XVIII LEGISLATURA
CAMERA DEI DEPUTATI
N. 2432
PROPOSTA DI LEGGE
d'iniziativa della deputata ELVIRA SAVINO
Disposizioni per l'istituzione di corsi sui fondamenti delle arti marziali e delle tecniche di difesa personale nelle scuole di ogni ordine e grado, al fine di contrastare il fenomeno del bullismo
Presentata l'11 marzo 2020
Onorevoli Colleghi! – La presente proposta di legge si pone l'obiettivo di prevenire e contrastare il fenomeno del bullismo attraverso l'istituzione di corsi sui fondamenti delle arti marziali e delle tecniche di difesa personale presso le scuole di ogni ordine e grado.
Negli ultimi anni, l'attenzione delle istituzioni nei confronti del fenomeno del bullismo è stata sempre più alta e molto è stato fatto, ma molto ancora resta da fare per superare tale fenomeno che, purtroppo, come evidenziano le statistiche, registra una maggiore frequenza di casi, sia episodici sia reiterati, e una maggiore gravità.
I bulli, come noto, sono individui caratterizzati da un quadro psicologico connotato principalmente dall'aggressività e dall'ostilità verso le regole: la violenza viene vista come positiva e come unico mezzo efficace per il raggiungimento di un obiettivo. Sono, pertanto, individui che hanno sviluppato modelli violenti di gestione della relazione interpersonale e con il gruppo dei pari.
Le vittime del bullismo sono coloro che subiscono le azioni violente del bullo o del gruppo di bulli e sono solitamente persone che rimangono, per caratteristiche personali, ai margini del gruppo e non hanno molti amici. Queste persone non sono in grado di fare fronte al comportamento dei bulli e molto spesso hanno anche difficoltà nel raccontare alle figure di riferimento gli eventuali soprusi subiti.
Mentre al bullo non appartengono sentimenti come l'empatia, la vittima non riconosce gli stati di rabbia e non costruisce adeguate strutture difensive.
Tra le cause e i fattori di rischio del fenomeno del bullismo troviamo una molteplicità di elementi che possono generalmente essere ricondotti a:
il contesto familiare;
il contesto culturale;
i fattori personali: le caratteristiche psicologiche che connotano una personalità principalmente orientata verso il ruolo di bullo o di vittima;
il contesto di vita, in cui rientrano gli ambienti frequentati, l'ambiente scolastico e il tipo di amicizie.
Per combattere il fenomeno del bullismo, dunque, è necessario prevedere interventi che coinvolgano tutte le istituzioni, in particolare quelle scolastiche, promuovendo, attraverso l'attività sportiva e l'aggregazione, i valori sociali, il rispetto dei singoli e del gruppo e il rispetto delle regole.
Lo scopo della presente proposta di legge non è quello di incentivare la pratica delle arti marziali come strumento per combattere i bulli, ma quello di consentire l'acquisizione della fiducia in se stessi e il necessario equilibrio interiore per potersi sottrarre alle sopraffazioni, liberandosi dal ruolo psicologico di «vittima».
Praticare arti marziali, infatti, non significa rispondere alla violenza con la violenza, ma imparare le tecniche di autodifesa e acquisire sicurezza in se stessi, facendo così diminuire la sensazione di vulnerabilità e, conseguentemente, aumentare l'autostima e consentendo di assumere un atteggiamento calmo e razionale di fronte a eventuali provocazioni e situazioni di pericolo.
Ma le arti marziali non sono utili solo per le vittime di bullismo, ma anche per i bulli.
La vittima impara a difendersi e scopre una capacità e una forza interiore e fisica prima sconosciute.
Il bullo impara valori e sentimenti prima sconosciuti.
La cosiddetta «via marziale», infatti, si rivela di massima utilità proprio per coloro che manifestano i caratteri propri del potenziale, o manifesto, bullo: l'aggressività, la forza e l'energia impiegate in modo distorto e inadeguato possono essere canalizzate in percorsi positivi, controllate e gestite nel rispetto del maestro, delle regole e dei compagni.
Molti studi scientifici (Trulson, Kutz, Parson, Fuller, Bandler, Nardi) hanno dimostrato, infatti, parallelismi e correlazioni tra la psicoterapia verbale e le arti marziali.
Trulson, ad esempio, ha evidenziato che adolescenti identificati come delinquenti, che avevano seguito per sei mesi un corso di arti marziali tradizionali, avevano mostrato un decremento dell'aggressività e dell'ansia e un incremento dell'autostima e della capacità di rispettare le regole.
Una scuola di arti marziali è una scuola di non violenza. A prima vista questo concetto può apparire contraddittorio: come può una disciplina che insegna a colpire o a mettere al tappeto l'avversario favorire la non violenza?
Tutte le arti marziali si basano sugli stessi princìpi di fondo: il silenzio, la dignità, l'obbedienza, il rispetto nei confronti dei compagni, del maestro e del mondo. Esse insegnano a muovere il corpo e a sopportarne l'immobilità.
Proprio in questa direzione si sono mosse diverse realtà, quali regioni, comuni e associazioni sportive di arti marziali: già nel 2007, ad esempio, a Pietrasanta (Lucca) una psicologa e un'insegnante di aikido hanno dato vita al progetto, finanziato dall'assessorato alla pubblica istruzione locale, «Conoscere la forza e allontanarsi dalla violenza» rivolto ai ragazzi della scuola secondaria di primo grado Santini, mentre all'istituto tecnico industriale «Leonardo da Vinci» di Pisa gli studenti si sono avvicinati alla pratica del jujutsu e a Montelupo (Empoli) il locale centro giovani ha avviato il progetto «Ti sbullo», attraverso il quale ragazzi dagli 11 ai 18 anni di età frequentano lezioni di karate.
Le arti marziali non possono essere definite semplicemente uno sport, ma sono molto di più, sono un insegnamento di e per la vita.
Mentre gli sport, infatti, tendono a enfatizzare la competizione, le arti marziali pongono l'accento sull'autoconoscenza e, se praticate in modo corretto, possono migliorare significativamente la salute fisica, l'autocontrollo, la meditazione, la responsabilizzazione nell'uso della forza, l'acquisizione di sicurezza nelle proprie capacità e la consapevolezza dei propri limiti, nonché la conoscenza del proprio corpo. Introdurre l'insegnamento delle arti marziali nelle scuole, come discipline curricolari, o comunque incentivarne la pratica nei servizi di doposcuola, contribuisce a garantire un'adeguata formazione dal punto di vista motorio e psicologico
Le arti marziali sono discipline di grande fascino e di tradizione millenaria, che traggono origine da epoche storiche e da luoghi e culture diverse. Esse sono portatrici di ricchezza culturale e stabilmente inserite negli sport olimpici e nei programmi olimpici, mondiali e continentali.
Già in passato le arti marziali hanno sempre recepito tutte le linee guida del Comitato olimpico nazionale italiano in materia di attività giovanile e oggi sono state completamente rivisitate e adeguate metodologicamente in base alle scienze motorie e alla moderna psicopedagogia e didattica.
La presente proposta di legge prevede, pertanto, che le scuole di ogni ordine e grado, nell'ambito della loro autonomia, promuovano l'istituzione di corsi per l'apprendimento dei fondamenti delle arti marziali e delle tecniche di difesa personale quale strumento di base per sviluppare capacità di consapevolezza e di autocontrollo, anche in collaborazione con le associazioni operanti nel settore.
PROPOSTA DI LEGGE
Art. 1.
1. Al fine di contrastare il fenomeno del bullismo, le scuole di ogni ordine e grado, nell'ambito della loro autonomia, promuovono l'istituzione di corsi per l'apprendimento dei fondamenti delle arti marziali e delle tecniche di difesa personale quale strumento di base per sviluppare capacità di consapevolezza e di autocontrollo, anche in collaborazione con le associazioni operanti nel settore.
2. All'onere derivante dall'attuazione del comma 1, valutato in 5 milioni di euro annui a decorrere dall'anno 2020, si provvede mediante corrispondente riduzione del Fondo per interventi strutturali di politica economica, di cui all'articolo 10, comma 5, del decreto-legge 29 novembre 2004, n. 282, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 dicembre 2004, n. 307.