ATTI DI CONTROLLO E DI INDIRIZZO
Seduta n. 150 di mercoledì 27 marzo 2019
INDICE
ATTI DI INDIRIZZO:
Mozione:
D'Uva 1-00153 5541
Risoluzione in Commissione:
I e III Commissione:
Donzelli 7-00217 5541
ATTI DI CONTROLLO:
Presidenza del Consiglio dei ministri.
Interrogazioni a risposta orale:
Delmastro Delle Vedove 3-00652 5542
Pezzopane 3-00654 5542
Interrogazione a risposta in Commissione:
Quartapelle Procopio 5-01766 5543
Affari esteri e cooperazione internazionale.
Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:
III Commissione:
Delmastro Delle Vedove 5-01775 5543
Lupi 5-01776 5544
Valentini 5-01777 5545
Formentini 5-01778 5545
Quartapelle Procopio 5-01779 5546
Ambiente e tutela del territorio e del mare.
Interrogazioni a risposta in Commissione:
Muroni 5-01764 5546
Bordo 5-01767 5547
Tasso 5-01769 5548
Interrogazioni a risposta scritta:
Pastorino 4-02590 5548
Zolezzi 4-02593 5549
Economia e finanze.
Interpellanza:
Deidda 2-00322 5550
Interrogazione a risposta in Commissione:
De Toma 5-01762 5550
Giustizia.
Interrogazione a risposta scritta:
Dadone 4-02592 5552
Infrastrutture e trasporti.
Interrogazione a risposta orale:
Donzelli 3-00651 5552
Interno.
Interrogazione a risposta in Commissione:
Fiano 5-01780 5553
Interrogazioni a risposta scritta:
Macina 4-02588 5554
Fratoianni 4-02589 5555
Istruzione, università e ricerca.
Interrogazione a risposta in Commissione:
Migliore 5-01765 5555
Interrogazione a risposta scritta:
Topo 4-02594 5556
Lavoro e politiche sociali.
Interrogazione a risposta in Commissione:
Rizzetto 5-01763 5557
Interrogazione a risposta scritta:
Varchi 4-02591 5558
Salute.
Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:
XII Commissione:
Rostan 5-01770 5558
Sarli 5-01771 5559
Boldi 5-01772 5560
De Filippo 5-01773 5560
Novelli 5-01774 5561
Interrogazione a risposta in Commissione:
Prestipino 5-01768 5561
Interrogazioni a risposta scritta:
Terzoni 4-02595 5562
Pagano Alessandro 4-02596 5563
Sviluppo economico.
Interpellanza:
Novelli 2-00323 5564
Interrogazione a risposta orale:
Giorgis 3-00653 5565
Apposizione di firme ad una mozione e modifica dell'ordine dei firmatari 5566
Apposizione di firme a risoluzioni 5566
Apposizione di firme ad interrogazioni 5566
Cambio di presentatore di una interrogazione, aggiunta di una firma e trasformazione 5566
Pubblicazione di un testo riformulato 5567
Risoluzione in Commissione:
III Commissione:
Quartapelle Procopio 7-00088 5567
ATTI DI INDIRIZZO
Mozione:
La Camera,
premesso che:
nell'ultima nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza il Governo ha stimato una crescita del prodotto interno lordo dell'1,5 per cento per l'anno 2019, dell'1,6 per cento per il 2020 e dell'1,4 per cento il 2021 e ha indicato per quest'anno una manovra costruita attorno a un rapporto deficit/Pil del 2,04 per cento;
sono state attuate nel 2018 e per il 2019 rilevanti misure di sostegno al reddito e ai consumi, nonché di crescita degli investimenti, attraverso i decreti-legge «dignità», «concretezza», «semplificazioni» e, da ultimo, il decreto che introduce il reddito di cittadinanza e «quota cento»;
entro il prossimo 10 aprile è prevista la presentazione al Parlamento del Documento di economia e finanza 2019, che conterrà gli indirizzi di politica economica per il prossimo triennio, insieme ad un nuovo programma di stabilità e ad un nuovo programma nazionale di riforma;
nella scorsa legge di bilancio il Governo ha adottato sia misure prudenziali, considerati gli scenari meno favorevoli di crescita, sia misure di carattere espansivo, idonee a sostenere la domanda interna e contrastare il rallentamento economico dovuto alle tensioni commerciali internazionali;
il Governo confida negli effetti positivi delle misure finora varate, quali la detassazione degli investimenti, il sostegno allo sviluppo con un piano di investimenti pubblici da 15 miliardi, il riammodernamento delle infrastrutture e la messa in sicurezza del territorio. Le misure adottate produrranno effetti positivi già nella seconda metà dell'anno;
in concomitanza con la predisposizione del Documento di economia e finanza 2019, sono in valutazione ulteriori provvedimenti urgenti finalizzati alla crescita e allo sviluppo, attraverso ulteriori misure di agevolazioni a favore delle imprese e misure per accelerare gli investimenti pubblici delle amministrazioni centrali e degli enti territoriali e locali, mediante l'attesa semplificazione del codice degli appalti,
impegna il Governo
1) a indicare, in sede di emanazione del Documento di economia e finanza (Def) 2019, le misure coerenti con l'aggiornamento dei saldi di finanza pubblica, alla luce dell'eventuale nuovo quadro economico e finanziario di riferimento.
(1-00153) «D'Uva, Molinari».
Risoluzione in Commissione:
Le Commissioni I e III,
premesso che:
nel 2020 decorre il cinquantenario del rimpatrio forzoso della comunità italiana dalla Libia;
il 21 luglio 1970 il Governo libico emanava un decreto per la confisca di tutte le proprietà della comunità italiana;
il 7 ottobre 1970 il Governo libico emanava il decreto di espulsione della comunità italiana;
il decreto di confisca venne pretestuosamente giustificato come «acconto sui danni derivanti dalla colonizzazione»;
il rimpatrio forzato di massa della comunità italiana avveniva in un momento di pace e da un Paese formalmente amico e con il quale era intercorso un trattato internazionale che garantiva la presenza degli italiani in Libia come cittadini residenti, il libero godimento della proprietà e la salvaguardia dei contributi pensionistici versati sia all'ente pensionistico italiano che a quello libico succedutogli;
l'Italia all'epoca non seppe tutelare adeguatamente i connazionali residenti in Libia;
la ricorrenza del 07 ottobre, data della espulsione della comunità italiana, è stata celebrata come «giorno della vendetta» in Libia nel corso del regime di Gheddafi,
impegnano il Governo:
ad adottare iniziative per istituire una giornata di ricordo in occasione dei cinquant'anni della illegittima espulsione dalla Libia dei nostri connazionali;
in ogni caso, a celebrare la predetta data nel corso del 2020 con convegni, pubblicazioni, realizzazioni di filmati istituzionali, anche se del caso in collaborazione con l'Airl (associazione italiani rimpatriati dalla Libia), per ricordare il forzato rimpatrio dei nostri connazionali e la patente ingiustizia patita dagli stessi a cui furono confiscate tutte le proprietà.
(7-00217) «Donzelli, Delmastro Delle Vedove».
ATTI DI CONTROLLO
PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
Interrogazioni a risposta orale:
DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:
nel 2020 decorre il cinquantenario del rimpatrio forzoso della comunità italiana dalla Libia;
il 21 luglio 1970 il Governo libico emanava un decreto per la confisca di tutte le proprietà della comunità italiana;
il 7 ottobre 1970 il Governo libico emanava il decreto di espulsione della comunità italiana;
il decreto di confisca venne pretestuosamente giustificato come «acconto sui danni derivanti dalla colonizzazione»;
il rimpatrio forzato di massa della comunità italiana avveniva in un momento di pace e da un Paese formalmente amico e con il quale era intercorso un trattato internazionale che garantiva la presenza degli italiani in Libia come cittadini residenti, il libero godimento della proprietà e la salvaguardia dei contributi pensionistici versati sia all'ente pensionistico italiano che a quello libico succedutogli;
l'Italia all'epoca non seppe tutelare adeguatamente i connazionali residenti in Libia;
la ricorrenza del 7 ottobre, data della espulsione della comunità italiana, è stata celebrata come «giorno della vendetta» in Libia nel corso del regime di Gheddafi –:
se il Governo intenda adottare iniziative per istituire una giornata di ricordo in occasione dei cinquant'anni della illegittima espulsione dalla Libia dei nostri connazionali e se, in ogni caso, intenda celebrare la predetta data nel corso del 2020 con convegni, pubblicazioni, realizzazioni di filmati istituzionali, anche, se del caso, in collaborazione con l'Airl (Associazione italiani rimpatriati dalla Libia), per ricordare il forzato rimpatrio dei nostri connazionali e la patente ingiustizia patita dagli stessi a cui furono confiscate tutte le proprietà.
(3-00652)
PEZZOPANE. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
da articoli di stampa si apprende la notizia che la holding Altea s.r.l. risulta coinvolta in un'associazione a delinquere finalizzata alla frode fiscale;
lo stesso gruppo occupa 17.000 dipendenti in tutta Italia;
le aziende impattate risultano essere 32 facenti parte della holding Altea s.r.l.;
è necessario che il Governo intervenga e garantisca la tutela dei lavoratori e il mantenimento delle commesse aziendali –:
quali iniziative il Governo intenda assumere, per quanto di competenza, per garantire con la massima urgenza il pagamento degli emolumenti ai lavoratori, ed assicurare la continuità produttiva delle aziende facenti parte della holding sopra richiamata.
(3-00654)
Interrogazione a risposta in Commissione:
QUARTAPELLE PROCOPIO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:
il Consiglio europeo ha recentemente approvato un documento con le procedure per la selezione della sede della nuova autorità europea del lavoro (Ela), incaricata di una serie di compiti operativi, tra cui l'agevolazione dell'accesso alle informazioni da parte dei singoli e dei datori di lavoro, il sostegno agli Stati membri nella cooperazione, lo scambio di informazioni, le ispezioni concertate e congiunte, la valutazione dei rischi, lo sviluppo di capacità, la mediazione e la lotta al lavoro sommerso;
la selezione si svolgerà con valutazione delle candidature su criteri di equilibrio geografico, data di istituzione, accessibilità della sede, esistenza di strutture scolastiche adeguate per i figli del personale, adeguato accesso al mercato del lavoro, alla sicurezza sociale e alle cure mediche sia per i figli che per i coniugi e offerte di accoglienza;
la procedura di selezione prevede un termine ultimo fissato per il 6 maggio 2019 per la presentazione delle candidature, con pubblicazione delle medesime prevista per il 13 maggio;
le finalità che saranno perseguite da questa nuova agenzia europea avranno una grande rilevanza nel formare le politiche del lavoro del domani ed è perciò di vitale importanza, sia simbolica che strategica, che l'Italia e la città di Milano siano presenti e in prima linea nel dibattito sul futuro del lavoro;
la precedente candidatura della città di Milano a ospitare l'Agenzia europea del farmaco ha confermato la competitività della città rispetto alle altre metropoli europee, frutto anche dell'efficacia del lavoro coordinato delle istituzioni nella redazione del dossier e nel sostegno alla candidatura;
il consiglio comunale di Milano a giugno 2018 ha approvato una mozione a prima firma del consigliere Angelo Turco che invitava il sindaco e la giunta a monitorare il percorso della Commissione europea verso l'istituzione della nuova European Labour Authority, candidando la città di Milano come sede della Ela –:
a che punto siano i preparativi per sostenere la candidatura della città di Milano a ospitare la sede della European Labour Authority.
(5-01766)
AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE
Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:
III Commissione:
DELMASTRO DELLE VEDOVE e FIDANZA. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:
l'Italia da sempre intrattiene rapporti diplomatici con Taiwan anche per il tramite di un proprio ufficio di rappresentanza nell'isola;
la realtà di Taiwan è sempre stata tutelata dall'Italia perché rispetta lo Stato di diritto e i diritti umani;
il presidente della Repubblica Popolare Cinese Xi Jinping ha sempre coltivato l'idea di «riunificare» i due sistemi di Pechino e Taiwan in una «unica Cina»;
Xi Jinping non ha mai rinunciato ufficialmente nemmeno alla possibilità di usare la forza militare per riunificare Taiwan al continente;
l'isola di Taiwan gode di una indipendenza di fatto e di un governo con un presidente eletto dal popolo dal 1949;
da allora, la Cina considera Taiwan come una provincia ribelle, che necessita di essere riportata sotto la sfera di influenza di Pechino a qualsiasi costo;
la Cina non riconosce internazionalmente Taiwan come entità politica separata, basando le sue relazioni diplomatiche con gli altri Paesi sul principio «una Sola Cina», ovvero qualsiasi Stato istituisca rapporti con la Repubblica Popolare Cinese non può averne con Taiwan;
nel suo discorso sulla «questione taiwanese», il presidente Xi Jinping ha ipotizzato l'applicazione all'isola del principio «un Paese, due sistemi»;
secondo Xi Jinping, la via di «un Paese, due sistemi» sarebbe l'unica possibile per «sistemare la realtà taiwanese e salvaguardare gli interessi e i benefit dei taiwanesi»;
Xi Jinping ultimamente continua a fare riferimento a «una Sola Cina», ma omettendo sapientemente di fare riferimento alla pur respinta ipotesi di «due sistemi», evidentemente avanzando una più aggressiva prospettiva annessionistica;
il 23 marzo 2019, al termine dell'incontro tra Governo italiano e Governo cinese, è stato diramato un «Comunicato Congiunto tra la Repubblica Italiana e la Repubblica Popolare Cinese sul rafforzamento del partenariato strategico globale» con cui si precisa che «l'Italia conferma la sua adesione alla politica di una sola Cina»;
è evidente che si tratta di un salto di qualità nella politica annessionistica della Cina che viene gravemente avallata dall'Italia;
è rilevante che tale posizione intervenga a seguito degli incontri sulla Nuova Via della Seta –:
se il Governo con il comunicato sopra richiamato abbia voluto avallare la nuova politica di Xi Jinping relativa ad «una Sola Cina» senza più alcun voluto riferimento ai cosiddetti «due sistemi» o se si sia trattato di quella che appare agli interroganti una imperdonabile e gravissima svista politico-istituzionale.
(5-01775)
LUPI e BENEDETTI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:
da un articolo di stampa del 23 marzo 2019 si apprende che la giornalista Giulia Pompili del quotidiano Il Foglio era presente alla conferenza stampa tenuta al Quirinale dal Presidente della Repubblica Mattarella e dal Presidente cinese Xi Jinping;
nell'articolo viene denunciato l'atteggiamento intimidatorio e ostile nei confronti della giornalista da parte del signor Yang Han, funzionario dell'Ambasciata cinese in Italia, recentemente divenuto capo dell'ufficio stampa della sede diplomatica;
secondo quanto riportato nell'articolo, il signor Yang Han avrebbe più volte intimato con tono minaccioso alla giornalista di «smettere di parlare male della Cina» e le avrebbe anche allusivamente detto di sapere chi fosse;
oltre a questo, nel momento in cui la giornalista ha preso il proprio telefono dalla tasca, il funzionario le avrebbe ingiunto di riporlo;
il Presidente Xi Jinping si trovava in Italia per la Belt and Road Initiative (BRI), comunemente nota come «Nuova Via della Seta», e, in questo ambito, per la firma di un memorandum di cooperazione tra Cina e Italia in numerosi settori: in ambito infrastrutturale, ma anche agricolo, finanziario, energetico e turistico;
considerata la delicatezza geopolitica di questo evento, che rappresenta l'apertura di un nuovo, importante capitolo nella storia delle relazioni tra Cina e Italia, a parere degli interroganti, l'episodio avvenuto al Quirinale necessita di essere chiarito;
la Cina, secondo Reporters sans frontières non è un Paese dove viga la libertà di stampa: il rapporto dell'organizzazione no-profit del 2018 parla di 348 giornalisti in prigione nel mondo, di cui la metà si trova detenuta in cinque Paesi: Iran, Arabia Saudita, Egitto, Turchia e Cina;
nel 2017 Reporters sans frontières ha definito la Cina «la più grande prigione di giornalisti al mondo» che attua «misure per reprimere giornalisti e blogger»;
l'Italia tutela la libertà di stampa e di espressione, come dichiarato nei primi due commi dell'articolo 21 della Costituzione della Repubblica Italiana: «Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure» –:
se il Ministro interrogato non intenda chiedere chiarimenti all'ambasciata cinese riguardo al comportamento del proprio funzionario a capo dell'ufficio stampa, a tutela innanzitutto della giornalista oggetto delle intimidazioni e, in generale, della libertà di espressione e del diritto di critica garantito a tutti – giornalisti e cittadini – dalla Costituzione italiana.
(5-01776)
VALENTINI, BERGAMINI e ORSINI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:
Nasrin Sotoudeh, la coraggiosa avvocatessa iraniana e paladina dei diritti umani è stata condannata da un tribunale di Teheran a una pena senza precedenti, a 38 anni di prigione e a una sorta di tortura medioevale, ossia 148 frustate, per «collusione contro la sicurezza nazionale», «propaganda contro lo Stato», «istigazione alla corruzione e alla prostituzione», e per «essere apparsa in pubblico senza hijab», il velo per le donne che copre la testa, obbligatorio in Iran nei luoghi pubblici dal 1980;
tale condanna è per fatti essenzialmente legati alle sue attività di avvocato di detenuti politici e di difensore dei diritti umani, per le quali nel 2012 il Parlamento europeo l'ha insignita del Premio Sakharov per la libertà di pensiero;
la situazione delle donne iraniane sta assumendo contorni sempre più inaccettabili, di sudditanza rispetto agli uomini, con gravi intimidazioni e limitazioni subite nella vita quotidiana; l'obbligatorietà del velo è diventata un'ulteriore simbolo di vessazione, contro cui diverse organizzazioni umanitarie si stanno mobilitando per difendere i diritti delle donne, anche con numerosi appelli, per coinvolgere l'opinione pubblica internazionale, a cominciare dalla liberazione di Nasrin Sotoudeh –:
quali iniziative urgenti il Ministro interrogato intenda assumere, per quanto di competenza, sia a livello bilaterale nei confronti delle autorità iraniane, sia a livello multilaterale, per ottenere la liberazione di Nasrin Sotoudeh e porre fine alle pene e ai trattamenti inumani e degradanti che le sono stati inflitti.
(5-01777)
FORMENTINI e CAPITANIO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:
nell'ultima Relazione che la Commissione adozioni internazionali (Cai) ha pubblicato si afferma che l'Etiopia è il «terzo Paese di origine al mondo» dei minori adottati passando dai 1.539 minori adottati nel 2004 «a un picco di 4.553 minori adottati nel 2009, per concludere con 1.086 minori adottati del 2014»;
secondo la Cai, nel 2013 l'Etiopia era per l'Italia il secondo Paese di provenienza dei minori adottati, con 293 bambini (il 10,4 per cento); nel 2014 sono stati 103 e nel 2015 sono scesi a 97, rimanendo l'ottavo Paese d'origine dei minori entrati in Italia per adozione;
i bambini adottati provenienti dall'Etiopia da coppie italiane nel 2017 sono stati solo 44, aventi un'età media di 3,2 anni (dati Cai);
da anni la situazione delle adozioni in Etiopia è estremamente complessa e le adozioni hanno un iter estremamente lungo, incerto e travagliato;
il 9 gennaio 2018 il Parlamento dell'Etiopia ha approvato la legge n. 1070 del 2018, pubblicata il 14 febbraio 2018, che mette al bando le adozioni internazionali;
in seguito all'approvazione di tale legge, risultavano circa 80 famiglie italiane instradate per un'adozione in Etiopia, delle quali poco meno di un terzo hanno ricevuto la segnalazione di un abbinamento; perciò, sono state bloccate le domande di adozione di circa una trentina di coppie italiane di cui era già stato avviato il procedimento di adozione –:
quali iniziative diplomatiche il Ministro interrogato abbia posto in essere per cercare una positiva soluzione a questa vicenda, nell'interesse primario dei minori abbandonati e delle famiglie italiane coinvolte.
(5-01778)
QUARTAPELLE PROCOPIO, ANDREA ROMANO, SCALFAROTTO, MINNITI, FASSINO e DE MARIA. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:
secondo quanto riportato dal quotidiano «Il Foglio» nell'edizione del 23 marzo 2019, il giorno 22 marzo al Quirinale – in occasione dell'incontro tra il Presidente della Repubblica popolare cinese Xi Jinping e il Presidente della Repubblica italiana Sergio Mattarella – un funzionario dell'ambasciata cinese in Italia responsabile dell'ufficio stampa della sede diplomatica, signor Yang Han, avrebbe duramente apostrofato la giornalista del «Foglio» Giulia Pompili;
alla giornalista del «Foglio» il funzionario dell'ambasciata cinese avrebbe contestato il contenuto di alcuni suoi recenti articoli sulla Cina, di tono e contenuto non favorevoli agli attuali indirizzi politici della Presidenza della Repubblica popolare cinese;
le parole usate dal funzionario dell'ambasciata cinese all'indirizzo della giornalista del «Foglio», secondo quanto riportato dallo stesso quotidiano, sarebbero state: «La devi smettere di parlare male della Cina», «So benissimo chi sei» –:
quali iniziative abbia intenzione di assumere il Ministro interrogato nei confronti dell'ambasciatore della Repubblica popolare cinese in Italia per chiarire i dettagli di quanto accaduto e, conseguentemente, protestare rispetto a quella che appare come una intimidazione del funzionario dell'ambasciata cinese nei confronti di una giornalista di un quotidiano italiano e più in generale di tutta la stampa italiana nel suo lavoro di racconto e commento della realtà politica ed economica cinese.
(5-01779)
AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE
Interrogazioni a risposta in Commissione:
MURONI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
nelle aree protette si portano avanti attività di difesa degli habitat e della biodiversità e, allo stesso tempo, si sperimentano strategie e modelli di sviluppo ecosostenibili che possono essere di grande utilità per il territorio, le comunità e il contrasto ai mutamenti climatici;
per fare questo, tuttavia, i parchi nazionali devono essere nelle condizioni di svolgere con efficacia la loro funzione. Per molti di essi oggi non è così. Ad oggi tredici parchi nazionali su ventiquattro sono privi di presidente: Dolomiti Bellunesi, Cinque Terre, Foreste Casentinesi, Monti Sibillini, Maiella, Gargano, Alta Murgia, Aspromonte, Asinara e di Abruzzo Lazio e Molise, appena scaduto. Mentre sono commissariati i parchi dell'Appennino Lucano e della Sila, è privo di rappresentanza legale il parco nazionale del Circeo. Inoltre, sono privi di direttori legittimamente nominati e si affidano a dipendenti che ne svolgono le funzioni: Dolomiti Bellunesi, Foreste Casentinesi, Maiella, Abruzzo-Lazio-Molise, Gargano, Appennino Lucano, Sila, La Maddalena e Pantelleria; è di pochi giorni fa la notizia delle dimissioni dell'intero consiglio direttivo del Parco Dolomiti Bellunesi e delle dimissioni, dopo quelle del presidente, anche del vicepresidente delle Cinque Terre. È del tutto evidente che tutti e due gli enti di fatto sono inattivi;
per questo motivo Federparchi, insieme a Club Alpino Italiano, Wwf, Italia nostra, Mountain wildernes Italia, Enpa, Pronatura, Legambiente, Lipu, Fai, Touring club e Mare vivo, si è rivolta al Ministro interrogato illustrando tale situazione e sollecitando un intervento urgente per dare una governance completa a quei parchi che da troppo tempo ne sono privi e che rischiano, nonostante l'impegno profuso, di vedere vanificati i loro sforzi per la difesa e la valorizzazione degli habitat naturali;
alcuni parchi nazionali sono in questa situazione da anni e hanno visto succedersi anche quattro Ministri, ma sino ad oggi nulla è accaduto. Si è sorpresi che non ci sia stato nessun riscontro da parte del Ministro interrogato all'accorato appello firmato dalla Federparchi e dalle 11 più rappresentative associazioni ambientaliste italiane. Si sa che le nomine non dipendono solo dal Ministro interrogato perché è necessaria l'intesa con i presidenti delle regioni, ma ci si chiede come sia possibile che non si riesca a trovarla con nessuno dei 13 parchi coinvolti, come denunciato più volte dal presidente di Federparchi;
si richiama un solo esempio, ma potrebbero essere tanti, per far capire l'urgenza di un intervento. Fra poco, con l'arrivo della primavera e dell'estate, aumenterà la presenza di turisti nelle aree protette. È un fatto molto positivo sia per diffondere al grande pubblico i valori della tutela ambientale, sia per contribuire allo sviluppo sostenibile dei territori. Nello stesso tempo, però, aumentano i rischi per l'ambiente, come ad esempio quello costituito dagli incendi boschivi, anche per l'attuale stato di siccità;
i parchi, inoltre, con una governance forte e completa, possono dare il loro contributo anche alla sicurezza dei visitatori che si muovono in natura, pur non essendo questa una loro competenza diretta. Per questo servono, da una parte, norme chiare su compiti, funzioni e responsabilità, dall'altra una governance degli enti in grado di svolgere pienamente i suoi compiti, dal ruolo delle guide parco, alla gestione dei flussi crescenti di visitatori;
le aree protette sono un bene comune di tutto il Paese e vanno salvaguardate e messe nelle condizioni di funzionare al meglio –:
quali siano i motivi che hanno determinato questa gravissima paralisi nelle nomine dei presidenti e il commissariamento di numerosi altri parchi nazionali;
quali iniziative intenda assumere e in quali tempi per risolvere questa situazione che di fatto blocca l'attività degli enti parco.
(5-01764)
BORDO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
notizie di stampa hanno fatto emergere un sospetto caso di sversamento illegale del percolato prodotto in un impianto di stoccaggio e trattamento dei rifiuti sito nel comune di Deliceto;
stando alle testimonianze e ai filmati raccolti, il liquido verrebbe sversato direttamente in un canale prospiciente la discarica, ormai esaurita, le cui acque sarebbero utilizzate per l'irrigazione dei campi vicini;
è emerso, inoltre, che nel 2017 non è stato possibile effettuare i prescritti controlli sui reflui liquidi per «mancanza di acqua» nei pozzetti di raccolta delle acque meteoriche realizzati appositamente per effettuare tale attività;
l'impianto è gestito da una società riconducibile a un imprenditore che gestisce un impianto per rifiuti non pericolosi nel territorio di Vasto, al cui interno, il 20 marzo 2019, i carabinieri del nucleo operativo ecologico di Pescara hanno sottoposto a sequestro preventivo la terza vasca Nuova tegola per «violazione di norme a tutela dell'ambiente e di quanto stabilito nell'autorizzazione integrata ambientale, essendo stati accertati conferimenti di rifiuti extra-regione per gli anni 2017-2018 (provenienti da Puglia, Campania e Lazio) per circa 70 mila tonnellate» –:
se e quali iniziative il Governo intenda adottare, per quanto di competenza, per assicurare il rispetto delle norme in materia ambientale e la tutela della salute dei cittadini e della salubrità dei terreni e dei prodotti agroalimentari, evitando che si ripetano casi simili.
(5-01767)
TASSO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo. — Per sapere – premesso che:
notizie di stampa hanno fatto emergere un sospetto caso di sversamento illegale del percolato prodotto in un impianto complesso di trattamento meccanico biologico (Tmb) e discarica di servizio occorso in territorio del comune di Deliceto;
dai filmati mostrati e dalle testimonianze raccolte, il liquido verrebbe sversato sia nei terreni circostanti che in un canale nei pressi della discarica, ormai esaurita, le cui acque, utilizzate per l'irrigazione dei campi vicini, confluirebbero nel torrente Carapellotto, affluente del fiume Carapelle, che sfocia nel Golfo di Manfredonia;
inoltre, emerge che dal 2017 non è stato possibile effettuare i prescritti controlli sui reflui liquidi per «mancanza di acqua» nei pozzetti di raccolta delle acque meteoriche, realizzati appositamente per effettuare tale attività;
l'impianto è gestito da una società riconducibile ad un imprenditore che gestisce una discarica nel territorio di Vasto, al cui interno, il 20 marzo 2019, i carabinieri del nucleo operativo ecologico di Pescara hanno proceduto al sequestro preventivo della «terza vasca per rifiuti non pericolosi» per «violazione di norme a tutela dell'ambiente e di quanto stabilito nell'autorizzazione integrata ambientale, essendo stati accertati conferimenti di rifiuti extra-regione per gli anni 2017-2018 (provenienti da Puglia, Campania e Lazio) per circa 70 mila tonnellate» –:
se e quali iniziative il Governo intenda adottare, per quanto di competenza, per assicurare il rispetto delle norme in materia ambientale e la tutela della salute dei cittadini, nonché per garantire l'integrità dei terreni, dei prodotti agroalimentari e la salvaguardia dell'economia dell'intera provincia di Foggia.
(5-01769)
Interrogazioni a risposta scritta:
PASTORINO e MURONI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
il 27 maggio 2003, il Ministro dell'ambiente, il Ministro delle attività produttive, il presidente di Telecom Italia, e la società Stella s.p.a., hanno sottoscritto un accordo previo parere favorevole della Conferenza Stato-regioni – ai sensi dell'articolo 2 comma 4, del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, repertorio atti n. 1663 del 13 marzo 2003, accordo che, salvo proroghe tacite (si veda articolo 10 dell'accordo), sarebbe scaduto il 27 maggio 2010;
l'accordo era finalizzato a garantire una corretta ed efficace gestione dei pali per le linee telefoniche, ivi compresi soprattutto quelli impregnati con sostanze preservanti contenenti rame, cromo e arsenico;
ai fini di una sua efficace attuazione, il testo prevedeva, all'articolo 11, la costituzione di un comitato di vigilanza e controllo, composto da un rappresentante di ciascuna delle parti firmatarie, nonché da un rappresentante dell'Osservatorio nazionale sui rifiuti, dell'Agenzia per la protezione dell'ambiente e per i servizi tecnici (ora Ispra) e dell'istituto superiore di sanità, con il compito, avente almeno cadenza annuale, di verificare il funzionamento del sistema gestionale;
inoltre, Telecom si impegnava alla sostituzione progressiva dei pali impregnati con creosoto o con sali di Cca con pali impregnati con sostanze in concentrazioni tali da non far classificare il rifiuto come pericoloso (150.000 il primo anno e successivamente 200.000 l'anno);
in risposta a una interrogazione a risposta immediata in Commissione, n. 3-009265, presentata dal senatore Baldini e discussa il 6 ottobre 2009, il sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare pro tempore, delegato a rispondere, ammetteva che il comitato di vigilanza non si era mai più riunito dall'aprile 2005 al 6 ottobre del 2009, interrompendo quindi le attività di vigilanza sullo stato di attuazione dell'accordo e comunicava che, alla data del 30 giugno 2009, sarebbero stati disinstallati da Telecom circa 1.108.000 pali in legno e che la società Stella s.p.a. aveva provveduto allo stoccaggio, in sicurezza, dei pali trattati chimicamente, e Telecom garantiva la completa informatizzazione nella registrazione dei rifiuti, tale da permetterne il costante e puntuale tracciamento –:
se l'accordo descritto in premessa sia stato prorogato e fino a quando;
se il comitato di vigilanza abbia poi svolto regolarmente le sue funzioni e quali documentazioni abbia prodotto;
se la Telecom abbia effettivamente provveduto alla sostituzione completa dei pali impregnati con sostanze preservanti contenenti rame, cromo e arsenico e quale sia l'attuale consistenza e il luogo di stoccaggio dei pali trattati chimicamente ovvero dove e in che modo siano stati trattati per renderli innocui.
(4-02590)
ZOLEZZI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
il riciclo dei rifiuti in Italia sta avendo importanti sviluppi per l'incremento della raccolta differenziata (Rd) e l'aumentata consapevolezza dei cittadini; la carenza di politiche di prevenzione del rifiuto e numerosi illeciti come la produzione di beni fittizi già destinati in partenza al ciclo dei rifiuti (si veda l'indagine sulla Marmodiv ed Eco Cart di San Giorgio di Mantova sui volantini destinati direttamente al macero), la carenza di informazioni ai cittadini in merito alla Rd di qualità e la richiesta di una minore presenza di impurità anche da parte della Cina stanno portando a una difficoltà di gestione a valle;
la raccolta differenziata del vetro ha visto la crescita dei rifiuti raccolti negli ultimi anni, +8,3 per cento nel 2017 (156 mila tonnellate) e con una previsione di un ulteriore +7,6 per cento nel 2018 (155 mila tonnellate) queste importanti crescite hanno saturato la capacità produttiva nazionale di trattamento (di recupero del vetro), tanto che le aste del mese di agosto 2018 bandite da CoReVe per allocare i rifiuti di imballaggi in vetro acquisiti dai comuni convenzionati hanno visto inoptate circa 65.000 tonnellate; CoReVe, in quanto consorzio obbligatorio preposto alla raccolta e alla gestione dei rifiuti in vetro in base alla legge, sta reagendo a questa situazione attrezzandosi con aree di stoccaggio temporaneo, incentivando sia le esportazioni dei rifiuti da imballaggio in vetro, sia l'aumento delle capacità di trattamento dei singoli impianti;
tra gli impianti di recupero del vetro, l'impianto della Emiliana Rottami è sotto curatela fallimentare, sorge in provincia di Modena e recupera circa il 9 per cento del vetro nazionale;
La Vetri di Villa Poma (MN) ha capacità annua di trattamento 15 per cento del mercato nazionale (300 mila tonnellate) ed erano previsti importanti investimenti (80 milioni di euro) da parte del gruppo multinazionale Verallia a testimonianza di un settore interessante e competitivo in ambito internazionale; nel mese di ottobre del 2018 è intervenuta la revoca autorizzativa all'impianto dopo i controlli della provincia di Mantova; il Tar ha sospeso l'efficacia del provvedimento ed è in corso l'adeguamento alle prescrizioni ambientali; Pende un'istanza fallimentare da parte di alcuni dipendenti;
vi sono stati oltre 400 roghi di impianti di stoccaggio o trattamento rifiuti negli ultimi 4 anni;
è stato inserito nella legge di bilancio 2019 un credito d'imposta per i beni recuperati dai rifiuti. Permane un accesso al credito non sempre sollecito per queste attività, come nel caso de La Vetri e sembra mancare un canale preferenziale –:
se il Governo intenda favorire il riciclo nazionale del vetro e con quali iniziative e strumenti intenda procedere;
se il Governo intenda adottare iniziative per favorire la filiera del riciclo, anche agevolando l'accesso agli strumenti finanziari.
(4-02593)
ECONOMIA E FINANZE
Interpellanza:
Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze, il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, il Ministro dello sviluppo economico, per sapere – premesso che:
recentemente si è appreso dagli organi stampa che la Iterc, impresa terminalista che gestisce, in appalto, il traffico merci nel porto industriale di Cagliari, sarà costretta ad avviare i primi 40 licenziamenti e ciò in ragione del crollo drastico delle commesse, ridotte finanche dell'80 per cento;
le organizzazioni sindacali, da tempo, denunciano la grave situazione di crisi del citato scalo portuale ed, in particolare, lamentano l'assenza di interlocuzioni con la Cict e il gruppo Contship Italia di cui la Cict fa parte: ciò, nonostante sia stata, a più riprese, promessa, dal Ministero, l'apertura di un tavolo di concertazione nel quale la medesima Contship avrebbe dovuto chiarire i propri progetti per lo sviluppo del medesimo scalo;
da quel che risulta, il tavolo di concertazione, finora, non sarebbe stato avviato e, dunque, la questione appare tuttora irrisolta, con le organizzazioni sindacali che si sono viste costrette a inviare una relazione sull'attività del porto industriale di Cagliari al consiglio di amministrazione del gruppo tedesco Eurokai, al quale fa Contship;
lo sviluppo del porto industriale dipende direttamente, anche, dall'attivazione della zona franca portuale, già prevista dall'articolo 1 del decreto legislativo n. 75 del 1998, il quale, in attuazione dell'articolo 12 dello statuto speciale della regione Sardegna, ha istituito nella medesima regione zone franche, secondo le disposizioni di cui ai regolamenti (CEE) n. 2913/1992 (Consiglio) e n. 2454/1993 (Commissione), in particolare, nei porti di Cagliari, Olbia, Oristano, Porto Torres, Portovesme, Arbatax ed in altri porti ed aree industriali ad essi funzionalmente collegate o collegabili;
il Governo ha accolto, approvandolo come raccomandazione, un ordine del giorno con il quale peraltro si impegnava all'attivazione della zona franca nell'intero territorio regionale della Sardegna –:
se il Governo sia a conoscenza dei fatti sopraesposti e quali iniziative di competenza intenda adottare al fine di superare la crisi dei traffici nel porto industriale di Cagliari, se del caso anche con la definitiva attivazione della zona franca portuale, garantendo così quantomeno il mantenimento degli attuali livelli occupazionali.
(2-00322) «Deidda».
Interrogazione a risposta in Commissione:
DE TOMA e TRANO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:
l'operazione del Nucleo di polizia economica e finanziaria della Guardia di finanza, che ha portato al sequestro preventivo, di oltre 700 milioni di euro nell'ambito dell'inchiesta della vendita di diamanti cosiddetti «da investimento», nei confronti di decine di migliaia di risparmiatori in cui risultano indagati anche numerosi istituti di credito, fra i quali Banco Bpm e Banca Aletti, Unicredit, Intesa Sanpaolo e Mps, ha suscitato grande clamore mediceo;
al riguardo l'interrogante evidenzia come la suesposta vicenda, non risulti peraltro nuova, considerando che migliaia di risparmiatori che hanno effettuato simili investimenti nel corso degli anni precedenti, si sono trovati in gravi difficoltà, nel recuperare le somme impegnate, nonostante gli interventi sopraggiunti delle associazioni di tutela dei consumatori, a seguito dei provvedimenti dell'ottobre 2017 da parte dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato, che ritenendo tali pratiche di vendita omissive e ingannevoli, ha sanzionato per oltre 15 milioni di euro, due società venditrici di Intermarket, Diamond Business e Diamond Private Investment, nonché gli istituti di credito coinvolti nella vendita dei diamanti cosiddetti «da investimento»;
anche il Tar del Lazio, nel novembre 2018 (attraverso cinque sentenze) confermando le multe inflitte dall'Antitrust nei riguardi di Unicredit, Banco Bpm, Mps e ai due principali operatori nella vendita di diamanti attraverso gli sportelli bancari, per l'attività di pratiche commerciali scorrette da essi intrapresa, ha evidenziato che il codice del 3 consumo, all'articolo 2, comma 2, lettera c), prevede il diritto dei consumatori a essere correttamente informati, stabilendo espressamente che essi hanno diritto ad «un'adeguata informazione e ad una corretta pubblicità» ed ancora, alla lettera e), «alla correttezza, alla trasparenza e all'equità nei rapporti contrattuali»;
le predette disposizioni, pertanto, sono state disattese da parte dei suddetti istituti di credito, attraverso un sistema di vendita che ha offuscato le possibilità di giudizio e di valutazione dei clienti, convincendoli ad acquistare diamanti a prezzi esorbitanti rispetto al loro effettivo valore;
a tal fine, anche la Consob interpellata in diverse occasioni da parte dell'associazione di categoria Federpreziosi Confcommercio, nonché da altre organizzazioni, nell'ambito dell'attività di vendita di diamanti cosiddetti «da investimento», attraverso la comunicazione m.13038246 del maggio del 2013, ha stabilito che tali operazioni finanziarie, non sono considerate «investimenti finanziari» e pertanto non sono soggette alle relative regole di vigilanza;
nonostante le sanzioni rilevate e gli interventi della magistratura, l'interrogante evidenzia che tale tipologia di vendita di diamanti «da investimento», viene tuttora, praticata da società intermediarie, anche su siti internet, in cui vengono riportate indicazioni equivoche quali: «Investire in diamanti diventa interessante anche per la fiscalità. L'Incremento della quotazione del diamante è netta e le plusvalenze sono da dichiarare; sono esenti da capital gain tax e possono essere la soluzione per lasciti ed eredità. I diamanti sono un bene al portatore di libera circolazione. Investire in diamanti è una alternativa intelligente per proteggersi dalle incertezze della finanza»;
ad avviso dell'interrogante, risulta pertanto urgente e necessario, porre in essere iniziative, anche di tipo normativo, volte a definire un quadro regolatorio, certo e trasparente, al fine di evitare il perpetuarsi di fenomeni fittizi, che possono ledere l'equità dei rapporti contrattuali, penalizzando i risparmiatori, come la vicenda suesposta dimostra –:
quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda assumere, al pari di quelle già previste per il mercato dell'oro da investimento, al fine di evitare il ripetersi di quanto esposto in premessa e contrastare le pratiche commerciali illegali e i rischi di riciclaggio, i cui effetti negativi e penalizzanti potrebbero esporre a gravi difficoltà nuovamente i risparmiatori italiani.
(5-01762)
GIUSTIZIA
Interrogazione a risposta scritta:
DADONE. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
nella giornata del 20 marzo 2019, a seguito di un intervento di routine, 5 agenti della polizia penitenziaria nella casa circondariale di Cuneo sono stati aggrediti da un detenuto. Per gli agenti aggrediti si è reso necessario l'accompagnamento al pronto soccorso dell'ospedale Santa Croce di Cuneo, dal quale sono stati dimessi con una prognosi di 6 giorni;
non si tratta del primo caso di aggressione ai danni degli agenti di polizia penitenziaria presso la struttura cuneese nel recente periodo;
nel mese di ottobre 2018 due poliziotti penitenziari sono rimasti feriti all'interno del carcere di Cuneo a causa di un'aggressione da parte di un detenuto che voleva portare con sé in cella alcune foto senza il preventivo controllo;
nel mese di marzo 2018 un assistente capo della polizia penitenziaria in servizio era stata aggredita durante l'ora d'aria, con calci e pugni, procurando all'agente una frattura dello scafoide della mano destra e contusioni varie su tutto il corpo;
le aggressioni sopra citate rappresentano solo alcuni esempi di problema diffuso a livello nazionale ai danni degli operatori di polizia penitenziaria nelle sezioni detentive;
questa criticità, a quanto si apprende dalla dichiarazioni dei sindacati apparse sui giornali locali, resta senza adeguata risposta da parte del dipartimento di amministrazione penitenziaria, che pare non emani direttive chiare sul contrasto del fenomeno. Le recenti disposizioni dell'amministrazione penitenziaria, quindi, tenderebbero a non risolvere il problema degli atti di aggressione contro gli agenti di polizia penitenziaria –:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza di queste criticità e come intenda attivarsi per contrastare tale fenomeno e garantire la sicurezza degli agenti di polizia penitenziaria e degli altri detenuti.
(4-02592)
INFRASTRUTTURE E TRASPORTI
Interrogazione a risposta orale:
DONZELLI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro per i beni e le attività culturali, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
l'opera denominata «Sistema a guida vincolata di Firenze (Tramvia fiorentina)» detta anche «Sistema di trasporto urbano integrato-tramvia di Firenze» è prevista dalla legge 21 dicembre 2001 , n. 443, da successive disposizioni e da accordi con la ragione Toscana;
detta infrastruttura ferrotramviaria metropolitana, a valenza di servizio per la pendolarità regionale, si muove da più direzioni verso il cuore monumentale della città di Firenze attraversando il tessuto urbano secondo disegno radiale convergendo un unico nodo di scambio, la piazza fra l'abside di Santa Maria Novella e la stazione, nel centro storico di Firenze dal 1982 patrimonio culturale dell'umanità. Questa infrastruttura così come progettata, ad avviso dell'interrogante, incide profondamente e trasforma anche in maniera irreversibile l'urbanistica della città, altera l'immagine storica e la struttura secolare;
le procedure di approvazione del progetto hanno preso avvio in anni precedenti al codice dei beni culturali del 2004; tuttavia; dagli atti preliminari, fino agli attuali, avrebbe dovuto essere premura del comune di Firenze rappresentare nei progetti con il dovuto rilievo il valore storico del tessuto urbano attraversato dall'infrastruttura. Senza il rilievo storico del tessuto urbano diventa impossibile valutare in modo coerente, e scientifico l'impatto sui beni pubblici storici, valutazione di impatto ambientale e la valutazione ambientale strategica dell'infrastruttura;
la tramvia non attraversa un «paesaggio» in quanto ambiente naturalistico sia pur antropizzato, ma trasforma il valore storico culturale del centro di Firenze, tutelato anche dall'Unesco;
in caso di ripensamento dell'opera difficilmente saranno attuabili eventuali progetti di restauro conservativo progetti di ripristino dello stato dei luoghi;
dal 1955 sono operanti per decreto ministeriale una serie di vincoli a tutela del paesaggio ma soprattutto dal 1998, anno dell'ultimo piano regolatore generale approvato ed adottato a Firenze, il tessuto urbano ed i viali realizzati con la prima pianificazione urbanistica dell'Unità d'Italia sono stati classificati di valore storico dallo stesso comune di Firenze. Tale classificazione è tecnicamente detta «zona omogenea A» ed è vigente;
importanti viali e piazze storiche saranno coinvolti a brevissimo in profonde alterazioni difficilmente ripristinabili: in ogni caso i progetti di tramvia definitivi, esecutivi o di variante successivi all'entrata in vigore del codice dei beni culturali avrebbero dovuto essere sottoposti alle prescrizioni del codice, per il valore unico e l'importanza mondiale della città, ed anche per rispetto del principio di precauzione indicato dal documento «Schema di interventi», paragrafo 34 (approvato dalla Conferenza mondiale sulla scienza Unesco 1999), concernente la valutazione dei rischi e dei danni potenzialmente irreversibili –:
se risulti che nei progetti della tramvia di Firenze il valore Storico del tessuto urbano coinvolto sia stato sempre correttamente dichiarato e prospettato, al fine di consentire una coerente valutazione, in tutte le sedi, sia dei progetti, sia del vero e reale impatto dell'infrastruttura sul tessuto storico della città di Firenze;
nel caso in cui tali dovute dichiarazioni siano state omesse, se non sia necessario rivedere le valutazioni Via e Vas;
quali iniziative intenda assumere il Governo, per quanto di competenza, per tutelare il valore urbanistico, storico e culturale di Firenze rispetto a tale infrastruttura.
(3-00651)
INTERNO
Interrogazione a risposta in Commissione:
FIANO e MIGLIORE. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
il comune di Acerra (Napoli) è dotato di personale con qualifica dirigenziale;
dalla data di insediamento dell'attuale sindaco, risalente a giugno 2012, tutte le posizioni dirigenziali previste, tranne una breve parentesi per una delle direzioni tecniche sono state coperte;
nonostante l'ampia e piena copertura di posizioni dirigenziali, al segretario generale sono state sempre attribuite – tranne qualche temporanea, singola e marginale eccezione – importanti e significative funzioni dirigenziali: «gestione giuridica del personale»; «Relazioni sindacali e formazione del personale»; «affari giuridico legali»; «ufficio speciale per la raccolta differenziata e igiene urbana»; «ambiente e riqualificazione urbana»; «Suap e imprese sociali»; «anticorruzione»;
questo quadro organizzativo è stato da ultimo confermato con il provvedimento sindacale n. 16 del 10 aprile 2018;
la stabile e permanente attribuzione al segretario generale di imponenti, rilevanti funzioni dirigenziali – in assenza di qualunque presupposto di fatto, pur non sussistendo alcuna vacanza di posizioni dirigenziali e in carenza di espresse disposizioni regolamentari – ad avviso degli interroganti ha ingenerato la dissoluzione di ogni forma di controllo e di verifica, con l'avvio di un perdurante processo patologico di «snaturamento» e «sviamento» del ruolo del massimo funzionario dell'ente, con la compromissione del livello generale di legalità e imparzialità dell'azione amministrativa, come è possibile desumere nei pareri dell'autorità amministrativa, ad esempio, quello del 9 ottobre 2009, reso dal Ministero dell'interno, e quello formulato dalla Corte dei Conti, sezione regionale per la Basilicata n. 50 del 2015;
la grave alterazione è stata già, nel gennaio 2017, segnalata dai consiglieri comunali di opposizione del precedente mandato amministrativo alla direzione centrale per gli uffici territoriali del Governo e per le autonomie locali del Ministero dell'interno e il 4 giugno 2018 è stata oggetto di trattazione del consiglio comunale, convocato sul punto ai sensi dell'articolo 39, comma 2, del testo unico dell'ordinamento delle autonomie locali, da cui peraltro è scaturita una querela contro due consiglieri comunali da parte del segretario comunale –:
quali iniziative intenda adottare, per quanto di competenza, per verificare se l'impropria e perdurante attribuzione di tali poteri dirigenziali al segretario generale possa – per carenza di piena legittimazione e la sussistenza di un permanente conflitto di interessi – aver inficiato la validità degli atti adottati nell'esercizio delle relative funzioni e se tali persistenti violazioni, investendo oramai una ingente quantità di provvedimenti amministrativi comunali, si possano configurare, ad ogni effetto di legge e in particolare del testo unico sull'ordinamento degli enti locali, come «gravi»;
ove ne sussistano i presupposti, se non intenda adottare le iniziative di competenza per addivenire ad una immediata cessazione di una situazione nella quale non sussistono più le condizioni minime per lo svolgimento di elementari e fondamentali attività di controllo sull'attività amministrativa di rilevanti settori e su fondamentali procedimenti, quali concorsi pubblici, indizioni di gare di appalto tra cui il servizio di nettezza urbana, gestione del personale, cura del contenzioso giudiziario e altro.
(5-01780)
Interrogazioni a risposta scritta:
MACINA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
dall'inizio dell'anno, l'azione criminale nella città di Brindisi, una tra le province con il più alto tasso di criminalità, ha raggiunto un livello grave e preoccupante con un aumento vertiginoso di rapine e un conseguente alto rischio per la sicurezza dei cittadini;
in particolare, il 15 febbraio 2019, due malavitosi a volto coperto hanno fatto irruzione nell'ufficio postale del quartiere Bozzano di Brindisi in via Germania, impossessandosi dei fondi delle casse. Episodio criminoso ripetutosi, nella stessa sede, il 20 marzo, quando due persone armate sono entrate minacciando dipendenti e clienti e facendosi consegnare il denaro; il 22 marzo, l'ufficio postale del rione Casale, in via Duca degli Abruzzi, è stato assaltato da due rapinatori armati; lo stesso giorno, alle 4,30 del mattino, due criminali armati di pistola e machete hanno fatto irruzione nella sala giochi Win Time in viale Commenda, minacciando il dipendente del locale e facendosi consegnare circa 10 mila euro;
inoltre, come riportato dagli organi di stampa, la violenza criminale imperversa con sparatorie tra giovani delinquenti al centro della città e nei quartieri periferici di Brindisi, rapine in centri commerciali (Ipercoop e Conad), furti, atti teppistici e, da ultimo, l'assalto a un tir carico di tabacchi sulla strada statale 379 nei pressi di Torre Canne;
come i fatti dimostrano, la situazione è grave e le misure adottate in termini di prevenzione e repressione della criminalità da parte delle forze dell'ordine e delle istituzioni competenti non risultano sufficienti a garantire la sicurezza dei cittadini e del territorio urbano –:
quali iniziative intenda adottare per contrastare la violenza criminale nella città di Brindisi;
quali iniziative intenda adottare per potenziare l'organico delle forze di polizia al fine di aumentare i pattugliamenti e i controlli con la possibile istituzione di punti di vigilanza nei quartieri.
(4-02588)
FRATOIANNI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
il sindacato dei giornalisti Ast (Associazione stampa toscana) ha denunciato che sabato 23 marzo 2019 a Prato, le forze dell'ordine avrebbero condotto dei controlli ai varchi che delimitavano la manifestazione di Forza Nuova, fotografando i tesserini dei giornalisti, operatori radio tv, fotoreporter, impegnati nei servizi sulla manifestazione;
a parere dell'interrogante si è di fronte ad una procedura assolutamente inusuale, un fatto sconcertante e preoccupante su cui è assolutamente necessario fare luce fino in fondo;
il fatto che sia stata riprodotta, e quindi conservata, la tessera professionale di giornalisti, operatori e fotografi può aprire la strada a quella che appare all'interrogante una procedura più simile a una schedatura, e quindi in evidente contrasto con l'articolo 21 della Costituzione, che a dei controlli funzionali a garantire l'ordine pubblico;
si ricorda, inoltre, che la manifestazione indetta da Forza Nuova serviva a celebrare i 100 anni dalla fondazione dei Fasci italiani di combattimento, primi protagonisti e poi per vent'anni responsabili delle violenze del partito nazionale fascista contro cittadini, lavoratori, antifascisti e chiunque si opponesse al regime;
iniziative che celebrano il fascismo si pongono in totale contrapposizione con la vigente normativa e per questo, a parere dell'interrogante, chi di competenza avrebbe dovuto negare l'autorizzazione alla manifestazione e non invece preoccuparsi, come pare abbiano fatto le forze dell'ordine, di fotografare i tesserini dei giornalisti;
dopo quanto avvenuto e denunciato dall'Ast, diventa fondamentale verificare se l'ordine di procedere alla schedatura dei giornalisti sia stato impartito dai responsabili locali del governo e della sicurezza pubblica nella città di Prato, perché, se così fosse, sarebbe dimostrata la loro inadeguatezza a gestire eventi complessi e quindi a ricoprire quei ruoli –:
quali siano gli orientamenti del Governo circa quanto esposto in premessa, dal momento che, qualora i fatti venissero confermati, si sarebbe, secondo l'interrogante, di fronte a una possibile violazione della libertà di stampa e dell'articolo 21 della Costituzione;
se il Governo intenda verificare chi abbia deciso tali controlli e con quali finalità e quali siano state le ragioni che hanno portato a questa singolare procedura di identificazione dei giornalisti, operatori radio tv, fotoreporter, impegnati nei servizi sulla manifestazione di Forza Nuova a Prato mai accaduta prima e configurabile, ad avviso dell'interrogante, come una schedatura di massa;
quali iniziative intenda intraprendere nei confronti delle questure e delle prefetture affinché procedure come quelle esposte in premessa non si ripetano in futuro.
(4-02589)
ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA
Interrogazione a risposta in Commissione:
MIGLIORE. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
l'Università per gli Studi di Napoli «Parthenope», con il concorso di fondi pubblici, ha acquistato nel 2008 un immobile, sito a Napoli nella cosiddetta Area ex Manifattura Tabacchi, da destinarsi all'uso di residenze universitarie;
successivamente la stessa università per gli studi di Napoli «Parthenope» ha stipulato una convenzione accessoria con il Ministero dell'università e della ricerca, con la quale è stato previsto, fra gli altri, a carico dell'ateneo beneficiario, l'obbligo di «mantenere invariata la destinazione d'uso per un periodo non inferiore a venticinque anni dalla piena funzionalità dell'opera» e l'obbligo di «destinare 112 posti ad alloggio per studenti capaci e meritevoli privi di mezzi»;
coerentemente a quanto fin qui premesso nel 2012, l'ateneo stipulava un'ulteriore convenzione con l'Adisu Parthenope, volta a regolare l'affidamento, in favore di quest'ultima, della gestione integrale ed esclusiva della residenza universitaria per dieci anni decorrenti dalla consegna dell'immobile e nel 2018 l'Adirsuc subentrava all'Adisu;
tuttavia, nel settembre del 2018, a seguito di un parere negativo per l'area ex Manifattura Tabacchi, espresso dalla competente direzione del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, l'Adirsuc disponeva di dismettere in via precauzionale, a partire dal 1° ottobre 2018, l'utilizzazione di tale struttura;
nonostante il positivo esito di un ricorso al Tar Campania di Napoli che ha portato l'Adirsuc a ritirare con deliberazione dell'11 febbraio 2019 la propria precedente deliberazione in merito alla dismissione precauzionale della struttura, l'immobile in questione non è ancora stato riaperto, con gravi conseguenze non solo su quegli studenti capaci e meritevoli che avrebbero avuto diritto ad un alloggio, ma anche sui numerosi lavoratori già chiamati a svolgere le proprie mansioni di addetti alle pulizie e alla guardiania presso la struttura precauzionalmente sgomberata –:
quali iniziative urgenti intenda adottare, per quanto di competenza, al fine di garantire la riapertura nel minor tempo possibile dell'immobile indicato in premessa, garantendo così che possa tornare ad ospitare l'utenza avente titolo e a svolgere effettivamente la funzione di residenza universitaria per cui è stata acquistata e finanziata.
(5-01765)
Interrogazione a risposta scritta:
TOPO. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
il riconoscimento espresso del rapporto di lavoro atipico per il personale docente deriva dal decreto ministeriale n. 374 del 1o giugno 2017, il quale prevede, articolo 4-bis, comma 2, che i servizi prestati con contratti atipici, non da lavoro dipendente, stipulati nelle scuole non statali o nei centri di formazione professionale per insegnamenti curricolari, sono valutati per l'intero periodo, secondo i medesimi criteri previsti per i contratti di lavoro dipendente, del contratto di collaborazione a progetto;
a seguito di tale riforma, varie organizzazioni, con il supporto di sigle sindacali nazionali, stipulavano contratti collettivi nazionali di lavoro basati sul rapporto a progetto, sfociati poi in rapporti di collaborazione coordinata e continuativa a seguito delle modifiche introdotte dal decreto legislativo n. 81 del 15 giugno 2015 (cosiddetto JobsAct) che, nell'abolire, all'articolo 2 comma 1, i contratti a progetto, li autorizzava, ai sensi dell'articolo 2, comma 2, lettera a), in presenza di specifici accordi collettivi nazionali stipulati da associazioni sindacali comparativamente più rappresentative sul piano nazionale;
la specifica previsione di validità del contratto cosiddetto «atipico» prevista per il personale docente, non è stata, per il personale non docente, altrettanto chiara, generando così disparità di trattamento rispetto al personale docente e, soprattutto, a seconda dell'interpretazione della norma di ogni dirigente scolastico;
con l'atto di interpello protocollo n. 0022038/2015 del 15 dicembre 2015, il Ministero del lavoro e delle politiche sociali confermava la legittimità dell'utilizzo del contratto stipulato dalla Federterziario Scuola riconoscendogli lo status giuridico di contratto collettivo nazionale di lavoro;
l'Inps, anche attraverso il messaggio n. 1712 del 21 aprile 2017, ha riconosciuto il contratto della Federterziario Scuola precisando che: «il codice “412” avente il significato di “CCNL per il personale direttivo, docente, educativo, amministrativo, tecnico ed ausiliario occupato nelle scuole non statali, enti di formazione, scuole di preparazione, Federterziario, Federterziario scuola, Confimea Ugl Scuola e Ugl”»;
il decreto ministeriale n. 640 del 30 agosto 2017 ha disciplinato l'aggiornamento delle graduatorie del personale Ata per il triennio 2017-2019, riconoscendo il servizio prestato con contratti atipici presso le istituzioni scolastiche paritarie, allorquando, lettera F dell'allegato A (pagina 23) del detto decreto, prevede che: «Qualora il servizio sia stato prestato in scuole non statali paritarie, in scuole dell'infanzia non statali autorizzate, in scuole parificate, (...) legalmente riconosciute, il punteggio assegnato al servizio è ridotto alla metà. Tale servizio non costituisce requisito di accesso»;
il decreto del Presidente della Repubblica n. 119 del 22 giugno 2009, all'articolo 4, comma 5, ha previsto espressamente l'assunzione di personale con contratti di collaborazione coordinata e continuativa da parte delle istituzioni scolastiche con le mansioni di personale A.t.a;
il Tar dell'Aquila, con la sentenza n. 813 del 20 novembre 2014, ha condannato un'amministrazione scolastica che, sul presupposto che il servizio prestato da una assistente amministrativa, con contratto di collaborazione non fosse valutabile, aveva risolto il relativo contratto azzerando il punteggio dichiarato;
lo stesso tribunale, oltre a condannare l'amministrazione costituita al risarcimento del danno e alle spese legali, disponeva che: «Il Collegio ritiene opportuno trasmettere la presente sentenza alla Procura Regionale della Corte dei conti, al fine di accertare se nella vicenda in esame siano configurabili eventuali responsabilità amministrative per danno erariale» –:
quali iniziative il Governo intenda intraprendere al fine di ristabilire la parità di trattamento del personale in questione ed evitare inutili e costosi contenziosi giudiziari.
(4-02594)
LAVORO E POLITICHE SOCIALI
Interrogazione a risposta in Commissione:
RIZZETTO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:
già da tempo, i 130 lavoratori della Dm Elektron di Buja (Ud) vivono in uno stato di preoccupazione, poiché l'impresa, che produce schede e componenti elettronici, ha acquisito uno stabilimento in Romania e in questi mesi ha proceduto al trasferimento dei macchinari presso il nuovo sito produttivo;
i dipendenti, anche attraverso i sindacati, hanno più volte chiesto dei chiarimenti alla proprietà dell'azienda sulle prospettive dello stabilimento friulano, ma non hanno mai ricevuto concrete risposte. Nonostante l'azienda abbia affermato che in regione sarebbero arrivate nuove linee produttive, di fatto, è stato eseguito un progressivo svuotamento del sito e non è mai esistito un piano industriale che potesse far sperare in un rilancio dell'attività industriale di Buja;
nel mese di dicembre 2018, Dario Melchior, proprietario e amministratore delegato dell'azienda, aveva dichiarato che nessuna delocalizzazione era in atto, ma solo un processo di incremento delle attività e di riorganizzazione;
al riguardo, si sono susseguiti degli incontri tra la proprietà, la regione e i sindacati per chiarire le prospettive dell'azienda a tutela dei lavoratori e del territorio, che a nulla sono serviti, poiché, in questi giorni, è stato annunciato il taglio di dipendenti e della produzione;
si apprende, infatti, che in Friuli Venezia Giulia saranno mantenuti solo gli uffici amministrativi e la ricerca e sviluppo, mentre i reparti produttivi verranno tutti chiusi con la conseguente perdita dei posti di lavoro;
si assiste all'ennesimo caso in cui un'azienda, da un giorno all'altro, mette di fronte ai lavoratori l'attuazione di un piano di delocalizzazione della produzione, che lascerà gli stessi senza lavoro –:
quali siano gli orientamenti, per quanto di competenza, sui fatti esposti in premessa;
se e quali iniziative si intendano assumere per tutelare i lavoratori della Dm Elektron di Buja.
(5-01763)
Interrogazione a risposta scritta:
VARCHI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:
è stato soppresso lo sportello Inps sito nel comune di Trapani per la trattazione delle pratiche previdenziali e pensionistiche dei lavoratori cosiddetti «marittimi», categoria che ricomprende marittimi naviganti, pescatori, imbarcati su navi mercantili o di linea;
detto ufficio è stato dislocato nel comune di Mazara del Vallo e ha competenza per tutti i lavoratori della provincia di Trapani;
in tale ufficio è addetto un solo impiegato impossibilitato a evadere anche solo le richieste di visura dello stato previdenziale di ciascun utente, a maggior ragione se si considera la difficoltà di ricostruire i versamenti e le spettanze di lavoratori stagionali come i «marittimi»;
l'ufficio risulta sprovvisto di strumenti di consultazione telematica che consentano di consultare le pratiche a distanza, al fine di ridurre il carico di lavoro dell'unico impiegato ivi dislocato ed evitare agli utenti il tragitto verso Mazara nonché garantire celerità nella risposta;
nel territorio del comprensorio trapanese l'economia ittica e dei trasporti marittimi rappresenta una delle principali risorse con la consequenziale presenza di una copiosa popolazione di lavoratori «marittimi» –:
quali iniziative il Ministro interrogato intenda adottare affinché l'Inps implementi il numero degli impiegati di detto ufficio o ne ripristini uno nella sede di Trapani, a maggior ragione alla luce della funzione sociale che detto istituto deve assolvere e che risulta di tutta evidenza, per ragioni costituzionali ancor prima che politiche, prevalente rispetto ai criteri di economicità cui è improntata la gestione dell'Istituto medesimo.
(4-02591)
SALUTE
Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:
XII Commissione:
ROSTAN e PASTORINO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
la legge di bilancio 2019, all'articolo 1, commi 537, 538, 540, 541 e 542, disciplina l'iscrizione agli albi professionali di taluni professionisti in ambito sanitario, al fine di eliminare l'indeterminatezza del quadro giuridico delineatosi a seguito dell'approvazione della legge n. 3 del 2018;
per tale scopo, al comma 538, si dispone che entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della legge di bilancio 2019, con decreto del Ministro della salute, vengano istituiti degli elenchi speciali a esaurimento istituiti presso i corrispondenti ordini professionali;
l'iscrizione a tali elenchi, entro il 31 dicembre 2019, autorizza a continuare a svolgere le attività professionali previste dal profilo della professione sanitaria di riferimento. Possono iscriversi coloro che svolgano o abbiano svolto un'attività professionale in regime di lavoro dipendente o autonomo, per un periodo minimo di 3 anni, per periodi anche non continuativi, nell'arco degli ultimi dieci anni;
tuttavia, ad oggi, non è stato ancora pubblicato il citato decreto del Ministero della salute indispensabile per l'attuazione della revisione descritta;
in base alla circolare n. 7/E del 4 aprile 2017 dell'Agenzia delle entrate, interpretativa dell'articolo 15, comma 1, lettera c), del Tuir, le prestazioni del massofisioterapista sono detraibili solo se rese da soggetti che hanno conseguito entro il 17 marzo 1999 il diploma di formazione triennale. Dunque, le prestazioni rese da massofisioterapisti che hanno conseguito il diploma successivamente a tale data non sono detraibili, neanche in presenza di una specifica prescrizione medica;
la categoria dei massofisioterapisti è a oggi penalizzata dalla impossibilità, salvo l'eccezione sopra descritta, di detrazione delle prestazioni rese e in attesa di uscire dal limbo in cui si trova per la mancanza del decreto attuativo che istituirà gli elenchi speciali a cui iscriversi. Al riguardo sono molti i professionisti che stanno subendo licenziamenti dagli stessi ambulatori dove collaborano, poiché, non essendo chiara la disciplina né attuata, vi è il timore di incorrere in sanzioni –:
quali iniziative di competenza intenda assumere per risolvere la grave situazione di incertezza, descritta in premessa, in cui versa la categoria professionale dei massofisioterapisti, soprattutto con riferimento all'adozione dell'atteso decreto sopracitato di cui all'articolo 1, comma 538, dalla legge 30 dicembre 2018, n. 145.
(5-01770)
SARLI, SPORTIELLO, MAMMÌ, NAPPI, FLATI, D'ARRANDO, MASSIMO ENRICO BARONI, BOLOGNA, LAPIA, MENGA, NESCI, PROVENZA, SAPIA, TRIZZINO, TROIANO, CUNIAL, SIRAGUSA, PAPIRO, GIORDANO, DI LAURO, TESTAMENTO e TORTO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
nel nostro Paese, nel 2016, risultano utilizzati nella sperimentazione più di 600.000 animali. Gli esperimenti coinvolgono, con diverso numero di utilizzo, varie specie di animali, come ad esempio: cani, conigli, criceti, macachi, topi;
per legge, il ricordo agli animali dovrebbe essere l'ultima via di sperimentazione attuabile e solo se non siano disponibili metodi alternativi. Il numero di animali utilizzati negli esperimenti è ancora molto ampio: una ricerca senza l'uso di animali stenta a partire nel nostro Paese;
in molti Paesi europei già da molti anni vi sono organismi e norme che favoriscono la sperimentazione con modelli sostitutivi al modello animale;
in Olanda, in particolare, dal 2014 è stato istituito il Comitato nazionale olandese – (NCad) per la protezione degli animali utilizzati a fini scientifici che collabora con le istituzioni di quel Paese. Tale comitato mette in pratica il metodo «3 R», che avvia la transizione verso forme di ricerca con metodi sostitutivi con l'obiettivo che, nel 2025, la ricerca con modello animale sia conclusa;
la Germania ha investito negli ultimi anni notevoli stanziamenti pubblici per lo sviluppo di modelli sperimentali senza animali, a fronte di quelli esigui del nostro Paese;
uno degli ultimi rapporti Eurispes ha certificato che l'80 per cento degli italiani è contrario alla sperimentazione animale;
recentemente, il 19 febbraio 2019, la Lav ha consegnato, al Senato della Repubblica con oltre 53 mila firme, una petizione per chiedere al Parlamento e al Governo di destinare almeno il 50 per cento di fondi stanziati per la ricerca in ambito biomedico e sanitario ai metodi che non prevedono l'uso di animali –:
se non ritenga di adottare le iniziative di competenza per avviare un percorso di confronto con gli esperti del settore, con la comunità scientifica, con gli ordini professionali medici e veterinari e con le associazioni di tutela degli animali, sull'individuazione di metodi alternativi nella ricerca sanitaria che non prevedano l'uso di animali.
(5-01771)
BOLDI, PANIZZUT, DE MARTINI, FOSCOLO, LAZZARINI, LOCATELLI, TIRAMANI e ZIELLO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
l'orticaria cronica spontanea (Csu) è una malattia autoimmune che assume caratteri di tale severità da interferire pesantemente con la qualità di vita del paziente, causandone un deterioramento maggiore di quello indotto da un infarto miocardico;
questi pazienti dal 2015 sono stati trattati con Omalizumab, farmaco privo di effetti collaterali di rilievo e in grado di determinare la regressione completa della manifestazione clinica nel 70 per cento dei casi, modificando notevolmente in meglio la vita dei malati (Csu);
tuttavia l'Aifa, a differenza del resto dei Paesi europei ed extra europei, ha previsto nella determina del 31 luglio 2015 un piano terapeutico per tale farmaco di solo 11 infusioni, non dando alternative farmacologiche pari in termini di efficacia e sicurezza;
dagli studi nazionali e internazionali i pazienti che recidivano all'interruzione del trattamento sono ben il 60 per cento. Se non trattati, questi pazienti ripiombano nel drammatico iter di ospedalizzazioni, infiniti accessi al pronto soccorso, utilizzo di medicinali off label tossici ed inutili, perché non indicati per la patologia;
il monitoraggio e gli effetti collaterali dei trattamenti alternativi ad Omalizumab, unitamente alla persistenza di una forma severa di orticaria cronica spontanea, comportano un esborso economico per il servizio sanitario nazionale in termini di indagini ematologiche, visite mediche, accessi in pronto soccorso, e ricoveri ospedalieri. Questi costi, connessi all'assenteismo e al «presenteismo», portano dunque a costi diretti e indiretti di gran lunga superiori al costo del prolungamento della terapia con Omalizumab secondo le indicazioni dello specialista come previsto da qualsiasi piano terapeutico in caso di patologia cronica qual è l'orticaria cronica spontanea;
vi è l'urgenza di riattivare il piano terapeutico rendendolo ripetibile, come accade per tutte le patologie croniche;
vi è da considerare l'iniquità territoriale legata all'utilizzo del farmaco nelle regioni italiane: in alcune il farmaco è bloccato ad 11 infusioni come previsto dalla determina, mentre nelle restanti 17 regioni il farmaco viene prescritto a discrezione dello specialista ben oltre le 11 infusioni;
quindi, a seconda della residenza del malato, questi ha accesso o meno al farmaco e, in conseguenza, al diritto alla salute –:
se il Ministro interrogato non ritenga opportuno adottare le iniziative di competenza per ridefinire urgentemente la determina e il suo piano terapeutico, adeguandolo a quello di tutte le patologie croniche, ossia attivando anche per l'orticaria cronica spontanea un piano terapeutico ripetibile secondo le indicazioni dello specialista.
(5-01772)
DE FILIPPO, LEPRI, CARNEVALI e SIANI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
in Italia vi è un ritardo nell'autorizzazione all'uso del trattamento sperimentale del Car-T, un procedimento in cui alcune cellule del sistema immunitario vengono prelevate dal paziente, geneticamente modificate in laboratorio, al fine di riconoscere le cellule tumorali, e poi reinfuse nello stesso paziente;
tale trattamento è possibile solo con farmaci innovativi e costosi che richiedono l'approvazione degli enti governativi preposti, nel caso dell'Italia dell'Aifa;
come dichiarato dal professore Corradini dell'Istituto tumori di Milano e presidente della Società italiana di ematologia, «Dei circa 750 pazienti eleggibili alla terapia, la percentuale di guarigione è pari al 40 per cento. Questo significa che se dobbiamo aspettare un anno prima di mettere la terapia in commercio. In Italia moriranno ogni mese 35-37 persone che avrebbero potuto beneficiarne»;
in Italia, ad oggi, esiste solo un «programma compassionevole» (decreto ministeriale 7 settembre 2017) in base al quale la multinazionale produttrice del farmaco americana Giled, in attesa di addivenire ad un accordo con Aifa, e dietro parere favorevole del Comitato etico, ha messo a disposizione alcuni limitatissimi trattamenti che certo non coprono il fabbisogno stimato;
sia la legge di bilancio 2019 che il «decreto semplificazioni» hanno stanziato rispettivamente 5 milioni di euro per il 2019 e 10 milioni per il 2020 per la Rete oncologica e la Rete cardiovascolare, cui fanno parte Istituiti di ricovero e cura a carattere scientifico impegnati nello sviluppo della tecnologia antitumorali e Car-T e nella prevenzione primaria cardiovascolare;
con decreto del Ministero della salute dell'11 marzo 2019 è stato istituito il gruppo di progetto con il compito di predisporre lo studio di fattibilità sulle Car-T, al cui interno vi è anche un rappresentante della MolMed, società tra le più importanti in questo settore, e di relazionare entro il 30 aprile alla Commissione cultura –:
quale sia al momento lo stato dell’iter della negoziazione tra l'Aifa e le aziende produttrici del trattamento Car-T e se alla luce di quanto riportato in premessa, il Ministro interrogato non ritenga doveroso adottare urgentemente iniziative, affinché, nell'immediato, anche in Italia, sia possibile avere non solo nell'ambito di un programma per uso «compassionevole» ma per tutti i possibili pazienti eleggibili il trattamento Car-T.
(5-01773)
NOVELLI, PEDRAZZINI, BAGNASCO, BOND, BRAMBILLA, MUGNAI, VERSACE e NEVI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
come segnalato anche dall'Aitt (Associazione italiana tumori del testicolo), da tempo vengono riscontrate diverse difficoltà nel reperimento dei farmaci necessari per seguire la terapia ormonale sostitutiva nei pazienti colpiti da tumore del testicolo bilaterale;
in particolare la difficoltà sembra concentrarsi principalmente nei farmaci iniettabili. A seguito di alcuni sondaggi effettuati dall'Associazione e di alcune segnalazioni ricevute anche dalla comunità scientifica, sembrerebbe che le case farmaceutiche abbiano messo da parte la produzione di questi farmaci, che sono assolutamente necessari. Le ragioni di tale disinteresse sembrano essere di natura economica, visto che sono farmaci a basso costo ed hanno una domanda molto bassa. A quanto pare, restano disponibili solo alcuni farmaci in formato Gel che, per svariati motivi, non sono tollerati da tutti i pazienti;
i farmaci difficili da recepire sono: Testoviron depot (Bayer); Sustanon depot (Organon, altri); Testo enant depot (Geymonat SPA, altri); Nebid (Bayer) –:
quali siano le ragioni delle difficoltà nel reperimento dei farmaci necessari per seguire la terapia ormonale sostitutiva nei pazienti colpiti da tumore del testicolo bilaterale se non intenda adottare le opportune iniziative di competenza al fine di garantire la disponibilità piena e immediata dei suddetti farmaci.
(5-01774)
Interrogazione a risposta in Commissione:
PRESTIPINO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
a causa del periodo di crisi economica e della conseguente diminuzione del potere di acquisto degli italiani anche accudire un animale è diventato maggiormente impegnativo, con un aggravio del bilancio familiare dovuto agli alti costi di cibo, vaccini, prestazioni veterinarie e farmaci veterinari. Ne è una conferma la flessione, tra il 2016 e il 2017, delle adozioni dai canili pari all'8,60 per cento;
l'elevato prezzo dei farmaci veterinari è un grave problema: a parità di principio attivo, il costo è in media cinque volte superiore rispetto al farmaco ad uso umano e può arrivare a moltiplicarsi per dieci volte;
normativa impone al medico veterinario, pena pesanti sanzioni, di prescrivere il farmaco veterinario per gli animali;
per i farmaci veterinari il prezzo è interamente dettato da dinamiche di mercato e la spesa è interamente a carico del proprietario dell'animale, sia esso persona fisica o giuridica, perché a differenza dei medicinali umani non è prevista la rimborsabilità da parte del servizio sanitario nazionale;
è impossibile scegliere un farmaco generico per animali al fine di risparmiare, poiché i medicinali veterinari generici non sono facilmente individuabili e sono immessi in commercio con un nome di fantasia, senza un elenco di riferimento;
i farmaci veterinari non soggiacciono ad alcuna norma che preveda l'obbligo di un prezzo di vendita inferiore di almeno il 20 per cento rispetto all’originator;
tutto ciò si ripercuote negativamente sia sulla salute animale, poiché limita fortemente l'accesso alla cura del paziente non umano, sia su quella umana (basti pensare alle zoonosi) e si ripercuote negativamente sulle finanze sia dei cittadini che detengono animali, sia di quelli che non ne detengono;
in Italia sono oltre 130.000 mila i cani detenuti nei canili rifugio il cui mantenimento e cura ricadono sulle casse pubbliche;
la questione non è solo economica, dato che un altro problema è rappresentato dal confezionamento: le specialità medicinali veterinarie sono spesso predisposte con quantitativi che possono rivelarsi sovradimensionati rispetto al paziente animale e alla durata del trattamento, causando un avanzo e spesso uno spreco di farmaco inutilizzato, o aumentando il rischio di cure «fai da te»;
la problematica del prezzo del farmaco veterinario non è avvertita solo dalle associazioni animaliste, ma anche dai veterinari stessi –:
quali iniziative intenda adottare il Ministro interrogato per abbattere i costi ingiustificatamente alti dei farmaci veterinari, rendendo effettivo il diritto alla cura dei pazienti animali e tutelando così la salute animale e quella collettiva.
(5-01768)
Interrogazioni a risposta scritta:
TERZONI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
il punto nascita dell'ospedale del comune di Fabriano è attualmente interessato da una procedura che lo porterà, entro breve tempo, a essere trasformato in «percorso della gravidanza fisiologica»;
l'articolo 17-bis «Sospensione di termini in materia di sanità» del decreto-legge 9 febbraio 2017, n. 8, coordinato con la legge di conversione 7 aprile 2017, n. 45, «Nuovi interventi urgenti in favore delle popolazioni colpite dagli eventi sismici del 2016 e del 2017», prevede che il regolamento di cui al decreto del Ministro della salute 2 aprile 2015, n. 70, non si applica nei comuni del cratere sismico di cui al decreto-legge n. 189 del 2016, se interviene sui singoli provvedimenti di riorganizzazione della rete ospedaliera il parere favorevole del tavolo di monitoraggio di attuazione del citato decreto ministeriale n. 70 del 2015, di cui al decreto del Ministro della salute 29 luglio 2015;
il comune di Fabriano è situato all'interno del cratere sismico di cui al decreto-legge n. 189 del 2016;
in considerazione delle gravissime ripercussioni economiche, sociali e infrastrutturali dello sciame sismico iniziato nel 2016, l'ospedale di Fabriano, tenuto anche conto del disagio che caratterizza normalmente l'intera area per la particolare e complessa orografia, assume una rilevanza strategica per la quale dovrebbero essere salvaguardate tutte le sue funzioni, comprese quelle connesse alle nascite –:
se la regione Marche abbia redatto e depositato uno o più documenti per la riorganizzazione della rete ospedaliera a seguito del sisma del 2016 e se il tavolo di monitoraggio sopra citato abbia dato una risposta e, nel caso, quale;
se, qualora la procedura non sia stata attivata, il Ministro interrogato non ritenga di adottare ogni iniziativa di competenza ai fini dell'applicazione di quanto previsto dall'articolo 17-bis del decreto-legge n. 8 del 2017.
(4-02595)
ALESSANDRO PAGANO, MOLINARI, PANIZZUT, LOCATELLI, COIN, TURRI, IEZZI, FORMENTINI, VIVIANI, MURELLI, LUCCHINI, GIGLIO VIGNA, CENTEMERO, BELOTTI e MACCANTI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:
con determina del 25 febbraio 2019 il dirigente dell'area pre-autorizzazioni dell'Agenzia italiana del farmaco (Aifa) ha inserito la molecola triptorelina fra i medicinali erogabili a carico del servizio sanitario nazionale. La molecola Trp potrà essere somministrata, sotto stretto controllo medico, ad adolescenti affetti da disforia di genere (Dg), allo scopo di procurare loro un blocco temporaneo, fino a un massimo di qualche anno, dello sviluppo puberale, con l'ipotesi che ciò «alleggerisca» in qualche modo il «percorso di definizione della loro identità di genere»;
la triptorelina è un principio attivo, contenuto in alcuni medicinali, che inibisce lo sviluppo di ormoni;
fino ad ora la prescrizione, a carico del servizio sanitario nazionale, era limitata al trattamento di tumori sensibili agli ormoni, mentre da oggi la triptorelina potrà essere prescritta anche ai minori gender variant, che vivono cioè un conflitto interiore sulla loro sessualità;
la triptorelina, infatti, è stata inserita nell'elenco dei medicinali erogabili a totale carico del servizio sanitario nazionale per l'impiego, in casi selezionati, in cui la pubertà sia incompatibile con l'identità di genere (disforia di genere), con diagnosi confermata da un équipe multidisciplinare e specialistica e in cui l'assistenza psicologica, psicoterapeutica e psichiatrica non sia risolutiva;
si viene in tal modo a spianare la strada, con il contributo dello Stato, alla sospensione della pubertà su base chimica, in attesa che il soggetto minore, con disturbi di genere, capisca a quale sesso voglia appartenere;
il farmaco verrebbe somministrato attraverso una prescrizione «off label», ovvero per un trattamento non previsto dalla scheda tecnica del prodotto, realizzato invece per combattere carcinomi della prostata, della mammella, fibromi uterini non operabili o per trattamento prechirurgico dei fibromi uterini; in più, la responsabilità penale della prescrizione «off label» ricade sul singolo medico, cosicché la decisione dell'Aifa non ha solo una valenza economica, ma anche deontologica, e la validità scientifica del trattamento è ancora tutta da dimostrare;
il cosiddetto farmaco viene immesso nell'elenco del servizio sanitario nazionale in carenza di studi clinici e di follow-up a lungo termine;
è alto il rischio, adoperando la Trp per bloccare la pubertà fino a 4 anni circa, dai 12 ai 16 anni d'età, di indurre farmacologicamente un disallineamento fra lo sviluppo fisico e quello cognitivo del minore;
non esistono evidenze sull'effettivo pieno ripristino della fertilità nel caso di desistenza dal trattamento e di permanenza nel sesso di appartenenza;
resta sospesa la questione del consenso all'uso del farmaco, vista la scarsa consapevolezza di adolescenti e preadolescenti circa le proprie potenzialità procreative. Premesso poi che la capacità di agire viene raggiunta al compimento della maggiore età, ci si chiede come faranno i medici a garantire che il consenso di un pre-adolescente cui si intenda somministrare la Trp sia «libero e volontario» e che cosa potrà accadere se i genitori vorranno accedere alla «cura» e il minore no, o il contrario, o, ancora, in caso di contrasto fra genitori;
ai sensi dell'articolo 32, comma primo, della Costituzione, «La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività», e spetta dunque al Ministro della salute compiere tutte le attività necessarie affinché la salute dei cittadini, e specialmente dei minori, sia costantemente garantita e tutelata in ogni modo –:
se il Ministro interrogato non ritenga opportuno adottare le iniziative di competenza affinché l'Aifa sospenda l'applicazione della determina del 25 febbraio 2019, valutando quindi l'eliminazione della prescrizione della triptorelina dai farmaci dispensati a carico del servizio sanitario nazionale per la disforia di genere.
(4-02596)
SVILUPPO ECONOMICO
Interpellanza:
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dello sviluppo economico, il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, per sapere – premesso che:
al fine di procedere all'affidamento del servizio di accoglienza e portierato di alcune sedi ministeriali il Ministero dello sviluppo economico ha avviato il 27 settembre 2018 procedura negoziata mediante richiesta di offerta (Rdo) con bando pubblicato sul Mepa;
la richiesta di offerta è stata aggiudicata definitivamente, con lettera del 17 dicembre 2018, alla società Metroservices s.r.l.;
il criterio adottato per l'aggiudicazione, come indicato nella lettera di invito, è stato quello dell'offerta economica più vantaggiosa effettuata, tra l'altro, con obbligo di specificazione del costo orario offerto per il servizio di affidamento;
la lettera di invito specifica che il contratto è relativo a un monte ore massimo di affidamento pari a 7.402 ore e che il contratto avrà durata di dodici mesi ovvero fino all'esaurimento del monte ore indicato;
il servizio in affidamento prevede durata giornaliera differenziata in base alla sede in cui si svolge il servizio, comunque organizzata dal lunedì al venerdì escluse le festività infrasettimanali, con la seguente articolazione oraria:
7,00-20,00 per un totale di 22 ore giornaliere suddivise su più operatori;
5,30 ore giornaliere con presenza di un solo operatore;
4,00 ore giornaliere con presenza di un operatore;
per un monte ore giornaliero di 31,5 ore;
ai sensi dell'articolo 15 della Rdo che introduce esplicitamente il ricorso alla clausola sociale, l'aggiudicatario subentrante è tenuto ad assorbire il personale già operante alle dipendenze dell'aggiudicatario uscente, garantendo l'applicazione del Contratto collettivo nazionale di lavoro di settore. L'elenco di tale personale è parte integrante della lettera di invito;
in base all'elenco del personale uscente (allegato sub A) che sarà assorbito dal nuovo aggiudicatario si apprende che il Contratto collettivo nazionale di lavoro adottato è quello per gli istituti e le imprese di vigilanza privata e servizi fiduciari ed è sottoscritto da 4 dipendenti a tempo indeterminato, full time a quaranta ore settimanali di cui:
n. 2 unità di livello D (+ superminimo di euro 200) con retribuzione lorda oraria pari a euro 6,98;
n. 1 unità livello D retribuzione con retribuzione lorda oraria di euro 5,65;
n. 1 unità di livello F con retribuzione lorda oraria di euro 4,61;
sulla base delle tabelle del Ministero del lavoro e delle politiche sociali il costo medio orario per il personale di cui alla presente interpellanza, comprensivo di tutti gli oneri (così detto costo azienda), ammonta: per il livello F a 10,54 euro e, per il livello D a 12,09 euro; appare quindi evidente all'interpellante che il valore orario dell'offerta presentata dalla Metroservices s.r.l. che ammonta a 9,32 euro (costo azienda complessivo), non sembra essere congruo rispetto alle clausole contrattuali del personale;
risulta all'interpellante che, inizialmente, l'offerta della Metroservices sarebbe risultata anomala –:
se si intenda verificare, per quanto di competenza, se sia stata osservata la normativa di riferimento e se, date le condizioni del contratto e data la disciplina contenuta nel Contratto collettivo nazionale di lavoro settore, la Metroservices s.r.l. sia veramente in grado di assicurare una retribuzione congrua e dignitosa ai dipendenti che saranno assorbiti in seguito all'avvicendamento dell'impresa aggiudicataria;
come si intenda evitare che simili modalità di assegnazione delle gare e la politica del ribasso dell'offerta economica da parte del Governo possano costituire, indirettamente, la premessa per un modus operandi da parte delle imprese che partecipano alle gare volto a scaricare sulla mano d'opera i costi dei ribassi praticando condizioni lavorative e livelli retributivi non rispettosi delle dignità dei lavoratori.
(2-00323) «Novelli, Rotondi».
Interrogazione a risposta orale:
GIORGIS, SERRACCHIANI e FREGOLENT. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:
l'articolo 1 della legge n. 124 del 2017 (legge annuale per il mercato e la concorrenza), ai commi 125-129 ha introdotto obblighi di trasparenza anche a carico di soggetti che ricevono erogazioni pubbliche;
in particolare, il comma 125 ha previsto che a decorrere dall'anno 2018, i soggetti di cui all'articolo 13 della legge 8 luglio 1986, n. 349, e successive modificazioni, i soggetti di cui all'articolo 137 del codice di cui al decreto legislativo 6 settembre 2005, n. 206, nonché le associazioni, le onlus e le fondazioni che intrattengono rapporti economici con le pubbliche amministrazioni e con i soggetti di cui all'articolo 2-bis del decreto legislativo 14 marzo 2013, n. 33, nonché con società controllate di diritto o di fatto direttamente o indirettamente da pubbliche amministrazioni, ivi comprese quelle che emettono azioni quotate in mercati regolamentati e le società da loro partecipate, e con società in partecipazione pubblica, ivi comprese quelle che emettono azioni quotate in mercati regolamentati e le società da loro partecipate, pubblicano entro il 28 febbraio di ogni anno, nei propri siti o portali digitali, le informazioni relative a sovvenzioni, contributi, incarichi retribuiti e comunque a vantaggi economici di qualunque genere ricevuti dalle medesime pubbliche amministrazioni e dai medesimi soggetti nell'anno precedente;
le cooperative sociali sono altresì tenute, qualora svolgano attività a favore degli stranieri di cui al decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286, a pubblicare trimestralmente nei propri siti internet o portali digitali l'elenco dei soggetti a cui sono versate somme per lo svolgimento di servizi finalizzati ad attività di integrazione, assistenza e protezione sociale;
le imprese che ricevono sovvenzioni, contributi, incarichi retribuiti e comunque vantaggi economici di qualunque genere dalle pubbliche amministrazioni e dai soggetti sopra citati sono tenute a pubblicare tali importi nella nota integrativa del bilancio di esercizio e nella nota integrativa dell'eventuale bilancio consolidato e l'inosservanza di tale obbligo comporta la restituzione delle somme ai soggetti eroganti entro tre mesi dalla data di cui al periodo precedente –:
se il Governo intenda adottare iniziative per chiarire se per «incarichi» retribuiti si intendano tutti gli incarichi di cui agli articoli 14, 15, 15-bis del decreto legislativo n. 33 del 2013 (già oggetto di pubblicazione da parte delle amministrazioni eroganti);
se intenda adottare iniziative per chiarire se siano in ogni caso esclusi dagli obblighi di pubblicazione nella nota integrativa di bilancio di esercizio i corrispettivi erogati alle imprese in adempimento a contratti di appalto o concessione;
se intenda adottare iniziative per chiarire se gli obblighi valgano solo per operatori rientranti fra quelli sopra citati (associazioni, fondazioni, onlus, cooperative) e per le imprese tenute al bilancio di esercizio, esclusi soggetti non espressamente contemplati quali, ad esempio, professionisti singoli o associazioni professionali che ricevano incarichi da amministrazioni pubbliche o soggetti assimilati.
(3-00653)
Apposizione di firme ad una mozione e modifica dell'ordine dei firmatari.
Mozione Braga e altri n. 1-00152, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 26 marzo 2019, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Muroni, Fornaro e, contestualmente, l'ordine delle firme si intende così modificato: «Braga, Muroni, Orlando, Pezzopane, Buratti, Del Basso De Caro, Morassut, Morgoni, Pellicani, Enrico Borghi, Fiano, Fornaro».
Apposizione di firme a risoluzioni.
La risoluzione in Commissione Bellucci e altri n. 7-00102, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta dell'8 novembre 2018, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Bagnasco, Bond, Brambilla, Mugnai, Novelli, Pedrazzini, Versace.
La risoluzione in Commissione Boldi e altri n. 7-00213, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 21 marzo 2019, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Schullian.
Apposizione di firme ad interrogazioni.
L'interrogazione a risposta in Commissione Businarolo n. 5-01154, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 28 dicembre 2018, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Zolezzi.
L'interrogazione a risposta scritta Faro e Lovecchio n. 4-02543, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 21 marzo 2019, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Maglione.
L'interrogazione a risposta scritta Di Stasio e altri n. 4-02573, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 25 marzo 2019, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Bilotti.
L'interrogazione a risposta orale Menga e altri n. 3-00642, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 26 marzo 2019, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Nappi, Angiola, Lovecchio, D'Ambrosio, Macina, Troiano, Brescia, Giuliano.
L'interrogazione a risposta scritta Sarro n. 4-02583, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 26 marzo 2019, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Paolo Russo e Pentangelo.
L'interrogazione a risposta immediata in Commissione Migliore e altri n. 5-01757, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 26 marzo 2019, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Ungaro.
Cambio di presentatore di una interrogazione, aggiunta di una firma e trasformazione.
Interrogazione a risposta in Commissione n. 5-01711, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 20 marzo 2019, è da intendersi presentata dall'On. Giorgis, già cofirmatario della stessa e, contestualmente, è sottoscritta anche dall'On. Fregolent. Lo stesso documento è stato trasformato, su richiesta del presentatore, in interrogazione a risposta orale n. 3-00653.
Pubblicazione di un testo riformulato.
Si pubblica il testo riformulato della risoluzione in Commissione Quartapelle Procopio n. 7-00088, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 74 del 30 ottobre 2018.
La III Commissione,
premesso che:
il conflitto in Yemen ha avuto inizio nel 2015, quando i ribelli Houthi, sostenuti dall'Iran, hanno deposto il presidente del Paese riconosciuto a livello internazionale, il quale ha successivamente fatto intervenire una coalizione multinazionale, guidata dall'Arabia Saudita, per combattere i ribelli e le truppe ad essi alleate;
il conflitto in atto nello Yemen è giunto al quarto anno e ha causato ormai decine di migliaia di morti; più di 22 milioni di persone necessitano di sostegno umanitario; le persone in condizioni di insicurezza alimentare sono più di 17 milioni e oltre otto milioni rischiano di morire di fame; 2.500 bambini sono stati uccisi nel conflitto, mentre, secondo l'organizzazione non governativa Save the Children, nel solo 2017 più di 50 mila bambini sono morti per malnutrizione o per problemi igienico-sanitari;
dal giugno 2018 la coalizione guidata dall'Arabia Saudita e dagli Emirati Arabi Uniti è impegnata in un'offensiva per prendere la città di Hodeidah che, secondo Save the Children, è già costata la vita a centinaia di vittime civili, mentre altre centinaia di migliaia risultano sfollate; l'intensificazione dei combattimenti a Hodeidah, che è il porto più importante dello Yemen, compromette il transito del cibo e degli aiuti umanitari nel Paese; parlando al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, il coordinatore delle Nazioni Unite per gli affari umanitari Mark Lowcock ha annunciato il pericolo di una imminente carestia in Yemen;
la campagna guidata dai sauditi e gli intensi bombardamenti aerei hanno colpito anche scuole e ospedali e prodotto, secondo l'Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, almeno 6 mila morti e più di 17 mila feriti tra i civili; alla luce delle conclusioni del gruppo di eminenti esperti indipendenti internazionali istituito dal Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite, pubblicate il 28 agosto 2018, detti interventi possono costituire crimini di guerra;
nel settembre 2018 una relazione dell'Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani ha concluso che vi sono ragionevoli motivi per ritenere che tutte le parti implicate nel conflitto nello Yemen abbiano commesso crimini di guerra;
è in vigore un embargo internazionale sulle armi nei confronti dei ribelli Houthi sostenuti dall'Iran;
il 26 settembre 2018 la Camera dei rappresentanti degli Stati Uniti d'America ha approvato una risoluzione che impegna il Presidente Donald J. Trump a rimuovere le Forze armate degli Stati Uniti dalle ostilità nella Repubblica dello Yemen fino a quando una dichiarazione di guerra o specifica autorizzazione per l'uso delle Forze armate statunitensi non sia stata promulgata in legge,
impegna il Governo:
ad operare uno sforzo politico e diplomatico in sede multilaterale per il riconoscimento dello stato di conflitto armato in Yemen ai fini del diritto internazionale umanitario e dell'applicazione rigorosa delle disposizioni della legge 9 luglio 1990, n. 185, della posizione comune 2008/944/PESC e del Trattato internazionale sul commercio delle armi, già ratificato dall'Italia;
ad adottare iniziative per sospendere la fornitura di armi ai Paesi coinvolti direttamente nel conflitto in Yemen, come già deciso da Germania, Olanda, Norvegia, Danimarca e Finlandia e come in discussione in altri Parlamenti di Stati membri dell'Unione;
a sostenere gli sforzi profusi dall'inviato speciale per lo Yemen del segretario generale delle Nazioni Unite volti a rilanciare il processo politico e a raggiungere una soluzione negoziata e inclusiva della crisi, nonché ad assicurare ogni intervento utile per consentire un immediato e completo accesso umanitario alle zone colpite dalle ostilità in Yemen al fine di assistere efficacemente la popolazione in stato di bisogno attraverso prioritari programmi di cooperazione internazionale;
a sostenere, anche nel ruolo di membro eletto del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite, la prosecuzione di indagini efficaci e indipendenti sulle violazioni e sui crimini commessi in Yemen dalle parti in conflitto e a valutare l'opportunità di promuovere l'istituzione di un tribunale internazionale indipendente per accertarne e condannarne le responsabilità.
(7-00088) «Quartapelle Procopio, Fassino, De Maria, Scalfarotto».
Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.
I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:
interrogazione a risposta in Commissione Sarli n. 5-01587 del 1° marzo 2019;
interpellanza Elvira Savino n. 2-00297 del 7 marzo 2019.
La Camera,
premesso che:
il 15 marzo 2019 i giovani e gli studenti di tutto il mondo, sull'esempio della studentessa svedese Greta Thunberg, hanno invaso le piazze per chiedere ai rispettivi Capi di Stato un impegno più forte per contrastare i cambiamenti climatici e salvare il pianeta; in Italia centinaia di migliaia di ragazze e ragazzi hanno dato vita a cortei e manifestazioni, interpretando un messaggio potente di cambiamento e chiedendo con urgenza azioni concrete e radicali;
i cambiamenti climatici in atto, come dimostrato dalla comunità scientifica internazionale riunita nell’Intergovernmental Panal on Climate Change (Ipcc), sono determinati dall'attività umana, in particolare dall'uso dei combustibili fossili, e rischiano di compromettere in maniera irreversibile la sicurezza e la sopravvivenza stessa del pianeta e degli esseri viventi; eventi climatici estremi sono all'origine di conflitti e migrazioni di massa che sconvolgono la vita di milioni di persone, la distruzione delle risorse naturali e il livello di inquinamento degli oceani, del suolo e dell'aria hanno impatti devastanti sulla salute umana e sulla qualità dell'ecosistema;
secondo importanti pubblicazioni specialistiche entro il 2100 varie zone del globo diverranno addirittura inabitabili, proprio a causa di un abbinamento, letale per gli esseri umani, di umidità e calore, generati dai cambiamenti climatici. I Paesi interessati da questi fenomeni potrebbero essere addirittura territori altamente popolati come la parte orientale di Cina e Stati Uniti, oltre che l'Amazzonia, l'India del nord e, per quanto riguarda le nostre coste, vaste zone dell'Africa;
secondo l'ultimo rapporto dell'Ipcc si hanno soltanto 11 anni a disposizione per evitare la catastrofe ambientale; l'organismo scientifico dell'Onu ha invitato tutti i legislatori e i governi ad assumere misure senza precedenti nella storia recente: la riduzione delle emissioni di gas serra e in particolare di anidride carbonica attraverso il ricorso alle energie rinnovabili, alla mobilità elettrica, all'efficienza energetica, al riciclo dei rifiuti e alla riduzione del consumo di carne; puntando sulla rimozione della CO2 attraverso la riforestazione di vaste aree del pianeta, fino a consigliare la cattura dell'anidride carbonica e il suo stoccaggio in depositi sotterranei;
l'Accordo di Parigi sul clima raggiunto il 12 dicembre 2015 nell'ambito della COP21 ed entrato in vigore il 4 novembre 2016, ha riunito per la prima volta 195 Paesi del mondo in un accordo globale e giuridicamente vincolante per combattere il cambiamento climatico; l'accordo ha definito un piano d'azione per contenere l'aumento della temperatura media globale ben al di sotto di 2° centigradi rispetto al livello precedente alla rivoluzione industriale e per puntare a contenere tale incrementi entro l'1,5°. L'accordo ha poi definito un processo di monitoraggio e revisione periodica degli obiettivi, necessario a indirizzare i singoli contributi nazionali determinati volontariamente verso l'obiettivo condiviso di ridurre le emissioni climalteranti;
nonostante la portata storica dell'Accordo di Parigi siglato nel 2015, la strada per la sua attuazione procede con lentezza e fatica per le resistenze degli Stati ad assumere decisioni coraggiose e capaci di superare un modello di sviluppo ormai insostenibile, sotto il profilo ambientale, ma anche sociale ed economico;
nella recente COP24 (Conferenza delle parti della convenzione internazionale sui cambiamenti climatici) tenutasi a Katowice, in Polonia, è stato fatto il punto sullo stato di avanzamento degli impegni assunti dai membri della comunità internazionale; elemento positivo è stato aver dotato l'accordo del 2015 di linee guida (Rulebook) per la sua attuazione dal 2020, mentre non sono stati concordati impegni sull'adozione di un quadro normativo vincolante e condiviso;
nel mese di dicembre 2018 Germanwatch ha pubblicato il Climate Change Performance Index 2019, dal quale si evince che l'Italia esce dal gruppo dei Paesi migliori. Il nostro Paese presenta buone performance in tutti e tre gli indicatori quantitative – emissioni, rinnovabili e consumi energetici – posizionandosi al terzo posto nel G20. Tuttavia, il nostro Paese presenta un trend e delle prospettive di crescita del tutto insufficienti a rispettare gli impegni di Parigi, anche a causa della scarsa ambizione della Sen, Strategia energetica nazionale, su cui si è completamente basato anche il Piano integrato energia e clima predisposto dall'attuale Governo. Retrocedono con noi la Francia, in 21 esima posizione e la Germania, in 27esima, ma hanno fatto passi indietro anche Paesi solitamente molto virtuosi, come la Norvegia e la Finlandia;
il Piano nazionale integrato per l'energia e il clima (Pnec), siglato dai tre Ministeri dello sviluppo economico, dell'ambiente e delle infrastrutture e dei trasporti, è stato inviato in bozza a Bruxelles l'8 gennaio 2019, avviando la procedura che porterà entro dicembre 2019, alla fine dell'iter europeo, all'approvazione definitiva del suddetto piano che avrà valore normativo vincolante e sanzionabile;
l'attuale proposta di Pnec appare inadeguata per realizzare le ambizioni di un Paese come l'Italia che aspira a collocarsi come capofila nella transizione energetica e che intende sostenere il suo sistema di imprese a sviluppare maggiore competitività, a risparmiare nei costi energetici e ad autoprodurre l'energia di cui ha bisogno, nonché a sviluppare politiche efficaci di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici;
il Pnec contiene obiettivi nazionali inferiori a quelli già fissati in sede europea e necessari per rispettare i contenuti dell'Accordo di Parigi: il target di riduzione delle emissioni europeo al 2030 è del 40 per cento, mentre quello fissato dal piano italiano si ferma al 37 per cento; l'obiettivo quantitativo di energia prodotta da fonti rinnovabili a copertura dei consumi finali lordi è previsto dall'Europa al 32 per cento, mentre l'Italia fissa un obiettivo più basso e si ferma al 30 per cento;
nel piano adottato dal Governo italiano non si prevede poi alcun obiettivo di phase-out dai veicoli a benzina e diesel, manca un traguardo di lungo periodo e ogni impegno rispetto all'orientamento assunto dal Parlamento europeo di arrivare alla «carbon neutrality» entro il 2050; si rileva al contrario come l'Italia sia stata riluttante su quest'ultimo punto, in occasione proprio del Consiglio d'Europa del 22 marzo 2019;
infine si evidenzia che la proposta di piano riporta un elenco articolato di misure senza la quantificazione di tutte le misure specifiche e delle relative coperture economiche, rendendo impossibile valutare l'effettiva adeguatezza degli strumenti prospettati in relazione agli obiettivi indicati;
nonostante le preoccupanti risultanze dell'ultimo rapporto dell'Onu sul clima, l'ASviS (Alleanza per lo sviluppo sostenibile), nel documento presentato a febbraio 2019 alla Camera dei deputati, esaminando i provvedimenti adottati dal Governo e la situazione dell'Italia rispetto ai 17 obiettivi dell'Agenda 2030, osserva come nella legge di bilancio 2019 non si riscontri quell'inversione di tendenza in grado di garantire i giusti investimenti per la transizione ecologica del Paese. In particolare, si rileva come nel principale documento di programmazione del Governo non si trovino misure in grado di avviare un quadro strategico per l'adattamento ai cambiamenti climatici, per il quale pur esiste un piano nazionale del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare;
inoltre, la mancata attuazione della direttiva firmata il 16 marzo 2018 dal Presidente del Consiglio dei ministri – che prevedeva la costituzione presso la Presidenza del Consiglio dei ministri della «Commissione nazionale per lo sviluppo sostenibile» e l'indicazione di molte delle iniziative previste dalla Strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile, approvata dal Cipe nel dicembre 2017 – ha di fatto bloccato ogni sviluppo in tale direzione;
la portata e l'urgenza della crisi climatica richiedono con forza, in Italia e in Europa, un più forte impulso all'affermazione di un nuovo modello di sviluppo, fondato sulla sostenibilità ambientale, economica e sociale e sulla lotta alle disuguaglianze anche generazionali, derivanti dall'esposizione agli impatti dei cambiamenti climatici; la sostenibilità ambientale, ancora oggi percepita come vincolo, rappresenta al contrario, se interpretata in modo positivo e di concerto con gli attori economici e sociali, una straordinaria opportunità di sviluppo, innovazione e competitività per il tessuto industriale e produttivo;
l'Italia, nel contesto europeo, può giocare un ruolo da protagonista sui temi del cambiamento climatico, della tutela del paesaggio e del suolo, della transizione verso forme di energia sostenibili ed ecologiche, coniugandole con il sostegno alle nuove tecnologie e alle azioni delle comunità locali, della società civile, delle istituzioni universitarie;
la COP26 che si terrà nel 2020 rappresenta una delle ultime occasioni per assumere decisioni vincolanti e intraprendere azioni efficaci e misurabili per contenere l'aumento della temperatura entro 1,5° centigradi, ridurre le emissioni di CO2 e raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione, dando così piena operatività all'Accordo di Parigi del 2015;
l'Italia può raccogliere la leadership nel contrasto ai cambiamenti climatici con un suo contributo importante e concreto, costruito in sinergia con gli altri partner europei, candidandosi con il massimo impegno ad ospitare la prossima Conferenza sul clima nel 2020, così come annunciato dal Governo italiano in occasione della COP24 di Katowice,
impegna il Governo:
1) a perseguire con la massima efficacia ogni iniziativa utile a sostenere la candidatura dell'Italia quale Paese ospitante della COP26 nel 2020, coinvolgendo il Parlamento nel percorso da intraprendere per il raggiungimento di questo importante obiettivo;
2) ad attuare politiche necessarie alla riduzione delle emissioni di gas a effetto serra e al raggiungimento degli impegni assunti a livello internazionale, attraverso un programma di iniziative finalizzate a:
a) accelerare la transizione energetica per ridurre le emissioni di CO2 in tutti i settori produttivi, attraverso il miglioramento dell'efficienza energetica, l'utilizzo di fonti rinnovabili, il raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione e il progressivo superamento della dipendenza dai combustibili fossili;
b) realizzare una fiscalità ambientale che riduca fino ad azzerarli gli incentivi ai combustibili fossili e i sussidi ambientalmente dannosi;
c) investire in un piano strutturale di messa in sicurezza del territorio, con politiche di prevenzione e mitigazione del rischio e di adattamento ai cambiamenti climatici;
d) avviare un grande programma di investimenti pubblici orientati ai principi della sostenibilità ambientale, con azioni di riqualificazione energetica e messa in sicurezza sismica degli edifici pubblici e privati, politiche di rigenerazione urbana, di contrasto al nuovo consumo di suolo e all'abusivismo edilizio;
e) accompagnare la transizione verso un modello di economica circolare basato su un uso efficiente delle risorse naturali, su una corretta gestione dell'acqua, su un virtuoso ciclo dei rifiuti che punti alla riduzione della loro produzione e al recupero di materia e energia;
f) favorire la transizione verso la mobilità elettrica, destinando il 50 per cento degli investimenti in infrastrutture per la mobilità sostenibile nelle città e per il trasporto pubblico collettivo e condiviso;
3) a modificare il piano nazionale integrato per l'energia e il clima al fine di approvare nei tempi previsti uno strumento coerente con gli obiettivi europei e internazionali stabiliti dall'Accordo di Parigi del 2015 in materia di contrasto ai cambiamenti climatici; in particolare, a fissare un target di riduzione delle emissioni al 2030 pari o superiore a quello europeo del 40 per cento e una quota di energia prodotta da fonti rinnovabili significativamente superiore al 32 per cento entro il 2030 oggi prevista a livello europeo; a quantificare tutte le misure specifiche e le relative fonti di copertura al fine di rendere possibile la valutazione sull'effettiva adeguatezza degli strumenti prospettati in relazione agli obiettivi indicati; a sostenere a livello europeo la proposta di arrivare alla carbon-neutrality entro il 2050;
4) ad attuare la Strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile, rendendo pienamente operativa la Commissione nazionale per lo sviluppo sostenibile già prevista dalla direttiva del Presidente del Consiglio dei ministri del 16 marzo 2018 e ottemperando all'impegno assunto dai Ministeri competenti a condurre un'analisi circa la coerenza tra le azioni programmate per il triennio successivo, i contenuti della Strategia nazionale e i risultati della valutazione annuale della sua attuazione;
5) ad assumere le iniziative normative volte a promuovere l'inserimento del principio dello sviluppo sostenibile in Costituzione.
(1-00152) «Braga, Muroni, Orlando, Pezzopane, Buratti, Del Basso De Caro, Morassut, Morgoni, Pellicani, Enrico Borghi, Fiano, Fornaro».
La XII Commissione,
premesso che:
l'Istituto superiore di sanità (Iss) definisce condizioni quali l'autismo e la sindrome di Asperger come disturbi del neurosviluppo, caratterizzati da difficoltà nell'interazione e nella comunicazione sociale, da interessi e attività limitati e da comportamenti ripetitivi;
a livello europeo, i disturbi dello spettro autistico vengono indicati come una condizione ad elevato costo sanitario e impatto sociale, in riferimento a tutte le fasi di vita e a tutti gli ambiti d'intervento;
gli studi epidemiologici internazionali hanno riportato un incremento generalizzato della prevalenza di disturbi dello spettro autistico, in considerazione della maggiore formazione dei medici, delle modifiche dei criteri diagnostici, dell'aumentata conoscenza del disturbo da parte della popolazione generale connessa altresì al contesto socio-economico:
secondo i dati diffusi dagli esperti dell'ospedale Bambino Gesù di Roma, a livello mondiale, un bambino su 100 presenta un disturbo dello spettro autistico, con una frequenza 4 volte più alta fra i maschi, e in Italia si stima che il problema possa riguardare almeno 500.000 famiglie;
il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 12 gennaio 2017 recante «Definizione e aggiornamento dei livelli essenziali di assistenza», di cui all'articolo 1, comma 7, del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 65 del 18 marzo 2017, al comma 1 dell'articolo 60 così recita: «Ai sensi della legge 18 agosto 2015, n. 134, il Servizio Sanitario Nazionale, alle persone con disturbi dello spettro autistico, garantisce le prestazioni della diagnosi precoce, della cura e del trattamento individualizzato, mediante l'impiego di metodi e strumenti basati sulle più avanzate evidenze scientifiche»;
il comma 2 dell'articolo 60 del citato decreto del Presidente del Consiglio dei ministri dispone espressamente: «Ai sensi dell'articolo 4 della legge 18 agosto 2015, n. 134, entro centoventi giorni dall'adozione del presente decreto, il Ministero della Salute, previa intesa in sede di Conferenza unificata, provvede, in applicazione dei livelli essenziali di assistenza, all'aggiornamento delle linee di indirizzo per la promozione e il miglioramento della qualità e dell'appropriatezza degli interventi assistenziali nei Disturbi Pervasivi dello Sviluppo (DPS), con particolare riferimento ai disturbi dello spettro autistico, di cui all'accordo sancito in sede di Conferenza Unificata il 22 novembre 2012. Le linee di indirizzo sono aggiornate con cadenza almeno triennale»;
alla luce di tale disposizione, il 10 maggio 2018, la Conferenza unificata Governo, regioni, province autonome di Trento e Bolzano e enti locali ha approvato il documento recante «Aggiornamento delle linee di indirizzo per la promozione ed il miglioramento della qualità e dell'appropriatezza degli interventi assistenziali nei disturbi dello spettro autistico»;
il suddetto atto di intesa della Conferenza unificata, tuttavia, ha squalificato, di fatto, secondo i presentatori del presente atto la legge n. 134 del 18 agosto 2015 e l'articolo 60 del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 12 gennaio 2017, inserendo la seguente clausola: «All'attuazione della presente intesa si provvede nei limiti delle risorse umane, finanziarie e strumentali disponibili a legislazione vigente e comunque senza nuovi e maggiori oneri per la finanza pubblica»;
in ragione di ciò, i livelli essenziali di assistenza per le persone con disturbi dello spettro autistico sono assicurati dalle aziende sanitarie locali (Asl) solo in relazione alle risorse finanziare disponibili e senza nuovi e maggiori oneri per la finanza pubblica, rendendo di fatto difficile la piena attuazione e a garanzia degli stessi;
i predetti limiti, altresì, rendono inattuabile un ulteriore obbligo sancito dalla legge n. 134 del 2015 relativo all'istituzione di residenze specifiche per l'autismo e/o con operatori specializzati per l'autismo;
nel documento approvato in sede di Conferenza unificata si dispone, peraltro, la definizione di équipe specialistiche multidisciplinari, nell'ambito della neuropsichiatria infantile, sempre senza maggiori e nuovi onori per la finanza pubblica, seppure attualmente le risorse economiche siano insufficienti e tali da poter garantire l'accesso a meno di 1 bambino/adolescente su 4 necessitanti di cure e riabilitazione;
secondo l'VIII rapporto di monitoraggio della Convenzione sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza, infatti, negli ultimi 10 anni, il numero dei pazienti seguiti dai servizi di neuropsichiatria dell'infanzia e dell'adolescenza è quasi raddoppiato, mentre il numero degli operatori continua a diminuire (-10 per cento), costringendo le famiglie a dover ricorrere sempre di più al settore privato, con costi rilevanti che, ancor più in tempi di crisi economica, sono sempre meno in grado di sostenere;
il suddetto rapporto, altresì, dichiara che l'Italia ha buoni modelli, normative e linee di indirizzo, ma assai poco applicate e con ampie disuguaglianze inter-regionali. Lo stanziamento di risorse da parte delle regioni continua ad essere insufficiente per garantire alle Asl e ai servizi di neuropsichiatria dell'infanzia e dell'adolescenza (Npia) di diffondere e consolidare la necessaria rete di strutture territoriali, semiresidenziali, residenziali e di ricovero che, in alcuni ambiti, appare addirittura in significativa diminuzione. Continuano ad esservi regioni in cui mancano gli stessi servizi territoriali e/o il personale è gravemente insufficiente e/o non si dispone di tutte le figure multidisciplinari necessarie per i percorsi terapeutici;
uguali considerazioni si possono estendere alle équipe analoghe, previste dal documento di aggiornamento citato, per quanto riferito all'età adulta nell'ambito dei dipartimenti di salute mentale, poiché già mancanti di risorse sufficienti a consentire la presa in carico di tutti i pazienti; l'Italia, a tal uopo, rispetto alla presenza in organico del numero di psichiatri, si posiziona soltanto al 20° posto in Europa e al 14° per numero di psicologi e infermieri; per quanto attiene la spesa dedicata alla salute mentale, si investe solamente il 3,5 per cento della spesa sanitaria totale, a fronte di percentuali di altri Paesi, come Francia, Germania e Regno Unito, superiori fino a quattro volte (10-15 per cento);
un'altra criticità che permane è rappresentata dalla drammatica scarsità di interventi/servizi per l'età adulta; nelle linee di indirizzo elaborate dal Ministero della salute viene affrontato il tema ma, per tale fase del ciclo vitale, non esiste ancora un atto di indirizzo;
nonostante con la legge n. 112 del 2016, così detta sul «Dopo di Noi», siano stati previsti alcuni interventi per le persone con grave disabilità prive del sostegno familiare, tra cui l'istituzione di un Fondo ad hoc, le risorse economiche assegnate sono state del tutto insufficienti e progressivamente diminuite nel triennio 2016-2018, fino ad arrivare ad una dotazione economica di 51 milioni di euro nella legge di bilancio 2018;
la famiglia, pertanto, continua ad essere la vera ed unica forma di welfare su cui grava il maggiore peso materiale e psicologico della difficile fragilità che si trova a dover affrontare;
peraltro, con il reddito e le pensioni di cittadinanza, si assisterebbe all'ennesima discriminazione, in quanto gli «assegni di invalidità civile» continuerebbero ad essere di 280 euro mensili, a fronte della destinazione di 780 euro a disoccupati e pensionati;
consapevoli della complessità del fenomeno, dell'impatto sulla qualità di vita delle persone, sulla tenuta del contesto familiare e delle ricadute di ordine sociale, è fondamentale garantire, a coloro che abbiano bisogni speciali, di svolgere una vita in maniera autodeterminata, dove ciò sia possibile, affinché si possa riuscire a superare il progressivo processo che li conduce in frequenti e quasi obbligati percorsi di esclusione sociale, da cui conseguono l'isolamento e la segregazione, troppo spesso sfocianti nelle differenti forme dell'istituzionalizzazione,
impegna il Governo:
a garantire la diffusione di campagne nazionali d'informazione e sensibilizzazione circa la promozione del benessere del bambino, con particolare riguardo al neurosviluppo, e a favorire la conoscenza delle caratteristiche dei disturbi dello spettro autistico oltre che dei sintomi precoci;
a garantire la piena attuazione della legge nazionale n. 134 del 18 agosto 2015 in materia di prevenzione, cura e riabilitazione delle persone con disturbo dello spettro autistico e di assistenza alle famiglie;
ad assumere iniziative volte ad implementare il Fondo per la cura dei soggetti con disturbo dello spettro autistico, istituito presso il Ministero della salute e a garantire i livelli essenziali di assistenza per come definiti dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 12 gennaio 2017, anche mediante la destinazione delle risorse economiche necessarie;
ad assumere iniziative per implementare il Fondo per l'assistenza alle persone con disabilità grave prive del sostegno familiare, istituito con la legge 22 giugno 2016, n. 112;
ad assumere iniziative, per quanto di competenza, per favorire un potenziamento in termini di risorse umane, dei servizi di neuropsichiatria infantile e dei dipartimenti di salute mentale, al fine di poter definire adeguate équipe multidisciplinari e garantire una diagnosi ed un trattamento precoce e tempestivo in grado di incidere e migliorare la prognosi;
ad adottare iniziative, per quanto di competenza, per assicurare che la possibilità, nelle regioni nel cui territorio non sia possibile effettuare la diagnosi e le cure nell'ambito dei trattamenti specialistici erogati dal servizio sanitario nazionale, che la medesima diagnosi sia effettuata da specialisti o strutture accreditate secondo le linee guida nazionali;
a favorire la sperimentazione di progetti di vita indipendente, così da dare piena attuazione articolo 14 della legge n. 328 del 2000;
a supportare il mondo associativo e del volontariato, organizzato da persone autistiche e dai loro familiari, per la realizzazione di progetti di vita indipendenti, assumendo iniziative per la semplificazione delle procedure per l'assegnazione di beni confiscati alla mafia o di proprietà degli enti locali, quali immobili o terreni, per favorire la realizzazione di attività socio-educative-sportive e, altresì, l'imprenditoria mediante, a titolo esemplificativo, la realizzazione di fattorie sociali e dell'orticultura;
a promuovere progetti finalizzati all'inserimento lavorativo di soggetti adulti con disturbi dello spettro autistico, al fine di poterne valorizzare le capacità;
a promuovere l'adozione di ogni iniziativa, anche di carattere normativo, volta ad incrementare l'assegno di invalidità civile, fermo a 280,00 euro, per portarlo a 560,00 euro;
ad elaborare le linee di indirizzo sui disturbi dello spettro autistico per l'età adulta, così da definire gli essenziali servizi alla persona e gli adeguati strumenti di supporto al progetto di vita e all'autonomia della persona.
(7-00102) «Bellucci, Meloni, Lollobrigida, Gemmato, Rampelli, Bagnasco, Bond, Brambilla, Mugnai, Novelli, Pedrazzini, Versace».
Le Commissioni XI e XII,
premesso che:
ci sono patologie, come il cancro, in cui la persona che ne è affetta è costretta a controlli ravvicinati e continuativi per tutto l'arco della vita o per lunghi periodi. Queste patologie possono manifestarsi in modo silente, pertanto i follow-up diventano indispensabili e fondamentali e possono essere considerati sorveglianza salvavita;
alcuni pazienti, a causa della gravità della malattia, vengono inseriti in progetti di studio, che richiedono una stretta sorveglianza a beneficio di altre vite umane e della ricerca, pertanto a beneficio anche della ricerca pubblica;
la biologia molecolare ha permesso di individuare quelle forme di patologie considerate ad alto rischio, che necessitano – qualora i test genetici risultassero positivi – di un follow-up ravvicinato sia a beneficio del paziente che della stessa ricerca scientifica. Per alcune patologie, come ad esempio quella oncologica, risulta fondamentale diagnosticare in tempi brevi sia la patologia primitiva che le eventuali ricadute: si ritengono pertanto i follow-up come autentici percorsi di cura;
il nuovo contratto di lavoro degli enti pubblici – contratto collettivo nazionale del lavoro (Ccnl) 2016-2018 del comparto funzioni centrali, firmato il 12 febbraio 2018 e il Ccnl 2016-2018 del comparto funzioni locali, firmato il 21 maggio 2018 – approvato dall'Agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni (Aran) e dalle organizzazioni sindacali – che norma le assenze e i permessi dei pubblici dipendenti in caso di malattia, ha causato gravissimi problemi per i malati oncologici, in quanto non vengono considerate le circostanze sopra esposte, rendendo limitate le opzioni per controllare la malattia;
il contratto di lavoro avrebbe dovuto prendere in considerazione quella categoria di lavoratori che sono ad alto rischio e soggetti a follow-up ravvicinati, considerando, per questi, le stesse condizioni di possibilità di assenza che sono state normate per la cura e per la riabilitazione: avendo, al contrario, generalizzato per tutti i dipendenti l'assenza retribuita per esami e controlli in 18 ore annuali; questa non garantisce al malato oncologico il diritto di cura, in quanto i follow-up strumentali e la visita oncologica necessitano di più tempo a disposizione per chi è ad alto rischio (ci sono malati oncologici che fanno i controlli bimestrali, trimestrali e semestrali sia con visite oncologiche, che con esami strumentali);
da fonti Istat emerge che ci sono 11 milioni di italiani che non si curano, perché sotto la soglia di povertà e/o non hanno permessi retribuiti per potersi curare. Spesso questi pazienti soffrono un grave stress per la paura di perdere il lavoro, aumentando il rischio di malattia;
uno Stato non può non prendere provvedimenti urgenti in materia di salute e qualità della vita di chi è già a rischio per gravi malattie ed è in dovere di trovare delle misure alternative al contratto di lavoro sottoscritto in materia di permessi retribuiti, sia per i malati ad alto rischio in via generale che per chi, già ammalato, a seguito di test molecolari, ha avuto una diagnosi di rischio di ammalarsi;
occorre quindi ampliare i permessi delle 18 ore annuali in base alla necessità del paziente supportata dalla certificazione medica prodotta dallo stesso. Essendo i follow-up fondamentali per alcune patologie per captare eventuali ricadute e pertanto intervenire tempestivamente, sarà necessario considerarli come salvavita paragonandoli alle cure chemioterapiche;
nell'ambito dei relativi permessi per l'espletamento delle visite, terapie, prestazioni specialistiche o esami diagnostici si ritiene quindi di dover estendere – facendo fede alla decisione del medico curante – il periodo delle 18 ore (3 giorni di 6 ore) previsto dai contratti collettivi di lavoro. Trattasi di una situazione molto particolare. Alcuni tipi di cancro necessitano infatti di controlli molto ravvicinati e il periodo previsto dai contratti collettivi è del tutto insufficiente all'espletamento di questi gravosi controlli;
il problema investe non solo il settore del pubblico impiego, bensì anche quello privato, nell'ambito del quale vige il cosiddetto «periodo di comporto», ovvero il periodo di tempo di assenza per malattia individuato dai contratti collettivi;
come è noto, il lavoratore del settore privato, durante lo stato di malattia, ha diritto alla conservazione del posto di lavoro; diritto, per l'appunto, vincolato al periodo di tempo individuato dalla contrattazione collettiva di settore;
all'uopo, la Corte di cassazione ha affermato che il datore di lavoro, una volta indicati i giorni di assenza per malattia, deve ritenersi vincolato a quelli nel calcolo del periodo di comporto, ribadendo la nullità del licenziamento intimato al lavoratore prima della scadenza del periodo di comporto (fatta eccezione per il licenziamento per giusta causa, o per totale cessazione dell'attività d'impresa ovvero in caso di malattia irreversibile);
alcuni contratti collettivi prevedono che, una volta superato il periodo di comporto, il lavoratore possa chiedere un'aspettativa non retribuita, al termine della quale, in caso di mancato rientro al lavoro, può raggiunto da licenziamento – si veda al proposito: Corte di cassazione, sezione Lavoro, sentenza 6 aprile 2016, n. 6697);
la circostanza che tale possibilità di aspettativa non retribuita sia contemplata solo da alcuni Ccnl di categoria genera una disparità di trattamento fra lavoratori affetti da malattia identica, inasprita nei oratori affetti da patologie onco-ematologiche;
l'intergruppo parlamentare «Insieme contro il cancro», nato nell'ambito del progetto «La salute un bene da difendere, un diritto da promuovere» coordinato da Salute Donna Onlus, dà vita ad una costante dialogo con le associazioni di pazienti con lo scopo precipuo di raccogliere delle istanze valide sui diritti dei malati da porre all'attenzione del Governo,
impegna il Governo:
ad assumere iniziative affinché, in sede di rinegoziazione dei contratti collettivi nazionali di lavoro del pubblico impiego, sia prevista per le malattie croniche e invalidanti che richiedono controlli ravvicinati e continui, l'estensione del periodo massimo dei relativi permessi per l'espletamento delle visite, terapie, prestazioni specialistiche o degli esami diagnostici, secondo le indicazioni e a discrezione del medico specialista curante;
ad assumere iniziative di competenza, anche normative, affinché per i lavoratori dipendenti nel settore privato, affetti da patologie onco-ematologiche, sia previsto un periodo di aspettativa parzialmente retribuita o non retribuita al termine del periodo di comporto;
con riguardo alla tutela della salute, ad assumere iniziative, per quanto di competenza, volte a migliorare la presa in carico e la cura del paziente da parte del Servizio sanitario nazionale – anche attraverso accordi in seno alla Conferenza Stato-regioni – per un accesso uniforme e il più rapido possibile ai trattamenti oncologici innovativi;
ad assumere iniziative, per quanto di competenza, per rafforzare il sistema della prevenzione e degli strumenti per garantire una diagnosi precoce delle patologie oncologiche.
(7-00213) «Boldi, Murelli, Comaroli, Bellachioma, Bordonali, Caffaratto, Vanessa Cattoi, De Angelis, Frassini, Lazzarini, Liuni, Zóffili, Elvira Savino, Schullian».
BUSINAROLO, ZOLEZZI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
la prescrizione numero 15, contenuta nella delibera del Cipe n. 42 del 2017 relativa alla linea ferroviaria AV/AC Milano-Verona, prevede che il soggetto aggiudicatore ovvero il soggetto realizzatore dell'opera dovrà: «effettuare gli sviluppi progettuali dei previsti interventi di mitigazione ambientale e ripristino attraverso un costante confronto con le Istituzioni locali e la cittadinanza interessata, attraverso l'Osservatorio ambientale, al fine di conseguire la massima condivisione sulle scelte da attuare in ordine a:
fruibilità visiva dei beni storico/architettonici;
realizzazione di opere a verde volte alla valorizzazione paesaggistica del tracciato, e dei manufatti accessori, al consolidamento dei pendii e al contenimento dell'inquinamento acustico;
studi sulle possibili interferenze sulle falde e interventi per il contenimento degli impatti;
opere per garantire la continuità dei percorsi ciclopedonali e per incrementarne l'estensione;
studi specifici su ambiti particolari»;
alla prescrizione numero 4, si specifica altresì che dovrà sostenere, a valere sul costo a vita intera dell'opera, gli oneri di funzionamento dell'Osservatorio ambientale (e del relativo supporto tecnico) che sarà istituito dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e dallo stesso presieduto, con la partecipazione del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, della regione Lombardia, della regione Veneto e di un organismo di supporto tecnico costituito da Arpa Lombardia e Arpa Veneto. L'Osservatorio avrà anche sede operativa presso il territorio ed opererà ai fini della condivisione dei contenuti del piano di monitoraggio ambientale e della verifica dei risultati;
nell'ambito del monitoraggio ambientale l'Osservatorio dovrà, in coerenza con quanto previsto dai piani di azione a breve termine di cui all'articolo 24 della direttiva 2008/50/CE, intervenire efficacemente per limitare le attività che contribuiscono al rischio che i rispettivi valori limite e soglie d'allarme, di cui agli allegati VII XI e XIV della direttiva 2008/50/CE, siano superati. Dovrà altresì stabilire gli interventi e le azioni da attuare per ridurre le emissioni inquinanti qualora il sistema di monitoraggio rilevi il superamento dei valori limite di cui all'allegato XI della direttiva 2008/50/CE o la soglia di allarme per l'ozono di cui all'allegato XII;
le attività di controllo e verifica dei dati provenienti dal sistema di rilevamento saranno gestite da Arpal e Arpav che informerà dei superamenti e avvierà le procedure, sulla base di quanto stabilito dall'Osservatorio, per l'attivazione degli interventi di riduzione delle emissioni;
le attività di verifica e controllo delle Arpa competenti dovranno comprendere quelle previste dall'articolo 8, parte B, del decreto ministeriale n. 161 del 2012 nell'ambito del piano di utilizzo e dei risultati delle caratterizzazioni in corso d'opera –:
se il Governo intenda fornire chiarimenti circa l'attuazione di quanto previsto dalla prescrizione numero 15, se cioè sia stato istituito e sia operativo l'Osservatorio ambientale di cui in premessa, anche in considerazione del fatto che consta all'interrogante che il general contractor è in fase di messa a punta del progetto esecutivo e sta acquisendo numerose aree interessate del progetto e quindi dovrebbe essersi confrontato «con le istituzioni locali e la cittadinanza»;
nel caso l'Osservatorio non sia stato attivato, tenuto conto che senza il medesimo Osservatorio non è possibile soddisfare la prescrizione numero 15, se non ritenga di adottare le iniziative di competenza per bloccare l’iter del progetto visto che «gli sviluppi progettuali dei previsti interventi di mitigazione ambientale e ripristino attraverso un costante confronto con le istituzioni locali e la cittadinanza interessata» devono avvenire attraverso questo organo.
(5-01154)
FARO, LOVECCHIO, MAGLIONE. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:
la Galleria «Passo del Lupo», sulla strada statale 17/VAR «Variante di Volturara», in provincia di Foggia, è stata interessata da interventi di ammodernamento dell'impianto antincendio, lavori che dapprima dovevano eseguirsi durante la prima settimana del mese di settembre 2018; poi, a seguito di una riunione presso la prefettura di Foggia, è stato chiesto ad Anas di rinviare l'interdizione al traffico della galleria; pertanto, la società è stata costretta a rimodulare il cronoprogramma con l'impresa esecutrice, rinviando l'inizio dei predetti interventi intorno alla metà di novembre 2018;
con l'ordinanza n. 99 emanata dall'Anas spa in data 13 novembre 2018 si disponeva la chiusura della galleria «Passo del Lupo» dalle ore 8,00 del 19 novembre 2018 fino alle ore 18,00 del 1° febbraio 2019;
nel dettaglio, per l'esecuzione delle attività è stato chiuso al traffico leggero il tratto compreso tra lo svincolo di San Bartolomeo in Galdo (chilometro 3,650) e lo svincolo per Volturino (chilometro 11,250);
la circolazione leggera è stata deviata, con indicazioni in loco, lungo la strada provinciale 145 (ex strada statale 17);
nella stessa ordinanza si leggeva inoltre: durante l'esecuzione dei lavori, per i mezzi pesanti con massa superiore alle 7,5 tonnellate la strada statale 17/VAR (dal chilometro 0,000 al chilometro 14,250) interamente interdetta al transito; con indicazioni in loco, il traffico pesante in direzione di Termoli proveniente dalla provincia di Foggia verrà deviato sulla strada statale 16 oppure sull'Autostrada A14 «Adriatica», mentre quello proveniente dalla provincia di Campobasso lungo la strada statale 647 «Fondo Valle del Biferno»;
tali interventi, così come descritti, rappresentano l'inizio di un calvario, fatto di limitazione della circolazione, cantieri e deviazioni, il tutto aggravato dalle scarse condizioni della rete stradale del Gargano, così come emerge da un report della provincia di Foggia e consegnato in prefettura come atto propedeutico ai vari incontri del contratto istituzionale di sviluppo, dove si evince che il 60 per cento delle strade il cui manto stradale è da rifare ha anche seri problemi di dissesto idrogeologico;
successivamente ai numerosi interventi del sindaco di Volturino, volti a rimandare i lavori non urgenti, l'Anas provvedeva a riaprire la Galleria di Passo del Lupo, per poi richiuderla il 1° febbraio 2019 per la caduta di calcinacci che ha evidenziato una lesione della calotta in cemento;
attualmente la Galleria di Passo del Lupo è ancora chiusa e non vi è alcuna data certa circa la riapertura del tratto di strada in questione, nonostante siano in corso gli interventi necessari di messa in sicurezza, anche con turni di lavoro notturni –:
quali siano le tempistiche certe per la riapertura della Galleria di Passo del Lupo e quali iniziative il Ministro interrogato intenda intraprendere per garantire una maggiore sicurezza delle strade statali garganiche, al fine di evitare gli enormi disagi che le popolazioni dei comuni interessati sono costretti a vivere a causa dei lavori in corso di esecuzione.
(4-02543)
DI STASIO, SPORTIELLO, AMITRANO, PERANTONI, D'ORSO, CARLA GIULIANO, PALMISANO, DORI, PIERA AIELLO, VILLANI, CAPPELLANI, OLGIATI, SURIANO, EMILIOZZI, CABRAS, EHM, SAITTA, GIORDANO, BILOTTI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
dal 20 dicembre 2018 ad oggi, nella città di Afragola, sono esplose dieci bombe; il primo episodio risale al 20 dicembre 2018 quando tra la mezzanotte e l'una del 21 è stata fatta saltare la serranda di una pizzeria sita in via Venezia Giulia nella zona compresa tra il Rione Salicelle e San Michele. Dopo è toccato a un supermercato, una merceria, una concessionaria, un negozio di oggettistica. Ognuno di questi ordigni è stato posto all'esterno di attività commerciali della città, arrecando ingenti danni alle attività stesse e al circondario, destabilizzando i cittadini e provocando allarmismo e panico tra gli stessi;
il modus operandi, i materiali utilizzati per il confezionamento degli ordigni e le tempistiche degli attentati esplosivi rimandano ad azioni camorristiche legate ai fenomeni del racket e dell'estorsione, seppure in attesa di conferma da parte delle indagini che il comando locale dei carabinieri sta conducendo;
per le organizzazioni criminali l'estorsione ai danni dei commercianti continua a essere uno dei principali mezzi di approvvigionamento e controllo dei territori da parte delle stesse e la paura di ritorsioni, unita a una legislazione percepita come non sufficiente dalle vittime a garantirne l'incolumità, le spinge a non denunciare;
nel mese di gennaio 2019, il prefetto di Napoli, Carmela Pagano, ha convocato il Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica con lo scopo di trovare delle soluzioni immediate per arginare il fenomeno che hanno portato a un aumento delle unità di forze dell'ordine presenti sul territorio di Afragola;
dopo poco meno di due mesi durante i quali l'emergenza sembrava fosse rientrata, intorno alle 22 del 18 marzo 2019 è stata fatta esplodere un'altra bomba all'esterno di un negozio ubicato in Corso Meridione, una delle arterie principali della città, che lascia ben intuire quanti e quali danni avrebbe potuto provocare qualora ci fossero stati dei pedoni nelle vicinanze;
la situazione di Afragola è stata già sottoposta all'attenzione del Governo e del Ministro interrogato che in occasione delle giornate contro la camorra del mese di gennaio 2019, ha incontrato le istituzioni afragolesi, il prefetto di Napoli, nonché alcune delle vittime degli attentati esplosivi –:
quali azioni o iniziative, per quanto di competenza, il Ministro abbia intrapreso o intenda intraprendere per fermare questa emergenza e contrastare la criminalità organizzata presente sul territorio.
(4-02573)
MENGA, FARO, PARENTELA, LATTANZIO, NAPPI, ANGIOLA, LOVECCHIO, D'AMBROSIO, MACINA, TROIANO, BRESCIA, CARLA GIULIANO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
il Centro di accoglienza richiedenti asilo di Borgo Mezzannone, in provincia di Foggia, sulla scorta delle dichiarazioni rese dallo stesso Ministro interrogato a mezzo stampa, rientrerebbe nell'elenco delle mega-strutture di accoglienza prossime allo smantellamento;
i dati ufficiali forniti dalla questura di Foggia registrano al momento la presenza di circa 143 migranti all'interno del Cara, su una capienza compresa tra 600 e 650 posti. Ciò che desta maggiore preoccupazione, allo stato, sono i migranti residenti nell'adiacente baraccopoli abusiva, cosiddetta «Pista», un vero e proprio ghetto di difficile censimento, dove vivono, relegati in condizioni disumane di povertà e precarietà uomini, donne e bambini di etnie diverse, il cui numero è di all'incirca 10 volte superiore a quello degli ospiti del Cara;
episodi di criminalità e violenza all'interno della «Pista» continuano a consumarsi inesorabilmente, nonostante il sequestro preventivo di alcuni edifici ed ambienti, centri nevralgici di svariate attività illecite quali lo spaccio di stupefacenti, la prostituzione, il caporalato, ricettazione e la rivendita di beni rubati, messo a punto nelle scorse settimane dalle forze dell'ordine su ordine della Procura della Repubblica di Foggia.
in un simile clima di precarietà e di allarmismo riecheggiano sui quotidiani regionali gli appelli delle organizzazioni sindacali e dei 70 dipendenti delle aziende che detengono i servizi di pulizia, assistenza e refezione all'interno della struttura: «Si a immigrazione controllata, no a perdita dei posti di lavoro» e ancora «Dignità è mantenere il posto di lavoro» sono questi gli striscioni che sventolano dinanzi ai cancelli del Cara –:
quali siano gli orientamenti del Ministro interrogato circa la tutela e la ricollocazione degli attuali ospiti del Cara di Borgo Mezzanone, e se alla luce degli innumerevoli episodi di criminalità perpetratisi all'interno della baraccopoli abusiva non ritenga necessario e indifferibile assumere iniziative, per quanto di competenza, per procedere all'integrale smantellamento della stessa, al fine di spezzare il circuito fra criminalità, sfruttamento delle persone e mancato riconoscimento dei diritti umani, restituendo sicurezza e dignità al territorio e a chi lo abita.
(3-00642)
SARRO, PAOLO RUSSO, PENTANGELO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
in attuazione del decreto ministeriale del 21 luglio 1998, n. 297, il dipartimento dell'amministrazione penitenziaria con provvedimento del direttore generale del 3 aprile 2008 (pubblicato nel Bollettino Ufficiale del Ministero della Giustizia n. 11 del 15 giugno 2008) indiceva un concorso interno, per titoli di servizio ed esame, a complessivi 643 posti (elevati successivamente a 1232 di cui 1009 uomini e 223 donne) per la nomina alla qualifica iniziale del ruolo maschile e femminile degli ispettori del corpo di polizia penitenziaria;
all'esito della suddetta procedura concorsuale veniva approvata la graduatoria definitiva con avviso pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 6 febbraio 2018;
in attuazione di quanto contemplato dagli articoli 13 e 14 del bando di concorso, i vincitori venivano avviati a frequentare il corso di formazione previsto dall'articolo 8 del decreto ministeriale n. 297 del 1998;
detto, corso, conclusosi di recente, ha consentito ai vincitori di conseguire la definitiva idoneità alla nomina a vice ispettore nel ruolo degli ispettori del corpo di polizia penitenziaria;
l'espletamento della procedura concorsuale e dei successivi moduli didattici di formazione, si sono dilatati oltre ogni ragionevole limite temporale, determinando una situazione di forte penalizzazione a danno dei vincitori medesimi che, all'epoca della pubblicazione del bando, avevano nella quasi totalità una età media compresa tra i 35 ed i 45 anni;
dopo 11 anni, le esigenze familiari sono profondamente mutate sia perché nel frattempo molti degli attuali vincitori hanno operato impegnativi investimenti economici per l'acquisto della casa di abitazione, sia perché i processi di ambientamento scolastico e sociale dei propri figli, utili ad una loro crescita stabile, si sono ampiamente consolidati;
inoltre l'attesa ultra decennale della chiusura del concorso ha precluso agli interessati la partecipazione a diversi altri concorsi interni (3 per posti di ispettore capo, 2 per posti di aspirante ispettore superiore ed 1 posto di aspirante vice commissario) e, parimenti, l'accesso ai benefici economici e di avanzamento di carriera derivanti dal recente riordino delle carriere riservato a tutte le forze di polizia –:
quali iniziative di competenza si intendano intraprendere per riconoscere ai vincitori del concorso indetto con provvedimento del direttore generale 3 aprile 2008 la retrodatazione giuridica del passaggio al grado di vice ispettore quanto meno al 2011, rappresentando quest'ultimo il termine fisiologico di conclusione della procedura concorsuale in questione, e per garantire la conferma nella attuale sede di appartenenza ovvero in altra ad essa prossima, anche in deroga alla dotazione organica vigente.
(4-02583)
MIGLIORE, LA MARCA, SCHIRÒ, UNGARO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:
il decreto-legge 4 ottobre 2018, n. 113, convertito dalla legge 1° dicembre 2018, n. 132, all'articolo 14, comma 1, lettera a-bis) pone per lo straniero che fa domanda di cittadinanza jure matrimonii il requisito di «un'adeguata conoscenza della lingua italiana, non inferiore al livello B1 del QCER»;
l'introduzione del requisito della conoscenza della lingua italiana rappresenta un fatto di cui da anni si discute anche in ambito parlamentare a proposito sia della concessione della cittadinanza a stranieri, residenti in Italia e all'estero, che del riconoscimento jure sanguinis della cittadinanza a discendenti di emigrati italiani di diverse generazioni, senza tuttavia che si sia arrivati sul tema a conclusioni organiche o quantomeno coordinate;
la richiesta di attestazione della conoscenza della lingua italiana a livello B1, per lo straniero che ha contratto matrimonio con un/a cittadino/a italiano ha creato un diffuso disagio tra le coppie «miste» residenti all'estero, il cui numero è progressivamente aumentato;
il provvedimento richiamato sembra non tenere in considerazione alcuni dati di fatto, quali la rada presenza sui territori esteri delle strutture autorizzate a rilasciare la certificazione, la non breve periodicità delle loro operazioni e la complessità e gli elevati costi della predisposizione dei documenti da allegare alla richiesta, nonché della loro traduzione e legalizzazione, soggetti a scadenza dei termini di validità;
la disposizione ha creato problemi interpretativi e pratici che è necessario e urgente affrontare:
1) quello relativo alla data precisa dell'entrata in vigore del provvedimento e all'esclusione della retroattività riguardo alle richieste presentate antecedentemente, sia nel periodo precedente al decreto 4 ottobre 2018, n. 113, che in quello che intercorre fra la data di tale decreto e l'entrata in vigore della legge 1° dicembre 2018;
2) quello relativo alla possibilità, per le istanze avanzate immediatamente dopo l'entrata in vigore della legge di conversione del decreto, di essere integrate della attestazione linguistica anche successivamente, allo scopo di non vanificare, in tutto o in parte, la documentazione acquisita;
3) quello relativo alla comunicazione, attraverso i consolati e lo stesso sito web del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, dei luoghi e degli istituti all'estero presso i quali è possibile ottenere la certificazione linguistica –:
se non ritenga opportuno adottare le iniziative di competenza per sospendere l'applicazione della disposizione richiamata alla luce delle considerazioni esposte in premessa o, in linea subordinata, se e come intenda provvedere ad una più chiara definizione delle questioni amministrative richiamate dagli interroganti.
(5-01757)
La III Commissione,
premesso che:
il conflitto in Yemen ha avuto inizio nel 2015, quando i ribelli Houthi, sostenuti dall'Iran, hanno deposto il presidente del Paese riconosciuto a livello internazionale, il quale ha successivamente fatto intervenire una coalizione multinazionale, guidata dall'Arabia Saudita, per combattere i ribelli e le truppe ad essi alleate;
il conflitto in atto nello Yemen è giunto al quarto anno e ha causato ormai decine di migliaia di morti; più di 22 milioni di persone necessitano di sostegno umanitario; le persone in condizioni di insicurezza alimentare sono più di 17 milioni e oltre otto milioni rischiano di morire di fame; 2.500 bambini sono stati uccisi nel conflitto, mentre, secondo l'organizzazione non governativa Save the Children, nel solo 2017 più di 50 mila bambini sono morti per malnutrizione o per problemi igienico-sanitari;
dal giugno 2018 la coalizione guidata dall'Arabia Saudita e dagli Emirati Arabi Uniti è impegnata in un'offensiva per prendere la città di Hodeidah che, secondo Save the Children, è già costata la vita a centinaia di vittime civili, mentre altre centinaia di migliaia risultano sfollate; l'intensificazione dei combattimenti a Hodeidah, che è il porto più importante dello Yemen, compromette il transito del cibo e degli aiuti umanitari nel Paese; parlando al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, il coordinatore delle Nazioni Unite per gli affari umanitari Mark Lowcock ha annunciato il pericolo di una imminente carestia in Yemen;
la campagna guidata dai sauditi e gli intensi bombardamenti aerei hanno colpito anche scuole e ospedali e prodotto, secondo l'Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, almeno 6 mila morti e più di 17 mila feriti tra i civili; alla luce delle conclusioni del gruppo di eminenti esperti indipendenti internazionali istituito dal Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite, pubblicate il 28 agosto 2018, detti interventi possono costituire crimini di guerra;
nel settembre 2018 una relazione dell'Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani ha concluso che vi sono ragionevoli motivi per ritenere che tutte le parti implicate nel conflitto nello Yemen abbiano commesso crimini di guerra;
è in vigore un embargo internazionale sulle armi nei confronti dei ribelli Houthi sostenuti dall'Iran;
il 26 settembre 2018 la Camera dei rappresentanti degli Stati Uniti d'America ha approvato una risoluzione che impegna il Presidente Donald J. Trump a rimuovere le Forze armate degli Stati Uniti dalle ostilità nella Repubblica dello Yemen fino a quando una dichiarazione di guerra o specifica autorizzazione per l'uso delle Forze armate statunitensi non sia stata promulgata in legge,
impegna il Governo:
ad operare uno sforzo politico e diplomatico in sede multilaterale per il riconoscimento dello stato di conflitto armato in Yemen ai fini del diritto internazionale umanitario e dell'applicazione rigorosa delle disposizioni della legge 9 luglio 1990, n. 185, della posizione comune 2008/944/PESC e del Trattato internazionale sul commercio delle armi, già ratificato dall'Italia;
ad adottare iniziative per sospendere la fornitura di armi ai Paesi coinvolti direttamente nel conflitto in Yemen, come già deciso da Germania, Olanda, Norvegia, Danimarca e Finlandia e come in discussione in altri Parlamenti di Stati membri dell'Unione;
a sostenere gli sforzi profusi dall'inviato speciale per lo Yemen del segretario generale delle Nazioni Unite volti a rilanciare il processo politico e a raggiungere una soluzione negoziata e inclusiva della crisi, nonché ad assicurare ogni intervento utile per consentire un immediato e completo accesso umanitario alle zone colpite dalle ostilità in Yemen al fine di assistere efficacemente la popolazione in stato di bisogno attraverso prioritari programmi di cooperazione internazionale;
a sostenere, anche nel ruolo di membro eletto del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite, la prosecuzione di indagini efficaci e indipendenti sulle violazioni e sui crimini commessi in Yemen dalle parti in conflitto e a valutare l'opportunità di promuovere l'istituzione di un tribunale internazionale indipendente per accertarne e condannarne le responsabilità.
(7-00088) «Quartapelle Procopio, Fassino, De Maria, Scalfarotto».