista, il nostro indirizzo è chiaro e lo ribadiremo anche in occasione dell'informativa del Presidente del Consiglio. Dobbiamo insistere, dobbiamo tenacemente insistere, perché, su questo terreno, si possa trovare un'intesa forte, perché ne va dello sviluppo industriale ed agricolo del nostro continente, non soltanto nella contingenza di una guerra, che speriamo finisca il prima possibile, ma anche in una logica di medio periodo.

C'è un altro aspetto che vogliamo sottolineare in questa sede: alcuni degli aumenti sono giustificabili, alcune difficoltà - penso agli imballaggi, banalmente, la carta è un settore industriale energivoro - sono giustificate; altri, francamente, molto meno, per non dire che ci troviamo di fronte a fenomeni chiari ed evidenti di speculazione, e ne abbiamo discusso anche qui, per esempio, rispetto ai prezzi del carburante, che continua ad avere andamenti non correlati con gli aumenti e le diminuzioni di prezzo sul mercato del Brent.

Ovviamente, lo vediamo poi anche sulle commodity in generale: ci sono alcune commodity che hanno avuto esplosioni dei prezzi che non hanno assolutamente alcun riferimento con il reale andamento. Come è stato nel passato, perché qui la storia potrebbe anche aiutarci, se la studiassimo ogni tanto un po' di più, sappiamo che, dietro lo schermo della guerra, si nascondono movimenti speculativi, e, spesso, pochi, quelli che durante il dopoguerra della Prima Guerra Mondiale venivano definiti pescecani, sono sempre in agguato; e di pescecani non c'è soltanto la presenza ormai evidente nel settore dell'energia, ma anche più in generale nel settore delle materie prime. C'è una questione legata all'inflazione, che riguarda tutti, ma riguarda anche l'agricoltura.

Vorremmo cogliere l'occasione, signor Ministro, per sottolineare anche un'esigenza: proprio in questo momento, proprio le difficoltà di approvvigionamento, anche in relazione all'aumento dei prezzi dei fertilizzanti, dovrebbero spingere il Governo e le regioni a favorire ulteriormente l'agricoltura biologica, che è un settore che ha meno necessità, teoricamente potrebbe essere scudata rispetto a queste problematiche.

Accanto al sostegno giusto alle filiere, che comprendono anche le grandi aziende agricole, un'attenzione particolare deve essere data all'agricoltura dei territori marginali e ai problemi strutturali, che, più volte, abbiamo ricordato in questa sede; speriamo che al Senato si arrivi all'approvazione della legge che, in prima lettura, è stata approvata alla Camera, che vede il tema dell'agricoltura contadina, il tema, quindi, del sostegno ai piccoli, perché, come nell'industria e nel settore industriale sono i piccoli ad essere maggiormente colpiti, ad essere maggiormente in difficoltà, a essere portati, in alcuni casi, alla cassa integrazione, se non alla chiusura, allo stesso modo, le difficoltà che sono ricordate nella mozione e sottolineate, poc'anzi, dal Ministro, si ribaltano anche sull'agricoltura, mettendo in difficoltà proprio i soggetti più deboli e, quindi, i soggetti più piccoli.

In definitiva, i 22 punti della mozione a prima firma Cillis e dei colleghi della maggioranza provano a individuare, settore per settore, alcune necessità e alcuni indirizzi. Ed è evidente che una parte di questi - ed è l'ultima cosa che vorrei dire - rispondono a una logica di breve periodo, per cercare di tamponare, di “limitare i danni”, una sorta di riduzione del danno rispetto alle vicende degli aumenti che prima ricordavo. Tuttavia, è anche l'occasione, all'interno del Piano strategico nazionale (PSN) e degli altri strumenti, di provare anche a dare segnali per un cambiamento in una direzione di medio periodo.

Per queste ragioni, il gruppo di Liberi e Uguali voterà a favore della mozione di maggioranza e seguirà l'indicazione del Governo per l'altra mozione (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Emilio Carelli. Ne ha facoltà.

EMILIO CARELLI (CI). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, la pandemia da COVID-19 e il recente scoppio del conflitto russo-ucraino hanno avuto conseguenze drammatiche su interi comparti produttivi di tutti i Paesi coinvolti.

La globalizzazione delle relazioni commerciali ha reso la maggior parte dei Paesi, tra cui l'Italia, dipendente dai mercati esteri e dalle importazioni e la scarsità di materie prime del settore alimentare ha accentuato questa dipendenza.

Da questi elementi, nasce una maggiore consapevolezza del valore strategico della filiera del cibo. Occorre puntare urgentemente all'autosufficienza alimentare europea e dei singoli Stati membri. Non possiamo far dipendere i nostri comparti strategici dall'estero e dal mutare degli scenari geopolitici.

Ecco perché il provvedimento oggi all'esame di quest'Aula intende promuovere le piccole produzioni agroalimentari di origine locale e nasce dall'esigenza di tutelare la qualità e l'originalità del prodotto degli agricoltori e, nel contempo, dei consumatori.

Uno dei principali obiettivi del provvedimento è ridurre la distanza tra produttore e consumatore, a beneficio anche dell'ambiente. Acquistare prodotti a chilometro zero significa rispettare il territorio, ma anche occasione di educazione, socializzazione, cultura e solidarietà. Con la filiera corta si abbattono inquinamento e sprechi, data l'assenza di costi aggiuntivi nella catena di distribuzione, e si va avanti verso un modello agricolo più sostenibile ed ecocompatibile, in linea con le direttive europee di contenimento delle emissioni inquinanti. Sono molti, quindi, gli aspetti positivi della mozione in oggetto.

Il provvedimento, oltre a mirare alla genuinità del prodotto e alla riscoperta di sapori antichi legati al territorio, consente anche di vivere un'esperienza nelle aziende e stabilire un contatto diretto col produttore. Inoltre, sono previsti interventi significativi dei comuni che riservano agli imprenditori agricoli, nonché a quelli della pesca e dell'acquacoltura, una quota dell'area destinata al mercato, così come appositi spazi all'interno dell'area del mercato, proprio per la vendita di prodotti da filiera corta e a chilometro zero, oltre all'istituzione di appositi loghi che servono a valorizzare queste categorie di prodotti.

Per tutte queste ragioni, molto sinteticamente, Coraggio Italia annuncia il voto favorevole sulla mozione di maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Coraggio Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Maria Chiara Gadda. Ne ha facoltà.

MARIA CHIARA GADDA (IV). Grazie, Presidente. Signor Ministro, finalmente il mondo agricolo, soprattutto il settore primario, è diventato oggetto di discussione anche presso i cittadini. Settore primario non soltanto perché è il primo anello della catena e della filiera produttiva agroalimentare, ma perché incide nella vita quotidiana delle persone. Oggi, infatti, le tante difficoltà della filiera agricola e agroalimentare, purtroppo, si riscontrano anche nella spesa, nella capacità di accesso al cibo che hanno i cittadini non soltanto nel nostro Paese, ma anche su scala globale.

Quindi, da questo punto di vista, lo sforzo che si sta facendo al Governo per porre limitazioni all'incremento dei costi delle materie prime, dei trasporti e dell'energia è assolutamente fondamentale per mantenere anche quella pace sociale e quell'equilibrio che sono fondamentali in un Paese come il nostro e che sono stati fondamentali soprattutto nei mesi difficili della pandemia, dove - anche qui - il tema dell'accesso al cibo e della disponibilità delle materie prime, dei semilavorati e dei prodotti trasformati è stato ampiamente oggetto di impegno; è stato impegno dell'allora Ministra delle Politiche agricole Teresa Bellanova, impegno che è continuato anche con il suo Ministero.

Abbiamo anche notato, in questi mesi, quanto la nostra economia sia interconnessa nei rapporti commerciali e geopolitici con altri Paesi, ma soprattutto tra settori. Abbiamo sperimentato, sulla nostra pelle e su quella dei cittadini e delle nostre imprese, quanto il settore agricolo e della produzione sia legato ad altri due settori importanti e strategici per un Paese: il settore energetico, prima di tutto, e il settore dei trasporti.

Da questo punto di vista credo che, da oggi in poi, le nostre politiche, soprattutto le politiche strategiche di sistema, debbano essere indirizzate, appunto, a una visione sistemica attraverso le risorse importanti di cui disponiamo, i tanti strumenti, l'aggiornamento della politica agricola comune, il piano strategico e, soprattutto, gli investimenti che il nostro Paese deve fare con il Piano nazionale di ripresa e resilienza che nasce nel momento difficile della pandemia proprio per colmare quei divari generazionali, di genere e geografici che, nel mondo agricolo, ahimè, si vedono moltissimo.

Oggi, dunque, paghiamo i risultati di mancate scelte e i nodi che sono venuti al pettine in un contesto internazionale, per certi versi imprevedibile, che ha aggravato la situazione: da un lato, gli effetti lunghi della pandemia; dall'altro lato, la guerra all'Ucraina e, dall'altro lato ancora, gli effetti dei cambiamenti climatici, perché ricordiamoci sempre quanto il mondo agricolo sia legato e strettamente interconnesso agli effetti dei cambiamenti climatici.

La crisi che oggi noi stiamo vivendo e sperimentando sul grano è sicuramente legata a una dipendenza molto forte del nostro Paese dall'Ucraina, dalla Russia e dai Paesi produttori di quel tipo di colture, ma anche dalla crisi avvenuta in Canada per effetto dei cambiamenti climatici e della siccità. Quindi, oggi più che mai scopriamo quanto questi temi non siano più prorogabili riguardo agli obiettivi, giustamente, come ha detto lei questa mattina nel suo intervento, ma come spesso ripete.

Però, sicuramente oggi abbiamo la necessità di essere più efficaci ed efficienti nelle risposte, perché i fattori esterni - pandemia, guerra in Ucraina e cambiamenti climatici - intervengono su un sistema agricolo e della produzione agroalimentare nel nostro Paese che è fragile. È fragile perché abbiamo molte aree del Paese a rischio di abbandono ed è fragile perché il fenomeno della frammentazione è un tema grande. Dobbiamo lavorare, come dice la mozione che discuteremo e che voteremo tra poco in Aula, sull'aggregazione di prodotto e di produttori, perché questo ha un effetto molto importante sulla disponibilità di materie prime ma anche sulla capacità delle nostre imprese di saper competere in un mondo sempre più internazionale e competitivo.

Dall'altro lato, però, sono altri e sono molti i temi che dobbiamo risolvere con maggiore tempestività, perché, come ci siamo detti in questi mesi, le risorse non sono l'unico fattore chiave né l'unico elemento di sviluppo. Abbiamo bisogno di una pubblica amministrazione che sia davvero al servizio dei cittadini e delle imprese. Abbiamo un sistema in cui ancora oggi uno dei settori più fragili del settore primario - mi riferisco al mondo della pesca - non accede a un sistema stabile e strutturale di ammortizzatori sociali e di previdenza sociale. Abbiamo un sistema in cui i pagamenti dovuti alle imprese arrivano dopo tanti mesi e le nostre imprese agricole, spesso anche piccole e frammentate, come dicevo prima, hanno difficoltà di liquidità, di accesso al credito. Quindi, da questo punto di vista dobbiamo portare il sistema verso una maggiore strutturazione, ma soprattutto verso un sistema in grado di rispondere in modo più efficace alle sollecitazioni esterne.

Poi credo che vi sia un altro aspetto importante che oggi più che mai vede il mondo agricolo e della trasformazione in prima linea: mi riferisco agli aumenti dei costi energetici che sicuramente hanno un impatto anche sulle altre filiere legate al mondo agricolo e agroalimentare. Penso al mondo degli imballaggi e ai mezzi tecnici di produzione che hanno un impatto - eccome! - non soltanto sulla sostenibilità delle imprese della trasformazione ma anche sul prezzo finale al consumo e sulla disponibilità stessa delle produzioni.

Dunque, il tema energetico è fondamentale da due punti di vista, perché noi non possiamo più permetterci una dipendenza così sostanziale e sostanziosa da altri Paesi e dobbiamo andare nella direzione di uno stoccaggio di materie prime e di energia di tipo europeo. Ma il nostro Paese deve finalmente fare chiarezza - e credo che in questo momento stiamo iniziando a farlo - rispetto alla diversificazione di fonti energetiche, al tema degli investimenti e, soprattutto, al ruolo dell'agricoltura. Il dibattito nei mesi e negli anni scorsi, rispetto al ruolo dell'agricoltura, sul fronte dei cambiamenti climatici e dei cosiddetti sussidi ambientalmente dannosi, forse, ha peccato di grande superficialità. L'agricoltura oggi può essere protagonista del cambiamento, nonché della transizione energetica e della diversificazione delle fonti energetiche. Pensiamo al ruolo del biogas e del biometano che, in un'ottica di economia circolare, possono davvero essere una fonte di incremento e di sostegno al reddito per le imprese agricole, ma avere anche un effetto positivo in un'ottica di economia circolare, rispetto all'impatto delle produzioni e, in particolare, dell'allevamento. Per fare questo bisogna avere definizioni chiare, parole chiare e normative chiare. Da questo punto di vista, è e sarà importante che tutti i decreti e le riforme collegate al Piano nazionale di ripresa e resilienza facciano chiarezza, ad esempio, sull'uso dei sottoprodotti. Un emendamento di Italia Viva è stato importante nei provvedimenti precedenti, proprio per inserire all'interno della categoria dei sottoprodotti utilizzabili nel biogas e nel biometano anche i reflui e i residui che provengono dal mondo agricolo. Infatti, quando non c'è chiarezza, significa che il sistema si ferma e non riesce ad andare avanti rispetto ad obiettivi importanti. Ma gli obiettivi importanti devono essere attuati nella quotidianità e con norme chiare e precise. Credo che sia interesse di tutti noi e anche di questa mozione andare nella direzione di un sistema con normative efficaci, efficienti e chiare per chi poi le deve attuare nella quotidianità.

Allo stesso modo, dobbiamo smetterla - finalmente anche questo è molto chiaro - con il dibattito dei veti strumentali rispetto a forme energetiche che, se il nostro Paese avesse implementato anni fa, avrebbero contribuito in questo momento a calmierare i prezzi delle bollette e a rendere meno dipendenti le nostre imprese della trasformazione che, per la prima volta nella loro storia, oggi soffrono la crisi energetica e delle materie prime.

Noi siamo famosi nel mondo non soltanto per la qualità delle nostre materie prime, ma anche per la capacità di trasformarle. Quindi, colgo con favore il punto che è stato inserito all'interno di questa mozione, su cui il Governo ha espresso un parere favorevole, anche rispetto a come concepiamo le misure di sostegno alle nostre imprese. Durante la pandemia abbiamo capito, ad esempio, quanto la classificazione per codici ATECO non risponda a quello che esiste nel mondo reale della produzione. Oggi servono misure di sostegno alle imprese, molte delle quali sono ancora in Cassa integrazione, perché non riescono a fronteggiare costi di produzione così abnormi delle materie prime, dei mezzi tecnici e - ripeto - i costi energetici. Credo sia importante superare un codice, un ordinamento vecchio e andare nella direzione di chi oggi ha necessità di superare lo scoglio dei costi energetici che sono preponderanti all'interno dei costi totali di produzione.

Vi sarebbe molto altro da dire. Credo che oggi ci dobbiamo mettere al lavoro, dobbiamo farlo perché è in crisi il nostro sistema agroalimentare e non ci possiamo permettere di perdere competitività. Infatti, se le imprese chiudono, se le imprese sono in Cassa integrazione, non si perde soltanto produzione, non soltanto aumentano i costi al consumo, ma, soprattutto, ne perde il Paese in termini di competitività e di presenza sul mercato, attuali e future. Con queste considerazioni annuncio il voto favorevole del mio gruppo di Italia Viva e, soprattutto, annuncio l'impegno quotidiano e costante rispetto a soluzioni concrete che servano alla nostra agricoltura e al nostro settore agroalimentare (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Caretta. Ne ha facoltà.

MARIA CRISTINA CARETTA (FDI). Grazie Presidente. Signor Ministro, per anni, prima di questa legislatura, abbiamo chiesto a gran voce di cambiare rotta e di ridurre la nostra dipendenza dall'estero, almeno per quanto riguarda il comparto agroalimentare.

Infatti, quella che oggi chiamiamo sovranità alimentare è assolutamente necessaria per garantire la prosperità della Nazione nei momenti di crisi. Per anni siamo stati derisi e additati come nostalgici del secolo scorso, però - oggi possiamo dirlo – avevamo ed abbiamo ragione. Bastava dare seguito a quanto detto un anno fa dalla FAO e dagli operatori, che hanno a più riprese dato l'allarme sul costante incremento dei prezzi delle materie prime agricole. Allarme che, come Fratelli d'Italia, abbiamo immediatamente riportato in Parlamento, purtroppo senza risposta. Due anni di pandemia hanno portato alla chiusura delle attività economiche e ad un cambio della tendenza di mercato e ad una ripresa improvvisa dei ritmi produttivi, comportando un aumento dell'inflazione senza precedenti, con rincari delle materie prime e della logistica e la rottura delle catene di forniture globali. Questo significa che ottenere le materie prime, trasformarle, lavorarle, venderle e distribuire il prodotto finale costa molto di più, con chiare ripercussioni per i consumatori finali, che si ritrovano prodotti più costosi ed un potere d'acquisto sensibilmente ridotto. A peggiorare il quadro c'è un'Unione europea votata a politiche di decrescita felice ed ecologismo da salotto, probabilmente perfetto per i grandi salotti del centro città, ma totalmente inadatto per il mondo reale. Ci volevano davvero un embargo energetico e una guerra tra Russia e Ucraina per capire che non saremmo andati da nessuna parte. Inutile ricordare, signor Ministro, che Russia e Ucraina rappresentano il 30 per cento del commercio mondiale di frumento e orzo, il 17 per cento del mais e oltre il 50 per cento dell'olio di girasole, che ormai sta diventando una rarità nei supermercati. Si tratta di prodotti essenziali per la trasformazione alimentare, per la mangimistica e per la produzione di beni di prima necessità. Basti pensare che importiamo il 64 per cento del grano tenero per pane e biscotti, il 44 per cento di grano duro per la pasta e il 47 per cento di mais. È evidente che, quando i principali esportatori di questi prodotti sono in guerra tra loro, non avere un'autoproduzione significa essere vulnerabili, esposti alle speculazioni di mercato, comportare un danno ai cittadini e alle imprese. Proprio in termini di costi, CREA non solo ci dice che fertilizzanti e gasolio sono rincarati del 170 per cento e del 129 per cento sul 2021, ma che questa congiuntura economica può arrivare a costare oltre 15.700 euro annui per le imprese agricole, arrivando a 99.000 euro per le aziende che allevano granivori e sono quindi collegati al comparto della mangimistica. Il mais, di cui l'Ucraina è quarto esportatore mondiale con circa il 15 per cento delle forniture globali, ha raggiunto la quotazione record di 283 euro a tonnellata lo scorso febbraio. Negli ultimi dieci anni la nostra produzione nazionale è crollata del 30 per cento, lasciandoci dipendenti da importazioni straniere per quasi il 50 per cento, con tutte le ripercussioni del caso su aziende agricole e comparto mangimistico, ormai ridotti in ginocchio sotto la spada di Damocle di speculazioni, da cui la politica non è stato in grado di proteggerli. Per il grano tenero la situazione è anche più disperata, con Russia e Ucraina che valgono oltre il 30 per cento delle esportazioni globali, con oscillazioni molto forti e un picco raggiunto lo scorso dicembre, 325 euro a tonnellata, abbassandosi a febbraio a 313 euro, una cifra comunque spaventosamente elevata, soprattutto se consideriamo che, nel 2019, la quotazione era di circa 180-183 euro a tonnellata. Come Italia importiamo circa il 60 per cento del grano per uso interno di prima e seconda trasformazione. È evidente che anche in questo caso la volubilità del mercato sta terrorizzando l'industria molitoria. Inoltre il lattiero-caseario ha visto un picco di costo del latte, pari a 48 centesimi al litro, con un incremento dei costi produttivi del 20 per cento e del prezzo al consumatore del 30 per cento, peraltro costringendo i produttori a ridurre il numero di capi di bestiame impiegati, costretti quindi a ridurre la loro capacità produttiva per sopravvivere economicamente.

Sui fertilizzanti lo scenario è desolante: con la Russia che detiene il 13 per cento della produzione mondiale i prezzi sono triplicati, con picchi anche di mille euro a tonnellata di prodotto, come nel caso dell'urea, costringendo il 30 per cento delle imprese agricole a ridurre i raccolti perché non possono permettersi una gestione troppo ampia.

Nel momento in cui la Russia produce oltre il 23 per cento del gas naturale mondiale, con una quota spaventosamente rilevante utilizzato dall'Unione europea e dall'Italia, è evidente che l'esposizione alle speculazioni è enorme, così come la ripercussione sui costi di materiali, come il gasolio, essenziali nelle attività agricole. La crisi corrente non ha risparmiato alcun settore della nostra economia; ad esempio, è stato investito in pieno il comparto suinicolo già afflitto dall'emergenza PSA su cui abbiamo terminato la discussione generale su una serie di mozioni proprio lunedì, ma oltre alla filiera suinicola sono finite sotto i colpi del rincaro delle materie prime e dell'energia il comparto ittico con i costi fissi di gestione, penso al gasolio, ormai del tutto insostenibili, e le produzioni florovivaistiche che stanno soffrendo in modo particolare i rincari dell'energia, che serve per mantenere le serre operative e la logistica per il trasporto delle piante. Stando così le cose tra pochi mesi molte di queste attività chiuderanno ed allora non ci sarà nessun reddito di cittadinanza, non ci sarà nessun bonus di 200 euro che tenga a salvare l'economia nazionale: sarà una catastrofe. Quando in Italia la politica era ostaggio dei “no” degli ambientalisti da salotto, altri Paesi hanno inserito strategie di sovranità alimentare da autoproduzione nei propri piani di rilancio post-pandemici. Mentre come Italia e come Europa ci siamo dilettati a discettare di ecologismo da salotto e di decrescita felice, la Cina ha avviato da ormai oltre un anno una politica di stoccaggio di materie prime agricole senza precedenti, umiliando ancora una volta la nostra incapacità di proiezione strategica; la Cina, infatti, oggi detiene l'82 per cento delle scorte mondiali di rame, il 69 per cento di quelle di mais, il 49 per cento di quelle di frumento e 45 per cento di quelle di fagioli di soia, il 26 per cento di quelle di petrolio. Vorrei ricordare che la Cina è da anni che ha avviato questa politica di stoccaggio di materie prime, quando noi abbiamo avuto invece due Governi che con la Cina ci sono andati a braccetto, mettendo a rischio la nostra indipendenza e i nostri rapporti con il mondo occidentale. Colleghi questa crisi non ha solo risvolti economici ma anche geopolitici, dalle esportazioni alimentari di Russia e Ucraina dipendono Paesi come Egitto, Nigeria, Tunisia, Mali e in generale buona parte dell'area africana; un'interruzione totale delle forniture alimentari nel continente africano, soprattutto nell'area del Sahel e delle tratte migratorie, darebbe il via ad una nuova stagione di immigrazione fuori controllo verso l'Europa, portando ad un vuoto di potere pronto ad essere colmato proprio da chi come la Cina ha una politica estera fondata su attacchi speculativi a danno della povertà altrui. Questa contingenza rappresenta una congiuntura storica nella quale dobbiamo come Italia e come Europa intervenire per evitare di scomparire politicamente. Colleghi, questa crisi può rappresentare l'ultima opportunità per creare una politica agricola degna di questo nome o la pietra tombale del nostro sistema produttivo. Come Fratelli d'Italia questa mozione rappresenta la sintesi delle iniziative di breve, medio e lungo periodo necessarie per cambiare finalmente paradigma e fornire soluzioni operative all'intero mondo agroalimentare, al Paese ma anche all'Europa. Come forza patriottica e di buonsenso, quello stesso buonsenso che ci porta a sostenere l'interesse degli italiani ogni giorno, sosterremo questa e qualsiasi iniziativa che vada nella direzione di restituire a questo Paese dignità, crescita e fiducia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Maria Spena. Ne ha facoltà.

MARIA SPENA (FI). Grazie, Presidente. Signor Ministro, è innegabile che la pandemia e la guerra abbiano rivelato la strategicità, la centralità ma anche la fragilità del sistema agricolo nazionale ed europeo. La guerra in Ucraina ha dimostrato anche i limiti di un sistema di interscambi commerciali troppo concentrato, soprattutto, sulle specializzazioni geografiche. Un esempio su tutti: i due terzi delle esportazioni di grano tenero nel mondo sono concentrate nelle mani di cinque Paesi, vale a dire Stati Uniti, Canada, Francia, Russia e Ucraina. Lo stop alle esportazioni di grano tenero dall'Ucraina va a gravare soprattutto sui Paesi fragili, sui Paesi dove è già diffusa la povertà tra la popolazione: pensiamo al Libano, allo Yemen, alla Tunisia, all'Egitto. Ministro, 25 milioni di tonnellate di grano tenero sono ferme nei porti del mar Nero. L'unica arma efficace che abbiamo è quella di sbloccare le esportazioni da quei porti affinché molte popolazioni povere possano essere sfamate. Il rischio è che una crisi alimentare senza precedenti possa comportare una crisi globale della fame, come ha dimostrato anche il passato recente, dato che l'assenza di farina ha spesso dato origine alle famose rivolte del pane che hanno poi innescato le Primavere arabe.

In Italia, il limite di un sistema globale di approvvigionamento lo abbiamo riscontrato già dal 2021, con l'impennata dei prezzi del grano duro. Sappiamo che l'Italia è il secondo produttore al mondo di grano duro, dopo il Canada, e nello stesso tempo il Canada è il Paese da cui noi importiamo la maggior parte del grano duro. Questa eccessiva dipendenza ci ha esposto a oscillazioni dei prezzi proprio per la siccità che ha colpito le produzioni canadesi. Quanto avvenuto dovrebbe indurre a produrre più grano nazionale. Serve, quindi, assolutamente un'inversione di rotta ed il conflitto in Ucraina ha fatto scattare il campanello d'allarme per capirlo. Stesso discorso vale per il mais: per la nostra zootecnia, l'Italia ne importa il 53 per cento del suo fabbisogno e, di questo, il 15 per cento proviene proprio dall'Ucraina. Lo stesso dicasi poi per i semi oleosi e per l'olio di girasole, di cui noi siamo importatori dall'Ucraina per l'80 per cento. In generale, il Governo italiano deve pretendere in sede europea una strategia comune sul fabbisogno alimentare con la creazione di stoccaggi europei per le materie agricole (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

Signor Ministro, l'obiettivo deve essere quello dell'autosufficienza alimentare. Il motto, il mantra è quello di produrre di più e importare di meno e, per farlo, è chiaro che bisogna aumentare la produzione nazionale. Lo ha capito anche l'Unione europea, con la deroga temporanea agli obiettivi della PAC. Bene anche il suo decreto dell'8 aprile, che ha permesso di mettere in attivo più di 200.000 ettari qui in Italia. Per evitare poi che l'incremento della produzione sia compromesso e scoraggiato dall'installazione di impianti fotovoltaici a terra - questa, signor Ministro, è una cosa che Forza Italia le chiede ad alta voce - chiediamo l'individuazione immediata delle aree idonee, delimitando i confini in modo tale da preservare le aree più fertili per le attività agricole, quindi per l'attività dei nostri produttori (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

Per ottimizzare le rese e raggiungere quindi l'autosufficienza alimentare, un altro impegno che chiediamo al Governo è quello di investire in tecnologia e in formazione - questa è una cosa a cui tengo particolarmente - e quindi chiediamo, Ministro, di riportare al 50 per cento il credito d'imposta previsto per la tecnologia 4.0 (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Allo stesso modo, sollecitiamo il Governo - il mio collega Raffaele Nevi l'ha più volte sottoposto all'attenzione di quest'Aula - sulla necessità di dare il via libera definitivo alle TEA, le famose tecnologie di evoluzione assistita che non hanno nulla a che vedere con gli OGM. Inoltre, chiediamo di investire - lo ripeto - sulla formazione dei tecnici del mondo dell'agricoltura e di chi sarà chiamato ad applicare la tecnologia da portare sui campi. L'agricoltura di domani ha bisogno di professionisti formati oggi mediante la promozione della ricerca, il sostegno agli istituti e alle università agrarie, di cui va anche incentivata l'interazione con agronomi e agricoltori. Voglio ricordare, infine, che con l'aumento dei costi energetici e la mancanza di materie prime, bisogna intervenire su tre voci di costo che gravano oggi sulle imprese agricole e che sono energia, fertilizzanti e mangimi, perché penso che quello che seminiamo oggi sarà determinante per l'agricoltura di domani. Bisogna sempre di più ragionare in una prospettiva di filiera, che è l'elemento chiave di tutto quanto il settore agroalimentare. La sostenibilità ambientale deve andare di pari passo con la sostenibilità economica dei nostri agricoltori e dei nostri allevatori. I prezzi non devono e non possono scendere sotto i costi di produzione. L'agricoltura deve essere redditizia per le imprese e per gli addetti alla produzione, deve essere sostenuta da investimenti per diventare volano di una crescita in termini economici, sociali ed ambientali. È con questi impegni, signor Ministro, che daremo il parere favorevole a questa mozione (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Susanna Cenni. Ne ha facoltà.

SUSANNA CENNI (PD). Grazie, Presidente, Ministro e colleghi, questa non è la prima volta che discutiamo in Aula delle conseguenze della guerra sul sistema agricolo e alimentare. Lo abbiamo fatto settimane fa, alla fine di marzo, con un'informativa molto puntuale che il Ministro ha illustrato a quest'Aula, su richiesta del Partito Democratico; lo abbiamo fatto in più occasioni nei question time con interrogazioni rivolte allo stesso Ministro, ottenendo anche risposte molto importanti, e lo abbiamo fatto anche questa mattina, insieme al Ministro, nelle due Commissioni congiunte, facendo il punto sui decreti e anche sulla fase che si è aperta in questi giorni e che, entro luglio, porterà alla definizione del nostro piano strategico. Io credo che tutti questi siano stati momenti importanti di confronto fra il Parlamento e il Governo per la migliore messa a punto di tutte le nostre iniziative. Del resto, questo sarebbe potuto essere il tempo della ripartenza su nuove basi, con il PNRR, con una mole di investimenti importanti per le filiere, per l'irrigazione, per la logistica e per le agroenergie, con una PAC che finalmente è arrivata, con un piano strategico su cui si sta lavorando, con indirizzi europei importanti per la transizione ecologica anche in questo settore, con la biodiversità e con la strategia Farm to fork. Invece, siamo ancora qui a misurarci con il rischio di perdite importanti, con la perdita e la chiusura di imprese. Prima la pandemia, poi gli aumenti energetici e le conseguenze della guerra; potremmo dire che mancano solo le cavallette, ma in realtà ci sono anche quelle perché in Sardegna, in queste settimane, abbiamo avuto anche quel grave fenomeno. Quindi, lo scenario di una grave crisi alimentare globale sta cambiando le nostre agende e ci sta chiedendo politiche all'altezza della stagione.

Io credo sia stato anche importante citare e richiamare - in quel breve tempo che abbiamo potuto seguire in diretta ieri sera -, fra i temi che il Presidente del Consiglio, Draghi, ha posto nel colloquio con Biden, anche la sfida della sicurezza alimentare. Da tempo, sappiamo che anche nel nostro Paese c'è un problema di povertà alimentare. Oggi, davanti a noi c'è il rischio di un'esplosione violenta a livello globale di questo fenomeno. Siamo consapevoli che l'Italia non rischia di trovare gli scaffali dei supermercati vuoti, ma sappiamo anche che stiamo vivendo un intreccio incredibilmente stretto fra gli effetti di una sorta di geopolitica del cibo, l'uso del cibo, anche ai fini dello scontro internazionale, la crescita dei costi delle materie prime in essere già prima dell'aggressione russa dell'Ucraina e il mancato arrivo di fertilizzanti, mais, olio di girasole e grano tenero. È un intreccio che produce, da molti mesi, risultati devastanti per la nostra economia, per le imprese e per le famiglie.

Il DEF ha esaminato con chiarezza il nuovo quadro. Noi ci auguriamo che il perdurare del conflitto non renda necessario un continuo aggiornamento di queste nostre previsioni e, soprattutto, ci auguriamo che si trovi la strada diplomatica per cessare la guerra.

Non torno sui dati che i colleghi hanno esposto nella discussione sulle linee generali - lo ha fatto molto bene la collega Incerti e lo hanno fatto i colleghi negli interventi che mi hanno preceduto -, ma penso che non sia un caso il fatto che oggi abbiamo nuovamente all'ordine del giorno questa discussione, così come poi di seguito avremo una nuova discussione sulla PSA e anche che abbiamo nuovi allarmi, per esempio, nel settore della pesca. I numeri continuano a indicarci criticità e complessità: ricordo che, a marzo, abbiamo avuto un aumento del 10 per cento dei prezzi alimentari rispetto al marzo del 2021. Istat, Ismea, Crea, gli uffici studi dei principali osservatori economici e bancari sono stati molto chiari: i bilanci di oltre 5 milioni di italiani rischiano di chiudere in rosso - parliamo dei bilanci familiari -, con una percentuale che, nella spesa dei beni energetici alimentari, produce sui redditi più bassi un deficit di oltre 1.300 euro all'anno. Poi ci sono i costi per le imprese, in modo particolare per quelle della zootecnia, non più sostenibili, non più davvero sostenibili.

Noi crediamo, Ministro, che nei decreti che sono stati adottati sino ad oggi siano già arrivate importanti risposte, che abbiamo apprezzato molto. Mi riferisco agli interventi per la rinegoziazione dei mutui, al credito d'imposta per i carburanti, al Fondo per le filiere e agli interventi sul digestato e sulle agroenergie. E ancora, nel più recente decreto, ci sono 180 milioni di accesso per le garanzie ISMEA, ulteriori 20 milioni per il Fondo, la possibilità di incrementare la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili per il settore agricolo oltre l'autoconsumo e gli ulteriori interventi sull'IVA per i carburanti. Ancora, per noi, è importante che il Governo sia intervenuto, anche raccogliendo proposte del Partito Democratico: mi riferisco all'assegno energia, ai 200 euro in busta paga per i lavoratori e i pensionati, ai 100 milioni per il Fondo sociale affitti, allo sconto per gli abbonamenti sui trasporti e al taglio delle tasse sui carburanti. Ovviamente c'è bisogno anche di molto altro. C'è per noi, per esempio, un tema assolutamente centrale, che riguarda anche la discussione di oggi, che è l'adeguamento dei salari in questo Paese. Gli osservatori sulla spesa alimentare ci dicono che ci sono già riduzioni importanti nella spesa alimentare degli italiani, pari al meno 6 per cento, e un orientamento progressivo di questa spesa verso prodotti di qualità e costi molto più bassi. Questo è un problema, non solo per il consumo dei prodotti agricoli di nostra produzione, ma anche per la prevenzione delle malattie, infatti, sappiamo quanto una buona alimentazione sia la prima prevenzione di tantissime malattie.

Lavoreremo per migliorare gli ultimi decreti in Parlamento: lei ha ricordato, in apertura di questa sessione, come sia stato possibile, in questi mesi, lavorare insieme anche per migliorare i decreti. Nella mozione di maggioranza, ci sono le principali proposte che continuiamo a porre all'ordine del giorno, ma per noi ci sono due grandi questioni di fondo che restano fondamentali. La prima, Ministro, è la tempestività dei provvedimenti. La pesca - come sappiamo - è nuovamente in stato di agitazione e il tema è proprio la lentezza nell'erogazione degli aiuti al settore e la mancata attivazione della Cassa integrazione, dopo mesi di attesa e di decisioni che abbiamo assunto anche in queste Aule.

Io credo che non sia più accettabile che si corra nella predisposizione dei decreti e che i decreti, poi, restino in parte sulla carta. Lo dico perché non rende onore nemmeno al suo importante lavoro. Ci sono risorse importantissime, c'è un quadro di misure che può salvare le imprese. Noi non ci possiamo giocare tutto questo per la pesantezza burocratica che continua a ingessare il settore. Non possiamo permettercelo.

E la seconda grande questione che noi poniamo è la rotta, la visione strategica del nostro sistema agricolo-alimentare. Ciò che è accaduto, infatti, è anche diretta conseguenza di un insieme di problemi che riguardano da tempo il nostro Paese e l'Europa intera, e cioè la scarsa resilienza dei nostri sistemi alimentari. Non lo risolviamo con gli slogan, forse efficaci in qualche social, oppure dando sempre, come una macchinetta rotta, la colpa all'Europa. Lo si fa, mettendo le basi di un cambiamento del sistema, oggi, di una diversa centralità strategica dell'agricoltura, meno dipendente dalle importazioni, indubbiamente, ma senza coltivare sogni autarchici, sinceramente, ma anche meno dipendente dalle fonti fossili. Questa cosa noi dobbiamo ripetercela continuamente. E mi soffermo su questo punto, perché vedo il rischio di un accantonamento del Green Deal e degli obiettivi della transizione ecologica, quasi fossero un lusso da tempi di vacche grasse.

Io trovo molto gravi le dichiarazioni che Syngenta ha fatto nei giorni scorsi su biologico e sostenibilità. Attenzione, attenzione davvero. Io credo che nei nostri provvedimenti avessimo raggiunto una giusta cornice, frutto di un confronto vasto, con tanti soggetti e punti di vista. E, allora, si attivi tutta la flessibilità che serve negli obiettivi e negli strumenti, siano essi PAC, PNRR, piuttosto che aiuti nazionali, flessibilità non stravolgimento, tutto ciò che serve, ma non fermiamo un percorso che abbiamo iniziato e che può vedere ancora il nostro Paese leader nella produzione agricola di qualità. Sono stati fatti grandi passi avanti grazie alla determinazione dei nostri agricoltori.

E, allora, credo che serva investire di più sui sistemi locali e sul loro rafforzamento assieme alle grandi filiere nazionali, che serva incrementare la produzione nazionale di cereali e proteine vegetali, e che serva un contributo più forte della ricerca e dell'innovazione in questo momento. Anche qui, attenzione: innovazione e ricerca non significa solo biotecnologie, che sono uno strumento importante, ma non possono essere il solo strumento.

Concludo, Ministro. Lei, in queste settimane, è impegnato in un confronto importante di negoziazione, ancora, sui contenuti del Piano strategico nazionale. Ha tutto il nostro appoggio, lo sa e glielo confermiamo. Ma si chieda all'Unione europea un salto di qualità vero, si torni anche a ragionare sul de minimis e si torni a parlare di strumenti straordinari e più gestibili, non solo per salvare l'agricoltura italiana europea, ma anche per dare gambe a quei sistemi alimentari capaci di garantire solidità di un intero sistema, sicurezza alimentare, reddito agli agricoltori, dignità al lavoro e rendere l'agricoltura il soggetto protagonista della transizione ecologica.

PRESIDENTE. Concluda. Ha esaurito il suo tempo.

SUSANNA CENNI (PD). Anche per questa ragione, ci sarà il voto favorevole del Partito Democratico sulla mozione di maggioranza e, sul resto, ci atterremo alle indicazioni del Governo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Marzio Liuni. Ne ha facoltà.

MARZIO LIUNI (LEGA). Grazie, Presidente. Signor Ministro, ci troviamo oggi a discutere questa mozione presentata dalla maggioranza che sostiene questo Governo, perché dobbiamo dare risposte vere, concrete e reali alla crisi energetica, che sta comportando aumenti insostenibili per le attività produttive del nostro Paese e, soprattutto, per il comparto agroalimentare.

I costi per l'energia sono balzati alle stelle e stanno mettendo in seria difficoltà le aziende agricole e zootecniche, che, dobbiamo ricordare, nel periodo di maggior difficoltà a causa della pandemia, non hanno mai smesso di lavorare per fornirci il cibo sulla tavola.

I costi legati all'energia elettrica e al gas hanno comportato un aumento dei prezzi dei carburanti, dei fertilizzanti, dei mangimi, dei prodotti fitosanitari, degli antiparassitari, dei diserbanti, dei macchinari e delle sementi, con rincari a catena anche sui prezzi degli imballaggi, su plastica, vetro, carta, etichette dei prodotti, sulle confezioni del latte, delle bottiglie dell'olio, dei succhi e delle passate, e anche, infine, sui trasporti. Tutti fattori indispensabili per il comparto agroalimentare, per produrre, trasformare e distribuire tutto quello che oggi mangiamo, con un inevitabile aumento dei costi di produzione.

Non mi dilungherò nel citare tutti gli aumenti che si sono venuti a creare settore per settore, anche perché quelli che oggi potrei elencare, domani non sarebbero più aggiornati, poiché, signor Ministro, la situazione è fluida, cambia ogni giorno. Purtroppo, l'aumento dei costi di produzione sfortunatamente ricade anche sul consumatore finale, che vede aumentare i prezzi a scaffale, soprattutto dei beni primari come pane, pasta, latte, eccetera. È bene ricordare, paradossalmente, che questi aumenti a scaffale, però, non arrivano al produttore iniziale, ovvero questi non riescono ad avere un vantaggio da questo rialzo dei prezzi al consumo, ma vengono assorbiti dalla grande distribuzione e dalla trasformazione, che, oltretutto, causano una contrazione del consumo del prodotto stesso, con un conseguente effetto nullo lungo la filiera produttiva.

Il caso carburanti contribuisce a ridurre la competitività delle imprese made in Italy sul mercato interno e sulle esportazioni, con il rischio di perdere quote di mercato soprattutto nell'ambito delle competizioni internazionali.

La crisi russo-ucraina sta facendo la sua parte. A questo riguardo, voglio ringraziare le Forze armate, e soprattutto il Corpo degli alpini per quanto sta facendo per la gestione dei profughi (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Questa crisi si è andata a sommare alla situazione derivante dall'aumento dei costi energetici, introducendo nuovi e ulteriori fattori di instabilità sociale ed economica per l'agricoltura italiana, e ha rimarcato la nostra dipendenza dai Paesi esteri. Il fatto che vi siano stati rincari, oltre a questa fase di incertezza, sta provocando sicuramente forti scossoni, soprattutto nel comparto zootecnico per la carenza di materie prime come il mais, che è la componente principale dell'alimentazione degli animali negli allevamenti. Dobbiamo parlare di sovranità alimentare e di sicurezza alimentare in chiave di sicurezza degli approvvigionamenti. Questo è il nostro primo obiettivo, che dobbiamo darci, come Paese.

I costi aziendali ormai sono fuori controllo, riducono fortemente il profitto degli agricoltori, portandolo a livelli al di sotto della sostenibilità economica. Il primo problema dell'agricoltura italiana, infatti, è soprattutto il reddito delle aziende agricole. I rincari stanno colpendo la redditività delle imprese dell'intera filiera agroalimentare. Se un'azienda agricola ha reddito adeguato, ha le risorse necessarie per sostituire le trattrici, investire in stalle più moderne, investire nell'agricoltura di precisione e, quindi, con maggiore sostenibilità ambientale e riduzione degli input, che sono un costo produttivo.

Questo Governo è intervenuto diverse volte a sostenere gli agricoltori nelle varie emergenze che si sono susseguite in questi ultimi anni, ma adesso sono indispensabili strumenti, anche finanziari, per dare un sostegno di lunga durata a queste aziende. Non possiamo sempre agire sull'onda dell'emergenza, dobbiamo operare scelte strutturali di medio e lungo periodo, che permettano ai nostri agricoltori di affrontare le future sfide.

Insomma, signor Ministro, lei questi problemi li conosce. Non è più il tempo per le parole, bisogna passare ai fatti, anche in sede europea, per la revisione della PAC, che già prima sembrava difficile da attuare e che, secondo diversi studi, metteva a rischio l'approvvigionamento di cibo in tutta l'Europa. Alla luce dell'attuale nuovo quadro, appare deficitaria e incapace di dare le risposte necessarie all'agricoltura per affrontare le nuove esigenze sopravvenute.

Stiamo giustamente avviando il processo di transizione ecologica, chiedendo alle nostre aziende agricole di fare sforzi, soprattutto economici, per affrontare questo passaggio. Ma, alla luce dei nuovi sviluppi internazionali, come il conflitto, serve, a questo punto, un'azione graduale che accompagni le nostre aziende agricole in questo passaggio, e non scelte che adesso apparirebbero drastiche e che potrebbero causare loro un ulteriore appesantimento, grave.

Infine, ci sono provvedimenti che non costano niente e si potrebbero risolvere subito, come, ad esempio, la legge sul florovivaismo, che stagna da due anni al Senato senza un perché, oppure la fauna selvatica: problemi che tutti i Ministri che si sono susseguiti hanno detto di risolvere velocemente, e che continuano a danneggiare il reddito degli agricoltori (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), per non parlare, poi, della peste suina, problema che lei conosce molto bene. Signor Ministro, gli agricoltori aspettano risposte concrete e durature per poter continuare a svolgere il proprio lavoro.

Per quanto esposto, annuncio il voto favorevole della Lega (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Cillis. Ne ha facoltà.

LUCIANO CILLIS (M5S). Grazie, Presidente. Grazie, signor Ministro, per la sua presenza in Aula, per dare ascolto a questa mozione di maggioranza, fortemente voluta dal mio gruppo, in particolare, per affrontare questo delicatissimo momento storico. Holodomor, è questo il termine che riecheggia dinanzi a ciò che stiamo vivendo, nuovamente, dopo quasi 100 anni, un termine attribuito, in lingua ucraina e russa, alla carestia che causò milioni di morti per fame tra gli ucraini, tra il 1932 e il 1933; un'azione scientemente orchestrata da Stalin, allora alla guida dell'Unione Sovietica, con politiche crudeli, volta a causare la morte in maniera pianificata, come l'ha definita, in una dichiarazione congiunta, l'ONU, nel 2003. Chiunque veniva trovato in possesso di più di 3 spighe di grano, veniva fucilato per direttissima. La fame che diventa un'arma di guerra. Oggi la Federazione russa sta attuando la medesima strategia, facendo leva sulla sicurezza degli approvvigionamenti alimentari per destabilizzare gli Stati e piegare le loro politiche ai propri fini, così da avere una leva a proprio favore per convincere gli Stati stessi, attraverso la carestia di cibo e le inevitabili conseguenze che ciò avrà sugli scenari internazionali, venendo a mancare gli equilibri faticosamente raggiunti negli anni. Come denuncia il Programma alimentare mondiale dell'ONU, ben 4,5 milioni di tonnellate di grano sono stati bloccati nei porti ucraini occupati dai russi, cifra che raggiunge i 25 milioni di tonnellate, conteggiando tutti i cereali, tra grano, mais e altre granelle. Un'azione volta a far aumentare i prezzi dei generi alimentari e ad accendere i riflettori sul rischio di carestia in diverse aree del mondo. La fame diventa un'arma da guerra. L'Ucraina, infatti, è uno dei principali produttori – e ne esporta nel mondo il 10 per cento - del frumento tenero destinato alla panificazione, per un totale di 18 milioni di tonnellate ed esporta il 15 per cento del mais, per oltre 27 milioni di tonnellate. Il blocco delle spedizioni dai porti del Mar Nero sta gettando nel caos le quotazioni mondiali dei cereali, basti pensare che, a marzo, si è registrato il maggiore aumento dei prezzi del grano dal 1990. A essere più colpite sono le aree del Medio Oriente, come Siria, Libano, del Nordafrica, come Egitto e Maghreb, dell'Africa subsahariana, dipendenti dalle esportazioni di cereali dell'Ucraina e ora più esposte a carestie e disordini sociali, disordini che equivalgono a nuove emigrazioni nel continente europeo. Pertanto, se non abbiamo una visione ampia della problematica e delle sue conseguenze, rischiamo di non essere preparati ai risvolti globali concatenati alle azioni russe.

Con i colleghi del MoVimento 5 Stelle della Commissione agricoltura, abbiamo già impegnato il Governo a essere pronto ed efficiente per una rapida ricostruzione agricola in Ucraina, che ci conduca a un equilibrio alimentare immediatamente dopo quello bellico. Ora, nell'attuale contesto, è importante avere una visione disincantata e critica, a breve e a lungo termine, per garantire l'approvvigionamento di cibo a livello comunitario.

È importante, dunque, che il Governo posticipi l'entrata in vigore delle misure introdotte dalla PAC 2023-2027, volte a limitare la produzione in ottica di transizione ecologica, per ripristinare gli obiettivi originari di sicurezza degli approvvigionamenti; attuare forme di stoccaggio comune, in un'ottica europea e non autarchica, per fronteggiare la volatilità dei prezzi, adottando un piano strategico europeo per l'autosufficienza alimentare; aumentare la percentuale dei pagamenti accoppiati per le produzioni più strategiche; introdurre un contributo per le superfici messe a coltura e togliere il vincolo delle nuove superfici irrigabili; semplificare i pagamenti dell'Agea, l'Agenzia per le erogazioni in agricoltura del Ministero delle Politiche agricole e adottare tutte le iniziative necessarie a migliorare la situazione finanziaria e creditizia delle imprese agricole, nonché favorire il rilancio produttivo attraverso la decontribuzione occupazionale - come ha già fatto durante il COVID -, un'azione che ha rappresentato una boccata d'ossigeno per moltissime imprese; proseguire nell'ottimo lavoro diplomatico portato avanti dal Ministero degli Affari esteri per diversificare i mercati di approvvigionamento delle materie prime agricole, come frumento, mais, olio di girasole, ma anche e, in particolare, per i concimi e i fertilizzanti.

Diventa necessario, poi, intervenire sui crediti di imposta, sul caro gasolio, che colpisce soprattutto la pesca nazionale, dove va accelerato l'avvio dello strumento della CISOA, da noi introdotta per legge. Servono investimenti per una maggiore efficienza irrigua; serve avviare il percorso delle TEA, le tecniche di evoluzione assistita, per avere presto piante più produttive e con meno impatto ambientale e spreco di risorse; serve incentivare i sistemi di monitoraggio di alcuni prodotti alimentari strategici, attraverso gli strumenti che abbiamo già messo in atto, come “Granaio Italia” e “Caseificio Italia”. Occorre muoversi in un'ottica di sovranità alimentare europea e non di sovranismo autarchico italiano che, in epoca fascista, già tanti danni ha arrecato. Da soli non ci si salva.

Tante azioni che, se attuate in modo corale e organico, potranno permetterci di non essere sotto il ricatto di questo nuovo e, allo stesso tempo, antico strumento di guerra, di fronteggiare le conseguenze che questo nuovo Holodomor avrà sui Paesi in via di sviluppo, di aiutarli a non subire il ricatto a loro volta e di non avere mai il timore di scaffali vuoti. Un risultato che oggi sembra scontato, ma che la guerra riaccende in tutta la sua drammaticità; un risultato raggiunto da tempo dal mondo occidentale, libero e indipendente, con la democrazia e con la pace. Per tutte queste ragioni, dichiaro il voto favorevole del MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, la deputata Cunial. Ne ha facoltà.

SARA CUNIAL (MISTO). Grazie, Presidente. Non mi dilungherò sull'evidente scusa della crisi ucraina per renderci ancora più dipendenti e asserviti ad altri Paesi notoriamente predatori, evitando di risolvere radicalmente i problemi di sempre - penso, ad esempio, alla crisi e allo sfruttamento delle risorse idriche ed energetiche -, esternalizzando ancora gli approvvigionamenti tossici, ma, soprattutto, evitando, ancora una volta, di modificare radicalmente ed agro-ecologicamente l'approccio alla nostra agricoltura, che si basa su piccole e piccolissime aziende, presidi fondamentali per la nostra economia, benessere, paesaggio e ambiente.

Vado subito al punto n. 14 della vostra meravigliosa mozione e vado a denunciare come, in questo punto, si dà il via libera a cisgenesi e genome editing, di cui non conosciamo le conseguenze e che - lo dico a lei, Ministro - la Corte di giustizia europea ha equiparato agli OGM, che in Italia, Ministro, sono ancora vietati.

PRESIDENTE. Concluda.

SARA CUNIAL (MISTO). Via libera alla ricerca a pieno campo significa distruggere la nostra biodiversità. Allora, dato che avete inserito, nel nuovo articolo 9 della Costituzione, la tutela della nostra biodiversità, le chiedo, Ministro, quali generazioni volete tutelare? Quelle geneticamente modificate?

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazioni)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Come da prassi, le mozioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.

Avverto che il gruppo di Fratelli d'Italia ha chiesto la votazione per parti separate della mozione Cillis, Viviani, Incerti, Spena, Gadda, Ripani, Fornaro e Gagnarli n. 1-00609 (Ulteriore nuova formulazione), nel senso di votare: dapprima, la mozione nella sua interezza, ad eccezione dei capoversi quattordici, venti e ventidue del dispositivo; a seguire, distintamente, i capoversi quattordici, venti e ventidue del dispositivo.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Cillis, Viviani, Incerti, Spena, Gadda, Ripani, Fornaro e Gagnarli n. 1-00609 (Ulteriore nuova formulazione), come riformulata su richiesta del Governo, ad eccezione dei capoversi quattordici, venti e ventidue del dispositivo, su cui il parere del Governo è favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 7).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Cillis, Viviani, Incerti, Spena, Gadda, Ripani, Fornaro e Gagnarli n. 1-00609 (Ulteriore nuova formulazione), limitatamente al quattordicesimo capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 8).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Cillis, Viviani, Incerti, Spena, Gadda, Ripani, Fornaro e Gagnarli n. 1-00609 (Ulteriore nuova formulazione), limitatamente al ventesimo capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 9).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Cillis, Viviani, Incerti, Spena, Gadda, Ripani, Fornaro e Gagnarli n. 1-00609 (Ulteriore nuova formulazione), limitatamente al ventiduesimo capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 10).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Meloni ed altri n. 1-00629 (Nuova formulazione), come riformulata dai presentatori su richiesta del Governo, su cui il parere del Governo è favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 11).

Sospendo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 15 con lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata. La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 12,50, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ROBERTO FICO

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno la Ministra dell'Interno, il Ministro della Cultura e il Ministro della Transizione ecologica.

Invito i relatori ad un rigoroso rispetto dei tempi, anche considerata la diretta televisiva in corso.

(Misure per favorire il riequilibrio finanziario delle province e delle città metropolitane, con particolare riferimento alla provincia di Catanzaro – n. 3-02951)

PRESIDENTE. Passiamo alla prima interrogazione all'ordine del giorno Furgiuele ed altri n. 3-02951 (Vedi l'allegato A).

Chiedo al deputato Furgiuele se intenda illustrare la sua interrogazione o se si riservi di intervenire in sede di replica.

DOMENICO FURGIUELE (LEGA). Si, Presidente. Signor Ministro, ormai è chiaro che la riforma Delrio degli enti intermedi sia stata più che altro uno “sfornamento” degli enti intermedi e delle province. In pratica, questi sono relegati in un angolo, languiscono, perché non possono gestire pienamente il territorio di competenza. La crisi delle province è inarrestabile ormai, dalla provincia di Alessandria fino alla provincia di Catanzaro. Sono stati stanziati, soltanto la settimana scorsa, 30 milioni di euro, che dovrebbero andare ad affrontare questa condizione veramente emergenziale, ma non bastano, devono essere incrementati. Quindi, chiedo al Governo quale iniziativa intenda intraprendere, considerato che una provincia come quella di Catanzaro non riesce a pagare i dipendenti, nonostante, ad oggi, vanti un credito di 2,5 milioni di euro rispetto allo Stato e rispetto all'anno 2021; un dato che è stato segnalato anche dal prefetto Cucinotta.

PRESIDENTE. La Ministra dell'Interno, Luciana Lamorgese, ha facoltà di rispondere.

LUCIANA LAMORGESE, Ministra dell'Interno. Signor Presidente, gli onorevoli interroganti pongono all'attenzione del Governo la situazione di difficoltà finanziaria delle province, con particolare riferimento a quella di Catanzaro, chiedendo di assegnare nuove e adeguate risorse agli enti locali. Nel premettere che il tema evocato dagli interroganti è alla costante attenzione del Governo, rammento che nel corso del Consiglio dei Ministri dello scorso 5 maggio è stato deliberato un decreto-legge, di prossima pubblicazione, che, nel contemplare un insieme di misure finanziarie a favore degli enti territoriali, prevede l'istituzione di un fondo nello stato di previsione del Ministero dell'Interno pari a 80 milioni di euro per ciascuno degli anni 2022-2024, destinato anche alle province che hanno subìto una riduzione del gettito fiscale da entrate proprie.

Il fondo sarà ripartito con decreto del Ministero dell'Interno di concerto con il Ministero dell'Economia, previa intesa con la Conferenza Stato-città ed autonomie locali; di conseguenza, anche la provincia di Catanzaro sarà interessata da tale misura. Con lo stesso provvedimento d'urgenza è stata anche prevista l'istituzione di uno specifico fondo per favorire il riequilibrio finanziario delle province e delle città metropolitane che si trovano in procedura di riequilibrio o in stato di dissesto finanziario. Il fondo, istituito presso il Ministero dell'Interno, con una dotazione di 30 milioni per il 2022 e 15 milioni per il 2023, sarà ripartito sempre con decreto interministeriale, da adottare con procedura analoga a quella che ho appena ricordato. Queste risorse verranno assegnate in proporzione al disavanzo di amministrazione, risultante dall'ultimo rendiconto definitivamente approvato.

Anche la provincia di Catanzaro, il cui piano di riequilibrio è all'esame degli uffici del Ministero dell'Interno e a breve sarà sottoposto alla Commissione per la stabilità finanziaria degli enti locali, potrà fruire, in caso di esito positivo della procedura, della ripartizione del Fondo, al fine di alleggerire la situazione debitoria in cui versa. Segnalo, inoltre, che, sempre nell'ambito del medesimo provvedimento d'urgenza, è stato previsto l'incremento di 200 milioni di euro, per l'anno in corso, del contributo straordinario già previsto con il decreto-legge n. 17 del 2022, volto a garantire la continuità dei servizi erogati in relazione alla spesa per utenze di energia elettrica e gas. Una quota di tali risorse, pari a 30 milioni, è stata destinata a province e città metropolitane. Naturalmente, misure non congiunturali in favore degli enti intermedi richiedono iniziative che affrontano alla radice i relativi problemi di disequilibrio finanziario. In questo senso, assicuro l'attenzione del Governo rispetto all'esigenza di adeguati interventi, che incidano sul Testo unico degli enti locali, con riguardo in particolare alla revisione degli istituti a presidio degli equilibri di bilancio e al controllo dell'emersione di sofferenze di cassa.

PRESIDENTE. Il deputato Furgiuele ha facoltà di replicare, per due minuti.

DOMENICO FURGIUELE (LEGA). Grazie, Presidente. Grazie, signor Ministro, per la sua risposta che apprezzo nelle intenzioni, se non altro perché c'è la consapevolezza che bisogna intraprendere una riforma radicale per rendere comunque operative le province dal punto di vista strutturale. Mi ritengo, quindi, parzialmente soddisfatto, ma voglio ricordare a me stesso, voglio ricordare a quest'Aula e ai nostri colleghi che, in capo alle province, ci sono competenze molto importanti (l'edilizia scolastica, le strade, l'ambiente), che, ad oggi, nonostante i fondi che continuamente vengono stanziati in via emergenziale, evidentemente non possono essere espletate pienamente, perché le province sono prive di quelle che dovrebbero essere risorse strutturali. Mi chiedo che senso abbia mantenere questo tipo di strumenti, questi “simulacri amministrativi” - così potremmo definirli - oggi, se poi, alla fine, la provincia di Catanzaro ha tutte queste difficoltà, nonostante, negli ultimi anni, abbia dimostrato comunque di saper gestire finanziariamente, attraverso i piani, la struttura, anche se poi, per colpa del peso dei tagli della “riforma Delrio”, non è riuscita, di recente, a pagare gli stipendi dei dipendenti. Credo che bisogna intervenire sulla “riforma Delrio”, aprendo un dibattito - così come ha detto lei, signor Ministro - proprio in questa Camera dei deputati, magari contrapponendo a quel modello che oggettivamente ha fallito, a questa riforma fallimentare, soprattutto nel Mezzogiorno d'Italia - ribadisco che Catanzaro è il capoluogo di regione tra i più importanti territori forse del Mediterraneo - un modello diverso, che magari ci riporti al passato, a quando le cose forse funzionavano.

(Iniziative volte a rendere strutturale la misura della destinazione del 2 per mille dell'Irpef a favore delle associazioni culturali – n. 3-02952)

PRESIDENTE. La deputata Rosa Maria Di Giorgi ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02952 (Vedi l'allegato A), per un minuto.

ROSA MARIA DI GIORGI (PD). Grazie, Presidente. Signor Ministro, il tema è quello del 2 per mille alle associazioni culturali, che era stato introdotto nella legge di bilancio per l'anno 2016 ed era stato accolto bene, come un segnale di attenzione verso il mondo della cultura. Questo strumento aveva funzionato bene perché oltre 11,5 milioni erano stati destinati a questa misura, da parte dei cittadini, e 1.130 enti culturali ne avevano usufruito. Questa possibilità, però, era sparita già nella dichiarazione dei redditi del 2017 e così per alcuni anni, fino a che è stata reintrodotta nel 2021 e tutto questo si è nuovamente interrotto poi per l'anno 2022, quindi non abbiamo questa possibilità per l'anno prossimo. Dobbiamo dire che questo è un vulnus, perché è evidente che la possibilità di devolvere il 2 per mille alle associazioni culturali è un segnale forte che può essere dato a questi soggetti, che rappresentano tanto per le nostre comunità.

Quindi, la domanda che le faccio è se si intende prorogare e rendere strutturale questa misura, considerato che è stata molto apprezzata dai cittadini e che gli italiani hanno devoluto questo contributo. Questo può essere sicuramente un aiuto per il finanziamento alle associazioni culturali in Italia.

PRESIDENTE. Il Ministro della Cultura, Dario Franceschini, ha facoltà di rispondere.

DARIO FRANCESCHINI, Ministro della Cultura. Grazie, Presidente. L'onorevole Di Giorgi sottolinea un tema assolutamente reale: il 2 per mille è una misura molto apprezzabile, che ha aiutato centinaia di associazioni. Lei ha ricordato i numeri: nel 2016, 1.130 associazioni, per circa 10 milioni di euro, nel 2021, 3.029 associazioni. Quando la norma è stata introdotta non aveva carattere strutturale - questo giustifica le interruzioni - e si può anche capire che una misura prima viene introdotta in via sperimentale e si vede come funziona e poi si decide se renderla strutturale, coperture permettendo.

Condivido assolutamente che è una misura importante e aiuta associazioni che faticano a vivere, che hanno sempre meno risorse dai comuni, per via dei bilanci difficili degli enti locali. Quindi, è una misura di assoluta giustizia e utilità sociale e pertanto io personalmente - naturalmente non dipende da me, ma da una decisione collegiale - la proporrò, in sede di predisposizione del bilancio da parte del Consiglio dei Ministri del Governo. Poi ci sarà il passaggio parlamentare, quindi se non funzionasse nel primo passaggio - ma io lavorerò perché funzioni - ci sarà il passaggio parlamentare ed io sosterrò qualsiasi iniziativa punti a reintrodurla, questa volta in via strutturale.

PRESIDENTE. Il deputato Nitti ha facoltà di replicare.

MICHELE NITTI (PD). Grazie, Presidente. Come lei ha ricordato, signor Ministro, il “decreto Agosto” aveva previsto questa reintroduzione del 2 per mille, offrendo un prezioso supporto, anche economico, alle associazioni, agli enti e alle istituzioni culturali. La collega Di Giorgi ha ricordato che, nel 2016, questa iniziativa era stata accolta molto positivamente in legge di bilancio e questo era effettivamente stato un grande segnale di attenzione verso la cultura. Quasi un milione di contribuenti avevano scelto di destinare questa quota alle oltre 1.100 associazioni, che poi rappresentano in qualche modo la ricca rete dell'associazionismo di prossimità. Evidentemente, questa misura è tornata quanto mai attuale anche a seguito della situazione emergenziale che ci ha investito e che ha costretto il mondo della cultura a vivere in contesti di grande sofferenza, contesti che ci hanno fatto comprendere ancora di più quanto questo ricco e articolato mondo dell'associazionismo culturale sia vitale, in termini di coesione sociale, di senso di appartenenza alle comunità e di riattivazione delle dinamiche sociali della vita collettiva. Ecco perché ci siamo chiesti se non fosse il caso di adoperarsi non solo per prorogare, ma anche per rendere strutturale questa misura. Abbiamo depositato, con alcuni colleghi del Partito Democratico, anche una proposta di legge su questo tema e un ordine del giorno è stato approvato lo scorso 23 marzo, quindi ci sono già stati segnali del Parlamento in questa direzione. Quindi, è davvero importante apprendere adesso che si stiano facendo valutazioni che, se finalizzate, offrirebbero certamente a tante realtà la possibilità di superare incertezze e anche continue gestioni ad intermittenza, per operare invece in piena continuità e soprattutto con la garanzia di strumenti di sostegno strutturali.

(Iniziative di competenza volte alla tutela e alla valorizzazione del Castel dell'Ovo di Napoli, nell'ambito di un più ampio intervento a favore del «Borgo Marinari» – n. 3-02953)

PRESIDENTE. La deputata Rina De Lorenzo ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02953 (Vedi l'allegato A), per un minuto

RINA DE LORENZO (LEU). La ringrazio, Presidente. Castel dell'Ovo è il più antico edificio fortificato di Napoli, simbolo del paesaggio del Golfo partenopeo, apprezzato in tutto il mondo. Il complesso monumentale, gestito direttamente dal Ministero delle Finanze fino al 1999, oggi è di proprietà demaniale ed esiste una convenzione d'uso con il comune di Napoli limitatamente ad alcune aree del complesso monumentale. Il monumento soffre una condizione di degrado, per una totale assenza di manutenzione - è sotto gli occhi di tutti -, ci sono gli ammaloramenti delle facciate di tufo, il distacco di frammenti di conci, il degrado degli infissi e degli impianti e l'erosione causata anche dalle continue mareggiate.

Chiedo al signor Ministro quali iniziative intenda adottare, nell'attesa di un'eventuale nuova convenzione con il comune di Napoli, per risolvere le problematiche conservative di un monumento sottoposto a vincolo storico e archeologico, con un approccio globale dell'intervento che si estenda anche al “Borgo Marinari”, che è l'area su cui insiste il complesso monumentale.

PRESIDENTE. Il Ministro della Cultura, Dario Franceschini, ha facoltà di rispondere.

DARIO FRANCESCHINI, Ministro della Cultura. Grazie, Presidente. Parliamo di un luogo spettacolare, che anche lei conosce bene, uno dei luoghi più belli d'Italia, il complesso di Castel dell'Ovo, con l'affascinante “Borgo Marinari”, che ho visitato più volte, da ultimo con il precedente sindaco di Napoli, per definire un accordo di valorizzazione tra Ministero e comune di Napoli, che sta proseguendo e che chiuderemo in tempi brevi, nell'ambito del quale si inserisce la delibera che ha adottato il comune di Napoli il 30 dicembre 2021 e che prevede 8 milioni di euro a valere sul Piano di sviluppo e coesione della città di Napoli per la riqualificazione e valorizzazione di Castel dell'Ovo. Sono interventi di restauro, di conservazione, di risoluzione di problemi urgenti, ma che si inseriscono anche in un progetto successivo, che deve essere la valorizzazione del luogo: Castel dell'Ovo e “Borgo Marinari” insieme. A questo riguardo, mi segnala il comune, che è già stata avviata la procedura di gara per l'affidamento della progettazione esecutiva degli interventi e la presentazione delle domande è fissata per il 25 maggio prossimo. L'accordo di valorizzazione assicurerà, poi, la piena valorizzazione di Castel dell'Ovo e la promozione del complesso, anche attraverso una visibilità pubblica, l'informazione turistica e la comunicazione, nonché il potenziamento dell'utilizzo turistico-culturale integrato, anche attraverso l'approvazione di gruppi turistici.

Ovviamente, nell'ambito di questo progetto un disegno particolare richiede “Borgo Marinari”, che, come molti altri luoghi italiani, io credo vada valorizzato e difeso insieme, perché bisogna evitare che grandi flussi turistici tolgano l'autenticità e la verità del luogo, come molto spesso accade quando i flussi aumentano.

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare la deputata De Lorenzo.

RINA DE LORENZO (LEU). Grazie, Presidente. La ringrazio, signor Ministro, per le parole rassicuranti rispetto a un intervento che non è più rinviabile. È indubbio che la cultura costituisca un importante volano della crescita economica del nostro Paese, un volano che sta assumendo progressivamente valore, non soltanto per gli aspetti economici legati al turismo, a cui anche lei faceva riferimento, ma anche con riferimento a elementi essenziali quali la coesione, l'integrazione e l'inclusione sociale, il benessere individuale e collettivo. Un processo di trasformazione del concetto di cultura che, dall'Agenda ONU 2030 alla strategia del New Deal, attraversa tutte le missioni del PNRR, creando quindi una correlazione tra sostenibilità ambientale e tutela e valorizzazione del patrimonio paesaggistico e culturale. La tutela del patrimonio culturale in Italia va, dunque, analizzata la luce di questa nuova complessa catena di valori. E Castel dell'Ovo è l'emblema di un immenso patrimonio, diffuso su tutto il territorio nazionale, che, ahimè, in molti casi versa in una situazione di degrado, come peraltro testimoniato dagli uffici tecnici del comune di Napoli, che hanno redatto una relazione sullo stato in cui versa il complesso monumentale di Castel dell'Ovo: fenomeni di degrado della facciata di tufo, delle porte lignee, dei materiali lapidei.

A Napoli, però, signor Ministro, voglio ricordarle che le pietre non cadono solo da Castel dell'Ovo; questo fenomeno interessa l'intero patrimonio UNESCO della città. Non molto tempo fa, alcuni calcinacci si staccarono dal frontone della facciata della Galleria Umberto e perse la vita un giovane di 14 anni. Qualche anno fa, lo stesso si verificò nel convento di San Paolo Maggiore e quattro operai restarono feriti.

Vado a concludere. I lavori in corso, quelli del grande progetto UNESCO, si affianchino agli interventi del PNRR. Si provi a salvare il nostro patrimonio monumentale.

È un dovere che abbiamo verso noi stessi, nei confronti delle future generazioni e, soprattutto, verso quell'immenso patrimonio della storia di cui dobbiamo essere meritevolmente custodi.

(Iniziative per la revoca della proposta di dichiarazione di notevole interesse pubblico dell'«ambito paesaggistico del bacino del torrente Arrone», in provincia di Viterbo, in relazione a procedimenti di autorizzazione di impianti da fonte rinnovabile nella medesima area – n. 3-02954)

PRESIDENTE. La deputata Fregolent ha facoltà, per un minuto, di illustrare l'interrogazione Nobili ed altri n. 3-02954 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmataria.

SILVIA FREGOLENT (IV). Grazie, signor Presidente. Signor Ministro, prima con il PNRR, poi con la crisi del gas, dovuta alla ripresa economica post-pandemia e, infine, con la guerra in Ucraina, lo sviluppo delle energie rinnovabili è diventato un elemento fondamentale per il nostro Paese. Invece, sono ancora numerosi i “no” che si sentono arrivare soprattutto dalle soprintendenze, non ultimo - viene citato in questa nostra interrogazione - quello che ha come oggetto la direzione generale archeologia, belle arti e paesaggio, che ha fatto pervenire alla regione Lazio l'indicazione di rendere un'area paesaggistica del bacino del torrente Arrone di interesse nazionale e tra questi comuni, paradossalmente, c'è Montalto di Castro, dove è presente una delle centrali nucleari di prima generazione. Così facendo, le energie rinnovabili non potranno essere installate.

Per questo le chiediamo di valutare il provvedimento ad oggetto della provincia di Viterbo, ma, più in generale, quali indicazioni e misure intenda adottare per arrivare finalmente a una soluzione positiva con riferimento alle domande richieste per lo sviluppo delle energie rinnovabili.

PRESIDENTE. Il Ministro della Cultura, Dario Franceschini, ha facoltà di rispondere.

DARIO FRANCESCHINI, Ministro della Cultura. Gli interroganti mi danno l'occasione di affrontare un tema di carattere più generale, partendo da un aspetto particolare sul quale non posso intervenire, come gli onorevoli sanno perfettamente, ossia la competenza degli uffici periferici del Ministero. Le soprintendenze sono autonome e il Ministro - il potere politico - non ha alcuna possibilità di interferire, perché è vietato dalla legge e commetterei un abuso se lo facessi. Il procedimento, peraltro, che è stato soltanto avviato, proseguirà con l'acquisizione dei pareri, tra cui quello della regione, da lei citato, e si concluderà non con una decisione del soprintendente, ma della commissione regionale, creata dalla riforma del Ministero qualche anno fa, che è collegiale ed è presieduta dal segretario regionale.

Con riferimento a questo tema, che è di carattere generale, abbiamo cercato di costruire nel Governo - e mi fa piacere dirlo a fianco del Ministro Cingolani, perché abbiamo fatto le cose d'intesa - un equilibrio tra l'esigenza di tutelare il paesaggio, che è un dovere in base all'articolo 9 della Costituzione e alle leggi attuative e, contemporaneamente, quella di accelerare al massimo l'installazione di fotovoltaico, di eolico, insomma delle energie rinnovabili, sia per rispettare gli impegni europei sia perché è una cosa giusta in sé, al di là degli impegni europei.

Per questo abbiamo introdotto molte semplificazioni e cito solo i titoli degli ultimi mesi: gli impianti localizzati in aree contermini a quelle sottoposte a vincolo paesaggistico hanno il parere obbligatorio ma non più vincolante del mio Ministero; la procedura di VIA viene firmata dal direttore generale - e non dai Ministri - per accelerare il procedimento; l'installazione di pannelli fotovoltaici sui tetti degli edifici, anche nei centri storici vincolati, avviene con procedure più veloci; il repowering  degli impianti esistenti ha un iter totalmente semplificato. Da ultimo, con il decreto-legge approvato la scorsa settimana e in corso di pubblicazione è stata prevista la qualificazione come aree idonee all'installazione degli impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili per tutte le aree che non sono vincolate e che non si collocano in una fascia di rispetto, in termini di distanza, dal bene tutelato, fissata direttamente dalla legge.

Quindi, stiamo andando nella direzione di una maggiore apertura, tenendo presente questo equilibrio a cui tengo molto. Sono valori che a volte sembrano contrapposti, ma non lo sono: tutela del paesaggio e incentivi alle energie rinnovabili.

PRESIDENTE. Il deputato Nobili ha facoltà di replicare per due minuti.

LUCIANO NOBILI (IV). Grazie, Presidente. Grazie, Ministro, per la sua risposta. Abbiamo voluto sollecitarla su questo tema, perché conosciamo la consapevolezza del Governo e anche l'impegno che lo stesso sta mettendo e ha messo, anche su nostro forte input, nel lavoro di velocizzazione, sburocratizzazione e rapidità degli iter autorizzativi di tutti gli impianti di energia rinnovabile e, in particolare, per il fotovoltaico. Se però, come risulta, su 47 pareri richiesti, 41 hanno avuto esito negativo, si renderà conto, Ministro, che questo rischia di dare l'immagine di un atteggiamento schizofrenico dello Stato e del Governo rispetto a una questione molto, molto cogente. In particolare, come diceva, abbiamo analizzato una situazione specifica, quella del viterbese, che è incredibile, perché riguarda un territorio molto vasto, addirittura 12 comuni e un'intera valle, su cui si rende molto complicata la realizzazione di impianti fondamentali, ma come diceva lei, il problema è più generale. Il Governo lo sta affrontando, ma questo vuole essere anche un sollecito molto forte. Infatti, come più volte ha ricordato il Ministro Cingolani, vi sono impianti per oltre 2 gigawatt in attesa di autorizzazione di sblocco in Italia e questo avviene in un momento in cui tutta l'azione del Governo è impegnata nella costruzione e nell'ampliamento della nostra autonomia energetica, in una fase in cui è assolutamente strategico e necessario per l'interesse nazionale e non solo. Fatta salva la tutela paesaggistica prevista dalla Costituzione, la nostra richiesta, attraverso la questione che le abbiamo posto - che riguarda una regione che ha conosciuto, peraltro, grazie ai signori del “no” del MoVimento 5 Stelle, anche un anno di moratoria delle autorizzazioni per il fotovoltaico, perché nella regione Lazio è accaduto anche questo - è che l'impegno del Governo sia sollecitato al massimo affinché questi iter possano essere velocizzati e sburocratizzati, perché l'autonomia energetica del Paese non si costruisce solo con le rinnovabili ma, vivaddio, anche grazie a un forte impulso alla realizzazione di impianti di energia rinnovabile.

(Iniziative volte a incrementare la produzione di energia elettrica mediante i sistemi di accumulo e pompaggio idroelettrico – n. 3-02955)

PRESIDENTE. La deputata Menga ha facoltà, per un minuto, di illustrare la sua interrogazione n. 3-02955 (Vedi l'allegato A).

ROSA MENGA (MISTO-EV-VE). Grazie, Presidente. Signor Ministro, noi di Europa Verde sosteniamo da tempo la necessità del nostro Paese di implementare il ricorso alle rinnovabili, ma pare che soltanto adesso questo tema riceva la dovuta attenzione in ragione del conflitto tra Russia e Ucraina. Certamente per l'Italia si tratta di una questione di indipendenza dall'estero, dalla Russia in particolar modo, per l'approvvigionamento di gas, ma dobbiamo sempre ricordare che investire in rinnovabili non significa soltanto questo: significa contrastare la crisi climatica e aumentare i posti di lavoro. Qualcuno potrebbe obiettare che risorse come l'acqua, il sole e il vento siano intermittenti, dunque che da sole non bastino. Ma, Ministro, questo è il motivo della nostra interrogazione a risposta immediata di oggi: i sistemi di pompaggio idroelettrico consentirebbero di sopperire alle esigenze d'accumulo, dunque di garantire continuità di erogazione di energia, potendo immagazzinare potenzialmente ben 56 terawattora di elettricità. A dirlo non siamo noi di Europa Verde, ma è eStorage, una società di ricerca pagata dall'Unione europea, che indica che tali impianti rappresenterebbero una risorsa strategica per il sistema elettrico nazionale. Applicando lo stesso principio potremmo pensare, quindi, di implementare sistemi per immagazzinare energia non soltanto nell'idroelettrico ma anche per l'eolico e per il fotovoltaico. Allora, Ministro, la domanda, in realtà, è molto semplice: perché non lo facciamo? Quali iniziative intende assumere, nell'ambito delle sue competenze, al fine di massimizzare la produzione di energia elettrica mediante sistemi di accumulo e pompaggio idroelettrici presenti nel nostro Paese?

PRESIDENTE. Il Ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, ha facoltà di rispondere.

ROBERTO CINGOLANI, Ministro della Transizione ecologica. Grazie Presidente e grazie onorevoli interroganti. Le dinamiche orarie dei prezzi all'ingrosso dell'energia elettrica e le logiche di portafoglio degli operatori hanno determinato un sottoutilizzo degli impianti di pompaggio esistenti, che peraltro sono concentrati in larga parte nella disponibilità di un unico operatore localizzato nell'area Nord del Paese. La programmazione degli impianti di generazione nei mercati dell'energia è di competenza dell'operatore titolare dell'impianto stesso che nelle proprie decisioni segue i criteri di ottimizzazione economica del singolo impianto oppure, complessivamente, dell'intero parco di produzione di cui è titolare (questi sono basati anche sull'andamento dei prezzi dell'elettricità tra le varie ore del giorno).

Da parte sua, invece, il gestore della rete di trasmissione nazionale, Terna, può invece movimentare gli impianti nell'ambito del mercato dei servizi di dispacciamento in base alle esigenze del sistema e secondo principi di non discriminazione e neutralità tecnologica, nonché secondo criteri di merito economico, basati sulle offerte formulate dagli operatori.

A tal riguardo, osserviamo che la normativa europea sul mercato integrato dell'energia elettrica e le disposizioni in materia di separazione delle attività a mercato da quelle regolate vincolano il ruolo del gestore della rete rispetto al funzionamento dei mercati dell'energia elettrica e dei relativi servizi. Con questa premessa il PNIEC ha individuato le esigenze del sistema elettrico ai fini del raggiungimento degli obiettivi nazionali di penetrazione delle fonti di energia elettrica rinnovabile, fino a coprire al 2030 il 55 per cento dei consumi elettrici, aumentato, come sapete, al 72 per cento con il recente PNRR, quindi, un ulteriore carico di continuità da sistemi di accumulo. Tenuto conto di quanto previsto dal PNIEC e dal PNRR, considerato l'attuale contesto di mercato e geopolitico, è urgente accelerare il processo di transizione ecologica che rende necessario valorizzare la capacità di pompaggio esistente e di promuovere lo sviluppo di nuova capacità di accumulo, funzionale alle incrementate esigenze del sistema. Pertanto, è stata pianificata l'introduzione di un meccanismo che promuove la realizzazione di circa 6 gigawatt di nuovi impianti di accumulo centralizzato, localizzati principalmente nella zona Sud dell'Italia, seguita da Sicilia e Sardegna, di cui si stima che dal 50 al 75 per cento circa dovrebbero essere i nuovi impianti di pompaggio e poi - il resto - sistemi di accumulo elettrochimici.

Tra le azioni poste in essere per promuovere gli impianti di cui vi ho detto, si ricorda l'introduzione delle disposizioni dell'articolo 18 del decreto legislativo n. 210 del 2021 di recepimento della direttiva (UE) 2019/944 del Parlamento europeo e del Consiglio sul mercato interno dell'energia. Questo articolo ha previsto un meccanismo, volto sia a promuovere la realizzazione di nuova capacità di accumulo - prioritariamente dal pompaggio elettrico - sia a consentire un utilizzo efficiente nei mercati dell'energia elettrica e dei servizi della capacità di accumulo disponibile. La disposizione ha previsto la definizione da parte del gestore della rete di trasmissione nazionale del fabbisogno di capacità di accumulo, articolato per aree territoriali, e la messa a punto di un meccanismo di contrattualizzazione a lungo termine per la realizzazione di sistemi di stoccaggio centralizzati, basato su procedure competitive e tecnologicamente neutrali, in base al quale all'investitore che realizza tali sistemi viene riconosciuta, con oneri a carico del sistema, la piena copertura di tutti i costi fissi e variabili, nonché un equo ritorno sul capitale investito. L'ambito di applicazione della disposizione non si limita di per sé alla nuova capacità di accumulo. La disposizione stessa, potendo riferirsi anche alla capacità esistente, potrebbe contribuire a un significativo e maggior utilizzo della capacità attualmente disponibile. Allo stesso tempo si prevede l'obbligo da parte del soggetto aggiudicatario, in cambio della remunerazione, di rendere disponibile, attraverso meccanismi concorrenziali, la capacità di accumulo realizzata a soggetti terzi, interessati ad impiegarla nei vari mercati a cui partecipano. Nella definizione della regolazione attuativa di questi meccanismi, si terrà conto dell'esigenza di ridurre il rischio di sottoutilizzo non solo della nuova capacità di accumulo, ma anche di quella esistente. La norma interviene anche sulla qualificazione dell'uso della risorsa idrica in caso di sistemi di stoccaggio idroelettrico - quindi, i pompaggi - e sulle procedure di autorizzazione dei relativi impianti, con l'obiettivo di chiarire e semplificare il quadro normativo vigente e di promuovere, anche sotto questo profilo, gli investimenti in capacità di stoccaggio.

PRESIDENTE. Il deputato Romaniello ha facoltà di replicare.

CRISTIAN ROMANIELLO (MISTO-EV-VE). Grazie Presidente. Grazie Ministro, potremmo ritenerci soddisfatti della risposta, se l'intento fosse quello di deluderci. Glielo dico perché la domanda della mia collega, onorevole Menga, era molto chiara, ovvero cosa intenda fare il Ministero per accelerare, mettere un piede sull'acceleratore. Ho avuto quasi l'impressione che lei fosse qui in Aula come un passante, con un foglio che hanno dato da leggere e che ha letto così. Ricordo, invece, un'informativa di due settimane fa, nella quale è riuscito a parlare, più o meno a braccio, per 40 minuti di fonti fossili e per 40 secondi di fonti rinnovabili. Quindi, mi continuo a chiedere quale sia il senso di un Ministero della Transizione ecologica, dove il Ministro sembra veramente molto legato alle fonti fossili e sembra quasi che la transizione ecologica e le fonti rinnovabili gli passino sopra la testa. Perché dobbiamo sprecare l'occasione adesso di mettere a profitto meglio i gigawatt da fonti rinnovabili? Per farlo dobbiamo risolvere dei problemi: l'intermittenza del fotovoltaico tramite le pompe idroelettriche e il potenziamento della rete per poter gestire tutti i gigawatt di rinnovabili, 200 gigawatt di energia, che sono pari a quattro volte il fabbisogno energetico nazionale.

Vi è il problema delle norme sull'accumulo. Mi sarebbe piaciuto sentirle dire cosa sta facendo o cosa intenda fare per il problema che riguarda le norme sull'accumulo. Ci sono impianti di accumulo stand-alone, che sono moduli di batteria in container installabili in aree industriali, anche dismesse e collegate alla rete. Finora, però, la normativa prevede che un sistema di storage possa essere installato contemporaneamente all'installazione di un nuovo impianto fotovoltaico - e in questo caso si applicano le procedure consuete per l'attivazione di impianti fotovoltaici - o su impianti fotovoltaici già esistenti.

Mentre all'estero possono essere slegati da impianti esistenti, in Italia mancano le norme attuative e c'è un rimpallo di responsabilità tra alcuni enti, come Terna, ARERA e i Ministeri.

Io le chiedo veramente di smettere di sembrare il Ministero della negazione ecologica di un consiglio di amministrazione di un proconsole e di fare davvero il Ministro della Transizione ecologica, che è il compito che le è stato affidato dal Parlamento. Voglio chiederle di mettere un piede sull'acceleratore, di mettere il “turbo”, usando anche un termine inquinante, ma in questa direzione, nella direzione delle energie pulite e rinnovabili.

(Iniziative volte a incentivare la realizzazione di parchi marini per l'energia eolica, in particolare nelle regioni Puglia, Calabria e Sardegna – n. 3-02956)

PRESIDENTE. Il deputato D'Ettore ha facoltà di illustrare, per un minuto, la sua interrogazione n. 3-02956 (Vedi l'allegato A).

FELICE MAURIZIO D'ETTORE (CI). Grazie Presidente. Ministro, lei sa bene che ci sono tutte le condizioni economiche e tecnologiche per progetti offshore, in particolare per i parchi eolici marini galleggianti, nelle regioni Calabria, Sardegna, Puglia e Sicilia. Si tratta di un'opportunità strategica per il Paese, di investimenti molto importanti, che possono essere anche localizzati nelle zone economiche speciali del Mezzogiorno. Questi investimenti, se si riescono a produrre almeno 11 gigawatt - ma il progetto è per oltre 10 e il Ministero so che sta lavorando anche su questo -, possono generare almeno 100.000 posti di lavoro con alta formazione e un gettito annuale Irpef di 1,5 miliardi di euro. Si tratta di un'attività che, se realizzata con questa potenza, consente anche di evitare l'emissione di oltre 20 milioni di tonnellate di anidride carbonica. È questa la rilevanza strategica della transizione ecologica, è un'opportunità di primissimo piano e rilievo per il Paese, per l'Italia e per le regioni del Mezzogiorno.

Lei credo abbia già un'interlocuzione con le regioni. La richiesta è proprio questa: qual è l'interlocuzione e quali sono i progetti con le regioni Calabria, Sicilia, Sardegna, Puglia e tutti gli enti locali interessati e quali investimenti e tecnologie su questo tipo di progetti lei ritiene che si possano immediatamente realizzare.

PRESIDENTE. Il Ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, ha facoltà di rispondere.

ROBERTO CINGOLANI, Ministro della Transizione ecologica. Grazie. La ripartizione dei fondi PNRR sulla Missione 2, quella relativa alla transizione ecologica, contempla una linea di investimento, dedicata alla promozione di impianti rinnovabili in modalità offshore. Allo stesso modo, anche il PNIEC ha fra gli obiettivi un maggiore sfruttamento di potenzialità eolico offshore. Il Governo ha operato innanzitutto nell'ottica di semplificare i procedimenti per creare condizioni migliori affinché i progetti e i relativi investimenti potessero svilupparsi, in particolare, con le misure di semplificazione, introdotte con il decreto legislativo n. 199 del 2021, che ha recepito la cosiddetta direttiva RED II per la promozione dell'uso delle rinnovabili, e il più recente decreto-legge 1° marzo 2022, n. 17, che è coordinato con la legge di conversione n. 27 dello scorso aprile. L'eolico offshore - in particolare la tecnologia floating galleggiante - è stato interessato nell'ultimo periodo da un'importante accelerazione che si è tradotta in un significativo numero di richieste di connessione. Questo interesse si è registrato anche nell'ambito della manifestazione di interesse, indetta dal Ministero nel mese di giugno scorso (produzione energia elettrica mediante impianti eolici offshore galleggianti), che ha visto presentare oltre 60 soggetti, ciascuno con più di un progetto - quindi, un numero particolarmente elevato -, per una potenza totale ben superiore a quella contemplata dal PNIEC con obiettivo al 2030. Ciò fa pensare che ci sia una disponibilità e un'apertura degli investitori e degli operatori veramente oltre le aspettative, nonostante sia una tecnologia leggermente più costosa di quella standard a pilone. Sono in fase di programmazione meccanismi di incentivazione - e, in particolare, il cosiddetto FER 2, che incentiva la produzione di energia elettrica da impianti FER, lontani dalla competitività o con costi di esercizio elevati -, che destineranno all'eolico offshore un importante contingente che va oltre gli obiettivi fissati dal PNIEC al 2030, perché prendiamo atto della grande proposta che c'è stata. Agli incentivi in tariffa si affiancheranno contributi previsti dal PNRR e, in particolare, quelli dell'Investimento 1.3 della Missione 2, componente 2, che prevede la realizzazione di 200 megawatt di impianti integrati offshore, inclusi gli eolico-galleggianti, mediante la concessione di contributi a fondo perduto, quindi, in conto capitale. Si può affermare che questa tecnologia è altamente considerata, rispetto agli impianti eolici a base fissa, in quanto questi impianti galleggianti sono particolarmente adatti per il Mediterraneo, dal momento che possono essere posti ad una distanza maggiore dalla costa, rendendoli maggiormente produttivi dal punto di vista energetico e molto meno impattanti dal punto di vista paesaggistico-ambientale.

Si specifica che, rispetto a quanto auspicato dall'onorevole interrogante, sono in corso di presentazione presso la struttura competente del Ministero molte iniziative relative a sistemi eolici offshore galleggianti e molte di esse interessano le regioni Calabria, Sicilia e Sardegna. In particolare, stiamo discutendo nel dettaglio diverse proposte.

Il procedimento unico autorizzativo, così come delineato dalla normativa di settore e nelle linee guida attuative in corso di elaborazione, si svolgerà secondo i principi della legge n. 241 del 1990 e consentirà la partecipazione di tutte le amministrazioni interessate coinvolte, in primis quelle regionali e locali, con cui stiamo avendo interlocuzioni dirette. Attesa la premialità nell'aggiudicazione dei fondi PNRR per le regioni del Mezzogiorno con il concorso di tutti i portatori di interessi coinvolti nell'implementazione delle progettualità, nonché delle amministrazioni competenti, questa tipologia di impianti rappresenta un sicuro strumento volto al raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione e al rilancio della competitività del Paese. Aggiungo, come nota, che soprattutto in certe aree tirreniche e Canale di Sicilia, dove la mappa dei venti è molto favorevole e i fondali sono particolarmente profondi, questa diventa sostanzialmente una killer solution, cioè la migliore soluzione che si può prospettare, quindi va proprio nella direzione che chiedeva lei, onorevole.

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il deputato D'Ettore.

FELICE MAURIZIO D'ETTORE (CI). La ringrazio, Ministro, la sua risposta conferma il grande impegno del Governo e del suo Ministero in materia. Il successo che ha avuto la manifestazione d'interesse dimostra che è possibile operare investimenti strategici per il Paese e per il Sud, lei lo ha ricordato anche ora, nella sua conclusione: può essere la tecnologia che meglio può rispondere ad una transizione ecologica e ad una fornitura di energia di una potenza tale che solo le aree del Mediterraneo del Sud dell'Italia possono garantire. Nel Nord Europa già queste tecnologie sono applicate per i progetti eolici offshore e io - siccome lei ha ricordato, in maniera precisa, anche le norme sul procedimento amministrativo e quindi anche sulla partecipazione - mi permetto di dirle che sia il caso di interloquire sempre di più con le regioni e istituire immediatamente un tavolo, perché anche per i porti, come lei ben sa, questi investimenti sono importantissimi sia per la gestione, sia per tutto l'indotto che creano: 100 mila posti di lavoro in pochi anni, il gettito fiscale che può derivarne e investimenti per miliardi di euro nella linea della direttiva del PNRR. I privati hanno la necessità di avere risposte immediate e il pubblico può intervenire in una valutazione strategica complessiva della transizione ecologica.

La ringrazio, Ministro e spero che possa rafforzare questa interlocuzione immediata con le regioni. La Calabria, la Puglia, la Sicilia e la Sardegna possono avere un'occasione che è, come dire, non più proponibile, ma dobbiamo riuscire in tempi brevi, anche nei tempi del PNRR e non solo, a creare questa complementarietà fra pubblico e privato che può essere di fondamentale importanza per lo sviluppo economico e per l'occupazione, anche nel Sud (Applausi dei deputati del gruppo Coraggio Italia).

(Stato delle bonifiche dei siti ex Ilva di Taranto e chiarimenti in merito alla congruità delle risorse disponibili per gli interventi volti al ripristino ambientale e alla riqualificazione dell'area – n. 3-02957)

PRESIDENTE. Il deputato D'Attis ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02957 (Vedi l'allegato A).

MAURO D'ATTIS (FI). Signor Ministro, signor Presidente, l'area di Taranto, come è noto, vive da molti anni una grave crisi ambientale. L'ex Ilva di Taranto, che ora è in amministrazione straordinaria, è lo stabilimento siderurgico più grande d'Europa. La Commissione europea ha più volte invitato l'Italia a dare soluzione alla grave questione di inquinamento che ad esso si accompagna.

Il decreto-legge n. 21 del 2022, attualmente in fase di conversione al Senato, prevede che fino a 150 milioni dei fondi confiscati alla famiglia Riva e acquisiti alla gestione commissariale di Ilva Spa vengano destinati a progetti di decarbonizzazione del ciclo produttivo dell'acciaio presso lo stabilimento siderurgico di Taranto, in luogo della previgente disposizione legislativa che li destinava alla realizzazione del piano delle misure di tutela ambientale e a interventi di ripristino e di bonifica ambientale.

Signor Ministro, alla luce anche del dibattito politico di queste ore, le chiediamo quale è attualmente lo stato delle bonifiche dei siti ex Ilva di Taranto e dei territori limitrofi e se può confermare che le risorse per gli interventi volti alla tutela della sicurezza della salute siano congrue rispetto al reale fabbisogno economico necessario ai suddetti interventi per le bonifiche e per la tutela della salute (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Il Ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani ha facoltà di rispondere.

ROBERTO CINGOLANI, Ministro della Transizione ecologica. Grazie onorevole D'Attis per la domanda. Nel 2020 è stato chiesto all'ex ArcelorMittal Italia Spa, ora Acciaierie d'Italia Spa, una congrua documentazione sul prosieguo dei procedimenti di bonifica; in merito a queste richieste, il 16 giugno 2021 Acciaierie d'Italia Spa ha trasmesso il documento programmatico Area SIN: qui cerco di ricostruire un attimo la situazione bonifica e poi cercherò di rispondere alla domanda relativa all'aspetto pecuniario.

Il documento programmatico Area SIN, stabilimento Acciaierie d'Italia Spa di Taranto che prevede l'aggiornamento del modello concettuale e definitivo del sito con l'elaborazione del modello geologico e idrogeologico e la predisposizione dell'analisi di rischio sito-specifica, ai sensi del decreto legislativo n. 152 del 2006. Con riferimento alle misure di messa in sicurezza e di prevenzione, ad oggi risultano attive misure di messa in sicurezza della falda nell'area parchi primari e dei suoli nelle aree funzionali alla realizzazione degli interventi previsti nell'AIA; inoltre, sono in corso attività di monitoraggio e recupero di prodotto in fase separata in falda rilevato in alcune aree dello stabilimento di Taranto. Le aree che rimangono nella titolarità di Ilva Spa in amministrazione straordinaria, in quanto non oggetto di cessione e pertanto esterne al nuovo perimetro dell'installazione AIA, sono individuate nell'allegato 8 della domanda di AIA di Am InvestCo Italy Srl.

Gli interventi di messa in sicurezza, bonifica e risanamento ambientale delle aree che rimangono nella titolarità di Ilva Spa, in quanto non oggetto di cessione e pertanto esterne al nuovo perimetro di installazione AIA, sono invece di competenza dei commissari straordinari. Tra le aree escluse sono state individuate sei aree ritenute idonee per soddisfare la pratica della selvicoltura.

L'estensione delle aree a verde è di circa 41,5 are e sono tutte ricomprese all'interno del perimetro del SIN di Taranto; tutte queste aree sono contraddistinte dall'assenza di pregresse attività industriale all'interno del proprio perimetro. I commissari straordinari di Ilva Spa in AS hanno trasmesso dapprima sei piani di caratterizzazione, che sono stati approvati con decreti notificati il 29 gennaio 2020; dopo alcune proroghe, si è in attesa di ricevere gli esiti di tali indagini, corredate, ove necessario, dell'analisi di rischio. Successivamente i commissari straordinari Ilva Spa in AS hanno trasmesso ulteriori quattro piani di caratterizzazione: i due piani relative alle aree Land E, sito industriale non attivo ex Sidercomit e area Pozzo 25, pozzo per uso irriguo collegato alle colline ecologiche. Questi sono stati approvate a luglio e settembre del 2021, anche in questo caso è stata richiesta una proroga di sei mesi per le consegne dei risultati della caratterizzazione. Per gli altri due piani di caratterizzazione - stoccaggio fanghi AFO, fanghi ACC UP3 e colline Leocaspide e vecchie vasche - sono state avviate apposite conferenze di servizio istruttorie chiedendo alla regione Puglia, atteso che l'area è parzialmente esterna al SIN, di condividerne la fase istruttoria. Considerato che le aree Ilva Spa in AS, essendo al di fuori del perimetro attuale dello stabilimento, non sono più soggette ai controlli di competenza di ISPRA per l'AIA statali, è stato chiesto ai commissari straordinari di trasmettere all'Osservatorio permanente per il monitoraggio dell'attuazione del piano ambientale per lo stabilimento siderurgico gli esiti degli autocontrolli effettuati dal 18 al 21 dagli stessi commissari straordinari. Infine, sempre ai commissari straordinari Ilva Spa in AS è stato più volte chiesto di procedere ad un piano di monitoraggio complessivo di tutta l'area condiviso con l'ARPA Puglia e con ISPRA al fine di verifica dello stato di qualità della falda, finalizzato alla progettazione degli interventi di bonifica sulla falda stessa. Questo è, diciamo, tutto quello che abbiamo ricostruito in dettaglio per la questione bonifica.

Considerato che ad oggi, nonostante le richieste avanzate in sede di Osservatorio Ilva dalla riunione del 9 marzo 2021 non risulta ancora trasmesso dai commissari straordinari Ilva Spa in AS un elenco degli interventi di natura ambientale ripristinatoria ancora da realizzare, esclusi quindi gli interventi ex DPCM 29 settembre 2017 relativi alle prescrizioni AIA, non è allo stato possibile determinare quale sia il reale fabbisogno economico necessario alla realizzazione degli interventi per la messa in sicurezza e bonifica del sito produttivo ex Ilva e dei territori limitrofi. Aggiungo per completezza che, prima di venire a conferire, mi sono sentito con alcuni rappresentanti, i quali mi hanno detto di avere adesso delle stime economiche precise che hanno già presentato in una precedente audizione, credo in qualche Commissione, io non le possiedo, me le manderanno, ne prenderemo visione ed eventualmente ne riparleremo a breve.

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il deputato D'Attis, prego.

MAURO D'ATTIS (FI). Grazie, Ministro, la sua risposta ci dà la possibilità di spiegare meglio anche la nostra posizione politica assunta coerentemente negli anni e anche recentemente.

Forza Italia ha voluto che non si stornassero i 575 milioni di euro dal fondo per le bonifiche al fondo per la decarbonizzazione. Ma Forza Italia è d'accordo a destinare una parte, fino ai 150 milioni di euro, alla decarbonizzazione, perché per noi, signor Ministro, decarbonizzazione e bonifiche per Taranto non sono in concorrenza tra di loro: per noi, a Taranto, si deve fare la bonifica e si deve anche fare la decarbonizzazione. Su questo, signor Ministro, abbiamo compreso bene che tutto il resto, che è stato artatamente organizzato da un autorevole - chiamiamolo così - rappresentante del MoVimento 5 Stelle, è frutto semplicemente di becera campagna elettorale che si sta consumando a Taranto. Noi siamo distanti dalle logiche della campagna elettorale, perché ci interessano Taranto, i tarantini, ci interessa la Puglia, ci interessa il Paese. Si parla di scippo: qui non c'è alcuno scippo e questo ce l'ha dimostrato lei con le sue parole, anche perché i fondi per la decarbonizzazione escono da Taranto e rientrano a Taranto, perché la decarbonizzazione si fa con quel decreto a Taranto.

Signor Ministro, una cosa abbiamo capito dal suo intervento: che c'è bisogno di un intervento a gamba tesa, calcisticamente parlando, del Governo e del Ministro su questa gestione. Indipendentemente da chi è titolare della gestione dei fondi delle aree interne o delle aree esterne, qui c'è bisogno di un intervento sistematico.

Signor Ministro, lei non è responsabile, con questo Governo, di questi ritardi ed è assurdo che al question time si metta il Ministro nelle condizioni di rispondere con un'affermazione, quella finale, che lo mette nelle condizioni ancora di conoscere, suo malgrado, malgrado il Ministro, le reali esigenze finanziarie e i reali progetti di bonifica per Taranto, mentre fuori si riempiono le testate dei giornali, dicendo ai tarantini che c'è uno scippo, ma non si sa su cosa. Quindi, signor Ministro, Forza Italia le chiede di prendere il timone in mano e di occuparsi personalmente, a costo anche di intervenire commissariando i commissari (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

(Elementi e iniziative di competenza in merito all'andamento dei prezzi dell'energia elettrica e del gas, anche in vista del previsto superamento del servizio di maggior tutela – n. 3-02958)

PRESIDENTE. Il deputato Davide Crippa ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02958 (Vedi l'allegato A).

DAVIDE CRIPPA (M5S). Grazie, Presidente. Ministro, alla luce degli articoli di stampa dal titolo “Trappola in bolletta” e di numerose segnalazioni di consumatori, emergerebbe un quadro preoccupante sul fronte della fornitura di energia a prezzo fisso sul mercato libero. Sì, perché alcune imprese stanno rivedendo unilateralmente le condizioni che hanno pattuito con imprese e famiglie. Segnaliamo, inoltre, che sarebbero più di 20 circa le imprese energetiche che sono andate in default da novembre ad oggi e questo a causa dell'impennata dei prezzi.

Chiediamo, quindi, se non sia il caso oggi di rivalutare con attenzione il termine di superamento della tutela ed il rinvio delle aste che sono programmate nei prossimi giorni ad un periodo sicuramente successivo all'emergenza energetica che stiamo vivendo in questo periodo.

PRESIDENTE. Il Ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, ha facoltà di rispondere.

ROBERTO CINGOLANI, Ministro della Transizione ecologica. Grazie, Presidente. Grazie, onorevole Crippa, il completamento della liberalizzazione della vendita del mercato elettrico e del gas è contemplato tra le riforme che il Governo italiano si è impegnato ad attuare nell'ambito del PNRR. Nel tempo, il legislatore ha messo in campo una molteplicità di strumenti per gestire la progressiva transizione verso il mercato liberalizzato in modo prudente e con ampie garanzie per i consumatori. Tra questi ricordiamo il portale per la confrontabilità delle offerte e il rafforzamento dei bonus energetici, il potenziamento delle funzioni dello Sportello per il consumatore, il portale consumi, l'elenco dei soggetti abilitati alla vendita di energia elettrica. In occasione del decreto legislativo n. 210 del 2021, che recepisce la direttiva europea sul mercato interno dell'energia elettrica, il legislatore ha inoltre previsto la definizione, da parte di ARERA, di una specifica forma di tariffazione per la tutela della clientela vulnerabile che interesserà una vasta platea di consumatori, tra cui, ad esempio, clienti che si trovano in condizioni economicamente svantaggiate, clienti superiori ai 75 anni, clienti con disabilità.

Con riferimento alle caratteristiche dei soggetti che operano nel settore della vendita al dettaglio di energia elettrica, in questi giorni è stato adottato il regolamento che istituisce il cosiddetto elenco venditori, con l'obiettivo di introdurre uno strumento atto ad incrementare sia la fiducia dei consumatori nel mercato che la responsabilizzazione degli operatori stessi. Il regolamento prevede, infatti, che possano iscriversi e permanere nel suddetto elenco i soli operatori che siano in possesso di determinati requisiti di onorabilità economico-finanziari e tecnici. Il regolamento mira, al contempo, a determinare un effetto dissuasivo rispetto a condotte opportunistiche degli operatori mediante l'introduzione di disposizioni volte ad escludere dal mercato i soggetti che si rendano responsabili di comportamenti di particolare gravità condotti nell'esercizio dell'attività di vendita.

I vantaggi per i consumatori di una piena competizione tra gli operatori si possono apprezzare anche in una fase che, come quella attuale, si connota per il forte incremento e la volatilità dei prezzi. Sul mercato libero sono presenti, infatti, numerose offerte che consentono una spesa più contenuta rispetto al regime di maggior tutela, come evidenziato dai dati dell'ultimo rapporto di monitoraggio retail di ARERA e delle offerte pubblicate sul relativo portale curato dalla stessa Autorità di regolazione. In questo quadro, rientrano anche i risparmi ottenuti da quei clienti che abbiano sottoscritto un'offerta a prezzo fisso nei mesi precedenti al forte rincaro dei prezzi, i quali hanno effettivamente goduto di un certo grado di protezione da questi aumenti.

A tale riguardo, nei casi di modifiche unilaterali delle condizioni economiche dei contratti a cui si riferiva, si evidenzia che le stesse potrebbero trovare spiegazione proprio nella circostanza di una non adeguata solidità finanziaria di alcuni specifici venditori, a fronte del contesto eccezionale di rincaro dei costi di approvvigionamento. Fermo restando che le suddette modifiche contrattuali devono essere proposte nel rispetto delle condizioni e delle clausole dei contratti e, in particolare, dei tempi di preavviso e del diritto di esercizio del recesso da parte del cliente finale, osserviamo che la ricorrenza di circostanze come quelle segnalate troverà certamente soluzione proprio a seguito dell'entrata in vigore delle disposizioni sull'elenco venditori, che definiscono adeguate garanzie finanziarie e di onorabilità per l'esercizio dell'attività di vendita sul mercato libero.

In ogni caso, il Ministero, l'Autorità di regolazione per energia reti e ambiente, nonché l'Autorità garante della concorrenza e del mercato, ciascuno nell'ambito di propria competenza, saranno impegnati a vigilare attentamente sul corretto comportamento degli operatori del mercato, nonché a garantire che il processo di definitiva apertura del mercato dell'energia elettrica avvenga mantenendo un elevato grado di attenzione sulla protezione dei clienti finali.

PRESIDENTE. Il deputato Davide Crippa ha facoltà di replicare.

DAVIDE CRIPPA (M5S). Grazie. Grazie, Ministro, non sono soddisfatto della risposta e le spiego brevemente perché. Lei ha dato un quadro che, forse, non tiene conto delle raccomandazioni della Commissione europea. La stessa Commissione dice che vi è la necessità che permangano le condizioni di tutela del prezzo e che, quindi, i regime di tutela possono essere prorogati. Questo è un passo importante, perché la stessa Commissione sta segnalando come servano meccanismi di prezzo che evitino speculazioni e il rischio di allargare il fronte di chi pagherà di più queste bollette. Il fatto che il mercato libero oggi porti ad avere operatori che, in qualche modo, espongono imprese e consumatori a prezzi più alti di quelli che hanno pattuito ci fa comprendere come l'albo dei venditori, che da anni il MoVimento 5 Stelle sta chiedendo e che finalmente arriverà, sia - lo speriamo - uno strumento utile e necessario; però, Ministro, stiamo attenti, perché oggi state dicendo che non vi è un tema importante sul fatto che le aste, che l'Autorità dovrà fare per far uscire dal servizio di maggior tutela le imprese di questo Paese, sono fatte oggi a prezzi stellari dell'energia. Noi stiamo rischiando di mandare le imprese a prezzi garantiti per quattro anni - perché questa sarà la durata probabile dei contratti -, esponendole per quattro anni a prezzi come quelli che oggi sono sul mercato. Chiediamo attenzione, chiediamo di guardare dentro alle cose, chiediamo di attendere e riflettere seriamente se questo meccanismo di prezzo sia corretto o se, forse, convenga rinviare, quantomeno dopo l'emergenza energetica, che lei stesso ha chiesto e ha aperto, fino al 31 dicembre di quest'anno.

Credo davvero che serva un momento di riflessione ulteriore, così come è necessario anche sul prezzo della tutela del gas. Lei, poco fa, ha detto che il mercato libero, in alcuni contesti, è stato più vantaggioso del prezzo di tutela. Stiamo lottando da mesi con il fatto che l'Autorità abbia indicizzato il prezzo al TTF per il primo e per il secondo trimestre del 2022. Stiamo dicendo le sue stesse parole, che il prezzo il TTF è una truffa e, allora, veniamo a raccontare al Parlamento che è il prezzo di maggior tutela è più alto rispetto al mercato libero? Ma di chi è la colpa? Non certo dei consumatori, Ministro.

Serve un'attenzione maggiore, serve davvero più attenzione. Non ci riporti oggi il foglio e il brogliaccio portato dalle sue direzioni. Lo legga con attenzione perché so che la sua coscienza e consapevolezza su questi temi è molto diversa da quella che oggi portiamo in Aula. Quindi, le chiedo una maggiore attenzione su questo tema da parte del MoVimento 5 Stelle, sui costi che i temi energetici stanno oggi portando alla luce. Serve davvero un'attenzione diversa e maggiore al tema. Non possiamo esporre i consumatori e le imprese a prezzi maggiori rispetto a quelli che oggi stanno già pagando, con il rischio che queste aste e questa uscita nel libero mercato la paghino sempre e comunque i consumatori, anche quando queste imprese lasciano il mercato e lasciano le conseguenze della socializzazione ai consumatori (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

(Iniziative volte ad aumentare la produzione di energia da fonti rinnovabili e a ridurre la dipendenza energetica dell'Italia, con particolare riferimento alla semplificazione dei procedimenti autorizzatori – n. 3-02959)

PRESIDENTE. La deputata Silvestri ha facoltà di illustrare l'interrogazione Lollobrigida ed altri n. 3-02959 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmataria.

RACHELE SILVESTRI (FDI). Grazie, Presidente. Ministro, lei il 28 febbraio al Consiglio UE dell'energia ha dichiarato: “Stiamo lavorando molto efficacemente per sganciarci dalla dipendenza dal gas russo”. In quegli stessi giorni, Elettricità Futura ha chiesto al suo Governo di autorizzare 60-70 gigawatt di nuovi impianti rinnovabili. Come tutti sappiamo e come le associazioni di categoria ci fanno presente, lo sviluppo delle energie alternative in Italia è complicato da ritardi e ostacoli burocratici. Questi ritardi stanno impedendo all'Italia di raggiungere gli obiettivi che ci siamo posti nel Piano nazionale integrato per l'energia e il clima 2030. Il suo Ministero, Ministro, qualche passo in avanti con gli ultimi decreti lo ha fatto, ma non sono sufficienti per raggiungere quegli obiettivi e, soprattutto, per ridurre la dipendenza energetica del nostro Paese.

Però, Ministro, non possiamo dire lo stesso di altri suoi colleghi, che determinano questi ritardi. Quindi, Ministro, noi, come Fratelli d'Italia, siamo qui a chiedere, essendo lei il centro delle politiche di questo Governo sulla transizione ecologica, quali nuove iniziative intendete assumere, non come Ministero della Transizione ecologica ma proprio come Governo, per andare a risolvere quegli ostacoli che impediscono lo sviluppo di nuovi impianti (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Il Ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, ha facoltà di rispondere. Colleghi, per favore, un po' di silenzio!

ROBERTO CINGOLANI, Ministro della Transizione ecologica. Grazie, onorevole. Effettivamente, se il punto di partenza sono gli impianti costruiti nel 2021 su autorizzazioni rilasciate negli anni precedenti, sì, siamo in presenza di percorsi permitting durati anni. Dall'estate del 2021 si è imboccato un percorso sempre più accentuato di semplificazione; oggi siamo intorno ai 150 giorni di tempo medio di permitting, e vi darò qualche dato. Questo non risolve il pregresso, ovviamente, però il percorso di semplificazione è stato molto forte e credo stia cominciando a dare i suoi frutti. Si è lavorato sul potenziamento delle strutture organizzative dedicate al permitting rafforzando la vecchia commissione VIA e creandone una del tutto nuova, prevalentemente dedicata alle rinnovabili e ai progetti strategici del PNRR.

Una sola chiosa, rapidissima: attenzione a evitare letture semplificative che sottintendono l'equazione che tutti i progetti presentati siano egualmente autorizzabili. Purtroppo, la verità è che una parte non è autorizzabile perché non è della qualità necessaria e un'altra parte, grande, non è autorizzabile perché, essendo sole e vento concentrati soprattutto in alcune zone, tanti progetti si contendono lo stesso fazzoletto di terra o di mare e, quindi, alla fine uno passa e gli altri no. Ciò nonostante, vanno tutti valutati e il tempo lo richiedono in ogni caso. Questo per quanto attiene l'impatto ambientale. Stiamo lavorando adesso su questa semplificazione, che con l'ultima norma sembra avere fatto un importante passo in avanti sulla questione paesaggistica. Dall'inizio del 2022, la commissione VIA tradizionale, quella che c'era già, ha già processato progetti per 1.060 megawatt di energie rinnovabili.

Dal suo insediamento, a maggio del 2020, sono arrivate 688 istanze sottoposte a vario titolo al suo esame; ne sono state concluse 170, da maggio 2020 ad oggi. Nel periodo 2013-2019 sono pervenute 244 istanze e ne sono state concluse 155. Quindi, sulla VIA convenzionale c'è stata un'accelerazione importante. La commissione VIA, pertanto, ha concluso nell'ultimo biennio un numero di valutazioni superiore a quello precedentemente svolto in 6 anni. Con riferimento alla commissione VIA per il PNRR-PNIEC, quella nuova, a tempo pieno, a marzo del 2022 risultano pervenuti 480 progetti, per un totale di 9 gigawatt complessivi. Pur avendo avviato l'attività il 18 gennaio scorso, questa ha processato progetti per un ammontare di 2,5 gigawatt. Il lavoro svolto in questi 4 mesi è pari all'incirca al triplo dell'anno precedente. Ovviamente questo è l'inizio, credo che questa cosa noi la misureremo nei prossimi mesi, come efficacia, e siamo pronti a intervenire puntualmente su tutto quello che dovesse ancora creare attrito e rallentamento.

Concludo rispondendo una volta per tutte alla provocazione dei 60 gigawatt in tre anni: l'installazione di 60 gigawatt di nuovi impianti di energia rinnovabile intermittente, indicativamente 50 gigawatt afferenti al fotovoltaico e 10 all'eolico, darebbero un equivalente di 90 terawattora, all'incirca. Ciò premesso, applicando questa presunzione nella pratica, innanzitutto bisogna considerare che gli impianti sia fotovoltaici sia eolici, stando alle richieste autorizzative attualmente pendenti, che sono 170 gigawatt, nella maggior parte dovrebbero essere installati nelle regioni del Centro-Sud e nelle isole maggiori. Installare la gran parte di nuova capacità in questi territori, dove è presente una minore domanda di energia, comporterebbe una congestione impossibile delle linee di trasmissione - la cosiddetta smart grid - tanto che non meno del 45 per cento dell'energia elettrica così generata si stima non realmente utilizzabile. Anche in caso di distribuzione ideale, per utilizzare tutta questa quantità di energia elettrica generata sarebbe necessario installare una grande quantità di sistemi di accumulo che la stessa Elettricità Futura stima - in base ad ipotesi non note però - pari a 48 gigawattora. Studi condotti dall'università di Padova arrivano a 80 gigawattora di batterie, ciononostante lasciando 2 terawattora di energia ancora inutilizzata. Anche rimanendo nell'ipotesi ottimista di Elettricità Futura, 48 gigawattora di batterie avrebbero un costo di 15 miliardi di euro in tre anni, mentre 80 gigawatt ne costerebbero 25, e non è assolutamente chiaro con quali fondi si dovrebbero finanziare queste installazioni.

Tutto ciò premesso, fermo restando l'impegno del Governo e di tutti noi a continuare a creare le condizioni per raggiungere gli obiettivi al 2030 attraverso l'installazione, inizialmente, di 72 gigawatt da fonti rinnovabili ma ora, con un'ulteriore accelerazione, quella che sta avvenendo adesso, anche di più, mi permetto di ricordare che non esistono scorciatoie alla fatica. Purtroppo questo grandissimo incremento della potenza rinnovabile, se non accompagnato da una smart grid di adeguato dimensionamento e da un sistema di accumulo di adeguato dimensionamento, rischia di essere inutile, non basta. Quindi, purtroppo, la strada è in salita e un po' più faticosa. Faremo di tutto per andare più veloci, questo glielo posso garantire.

PRESIDENTE. Il deputato De Toma ha facoltà di replicare.

MASSIMILIANO DE TOMA (FDI). Grazie, Presidente. Ministro, tenendo soprattutto conto del rebus geopolitico scatenato purtroppo dall'ultimo conflitto, è doveroso da parte nostra, di Fratelli d'Italia, continuare però a pretendere che questo Governo si attivi sin da subito per attuare una serie di interventi. Nello specifico, sono attività a carattere tecnico e fiscale per mettere in condizioni di sicurezza tutte le PMI del sistema economico italiano che, purtroppo, rischiano un drammatico epilogo in autunno. La diversificazione degli approvvigionamenti di gas, come lei ci ha già ampiamente e esaustivamente detto, l'aumento degli stoccaggi del medesimo, la verifica della congruità del prezzo sul mercato internazionale di scambio del gas, tutelando il nostro Paese e azzerando le speculazioni che tanto pesano su famiglie e imprese, ma soprattutto la macchina burocratica - lo abbiamo sentito più volte oggi - impediscono la realizzazione e l'avvio di quasi 100 gigawatt di rinnovabili, fermi al palo in media da 7-8 anni.

Ministro, ormai ho un'applicazione, migliore di Facebook o di Instagram, che è di Terna. In questo momento dice esattamente che le produzioni da fonti rinnovabili sono 20 gigawatt, quindi completamente insufficienti rispetto a quello che dovrebbe servire per il fabbisogno, ovviamente tutelando benissimo l'ambiente. Come unico partito di opposizione, denunciamo ancora una volta che all'interno di questo Governo persiste una forte antitesi tra quello che lei, signor Ministro, dichiara e l'ostracismo unito ai proclami di un Ministero, in particolare mi riferisco al MiC, che sta tenendo sotto scacco il futuro dell'Italia, pur se siamo consapevoli della tutela del territorio. Serve investire nelle nuove tecnologie di produzione di energia perché ciclicamente la storia economica di questo Paese ci mette di fronte a problemi di rifornimento energetico.

Le fonti FER sono supportate da un'ampia fetta del PNRR, con importanti ricadute sull'occupazione, stimata intorno agli 80 mila posti qualora venissero spesi fattivamente, cui si addizionano vantaggi per l'intero sistema produttivo nazionale e per la bilancia commerciale.

Vede, signor Ministro, dobbiamo capire esattamente dove vogliamo approdare ed evitare che la nostra sia una Nazione fondata sul debito pubblico e senza alcuna visione strategica risolutiva e di sistema.

Queste sono le motivazioni che ci spingono, affinché il CITE, che, ovviamente, è il Comitato tecnico interministeriale per la transizione ecologica, che lei presiede, sia un comitato che effettivamente metta in grado di operare, nel più breve tempo possibile, tutti quegli elementi che lei ha citato poc'anzi nella risposta, che, in parte, condivido, ma su cui, in parte, sollevo perplessità in ordine alla tempistica, cioè il tempo che manca e, soprattutto, il tempo che serve per compensare quella richiesta di gigawatt di cui le dicevo sulle rinnovabili poco fa, perché questa App di Terna la vorrei togliere una volta per tutte dal telefonino e ritornare su Facebook e Instagram (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.

Sospendo, a questo punto, la seduta, che riprenderà alle ore 16,15.

La seduta, sospesa alle 16,10, è ripresa alle 16,15.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Baldelli, Butti, Cavandoli, Comaroli, Covolo, Del Barba, Delmastro Delle Vedove, Gebhard, Giachetti, Lapia, Marin, Melilli, Mura, Perantoni, Schullian e Tasso sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.

I deputati in missione sono complessivamente 124, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Sui lavori dell'Assemblea.

PRESIDENTE. Avverto che, secondo le intese intercorse tra tutti i gruppi, si passerà ora all'esame della proposta di legge n. 183-B, in materia di prodotti agricoli provenienti da filiera corta.

Sempre secondo le medesime intese, l'esame degli altri argomenti iscritti all'ordine del giorno della seduta odierna è rinviato alla prossima settimana.

Seguito della discussione della proposta di legge: Gallinella ed altri: Norme per la valorizzazione e la promozione dei prodotti agricoli e alimentari a chilometro zero e di quelli provenienti da filiera corta (Approvata dalla Camera e modificata dal Senato) (A.C. 183-B​).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge, già approvata dalla Camera e modificata dal Senato, n. 183-B: Norme per la valorizzazione e la promozione dei prodotti agricoli e alimentari a chilometro zero e di quelli provenienti da filiera corta.

Ricordo che, nella seduta del 26 aprile, si è conclusa la discussione generale e il relatore e il rappresentante del Governo hanno rinunciato ad intervenire in sede di replica.

(Esame degli articoli - A.C. 183-B​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli della proposta di legge (Vedi l'allegato A). Poiché non sono stati presentati emendamenti, li porrò direttamente in votazione.

La V Commissione (Bilancio) ha espresso il prescritto parere (Vedi l'allegato A), che è in distribuzione.

(Esame dell'articolo 1 - A.C. 183-B​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative. Ha chiesto di parlare, per dichiarazione di voto, il deputato Gallinella. Ne ha facoltà.

FILIPPO GALLINELLA (M5S). Mascherina obbligatoria? Grazie Presidente, intervengo ovviamente sull'articolo 1. Questa proposta di legge, come sapete, ha solo otto articoli ed è alla terza lettura. Ciò dimostra la bontà dell'idea del provvedimento, che comunque comincia nel lontano settembre 2018, con la volontà di tutti i gruppi politici di non presentare emendamenti. Infatti, con un percorso così lungo, nonostante le difficoltà dell'attività legislativa ordinaria - date prima dalla pandemia e poi dalla crisi ucraina, che hanno fatto sì che il Governo dovesse emanare tantissimi decreti, rallentando ovviamente l'attività legislativa -, arriviamo a questo punto con un testo che sicuramente ha raccolto alcune sollecitazioni, quelle della filiera corta e del chilometro zero. La finalità è di dare al consumatore un'idea di prodotto proveniente da una certa regione, ad una certa distanza, indicando precisamente anche il numero di passaggi. Che cosa si intende con “filiera corta”? Le finalità della proposta di legge sono semplici, volendo dare questo messaggio al consumatore, in un momento, all'epoca, in cui si pensava che la grande distribuzione potesse comprimere la redditività degli agricoltori. Oggi questo tema, che sembrava lontano, è tornato in auge, perché la crisi globale della movimentazione delle merci, Paesi che fanno ritenzione di prodotti, ha dato, nell'idea del consumatore, una possibilità di scarsità di cibo. Si è cercato e chiesto aiuto all'agricoltore, a produrre di più, a produrre meglio, a fornire cibo, perché oggi non si compra cibo solo allo scaffale, ma anche direttamente ai mercati. Questa idea dovrebbe, a nostro avviso, stimolare ancor più quel rapporto diretto tra il produttore e il consumatore, in modo tale da poter dare una redditività anche locale, in modo tale da poter continuare a produrre di più, produrre meglio e produrre quello che vuole il mercato. Questo è un po' l'idea e l'obiettivo di questa proposta di legge. Ringrazio ancora tutti i gruppi parlamentari.

Correremo velocemente con questi articoli senza emendamenti, perché il segnale che vogliamo dare alla filiera, soprattutto dei piccoli produttori, è importante. Tra l'altro quest'Aula è già intervenuta in maniera analoga, avendo approvato già una proposta di legge sulle piccole produzioni locali. Quella in esame è - lo ricordo ancora - una proposta di legge per valorizzare l'agricoltura contadina. È un concetto che si scontra e si scontrerà sempre con quello di globalizzazione, ma il locale può dare una mano anche a superare le difficoltà globali. Ecco, mi sentivo di fare questa introduzione a questa proposta di legge per il prosieguo dei lavori.

PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 12).

(Esame dell'articolo 2 - A.C. 183-B​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Se nessun chiede di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 13).

(Esame dell'articolo 3 - A.C. 183-B​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Se nessun chiede di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 14).

(Esame dell'articolo 4 - A.C. 183-B​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 4 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Se nessun chiede di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 15).

(Esame dell'articolo 5 - A.C. 183-B​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 5 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Se nessun chiede di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 5.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 16).

(Esame dell'articolo 6 - A.C. 183-B​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 6 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Se nessun chiede di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 6.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 17).

(Esame dell'articolo 7 - A.C. 183-B​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 7 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Se nessun chiede di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 7.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

C'è un coro sento: mi fa piacere.

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 18).

(Esame dell'articolo 8 - A.C. 183-B​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 8 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Se nessun chiede di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 8.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 19).

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 183-B​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire per illustrare gli ordini del giorno, invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

CATERINA BINI, Sottosegretaria di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Grazie, Presidente, su entrambi gli ordini del giorno n. 9/183-B/1 Caretta e n. 9/183-B/2 Ciaburro. il parere è favorevole, a condizione delle seguente riformulazione, a premessa degli impegni e valida per entrambi: “a valutare l'opportunità, compatibilmente con i saldi di finanza pubblica, di…”, e poi prosegue con “disporre”, sia per numero 1 che per il numero 2.

PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/183-B/1 Caretta, accetta la riformulazione, così come anche per l'ordine del giorno n. 9/183-B/2 Ciaburro? Perfetto.

PRESIDENTE. È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 183-B​)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Ciaburro. Ne ha facoltà.

MONICA CIABURRO (FDI). Grazie, Presidente, ad oggi il tema della tutela delle filiere a chilometro zero è sempre stato lasciato di competenza ai territori, alle regioni e all'iniziativa privata, cosicché questa proposta di legge è un provvedimento molto atteso dal comparto agroalimentare. Nelle aree montane il tema dei prodotti di filiera corta - che lì sono denominati alimenti di montagna - è particolarmente sentito, in quanto assume sia una dimensione identitaria sia di tutela economica, poiché la vendita e distribuzione diretta permettono agli agricoltori di incrementare i ricavi derivanti da questi prodotti e di continuare a far vivere ancora questi territori.

Il chilometro zero o filiera corta non significa soltanto la creazione di materia prima di qualità, ma anche disporre di nuove modalità per proporre prodotti tradizionali, penso ai formaggi o, addirittura, alla birra per quei territori dove, come evidenziato anche dalla collega Caretta in discussione generale, la creazione di filiere corte può costituire un vettore per rilanciare l'agricoltura del territorio e l'iniziativa economica, ma si può pensare anche a tutto l'uso in ambito turistico di prodotti a filiera corta, come nel caso degli agriturismi o per iniziative di educazione alimentare al buon cibo e al buon mangiare. Filiera corta è anche sinonimo di qualità che orienta chiaramente le scelte di consumo dei cittadini. Secondo varie elaborazioni da parte delle associazioni di categoria emerge che un italiano su due è intenzionato ad incrementare la propria voce di spesa in cibo che proviene dal territorio in cui vive. Sempre secondo le medesime elaborazioni, in Italia sono più di 10 mila gli agricoltori che vendono i propri prodotti in spacci aziendali e mercati locali, privilegiando i canali di distribuzione e vendita diretta e il contatto con i consumatori. Di converso, almeno un cittadino su quattro acquista prodotti alimentari direttamente dal produttore, per ricercare qualità, genuinità e specificità del territorio. Non è un caso che questa attenzione per la filiera corta si è in grado di generare un movimento economico di un miliardo di euro l'anno ed è in continuo aumento. Le ondate pandemiche di COVID-19 hanno sicuramente assestato un duro colpo all'industria agroalimentare, ma hanno anche dato una spinta al fenomeno della localizzazione nell'ambito delle catene di fornitura, dando una forte spinta alla ricerca di prodotti il più possibile appartenenti al territorio.

Filiera corta significa anche tradizione, perché se oggi rappresenta una scelta di consumo alla pari delle altre, in passato era l'unica scelta di consumo percorribile per molti segmenti della popolazione in quanto conseguenza diretta dell'auto-approvvigionamento. Il chilometro zero, la filiera corta alle origini era garanzia di autoproduzione, di sovranità alimentare che adesso sembra quasi una chimera irraggiungibile. Colleghi, questo testo rappresenta sicuramente una risposta importante, attesa da tempo dagli addetti ai lavori, ma è assurdo e paradossale che ci troviamo a discutere di filiere corte e chilometro zero nel mezzo di una crisi alimentare ed economica internazionale, in cui le materie prime alimentari scarseggiano e rincarano giorno per giorno, con aziende agricole totalmente impossibilitate a effettuare le proprie programmazioni aziendali. È imperativo che, terminata questa discussione, il Governo si impegni a colmare questa situazione perché altrimenti rischieremo di non avere più alcuna filiera corta da tutelare e promuovere.

In prima lettura, sempre alla Camera, abbiamo evidenziato come la stesura iniziale del testo fosse carente; l'istituzione di un logo promozionale delle filiere corte, senza un perimetro normativo chiaro, d'altronde, poteva dare adito ad abusi, sgonfiando questo strumento di ogni utilità.

Fratelli d'Italia è stata indubbiamente protagonista nella fase di integrazione di questa proposta di legge, riuscendo ad apportare i correttivi capaci di trasformare un'ottima idea sulla carta in un buon progetto anche nella pratica. Da un lato, in prima lettura alla Camera siamo riusciti a fornire un impianto a regime sanzionatorio e a permettere la promozione dei prodotti a filiera corta anche nei locali di distribuzione e di maggiore rilevanza, come i supermercati; dall'altro, siamo riusciti a perimetrare, al Senato, l'ambito applicativo della definizione di chilometro zero agli ambiti territoriali delle province e, comunque, solo a prodotti alimentari nazionali.

La promozione della filiera corta assume anche una nuova rilevanza di carattere strategico proprio alla luce di tutti i rincari della logistica e dei trasporti che stanno colpendo in modo trasversale tutti i settori della nostra economia; su questo deve essere chiaro che la filiera corta deve rimanere fino alla fine una scelta di consumo da promuovere e tutelare, e non il cavallo di Troia degli araldi della decrescita felice, che altro non aspettano che tornare alle società preistoriche. Se, da un lato, in Italia ci stiamo accingendo ad istituire un logo per promuovere i nostri prodotti a filiera corta, c'è chi sta portando da tempo avanti una campagna per istituire un altro tipo di logo, per cui i nostri oli, i nostri formaggi, i nostri salumi dovrebbero essere tossici quanto il cibo spazzatura della più infima qualità: il Nutri-Score. È impensabile, pertanto, lasciare ulteriore spazio e adito al rischio dell'adozione di un sistema di etichettatura, anche perché tonnellate di produzioni tipiche, che fanno parte di un regime alimentare come la dieta mediterranea, sono riconosciute per la loro salubrità.

L'arrivo del Nutri-Score è uno dei rischi di domani, ma ci sono anche tanti pericoli e rischi odierni: scarsità di materie prime, rincari energetici, dipendenza da partner commerciali stranieri totalmente inaffidabili. Terminato l'esame di questo provvedimento, la sfida resterà immutata: lottare, in Italia e in Europa, per ottenere l'autosufficienza alimentare; non possiamo più permetterci che un comparto così strategico come quello agroalimentare dipenda in modo così forte da variabili geopolitiche al di fuori del nostro controllo.

L'obiettivo è chiaro e come Fratelli d'Italia lo abbiamo sempre sostenuto anche con altre proposte di legge come, ad esempio, la tutela degli alpeggi, sempre depositata qui alla Camera, tutelare la nostra produzione alimentare, la nostra sicurezza alimentare, la nostra sovranità alimentare. Grazie anche al nostro intervento, questa proposta di legge va sicuramente nella direzione di centrare l'obiettivo e per questo annuncio il voto favorevole di Fratelli d'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Emilio Carelli.

EMILIO CARELLI (CI). Grazie, Presidente, colleghi, Coraggio Italia ritiene questa proposta di legge un provvedimento positivo e necessario al mantenimento della cultura alimentare locale, della sostenibilità economica locale, ad apportare anche ricadute importanti e salutari nei confronti delle aziende, favorendo una microeconomia locale. Si tratta di un provvedimento che, nel suo iter tra Camera e Senato, ha avuto un'approvazione trasversale a conferma della bontà delle finalità, a tutela sia dei consumatori, che devono essere così certi di disporre di prodotti certificati, ma anche e soprattutto a tutela dei produttori che svolgono la loro attività nel rispetto delle regole e, per questo motivo, devono poter operare in un mercato trasparente, e questo provvedimento lo favorisce, il mercato trasparente. Inoltre, ridurre la distanza tra produttori e consumatori significa anche rispetto dell'ambiente; portare un prodotto dal campo in cui è coltivato alla tavola del consumatore significa evitare tutti i passaggi che nella filiera corta non esistono più e, di conseguenza, i relativi costi; l'ulteriore vantaggio sarà anche la riduzione dell'utilizzo di carburanti, con le conseguenti emissioni di CO2 nell'atmosfera, come pure quello degli imballaggi, mentre senza intermediari vengono anche meno le spese di spedizione e trasporto e si favorisce così l'ecosostenibilità finale.

Come Coraggio Italia, ci piace sottolineare anche come la proposta di legge istituisca un logo che identifica i prodotti a chilometro zero e a filiera corta; questo comporterà una maggiore valorizzazione ed evidenziazione delle caratteristiche di salubrità di queste produzioni, nell'ottica di un'adeguata promozione e di una corretta informazione.

Per Coraggio Italia annuncio, quindi, il voto favorevole a questa proposta di legge (Applausi dei deputati del gruppo Coraggio Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Fregolent. Ne ha facoltà.

SILVIA FREGOLENT (IV). Grazie Presidente. Care colleghe e cari colleghi, il provvedimento che oggi ci apprestiamo a votare tratta di una tematica strettamente correlata con un modello di agricoltura sostenibile e capace di promuovere l'economia e le occupazioni di molteplici territori. Si parla, infatti, esplicitamente di norme per la valorizzazione e la promozione dei prodotti agricoli e alimentari provenienti da filiera corta a chilometro zero o utile.

I principi ispiratori di questa legge sono ampiamente condivisibili. La filiera corta può essere una soluzione per arginare il problema dello spreco alimentare; riducendo i passaggi dal produttore al consumatore, si possono garantire minori tassi di deperibilità dei prodotti e, quindi, meno spreco di cibo e risorse. Ricerche approfondite hanno dimostrato, infatti, che la spesa a chilometro zero in filiere corte con l'acquisto di prodotti locali taglia del 60 per cento lo spreco alimentare rispetto ai sistemi alimentari tradizionali. La filiera corta, al tempo stesso, dà valore e dignità all'agricoltura italiana, rendendo evidente il suo ruolo chiave per la tutela dell'ambiente, del territorio, delle tradizioni, della cultura, della salute, della sicurezza alimentare, dell'equità, dell'accesso al cibo a un giusto prezzo, dell'aggregazione sociale e del lavoro.

I benefici legati alla promozione di questa tipologia di vendita garantiscono il mantenimento della cultura alimentare locale in quanto questa tipologia di alimenti non attraverserà la catena della grande distribuzione, portando ricchezza alle aziende locali. Per la stessa motivazione, saranno conservate anche le qualità organolettiche dei prodotti, che non dovranno subire trasporti da diverse località, stoccaggi e stanziamenti in cella, con conseguente risparmio di energia, carburante per il trasporto e di imballaggi inquinanti.

La filiera corta, inoltre, instaura una vera e propria micro economia locale ed utilizza il prodotto agricolo come traino di crescita per l'intero sistema territoriale, rafforzando, quindi, la resilienza e la vitalità dei territori rurali, generando occasioni di nuova imprenditoria basata sul consolidamento del patrimonio naturale e sociale, creando le condizioni per migliorare l'attrattività e l'inclusività delle zone marginali. Queste peculiarità hanno rappresentato un valore aggiunto nel corso della pandemia e possono garantire un efficace contrasto all'aumento dei prezzi causati dalla crisi energetica dovuta alla guerra in Ucraina. Secondo i risultati dell'indagine ISMEA sui canali di commercializzazione delle aziende agricole, i produttori che, nel 2020, hanno scelto di accorciare la filiera, raggiungendo in autonomia il consumatore finale, sono il 22 per cento del campione analizzato. Nella fase del lockdown, in particolare, la spesa presso l'agricoltore era crollata anche per la chiusura dei mercati agricoli. Nella fase successiva, si è riscontrata, invece, una crescita della pulsione verso canali di vendita diretta e il punto vendita degli agricoltori ha assunto un ruolo sociale di sostegno e di rassicurazione.

In complesso, il canale alternativo alla distribuzione risulta rafforzato nelle sue svariate forme. I canali alternativi rappresentano, oggi, un fenomeno molto importante per l'agricoltura italiana e sono considerati un fondamentale strumento per lo sviluppo dei mercati locali, delle produzioni tipiche, dell'economia rurale in senso lato. Una legge per regolarizzare le migliaia di produttori e di consumatori che, da anni, utilizzano con frequenza i cosiddetti farmer market era, quindi, attesa e necessaria.

Con questa proposta di legge, si esplica cosa si intende per filiera corta, delimitando, quindi, il raggio chilometrico di riferimento e definendo gli alimenti che si possono considerare a chilometro zero. È stata, inoltre, prevista la promozione dei prodotti a chilometro zero provenienti da filiera corta nella ristorazione collettiva e nella grande distribuzione, soprattutto per le mense scolastiche e gli ospedali. Sarà, ora, necessario controllare che queste indicazioni vengano applicate con correttezza e che, nell'attuazione delle norme presenti, venga rispettato pienamente lo spirito di questa legge, come di altre leggi; ricordo quello sullo spreco alimentare. Nella legge contro lo spreco alimentare, infatti, l'utilizzo di prodotti locali per promuovere il recupero delle eccellenze è, infatti, già previsto, ma, fino ad oggi, non è stato attuato in modo efficace. È, inoltre, altrettanto necessario che l'agricoltura italiana si doti finalmente di una legge unica e complessiva per tutelare le produzioni di qualità. Pochi mesi fa, infatti, è stata approvata dal Parlamento la legge n. 30 del 1° aprile 2022, recante norme per la valorizzazione delle piccole produzioni agroalimentari di origine locale. Anche quel provvedimento ha l'obiettivo di valorizzare la promozione della produzione, trasformazione e vendita, da parte degli imprenditori agricoli, di limitati quantitativi di prodotti alimentari, riconoscibili attraverso una specifica indicazione in etichetta e acquistabili attraverso la vendita diretta.

Pur non mettendo in dubbio le buone intenzioni del legislatore, appare evidente che norme troppo simili, quindi sovrapponibili, possono creare problematiche interpretative per la filiera, soprattutto in un Paese che ha bisogno di semplificare e non di burocratizzare ulteriormente la produzione delle sue eccellenze.

È per questo che rimarco l'opportunità di un prossimo provvedimento organico su questo tema, un intervento legislativo, quindi, esaustivo, capace di tenere insieme le indicazioni europee in materia con efficacia, salvaguardia e promozione delle nostre ricchezze.

È con questo auspicio che annuncio il voto favorevole di Italia Viva (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). Grazie, signor Presidente. Signora sottosegretaria, ci apprestiamo ad approvare, in via definitiva, questo provvedimento dopo un doppio passaggio, prima alla Camera poi al Senato in seconda lettura che inevitabilmente va letto all'interno di un trittico di provvedimenti che abbiamo approvato in questi mesi; la proposta di legge sui piccoli frutti, l'approvazione, in prima lettura, del provvedimento sull'agricoltura contadina e di quello, in via definitiva, dopo tre passaggi, sull'agricoltura biologica.

In buona sostanza, sono tutti segnali di attenzione al settore dei prodotti agricoli e alimentari a chilometro zero o, comunque, più in generale, al settore quello della filiera corta; ovviamente è un segnale di attenzione rivolto principalmente ai piccoli produttori, a chi cerca di trovare sbocchi di mercato ai suoi prodotti, in una dimensione di altri tempi - qualcuno direbbe -, ma, in realtà, una dimensione oggi particolarmente apprezzata da un consumatore attento alle questioni della qualità e a come si produce un prodotto; quindi, non soltanto il fattore discriminante del prezzo, ma anche la conoscenza del produttore, in molti casi, può essere un elemento che fa scattare l'acquisto.

Con grande onestà, nel corso della prima lettura, avevamo espresso un voto contrario, considerandolo una sorta di occasione perduta, perché non c'erano interventi di carattere economico e avevamo rilevato anche alcune contraddizioni.

Nel dichiarare il voto contrario, la volta scorsa avevamo auspicato che, nel passaggio al Senato, si potesse migliorare il testo e, con grande onestà, devo riconoscere che, in alcune parti, il testo è stato migliorato; in particolare, è stato approvato al Senato quello che era stato un nostro emendamento qui alla Camera, invece bocciato in Commissione che, nella definizione di prodotto a chilometro zero o utile, riconosce non soltanto i prodotti provenienti dal luogo di produzione, posti a una distanza non superiore a 70 chilometri, ma amplia questa definizione anche nella formula o, comunque, fa riferimento a prodotti provenienti dalla stessa provincia del luogo di vendita. Questo è importante, perché l'Italia ha caratteristiche molto differenti e - penso soprattutto al Nord - ci sono province anche molto estese. Da questo punto di vista, la provincia è una dimensione geografica che corrisponde alla vicinanza dal luogo di produzione (poi in alcuni casi i 70 chilometri riesce anche difficile giustificarli in caso di controlli).

Questa è una misura che riporta anche altri elementi importanti; c'è un aspetto che bisognerà verificare sul campo, nel senso che bisognerà capire come questa norma possa essere applicata; è però un segnale importante il fatto che i comuni debbano riservare agli imprenditori agricoli, singoli e associati in cooperativa, almeno il 30 per cento del totale dell'area destinata al mercato (e, per la pesca, delle aree prospicienti punti di sbarco).

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ETTORE ROSATO (ore 16,48)

FEDERICO FORNARO (LEU). Questo è un segnale importante di attenzione e di spazio per cercare, come dicevo prima, quello sbocco di mercato per questi prodotti che, a volte, riesce difficile trovare. È inevitabile che questi siano sbocchi legati alla filiera corta. Conosciamo benissimo i problemi legati alle filiere lunghe, che portano prodotti con costi assolutamente crescenti per il consumatore risalendo lungo la filiera verso la grande distribuzione. Qui c'è la possibilità di un rapporto diretto, c'è l'istituzione del logo a chilometro zero, insomma ci sono segnali per dare una promozione ma - la questione è ancora aperta - è evidente che nelle scelte di politica agricola e di programmazione occorrerà ulteriormente supportare questi produttori e dare uno spazio e un'attenzione proprio alla promozione di questo tipo di sbocco di mercato, per avvicinare il più possibile il consumatore al produttore. Questo ovviamente comporta anche altri tipi di benefici, penso agli imballaggi, penso ovviamente ai costi di trasporto. Il bilancio ambientale della filiera corta e dei prodotti a chilometro zero è certamente un bilancio migliore rispetto a quello delle tradizionali filiere di settore, tendenzialmente più lunghe. Per queste ragioni, modificando il giudizio che avevamo dato in prima lettura, il gruppo Liberi e Uguali voterà a favore del provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Spena. Ne ha facoltà.

MARIA SPENA (FI). Grazie, Presidente. Siamo giunti alla fine di questo provvedimento sulla promozione dei prodotti a chilometro zero e a filiera corta. È stato un iter legislativo lungo, sin dal 2018, ma che nel frattempo ha potuto godere di alcuni emendamenti migliorativi. Nel frattempo, sono anche intervenute ulteriori norme sul tema: penso alla legge sui piccoli comuni, a quella sull'agricoltura contadina, alla legge sugli appalti che riguardano le mense o le strutture rivolte ai minori e penso anche alle tante leggi regionali, emanate da più di un quarto delle regioni trattandosi di una materia, quella delle produzioni locali, prettamente di pertinenza delle regioni. Nel complesso, penso che disporre di una normativa nazionale di riferimento che rechi una disciplina univoca e chiara sia un vantaggio sia per gli operatori del settore sia, soprattutto, per i consumatori. Se si considera che già prima della pandemia si era sempre più consapevoli dell'esigenza di avere informazioni certe circa la provenienza delle materie prime e dei nostri prodotti alimentari, oggi si è ancora più rafforzata questa sensibilità, questa coscienza verso il tema della salute, verso il tema della sicurezza alimentare, verso il tema della sostenibilità dei prodotti alimentari. I consumatori prediligono quindi sempre di più l'uso di prodotti locali.

Sono stati obiettivi fondamentali, per noi di Forza Italia, durante il lavoro nella Commissione agricoltura, il riconoscimento, la tutela, la valorizzazione e la promozione dei prodotti agricoli a chilometro zero, perché soltanto attraverso una loro precisa identificazione e soprattutto attraverso l'indicazione dell'ambito territoriale di provenienza possiamo dare maggiori informazioni ai consumatori su questi tipi di prodotti, soprattutto in merito al territorio dal quale provengono. Disporre di definizione certe e inequivocabili è una garanzia che, però, ha bisogno anche di controlli efficaci. Bene è stato, all'articolo 7, prevedere sanzioni amministrative, sanzioni certe e anche alquanto elevate - si arriva fino ad una multa di 9.500 euro - per chi dovesse immettere sul mercato prodotti falsamente presentati come prodotti a chilometro zero o a filiera corta. Siamo anche consapevoli del fatto che un maggior consumo di questa tipologia di prodotti possa sostenere il lavoro e il reddito dei nostri agricoltori, soprattutto degli agricoltori locali. Penso, in particolare, ai tanti giovani che si stanno riavvicinando alla terra, che sono i migliori tutori della coltura agricola nazionale. In un mondo globalizzato - le conseguenze della guerra ci raccontano qualcosa proprio in questo periodo - più è corta la filiera e più è facile salvaguardare l'autenticità delle produzioni agroalimentari autoctone e la tradizione agricola italiana. Mi riferisco anche al turismo enogastronomico che sta avendo molto successo in questo periodo.

Per agevolare l'acquisto da parte dei consumatori, un mio emendamento aveva previsto la possibilità di vendita di questi prodotti a chilometro zero anche nell'ambito della grande distribuzione (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), per dare la possibilità a tutti gli abitanti dei centri urbani di trovare anche nei supermercati i cibi e i prodotti a chilometro zero. Per questo, si dovrebbe quindi prevedere, proprio nell'ambito della grande distribuzione, nei supermercati alcuni corner, alcune zone proprio dedicate alla vendita e all'esposizione di questi prodotti. Alcuni passi in avanti sono stati fatti anche con l'articolo 4 - mi sembra di ricordare - per la vendita diretta nei mercati agricoli, dove anche i produttori a chilometro zero possono esporre e vendere i loro prodotti. Al Senato è stata prevista addirittura la possibilità di costituire proprio mercati riservati soltanto all'esposizione e alla vendita di prodotti a chilometro zero. Nel caso dei mercati comunali, come sappiamo, è prevista una percentuale del 30 per cento dello spazio per la vendita.

È stata poi ampliata la possibilità di esposizione dei loghi, oltre che nei mercati, negli esercizi commerciali e nella ristorazione, anche nei locali di somministrazione. Quindi c'è la possibilità, nell'ambito di questi locali, di consumare direttamente il prodotto a chilometro zero o a filiera corta. La freschezza dei cibi a chilometro zero è garantita per questi prodotti che non hanno bisogno di conservazioni intermedie, non hanno bisogno di trasporto a lungo e medio raggio. Questo significa molto in una fase come questa, in cui c'è una forte carenza delle materie prime; pensiamo, per esempio, agli imballaggi per la conservazione e al consumo di carburante per il trasporto. Quindi il prodotto a chilometro zero è green ed è una scelta che accontenta un po' tutti: è green e sostenibile ma, allo stesso tempo, è identitaria e tradizionale (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Tale scelta va quindi incontro anche alle politiche dell'Unione europea, perché non c'è niente di più Farm to fork di un prodotto a chilometro zero che compriamo direttamente nelle vicinanze del luogo di produzione. È per questo che Forza Italia esprime un parere favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Incerti. Ne ha facoltà.

ANTONELLA INCERTI (PD). Grazie, signor Presidente. Rappresentante del Governo, colleghe e colleghi, siamo all'approvazione definitiva di un provvedimento che vuole promuovere - come tutti hanno ricordato - la domanda e l'offerta di cibi che provengono dalla filiera corta, cioè cibi consumati nei luoghi vicini a quelli di produzione. Più in generale, quindi, prodotti di qualità ovvero prodotti a denominazione protetta, come il nostro Paese sa produrre, quelli tipici e tradizionali. È una legge, quindi, che vuole dare valore alle produzioni locali, rendendole riconoscibili e identificabili dal consumatore, è una legge che si rivolge a quelle imprese agricole di trasformazione e commercializzazione dei loro prodotti, con canali alternativi a quelli lunghi. Un fenomeno importante, uno strumento di sviluppo delle economie locali, dei mercati locali, delle economie rurali in senso lato, un fenomeno anche di grande dinamicità.

Abbiamo sottolineato, anche durante i passaggi - questo è il terzo - all'interno di quest'Aula, come, in una prima fase - siamo ancora nel 2018 - questa legge, pur nelle buone intenzioni, avesse qualche fragilità e che, comunque, andasse pensata all'interno di un sistema più complessivo. Abbiamo ricordato, anche in quelle occasioni, che le sfide che vengono poste oggi al sistema agroalimentare, alla trasformazione del modello di produzione di ciò che mangiamo e del cibo, in vista di una maggiore sostenibilità e meno impatto ambientale, hanno bisogno di strategie più larghe, complessive, quindi di normative che tengano insieme la complessità di un settore complicato, dove non c'è, ovviamente, solo produzione diretta agricola, ma trasformazione, somministrazione e vendita, un sistema dal grandissimo impatto anche sulle economie territoriali. È su questa cifra anche che, in un primo dibattito, sollevavamo qualche perplessità, proprio per la mancanza di una sistematicità, come, invece, avevano avuto altre leggi: penso a quella sull'agricoltura biologica, sulla biodiversità, sullo spreco alimentare, sull'agricoltura sociale.

Crediamo, tuttavia, che, anche nella fase di passaggio e di miglioramento di questa legge, anche tenuto conto della crisi che si è aperta con il COVID-19, soprattutto, dell'odierna crisi internazionale, che pone questioni di approvvigionamento delle materie prime, anche le misure più ristrette ad un certo comparto specifico possano, però, sostenere la redditività delle tante nostre piccole imprese locali, dei nostri produttori locali e possano servire ad offrire un prodotto di maggiore garanzia e qualità. Dunque, vanno comunque sostenute, anche e soprattutto perché, durante il COVID, è cresciuta moltissimo la sensibilità dei consumatori, che si sono rivolti con assiduità verso le produzioni locali, verso le vendite dirette, con una maggior consapevolezza sul fatto che fare la spesa in filiera corta vuol dire garanzia di prodotti freschi, che durano di più, disponibili nelle vicinanze, con pochi spostamenti e, quindi, con benefici, sia economici che ambientali. Ed è soprattutto chiaro al consumatore, con questo tipo di spesa, come nella filiera corta si valorizzi l'identità del produttore, che è nota, che è certa, dando, quindi, garanzie al consumatore su qualità e provenienza del prodotto. Oggi, l'identificazione del produttore primario è un fattore che sta diventando sempre più importante per il consumatore. Inoltre, la filiera corta contribuisce al contenimento dei prezzi, accorciando i passaggi e sostenendo, al contempo, produttori e difesa del potere d'acquisto dei consumatori. Fare la spesa in filiera corta vuol dire tagliare anche lo spreco alimentare e, soprattutto, da un punto di vista squisitamente economico, la filiera corta, la vendita diretta senza intermediari offrono la possibilità ai nostri produttori di spuntare prezzi di vendita più elevati, quindi margini economici che possono essere interessanti, con un incasso più immediato, una distribuzione più equa lungo la filiera e il valore aggiunto. Inoltre, questi prodotti, avendo un rapporto diretto con il consumatore, possono condurre anche il produttore a modi più personalizzati del prodotto e questo consente anche una innovazione del prodotto, orientandosi verso tipicità e allontanandosi, magari, da qualche rischio di omologazione e standardizzazione e possono essere la base di sviluppo di forme importanti di aggregazione.

Come si diceva, la legge è stata migliorata nei vari passaggi: è stata data una definizione più chiara anche rispetto alla comunicazione verso il consumatore; rispetto al termine di filiera, è stata definita in modo più efficace la delimitazione geografica; si è restituito anche, in qualche modo, un ruolo alle regioni e agli enti territoriali come, ad esempio, i comuni, che possono attivare essi stessi strumenti di valorizzazione di questi prodotti: pensiamo ai mercati rurali e, soprattutto, a quelli contadini che, partendo dalla crisi pandemica, hanno avuto, in pochissimo tempo, un vero e proprio incremento nel nostro Paese. E questo è un segnale di attenzione al proprio territorio, alla tutela ambientale, al sostegno all'economia locale, all'occupazione, nel segno anche di una responsabilità sociale, perché i mercati contadini, ad esempio, sono anche segnali di vivacità sociale dei territori. Così come gli enti territoriali - penso ancora ai comuni -, in termini di ristorazione, attraverso buone pratiche, ad esempio, nelle mense scolastiche, possono rafforzare questo rapporto tra i gestori di queste mense, sia pubbliche che private, e i produttori locali. Quindi, si tratta di una legge che può essere utile anche per rafforzare tutto il sistema dell'agro-ristorazione, incentivando turismo rurale e sostenibile, proprio perché basato sull'unicità dei prodotti su piccola scala.

Il Partito Democratico voterà a favore di questo provvedimento, anche per i miglioramenti sostenuti durante i passaggi, perché, nel suo piccolo, pone in campo un ulteriore strumento che può aiutare i nostri produttori locali a semplificare la loro attività e, in molti casi, a riprendere quelle coltivazioni di colture magari abbandonate, perché non più remunerative. Pensiamo che questa legge, insieme ad altre che sono intercorse in questo periodo di approvazione, rafforzi le economie locali, soprattutto, in quei territori - penso alle aree interne - che, di fatto, avevano visto abbandonare molte produzioni, perché ritenute non più remunerative e anche perché, magari, disponibili, a livello globale, a prezzi minori. Una quantità che, con la crisi degli approvvigionamenti, può dare maggiore offerta al consumatore e, quindi, può continuare a garantire qualità e sicurezza, che, insieme all'equità, sono una cifra distintiva di quelle che oggi devono essere le buone politiche agricole e del cibo.

Per questi motivi, il nostro partito vota a favore del provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Gastaldi. Ne ha facoltà.

FLAVIO GASTALDI (LEGA). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, sottosegretario, l'obiettivo di questa proposta di legge è valorizzare e promuovere il consumo dei prodotti del territorio e fornire maggiori informazioni ai consumatori che prediligono prodotti locali e sostenere, quindi, le micro e piccole economie territoriali.

Da alcuni anni, è sempre più crescente la consapevolezza che il prodotto del territorio a chilometro zero da filiera corta è da preferirsi rispetto a quelli provenienti dai grandi mercati generali, poiché mangiare prodotti sani, conoscendone l'origine, è un problema di tutti, piuttosto che acquistare prodotti, sì più convenienti, ma che provengono dall'estero, da Paesi con minori livelli di controllo sanitario rispetto al nostro.

Troppe volte giungono prodotti dall'estero sui mercati generali europei che hanno effettivamente valori sanitari e valori di fitofarmaci nei prodotti che sono a maglie molto più larghe rispetto alla legislazione italiana. E qui si va a creare una concorrenza sleale nei confronti dei nostri produttori, che non hanno le stesse basi da cui partire per poter andare a promuovere i loro prodotti all'estero. Quindi, se di Europa vogliamo veramente parlare, anche qui, bisogna iniziare a fare una legislazione che tuteli veramente i nostri produttori.

È provato, infatti, che l'etichetta “a semaforo”, il cosiddetto Nutri-Score, disincentiva il consumo di alimenti raccomandati in una sana alimentazione e fondamentali in menù equilibrati, se inseriti all'interno di un corretto stile di vita. La dieta non è fatta solo di un cibo di un colore verde che dà l'idea di poterne mangiare a volontà o di un colore rosso che fa apparire un determinato alimento come proibito: sono l'educazione e la consapevolezza nutrizionale a fare la differenza (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). E, quindi, parliamo di acquistare prodotti fuori stagione, con percorsi che rendono opaca la tracciabilità dei prodotti stessi in tutti i suoi passaggi: dall'agricoltore, che si rifornisce al centro di trasformazione, tramite un mediatore che seleziona, imballa, trasferisce in un centro di condizionamento e, poi, passa a un grossista e, poi, passa al dettaglio. Questa è una delle filiere più corte che conosciamo ad oggi. E questo va a incidere anche sul prezzo, perché il prezzo finale è determinato, per esempio, da diversi fattori: l'agricoltore e, quindi, il costo di produzione, poi la conservazione, il trasporto, il dettaglio e l'IVA.

All'agricoltore resta dal 17 al 30 per cento del prezzo finale esposto al supermercato. Con i costi di produzione che si impennano, i fattori energetici, e la crisi ucraina che aumenta il costo della razione animale al punto che gli agricoltori e gli allevatori stanno producendo in perdita da diversi mesi (vedasi, per esempio, i produttori di latte o di carne), accorciare la filiera diventa quanto mai necessario per evitare che a rimetterci sia sempre l'anello debole della catena: il produttore agricolo. Il reddito insieme ai danni da fauna selvatica sono i principali problemi da risolvere sull'agricoltura, ora più che mai. A tal proposito, esortiamo il Governo a emanare il bando agrisolare, ponendo particolare attenzione al superamento dell'installazione di fotovoltaico limitatamente all'autoconsumo.

Noi abbiamo bisogno di saturare i tetti, non di pannelli a terra su superfici coltivabili (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Tutto questo riconosce più valore all'agricoltore e contrasta l'abbandono delle campagne, e questo è solo uno dei progetti portati avanti in questa legislatura a favore degli agricoltori, per far tornare i giovani alla terra e per incentivare l'imprenditoria femminile e sociale, ad esempio.

Un ritorno alla terra, un ritorno che poggi le sue basi sui vari istituti e sulle istituzioni, dal PSR, quindi tramite le regioni, alla nuova PAC, fino al PNRR, dai bandi per l'insediamento di Ismea agli incentivi nel subentro, senza però distinzioni di latitudine, dal Nord fino al Sud.

Occorre sviluppare il turismo rurale perché non basta solo saper produrre, essere consapevoli di produrre prodotti di qualità, ma bisogna anche saperli commercializzare, bisogna saperli promuovere all'estero, e creare veri e propri percorsi enogastronomici in abbinamento al turismo fuori porta.

Colleghi, prima abbiamo incontrato, con i colleghi Loss e Bubisutti, il Consorzio Carni dell'Agro Pontino, che conta 250 aziende per 3.500 capi di bovini, tra marchigiana, maremmana e chianina. É un consorzio di aziende che punta sull'innovazione, sull'agricoltura 4.0, sulla qualità, sulle scuole, che vuole accedere ai bandi del PNRR, che ha tante filiere vicine che concorrono allo sviluppo del territorio, dalla carne al latte, al turismo. È soprattutto un'azienda che sopravvive nonostante tutto, che punta sull'efficientamento energetico - abbiamo parlato di parco agrisolare - che vuole comunicare la tecnologia applicata, che è un'alimentazione allo stato brado e con il fieno, e che ha punti vendita con le produzioni adiacenti. Ecco dov'è il chilometro zero, ecco dov'è la filiera totale del chilometro zero, quella che è la ratio di ciò di cui stiamo parlando adesso.

Tale azienda, incontrata per caso e per combinazione un'ora fa, ci dimostra essenzialmente che andiamo a regolamentare quello che dovremmo incentivare sempre di più; e questo lo prendo come un primo passo per riuscire ad avvicinare sempre di più la produzione, contenendo i costi, e fare rete con il territorio, con le scuole e con il turismo enogastronomico, sostenibile, che potrà incentivare la produzione e l'economia di quel territorio, a partire dall'anello più debole della catena che sono gli agricoltori e gli allevatori stessi. In questo forse pecchiamo un po', a parte qualche caso sporadico.

L'abbinamento al turismo può essere un volano importante per i nostri prodotti e per i nostri territori per generare un circolo virtuoso per l'economia che ruota attorno all'agricoltura. Si tutela la biodiversità e il paesaggio, che non saranno quindi sacrificati sull'altare del dio denaro, con l'esposizione di prezzi bassi e fissi, che fa tanta scena, ma colpisce l'agricoltore e l'allevatore in primis. Puntare su filiera corta a chilometro zero vuol dire anche ridurre gli imballaggi, come è già stato ricordato prima, e contrastare oggettivamente, senza necessità di regolamentarla, l'emissione di CO2 nell'aria derivata dalla movimentazione di merci su nave e gomma.

Passando al provvedimento, i punti fondamentali su cui voglio mettere l'accento sono la vendita diretta nei mercati alimentari dei prodotti a chilometro zero e della pesca freschi, prodotti trasformati a una distanza massima di 70 chilometri rispetto al luogo di vendita, o, come è stato giustamente aggiunto al Senato nel passaggio precedente, all'interno della provincia stessa. L'Italia, come è già stato ricordato, ha un territorio frammentato, dove, soprattutto al Nord, ci sono province molto grandi, e quindi credo che anche aggiungere il criterio dell'estensione della provincia sia stata una scelta saggia. Anche nella mia provincia di Cuneo ci sono diverse esperienze di appositi spazi di mercati agricoli che da anni riscuotono un successo di rilevante importanza, che va incentivato e non ostacolato.

Riguardo all'istituzione di un logo apposito, non credo, come altri colleghi, che vada a confondere il consumatore. Essendo che anche la legge sulle piccole produzioni locali prevedeva la stessa cosa, credo che debba essere fatto un lavoro di sintesi e armonizzazione da parte del MIPAAF, in abbinamento a quello sul biologico.

A dire la verità, Governo e colleghi, saremmo stati sicuramente più efficienti in termini legislativi se la PDL in oggetto, quella sulle piccole produzioni locali, quella sull'agricoltura contadina e quella sul biologico fossero state unificate e armonizzate per dar loro più valore e adeguata diffusione.

Tornando al logo, se poi pensiamo che sugli scaffali dei supermercati potrà essere messo ben in vista che determinati tipi di prodotti esposti provengono da filiera corta, chilometro zero o piccole produzioni locali, questo sarà un valore aggiunto per il consumatore, che potrà effettuare una scelta consapevole. Le vendite di questi prodotti anche nei mercati contadini si sono incrementate del 28 per cento nel periodo pandemico, e secondo uno studio il 22 per cento dei consumatori ha dichiarato in quel periodo di averne aumentato l'acquisto. Cerchiamo di non disperdere questo vantaggio.

Ad oggi possiamo dire che il made in Italy è in pericolo: pensiamo che solo un prodotto su tre è realmente prodotto e trasformato in Italia. A maggior ragione, l'istituzione di un marchio va proprio nella direzione di tutelare il consumo di prodotti coltivati e trasformati in Italia. C'è in ballo l'interesse del Paese, in particolar modo del futuro, e, quando parliamo di futuro, parliamo di ragazzi e di bambini che frequentano la scuola e che vanno nelle mense comunali quotidianamente. Mi ha lasciato pertanto perplesso la soppressione da parte del Senato dell'attribuzione di criteri di premialità per le aziende che dichiarano di utilizzare i prodotti di cui tratta questa PDL. Dobbiamo trovare un modo che non contrasti con la legislazione nazionale per far sì che nelle mense sia incentivato sempre di più l'utilizzo di prodotti biologici, a chilometro zero o a filiera corta.

Dobbiamo investire sulle nuove generazioni perché non si dà solo del semplice cibo nel piatto, ma, se si spiega anche perché è stato inserito quel determinato tipo di prodotto, perché si sono preparati quei piatti, se si spiega che quello che è stato consumato arriva dal territorio su cui lavorano delle famiglie, su cui c'è tutto un percorso sociale, investendo sulla scuola e sulle nuove generazioni, secondo noi questo è il miglior modo per riuscire a far passare il concetto di consumare e mangiare italiano, rispettando e imparando a conoscere la stagionalità dei prodotti, e soprattutto insegnando a non sprecare il cibo nel proprio piatto.

Concludo, Presidente, dicendo che solo la vera agricoltura italiana è in grado di reggere ai grandi scossoni che la stanno colpendo e di cui abbiamo discusso nella mozione di poco fa. È una sfida che lanciamo al Paese, un'opportunità per l'agricoltura, l'economia e il Paese tutto. È una filiera con le facce degli agricoltori, a cui però non vanno messi i bastoni fra le ruote; essi vanno incentivati a valorizzare e difendere il nostro territorio e a garantire la nostra sicurezza alimentare. Per questo ed altri motivi annuncio il voto favorevole della Lega-Salvini Premier (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Gallinella. Ne ha facoltà.

FILIPPO GALLINELLA (M5S). Grazie, Presidente. Arriviamo alla fine di un percorso cominciato all'inizio di questa legislatura. Quello che affronta la proposta di legge in esame è un tema che in parte le regioni hanno già normato, ma noi volevamo dare un quadro ovviamente nazionale per chiarire, tra l'altro, alcuni passaggi importanti per il consumatore.

Negli interventi dei colleghi, che ringrazio anche per avere preannunciato un voto favorevole a questo testo, che ha visto ovviamente delle migliorie nel passaggio al Senato, si chiarisce cos'è il chilometro zero, ovvero un bene prodotto entro una certa distanza o nella provincia, e che cos'è soprattutto la filiera corta. Infatti, era un termine abusato, confondendosi magari la filiera corta con la distanza, mentre noi volevamo chiarire che c'è un numero molto limitato di passaggi (uno in questo caso), proprio perché ciò garantisce una filiera corta, dove il valore della vendita del prodotto si ripartisce o direttamente o in maniera sicuramente più equa con il produttore.

Questa proposta di legge, tra l'altro, inserisce una novità, che è un logo, non un marchio, del Ministero, in modo tale che possa essere riconoscibile in maniera univoca; tra l'altro, un marchio che è possibile applicare anche a quei servizi di ristorazione piuttosto che punti vendita per dire al consumatore “guardate che qui da noi trovate anche prodotti che sono nel nostro intorno, nel nostro circondario”.

Questo non vuole togliere, ovviamente, nulla alla grande distribuzione, che, sappiamo benissimo, vende la maggior parte del cibo, ma è un messaggio che il consumatore ricercava e ricerca ancora oggi. Infatti, prima si cercava magari la qualità locale, si pensava a basse emissioni in atmosfera di CO2, e oggi questo discorso viene riacceso anche dalla crisi che stiamo vivendo, dalla paura. C'è stato un dibattito parlamentare anche questa mattina sul tema della sovranità alimentare, della sicurezza alimentare.

È il tema che il consumatore possa sapere con sicurezza e con certezza che c'è comunque un produttore vicino casa che gli può fornire cibo perché, comunque sia, noi lo manteniamo in vita, perché tramite questi strumenti, che ormai sono nati da anni e a cui noi vogliamo dare un cappello nazionale, si riesce a dargli reddito per produrre. In questa direzione va il nostro sforzo, ma anche lo sforzo di tutte le forze politiche perché, come avevo accennato all'inizio di questo dibattito, ci sono altre proposte di legge che richiamano questo concetto, come le piccole produzioni locali piuttosto che l'agricoltura contadina. Questo per dire che il consumatore oggi ha bisogno di essere anche rassicurato con un logo dello Stato che gli dica con chiarezza che questo è un prodotto da filiera corta e che quest'altro è un prodotto a chilometro zero, senza nulla togliere ai tanti marchi di qualità, il biologico piuttosto che i grandi marchi IG, che ci sono nel mercato e che ci fanno conoscere nel mondo.

Io ringrazio tutti i colleghi, perché questo è il segnale, anche se un piccolo segnale, che il Parlamento sta attento anche a piccole cose, ovvero a quei produttori e a quei consumatori che ancora oggi vanno nei mercati a cercare prodotti che sono vicini a loro, non solo per una questione di emissioni ma anche per un percorso forse più sentimentale: ho comprato un prodotto del mio vicino, ho portato risorse al mio territorio e posso dire che, comunque sia, sono ancora più vicino all'ambiente. Questo è un po' il messaggio, oltre, appunto, alle norme che abbiamo fatto e alle sanzioni che abbiamo previsto per chi trasgredisce talune regole di questa proposta di legge. Quindi, io dichiaro il voto favorevole del MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

Ha chiesto di parlare il relatore, l'onorevole Parentela. Ne ha facoltà.

PAOLO PARENTELA, Relatore. Grazie, Presidente. Prima del voto finale, voglio ringraziare il collega presentatore di questa proposta di legge, il deputato Gallinella, tutti i gruppi parlamentari, per il lavoro che è stato svolto, e gli Uffici, che hanno svolto un ottimo lavoro.

Questa legge, come hanno detto i colleghi prima, dà sicuramente uno strumento in più ai nostri agricoltori e ai nostri produttori e soprattutto servirà ai nostri consumatori per valorizzare, appunto, i prodotti da filiera corta e a chilometro zero del nostro Paese (Applausi).

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 183-B​)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta di legge n. 183-B: "Norme per la valorizzazione e la promozione dei prodotti agricoli e alimentari a chilometro zero e di quelli provenienti da filiera corta" (Approvata dalla Camera e modificata dal Senato).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 20).

Sui lavori dell'Assemblea.

PRESIDENTE. Come concordato e come già comunicato, gli ulteriori argomenti iscritti all'ordine del giorno della seduta odierna sono rinviati alla prossima settimana.

Avverto che, secondo le intese intercorse tra i gruppi, nella seduta di giovedì 19 maggio, alle 11,30, avrà luogo l'informativa urgente del Presidente del Consiglio dei Ministri sugli ulteriori sviluppi del conflitto tra Russia e Ucraina.

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per un intervento di fine seduta la collega Labriola. Ne ha facoltà.

VINCENZA LABRIOLA (FI). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, vorrei lasciare agli atti una riflessione sulla crisi industriale dell'ex Ilva. La città di Taranto non si merita il tifo da stadio che in queste ore si sta facendo sui 150 milioni che si spostano dalla bonifica alla produzione. Che quelle risorse siano avanzi di portafoglio o risorse ancora non allocate, come ha detto il Ministro della Transizione ecologica poco tempo fa, perché le stime di spesa sulle bonifiche sono preventivi e non somme effettive, poco importa. Ciò che è deleterio è il messaggio che passa, perché quelle sono risorse che non possono essere spostate attraverso un emendamento.

Sulla crisi dell'ex Ilva, oggi Acciaierie d'Italia, occorre che il Governo faccia un'azione complessiva, che affronti i troppi nodi lasciati irrisolti, come le bonifiche: non vorremmo mai che la messa in sicurezza passasse per bonifica. Vi sono il tema dei lavoratori - chi ha pagato il prezzo più alto della cassa integrazione sono stati proprio i tarantini - il tema dell'indotto, il tema della decarbonizzazione, il tema della messa in sicurezza degli impianti, il tema dei tanti, troppi malati e morti, il tema della mancanza di prospettiva e il problema del sequestro degli impianti; e la lista, purtroppo, è ancora molto lunga. Alla luce di tutto ciò e alla luce della nuova sentenza della Corte dei diritti umani di Strasburgo, non si può accettare che il Governo, per la seconda volta, tenti di utilizzare le risorse dei tarantini per l'acciaieria e per la produzione. Questa è una beffa inaccettabile! Nella sentenza si dice anche che lo Stato - l'ha confermato anche il Ministro Cingolani - non ha fornito i documenti che mostrano cos'è stato fatto per mettere in sicurezza la vita dei tarantini e, per questo, ci ha condannato per la quarta volta. Dopo più di 12 anni di crisi industriale, a cui la politica non ha saputo dare risposte concrete, continuando a nascondere i problemi sotto il tappeto, facendo in modo che le norme si adeguassero allo stabilimento e non il contrario…

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Labriola.

VINCENZA LABRIOLA (FI). ….e dopo decreti su decreti - giungo al termine, Presidente - non possiamo più accettare che il Governo non ci metta la faccia. Tra vivere ed esistere c'è una grande differenza e, a Taranto, lo sappiamo bene. Auspico che il Governo stralci la norma e presenti un decreto, comprensivo di tutti i nodi ancora aperti, sulla crisi industriale più grande d'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Lapia. Ne ha facoltà.

MARA LAPIA (MISTO-CD). Grazie, Presidente. Parlo oggi in quest'Aula per denunciare la situazione del reparto geriatria dell'ospedale San Francesco di Nuoro. Qualche giorno fa, la ASL di Nuoro, con un comunicato stampa, tentava di rassicurare i pazienti e le loro famiglie dicendo che l'assistenza viene garantita anche di notte. Presidente, siamo al paradosso, perché in quel reparto non solo l'assistenza non viene garantita anche di notte ma non viene garantita nemmeno di giorno, con due medici in turno, pochissimi infermieri e solamente due OSS per far fronte a circa 30 posti letto. Un mese fa mi sono recata in quel reparto, per verificare la situazione, prima da sola e poi con il sottosegretario Costa. Oggi voglio dire in quest'Aula, senza alcun timore di smentita, che proprio un operatore sanitario ha riferito a me e al sottosegretario Costa: “Io in questo reparto mia madre non la ricovererei mai”. Presidente, una cosa non si è capita probabilmente nella ASL di Nuoro, che i proclami non servono a niente, perché tendono a rassicurare, non solo il paziente, ma anche la politica regionale che, quindi, si tranquillizza nel pensare che a Nuoro non abbiamo bisogno di medici, non abbiamo bisogno di infermieri e non abbiamo bisogno di operatori sociosanitari. Allora, oggi per il suo tramite, Presidente, nuovamente invito il Ministro della Salute a vigilare, per quanto riguarda la mia regione, la regione Sardegna, e a verificare - perché è dovere del Ministero della Salute - che vengano rispettati i livelli essenziali dell'assistenza. Inoltre chiedo all'assessore Nieddu che verifichi la situazione di questo reparto a Nuoro, dove non è assolutamente garantita l'assistenza, né diurna né notturna.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Giannone. Ne ha facoltà.

VERONICA GIANNONE (FI). Grazie, Presidente. Vorrei che ascoltaste queste parole con attenzione, sono le parole di solo una delle 250 ragazze che lo scorso weekend hanno raccontato di molestie ricevute durante il raduno degli alpini a Rimini, e che voglio riportare: “Sono riminese, sono una barista e soprattutto una donna. Fra ieri e oggi, quello che ho subito dagli alpini è svilente per ogni donna. Un alpino ha provato a leccarmi sulla bocca mentre prendevo un ordine al tavolo, uno mimava un atto sessuale mentre mi giravo per sparecchiare, un altro mi ha spinto in modo da farmi sedere sulle sue ginocchia”. Di racconti di questo tenore ce ne sono tantissimi, supportati da riprese, video e testimonianze di passanti. Insomma, strano che queste donne raccontino tutte le stesse cose e mi pare impossibile se le siano inventate. Eppure ho sentito che c'è chi sta tentando di minimizzare derubricando una molestia a una cosa da poco, a un gioco simpatico.

Non possiamo certo sapere chi può aver agito in tal senso e che fossero alpini o turisti col cappello non cambia la situazione, certi uomini, una minoranza in realtà, si sentono padroni delle donne in virtù di una vecchia tradizione maschilista e patriarcale e così facendo danneggiano un'intera categoria. Occorre dissociarsi con convinzione e senza strumentalizzazioni; bisogna correggere certi comportamenti deviati. Anche dall'Eurovision sono arrivate segnalazioni del genere da diverse donne e non ci si può dimenticare di quanto accaduto a Milano il 31 dicembre del 2021. Non possiamo sedere qui in quest'Aula impegnandoci a contrastare ogni forma di violenza con le solite mozioni di impegno al Governo, con le iniziative per l'8 marzo o con interventi contro la violenza di genere o ancora per ricordare qualche episodio specifico per poi non stigmatizzare quanto riportato da tante ragazze, senza ricercare responsabili, prendere giusti provvedimenti per rieducarli. La violenza di genere, la violenza domestica, gli stupri, i femminicidi non finiranno mai se non si prendono le distanze da questi accadimenti con forza e fatti concreti.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Zan.

ALESSANDRO ZAN (PD). Grazie, Presidente, quello raccontato da un'inchiesta di Report andata in onda lunedì e riguardante l'attacco hacker del 3 dicembre scorso ai danni della ULSS 6 Euganea che coinvolge quasi un milione di persone nel territorio padovano, è un Veneto in cui i cittadini sono stati lasciati per giorni senza servizi sanitari, è un Veneto in cui i vertici politici regionali hanno scaricato vigliaccamente la propria responsabilità sui tecnici; è un Veneto in cui gli enti regionali preposti non hanno mai svolto le proprie funzioni e i propri compiti; è un Veneto in cui chi chiede più competenza e autonomia ha dimostrato di non saper gestire quelle che già amministra. Infatti, la vicenda che riguarda l'attacco hacker rivendicato da un gruppo di criminali informatici russi ha messo a nudo una serie di mancanze e inadempienze proprio da parte della regione Veneto, in primis per quanto riguarda Azienda Zero, l'ente fortemente voluto da Zaia che dal 2016 dovrebbe assicurare un coordinamento tra le varie ULSS venete, compresa la sicurezza informatica, ma che nel corso degli anni è rimasta di fatto solo una centrale di acquisti esponendo così i cittadini veneti a rischi gravissimi come l'attacco ha dimostrato, a cui si aggiunge la questione del SIRV, standard informatici regionali-regione Veneto, che avrebbe dovuto essere implementato con un finanziamento europeo di quasi 10 milioni. A chi sono andati questi soldi? Che fine hanno fatto? Sono già stati spesi, Presidente, un milione di euro per tentare di riparare ai danni dell'attacco hacker quando si poteva prevenire questo danno; le responsabilità politiche dei vertici regionali sono enormi ed è semplicemente vergognoso che nel corso di questi mesi siano state minimizzate nella più diffusa e totale omertà: nessuno poteva parlare con i giornalisti, questo era l'ordine perentorio dei dirigenti sanitari regionali. È per questo che esorto il Governo, visto che stiamo parlando della sicurezza sanitaria di milioni di cittadini, a rispondere all'interrogazione che ho presentato lo scorso 14 gennaio nel merito, anche perché un attacco hacker, di hackers russi, è ormai diventato un tema di sicurezza nazionale.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Andrea Romano.

ANDREA ROMANO (PD). Grazie Presidente, sul Financial Times di ieri Sajjan Jindal, presidente e amministratore delegato dell'omonimo grande gruppo industriale indiano, ha annunciato la volontà del gruppo di vendere gli impianti italiani. Di cosa parliamo, Presidente? Parliamo degli impianti delle acciaierie ex Lucchini di Piombino, un impianto industriale fondamentale non solo per tutto il settore siderurgico italiano, ma soprattutto per la costa toscana, una costa già colpita duramente da processi di deindustrializzazione. Quegli impianti furono acquisiti nel 2018 dal gruppo Jindal, JWS Italy, anche sulla base di impegni precisi per investimenti di rilancio degli impianti, impegni che non sono stati minimamente rispettati dal gruppo indiano.

A fronte della notizia annunciata da Jindal della vendita degli impianti italiani, a fronte del mancato rispetto degli impegni sottoscritti dal gruppo indiano al momento dell'acquisizione di quegli impianti, noi chiediamo al Ministro Giorgetti di informare il Parlamento della situazione, sulle notizie relative alla possibile vendita, sul mancato rispetto degli impegni di rilancio e investimento da parte del gruppo indiano ed anche sulla cosiddetta commessa rotaie. Di cosa parlo? Gli impianti di Piombino sono gli unici impianti italiani che producono rotaie ferroviarie. Si parla di un rinnovo della commessa per la produzione di rotaie agli impianti di Piombino, sarebbe grave, Presidente, se questa commessa venisse concessa ad una proprietà che, al momento, è in fuga, fosse concessa a questa proprietà anche e soprattutto in assenza del rispetto di impegni precisi di rilancio e investimento su quell'impianto, che, in questi anni, abbiamo chiesto che fossero finalmente rispettati. Ci aspettiamo che il Ministro Giorgetti riferisca al Parlamento in tempi rapidi.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Raduzzi. Ne ha facoltà.

RAPHAEL RADUZZI (MISTO-A). Grazie, Presidente. In questi giorni, in queste ultime settimane stiamo vedendo tutti i principali leader dei partiti di questa maggioranza fare marcia indietro rispetto a quello che hanno votato in questo Parlamento il mese scorso nel “DL Ucraina”, che è quel decreto che, senza dirci quali armi, a che costo, a chi andranno, è stato votato da tutto il Parlamento, inclusi i deputati della finta opposizione di Fratelli d'Italia.

Ebbene, come Alternativa, abbiamo preparato una mozione che dice che le cose si fanno non nei talk show o sui giornali, ma qui, in Parlamento, e chiediamo, a questa maggioranza e a quei leader politici, che tanto si stanno sperticando per dire che non devono essere più mandate armi in Ucraina, di calendarizzare e votare la nostra mozione che chiede lo stop, subito, all'invio di armi, una conferenza di pace, da tenersi qui in Italia e che dice no ad ulteriori allargamenti della NATO, in particolare verso Svezia e Finlandia, perché questo potrebbe andare ad acuire quelle tensioni che già si stanno allargando enormemente, ai danni anche dei cittadini italiani, che stanno pagando il prezzo di questa crisi folle per tutti quanti.

Chiediamo un impegno serio a tutte le forze di maggioranza, calendarizziamo la nostra mozione subito (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Tonelli. Ne ha facoltà.

GIANNI TONELLI (LEGA). Grazie, Presidente. Il 4 ottobre del 2019, dentro i locali della Questura di Trieste, si consumava una tragedia: Stephan Meran, uno straniero in stato d'arresto, dopo aver rubato la pistola a uno dei miei due colleghi, due poliziotti, li uccideva: Matteo e Pierluigi. Una tragedia vergognosa, anche a causa di quello che era l'inefficacia degli equipaggiamenti, perché la fondina in cordura non garantiva le sicurezze adeguate affinché si potesse evitare il furto della pistola.

Dopo due anni di processo, due anni di procedimento penale, il 6 maggio ultimo scorso, pochi giorni fa, si è conclusa la vicenda processuale e la Corte d'assise ha assolto Stephan Meran dall'accusa di omicidio, perché incapace di intendere e di volere, nonostante vi fossero perizie contrastanti in proposito sul suo stato di salute mentale.

Avrei mille cose da dire, ma non c'è il tempo, su quella che è stata la dinamica processuale, l'atteggiamento della Procura e anche dell'Avvocatura dello Stato. E qui, dopo aver comunicato il fatto che il papà di uno dei due miei colleghi, un poliziotto, Matteo, ha speso 35 mila euro, chiedo: questa è la tutela che lo Stato dà alle vittime del dovere? Questo è un problema! Faccio questa domanda lei, retoricamente, a tutti i colleghi e a chi, da casa, può ascoltare questo mio messaggio: chi difende i difensori? È degno un Paese che non tutela, in alcun modo, le vittime, le sue vittime, i servitori dello Stato, che cadono nell'esercizio delle loro funzioni? Stephan Meran è stato assolto, non è stato ritenuto colpevole e le spese processuali non potranno essere addebitate a suo carico e neppure il risarcimento, perché incapace di intendere e di volere. Questo è uno Stato che, a volte, è indegno e, molte volte, è indegno dei sacrifici che i suoi servitori, tutti i giorni, fanno per una manciata di lenticchie, sulle strade (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Formentini. Ne ha facoltà.

PAOLO FORMENTINI (LEGA). Grazie Presidente, sull'ordine dei lavori, come lei ha detto, per chiedere il massimo impegno da parte del nostro Governo, perché oggi è successo qualcosa di grave: un cardinale della Chiesa cattolica, il cardinale Zen, è stato arrestato ad Hong Kong, perché avrebbe aiutato i movimenti pro-democrazia.

Questo fa parte della stretta del regime comunista di Pechino contro qualsiasi religione, contro la libertà di religione, Dagli uiguri dello Xinjiang ai buddisti tibetani ai cristiani, tutti sono in pericolo, a tutti viene negato di professare la propria fede e di combattere per la libertà. Chiediamo davvero che tutto il Parlamento e il Governo italiani siano solidali con il cardinale Zen e che ci sia un intervento deciso del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Quartapelle Procopio. Ne ha facoltà.

LIA QUARTAPELLE PROCOPIO (PD). Grazie, Presidente. La notizia dell'arresto del cardinale Joseph Zen, a Hong Kong, si aggiunge alla preoccupazione, che abbiamo ormai da più di due anni, rispetto a quanto sta succedendo a Hong Kong. Come è stato detto anche da altri, un regime che arresta un ex cardinale di 92 anni è un regime che ha paura di tutto e, se lo fa semplicemente per la ragione che questo cardinale, insieme ad altri tre attivisti, era il garante delle associazioni che hanno manifestato, a partire dal 2019, in modo pacifico a sostegno dell'autonomia di Hong Kong, è un regime davvero spaventato.

Chiediamo che il Governo intervenga il prima possibile presso le autorità di Hong Kong e le autorità cinesi affinché il cardinale Zen e gli altri tre attivisti arrestati siano messi in libertà e affinché si preservi il più possibile quello che resta dell'autonomia dell'isola, secondo quanto previsto dal Trattato sino-britannico sullo status di Hong Kong del 1984 (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Venerdì 13 maggio 2022 - Ore 9,30:

1. Svolgimento di interpellanze urgenti.

La seduta termina alle 17,40.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

nelle votazioni dalla n. 1 alla n. 3 il deputato Zicchieri ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nelle votazioni nn. 4 e 5 il deputato Zicchieri ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale Ddl 3437-A - em. 1.4 310 310 0 156 6 304 114 Resp.
2 Nominale em. 1.3 313 313 0 157 6 307 114 Resp.
3 Nominale em. 1.1 319 319 0 160 6 313 114 Resp.
4 Nominale articolo 1 326 326 0 164 318 8 114 Appr.
5 Nominale articolo 2 331 331 0 166 325 6 114 Appr.
6 Nominale Ddl 3437-A - voto finale 380 378 2 190 373 5 114 Appr.
7 Nominale Moz. Cillis e a. n.1-609 u.n.f. rif 397 391 6 196 383 8 110 Appr.
8 Nominale Moz. Cillis e a. n. 1-609 u.n.f. p2 390 360 30 181 346 14 110 Appr.
9 Nominale Moz. Cillis e a. n. 1-609 u.n.f. p3 392 390 2 196 356 34 110 Appr.
10 Nominale Moz. Cillis e a. n. 1-609 u.n.f. p4 394 365 29 183 358 7 110 Appr.
11 Nominale Moz. Meloni e a. n. 1-629 n.f. rif. 396 393 3 197 380 13 110 Appr.
12 Nominale Pdl 183-B - articolo 1 345 345 0 173 345 0 109 Appr.
13 Nominale articolo 2 344 344 0 173 344 0 109 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 20)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nominale articolo 3 352 352 0 177 352 0 109 Appr.
15 Nominale articolo 4 350 350 0 176 350 0 109 Appr.
16 Nominale articolo 5 354 354 0 178 354 0 109 Appr.
17 Nominale articolo 6 359 359 0 180 359 0 109 Appr.
18 Nominale articolo 7 355 355 0 178 355 0 109 Appr.
19 Nominale articolo 8 354 354 0 178 354 0 109 Appr.
20 Nominale pdl 183-B - voto finale 326 325 1 163 325 0 106 Appr.