FRONTESPIZIO

RELAZIONE

PROGETTO DI LEGGE
                        Articolo 1
                        Articolo 2

XVIII LEGISLATURA

CAMERA DEI DEPUTATI

N. 76

PROPOSTA DI LEGGE

d'iniziativa dei deputati
DAGA, MICILLO, TERZONI, VIGNAROLI, ZOLEZZI, GAGNARLI,
SPESSOTTO, DEL GROSSO, CARLO SIBILIA, GRANDE

Introduzione del divieto di utilizzo del triclosano nei prodotti cosmetici

Presentata il 23 marzo 2018

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  Onorevoli Colleghi! – Il semplice gesto del lavarsi le mani è tra quelli che più hanno contribuito alla salute e al benessere dell'umanità, insieme alle altre norme igieniche. Da qualche tempo però si discute molto della validità e della sicurezza dei cosiddetti prodotti anti-batterici per la cosmesi e l'igiene quotidiana, con particolare riguardo ai prodotti contenenti triclosano.
  Il triclosano è un composto sintetico, registrato nel 1969 come pesticida e utilizzato fin dagli anni ‘70 negli ospedali per la sua funzione antibatterica, antifungina e antivirale. Ben presto però questa sostanza è stata inserita nella composizione di molti prodotti per l'igiene quotidiana della persona, quali detergenti intimi, dentifrici, saponi e cosmetici. La sua diffusione è talmente alta che oggi è possibile rintracciare tracce di triclosano praticamente ovunque: nel latte materno, nel sangue, nelle urine ma anche nell'ambiente, nelle acque e in diverse specie di anfibi, alghe, pesci e delfini (fonti: Scientific American, Environmental Health Perspectives, Center for Disease Control and Prevention).
  Già nel 2001 l’American Medical Association aveva dichiarato come i saponi antibatterici non siano affatto più efficaci dei saponi normali nel combattere batteri e virus: il loro effetto antibatterico non dura, infatti, più di un'ora (lo stesso tempo di un detergente normale) mentre le conseguenze sulla salute e sull'ambiente si protraggono per lungo tempo.
  Dopo anni di ricerche, oggi, anche la US Food and Drug Administration (FDA), ha affermato che non solo non c'è alcuna dimostrazione scientifica per cui l'utilizzo di saponi antibatterici sia da preferire al lavaggio con acqua e sapone semplice nel prevenire le malattie, ma che, addirittura, l'ampio uso di questi prodotti nel corso di un lungo periodo di tempo potrebbe produrre effetti negativi sulla salute.
  Sul triclosano l'FDA si era già pronunciata nel 1978, quando lo aveva bandito dai saponi per le mani, non ritenendo provate né la sua sicurezza, né tanto meno la sua efficacia. Successivamente, nel 1994 era tornata sui suoi passi, consentendone l'impiego finché non venissero prodotte nuove evidenze a sfavore del suo utilizzo. Su sollecito del Natural Resources Defense Council, l'FDA ha allora incaricato il National Toxicology Program di indagare sulla possibilità che l'esposizione cutanea al triclosano potesse risultare cancerogena, chiedendo nuovi dati a supporto dell'utilità e della sicurezza di molti antibatterici.
  Tale ricerca ha stimolato il divieto di circolazione di ben 19 princìpi attivi per uso igienico tra cui l'antibatterico triclosano e la decisione ha coinvolto 2.100 prodotti.
  Nel marzo 2010, anche l'Unione europea, con la decisione 2010/169/UE, ha proibito l'uso di questa sostanza chimica in tutti i prodotti che vengono a contatto con gli alimenti, come contenitori e posate, considerando che alcuni studi scientifici reputavano il triclosano potenziale interferente endocrino, associato vieppiù al fenomeno della resistenza agli antibiotici.
  Già nel 2012 un rapporto dell'Organizzazione mondiale della sanità (OMS) e dell’United Nations Environment Programme (UNEP) trattava il triclosano in relazione ai disturbatori endocrini, rimarcando la necessità di studi chiarificatori. Il triclosano è oggetto di attenzione anche a livello europeo attraverso il progetto Community Rolling Action Plan che valuta il potenziale come interferente endocrino delle sostanze chimiche.
  Altri studi scientifici (tra cui quelli della FDA del 16 dicembre 2013) hanno inoltre sostenuto che i prodotti contenenti triclosano possono agire come interferenti endocrini, così come il bisfenolo A.
  Negli esseri umani questa interferenza può causare problemi come la sterilità, la pubertà precoce, l'obesità e il cancro.
  Il triclosano, infine, combinato al cloro dell'acqua, produce cloroformio e con l'esposizione al sole dà origine ad una forma di diossina, una sostanza tossica che simula l'azione estrogena e altera l'equilibrio ormonale.
  Diversi sono gli studi, tra cui un rapporto della Scientific Committee on Consumer Safety (SCCS), sul collegamento tra triclosano e sviluppo di resistenze agli antibiotici. Un uso di un antibatterico di questo genere, contenuto in moltissimi prodotti, può infatti alterare la normale flora batterica cutanea, favorendo la crescita di batteri potenzialmente nocivi e resistenti ai farmaci. Un pericolo che, in alcuni cosmetici come i dentifrici e i saponi per l'igiene intima, risulta essere particolarmente grave, tanto da far supporre la necessità di sospendere l'utilizzo di tale composto.
  Un'altra caratterista alquanto preoccupante dell'antibatterico in questione è quello del suo accumulo. Il triclosano è, infatti, un biocida che tende ad accumularsi nel grasso umano, così come riscontrato anche dall'ECHA (European Chemical Agency), comportando una esposizione permanente, tale da alterare le funzioni ormonali, riproduttive, muscolari e cardiache nonché favorire il rischio di allergie, asma ed eczemi soprattutto nei bambini.
  Non da ultimi i rischi cerebrali: in uno studio pubblicato sulla rivista Environmental Health Perspectives, gli scienziati della University of California, hanno osservato che l'effetto del triclosano sul cervello fa registrare un preoccupante aumento dei livelli di calcio nei neuroni, che ostacola il normale sviluppo mentale.
  Tutti questi elementi pongono non poche preoccupazioni sull'utilizzo quotidiano, domestico e cosmetico, di tale sostanza, la quale sembrerebbe inutile per prevenire le malattie, ma responsabile di differenti rischi per la salute umana.
  Un ulteriore campo di studio è quello legato ai rischi ambientali derivanti dall'impiego del triclosano: esso appartiene, infatti, ad una categoria di inquinanti denominati PPCPs – Pharmaceuticals and Personal Care Products and Pollutants, ossia ingredienti presenti in prodotti cosmetici o medici che nell'ambiente possono perturbare gli equilibri dell'ecosistema.
  Gran parte del triclosano e di molti altri PPCPs utilizzati nelle nostre case finiscono giù per lo scarico dei lavandini domestici disperdendosi in gran parte nelle nostre acque. Gli effluenti degli impianti di depurazione contengono una grande quantità di PPCPs che non vengono completamente rimossi dalle unità di trattamento convenzionali e che quindi vengono rilasciati nei corpi idrici ricettori (Temes et al., 1998; Carballa et al., 2004).
  Una volta nell'ambiente, il triclosano subisce modificazioni chimiche che portano alla formazione di sottoprodotti. Uno di questi è il methyl triclosano, un composto più persistente nell'ambiente e che ha una tendenza maggiore del triclosano stesso ad accumularsi negli esseri viventi, pesci in primis.
  Per azione della fotodegradazione (cioè per azione della luce), infine, il triclosano dà origine a diossine. Una ricerca dell'università del Minnesota ha evidenziato una crescita dei livelli di questa sostanza come sedimento in laghi e corsi d'acqua, motivo per cui lo Stato del Minnesota ha già escluso, per legge, la possibilità di utilizzare tale sostanza per la realizzazione di prodotti di igiene per la casa.
  Anche uno studio canadese ha dimostrato quanto il triclosano si accumuli e contamini acque superficiali, sedimenti e suoli e intossichi gli organismi acquatici, anche per lunghi periodi, essendo difficilmente biodegradabile.
  Alla luce di quanto esposto e del principio di precauzione a cui siamo chiamati a rispondere, nonché di fronte al compito di tutelare la salute pubblica, la presente proposta di legge introduce il divieto di produrre e mettere in commercio prodotti cosmetici contenenti triclosano, in attuazione del principio di tutela dell'ambiente e della salute umana.

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PROPOSTA DI LEGGE

Art. 1.

  1. Al fine di prevenire ogni rischio per la salute umana, dal 1o gennaio 2020 è vietato produrre e mettere in commercio prodotti cosmetici, come definiti dall'articolo 2, paragrafo 1, lettera a), del regolamento (CE) n. 1223/2009 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 30 novembre 2009, contenenti triclosano.

Art. 2.

  1. Il trasgressore del divieto di cui all'articolo 1 è punito con la sanzione amministrativa consistente nel pagamento di una somma da 50.000 euro a 300.000 euro e, in caso di recidiva, con la reclusione non inferiore a due anni e con la sospensione dell'attività produttiva non inferiore a diciotto mesi.

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