ATTI DI CONTROLLO E DI INDIRIZZO
Seduta n. 167 di lunedì 29 aprile 2019
INDICE
ATTI DI INDIRIZZO:
Mozione:
Orlando 1-00178 6099
Risoluzione in Commissione:
XI Commissione:
Serracchiani 7-00236 6100
ATTI DI CONTROLLO:
Presidenza del Consiglio dei ministri.
Interrogazione a risposta orale:
Lupi 3-00708 6103
Interrogazioni a risposta scritta:
Rotta 4-02784 6103
Russo Paolo 4-02789 6104
Affari esteri e cooperazione internazionale.
Interrogazione a risposta in Commissione:
Di Maio Marco 5-02001 6105
Interrogazione a risposta scritta:
Fontana Gregorio 4-02782 6106
Ambiente e tutela del territorio e del mare.
Interrogazioni a risposta scritta:
Parentela 4-02776 6107
Traversi 4-02788 6108
Beni e attività culturali.
Interpellanza:
Rossini Roberto 2-00363 6109
Economia e finanze.
Interrogazione a risposta in Commissione:
Donzelli 5-02004 6110
Interrogazione a risposta scritta:
Mandelli 4-02787 6111
Giustizia.
Interpellanze:
Zanettin 2-00364 6112
Zanettin 2-00365 6112
Interrogazione a risposta in Commissione:
Donzelli 5-01999 6113
Interrogazioni a risposta scritta:
Silli 4-02777 6113
Napoli 4-02790 6114
Infrastrutture e trasporti.
Interpellanza:
Pellicani 2-00362 6114
Interrogazioni a risposta in Commissione:
Pettarin 5-02002 6115
Gribaudo 5-02003 6116
Interrogazione a risposta scritta:
Critelli 4-02781 6117
Interno.
Interrogazione a risposta in Commissione:
Braga 5-01998 6118
Interrogazioni a risposta scritta:
Fasano 4-02779 6119
Minardo 4-02785 6119
Novelli 4-02791 6120
Lavoro e politiche sociali.
Interrogazione a risposta in Commissione:
Rizzetto 5-02000 6121
Politiche agricole alimentari, forestali e turismo.
Interrogazioni a risposta scritta:
Fasano 4-02783 6121
Pignatone 4-02786 6122
Salute.
Interrogazione a risposta scritta:
Fasano 4-02780 6122
Sviluppo economico.
Interpellanza:
Bond 2-00361 6123
Interrogazione a risposta scritta:
Manca Alberto 4-02778 6124
ATTI DI INDIRIZZO
Mozione:
La Camera,
premesso che:
numerosi studi accademici hanno confermato come il cambiamento climatico in atto sia direttamente influenzato e dipendente dalle attività umane, siano esse industriali o meno;
gli eventi climatici estremi – alluvioni, siccità, ondate di calore – si susseguono con sempre maggiore frequenza in diverse parti del mondo, determinando danni economici a persone, animali e interi sistemi produttivi;
l'urgenza di un intervento netto e deciso per invertire tale processo non è più in alcun modo rinviabile come ampiamente dimostrato dal sempre crescente numero di allarmi che giungono dall'intera comunità scientifica;
l'esempio dell'adolescente svedese Greta Thunberg, ha dato vita ad una manifestazione transnazionale che il 15 marzo 2019 ha riempito di giovani e studenti le piazze di tutto il mondo, comprese quelle italiane, chiedendo l'impegno concreto dei Governi nazionali nel contrasto dei cambiamenti climatici e per salvare il pianeta non pregiudicandone oltre il futuro;
con apprezzabile costanza e ferma chiarezza, i giovani chiedono ai Governi di tutto il mondo con urgenza azioni concrete e radicali per il rispetto degli obiettivi sul clima stabiliti dall'Accordo di Parigi. A quei giovani, a quelle piazze è necessario dare una risposta,
impegna il Governo:
1) ad assumere iniziative normative volte a definire una legge quadro sul clima che intervenga in maniera coerente e coordinata sul quadro normativo esistente per:
a) rivedere il piano nazionale integrato per l'energia e il clima rendendolo coerente con gli obiettivi e tempi previsti dall'Accordo di Parigi;
b) procedere alla ricognizione degli incentivi esistenti per l'efficientamento energetico e per il sostegno all'utilizzo di tecniche e materiali di edilizia ecocompatibile in modo da aggiornare il catalogo alle più recenti innovazioni tecnologiche, garantendo la massima efficacia possibile allo strumento;
c) avviare un'azione di recupero e riforestazione del patrimonio forestale pubblico (urbano ed extra-urbano) che aumenti l'effetto di compensazione delle emissioni di CO2;
d) progettare e finanziare un piano di sensibilizzazione globale volto a creare una coscienza ecologica consapevole anche attraverso la disincentivazione di azioni dannose (quali utilizzo di plastiche monouso, errata differenziazione dei rifiuti, mancato utilizzo di mezzi di trasporto pubblici e altro);
e) allineare la normativa italiana alle direttive europee del «pacchetto economia circolare» in materia di rifiuti, imballaggi, discariche, rifiuti elettrici ed elettronici, veicoli fuori uso e pile;
f) sostenere la raccolta dei rifiuti in mare da parte dei pescatori senza ricorrere a un facile sistema premiale, quale l'automatica certificazione della filiera;
g) sostituire tutti i sussidi ambientali dannosi con ipotesi alternative aventi impatto favorevole per l'ambiente, anche attraverso l'obbligo di valutazione ambientale preventiva dei sussidi, con particolare attenzione a quelli fiscali per i quali l'incidenza di dannosità è più netta;
h) elaborare politiche di trasporto, edilizia, modelli produttivi che rispondano in maniera coerente alla necessità di adattamento ai cambiamenti climatici e che coinvolgano regioni e comuni;
2) a presentare, nel minor tempo possibile, le proprie proposte in materia di politica industriale e di riqualificazione del settore manifatturiero, sostenendo e favorendo la transizione verso un modello economico-produttivo ecologicamente sostenibile;
3) a sostenere a livello europeo la proposta di arrivare alla «carbon neutrality» entro il 2050;
4) a studiare, con i grandi istituti bancari e creditizi, la possibilità di prevedere finanziamenti agevolati per sostenere l'economia circolare e quella eco-compatibile;
5) ad attuare la strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile, rendendo pienamente operativa la Commissione nazionale per lo sviluppo sostenibile già prevista dalla direttiva del Presidente del Consiglio dei ministri del 16 marzo 2018 e ottemperando all'impegno assunto dai Ministeri competenti a condurre un'analisi circa la coerenza tra le azioni programmate per il triennio successivo, i contenuti della strategia nazionale e i risultati della valutazione annuale della sua attuazione;
6) ad assumere iniziative normative volte a promuovere l'inserimento del principio dello sviluppo sostenibile nella Costituzione.
(1-00178) «Orlando, Braga, De Micheli, Buratti, Cenni, Del Basso De Caro, Incerti, Morassut, Morgoni, Pellicani, Pezzopane».
Risoluzione in Commissione:
L'XI Commissione,
premesso che:
la progressiva diffusione delle piattaforme digitali, quali sistemi di organizzazione del lavoro volti a favorire e facilitare l'acquisizione di beni e servizi attraverso il ricorso alle tecnologie informatiche e il coinvolgimento di diverse figure di lavoratori, è una sfida che non solo sta cambiando le abitudini dei cittadini e degli utenti, ma che comporta la necessità di un profondo ripensamento di molti istituti lavoristici che hanno caratterizzato l'ordinamento sino ad oggi consolidatosi;
tali esigenze hanno trovato un'evidente conferma nei primi pronunciamenti giurisprudenziali dai quali, sebbene emerga un orientamento costante ad escludere il vincolo della subordinazione per i cosiddetti «riders» (fattorini) delle piattaforme di distribuzione di pasti a domicilio, sulla base del presupposto, convenuto tra le parti che hanno sottoscritto il contratto di collaborazione coordinata e continuativa, di riconoscere al lavoratore la libertà «di candidarsi o non candidarsi per una specifica corsa a seconda delle proprie disponibilità ed esigenze di vita» – al riguardo si considerino la sentenza del tribunale di Torino, sezione lavoro, n. 778 del 7 maggio 2018 e la sentenza n. 1853 del 10 settembre 2018 del tribunale di Milano, sezione lavoro - allo stesso tempo, con la sentenza n. 26 dell'11 gennaio 2019 la corte d'appello di Torino, sezione lavoro, è stato significativamente rivisto il citato pronunciamento di primo grado del maggio 2018, escludendo, ancora una volta, la subordinazione, ma riconoscendo a questi lavoratori il diritto a una retribuzione, anche accessoria, equivalente a quella prevista per il V livello del contratto collettivo nazionale di lavoro logistica, trasporto merci e spedizione e non più sulla base della singola consegna;
anche alla luce dei diversi orientamenti giurisprudenziali, appare necessario un intervento del legislatore volto a individuare le soluzioni più adeguate per le legittime aspettative di tali lavoratori, pur nel rispetto della peculiarità delle modalità di esercizio delle loro prestazioni lavorative;
a fronte di tali sfide, i diversi Paesi europei hanno previsto interventi normativi volti a limitare gli elementi di incertezza e di arbitrio. Alcuni Stati (Estonia, Ungheria e Portogallo) hanno privilegiato misure tendenti a limitare i vantaggi economici derivanti dal ricorso al lavoro autonomo, attraverso appositi incentivi fiscali o contributivi e, al tempo stesso, inasprendo le sanzioni nei confronti dei datori di lavoro che utilizzano impropriamente tale tipologia contrattuale;
su un versante del tutto differente si è attestato il Belgio che, nel 2006, ha cercato di riportare nell'alveo del lavoro dipendente una parte dei falsi lavoratori autonomi, attraverso una legge volta a specificare i criteri che consentono di distinguere il contratto di lavoro da quello di impresa:
1) contratto di lavoro: il lavoratore non può gestire e organizzare il proprio tempo; è obbligato a rispettare un preciso orario di lavoro; è obbligato a comunicare e giustificare le proprie assenze; è obbligato a lavorare un determinato numero di ore; è tenuto a rispettare le direttive del datore di lavoro; non ha la possibilità di farsi sostituire;
2) contratto di impresa: il lavoratore dispone di un ampio grado di libertà nell'organizzazione e nell'esecuzione pratica del lavoro, anche se possono essere ammesse direttive generali necessarie per le esigenze del servizio; non è obbligato a giustificare l'utilizzazione del proprio tempo di lavoro; è libero di lavorare per un numero di ore a sua scelta e di fissare il periodo delle ferie; il lavoratore ha la possibilità di farsi sostituire;
la Spagna, nel 2007, ha istituito una nuova categoria di lavoratori, i lavoratori autonomi, all'interno della quale è stata riconosciuta una sotto-categoria, quella dei lavoratori autonomi economicamente dipendenti, i cosiddetti «trade». Il regime giuridico è prettamente di derivazione civilistica, anche se mutua alcuni meccanismi dal diritto del lavoro, tra cui in particolare la possibilità di negoziare collettivamente accordi di interesse professionale. La dipendenza economica è fatta discendere dal requisito di esercitare la propria attività in modo prevalente in favore di un unico soggetto, ricevendo da esso almeno il 75 per cento dei ricavi della propria attività professionale;
in Francia, la legge n. 2016-1088 dell'8 agosto 2016 ha seguito un altro modello, quello della responsabilità sociale della piattaforma, consistente prioritariamente nel vincolo per la piattaforma di rispettare i diritti sociali fondamentali, in particolare garantire l'esercizio del diritto di azione sindacale e quello di portare avanti azioni collettive. La suddetta responsabilità sociale consiste anche in una partecipazione volontaria ai rischi a cui sono esposti i lavoratori delle piattaforme. Le imprese possono quindi decidere di farsi carico dei contributi per l'assicurazione volontaria in materia di infortuni sul lavoro, nonché di garantire al lavoratore un diritto di accesso alla formazione professionale continua, facendosi carico di alcune spese legate ad essa, a condizione, tuttavia, che il lavoratore realizzi un fatturato minimo sulla piattaforma;
in Italia, nonostante le diverse forme di mobilitazione e di sensibilizzazione poste in essere dai lavoratori delle piattaforme e alcune esperienze positive adottate da amministrazioni locali e regionali, ancora non si è arrivati alla definizione di un plafond minimo di diritti per tali lavoratori. Al riguardo, va segnalata la grave incapacità dell'attuale esecutivo che, pur avendo attivato da mesi un apposito tavolo tecnico di confronto con le rappresentanze dei lavoratori delle piattaforme digitali, i sindacati e le imprese del settore, ancora non è riuscito a formulare una sua proposta;
uscendo dall'inutile fase degli annunci e delle promesse vane, appare non più rinviabile la necessità di affrontare anche nel nostro Paese – senza forzature sul piano giuridico e riconoscendo l'autonomia negoziale delle parti – il tema del riconoscimento di condizioni minime che assicurino anche per tale categoria di lavoratori il pieno rispetto della dignità, della salute, della sicurezza e della trasparenza nello svolgimento dell'attività lavorativa;
tali principi devono trovare puntuale riscontro in una disciplina specifica che assicuri, qualunque sia la tipologia di contratto di lavoro convenuto tra le parti, la garanzia contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali, la copertura assicurativa per la responsabilità civile nel caso di danni causati a terzi nel corso dello svolgimento della prestazione lavorativa, nonché che possa fornire al lavoratore strumenti di protezione conformi alla disciplina in materia di salute e sicurezza, e che stabilisca che il responsabile della piattaforma provveda alle spese di manutenzione dei mezzi di lavoro, in relazione all'attività di servizio svolta;
dovrà inoltre essere garantito il diritto dei lavoratori alla disconnessione dalla piattaforma, alla tutela della privacy, in particolare escludendo la geolocalizzazione nelle fasi non attinenti all'esercizio della prestazione lavorativa, e alla sospensione del servizio in caso di condizioni meteorologiche straordinarie; nonché deve essere posto l'obbligo di garantire tutte le informazioni e i dati utili ad assicurare al lavoratore una piena e consapevole conoscenza dei parametri utilizzati per la determinazione della prestazione lavorativa oltreché delle modalità di elaborazione delle procedure di valutazione dell'attività svolta;
anche sotto il profilo delle condizioni economiche di svolgimento delle prestazioni dei lavoratori delle piattaforme digitali, dovrà essere garantita una retribuzione oraria non inferiore ai minimi tabellari definiti dagli accordi collettivi di settore sottoscritti dalle organizzazioni sindacali nazionali comparativamente più rappresentative per prestazioni equivalenti o equiparabili, nonché la maggiorazione della retribuzione nei casi di svolgimento della prestazione in particolari condizioni climatiche, in specifiche fasce orarie o durante i giorni festivi;
ovviamente, una siffatta disciplina non potrà non riconoscere il fondamentale ruolo autonomo delle rappresentanze sociali nell'individuare e definire misure per rafforzare ulteriormente le tutele delle condizioni economiche e giuridiche applicabili ai lavoratori impiegati in attività svolte mediante piattaforme digitali. Anche a tal fine, appare auspicabile, in aderenza con il processo di innovazione tecnologica, l'istituzione di un apposito tavolo tecnico presso il Consiglio nazionale dell'economia e del lavoro;
su tali temi risultano già depositati diversi progetti di legge di iniziativa parlamentare e regionale;
anche il Parlamento europeo, nel corso della sua ultima seduta plenaria, ha approvato una direttiva che stabilisce una serie di diritti minimi per i lavoratori occupati per almeno dodici ore nell'arco di quattro settimane, limiti entro i quali rientrano anche gran parte dei lavoratori della cosiddetta «gig economy». A seguito di tale pronunciamento, l'adozione di una disciplina di tutela di tali categorie di lavoratori non è più solo un segno di equità e di modernità, ma diviene anche un obbligo giuridico, visto che i singoli Stati avranno tre anni per adeguare l'ordinamento interno alle nuove regole comunitarie,
impegna il Governo
ad adoperarsi, per quanto di competenza, affinché anche nel nostro Paese venga adottata una disciplina di tutela per i lavoratori delle piattaforme digitali per i quali, a prescindere dalla tipologia contrattuale convenuta tra le parti, e affinché siano così assicurati diritti minimi di tutela economica, della salute, dell'incolumità e della dignità della prestazione lavorativa, nei termini indicati in premessa.
(7-00236) «Serracchiani, Gribaudo, Carla Cantone, Lacarra, Lepri, Mura, Viscomi, Zan».
ATTI DI CONTROLLO
PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
Interrogazione a risposta orale:
LUPI, COLUCCI e TONDO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
molte delle grandi imprese italiane del settore delle infrastrutture sono in grossa crisi come si legge sulla stampa nazionale, in particolare su «La Repubblica» del 23 marzo 2019;
Astaldi ha 11.500 dipendenti ed è stata ammessa quattro mesi fa al concordato dal tribunale;
Condotte, già proveniente dalla galassia Italstat, con 3 mila dipendenti è in amministrazione straordinaria dall'agosto 2018;
Trevi ha quasi 5.800 addetti, con il debito in fase di ristrutturazione: la Cassa depositi e prestiti già ne possiede il 17 per cento;
Salini – Impregilo, la più grossa di tutte, non naviga in acque esattamente tranquille come ha certificato l'agenzia Standard & Poor's declassandone il rating al livello BB- con outlook negativo;
a queste si aggiungono poi altre situazioni difficili;
sempre sulla stampa nazionale si apprende che si vuole «coinvolgere Cassa Depositi e Prestiti (Cdp) per cercare una soluzione di sistema alla crisi del settore delle costruzioni. La misura del coinvolgimento dipenderà dai risultati di questo primo esame di valutazione sullo stato di salute del comparto e, più in particolare, del gruppo Astaldi»;
l'impressione, però, è che Cassa depositi e prestiti potrebbe presto dover affrontare e tentare di risolvere un progetto – sicuramente gradito alle banche – che potrebbe ruotare attorno a un perno chiave: l'ingresso della Cassa nel capitale di Salini Impregilo con l'intento di creare un'entità sufficientemente forte per affrontare prima la messa in sicurezza di Astaldi e poi quella degli altri grandi operatori in difficoltà (si veda Il Sole 24 Ore del 18 gennaio 2019);
un progetto che voglia competere con i colossi europei che fatturano 10 volte le nostre imprese non può aggregarsi intorno alle sole aziende in crisi che rischiano di far diventare Cassa depositi e prestiti l'unico garante solvibile;
una simile operazione rischia di incrinare la trasparenza nelle procedure di assegnazione dei lavori, penalizzando essenzialmente proprio le imprese sane dell'intero comparto;
ci si chiede se una simile operazione debba ruotare intorno ad una unica impresa anche se la più forte in termini di portafoglio ordini e di capitale sociale;
sarebbe auspicabile un «Progetto Italia» che veda partecipare tutte le più grandi aziende del settore e quindi anche quelle sane;
una simile operazione garantirebbe essenzialmente l'assetto della Salini – Impregilo e ciò grazie al coinvolgimento di organismo come la Cassa depositi e prestiti che a tutti gli effetti si configura come un soggetto finanziario pubblico, generando in tal modo un possibile contenzioso per effetto dell'intervento dell'Antitrust –:
quali elementi intenda fornire il Governo in relazione a quanto esposto in premessa, se condivida le considerazioni sopra riportate e quali siano i suoi intendimenti al riguardo.
(3-00708)
Interrogazioni a risposta scritta:
ROTTA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
il 20 aprile 2019, si è tenuto a Cerea (Verona) un concerto di gruppi nazirock, organizzato dalla formazione di estrema destra «Veneto Fronte Skinheads» a cui hanno partecipato un migliaio di persone, provenienti da varie parti d'Europa;
tale evento è stato organizzato il 20 aprile, anniversario della nascita di Adolf Hitler, in un'area pubblica all'interno di uno dei padiglioni del quartieri fieristico di proprietà del comune;
l'iniziativa è stata promossa da associazioni sorvegliate per i loro contenuti antisemiti e razzisti: si tratta di un'offesa alla memoria storica di chi ha liberato il Paese dai crimini nazifascisti, proprio alla vigilia delle celebrazioni del 25 aprile;
in particolare, il gruppo Veneto Fronte Skinheads è stato indagato dalla Procura di Como in seguito all'irruzione violenta nella sede dove si riuniva il movimento «Como senza frontiere» per discutere di politiche migratorie;
il gruppo è noto nella galassia dell'ultradestra per la sua matrice antisemita e razzista ed è stato uno dei primi movimenti che ha importato in Italia la subcultura giovanile del movimento naziskin;
uno dei gruppi naz-rock invitati al concerto è Gesta Bellica, i testi delle cui canzoni sono chiaramente antisemiti (Tu ebreo maledetto che ti arricchisci sulla pelle degli altri, che speculi sulla gente (....) Giudeo senza patria e con un solo credo, il dio denaro, Trovarti è stata dura ma con i tuoi soldi non fai più paura);
per tali ragioni, appaiono incomprensibili le ragioni per cui il presidente de La Fabbrica, l'ente che gestisce l'area Exp per conto del comune, abbia concesso l'uso degli spazi a gruppi nazifascisti violenti riunitisi per celebrare la nascita del più grande criminale che la storia abbia mai avuto;
un evento del genere rappresenta anche un evidente pericolo per l'ordine pubblico e non si comprendono i motivi per cui alla cittadinanza non sia stata resa nota la natura dell'iniziativa –:
se il Governo sia a conoscenza di quanto evidenziato in premessa e se ritenga di adottare iniziative, per quanto di competenza, volte a contrastare la diffusione e il radicamento di associazioni e movimenti di stampo neofascista e neonazista che divulgano valori incompatibili con quelli costituzionali, anche promuovendo una disciplina più stringente in relazione al patrocinio di eventi e manifestazioni da parte di enti pubblici.
(4-02784)
PAOLO RUSSO e PENTANGELO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per la pubblica amministrazione, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'interno, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:
ai sensi del comma 2 dell'articolo 16 della Costituzione della Repubblica Italiana, nonché della legge 21 novembre 1967, n. 1185, «Norme sui passaporti», ogni cittadino è libero, salvi gli obblighi di legge, di uscire dal territorio della Repubblica, valendosi di passaporto o di documento equipollente ai sensi delle disposizioni in vigore, e di rientrarvi;
tale documento di identità, col quale il Governo identifica il portatore come cittadino dello Stato italiano, è fondamentale per l'esercizio di diritti universalmente riconosciuti anche in quanto connesso al diritto di godere della protezione legale all'estero da parte delle autorità consolari preposte e al diritto di rientrare nello Stato di cui si è cittadini;
in via ordinaria, per il regolare rilascio presso le questure italiane di tale documento di cui alla summenzionata legge 21 novembre 1967 e successive modificazioni e integrazioni e in particolare della legge 23 giugno 2014, n. 89, è dovuto un contributo amministrativo di euro 73,50 oltre al costo del libretto attualmente quantificato in euro 42,50, costi che possono essere determinati con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze di concerto con il ministro degli affari esteri con cadenza biennale;
in particolare, il versamento del costo del libretto pari a euro 42,50, deve essere effettuato esclusivamente mediante bollettino di conto corrente n. 67422808 intestato a: Ministero dell'economia e delle finanze – Dipartimento del tesoro, rinvenibile esclusivamente presso gli uffici postali; per il contributo amministrativo il cui importo è pari a euro 73,50 va acquistato un contrassegno telematico in una rivendita di valori bollati o tabaccaio;
ai sensi della normativa in materia di semplificazione amministrativa, ed in particolare con riferimento a PagoPA, si segnala che tale strumento, per garantire il corretto espletamento degli adempimenti previsti dalla legge ai cittadini interessati, ovvero il pagamento degli oneri legali, avrebbe dovuto già essere stato reso obbligatorio, ed analogamente dovrebbe già essere garantita la possibilità di effettuare il pagamento in modo digitale, già a partire da dicembre 2015, termine poi prorogato al dicembre 2016;
oltre a tale inadempienza della pubblica amministrazione che dovrebbe assicurare in tempi celeri l'attuazione della normativa in materia, emanando gli atti di sua competenza, si rileva il disagio recato ai cittadini dall'obbligo di utilizzare prestampati reperibili esclusivamente presso gli uffici postali, i bollettini con ccp. n. 67422808, nonché dall'obbligo di recarsi presso le tabaccherie abilitate, che vendono il contrassegno amministrativo del valore pari a euro 73,50;
ad avviso dell'interrogante, le tante inadempienze sopra descritte, fanno sì che le attuali modalità in uso per il reperimento dei mezzi e per il pagamento dei tributi dovuti, ovvero il pagamento dei costi di libretto e amministrativi, rivelano una palese insufficienza dei sistemi alternativi attualmente in uso rispetto alle tante, ma solo astratte, tipologie di versamento previste dalla normativa; si tratta di tipologie di versamento di fatto inutilizzabili a causa di inadempienze del Governo e della pubblica amministrazione –:
se i fatti narrati in premessa corrispondano al vero e, nell'eventualità positiva, quali iniziative urgenti il Governo intenda assumere al fine di garantire la piena applicazione delle norme in materia di semplificazione amministrativa e quali ulteriori iniziative intenda adottare per garantire la piena ottemperanza, da parte delle pubbliche amministrazioni interessate, delle norme sulla semplificazione, nonché sul digital payment al fine di agevolare il cittadino nell'espletamento del proprio dovere di contribuente, garantendogli in tal modo l'esercizio pieno e senza ostacoli dei propri doveri e, conseguentemente, del godimento pieno ed effettivo dei propri legittimi diritti.
(4-02789)
AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE
Interrogazione a risposta in Commissione:
MARCO DI MAIO, DE FILIPPO e CARÈ. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
la costituzione dell'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) stabilisce chiaramente che il godimento dei più alti standard sanitari è uno dei diritti fondamentali di ogni essere umano. Per questo l'Oms dovrebbe escludere ogni interferenza politica e accogliere la partecipazione di Taiwan – già fruttuosamente avvenuta come «Osservatore» dal 2009 al 2016 – con pari status nei suoi incontri, nei suoi meccanismi e nelle sue attività, incluse quelle dell'Assemblea mondiale della sanità;
il Governo democraticamente eletto di Taiwan rappresenta 23,5 milioni di cittadini e ha la responsabilità della loro salute;
Taiwan, pur non essendo stata invitata a partecipare all'Assemblea mondiale della sanità nel 2017 e nel 2018, ha cercato di partecipare alle riunioni tecniche, ai meccanismi e alle attività dell'Assemblea mondiale della Sanità (Ams) e dell'Oms;
Taiwan si trova in un nodo strategico nell'Indo-Pacifico e anche per questo è importante sostenerla;
Taiwan ha presentato domanda il 3 gennaio 2019 per partecipare alla riunione di consultazione e informazione dell'Oms sulla composizione dei vaccini contro il virus dell'influenza per l'uso nella stagione influenzale nell'emisfero settentrionale 2019-20, svoltasi a Pechino in febbraio. Ma è stata ostacolata la sua partecipazione e, a quanto consta all'interrogante, sarebbero state utilizzate come scusanti solo questioni tecniche: l'Oms ha inviato l'invito, a Taiwan per partecipare alla riunione solo il giorno prima dell'inizio dei lavori, così da impedirgli di partecipare;
diversi Paesi, tra i quali Australia, Francia, Germania, Regno Unito e Stati Uniti, si sono espressi in favore di Taiwan, sollecitando l'Oms ad accettare la sua partecipazione nell'Ams;
proteggere la salute e l'igiene delle persone è una responsabilità condivisa sia dalla Cina sia da Taiwan. Da maggio 2016, il Governo di Taiwan ha dimostrato più volte la sua disponibilità alla collaborazione, riconoscendo i fatti storici dei colloqui del 1992 avvenuti tra gli organismi rappresentativi dei due Paesi e ha ripetutamente chiesto la ripresa di un dialogo tra le due parti dello Stretto. Le attuali differenze politiche tra Cina e Taiwan non dovrebbero, comunque, avere la precedenza sugli sforzi per il raggiungimento della buona salute e del benessere di tutti;
Taiwan ha raggiunto la copertura sanitaria universale. Dall'introduzione della National Health Insurance (NHI) nel 1995, i cittadini taiwanesi hanno accesso ai trattamenti necessari, così come i cittadini stranieri che studiano, lavorano o soggiornano a Taiwan;
Taiwan è molto esposta a disastri naturali e ha per questo una vasta esperienza e notevoli capacità nel rispondere a tali calamità. Ha molto da offrire al programma di emergenza sanitaria dell'Oms attraverso la fornitura di assistenza medica di emergenza. Inoltre, Taiwan continua sempre a migliorare le sue capacità di prevenzione delle malattie a livello nazionale in linea con il Regolamento sanitario internazionale (IHR). È l'ottava nazione ad aver ricevuto una valutazione esterna congiunta (JEE) che ha contribuito a migliorare la rete globale di prevenzione delle malattie infettive;
Taiwan ha formato migliaia di medici di tutto il mondo. È diventato un importante centro di formazione internazionale in settori quali le tecnologie di cardioversione elettrica, la chirurgia ricostruttiva avanzata e la microchirurgia ricostruttiva. Essa spera di aiutare più Paesi a migliorare le proprie capacità mediche e lo sviluppo sostenibile, in modo da realizzare efficacemente il Terzo obiettivo dello sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite (SDG 3): garantire una vita sana e promuovere il benessere di tutti; –:
quali iniziative di competenza il Governo intenda intraprendere, sia in via autonoma sia di concerto con gli altri partner dell'Unione europea, affinché nell'ambito dell'Ams e dell'Oms, nel rispetto e nell'applicazione dei propri princìpi, vincoli e finalità statutarie, si cessi l'ostracismo nei confronti di Taiwan e se ne accolga la piena partecipazione alla prossima riunione dell'Assemblea mondiale della sanità prevista dal 20 al 28 maggio 2019.
(5-02001)
Interrogazione a risposta scritta:
GREGORIO FONTANA. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
il 13 settembre 2013 veniva barbaramente ucciso nel magazzino del suo negozio di Milano Gorijan Parviz, un commerciante di 79 anni, colpito ripetutamente al corpo e alla testa con un oggetto appuntito;
a seguito delle indagini condotte dall'Arma dei carabinieri, si è giunti all'identificazione dell'assassino, nella persona di Mohamed Attia Raafat, pregiudicato con precedenti per droga e furto, nel frattempo fuggito in Egitto, suo Paese di origine;
la prima corte d'assise di Milano, nel 2017, ha condannato Mohamed Attia Raafat all'ergastolo in contumacia e nei suoi confronti è stato disposto un mandato di cattura europeo, ma l'estradizione non è mai stata attuata: nel 2018, infatti, la Corte d'assise di Zagazig, a nord del Cairo, ha comunicato alle autorità italiane che lo stesso è stato condannato a morte –:
quali siano ad oggi le informazioni fornite dalle autorità egiziane alle autorità italiane circa i fatti esposti in premessa e se i Ministri interrogati non ritengano necessario attivarsi, per quanto di competenza e anche tramite opportuni canali diplomatici, al fine di richiedere alle autorità egiziane la documentazione ufficiale circa l’iter processuale e lo stato di esecuzione della condanna inflitta a Mohamed Attia Raafat, al fine di fornire massima trasparenza su un grave delitto che ha visto impegnati gli uffici giudiziari di Milano su una vicenda che si è sviluppata, in parallelo e sui medesimi fatti, anche presso il tribunale egiziano, senza tuttavia che si abbia traccia degli atti del processo e dell'esecuzione della condanna.
(4-02782)
AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE
Interrogazioni a risposta scritta:
PARENTELA. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
il decreto legislativo n. 152 del 2006 e il decreto legislativo n. 155 del 2010, relativi alla qualità dell'aria e dell'ambiente, hanno come obiettivo primario la promozione dei livelli di qualità della vita umana, da realizzare attraverso la salvaguardia e il miglioramento delle condizioni dell'ambiente e l'utilizzazione accorta e razionale delle risorse naturali;
dalla documentazione del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare si evince che la centrale termoelettrica a ciclo combinato di Simeri Crichi (Catanzaro) è autorizzata a prelevare acqua di mare per un volume pari a 36 milioni di metri cubi annui. Di questi, 2.300 metri cubi sono «utilizzati per il raffreddamento dell'impianto a ciclo combinato» e 2.200 metri cubi «per la produzione di 270 m3/h di acqua dissalata». Al termine del ciclo produttivo, la soluzione salmastra viene restituita al mare insieme all'acqua demineralizzata utilizzata per i processi industriali, impregnata di «biocidi, anticorrosivi e antialga», con una salinità di 52,5 g/l e ad una temperatura compresa tra i 29,5 gradi (inverno) e i 32,5 gradi (estate), a fronte di una temperatura media estiva compresa tra i 25,5 e i 26,5 gradi centigradi. Si tratta di una quantità d'acqua impressionante; ogni ora si sversa a mare un flusso continuo di acqua calda e salata, contenente biocidi, senza distinzione tra inverno e estate in grado di alterare la naturale salinità, Ph, e temperatura della colonna d'acqua, soprattutto d'inverno, quando la temperatura del mare è minore;
da quanto si apprende dalla documentazione tecnica ministeriale, lo scarico a mare è posto a circa 250 metri dalla costa, «la diluizione iniziale è molto elevata ed il delta termico è inferiore ad 1 °C già a pochi metri dallo scarico»;
a giudicare dalle valutazioni del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, supportate da perizie di parte, le interferenze indotte dal funzionamento della centrale sono «assolutamente trascurabili», sebbene nella valutazione di impatto ambientale si dica pure che l'Oasi di Scolacium ospiti una specie «papaveracea molto rara» nonché la «presenza di siti di deposizione delle uova di tartarughe Caretta caretta», mentre per quanto riguarda l'area marina protetta Fondali di Stalettì si affermi che essa «è stata istituita con il fine di preservare quello che rimane di un posidonieto (Posidonia Oceanica) che caratterizzava i fondali dell'area e che oggi è ridotto a sporadici frammenti relitti»;
nel report sui dati della qualità dell'aria diffuso dall'Arpacal si evince come nell'anno 2018 si siano registrati superamenti di alcuni valori limite (Pm10, O3, CO) per la protezione umana in prossimità della centrale. Pur rientrando nel numero di superamenti dei limiti annuali stabiliti dal decreto legislativo n. 155 del 2010, tali eventi destano preoccupazione e generano dubbi nella popolazione –:
se non ritenga opportuno adottare iniziative, per quanto di competenza, affinché vengano approfonditi gli effetti delle variazioni termiche e di salinità sulla flora e sulla fauna marina nel tratto di costa antistante la centrale termoelettrica a ciclo combinato di Simeri Crichi caratterizzato della presenza di numerosi siti di interesse comunitario, quali l'Oasi di Scolacium, i Fondali di Stalettì, lo Steccato di Cutro e la Costa del Turchese;
se non ritenga opportuno adottare le iniziative di competenza per il riesame dell'Autorizzazione integrata ambientale ai sensi dell'articolo 29-octies del decreto legislativo n. 152 del 2006 e successive modificazioni e integrazioni nonché per attivare studi per un migliore posizionamento delle stazioni di monitoraggio della qualità dell'aria che tenga conto della direzione dei venti prevalenti;
se non si ritenga opportuno assumere le iniziative di competenza per rivedere la valutazione di impatto ambientale o revocare l'autorizzazione integrale ambientale alla luce dei descrittori e dei traguardi ambientali previsti dalla direttiva europea 56/2008.
(4-02776)
TRAVERSI e TERZONI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
in data 16 aprile 2019 l'aereo Alitalia Airbus A330 partito da Malpensa (Milano) e diretto a Tokio, volo AZ786, dopo pochi minuti dal decollo ha riscontrato problemi tecnici che lo hanno costretto ad invertire la rotta per ritornare su Milano;
dopo un lungo giro, e mentre sorvolava il Mar Ligure, l'equipaggio ha messo in atto la procedura di sicurezza denominata Fuel Dumping, ovvero lo svuotamento dei serbatoi prima di un eventuale atterraggio di emergenza;
il carico di carburante per il volo intercontinentale appena iniziato è finito nel Mar Ligure, al centro di Pelagos, il Santuario dei Cetacei, cioè nel mezzo del Mar Ligure;
80 tonnellate di combustibile sparse in mare, a circa 70 chilometri a largo di Genova con possibili gravi conseguenze sull'ambiente marino;
va tenuto conto del fatto che nel carburante avio (Jet A-1) normalmente sono presenti oltre ai derivati del petrolio molte altre sostanze additive (antidetonanti, antistatici, anti-ossidanti, inibitori della corrosione, sostanze antighiaccio e biocidi) di cui non si ha preciso riscontro sulla loro pericolosità per l'ambiente e per l'uomo –:
se esista presso l'Enac (Ente nazionale Aviazione Civile) un registro degli eventi di «fuel dumping» con precisa indicazione del luogo, della quota, delle condizioni meteo e della quantità di carburante versata in questi anni per ogni evento; a tal fine, se siano stati realizzati dei modelli matematici, che in base ai dati prima menzionati, riescano a predire con una buona approssimazione l'area effettiva della caduta al suolo o in mare degli idrocarburi ed il loro quantitativo al fine di monitorare e quantificare la gravità dello sversamento in atmosfera e la sua ricaduta;
se siano previste, a seguito di questi eventi, delle procedure di monitoraggio, di verifica ambientale nelle aree di rilascio che insistono in prossimità delle aree regolamentate;
come si concilino le procedure aeronautiche italiane che regolamentano il «fuel dumping» emanate dall'Ente nazionale per l'assistenza al volo (Enav) con le normative europee in vigore e le norme Icao (documento 4444 capitolo 15.4.3);
se il Governo intenda assumere iniziative, anche normative, affinché sia previsto che i produttori di carburante avio, così come previsto dal regolamento europeo (CE) 1907/2006 e successive modificazioni, elenchino nelle schede di sicurezza tutti i componenti additivi aggiunti nel carburante medesimo da loro distribuito, posto che sono presenti sostanze che il più delle volte sono estremamente più dannose del già pericoloso cherosene, così da poter preventivamente individuare gli interventi di bonifica;
se il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare intenda assumere iniziative di competenza per disporre controlli, avvalendosi del Ccta (Comando Carabinieri per la tutela ambientale), ai sensi del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, in ordine all'ipotesi di danno ambientale a seguito dei fatti descritti in premessa.
(4-02788)
BENI E ATTIVITÀ CULTURALI
Interpellanza:
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro per i beni e le attività culturali, per sapere – premesso che:
l’«Atleta di Fano» (o Atleta vittorioso), statua bronzea risalente al IV secolo a. C., attribuita allo scultore greco classico Lisippo, è stato rinvenuto casualmente il 14 agosto 1964 da un peschereccio italiano nelle acque dell'Adriatico, in una zona denominata «scogli di Pedaso», portato a terra presso il porto di Fano (Pesaro e Urbino) e nascosto senza essere denunciato alle autorità competenti;
il bronzo è stato successivamente trasferito a Gubbio, Londra e Monaco di Baviera, fino a ricomparire nel 1977 nella collezione del Getty Museum di Malibù, in California, che lo ha acquistato per quasi 4 milioni di dollari e dove è tuttora esposto;
il Getty Museum non ha mai chiarito le modalità con cui l'opera è entrata a far parte della sua collezione;
nel 1990 il Ministero dei beni culturali italiano ha segnalato a quello degli affari esteri che un nuovo frammento de «l'Atleta di Fano» è stato dissotterrato da un campo di cavoli presso Carrara di Fano;
il 4 aprile 2007 l'associazione culturale «Le Cento Città» presentava un esposto alla procura della Repubblica di Pesaro per violazione delle norme doganali e contrabbando: il pubblico ministero Silvia Cecchi chiedeva al Gip Daniele Barberini, la confisca della statua;
in data 25 settembre 2007, è stato firmato a Roma un accordo tra il Ministero per i beni e le attività culturali e il Getty Museum che ha stabilito il rientro di 40 opere d'arte in Italia, tra cui la Venere di Morgantina, ma non dell'Atleta di Fano, in attesa delle risultanze del procedimento giudiziario in corso a Pesaro;
il pubblico ministero e l'associazione citata, essendo stata rigettata la richiesta, proponevano ricorso, con il sostegno dell'Avvocatura dello Stato, e il 12 giugno 2009 il nuovo gip Lorena Mussoni dichiarava il bronzo bene «patrimonio indisponibile dello Stato», disponendone la confisca. Essendo stata ripescata da una nave italiana, e sbarcata a Fano, infatti, la statua era soggetta a obbligo di denuncia e lo Stato avrebbe dovuto poter esercitare un diritto di prelazione o di acquisto coattivo: il museo americano proponeva ricorso avverso la decisione del Gip del tribunale di Pesaro, che veniva tuttavia respinto da altro Gip dello stesso tribunale, il dottor Maurizio Di Palma, nel maggio del 2012;
con ordinanza dell'8 giugno 2018, il giudice del tribunale di Pesaro, Giacomo Gasparini, ha riaffermato quanto già stabilito dai due precedenti pronunciamenti del tribunale per il tramite dei giudici Mussoni e Di Palma, con pronuncia a favore della confisca impugnata dagli avvocati del museo americano (nel primo caso con l'annullamento per il vizio della mancata pubblicità delle udienze, nel secondo con il rinvio a Pesaro del caso per un sostanziale secondo grado di giudizio) ribadendo come tale provvedimento sia «lo strumento di tutela necessario per consentire allo Stato italiano di riacquistare la disponibilità del bene sottratto al suo patrimonio indisponibile ed illegittimamente detenuto dal J.P. Getty Museum»;
a inizio dicembre 2018 la Corte di cassazione ha reso definitiva e immediatamente esecutiva la confisca della statua («ovunque si trovi») disposta dai giudici pesaresi nel giugno 2018, rigettando quindi il ricorso del Museo statunitense e confermando il sequestro della statua: nelle motivazioni della sentenza della Corte di cassazione, con riferimento al comportamento del Getty Museum, si parla di «inspiegabile e ingiustificabile leggerezza», in quanto l'acquisto della statua di Lisippo è avvenuta solamente sulla base di pareri dei consulenti del venditore in merito alla provenienza del reperto e si fa presente come il Metropolitan Museum di New York (partner del Getty nella trattativa) si sia sfilato nutrendo perplessità. Il 22 febbraio 2019 il Ministro interpellato, presso la sede del Ministero, ha partecipato a una riunione tecnica tra i vertici amministrativi del Ministero per i beni e le attività culturali, l'Avvocatura dello Stato e il Comando tutela patrimonio culturale, per verificare tutte le iniziative percorribili per il recupero dell'Atleta di Fano di Lisippo, ivi incluse quelle di diplomazia culturale –:
quali iniziative il Ministro interpellato intenda adottare al fine di recuperare dal Getty Museum l’«Atleta di Fano»;
quali iniziative preveda di attivare affinché l'opera d'arte attribuita a Lisippo, una volta recuperata, sia conservata e fruita nella città di Fano.
(2-00363) «Roberto Rossini, Galantino, Parisse, Emiliozzi, Giuliodori, Terzoni, Cecconi».
ECONOMIA E FINANZE
Interrogazione a risposta in Commissione:
DONZELLI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
la delibera n. 923 del 6 agosto 2018 della giunta regionale Toscana ha per oggetto: «Approvazione dello schema di Accordo di Programma tra Regione Toscana, Comune di Prato e Provincia di Prato denominato Accordo di Programma per il completamento e gestione del progetto ex CREAF di Prato di cui all'articolo 19, comma 2, della legge regionale 1° agosto 2017, n. 40 e successive modificazioni e integrazioni»;
in data 14 luglio 2005, tra la regione Toscana, la provincia di Prato, il comune di Montemurlo, il comune di Vaiano, il comune di Poggio a Calano, il comune di Vernio, il comune di Cantagallo, il comune di Carmignano, la Cciaa di Prato, è stato sottoscritto un accordo di programma avente ad oggetto finalità, obiettivi, azioni e finanziamenti per la realizzazione del Centro per la ricerca e l'innovazione a servizio del distretto pratese (di seguito «Centro»);
a tal fine è stata costituita la società «Centro Ricerca e Alta Formazione srl» (di seguito «CREAF srl») a partecipazione pubblica, il cui capitale sociale è detenuto per l'80 per cento dalla provincia di Prato e per la restante parte dai comuni della provincia stessa, e tra questi anche il comune di Prato con un capitale sociale in misura pari al 10,76 per cento. L'attività della società si è di fatto concretizzata, inizialmente, nell'acquisto avvenuto nel 2006 e, successivamente, nella ristrutturazione, ad oggi ancora non completata, di un immobile sito in Prato, via Galcianese n. 34, nell'ambito del quale poi dislocare un «Parco Scientifico Tecnologico» avente il dichiarato scopo sociale di attrarre nell'area pratese attività di ricerca ed innovazione;
l'operazione si è realizzata ricorrendo a n. 3 finanziamenti a fondo perduto erogati dalla regione Toscana pari a complessivi 11.346.329,22 euro, di cui erogati 9.386.743,19 euro (6.584.593,99 euro di risorse di origine statale e 2.802.149,20 euro di risorse regionali), nonché ricorrendo ad una anticipazione finanziaria del socio di maggioranza, provincia di Prato e ad un ulteriore finanziamento soci, denominato «Fipro», invece mai erogato;
con sentenza n. 24/2017 depositata in Cancelleria il 27 febbraio 2017, il tribunale di Prato ha dichiarato il fallimento della società Creaf s.r.l.;
a oggi non è partito alcun progetto, la struttura è vuota, l'attuale sindaco di Prato Matteo Biffoni è a processo per questa vicenda e la prima udienza è fissata per il 18 giugno 2019;
la regione Toscana ha stanziato recentemente altri fondi per il progetto Creaf per acquisirne l'immobile e affittarne poi una parte al comune;
il capannone in questione nel 2001 era stato acquistato da un privato all'asta per cinque milioni di euro, ed è stato rivenduto nel 2006 alla provincia di Prato ad un prezzo di 8 milioni e 450.000 euro più Iva;
va evidenziato come un simile spreco di denaro pubblico sia emblematico di pessima amministrazione –:
a quale scopo erano destinati i fondi statali pari a 6.584.593,99 euro citati in premessa e utilizzati dalla regione Toscana per il progetto Creaf come scritto nella delibera di giunta regionale Toscana n. 923 del 2018;
quali iniziative di competenza il Governo abbia assunto o intenda assumere per verificare e tutelare il buon utilizzo dei fondi statali erogati per un progetto mai realizzato.
(5-02004)
Interrogazione a risposta scritta:
MANDELLI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
l'approssimarsi delle scadenze dei termini di molti adempimenti fiscali stanno provocando molti disagi ai professionisti che operano nel settore e sono aumentate le segnalazioni di commercialisti impossibilitati ad operare a causa di alcuni blocchi informatici dei siti internet degli agenti della riscossione, dovuti al notevole numero di richieste da parte dei contribuenti;
a ciò, si sono aggiunti i ritardi rilevati, in particolare sul territorio siciliano, nelle risposte alle richieste di attivazione dei codici pin per l'autorizzazione all'accesso delle posizioni dei singoli contribuenti, nonché le difficoltà nel rilascio degli estratti di ruolo per le richieste effettuate direttamente agli sportelli presenti sul territorio e nell'ottenere le dichiarazioni Isee da parte dei centri di assistenza fiscale;
negli ultimi giorni la situazione si è andata ulteriormente aggravando per effetto dei numerosi giorni di chiusura degli uffici pubblici e degli studi professionali, dovuti alle recenti festività pasquali e al «ponte» tra il 25 aprile e il 1° maggio;
va considerato che il 30 aprile scade il termine per presentare la domanda per la rottamazione ter delle cartelle esattoriali prevista dal decreto-legge n. 119 del 2018 (cosiddetto decreto fiscale 2018) e il «saldo e stralcio» delle mini-cartelle esattoriali, introdotto dalla manovra 2019;
solo le predette due sanatorie hanno numeri da record: il Sole24Ore segnala che secondo le ultime stime le adesioni complessive potrebbero superare il milione;
in base a dati ufficiali aggiornati al 18 aprile 2019 le domande per la rottamazione ter presentate all'Agenzia delle entrate-Riscossione erano già 725.000, e altre 140.000 riguardavano il «saldo e stralcio»;
nei giorni scorsi, il Consiglio nazionale dei dottori commercialisti e degli esperti contabili ha scritto sia al Ministro interrogato sia al direttore dell'Agenzia delle entrate per chiedere di prorogare di almeno un mese le scadenze dei termini, previste per il prossimo 30 aprile, per avvalersi della «rottamazione-ter» e del «saldo e stralcio»;
detta richiesta di proroga trova ulteriore giustificazione nell'annunciata estensione della «rottamazione» alle entrate regionali e degli enti locali, disposta con il decreto-legge recante «Misure urgenti per la crescita economica ed interventi in settori industriali in crisi» (cosiddetto «Decreto Crescita») approvato dal Consiglio dei ministri 23 aprile 2019 e di imminente pubblicazione in Gazzetta Ufficiale –:
se il Ministro interrogato non intenda assumere iniziative per dar seguito alla richiesta di una proroga di almeno 30 giorni sollecitata dal Consiglio nazionale dei dottori commercialisti e degli esperti contabili e dalle associazioni dei professionisti del settore, nell'ambito del prossimo provvedimento utile, al fine di consentire a tutti i contribuenti di potersi avvalere pienamente delle possibilità previste dal decreto-legge n. 119 del 2018, riducendo il rischio di possibili errori e soprattutto di poter assicurare all'Erario il risultato atteso in termini di gettito.
(4-02787)
GIUSTIZIA
Interpellanze:
Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro della giustizia, per sapere – premesso che:
i media locali danno oggi notizia di un acquazzone, della durata di dieci minuti, che l'altro giorno ha messo in ginocchio il palazzo di giustizia di Vicenza, trasformatosi in breve tempo in un colabrodo, con l'acqua infiltratasi dappertutto, dall'atrio dell'ingresso fino alle aule penali del piano interrato, dove i cancellieri hanno dovuto usare i cestini della carta per raccogliere l'acqua piovana;
innanzi l'ingresso del tribunale in pochi minuti si è formata una piscina, tale da rendere proibitivi l'accesso e l'uscita dagli uffici;
purtroppo le infiltrazioni di acqua all'interno del palazzo di giustizia di Vicenza, in occasione di normali fenomeni atmosferici, si ripetono ormai da anni;
innumerevoli sono state le segnalazioni di avvocati ed utenti;
questa volta, sotto accusa, sono finiti gli scarichi, che evidentemente non hanno drenato a dovere l'acqua;
solo pochi mesi fa si erano conclusi dei lavori di manutenzione, che avrebbero dovuto sistemare una volta per tutte, detti scarichi, ma evidentemente a parere dell'interrogante l'intervento non è stato eseguito a regola d'arte –:
quali iniziative di competenza intenda assumere il Ministro interrogato per garantire la piena funzionalità del Tribunale di Vicenza e affinché sia risolto definitivamente il problema delle infiltrazioni di acqua piovana nel palazzo di giustizia che si verificano in occasione delle normali precipitazioni atmosferiche.
(2-00364) «Zanettin».
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della giustizia, per sapere – premesso che:
il giudice per le indagini preliminari (gip) non ha convalidato il clamoroso arresto della preside dell'istituto professionale Marconi di Imperia, Anna Rita Zappulla, dirigente scolastico fermata alla frontiera di Ventimiglia;
«L'indagata, pur colpevole di condotte di cui dovrà rispondere in sede penale e amministrativa, è ultrasessantenne, plurilaureata, incensurata e il reato non presenta modalità esecutive che rivelino una spiccata capacità a delinquere o un'elevata pericolosità». Così il gip Massimiliano Rainieri di Imperia ha scritto nell'ordinanza con cui ha rimesso in libertà la preside Anna Rita Zappulla, 62 anni, accusata di peculato per aver utilizzato l'auto di servizio della scuola per motivi personali;
il giudice ha derubricato il reato da peculato ordinario a peculato d'uso, sottolineando, tra l'altro, che il peculato non consente l'arresto in flagranza, che è facoltativo e solo «se la misura è giustificata dalla gravità del fatto ovvero dalla pericolosità del soggetto, desunta dalla sua personalità o dalle circostanze del fatto». Ha aggiunto altresì che si tratta di «condizioni che nel caso in esame mancano»;
sul comportamento del sostituto procuratore, il gip ha scritto: «Non ha indicato né ha chiarito le ragioni per cui l'indagata, per la quale ha richiesto gli arresti domiciliari, sia stata condotta in carcere e non ha neppure optato per il rito direttissimo che flagranza e natura istantanea del reato avrebbero consentito»;
di qui l'immediata scarcerazione e nessuna misura di sospensione dal lavoro. Pare evidente che l'arresto della preside sia avvenuto in difetto dei presupposti di legge, determinandone una ingiusta detenzione –:
se non ritenga di valutare la sussistenza dei presupposti per l'esercizio di iniziative di carattere disciplinare nei confronti del pubblico ministero responsabile dell'arresto.
(2-00365) «Zanettin, Costa».
Interrogazione a risposta in Commissione:
DONZELLI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
come si apprende a mezzo stampa è stata ventilata l'ipotesi di chiusura dell'istituto penitenziario di Grosseto di via Aurelio Saffi, ipotesi dettata dalla «antieconomicità» nel tenerlo in funzione;
la chiusura comporterebbe delle ricadute negative sul territorio in termini di disagio economico e di sicurezza dell'intera collettività, oltre ad aggravare ulteriormente il problema del sovraffollamento delle strutture penitenziarie;
in Italia ci sono oltre 60 mila detenuti a fronte di una capienza complessiva nelle carceri di 50 mila posti;
l'edificazione di un nuovo carcere, da costruire in un'area idonea nel comune, garantirebbe continuità di lavoro ai dipendenti che attualmente lavorano nella struttura e comporterebbe inoltre nuove possibilità di lavoro per le imprese del territorio –:
se il Ministro interrogato non ritenga opportuno rivedere la decisione di chiusura dell'istituto penitenziario di Grosseto;
quali iniziative di competenza intenda assumere affinché sia individuata una diversa sede dove creare una struttura carceraria efficiente, in modo tale da poter mantenere tali i livelli occupazionali, da garantire la sicurezza dell'intera collettività, oltre che per far accrescere la presenza dello Stato sul territorio senza depenalizzare i reati.
(5-01999)
Interrogazioni a risposta scritta:
SILLI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
il 15 aprile 2019 un agente della polizia penitenziaria di servizio al carcere della Dogaia è stato aggredito e ferito da un detenuto recluso nel circuito di alta sicurezza;
come riportato dalle maggiori agenzia di stampa, l'agente è stato prima minacciato e poi colpito con un pugno in pieno viso dal detenuto che, in quel momento, era al telefono;
nonostante l'evento appena citato sia soltanto l'ennesimo atto di aggressione che giunge dal carcere pratese nei confronti di un agente, l'amministrazione penitenziaria non ha posto in essere alcun provvedimento volto alla risoluzione delle problematiche connesse in primis alla carenza organica del personale in servizio;
ad avviso dell'interrogante, la carenza del personale della polizia penitenziaria, con il conseguente sovraffollamento della struttura penitenziaria di Dogaia, genera un evidente aumento del carico di lavoro per il personale in servizio che si ritrova a ricoprire più postazioni nell'arco dello stesso turno lavorativo;
a ciò si aggiunge che nel reparto di media sicurezza della Dogaia sono in corso lavori di ristrutturazione per l'adeguamento delle celle e non è stato sfoltito il numero dei detenuti, che sono stati solo spostati in altre sezioni;
le donne e gli uomini della polizia penitenziaria che con grande spirito di sacrificio svolgono quotidianamente il loro lavoro, come dimostrato dagli innumerevoli episodi di cronaca, sono sempre più umiliati e vittime di violenza da parte di una popolazione detenuta che non ha alcuna remora a scagliarsi contro coloro che in carcere rappresentano lo Stato –:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti descritti in premessa e quali iniziative di competenza, anche di carattere normativo, intenda porre in essere al fine di prevenire aggressioni a danno del personale in servizio nel carcere della Dogaia; se, anche alla luce di quanto sopra illustrato non ritenga di adottare le opportune iniziative volte ad adeguare, nel più breve tempo possibile, l'organico della polizia penitenziaria nell'istituto pratese.
(4-02777)
NAPOLI. — Al Ministro della giustizia, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
Migui Ndiaye, senegalese di 26 anni, noto alle cronache di questi giorni per essersi scagliato con una spranga contro due agenti di Torino al grido di «Allah Akbar», causando ad uno una ferita alla testa (7 punti di sutura) e all'altro una alla mano (3 punti di sutura), era già noto alle autorità di polizia;
questi è stato espulso due volte dall'Italia: prima dalla questura di Cuneo e poi da quella di Torino;
arrestato due volte in meno di un mese per aggressione a pubblico ufficiale;
il 29 marzo 2019 aveva cercato di scappare dalla Questura di Torino, prendendo a schiaffi i poliziotti che tentavano di identificarlo;
fermato qualche settimana fa per lo stesso reato, era stato arrestato ma l'udienza di convalida del fermo si era conclusa con la scarcerazione e a quanto consta all'interrogante senza tener conto delle due espulsioni precedenti –:
quali iniziative, in particolare di carattere ispettivo, siano state assunte o si intendano assumere in relazione ai fatti esposti in premessa;
se i Ministri interrogati non ritengano di dover assumere le dovute iniziative di competenza affinché fatti analoghi non si ripetano.
(4-02790)
INFRASTRUTTURE E TRASPORTI
Interpellanza:
Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:
Save, la società che gestisce l'aeroporto internazionale Marco Polo di Tessera, sta realizzando un progetto per la costruzione di nuovi parcheggi all'interno del sedime aeroportuale, che comporta l'abbattimento, già iniziato, di circa 1.200 alberi, tra cui i pini marittimi ubicati nella zona di accesso all'aeroporto e un migliaio di piante messe a dimora, da oltre 50 anni, nell'area dell'ex vivaio Benetazzo che è parte del sedime aeroportuale;
tale azione ha determinato la protesta di residenti, associazioni e cittadini con varie manifestazioni pubbliche e una petizione che ha raccolto circa duemila firme;
in seguito alle proteste, nei giorni scorsi, sulla stampa locale è apparso un articolo in cui un dirigente di Save sostiene che sarebbe in corso di stesura un progetto per tutelare ambiente e sviluppo, nell'area interessata;
attualmente i posti auto disponibili in aeroporto sono circa 6.600, ma il masterplan 2021 per l'aeroporto Marco Polo prevede che il fabbisogno sia di 8.598 posti;
il richiamato masterplan, al punto 14.5 «I nuovi parcheggi a raso», prevede nell'area in questione la realizzazione di una zona di parcheggio, denominata parcheggio P6, lungo viale Da Mosto per 1.142 stalli e specifica che «I nuovi parcheggi [...] verranno realizzati in aree in cui attualmente sono presenti alberature di pregio che il progetto valorizza e, compatibilmente con le infrastrutture da realizzare, preserva. [...]»;
la controdeduzione della Commissione tecnica Via alle osservazioni formulate dal gruppo PD, che è parte integrante del parere positivo espresso dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare per il masterplan 2021, stabilisce che «qualunque intervento inserito nel Masterplan 2021 per essere eseguito dovrà conseguire e completare tutti gli iter autorizzativi accessori, inclusi quelli di carattere naturalistico/forestale»;
come avvenuto in altre realtà la società Save avrebbe dovuto far precedere i lavori di mitigazione ambientale ai lavori di cui al citato masterplan;
Save, inoltre, ad oggi, a quanto risulta all'interpellante, non ha mai indetto una gara per la gestione dei parcheggi, che vengono perciò gestiti in regime di monopolio con propria società partecipata;
Save ha anche emanato un'ordinanza, efficace dal 1° ottobre 2018, che ha introdotto una serie di limitazioni all'ingresso nell'area aeroportuale ai passeggeri, fino ad avviare, in accordo con il comune, una Ztc (zona a traffico controllato) nell'area di viale Galilei per l'accesso all'aerostazione. In base a tale ordinanza, tutti i veicoli che entreranno in aeroporto dovranno impegnare la viabilità per un tempo massimo di 7’ (sette minuti) entro il quale dovranno: a) entrare in uno dei parcheggi dell'aeroporto, che sono esclusi dalla validità della Ztc (tecnicamente i varchi di ingresso ai parcheggi sono varchi di uscita dalla Ztc); b) uscire dalla Ztc senza entrare nei parcheggi;
il mancato rispetto dell'ordinanza comporta l'applicazione di una multa da euro 38 a euro 156 per i ciclomotori e i motoveicoli a due ruote e da euro 81 a euro 321 per i restanti veicoli;
queste misure hanno comportato, com'era ovvio prevedere, l'intasamento del vicino paese di Tessera nonché ricorsi ed esposti in tribunale;
si fa presente che con l'uscita dalla borsa da parte di Save all'interpellante sembrerebbe essere diminuita anche la trasparenza sulla gestione della società che riveste grande rilevanza per tutta l'area metropolitana e l'intero Nordest del Paese;
Save è nata come soggetto a maggioranza pubblica e ha beneficiato di ingenti contributi statali, con i quali è stata realizzata anche la nuova aerostazione, facendo diventare l'aeroporto Marco Polo il terzo aeroporto italiano, con oltre 11 milioni di passeggeri –:
se il Ministro interpellato sia a conoscenza di quanto riportato in premessa, se l'Enac sia informata dei richiamati lavori anche di abbattimento degli alberi e delle piante messe a dimora, se suddetto progetto sia stato sottoposto all'esame di valutazione di impatto ambientale nonché se sia conforme alla normativa vigente la gestione diretta dei parcheggi dell'aeroporto senza procedere a gara.
(2-00362) «Pellicani».
Interrogazioni a risposta in Commissione:
PETTARIN. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
il progetto di infrastruttura ferroviaria tra Gorizia e Nova Gorica, la cosiddetta «lunetta italiana», è funzionale a rivitalizzare i circa otto chilometri di linea ferroviaria internazionale, oggi utilizzabile unicamente da convogli merci, che collega Gorizia con Nova Gorica ed è uno dei due valichi ferroviari in esercizio tra Italia e Slovenia;
la «lunetta» ferroviaria risulta finanziata da Rete ferroviaria italiana, ma da tempo è ancora in attesa di concreta realizzazione;
l'attuale configurazione del «Nodo ferroviario di Gorizia-Nova Gorica- Šempeter-Vrtojba» consente ai treni il solo instradamento unidirezionale «verso settentrione». Limitandosi a considerare la parte italiana del nodo, non è infatti possibile dalla linea ferroviaria internazionale Gorizia-Nova Gorica immettersi direttamente sulla linea di Rfi con direzione Monfalcone-Trieste o Venezia o, viceversa, immettersi direttamente dalle citate provenienze sulla linea ferroviaria internazionale Gorizia-Nova Gorica;
la bretella ferroviaria cosiddetta «lunetta italiana» del citato nodo ferroviario consentirebbe di realizzare il collegamento della linea Rfi Trieste-Monfalcone/Venezia-Gorizia-Udine con la linea internazionale Gorizia-Nova Gorica, consentendo ai treni il collegamento diretto da Trieste-Monfalcone/Venezia alla linea per la Slovenia, e viceversa, senza necessità di inversione di marcia a Gorizia centrale;
il suddetto intervento infrastrutturale, che renderebbe quindi il nodo goriziano molto più funzionale, è peraltro importantissimo per i suoi effetti sull'economia (rilancio del polo intermodale della piattaforma logistica/Sdag di Gorizia) e sul turismo dei territori interessati e rappresenta un passaggio fondamentale per attrarre, investimenti e garantire posti di lavoro –:
quali siano i motivi per il mancato avvio della realizzazione della bretella ferroviaria cosiddetta «lunetta italiana» e se non si ritenga urgente procedere alla sua realizzazione.
(5-02002)
GRIBAUDO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
l'autostrada A33 è gestita dall'Autostrada Asti-Cuneo SpA del gruppo Gavio; il completamento del tracciato necessita la realizzazione di 9 chilometri di autostrada, per i quali nella scorsa legislatura è stata individuata la soluzione progettuale definitiva sulla quale il Ministro Delrio ha raggiunto, in sede europea, un accordo di cross-financing per 398 milioni di euro, attraverso la proroga di 4 anni della concessione per la A4. Tra i paletti imposti dalla Commissione si trovava un massimale per il valore di subentro da pagare al concessionario uscente a fine concessione (non più di 1,5 volte l'Ebitda) data la natura anti-concorrenziale di tale strumento;
dopo ripetute dichiarazioni di voler stralciare l'accordo precedente, il giorno 18 marzo 2019 il Ministro interrogato, in visita nella provincia di Cuneo, illustrava la volontà di finanziare l'opera con l'aumento sulla stessa tratta del valore di subentro alla scadenza nel 2026, affermando inoltre che nel successivo Cipe sarebbero state acquisite e approvate le autorizzazioni per far partire i cantieri entro l'estate del 2019;
nella riunione del Cipe tenutasi giovedì 11 aprile 2019 è stata data sull'Asti-Cuneo esclusivamente un'informativa che segnalava la mancanza del parere dell'Autorità di regolazione dei trasporti e della verifica sulla necessità di un ulteriore passaggio presso la Commissione europea; nei documenti della Rappresentanza del Governo italiano presso la Commissione europea, si rilevava inoltre il sollecito ad inviare alla Commissione l'analisi di congruità del valore di subentro, poiché se troppo elevato violerebbe la normativa europea sugli appalti;
nelle note del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, si legge che per finanziare il completamento dell'A33 Asti-Cuneo il valore di subentro sulla A4 dovrebbe passare da 1,5 a 3,5 volte l'Ebitda del concessionario; secondo il fact-checking del quotidiano La Stampa del 12 aprile 2019, che mette in dubbio le dichiarazioni fatte dal Ministro sui risparmi ottenuti con il suo progetto, tale valore arriverebbe a 806 milioni di euro;
un tale importo appare fortemente limitativo della partecipazione alla futura messa a gara dell'A4, comportando uno scenario favorevole per il solo concessionario uscente;
a fronte della possibilità di apertura dei cantieri già nel corso del 2018 grazie alla soluzione ereditata dal precedente Governo, la totale incertezza rispetto al carteggio fra il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e la Commissione europea rende impossibile prevedere quando avverrà la riapertura dei cantieri e improbabile la loro riapertura nel 2019 –:
quali siano i risultati dell'analisi di congruità del valore di subentro sulla A4 Torino-Milano per il finanziamento del completamento della A33 Asti-Cuneo;
se tale analisi di congruità sia stata consegnata alla Commissione europea e quale ne sia stato il responso.
(5-02003)
Interrogazione a risposta scritta:
CRITELLI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
è stata avviata un'inchiesta dalla procura della Repubblica di Livorno riguardante attività illecite svolte nel porto della suddetta città, che ha portato all'interdizione dai pubblici uffici del presidente dell'Autorità di sistema portuale del Mar Tirreno settentrionale, Stefano Corsini, del segretario generale di detta Autorità, Massimo Provinciali, e del direttore generale del gruppo armatoriale Grimaldi di Napoli, Costantino Baldissara, nel quadro di un'indagine che sta accertando l'esistenza di un regime di favori da parte dell'istituzione pubblica a vantaggio del gruppo armatoriale Grimaldi;
tale provvedimento è stato assunto dal gip in relazione ad atti illeciti miranti a favorire il gruppo Grimaldi, ovvero un unico armatore/operatore del porto di Livorno in danno degli altri;
dalle intercettazioni, telefoniche e ambientali, parzialmente descritte nella motivazione del provvedimento di interdizione, emergerebbe apertamente un illegittimo sistema di autorizzazioni temporanee, concesse tra l'altro a tariffe agevolate, al gruppo Grimaldi, nell'ambito di un quadro di palese attività illecita da parte dei rappresentanti dell'autorità pubblica e del gruppo Grimaldi, nonché di distorsione del mercato e di un altrettanto evidente danno erariale;
in tale contesto, ad avviso dell'interrogante è importante rilevare che alcune Autorità di sistema portuale avrebbero aderito, in qualità di soci onorari, ad Alis, l'associazione di logistica sostenibile presieduta da Guido Grimaldi e diretta da Marcello Di Caterina, ex parlamentare, oggi inquisito per corruzione nell'ambito dell'inchiesta Mare Mostrum, inchiesta che ha evidenziato un sistema di favori e di agevolazioni illecite garantite a un altro gruppo armatoriale, Liberty Lines, facente capo all'armatore Ettore Morace, anch'egli inquisito e già sottoposto a misura restrittiva cautelare;
appare all'interrogante singolare il coinvolgimento di alcune fra le principali Autorità portuali all'interno di Alis, che paradossalmente ha come fine statutario proprio quello di sostenere le esigenze degli operatori logistici (e di fatto anche dello stesso gruppo Grimaldi) nei rapporti con istituzioni e autorità, incluse quelle di sistema portuale;
va poi segnalata la partecipazione alle convention Euromed (riconducibili al gruppo Grimaldi) di presidenti delle Autorità portuali nonché di rappresentanti istituzionali di Rete autostrade mediterranee (quali l'amministratore unico Ennio Cascetta), società in house del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, con capitale detenuto dal Ministero dell'economia e delle finanze, che si occupa di «ecobonus», «mare bonus» e contributi alle attività delle autostrade del mare;
quanto appena riportato sembrerebbe descrivere una rete di relazioni tra soggetti istituzionali e soggetti imprenditoriali operanti nello stesso settore che ruota intorno al gruppo Grimaldi;
sarebbe, tra l'altro, fondamentale avere certezza che il gruppo Grimaldi, al quale fanno capo società estere quotate al mercato pubblico, abbia rispettato puntualmente le vigenti norme in tema di obbligo di segnalazione al mercato di provvedimenti giudiziari a carico di propri rappresentanti, quale quello già citato ed emesso dal gip di Livorno a carico di Costantino Baldissara, direttore generale del medesimo gruppo;
si segnala, da ultimo, che nel 2018, come riportato da alcuni organi di stampa, sarebbe emerso un coinvolgimento del gruppo Grimaldi in relazione a un utilizzo illegittimo e non controllato di personale extracomunitario per risparmiare sul costo del lavoro –:
se, alla luce di quanto emerge dall'inchiesta avviata dalla procura di Livorno, il Ministro interrogato intenda adottare iniziative, per quanto di competenza, per contribuire a fare luce sulla regolarità delle attività svolte dall'Autorità di sistema portuale del Mar Tirreno settentrionale, al fine di tutelare l'interesse pubblico e tutti gli operatori portuali nel rispetto dei principi della concorrenza;
se il Ministro interrogato intenda adottare iniziative, per quanto di competenza, al fine di verificare se anomalie come quelle rilevate nel porto di Livorno, relative a trattamenti operativi e tariffari di assoluto favore, si riscontrino anche in altri porti in cui il gruppo Grimaldi vanta una forte presenza;
se la partecipazione delle Autorità di sistema portuale all'associazione di logistica Alis sia compatibile con la funzione di terzietà, indipendenza, autonomia e imparzialità che tali soggetti istituzionali devono garantire.
(4-02781)
INTERNO
Interrogazione a risposta in Commissione:
BRAGA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
a fine 2016 uno studio condotto da Fns-Cisl, Confsal Vvf, Uil Vvf, Cgil Vvf, Conapo e Usb Vvf sulla sede distaccata di Menaggio del comando provinciale dei vigili del fuoco di Como ha riscontrato come i criteri stabiliti dall'articolo 39 del contratto collettivo nazionale di lavoro integrativo sottoscritto il 30 luglio 2002 per l'individuazione e il riconoscimento delle sedi di servizio da considerarsi pienamente disagiate vengano totalmente soddisfatti dal distaccamento di Menaggio;
l'articolo 37 del contratto collettivo nazionale di lavoro integrativo prevede che nelle cosiddette sedi disagiate sia ammesso un orario di turnazione di 24 ore consecutive di lavoro, seguite da 72 ore di riposo;
tra fine 2016 e inizio 2017 il comando provinciale dei vigili del fuoco di Como, per il tramite della direzione regionale Lombardia, ha proposto e presentato (con note prot. n. 17110 del 29 dicembre 2016 e n. 4334 del 10 febbraio 2017) formale istanza di riconoscimento dello status di sede disagiata del distaccamento dei vigili del fuoco di Menaggio unitamente alla richiesta, «anche in modalità provvisoria, di modificare l'orario di lavoro del personale VF ivi destinato, passando dalla turnazione 12/24 all'orario 24/72»;
l'adozione dell'orario di lavoro differenziato con turnazione 24/72 ore per il personale operativo nel distaccamento dei vigili del fuoco di Menaggio è stata acconsentita dall'ufficio del capo del corpo nazionale dei vigili del fuoco in via provvisoria per un trimestre con nota prot. n. 3033 del 9 febbraio 2018 e, successivamente, fino al 30 settembre 2018 con nota prat. n. 11514 del 22 giugno 2018, e fino al 31 marzo 2019, in via sperimentale, con nota prot. n. 16413 del 25 settembre 2018;
ad oggi il comando provinciale dei vigili del fuoco di Como è ancora in attesa del definitivo pronunciamento degli uffici competenti sul riconoscimento di sede disagiata del distaccamento di Menaggio;
nel 2018, sempre allo scopo di ottenere il riconoscimento di sede disagiata del distaccamento di Menaggio, il comando provinciale dei vigili del fuoco di Como ha prodotto una ulteriore apposita relazione, trasmessa con prot. n. 7608 del 6 giugno 2018, nella quale, oltre alla riconferma del possesso dei requisiti di sede disagiata, viene puntualmente documentato come l'adozione dell'orario di lavoro differenziato 24/72 ore concessa in via provvisoria e sperimentale abbia reso possibili «varie forme di risparmio per il Dipartimento» e «una maggiore funzionalità dell'operatività del Distaccamento», agevolando anche le trasferte del personale operativo;
nell'ultima comunicazione prot. 5561 del 20 marzo 2019 l'ufficio del capo del Corpo nazionale dei vigili del fuoco «consente in via eccezionale, nelle more di una urgente, complessiva revisione della materia da condursi in ambito nazionale, la proroga dell'applicazione dell'orario differenziato sino al 31 maggio 2019», facendo tuttavia presente che «in assenza del predetto accordo, non si procederà ad ulteriori provvedimenti di proroga a firma del Capo del Corpo» –:
a che punto sia l'accordo in materia di urgente, complessiva revisione della riorganizzazione dei distaccamenti disagiati dei vigili del fuoco, nelle cui more il dipartimento nazionale ha concesso l'ulteriore proroga alla sperimentazione dell'orario differenziato al distaccamento dei vigili del fuoco di Menaggio;
quale sia l'orientamento del Ministro interrogato sulle richieste di riconoscimento di sede disagiata già presentate per il distaccamento dei vigili del fuoco di Menaggio e come si intenda procedere al termine della proroga del 31 maggio 2019 dell'orario differenziato, tenendo conto dei puntuali e positivi risultati documentati dalla sua adozione.
(5-01998)
Interrogazioni a risposta scritta:
FASANO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
l'entrata in vigore del decreto-legge n. 113 del 2018, il cosiddetto «decreto Salvini», convertito dalla legge n. 132 del 2018, ha modificato alcuni criteri per l'acquisizione della cittadinanza italiana per i coniugi stranieri, istituendo anche l'obbligatorietà (come si evince dal nuovo articolo 9.1 – 1 della legge n. 91 del 1992, introdotto dalla legge n. 132 del 2018) di avere «un'adeguata conoscenza della lingua italiana, non inferiore al livello B1 del Quadro comune europeo di riferimento per la conoscenza delle lingue (QCER)»;
questo requisito, in precedenza non necessario, sta provocando problemi anche a chi ha presentato domanda prima dell'entrata in vigore del suddetto decreto, provocando l'esclusione di numerose richieste;
in precedenza la legge 5 febbraio 1992, n. 91 all'articolo 5, prevedeva che «il coniuge straniero o apolide di cittadino Italiano» poteva acquistare la cittadinanza «quando, dopo il matrimonio, risieda legalmente da almeno due anni nel territorio della Repubblica»;
alcune domande, presentate nel periodo antecedente l'entrata in vigore del decreto, sono state accolte con riserva, ma l'appuntamento in prefettura per la verifica dei documenti e per la firma è stato fissato a distanza di diversi mesi, quando il decreto era già entrato in vigore;
i tempi per iscriversi a una sessione di esame per ottenere il certificato di conoscenza della lingua livello B1 sono abbastanza lunghi in quanto la domanda deve essere effettuate almeno 40 giorni prima;
senza l'integrazione della certificazione della conoscenza della lingua italiana almeno al livello B1 – iter per il quale la prefettura concede 30 giorni – le domande per richiedere la cittadinanza saranno escluse e, ai sensi dell'articolo 10-bis legge 7 agosto 1990, n. 241, potranno essere comunicati i motivi ostativi all'accoglimento dell'istanza e in tal modo si negherà un'opportunità a tante persone che avevano avviato l’iter per l'ottenimento della cittadinanza italiana e ciò comporterà la perdita degli investimenti fatti per presentare la domanda (viaggio, rilascio dei documenti, traduzioni, riformulazione della domanda, versamenti per il contributo alla cittadinanza al Ministero dell'interno) –:
se il Ministro sia a conoscenza dei fatti esposti e quali iniziative intenda adottare anche al fine di non rendere obbligatorio il requisito che prevede «un'adeguata conoscenza della lingua italiana, non inferiore al livello B1» per i cittadini che avevano presentato richiesta di cittadinanza prima dell'entrata in vigore del decreto-legge n. 113 del 2018, convertito dalla legge n. 132 del 2018.
(4-02779)
MINARDO. — Al Ministro dell'interno, al Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
il caporalato nel settore agricolo è un fenomeno ampiamente diffuso in molte regioni del nostro Paese ed in particolare nel Mezzogiorno d'Italia. È di queste ore l'ennesima operazione delle forze dell'ordine in Sicilia, nella provincia di Catania, che ha sgominato un'associazione criminale che reclutava manodopera romena per l'impiego nelle campagne, in assenza delle garanzie minime di tutela dei lavoratori. Da violenze e minacce, implicite ed esplicite, a reati di estorsione costituendo quello che in gergo viene definito caporalato. Tale attività criminale ha assunto negli ultimi 25 anni caratteristiche nuove, in molti casi i braccianti e i caporali sono di origine straniera. L'economia sommersa nel settore primario è stimata fra i 2 ed i 5 miliardi di euro, mentre il danno economico prodotto dalle irregolarità in agricoltura è valutato tra i 3,3 ed i 3,6 miliardi di euro. Il caporalato, il lavoro sommerso e la sicurezza nei luoghi di lavoro sono problematiche oggetto di diverse interrogazioni parlamentari affinché questi fenomeni vengano arginati definitamente;
la Camera ha approvato il 18 ottobre 2016 in via definitiva la legge «Disposizioni in materia di contrasto ai fenomeni del lavoro nero e dello sfruttamento del lavoro in agricoltura». Tale norma prevede: la riscrittura del reato di caporalato che introduce la sanzionabilità anche del datore di lavoro; l'applicazione di un'attenuante in caso di collaborazione con le autorità; l'arresto obbligatorio in flagranza di reato; il rafforzamento dell'istituto della confisca; l'adozione di misure cautelari relative all'azienda agricola in cui è commesso il reato; l'estensione alle persone giuridiche della responsabilità per il reato di caporalato; l'estensione alle vittime del caporalato delle provvidenze del Fondo antitratta; il potenziamento della Rete del lavoro agricolo di qualità, in funzione di strumento di controllo e prevenzione del lavoro nero in agricoltura; il graduale riallineamento delle retribuzioni nel settore agricolo. Tutto ciò evidentemente ancora non basta. Sarebbe comunque necessario, oltre al fondamentale ruolo di controllo di tutti i soggetti deputati a verificare l'esistenza di lavoro regolari, incentivare comportamenti virtuosi con agevolazioni fiscali per disincentivante la concorrenza sleale scaturente dallo sfruttamento del lavoro nero, oltre ad ulteriori misure per rafforzare il quadro normativo vigente –:
se il Governo intenda assumere iniziative, per rafforzare e completare il nuovo quadro normativo introdotto per contrastare il fenomeno del caporalato e del lavoro nero;
se il Governo, intenda adottare nuove iniziative normative per garantire una maggiore sicurezza nei luoghi di lavoro, compreso quello agricolo, al fine di salvaguardare i lavoratori.
(4-02785)
NOVELLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
da settimane sui social network è in corso la campagna pubblicitaria di un prodotto spray denominato «NOVelox»;
il post pubblicitario diffuso sul social network Facebook esordisce con uno slogan molto semplice: «mai più multe da pagare»;
il sito internet dedicato al prodotto (https://www.novelox.site) chiarisce le proprietà di questa bomboletta spray: «Novelox è il primo spray “anti multa” al mondo. La sua formula speciale è in grado di far apparire la tua targa bianca solo di fronte a camere e autovelox così non riceverai multe!»;
sempre sul sito si può leggere: «Da oggi potrai vivere serenamente! Novelox è lo spray sviluppato con una potentissima formula invisibile in grado di far apparire la targa della tua auto bianca solo durante una foto! Per questo motivo potrebbe esserne proibita la vendita a breve in Italia...»;
occultare la targa del proprio veicolo non costituisce solo illecito amministrativo ma addirittura penale, facendo incorrere il responsabile nel reato di cui all'articolo 490 del codice penale «Soppressione, distruzione e occultamento di atti veri», come confermato dalla recente sentenza di Cassazione n. 9013 del 2018;
oltre a costituire, quindi, una questione penale e amministrativa per i responsabili, l'occultamento della targa per aggirare gli autovelox rende inutilizzabile uno dei pochi strumenti a disposizione delle forze dell'ordine per contrastare la diffusa pratica del superamento dei limiti di velocità, che rappresenta una delle maggiori cause di incidenti nel nostro Paese;
appare necessario bloccare la vendita e le campagne pubblicitarie di prodotti destinati unicamente ad infrangere la legge ed a mettere in pericolo vite umane –:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza dell'esistenza del prodotto e della relativa campagna pubblicitaria richiamata in premessa, nonché di analoghe iniziative;
se il Ministro interrogato, nell'ambito delle proprie competenze, non intenda assumere idonee e tempestive iniziative di competenza in ordine alle suddette campagne di comunicazione e di vendita di tali prodotti al fine di evitare gli effetti di cui in premessa.
(4-02791)
LAVORO E POLITICHE SOCIALI
Interrogazione a risposta in Commissione:
RIZZETTO, BUCALO e VARCHI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:
i lavoratori ex Pip sono un bacino di quasi tremila persone che proviene dal progetto degli anni Novanta «Emergenza Palermo». Gli stessi, vivendo da circa vent'anni nell'incertezza sul loro destino lavorativo, nutrono la speranza di una stabilizzazione con il passaggio alla Resais spa, società partecipata della regione siciliana;
tale passaggio era stato stabilito, a partire dal primo gennaio 2019, dall'Assemblea regionale siciliana nella finanziaria per il 2018, tuttavia con l'impugnazione dinanzi alla Corte costituzionale della legge regionale da parte del Consiglio dei ministri, cresce ulteriormente la preoccupazione sul futuro di questi lavoratori;
la vicenda in questione rappresenta l'emblema di una situazione da sempre mal gestita sulla pelle dei lavoratori, che in anni hanno prestato servizio per la regione siciliana in mancanza del rispetto di valide regole contrattuali e deve, dunque, essere risolta una volta per tutte;
pertanto, ancor prima che la Corte costituzionale emetta la propria sentenza sulla costituzionalità o meno della norma interessata, si ritiene necessario prevedere ogni dovuta iniziativa a tutela di queste persone –:
se e quali iniziative, anche normative, intendano adottare a tutela dei lavoratori, per quanto di competenza, nell'ipotesi in cui la Corte costituzionale emetta un verdetto di incostituzionalità delle disposizioni che prevedono l'assunzione dei lavoratori medesimi da parte di Resais spa;
quali iniziative intendano porre in essere, per quanto di competenza, affinché non si verifichino in futuro vicende anomale come quella esposta, che vedono per anni quello che l'interrogante giudica uno sfruttamento di personale in assenza di valide procedure per prestare lavoro al servizio di un'amministrazione pubblica e, di conseguenza, in mancanza del rispetto di regolari contratti di lavoro.
(5-02000)
POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI, FORESTALI E TURISMO
Interrogazioni a risposta scritta:
FASANO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo. — Per sapere – premesso che:
il direttore generale della direzione per la promozione della qualità agroalimentare e dell'ippica (Pqai) dottor Francesco Saverio Abate, con decreto prot. n. 82001 del 13 novembre 2017, recepiva la «Disciplina dei compensi spettanti agli addetti al controllo ed alla disciplina delle corse ippiche e delle manifestazioni del cavallo da sella» di cui alla delibera del commissario dell'Agenzia per lo sviluppo del settore ippico (Assi) n. 20 del 2 aprile 2012;
il suddetto decreto, prot. n. 82001 del 13 novembre 2017, non si limitava a recepire la normativa precedente, ma effettuava una vera e propria modifica della delibera innanzi indicata, introducendo variazioni tali da modificarne in modo complessivo il contenuto, ad esempio risultano cambiate alcune parti dell'articolo 3, comma 1 e comma 2 e dell'articolo 5, comma 1;
alle suddette modifiche e variazioni facevano seguito ulteriori modifiche e variazioni attraverso la circolare prot. n. 45789 del 19 giugno 2018 a firma del dirigente di II fascia della direzione Pqai VII, dottoressa Stefania Mastromarino relativamente alle spese di nave, viaggio in treno, in nave, in aereo, nonché all'utilizzo eventuale di auto privata e di alloggio –:
come si sia potuto procedere all'emanazione della circolare in questione, che secondo l'interrogante reca una serie di modifiche di non poco conto, addirittura intervenendo su decreti del direttore generale;
se il Ministro interrogato sia stato preventivamente informato di tali variazioni e, nel caso, avesse provveduto ad autorizzarle.
(4-02783)
PIGNATONE, LOMBARDO, DEL SESTO, PARENTELA, GAGNARLI, L'ABBATE, CASSESE, FICARA, CILLIS, GALLINELLA e MAGLIONE. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo. — Per sapere – premesso che:
in Sicilia il comparto dell'uva da tavola è in grave sofferenza a causa del «cracking», una fisiopatia che provoca la lacerazione della buccia degli acini con conseguente deterioramento del prodotto;
questo fenomeno si è verificato principalmente tra i mesi di giugno e settembre 2018 nella provincia di Agrigento, Caltanissetta, Catania e Ragusa;
risultano, inoltre, particolarmente danneggiati i produttori rientranti nell'area dell'Indicazione geografica protetta (Igp) uva Italia Canicattì e Igp uva Italia Mazzarrone;
a seguito di specifica richiesta è stata evidenziata l'assenza di specifica assicurazione agricola che preveda, per l'uva da tavola, l'estensione della garanzia anche ai danni da cracking;
la regione siciliana ha emanato una delibera con la quale si richiedeva al Governo lo stato di calamità e l'accesso al fondo di solidarietà nazionale per le imprese agricole colpite dal cracking. Tali delibere sono state trasmesse al Ministero delle politiche agricole, alimentari, forestali e del turismo con nota prot. 59539 del 25 ottobre 2018, e con note n. 64468, n. 64469 e n. 64471 del 22 novembre 2018; tuttavia, ad oggi non è pervenuta alcuna risposta;
tra le aziende del settore vi è incertezza per l'annata agraria in corso per via della impossibilità di assicurare il prodotto con il rischio di compromettere la produzione della prossima raccolta –:
alla luce di quanto espresso in premessa, se il Ministro interrogato non ritenga opportuno assumere iniziative per il riconoscimento dello stato di calamità naturale per il territorio sopra citato, considerato il fatto che si è verificato un evento di eccezionale entità, che ha causato la distruzione di almeno il 30 per cento della produzione, e se intenda promuovere l'attivazione delle apposite iniziative per ristorare i produttori dei danni subiti, nonché predisporre le opportune iniziative volte a prevenire e/o limitare gli eventuali danni futuri.
(4-02786)
SALUTE
Interrogazione a risposta scritta:
FASANO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
un comunicato dell'associazione nazionale parkinsoniani (pubblicato in data 12 aprile 2019 sul sito parkinson.it), a firma del dottor Gianni Pezzoli e riportato dai maggiori quotidiani nazionali, denuncia la scomparsa dal mercato italiano del farmaco Sinemet 100+25, della ditta produttrice Merk, farmaco usato dai malati di Parkinson e che risulta del tutto fondamentale per la cura della malattia;
il farmaco ha un costo talmente basso che non esiste sul mercato un tipo generico, mentre all'estero il costo aumenta del doppio o del triplo e pertanto i farmacisti, legalmente, lo rivendono in altre nazioni europee;
farmaci simili, ma con aggiunta di altri principi attivi, costano molto di più al servizio sanitario nazionale e sono quindi disponibili;
come riporta il quotidiano Libero in un articolo pubblicato il 16 aprile 2019, il Parkinson «affligge dalle 300 mila alle 600 mila persone solo nel nostro Paese»;
la malattia del Parkinson può avere una condizione critica che mal sopporta cambiamenti terapeutici improvvisi;
sia il Ministro interrogato, sia i responsabili dell'Aifa sono stati informati della situazione, ma, a quanto risulta all'interrogante, non hanno risposto alle richieste di numerose associazioni di malati di Parkinson –:
se risulti al Governo che vi siano fenomeni speculativi in relazione alla vendita del farmaco Sinemet e quali iniziative di competenza intenda assumere al riguardo;
quando e se ritornerà in commercio il Sinemet 100+25;
se il Governo intenda assumere iniziative affinché ci si possa dotare di farmaci generici equivalenti al medicinale in questione, prodotti in Italia dallo Stabilimento Chimico farmaceutico militare di Firenze che svolge un lavoro riconosciuto di alta qualità.
(4-02780)
SVILUPPO ECONOMICO
Interpellanza:
Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dello sviluppo economico, per sapere – premesso che:
il posto di tele conduzione (Pt) Enel di Polpet (BL) è stato inaugurato nel 1999 ed è dotato di tecnologie di avanguardia. Oltre a Polpet, Enel gestisce in Italia altri 4 centri di telecontrollo siti a Verampio (Vb); Sondrio; Montorio (Te) e Presenzano (CE);
il principale ruolo di un Pt è nella gestione delle centrali idroelettriche che immettono direttamente nella rete nazionale gestita da Terna l'energia prodotta, garantendo la stabilità della rete stessa. È inoltre il punto di riferimento per tutti gli operativi e le autorità preposte all'intervento in situazioni di pericolo (vigili del fuoco, autorità pubbliche, forze dell'ordine e altri). In tale ambito Polpet è anche centrale nel progetto di Terna spa per la razionalizzazione della rete di trasmissione nazionale (Rtn) nella media valle del Piave, quale punto di raccordo di diverse linee;
la collocazione di un Pt in Veneto è giustificata anche dal fatto che in quella regione Enel dispone di 56 impianti idroelettrici (23 Grande idro e 33 Mini idro) per un totale di circa 1.000 megawatt di potenza efficiente, pari al 7 per cento della potenza installata Enel; il Pt di Polpet garantisce oltretutto la supervisione delle dighe e degli sbarramenti di tre regioni: Veneto, Emilia-Romagna e Toscana. Si tratta del controllo di 125 impianti idroelettrici, che in fase di allarme richiedono l'impiego di tecnici reperibili, esperti e sul posto;
in questo quadro, il Pt di Polpet consente una serie di operazioni che possono essere definite d'avanguardia, quali il controllo permanente e in tempo reale di tutti i parametri degli impianti idroelettrici e l'attivazione del personale sul territorio a fronte di qualsiasi segnale di anomalia rilevato tramite parametri elettrici e idraulici;
gli impianti del Grande idro invasano decine di milioni di metri cubi d'acqua e, in normali condizioni di servizio e atmosferiche non costituiscono pericolo, ma vanno adeguatamente controllati. Il Pt svolge il suo servizio più importante nella gestione degli eventi di piena, dove funziona come primo centro per il controllo degli eventi, avendo la visualizzazione continua dell'andamento degli invasi, e avvia le procedure per la messa in sicurezza degli impianti, funzionando perciò come punto di riferimento per le autorità preposte all'intervento in situazioni di pericolo. La storia recentissima dimostra che le piene disastrose non sono più eventi rari;
tale struttura svolge anche l'importantissimo compito di struttura di controllo per situazioni che, se non evidenziate in tempo, possono diventare drammatiche, grazie all'esperienza delle persone che vi operano, le quali possono riconoscere situazioni di pericolo prima che queste siano evidenziate dal sistema strumentale. In conclusione, la puntuale gestione centralizzata delle dighe di tutto il Nord-est d'Italia, operata dal Pt di Polpet, contribuisce a ritardare ed attenuare i fenomeni di piena e a ridurne i danni;
con l'istituzione, dal 2009 presso la regione Veneto, del Centro funzionale decentrato – Cfd è stato reso operativo l'invio automatico dei dati orari durante gli eventi di piena. Anche in questa struttura di controllo l'andamento del fenomeno viene continuamente seguito dal personale del Pt di Polpet, al quale confluiscono tutti i dati meteorologici rilevati in tutte le dighe e le previsioni del tempo predisposte dall'Arpav o dal Cfd;
in sostanza, come osservato dal Corriere delle Alpi del 21 maggio 2004, «l'energia di mezza Italia passa per Polpet»;
tuttavia, si ha notizia che nonostante l'impegno della regione, Enel intenderebbe chiudere questo Pt a fine 2019, nell'ambito di un piano di riorganizzazione che intende ridurre i Pt da 5 a 3. Si prevede di chiudere i Pt Montorio (Te) e Polpet, assicurando copertura nazionale con i Pt di Lombardia, Piemonte e Campania;
non solo i 12 lavoratori presenti a Polpet subirebbero un trasferimento forzato, con conseguente danno economico per un territorio già duramente colpito dai recenti eventi calamitosi, ma la possibile perdita della postazione sarebbe dannosa per il venir meno di un rodato sistema di controllo e monitoraggio delle dighe e delle reti di trasmissione elettrica, fondamentale per tutto il Nord-est d'Italia –:
se quanto esposto in premessa corrisponda al vero e se non ritenga opportuno adottare tutte le iniziative di competenza nei confronti della partecipata di Stato Enel spa, anche mediante la convocazione di tavoli istituzionali di confronto con l'azienda, al fine di assicurare la piena sicurezza della rete nazionale tramite l'utilizzo di una struttura d'avanguardia e la permanenza sul territorio della regione Veneto del posto di tele conduzione (PT) di Polpet (BL), in considerazione di quanto sopra riportato.
(2-00361) «Bond».
Interrogazione a risposta scritta:
ALBERTO MANCA e CABRAS. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
la Saipem s.p.a. è una società strategica controllata dal gruppo Eni, considerata tra i leader mondiali nel settore dei servizi per l'industria petrolifera. Il consolidamento di Saipem come affidabile «Global Solution Provider», la rende idonea a sviluppare soluzioni per i clienti che stanno transitando verso le fonti energetiche sostenibili quale l'eolico e il solare offshore;
in Italia, Saipem opera con operai altamente specializzati a San Donato Milanese, Fano, Arbatax e Porto Marghera. Lo stabilimento della società «Intermare Fabrication Yard Arbatax», grazie alle sue maestranze, ha rappresentato per oltre un trentennio una delle principali realtà industriali dell'Ogliastra e un'eccellenza per la competitività della Sardegna e di tutto il Paese, consentendo la fabbricazione di interi impianti;
da anni lo stabilimento di Arbatax registra un allarmante declino, dovuto al calo produttivo e alla conseguente riduzione di operatività. L'organico, ormai ridotto a sole 95 unità, subirà un'ulteriore flessione a seguito dell'accordo siglato nel corso del recentissimo incontro tra la Saipem s.p.a. e la rappresentanza sindacale unitaria, in attuazione di una nuova fase di adesione volontaria per un numero massimo complessivo di 60 dipendenti, dei quali 6 dello stabilimento di Arbatax, nell'ambito di un piano di prepensionamento che tuttavia non specifica come verranno reintegrate le professionalità perse. Le rassicurazioni sul voler proseguire gli investimenti nello stabilimento, manifestate da parte dei vertici della società, non appaiono coerenti con la situazione attuale: il timore che sia in atto una progressiva smobilitazione del sito è rafforzato dal precedente dello stabilimento di Cortemaggiore, dismesso nel 2016 e delocalizzato in Romania, nonostante le precedenti rassicurazioni. L'Ogliastra è già provata dal gap infrastrutturale e dai forti tassi di disoccupazione e non potrebbe permettersi un ulteriore duro colpo; inoltre, la paventata delocalizzazione coinvolgerebbe importanti e strategiche competenze del nostro Paese, maturate in tanti anni di lavoro;
le preoccupazioni per il futuro permangono nonostante la recente acquisizione di una nuova commessa per realizzare un progetto in Guyana, che da luglio 2019 e per circa sette mesi, dovrebbe interessare la yard di Arbatax;
gli interroganti, insieme al senatore Fenu, hanno ricevuto generiche rassicurazioni in merito all'acquisizione di nuove commesse che potranno scongiurare la chiusura del sito di Arbatax;
tuttavia, nel mese di febbraio 2019, il protrarsi della situazione di incertezza ha spinto i sindacati a proclamare uno stato di agitazione. La richiesta di un maggiore impegno finalizzato a uno sviluppo commerciale a lungo termine, si accompagna all'allarme generato dall'assegnazione di un importante progetto al cantiere Saipem di Karimun (Indonesia), destinato alla realizzazione di una piattaforma nel confine marittimo tra Mauritania e Senegal. Tale area geografica è prossima allo stretto di Gibilterra e rappresenta un riferimento per la yard di Arbatax, che avrebbe potuto realizzare almeno una parte del progetto;
Saipem s.p.a. è una multinazionale a partecipazione pubblica: l'adottata prassi della delocalizzazione delle attività produttive all'estero e la conseguente riduzione del proprio organico in Italia, oltre a costituire – a parere degli interroganti – una condotta sgradevole nei confronti del nostro Paese, peraltro non conforme agli obiettivi programmatici del Governo in materia di investimenti pubblici e rilancio dei livelli occupazionali, richiederebbe degli opportuni approfondimenti, per verificare un'eventuale violazione dell'articolo 5 del decreto-legge n. 87 del 2018;
Arbatax è un centro nel Mediterraneo che può e deve risultare strategico –:
quali iniziative, per quanto di competenza, intenda assumere il Governo affinché Saipem s.p.a. incrementi gli investimenti in Italia rilanciando i siti interessati dalla crisi, in particolare lo stabilimento di Arbatax, al fine di scongiurare la chiusura di tale importantissima realtà industriale e di salvaguardare i livelli occupazionali e le professionalità dei lavoratori ivi impiegati.
(4-02778)
Apposizione di una firma ad una interrogazione.
L'interrogazione a risposta in Commissione Businarolo n. 5-01267, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 22 gennaio 2019, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Gallo.
Ritiro di un documento
del sindacato ispettivo.
Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: interrogazione a risposta scritta Palazzotto n. 4-00576 del 27 giugno 2018.
BUSINAROLO, GALLO. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:
la signora E.S., studentessa immatricolatasi a fine 2006 al corso di laurea triennale della facoltà di economia presso l'università di Modena e Reggio Emilia, a fine 2009, con alcuni esami ancora da sostenere, iniziava a lavorare a Milano, prima con uno stage curriculare e poi come dipendente di una ditta;
nel corso di questi anni la stessa sosteneva positivamente alcuni esami, mentre successivamente, tra il 2010 e il 2011, non riusciva a superare i due esami finali prima della laurea, per cui a fine 2014, dopo una sosta di un paio di anni, si iscriveva fuoricorso, pagando regolarmente le tasse universitarie per gli anni in cui era stata ferma, regolarizzando quindi la propria posizione amministrativa;
tra il 2014 e il 2016 la signora E.S. non sosteneva esami e, a fine 2016, volendo concludere l'agognato percorso di studi, al momento dell'iscrizione le veniva verbalmente comunicata la decadenza dal corso di studi, sulla base del regolamento d'ateneo, senza alcuna precedente comunicazione in proposito;
nel frattempo il Consiglio universitario nazionale (Cun) aveva già emanato le proprie raccomandazioni in merito. In particolare, nella raccomandazione n. 114 del 14 novembre 2012, pagina due, ultima alinea, è indicato che: «(...) le previsioni regolamentari relative alla decadenza dallo status di studente e/o l'obsolescenza dei CFU non sono applicabili retroattivamente agli studenti iscritti già iscritti al corso di studio»;
sulla stessa tematica è sopraggiunta la sentenza n. 750 del 2015 del Tar dell'Aquila, con la quale veniva stabilito che per perdere la qualità di studente universitario e dover rinnovare l'iscrizione e ripetere le prove già superate, devono trascorrere 8 anni accademici dall'ultimo esame sostenuto, a prescindere dall'esito positivo o negativo di quest'ultimo;
nella suddetta sentenza i giudici osservavano che: «... ai sensi dell'articolo 149 del t.u. delle leggi sull'istruzione superiore (t.u. 1592/1933), gli studenti che non sostengono esami per 8 anni accademici consecutivi devono “rinnovare l'iscrizione ai corsi e ripetere le prove già superate”». Ciò deve essere interpretato nel senso che «il rilievo degli esami sostenuti, ai fini del calcolo dei periodi di inerzia universitaria dello studente prescinde all'esito infruttuoso degli esami stessi, i quali quand'anche valutati in modo negativo, non sono comunque “tamquam non esset” nella considerazione della richiesta continuità degli studi intrapresi» –:
se il Ministro interrogato, alla luce di quanto esposto in premessa, non ritenga opportuno adottare iniziative, per quanto di competenza, volte a chiarire l'attuale normativa relativa alla disciplina della decadenza universitaria.
(5-01267)