ATTI DI CONTROLLO E DI INDIRIZZO

Seduta n. 236 di giovedì 10 ottobre 2019

INDICE


ATTI DI INDIRIZZO:

Mozione:
  Invidia  1-00259  8645

ATTI DI CONTROLLO:

Presidenza del Consiglio dei ministri.

Interrogazione a risposta orale:
  Cavandoli  3-01022  8646

Interrogazione a risposta in Commissione:
  Gallinella  5-02885  8647

Interrogazioni a risposta scritta:
  Bergamini  4-03798  8647
  De Carlo Luca  4-03801  8648
  Penna  4-03804  8649

Affari esteri e cooperazione internazionale.

Interrogazione a risposta in Commissione:
  Foti  5-02882  8650

Ambiente e tutela del territorio e del mare.

Interrogazione a risposta in Commissione:
  Acquaroli  5-02886  8650

Beni e attività culturali e turismo.

Interrogazione a risposta scritta:
  Bignami  4-03800  8651

Economia e finanze.

Interrogazioni a risposta in Commissione:
  Aprile  5-02887  8652
  Ungaro  5-02888  8653

Giustizia.

Interrogazione a risposta in Commissione:
  Ferri  5-02889  8653

Interrogazione a risposta scritta:
  Varchi  4-03805  8654

Infrastrutture e trasporti.

Interrogazione a risposta in Commissione:
  Mulè  5-02892  8655

Interrogazione a risposta scritta:
  Lo Monte  4-03794  8656

Interno.

Interrogazione a risposta in Commissione:
  Acquaroli  5-02893  8656

Interrogazioni a risposta scritta:
  De Carlo Sabrina  4-03797  8657
  Tondo  4-03799  8658

Istruzione, università e ricerca.

Interrogazioni a risposta in Commissione:
  Frassinetti  5-02880  8659
  Capitanio  5-02891  8659

Interrogazione a risposta scritta:
  Ungaro  4-03795  8660

Lavoro e politiche sociali.

Interrogazioni a risposta in Commissione:
  Cenni  5-02881  8660
  Serracchiani  5-02883  8661

Salute.

Interrogazione a risposta in Commissione:
  Rizzetto  5-02884  8662

Interrogazione a risposta scritta:
  Ferro  4-03803  8663

Sviluppo economico.

Interrogazione a risposta in Commissione:
  Pezzopane  5-02890  8664

Interrogazioni a risposta scritta:
  Maccanti  4-03793  8664
  Zanichelli  4-03796  8665
  Ferro  4-03802  8666

Apposizione di firme ad una mozione  8666

Apposizione di una firma ad una risoluzione  8667

Apposizione di una firma ad una interrogazione  8667

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:

   La Camera,

   premesso che:

    le tecnologie abilitanti, più note con il termine inglese KETs – Key Enabling Technologies – sono ormai ritenute fondamentali per la crescita e l'occupazione – in quanto come definito dalla stessa Commissione europea sono tecnologie «ad alta intensità di conoscenza e associate a elevata intensità di Ricerca e Sviluppo, a cicli di innovazione rapidi, a consistenti spese di investimento e a posti di lavoro altamente qualificati»;

    sia nella risoluzione n. 73/17 del 3 dicembre 2018, adottata dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite intitolata «Impact of rapid technological change on the achievement of the Sustainable Development Goals and targets», che nel quarto Multi-stakeholder Forum on Science, Technology and Innovation for the Sustainable Development Goals dell'Onu (tenutosi a New York il 14 e 15 maggio 2019), viene chiaramente riconosciuta l'importanza delle tecnologie abilitanti nella cooperazione internazionale e nello sviluppo sostenibile;

    il programma d'azione per i Paesi meno sviluppati (2011-2020) stabilisce la creazione della Technology Bank, istituita poi dall'Onu con l'Assemblea generale del 2016 (e poi ufficialmente operativa a Gebze, Turchia, da giugno 2018), il cui scopo è migliorare la ricerca scientifica e dell'innovazione dei Paesi meno sviluppati, promuovere la creazione di reti tra ricercatori e istituti di ricerca, aiutare l'accesso dei Paesi meno sviluppati a tecnologie strategiche;

    va ricordato che durante la presidenza italiana dell'Osce, con il XXV Consiglio ministeriale tenutosi a Milano (dicembre 2018), è stata rimarcata sia con una apposita dichiarazione che con una decisione l'importanza del progresso tecnologico e della digitalizzazione e delle relative conseguenze economiche e sociali;

    va considerato, inoltre, che con la risoluzione approvata dall'Assemblea parlamentare dell'Osce durante l'ultima sessione estiva (Lussemburgo, 2019), si fa esplicitamente riferimento al ruolo strategico delle tecnologie abilitanti ed esponenziali come strumento di cooperazione e di sviluppo economico ed umano dei Paesi membri;

    il piano di azione di Addis Abeba (2015) suggerisce un forte coinvolgimento del settore privato nella cooperazione internazionale sostenibile e in realtà, già da anni, diversamente da quanto viene fatto dal pubblico, numerosi investitori e fondi privati si sono mossi nella direzione di investire in imprese nei Paesi in via di sviluppo ad alto impatto tecnologico tra cui, solo per fare alcuni esempi, quelle legate alle tecnologie del campo medico, dei piccoli satelliti, dell'istruzione, delle energie rinnovabili, della depurazione delle acque, tutti con sorprendenti risultati;

    una maggiore diffusione delle tecnologie abilitanti può aumentare il valore della catena del sistema produttivo innovando i processi, i prodotti e i servizi in tutti i settori economici globali, nonché accelerare il progresso umano, colmando il divario digitale e di sviluppo umano dei Paesi in via di sviluppo (Pvs);

    l'assenza di sviluppo tecnologico provoca come conseguenza, il mancato sviluppo economico ed umano dei Paesi in via di sviluppo ed è quindi all'origine dell'instabilità, nonché di fenomeni migratori e quindi spendere in essa sarebbe non solo una scelta positiva ed efficace ma persino un fattore centrale per le stesse necessità italiane sia in termini di strategia geopolitica che di possibili investimenti,

impegna il Governo

1) ad investire, nell'ambito delle politiche della cooperazione allo sviluppo, maggiormente sulla realizzazione di progetti basati sulle tecnologie abilitanti.
(1-00259) «
Invidia, Romaniello, Di Stasio, Cominardi, Olgiati, Sabrina De Carlo, Cabras, Emiliozzi, Ciprini, Raduzzi, Ruggiero, Giuliodori».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta orale:

   CAVANDOLI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto pubblicato su Il Fatto Quotidiano del 16 settembre 2019, l’Unità giornale dell'ex Partito comunista italiano, fondato da Antonio Gramsci, circa trent'anni fa ha contratto un debito di 81,6 milioni di euro nei confronti di diverse banche: Intesa San Paolo, Unicredit, Bnl e Banco Bpm; nel dettaglio Intesa vanta crediti per un ammontare di 35 milioni di euro, Unicredit di 22 milioni, Bpm di 14,7 milioni e Bnl di 14 milioni di euro;

   in questi giorni il tribunale di Roma ha respinto tre ricorsi avanzati dalla Presidenza del Consiglio dei ministri, tramite l'Avvocatura di Stato, per opporsi ai decreti ingiuntivi degli stessi istituti relativi al rimborso dei crediti, stante l'esistenza di una garanzia dello Stato, prevista dalla legge 11 luglio 1998, n. 224, varata dal Governo Prodi, che trasferisce la garanzia posta dallo Stato su debiti dei quotidiani di partito «anche a soggetti diversi dalle editrici concessionarie» che così ha introdotto la garanzia statale sui debiti dei giornali di partito;

   in altri termini tale legge ha stabilito l'estensione della garanzia dello Stato già vigente sui debiti degli organi di partito ai debiti del partito che si facesse carico dell'esposizione del proprio giornale con le banche; così l'allora tesoriere dei DS, Ugo Sposetti, si accollò il debito ma nel 2007, al momento della nascita del PD, che non raccolse l'eredità economica dei due soggetti fondatori (la Margherita ed i Democratici di Sinistra) lo stesso Sposetti ha provveduto a «blindare» il patrimonio immobiliare dell'ex Pci in una cinquantina di fondazioni indipendenti dal partito centrale perché emanazione delle federazioni provinciali, ovvero soggetti giuridici autonomi;

   la prima opposizione di Palazzo Chigi risale al Governo Renzi, nel 2014, allorquando aveva contestato «la sussistenza dei presupposti per l'escussione della garanzia stessa chiedendo e ottenendo di chiamare in manleva l'Associazione Democratici di Sinistra, già Partito democratico della Sinistra», il decreto ingiuntivo di pagamento, però, era stato dichiarato immediatamente e provvisoriamente esecutivo ad aprile del 2015. Un giudizio che si era incentrato sulla diversa interpretazione, tra Palazzo Chigi e banche, delle garanzie concesse. Tre i finanziamenti in contenzioso: il primo di luglio 2009, quando l'allora Efibanca, oggi Banco Pbm, concesse all'Unità 12,4 milioni di vecchie lire; il secondo di luglio 1988 quando Intesa San Paolo, insieme a Unicredit e Carisbo, erogò 43,9 milioni ed il terzo risalente al 1993, quando Bnl, Efibanca, Unicredit e Carisbo fecero due diversi finanziamenti uno da quasi 80 milioni di vecchie lire e uno da 24,2;

   il 10 settembre 2019 il giudice Alfredo Maria Sacco del Tribunale di Roma ha autorizzato l'azione contro i debitori, non per insolvenza ma per inadempimento, e nel provvedimento ha scritto di «riconoscere alla Presidenza del Consiglio il diritto di rilievo e/o regresso» condannando però il rappresentante legale pro tempore dell'Associazione Democratici di Sinistra chiamata in causa come contumace a rimborsare Palazzo Chigi «da ogni effetto patrimonialmente pregiudizievole conseguente alla presente decisione»;

   di conseguenza la Presidenza del Consiglio di ministri è tenuta a rimborsare le banche, ma potrebbe rivalersi su Democratici di Sinistra ovvero, per l'appunto, l'associazione, fondatrice poi nel 2007 insieme alla Margherita del Partito democratico, che dal 1988 si è accollata l'esposizione contratta dal quotidiano –:

   se e in relazione a quali soggetti la Presidenza del Consiglio dei ministri intenda effettivamente rivalersi per i rimborsi erogati alle banche creditrici, al fine di evitare che dei debiti contratti dal giornale l’Unità ricadano sull'intera collettività.
(3-01022)

Interrogazione a risposta in Commissione:

   GALLINELLA e CIPRINI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   da diverse fonti stampa del 9 ottobre 2019 si apprende che una candidata alle prossime elezioni regionali in Umbria, nelle file di Fratelli d'Italia, avrebbe utilizzato contatti telefonici reperiti durante una raccolta fondi, per richiedere il voto ai cittadini;

   tali contatti, in particolare, erano stati raccolti durante un evento organizzato per una donazione destinata al reparto di oncoematologia dell'ospedale di Terni;

   nel testo dell'sms, oltre alla richiesta del voto alla propria persona per le elezioni del 27 ottobre 2019, si fa anche esplicito riferimento al progetto del reparto di oncoematologia, promettendo di proseguire le azioni avviate con quell'evento;

   a quanto si apprende, gli sms sono arrivati in più giorni, nonostante le proteste di chi li aveva ricevuti, che lamentava l'utilizzo improprio dei numeri di telefono, che erano stati lasciati per una causa che non era certamente elettorale –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se non ritenga di adottare iniziative normative per evitare che possano ripetersi casi come quello di cui in premessa, gravemente lesivo della privacy nonché irrispettoso della salute dei cittadini, considerata la particolarità dell'occasione in cui i dati sono stati reperiti.
(5-02885)

Interrogazioni a risposta scritta:

   BERGAMINI, MULÈ, PENTANGELO, ROSSO e SOZZANI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   in data 1° ottobre 2019 la giunta del comune di Roma ha approvato una memoria nella quale si esprime l'indirizzo da parte dell'amministrazione capitolina a procedere alla liquidazione di Roma Metropolitane Srl, società interamente partecipata da Roma Capitale per svolgere, come stazione appaltante, le funzioni di progettazione, realizzazione, ampliamento, prolungamento e ammodernamento di tutte le linee metropolitane della città di Roma;

   la società versava da tempo in gravi difficoltà finanziarie, situazione che ha impedito per quattro volte (dal 2015 al 2018) l'approvazione dei bilanci;

   la già difficile situazione economica nel periodo tra ottobre 2018 e settembre 2019 è stata ulteriormente aggravata anche a seguito della condotta adottata dal comune di Roma, che, da un lato, non ha ritenuto di attribuire più alcun incarico a Roma Metropolitane che garantisse la continuità aziendale oltre il 2020, dall'altro, ha in atto un contenzioso con la stessa circa il pagamento di commesse già realizzate da parte della società;

   l'avvio delle procedure di liquidazione produrrà un rilevante problema occupazionale con la presumibile perdita di almeno 45 posti di lavoro su un totale di 150, ma metterà anche a rischio il completamento di un'importante opera infrastrutturale, come quella della tratta della linea C della metropolitana di Roma, opera finanziata dal Governo, e di altri investimenti infrastrutturali a valere su fondi statali;

   le dichiarazioni a mezzo stampa rilasciate in questi giorni da esponenti dell'amministrazione capitolina, e soprattutto la relazione effettuata dalla sindaca nell'assemblea capitolina del 3 ottobre 2019, erano volte a rassicurare in merito alla prosecuzione di tutti i lavori inerenti la linea C della metropolitana. Al contrario, nella relazione sulle attività e i risultati conseguiti da ottobre 2018 a settembre 2019, firmata dall'amministratore unico uscente di Roma Metropolitane, si attesta lo slittamento temporale della consegna di alcune parti dell'opera, mentre altre opere attinenti all'infrastruttura in questione vengono dichiarate a rischio di realizzazione;

   in particolare, nel documento si dichiara il rischio dell'impossibilità di realizzare la tratta denominata T2, per collegare il Colosseo a Piazzale Clodio, così come viene considerata a forte rischio la sub tratta Piazza Venezia-Fori Imperiali;

   in data 4 ottobre 2019 si è svolta la riunione della commissione capitolina mobilità con l'ordine del giorno «Situazione societaria Roma Metropolitane s.r.l.» nel corso della quale, alla presenza degli assessori Calabrese e Lemmetti e del direttore generale Giampaoletti, sono intervenuti l'amministratore unico dimissionario ingegner Santucci, le rappresentanze sindacali aziendali ed alcuni dirigenti, i quali avrebbero dichiarato che la sofferenza finanziaria della società è stata determinata dall'inerzia di Roma Capitale nell'affidamento degli incarichi di progettazione, dal mancato riconoscimento economico di prestazioni ingegneristiche rese, dagli effetti del contratto di servizio 2018-2020 (adottato da Roma Capitale nel dicembre 2018 e retroattivo per l'annualità 2018) che risulta quindi non remunerativo rispetto ai costi aziendali, contrariamente a quanto comunicato dalla sindaca Raggi in Assemblea Capitolina il 3 ottobre 2019 «Roma Metropolitane brucia 6 milioni ogni anno»;

   la mancata realizzazione dei progetti in corso relativi alla linea C, incideranno in maniera rilevante sulla mobilità della città di Roma, oltre che sull'immagine della Capitale d'Italia –:

   quali iniziative urgenti intenda assumere il Governo, per quanto di competenza, al fine di garantire la piena realizzazione di tutte le opere riguardanti la linea C della metropolitana, finanziate dallo Stato, per scongiurare la liquidazione di Roma Metropolitane Srl, che dell'opera è la stazione appaltante, con i conseguenti impatti occupazionali e sociali sui lavoratori e sulla perdita del know-how acquisito durante gli ultimi 15 anni.
(4-03798)

   LUCA DE CARLO, VARCHI, DELMASTRO DELLE VEDOVE, MOLLICONE, TRANCASSINI e CIABURRO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per le pari opportunità e la famiglia. — Per sapere – premesso che:

   si sottolinea l'importanza delle finalità riportate all'articolo 1 del bando #Conciliamo pubblicato dal Dipartimento per le politiche della famiglia il 26 agosto 2019 (Gazzetta Ufficiale, Serie generale n. 206 del 3 settembre 2019) con l'obiettivo di sostenere la realizzazione di progetti di welfare aziendale, che consentano ai datori di lavoro di sviluppare azioni in favore dei propri lavoratori venendo incontro ai loro bisogni e a quelli delle loro famiglie e favorire la realizzazione di interventi posti in essere nel contesto dell'ambiente di lavoro, volti a promuovere un welfare su misura e incentivare lo sviluppo di progetti capaci di risolvere problemi e priorità comuni e ad impattare positivamente sulla qualità della vita dei lavoratori e delle lavoratrici e quindi sulla produttività delle imprese;

   l'articolo 7 del suddetto avviso stabilisce che la dotazione finanziaria per l'intervento è pari a euro 74.000.000,00;

   l'articolo 5 «Domanda di ammissione al finanziamento», comma 1, stabiliva la scadenza di presentazione della domanda per l'ammissione al finanziamento per il 15 ottobre 2019 entro le ore 12,00 e il giorno 3 ottobre 2019, esattamente 12 giorni prima della scadenza dell'avviso, con decreto del già citato dipartimento veniva stabilita la sospensione del bando #Conciliamo per procedere a ulteriori verifiche e approfondimenti in merito all'individuazione dell'ambito dei soggetti che possono proporre le domande di finanziamento –:

   quali siano le «nuove valutazioni poste in essere dall'Amministrazione» citate nelle considerazioni del decreto di sospensione dell'avviso che hanno portato a sospendere un bando a 12 giorni dalla scadenza di presentazione delle domande e in un periodo di tempo così ridotto, tanto da creare disagi e difficoltà a tutti i destinatari che erano in procinto di presentare la domanda e che avevano già provveduto ad espletare gli obblighi normativi circa i documenti da presentare per la partecipazione.
(4-03801)

   PENNA, GRIPPA, VILLANI e NAPPI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   attualmente, sono in fase di elaborazione in molte città italiane i piani urbani per la mobilità sostenibile (Pums);

   dalle prime versioni disponibili dei suddetti piani emergono gravi carenze legate alla genesi del decreto del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti del 4 agosto 2017 (Individuazione delle linee guida per i piani urbani di mobilità sostenibile, ai sensi dell'articolo 3, comma 7, del decreto legislativo 16 dicembre 2016, n. 257);

   il decreto ministeriale, infatti, detta disposizioni per i Pums, senza annoverare gli obiettivi del decreto legislativo n. 257 del 16 dicembre 2016, finalizzato a ridurre la dipendenza dal petrolio e ad attenuare l'impatto ambientale nel settore dei trasporti;

   sempre lo stesso decreto, inoltre, nonostante l'evidenza che la riduzione dell'utilizzo di combustibili fossili e la conseguente riduzione degli effetti nocivi sull'ambiente si otterrebbero tramite la rimodulazione dei piani di mobilità tra il centro delle città e le periferie che costituiscono nel complesso l'area metropolitana, si limita ad auspicare che il Pums analizzi gli aspetti «preferibilmente» riferiti «all'area della città metropolitana, laddove definita», mentre nel resto dei Paesi europei o in città come Parigi, Kyoto, L'Aia, Alicante, Saarbrücken e, in Italia, Sassari, si mettono a punto sistemi tram-treno per il trasporto pubblico tra città satelliti o periferie distanti, incrementando i collegamenti; invece a Napoli e Milano la rete tramviaria pura è in progressiva restrizione;

   è necessario tenere in considerazione gli obblighi internazionali che l'Italia ha in termini di riduzioni nelle emissioni di sostanze inquinanti derivanti dagli accordi di Parigi e le procedure di infrazione che riguardano le città metropolitane per gli ossidi di azoto e le polveri sottili –:

   quali iniziative il Governo intenda adottare per dare attuazione alle disposizioni di cui al comma 5 dell'articolo 3 del decreto legislativo 16 dicembre 2016, n. 257, al fine di riportare al centro dei Pums le limitazioni di emissioni derivanti da combustibili fossili e prevedere l'obbligo per le città metropolitane di realizzare i Pums per l'area di riferimento, superando le contraddizioni tra le premesse dell'allegato 1 e quelle dell'allegato 2 del decreto ministeriale 4 agosto 2017, calcolando per le varie soluzioni possibili gli effetti di contrazione dei consumi di energia da fonti non rinnovabili e di riduzioni dei quantitativi di emissioni, valutando gli effetti sulla salute, favorendo l'innovazione di mezzi elettrici anche con alimentazione autonoma e ribadendo la necessità di un efficiente e capillare rete di ricarica elettrica.
(4-03804)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazione a risposta in Commissione:

   FOTI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   come risulta da notizie pubblicate dal quotidiano Libertà – da ultimo in data 9 ottobre 2019 – è imminente lo svolgimento del processo a carico del diciannovenne piacentino Gianluca Bilardelli, arrestato il 29 agosto 2019, e tuttora in stato di detenzione, a Bankgok con l'accusa di avere rubato, nel precedente mese di aprile, all'aeroporto una valigia, che in seguito si è accertato essere di proprietà della moglie di un alto grado militare di quel Paese;

   attraverso una nota consegnata ad un ex detenuto, il ragazzo ha denunciato le inumane condizioni in cui è costretto vivere nella struttura carceraria che lo ospita e, del resto, la forma asmatica da cui è affetto risulta del tutto incompatibile con il regime carcerario;

   nei fatti il giovane Bilardelli risulta avere perso, in poco più di un mese, oltre 15 chilogrammi di peso, forse anche perché costretto a condividere con 60 persone una cella di poco più di 50 metri quadrati;

   gli interventi sollecitati alla ambasciata italiana a Bangkok hanno comunque prevalentemente riguardato la possibilità di garantire un adeguato diritto alla difesa al giovane Bilardelli, che rischia tuttavia di subire una pesante condanna –:

   se e quali iniziative di competenza intenda assumere il Ministro interrogato, soprattutto a livello diplomatico, affinché sia possibile ottenere l'espulsione del giovane connazionale, tenuto conto soprattutto della tenuità del reato allo stesso contestato, o in subordine raggiungere adeguato accordo per l'espiazione in Italia della pena eventualmente comminata.
(5-02882)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta in Commissione:

   ACQUAROLI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   è stata diffusa dagli organi di stampa una bozza di decreto-legge recante «Misure urgenti per il contrasto del cambiamenti climatici e la promozione dell'economia verde», che dovrebbe essere approvato dal Consiglio dei ministri;

   il provvedimento sembra essere composto da numerosi articoli dedicati a contrastare l'inquinamento e a tutelare l'ambiente, come riportato nella relazione illustrativa che accompagna lo schema del citato decreto;

   il decreto dovrebbe avere l'obiettivo di mettere in campo una serie di azioni utili a dare concretezza al «Green New Deal» del nuovo programma di Governo;

   questo testo ha creato grande scompiglio nei vari settori, come agricoltura, pesca e trasporti;

   leggendo la bozza del provvedimento, infatti, si prevede la «Riduzione dei sussidi ambientalmente dannosi» e si stabilisce che i benefici fiscali dannosi per l'ambiente indicati nel catalogo dei sussidi ambientalmente dannosi sono ridotti progressivamente al fine del raggiungimento degli obiettivi fissati dal programma strategico nazionale per il contrasto ai cambiamenti climatici e il miglioramento della qualità dell'aria di cui all'articolo. Alla relativa individuazione si provvede in sede di legge di bilancio annuale e i relativi importi sono destinati, nella misura del 50 per cento, a uno specifico fondo istituito presso il Ministero dell'economia e delle finanze per il finanziamento di interventi in materia ambientale, con priorità alla implementazione dei sussidi ambientalmente favorevoli, al sostegno alla transizione ecologica delle imprese e dei consumatori, alla promozione di tecnologie e prodotti a basso contenuto di carbonio e di modelli di produzione e consumo sostenibili;

   questa riduzione colpisce fortemente la pesca, l'agricoltura e il settore degli autotrasportatori visto che si tratta di tagli a misure di sostegno per settori che già si trovano in difficoltà e che sono composti prevalentemente da piccoli e piccolissimi imprenditori, mentre questi settori fondamentali per l'economia italiana avrebbero bisogno di incentivi per investimenti verso innovative forme di produzione e sviluppo di pratiche ecologicamente sostenibili;

   l'aumento della tassazione sui carburanti in questione metterebbe in ginocchio intere categorie creando una crisi devastante per l'economia italiana;

   secondo le associazioni di categoria, l'aumento dei costi del carburante costringerebbe molti pescatori, agricoltori e allevatori a chiudere la propria attività con un devastante impatto ambientale soprattutto nelle aree interne più difficili. Il risultato sarebbe la delocalizzazione delle fonti di approvvigionamento alimentare con un enorme costo ambientale legato all'aumento dei trasporti inquinanti su gomma dall'estero –:

   se il Governo non ritenga di modificare i contenuti della bozza del decreto, cercando soluzioni condivise con le associazioni di categoria interessate, come quelle dell'agricoltura, della pesca e dei trasporti;

   quali iniziative il Governo intenda intraprendere per supportare questi settori che meritano risposte certe ed aiuti concreti e utili ad incentivare l'economia.
(5-02886)

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI E TURISMO

Interrogazione a risposta scritta:

   BIGNAMI. — Al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   nel giugno 2016 sono iniziati i lavori di restauro della Fontana del Nettuno del Giambologna eseguiti dall'Istituto superiore per la conservazione e il restauro (Iser), scuola di alta formazione nel campo del restauro del Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo. L'intervento sulle 37 sculture in bronzo e sulle superfici lapidee della fontana è stato realizzato dall'Iscr, in buona parte in forma di cantieri didattici con un pool congiunto di studenti dei corsi di laurea magistrale a ciclo unico in conservazione e restauro della scuola di alta formazione dell'Iscr di Roma e Matera e della sede di Ravenna dell'università di Bologna, che sono stati affiancata dagli studenti e i dottorandi afferenti ai vari dipartimenti coinvolti nelle indagini;

   per incentivare le donazioni, infine, il comune di Bologna ha colto l'opportunità dell’«Art Bonus». Il costo del restauro della Fontana del Nettuno è stato di un milione di euro. La raccolta fondi, realizzata dal comune di Bologna attraverso l’«Art Bonus», e le donazioni ricevute da Qn – Il Resto del Carlino, resa possibile grazie alla generosità di cittadini e forze economiche e culturali della città, ha raggiunto quota 550.000 euro, la restante parte, 450.000 euro, è stata invece finanziata dal comune di Bologna;

   nel mese di febbraio 2017 è stato aggiudicato anche il lavoro di sostituzione dell'impianto di adduzione e trattamento acqua della Fontana all'impresa Electra 2000 di Isernia, a seguito di procedura negoziata. Nel mese di maggio è stato rimosso gran parte del vecchio impianto idraulico e si avviava alla conclusione il lavoro di restauro e consolidamento del cunicolo, che anticamente collegava la Fontana con la cisterna della fonte Valverde (cosiddetta «bagni di Mario»). Il consolidamento strutturale sia del cunicolo che del Nettuno è stato eseguito dall'impresa Leonardo s.r.l. di Bologna, a seguito di procedura negoziata;

   l'intervento di restauro è stato eseguito da una scuola pubblica di alta formazione e le attività lavorative, sotto forma di cantieri scuola, sono state realizzate dagli studenti iscritti alla scuola di alta formazione del Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo e tali prestazioni sono state svolte in forma gratuita;

   i docenti dell'Iscr sono pubblici dipendenti del Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo e non possono svolgere attività privata di consulenza retribuita essendo stipendiati secondo il Contratto collettivo nazionale di lavoro del pubblico impiego;

   le attività di ricerca sono state svolte da vari dipartimenti dell’Alma mater Studiorum in collaborazione con l'Università di Pisa, anche questi enti pubblici con relativi ricercatori/specialisti/docenti appartenenti al pubblico impiego –:

   se intenda acquisire elementi conoscitivi in merito alla convenzione stipulata tra il comune di Bologna e l'Istituto superiore di conservazione e restauro rendendo anche disponibile copia della convenzione stessa; se per i dipendenti dell'Istituto superiore di conservazione e restauro siano previsti compensi dal comune stesso per consulenze o interventi tecnici effettuati così come per i dipendenti del Consiglio nazionale delle ricerche coinvolti per le indagini relative alla fontana del Nettuno;

   se il comune di Bologna abbia effettuato pagamenti di consulenze fornite dall'Istituto superiore di conservazione e restauro ed a chi siano state erogate le eventuali somme, con riferimento agli anni 2015, 2016, 2017, 2018 e durante l'anno corrente.
(4-03800)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta in Commissione:

   APRILE, FARO, ANGIOLA e MARTINCIGLIO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   con decreto del Ministero dell'interno n. 23 del 15 febbraio 2012, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale 20 marzo 2012, n. 67, è stato istituito l'elenco dei revisori dei conti degli enti locali con le modalità di scelta dell'organo di revisione economico-finanziario; il Ministero dell'economia e delle finanze ha, quindi, pubblicato la circolare «Vademecum per la revisione amministrativa contabili degli enti ed organismi pubblici 2017»; tale circolare al punto 1.3.6, nel disciplinare l’«Istituto della prorogatio e collegio straordinario» non ha, però, analizzato la particolare evenienza di rinnovo in continuità del collegio di revisione in scadenza, per gli enti in predissesto; risultano evidenti le problematiche degli enti locali, unioni di comuni e/o loro enti, comunità montane e/o loro enti, che abbiano fatto ricorso alla procedura di riequilibrio finanziario ai sensi dell'articolo 243-bis del Testo unico delle leggi nell'ordinamento degli enti locali (Tuel) e/o che abbiano dichiarato il dissesto nell'ultimo triennio; i commi 6, 7-bis e 7-ter dell'articolo 243-quater del Tuel, in particolare, disciplinano il ruolo che è tenuto a svolgere l'organo di revisione in tale fase, imponendo, per lo stesso organo di revisione, la conoscenza approfondita del piano di riequilibrio e/o le cause del dissesto, e dei fatti intervenuti successivamente; risulta, quindi, necessario dare continuità all'operato del collegio di revisione nella interlocuzione con la Corte dei Conti e/o con l'organo straordinario di liquidazione, data la conoscenza del collegio di revisione dei fatti che hanno determinato l'avvio della procedura di riequilibrio e/o la dichiarazione del dissesto; risulta, altresì, necessario che le amministrazioni e le unioni dei comuni – che abbiano, tra i loro enti partecipanti, consigli che hanno deliberato le procedure di riequilibrio finanziario ai sensi dell'articolo 243-bis del Tuel – possano provvedere a rinnovare in continuità (mediante delibera di consiglio comunale o delibera dell'unione) il collegio di revisione per un solo triennio successivo alla scadenza, verificate le cause di incompatibilità. Ciò al fine di garantire continuità nello svolgimento dei compiti di controllo, onde evitare che l'operatività del collegio possa venire pregiudicata dal decorso del termine di scadenza dell'incarico e, quindi, essere interrotte, dopo pochi anni dalla nomina, l'attività di programmazione e controllo nonché le interlocuzioni con la Corte dei conti in merito alle procedure di controllo sul risanamento –:

   quali iniziative di competenza il Governo intenda assumere per prevedere il rinnovo dell'Organo di revisione contabile e assicurare continuità nello svolgimento dei compiti di controllo nelle amministrazioni e nelle unioni di comuni che abbiano enti sottoposti a procedure di riequilibrio finanziario ai sensi dell'articolo 243-bis del Tuel.
(5-02887)

   UNGARO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   i costi per aprire un conto corrente per connazionali non residenti non sono uguali a quelli che bisogna sostenere per aprire un conto corrente ordinario. Si sostiene che questo accada per via delle commissioni più alte e dei maggiori controlli fiscali che questa tipologia di conti correnti richiedono;

   anche se si ha la cittadinanza italiana e si è regolarmente iscritti all'Anagrafe degli italiani residenti all'estero, per gli italiani non residenti si ha l'obbligo, per effetto del recepimento della normativa comunitaria antiriciclaggio in vigore dal febbraio 2015, di chiudere il conto corrente italiano e trasferire tutte le somme in esso, a patto che tale conto venga aperto presso una banca regolarmente operante in Italia;

   la predetta tipologia di rapporto bancario è molto costosa con pesanti limitazioni di operatività: ad esempio, non è concesso il servizio di banca telematica così come sono interdetti altri strumenti di pagamento elettronica, e.g. quello della carta di credito. Mediamente secondo fonti Abi il costo annuo si aggira intorno ai quattro-cinquecento euro;

   molte sono le lamentela pervenute all'interrogante in merito ai citati costi;

   pur considerando legittime e assolutamente giuste normative stringenti contro le frodi valutarie e fiscali, si tratta evidentemente di una discriminazione verso una parte di connazionali che spesso per necessità emigra e che, anche per tutelarsi da svalutazioni valutarie o costi di cambio, decide di mantenere i propri risparmi in Italia e magari sostenere un mutuo per pagare una casa acquistata nella Penisola –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e se non ritenga, pur salvaguardando l'assetto delle normativa antiriciclaggio vigente, di adottare iniziative per correggere questa evidente discriminazione economica e nell'accesso al credito, in relazione al verificarsi di determinate condizioni favorevoli e di affidabilità fiscale verso gli italiani residenti all'estero e iscritti all'Aire, stante il fatto che conviene al «sistema Paese» avere depositi monetari per una più facile spesa nel Paese di giacenza, per aumentare la raccolta degli istituti di credito, anche in considerazione degli effetti sul gettito fiscale.
(5-02888)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta in Commissione:

   FERRI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   l'immobile presso il quale è situato l'ufficio notifiche e protesti della corte di appello di Palermo versa in difficili condizioni;

   da diverso tempo, infatti, il cattivo stato di manutenzione del tetto causa infiltrazioni d'acqua che provocano allagamenti nei corridoi e all'interno dei locali;

   tale situazione è stata confermata dai sindacati e ripresa dai media il 7 ottobre 2019 con un articolo apparso sul sito del quotidiano il Giornale che descrive la situazione di disagio e difficoltà;

   in particolare, i copiosi allagamenti interessano i vani di collegamento e alcune stanze ove sono presenti documenti giudiziari e materiale informatico necessario per il lavoro degli uffici;

   la condizione in cui versa l'edificio determina sia un serio rischio per la salute del personale e degli utenti, sia un pericolo di danneggiamento per il materiale presente e in uso alla amministrazione;

   il distretto di Palermo risulta essere uno dei più importanti d'Italia e l'operatività del tribunale è, ad oggi, fortemente limitata anche a causa del provvedimento del presidente della corte di appello dovuto ai lavori di ristrutturazioni dell'edificio;

   fonti sindacali riportano come il termine di conclusione dei lavori non si preannunci breve e che le somme a disposizione per il completamento dei lavori non sarebbero sufficienti;

   la sicurezza degli edifici riveste primaria importanza per garantire la regolare attività giurisdizionale –:

   quali siano i risultati del monitoraggio del Ministero della giustizia in ordine all'esecuzione dei lavori di adeguamento dei locali situati all'interno della cittadella giudiziaria del tribunale di Palermo;

   quali iniziative di competenza, anche di sostegno finanziario, il Ministro intenda assumere per assicurare il rispetto delle prescrizioni in materia di edilizia relativamente all'ufficio di Palermo.
(5-02889)

Interrogazione a risposta scritta:

   VARCHI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il Tribunale di Termini Imerese si caratterizza per avere il circondario più esteso del distretto di corte di appello di Palermo, comprensivo del territorio di 62 comuni, ed essere il più popoloso dopo quello del capoluogo di distretto;

   il circondario si connota anche per alcune specificità territoriali, rappresentate da un incremento dei contenziosi scaturenti da alcune zone, quali quelle dell'entroterra delle Madonie e del Corleonese, nonché dall'aumento esponenziale di procedimenti penali aventi ad oggetto l'accertamento della presenza sul territorio di frange della criminalità organizzata;

   a seguito dell'ormai nota revisione della geografia giudiziaria di cui al decreto legislativo n. 155 del 2012, la consistenza territoriale del circondario che si è venuta a determinare, da un lato, e il mancato adeguamento dell'organico dei magistrati e del personale amministrativo, dall'altro, hanno portato a una situazione ormai insostenibile;

   nonostante l'impegno profuso da tutti gli operatori del settore, infatti, non si è riusciti a contenere il rapporto tra le sopravvenienze, in continua crescita in tutti i settori, ed il numero dei procedimenti definiti;

   l'avvocatura di Termini Imerese è in stato di agitazione, oltre che per la carenza di organico che colpisce il tribunale e la procura della Repubblica, anche per la gestione del cosiddetto gratuito patrocinio: l'esiguità di fondi a disposizione e la carenza di organico degli uffici preposti alla gestione delle pratiche fanno sì che le liquidazioni avvengano con grande ritardo;

   sulle condizioni critiche del tribunale l'allarme era già stato lanciato dal presidente, dottor Raimondo Lo Forti con il programma delle attività annuali del 2019, dal quale emergevano in tutta la loro drammaticità i numeri dei procedimenti e del personale: solo nel settore penale pendono oltre 5 mila processi divisi tra i giudici ordinari, onorari e giudici di pace;

   più in particolare, rilevava il presidente del tribunale: «la situazione è molto critica e ho già richiesto l'ampliamento della pianta organica da 20 a 23 giudici e l'istituzione del secondo posto di presidente di sezione da destinare al civile. A fronte della grave insufficienza della pianta organica, i trasferimenti recentemente disposti non potranno che rendere ancora più difficoltoso il lavoro dei giudici rimasti (6 al settore penale dibattimentale, 2 all'ufficio gip/gup e 7 al settore civile) che, nonostante tutto, continuano a lavorare con appassionato senso di giustizia ed affrontano le attuali condizioni critiche di lavoro con encomiabile spirito di servizio»;

   sempre secondo Lo Forti, anche la dotazione organica del personale amministrativo registra una situazione delicata: «Il passaggio di un numero consistente di cancellieri al profilo superiore ha causato la preoccupante riduzione del numero degli stessi, la cui presenza effettiva si è ridotta a 6 unità. Non può sottacersi, inoltre, che le nuove esigenze delle strutture giudiziarie richiedono la presenza di professionalità (contabili, tecnici, statistici) dotate di competenze estranee ai profili professionali tradizionali» –:

   quali urgenti iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda adottare al fine di stanziare, anche nel prossimo disegno di legge di bilancio, le risorse necessarie per garantire l'efficiente funzionamento del tribunale e della procura di Termini Imerese e dare immediato seguito alle richieste formulate dal presidente del tribunale in questione e dall'avvocatura.
(4-03805)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta in Commissione:

   MULÈ, BERGAMINI, GERMANÀ, PENTANGELO, ROSSO, SOZZANI e ZANELLA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il Governo ha annunciato di voler rivedere il sistema delle concessioni autostradali al fine di garantire la maggiore trasparenza, la competitività tra gli operatori anche al fine di perseguire il corretto equilibrio tra l'interesse pubblico e l'interesse imprenditoriale, nonché il costante miglioramento del servizio per gli utenti, alla luce anche delle delibere dell'Autorità di regolazione dei trasporti;

   i 6.943 chilometri di cui si compone la rete autostradale italiana sono ad oggi gestiti da 24 concessionari;

   poiché è ampia la platea dei soggetti gestori che potrebbero essere coinvolti dall'annunciato piano di revisione delle concessioni sarebbe opportuna la massima chiarezza da parte del Governo sia sulle modalità dell'eventuale intervento che sulle tempistiche, anche al fine di consentire ai soggetti gestori di dispiegare al meglio la propria attività imprenditoriale per quanto attiene gli investimenti da effettuare;

   il precedente Governo, anche a seguito del grave disastro prodotto dal crollo del ponte Morandi di Genova, ha sovente ipotizzato una revoca di alcune concessioni, e ha comunque assunto una linea genericamente ostile nei confronti della platea dei concessionari autostradali;

   anche con l'attuale Governo sul tema delle concessioni autostradali continua a perdurare incertezza, sia in ordine al piano di revisione delle concessioni, sia in ordine alle eventuali revoche di alcune di esse. Da notizie di stampa si apprende di posizioni contrastanti tra alcuni componenti dell'Esecutivo che aumentano ancora di più l'incertezza sui provvedimenti che il Governo intende adottare;

   tale incertezza in merito al futuro delle concessioni autostradali si ripercuote in maniera non positiva su altri dossier di grande rilievo, quali ad esempio l'acquisto di Alitalia, ovvero il progetto da adottare, al fine di avviare finalmente i lavori, della così detta Gronda;

   a tal proposito, in un articolo di stampa pubblicato in data 9 ottobre 2019 dal Corriere della Sera si riporta, nell'ambito della partita incrociata tra il dossier Alitalia e la revisione delle concessioni autostradali, l'ipotesi di uno scorporo dall'attuale concessione di Autostrade per l'Italia delle tratte liguri, ipotesi che potrebbe avere importanti riflessi sul progetto della Gronda e, soprattutto sulla tempistica per la sua realizzazione –:

   quali iniziative intenda assumere il Governo, e con quali tempistiche, in materia di revisione delle concessioni autostradali esistenti.
(5-02892)

Interrogazione a risposta scritta:

   LO MONTE. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   alla luce del rilancio degli investimenti pubblici annunciati dal Governo e da inserire nel prossimo disegno di legge di bilancio si evince che dovrebbero essere formalizzati stanziamenti aggiuntivi per circa nove miliardi di euro nel prossimo triennio con il fine di sbloccare i cantieri delle grandi opere fermi da qualche tempo;

   si apprende con rammarico, che il Governo taglierebbe fuori, ancora una volta, la regione Sicilia dal piano delle opere pubbliche in fase di programmazione e finanziamenti. Risulta palese, ad avviso dell'interrogante, che il Governo pensa solo ed esclusivamente a finanziare grandi opere con un'attenzione particolare ad altre aree del Paese;

   negli ultimi anni gran parte degli investimenti sono stati fatti su pochi e costosissimi progetti, collocati tutti in territori geograficamente ben definiti, anziché sulla capillarità della rete, penalizzando così quei territori ove le infrastrutture sono più disastrate e fatiscenti;

   è difficile immaginare una crescita economica, in assenza di un sistema di trasporto capillare, efficace ed efficiente, che permetta di sfruttare pienamente il mercato interno e le possibilità offerte dall'europeizzazione degli scambi commerciali;

   non vi può certo essere uno sviluppo della Sicilia e delle sue potenzialità turistiche, economiche e imprenditoriali con una rete ferroviaria fortemente inadeguata e per lunghi tratti non elettrificata;

   non si può quindi più restare impassibili di fronte all'ormai palese politica di disimpegno, di ridimensionamento o di assoluta esclusione dai piani di investimento nel Meridione, nell'isola e nei collegamenti tra le città siciliane –:

   quali iniziative di competenza intenda intraprendere il Ministro interrogato per la formazione di un piano strategico, al fine di concorrere al rafforzamento delle infrastrutture in Sicilia, finalizzato a colmare il gap infrastrutturale della stessa con il resto del Paese.
(4-03794)

INTERNO

Interrogazione a risposta in Commissione:

   ACQUAROLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il 24 maggio 2019 presso la «Comunità la Speranza» di Monte Urano sita in Via Monte Grappa si è registrato un caso di violenza;

   a fine luglio-inizi agosto 2019, richiamati insistentemente dai vicini della Comunità La Speranza, visti i ripetuti episodi di aggressione durante le ore notturne dove si distinguevano distintamente urla e botte, le forze dell'ordine facevano un sopralluogo all'interno della comunità stessa e redigevano un verbale;

   il 30 agosto 2019, sempre nella «Comunità la Speranza» in via Monte Grappa, intervenivano 3 pattuglie dei carabinieri e una della polizia, perché un cittadino di nazionalità nigeriana, picchiava 4 donne e ne minacciava una con un coltello venendo poi arrestato e portato via dalla comunità quella stessa sera;

   il 17 settembre 2019 il comando provinciale dei carabinieri di Fermo emetteva un comunicato stampa, dove dichiarava che 3 pattuglie dei carabinieri erano intervenute per sedare una rissa all'interno di una comunità per richiedenti asilo. Nello specifico, un uomo aveva aggredito 4 suoi connazionali maschi con un coltello e, solo grazie al massiccio intervento dell'arma, era stata sedata la rissa;

   da dichiarazioni alla stampa fatta da ufficiali del comando provinciale di Fermo, emergeva che i fatti erano avvenuti il 3 settembre 2019 e il richiedente asilo era stato oggetto di decreto di espulsione il 16 settembre 2019;

   il 18 settembre 2019, in un comunicato stampa, la Comunità la Speranza, smentiva che vi fossero stati ulteriori episodi di aggressione all'interno della propria struttura successivi al 30 agosto;

   il comune di Monte Urano un protocollo di intesa con la prefettura di Fermo; è importante capire quale sia la situazione all'interno delle comunità presenti sul territorio comunale;

   nelle aree dove operano le onlus si verificano ripetute situazioni di pericolo per la sicurezza dei cittadini;

   c'è stato un grande allarme dei cittadini per gli episodi violenti all'interno delle strutture, tra fine luglio e inizio agosto 2019 c'è stato anche un sopralluogo dei vigili urbani con relativo verbale –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti accaduti il 3 settembre 2019 a Monte Urano e se intenda chiarire quale comunità per l'accoglienza di richiedenti asilo risulti coinvolta;

   se i due cittadini protagonisti delle aggressioni con arma bianca del 30 agosto e del 3 settembre 2019 siano stati destinati del decreto di espulsione e se si trovino ancora nella provincia di Fermo.
(5-02893)

Interrogazioni a risposta scritta:

   SABRINA DE CARLO, SUT e CABRAS. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   i migranti arrivati dalla rotta balcanica negli ultimi mesi sono aumentati drasticamente. Da diversi articoli di stampa sembrerebbe che rispetto al primo semestre 2018, siano addirittura raddoppiati;

   agli inizi di luglio 2019, infatti, proprio per far fronte a questa emergenza, è stato previsto un pattugliamento congiunto delle forze di polizia italiane e slovene al fine di meglio controllare il confine e contrastare l'immigrazione irregolare. Ciò è stato possibile grazie a un accordo tra i due Governi sulla cooperazione transfrontaliera. La sperimentazione è iniziata a luglio e terminata alla fine di settembre ed il Ministero dell'interno ha espresso la volontà di proseguire in questa direzione. È assolutamente necessario però affinare e potenziare le procedure in atto, elaborando delle strategie che siano capaci di incidere effettivamente sul contrasto dell'immigrazione irregolare;

   a seguito di tali eventi però, non si sono fatte attendere le reazioni del presidente della regione Friuli Venezia Giulia che ha proposto più volte l'idea della realizzazione di un muro al confine est con la Slovenia giustificandola dall'esigenza di dover contenere un fenomeno che potrebbe incidere sulla sicurezza dei cittadini;

   ad oggi sicuramente gli abitanti della regione sono preoccupati della possibilità di un aumento di questi eventi tali da poter causare criticità e problemi di sicurezza all'interno del territorio;

   la gestione degli immigrati, tema delicato e al contempo complicato, si articola su due livelli di accoglienza, che però non sempre riescono a funzionare correttamente e ciò ha reso la percezione del problema ancora più grande;

   la mancanza di posti per accogliere i migranti, i bandi della regione Friuli Venezia Giulia che diverse volte sono andati deserti e la diffusione di notizie di sovraffollamento dei centri di prima accoglienza hanno fatto sì che si creassero malcontenti su tutto il territorio;

   la rotta balcanica continua a essere un problema irrisolto per il nostro Paese. L'attenzione unicamente agli sbarchi dell'ultimo anno ha fatto sì che a livello nazionale non sia stato minimamente affrontato il problema degli arrivi via terra. La mancata specificazione dei dati in questione crea problemi di organizzazione e di gestione su tutto il territorio nazionale. Sarebbe sicuramente utile, infatti, avere contezza degli arrivi, anche via terra, al fine di poter elaborare un sistema di accoglienza che sia efficiente ed efficace e soprattutto tale da non creare problemi di sicurezza per i cittadini italiani e per i migranti costretti a lunghissime camminate per poter superare i confini;

   sul sito del Ministero viene elaborato giornalmente un «Cruscotto» statistico, a cura del dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione nel quale viene illustrata la situazione relativa esclusivamente al numero dei migranti sbarcati a decorrere dal 1° gennaio 2019 al 9 ottobre 2019 comparati con i dati riferiti allo stesso periodo degli anni 2017 (-92,58 per cento) e 2018 (-62,77 per cento) –:

   se sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e se non ritenga opportuno specificare sul sito del Ministero dell'interno il numero dei migranti che arriva sul territorio italiano via terra, attraverso i movimenti secondari, al fine di consentire un approccio strutturale al fenomeno mediante una gestione efficiente degli arrivi, tale da non creare problemi di ordine pubblico sull'intero territorio nazionale.
(4-03797)

   TONDO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il decreto legislativo n. 334 del 2000 prevedeva concorsi straordinari per gli anni 2001, 2002, 2003, 2004, 2005 per gli ispettori della polizia di Stato per l'accesso al ruolo direttivo speciale della polizia di Stato;

   tali concorsi non sono mai stati banditi. Ciò ha determinato una penalizzazione ingiusta per questo personale che svolge funzioni di livello apicale, delicate ed importanti a tutela dei cittadini. Infatti, si tratta di comandanti di reparto, di responsabili delle sezioni di polizia giudiziaria presso le procure, di responsabili di sezioni delle squadre mobili e delle Digos e altro;

   dopo la sentenza del Tar del Lazio del 2 febbraio 2016 l'amministrazione della polizia di Stato ha bandito un concorso per il suddetto personale per gli anni 2001, 2002, 2003, 2004 e 2005 in un nuovo e diverso ruolo ad esaurimento con sviluppo inferiore a quello previsto per il ruolo direttivo speciale;

   in particolare si evidenzia:

    a) che il predetto personale è stato penalizzato da un punto di vista stipendiale;

    b) che il predetto personale è stato privato della progressività nella carriera;

    c) che il predetto personale è stato inquadrato nel ruolo di vicecommissario con decorrenza 26 febbraio 2018 e non con la decorrenza espressamente prevista dal concorso per ciascuna annualità;

   le Commissioni riunite I e IV del Senato nella XVII legislatura avevano messo in evidenza tale criticità e «raccomandato» al Governo pro tempore l'inquadramento «alla qualifica di commissario capo del ruolo direttivo ad esaurimento con decorrenza giuridica dal 1° gennaio 2017 e decorrenza economica dal 1° gennaio 2018»;

   si evidenzia che il suddetto personale è a ridosso della maturazione del diritto alla pensione con un'anzianità di servizio effettivo compresa tra i 35 ed i 40 anni;

   è necessario pertanto per le ragioni esposte che al suddetto personale venga riconosciuta la qualifica di commissario capo all'esito di ciascuno dei cinque cicli formativi (annualità 2001/2005) in quanto vincitore del I concorso per commissari del ruolo direttivo ad esaurimento ed inoltre venga riconosciuto agli stessi la qualifica di vice questore con decorrenza precedente alla collocazione in quiescenza –:

   quali iniziative intenda adottare per riconoscere, come detto in premessa, le giuste rivendicazioni del personale della polizia di Stato che si trova nella condizione evidenziata nella medesima premessa, al fine di garantire loro l'effettiva qualifica e retribuzione per la funzione svolta.
(4-03799)

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazioni a risposta in Commissione:

   FRASSINETTI. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   è stata istituita presso il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca la Commissione consultiva e di valutazione di cui al decreto ministeriale 3 maggio 2018, n. 59; all'atto dell'insediamento della stessa è stato adottato a maggioranza assoluta, il regolamento di funzionamento improntato a criteri di trasparenza e di pubblicità delle decisioni e valutazioni (ai sensi dell'articolo 6, comma 6);

   l'articolo 6, comma 9, del decreto ministeriale recita che: «l'incarico di membro della Commissione è incompatibile con quello di componente di organi di direzione, gestione, consultivi, di controllo e didattici dei soggetti gestori di tutte le Scuole Superiori per Mediatori Linguistici. I membri della commissione non possono avere comunque co-interessi nelle Scuole, né avere presso le stesse incarichi di insegnamento o di gestione in atto»;

   l'Università degli studi internazionali di Roma ha impugnato con ricorso al Tar del Lazio, in data 8 settembre 2018, il decreto ministeriale di cui sopra per richiederne l'annullamento;

   l'Università Unint è in regime di convenzione con la Scuola superiore per mediatori linguistici «Vittoria» di Torino e, al riguardo, risulterebbero esserci casi di palese conflitto di interessi, in quanto un membro della commissione consultiva e di valutazione del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca ricoprirebbe nello stesso tempo anche il ruolo di presidente del consiglio di amministrazione delle scuole superiori per mediatori linguistici «Carlo Bo» –:

   se ritenga che sussistano nella fattispecie conflitti di interesse, in contrasto con i criteri di trasparenza e imparzialità sanciti nel predetto decreto ministeriale;

   se, nel caso venisse accertata la sussistenza di palesi conflitti di interesse, si intenda procedere alla revoca di tutti gli atti eventualmente adottati dalla commissione, in quanto irregolari, con la conseguente revoca della nomina dei membri della Commissione stessa.
(5-02880)

   CAPITANIO, COLLA, TOCCALINI, BELOTTI, COLMELLERE, FOGLIANI, LATINI, PATELLI e RACCHELLA. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   alcuni giorni fa, una supplente, secondo quanto riportato dalla stampa locale e nazionale, si è presentata in una classe di studenti del primo anno dell'Itsos di Via Masaccio, a Cernusco sul Naviglio (Milano), pronunciando la seguente frase: «Ragazzi, sappiate che io odio i razzisti e odio Salvini»;

   alcuni studenti hanno riferito l'accaduto ai genitori e, giustamente, alcuni di questi hanno protestato con la dirigenza scolastica, infastiditi dalla presenza dietro la cattedra di chi vorrebbe propagandare l'odio;

   il dirigente scolastico ha affermato di non essere a conoscenza della vicenda, anche perché non sarebbe stata effettuata alcuna segnalazione scritta alla presidenza, ma non è noto se si sia fatto promotore di una verifica interna;

   se il fatto fosse confermato, sarebbe invece di una gravità assoluta –:

   quali iniziative intenda assumere il Ministro interrogato al fine di accertare se il fatto corrisponda al vero attraverso l'attivazione di un'ispezione nell'istituto scolastico.
(5-02891)

Interrogazione a risposta scritta:

   UNGARO. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   come riportato di recente dai maggiori quotidiani nazionali, agenzie di stampa e social media sono preoccupanti i dati emersi dal nuovo studio dell'Invalsi sulla «dispersione scolastica implicita»;

   l'indagine dell'istituto nazionale per la valutazione del sistema educativo di istruzione e di formazione evidenzia come siano ancora tantissimi i ragazzi e le ragazze che il sistema scolastico perde ogni anno: sia quelli che non arrivano al diploma di scuola superiore sia quelli che ci arrivano con un livello di conoscenza così basso che quel titolo di studio ha un valore quasi pari a zero. A preoccupare è anche l'aumentare del divario fra Nord e Sud. In Campania, Calabria, Sicilia e Sardegna uno studente su tre a 18 anni, seppur in possesso di diploma, non ha le competenze minime per entrare nel mondo del lavoro;

   ad aggravare il quadro si registra il fenomeno della dispersione scolastica, che è in aumento. Negli ultimi anni, i giovani fra i 18 e i 24 anni che hanno abbandonato la scuola prima di tagliare il traguardo finale sono aumentati, attestandosi al di sopra del 14 per cento. Superata dalla Bulgaria, in fatto a «dispersione scolastica», l'Italia è quartultima in Europa, seguita soltanto da Romania, Malta e Spagna;

   quando la scuola perde uno studente, la sconfitta è ben più significativa di quanto si possa immaginare. Uno studente perso equivale a una persona in più a rischio di marginalità sociale, perché quando non si studia né si lavora la strada verso la criminalità è facile da percorrere, soprattutto in quei contesti svantaggiati che ancora faticano a trovare una via d'uscita. Si pensi ai quartieri difficili delle grandi città italiane, ma anche ai piccoli paesi dove la mancanza di opportunità fa precipitare tanti ragazzi nel baratro dell'inattività e qualche volta della criminalità;

   oltre agli studenti che la scuola perde durante il percorso, ci sono anche quelli che alla fine della scuola ci arrivano, ma senza la reale possibilità di conquistarsi un posto nel mondo del lavoro;

   se nelle scuole del Nord «la dispersione scolastica implicita» non supera il 3-4 per cento, in regioni come Calabria, Sicilia e Sardegna i numeri raddoppiano. Se a questi studenti, si aggiungono quelli che abbandonano il percorso di studio prima del raggiungimento del diploma, il risultato è allarmante: 22,1 per cento, più di un giovane su 5. In Italia, solo Veneto, Friuli-Venezia Giulia e provincia di Trento riescono ad aggirarsi intorno al dieci per cento di giovani che abbandonano la scuola in anticipo, mentre le altre regioni del Centro-nord sono fra il 15 e il 20 e al Sud si supera il 25 per cento con punte ben oltre il 30 per cento in Campania, Calabria, Sicilia e Sardegna –:

   quali iniziative urgenti intenda mettere in campo il Governo per contrastare la dispersione scolastica, così come quella «implicita» e l'analfabetismo di ritorno;

   se il Governo non ritenga utile, coerentemente con gli impegni di bilancio e per quanto di competenza, promuovere un piano nazionale di educazione permanente dedicato alle giovani e ai giovani con borse di studio dedicate.
(4-03795)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta in Commissione:

   CENNI, PADOAN, SERRACCHIANI e NARDI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   nel mese di settembre 2019 la multinazionale Whirlpool ha deciso di cedere lo stabilimento di Napoli, definendolo non produttivo, alla società Prs (Passive Refrigeration Solutions) con sede a Lugano. Tale società, secondo quanto riportano i media, avrebbe intenzione di riconvertire la fabbrica, passando dalla produzione di lavatrici di nuova generazione all'assemblaggio di container refrigeranti, annunciando al tempo stesso di non poter assorbire tutta l'attuale forza lavoro e di dover ricorrere alla cassa integrazione per alcuni addetti;

   questa decisione della proprietà è arrivata, in maniera unilaterale, dopo che il 25 ottobre 2018 Whirlpool aveva annunciato un piano industriale di 250 milioni di euro di investimenti da distribuire tra il 2019 e il 2021, 17 milioni dei quali da realizzare nello stabilimento di Napoli, ottenendo così, nell'accordo firmato dal Governo presso il Ministero dello sviluppo economico, l'utilizzo degli ammortizzatori sociali che avevano lo scopo di supportare proprio il piano di investimenti;

   in seguito a tale decisione il 4 ottobre 2019 si è tenuta a Roma una manifestazione dei lavoratori degli stabilimenti Whirpool in Italia, preoccupati che la scelta per la fabbrica di Napoli possa interessare gli altri siti produttivi nazionali;

   in particolare, desta allarme tra i lavoratori, i sindacati e gli enti locali la situazione dello stabilimento Whirlpool di Siena la cui condizione è simile a quella del capoluogo campano: produce, infatti, congelatori a pozzetto la cui richiesta sul mercato è in sensibile calo;

   lo stabilimento di Siena vive, inoltre, da anni una situazione di grave precarietà: si è infatti passati dal 2008, con una produzione di 800 mila elettrodomestici e 600 operai impiegati, al 2018 con 320 mila congelatori assemblati e una forza lavoro ad oggi di circa 350 unità; va inoltre aggiunto che da anni sono stati attivati contratti di solidarietà, attualmente si lavora in media 4 ore al giorno con circa 5/6 giorni di chiusura collettiva al mese, situazione che comporta una sensibile riduzione degli stipendi;

   nel citato piano industriale di Whirlpool, sempre da fonti stampa, sarebbero stati inoltre presenti investimenti in grado di aumentare la produzione annua dello stabilimento di Siena di 150 mila unità: fino ad oggi però gli investimenti oltre all'aumento dei volumi stanno disattendendo le previsioni;

   il 9 ottobre 2019 si è tenuto a Palazzo Chigi un incontro sulla vicenda Whirlpool nel corso del quale le associazioni sindacali hanno chiesto al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte e al Ministro dello sviluppo economico, Stefano Patuanelli, di far rispettare alla multinazionale gli accordi assunti con il piano industriale;

   dall'incontro sarebbe emersa la disponibilità da parte di Whirlpool di «riprendere il confronto» e sospendere a procedura di cessione di ramo d'azienda dello stabilimento di Napoli «non oltre il 31 ottobre». Per i sindacati la proposta della multinazionale, che «vorrebbe comunque mantenere» la riconversione industriale della fabbrica campana, è soltanto un modo «di prendere tempo» ed una «sospensione ad orologeria che non dà i tempi per un negoziato vero» e che non risolve quindi i problemi;

   i media hanno inoltre reso noto che il Ministro Patuanelli incontrerà i vertici di Whirlpool e verificherà la consistenza del piano di riconversione prima di convocare il tavolo istituzionale –:

   quali iniziative intenda assumere il Governo per garantire la piena continuità occupazionale ed il rilancio produttivo degli stabilimenti Whirlpool in Italia, con particolare riferimento alle criticità presenti da anni nella fabbrica di Siena.
(5-02881)

   SERRACCHIANI e ZARDINI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   come noto, con l'articolo 1, comma 195 della legge n. 232 del 2016 che ha apportato modifiche all'articolo 1 comma 239, della legge n. 228 del 2012 è stata introdotta la possibilità di conseguire la pensione anticipata in cumulo anche con le cosse professionali;

   si tratta di una misura da tempo attesa e che risponde all'esigenza sempre più diffusa di non disperdere i periodi contributivi, corrispondenti ai diversi percorsi lavorativi fenomeno che ormai rappresenta la normalità per la stragrande maggioranza di lavoratori;

   il combinato disposto del novellato comma 239 dell'articolo 1 della legge n. 228 del 2012 con gli invariati commi 241 e 245 della medesima legge prevede che il «diritto al trattamento pensione di vecchiaia è conseguito in presenza dei requisiti anagrafici e di contribuzione più elevati tra quelli previsti dai rispettivi ordinamenti che disciplinano le gestioni interessate all'esercizio della facoltà di cui al comma 239 e degli ulteriori requisiti, diversi da quelli di età e anzianità contributiva, previsti dalla gestione previdenziale alla quale il lavoratore o la lavoratrice risulta da ultimo iscritto» e che la determinazione del trattamento pro quota ascrivibile a ciascuna gestione deve essere conseguita «secondo le regole di calcolo previste da ciascun ordinamento e sulla, base delle rispettive retribuzioni di riferimento»;

   a parere degli interroganti la circolare Inps n. 140 del 2017, applicativa delle suddette disposizioni, come purtroppo già avvenuto in altre circostanze, ha introdotto ulteriori limitazioni per la fruizione del diritto al cumulo dei periodi contributivi che non appaiono, rispondenti né alla lettera né allo spirito delle norme approvate dal legislatore;

   in particolare, il punto 1,2 di detta circolare dispone che «Per il conseguimento della pensione anticipata in cumulo devono peraltro sussistere gli ulteriori requisiti eventualmente previsti dai singoli ordinamenti delle forme assicurative interessate al cumulo»;

   una previsione che introduce una condizione diversa rispetto a quelle previste dalle precitate disposizioni legislative;

   molte sono le segnalazioni dei lavoratori che denunciano tale circostanza; tra questi, a quanto consta all'interrogante, vi è il caso della professoressa L. R., un'insegnante di scuola superiore vincitrice di concorso ordinario regionale nel 1994 e che aveva precedentemente lavorato come farmacista e, in tale veste, iscritta all'Ente nazionale previdenza e assistenza farmacisti;

   nel caso specifico, va ricordato che l'Enpaf, dal 1994 ad oggi, ha introdotto diverse novità regolamentari tra cui quella che, applicata alla professoressa L. R., richiede di aver praticato l'attività professionale per almeno 5 anni per la pensione di vecchiaia, limite inesistente al momento in cui la medesima professoressa L. R. ha lasciato l'attività di farmacista;

   tale nuovo vincolo, previsto dal vigente regolamento Enpaf e assunto dalla citata circolare Inps, quale condizione per l'applicazione del cumulo, rappresenta un ingiustificabile pregiudizio del diritto della professoressa L. R. a vedersi riconosciuti tutti i periodi contributivi e poter accedere al trattamento pensionistico senza dover protrarre per altri quattro anni il proprio impegno lavorativo –:

   quali iniziative di indirizzo intenda adottare al fine di superare l'attuale situazione di incertezza normativa determinata dalle previsioni della circolare dell'Inps n. 14/2017.
(5-02883)

SALUTE

Interrogazione a risposta in Commissione:

   RIZZETTO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   si è appreso che l'8 ottobre 2019, con il patrocinio del Ministero della salute e dell'istituto superiore di sanità, si è tenuto l'evento intitolato «Dieta giapponese e prevenzione oncologica», con il contributo della società farmaceutica giapponese di Astellas Pharma spa, il cui logo appariva sulla locandina di presentazione dell'iniziativa. La società in questione produce notoriamente un prodotto farmaceutico per il trattamento del cancro della prostata;

   il tema centrale del convegno ha riguardato i benefici della dieta giapponese nella prevenzione del cancro alla prostata, poiché, si legge nella locandina, «favorisce la produzione di una molecola chiamata Equal, prodotta dall'intestino quando digerisce la soia, che sarebbe in grado di bloccare l'ormone maschile, il DHT, che né collegato all'ipertrofia prostatica e al tumore»;

   tra gli altri, sono stati invitati ad intervenire il Ministro dell'ambasciata del Giappone in Italia, nonché chef e proprietari di ristoranti giapponesi, mentre era assente, a giudizio dell'interrogante, un'adeguata rappresentanza di società ed enti scientifici;

   l'evento è stato sostenuto e voluto da alcuni parlamentari del Gruppo Movimento 5 Stelle, che lo hanno presieduto in rappresentanza delle istituzioni. Si legge su alcuni articoli di stampa che hanno commentato lo svolgimento e i contenuti del convegno: «Al top per la salute, la dieta giapponese insidia quella mediterranea»;

   a parere dell'interrogante è di estrema gravità che il Ministero della salute e l'istituto superiore di sanità riconoscano il patrocinio ad eventi di tal genere, che, di fatto, invece di trattare temi rilevanti per la salute, sponsorizzano interessi privati dando luogo a gravi ed evidenti conflitti di interesse;

   ebbene, nella sede in questione si ritiene che attraverso la strumentale esaltazione dei presunti benefici della cosiddetta dieta giapponese, sui quali non si entra nel merito, è stata fatta pubblicità ad una nota azienda farmaceutica, nonché a soggetti privati della ristorazione giapponese e, in generale, a tutto il settore in questione. Tra l'altro, si fa presente che la cucina giapponese tradizionale presenta notoriamente anche rischi e pericoli per la salute;

   ben diverso, sarebbe stato trattare in modo neutrale il tema dell'alimentazione e dell'importanza di assumere specifici cibi, riconosciuti dal mondo scientifico come salutari e utili per prevenire determinate malattie;

   ci si chiede, dunque, come sia possibile che il Governo abbia potuto sostenere un evento di tal genere, assolutamente non idoneo a ricevere il patrocinio del Ministero della salute e dell'Istituto superiore di sanità e quali siano i criteri con i quali vengono concessi tali riconoscimenti –:

   quali siano gli orientamenti del Ministro interrogato in relazione ai fatti esposti in premessa;

   per quali motivi siano stati riconosciuti i patrocini per l'evento in questione, che, a giudizio dell'interrogante, ha sponsorizzato interessi privati, generando gravi conflitti d'interesse, come esposto in premessa;

   se non ritenga di adottare iniziative affinché fatti del genere non accadano più e se non ritenga necessario rendere più trasparenti i criteri con i quali viene concesso il patrocinio.
(5-02884)

Interrogazione a risposta scritta:

   FERRO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   dopo la chiusura del punto nascita dell'ospedale di Cetraro, destano preoccupazione le sorti del punto nascite del presidio ospedaliero di Soverato;

   i sopralluoghi effettuati dalla Commissione ministeriale avrebbero evidenziato carenze di organico e strutturali;

   in particolare, le citate carenze strutturali, unitamente al decremento della dotazione organica, quale conseguenza di collocamento in quiescenza e trasferimento di due specialisti dirigenti ginecologici, imporrebbero interventi correttivi non ulteriormente procrastinabili, per mantenere livelli adeguati di sicurezza delle cure;

   il presidio ospedaliero di Soverato, come rimarcato dal primo cittadino, «da lungo tempo si regge in piedi solo grazie agli enormi sacrifici di validissimi professionisti che, nonostante le carenze su menzionate, garantiscono un servizio di qualità dimostrandosi sempre attenti alle esigenze dei cittadini»;

   nell'ospedale del Tirreno cosentino nel 2018 sono nati 460 bambini ed esso è l'unico centro nascita rimasto in un vasto territorio che va da Tortora ad Amantea dopo le chiusure disposte dal piano di rientro. Solo nel 2010 sono stati chiusi 11 punti nascita e ad oggi le chiusure totali sono 13, a cui si aggiungono oggi Cetraro e Soverato;

   secondo i dati dell'Agenas, nel 2017 sono stati quasi 500 i nati da madri residenti in provincia di Cosenza, fuori dalla Calabria;

   non si può accettare che il futuro del punto nascite, strategico e prezioso per il vasto comprensorio soveratese e non solo, possa essere messo in discussione;

   non si può lasciare in balia di se stesso un presidio ospedaliero senza adeguati piani di investimento e ammodernamento, limitandosi ad evidenziarne solo le criticità –:

   quali urgenti iniziative il Governo intenda adottare, per quanto di competenza, al fine di trovare, anche per il tramite del Commissario ad acta per l'attuazione del piano di rientro dai disavanzi sanitari regionali, le risorse necessarie a mantenere aperto il punto nascite dell'ospedale di Soverato.
(4-03803)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta in Commissione:

   PEZZOPANE. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   da tempo si segnalano nell'ambito del territorio comunale di Campo di Giove, piccolo centro della provincia de L'Aquila una serie di disservizi nell'ambito del sistema di telefonia, mobile e fissa, nonché per quanto concerne il traffico internet, determinando disagi all'utenza;

   per ben tre volte nel solo mese di agosto 2019 e successivamente il 23 settembre e da ultimo il 2 ottobre, l'intero abitato di Campo di Giove è rimasto isolato per diverse ore;

   a causa del riportato disservizio, verificatosi tra l'altro in periodi in cui il centro abitato era maggiormente popolato per afflusso di turisti e per il classico turismo di rientro estivo, una serie di attività è rimasta bloccata a partire dall'ufficio postale e dalla banca, senza trascurare il profilo della sicurezza;

   la locale sede della Federconsumatori, oltre a sollecitare la soluzione del problema e l'adozione di iniziative per evitare che nel futuro accadono nuovamente le difficoltà lamentate, si è attivata per assicurare sostegno agli utenti affinché vengano indennizzati per i disservizi subiti –:

   quali iniziative il Governo, per quanto di competenza, intenda porre in essere per verificare con le compagnie telefoniche le ragioni di tali disservizi e per porre in essere interventi finalizzati a scongiurarne il ripetersi assicurando all'utenza di Campo di Giove la presenza di adeguata copertura di rete, con particolare riferimento al corretto funzionamento del servizio universale, anche in relazione ai profili di sicurezza.
(5-02890)

Interrogazioni a risposta scritta:

   ZANICHELLI, SPADONI, ASCARI e APRILE. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   si apprende dalle recenti notizie della stampa che il tribunale di Reggio Emilia – sezione fallimentare – abbia convocato con apposito decreto l'adunanza per la revoca della procedura di concordato preventivo in continuità del salumificio Vismara, dopo la rinuncia e il ritiro della proposta di investimento del gruppo Amadori, che a metà settembre 2019 si è ritirato dall'operazione di acquisizione del marchio e del salumificio di Lecco in capo al gruppo Ferrarini; la crisi del gruppo Ferrarini-Vismara coinvolge, in particolare, gli stabilimenti di Casatenovo (LC), Reggio Emilia e Langhirano (PR);

   in mancanza di altri acquirenti, vi è un serio rischio di fallimento dell'azienda e questa è un'ipotesi che preoccupa e spaventa le parti sociali, tanto da richiedere l'intervento immediato del Ministero dello sviluppo economico;

   con decreto del mese di aprile 2019 la Vismara spa è stata ammessa alla procedura di concordato preventivo, con fissazione dell'udienza per l'adunanza dei creditori per il giorno 18 settembre 2019, successivamente differita al 22 ottobre 2019 e quindi, da ultimo, al 22 gennaio 2020 mentre si apprende che l'assemblea dei creditori di Ferrarini sarebbe stata spostata addirittura al prossimo 28 febbraio;

   tale provvedimento di ammissione aveva infatti confermato la validità del piano industriale dell'azienda che era stato sottoposto all'attenzione del tribunale di Reggio Emilia, poiché supportato dall'intervento del gruppo Pini nel capitale sociale e nella conduzione dell'attività d'impresa;

   l'accordo tra Ferrarini e il gruppo Pini, consacratosi nel mese di febbraio 2019 oltre a garantire continuità occupazionale senza nessuna delocalizzazione produttiva, puntava alla nascita di un progetto di filiera unico nel settore per affrontare i mercati globali e consentire al gruppo Ferrarini di poter crescere, grazie agli investimenti del Gruppo Pini, nella produzione;

   il gruppo Ferrarini è tra i protagonisti sul mercato nazionale del prosciutto cotto ed è la prima azienda italiana a produrre il prosciutto cotto senza polifosfati aggiunti; essa è inoltre una tra le più importanti realtà europee nel settore agroalimentare e propone in tutto il mondo, oltre al suo famoso prosciutto cotto, i prodotti simbolo del «made in Italy»;

   è datata 1° ottobre 2019, a quanto consta agli interroganti, la lettera che i rappresentanti dei lavoratori del gruppo Ferrarini hanno inviato al Ministro dello sviluppo economico, Stefano Patuanelli, per chiedere un incontro con lo stesso a seguito del ritiro di Amadori dal piano di Vismara, poiché vi sono ingenti ripercussioni non solo sul piano industriale ma anche sulla continuità produttiva che potrebbe subire una paralisi;

   urge la necessità di trovare una soluzione alla questione, perché ci sono a rischio 800 lavoratori con le loro famiglie e tutto l'indotto –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti sopra esposti;

   se il Governo ritenga opportuno convocare le parti coinvolte al fine di trovare una soluzione al più presto con l'obiettivo di garantire la salvaguardia dei posti di lavora e tutelare il marchio che rappresenta un'eccellenza del Made in Italy.
(4-03796)

   FERRO. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   con l'entrata in vigore del decreto legislativo del 25 novembre 2016, n. 219, recante attuazione della delega di cui all'articolo 10 della legge 7 agosto 2015, n. 124, per il riordino delle funzioni e del finanziamento delle camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura, è partita la razionalizzazione della governance delle camere di commercio che va dalla riduzione del numero complessivo delle stesse alla riorganizzazione delle funzioni e distribuzione del personale;

   il piano di riordino territoriale delle camere di commercio ha determinato accorpamenti e la creazione di nuovi enti, mettendo insieme territori con vocazioni socio-economiche molto diverse tra loro, con il rischio di non vedere adeguatamente rappresentate tutte le istanze e le categorie;

   in particolare, la tanto sbandierata riforma nazionale rischia di portare all'accorpamento delle camere di commercio di Catanzaro, Crotone e Vibo Valentia, senza alcun vantaggio concreto in termini di servizi ed efficienza ai territori coinvolti che rischiano solo di perdere un importante punto di riferimento per il mondo delle imprese;

   a parere dell'interrogante, l'accorpamento in un unico ente costituirebbe un grave depauperamento istituzionale che il territorio non può permettersi. La regione Calabria e le province interessate sono, infatti, già penalizzate dalla carenza di infrastrutture e reti di collegamento efficienti, da una situazione perdurante di instabilità economica in cui le istituzioni locali, così come le imprese, si sentono sempre più abbandonate e isolate dallo Stato;

   l'eventuale accorpamento rischierebbe di affossare l'economia dell'area centrale della Calabria perché le tre camere di commercio, con la loro autonomia, possono puntare sulle specificità dei territori e valorizzarle; inoltre in termini di costi non comporta veri e propri risparmi e c'è il rischio di un'ulteriore desertificazione istituzionale delle aree periferiche;

   dure critiche e preoccupazioni sono arrivate anche dai presidenti degli enti interessati che hanno lanciato un appello a livello nazionale per difendere il ruolo e le prerogative degli enti camerali e scongiurarne il rischio di accorpamento;

   le camere di commercio sono enti di antica tradizione, che non gravano sulla spesa pubblica, che vivono in simbiosi con i tessuti produttivi. Presumere che l'efficientamento degli enti pubblici passi solo attraverso percorsi di abrogazione o fusioni forzate è un pensiero fuorviante;

   è fondamentale rivalutare i processi di accorpamento delle camere, considerando le specificità economiche delle diverse aree e la dimensione talvolta abnorme, anche in considerazione del fatto che l'abolizione delle province non ha avuto, di fatto, seguito –:

   quali iniziative di competenza, anche normative, il Ministro intenda adottare per prevenire alla immediata sospensione dell'accorpamento delle camere di commercio, in attesa di rivedere la normativa vigente, al fine di contemperare tutti i diversi interessi coinvolti a cui occorre dare la giusta rappresentanza;

   se non intenda comunque adottare le iniziative di competenza, anche normative, per prevedere l'immediata sospensione dell'accorpamento degli enti camerali 4 di Catanzaro, Crotone e Vibo Valentia, quale ipotesi dannosa per l'economia locale e lesiva dell'autonomia, anche alla luce delle criticità e specificità proprie del territorio calabrese.
(4-03802)

Apposizione di firme ad una mozione.

  La mozione Noja e altri n. 1-00243, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 24 settembre 2019, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Bologna Massimo Enrico Baroni, D'Arrando, Ianaro, Lapia, Lorefice, Mammì, Menga, Nappi, Nesci, Provenza, Sapia, Sarli, Sportiello, Troiano.

Apposizione di una firma ad una risoluzione.

  La risoluzione in Commissione Nitti e altri n. 7-00192, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 26 febbraio 2019, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Casa.

Apposizione di una firma ad una interrogazione.

  L'interrogazione a risposta in Commissione Vianello e altri n. 5-02740, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 24 settembre 2019, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Faro.


Appendice: ATTI MODIFICATI

   La Camera,

   premesso che:

    in data 14 novembre 2018, sono state approvate, ad amplissima maggioranza, le mozioni parlamentari Annibali, Boldrini, Gebhard ed altri n. 1-00070, D'Arrando, Panizzut ed altri n. 1-00074 e Carfagna ed altri n. 1-00075, in forza delle quali sono stati assunti dal Governo pro tempore precisi impegni di contrasto alla violenza e alla discriminazione nei confronti delle donne;

    in data 13 dicembre 2006, l'Assemblea generale delle Nazioni Unite ha approvato la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità (di seguito, «Convenzione ONU»), con lo scopo di promuovere, proteggere e garantire il pieno ed uguale godimento di tutti i diritti umani e di tutte le libertà fondamentali da parte delle persone con disabilità e di favorire il rispetto per la loro intrinseca dignità, senza discriminazioni;

    in data 5 gennaio 2011, l'Unione europea ha ratificato la Convenzione ONU, così come già fatto dall'Italia con legge di autorizzazione 3 marzo 2009, n. 18;

    riconoscendo nel Preambolo, lettera q), che «le donne e le minori con disabilità corrono spesso maggiori rischi nell'ambiente domestico ed all'esterno, di violenze, lesioni e abusi, di abbandono o mancanza di cure, maltrattamento e sfruttamento», la Convenzione ONU indica tra i principi generali cui attenersi la parità tra uomini e donne (articolo 3, lettera g);

    inoltre, l'articolo 6 della Convenzione ONU affronta specificamente il tema delle discriminazioni multiple di cui sono spesso vittime le donne con disabilità in ragione dell'intersezione del fattore del «genere» e di quello della «disabilità», stabilendo:

     a) al comma 1, che gli Stati Parti riconoscano come le donne e le minori con disabilità siano «soggette a discriminazioni multiple» e, a questo riguardo, adottino «misure per garantire il loro pieno ed uguale godimento di tutti i diritti umani e delle libertà fondamentali»; e

     b) al comma 2, che gli Stati Parti adottino «ogni misura idonea ad assicurare il pieno sviluppo, progresso ed emancipazione delle donne, allo scopo di garantire loro l'esercizio ed il godimento dei diritti umani e delle libertà fondamentali enunciati» nella Convenzione ONU;

    in data 29 novembre 2018, il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione sulla situazione delle donne con disabilità (di seguito, «Risoluzione EU»);

    la risoluzione EU trae origine anche dal lavoro svolto dallo European Disability Forum (EDF) che, con il Primo Manifesto delle donne con disabilità adottato il 22 febbraio 1997, ha evidenziato l'esigenza di prendere in considerazione i bisogni di queste ultime per promuoverne la parità e la non discriminazione nell'Unione europea e nei suoi Stati membri, e con il Secondo Manifesto del 28-29 maggio 2011, ha aggiornato il primo documento alla luce della Convenzione ONU, della Strategia europea sulla disabilità 2010-2020 e del Patto per la parità di genere dell'Unione europea 2011-2020, ma soprattutto ha sottolineato la necessità urgente di elaborare politiche sulla disabilità e l'uguaglianza in una prospettiva di genere;

    la Risoluzione EU evidenzia le numerose forme di discriminazione multipla trasversale cui sono esposte le minori e le donne con disabilità in tutti i settori contemplati dalla Convenzione di Istanbul, impedendo l'esercizio quotidiano da parte loro di diritti fondamentali e compromettendo la possibilità per le stesse di realizzarsi pienamente;

    in particolare, secondo quanto rilevato dalla Risoluzione EU, negli Stati membri sono riscontrabili gravi carenze che ostacolano o addirittura impediscono alle donne europee con disabilità di accedere in condizioni di parità ai servizi nei settori dell'istruzione, dei trasporti, della pianificazione urbana e dell'edilizia abitativa, dell'inserimento lavorativo, delle tutele sul posto di lavoro, dei presidi a protezione delle vittime di violenza, sino alla sanità, ove spesso emerge la mancanza di servizi medici adeguati a rispondere alle specifiche esigenze delle donne con disabilità in campi quali la consulenza ginecologica, la salute sessuale e riproduttiva, la pianificazione familiare e il sostegno durante la gravidanza, fino ad arrivare in alcuni casi alla negazione del consenso informato sull'uso dei contraccettivi è addirittura al rischio di sterilizzazione forzata;

    a titolo esemplificativo, sulla base dei dati disponibili, la risoluzione EU segnala come nell'Unione europea:

     a) vivano circa 46 milioni di donne e ragazze con disabilità, pari a circa il 16 per cento della popolazione femminile europea totale e al 60 per cento della popolazione europea complessiva di persone con disabilità;

     b) le donne con disabilità abbiano una probabilità di essere vittime di violenza da due a cinque volte superiore rispetto alle donne non disabili, frequentemente nell'ambito delle relazioni domestiche, a causa della posizione di maggior fragilità e vulnerabilità sofferta;

     c) secondo l'indice sull'uguaglianza di genere dell'EIGE (2017), in media, il 13 per cento delle donne con disabilità lamentino di non vedere soddisfatti i propri bisogni medici, mentre nel caso delle donne senza disabilità tale percentuale sia pari al 5 per cento;

     d) i tassi di tumore al seno per le donne disabili siano molto più elevati di quelli della popolazione femminile in generale, a causa della mancanza di strutture e apparecchiature di screening e diagnosi adeguate;

     e) il 45 per cento delle donne con disabilità in età lavorativa (20-64 anni) sia inattivo, mentre per gli uomini la percentuale equivalente sia del 35 per cento;

     f) pur essendo i salari delle persone con disabilità mediamente inferiori a quelli degli altri lavoratori, persista una realtà discriminatoria anche tra uomini e donne con disabilità, considerato come il trattamento salariale impiegato per i primi sia comunque generalmente superiore a quello applicato alle seconde;

    in considerazione del quadro emerso, la risoluzione EU invita, dunque, la Commissione e gli Stati membri «a integrare una prospettiva relativa alle donne e alle minori con disabilità nei loro programmi, strategie e politiche in materia di parità di genere, una prospettiva di genere nelle loro strategie in materia di disabilità e una prospettiva sia di genere che di disabilità in tutte le altre politiche»;

    con specifico riferimento all'Italia, la carenza di meccanismi volti a contrastare le discriminazioni multiple ai danni delle donne con disabilità è stata rilevata, altresì, dal primo rapporto sull'implementazione della Convenzione Onu in Italia, ove si richiama la necessità di emendare la legislazione in tal senso e di provvedere ad un'adeguata formazione di tutte le autorità pubbliche al fine di assicurare che le persone con disabilità particolarmente a rischio di discriminazione – specie le donne – siano poste nelle condizioni di ricevere ogni informazione per sporgere denuncia o presentare un ricorso;

    il rapporto sopra citato manifesta, inoltre, notevoli preoccupazioni con riferimento alla diffusione di stereotipi che vedono le donne e le ragazze con disabilità quali soggetti invisibili e asessuati, cui è legato il rischio concreto che in Italia non sia pienamente garantito l'esercizio da parte loro dei diritti sessuali e riproduttivi;

    analoghe criticità sono evidenziate nel rapporto sull'attuazione della Convenzione di Istanbul in Italia, presentato a Roma il 26 febbraio 2019 dalle Associazioni di donne, ove si evince, da un lato, la necessità di implementare gli specifici riferimenti alle esigenze delle donne con disabilità nelle misure e azioni adottate a favore dell'uguaglianza di genere e, dall'altro lato, l'esigenza di rafforzare ed integrare la prospettiva di genere nello sviluppo e nell'applicazione di norme, azioni e programmi relativi alla condizione di disabilità;

    le preoccupazioni sopra richiamate trovano piena conferma nei dati disponibili che, ancorché spesso frammentari e risalenti, restituiscono un quadro allarmante circa la condizione delle donne con disabilità nel nostro Paese; segnatamente:

     a) da un'indagine condotta da Istat nel 2014, risulta come abbia subito violenze fisiche o sessuali il 36,6 per cento delle donne con limitazioni, gravi e come per queste il rischio di subire stupri o tentati stupri sia doppio (10 per cento contro il 4,7 per cento delle donne senza tali problemi);

     b) secondo i dati disponibili più recenti (rapporto dell'Osservatorio nazionale sulla salute nelle regioni italiane del 2015), la percentuale di donne con limitazioni funzionali che hanno eseguito più di un Pap-test e più di una mammografia nella propria vita è di oltre 15 punti inferiore rispetto alle percentuali raggiunte dalla rimanente popolazione femminile (i.e. per quanto riguarda il Pap-test, solo il 52,3 per cento delle donne con limitazioni funzionali in età compresa tra i 25 e i 64 anni, mentre coi riferimento alla mammografia, di quelle che hanno tra i 50 e i 69 anni, solo il 58,5 per cento);

     c) l'ultima relazione sullo stato di attuazione della legge recante norme per il diritto al lavoro dei disabili, presentata alla Presidenza della Camera dei deputati il 28 febbraio 2018, conferma un significativo differenziale tra uomini e donne con disabilità, testimoniato – ad esempio – dai dati sugli avviamenti degli iscritti nell'elenco del collocamento obbligatorio presso datori di lavoro privati e pubblici (pari al 56,8 per cento degli uomini contro il 43,2 per cento delle donne);

    i dati sopra riportati permettono certamente di comprendere meglio l'enorme portata del fenomeno della discriminazione multipla ai danni delle donne con disabilità nel nostro Paese ed evidenziano la necessità di predisporre strategie di intervento mirate che siano in grado di far fronte ai loro bisogni specifici;

    nell'ambito degli interventi già assunti, si richiama il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 24 novembre 2017 con cui sono state adottate le «Linee Guida nazionali per le Aziende sanitarie e le Aziende ospedaliere in tema di soccorso e assistenza socio-sanitaria alle donne vittime di violenza»;

    in più passaggi delle predette linee guida viene fatta presente la necessità di tener conto delle specifiche esigenze delle donne e delle ragazze con disabilità, nonché della necessaria instaurazione di un processo di sensibilizzazione sulle specifiche forme di violenza a danno delle donne con disabilità diverse e sugli specifici percorsi da attivare;

    analogamente, nell'ambito degli interventi già assunti, il «Piano strategico nazionale sulla violenza maschile contro le donne», adottato nel novembre 2017, richiama la necessità di individuare delle azioni mirate rivolte alle donne caratterizzate da vulnerabilità multiple, tra cui le donne con disabilità;

    tuttavia, occorre che i principi stabiliti nelle linee guida e nel piano strategico nazionale contro la violenza di genere trovino concreta e uniforme implementazione su tutto il territorio nazionale e che la loro applicazione sia estesa alla fase di prevenzione, per contribuire alla diffusione di una cultura inclusiva che abbracci tutti i campi della salute;

    occorre tenere in considerazione di quanto sopra esposto, in ossequio non solo agli obblighi assunti dall'Italia con la ratifica della Convenzione ONU e all'invito rivolto agli Stati membri con la risoluzione UE, ma anche ai principi costituzionali, tra cui in particolare il principio di uguaglianza formale e sostanziale di cui all'articolo 3 della Costituzione, nonché i principi di non-discriminazione e pari opportunità con riferimento al genere di cui agli articoli 31, 37 e 51 della Costituzione,

impegna il Governo:

1) a tenere sempre in considerazione la discriminazione multipla cui sono soggette le minori e le donne con disabilità e la gravità delle conseguenze che essa comporta per le loro vite e, conseguentemente, a integrare, nella realizzazione delle politiche pubbliche, azioni e misure in tema di parità di genere nonché quelle inerenti alla disabilità;

2) in particolare, ad assumere iniziative volte a:

  a) tutelare la dignità e la libertà di scelta e di autodeterminazione delle donne e delle ragazze con disabilità, garantendo loro pieno accesso alle cure mediche, anche con riferimento all'ambito ginecologico, della salute sessuale e riproduttiva;

  b) assicurare che siano esposte alle pazienti con disabilità tutte le necessarie informazioni, con le forme e le modalità adeguate secondo le diverse tipologie di disabilità, per permettere loro di assumere decisioni sulla propria salute e sul proprio corpo senza alcuna coercizione e promuovendo, a tal fine, iniziative di formazione specifica e aggiornamento del personale medico e dei servizi sanitari, sociosanitari e sociali coinvolti;

  c) assicurare la piena accessibilità dei servizi e dei presidi sanitari, sociosanitari e sociali da parte delle ragazze e delle donne con disabilità, in conformità ai principi della progettazione universale sanciti dalla Convenzione ONU;

  d) garantire che tutte le ragazze e le donne con disabilità siano poste nelle condizioni di ricevere ogni informazione per sporgere denuncia e adire la tutela giudiziaria nel caso siano vittime di violenza o discriminazione, dando piena attuazione a quanto previsto dalle «Linee Guida nazionali per le Aziende sanitarie e le Aziende ospedaliere in tema di soccorso e assistenza socio-sanitaria alle donne vittime di violenza» e promuovendo iniziative di formazione specifica e di aggiornamento del personale chiamato ad interagire, a vario titolo, con le vittime di discriminazione che hanno una disabilità;

  e) assicurare che, nell'ambito della attuazione del «Piano strategico nazionale sulla violenza maschile contro le donne», siano individuate azioni idonee a rispondere alle peculiari problematiche che devono affrontare le ragazze e le donne con disabilità vittime di violenza non soltanto nella fase della denuncia ma anche nel successivo percorso di assistenza, di cura e di individuazione di percorsi per l'uscita dalla violenza;

  f) promuovere l'inserimento lavorativo delle ragazze e delle donne con disabilità, favorendo il loro accesso a forme di flessibilità adeguate alle specifiche esigenze connesse alla tipologia di disabilità considerata caso per caso, in particolare con riferimento agli orari lavorativi e ai congedi di maternità;

  g) inserire riferimenti specifici alla discriminazione multipla ai danni delle ragazze e delle donne con disabilità in tutte le campagne di sensibilizzazione relative al tema della parità di genere e della lotta alla discriminazione, diffuse sui media e sui vari mezzi di informazione, nonché, in attuazione di quanto stabilito dalle linee guida previste dall'articolo 1, comma 16, della legge n. 107 del 2015, nelle iniziative destinate alle scuole su queste tematiche;

  h) promuovere strumenti e procedure di rilevamento e valutazione della diffusione, della gravità e delle conseguenze del fenomeno della discriminazione multipla ai danni delle ragazze e delle donne con disabilità, nonché dell'efficacia degli strumenti di prevenzione e di contrasto messi in campo dalle istituzioni.
(1-00243) «
Noja, Boschi, Marattin, Annibali, Anzaldi, Carè, Colaninno, D'Alessandro, De Filippo, Del Barba, Marco Di Maio, Ferri, Fregolent, Gadda, Giachetti, Librandi, Migliore, Mor, Moretto, Nobili, Paita, Portas, Rosato, Toccafondi, Ungaro, Penna, Carnevali, Rizzo Nervo, Siani, Schirò, Boldrini, Muroni, Rotta, Bologna, Massimo Enrico Baroni, D'Arrando, Ianaro, Lapia, Lorefice, Mammì, Menga, Nappi, Nesci, Provenza, Sapia, Sarli, Sportiello, Troiano».

   La VII Commissione,

   premesso che:

    le biblioteche degli Istituti superiori di studi musicali (ISSM) sono custodi di un patrimonio musicale unico al mondo (stimato complessivamente in oltre 3 milioni di unità bibliografiche, documentali e audiovisive) che costituisce uno strumento essenziale per la formazione degli studenti, rappresenta un forte elemento identitario per il nostro Paese, e come tale merita salvaguardia e adeguato sostegno;

    si definiscono biblioteche musicali quelle istituzioni che conservano fonti musicali o materiali di interesse musicale quali libri e trattati, spartiti, partiture a stampa e manoscritte, codici liturgici, nastri, dischi, video, libretti d'opera e testi per musica, materiali epistolari e documentari pertinenti alla storia di musicisti e istituzioni musicali, strumenti musicali;

    per la natura delle raccolte, per la varietà di materiali e di supporti, per i profili altamente specialistici richiesti al personale, le biblioteche musicali necessitano di risorse umane e finanziarie, dell'aggiornamento degli strumenti bibliografici e della riqualificazione dei servizi necessari alle nuove esigenze dell'Alta formazione;

    la letteratura professionale, sia in ambito italiano che internazionale, è ricca di contributi in materia di conservazione, salvaguardia e valorizzazione del patrimonio musicale, nonché in merito all'importanza di garantire la sua accessibilità attraverso una catalogazione che rispetti standard precisi e attraverso un'offerta articolata di servizi e attività, in spazi dedicati, con le adeguate tecnologie e mediante l'impiego di personale specializzato;

    per rispondere ai cambiamenti legati alla diffusione delle nuove tecnologie, l’Ifla Audiovisual and Multimedia Section ha pubblicato alcune linee guida per i materiali audiovisivi e multimediali nelle biblioteche e in altre istituzioni, consapevole della rivoluzione tecnologica che ha investito ogni tipologia di biblioteca, sottolineando l'importanza di affidare la gestione dei materiali audiovisivi e multimediali e dei servizi connessi a personale con specifiche competenze di tipo culturale, tecnico e normativo, che sia consapevole delle potenzialità di queste risorse e che consideri l'accesso a questo materiale e alle attrezzature preposte alla fruizione come un normale aspetto del servizio di biblioteca;

    risulta indispensabile per il bibliotecario musicale possedere una formazione sia biblioteconomica che musicale, alle funzioni e alle attività tradizionali di qualsiasi bibliotecario si aggiungono le specificità legate all'istituzione in cui opera;

    considerando l'evoluzione, dei formati e dei supporti delle risorse musicali non a stampa, avvenuta negli ultimi anni, e tutto ciò che questo ha comportato in termini di gestione, conservazione e performance, è evidente come ai bibliotecari musicali si richieda oggi non soltanto la conoscenza degli strumenti tradizionali, ma anche la capacità di garantire un'adeguata offerta digitale fruibile sia a distanza che in spazi idonei e attrezzati e di formare i propri utenti all'uso consapevole e responsabile di questa varietà di risorse;

    tuttavia, ad oggi risulta che il personale delle biblioteche musicali non sia debitamente qualificato per lo svolgimento indispensabile di tali funzioni e che in ogni caso vi sia una carenza di personale tale da pregiudicare il corretto utilizzo e la corretta consultazione del materiale d'inestimabile valore custodito negli archivi delle biblioteche;

    il docente di bibliografia e biblioteconomia musicale (CODM/01), cui storicamente tali importanti giacimenti culturali sono stati affidati, dovrebbe assumere il compito di responsabile principale di queste infrastrutture della ricerca e della produzione artistica dell'area musicologica dell'Alta formazione musicale. Accanto a questa figura principale va poi contemplata la necessità di attivare diversi profili professionali di personale bibliotecario con competenze specialistiche adeguate alla ricchezza e importanza dei patrimoni custoditi e al numero dei docenti e studenti dell'istituzione;

    l'organizzazione degli organici e delle qualifiche da prevedere per ciascuna biblioteca non può essere lasciata alla discrezionalità di ciascun istituto e deve essere sottratta alla logica delle riforme a costo zero e delle conversioni di cattedra;

    Giancarlo Rostirolla, curatore dell'opera «Guida alle biblioteche e agli archivi musicali italiani» nel 2004, a proposito delle biblioteche dei conservatori, degli istituti musicali pareggiati e delle Accademie, così scriveva «serbatoi di importanza storica eccezionale, ai quali hanno attinto fin dalla fine del secolo scorso i musicologi di ogni paese; esse rappresentano il punto di riferimento per chiunque voglia avviare ricerche sulla storia musicale e sui suoi protagonisti. Esse vanno quindi considerate nella duplice prospettiva di: 1) biblioteche di conservazione di rilevante importanza storica, non soltanto per la disciplina musicale, ma anche per la storia del teatro, della danza, delle tradizioni popolari, e altro 2) biblioteche didattiche, di ricerca, studio e consultazione sia per gli studenti interni al conservatorio, sia per gli studiosi esterni italiani e stranieri»;

    negli anni, IAML Italia, l'Istituto Bibliografico Musicale Italiano, e i professionisti delle biblioteche musicali si sono fatti promotori di diverse iniziative per far luce sul patrimonio musicale del nostro Paese, molte biblioteche degli istituti di musica hanno aderito al Servizio Bibliotecario Nazionale e sono periodicamente censite e monitorate dall'anagrafe delle biblioteche italiane a cura dell'istituto centrale per il catalogo unico e le informazioni bibliografiche, da cui si desumono gli unici dati sul funzionamento di queste biblioteche. Tuttavia, la situazione complessiva appare frammentata e si conosce molto poco delle loro attività, dei servizi offerti, dei risultati raggiunti;

    già nel maggio 2008, sulla rivista «Classic», in un articolo a firma di Antonio Caroccia, si denunciava come la gran parte delle biblioteche musicali italiane risultasse «chiusa, inaccessibile, senza fondi e senza personale» e come la mancanza di risorse avesse «costretto a ridurre il personale, gli orari e il servizio al pubblico, costringendo all'impossibilità di aggiornare i cataloghi e creare multimedialità»;

    nel medesimo articolo si denuncia, inoltre, come «le biblioteche musicali si trovino a gestire un materiale che per ovvie ragioni di usura necessiterebbe al più presto di radicali processi di digitalizzazione: dal manoscritto antico alla edizione tardo ottocentesca, centinaia di migliaia di volumi andrebbero al più presto digitalizzati con scanner di nuova generazione a non-impatto, permettendo così l'archiviazione definitiva degli originali e la consegna manuale o la spedizione via mail di stampe o di file in formato digitale»;

    le preoccupazioni del 2008 risultano ancora attuali e aggravate dal tempo trascorso e dalle ulteriori riduzioni di stanziamenti di risorse,

impegna il Governo:

   a porre in essere le iniziative normative necessarie a configurare le biblioteche annesse agli ISSM che per tradizione, pregio e rarità di fondi bibliografici presentino un interesse particolarmente rilevante, quali infrastrutture di ricerca locali e/o nazionali, fruibili dalla comunità scientifica per condurre ricerche di alta qualità, senza vincolo di appartenenza istituzionale o nazionale;

   a elaborare un censimento dei materiali presenti nelle biblioteche e negli archivi di cui al precedente impegno, finalizzato ad una catalogazione che rispetti precisi standard, al controllo bibliografico dei documenti musicali e al conseguente processo di digitalizzazione che conduca alla creazione di un database online che renda pubblici i patrimoni bibliografici, organologici, artistici ed archivistici degli ISSM;

   a dotare le biblioteche degli ISSM di cui al primo impegno, mediante apposite iniziative di personale specializzato che provveda a conservare, a incrementare e a rendere fruibile il patrimonio documentario e museale, su qualsiasi supporto, in correlazione sia all'attività didattica, di ricerca e di produzione dell'istituto, sia alla sua funzione di biblioteca musicale del territorio;

   a porre in essere tutte le iniziative normative volte ad assicurare a ciascuna biblioteca e archivio annessi agli ISSM il personale necessario, garantendo per ciascun istituto un docente di bibliografia e biblioteconomia musicale (CODM/01) che svolga la funzione di responsabile scientifico e culturale e almeno un addetto alla sorveglianza, prevedendo inoltre per ciascun polo di interesse particolarmente rilevante anche un assistente di biblioteca e un funzionario di biblioteca in possesso del diploma di laurea magistrale/specialistica in musicologia e beni musicali (LM-45) o del diploma accademico di secondo livello in discipline storiche, critiche e analitiche della musica (DCSL-69);

   a tenere in debita considerazione i titoli di studio, artistici e culturali in possesso dei collaboratori e degli assistenti di biblioteca attualmente in servizio, al fine di valutare la possibilità di consentirne il passaggio al comparto docente.
(7-00192) «Nitti, Azzolina, Carbonaro, Lattanzio, Casa».

   VIANELLO, SCERRA, ERMELLINO, FARO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   in merito al controllo del territorio e alla tutela della salute pubblica riguardo allo smaltimento illecito di rifiuti, anche speciali, nel territorio di Capitanata, emergono danni irreversibili per aria, acqua e suolo per sversamenti di oltre una tonnellata e mezza di rifiuti tossici e pericolosi pro capite;

   dalle indagini e dai sequestri della Guardia di finanza, in contrada Giardinetto agro di Troia, risultano censite 47.000 tonnellate di rifiuti tossici, stoccati parte a cielo aperto e parte nei magazzini ricoperti da tettoie in eternit, per una superficie di 18.000 metri quadrati, circa 250.00 tonnellate risaltano «tombate» sotto una coltre di calcestruzzo mista a rifiuti tossici per una superficie di 30.000 metri quadrati;

   dal 2010 al 2014, come si legge nell'inchiesta «In Daunia Venenum», i Casalesi sono riusciti a sversare nei terreni del Tavoliere oltre 100.000 tonnellate di rifiuti tossici e maleodoranti;

   per illustrare i traffici illeciti di rifiuti dalla Campania alla provincia di Foggia, la Procura della Repubblica ha stilato un ponderoso fascicolo di ben 600 pagine che riporta interrogatori e intercettazioni in cui viene svelato un sistema collaudato che coinvolge imprenditori, dirigenti e politici;

   recenti sono gli episodi di sversamento illecito di percolato denunciati da una trasmissione televisiva (Striscia la Notizia) in agro di Deliceto, presso la discarica ex Agecos della famiglia Bonassisa;

   come certificato da immagini di «Striscia la Notizia» e dal portale della provincia di Foggia, il percolato sarebbe stato utilizzato per irrigare prodotti ortofrutticoli in ben 7 comuni della Piana (Ascoli Satriano, Ordona, Foggia, Carapelle, Orta Nova, Cerignola e Zapponeta) prima di sfociare nel Golfo di Manfredonia in località Torre Tivoli. Si è a conoscenza del fatto che la regione Puglia, dopo aver ricevuto la relazione conclusiva dell'ispezione ordinaria effettuata da Arpa Puglia, durata ben 15 mesi, ha valutato attentamente tutti i rilievi emersi e ha tempestivamente emanato una prima diffida nei confronti della società, ai sensi dell'articolo 29-decies del Testo unico ambientale. Al fine di porre tempestivo rimedio alle criticità segnalate dalla medesima autorità, a valle della richiamata ispezione straordinaria tesa alla verifica delle prescrizioni impartite con diffida, la regione, il 20 aprile 2019, ha disposto la sospensione delle attività sul presupposto — previsto per legge — dell'esistenza di un rischio per l'ambiente e la salute, come ravvisato dall'autorità di controllo;

   occorrerebbe interdire la possibilità di accedere alle gare per l'affidamento della gestione delle discariche a chi come il dominus della ex Agecos, oggi Biwind, Rocco Bonassisa, mediante il «Daspo Ambientale» (dichiarazione di divieto di accedere al rilascio di autorizzazione di ampliamento della discarica di Deliceto per sversamento di percolato nel torrente Carapelle e per condanna in primo grado per tangenti offerte per ottenere la gestione della discarica di Cerignola), da ultimo voluto fortemente dal Ministro interrogato che ne aveva annunciato l'inserimento nel disegno di legge cosiddetto «Terra Mia», di cui si è parlato a margine dei lavori del Comitato interprovinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica, tenutosi recentemente negli uffici della prefettura di Napoli –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti riportati in premessa e quali iniziative di competenza intenda adottare al fine di evitare che si possa creare un danno ambientale, se del caso valutando di disporre anche una verifica da parte del Comando dei carabinieri per la tutela dell'ambiente al fine dell'assunzione di ogni iniziativa conseguente che garantisca la piena tutela dell'ambiente e del paesaggio nell'area sopra richiamata.
(5-02740)