TESTI ALLEGATI ALL'ORDINE DEL GIORNO
della seduta n. 162 di Venerdì 12 aprile 2019

 
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INTERPELLANZE URGENTI

A)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:

   il riciclo dei rifiuti in Italia sta avendo importanti sviluppi per l'incremento della raccolta differenziata e l'aumentata consapevolezza dei cittadini; la carenza di politiche di prevenzione del rifiuto e numerosi illeciti come la produzione di beni fittizi già destinati in partenza al ciclo dei rifiuti (si veda l'indagine sulla Marmodiv ed Eco Cart di San Giorgio di Mantova sui volantini destinati direttamente al macero), la carenza di informazioni ai cittadini in merito alla raccolta differenziata di qualità, unitamente alla richiesta, anche da parte della Cina, che importa dal nostro Paese una buona parte di rifiuti selezionati, di una minore presenza di impurità e di sostanze pericolose, stanno portando a una difficoltà di gestione a valle;

   la raccolta differenziata del vetro ha visto la crescita dei rifiuti raccolti negli ultimi anni, +8,3 per cento nel 2017 (156 mila tonnellate), con una previsione di un ulteriore +7,6 per cento nel 2018 (155 mila tonnellate); queste importanti crescite hanno saturato la capacità produttiva nazionale di trattamento (di recupero del vetro), tanto che le aste del mese di agosto 2018 bandite da CoReVe per allocare i rifiuti di imballaggi in vetro acquisiti dai comuni convenzionati hanno visto inoptate circa 65.000 tonnellate; CoReVe, in quanto consorzio obbligatorio preposto alla raccolta e alla gestione dei rifiuti in vetro in base alla legge, sta reagendo a questa situazione attrezzandosi con aree di stoccaggio temporaneo e incentivando sia le esportazioni dei rifiuti da imballaggio in vetro, sia l'aumento delle capacità di trattamento dei singoli impianti;

   tra gli impianti di recupero del vetro, l'impianto dell'Emiliana Rottami, sotto curatela fallimentare, sorge in provincia di Modena e recupera circa il 9 per cento del vetro nazionale;

   Vetri Srl di Villa Poma (Mantova) ha capacità annua di trattamento pari al 15 per cento del mercato nazionale (300 mila tonnellate) ed erano previsti importanti investimenti (80 milioni di euro) da parte del gruppo multinazionale Verallia a testimonianza di un settore interessante e competitivo in ambito internazionale; nel mese di ottobre del 2018 è intervenuta la revoca autorizzativa all'impianto dopo i controlli della provincia di Mantova; il Tar ha sospeso l'efficacia del provvedimento ed è in corso l'adeguamento alle prescrizioni ambientali; pende un'istanza fallimentare da parte di alcuni dipendenti;

   vi sono stati oltre 400 roghi di impianti di stoccaggio o trattamento rifiuti negli ultimi 4 anni;

   è stato inserito nella legge di bilancio 2019 (vedasi commi da 73 a 77 dell'articolo 1 della legge 30 dicembre 2018, n. 145), un credito d'imposta per i beni recuperati dai rifiuti. Permane un accesso al credito non sempre sollecito per queste attività, come nel caso de La Vetri Srl, e sembra mancare un canale preferenziale –:

   se il Governo intenda adottare iniziative per favorire la filiera del riciclo, anche agevolando l'accesso agli strumenti finanziari;

   con quali iniziative e strumenti intenda procedere al fine di favorire il riciclo nazionale del vetro.
(2-00332) «Zolezzi, Daga, Deiana, D'Ippolito, Federico, Ilaria Fontana, Licatini, Alberto Manca, Maraia, Ricciardi, Rospi, Terzoni, Traversi, Varrica, Vianello, Vignaroli, Bella, Berardini, Berti, Bilotti, Bologna, Brescia, Bruno, Buompane, Businarolo, Cadeddu, Cancelleri, Luciano Cantone, Carabetta, Carbonaro».

(2 aprile 2019)

B)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, per sapere – premesso che:

   il 2 aprile 2019 il servizio Alarm Phone ha dato notizia di aver ricevuto la sera precedente una chiamata da un'imbarcazione vicino alle coste libiche con a bordo circa 50 persone tra cui donne e bambini e che la comunicazione si è interrotta dopo l'invio della posizione Gps; Alarm Phone ha affermato di aver più volte tentato di segnalare la posizione dell'imbarcazione alla guardia costiera libica senza riuscirci e di aver successivamente contattato il Centro nazionale di coordinamento del soccorso marittimo (Mrcc) di Roma;

   il 2 aprile la Guardia costiera italiana avrebbe chiarito, come si apprende dalle agenzie di stampa, che «Watch the Med – Alarm Phone ha segnalato alla Centrale Operativa della Guardia Costiera italiana la probabile partenza, nella serata di ieri, di un barcone dalla Libia con circa 50 persone a bordo. Veniva inoltre riferita la probabile posizione dell'unità, a nord di Zwara, ancora all'interno delle acque territoriali libiche» ed «essendo la posizione segnalata all'interno dell'area Sar di responsabilità libica, ha immediatamente inoltrato le informazioni ricevute alla Guardia Costiera libica, che ha assicurato l'avvenuta ricezione degli elementi forniti, per le successive azioni di competenza»; lo stesso giorno il portavoce della Marina libica, l'ammiraglio Ayob Amr Ghasem, ha dichiarato all'ANSA che la Guardia Costiera libica non è intervenuta alla ricerca del gommone perché la segnalazione ricevuta risultava «incompleta» e di aver chiesto alle piattaforme petrolifere presenti nell'area di «seguire la situazione, inviare loro rimorchiatori e fare il necessario»;

   risulta evidente che in una situazione di emergenza in mare la richiesta di aiuto possa essere lanciata anche in modo incompleto e decidere di non intervenire comporta l'altissimo rischio di mettere seriamente a rischio la vita di chi ha chiesto aiuto;

   ad oggi non risulterebbe esservi traccia dell'imbarcazione dispersa, come dimostrano le ricerche compiute senza alcun risultato nella zona segnalata dalla nave Alan Kurdi della Ong Sea Eye;

   la Marina e la Guardia costiera libica, come si apprende da media locali, avrebbero intimato alle Ong di non entrare nelle loro acque territoriali e di non intervenire vicino alle loro coste;

   la missione Sophia è stata ridotta al solo pattugliamento aereo con il ritiro delle navi;

   pochi giorni fa, l'Oim – l'Organizzazione internazionale per le migrazioni, presente in Libia per assistere i migranti – ha dichiarato che la Libia non può essere considerata un porto sicuro e che la stessa organizzazione non può garantire la protezione dei migranti che spesso vengono trasferiti in centri di detenzione nei quali le condizioni sono «inaccettabili e inumane» e «la detenzione di uomini, donne e bambini è arbitraria»;

   l'Onu ha pubblicato nel mese di dicembre 2018 un documento a cura dell'Unsmil e dell'Uhchr nel quale si denunciano gravi violazioni, atrocità e abusi commessi in Libia «dai funzionari pubblici, dai miliziani che fanno parte di gruppi armati e dai trafficanti»;

   si tratta di un rapporto nel quale si descrivono gli «orrori inimmaginabili» che migranti rifugiati patiscono in Libia, tra torture, detenzioni arbitrarie, stupri, schiavitù e lavori forzati; solamente pochi giorni fa, il segretario generale aggiunto dell'Onu per i diritti umani, Andrew Gilmour, ha ribadito ancora una volta che «i migranti vengono sottoposti a orrori inimmaginabili dal momento in cui entrano in Libia»;

   in una dichiarazione del 29 marzo 2019 la portavoce della Commissione europea responsabile per la migrazione, Natasha Bertaud, ha ribadito che «la Commissione ha sempre detto che al momento in Libia non ci sono le condizioni di sicurezza» e che «tutte le imbarcazioni che battono bandiera Ue non possono fare sbarchi in Libia». «Come definito dalla Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare – ha affermato testualmente la portavoce – un luogo di sicurezza è un luogo in cui la sicurezza della vita delle persone soccorse non è più minacciata e dove i bisogni umani di base possono essere soddisfatti e possono essere presi accordi per il trasporto della destinazione successiva o finale delle persone soccorse. La Commissione ha sempre affermato di non ritenere che tali condizioni siano attualmente soddisfatte in Libia» –:

   se i Ministri interpellati, per quanto di competenza, abbiano avviato o intendano avviare iniziative per verificare cosa sia effettivamente accaduto all'imbarcazione dispersa nelle acque libiche e le ragioni che ne abbiano determinato il mancato soccorso, nonostante la richiesta di aiuto, e se, alla luce delle documentate violazioni dei diritti umani in Libia, si intendano adottare iniziative per rivedere gli accordi vigenti con il Governo libico, al fine di assicurare che la collaborazione con il nostro Paese sia condizionata al rispetto dei diritti umani.
(2-00342) «Raciti, Orfini, Rizzo Nervo, Annibali, Mancini, Navarra, Frailis, Carla Cantone, Cardinale, Carnevali, Bazoli, Carè, Miceli, Schirò, Rotta, Gribaudo, Noja, Gadda, Zan, Morassut, De Filippo, Ubaldo Pagano, Anzaldi, Prestipino, Verini, Pellicani, Rossi, Marco Di Maio, Braga, Madia, Lepri, Gavino Manca».

(4 aprile 2019)

C)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, il Ministro della difesa, per sapere – premesso che:

   nell'ultimo anno – in particolare, nel marzo 2019 – nei comuni della provincia di Foggia, sono stati riportati dai giornali locali efferati fatti di cronaca, quali rapine a mano armata, furti in appartamento e aggressioni, che hanno ingenerato un forte allarme quanto alla sicurezza del cittadini;

   a gennaio 2019, in un articolo di cronaca è stato infatti riportato: «Il primo mese dell'anno (2019) ha inanellato una serie di gravi eventi che hanno flagellato la Capitanata in lungo e in largo. Tanto sangue sulle strade, ma anche tanta paura con la criminalità che ha alzato prepotentemente la testa con bombe, furti sfacciati e rapine prepotenti» (Foggia Today del 31 gennaio 2019);

   in ordine alle bombe nel citato articolo si evidenzia: «Tre episodi in meno di due settimane hanno scosso la città e l'opinione pubblica. L'ultima, in ordine di tempo, si è verificata nella notte tra il 29 e 30 gennaio al Villaggio Artigiani. Nel mirino della criminalità è finito il punto vendita “Euronics” del quartiere produttivo di Foggia. Pesantemente danneggiato lo store, l'atto dinamitardo segue di pochi giorni gli arresti degli agenti della squadra mobile di Foggia, che nelle ultime settimane hanno messo a segno due arresti (uno in flagranza di reato, l'altro su ordinanza di custodia cautelare) a carico di altrettanti soggetti, ritenuti vicino alla criminalità organizzata, accusati di tentata estorsione ai danni di commercianti della zona (...) Altri due ordigni sono stati “riservati” infatti anche al negozio “Esteticamente” di via Lucera (che ha subito due attentati dinamitardi in 100 giorni) e all'emporio “Asia” in via Miranda. Dalle bombe reali a quelle immaginarie il passo è breve e la psicosi è dietro l'angolo. Così due allarmi per “pacchi sospetti” sono scattati davanti a due Istituti scolastici della città: è successo davanti alle scuole “Altamura” e “Parisi”, dove la presenza di “24 ore” e “trolley” ha fatto scattare il piano d'emergenza: strade transennate, edifici evacuati, artificieri sul posto per poi verificare che i bagagli in questione erano vuoti (...) Nel corso del mese, le scuole sono tornate prepotentemente alla ribalta della cronaca anche per la preoccupante sequela di furti, tentato o consumati, e irruzioni di vandali e malintenzionati senza scrupoli che si sono introdotti nelle strutture anche in presenza dei piccoli alunni. È il caso della scuola materna “Angela Fresu” di via Consagro che ha contato ben due episodi analoghi, l'ultimo dei quali proprio questa mattina. Un'emergenza che ha spinto i genitori ad una raccolta firme prima, e il sindaco di Foggia poi ad optare per un servizio di vigilanza davanti alle scuole comunali»;

   gli eventi illustrati sono riportati in un unico articolo della stampa locale del 31 gennaio 2019, ma a distanza di più di due mesi è stata riportata notizia di nuovi efferati delitti, in tutta la provincia di Foggia. Solo nel territorio del comune di San Nicandro (Foggia) si sono registrati rapine a furgoni portavalori, a danno di tabaccherie e cittadini, nonché furti in appartamento, e ha avuto anche luogo una sparatoria in pieno centro, a seguito di una presunta lite;

   tali eventi criminosi hanno contribuito a creare allarme e ad ingenerare paura ed insicurezza tanto da costringere i cittadini residenti nella zona a modificare le proprie abitudini di vita; non può non apparire, dunque, urgente una risposta efficace contro il proliferare della criminalità;

   a parere degli interpellanti, l'organico relativo alle forze dell'ordine presente nella zona di Foggia e provincia appare insufficiente rispetto a quanto necessario per un controllo efficace del territorio che, sebbene caratterizzato da una scarsa densità demografica, è ormai di frequente teatro di accadimenti cruenti che minano la sicurezza e l'incolumità dei cittadini;

   dopo l'ultima rapina ad un portavalori verificatasi in data 3 aprile 2019 a San Nicandro Garganico (Foggia) davanti all'ufficio postale, in pieno centro cittadino – uno dei gravi episodi accaduti in Provincia di Foggia – il livello di esasperazione della popolazione della Capitanata si è infatti innalzato a causa della paura ingenerata da tali drammatici eventi e dal conseguente senso di insicurezza, per ciò, ingenerato –:

   se, rispetto ai fatti illustrati in premessa, i Ministri interpellati non ritengano di intervenire al fine di incrementare l'organico delle forze dell'ordine nel territorio della provincia di Foggia e, più in generale, quali iniziative intendano intraprendere per far fronte all'emergenza sicurezza nei comuni della Capitanata.
(2-00346) «Faro, Menga, Lovecchio, Macina, Corda, D'Ambrosio, Giuliano, Troiano, D'Uva».

(9 aprile 2019)

D)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'interno, per sapere – premesso che:

   la sindaca di Roma, Virginia Raggi, ha annunciato che Huawei installerà telecamere di sicurezza nel centro storico, a San Lorenzo e Piazza Vittorio, dopo quelle già presenti al Colosseo; le nuove telecamere intelligenti, in grado di seguire eventuali vandali o autori di reati, saranno direttamente collegate con le forze dell'ordine. A quanto si legge, nel caso in cui nelle immagini compaia una persona con precedenti, le forze dell'ordine saranno in grado di intervenire sul posto con maggiore tempestività;

   appare evidente che con l'obiettivo di seguire «eventuali vandali o autori di reati» saranno sorvegliati tutti i cittadini, inclusi i minori, peraltro con un approccio che presuppone una «presunzione di colpevolezza» dei cittadini con precedenti penali, in aperto contrasto con le garanzie previste dalla nostra Costituzione;

   la notizia fa venire alla mente quella relativa all'uso, da parte della polizia cinese dal febbraio di quest'anno, di occhiali che, grazie a una piccola telecamera dotata di intelligenza artificiale, possono identificare in tempo reale i sospetti; tecnologia che pone ovviamente notevoli problemi in termini di privacy, che si presta ad essere utilizzata per controllare dissidenti politici o appartenenti alle minoranze etniche e che rende la sorveglianza dello stato cinese onnipresente;

   gli Stati Uniti, con il «National Defense Authorization Act», hanno vietato alle agenzie federali statunitensi di acquistare la tecnologia Huawei, accusata di usare le proprie tecnologie per un'azione di spionaggio da parte del Governo cinese, di aver rubato segreti commerciali e di aver aggirato le sanzioni all'Iran; gli Stati Uniti hanno inoltre chiesto ai propri alleati di non utilizzare tecnologia Huawei per la costruzione di infrastrutture strategiche di rete avanzata quali le future reti 5G, sulle quali transiteranno i dati di tutti i cittadini europei;

   l'Unione europea non ha accolto tale richiesta, dal momento che spetta ai singoli Paesi la competenza di bloccare l'accesso al mercato di una particolare azienda per ragioni di sicurezza o violazioni, specificando tuttavia che sarà lecito in futuro escludere società che non rispettano i criteri di sicurezza; entro il mese di giugno 2019 i rischi legati al 5G dovranno essere definiti nel dettaglio dai vari Paesi; un report di carattere generale dovrebbe essere pronto per ottobre e al vaglio della Commissione almeno fino al termine del 2019 al fine di definire le linee d'azione più utili a gestire i rischi;

   il tema della sicurezza dei dati dei cittadini in possesso dello Stato si è posto da ultimo il 2 aprile 2019, con l'inchiesta sul caso dei dati captati nelle intercettazioni della procura di Benevento (ma anche della direzione centrale dei servizi antidroga e di altre procure, oltre che di partner privati), gestiti dall'azienda Stm Sria a seguito di gara di appalto; tali dati, anziché finire sul server dei magistrati – risultati vuoti – arrivavano su un cloud Amazon negli Stati Uniti;

   già nel 2004 il Garante ha affermato che, anche quando un'amministrazione è titolare di compiti in materia di pubblica sicurezza o prevenzione dei reati, per installare telecamere deve comunque ricorrere un'esigenza effettiva e proporzionata di prevenzione o repressione di pericoli concreti; non è quindi lecita, senza tale valutazione, una capillare videosorveglianza d'intere aree cittadine;

   il Garante della privacy, nella «Verifica preliminare. Impianto di videosorveglianza cd. “intelligente” presso il duomo di Milano» del 23 febbraio 2017, ha affermato che «in linea di massima tali sistemi devono considerarsi eccedenti rispetto alla normale attività di videosorveglianza, in quanto possono determinare effetti particolarmente invasivi sulla sfera di autodeterminazione dell'interessato e, conseguentemente, sul suo comportamento. Il relativo utilizzo risulta comunque giustificato solo in casi particolari, tenendo conto delle finalità e del contesto in cui essi sono trattati, da verificare caso per caso sul piano della conformità ai princìpi» posti dal codice in materia di protezione dei dati personali;

   il nuovo articolo 58 del codice come modificato dal decreto legislativo 10 agosto 2018 n. 101, dispone che al trattamento dei dati effettuato da soggetti pubblici per finalità di difesa o di sicurezza dello Stato si applichino anche numerosi articoli del decreto legislativo di attuazione della direttiva 2016/680, al fine di, come affermato nella relazione illustrativa, «realizzare un compiuto bilanciamento tra il diritto alla protezione dei dati personali dei cittadini e le esigenze di tutela della difesa e della sicurezza dello Stato»;

   l'articolo 23 del decreto legislativo n. 51 del 2018, prevede che, «se il trattamento, per l'uso di nuove tecnologie e per la sua natura, per l'ambito di applicazione, per il contesto e per le finalità, presenta un rischio elevato per i diritti e le libertà delle persone fisiche, il titolare dei trattamento, prima di procedere al trattamento, effettua una valutazione del suo impatto sulla protezione dei dati personali»;

   il successivo articolo 24 dispone che «il titolare del trattamento o il responsabile del trattamento consultano il Garante prima del trattamento di dati personali che figureranno in un nuovo archivio di prossima creazione se: a) una valutazione d'impatto sulla protezione dei dati di cui all'articolo 23 indica che il trattamento presenterebbe un rischio elevato in assenza di misure adottate dal titolare del trattamento per attenuare il rischio; oppure b) il tipo di trattamento presenta un rischio elevato per i diritti e le libertà degli interessati anche in ragione dell'utilizzo di tecnologie, procedure o meccanismi nuovi ovvero di dati genetici o biometrici» –:

   se il Governo sia a conoscenza dei contenuti del contratto di servizio stipulato tra il comune di Roma e Huawei e se risulti quali precauzioni siano state prese al fine di evitare la possibilità che i dati acquisiti vengano trasferiti anche al di fuori del territorio nazionale;

   se, per quanto risulta al Governo, il Garante per la protezione dei dati personali abbia espresso il proprio avviso ai sensi delle disposizioni sopra citate;

   quanti siano gli impianti di videosorveglianza che sfruttano sistemi di intelligenza artificiale installati in luoghi pubblici o aperti al pubblico e i cui dati siano accessibili alle autorità pubbliche e se esista una mappatura da parte del Ministero riguardo alle modalità della loro conservazione e trattamento a tutela dei diritti dei cittadini.
(2-00352) «Magi, Schullian».

(9 aprile 2019)

E)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della difesa, il Ministro dello sviluppo economico, il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, per sapere – premesso che:

   il Governo pro tempore ha avviato nel maggio 2017 un programma pluriennale di acquisizione di aeromobili a pilotaggio remoto della categoria Male (Medium Altitude Long Endurance) e di potenziamento delle capacità di Intelligence, Surveillance and Reconnaissance della Difesa, il cui costo complessivo è stato stimato in circa 766 milioni di euro, con il seguente andamento temporale di massima: 9,8 milioni di euro per il 2017, 72 milioni di euro per il 2018, 79 milioni di euro per il 2019, 83,8 milioni di euro per il 2020, 123,4 milioni di euro per il 2021, 161 milioni di euro per il 2022, 57 milioni di euro per il 2023 e 20 milioni di euro per ciascuno degli anni dal 2024 al 2032;

   la produzione dei suddetti aeromobili avrebbe dovuto svolgersi presso gli stabilimenti della «Piaggio Aerospace» di Villanova di Albenga e di Genova;

   in un primo momento il Governo aveva concluso un accordo con la «Piaggio Aerospace» per la consegna di venti esemplari di velivoli del tipo P.2HH a fronte di un corrispettivo di 766 milioni di euro. Successivamente, come riferito dallo stesso Governo in Parlamento, si è preferito puntare all'acquisto di soli otto esemplari di velivoli del tipo P1HH per un valore di 250 milioni di euro, destinati ad applicazioni sempre più duali, anche al fine di rafforzare l’expertise italiano verso il drone europeo EuroMale. Lo stesso Governo ha precisato che la scelta di puntare sul modello P.1HH e di abbandonare il più avanzato modello P.2HH di nuova generazione sarebbe sostanzialmente legata a tre obiettivi: 1) preservare i circa 1.200 posti di lavori dell'azienda di Villanova d'Albenga; 2) rafforzare le competenze italiane in vista del programma del drone europeo EuroMale; 3) avere a disposizione droni da impiegare per una molteplicità di applicazioni che comprendono anche la sorveglianza dei flussi migratori e il monitoraggio ambientali;

   dopo alcuni mesi di sostanziale stallo della vicenda e stante la particolare congiuntura industriale che interessava la «Piaggio Aerospace», è voluto intervenire il Ministro della difesa Elisabetta Trenta dicendosi disposta a voler cambiare il destino dell'azienda, «supportando», come dalla stessa affermato, «la creazione delle condizioni idonee ad una soluzione più duratura possibile, che possa contemperare al meglio le esigenze operative dello Strumento militare e il valore strategico dell'azienda». Nella fattispecie, prosegue il Ministro, «mi adopererò perché ciò avvenga anche con l'attuazione di un programma di rinnovamento della flotta di velivoli P180 già disponibile presso le Forze Armate, intervento peraltro risultato di grande rilevanza già in sede di riunione con le rappresentanze sindacali presso il MiSE del 26 febbraio scorso»;

   a gettare tuttavia nello sconforto i lavoratori interessati sono state le successive parole dello stesso Ministro che ha specificato testualmente che, quanto al drone militare P1HH, «sono in corso approfondimenti per ricercare ulteriori sinergie che permettano il proseguimento del programma nel più ampio interesse nazionale», anche se «sono venute meno alcune fondamentali condizioni abilitanti», parole interpretate dagli interessati come una sostanziale frenata ai finanziamenti per la certificazione del drone;

   dopo le dichiarazioni del Ministro della difesa, nel corso di un incontro svoltosi all'Unione Industriali di Savona, il commissario Vincenzo Nicastro ha annunciato l'avvio a decorrere dal 1° maggio 2019 della procedura di cassa integrazione per la gran parte dei 1.027 lavoratori, un provvedimento che di fatto certifica l'interruzione della produzione in relazione alla situazione di stand by dell'azienda aeronautica –:

   se il Governo intenda portare a compimento l'acquisto, già preventivato, dei droni P.1HH e confermare il contributo allo sviluppo dei droni P.2HH e se, al contempo, sia confermata la commessa pubblica per rinnovare la flotta governativa dei P180;

   quali siano le iniziative che il Governo intende porre in essere al fine di salvaguardare i lavoratori della Piaggio Aero Industries Spa e quali siano in concreto le azioni che si impegna a portare avanti in favore della produzione e manutenzione del reparto motori della stessa azienda.
(2-00348) «Pastorino, Fassina, Fornaro».

(9 aprile 2019)

F)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere – premesso che:

   nel febbraio 2019 il Ministro interpellato si è recato nella città di Corigliano Rossano per comprendere lo stato dell'arte delle opere infrastrutturali;

   a margine degli incontri istituzionali ha dichiarato il suo impegno affinché si ottenesse dal contraente generale, entro marzo 2019, il progetto esecutivo del tratto della strada statale n. 106 Jonica, in riferimento al tratto Sibari-Crotone, più precisamente tra la strada statale 534 «di Cammarata e degli Stombi» nei pressi di Sibari e Roseto Capo Spulico, denominato Megalotto 3;

   il 18 marzo 2019 l'associazione «Basta Vittime Sulla Strada Statale 106» informava tutti i cittadini che il progetto esecutivo non sarebbe stato realizzato prima di luglio 2019, notizia confermata a mezzo stampa dalla testata «Il Fatto Quotidiano»;

   il 21 marzo 2019, in una nota stampa, l'Anas Gruppo Ferrovie dello Stato Italiane dichiarava che il contraente generale ha chiesto una proroga di 3 mesi per la realizzazione del progetto esecutivo su un'opera definita strategica per l'interesse nazionale –:

   quali iniziative il Ministro interpellato intenda assumere al fine di assicurare in tempi precisi il cronoprogramma per l'avvio dei lavori di un'opera non solo fortemente voluta ed attesa dai calabresi, ma già totalmente finanziata ed approvata con delibere del Cipe del 10 agosto 2016 e 28 febbraio 2018 dai Governi Renzi-Gentiloni.
(2-00330) «Bruno Bossio, Nobili, Viscomi, Siani, Sensi, Gariglio, Mura, Berlinghieri, Navarra, Morgoni, Boccia, Ciampi, Cenni, Nardi, Colaninno, Pizzetti, Fragomeli, Andrea Romano, Moretto, Topo, Pezzopane, Critelli, Ungaro, Cantini, Carè, Lacarra, Incerti, Buratti, Cardinale, Bonomo, D'Alessandro, Mor, Del Basso De Caro».

(1° aprile 2019)

G)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, per sapere – premesso che:

   il rumore rappresenta uno dei principali fattori di criticità ambientale, con ricadute negative sulla qualità della vita e salute della popolazione esposta. L'inquinamento acustico è definito dall'articolo 2 della legge n. 447 del 26 ottobre 1995 «introduzione di rumore nell'ambiente abitativo o nell'ambiente esterno tale da provocare fastidio o disturbo al riposo ed alle attività umane, pericolo per la salute umana, deterioramento degli ecosistemi, dei beni materiali, dei monumenti, dell'ambiente abitativo dell'ambiente esterno o tale da interferire con le legittime fruizioni degli ambienti stessi»;

   con direttiva 2002/49/CE, recepita con decreto legislativo n. 194 del 19 agosto 2005, sono stati fissati obiettivi di riduzione della popolazione esposta a livelli di rumore ambientale considerati dannosi, attraverso politiche di prevenzione e mitigazione;

   in Italia la normativa fissa valori limite per le sorgenti sonore in funzione delle destinazioni d'uso e delle caratteristiche di fruizione del territorio, con particolare attenzione a strumenti di pianificazione;

   all'interno delle fasce di pertinenza delle infrastrutture di trasporto si applicano limiti di immissione stabiliti da specifici regolamenti previsti dalla citata legge n. 447 del 1995. Il decreto ministeriale 29 novembre 2000 stabilisce i criteri tecnici per la predisposizione, da parte dei gestori di servizi pubblici di trasporto o delle relative infrastrutture, dei piani di contenimento del rumore prodotto dalle infrastrutture stesse, da attuare entro 15 anni;

   il 20 maggio 2018 sul sito www.ferrovie.it si riporta il comunicato «Rumore Ferroviario: disponibile il piano d'azione aggiornato» in cui si legge: «Il piano di azione per gli assi ferroviari principali su cui transitano più di 30.000 convogli all'anno è stato elaborato ai sensi dell'articolo 4 del decreto legislativo del 19 agosto 2005 n. 194 “Attuazione della direttiva 2002/49/CE relativa alla determinazione e alla gestione del rumore ambientale”. Esso include anche il piano d'azione per gli assi ferroviari principali su cui transitano più di 60.000 convogli all'anno, aggiornandone la versione pubblicata nel 2013»;

   per quanto concerne il rumore ferroviario, nonostante Rfi spa abbia provveduto nel 2002 a elaborare il piano di risanamento, solo una minima degli interventi previsti sono stati completati. Nella regione Abruzzo, il piano prevede l'installazione di barriere di lunghezza complessiva pari a 128 chilometri nel territorio di 23 comuni;

   risulta agli interpellanti che l'unico intervento portato a termine riguarderebbe la città di Pescara, dove sono state installate barriere nel tratto tra la stazione centrale e il confine con Montesilvano;

   il comune di Vasto, in provincia di Chieti, in data 15 novembre 2013 ha richiesto all'Arta Abruzzo (Agenzia regionale per la tutela dell'ambiente) la verifica dei limiti di immissione di rumore ai sensi della legge n. 447 del 1995, per il traffico ferroviario della linea adriatica Pescara-Foggia in località Marina di Vasto, in corrispondenza del Parco dei limoni e del Parco Fortunato;

   l'Arta Abruzzo, nella relazione tecnica datata 28 febbraio 2014 evidenzia il superamento del limite di emissioni durante la notte con valori di 67 dBA rispetto il limite consentito di 60 dBA;

   la normativa prevede precisi adempimenti per ridurre l'esposizione della popolazione al rumore sia per l'intera rete ferroviaria che per quella autostradale del Paese;

   sul sito «www.acustica-aia.it» del 28 marzo 2018 «Rapporto SNPA 2018 – Presentati i dati sull'inquinamento acustico in Italia» si legge che lo strumento di pianificazione risulta scarsamente utilizzato sul territorio nazionale; dai dati disponibili, solo 62 comuni dei 4.688 dotati di classificazione acustica hanno approvato il piano di risanamento, confermando negli anni una percentuale di poco superiore all'1 per cento, una situazione di stasi delle politiche di risanamento acustico in ambito comunale;

   nel documento «Abruzzo, rapporto sullo stato dell'ambiente 2018» è indicato che i comuni devono approvare un piano di classificazione acustica e, nel caso di superamento dei valori limite, un piano di risanamento. In Abruzzo lo stato di attuazione dei piani di classificazione acustica è largamente insoddisfacente (approvati solo in 35 dei 305 comuni abruzzesi, nessun piano di risanamento approvato), nonostante la regione si sia dotata di una propria legge sull'inquinamento acustico (legge regionale n. 23 del 17 luglio 2007) e di linee guida applicative (Dgr 770/P del 14 novembre 2011) –:

   se i Ministri interpellati siano a conoscenza di quanto descritto in premessa e quali iniziative, per quanto di competenza, intendano adottare per accertare lo stato dell'inquinamento acustico sui principali assi della rete ferroviaria italiana e dei relativi piani di classificazione acustica;

   quali iniziative ritengano porre in essere, per quanto di competenza, per affrontare il problema dell'inquinamento acustico derivante dal trasporto ferroviario sul territorio nazionale;

   se non intendano, per il tramite delle strutture proposte, provvedere a rendere noti i dati dell'inquinamento acustico relativi al transito sull'intera rete autostradale nazionale.
(2-00333) «Grippa, Barbuto, Barzotti, Luciano Cantone, Carinelli, De Girolamo, De Lorenzis, Ficara, Liuzzi, Marino, Raffa, Paolo Nicolò Romano, Scagliusi, Serritella, Spessotto, Termini, Casa, Caso, Cassese, Cataldi, Maurizio Cattoi, Chiazzese, Cillis, Cimino, Ciprini, Corda, Corneli, Costanzo, Cubeddu, Currò, Dadone, D'Ambrosio, D'Arrando».

(2 aprile 2019)

H)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere – premesso che:

   al Consorzio Cepav Due, quale general contractor, è stata affidata la realizzazione della tratta ad alta velocità Brescia-Verona; il Consorzio ha firmato, nel corso dell'estate 2018, con Rete ferroviaria italiana, partecipata al 100 per cento da Ferrovie dello Stato Italiane, l'avvio dei lavori per il primo lotto;

   attualmente i cantieri di tale opera restano bloccati per via della ormai nota analisi costi-benefìci con grande dispendio di denaro per le società coinvolte, direttamente o indirettamente interessate, nonché con grave danno all'occupazione;

   risultava da fonti del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti che durante il mese di febbraio 2019 sarebbe stata resa nota l'analisi costi-benefìci relativa alla linea ferroviaria Av/Ac della Brescia-Verona-Padova;

   successivamente, lo stesso Ministero ha confermato che le risultanze dell'analisi costi-benefìci sarebbero giunte entro il mese di marzo 2019;

   nel frattempo sono emerse notizie contrastanti sul contenuto dell'analisi che, almeno in versione ridotta e informale, pare sia già stata sottoposta al Ministro: secondo alcune ricostruzioni vi sarebbe una bocciatura dell'opera, secondo altre invece non vi sarebbero problemi;

   attualmente l'analisi di cui sopra non risulta pubblicata sul sito istituzionale, ma come dichiarato dal Ministro dell'interno, Matteo Salvini, il 7 aprile 2019 nel corso della rassegna VinItaly: «Tra le grandi opere c'è la linea dell'Alta Velocità tra Brescia, Verona, Vicenza e Padova: vi dico che finalmente si parte [...]. Se chi fa impresa dovesse fare analisi costi-benefìci prima di ogni altra cosa, probabilmente non sarebbero stati inventati il Brunello e il Prosecco»;

   su tale opera, come sulle altre al momento bloccate, si registra il peso che grava sulle disponibilità economiche e finanziarie delle imprese coinvolte, nonché l'impatto negativo sui lavoratori interessati che rischiano di vedersi allungare i tempi di inattività e il pericolo di licenziamento –:

   quando il Governo intenda pubblicare l'analisi costi-benefìci relativa alla suddetta infrastruttura;

   quale sia l'orientamento del Governo in merito ai lavori per la realizzazione delle tratte Av/Ac Brescia-Verona e Verona-Padova.
(2-00347) «Zanella, Gelmini, Mulè, Sozzani, Cortelazzo».

(9 aprile 2019)

I)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, il Ministro della difesa, per sapere – premesso che:

   le alture del Golan sono un altopiano montuoso al confine tra Israele, Siria, Libano e Giordania;

   dal 1967 il termine è utilizzato per riferirsi a quella porzione di territorio conquistata da Israele ai danni della Siria durante la guerra dei sei giorni, dell'estensione di circa 1.200 chilometri quadrati;

   in seguito alla guerra dello Yom Kippur, nel 1974 le Nazioni Unite hanno istituito la missione Undof, con il compito di supervisionare l'attuazione dell'accordo di disimpegno e di mantenere il «cessate il fuoco» lungo una striscia di terra demilitarizzata. Il territorio di competenza dell'Undof corrisponde al 5 per cento dell'intera porzione di territorio occupata da Israele e rivendicata dalla Siria;

   Israele ha iniziato a costruire insediamenti nella parte restante del territorio e ha governato l'area sotto amministrazione militare fino al 1981 quando ha approvato la legge delle Alture del Golan, ponendo la regione sotto il diritto civile, l'amministrazione e la giurisdizione israeliana;

   questa scelta è stata condannata dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite con la risoluzione n. 497 che ha definito la decisione israeliana di imporre le sue leggi, l'amministrazione e la giurisdizione sulle alture del Golan «nulla e priva di ogni rilevanza giuridica internazionale», mentre Israele sostiene di essere in diritto di trattenere la zona;

   Siria e Israele non vi hanno scontri militari dal 1974. Nel 2008 sono stati avviati dei contatti tra le amministrazioni siriana e israeliana per portare a termine il contenzioso;

   il territorio è de iure appartenente alla Siria, mentre de facto è occupato militarmente e amministrato da Israele che ha proceduto alla sua annessione unilaterale e non riconosciuta dalle Nazioni Unite;

   in un già labile equilibrio geopolitico in Medio Oriente, il presidente Donald Trump ha recentemente twittato: «Dopo 52 anni è il momento per gli Stati Uniti di riconoscere pienamente la sovranità di Israele sulle Alture del Golan, che hanno un'importanza strategica e di sicurezza per lo Stato di Israele e la stabilità della regione»;

   la recente dichiarazione rischia di creare ulteriore tensione in Medio Oriente, come già accaduto con lo spostamento della ambasciata americana a Gerusalemme;

   l'attuale situazione in Siria, con un conflitto in corso, e la presenza dell'Iran, già considerata una pericolosa minaccia da parte Israele, definiscono un quadro politico e militare instabile che richiede atti prudenti;

   l'Unione europea ribadisce che «conformemente al diritto internazionale, non riconosce la sovranità israeliana sui territori occupati da Israele dal giugno del 1967, tra cui le alture del Golan, e non considera che essi siano parte del territorio israeliano», mentre analoghe prese di posizione sono ribadite solennemente dai Ministeri degli esteri di Francia e Germania;

   Siria, Russia e Turchia hanno condannato il comportamento del leader americano considerato «irresponsabile»;

   ad opinione degli interpellanti, le dichiarazioni del Presidente degli Stati uniti sull'annessione delle Alture del Golan da parte di Israele potrebbero avere effetti dirompenti sulla regione, facendo riesplodere in maniera drammatica il conflitto siriano –:

   quali iniziative il Governo abbia intrapreso e quali iniziative intenda avviare per scongiurare una drammatica reviviscenza del conflitto siriano che potrebbe avere effetti devastanti sulla pace e sulla stabilità della regione;

   quali conseguenti iniziative il Governo intenda adottare per tutelare la presenza militare italiana nelle aree circostanti, e per dare il chiaro messaggio della conformità alle posizioni sin qui assunte dall'Unione europea in merito alle Alture del Golan, anche alla luce delle recenti prese di posizione del Primo ministro della Romania (presidente di turno del Consiglio dell'Unione europea) relative allo status di Gerusalemme.
(2-00335) «Ehm, Cabras, Sabrina De Carlo, Grande, Cappellani, Carelli, Colletti, Del Grosso, Di Stasio, Emiliozzi, Olgiati, Perconti, Romaniello, Siragusa, Suriano, Acunzo, Adelizzi, Davide Aiello, Piera Aiello, Alaimo, Alemanno, Amitrano, Angiola, Aresta, Ascari, Azzolina, Baldino, Barbuto, Massimo Enrico Baroni, Battelli».

(2 aprile 2019)

L)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, il Ministro dell'interno, per sapere – premesso che:

   i cittadini italiani iscritti all'Aire (Anagrafe degli italiani residenti all'estero) aventi diritto al voto sono poco più di 4,2 milioni. Ciò equivale a circa l'8 per cento dell'intero elettorato attivo italiano;

   in particolare, gli aventi diritto al voto residenti nei Paesi membri dell'Unione europea, escluso il Regno Unito, sono circa 2 milioni;

   la legge n. 459 del 2001 sull'esercizio del diritto al voto all'estero non si applica alle elezioni europee, che sono regolate dalla legge 24 gennaio 1979, n. 18, e successive integrazioni e modificazioni;

   alle elezioni europee non si applica quindi il sistema del voto per corrispondenza: gli elettori italiani aventi diritto di voto e stabilmente residenti nei Paesi dell'Unione europea possono, infatti, recarsi presso le apposite sezioni elettorali istituite in loco dalla rete diplomatico-consolare;

   le sezioni elettorali possono essere istituite in luoghi esterni al consolato – concordati con le autorità dei singoli Paesi – e quindi dislocate sul territorio per facilitare l'esercizio del diritto di voto ai connazionali che risiedono in città sedi di consolato;

   in alternativa ad esercitare il diritto di voto presso la sezione elettorale allestita in territorio estero, gli aventi diritto possono optare per recarsi a votare nel proprio comune di ultima residenza in Italia, come risultante nell'Aire, dandone comunicazione entro il giorno precedente la consultazione elettorale;

   molti connazionali residenti nell'Unione europea non abitano in città sedi di consolato –:

   quante sezioni elettorali il Governo abbia deliberato di installare, dove, e in quale proporzione con l'elettorato attivo, per consentire l'effettivo esercizio del diritto di voto ai connazionali residenti all'estero;

   quali siano stati i criteri adottati per stabilire la dislocazione delle sezioni elettorali nei singoli Paesi/circoscrizioni consolari;

   quale sia l'importo delle risorse allocate complessivamente per la consultazione elettorale all'estero in occasione delle prossime elezioni europee.
(2-00344) «Fusacchia, Schullian».

(8 aprile 2019)

M)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, il Ministro per i rapporti con il Parlamento e per la democrazia diretta – per sapere – premesso che:

   la questione Brexit è ancora senza via d'uscita. Il Governo e il Parlamento britannici stanno faticosamente cercando di risolvere una situazione d’impasse che potrebbe garantire una proroga da parte dei negoziatori rispetto all'uscita del Regno Unito dall'Unione europea il 22 maggio 2019. Se non vi saranno progressi si produrrà una situazione di stallo politico continentale senza precedenti;

   in assenza di accordo è probabile che, per la prima volta nella storia del Parlamento europeo, il Regno Unito non parteciperà al voto continentale. La Gran Bretagna quindi, come d'altro canto già la Confederazione elvetica, diventerà «Paese terzo», pur insistendo nello spazio geografico europeo;

   la legge n. 459 del 2001, sull'esercizio del diritto di voto all'estero, non si applica alle elezioni europee, che sono regolate dalla legge 24 gennaio 1979, n. 18, e successive modificazioni. Al suffragio europeo non si applica, pertanto, il sistema del voto per corrispondenza: gli elettori italiani aventi diritto e stabilmente residenti nei Paesi dell'Unione europea possono infatti recarsi presso le apposite sezioni elettorali istituite in loco dalla rete diplomatico-consolare italiana;

   si stima attualmente che siano più di 700 mila i connazionali che vivono nel Regno Unito. Se a questi si aggiungono i circa 300 mila italiani in Svizzera, sono più di un milione gli aventi diritto al voto italiani che risiedono nello spazio geografico europeo che non potranno votare il prossimo anno a meno di non intraprendere uno «scoraggiante» – in termini di propensione alla partecipazione al voto – viaggio nella Penisola per esercitare questa importantissima prerogativa;

   è superfluo ribadire che l'impatto economico e socio-politico della «Brexit» sull'Italia e l'Europa è enorme. La debolezza e la percezione di debolezza dell'Unione contribuiscono anche ad una recente disaffezione dei cittadini verso le importanti istituzioni comunitarie che va combattuta anche con l'esercizio dei diritti fondamentali. L'Italia da Paese fondatore deve farsene carico –:

   se i Ministri interpellati, vista l'importanza della tornata elettorale continentale, non intendano adottare iniziative urgenti per permettere il voto presso le locali sedi consolari dei cittadini italiani aventi diritto e residenti in Gran Bretagna e in Svizzera in occasione delle elezioni del Parlamento europeo del 2019.
(2-00350) «Ungaro, Fregolent, Librandi, Del Barba, Fragomeli, Topo, Cantini, Ceccanti, Giachetti, Paita, De Luca, Pini, Marattin, Zardini, Bordo, De Maria, Melilli, Lotti, Martina, Serracchiani, Pollastrini, Quartapelle Procopio, Minniti, Giorgis, Mauri, Benamati, Ascani, De Menech, Franceschini, Di Giorgi, Padoan, Giacomelli, Schirò».

(9 aprile 2019)

N)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, il Ministro per la famiglia e le disabilità, per sapere – premesso che:

   come riportato da diversi organi di informazione, con una circolare dell'Inps si è dato, per il momento, definitivo termine alla sperimentazione del cosiddetto «bonus baby sitter». Uno strumento che, introdotto in via sperimentale per il triennio 2013-2015 dall'articolo 4, comma 24, lettera b), della legge 28 giugno 2012, n. 92, e poi prorogato con successivi provvedimenti, ha consentito a migliaia di lavoratrici madri di richiedere, al termine del congedo di maternità ed entro gli 11 mesi successivi, in alternativa al congedo parentale, voucher per l'acquisto di servizi di baby sitting, oppure un contributo per fare fronte agli oneri della rete pubblica dei servizi per l'infanzia o dei servizi privati accreditati, per un massimo di sei mesi;

   secondo i dati riportati per esempio dal Corriere della Sera, nel 2017 oltre 30 mila madri avrebbero lasciato il lavoro per motivi riconducibili alla mancanza di supporti per la genitorialità, un dato che rende ancor più grave il gap di genere nell'occupazione del Paese;

   con l'ultima legge di bilancio tale misura non è stata ulteriormente prorogata, rendendo così più difficile per le lavoratrici madri il rientro al lavoro dopo la nascita del figlio;

   secondo una ricerca di Manageritalia basata su dati Istat e Isfol, il 27 per cento delle donne lascia il lavoro dopo la nascita del primo figlio. Se, infatti, prima della gravidanza lavorano 59 donne su 100, dopo il parto ne continuano a lavorare solo 43 e nel 90 per cento dei casi la motivazione prevalente dell'abbandono è legata alla necessità di potersi dedicare alla cura dei figli;

   tra le numerose ragioni che sono alla base della bassa natalità del nostro Paese vi è, indubbiamente, una carenza a livello nazionale e territoriale di efficaci politiche per la famiglia, per la previdenza, per il lavoro e per il welfare in generale. Un dato che rischia di aggravarsi con la decisione di non riproporre anche per gli anni a venire il bonus baby sitter;

   l'incongruenza di tali scelte è ancor più eclatante all'indomani di iniziative che, addirittura con il patrocinio del Ministro per la famiglia e le disabilità, avrebbero dovuto avere al centro le politiche per la famiglia e che, invece, a parere degli interpellanti, hanno avuto esclusivamente un approccio ideologico e retrogrado del ruolo della donna e degli affetti familiari –:

   quali urgenti iniziative il Governo intenda adottare per porre rimedio alla mancata proroga del bonus «baby sitter» anche per i prossimi anni;

   come si intenda concretamente sostenere il ruolo delle donne lavoratrici anche e, in particolare, dopo la maternità, facilitando la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro.
(2-00343) «Gribaudo, Carnevali, Pezzopane, Rotta, Viscomi, Fiano, Morani, De Maria, Quartapelle Procopio».

(5 aprile 2019)

O)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, per sapere – premesso che:

   il 29 marzo 2019 l'Autorità di gestione del programma operativo nazionale «Per la scuola» ha diramato alle istituzioni scolastiche la nota prot. 10365 avente per oggetto «PON Per la Scuola 2014-2020. ASSE II – FESR Infrastrutture per l'istruzione. Avvisi: Laboratori didattici innovativi (prot. 37944) – Laboratori licei musicali, coreutici e sportivi – (prot. 1479) – Scuole polo in ospedale (prot. 464) – Ambienti digitali per i CPIA (prot. 398) – Ambienti digitali (prot. 12810) – LAN-WLAN (prot. 9035)», richiedendo l'inserimento/integrazione di una corposa documentazione in piattaforma Sif2020, relativa ai PON FESR già realizzati o in fase di realizzazione, entro 10 giorni dalla nota stessa;

   la suddetta procedura rileva la gravissima farraginosità relativamente alle modalità di utilizzo delle due piattaforme gestione unitaria del programma 2014-2020 e sistema informativo Sif 2020, nonché la mancata condivisione dei dati già in possesso dalle due piattaforme con gravissimo nocumento in termini di economicità, efficienza ed efficacia dell'azione amministrativa;

   gli operatori del settore (dirigenti scolastici, direttori per i servizi generali e amministrativi e assistenti amministrativi) riferiscono di tempi e modalità già gravosi e tali da rendere spesso incerta, per numerosissime istituzioni scolastiche, la materiale possibilità di assolvere i relativi adempimenti, comportando l'allarmante effetto dell'abbandono dei progetti;

   con nota successiva l'Autorità di gestione ha precisato che il caricamento dei dati nella piattaforma Sif 2020 non riguarda progetti già conclusi ma solo quelli in fase di realizzazione; rimane la complessità delle operazioni di rendicontazione che risultano essere oltremodo gravose per le segreterie scolastiche –:

   se sia intenzione del Ministro interpellato adottare le più opportune iniziative volte ad attivare una concreta interlocuzione tra le due piattaforme al fine di evitare un inutile ed ulteriore aggravio alle scuole e una inutile duplicazione di inserimento dati, anche nell'ottica della semplificazione delle procedure.
(2-00345) «Casa, Gallo, Carbonaro, Acunzo, Azzolina, Bella, Frate, Lattanzio, Mariani, Marzana, Melicchio, Nitti, Testamento, Torto, Tuzi, Villani, Mammì, Masi, Migliorino, Misiti, Palmisano, Papiro, Parentela, Parisse, Paxia, Penna, Perantoni, Pignatone, Provenza, Raduzzi, Rizzo, Roberto Rossini, Ruggiero, Ruocco, Giovanni Russo, Saitta, Salafia, Scanu, Scerra».

(9 aprile 2019)

P)

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, per sapere – premesso che:

   il cyberbullismo rappresenta una forma di violenza fisica e psicologica di profonda lesione della dignità della persona che purtroppo, sempre più spesso, rovina le vite di coloro che ne sono vittima, a cominciare dalle ragazze e dai ragazzi, talvolta portando chi la subisce anche a compiere atti disperati ed estremi;

   il fenomeno che si instaura tra soggetti, perlopiù minorenni, ma non solo, si manifesta essenzialmente sotto forma di pressione psicologica e fisica attuata da una o più persone nei confronti di un altro individuo percepito come più debole;

   in tale contesto, il web assume una importanza strategica, poiché viene utilizzato molto pericolosamente come moltiplicatore di consensi da chi ricerca ossessivamente la realizzazione del «sé», l’«accreditamento sociale» attraverso i «like», sia in ragione delle forme di vessazione verso gli altri, sia delle sempre più frequenti prove di coraggio e sfide estreme, anche a emulazione di gesta sconsiderate altrui o di prassi messe in rete da veri e propri criminali, che hanno causato e causano tuttora la morte di adolescenti;

   il fenomeno del cyberbullismo sta assumendo le dimensioni di una vera e propria piaga sociale e culturale, per il cui contrasto le istituzioni sono chiamate a trovare delle risposte concrete ed efficaci soprattutto per i più deboli, in questo caso le nuove generazioni che sono i soggetti più esposti;

   per valutare la portata della problematica, l'Osservatorio nazionale sull'adolescenza, che monitora le problematiche degli adolescenti italiani, ha svolto una indagine nel corso del 2017 da cui è emerso che, nella fascia tra i 14 e i 18 anni, il 28 per cento del campione è stato vittima di bullismo tradizionale e l'8,5 per cento di cyberbullismo. Nella fascia tra gli 11 e i 13 anni i numeri sono ancora più alti ed è preoccupante il fatto che l'età dei minori coinvolti si sia abbassata notevolmente, indice di una manifestazione sempre più precoce di tali condotte;

   un primo, ma significativo passo avanti è stato fatto nella scorsa legislatura quando, il 17 maggio 2017, la Camera dei deputati ha approvato definitivamente e all'unanimità la legge recante disposizioni a tutela dei minori per la prevenzione ed il contrasto del fenomeno del cyberbullismo (legge 29 maggio 2017, n. 71);

   l'articolo 3 della legge 29 maggio 2017, n. 71, prevede l'istituzione presso la Presidenza del Consiglio dei ministri del tavolo tecnico per la prevenzione e il contrasto del cyberbullismo, che coinvolge diversi soggetti a livello centrale e territoriale nonché esperti dotati di specifiche competenze in campo psicologico, pedagogico e delle comunicazioni sociali tematiche;

   al tavolo tecnico è affidato il compito di redigere, entro sessanta giorni dal suo insediamento e nel rispetto della normativa comunitaria in materia, un piano di azione integrato per il contrasto e la prevenzione del cyberbullismo e di realizzare un sistema di raccolta di dati finalizzato al monitoraggio dell'evoluzione dei fenomeni e, anche avvalendosi della collaborazione con la polizia postale e delle comunicazioni e con altre forze di polizia, al controllo dei contenuti per la tutela dei minori;

   il tavolo tecnico, istituito con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 20 ottobre 2017, a quanto consta agli interpellanti, si è riunito solo la prima volta in data 6 febbraio 2018 e la sua attività è tutt'oggi in fase di stallo, alla luce del fatto che dopo il suo insediamento non è stato più convocato, pur considerata la rilevante e delicata funzione che dovrebbe svolgere per la prevenzione e il contrasto del cyberbullismo;

   la mancata attuazione dei compiti affidati al tavolo tecnico, tra i quali l'adozione del piano di azione integrato per il contrasto e la prevenzione del cyberbullismo e la messa a sistema di raccolta di dati finalizzato al monitoraggio dell'evoluzione del fenomeno in questione non permette di comprendere se la normativa attualmente in vigore sia in grado di tutelare le vittime del cyberbullismo e soprattutto la portata del fenomeno –:

   quali iniziative il Governo intenda intraprendere al fine di procedere tempestivamente alla convocazione del tavolo tecnico per la prevenzione e il contrasto del cyberbullismo, previsto all'articolo 3 della legge 29 maggio 2017, n. 71, al fine di predisporre quanto prima il piano di azione integrato per il contrasto e la prevenzione dei cyberbullismo e realizzare il sistema di raccolta di dati per il monitoraggio del fenomeno in questione.
(2-00351) «Spena, Ripani, Fascina, Brunetta, Fiorini, Giacometto, Zanettin, D'Attis, Labriola, Bergamini, Pettarin, Dall'Osso, Germanà, Bartolozzi, Mazzetti, Marrocco, Calabria, Ravetto, D'Ettore, Vietina, Paolo Russo, Fasano, Sarro, Siracusano, Cassinelli, Mugnai, Silli, Mulè, Porchietto, Prestigiacomo, Sozzani».

(9 aprile 2019)