Camera dei deputati - Legislatura - Dossier di documentazione (Versione per stampa) |
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Autore: | Servizio Studi - Dipartimento Affari Esteri |
Titolo: | Il conflitto russo-ucraino. Cronologia degli avvenimenti, analisi e documenti |
Serie: | Documentazione e ricerche Numero: 192/8 |
Data: | 09/05/2022 |
Organi della Camera: | III Affari esteri, IV Difesa |
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Camera dei deputati |
XVIII LEGISLATURA |
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Documentazione e ricerche
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Il conflitto russo-ucraino
Cronologia degli avvenimenti, analisi e documenti
(aggiornamento al 7 maggio)
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n. 192/8 |
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9 maggio 2022 |
Servizio responsabile:
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Servizio Studi
Dipartimento Affari esteri
( 066760-4172 – * st_affari_esteri@camera.it
ha collaborato il Dipartimento Difesa
( 066760-4172 – * st_difesa@camera.it
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ES0383h.docx
INDICE
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2 maggio
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3 maggio
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4 maggio
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5 maggio
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6 maggio
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7 maggio
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Il dispiegamento delle forze NATO nelle Repubbliche baltiche
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Incremento delle capacità di risposta rapida dell’Alleanza
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La “legge quadro sulle missioni internazionali”
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L’attività di sorveglianza dello spazio aereo dell’Alleanza
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Le forze navali di reazione immediata della NATO
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I battlegroup della NATO nelle Repubbliche baltiche
Discorso del presidente Zelenskyy del 3 maggio 2022 al Parlamento ucraino (testo in inglese)
11 aprile
L’11 aprile si teneva a Mosca tra il presidente russo Vladimir Putin e il cancelliere austriaco Karl Nehammer un colloquio definito da quest’ultimo all'agenzia austriaca Apa molto duro, franco e non amichevole, nel quale il cancelliere avrebbe ammonito il presidente russo che le sanzioni contro la Russia sarebbero state “ulteriormente inasprite finché in Ucraina le persone continueranno a morire", riportava Die Presse. Informando i partner europei del colloquio, il cancelliere austriaco riferiva di aver sottolineato durante l'incontro con Putin che la guerra doveva cessare perché in guerra ci sono solo sconfitti da entrambe le parti, riferiva la tv Orf, ribadendo che "le sanzioni resteranno in vigore e saranno eventualmente inasprite". S
Secondo la Cancelleria, Nehammer parlava anche in modo chiaro dei crimini di guerra commessi a Bucha e in altre città, sottolineando la necessità di un'inchiesta internazionale su tali fatti. Il cancelliere diceva di non essere ottimista per quanto riguardava l'offensiva russa nell'est dell'Ucraina, dove si stava preparando "un attacco brutale e massiccio".
Dopo il colloquio Nehammer informava la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen "dell'importanza di un confronto diretto" con il presidente russo, affermando che il presidente russo Putin mostrava di avere ancora fiducia nel processo di Istanbul, definito dal cancelliere come l'unico formato possibile per un confronto tra russi e ucraini. Il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, citato dalla Tass, sottolineava la brevità del colloquio tra i due leader rispetto ad altri analoghi colloqui precedenti.
Il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov, secondo la Tass e Interfax, affermava che le recenti dichiarazioni dell'Alto rappresentante della politica estera dell'Ue Josep Borrell (che aveva detto che l'Ucraina avrebbe vinto la guerra sul campo di battaglia) indicavano che l'Unione europea vedeva l’Ucraina come "testa di ponte per sopprimere la Russia" e che tali dichiarazioni “in questo contesto aggressivo e senza precedenti” cambiavano “significativamente le regole del gioco”.
Il Cremlino inoltre criticava l'ipotesi di un allargamento della Nato con il progetto di un ingresso di Svezia e Finlandia nell'Alleanza Atlantica.
Josep Borrell, in conferenza stampa, ribadiva che era responsabilità della Russia e non delle sanzioni il fatto che si stesse creando una crisi alimentare, soprattutto in Africa, più sensibile alla fluttuazione dei prezzi. "Decine di navi ucraine non possono lasciare i porti, le truppe russe bombardano i silos: l'esercito russo sta creando la scarsità alimentare, non le sanzioni" "Le battaglie che vedremo nell'est dell'Ucraina avverrebbero anche con l'embargo al gas e al petrolio russo: ciò che fa la differenza in questo momento sono gli aiuti militari". "Tutti stanno cercando di ridurre le esposizioni con la Russia dal punto di vista energetico, in modo volontario".
Il Governo francese espelleva sei diplomatici russi accusati di spionaggio.
Il presidente ucraino Zelenskyyi, riportato da Ukrinform, interveniva in videoconferenza con il parlamento della Corea del Sud, affermando tra l’altro che che la situazione a Mariupol, bloccata dalle truppe russe dal primo marzo, era terribile: "Mariupol è distrutta. Ci sono decine di migliaia di morti, ma anche così i russi non fermano l'offensiva. Vogliono fare di Mariupol una città evanescente".
Mentre il capo della repubblica separatista filo-russa di Donetsk, nel Donbas, Denis Pushilin, citato dalla Tass, annunciava a una televisione russa che il porto di Mariupol sarebbe stato “liberato”, la commissaria ucraina per i diritti umani Lyudmila Denisova, su Telegram citata da Unian, informava che nelle zone occupate della città sarebbe stata in corso “una brutale retata di civili, con l'assistenza di collaboratori locali” e che sarebbero 33mila gli abitanti di Mariupol deportati in Russia e nei distretti temporaneamente occupati della regione di Donetsk.
Il comandante delle forze armate ucraine, Valery Zaluzhny, citato dall'Ukrainska Pravda, contestava i proclami di vittoria dei filo-russi affermando invece che: "La difesa di Mariupol continua. Il collegamento con le unità delle forze di difesa che difendono eroicamente la città è stabile e viene mantenuto".
Il discusso battaglione nazionalista Azov scriveva su Telegram, ripreso dal Kyiv Independent e altri media ucraini, che "Gli occupanti russi hanno usato una sostanza velenosa di origine sconosciuta contro militari e civili ucraini a Mariupol". "La sostanza è stata diffusa da un drone e le sue vittime riportano disturbi respiratori". L'intelligence britannica aveva avvertito in mattinata di un "possibile uso futuro di armi al fosforo a Mariupol da parte dell'esercito russo".
Vadym Denysenko, consigliere del ministro dell'Interno ucraino, come riportato dalla Cnn, affermava che l'offensiva finale della Russia nella regione orientale del Donbas era già iniziata mentre i russi stavano accumulando le loro forze e si erano registrate esplosioni durante la notte nella regione di Dnipro ed era continuato anche il bombardamento di Kharkiv. Denysenko dichiarava di aspettarsi un attacco a Izium e a Dnipro, considerato un "obiettivo strategico".
Anche Ramzan Kadyrov, capo della Repubblica russa della Cecenia e comandante delle milizie cecene in Ucraina annunciava su Telegram la prossima offensiva che, dopo Mariupol, sarebbe stata volta alla liberazione completa di Luhansk e Donetsk, per poi tornare ad attaccare Kyiv e tutte le altre città ucraine.
Monsignor Sviatoslav Shevchuk, arcivescovo maggiore di Kyiv, denunciava in un videomessaggio che i militari russi avevano profanato la chiesa ortodossa dell'Ascensione, al centro del villaggio di Lukashivka, vicino a Chernihiv, a nord di Kyiv, commettendovi torture e omicidi. L'inviato dell’Ansa sul posto, parlando con alcune delle persone torturate, aveva conferma di alcuni di tali episodi avvenuti nei pressi della chiesa, che era stata per 22 giorni il quartier generale dei militari russi, poi quasi totalmente distrutta durante i combattimenti.
Il possibile incontro tra papa Francesco e il patriarca Kirill di Mosca potrebbe svolgersi a Gerusalemme a metà giugno, secondo fonti del Vaticano, dopo le previste visite in Libano e Giordania.
12 aprile
Il presidente russo Putin, accompagnato dal presidente bielorusso Lukashenko, appariva in pubblico nel nuovo cosmodromo di Vostochny, 8.000 chilometri ad est di Mosca, scegliendo una data simbolo dell'orgoglio russo: il 61° anniversario del lancio del primo uomo nello spazio, Yuri Gagarin, rilanciando la sua sfida all'Occidente, ricordando che anche allora la Russia era sottoposta a sanzioni, nonostante le quali era riuscita a lanciare nello spazio il primo satellite artificiale e poi il primo uomo; e anche oggi la Russia, nonostante le sanzioni, avrebbe portato avanti il suo programma spaziale e non solo, facendo pagare all’Occidente le conseguenze di tali misure, che comunque non sarebbero riuscite a isolare il suo Paese.
Putin affermava che la Russia non aveva avuto altra scelta che attaccare l'Ucraina e, sulla questione dei crimini di guerra, che anche il cancelliere austriaco Karl Nehammer aveva sollevato nel difficile colloquio del giorno precedente, respingeva tutte le accuse, liquidando come una falsa notizia il massacro di Bucha, aggiungendo che era in corso un’inchiesta russa per arrivare alla verità, anche con la collaborazione del presidente bielorusso Lukashenko.
Il Presidente russo lamentava poi che i negoziati fossero giunti in un vicolo cieco per colpa degli ucraini e aggiungeva che la Russia avrebbe continuato quindi la guerra per raggiungere quello che era il suo obiettivo fin dal principio: la conquista dell'intero Donbas per proteggere la popolazione locale di etnia russa, lodando poi gli ufficiali russi nel Donbas, definiti coraggiosi e competenti. Da parte ucraina si negava di aver frapposto ostacoli all’avanzamento delle trattative che, veniva detto da fonti ufficiali, sarebbero continuate anche se in condizioni estremamente difficili.
Le affermazioni di Putin confermavano comunque l’imminenza dell’offensiva russa nell'est del Paese. Putin "ha deciso che non si fermerà", perché "ha bisogno di una vittoria militare per sé stesso", commentava in proposito il presidente francese Emmanuel Macron, che aveva cercato più volte di dissuadere Putin dal proseguire l’offensiva. Il presidente russo ribadiva che l’intervento militare aveva lo scopo di proteggere il Donbas da quello che definiva un "genocidio" perpetrato dagli ucraini fin dal 2014 e giustificava l’intervento, a cui poi si era rinunciato, in altre zone dell’Ucraina: "Questo era il nostro piano. Le operazioni in alcune regioni del Paese perseguivano l'obiettivo di bloccare le forze nemiche, distruggere le infrastrutture militari e creare le condizioni per un'azione più vigorosa nel Donbas".
Il presidente statunitense Joe Biden, durante un discorso in Iowa, accusava il presidente russo di "genocidio". Parlando del problema dell’inflazione diceva infatti: "il vostro bilancio, la vostra capacità di fare il pieno dell'auto non può dipendere da un dittatore che dichiara guerra e commette un genocidio dall'altra parte del mondo".
Il presidente ucraino Volodymyr Zelenskyy su Telegram, informava che era stato arrestato, con un'operazione dell'intelligence ucraina, Viktor Medvedchuck, deputato dell'opposizione filorussa “Piattaforma di opposizione per la vita”, oligarca amico di Putin e di origini russe, postando anche una sua foto in cui appariva ammanettato con indosso un’uniforme delle forze armate ucraine.
Medvedchuk era latitante dall’inizio dell'invasione dopo essere fuggito dagli arresti domiciliari, che stava scontando con l'accusa di alto tradimento per avere sostenuto le forze separatiste nel Donbas, ed era ritenuto tra i possibili candidati alla guida di un governo fantoccio che avrebbe sostituito quello eletto nel caso che i russi fossero riusciti a conquistare Kyiv. Imprenditore attivo in molti campi, tra cui energia e media, sarebbe giunto a curare ufficiosamente gli interessi di Putin nel Paese. Il suo arresto giungeva mentre il Governo ucraino confermava di aver stilato un elenco di 100 "traditori".
L'Agenzia nazionale per la prevenzione della corruzione e l'ONG Honest Movement avevano inserito in tale elenco 73 politici, 13 funzionari delle forze dell'ordine, 13 giornalisti e un giudice; venivano inoltre aperti 637 procedimenti giudiziari. Il parlamento ucraino il 3 marzo scorso aveva approvato una legge che criminalizzava la collaborazione con l'invasore russo. Zelenskyy proponeva di scambiare con le autorità russe Medvedchuk con prigionieri ucraini.
Con riferimento alla notizia, circolata il giorno precedente, dell’utilizzo da parte delle forze russe di agenti tossici a Mariupol, il 12 aprile fonti del Battaglione Azov parlavano di sostanze tossiche che sarebbero state fatte piovere da un drone che avrebbe preso di mira i difensori della città, causando "chiari segni di avvelenamento chimico" in tre persone, che tuttavia non avrebbero subito "gravi conseguenze", raccontando di un improvviso e denso fumo bianco e poi di difficoltà a respirare e gambe che cedevano.
L'accusa veniva confermata anche dall'amministrazione civile di Mariupol e trovava la sponda degli Stati Uniti, dove il segretario di Stato americano, Antony Blinken dichiarava: "Abbiamo informazioni credibili che i russi possano usare gas lacrimogeni, o altri strumenti antisommossa, mescolati ad agenti chimici, nell'ambito della loro offensiva contro Mariupol".
L’utilizzo di armi proibite veniva denunciato anche a Novoyakovlivka, un villaggio nella vicina regione di Zaporizhzhia, colpito secondo le autorità locali "con bombe al fosforo", i cui effetti sarebbero stati attenuati dalla pioggia. Accuse che le forze russe smentivano definendole "provocazioni", anche se, solo poche ore prima del presunto attacco, il vicecomandante delle milizie separatiste di Donetsk, il colonnello Eduard Basurin, aveva minacciato l'uso di "armi chimiche" per "stanare le talpe", riferendosi in particolare ai tunnel delle acciaierie Azovstal di Mariupol, in cui troverebbero rifugio i tremila combattenti del battaglione Azov. Anche il presidente ucraino Zelenskyy esprimeva "preoccupazione per un possibile attacco con armi chimiche nella nuova fase del terrore".
La Gran Bretagna, affermava il viceministro della Difesa James Heappey, stava "lavorando con urgenza" per verificare le denunce, affermando che, in caso di loro conferma, "tutte le opzioni” sarebbero state sul tavolo per rispondere.
Il portavoce del Dipartimento di Stato americano Ned Price, informava la stampa che: "Abbiamo fornito all'Ucraina equipaggiamenti di protezione da armi chimiche", probabilmente maschere anti-gas, tute e altre attrezzature simili.
Ancora a Mariupol, la Caritas denunciava che due sue operatrici erano state portate a forza in Russia dalla sua sede locale, dove sette persone erano morte a seguito di colpi sparati da un carro armato russo. L'offensiva russa proseguiva intanto la sua avanzata nel Donbas, verso cui si dirigeva un maxi-convoglio militare dalla regione russa di Rostov, allo scopo di portare rinforzi per l’attacco, mentre centinaia di migliaia di civili erano fuggiti negli ultimi giorni verso occidente. In tutta l'Ucraina, nel frattempo, continuavano a emergere gli orrori.
La procuratrice generale Iryna Venediktova parlava di 5.800 episodi di sospetti crimini di guerra sotto indagine. Nelle città già attaccate dai russi, i bilanci diventavano sempre più drammatici. A Bucha, secondo il sindaco Anatoliy Fedoruk, i corpi di civili uccisi rinvenuti erano saliti a 403, mentre ancora si scavava in altre fosse comuni. E a Severodonetsk, nella regione orientale di Lugansk, erano state trovate altre 400 sepolture.
Il presidente ucraino Zelenskyy si collegava con il Parlamento lituano, come riportato da Ukrinform affermando, tra l’altro, "Nelle aree occupate liberate dell'Ucraina il lavoro continua per registrare e indagare sui crimini di guerra commessi dalla Russia. Quasi ogni giorno vengono trovate nuove fosse comuni. Migliaia di vittime, centinaia di casi di brutali torture. Si trovano ancora cadaveri nei tombini e negli scantinati. Corpi legati e mutilati. Centinaia di orfani, almeno centinaia di bambini, sono stati denunciati centinaia di stupri, tra cui ragazze minorenni e bambini molto piccoli e persino neonati".
Zelenskyy tornava poi a chiedere armi e avvertiva gli alleati: "Chi non ci aiuta, si assume la responsabilità dei morti ucraini". "Presto sarà necessario un maggiore supporto militare. Le vite degli ucraini si stanno perdendo, vite che non possono più essere restituite. E questa è anche responsabilità di coloro che ancora conservano nel proprio arsenale le armi di cui l'Ucraina ha bisogno. Responsabilità che rimarrà per sempre nella storia. Se avessimo jet, veicoli corazzati pesanti, artiglieria saremmo in grado di porre fine a questa guerra".
13 aprile
Veniva colpito, probabilmente da due missili antinave Neptune lanciati dalla zona di Odessa, l’incrociatore Moskva (con a bordo più di 500 uomini di equipaggio) della flotta russa del Mar Nero, provocando, secondo il governatore della regione Maksym Marchenko, "gravissimi danni" e un forte incendio.
A Mariupol continuavano accesi combattimenti e si incrociavano notizie e smentite dalle parti in causa. Le forze russe rivendicavano di aver acquisito il totale controllo del porto e il portavoce della Difesa russa, il maggiore Igor Konashenkov, dichiarava che 1.026 militari ucraini si sarebbero arresi, in particolare della 36° brigata di marines, nei pressi dell'acciaieria Ilyich, ma ancora una volta il governo ucraino smentiva tale resa. Inoltre, dopo settimane di bombardamenti e assedio che avevano stremato la popolazione, con circa centomila persone in attesa di un'evacuazione, e dopo la denuncia di attacchi di droni con sospette armi chimiche (ma la presidente del Consiglio della Federazione Russa, Valentina Matviyenko, respingeva le accuse ribadendo che la Russia non possiede armi chimiche), continuavano gli scontri a fuoco strada per strada e all’interno dell'acciaieria Azovstal, diventata quartiere generale dei circa tremila combattenti del battaglione Azov che, secondo fonti dell’ufficio del presidente Zelenskyy, avrebbero ricevuto rinforzi dall’esterno.
La situazione umanitaria nella città era intanto allo stremo: il sindaco Vadym Boychenko denunciava la distruzione di tutti gli ospedali e di tutta la città in quello che definiva come un genocidio, facendo un bilancio di ventimila vittime civili di cui gli occupanti cercavano di occultare le prove utilizzando anche forni crematori mobili. Gli abitanti rimasti non potevano fuggire essendo bloccati i corridoi umanitari, se non per poche iniziative con mezzi privati, mentre il segretario generale dell'Onu, Antonio Guterres, spiegava come "al momento non ci sia nessuna possibilità di un cessate il fuoco globale", né di una tregua localizzata per far allontanare i civili e portare aiuti in sicurezza. La Turchia, principale mediatore tra Russia e Ucraina, aveva fatto sapere di essere pronta a mettere "a disposizione navi per l'evacuazione di persone da Mariupol e resta in attesa di una risposta positiva".
L'offensiva russa continuava nel frattempo a colpire il Donbas, con continui bombardamenti e raggruppando le forze per tentare di prendere il controllo dell'intero territorio delle regioni di Donetsk e Lugansk, zone da cui parte della popolazione sarebbe già stata "deportata" in Russia, secondo gli ucraini: oltre mezzo milione di persone, denunciava Zelenskyy, condotte con la forza in regioni remote del Paese, confiscandone documenti e oggetti personali, come i telefoni cellulari, e separando i bambini dai loro genitori per consentire alle famiglie russe di adottarli illegalmente. Le forze russe tornavano a minacciare anche Kyiv: la Difesa russa si dichiarava pronta a colpire i centri di comando nemici, anche nella regione della capitale, se l'esercito ucraino avesse continuato ad attaccare strutture in territorio russo.
Il canale di informazione ucraino Nexta, citando le parole del capo dell'amministrazione regionale Dmitry Zhivitsky, informava che più di 100 civili sarebbero morti durante l'occupazione della regione di Sumy, molti dei quali erano stati ritrovati "con le mani legate, tracce di torture, colpi alla testa".
La portavoce della Casa Bianca Jen Psaki, a proposito delle accuse di genocidio rivolte dal presidente Biden a Putin, dichiarava: "Il presidente parlava basandosi su ciò che ha visto, sulle atrocità compiute da Mosca". "Bucha, Mariuopol, Kramatorsk sono tutti esempi di violazioni dei diritti umani da parte della Russia in Ucraina".
Lo stesso presidente Biden, parlando con la stampa, ribadiva: "Sì, ho parlato di genocidio perché è sempre più chiaro che Putin sta cercando di cancellare l'idea di essere ucraini". "Lasceremo agli avvocati decidere come qualificarlo a livello internazionale, ma di sicuro è quello che sembra a me". Il presidente Zelenskyy le definiva: "Parole vere da un vero leader", mentre il Cremlino, per bocca del portavoce Peskov, le definiva inaccettabili.
Intervistato da France 2, il presidente francese Emmanuel Macron non utilizzava la parola “genocidio” e anzi dichiarava di non essere sicuro dell’utilità dell’“escalation delle parole” (in serata Zelenskyy si dichiarava “ferito” dai distinguo del presidente francese). Anche il portavoce del ministero degli Esteri Zhao Lijian invitava a “raffreddare la tensione” per cercare di raggiungere una soluzione diplomatica.
Si svolgeva un nuovo colloquio telefonico tra il presidente ucraino Volodymyr Zelenskyy e quello americano Joe Biden in cui si discuteva di 800 milioni di dollari di nuovi aiuti militari (in particolare di artiglieria, mezzi corazzati, elicotteri e dispositivi di protezione individuale contro armi chimiche) e di altri aiuti finanziari all’Ucraina.
La portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova, secondo la Tass, accusava il governo ucraino di non voler raggiungere un accordo ma di voler trascinare deliberatamente i colloqui, come aveva fatto nei precedenti 7 anni nel gruppo di contatto del formato Normandia.
Il presidente ucraino Zelenskyy accoglieva a Kyiv i presidenti di Polonia Andrzej Duda, Lituania Gitanas Nauseda, Lettonia Egils Levits ed Estonia Alar Karis, dicendo: "L'Ucraina sente il supporto forte e affidabile di ciascuno di voi". I presidenti si recavano poi anche a visitare le rovine di Borodyanka, teatro di uccisioni di civili, dove il presidente lituano Nauseda richiamava la necessità di punire “i crudeli crimini di guerra commessi dall'esercito russo”, scriveva su Twitter. "Questa non è guerra, questo è terrorismo", affermava a sua volta il presidente polacco Andrzej Duda.
Il presidente russo Putin, ripreso dalla Tass, dichiarava: "La Russia può aumentare il consumo di petrolio, gas e carbone sul mercato interno e aumentare le forniture in altre parti del mondo"; affermava inoltre che la decisione degli occidentali di rifiutare la normale cooperazione con la Russia e parte delle risorse energetiche russe aveva già colpito milioni di europei e gli Stati Uniti. Il governo russo annunciava poi sanzioni per 398 membri del Congresso americano e 87 senatori canadesi come risposta delle sanzioni dei due Paesi alla Russia.
Il cancelliere tedesco Olaf Scholz, in un'intervista a RBB, definiva il rifiuto di Kyiv ad accogliere in visita il presidente Steinmeier, come "irritante", aggiungendo che, per ora, non si sarebbe recato nemmeno lui in Ucraina. Ribadiva poi che ogni decisione presa dal governo tedesco rifletteva l’attenzione a evitare che la Nato e la Germania, partecipino attivamente alla guerra.
Tenendo una conferenza stampa congiunta a Stoccolma, le premier di Finlandia Sanna Marin e Svezia Magdalena Andersson, annunciavano che l’intenzione dei due Paesi di aderire all’Alleanza atlantica si faceva sempre più concreta dopo l’aggressione russa all’Ucraina.
Sanna Marin annunciava che il suo Paese, che condivide un confine di quasi 1.300 chilometri con la Russia, avrebbe deciso se candidarsi all'entrata nella Nato "entro poche settimane", sottolineando di voler evitare che accada in Finlandia quanto successo in Ucraina. Magdalena Andersson sottolineava che “Bisogna soppesare tutti i pro e i contro. Allo stesso tempo, non vedo alcun motivo per rinviare la decisione. Avremo le elezioni a settembre e dobbiamo anche essere in grado di concentrarci su questo". In attesa del dibattito in Parlamento la settimana successiva, il governo di Helsinki pubblicava un Libro bianco commissionato dopo l'attacco all'Ucraina dove si sottolineava che "senza l'adesione alla Nato, la Finlandia non gode di garanzie di sicurezza, nonostante sia un partner dell'Alleanza", dato che solo i membri dell'organizzazione beneficiano dell'ombrello di difesa collettiva derivante dall’ articolo 5 del trattato.
L'adesione alla NATO fornirebbe quindi una deterrenza "significativamente maggiore" contro un attacco alla Finlandia e potrebbe essere chiesta al prossimo vertice Nato del 29 e 30 giugno a Madrid, occasione in cui potrebbe essere presentata anche la candidatura svedese. Il sostegno all'adesione alla Nato si era rapidamente triplicato nella cittadinanza finlandese ed era fortemente aumentato anche in Parlamento. La Russia aveva già messo in guardia i due Paesi nordici, avvertendo che l'adesione avrebbe avuto "conseguenze politiche e militari"; già il giorno precedente all’incontro tra le due premier si erano osservati movimenti di veicoli militari russi vicino alla frontiera finlandese.
Secondo il rapporto della missione di esperti indipendenti dell'OSCE per indagare gli sviluppi della guerra in corso (a cui la Russia era stata invitata a collaborare ma aveva rifiutato), in Ucraina vi sono "chiari schemi di violazioni del diritto internazionale umanitario da parte delle forze russe nella loro condotta delle ostilità". Vi sarebbero inoltre "prove credibili" che "i diritti umani più fondamentali" siano stati violati. L'indagine riguardava gli eventi dal 24 febbraio all'1 aprile e quindi non copriva le atrocità commesse nelle vicinanze di Kyiv e a Bucha.
Il procuratore capo della Corte penale internazionale dell'Aia, Karim Khan, visitava la città di Bucha, teatro di centinaia di uccisioni di civili che l'Ucraina attribuiva alle forze russe nelle settimane in cui l’avevano occupata, definiva l'Ucraina come “una scena del crimine". "Siamo qui perché abbiamo motivi ragionevoli per credere che vengano commessi crimini all'interno della giurisdizione del tribunale. Dobbiamo dissolvere la nebbia della guerra per arrivare alla verità", dichiarava ai giornalisti. Né la Russia né l'Ucraina fanno parte della CPI, ma il governo di Kyiv accettava la giurisdizione della Corte per i crimini commessi sul suo territorio dall'invasione russa della Crimea nel 2014 e il 3 marzo scorso la Corte aveva aperto un'indagine su sospetti crimini di guerra in Ucraina.
Il giudice italiano Rosario Aitala veniva incaricato dalla Corte penale internazionale dell’Aja di seguire il fascicolo sui crimini di guerra compiuti in Ucraina dai militari russi. Professore di diritto internazionale penale alla Luiss, 54 anni, Aitala è stato fino al 1992 funzionario di polizia e nel 1997 è entrato in magistratura ed è componente della commissione sui crimini di guerra istituita dalla ministra della Giustizia Marta Cartabia.
La vicepremier ucraina Olha Stefanishyna si collegava in videoconferenza con le Commissioni Diritti umani, Femminicidio e Antidiscriminazioni del Senato, denunciando scioccanti violenze su donne e bambini, invocando il giudizio sui crimini delle forze russe e chiedendo aiuto per difendere il suo Paese, davanti a una ventina di commissari presenti alla seduta. Stefanishyna tra l’altro affermava che: "La guerra russa non si fermerà nonostante le decisioni di Ue, Nato, e Onu, continuerà su un altro territorio. La risposta del mondo deve essere immediata, il sangue dei civili deve smettere di scorrere". Dell'invasione e delle atrocità sui civili è responsabile "l'intera società russa", grazie anche alla "stampa ufficiale" che alimenta la propaganda secondo la quale "l'Ucraina non deve esistere come nazione separata" e i "giornalisti giustificano le azioni terroristiche", mentre "le voci della stampa libera vengono intimidite".
Intanto fonti delle Nazioni Unite, riprese dalla CNN, parlavano di almeno 1.892 civili uccisi e di 2.558 feriti dal 24 febbraio scorso.
14 aprile
Giungevano nuove notizie dal Mar Nero sull'incrociatore lanciamissili russo Moskva, che fonti ucraine avevano affermato essere stato colpito con due missili ucraini al largo di Odessa non lontano dall’Isola dei serpenti, il cui equipaggio di più di 500 marinai era stato evacuato. Fonti russe parlavano invece di un’esplosione del deposito di munizioni della nave in seguito a un incendio sviluppatosi a bordo. Il ministero della Difesa russo, citato da Interfax, affermava poi che la nave avrebbe perso stabilità e sarebbe affondata mentre veniva rimorchiata durante una tempesta.
Riguardo alle precedenti dichiarazioni su un possibile viaggio del presidente americano Biden a Kyiv, il New York Times scriveva il 14 aprile che probabilmente non sarebbero stati il presidente o la sua vice Kamala Harris a recarsi in Ucraina, ma una figura di alto profilo dell’amministrazione, data la difficoltà di garantirne la sicurezza in una zona di guerra.
Il portavoce del Pentagono, John Kirby, dichiarava alla Cnn: "Faremo arrivare le nuove armi all'Ucraina in meno di una settimana e poi le forze di Kyiv le porteranno nell'est del Paese" dove i russi si preparavano a sferrare una nuova offensiva.
Il consigliere per la Sicurezza Nazionale Jake Sullivan, come riportato dalla Cnn, dichiarava che qualsiasi tentativo della Russia di ostacolare il trasferimento di armi all'Ucraina rischiava di innescare un'escalation. "Gli Stati Uniti non stanno operando in Ucraina, ma se i russi dovessero colpire una qualsiasi parte di territorio della Nato, dove le attrezzature militari vengono assemblate, questo comporterebbe l'invocazione dell'articolo 5 e cambierebbe completamente il gioco", sottolineava.
Il direttore della Cia, William Burns, dichiarava che gli Stati Uniti “non prendono alla leggera" la possibilità che la Russia possa usare armi nucleari in Ucraina: "Data la disperazione del presidente Putin e della leadership russa, date le battute d'arresto che hanno affrontato finora militarmente, nessuno di noi può prendere alla leggera la minaccia rappresentata da un potenziale ricorso ad armi nucleari tattiche o a basso rendimento", avvertiva, sottolineando tuttavia che gli Stati Uniti non avevano notato alcun segnale che Mosca stesse preparando un attacco del genere.
Volodymyr Zelenskyy, intervistato dalla BBC, attaccava duramente i Paesi europei che continuavano ad acquistare petrolio russo pagandolo con "soldi sporchi del sangue di altre persone"; il presidente ucraino criticava soprattutto Germania e Ungheria, accusandole di bloccare gli sforzi per un embargo sulle vendite di energia, da cui la Russia dovrebbe guadagnare oltre 300 miliardi di dollari quest'anno.
"Alcuni dei nostri amici e partner capiscono che ora è un momento diverso, che non è più una questione di affari e denaro, ma è una questione di sopravvivenza", aggiungeva Zelenskyy, che poi rimarcava che le atrocità commesse dalle truppe russe a Mariupol, nella periferia di Kyiv, a Bucha e a Borodyanka, avevano ulteriormente ridotto le possibilità di colloqui di pace con i russi; riferendosi poi a Mariupol spiegava che "oltre alle decine di migliaia di morti, molti sono scomparsi" e "sono stati portati in Russia, alcuni nei campi, altri in altre città". Ricordava inoltre come l'Ucraina stesse affrontando un nuovo attacco della Russia a est e sud, chiedendo ancora agli occidentali di fornire il più rapidamente possibile maggiori quantità di armi.
Alcuni rifugiati di Mariupol che erano riusciti a raggiungere Dnipro dichiaravano all'inviato dell'ANSA in un centro di accoglienza a Dnipro che a Mariupol i corridoi umanitari erano “quasi inesistenti, perché i militari russi non informavano le persone chiuse nei rifugi. L'unico modo per uscire e andare in Crimea o Russia, dove alle frontiere alcuni ci dicono di essere stati umiliati e costretti a stare nudi di fronte ai soldati. Nella città manca cibo e continuano il saccheggio dei negozi mentre molti sono stati costretti a bere acqua di neve. I primi a morire sono i bimbi più piccoli, per la fame".
Dall'inizio dell'invasione, erano almeno 503 i civili uccisi nella regione orientale di Kharkiv, al confine con la Russia, secondo il governatore locale.
Dmitrij Medvedev, vicepresidente del consiglio di sicurezza della Russia, scriveva su Telegram, citato dalla TASS: "La Russia rafforzerà i suoi confini occidentali se Svezia e Finlandia si uniranno alla Nato, la lunghezza del confine terrestre dell'alleanza con la Russia sarà più che raddoppiata”; "sarà necessario rafforzare seriamente il gruppo di truppe di terra e il sistema di difesa aerea e schierare consistenti forze navali nel Golfo di Finlandia". "In questo caso, non si può più parlare dello status non nucleare dei Baltici, l'equilibrio deve essere ripristinato". "Fino ad oggi, la Russia non ha intrapreso tali misure e non aveva intenzione di farlo” ma ora lo avrebbe fatto se costretta.
Il viceministro degli Esteri russo Alexander Grushko, ex ambasciatore russo presso l'Alleanza atlantica, citato dalla Tass, dal canto suo, aggiungeva: "L'adesione di Svezia e Finlandia alla Nato cambierebbe radicalmente la situazione politico-militare: la Russia prenderà le necessarie misure di sicurezza difensive", con "conseguenze tra le più indesiderabili".
Il presidente russo Vladimir Putin, citato da Interfax, affermava che: "Adesso non c'è possibilità di sostituire il gas russo in Europa". "Gli attacchi dei partner europei sul rifiuto delle forniture di risorse energetiche russe destabilizzano la situazione e fanno salire i prezzi". Putin chiedeva al suo governo di reindirizzare l'export di energia dai Paesi occidentali e dall'Europa all'Asia e in generale verso il sud e l'est e di preparare le infrastrutture per rendere possibile questo processo. Il presidente russo affermava anche che la decisione russa di rifiutare le valute dei Paesi ostili era un obiettivo strategico per rafforzare il commercio con partner più affidabili.
Il consigliere del capo dell'Ufficio del Presidente ucraino, Oleksiy Arestovych, riportava l'Agenzia Unian, pur ammettendo che alcuni marine della 36° brigata a Mariupol erano stati fatti prigionieri dall'esercito russo, negava però che si trattasse di un migliaio di soldati, come aveva annunciato il giorno precedente l’esercito russo
Intanto rappresentanti dell'esercito ucraino dichiaravano alla Bbc che le forze russe continuavano a lanciare sistematici attacchi missilistici e bombe sulle infrastrutture militari e civili nelle regioni di Kharkiv, Donetsk e Zaporizhzhia. A Slobozhansky, nel nord-est dell'Ucraina, le forze russe stavano conducendo la ricognizione di probabili luoghi di attacco continuando a bloccare parzialmente la città e la regione di Kharkiv. A Donetsk le forze russe proseguivano con gli attacchi nei distretti di Slavyansk, Popasna e Kurakhovo.
Il Governo ucraino respingeva le accuse di Mosca di aver bombardato due villaggi in territorio russo nella regione di Belgorod vicino al confine, dove non ci sarebbero state vittime civili ed erano stati evacuati gli abitanti e nella regione di Bryansk, dove, secondo il governatore Alexander Bogomaz citato dalla Tass sarebbero stati danneggiati due edifici residenziali, provocando alcuni feriti civili.
Il viceprocuratore capo regionale, Oleh Tkalenko, riportato dal Guardian, informava del recupero dei corpi di 765 civili, tra cui 30 bambini, nell'area di Kyiv dall'inizio di aprile, affermando di temere che fosse solo l’inizio avendo appena iniziato a lavorare nelle città più grandi come Borodianka, Hostomel, Irpin e Bucha.
Il governatore del distretto di Kharkiv, Oleh Synehubov, informava il Kyiv Independent che nelle ultime 24 ore l'esercito russo aveva continuato ad attaccare i quartieri residenziali di Kharkiv, provocando quattro vittime e 10 feriti; esortava inoltre i residenti di Lozova e Barvinkove a evacuare perché le ostilità erano probabilmente destinate ad aumentare.
15 aprile
Il consigliere per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti Jake Sullivan affermava che l’affondamento dell’incrociatore Moskva, in qualunque modo sia avvenuto, “è un duro colpo per la Russia". Infatti l’evento, secondo vari analisti, sembrava poter avere un forte impatto sul conflitto rendendo molto più difficile un attacco su Odessa e potenzialmente liberando forze ucraine che potrebbero essere ricollocate verso Kherson, l’unica città occupata sulla riva occidentale del fiume Dnepr, o in direzione del Donbas, dove si attendeva l’intensificarsi dell’offensiva russa. Il ministro della Difesa lituano dichiarava che una nave turca aveva soccorso 54 marinai russi, finiti in mare in seguito all'affondamento della Moskva, a bordo della quale ci sarebbero state quasi cinquecento persone. Tra i morti ci sarebbe anche il comandante della nave Anton Kuprin, secondo l’agenzia Nexta che citava il consigliere del ministro degli Affari interni ucraino, Anton Gerashchenko, mentre fonti della guardia costiera ucraina, riportate da Unian, affermavano che le operazioni di soccorso dell’equipaggio erano state ostacolate da una tempesta.
Nella notte Kyiv tornava ad essere oggetto di un bombardamento: alcuni missili (forse sei) colpivano una fabbrica di missili anti-nave "Neptune" a Vyshneve, un sobborgo della capitale, probabilmente in risposta all’affondamento della Moskva, provocando, sembra, alcuni feriti.
Venivano segnalati morti tra i civili a Mykolaiv e a Kakhovka, nel sud, mentre a Mariupol continuava la battaglia degli ultimi resistenti (fonti russe affermavano, smentite da quelle ucraine, di aver completamente preso il controllo dell'acciaieria dell’Ilyich Steel Plant), con migliaia di civili che non potevano lasciare la città. Vasylivka, nella regione di Zaporizhia, veniva bombardata con l'artiglieria che causava un morto e cinque feriti. Secondo fonti ucraine sarebbero ormai ventimila i militari russi morti nel conflitto. Oleh Syniehubov, capo dell'amministrazione militare della regione di Kharkiv, dichiarava a una televisione ucraina che diverse aree residenziali della città erano state bombardate. Riferiva poi di combattimenti intorno a Izium, da cui le forze russe stavano cercando di avanzare verso il Donbas orientale e del tentativo delle autorità di organizzare l’evacuazione di Barvinkove e Lozova a sud di Kharkiv. Procedeva anche l’attacco russo agli insediamenti di Popasna e Rubizhne nel Lugansk. Nelle regioni di Donetsk e Lugansk nelle precedenti 24 ore, secondo il canale informativo ucraino Ucraine Now, che citava lo Stato maggiore delle forze armate ucraine, 8 attacchi da parte dei russi sarebbero stati respinti dall'esercito ucraino.
L'agenzia stampa Ukrinform riferiva che fonti dei servizi segreti ucraini dell'Sbu affermavano di aver intercettato comunicazioni telefoniche tra russi che affermavano che il bombardamento villaggio di Klimovo nella regione di Bryansk in territorio russo sarebbe stato effettuato da forze russe allo scopo di far ricadere la colpa su quelle ucraine, giustificando così la reazione russa (veniva minacciato anche un attacco per rappresaglia sulla capitale Kyiv).
L'Alto commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati, ripreso da Kyiv Independent, informava che erano diventati quasi cinque milioni gli ucraini che avevano lasciato il Paese dall'inizio dell'invasione russa, di cui oltre 2,75 milioni rifugiati in Polonia, mentre altre 7,1 milioni di persone avevano dovuto lasciare le loro case pur non avendo abbandonato il Paese. Tuttavia il numero di persone in uscita dal Paese diminuiva e aumentava quello di coloro che vi facevano ritorno.
Il presidente ucraino Zelenskyy, intervistato dalla CNN, si dichiarava preoccupato di un possibile uso di armi nucleari da parte russa, affermando che tutto il mondo avrebbe dovuto esserlo.
In una nuova telefonata fra i presidenti francese Emmanuel Macron e ucraino Volodymyr Zelenskyy quest’ultimo, secondo l’Eliseo, ringraziava la Francia per i 100 milioni di euro di armi consegnate all’Ucraina e per il ruolo francese nel favorire la mobilitazione dei finanziamenti europei per l'approvvigionamento del materiale militare che era giunto a un totale di un miliardo e mezzo di euro. Il presidente francese inoltre ribadiva sostegno e solidarietà all’Ucraina per gli “spaventosi crimini commessi contro popolazioni civili ucraine", promettendo collaborazione con la giustizia internazionale.
Marine Le Pen dichiarava di escludere l’introduzione di nuove sanzioni contro la Russia, che avrebbero avuto un impatto sul potere d'acquisto dei francesi. Riguardo alle atrocità commesse a Bucha dalle forze russe, Le Pen chiedeva una "inchiesta" e sollecitava il "rispetto del diritto internazionale", senza cedere all'"emozione", rifiutandosi anche lei, come Macron, di usare il termine “genocidio".
l vicecancelliere tedesco e ministro dell'Economia e del clima, Robert Habeck, dei Verdi, in un'intervista ai media del gruppo Funke, affermava: "Non possiamo lasciare l'Ucraina da sola nella guerra. Sta anche lottando per noi. L'Ucraina non deve perdere, Putin non deve vincere". “È nostro dovere sostenerlo (il popolo in Ucraina) con le armi", pur avendo comunque “la responsabilità di non diventare noi stessi un bersaglio di attacchi”. Dpa, citando una portavoce del governo tedesco, informava l’intenzione dello stesso per il 2022 di aumentare fino a 2 miliardi di euro gli aiuti militari a paesi partner, principalmente all’Ucraina, a cui sarebbe dovuto andare più di un miliardo di euro.
La portavoce della Casa Bianca, Jen Psaki, chiariva che non era in programma una visita del presidente Biden in Ucraina (di cui si era parlato nei giorni precedenti, anche da parte del presidente stesso); l'amministrazione stava valutando quale figura sarebbe stata inviata nei giorni successivi a Kyiv, secondo indiscrezioni il capo del Pentagono Austin o il segretario di Stato Blinken. Quest’ultimo, riportava la CNN, ammoniva che la guerra in Ucraina avrebbe potuto prolungarsi per tutto il resto del 2022. il Wahsington Post scriveva che Zelenskyy aveva chiesto a Biden, nella loro ultima telefonata, di includere la Russia nella lista nera degli stati che sponsorizzano il terrorismo, decisione che avrebbe comportato anche ulteriori sanzioni.
Intanto due parlamentari repubblicani statunitensi, Steve Daines e Victoria Spartz, visitavano l'Ucraina recandosi a Kyiv e a Bucha. Spartz (nata in Ucraina) parlava al New York Times dell’evidenza dei crimini di guerra perpetrati dalle forze russe.
A Kyiv riapriva l'ambasciata italiana, annunciava il ministro degli Affari esteri Luigi Di Maio (mentre il dipartimento di Stato americano rinviava la riapertura della propria ambasciata nella capitale ucraina a un futuro di maggiore sicurezza), che poi dichiarava a Radio24: "L'Italia non ha gli elementi per verificare se in Ucraina stia avvenendo un genocidio, ma le atrocità sono sotto i nostri occhi, come i bambini uccisi e i civili uccisi. Abbiamo sollecitato la Corte internazionale. Ci aspettiamo un intensificarsi del conflitto a est dell'Ucraina".
Il vicepresidente della Commissione Affari Esteri del Consiglio della Federazione Russa Andrei Klimov, secondo quanto riportato da Ateo Breaking, dichiarava che: "L'operazione militare speciale della Russia in Ucraina finirà presto, non la allungheremo". "Non appena renderemo l'Ucraina sicura per la Russia, la fase militare si fermerà", secondo Ria Novosti.
Un contingente di 221 militari portoghesi si trasferiva in Romania per rinforzare la presenza militare nell'Europa dell'est a difesa dei Paesi della Nato, una partenza già prevista per la fine del 2022 ma anticipata a causa dell’invasione dell’Ucraina.
La Russia, secondo Interfax, espelleva 18 membri della rappresentanza dell'Unione europea dalla Russia. "In risposta alle azioni ostili dell'Unione Europea”.
16 aprile
Fonti del Ministero della Difesa russo (citato dalla TASS) annunciavano di avere "ripulito completamente l'area della città di Mariupol da tutti i miliziani del battaglione Azov, dei mercenari stranieri e delle truppe ucraine", con la resa di 1.464 militari ucraini (4.000 ne sarebbero stati uccisi dall’inizio dell’attacco) e che tra i “mercenari” fatti prigionieri ci sarebbero due cittadini britannici. Veniva affermato che solo un limitato nucleo di forze di difesa restava asserragliato nell’acciaieria della città e nei suoi tunnel (che venivano invitati ad arrendersi per avere salva la vita), la cui caduta, ammoniva il presidente Zelenskyy riportato da Kyiv Independent, avrebbe messo “fine ai negoziati con la Russia”. Il Consiglio di Difesa ucraino definiva però un falso l'annuncio della caduta completa di Mariupol.
Sempre il Ministero della Difesa russo citato dalla Tass, informava che un aereo da trasporto ucraino che trasportava armi inviate dall’Occidente sarebbe stato abbattuto nella zona di Odessa.
Ufficiali ucraini dichiaravano al Times che Forze speciali britanniche si erano recate a Kyiv nelle ultime due settimane per addestrare i militari ucraini nell'impiego di alcuni tipi di armi fornite da Londra, in particolare i razzi anti-carro portatili Nlaw; veniva così confermata per la prima volta la presenza in Ucraina di militari di Paesi Nato. Infatti, Stati Uniti e Gran Bretagna avevano ritirato i loro consiglieri militari prima dell'invasione russa, in modo da evitare rischi connessi a un possibile scontro diretto.
Il sindaco di Kyiv Vitali Klitschko, scriveva su Telegram che alcune esplosioni avevano scosso in mattinata il distretto di Darnytskyi, alla periferia della città. L'amministrazione militare esortava su Telegram i cittadini di Kyiv a non rientrare in città essendo ripresi i bombardamenti russi sulla capitale e nella regione, riferiva Ukrinform; diverse migliaia di persone stavano infatti tornando nella capitale, esponendosi così a forti rischi.
Il capo dell'Amministrazione militare regionale di Lugansk, Serhiy Haidai, invitava i residenti ad evacuare mentre la situazione sul terreno peggiorava, con le forze russe che sparavano sui civili, riportava l'Ukrayinska Pravda e un bombardamento russo durante la notte nel sud-est del Paese, provocava il danneggiamento di un gasdotto.
Ancora Ukrinform rendeva noto un attacco missilistico sull'aeroporto di Oleksandria la notte precedente, che l’aveva danneggiato e aveva provocato morti e feriti.
Il New York Times scriveva dei preparativi russi dell’offensiva nell’est del Paese, con lo schieramento di elicotteri d'attacco, truppe e pezzi di artiglieria lungo il confine russo-ucraino, organizzando un concentramento offensivo che avrebbe richiesto forse anche settimane per essere completato.
Le forze armate ucraine riprese dal Guardian, informavano di aver respinto dieci attacchi nemici nei territori di Donetsk e Lugansk.
Fonti militari ucraine rivendicavano l’abbattimento di sette obiettivi aerei russi, secondo Ukrinform. Bombardamenti si verificavano su Mykolaiv e Kharkiv, dove si registravano più di 50 civili feriti e nove uccisi.
L'Amministrazione cittadina di Severodonetsk informava che il 70% della città era stata distrutta dai bombardamenti russi e in essa restavano solo 20mila cittadini sui 135mila residenti prima della guerra.
Il governatore di Leopoli Maksym Kozytskyi, scriveva su Telegram che le forze russe avevano effettuato nella mattinata un raid aereo sulla città, che era stata scossa da diverse esplosioni.
La vicepremier Iryna Vereshchuk, secondo il Guardian, annunciava che erano stati concordati nove corridoi umanitari riguardanti Mariupol e cinque città nell'est del Paese. Vereshchuk affermava anche che sarebbero più di 700 i militari ucraini prigionieri delle forze russe, insieme a oltre mille civili.
Fonti delle Forze armate ucraine citate da Unian, riferivano che l'organizzazione britannica per i diritti umani Center for Information Sustainability, esaminando immagini satellitari di Planet Lab, avevano monitorato l’aggiunta di, più di 824 nuove tombe nel cimitero cittadino di Kherson dal 28 febbraio al 15 aprile.
La Commissione per la libertà di stampa del parlamento ucraino, secondo quanto riportato dall'Ukrainska Pravda, rendeva noto che il numero dei giornalisti morti finora dall’inizio del conflitto era arrivato a 21.
Mikhail Mizintsev, capo dell'informazione della Difesa russa, ripreso dalla Tass, dichiarava che nelle precedenti 24 ore le forze armate russe avevano evacuato in Russia oltre 15.800 residenti delle “Repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk”, nel Donbas, e da altre aree "pericolose" dell'Ucraina. Dichiarava inoltre che, dall'inizio dell'"operazione militare speciale" erano già state evacuate in Russia 837.157 persone, di cui 154.396 bambini.
Il sindaco di Trostyanets Yuriy Bova, dichiarava a una radio ucraina, come riferito da Ukrinform, che nel villaggio di Bilka, nella regione di Sumy, dopo il ritiro delle forze russe, erano stati rinvenuti contenitori e resti di presunte armi chimiche come il gas nervino Sarin, che erano ora allo studio delle autorità.
La Commissaria per i diritti umani del Parlamento ucraino, Liudmyla Denisova, riferiva con un post su Facebook che era salito a 200 il numero di bambini rimasti uccisi dall'inizio dell'invasione russa, ed altri 360 erano stati feriti. L'Associated Press citando la polizia locale riportata dal Guardian invece, informava che sarebbero stati quasi tutti (circa il 95%) giustiziati a colpi di arma da fuoco i 900 civili trovati morti nelle strade o in sepolture sommarie nella regione attorno a Kyiv.
Sul fronte delle sanzioni incrociate, veniva comunicato che dal 17 aprile sarebbe entrata in vigore la chiusura dei porti italiani alle navi russe, come esplicitava una circolare del Comando generale delle Capitanerie di porto che recepiva la direttiva dell'Unione europea del precedente 8 aprile che introduceva ulteriori sanzioni nei confronti della Russia. Intanto la Russia vietava l'ingresso nel Paese del premier britannico Boris Johnson e di diversi ministri del suo Governo.
Il presidente Zelenskyy affermava in un videomessaggio che quanto prima l’Ucraina avesse ricevuto l’aiuto richiesto, soprattutto se fossero stati attuati l'embargo petrolifero contro la Russia e il blocco completo del suo settore bancario, tanto meno sarebbe durata la guerra. Zelenskyy parlava anche del ritorno alla vita normale nei 918 insediamenti ucraini da cui erano stati espulsi gli occupanti, con sforzi enormi per ripristinare le forniture di luce, acqua e gas, il lavoro di polizia, posta, autorità statale e locale, riprendendo la fornitura di cure mediche e il lavoro delle istituzioni educative, dove possibile (diceva inoltre che le truppe russe avevano finora distrutto o danneggiato 1.018 istituti educativi in tutto il Paese) ed era iniziato il restauro di strade e ferrovie.
Zelenskyy in un'intervista alla CNN, dichiarava che erano ormai tra 2.500 e 3.000 i soldati ucraini morti nella guerra contro la Russia, mentre i feriti erano arrivati a circa 10.000, mentre era molto difficile quantificare il numero delle vittime civili.
Ancora il presidente ucraino Zelenskyy, in una intervista con la stampa ucraina, riportata dall'agenzia Unian, dichiarava che i Paesi che si erano offerti a fare da garanti della sicurezza dell’Ucraina erano la Gran Bretagna, gli Stati Uniti, l'Italia e la Turchia. Zelenskyy affermava poi che l'Ucraina fosse pronta a discutere con la Russia il non ingresso nella Nato e lo status della Crimea, ma solo dopo la cessazione delle ostilità e il ritiro delle truppe russe dal territorio ucraino.
Il cancelliere austriaco Karl Nehammer, primo leader occidentale ad aver incontrato il presidente russo dall'inizio del conflitto in Ucraina, in una intervista alla Nbc affermava che Putin "è convinto che sta vincendo la guerra" in Ucraina. "Putin vive nel suo mondo" e "ritiene che la guerra sia necessaria per garantire la sicurezza della Federazione Russa. Non si fida della comunità internazionale. Incolpa gli ucraini per i genocidi nella regione del Donbas". "Mi ha detto che da un lato collaborerà a un'indagine internazionale (sui presunti crimini di guerra) e dall'altro mi ha detto che non si fida del mondo occidentale".
L'agenzia Reuters anticipava il viaggio a Washington la settimana successiva del primo ministro ucraino Denys Shmyal con il ministro delle Finanze Serhiy Marchenko e il governatore della banca centrale Kyrylo Shevchenko, per incontrare funzionari dei paesi del G7 e altri, oltre a partecipare a una tavola rotonda sul conflitto in Ucraina ospitata dalla Banca mondiale.
17 aprile
Il capo del Centro di controllo della difesa nazionale della Federazione russa, il colonnello generale Mikhail Mizintsev, affermava in una nota, riportata dalla Tass, che le forze russe avevano offerto alle poche migliaia di difensori superstiti di Mariupol, intrappolati nell'acciaieria Azovstal, di deporre le armi entro le 6 del mattino di Mosca e avere salva la vita. Gli assediati comunque si rifiutavano di arrendersi e di uscire dall’acciaieria.
Un funzionario della Casa Bianca dichiarava alla Cnn che il 17 aprile erano cominciate ad arrivare a destinazione le prime armi dell'ultimo pacchetto da 800 milioni di dollari di aiuti militari forniti dagli Stati Uniti all’Ucraina, comprendenti anche armi potenti come 11 elicotteri Mi-17, 18 obici e altri 300 droni 'kamikaze' Switchblade.
La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen anticipava al quotidiano Bild am Sonntag che il sesto pacchetto di sanzioni alla Russia in preparazione, avrebbe compreso anche il petrolio e banche come Sberbank, la più grande banca russa, già sanzionata da Stati Uniti e Regno Unito. “L'Ucraina ha bisogno di ottenere ciò di cui ha bisogno per difendersi", affermava poi von der Leyen e il "fallimento nazionale della Russia è solo questione di tempo".
Il vicepresidente del Consiglio di sicurezza ed ex presidente Dmitrij Medvedev avvertiva, riportato dalla Tass, che il default della Russia avrebbe potuto comportare il default dell'Europa e che "Le sanzioni anti-russe possono provocare una iperinflazione in Europa".
Igor Zhovkva, del Gabinetto della Presidenza ucraina, rendeva noto che il Governo ucraino aveva completato il questionario per ottenere lo status di Paese candidato all'adesione all'Ue. "Ora ci aspettiamo una raccomandazione positiva da parte della Commissione, e poi la palla passerà agli Stati membri. A giugno si terrà una riunione del Consiglio europeo, dove ci aspettiamo che l'Ucraina ottenga lo status di candidato". Riguardo ai colloqui per l'adesione, Zhovkva invocava "una procedura accelerata. Non possiamo permetterci 10-15-20 anni di negoziati. La maggior parte degli Stati membri ci sostiene".
L'Unione europea si preparava a stanziare altri 50 milioni di euro in aiuti umanitari per sostenere l'Ucraina, dichiarava il commissario europeo per la gestione delle crisi, Janez Lenarcic su Twitter, spiegando che "con milioni di persone in movimento o intrappolate in zone di guerra, i bisogni in Ucraina sono già enormi". Il pacchetto include 45 milioni di euro per progetti umanitari in Ucraina e 5 milioni di euro per la vicina Moldova.
Il presidente ucraino Volodymyr Zelenskyy, ribadiva in un'intervista alla Cnn che la Russia nel suo Paese stava perpetrando un genocidio uccidendo volontariamente civili. Inoltre ribadiva l’importanza per l’Ucraina della battaglia per il Donbas, sottolineando che Kyiv "non cederà quella parte di territorio perché farlo potrebbe condizionare il corso della guerra". "Non mi fido dell'esercito e della leadership russi", "Ecco perché non possiamo perdere questa battaglia". Zelenskyy si dichiarava poi fiducioso che il presidente americano Biden sarebbe andato a Kyiv quando fosse stato possibile. "Possiamo combattere la Federazione Russa anche per 10 anni", dichiarava poi Zelenskyy, "Non possiamo rinunciare al nostro territorio, ma dobbiamo trovare una sorta di dialogo con la Russia. Se ne sono capaci, allora siamo pronti, (…) ma non sulla base dell'ultimatum russo (…). Prima ciò accade, meno persone moriranno".
Il portavoce del ministero della Difesa russo, Igor Konashenkov, come riportato da Ria Novosti, affermava che raid missilistici russi avevano distrutto una fabbrica di munizioni nella regione di Kyiv.
Il governatore dell'Oblast di Kharkiv, Oleh Synehubov, riportato ad The Kyiv Independent, dichiarava che le forze russe avevano bombardato Kharkiv 23 volte nelle ultime 24 ore, uccidendo 5 civili e ferendone 31, tra cui quattro bambini.
Anche Mykolaiv veniva continuamente colpita da razzi, dichiarava il governatore della regione Vitaliy Kim alla Bbc, che danneggiavano le linee elettriche, mentre già da quattro giorni la città non riceveva più acqua.
Il capo dell'Amministrazione militare regionale del Lugansk Sergiy Gaidai su Facebook, citato da Ukrinform, denunciava il bombardamento di un condominio nella città di Zolote, nella regione di Lugansk, che aveva provocato due morti e quattro feriti.
Il sindaco di Kyrylivka, nella regione di Zaporizhzhia Ivan Malieiev, veniva rapito dai soldati russi con cui aveva rifiutato di collaborare, affermava l'amministrazione militare regionale di Zaporizhzhia, citata da Ukrinform. L'8 aprile scorso il figlio 16enne del governatore della regione di Zaporizhia era stato a sua volta rapito dai soldati russi a un posto di blocco, informava lo stesso governatore Oleg Buryak parlando sempre con Ukrinform.
Mezzi d’informazione ucraini informavano che i servizi di emergenza che stavano rimuovendo le macerie di cinque condomini distrutti dai bombardamenti russi a Borodyanka, a circa 40 chilometri da Kyiv, avevano recuperato 41 corpi.
Il generale russo Vladimir Frolov, vice comandante dell'ottava armata, che dovrebbe essere tra le forze che assediavano Mariupol da settimane, era stato sepolto il 16 aprile a San Pietroburgo dopo essere morto in battaglia, informava il governatore Alexander Beglov; era l’ottavo generale russo della cui morte in Ucraina si aveva notizia.
Il vice capo delle milizie separatiste filorusse del Donetsk, Eduard Basurin annunciava che il colonnello "Volodymyr Baranyuk, comandante della trentaseiesima brigata di fanteria marina delle forze armate ucraine, è stato trovato morto a Mariupol"; sarebbe stato ucciso durante un tentativo di fuga dalla città assediata di un centinaio di militari ucraini lo scorso 12 aprile; con lui sarebbero stati uccisi altri 50 soldati e altri sarebbero stati catturati.
Il Papa esprimeva un accorato appello per la fine del conflitto in Ucraina dalla basilica vaticana durante il messaggio per la solenne benedizione Urbi et Orbi: "Sia pace per la martoriata Ucraina, così duramente provata dalla violenza e dalla distruzione della guerra crudele e insensata in cui è stata trascinata. Su questa terribile notte di sofferenza e di morte sorga presto una nuova alba di speranza! Si scelga la pace. Si smetta di mostrare i muscoli mentre la gente soffre". "Chi ha la responsabilità delle Nazioni ascolti il grido di pace della gente. Ascolti quella inquietante domanda posta dagli scienziati quasi settant'anni fa: 'Metteremo fine al genere umano, o l'umanità saprà rinunciare alla guerra?'" Per favore, per favore, non abituiamoci alla guerra, impegniamoci tutti a chiedere a gran voce la pace, dai balconi e per le strade!".
Il sindaco di Melitopol, Ivan Fedorov, che il 16 aprile con una delegazione ucraina aveva incontrato papa Francesco prima della veglia di Pasqua, dichiarava al Tg1: "Ora a Mariupol ci sono circa 100mila persone e sono civili, non hanno viveri, non hanno acqua, non ci sono farmacie aperte, e non è possibile evacuare i cittadini perché la Federazione russa ha interrotto anche i corridoi umanitari. Ora stiamo chiedendo loro di lasciare che almeno i feriti possano essere soccorsi ma ci hanno risposto di no perché vogliono utilizzare i civili come scudi, scudi per i loro soldati, per le loro truppe". "I russi cercano di creare una catastrofe umanitaria a Mariupol ma anche a Melitopol e in altre città occupate. Stanno bombardando Mariupol con delle bombe molto pesanti, vogliono distruggere completamente la città, vogliono raderla al suolo".
18 aprile
Il governatore ucraino della Regione di Lugansk, Sergei Gaidai, scriveva su Facebook, che l'offensiva delle truppe russe di cui si parlava da settimane contro l'Ucraina orientale era iniziata ed era “un inferno”. "Ci sono combattimenti a Rubizhne e Popasna, combattimenti incessanti in altre pacifiche città"; denunciava poi su Telegram, riportato da Unian, che quattro civili che tentavano di fuggire con la propria auto nella mattinata da Kreminna, città nella regione di Lugansk appena conquistata dalle forze russe, erano stati uccisi e uno ferito dai soldati russi. Gaidai, invitava ancora una volta i residenti che potevano farlo a evacuare immediatamente la regione sudorientale in quella che avrebbe potuto essere l’ultima occasione di mettersi in salvo.
Anche il presidente dell'Ucraina, Volodymyr Zelenskyy, confermava su Telegram l’inizio dell’offensiva russa nell'est del Paese: "Possiamo ora affermare che le truppe russe hanno iniziato la battaglia per il Donbas, per la quale si stavano preparando da tempo. Una grande parte dell'esercito russo è ormai consacrato a questa offensiva". "Non importa quanti soldati i russi hanno portato, noi combatteremo. Noi ci difenderemo". "Sono grato a tutti i nostri combattenti, a tutte le nostre città eroiche nel Donbas, a Mariupol, così come alle città della regione di Kharkiv che si difendono, che difendono il destino di tutta l'Ucraina, frenando le forze degli invasori".
Il presidente rivolgeva un pensiero alle città di Rubizhne, Popasna, Zolote, Lysychansk, Severodonetsk, Kramatorsk, e a “tutti coloro che sono stati con l'Ucraina in tutti questi anni e per sempre".
Zelenskyy, tornava poi a chiedere armi all'Occidente, definendo ogni ritardo nelle forniture come un "permesso alla Russia per uccidere" la sua gente. Denunciava inoltre: "Circa 5.000 bambini sono stati deportati" dalla regione di Mariupol in Russia dall'inizio dell'invasione russa.
Il presidente ucraino accusava poi in un videomessaggio che le truppe russe all’offensiva nell'est del Paese "Vogliono letteralmente distruggere e mettere finire al Donbas. Mentre stanno distruggendo Mariupol, vogliono spazzare via anche altre città e comunità nelle regioni di Donetsk e Luhansk".
Serhiy Pantelieiev, vice capo del dipartimento investigativo della polizia ucraina denunciava, riportato da Kyiv Independent, che 269 persone erano state uccise dai militari russi a Irpin, vicino Kyiv, e che erano stati scoperti sette luoghi in cui erano state compiute esecuzioni in quella località che era stata teatro di pesanti combattimenti e dell'occupazione russa. Inoltre il sindaco di Bucha Anatoly Fedoruk, dichiarava che nella cittadina era stato ucciso un abitante su cinque.
Il sindaco città di Trostianets, nella regione di Sumy, nel nord-est del Paese, Yurii Bova riferiva a Channel 24, citato da Ukrinform, che trappole esplosive erano state disseminate dai militari russi in ripiegamento in varie aree dell'Ucraina e che ben cinque bambini ucraini erano rimasti uccisi da mine e trappole lasciate dai soldati russi. Il capo dell'amministrazione militare regionale di Sumy Dmytro Zhyvytskyi aveva dichiarato in precedenza che nella regione venivano trovate centinaia di mine al giorno.
Un nuovo attacco missilistico su Leopoli causava 7 morti, tra cui un bambino.
Il portavoce del Dipartimento di Stato americano, Ned Price, accusava la Cina di non limitarsi a non condannare la Russia ma che “alcuni suoi alti funzionari diffondono la propaganda sulle atrocità commesse dalle forze di Mosca", ribadendo che "Pechino deve fare una scelta" e sottolineando che se "aiuterà in qualsiasi modo la Russia subirà conseguenze serie".
Un alto funzionario del Pentagono dichiarava al New York Times, che gli Stati Uniti avrebbero presto iniziato ad addestrare militari ucraini esperti di artiglieria ad utilizzare i potenti obici che l'amministrazione Biden aveva inviato in Ucraina, in un Paese vicino.
Due cittadini britannici che combattevano con le truppe ucraine e fatti prigionieri dai russi, Aiden Aslin e Shaun Pinner, apparivano alla televisione russa e lanciavano un appello al premier Boris Johnson chiedendo di essere liberati in uno scambio con Viktor Medvedchuk, l'oligarca e deputato dell'opposizione ucraina arrestato nei giorni precedenti dalle autorità ucraine.
L'intelligence ucraina, in un messaggio pubblicato su Facebook e ripreso da Unian, rendeva noto che un crescente numero di soldati russi si rifiuterebbe di partecipare alla guerra contro l'Ucraina. "L'ondata di rifiuti di partecipare alla guerra contro l'Ucraina continua nell'esercito russo. È stato confermato che tra i soldati a contratto nelle unità della 150° divisione motorizzata dell'8° armata del distretto militare meridionale della Forze armate russe, il numero dei rifiuti ha raggiunto il 60-70% del totale del personale". Coloro che si rifiutano di combattere verrebbero anche minacciati di rappresaglie contro i loro familiari.
Intanto a Mariupol un gran numero di civili tra donne, anziani e bambini era ancora rifugiato nell'acciaieria Azovstal, dove restavano asserragliate le ultime forze militari ucraine rimaste nella città assediata, compreso il battaglione Azov. Un consigliere del sindaco di Mariupol, Petro Andriushchenko, dichiarava che le forze russe avevano annunciato che dal 18 aprile Mariupol sarebbe stata chiusa in ingresso e in uscita e che gli uomini che sarebbero rimasti in città sarebbero stati “controllati" per essere "ricollocati". Un gruppo per i diritti umani della Crimea denunciava inoltre che i russi avrebbero portato via con la forza da Mariupol circa 150 bambini, 100 dei quali ricoverati in ospedale, per condurli "nel Donetsk occupato e a Taganrog in Russia".
Il presidente russo Putin tornava a negare l'impatto delle sanzioni imposte a Mosca da parte di Ue, Usa e Gran Bretagna, sostenendo che il "blitzkrieg economico" lanciato contro la Russia "è fallito", mentre le stesse sanzioni stavano già provocando "un declino negli standard di vita" nei Paesi europei. Putin sosteneva poi che la situazione economica in Russia "si sta stabilizzando", così come l'inflazione, con il rublo che tornava ai livelli di prima dell'inizio della guerra e raccomandava di "accelerare" il passaggio dal dollaro "al rublo e ad altre monete nazionali" nelle transazioni internazionali della Russia.
Diversa era però la lettura dell'economia del Paese che emergeva dalle parole pronunciate alla Duma dalla governatrice della banca centrale Elvira Nabiullina, che prospettava un quadro estremamente negativo, parlando di "cambiamenti strutturali" dovuti alle misure occidentali. Nabiullina infatti affermava che le sanzioni "hanno colpito in un primo momento il mercato finanziario anche se ora avranno un impatto più forte sull'economia" che aveva davanti "un periodo limitato" di sopravvivenza grazie alle scorte.
La Banca centrale, che "può disporre all'incirca delle sue riserve composte da oro, yuan e altri asset non esposti ai rischi legati alle sanzioni", apriva quindi a un nuovo taglio dei tassi di interesse e rinviava il target di inflazione al 4% al 2024, a causa degli aumenti di prezzo legati alle difficoltà di approvvigionamento.
19 aprile
Si stringeva la morsa dell'esercito russo sull'acciaieria Azovstal di Mariupol e sul Donbas; il Ministero della Difesa russo continuava a lanciare ultimatum agli ucraini che restavano asserragliati nell'acciaieria di Mariupol sulla quale, intanto, non cessavano i bombardamenti, sembra anche con armi anti-bunker, esortandoli alla resa.
All'interno vi sarebbero anche un migliaio di civili. Il ministero della Difesa russo chiedeva che le forze ucraine liberassero tutti i civili da Azovstal, riferiva la Tass. Il rappresentante della Milizia popolare del Donetsk Eduard Basurin dichiarava al canale televisivo Rossiya 24, riportato dall'agenzia di stampa russa Ria Novosti, che l'assalto all'acciaieria Azovstal di Mariupol da parte di gruppi speciali russi era iniziato. Su Telegram, il Consiglio comunale della città portuale affermava ci fossero almeno 1.000 civili che si nascondevano nei rifugi sotto l'acciaieria, per lo più donne con bambini e anziani.
Il sindaco Vadym Boichenko affermava che circa 40.000 civili erano stati "deportati con la forza" dalla città verso la Russia o le regioni dell'Ucraina controllate dai russi, numeri che sarebbero stati "verificati attraverso il registro municipale".
Un video che mostrava donne e bambini ucraini che si rifugiavano nel seminterrato dell'acciaieria Azovstal era stato pubblicato su Telegram dal battaglione nazionalista Azov, come riferiva la CNN, mentre il comandante del reggimento, il tenente colonnello Denys Prokopenko, affermava che le forze russe stavano sparando sull'impianto. Intanto l'intelligence ucraina diffondeva l'intercettazione di una telefonata tra un militare russo e sua moglie in cui sosteneva che da Mosca sarebbe partito l'ordine di "radere al suolo" l'acciaieria, dove, a suo dire, sarebbero rimasti solo pochi “irriducibili patrioti”.
Svyatoslav Palamar, vice comandante del battaglione Azov, citato da Nexta tv, media bielorusso di opposizione, affermava che l'acciaieria Azovstal sarebbe stata "quasi completamente distrutta". "Bombe super potenti sono state sganciate sull'impianto e i civili sono sotto le macerie". "I russi hanno lanciato una potente bomba su un ospedale vicino all'Azovstal", a Mariupol: "Secondo le mie informazioni, ci sono circa 300 persone sotto le macerie, compresi bambini" twittava il parlamentare ucraino Sergiy Taruta ripreso da Unian, notizia che però non trovava immediate conferme.
Nell'ospedale, secondo Taruta, si sarebbero rifugiati i civili "perché non ci sono altri posti dove nascondersi in una città distrutta." La notizia veniva, però, smentita da un consigliere del sindaco di Mariupol, Petro Andryushchenko, che affermava su Telegram, ripreso da Ukrinform, che da molto tempo nessuno si nascondeva nella zona, soprattutto nell'edificio dell'ospedale.
L'esercito russo stava attaccando lungo un fronte di 480 chilometri nell'Ucraina orientale nella sua offensiva nel Donbas. Il ministro degli Esteri Lavrov, nel confermare l’inizio della seconda fase dell’operazione speciale, assicurava che la Russia non avrebbe usato armi nucleari. Il Cremlino accusava però l'Occidente di cercare di prolungare il conflitto.
Un alto funzionario del Pentagono in un briefing con la stampa, dichiarava che nelle precedenti 24 ore la Russia aveva schierato altri due battaglioni nel Donbas, portando il loro totale a 78 e che la Russia avrebbe ancora circa il 75% di soldati e mezzi accumulati prima dell'invasione dell'Ucraina
Nessun corridoio di evacuazione per i civili era previsto per il 19 aprile in Ucraina, per mancanza di accordo con la parte russa, e questo per il terzo giorno consecutivo.
Rappresentanti del Governo cinese dichiaravano che “la Cina continuerà ad aumentare il coordinamento strategico con la Russia a prescindere dalla volatilità internazionale”.
Mentre il Canada si univa a Stati Uniti, Regno Unito e Unione europea nel sottoporre a sanzioni le due figlie adulte di Putin, nonché 13 tra i più stretti collaboratori del Cremlino, tra cui anche la governatrice della Banca centrale della Russia, Elvira Nabiullina, (che nelle ore precedenti aveva annunciato "azioni legali" contro il congelamento da parte degli occidentali di oltre 640 miliardi di dollari di riserve russe, definito come "un atto senza precedenti"), il governo russo espelleva 37 diplomatici europei, tra cui 15 olandesi e alcuni belgi, come misura di ritorsione per provvedimenti analoghi presi contro diplomatici russi, riferiva la Tass che citava il ministero degli Esteri russo.
Nel pomeriggio il presidente americano Biden teneva una videochiamata di più di un’ora sulla crisi ucraina con i suoi alleati e partner (vi partecipavano il primo ministro canadese Justin Trudeau, la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, il presidente del Consiglio europeo Charles Michel, il presidente francese Emmanuel Macron, il cancelliere tedesco Olaf Scholz, il primo ministro italiano Mario Draghi, il primo ministro giapponese Fumio Kishida, il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg, il presidente della Polonia Andrzej Duda, il presidente della Romania Klaus Iohannis e il primo ministro britannico Boris Johnson) e li esortava a continuare con il sostegno militare all'Ucraina e con le sanzioni.
La presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen scriveva poi su Twitter che: "I leader del mondo restano fermamente uniti nel sostegno all'Ucraina. Irrigidiremo ulteriormente le nostre sanzioni contro la Russia e aumenteremo la nostra assistenza finanziaria e nella sicurezza" per l’Ucraina. Anche fonti di Palazzo Chigi parlavano di "ampio consenso sulla necessità di rafforzare la pressione sul Cremlino per accrescerne l'isolamento internazionale".
Alcuni commentatori sui media internazionali affermavano che nel corso del briefing Biden avesse anche insistito perché si arrivasse ad un vero e proprio blocco delle importazioni di gas e petrolio russo da parte degli europei. Gli Stati Uniti invieranno "più artiglieria" all'Ucraina, diceva poi il presidente americano Joe Biden parlando con i giornalisti durante un suo viaggio a Portsmouth.
Il ministro della Difesa russo Sergey Shoigu, citato dal Guardian, criticava tale posizione affermando che con l'invio di armi si "spinge il regime di Kyiv a combattere" fino alla morte.
Il presidente francese Macron annunciava che sarebbe tornato in Ucraina quando sarebbe stato possibile “per fare la differenza".
Il primo ministro spagnolo Sánchez annunciava a sua volta un imminente viaggio a Kyiv per incontrare il presidente ucraino Zelenskyy, che nel frattempo faceva riconsegnare il questionario per l'adesione all'Ue datogli dalla presidente von der Layen, dichiarando che gli ucraini si sentivano europei da tempo.
L'agenzia russa TASS, citando fonti governative, scriveva che: da febbraio quasi 880 mila persone, di cui 164 mila bambini, erano arrivate in Russia dall'Ucraina e dalle repubbliche autoproclamate del Donbas, precisando che ne erano giunte 18.000 solo nelle ultime 24 ore e che del totale 713.000 persone erano state evacuate in Russia dal Donbas, il resto era arrivato dal territorio ucraino.
Il capo dell'Organizzazione internazionale per le migrazioni (OIM), Antonio Vitorino, informava il Consiglio di Sicurezza dell’Onu che "Più di 12 milioni di persone sono fuggite dalle loro case in Ucraina dall'inizio dell'invasione russa il 24 febbraio".
Il segretario generale dell'Onu, Antonio Guterres, chiedeva un cessate il fuoco, l’apertura di corridoi umanitari e la consegna di aiuti umanitari per le zone in guerra per i giorni delle festività della Pasqua ortodossa.
20 aprile
In un videomessaggio, il presidente ucraino Volodymyr Zelenskyy dichiarava che "l'esercito russo rimarrà per sempre descritto nella storia come il più barbaro e disumano del mondo”, sottolineando come la situazione a Mariupol fosse la più grave possibile. Sempre da Mariupol, Serguiy Volyna, comandante della 36ma brigata della marina nazionale, trincerato nel vasto complesso siderurgico di Azovstal, faceva appello “a tutti i leader mondiali e li preghiamo di aiutarci. Chiediamo loro di utilizzare la procedura di estrazione e portarci nel territorio di un Paese terzo”.
Boychenko, primo cittadino di Mariupol, parlando alla tv Ucraina - secondo quanto riportavano i media internazionali - confermava la morte di migliaia di persone nella città assediata dai russi e auspicava che l’accordo con la Russia per un corridoio di evacuazione sicuro venisse confermato e rispettato.
Il Ministero della Difesa del Regno Unito affermava che l’avanzata russa nel Donbas fosse stata “ostacolata da sfide ambientali, logistiche e tecniche” e che l’incapacità russa di reprimere la resistenza a Mariupol e gli attacchi indiscriminati erano “indicativi del loro continuo fallimento nel raggiungere i propri obiettivi il più rapidamente possibile”.
Il presidente russo Vladimir Putin affermava che la pace sarebbe arrivata nel Donbas grazie proprio alla Russia, secondo l’agenzia Tass. Cresceva inoltre, secondo l’agenzia Bloomberg, un piccolo ma crescente gruppo all'interno del Cremlino che sta iniziando a sollevare dubbi sulla guerra in Ucraina di Vladimir Putin ritenendola un errore catastrofico dai costi eccezionali.
La portavoce del Ministero degli esteri russo Maria Zakharova a Russia-24 Tv, secondo quanto riportava l'agenzia Tass, affermava che la Russia “non crede più nei negoziatori ucraini”; nel frattempo, la Russia consegnava all’Ucraina una bozza di documenti sui colloqui e aspettava la risposta di Kyiv, secondo il portavoce presidenziale russo Dmitrij Peskov citato dalla Tass.
Antonio Guterres aveva chiesto quattro giorni di tregua in occasione della Pasqua ortodossa, e il vice rappresentante della Russia all'Onu, Dmitry Polyansky, dichiarava che questi appelli non erano "sinceri e puntano solo a far arrivare agli ucraini più droni, più missili anticarro e altri armi". L'Ue, invece, sosteneva tale richiesta tramite un portavoce della Commissione Ue sottolineando, però, che l'aggressione della Russia all'Ucraina fosse "illegale" e che le ostilità andrebbero fermate in modo permanente.
Il Cremlino criticava inoltre Washington e sosteneva che chiedendo più sanzioni ai partner europei contro la Russia, gli Stati Uniti stavano cercando di “aumentare la loro dipendenza dalle forniture di gas naturale americano”, secondo quanto diceva ancora il vice rappresentante russo alle Nazioni Unite, Dmitry Polyansky.
Il rappresentante permanente cinese alle Nazioni Unite, Zhang Jun, dichiarava al Consiglio di sicurezza che “il blocco di beni di altri Stati mina la stabilità economica mondiale” e che esso doveva essere bloccato perché “colpisce la sovranità”.
Gli Stati Uniti affermavano che “la possibilità che Vladimir Putin usi armi nucleari è dell'1%” ma fonti del Pentagono alla Cnn riferivano che gli americani “sono più preoccupati oggi dalla minaccia nucleare della Russia che durante tutto il periodo della Guerra Fredda”.
Si teneva oggi anche la visita ufficiale a Sofia del ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba che, dopo il premier Kiril Petkov e la sua omologa bulgara Teodora Ghenciovska, incontrava il presidente della Bulgaria Rumen Radev “è nell'interesse sia dell'Ucraina sia della Bulgaria che il Mar Nero diventi una zona di pace e prosperità”.
Mikhaylo Podolyak, consigliere del presidente Zelenskyy, scriveva su Twitter che “gli affari, l'economia o il transito del gas non valgono il martirio di migliaia di persone a causa dei missili e dell'eterna paura dei barbari” e ricordava all’Europa di non avere scelta con la Russia di Putin.
Il presidente del Consiglio europeo Charles Michel si recava a Kyiv, dove discuteva le sanzioni contro la Russia, la difesa e il sostegno finanziario dell’Ucraina e le risposte al questionario sul rispetto dei criteri Ue; veniva inoltre definito “un grande amico” dal presidente Zelenskyy.
Lo stesso Zelenskyy, intervistato in esclusiva da BFM-TV, la principale rete all news di Francia, sottolineava che “i russi non hanno ancora dispiegato tutti i mezzi a disposizione e quindi non posso garantire oggi che quella avviata nel Donbas sia già l'offensiva di vasta scala”. Israele confermava la sua disponibilità ad ospitare un incontro tra Putin e Zelenskyy.
Il corridoio umanitario a Mariupol falliva, secondo la vicepremier ucraina Iryna Vereshchuk. Sempre a Mariupol, Kyiv offriva alla Russia “una sessione speciale di negoziati” – scriveva Mykhailo Podolyak, consigliere della presidenza Ucraina e uno dei negoziatori con la Russia su Twitter.
L’agenzia ONU per i rifugiati (UNHCR) faceva sapere che arrivano a 5.034.439 gli ucraini che hanno lasciato il Paese a seguito dell’invasione russa.
21 aprile
Mentre Mosca annunciava la presa di Mariupol, nonostante la resistenza nell'area delle acciaierie Azovstal, lo stesso Putin affermava che la “liberazione di Mariupol è un successo” e annullava l'operazione per prendere d'assalto l'acciaieria, indicando la necessità di salvare le vite delle truppe, come riportato dall'agenzia russa Tass.
Il ministro della Difesa russo Sergej Shoigu, citato da Interfax, informava della presenza di ancora circa 2 mila soldati ucraini nell'acciaieria Azovstal di Mariupol e affermava che le operazioni richiedessero almeno altri 3-4 giorni, mentre il presidente Vladimir Putin ordinava che il sito industriale venisse bloccato affinché “non passasse più una mosca”, sempre secondo Tass. Il comandante della 36a brigata dei Marines ucraini asserragliati nella fabbrica Azovstal a Mariupol chiedeva alla Germania di fare da garante per un'evacuazione sicura da Mariupol.
Kyiv offriva a Mosca uno scambio di prigionieri russi e di inviare alti funzionari a Mariupol per negoziare l'evacuazione di quasi 1.000 civili e 500 soldati feriti, ma annunciava anche che la Russia avesse respinto la proposta, secondo quanto riportava il Washington Post. Il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov rispondeva che questa possibilità già esiste e che “i militari ucraini hanno avuto e hanno ancora la possibilità di deporre le armi e lasciare la città attraverso i corridoi designati”. Con riferimento all’avanzata russa nella regione di Lugansk e in direzione di Gulyai Pole, nella provincia di Zaporizhzhia, nell'Ucraina sud orientale, il consigliere del capo dell'ufficio del presidente ucraino Oleksiy Arestovych, citato da Ukrinform, affermava che era ferma.
Il primo ministro spagnolo Pedro Sanchez e la sua omologa danese Mette Frederiksen arrivavano a Kyiv, dove incontravano il presidente ucraino Zelenskyy. Il premier spagnolo su Twitter si diceva commosso “nel verificare per le vie di Borodyanka l'orrore e le atrocità della guerra di Putin” e che il popolo ucraino non sarà lasciato solo. La Spagna predisponeva l’invio all'Ucraina di un carico di armamenti da 200 tonnellate, secondo Sanchez il più grande carico finora inviato da Madrid all'Ucraina.
Altri nove cadaveri di civili venivano rinvenuti a Borodyanka, nella provincia di Kyiv, anche con segni di tortura, riportava il capo della polizia locale Andrey Nebytov su Facebook. “1.020 corpi di civili, unicamente civili, sono negli obitori”, affermava la vice prima ministra Olga Stefanichyna parlando dalla città di Borodianka.
Il Cremlino faceva sapere che i colloqui con Kyiv continuano in formato video quasi ogni giorno e in una bozza per nuove trattative tornava a chiedere “l'appartenenza della Crimea alla Russia e l'indipendenza delle Repubbliche di Donetsk e Lugansk”.
I ministri delle finanze del G7 stanziavano oltre 24 miliardi di dollari per il 2022 in sostegno all’Ucraina e si dicevano rammaricati per la partecipazione russa ai forum internazionali in corso a Washington, come G20, Banca Mondiale e FMI. Il presidente Xi Jinping, collegato in video al Boao Forum for Asia, si diceva contrario a “sanzioni unilaterali, doppi standard e giurisdizione a braccio lungo”.
Cinque Paesi alleati, membri della rete multinazionale di intelligence 'Five Eyes' (Australia, Usa, Regno Unito, Nuova Zelanda e Canada) mettevano in guardia l'Occidente su possibili attacchi cibernetici da parte della Russia contro gli Stati che appoggiano l'Ucraina, riportava il Guardian.
Il segretario del Consiglio nazionale di Sicurezza e difesa ucraino Oleksiy Danilov, parlando ad una radio ucraina, secondo l'agenzia Ukrinform, affermava che il leader ceceno Ramzan Kadyrov avesse ricevuto un piano per assassinare il presidente ucraino il 3 febbraio durante un incontro con il presidente russo Vladimir Putin.
Il presidente ucraino Zelenskyy in un'intervista al canale francese BFMTV, affermava che a Mariupol il 95-98% di tutti gli edifici fosse distrutto, mentre Viktor Liashko, ministro della Salute di Kyiv, intervistato dal Corriere riferiva che “ad oggi 346 strutture ospedaliere sono state danneggiate e 38 completamente distrutte. Cinque ambulanze sono state colpite; queste cifre non includono i dati delle città sotto assedio, come Mariupol”.
La governatrice della Banca centrale russa, Elvira Nabiullina, citata dall'agenzia Tass, affermava che “la Russia non corre alcun rischio di default perché ha tutte le risorse finanziarie” per far fronte ai suoi impegni.
La Germania confermava un c.d. "scambio circolare" di armi pesanti verso l'Ucraina, come riportava Handelsblatt e come confermava la ministra della Difesa Christine Lambrecht Da informazioni di Dpa, la Slovacchia stava per mandare un'ampia spedizione dei suoi carri armati da combattimento T-72 all'Ucraina e, a quel punto, Berlino avrebbe mandato in cambio in Slovacchia veicoli corazzati da combattimento della fanteria Marder e veicoli di trasporto truppe Fuchs. In risposta, il premier polacco Mateusz Morawiecki aveva intenzione di convincere il cancelliere Scholz a cambiare idea sull'export di armi pesanti all'Ucraina, dando loro munizioni e anche armi pesanti. “Questo l'atteggiamento ambiguo della Germania non è certamente utile”, diceva Morawiecki riportato da Dpa. Berlino, attraverso la sua ministra degli Esteri, annunciava che “spetta a Putin fermare i bombardamenti a Mariupol e porre fine a tutto questo”.
Kharkiv, la seconda città dell'Ucraina, si trovava sotto intensi bombardamenti, secondo il sindaco Ihor Terekhov, riportato dal Guardian. "Enormi esplosioni. La Federazione russa sta bombardando furiosamente la città, dove è presente ancora 1 milione di persone”. Nel frattempo, Zelenskyy annunciava tramite Telegram che “lo Stato ucraino e le istituzioni pubbliche sono abbastanza efficaci da resistere anche alla prova della guerra. Stiamo già facendo tanto per proteggere la libertà nel continente europeo quanto altre nazioni non hanno mai fatto”.
Il consigliere del capo dell'ufficio del presidente ucraino Mykhailo Podoliak, secondo l'agenzia ucraina Ukrinform, ricordava la sorte dei cittadini ucraini deportati in Russia, affermando che “anche questa sarà una guerra”. Sempre Podoliak, secondo quanto riportava la Cnn, affermava che “la guerra in Ucraina può finire con colloqui diretti tra il presidente ucraino Volodymyr Zelenskyy e il presidente russo Vladimir Putin”, colloqui che sono possibili. Mosca sosteneva di essere ancora in attesa di una risposta ucraina alla bozza presentata per nuove trattative.
Il Regno Unito estendeva a 4 ufficiali delle forze armate russe, a un vicedirettore dei servizi segreti interni di Mosca (Fsb) e a 18 tra individui ed aziende del complesso industriale-militare che fa capo al Paese di Vladimir Putin (inclusa l'azienda che produce i Kalashnikov) la lista dei sanzionati in risposta all'invasione dell'Ucraina e precisava che fra gli ufficiali ci fosse anche il tenente colonnello Azatbek Omurbekov, indicato da alcune fonti occidentali come il comandante del reparto accusato del “massacro di Bucha”.
La Lettonia riconosceva le azioni della Russia in Ucraina come genocidio, come dichiarato su Twitter dal ministro degli Esteri lettone Edgars Rink?vi?s. Sempre oggi anche l'Estonia riconosceva ufficialmente le azioni della Russia in Ucraina come genocidio. Il Brasile, invece, nella riunione G20 annunciava di continuare ad essere contrario alle sanzioni contro la Russia, ribadendo di essere favorevole al dialogo.
Dalla Casa Bianca, invece, si ufficializzava la volontà del Presidente Joe Biden di stanziare un ulteriore pacchetto di aiuti militari per 800 milioni di dollari per l’Ucraina. Il primo ministro ucraino Denys Shmyhal arrivava infatti alla Casa Bianca, insieme a Oksana Markarova, ambasciatrice dell'Ucraina negli Stati Uniti, per l’incontro con il presidente americano Joe Biden sui nuovi aiuti militari all'Ucraina. Nel nuovo pacchetto di aiuti convergevano, oltre agli 800 milioni di dollari di aiuti militari per Kyiv, anche munizioni, artiglieria pesante, droni (tra cui un nuovo sistema di droni "Phoenix Ghost"), cannoni howitzer. Le nuove armi arriveranno in Ucraina nel weekend. Nello stesso intervento, Biden annunciava la chiusura dei porti americani alle navi russe e diceva “Putin non vincerà ma in Ucraina, non riuscirà mai ad occuparla del tutto”, negando che ci fossero prove della caduta di Mariupol.
Il Presidente Biden affermava che gli Usa "non rinunceranno mai a combattere contro i tiranni” e che l’obiettivo americano rimaneva quello di “impedire a Putin di invadere l'Ucraina e continuare ad isolarlo”. Zelenskyy, commentando il nuovo pacchetto di aiuti, diceva di essere “grato al presidente degli Stati Uniti e al popolo americano per la leadership nel sostenere il popolo ucraino nella lotta contro l'aggressione russa. Questo aiuto oggi è necessario più che mai”. Da parte russa, invece, questo massiccio pacchetto di aiuti portava le forze armate russe a “considerare come obiettivi legittimi i convogli che trasportano armi degli Stati Uniti e della Nato che passano passa attraverso il territorio ucraino”, secondo quanto dichiarato da Serghei Koshelev, vicedirettore del dipartimento Nord America del ministero degli Esteri russo, che avvertiva che un monito diretto “ai rappresentanti degli Stati Uniti”.
Mentre il Presidente francese Macron, nel corso del Tg di France 2, diceva di non sentire Putin “dai tempi di Bucha”, missili russi cadevano ancora una volta sulla regione di Dnipro dove, come riporta l'agenzia ucraina Unian, tre attacchi missilistici colpivano la rete ferroviaria del distretto di Novomoskovsk senza fare vittime, mentre se ne contavano a Kharkiv, come affermato su Telegram dal capo dell'amministrazione statale regionale di Kharkiv, Oleg Sinegubov, dove due persone sono rimaste ferite e due civili sono morti. Kyiv denunciava, con riferimento alla città di Mariupol che “fino a 9.000 residenti di Mariupol potrebbero essere sepolti in una fossa comune a Manhush”.
Con 25 voti a favore e otto astensioni il Consiglio permanente dell'Organizzazione degli Stati americani (Osa) approvava oggi a Washington la sospensione dello statuto di osservatore permanente della Russia attraverso una risoluzione in cui si manifestava “allarme, shock e preoccupazione per il crescente numero di morti e sfollati e per la violazione da parte della Russia del diritto internazionale”.
22 aprile
Nella notte diversi ministri delle finanze occidentali abbandonavano la sala o interrompevano il collegamento durante l’intervento del Ministro delle finanze russo in una riunione del Fondo monetario internazionale (FMI), affermando che questo era un messaggio chiaro di protesta diretto contro l’intervento militare in Ucraina voluto dal Presidente Putin.
La Casa Bianca affermava di essere in contatto con la procuratrice generale ucraina, Irina Venediktova, e di star collaborando alle indagini sui crimini di guerra commessi dalla Russia. La stessa Venediktova comunicava che oltre 7.600 crimini di guerra fossero stati commessi dalla Federazione Russa. Human Right Watch annunciava di aver raccolto le prove di esecuzioni sommarie, torture, deportazioni forzate, durante una missione condotta da un gruppo di suoi ricercatori all'inizio del mese a Bucha, la cittadina ucraina occupata dai russi a marzo. Un’altra missione, questa volta delle Nazioni Unite nel sobborgo di Bucha, vicino Kyiv, documentava l'uccisione illegale di 50 civili, affermava Ravina Shamdasani, portavoce dell'Ufficio dell'Alto Commissario per i diritti umani.
Il presidente statunitense Biden, attraverso il suo profilo Twitter, dichiarava: “Mentre la Russia continua a infliggere brutalità contro l'Ucraina, Putin punta sulla nostra perdita di interesse. Sta scommettendo che l'unità occidentale crollerà. Ancora una volta, gli dimostreremo che si sbagliava”.
Il presidente ucraino Zelenskyyy accusava la Russia di cercare di tenere un falso referendum di indipendenza nelle regioni di Kherson e Zaporizhia e chiedeva ai cittadini ucraini di non fornire dati personali.
Altri 42 insediamenti venivano occupati dalla Russia nella regione di Donetsk, rendendo la consegna di aiuti umanitari sempre più difficile. Alla Bbc il vicecomandante del reggimento Azov, Svyatoslav Palamar, che si trovava all'interno della struttura insieme agli ultimi difensori della città, dichiarava “tutti gli edifici nel territorio di Azovstal sono praticamente distrutti; lanciano bombe pesanti, bombe “bunker-buster” che causano enorme distruzione. Abbiamo feriti e morti nei bunker. Alcuni civili rimangono intrappolati sotto gli edifici crollati”. Il capitano Palamar dichiarava che la resa fosse fuori discussione. Lo stop all’attacco all'acciaieria Azovstal di Mariupol, secondo l’ultimo bollettino dell’intelligence britannica, era solo un modo per poter impiegare altrove le forze impegnate nell'assedio della città sul mare d'Azov. La vicepremier ucraina Iryna Vereshchuk, parlando della situazione nell'acciaieria Azovstal di Mariupol su Telegram, diceva “I russi rifiutano di aprire un corridoio per i civili, facendo finta cinicamente di non capire la differenza tra un corridoio per i soldati che si arrendono e un corridoio umanitario per evacuare i civili"
Nella notte il sindaco della città, Vadym Lyakh, denunciava l’utilizzo di bombe a grappolo da parte delle truppe russe nella città di Slovyansk, nella regione di Donetsk.
Le milizie filo-russe dell'autoproclamata Repubblica popolare di Lugansk affermavano di aver preso controllo del 90 per cento del territorio dell'entità separatista, situata nella regione orientale del Donbas; la Russia affermava di avere come obiettivo quello di “prendere il pieno controllo del Donbas e dell'Ucraina meridionale per ottenere l'apertura di un corridoio terrestre verso la Crimea”, come dichiarava il comandante ad interim del distretto militare centrale russo, Rustam Minnekayev, ripreso dall'agenzia Interfax.
Mentre Pechino si diceva contraria al “politicizzare o armare la cooperazione internazionale” in quanto “il G20 e le istituzioni internazionali competenti sono piattaforme per discutere di questioni economiche e finanziarie internazionali, non della questione Ucraina”, come affermato dal portavoce del ministero degli Esteri Zhao Lijian, UE e Usa continuavano a richiamare “la Cina sulla necessità di non aggirare e indebolire le sanzioni contro la Russia e di non fornire alcun supporto all'aggressione russa contro l'Ucraina. Ribadiscono che qualsiasi sostegno della Cina potrebbe avere conseguenze sulle relazioni rispettivamente con Ue e Usa”, attraverso la dichiarazione congiunta di Ue e Usa dopo l'incontro tra il segretario generale del Servizio di Azione esterna europeo Stefano Sannino e la vicesegretaria di Stato americana Wendy Sherman. In risposta, il portavoce del ministero degli Esteri cinese Zhao Lijian invitava gli Usa “a guardarsi allo specchio prima di puntare il dito verso gli altri” affermando che questo era un camuffamento utilizzato dagli Usa per prendere di mira la Cina.
Il presidente del Consiglio Ue Charles Michel, in un tweet dopo la telefonata con il presidente russo Vladimir Putin, annunciava di aver chiesto l'apertura immediata di corridoi umanitari da Mariupol e dalle città assediate, in particolare in occasione della Pasqua ortodossa. Riaffermava, inoltre, “in maniera diretta” come l'Unione fosse unita nel suo “incontrollabile sostegno alla sovranità e all’integrità dell'Ucraina”, dettagliando i costi delle sanzioni europee per Mosca.
Il Cremlino, citato dalla TASS, dichiarava che Vladimir Putin avesse denunciato “le dichiarazioni irresponsabili dei rappresentanti del Consiglio europeo relativamente alla necessità di una soluzione militare del conflitto in Ucraina” proprio a Michel, a cui riferiva anche che fosse Kyiv a non permettere la resa dei combattenti nella zona industriale della fabbrica Azovstal. Putin infine ricordava che l'organizzazione di un incontro con Zelenskyy dipendeva dai risultati dei negoziati tra Kyiv e Mosca. Putin aggiungeva che a causa delle azioni di alcune leadership della maggior parte della Paesi dell'Unione europea, venivano palesemente legittimate la “russofobia che si manifesta, ad esempio, nella sfera culturale, umanitaria e sportiva”, come si legge in una nota del Cremlino rilanciata dall'agenzia di stampa Tass.
La Finlandia, attraverso Janne Kuusela, direttore generale del Dipartimento delle politiche difensive del Ministero della Difesa, dichiarava di “non avere paura perché la Russia non ci ha minacciato”, pur con la presenza di truppe russe al confine. Taiwan, nel frattempo, si diceva vicina all’Ucraina nella loro comune resistenza all’espansione dell’autoritarismo.
ttraverso fonti di Palazzo Chigi, invece, si confermava una futura visita in Ucraina del Presidente del Consiglio Mario Draghi. Gli Stati Uniti, da parte loro, confermavano la convocazione della riunione nella base aerea americana di Ramstein in Germania, per il prossimo 26 aprile, in cui invitavano i vertici militari dei Paesi alleati per discutere sulla crisi in Ucraina e delle questioni di sicurezza ad essa collegata. Il cancelliere tedesco Scholz affermava in un’intervista al giornale Der Spiegel: "Non vedo assolutamente come un embargo sul gas russo possa mettere fine alla guerra".
L’Unione europea si diceva pronta a introdurre il sesto pacchetto di sanzioni contro Mosca, che potrebbero contenere lo stop all’import di petrolio, optando per un periodo di “phasing out” - come accaduto per il carbone – e l’allargamento della lista delle banche russe escluse dal sistema Swift.
Mentre nella regione di Kharkiv la polizia ucraina trovava i corpi di due abitanti di Izyum, che erano stati prima torturati e poi bruciati, il sindaco di Mariupol Vadym Boichenko riferiva come fosse stata rinvenuta un'altra fossa comune a est di Mariupol, nel villaggio di Vinogradne.
Il ministro degli Esteri di Taiwan, Joseph Wu, annunciava l'invio di 8 milioni di dollari di aiuti per Kyiv, il quarto pacchetto di aiuti per l’Ucraina.
Il presidente ucraino Zelenskyyy annunciava, in un discorso video, che gli alleati occidentali stavano finalmente iniziando a rifornire Kyiv con le armi di cui aveva davvero bisogno: “siamo stati ascoltati finalmente e l'Ucraina sta ricevendo esattamente quello che abbiamo chiesto”. In occasione del Venerdì Santo che precede la Pasqua ortodossa, il presidente Zelenskyy affermava anche: “si conclude il Venerdì Santo, uno dei giorni più tristi dell'anno per i cristiani. Il giorno in cui la morte sembra aver vinto. Ma speriamo in una risurrezione. Crediamo nella vittoria della vita sulla morte. E preghiamo affinché la morte perda”.
23 aprile
“Durante un incontro con il Segretario di Stato Usa Anthony Blinken, ho chiesto l'esclusione di tutte le banche russe dal sistema Swift, nonché il riconoscimento della Russia come sponsor del terrorismo”, dichiarava il premier ucraino Denys Shmyhal sul suo canale Telegram a seguito dell’incontro con il Segretario di Stato Usa Blinken. Lo stesso premier ucraino, in una conferenza stampa a Washington, dichiarava che Mariupol fosse “la peggiore catastrofe di questo secolo”.
Si ufficializzava la visita del segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres sia a Mosca (26 aprile) sia a Kyiv (28 aprile), come affermato in una nota delle Nazioni Unite, per presentare un urgente appello alla pace.
L'Unione europea raggiungeva l'accordo politico sul Digital Services Act (Dsa), il disegno di legge che impone alle Big Tech una maggiore responsabilità sui contenuti illegali o nocivi che circolano sulle loro piattaforme. Il Consiglio europeo affermava: “nel contesto dell'aggressione russa in Ucraina e delle particolari conseguenze sulla manipolazione delle informazioni online, è stato introdotto un nuovo articolo al fine di istituire un meccanismo di reazione in caso di crisi. Questo meccanismo, attivato con decisione della Commissione, consentirà di adottare misure "proporzionate ed efficaci" nei confronti di piattaforme molto grandi che contribuirebbero alla diffusione di informazioni false”.
Il vicepresidente del Consiglio di sicurezza della Federazione Russa, Dmitry Medvedev, secondo quanto riferiva il sito di opposizione bielorusso Nexta, rispondeva: “Apprezziamo la coerenza e l'integrità dei nostri partner europei. Tanto più che, secondo i recenti dati del Fmi, l'Europa non durerebbe più di sei mesi senza il nostro gas. Ma parlando seriamente, non durerebbe nemmeno una settimana”. L'Alto Rappresentante Ue per la Politica Estera, Josep Borrell, dichiarava contro Mosca che “violare il diritto internazionale ha delle conseguenze. Chi ha commesso crimini di guerra sarà perseguito”.
In un videomessaggio, il presidente ucraino Zelenskyyy affermava che l'invasione dell'Ucraina fosse solo l'inizio, citando le dichiarazioni di un comandante di Mosca secondo cui le forze russe vorrebbero prendere il controllo del sud dell'Ucraina per avere accesso alla Transnistria, regione separatista della Moldova: “bene, questo conferma quello che ho detto molte volte: l’invasione russa dell'Ucraina è destinata a essere solo l'inizio, poi vogliono conquistare altri Paesi. Naturalmente noi ci difenderemo finché sarà necessario per spezzare questa ambizione della Federazione russa. Ma tutte le nazioni che, come noi, credono nella vittoria della vita sulla morte devono combattere con noi. Ci hanno dato aiuto, perché eravamo i primi sulla lista, chi sarà il prossimo? Se chiunque può diventare il prossimo vuole restare neutrale oggi per non perdere niente, fa la scommessa più rischiosa. Perché perderete tutto”.
Un sondaggio condotto dal Centro di indagine dell'opinione pubblica russo (Vciom) dichiarava che, dopo due mesi di guerra in Ucraina, il tasso di fiducia nel presidente russo Vladimir Putin fosse all'80,7%, un tasso simile a quello che aveva quando nel 2014 ci fu l'annessione della Crimea.
Un rapporto dell'intelligence ucraina, secondo quanto riportava Ukrinform, affermava che Mosca stava preparando “una nuova offensiva su larga scala nel Donetsk, puntando a identificare i punti di maggiore vulnerabilità dell'esercito ucraino e ridistribuendo tutte le truppe dalla Bielorussia all'Ucraina orientale”. Nel frattempo, l'esercito ucraino riconquistava tre località occupate dai russi nella zona di Kharkiv, come reso noto da Oleg Sinegubov, capo dell'amministrazione militare regionale di Kharkiv. I russi riprendevano inoltre i bombardamenti aerei e gli assalti presso l’acciaieria Azovstal, come sostenuto dal consigliere del presidente ucraino, Oleksiy Arestovych.
Il ministro degli Esteri italiano, Luigi di Maio, affermava che l’Italia sarebbe stata “uno dei Paesi garanti dell’accordo di sicurezza e neutralità dell’Ucraina”, e riteneva quella in Ucraina “una guerra mondiale dal punto di vista economico”.
Victoria Nuland, sottosegretario di Stato Usa per gli affari politici, rispondeva così a chi le chiedeva se fosse possibile l'uso di armi nucleari in un'intervista a European Pravda rilanciata da Ukrainska Pravda: “Nessuno può escluderlo. Dato che Vladimir Putin ha già ordinato crimini di guerra terribili e brutali, tutto potrebbe accadere. Potrebbero essere usati diversi tipi di armi catastrofiche”.
Si segnalavano missili russi su Odessa, dove si riportava la morte di almeno otto persone, tra cui un neonato di 3 mesi. Il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba, commentando il raid missilistico su Odessa dichiarava su Twitter che “la Russia deve essere designata come uno Stato sponsor del terrorismo e trattata di conseguenza”. Nello stesso momento, il sindaco di Mariupol affermava come la città fosse ancora ucraina ma che “i russi stanno deportando gli abitanti in zone depresse come la Siberia per ripopolarle”. Falliva inoltre il tentativo di evacuazione di civili dalla città di Mariupol dove, secondo il suo vicesindaco, si contavano 28 mila abitanti rimasti uccisi. Riprendevano anche i bombardamenti su Kharkiv, secondo quanto riportava l’Ukrainska Pravda citando Viktor Zabashta, direttore del Centro per le Emergenze mediche: a causa dei bombardamenti, si contavano almeno quattro vittime.
Dmitry Rogozin, capo dell'Agenzia spaziale russa Roscosmos, dichiarava in un’intervista al canale tv Rossiya 24: “bisogna che si capisca che la distruzione del satellite di un altro Paese vuol dire Terza guerra mondiale: è un casus belli, questo è del tutto evidente”. Nel frattempo, Mosca dichiarava di aver distrutto un terminal logistico in un aeroporto militare vicino ad Odessa dove c’erano armi, a detta di Mosca, consegnate all’Ucraina da Usa e Unione europea.
La Turchia decideva di chiudere lo spazio aereo a voli civili e militari russi diretti in Siria, come annunciato dal ministro degli Esteri, Mevlut Cavusoglu, citato dall'agenzia Tass.
Il presidente ucraino Zelenskyy, in una lunga conferenza stampa, ribadiva che la soluzione diplomatica migliore era quella di un incontro diretto tra lui e il presidente russo Putin: “ho insistito fin dall'inizio per avere negoziati con il leader della Federazione Russa perché questa guerra può essere fermata da colui che l'ha iniziata”. Con riferimento ai negoziati, il presidente ucraino sosteneva che “se il nostro popolo a Mariupol viene ucciso, se si tengono pseudo-referendum nei territori occupati, l'Ucraina si ritirerà da qualsiasi negoziato”.
Il presidente annunciava inoltre che il segretario di Stato Usa, Antony Blinken, e il segretario della Difesa, Lloyd Austin, accompagnati da una delegazione statunitense sarebbero arrivati il giorno seguente a Kyiv. “Mi aspetto che, quando le condizioni di sicurezza lo permetteranno, anche il presidente degli Stati Uniti venga qui a parlare con noi”, aggiungeva Zelenskyy. Con riferimento a Papa Francesco, il presidente ucraino si diceva “grato per la sua posizione”. Allo stesso tempo, però, auspicava che “lui venisse qui, che ci aiutasse a sbloccare i corridoi umanitari a Mariupol. È presto per parlare di una sua visita ma noi lo aspettiamo. Di lui si fidano molte persone”.
Criticando Antonio Guterres, che la prossima settimana sarà a Mosca, annunciava che sarebbe dovuto andare prima “in Ucraina, tra i massacri, sul terreno, per avere una percezione della realtà molto precisa, tuttavia lo accoglieremo. Abbiamo fatto in modo che la sua posizione cambi e che ci sia un sostegno maggiore a favore dell'Ucraina. Infine, ringraziava l'Italia che si era “unita alla coalizione contro la guerra” e sottolineava il forte sostegno ricevuto dal presidente del Consiglio Mario Draghi.
Il Presidente Zelenskyy, sempre in conferenza stampa, affermava: “non posso influenzare la Nato ma ritengo che sia stato un errore strategico non averci accettato in questi anni. L'Ucraina avrebbe rafforzato l'alleanza. Se fossimo stati parte dell'Alleanza la Russia non ci avrebbe aggredito”.
L’Osce dichiarava che diversi suoi osservatori militari erano stati arrestati nelle regioni di Donetsk e Lugansk nell'est ucraino.
La Polonia dichiarava l’invio di armi all’Ucraina per un valore di 1,6 miliardi di dollari, come annunciato dal primo ministro Mateusz Morawiecki durante una conferenza dell’iniziativa #StopRussiaNOW.
24 aprile
Il segretario di stato americano Antony Blinken e il capo del Pentagono Lloyd Austin giungevano in treno per una breve visita a Kyiv e si incontravano con il presidente ucraino Zelenskyy nel primo viaggio in Ucraina di esponenti dell'amministrazione americana dall'inizio della guerra. Si trattava di un vertice blindato, svoltosi prevalentemente al chiuso, grazie al quale Zelenskyy otteneva dagli Stati Uniti “un’assistenza senza precedenti” soprattutto sul piano militare, come spiegava in un video diffuso sul suo canale Telegram. Una visita che per il presidente ucraino “in questo momento cruciale per lo Stato ucraino è molto preziosa e importante”. Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden dichiarava alla stampa di essere soddisfatto dell’incontro.
La delegazione della Casa Bianca rientrava poi in Polonia la mattina del 25 aprile. L’incontro segnava un’importante accelerazione negli aiuti militari per Kyiv, con uno stanziamento di oltre 700 milioni di dollari che Washington intendeva destinare direttamente tra l’Ucraina e gli alleati Nato impegnati a rifornire di armi Kyiv. L’obiettivo, spiegava il capo del Pentagono Austin, era sfiancare l’offensiva di Mosca a medio termine: “Noi vogliamo vedere la Russia indebolita a un livello tale che non possa più fare cose come l’invasione in Ucraina. Mosca ha già perso molte delle sue capacità militari e molte truppe, per essere franchi, e noi non vorremmo che possa ricostruire rapidamente tali capacità”.
Finora, ha aggiunto Blinken: “Vediamo che la Russia non ha raggiunto gli obiettivi che si è posta. La strategia è di una massiccia pressione sulla Russia e un altrettanto massiccio sostegno per l’Ucraina”.
Anche nel giorno in cui si festeggiava la Pasqua ortodossa la guerra in Ucraina non si fermava, proseguendo con intensità i combattimenti fra invasori russi e forze locali sui diversi fronti dell'offensiva lanciata da Mosca nel Donbas, nonché i bombardamenti delle città del sud del Paese, prima di tutte Mariupol sotto assedio dall'inizio del conflitto e Odessa, dove gli ucraini temevano anche la possibilità di un attacco non convenzionale, con armi chimiche, dopo l’attacco missilistico che era costato almeno 8 morti, tra cui un neonato, e 20 feriti.
In città tornavano a risuonare insistenti le sirene d'allarme, con la popolazione che veniva invitata a rifugiarsi nei bunker. Riguardo al timore di un possibile attacco chimico su Odessa, il Kyiv Independent scriveva di accuse russe secondo cui le forze ucraine starebbero pianificando un'operazione provocatoria con l'uso di ammoniaca nel porto Yuzhny della città per attribuirne la colpa alle forze russe e accusarle di aver preso di mira i civili, accuse interpretate da parte ucraina come una minaccia camuffata da avvertimento in quanto sarebbero le forze russe a voler lanciare un attacco chimico sul porto di Odessa.
Continuava l’intensificazione dell’offensiva nella regione del Donbas, secondo funzionari ucraini, con pesanti combattimenti segnalati quasi quotidianamente nelle regioni di Donetsk e Luhansk. Il governatore della regione di Donetsk Pavlo Kyrylenko, scriveva su Twitter che due bambine di 14 e 5 anni erano rimaste uccise nella distruzione della loro casa durante i combattimenti tra russi e ucraini.
Sul fronte diplomatico, la decisione del Segretario generale dell’Onu di recarsi in Russia prima che in Ucraina, veniva definita “ingiusta e illogica", dal presidente ucraino Zelenskyy, che sottolineava che "La guerra è in Ucraina, non ci sono corpi nelle strade di Mosca. Sarebbe logico prima" venire a Kyiv "per vedere la gente qui e le conseguenze dell'occupazione", rimarcava il presidente ucraino. Il viaggio di Gutierres era previsto iniziare infatti il 25 aprile ad Ankara per proseguire poi martedì 26 a Mosca e giovedì 28 a Kyiv.
L'ONU chiedeva intanto una tregua "immediata" a Mariupol per evacuare i civili dalla città. Secondo l'ultimo rapporto dell'Onu aggiornato al 21 aprile erano 184 i bambini uccisi e 286 quelli feriti dall'inizio dell'invasione russa dell'Ucraina.
Un colloquio telefonico tra il presidente turco Erdogan e il presidente ucraino Zelenskyy sembrava riaprire la possibilità di una mediazione utile a far riprendere i negoziati. Erdogan infatti ribadiva la volontà della Turchia di sostenere il processo negoziale, anche con un ruolo di mediazione.
Il capo del Gabinetto della Presidenza ucraina, Andriy Yermak, in un'intervista all'emittente francese TF1, riferita da Ukrinform, rimarcava il fatto che la continuazione della guerra con il suo carico di vittime innocenti, dimostrava che “l'attuale politica delle sanzioni è insufficiente. Nuove sanzioni devono essere imposte costantemente". “Il sostegno dell'Ue all'imposizione di un embargo completo su energia, gas e petrolio russi, nonché sanzioni contro tutte le banche russe è molto importante per l'Ucraina".
Intanto Mykhailo Podolyak, negoziatore ucraino e consigliere del presidente Zelenskyy, ribadiva l’esortazione a Mosca ad accettare una "vera tregua pasquale", ad "aprire immediatamente un corridoio umanitario per i civili" e a concordare un "ciclo speciale di negoziati" per facilitare lo scambio di militari e civili.
Qualificate fonti italiane di intelligence riferivano all'ANSA, che allo stato non risultava" che 11 foreign fighters di nazionalità italiana fossero stati uccisi in guerra in Ucraina combattendo contro le forze russe, come aveva scritto il Corriere della Sera, secondo cui tale informazione sarebbe stata fatta pervenire dal ministero della Difesa russo a Palazzo Chigi attraverso canali diplomatici; veniva comunque detto che erano in corso le opportune verifiche. Finora, l'unico “combattente” italiano morto di cui si è a conoscenza è Edy Ongaro, il 46enne veneziano ucciso il 30 marzo scorso da una bomba mentre combatteva con le milizie separatiste del Donbas.
Il presidente ucraino Zelenskyy, rispondendo ad una domanda di un giornalista dell’Ansa durante una conferenza stampa, dichiarava: "L'Italia ci sostiene sia politicamente che con le armi. In questa guerra tra Russia e Ucraina l'Italia si è schierata al nostro fianco in modo molto chiaro. Sono grato al governo italiano, il popolo italiano e al premier Mario Draghi che aspettiamo.”
Il ministro degli Affari esteri, Luigi Do Maio, intervenendo al congresso di Articolo1, a Roma, ribadiva che il Governo italiano era al lavoro per ottenere un cessate il fuoco, per un negoziato sullo status dell'Ucraina e sulla definizione di una nuova prospettiva di sicurezza: "L'Italia, per consenso di tutte e due le parti, sarà uno dei Paesi garanti dell'accordo di sicurezza e neutralità dell'Ucraina”. "La guerra di Putin è di aggressione, ingiustificata e ingiustificabile, contro le norme di diritto internazionale, dobbiamo condannarla nei modi più fermi”. "Se non stabiliamo un tetto europeo al prezzo del gas non avremo risolto il problema. Per questo la campagna di sostegno alla iniziativa italiana è il recovery fund di questa crisi. Il tetto al prezzo del gas ci permetterà di fermare le speculazioni."
25 aprile
Le forze russe concentravano i loro bombardamenti sulla rete ferroviaria con attacchi missilistici che colpivano cinque stazioni nell'Ucraina occidentale e centrale, provocando almeno 5 morti e 18 feriti. Le autorità russe confermavano i raid, rivendicando la distruzione di 6 linee ferroviarie e affermando che si trattava di obiettivi militari, perché "veicoli stranieri venivano trasportati" lungo le linee colpite.
Intanto, cresceva l'allarme per la possibile apertura di un nuovo fronte nella Transnistria, la regione separatista filorussa della Moldavia, che i comandi militari di Mosca avevano esplicitamente dichiarato essere un obiettivo da raggiungere attraverso la conquista di tutta la fascia costiera dell'Ucraina, dove il palazzo che ospita il “ministero per la sicurezza statale” nell'autoproclamata capitale Tiraspol veniva attaccata, secondo le autorità locali, con "colpi di lanciagranate portatili anticarro."
Non risultavano vittime né feriti, dato anche il giorno festivo, e al momento non vi erano rivendicazioni, ma eventuali accuse di "provocazioni" ucraine, già più volte evocate dai russi, potrebbero preludere a un allargamento del conflitto anche all’area moldava sotto controllo russo, che potrebbe coinvolgere la vicina città di Odessa, già colpita dal raid missilistico dello scorso sabato 23 aprile. Veniva poi diffuso un video relativo all’attacco a Tiraspol in cui si vedeva del fumo provenire dagli uffici del “ministero dell'Interno”, per terra davanti al quale era stato abbandonato un lanciagranate (in alcune foto se ne vedevano due), forse utilizzati per l'attacco e comunque lasciati in vista davanti all'edificio colpito.
La Transinistria era stata indicata solo tre giorni prima da un generale russo come uno degli obiettivi della campagna lanciata da Mosca e fonti di intelligence occidentali avevano segnalato la possibilità che i servizi segreti russi conducessero operazioni per destabilizzare la Moldavia, governata da un partito filo-europeo.
Nel frattempo dalla Russia giungevano nuove accuse all’Ucraina di contrattacchi sulla regione frontaliera di Belgorod, sempre senza vittime, dove un incendio di origine ancora ignota divampava in un deposito di carburante a Bryansk, non lontano dalla frontiera con l'Ucraina. Inoltre la difesa aerea russa affermava di aver abbattuto due droni ucraini nella zona del villaggio di Borovskoye nella regione di Kursk, vicino alla frontiera con l'Ucraina, senza che vi fossero vittime né danni.
I bombardamenti continuavano anche sul Donbas e nella regione di Kharkiv, dove raid sul villaggio di Bezruky provocavano altre tre vittime civili. Continuava anche il dramma dei circa mille civili intrappolati nell'acciaieria assediata Azovstal a Mariupol, quasi tutti donne e bambini, bloccati con scorte di cibo e acqua limitate (per soli due giorni, secondo un video diffuso dal battaglione Azov), insieme a duemila combattenti del suddetto battaglione e a marines ucraini; la vicepremier ucraina, Iryna Vereschuk, lamentava il mancato raggiungimento di accordi tra le parti per la realizzazione di corridoi umanitari sicuri per la loro evacuazione.
Il consiglio comunale di Mariupol dava conto su Telegram riportato da Ukrinform, della scoperta di una terza fossa comune fuori Mariupol, nel villaggio di Staryi Krym, un'ulteriore estensione delle fosse rilevate dal satellite il 24 marzo e il 7 aprile, visibile in una nuova immagine resa nota il 24 aprile.
Fonti dell’intelligence britannica sottolineando la resistenza delle forze armare ucraine, rendevano nota una stima delle perdite militari russe giunte a 15.000 effettivi uccisi, mentre sarebbero andati distrutti 2.000 veicoli blindati e 60 elicotteri o aerei. Le forze armate russe, secondo le stime del governo britannico, avrebbe perso oltre il 25% delle forze operative di 120 battaglioni tattici, con cui aveva iniziato l'invasione.
Il portavoce della Verchovna Rada, Ruslan Stefanchuk, in un'intervista a Ukrainska Pravda, affermava che, secondo quanto riferito dai servizi segreti ucraini, gruppi di sabotaggio e ricognizione stavano preparando attentati a tre membri del Parlamento ucraino, tentativi contro i quali il personale del Parlamento e le forze dell'ordine avevano preso le necessarie misure di sicurezza.
L'Unione europea sta preparando il sesto pacchetto di sanzioni contro la Russia, ma sembrava si andasse verso uno slittamento del loro varo, forse alla settimana successiva. La riunione del Coreper era prevista per mercoledì 27 aprile ma la proposta formale non risultava ancora pronta al 25 aprile essendo ancora in corso i negoziati tra i rappresentanti dei Paesi membri.
Il ministro degli Esteri austriaco Alexander Schallenberg riaccendeva il dibattito sull'ingresso dell'Ucraina nell’Unione europea che, al di là delle dichiarazioni di intenti, rischiava di essere un percorso di avvicinamento non privo di ostacoli, mostrandosi dubbioso sull'adesione immediata dell'Ucraina all'Ue, affermando che per aumentare l'integrazione tra Bruxelles e Kyiv ci sarebbero altre vie. Il Ministro degli affari esteri ucraino Kuleba esprimeva la sua "delusione" per dichiarazioni che considerava "strategicamente miopi e incoerenti con gli interessi di un'Europa unita".
Il capo della diplomazia russa Serghei Lavrov, in un'intervista sul canale televisivo di stato russo Channel One (Pervyj kanal), accusava la Nato di portare avanti una guerra per procura con la Russia attraverso la fornitura di armi all'Ucraina, che considerava una decisione rischiosa che si sarebbe ritorta contro l'Occidente che avrebbe visto diffondersi quelle stesse armi nei Paesi da cui provenivano. Riguardo all’uso di armi nucleari, Lavrov ricordava che lo scorso gennaio i cinque membri permanenti del Consiglio di sicurezza dell'Onu avevano rilasciato una dichiarazione sull'inammissibilità del loro utilizzo. Il ministro affermava poi che i negoziati con l'Ucraina sarebbero andati avanti, anche se chiedevano reciprocità nella buona volontà nel loro svolgimento. "Noi continueremo a portare avanti negoziati con la delegazione” ucraina, affermava, accusando però Zelensky "di fingere" di negoziare, definendolo “un buon attore", ma si dichiarava comunque fiducioso che il conflitto sarebbe finito “con la firma di un accordo", i cui parametri, tuttavia, "saranno definiti dallo stato delle conquiste sul campo".
L'ambasciatore russo negli Stati uniti Anatoly Antonov, annunciava al canale televisivo russo Rossiya 24 l'invio di una nota al Governo americano in cui si chiedeva di interrompere l’invio di armi all'Ucraina definendo inaccettabili tali forniture, che avrebbero aumentato le tensioni e il numero delle vittime.
Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, parlando ad Acerra in occasione del 25 aprile, affermava che: "Oggi c'è tra gli storici concordia nell'assegnare il titolo di resistente a tutti coloro che, con le armi o senza, mettendo in gioco la propria vita, si oppongono a una invasione straniera, frutto dell'arbitrio e contraria al diritto, oltre che al senso stesso della dignità". "Questo tornare indietro della storia rappresenta un pericolo non soltanto per l'Ucraina ma per tutti gli europei. Avvertiamo l'esigenza di fermare subito, con determinazione, questa deriva di guerra".
Nel passaggio centrale della lettera che papa Francesco aveva inviato al patriarca di Mosca Kirill, in occasione della Pasqua ortodossa il 24 aprile, riportato da Vatican News, era scritto: "Caro fratello! Possa lo Spirito Santo trasformare i nostri cuori e renderci veri operatori di pace, specialmente per l'Ucraina dilaniata dalla guerra, affinché il grande passaggio pasquale dalla morte alla nuova vita in Cristo diventi una realtà per il popolo ucraino, desideroso di una nuova alba che porrà fine all'oscurità della guerra".
Il presidente russo Vladimir Putin aveva partecipato, la sera del 24 aprile, alla veglia per la Pasqua ortodossa nella cattedrale del Cristo Salvatore a Mosca, celebrata dal Patriarca Kirill.
26 aprile
La Russia comunicava il taglio delle forniture di gas a partire dal 27 aprile a Polonia e Bulgaria che non avevano accolto la richiesta russa di pagarle in rubli. L'annuncio faceva rapidamente salire il prezzo del gas sui mercati europei. Gazprom informava anche la Bulgaria (altro Paese fortemente dipendente dal gas russo) della decisione di interrompere le forniture di gas dal giorno dopo, come rendeva noto in una nota il ministro dell'Energia di Sofia, che protestava affermando che "La parte bulgara ha pienamente adempiuto ai propri obblighi e ha effettuato tutti i pagamenti richiesti dal suo attuale contratto in modo tempestivo, rigorosamente e in conformità con i suoi termini".
Il ministro dell'Economia e del Clima tedesco Robert Habeck faceva sapere che il suo Paese avrebbe potuto essere pronto "in pochi giorni" a fare a meno dei rifornimenti di petrolio dalla Russia, raggiungendo un'autonomia che si riteneva possibile finora solo entro la fine dell'anno.
Il 26 aprile si teneva anche un incontro del Segretario generale dell'Onu Antonio Guterres con il presidente russo Vladimir Putin e con il ministro degli Esteri Serghei Lavrov. Come ci si aspettava i colloqui non ottenevano risultati concreti e la conferenza stampa congiunta del segretario generale dell'Onu con il ministro degli Esteri russo a margine dell'incontro con Putin, rendeva ancora più evidente la mancanza di spazi di dialogo. Putin ribadiva fermamente la sua posizione secondo cui senza un accordo sulla Crimea e sul Donbass non sarebbe stato possibile firmare garanzie di sicurezza sull'Ucraina. Guterres proponeva la realizzazione di "un gruppo di contatto umanitario con Russia e Ucraina perché i corridoi siano efficaci e rispettati", per l’evacuazione delle zone di guerra come Mariupol, proposta a cui Lavrov rispondeva affermando che il suo Governo era pronto a collaborare con le Nazioni Unite per aiutare i civili in Ucraina, anche assicurando che la Russia avrebbe voluto "una pace negoziata", ma che era l’Ucraina a non volerla, accusando anche Zelenskyy di essersi rimangiato le proposte avanzate la settimana precedente.
Al Vertice di Ramstein dei ministri della Difesa e dei capi di stato maggiore dei Paesi del Patto Atlantico e di numerosi Paesi amici, tra cui le probabili future candidate all’adesione Svezia e Finlandia, il segretario alla Difesa statunitense Lloyd Austin parlava di “incontro storico” e di una lega per l’Ucraina contro la Russia imperialista.
La Germania annunciava una svolta nella propria politica, finora molto prudente riguardo alle forniture belliche all’Ucraina, con l’invio di 50 carri armati Gepard per la difesa anti-aerea e dando anche la disponibilità all'addestramento delle truppe ucraine all'artiglieria sul suolo tedesco. Austin dichiarava alla stampa che "La Nato mantiene il principio delle porte aperte”, non escludendo quindi completamente una futura adesione dell’Ucraina alla Nato. Affermava inoltre che il vertice con gli alleati Nato e i loro amici sarebbe diventato "un gruppo di contatto mensile" per discutere la strategia da tenere per aiutare l'Ucraina contro l'aggressione russa e ribadiva che: "Vogliamo rendere più difficile per la Russia minacciare i suoi vicini e indebolirla in questo senso". "Vogliamo essere sicuri che non abbiano più le capacità per bullizzare i loro vicini, quelle che avevano prima che iniziasse il conflitto in Ucraina". "Oggi siamo qui riunti, oltre 40 Paesi, per aiutare l'Ucraina a vincere la battaglia contro la Russia. L'Ucraina ha fatto un lavoro straordinario nel difendersi dalla aggressione russa e la battaglia di Kiev entrerà nei libri di storia. Ma ora la situazione sul campo è cambiata, con l'offensiva nel sud e nel Donbas e dobbiamo capire di cosa ha bisogno l'Ucraina per combattere".
Il ministro della Difesa ucraino, Oleksiy Reznikov, scriveva su Twitter: "Ho trasmesso un messaggio ai partner occidentali nel corso del vertice alla base aerea di Ramstein: ogni tranche di assistenza militare ci avvicina alla pace in Europa, rafforza la sicurezza nel mondo e la giustizia e la nostra vittoria comune sulla Russia". Il ministro della Difesa italiano,
Lorenzo Guerini, dichiarava: “Da parte dei Paesi presenti è stato ribadito il sostegno a Kyiv per tutto il tempo che si rivelerà necessario. L’Italia continuerà a fare la propria parte sulla base delle indicazioni decise dal Parlamento italiano”. “Da questo punto di vista, ci sarà un nuovo invio da parte italiana di equipaggiamenti militari, indispensabili per continuare il supporto alla resistenza ucraina”, affermava Guerini riferendosi al secondo decreto interministeriale in via di finalizzazione, della stessa natura della precedente tranche di aiuti, forniti sulla base delle richieste da parte ucraina e in ossequio alle risoluzioni del Parlamento italiano. “La nostra volontà di continuare a sostenere le Forze Armate di Kiev è quanto ho già di recente ribadito al ministro della Difesa ucraino, Reznikov, nel corso della telefonata della scorsa settimana in cui ci siamo confrontati sulle esigenze del suo Paese in termini di aiuti”.
Il viceministro della Difesa britannico James Heappey, come riportato anche dalla Bbc, affermava che il governo britannico considerava "completamente legittimo" l'uso da parte ucraina di armi fornite dal Regno Unito per colpire obiettivi come le linee logistiche, le forniture di carburante, i depositi di munizioni all'interno del territorio russo che contribuivano direttamente alla morte e alla carneficina sul suolo ucraino. Maria Zacharova, portavoce del ministero degli Esteri russo, citata dalla Tass, rispondeva che allo stesso modo la Russia avrebbe potuto ritenere altrettanto legittimo prendere di mira "in profondità le linee di rifornimento" ucraino fin "dentro quei Paesi i quali trasferiscono all'Ucraina armi" che producono "morte e distruzione". Il ministero della Difesa russo, citato dalla Tass, comunicava a sua volta che "L'esercito è pronto a condurre raid di rappresaglia se la Russia verrà attaccata con armi occidentali", spiegando che sarebbero "raid proporzionati contro i centri decisionali a Kiev, dove si trovano i consiglieri occidentali", alla luce dei "tentativi di Londra di spingere le autorità ucraine" a colpire la Russia.
Dopo una serie di esplosioni in Transnistria, l’ultima delle quali colpiva un centro di trasmissione di un radio russa, le autorità del governo dell’autoproclamata repubblica filorussa (dove pare si trovino circa 1500 soldati russi e vari armamenti) alzavano le misure di sicurezza per un allerta terrorismo e il presidente della “repubblica”, Vadim Krasnoselsky, citato da Interfax dichiarava che "Le tracce degli attacchi terroristici in Transnistria portano all'Ucraina", secondo i primi risultati delle attività investigative compiute. "Credo che coloro che hanno organizzato questi attacchi cerchino di trascinare la Transnistria nel conflitto", aggiungeva. La Moldavia, intanto, metteva in allerta le sue forze di sicurezza, scriveva il Washington Post citando fonti del governo.
In un video-discorso il presidente ucraino Volodymyr Zelenskyy dichiarava tra l’altro che "Tutti nel mondo, anche coloro che non ci sostengono apertamente, concordano sul fatto che è in Ucraina che si decide il destino dell'Europa, il destino della sicurezza globale, il destino del sistema democratico".
Continuavano i raid russi su Mariupol: il reggimento Azov sul suo canale Telegram informava del lancio nelle ultime 24 ore di 35 attacchi aerei sull'acciaieria Azovstal, dove si nascondono anche civili, alcuni dei quali sarebbero rimasti feriti e altri intrappolati tra le macerie.
Il servizio stampa di Energoatom, l'operatore nucleare statale dell'Ucraina, citato da Ukrinform, denunciava che due missili da crociera lanciati dall'esercito russo avevano sorvolato a bassa quota la centrale nucleare di Zaporizhzhia a Energodar. "Il sorvolo di missili a bassa quota proprio sopra il sito della centrale, dove si trovano sette impianti nucleari, comporta rischi enormi. I missili possono colpire uno o più impianti nucleari, è una minaccia di catastrofe nucleare e radioattiva per tutto il mondo", dichiarava il Ceo di Energoatom Petro Kotin.
Erano almeno nove i civili uccisi nei bombardamenti russi che avevano colpito diverse zone dell'Ucraina orientale e meridionale, secondo i rapporti delle autorità locali. Tre civili morivano sotto le macerie di un edificio colpito da un bombardamento nella città di Popasna, altre tre persone restavano uccise e sette ferite in un bombardamento a Kharkiv, mentre almeno due civili erano stati uccisi e sei feriti nella regione di Donetsk mentre a Zaporizhzhia, alcuni colpi uccidevano almeno una persona e ne ferivano un'altra. "I russi hanno aperto il fuoco sui civili per 17 volte nelle ultime 24 ore" nella regione di Lugansk, rendevano noto fonti ucraine. L'esercito ucraino, da parte sua, rivendicava la distruzione di un deposito di munizioni e l’uccisione di 70 soldati russi nella zona di Velyka Aleksandrovka, nella regione di Kherson.
Il quotidiano La Repubblica del 26 aprile riportava la vicenda della 64° brigata motorizzata russa, di solito di stanza nell’estremo oriente della Russia, che all’inizio di aprile era stata identificata come la responsabile delle uccisioni, delle torture e degli stupri contro centinaia di civili nell’area di Bucha dall’intelligence militare ucraina, che aveva anche pubblicato la lista con i nomi degli ufficiali.
Dopo il tentativo fallito di circondare e assediare Kiev, assieme ad altri reparti la 64° si era ritirata verso la Bielorussia e poi in Russia. In seguito il presidente russo aveva premiato il reparto con il titolo onorifico di “Brigata delle Guardie” e il suo comandante, il tenente colonnello Azatbek Asanbekovich Omurekov, aveva ricevuto la promozione a colonnello. Poi l’Institute for the Study of War, un think tank americano che segue l’andamento della guerra, aveva segnalato che la brigata sarebbe subito stata spedita, nonostante le proteste della maggior parte dei suoi soldati, su uno dei fronti più duri, quello di Kharkiv e Izyum, a Nord della regione del Donbas, senza godere del normale periodo di pausa prima di essere rimandata a combattere allo scopo, ipotizzava l’istituto, di mandare a morire i soldati che un giorno avrebbero potuto testimoniare sui crimini di guerra commessi e negati dal governo russo.
27 aprile
Il presidente russo Vladimir Putin in un discorso ai parlamentari a San Pietroburgo, affermava: "Se la Russia sarà minacciata, risponderà con mezzi che i suoi avversari non hanno ancora". "Devono sapere che ci sarà una risposta, e sarà fulminea. Abbiamo strumenti che nessuno ha e li utilizzeremo, se necessario. Voglio che tutti lo sappiano". "I piani dei Paesi occidentali per strangolare economicamente la Russia sono falliti e l'impatto economico delle sanzioni non è stato così forte per il momento". "Tutti gli obiettivi dell'operazione militare speciale in Ucraina e Donbas saranno completamente realizzati".
Come annunciato il giorno precedente, Gazprom sospendeva le forniture di gas a Polonia e Bulgaria per effetto del mancato pagamento in rubli, minacciando di fare lo stesso con altri Paesi che non avessero accettato le procedure di pagamento pretese dalla Russia. Il portavoce del Cremlino Peskov dichiarava che la richiesta della Russia di effettuare i pagamenti del gas in rubli non era un ricatto ma una risposta ad "atti ostili" contro la Russia, aggiungendo che Mosca rimaneva un fornitore di energia affidabile.
Il Governo bulgaro garantiva intanto di avere riserve per un mese, mentre nessuna restrizione riguardava per il momento Italia e Austria. Gazprom sosteneva che quattro acquirenti europei avevano iniziato a pagare in rubli, affermazione smentita sia dal Governo austriaco che da quello tedesco, che riaffermava l’effettuazione dei pagamenti in euro. Al presidente della Duma che chiedeva che la fornitura di gas venisse sospesa anche ad altri Paesi ostili, rispondeva duramente la presidente della Commissione von Der Leyen secondo la quale l’Unione non accettava ricatti, concetto rilanciato con forza anche dalla presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola, che su Twitter scriveva: "L'Unione europea non sarà ricattata e il Parlamento europeo chiede l'immediato embargo paneuropeo sulle forniture energetiche controllate dal Cremlino. È ora di tagliare le nostre dipendenze dagli autocrati una volta per tutte".
Intanto a Strasburgo il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, intervenendo all’Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa, diceva tra l’altro: “Viviamo oggi, nuovamente, l’incubo – inatteso perché imprevedibile - della guerra nel nostro Continente. Si pratica e si vorrebbe imporre l’arretramento della storia all’epoca delle politiche di potenza, della sopraffazione degli uni sugli altri, della contrapposizione di un popolo – mascherato, talvolta, sotto l’espressione "interesse nazionale" - contro un altro. Imperialismo e neo-colonialismo non hanno più diritto di esistere nel terzo millennio, quali che siano le sembianze dietro le quali si camuffano. Non è più il tempo di una visione tardo-ottocentesca, e poi stalinista, che immagina una gerarchia tra le nazioni a vantaggio di quella militarmente più forte. Non è più il tempo di Paesi che pretendano di dominarne altri”. “La Federazione Russa, con l’atroce invasione dell’Ucraina, ha scelto di collocarsi fuori dalle regole a cui aveva liberamente aderito, contribuendo ad applicarle”. “Prospettare una sede internazionale che rinnovi radici alla pace, che restituisca dignità a un quadro di sicurezza e di cooperazione, sull’esempio di quella Conferenza di Helsinki che portò, nel 1975, a un Atto finale foriero di sviluppi positivi, e di cui fu figlia la Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa. Si tratta di affermare con forza il rifiuto di una politica basata su sfere di influenza, su diritti affievoliti per alcuni popoli e Paesi e, invece, proclamare, nello spirito di Helsinki, la parità di diritti, la uguaglianza per i popoli e per le persone”.
Igor Volobuev, vicepresidente della Gazprombank di proprietà statale, annunciava di essere fuggito dalla Russia il 2 marzo e di essersi unito alle forze di difesa territoriale ucraine per combattere al loro fianco, diventando così il quarto alto dirigente o funzionario noto ad aver fatto una improvvisa uscita dal Paese, scriveva The Moscow Times. Volobuev, nato nella città ucraina nord-orientale di Okhtyrka, dichiarava che non riusciva più a guardare quello che la Russia stava facendo alla sua patria.
Riguardo ai rapporti tra Ucraina e Italia, il presidente ucraino Zelenskyy, dopo aver parlato con Draghi al telefono, scriveva su Twitter: "Prosegue il dialogo con il Presidente del Consiglio Mario Draghi. Ho riferito sui progressi nel respingere l'aggressione russa. Siamo grati per il coinvolgimento dell'Italia nelle indagini sui crimini contro l'umanità commessi dalla Russia. Apprezziamo anche il sostegno per rafforzare le sanzioni contro l'aggressore”. "Un ringraziamento speciale all'Italia per aver dato rifugio a oltre 100.000 ucraini che sono stati costretti a fuggire dalle loro case a causa dell'aggressione russa. Si è discusso anche del coinvolgimento dell'Italia sui futuri accordi per la sicurezza dell'Ucraina".
Fonti della Presidenza del Consiglio riportavano all’Ansa che i due presidenti avevano parlato anche della prossima visita di Draghi in Ucraina. Il 10 maggio prossimo; inoltre, il Presidente del Consiglio sarà prossimamente anche a Washington per incontrare il presidente americano Biden.
Zelensky in un video serale su Telegram, esprimeva apprezzamento sulla proposta della Commissione europea di sospendere per un anno tutti i dazi sui prodotti esportati dall’Ucraina nell'Unione europea che avrebbe contribuito a sostenere l'attività economica ucraina e a preservarne la produzione nazionale.
Il capo dell'amministrazione militare regionale, Pavlo Kyrylenko, riportato dalla Ukrainska Pravda accusava le forze russe di aver bombardato due volte con pezzi di artiglieria la città di Avdiivka, nella regione di Donetsk, con munizioni al fosforo, provocando diversi incendi.
Il governatore della Regione di Lugansk Serhiy Haidai, secondo quanto riportato da Ukrinform, denunciava che un raid russo aveva colpito l'ospedale di Severdonetsk, (che diceva essere, con quello di Lysychansk, uno degli unici due ospedali ancora funzionanti nella regione) dove c'erano diversi pazienti, provocando la morte di una donna e danneggiando diversi piani dell'edificio.
Le forze armate ucraine annunciavano (fonte Ansa) di aver colpito le posizioni russe sull'Isola dei Serpenti, colpendo il posto di comando e distruggendo il sistema missilistico antiaereo Strela-10.
Il segretario di Stato americano, Antony Blinken, in un'audizione alla Commissione bilancio del Senato americano, denunciava "notizie molto credibili" secondo cui i militari russi avevano "nascosto esplosivi in oggetti come lavatrici e giocattoli in modo che quando gli ucraini potranno tornare a casa e riprendere la loro vita normale siano uccisi o feriti".
Il segretario generale dell'Onu Antonio Guterres giungeva "in Ucraina dopo aver visitato Mosca. Continueremo il nostro lavoro per rafforzare il supporto umanitario e garantire l'evacuazione dei civili dalle zone di conflitto. Prima finisce questa guerra, meglio è, per il bene dell'Ucraina, della Russia e del mondo".
Il ministro della Difesa turco Hulusi Akar, dopo il vertice del 26 aprile a Ramstein in Germania, citato dalla Tass, dichiarava che la Turchia auspicava che l'incontro tra il presidente russo Vladimir Putin e quello ucraino Volodymyr Zelensky potesse avere luogo "nei prossimi giorni", grazie alle proposte avanzate dal presidente turco Erdogan, che sempre il giorno precedente aveva sentito telefonicamente Putin, ribadendogli l'invito ad ospitare in Turchia un vertice tra i due presidenti.
Il 27 aprile, nonostante i rapporti molto tesi tra Stati Uniti e Russia, si realizzava uno scambio di prigionieri tra l'ex marine americano Trevor Reed e l'ex pilota d’aerei russo Konstantin Yaroshenko.
In un nuovo messaggio notturno alla nazione il presidente ucraino Zelenskyy, accusava il presidente russo Vladimir Putin di volere smembrare e ridisegnare i confini dell'Europa centrale e occidentale. "L'obiettivo finale della leadership russa non è solo quello di impadronirsi del territorio dell'Ucraina, ma di smembrare l'intera Europa centrale e orientale e assestare un colpo globale alla democrazia". Il consigliere del presidente ucraino, Oleksiy Arestovych, riportato dall'agenzia di stampa Ukrinform, affermava che la guerra in Ucraina sarebbe potuta durare fino all'inizio del 2023.
L’Assemblea generale delle Nazioni Unite approvava una risoluzione che chiedeva ai cinque membri permanenti del Consiglio di sicurezza (Stati Uniti, Cina, Russia, Francia e Regno Unito) di giustificare l’uso del loro potere di veto spiegandone le ragioni, entro 10 giorni dal suo utilizzo, all'Assemblea generale, appositamente convocata entro tale termine, per “avviare un dibattito sulla situazione per la quale il veto è stato posto”, allo scopo di cercare di limitarne l’utilizzo; la sua approvazione veniva accolta con un lungo applauso.
La risoluzione era stata proposta più di due anni prima e poi era rimasta in sospeso a causa della pandemia da Covid-19, ma aveva ricevuto nuovo impulso dall’invasione russa dell’Ucraina, anche considerando che il 26 febbraio, due giorni dopo l’invasione, il Consiglio non aveva potuto approvare una risoluzione di condanna, come il 5 aprile non era stato in grado di condannare in modo formale i massacri commessi nella città ucraina di Bucha, sempre a causa del veto russo. L’Italia era tra gli 83 co-sponsor, mentre il promotore era stato il Liechtenstein (il cui ambasciatore Christian Wenaweser affermava che la misura avrebbe rafforzato “il ruolo delle Nazioni Unite e il multilateralismo e la voce di tutti i membri che non fanno parte del Consiglio di sicurezza”) a cui si erano aggiunti tre dei cinque membri permanenti, Stati Uniti, Francia e Regno Unito, ma non Russia e Cina. Il testo non è vincolante, non può costringere nessun Paese a spiegare la propria posizione all’Assemblea generale, ma anche il rifiuto di farlo avrebbe un significato politico.
Intervistato dal quotidiano ufficiale del Governo russo, "Rossijskaja Gazeta", il segretario del Consiglio di sicurezza della Federazione Russa e consigliere del presidente Putin, Nikolaj Patrushev, spiegava la visione del Governo russo riguardo alla guerra in Ucraina e ai rapporti tra Russia e Occidente. Patrushev accusava degli Stati Uniti di voler consolidare la loro egemonia resistendo al crollo del mondo multipolare cercando di costringere la Russia a rinunciare alla sua sovranità, autocoscienza, cultura, politica estera e interna indipendente, anche “sfruttando le loro creature a Kiev”, “cercando di dividere un popolo essenzialmente unico” inculcando negli ucraini “l’odio per tutto ciò che è russo. Se oggi qualcosa unisce i popoli in Ucraina, è la paura delle atrocità dei battaglioni nazionalisti. Pertanto il risultato della politica dell'Occidente e del regime di Kiev da esso controllato, non può che essere la disintegrazione dell'Ucraina in più Stati".
Patrushev poi parlava della crisi economica che stava colpendo l’occidente e dell’impatto che avrebbero avuto i milioni di profughi ucraini in arrivo, descritti come “I rappresentanti della comunità criminale fuggita dall'Ucraina” che “cercheranno di occupare nicchie per loro redditizie, di mettere sotto controllo i gruppi criminali locali (…)”. Inoltre affermava che: “Sullo sfondo delle sanzioni anti-russe, il mondo sta gradualmente precipitando in una crisi alimentare senza precedenti. Decine di milioni di persone in Africa o in Medio Oriente, per colpa dell'Occidente, saranno sull'orlo della fame. Per sopravvivere, si precipiteranno in Europa. Non sono sicuro che l'Europa sopravvivrà alla crisi”.
28 aprile
Durante la visita a Kyiv del segretario generale dell’ONU Guterres, cinque missili colpivano la capitale. Il presidente ucraino Zelenskyy affermava che con questo atto la Russia aveva voluto umiliare l'Onu. "Oggi, subito dopo la fine dei nostri colloqui a Kyiv, i missili russi sono volati nella città. Cinque missili. Questo la dice lunga sul vero atteggiamento della Russia nei confronti delle istituzioni globali, sugli sforzi della leadership russa per umiliare le Nazioni Unite e tutto il resto che l'organizzazione rappresenta. E quindi serve una risposta appropriata e potente".
I missili colpivano una zona limitrofa al centro di Kiev vicino all'ambasciata britannica. Sul posto accorrevano polizia, militari e almeno due ambulanze. Uno degli obiettivi colpiti dai raid era una zona residenziale e si registravano alcune vittime (si saprà poi che tra di esse c’era anche la giornalista di Radio Svoboda Vera Girich). Secondo le prime indagini sul posto, un missile aveva colpito l'ingresso della fabbrica Artem nel quartiere di Shevchenkivskyi, già colpita a metà marzo, mentre un secondo colpiva i primi due piani di un edificio residenziale di 25, vicino alla fabbrica, facendo divampare un incendio. Il segretario generale Guterres (citato da media portoghesi) si dichiarava scioccato per l'attacco missilistico. Il ministro degli Esteri Dmytro Kuleba scriveva su Twitter: "La Russia ha colpito Kiev con missili cruise proprio quando il Segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres e il primo ministro bulgaro Kiril Petkov stanno visitando la nostra capitale. Con questo efferato atto di barbarie la Russia dimostra ancora una volta il suo atteggiamento nei confronti dell'Ucraina, dell'Europa e del mondo".
Visitando Borodyanka, Bucha e Irpin, le cittadine vicino Kyiv devastate dall'invasione russa, il Segretario generale Gurterres, diceva di immaginare la propria famiglia coinvolta in un tale disastro e affermava che: “Questa distruzione è inaccettabile nel XXI secolo". "La guerra non finirà con le riunioni. La guerra finirà quando la Federazione Russa deciderà di finirla e quando ci sarà, dopo un cessate il fuoco, la possibilità di un accordo politico serio". Il generale Oleksandr Pavliuk, capo dell'amministrazione militare regionale di Kiev, accompagnando Guterres nella visita dichiarava che: "La vita sta lentamente tornando alla normalità, ma adesso il problema più grave sono le mine. Nella regione di Kiev ci sono ancora 22 mila esplosivi lasciati dai russi. E' un lavoro enorme". "Quello che il segretario generale Guterres ha visto qui non si può paragonare a quello che succede nelle regioni di Lugansk e Donetsk”. "I russi dicono che vogliono liberare il Paese, e invece stanno distruggendo tutto", aggiungeva.
Militari del battaglione Azov, affermavano su Telegram, citati da Ukrinform, che fosse stato "bombardato l'ospedale da campo militare che si trova nell'acciaieria Azovstal: ci sono morti e nuovi feriti" e postavano un breve video nel quale si vedevano i primi soccorsi ai soldati rimasti sotto le macerie.
Un funzionario della Difesa statunitense, in un briefing con la stampa, affermava che gli Stati Uniti avevano osservato alcune truppe russe "lasciare la città di Mariupol nonostante non l'abbiano ancora conquistata". Il Pentagono valutava che dal sud i soldati di Mosca si stessero dirigendo nel nord-ovest, verso Zaporizhzhia. "Il conflitto in Ucraina può durare mesi o anche di più", dichiarava un alto funzionario dell'amministrazione Biden, sottolineando che la guerra avrebbe continuato a mettere alla prova l'unità di Stati Uniti e alleati e "la nostra determinazione comune a fornire all'Ucraina ciò di cui ha bisogno per vincere".
La procuratrice generale di Kyiv, Irina Venediktova, in un'intervista alla Deutsche Welle, informava che la giustizia ucraina aveva identificato "oltre 8.000 casi" di sospetti crimini di guerra russi.
Un portavoce del Ministero degli esteri britannico informava che un cittadino britannico sarebbe stato ucciso in Ucraina e un altro disperso; secondo Sky News, si tratterebbe di due volontari che si erano uniti alle forze ucraine per combattere contro i russi.
Il capo dell'amministrazione della regione di Odessa Maksym Marcenko, dichiarava su Telegram che la contraerea ucraina aveva abbattuto tre missili russi sopra la città.
Il governatore di Leopoli Maksym Kozytskyi su Twitter, come riportato da The Guardian, dichiarava che la difesa aerea ucraina aveva sventato il rischio di un attacco missilistico da sud-est dal Mar Nero diretto a Leopoli.
Ukrainska Pravda, citando fonti militari ucraine, scriveva che il Capo di stato maggiore russo generale Valery Gerasimov, si era recato personalmente in territorio ucraino, a Izyum, per sovrintendere direttamente alle operazioni militari nel Donbas, nonostante la recente nomina del generale Oleksandr Dvornikov come unico comandante delle truppe russe in Ucraina.
Il presidente ucraino Zelensky, il precedente 27 aprile, riportava il Guardian il 28, aveva incontrato le autorità locali e regionali per discutere della ricostruzione post bellica e affermava che: "Le stime preliminari delle perdite dell'Ucraina da questa guerra raggiungono oggi i 600 miliardi di dollari". "Sono stati distrutti o danneggiati oltre 32 milioni di metri quadrati di aree vivibili, oltre 1.500 strutture educative e oltre 350 strutture mediche".
Il presidente statunitense Joe Biden annunciava la confisca dei beni degli oligarchi russi e chiedeva nuovi poteri al Congresso per usare i proventi a favore dell'Ucraina. Biden ribadiva inoltre che: "Finché continueranno gli assalti e le atrocità, continueremo ad aiutare l'Ucraina a difendersi dall'aggressione russa", inviando "altre armi e nuovi aiuti".
Il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg dichiarava, durante una conferenza stampa con la presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola, che “Se Svezia e Finlandia decidono di entrare nella Nato saranno accolti a braccia aperte". "Abbiamo lavorato con questi Paesi per anni, sappiamo che loro forze hanno gli standard della Nato, abbiamo condotto insieme molte missioni e mi aspetto che il processo sia veloce dopo che le formalità saranno espletate". "Sono certo che troveremo accordi di sicurezza nel periodo di interregno fino a quando sarà ratificata la loro scelta".
La portavoce del Ministero degli esteri russo Maria Zakharova, secondo quanto riportato da The Guardian, accusava i cittadini dei paesi dell'Europa occidentale, tra cui l'Italia, la Spagna, la Francia e la Gran Bretagna di aver chiuso un occhio sul nazismo in Ucraina, ricordando anche quanto accaduto in Germania tra gli anni '20 e gli anni '30; accusava poi le forze armate ucraine di tenere civili in ostaggio e di usarli come scudi umani.
Veniva pubblicato in Gazzetta Ufficiale il decreto che dava il via libera alla seconda tranche della fornitura di armi italiane all'Ucraina, emanato dal Ministro della difesa, Lorenzo Guerini, dal Ministro degli Affari esteri Luigi Di Maio e dal Ministro dell’economia Daniele Franco. La lista degli armamenti veniva secretata, ma il Ministro Guerini riferiva in proposito in audizione al Copasir precisando che si trattava di materiale bellico della stessa natura di quello già inviato col primo decreto, che avrebbe riguardato missili anti-aereo Stinger, missili anti-carro Milan, mortai da 120 mm, mitragliatrici pesanti e leggere, giubbotti antiproiettile, elmetti, razioni k, proiettili e munizionamenti Un possibile futuro passaggio a mezzi pesanti come i semoventi d'artiglieria M109, i cingolati M113 e i più leggeri blindati Lince sarebbe stato valutato in seguito e eventualmente inserito in un successivo decreto.
29 aprile
Continuavano le condanne dopo i lanci di missili russi su Kyiv mentre era in visita il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres. L’Alto rappresentante per la politica estera Ue Borrell si definiva “scioccato e sconvolto per l’attacco missilistico” poiché dimostrava “lo sfacciato disprezzo per il diritto internazionale”, il portavoce del governo tedesco Wolfgang Buechner in conferenza stampa condannava “con la massima durezza il lancio di missili” e aggiungeva che “la Russia non ha alcun rispetto del diritto internazionale”.
Il sindaco di Kyiv Vitaly Klitschko dichiarava che i missili erano la prova che la minaccia a Kyiv non era scomparsa e che quanto successo era un modo dei russi per mostrare il “dito medio” al segretario generale. I lanci di missili su Kyiv durante la visita di Guterres saranno oggetto di dibattito in seno al Consiglio di sicurezza dell'Onu la prossima settimana.
Mentre il Congresso americano approvava una misura che consentiva al presidente Biden di accelerare la fornitura di armi all’Ucraina, ricorrendo ad una legge del 1941, il presidente ucraino Zelenskyy dichiarava che “fornire al nostro Paese le armi necessarie è una salvezza non solo per gli ucraini, ma per l'intera Europa”. Con questo incremento straordinario dei fondi per gli aiuti militari a Kyiv, gli Usa si trovavano a spendere per l'Ucraina più di quanto abbiano fatto per finanziare il loro intervento in Afghanistan, sottolineava il New York Times in riferimento allo stanziamento di 33 miliardi di dollari da approvare immediatamente. Il portavoce del Cremlino Peskov, citato da Interfax, dichiarava che la misura approvata dal Congresso americano che permetteva di usare asset della Russia per aiutare l’Ucraina era da considerarsi “un pericoloso precedente di espropriazione della proprietà privata”.
Funzionari Usa e Nato rendevano noto che l’avanzata delle forze armate russe nell’est dell’Ucraina era “lenta e irregolare” soprattutto “per motivi logistici”.
Il Guardian, citando il ministero della Difesa britannico, dichiarava che circa 8.000 soldati dell'esercito britannico avrebbero preso parte a esercitazioni in programma in tutta l'Europa orientale in risposta all'aggressione russa dell'Ucraina, in uno dei più grandi spiegamenti di forze dalla guerra fredda. L’intelligence britannica affermava anche che “la battaglia del Donbas resta il principale obiettivo strategico della Russia”. Anthony Blinken, nel frattempo, annunciava durante un’audizione parlamentare che gli Usa avrebbero “sostenuto fortemente” l’adesione alla Nato di Svezia e Finlandia.
Mentre Josep Borrell, Alto rappresentante per gli affari esteri UE, dichiarava che “la guerra in Ucraina sta trasformando la geopolitica globale”, il Ministro degli Esteri ucraino Kuleba su Twitter rispondeva che “l'Ucraina ha rinunciato alle armi nucleari per il bene della pace mondiale. Abbiamo poi bussato alla porta della Nato, ma non si è mai aperta. Il vuoto di sicurezza ha portato all'aggressione russa. Il mondo deve sicurezza all'Ucraina e chiediamo agli stati di decidere quali garanzie di sicurezza siano pronti a fornire”.
Il leader M5s Giuseppe Conte sottolineava che “come M5s siamo assolutamente contrari a un'escalation militare e siamo contrari ad armamenti sempre più letali”, il segretario di stato vaticano, card. Parolin, affermava che era necessaria “una soluzione negoziata”. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, invece, si riferiva alla situazione in Ucraina come “una guerra insensata, provocata dall’aggressione militare russa contro il popolo ucraino, che va sostenuta con la resistenza”.
La Banca centrale russa, citata da Tass, riferiva che in Russia l'inflazione sarebbe continuata a salire per assestarsi alla fine del 2022 in una forbice tra il 18% e il 23%.
Il ministero della Difesa russo, secondo quanto riportava l'Interfax, dichiarava che “l'equipaggio di un sottomarino della flotta del Mar Nero ha sparato una salva con missili da crociera Kalibr su obiettivi di terra precedentemente identificati dal Mar Nero”. Si trattava del primo caso in cui si annunciava l'utilizzo di un sottomarino per colpire obiettivi militari ucraini. Nel mentre, le forze armate ucraine annunciavano la riconquista del villaggio di Ruska Lozova, nella regione di Kharkiv, che tornava in questo modo sotto il controllo totale degli ucraini.
La Gran Bretagna decideva di inviare un gruppo di esperti per indagare su crimini di guerra commessi dalle truppe russe in Ucraina, mentre il governo tedesco considerava la consegna all'Ucraina di obici semoventi PzH 2000 della Bundeswehr, secondo quanto scritto da Die Welt, a cui potrebbero partecipare anche Italia e Paesi Bassi. Il cancelliere Scholz annunciava: “Putin non sta solo perseguendo l'obiettivo di distruggere l'Ucraina. La sua guerra è diretta contro tutto ciò che costituisce la democrazia: libertà, uguaglianza davanti alla legge, autodeterminazione, dignità umana”.
Il Comando aereo alleato dichiarava che, negli ultimi quattro giorni, jet Nato si sono alzati in volo “diverse volte per intercettare caccia russi nei pressi dello spazio aereo dell'Alleanza”.
La situazione all'interno dell'acciaieria Azovstal di Mariupol era “oltre la catastrofe umanitaria”, dichiarava Sergiy Volyna, comandante della 36esima brigata di fanteria marina ucraina.
Il ministero degli Esteri russo affermava che “la Russia non ha l'obbligo di collaborare con la Corte penale internazionale in relazione all'indagine aperta su possibili crimini di guerra in Ucraina”. Aggiungeva poi che “l'Occidente non si può aspettare che la Russia chieda perdono e capitoli davanti alle sanzioni” e avvertiva la Moldavia che un suo ingresso nella Nato non le avrebbe comportato maggiore sicurezza. Sempre Lavrov continuava asserendo che “la Russia non minaccia nessuno con una guerra nucleare, sono i Paesi occidentali che stanno iniziando a parlarne” e che i negoziati tra la Federazione russa e l'Ucraina sulle garanzie di sicurezza “potrebbero andare avanti in modo significativo, se Kyiv fosse un negoziatore onesto”.
Fonti della Difesa americana affermavano che “le forze russe sembrano avanzare verso Slovyansk e Baranivka, con progressi lenti e irregolari a sud-est e sud-ovest di Izium”; una fonte del Pentagono dichiarava che la Russia era “probabilmente in ritardo di qualche giorno”. Il Pentagono annunciava anche un’immediata nuova fornitura di equipaggiamenti e armi americane all'Ucraina, che comprendeva “droni fantasma” Phoenix, radar e mine. “Continuiamo a monitorare il possibile uso di armi chimiche in Ucraina da parte della Russia”, dichiarava il viceportavoce del dipartimento di Stato, Jaline Porter, mentre gli Usa denunciavano Putin per la sua “depravazione”.
Cominciavano i round di incontri informali tra la Commissione Ue e i rappresentanti dei 27 Paesi membri sul sesto pacchetto di sanzioni contro Mosca, che dovrebbe comprendere l'allargamento dell'elenco delle personalità soggette al congelamento dei beni, l'inserimento nella lista nera di ulteriori istituti finanziari russi e misure che conducano al graduale embargo del petrolio.
Il presidente ucraino Zelenskyy dichiarava che “i rischi di chiudere completamente qualsiasi dialogo con i russi sono altissimi”, mentre rendeva nota un'altra fossa comune, con i cadaveri di circa 900 persone, nella regione di Kyiv. Zelenskyy si diceva comunque ancora pronto a parlare con Vladimir Putin nonostante le atrocità russe commesse a Bucha, Mariupol e in altre città.
Dopo otto anni di mandato, l'Osce annunciava ufficialmente la fine della sua missione di osservazione in Ucraina, conseguenza forzata del veto posto al suo rinnovo il 31 marzo dalla Russia.
30 aprile
Nuovi bombardamenti avevano luogo su Kharkiv, dove un attacco in un ospedale e in un villaggio causavano una vittima e 12 feriti. L’intelligence britannica annunciava che “sfide significative” attendevano ancora la Russia, che sperava di correggere i suoi “errori tattici”. Le difese ucraine respingevano il tentativo di sfondamento russo a Mariinka, Krasnohorivka e Novomykhailivka, sulla linea del fronte di Donetsk. Anche a Luhansk, il governatore Serhiy Gaidai affermava: “i russi stanno bombardando tutta la regione ma non riescono a superare la nostra difesa”. Le truppe russe continuavano la loro offensiva a est, aumentandone l’intensità in tutte le direzioni. Anche Odessa continuava ad essere colpita da missili russi.
Il ministro degli esteri russo Lavrov criticava la Nato, affermando che gli alleati stavano facendo di tutto per impedire la fine dell’operazione con accordi politici. Dichiarava inoltre che “l’operazione militare speciale russa in Ucraina sta contribuendo alla liberazione del mondo dall’oppressione neo-coloniale dell’Occidente”. Continuava, nella stessa intervista, dicendo che la Russia, “attore responsabile del mercato globale”, intendeva continuare ad adempiere in modo equo ai propri obblighi in base a contratti internazionali. Annunciava, infine, che la revoca delle sanzioni alla Russia rappresentava parte integrante dei negoziati.
La Polonia inviava oltre 200 carri armati T-72 in Ucraina, secondo quanto riportava la Cnn.
L'Ucraina informava l'Agenzia internazionale per l'energia atomica (Aiea) che Rosenergoatom - unità della compagnia nucleare statale russa Rosatom - aveva inviato un gruppo di otto specialisti nucleari alla centrale nucleare sud-orientale di Zaporizhzhia.
L’esercito di Kyiv annunciava che dall’inizio dell’invasione erano almeno 23.200 i soldati russi uccisi in Ucraina.
La International Planned Parenthood Federation (Ippf) forniva 3mila confezioni di pillole del giorno dopo inviandole nelle aree del Paese più colpite dall'invasione russa.
Il comandante della 36ma brigata di marina ucraina Volynsky faceva un appello diretto a Erdogan per la loro evacuazione. Il negoziatore ucraino e consigliere del presidente Zelenskyy Mikhailo Podoliak, secondo quanto riporta l'Ukrainska Pravda, dichiarava che “Mosca respinge tutte le proposte per aiutare a salvare la popolazione di Mariupol dai bombardamenti russi”. Il sindaco di Mariupol Boychenko dichiarava che “in due mesi i russi hanno ucciso il doppio dei civili rispetto ai nazisti”.
Nikolai Tsvyatkov, vicedirettore dell'Ufficio per la reintegrazione della Moldavia, durante una conferenza stampa, dichiarava “oggi posso dire che in effetti il dialogo tra Chisinau e Tiraspol è diventato più costruttivo; non posso dire che sia più positivo e che ci aspetta un futuro radioso, ma posso assicurarvi che oggi il dialogo tra Chisinau e Tiraspol evita di aumentare i rischi all'interno del paese”.
Il direttore del Dipartimento per la non proliferazione e il controllo degli armamenti del ministero degli Esteri russo, Vladimir Yermakov, annunciava che il dialogo con gli Usa su stabilità strategica era congelato: “ad oggi la situazione è tale che non è possibile parlare di prospettive di negoziato sulla stabilità strategica con gli Stati Uniti. Purtroppo, tutte le azioni di Washington sono rivolte nella direzione diametralmente opposta”. Dichiarava inoltre che “è imperativo riaffermare il principio che i rischi di una guerra nucleare che non deve mai essere scatenata devono essere ridotti al minimo”.
In una telefonata con il presidente ucraino, il presidente francese Macron prometteva di “rafforzare il sostegno a Kyiv sul piano delle forniture di armi difensive e di aiuti militari”. Dopo Macron, il presidente ucraino sentiva anche Johnson, premier britannico, per discutere del sostegno difensivo e dei necessari sforzi diplomatici per la pace, e lo svizzero Cassis, con il quale definiva aiuti umanitari.
Fonti britanniche come l’Independent dichiaravano che Vladimir Putin stava pensando di abbandonare il termine “operazione speciale” per parlare di “guerra totale” a Kyiv.
La Russia annunciava la sua decisione di lasciare la Stazione spaziale internazionale a causa delle sanzioni imposte per l'invasione dell'Ucraina, come dichiarava il direttore generale Dmitry Rogozin in un'intervista riportata dall'agenzia Bloomberg citando la Tass e Ria Novosti.
“Sono tre gli strumenti che possono fermare la Federazione Russia”, annunciava il consigliere del presidente ucraino Zelenskyy, Mykhailo Podolyak rivolgendosi agli alleati europei. “Il primo, sanzioni forti, soprattutto nel settore energetico. Il secondo, aumentare le forniture militari all'Ucraina. Terzo, creare un'immagine completamente negativa della Russia per distruggere il lobbismo residuale russo che ancora c'è in alcuni paesi europei”. Sempre Podolyak, in un’intervista a Rai News 24, ringraziava il presidente Draghi per la posizione chiara a fianco di Kyiv, ma auspicava anche una maggior attenzione italiana all’invio di armi pesanti, alle sanzioni contro la Russia e all’adesione ucraina all’Ue.
Kyiv offriva alla Cina un ruolo di garante della sicurezza ucraina, come riferiva il ministro degli esteri ucraino Kuleva durante un’intervista all’agenzia di stampa Xinhua.
1° maggio
Jens Laerke, portavoce dell'Ufficio per il coordinamento degli affari umanitari dell’Onu, riportato da media internazionali, informava che: "Le Nazioni Unite confermano che è in corso l'evacuazione presso il complesso siderurgico di Azovstal, in coordinamento con la Croce Rossa e le parti in conflitto". Da parte sua il presidente ucraino Zelensky informava su Twitter che circa 100 civili erano stati evacuati dall'acciaieria di Azovstal, a Mariupol, diretti verso zone sotto controllo ucraino e che il successivo giorno 2 maggio li avrebbe incontrati a Zaporizhzhia, ringraziando il proprio team che, insieme all'Onu, stava lavorando all'evacuazione di altri civili dall'impianto.
Il ministero della Difesa russo confermava l'evacuazione di civili dall'acciaieria aggiungendo che erano stati consegnati ai rappresentanti dell'Onu e della Croce rossa, riferiva Interfax, specificando che tale operazione riguardava i civili che volevano raggiungere il territorio controllato da Kyiv. Il Consiglio comunale, citato dall'agenzia Unian, comunicava che invece l'evacuazione dei civili che intendono lasciare Mariupol e che si trovano in altre parti della città fuori da Azovstal, era rinviata al 2 maggio "per motivi di sicurezza". Venivano poi rese note nuove immagini satellitari che mostravano edifici in macerie nel complesso dell'acciaieria Azovstal. Il sindaco di Mariupol Vadym Boychenko in una nota pubblicata su Telegram dal Consiglio comunale della città scriveva che l'esercito russo aveva ucciso a Mariupol il doppio delle persone che furono uccise dai nazisti durante la seconda guerra mondiale. "Nell'arco di due anni, i nazisti uccisero circa 10.000 civili a Mariupol. Gli occupanti russi ne hanno uccisi 20.000 in due mesi. Oltre 40.000 persone sono state trasferite con la forza". "E' uno dei peggiori genocidi di una popolazione pacifica della storia moderna", aggiungeva.
Il ministero della Difesa russo, citato da Interfax, confermava di aver colpito un aeroporto nei pressi di Odessa, il giorno precedente 30 aprile, con un missile Onyx, che avrebbe distrutto una pista e un hangar che conteneva "armi dagli Usa e da paesi europei".
Sempre da parte russa si denunciava un attacco di “nazionalisti ucraini” che avrebbe preso di mira una scuola e un asilo, con morti e feriti, nella regione di Kherson.
Non si registravano novità sul fronte diplomatico in attesa del varo da parte dell'Unione europea del sesto pacchetto di sanzioni che potrebbe includere una riduzione delle importazioni di gas e petrolio; la visita del 30 aprile del portavoce di Ankara a Kyiv si era conclusa senza pubblici annunci.
La speaker della Camera dei rappresentanti degli Stati Uniti Nancy Pelosi, giungeva a Kyiv dove incontrava il presidente ucraino Volodymyr Zelenskyy, che pubblicava su Twitter un video dell’incontro, a cui partecipavano anche alcuni deputati americani, tra cui Adam Schiff, presidente della Commissione intelligence della Camera. Nel filmato la presidente Pelosi si rivolgeva a Zelenskyy dicendogli: “Compiamo questa visita per ringraziarla per la vostra battaglia per la libertà. La vostra battaglia è per tutti. Il nostro impegno è essere qui fino alla fine della battaglia”.
Il Presidente ucraino commentando sempre su Twitter l’incontro con la speaker Pelosi, riconosceva che: “Gli USA sono un leader nel forte sostegno alla lotta contro l’aggressione russa. Grazie per l’aiuto a proteggere la sovranità e l’integrità territoriale del nostro Stato!” Nancy Pelosi assicurava poi al presidente Zelenskyy che gli Stati Uniti non avrebbero smesso di fornire armi all'Ucraina per il timore di provocare la Russia e ribadiva il concetto durante una conferenza stampa tenuta in Polonia al ritorno dall’incontro, affermando che "non bisogna farsi mettere sotto dai bulli. Se ti minacciano, non puoi cedere".
Il ministro degli Esteri ucraino Dmitry Kuleba, in un'intervista a Xinhua, chiedeva alla Cina di entrare a far parte del gruppo di Paesi garanti del processo di pace; dichiarava inoltre che dopo gli incontri di Istanbul i negoziati si erano fatti "molto più difficili" e che "l'unico modo per riportare la pace in Ucraina è ripristinare la sovranità di Kiev sull'intero territorio del Paese". Anche il presidente Zelensky scriveva su Facebook: "L'Ucraina sarà libera, e su tutte le città temporaneamente occupate" tornerà a sventolare la bandiera ucraina.
Secondo il quotidiano britannico Independent, il presidente russo Putin il 9 maggio, durante la parata del Giorno della Vittoria, sarebbe intenzionato ad abbandonare il termine di “operazione militare speciale” e ad annunciare, la guerra totale all'Ucraina, allo scopo di introdurre la legge marziale, chiedere ai suoi alleati, in primis la Bielorussia, un maggiore aiuto militare e di attivare la mobilitazione di massa della popolazione, nella prospettiva di un conflitto anche di lunga durata portato avanti con tutte le risorse disponibili.
Il presidente della Duma russa, Vyacheslav Volodin, scriveva su Twitter che la Russia avrebbe dovuto rispondere in maniera simmetrica al congelamento dei beni russi da parte di "nazioni non amiche", confiscando i loro beni e le aziende che si trovano in Russia. "E' giusto rispecchiare le misure verso quelle aziende in Russia i cui proprietari vengono da paesi non amici dove misure simili sono state adottate: confiscando quelle proprietà".
Alcuni programmi di canali televisivi di Stato russi come Channel One e Rossija1, lanciavano, anche mostrando mappe esplicative e con il commento di esperti e giornalisti, minacce di attacco nucleare ai Paesi europei che appoggiavano l’Ucraina, mostrando le potenziali traiettorie e i tempi di volo del nuovo super missile intercontinentale Sarmat, recentemente testato da Mosca e annunciato al mondo da Putin, in grado di raggiungere in pochissimi minuti le principali capitali europee specificando: solo 106 secondi per arrivare a Berlino, 202 per raggiungere Londra, 200 per colpire Parigi. "Quest'arma unica” aveva affermato il presidente russo dopo il collaudo, “proteggerà la sicurezza della Russia da ogni minaccia esterna e farà pensare due volte coloro che cercano di minacciare il nostro Paese nella frenesia della rabbia e della retorica aggressiva".
Il Ministro degli Affari esteri danese Jeppe Kofod, scriveva su Twitter che aveva convocato per il giorno 2 maggio l'ambasciatore russo per protestare per la violazione dello spazio aereo danese da parte di un aereo da ricognizione russo, avvenuto lo scorso venerdì 29 aprile, considerato “del tutto inaccettabile e particolarmente preoccupante nella situazione attuale". L’aereo era poi entrato anche nello spazio aereo della Svezia, atto il cui ministro della Difesa Peter Hultqvist definiva a sua volta “totalmente inaccettabile”.
La Reuters scriveva che il ministero degli Affari esteri britannico aveva informato che uno studio commissionato ad alcuni esperti dal governo britannico aveva portato alla luce una fabbrica di troll russi usati come arma di disinformazione progettata per manipolare l'opinione pubblica internazionale sull'invasione russa dell'Ucraina, aumentare il sostegno ad essa e reclutare nuovi simpatizzanti diffondendo commenti filorussi sui profili di ministri britannici e altri leader mondiali critici verso Mosca in vari social network, tra cui Telegram, Twitter, Facebook e TikTok.
Nella serata di domenica 1 maggio, Sergei Lavrov, ministro degli Esteri della Russia, veniva intervistato nel corso del programma Zona Bianca, su Rete 4 in cui accusava l'Italia di essere in prima fila contro la Russia; parlava poi di guerra nucleare sostenendo che Mosca avesse sempre lavorato per evitarla (“ma non si può sottovalutarne il rischio”, diceva), accusava l'Occidente di combattere sul campo in Ucraina, manteneva la linea dura sul pagamento del gas in rubli e affermava che Zelensky fosse portatore di idee antisemite e naziste, benché ebreo: “Ma questo non significa niente, anche Hitler”, affermava Lavrov, “aveva origini ebraiche”, riportando una tesi, smentita dagli storici, che provocava indignazione in Israele, dove veniva convocato l’ambasciatore russo e il ministro degli Affari esteri Lapid chiedeva le scuse di Lavrov, e nella comunità ebraica mondiale. Lavrov negava poi che la Russia volesse un cambio di governo in Ucraina, ma solo che il Paese cessasse le ostilità, accusava gli Stati Uniti e l’Ucraina di non aver voluto negoziare, negava che la Russia considerasse il 9 maggio come una data militarmente significativa, smentiva che i mercenari del gruppo Wagner dipendessero dal Governo russo e ripeteva che per il suo Governo i massacri di Bucha erano un falso.
Papa Francesco, durante la recita del Regina Coeli, affermava di soffrire e piangere “pensando alle sofferenze della popolazione ucraina" e, invitando i fedeli alla preghiera, diceva che: “Il pensiero va subito alla città ucraina di Mariupol, città di Maria, barbaramente bombardata e distrutta". “Rinnovo la richiesta che siano predisposti corridoi umanitari sicuri per le persone intrappolate nell'acciaieria di quella città".
A Odessa, un attacco missilistico russo colpiva una chiesa ortodossa e un ragazzo di 15 anni rimaneva ucciso e un'altra ragazza adolescente veniva ferita gravemente, mentre il tetto della chiesa, situata molto vicino a una struttura militare, crollava. Oltre che a Odessa si udivano esplosioni anche a Kherson e saliva a otto il bilancio dei civili uccisi il primo maggio in bombardamenti russi nelle regioni di Kharkiv e Donetsk.
Si registrava un nuovo attacco russo allo stabilimento Azovstal di Mariupol dove scoppiava un incendio visibile anche da lontano, scriveva il vice comandante del reggimento Azov, Svyatoslav Palamar su Telegram, riportato da Ukrainska Pravda, che affermava: "I difensori ucraini del reggimento Azov sono vivi, ma vengono bombardati". Un centinaio di civili il giorno precedente avevano lasciato la città. Secondo Kyiv all'interno dell'acciaieria Azovstal ci sarebbero ancora 200 civili e 20 bambini. Il consigliere del sindaco di Mariupol, Petro Andryushchenko, annunciava su Radio Svoboda, secondo quanto riportato dall'Ukrainska Pravda, l’inizio dell'evacuazione dei residenti della città con autobus e con mezzi propri con l’intenzione di raccogliere persone anche nei villaggi di Mangush e Berdyansk.
“Ci auguriamo che migliaia dei nostri residenti di Mariupol che sono rimasti bloccati sulla strada da Mariupol a Zaporizhzhia arrivino a destinazione stasera o domani mattina", aggiungeva. Un video della Bbc mostrava alcuni dei cento civili evacuati il giorno prima dall’acciaieria Azovstal, che raccontavano come avevano potuto rivedere il sole dopo due mesi di buio dopo che si erano rifugiati nei sotterranei dell’impianto per ripararsi dai bombardamenti che però poi si erano avvicinati sempre più e avevano cominciato a colpire l’acciaieria, dei precedenti tentativi di andare via, fino all’ultimo che aveva avuto successo.
Intanto la guerra di fatto sembrava essersi estesa anche al territorio russo, vicino al confine ucraino: negli ultimi due giorni la regione di Belgorod era stata nuovamente colpita: potenti esplosioni erano state avvertite dagli abitanti del capoluogo mentre un incendio scoppiava in una struttura militare russa provocando un ferito e diverse case danneggiate.
A Kursk le autorità comunicavano che parte di un ponte ferroviario era crollato per un "sabotaggio". Sarebbero decine i siti colpiti finora dagli ucraini sul suolo russo, secondo fonti russe, ma non c’era conferma di questi attacchi da parte ucraina. Da ultimo, nella serata giungeva la notizia della morte di due operai a seguito di un incendio in una fabbrica di polvere da sparo di Perm, in Russia, come riferito da Moscow Times e Ria Novosti, verificatosi il primo maggio; lo stabilimento ne produrrebbe anche per sistemi lanciamissili Grad e Smerch.
Il capo della polizia regionale di Kyiv, Maksym Ocheretianyi, dichiarava alla stampa che nella regione della capitale, dopo il ritiro delle forze russe, erano stati ritrovati ad oggi 1.202 corpi di civili uccisi di cui 280 ancora non identificati. Ocheretianyi parlava poi di 8 fosse comuni con 148 corpi.
Fonti delle Nazioni Unite informavano che il numero delle vittime civili accertate dall'inizio del conflitto aveva raggiunto la cifra di tremila.
La procura di Kyiv annunciava di aver identificato formalmente il primo russo sospettato dei massacri di Bucha: Sergey Kolotsey, comandante di un'unità della Guardia nazionale russa, accusato di aver ucciso quattro uomini disarmati e torturato un altro civile.
Il consigliere del presidente ucraino Mykhailo Podolyak, scriveva su Twitter che: “Nel 2019 nel Donbass sono morti 27 civili. Nel 2020 – 8. Nel 2021 – 15. Dopo 2 mesi di guerra su vasta scala, il bilancio delle vittime nella sola Mariupol ha raggiunto le decine di migliaia. Nessuno ha portato tanto dolore e afflizione ai residenti del Donbas come la Russia dal 2014 e soprattutto oggi”.
Il Servizio di sicurezza dell’Ucraina annunciava di aver arrestato due persone con doppia cittadinanza e un loro complice che stavano preparando un “attacco terroristico” che prevedeva di abbattere un aereo civile con missili antiaereo portatili sul territorio russo o bielorusso con un’operazione false flag allo scopo di accusare poi l’Ucraina. Nel 2014 le milizie filo-russe erano state accusate di aver abbattuto un volo della Malaysian Airlines da Amsterdam a Kuala Lumpur, con 298 passeggeri a bordo mentre volava sopra l’Ucraina, atto di cui la Russia aveva sempre negato ogni responsabilità
Il presidente della Duma Vyacheslav Volodin, scriveva sul suo canale Telegram che tutti i capi di Stato dei Paesi che forniscono armi all'Ucraina dovevano essere consegnati alla giustizia come criminali di guerra.
Secondo l'intelligence britannica più di un quarto delle unità russe dedicate all'invasione probabilmente adesso "non sono idonee al combattimento".
Il presidente della Commissione Intelligence della Camera degli Stati Uniti, Adam Schiff dichiarava alla Cnn che “è solo questione di tempo” prima che il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, visiti l’Ucraina.
La portavoce della Casa Bianca, Jen Psaki, dichiarava alla stampa che "La guerra in Ucraina non è una guerra per procura. E’ la propaganda della Russia”. che vuole diffondere questa teoria. “Gli Stati Uniti e la Nato non sono in guerra".
Fonti del Pentagono confermavano che il capo dello Stato Maggiore russo, il generale Valery Gerasimov, era stato sul fronte ucraino per giorni nella precedente settimana, ma non avevano notizie su un suo presunto ferimento, di cui alcuni media avevano parlato.
Il ministro tedesco per gli Affari economici e l'azione climatica Robert Habeck, arrivando al Consiglio dei ministri dell'Energia a Bruxelles, dichiarava che con un embargo del petrolio russo "avremmo un problema locale e ovviamente un aumento dei prezzi e forse le catene di approvvigionamento non sarebbero sicure, ma non colpirebbe l'economia nazionale nel suo insieme. Quindi, dopo due mesi di lavoro, posso dire che la Germania non è contraria a un embargo petrolifero alla Russia. Ovviamente è un carico pesante da sopportare, ma siamo pronti a farlo". Al termine della riunione i Ministri dell'energia ribadivano il rifiuto dell’Unione di pagare in rubli le forniture di gas russo a costo di dover fronteggiare una rottura negli approvvigionamenti.
La commissaria europea per l'energia Kadri Simson dichiarava infatti che la richiesta di pagamenti in rubli da parte di Mosca rappresentava una "modifica unilaterale e ingiustificata dei contratti, ed è legittimo respingerla", precisando che il 97% dei contratti conclusi dalle imprese europee indicavano euro o dollari statunitensi come valute per i pagamenti. I ministri discutevano su una graduale cessazione degli acquisti di petrolio e dei prodotti petroliferi russi, ma la decisione non veniva ancora presa. Si distingueva ancora una volta il Governo ungherese, il cui portavoce Zoltan Kovacs ripeteva che "la propria posizione rispetto a qualsiasi embargo su petrolio e gas non è cambiata: non li sosteniamo". Continuava quindi l'attesa sul nuovo pacchetto di sanzioni antirusse, il sesto, disposto dall'UE contro la Russia dopo la sua aggressione all'Ucraina su cui sembrava ormai imminente la presentazione della relativa proposta della Commissione europea.
Kiev Independent scriveva, citando il capo del Consiglio di Sicurezza ucraino Oleksiy Danilov, che l’Ungheria sarebbe stata informata in anticipo dalla Russia della sua volontà di invadere l’Ucraina, ricordando anche la visita del primo ministro ungherese Orbàn il primo febbraio a Mosca in visita da Vladimir Putin.
Molto forti erano le reazioni di parte israeliana alle affermazioni del Ministro degli Affari esteri russo Lavrov alla trasmissione Zona bianca su Rete4 sulla presunta origine ebraica di Hitler Il presidente di Yad Vashem, il Museo della Memoria di Gerusalemme, Dani Dayan, definiva le parole di Lavrov: "False, deliranti e pericolose" e "degne di ogni condanna", mentre il Ministero degli Affari esteri israeliano convocava l'Ambasciatore russo a Tel Aviv per "chiarimenti" dopo le "gravi" dichiarazioni del ministro russo e il ministro Yair Lapid le definiva “sia imperdonabili ed oltraggiose, sia un terribile errore storico". "Gli ebrei non si sono uccisi da soli nella Shoah. Il più basso livello del razzismo contro gli ebrei è accusare gli ebrei stessi di antisemitismo".
Il premier Mario Draghi in conferenza stampa dopo il Consiglio dei ministri che aveva approvato il “decreto aiuti”, a proposito dell’intervista di Lavrov commentava: “Il ministro Lavrov appartiene a un Paese dove non c’è libertà di espressione. In Italia c’è libertà di esprimere le opinioni, anche quando sono palesemente false e aberranti. Quello che ha detto Lavrov è aberrante. E per quanto riguarda la parte riferita a Hitler, è davvero oscena”. “La televisione trasmette liberamente queste opinioni. Si è parlato di intervista ma in realtà è stato un comizio. Bisogna chiedersi se è accettabile di invitare una persona che chiede di essere intervistata senza nessun contraddittorio. Non è granché”. “La posizione italiana sulla politica estera, sulla guerra in Ucraina e la lealtà agli alleati non è in discussione”. Parlando poi del decreto approvato dal Consiglio, Draghi affermava che il provvedimento “si estende in molte aree: approviamo liberalizzazioni, riforme nel settore delle energie rinnovabili, che ci permettono di accelerare la transizione ecologica, di fare quello scatto negli investimenti nelle rinnovabili che contribuiranno a renderci più indipendenti dal gas russo”.
La CNN, citando un anonimo uomo d’affari di Melitopol, scriveva che truppe russe avevano rubato 27 fra mietitrici, trattori e macchine per la semina, per un valore di 5 milioni di dollari, da un venditore di Melitopol, li avevano caricati su camion, uno dei quali con una grande Z bianca sulla fiancata, e trasportati a oltre mille chilometri di distanza in Cecenia, come si era potuto appurare essendo mezzi moderni dotati di Gps, grazie ai quali si era potuto capire che il carico rubato era arrivato al villaggio di Zakhan Yurt, vicino Grozny. Le macchine erano state allora bloccate da remoto rendendole inutilizzabili, almeno fino a quando esperti informatici non sarebbero riusciti ad aggirare tale blocco, in caso contrario tali mezzi potranno solo essere smontati per venderne i pezzi di ricambio.
Dopo l'evacuazione dei primi convogli di civili verso Zaporizhzhia, le forze russe riprendevano la loro offensiva per assumere il controllo dell'acciaieria Azovstal a Mariupol, ultima roccaforte ucraina nella città. Il vice comandante del battaglione Azov Svyatoslav Palamar, parlava di "Un potente assalto al territorio dello stabilimento Azovstal con l'appoggio di mezzi corazzati, carri armati, tentativi di sbarco e un gran numero di fanti", raid che avrebbe provocato la morte di due donne e il ferimento di altre 10 persone.
Fonti ucraine stimavano che nei sotterranei dell'impianto ci sarebbero ancora tra 200 e 300 persone intrappolate, di cui 30-40 bambini, e più di 40 militari feriti. Il nuovo attacco ad Azovstal, iniziato con bombardamenti d'artiglieria e dell'aviazione, forse in preparazione di un’irruzione al suo interno, veniva confermato anche dalla Difesa russa, mentre dal resto di Mariupol in mani russe, denunciava il sindaco Vadym Boichenko, sarebbero quasi 40.000 gli abitanti "deportati" in Russia, molti dei quali sarebbero costretti ai lavori forzati. Sotto i bombardamenti restavano anche le regioni limitrofe di Mariupol.
Intanto 127 civili erano arrivati a Zaporizhzhia con il convoglio umanitario organizzato dalle Nazioni Unite in coordinamento con la Croce rossa, donne, bambini e anziani, per lo più, evacuati dall'acciaieria Azovstal, ma dei 14 autobus partiti in direzione di Zaporizhzhia, solo tre avrebbero raggiunto il territorio controllato da Kyiv mentre, denunciava il sindaco di Mariupol Boichenko, gli altri 11 sarebbero "scomparsi da qualche parte" e i veicoli con i profughi si perderebbero "in centri di filtrazione: gli occupanti rapiscono i nostri residenti". Questo sarebbe accaduto dopo un'odissea durata più di 48 ore e segnata da tensioni e controlli capillari, sfinenti, nonostante il corridoio umanitario fosse stato concordato, seppure a fatica, tra Kyiv e Mosca con la mediazione dell'ONU. Il convoglio, sotto l'egida delle Nazioni Unite e della Croce rossa, aveva dovuto attraversare ventisei posti di blocco russi prima di approdare al porto sicuro di Zaporizhzhia, che da mesi accoglieva i rifugiati in fuga dal sud e dall'est del Paese.
L'offensiva intanto continuava a colpire soprattutto nel Donbas dove secondo il governatore Pavlo Kyrylenko nella regione di Donetsk almeno 10 civili erano rimasti uccisi - tre in un raid aereo nella località di Avdiivka e gli altri sotto colpi d'artiglieria a Vuhledar e Lyman - e altri 15 feriti, mentre in altre zone sotto costanti bombardamenti si stava cercando di evacuare la popolazione dalla linea del fronte.
Pesanti combattenti proseguivano anche nell'oblast di Lugansk, dove secondo il governatore Serhiy Gaidai nelle ultime ore 12 attacchi erano stati respinti, distruggendo tank, pezzi d'artiglieria e altri veicoli corazzati. Sembrava comunque che Mosca fosse pronta a intensificare i bombardamenti in vista del 9 maggio, giorno in cui si celebra la vittoria contro i nazisti. Gli attacchi continuavano anche più a nord, nell'oblast di Kharkiv, dove si segnalavano almeno un morto e diversi feriti, con combattimenti in particolare nella direzione strategica di Izyum.
Ma anche lontano dal fronte l'Ucraina restava avvolta dal terrore dei bombardamenti nemici, con nuovi attacchi e allarmi antiaerei anche a centinaia di chilometri a ovest della linea strategica del fiume Dnipro e si udivano esplosioni a Leopoli e Kiev, come a Dnipro e Vinnytsia; Leopoli subiva un attacco missilistico (quattro i missili secondo fonti locali) a seguito del quale, riferiva su Twitter il sindaco Andriy Sadovyi, parte della città restava senza corrente elettrica; gli abitanti venivano invitati a restare nei rifugi antiaerei.
Sei stazioni ferroviarie venivano colpite la sera del 3 maggio da bombardamenti russi nell'Ucraina centrale e occidentale, secondo quanto riferiva il presidente delle ferrovie ucraine, Alexander Kamyshin, citato dall'agenzia Unian. Non venivano segnalati morti o feriti tra il personale delle ferrovie o tra i passeggeri, ma i danni provocati venivano definiti gravi da Kamyshin. Sempre nella serata la contraerea ucraina abbatteva un missile russo nei pressi di Kyiv.
Il Presidente del Consiglio Mario Draghi interveniva al Parlamento europeo a Strasburgo alla discussione dello stato dell'Unione e il suo futuro e, dopo aver onorato la memoria del precedente Presidente dell’Assemblea recentemente scomparso David Sassoli e parlato della lotta alla pandemia affrontata dall’Unione nei due anni precedenti, che aveva portato anche all’approvazione del Next Generation EU, analizzava diffusamente la risposta dell’Unione europea dinanzi alla nuova crisi rappresentata dal conflitto in Ucraina.
Il Premier definiva le istituzioni europee ormai “inadeguate per la realtà che ci si manifesta oggi. La pandemia e la guerra hanno chiamato le istituzioni europee a responsabilità mai assunte fino ad ora. Il quadro geopolitico è in rapida e profonda trasformazione” e richiede “un federalismo pragmatico, che abbracci tutti gli ambiti colpiti dalle trasformazioni in corso dall’economia, all’energia, alla sicurezza” che serva alla difesa dei “nostri valori europei di pace, di solidarietà, di umanità” e “Se ciò richiede l’inizio di un percorso che porterà alla revisione dei Trattati, lo si abbracci con coraggio e con fiducia”. Affrontando poi direttamente il tema della guerra in atto, diceva: “L’aggressione dell’Ucraina da parte della Russia ha rimesso in discussione la più grande conquista dell’Unione Europea: la pace nel nostro continente. Una pace basata sul rispetto dei confini territoriali, dello stato di diritto, della sovranità democratica; una pace basata sull’utilizzo della diplomazia come mezzo di risoluzione delle crisi tra Stati; una pace basata sul rispetto dei diritti umani, oltraggiati a Mariupol, a Bucha, e in tutti i luoghi in cui si è scatenata la violenza dell’esercito russo nei confronti di civili inermi. Dobbiamo sostenere l’Ucraina, il suo governo e il suo popolo, come il Presidente Zelenskyy ha chiesto e continua a chiedere di fare. In una guerra di aggressione non può esistere alcuna equivalenza tra chi invade e chi resiste. Vogliamo che l’Ucraina resti un Paese libero, democratico, sovrano. Proteggere l’Ucraina vuol dire proteggere noi stessi, vuol dire proteggere il progetto di sicurezza e democrazia che abbiamo costruito insieme negli ultimi settant’anni. Aiutare l’Ucraina vuol dire soprattutto lavorare per la pace”. “L’Europa può e deve avere un ruolo centrale nel favorire il dialogo”. “L’Italia, come Paese fondante dell’Unione Europea, come Paese che crede profondamente nella pace, è pronta a impegnarsi in prima linea per raggiungere una soluzione diplomatica”.
Draghi poi esaminava gli aspetti relativi all’accoglienza dei 5,3 milioni di ucraini in fuga e accolti nel territorio dell’Unione, i problemi economici causati dal conflitto, anche nei Paesi fragili del Medio Oriente, come l’aumento del prezzo dell’energia, dell’inflazione, con la riduzione delle aspettative di crescita economica; problemi tutti da affrontare con una maggiore coesione europea e con l’ambizione di disegnare una nuova Europa. Il Presidente del Consiglio parlava quindi della necessità di una vera difesa europea, dell’impulso da dare al processo di adesione dei Paesi dei Balcani occidentali e dell’Ucraina, della necessità di “definire un meccanismo europeo efficace di gestione dei flussi migratori, che superi la logica del Trattato di Dublino”, degli sforzi per raggiungere l’indipendenza energetica dalla Russia, portando avanti contemporaneamente le sanzioni contro di essa, sviluppando meccanismi comunitari per tenere sotto controllo i prezzi delle risorse energetiche.”.
Il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, teneva un discorso nella fabbrica della Lockheed Martin a Troy, in Alabama (quella che tra l’altro produce i missili anti-carro Javelin che stanno trovando largo impiego in Ucraina), affermando tra l’altro che: "Le forze di russe hanno commessi molti crimini di guerra e gli Stati Uniti stanno guidando il sostegno agli ucraini per difendere il loro Paese". Biden ringraziava i lavoratori per l’impegno profuso nel produrre gli armamenti inviati agli ucraini, di cui lodava il coraggio, permettendogli di difendersi (oltre 5.500 Javelin erano stati inviati dagli Stati Uniti in Ucraina), aggiungendo che: "Se non ci opponiamo ai dittatori” “continueranno ad arrivare".
I presidenti Macron e Putin avevano una telefonata di circa due ore per la prima volta dalla rielezione del presidente francese. Secondo quanto riferito dal Cremlino citato dalla Tass, la Russia sarebbe ancora aperta al dialogo con l’Ucraina, mentre sarebbe quest’ultima a non essere pronta per negoziati seri per concludere la guerra. Putin lamentava poi che i Paesi europei ignorerebbero “i crimini di guerra delle forze ucraine e i loro bombardamenti sulle città e i villaggi del Donbass", e dichiarava che "L'Occidente deve smettere di fornire armi all'Ucraina". L’Eliseo comunicava che Macron aveva lanciato a Putin un appello affinché "la Russia sia all'altezza delle sue responsabilità di membro permanente del Consiglio di sicurezza, mettendo fine alla sua aggressione devastatrice" in Ucraina.
La procuratrice generale ucraina Iryna Venediktova, incontrando i giornalisti davanti alla casa della Cultura di Irpin, completamente distrutta, dichiarava che: "Putin deve essere assolutamente processato, è il principale criminale di guerra del XXI secolo: ricordate la Cecenia, la Georgia e ora l'Ucraina". "E' lui il responsabile come comandante in capo dei crimini di guerra commessi in queste zone". Nella sola Irpin, erano stati trovati 290 corpi di civili uccisi dai russi, quaranta uccisi da colpi di arma da fuoco, 35 da schegge, 5 di fame, mentre gli altri 210 presentavano ferite ancora in corso esame.
Papa Francesco, intervistato dal direttore del Corriere della Sera, Luciano Fontana, raccontava che dopo essersi recato dall’Ambasciatore russo per farsi spiegare le ragioni dell’attacco all’Ucraina e avergli detto: “per favore fermatevi”, aveva chiesto “al cardinale Parolin, dopo venti giorni di guerra, di fare arrivare a Putin il messaggio che ero disposto ad andare a Mosca. Certo, era necessario che il leader del Cremlino concedesse qualche finestrina. Non abbiamo ancora avuto risposta e stiamo ancora insistendo, anche se temo che Putin non possa e voglia fare questo incontro in questo momento. Ma tanta brutalità come si fa a non fermarla? Venticinque anni fa con il Ruanda abbiamo vissuto la stessa cosa".
Il Papa però mostrava dubbi sulle cause del conflitto, non escludendo che fosse stato causato anche dall’“abbaiare della Nato alla porta della Russia”, che avrebbe facilitato l’ira di Putin; e si dichiarava anche contrario alla corsa agli armamenti e dubbioso sul rifornire di armi gli ucraini, trovando invece chiaro come la guerra venisse usata anche per collaudare le armi. "A Kiev per ora non vado", aggiungeva. “Io prima devo andare a Mosca, prima devo incontrare Putin".
Riguardo ai rapporti con la Chiesa ortodossa russa il Papa raccontava il suo ultimo colloquio con il patriarca: “Ho parlato con Kirill 40 minuti via zoom. I primi venti con una carta in mano mi ha letto tutte le giustificazioni alla guerra. Ho ascoltato e gli ho detto: di questo non capisco nulla. Fratello, noi non siamo chierici di Stato, non possiamo utilizzare il linguaggio della politica, ma quello di Gesù. Siamo pastori dello stesso santo popolo di Dio. Per questo dobbiamo cercare vie di pace, far cessare il fuoco delle armi. Il Patriarca non può trasformarsi nel chierichetto di Putin. Io avevo un incontro fissato con lui a Gerusalemme il 14 giugno. Sarebbe stato il nostro secondo faccia a faccia, niente a che vedere con la guerra. Ma adesso anche lui è d’accordo: fermiamoci, potrebbe essere un segnale ambiguo”.
Il Pontefice esprimeva poi il timore che quella che aveva definito “una guerra mondiale a pezzetti” potesse davvero sfociare in una guerra mondiale. Aggiungeva che: “In Ucraina sono stati gli altri a creare il conflitto. L’unica cosa che si imputa agli ucraini è che avevano reagito nel Donbass, ma parliamo di dieci anni fa. Quell’argomento è vecchio”. “Ma stiamo attenti anche a quello che può accadere adesso nella Transnistria”. “Per la pace non c’è abbastanza volontà”. “Orbán, quando l’ho incontrato mi ha detto che i russi hanno un piano, che il 9 maggio finirà tutto. Spero che sia così”. “Io sono pessimista, ma dobbiamo fare ogni gesto possibile perché la guerra si fermi”. Infine sulle istituzioni italiane il Pontefice affermava che l’Italia stava facendo un buon lavoro e che il rapporto con Mario Draghi era molto buono e che ammirava moltissimo Sergio Mattarella.
Sulle controverse parole del Ministro degli esteri russo Lavrov a Rete4 Zelenskyy, in un suo video-discorso, affermava che: "Una tale spinta antisemita da parte del suo ministro mostra che la Russia ha dimenticato tutte le lezioni della Seconda guerra mondiale. O forse non hanno mai studiato quelle lezioni. C'è un grande scandalo in Israele riguardo alle parole" di Lavrov, "tuttavia nessuno sente obiezioni o scuse da Mosca: c'è silenzio. Come si potrebbe dire questo alla vigilia dell'anniversario della vittoria sul nazismo? Queste parole significano che il massimo diplomatico russo sta incolpando il popolo ebreo per i crimini nazisti".
Il Primo ministro britannico Boris Johnson inviava un videomessaggio alla Verkhovna Rada, primo leader mondiale a parlare in videocollegamento al Parlamento di Kyiv dopo l'inizio dell'invasione russa, nel quale preconizzava la vittoria della guerra da parte dell’Ucraina e la sua liberazione, ribadiva la condanna per i crimini di guerra commessi dall’esercito russo che “emergono ovunque siano costretti a ritirarsi”, tornava ad assicurare il sostegno della Gran Bretagna a Kyiv e definiva la resistenza ucraina che aveva impedito all’esercito russo di prendere la capitale come la "più grande impresa militare del XXI secolo". Johnson, definendo quella in corso come una lotta "del bene contro il male", affermava che con l'invasione dell'Ucraina Vladimir Putin aveva "gettato i semi" per la sua catastrofe e quella del suo Paese e che il suo fallimento costituiva “una pubblicità per la democrazia". Il premier britannico prometteva poi altri 300 milioni di sterline di forniture militari in armi soprattutto offensive per non ripetere l'errore commesso dall'Occidente quando non aveva aiutato l'Ucraina nel 2014, ai tempi della conquista russa della Crimea e dell'inizio della guerra nel Donbas.
Quasi a rispondere alle dichiarazioni di Johnson, il conduttore televisivo filo-Putin Dmitry Kiselyov mandava in onda sulla rete di Stato Rossija 1, un video con una simulazione del missile sottomarino russo Poseidon, arma nucleare subacquea, la cui esplosione vicino alla costa britannica potrebbe causare un'onda di tsunami gigante alta fino a 500 metri che “trasporterebbe anche dosi estreme di radiazioni e dopo il suo passaggio sulla Gran Bretagna lascerebbe un deserto radioattivo, inadatto a qualsiasi cosa per molto tempo".
Ukraina 24 riportava la notizia che esplosioni erano state udite a Kiev, Mykolaiv e Odessa. Intanto il sindaco di Dnipro, Borys Filatov, denunciava su Telegram che il centro della città era stato colpito da missili russi. Unian riportava poi che in serata erano state avvertite forti esplosioni anche in altre zone centrali dell'Ucraina, come Cerkasy e Zaporizhzhia.
L'acciaieria Azovstal, ultima roccaforte ucraina a Mariupol, continuava a resistere all'assalto russo, affermava su Twitter il ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba. In serata il comando militare russo riportato da Interfax annunciava un cessate il fuoco di tre giorni per consentire l'evacuazione dei civili dall'acciaieria, impegnandosi a tenere aperto un corridoio umanitario da giovedì a sabato, lasciando ai civili la scelta se andare nei territori controllati dall'Ucraina o dalla Russia. Il sindaco di Mariupol, Vadym Boichenko, riferiva alla televisione ucraina, citato dal Guardian, di violenti combattimenti nell'acciaieria e dell’interruzione dei contatti con i combattenti. Invece il portavoce del Cremlino Peskov negava che ci fosse in corso un attacco russo all’acciaieria, come peraltro aveva ordinato il presidente Putin, sostenendo che le forze di Mosca stavano assediando il sito e intervenendo solo per fermare i tentativi dei combattenti ucraini di raggiungere delle postazioni di tiro. La deputata ucraina Kira Rudik affermava, riportata dal Guardian, che nell'acciaieria ci fossero ancora 30 bambini, e che erano falliti almeno 20 tentativi di evacuare i civili dal sito, tranne le 156 persone che erano riuscite a lasciare la città per raggiungere Zaporizhzhia il giorno precedente.
Il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, riportato dalla Tass, affermava non ci fosse nessun progresso nei colloqui di pace con l’Ucraina e neanche alcun accordo per un eventuale incontro tra Papa Francesco e il presidente Putin. Il segretario di Stato vaticano, il cardinale Pietro Parolin, rispondendo ai giornalisti, affermava a sua volta che: "Io penso che a questo punto non ci sono altri passi da fare, si è offerta la disponibilità del Santo Padre di andare a Mosca, di incontrare personalmente il presidente Putin, aspettiamo che siano loro a reagire, a dirci che cosa vogliono. Più di così non credo che da parte del Santo Padre ci possa essere qualche ulteriore iniziativa da prendere".
Il dipartimento delle relazioni esterne del Patriarcato russo in una nota riportata dalla Tass, affermava: "È deplorevole che un mese e mezzo dopo la conversazione con il Patriarca Kirill, Papa Francesco abbia scelto il tono sbagliato per trasmettere il contenuto di questa conversazione" (riferendosi a quanto dichiarato nell’intervista rilasciata dal Papa il giorno precedente al Corriere della Sera riguardo al colloquio tra Francesco e Kirill in videocollegamento lo scorso 16 marzo). "Tali dichiarazioni difficilmente contribuiranno all'instaurazione di un dialogo costruttivo tra le chiese cattolica romana e ortodossa russa, che è particolarmente necessario in questo momento". Veniva poi affermato che Papa Francesco avrebbe “travisato la sua conversazione con il patriarca Kirill".
Intanto l’Unione europea preparava sanzioni sulle ricchezze del patriarca che, secondo la bozza del nuovo pacchetto di sanzioni: "È responsabile del sostegno o dell'attuazione di azioni o politiche che minano o minacciano l'integrità territoriale, la sovranità e l'indipendenza dell'Ucraina, nonché la stabilità e la sicurezza in Ucraina. Inoltre, sostiene il governo russo e i decisori responsabili dell'annessione della Crimea e della destabilizzazione dell'Ucraina", e che, secondo le accuse dell'opposizione, avrebbe un patrimonio di quattro miliardi di dollari. La Chiesa ortodossa russa definiva "un'assurdità" le voci su ville sul Mar Nero, yacht, conti bancari in Svizzera e orologi da decine di migliaia di euro. La Chiesa ortodossa reagiva affermando che il patriarca non si farà "intimidire" perché proviene da una famiglia di religiosi che per decenni è stata vittima della repressione dell'"ateismo militante comunista" senza per questo cedere; anche questa affermazione veniva contestata dai suoi detrattori.
Il portavoce Peskov, sempre citato dalla Tass, dichiarava poi che la Russia non ha alcuna intenzione di dichiarare ufficialmente guerra all'Ucraina e quindi la mobilitazione generale in occasione della ricorrenza del 9 maggio, anniversario della vittoria sui nazisti nella Seconda guerra mondiale.
Il ministro della Difesa russo Serghei Shoigu dichiarava a sua volta che i veicoli Nato che entrassero in Ucraina per consegnare armi alle forze di Kyiv sarebbero stati considerati "bersagli militari legittimi" da parte dei russi.
Il capo della polizia Andrey Nebitov, citato da Unian, dichiarava che nella regione di Kiev erano stati trovati altri 20 corpi di civili uccisi nei villaggi liberati dall'occupazione dell'esercito russo, portando così il totale a 1.235, precisando che: “La maggior parte delle persone era di Borodyanka e dei villaggi vicini, e di insediamenti di Vyshhorod", "la maggior parte di loro è morta a causa del fuoco di armi leggere. Possiamo parlare di crimini su larga scala commessi dall'esercito russo nella regione di Kiev".
Il presidente ucraino Zelnsky, in un video messaggio citato da Interfax Ukraine, dichiarava che: "Continueremo a fare di tutto per far uscire la nostra gente da Mariupol e Azovstal, sia civili che militari. È difficile, ma abbiamo bisogno di tutti coloro che sono lì”. "Siamo riusciti a risolvere la questione del cessate il fuoco per quasi tre giorni, in modo che il corridoio umanitario funzionasse. Ora le truppe russe non rispettano gli accordi. Continuano gli attacchi massicci ad Azovstal".
Il capo dell'amministrazione militare regionale ucraina di Lugansk, Sergiy Gaidai, su Telegram citato da Ukrinform, dichiarava che nella giornata del 3 maggio l'esercito russo aveva lanciato 34 attacchi missilistici contro le città della regione di Lugansk provocando almeno due morti e due feriti tra i civili; affermava poi che le forze russe stavano distruggendo Popasna. Il capo dell'amministrazione militare regionale, Valentyn Reznichenko affermava su Telegram che a Lysychansk, il Centro per le malattie infettive pericolose e una scuola erano andati a fuoco e l'unica scuola di Sirotyn era stata distrutta.Riferiva poi che le forze russe avevano compiuto diversi raid su alcuni villaggi nella regione di Dnipro, nell'Ucraina centro-orientale, in cui venivano presi di mira decine di edifci residenziali con lanciarazzi multipli, ma non risultavano feriti perché la maggior parte degli abitanti era stata evacuata in precedenza.
La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, interveniva alla seduta plenaria del Parlamento europeo sulle conseguenze sociali ed economiche per l'UE della guerra russa in Ucraina, sul rafforzamento della capacità di azione dell'Unione, affermando che "Il futuro dell'Unione Europea è scritto anche in Ucraina"; annunciava poi il sesto pacchetto di sanzioni alla Russia che prevedeva l'esclusione da Swift di Sberbank e di altre due grandi banche per aumentare l’isolamento del settore finanziario russo dal sistema globale, e proponeva “un divieto totale d'importazione di tutto il petrolio russo, via mare e via oleodotto, greggio e raffinato".
Su quest’ultimo aspetto proponeva di procedere gradualmente e in “modo ordinato, in modo da permettere a noi e ai nostri partner di assicurare vie di approvvigionamento alternative e di ridurre al minimo l'impatto sui mercati globali” eliminando il petrolio russo “entro sei mesi e i prodotti raffinati entro la fine dell'anno". “Cerchiamo di essere chiari: non sarà facile. Alcuni Stati membri sono fortemente dipendenti dal petrolio russo. Ma dobbiamo semplicemente farlo", diceva, annunciando poi anche sanzioni contro i responsabili dei crimini di Bucha e Mariupol. Il Coreper però non raggiungeva ancora un accordo e rinviava il perfezionamento delle decisioni sull’embargo al petrolio russo ai giorni successivi, mentre perdurava l’opposizione del governo ungherese.
Il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, in una conferenza stampa congiunta a Chisinau con la presidente moldava Maia Sandu, dichiarava che l'Unione europea "quest'anno" ha "in programma di aumentare significativamente" il sostegno militare alla Moldavia "fornendo ulteriori equipaggiamento alle sue forze armate". "È nostro dovere europeo aiutare e sostenere il Paese e aumentare il nostro sostegno alla sua stabilità, sicurezza e integrità territoriale".
I ministri degli Esteri, Liz Truss, e dell'Industria, Kwasi Kwarteng della Gran Bretagna, annunciavano il bando della Russia e delle sue aziende dalla rete di servizi finanziari, di consulenza e di pubbliche relazioni della City britannica, rendendo noto un nuovo pacchetto di sanzioni in risposta all'invasione dell'Ucraina che portava a oltre 1600 gli individui e le società colpite finora dal Regno Unito e una stretta più dura contro i media vicini al Cremlino, incluse testate già sanzionate come Rt e Sputnik, definite "voci della propaganda" di Mosca.
Il ministero della Difesa di Helsinki, riportato dalla France-Presse, denunciava che un elicottero militare russo Mi-17 aveva violato lo spazio aereo della Finlandia, nella seconda violazione denunciata dalla Finlandia quest'anno, dopo quella del mese precedente di un aereo da trasporto appartenente alle forze armate di Mosca.
Intervenendo al XV Simposio COTEC Europa dal titolo “Culture meets innovation” a Braga, in Portogallo, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella dichiarava tra l’altro: “non possiamo certo prescindere nelle nostre considerazioni dalla ingiustificabile aggressione della Federazione Russa ai danni dell’Ucraina. Le devastazioni di luoghi nel cuore d’Europa, le vite spezzate, l’attentato recato alla libertà e all’indipendenza di un Paese, pensavamo che appartenessero a un passato remoto. Siamo a fianco delle ragioni del popolo ucraino e, mentre è in gioco il destino dell’Europa, appare più che mai necessario avere il coraggio di guardare al futuro, di immaginare come la cultura possa costituire un veicolo di pace”.
Il Copasir, dichiarava il presidente Adolfo Urso, deliberava di svolgere "un approfondimento sulla ingerenza straniera e sulla attività di disinformazione, anche al fine di preservare la libertà e l'autonomia editoriale e informativa da qualsiasi forma di condizionamento, con particolare riferimento al conflitto tra Russia e Ucraina". Ricordava poi che il Comitato "ha posto da tempo la propria attenzione, nell'ambito della minaccia ibrida, sull'utilizzo dello spazio cibernetico, delle fake news, dei social network e di forme di condizionamento sui mezzi di comunicazione pubblica e privata, quali strumenti di ingerenza da parte di attori statuali invasivi”.
Il 5 maggio doveva essere il primo di tre giorni di cessate il fuoco annunciati dalla Russia per permettere i corridoi umanitari per evacuare i civili dall’acciaieria Azovstal di Mariupol, ma secondo i combattenti ucraini gli scontri con gli assedianti non si sarebbero mai fermati. "L'assalto continua. I difensori mantengono il controllo della fabbrica sotto pesanti bombardamenti. Il nemico usa aerei, artiglieria e fanteria", si dichiarava in serata da parte del reggimento Azov, denunciando il non mantenimento degli impegni da parte russa, anche se dal Cremlino si assicurava che l'ordine sulla tregua restava in vigore e i corridoi funzionavano; da parte russa però si richiedeva la resa dei combattenti.
Il presidente Vladimir Putin in una telefonata con il primo ministro israeliano Naftali Bennett, organizzata per cercare di riparare all’incidente provocato dalle parole del ministro degli Esteri Serghei Lavrov sulle presunte origini ebraiche di Hitler, (per le quali, secondo l'Ufficio del premier israeliano, Putin si sarebbe scusato) avrebbe ribadito che: "La Russia è ancora pronta a garantire un'uscita sicura dei civili", ma "le autorità di Kiev devono ordinare" ai militari "di arrendersi".
Il consigliere del sindaco Petro Andriushchenko definiva un inferno la situazione nell’acciaieria, che essendo l’ultimo punto di difesa ucraina di Mariupol aveva anche un forte valore simbolico, come spiegava anche il consigliere del ministro della Difesa di Kiev, Yuriy Sak, definendola: la "priorità numero uno" per la leadership politica e militare dell'Ucraina Verso l'impianto era comunque diretto un convoglio dell'Onu, atteso nelle ore successive, nella speranza di riuscire a organizzare nuovi corridoi per i civili, mentre 344 evacuati in precedenza da Mariupol erano arrivati a Zaporozhzhia.
Secondo la procuratrice generale ucraina Iryna Venediktova, la guerra aveva ormai provocato almeno quattromila vittime civili, di cui 221 bambini.
Fonti del Cremlino lamentavano che "La fornitura di informazioni di intelligence da parte dei membri della Nato alle forze ucraine non aiuta il rapido completamento dell'operazione militare speciale". Da parte sua il consigliere del presidente ucraino Oleksiy Arestovych, dichiarava che: "Le prime armi che possono fermare il nemico arriveranno in gran numero alla fine di maggio o a inizio giugno", rendendo quindi particolarmente difficile la resistenza ucraina nelle settimane precedenti.
In ogni caso però, le forze armate ucraine continuavano a frenare l'attacco nemico sul Donbass e avviavano operazioni di controffensiva nelle aree di Kharkiv e Izyum, strategiche per la presa delle regioni di Lugansk e Donetsk, secondo il loro comandante Valery Zaluzhny, mentre aspri combattimenti si segnalavano a Popasna, Kreminna e Torsky. Probabilmente anche per questa ragione nei due centri principali del Donbass le autorità russe annullavano la parata di celebrazione della vittoria del 9 maggio, inizialmente previste anche a Mariupol.
Le forze russe, intanto, proseguivano con i raid in tutto il Paese, mantenendo sotto costante pressione la contraerea di Kiev anche a centinaia di chilometri di distanza dalle linee del fronte, con le sirene d'allarme che anche nella serata risuonavano in quasi tutte le regioni ucraine.
Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky intervenendo con un video messaggio all'Alta conferenza dei donatori organizzata da Polonia e Svezia a Varsavia, dichiarava: "Stiamo già preparando un piano di ripresa e ricostruzione su larga scala per l'Ucraina dopo la guerra e abbiamo bisogno di un piano di sostegno internazionale strategico per l'Ucraina che sia un analogo moderno dello storico piano Marshall". La ricostruzione ucraina "deve diventare lo stesso esempio storico per il futuro come lo fu la ricostruzione dei Paesi europei dopo la seconda guerra mondiale". Alla conferenza interveniva anche il primo ministro ucraino Denys Shmyhal, che diceva tra l’altro: "L'Ucraina dall'inizio della guerra ha ricevuto più di 12 miliardi di dollari di aiuti in armi e finanziamenti. Siamo molto grati per questo sostegno cruciale. Stiamo attraversando la fase più difficile della nostra storia, quando il destino del nostro Stato si decide. Ma crediamo fermamente nella vittoria dell'Ucraina e in un futuro luminoso".
Il Presidente del Consiglio Mario Draghi, intervenendo in videocollegamento con i lavodi della Conferenza di alto livello dei donatori per l’Ucraina, affermava tra l’altro: "La guerra in Ucraina ha causato una catastrofe umanitaria. Milioni di persone, soprattutto donne e bambini, hanno lasciato il Paese per cercare rifugio in Ue". "Dobbiamo aiutare l'Ucraina. L'Italia ha già stanziato circa 500 milioni di euro per sostenere i profughi ucraini nel nostro Paese. Sono lieto di annunciare che abbiamo appena aumentato tale importo a oltre 800 milioni". "L'Ucraina merita tutto il supporto che possiamo. L'Italia continuerà a fare la sua parte".
Il presidente Zelensky, dopo le polemiche dei giorni precedenti con la Germania, invitava a Kiev il cancelliere tedesco Olaf Scholz e il presidente tedesco Frank-Walter Steinmeier, con cui aveva anche una telefonata.
Il sindaco di Bucha, Anatoliy Fedoruk, intervistato dalla trasmissione “In VivaVoce” a Rai Radio1, raccontava di come le autorità locali stessero ripulendo la città e le strade, di come le infrastrutture fossero state distrutte e di come, a suo dire, nella città fosse stato perpetrato un genocidio con 419 civili uccisi senza motivo. Affermava inoltre che quella in atto fosse già la terza guerra mondiale e che era necessario fermare i russi che altrimenti avrebbero potuto proseguire l’attacco anche in altri Paesi.
L'arcivescovo cattolico di Leopoli, monsignor Mieczyslaw Mokrzycki, intervistato dall’Ansa, diceva che il boato provocato dal missile che il giorno precedente aveva distrutto una centrale elettrica e alcune infrastrutture ferroviarie di Leopoli si era distintamente sentito anche dal palazzo arcivescovile distante circa un chilometro e affermava che la guerra non riguardava solo il Donbas o la Crimea, ma che Putin voleva evidentemente conquistare tutta l’Ucraina. Il giorno precedente era stata colpita per la prima volta la Transcarpazia e anche a Leopoli si stavano distruggendo importanti infrastrutture. Ed esprimendo la speranza che l’orribile guerra finisse presto, ribadiva comunque la necessità del ritiro russo dai territori occupati: "Non si può sacrificare una parte per sopravvivere. Voi dareste Milano o Udine pur di vivere? Ci vuole anche onore e dignità!" Concludeva poi esprimendo la speranza di un viaggio del Papa in Ucraina.
Il ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, in audizione presso le Commissioni riunite Difesa di Camera e Senato, affermava che: "Sulla base di quanto indicato dalla legge e in relazione all'evoluzione sul terreno, l'impegno italiano continuerà a supportare l'Ucraina nella sua difesa dall'aggressione russa anche con dispositivi in grado di neutralizzare le postazioni dalle quali la Russia bombarda indiscriminatamente le città e la popolazione civile".
"È possibile, ed in parte sta già avvenendo che il conflitto si intensifichi ulteriormente nei prossimi giorni (…), "La Russia, già oggi, deve prendere atto degli esiti della campagna militare e ripensare la sua postura rispetto alla comunità internazionale per favorire le attività negoziali. Sapendo che non c'è un vero negoziato che possa partire, senza un reale cessate il fuoco, (…)”, l'offensiva russa in Ucraina "non è chiaramente definibile sia nei risultati di breve termine di carattere operativo che negli obiettivi finali. Quest'ultimi, infatti, potrebbero essere rivisti sulla base delle capacità di resistenza dell'Ucraina ovvero ampliati qualora si assistesse ad un suo cedimento, con potenziale espansione dell'occupazione russa sino ad Odessa, per precludere all'Ucraina l'accesso al Mar Nero".
"Abbiamo assunto la decisione di secretare la tipologia di sistema d'armamento ceduto in modo condiviso con l'Ucraina e con un significativo numero di Paesi donatori. Bisogna fare attenzione a non enfatizzare dal punto di vista comunicativo questi invii, avendo cura di non far percepire in termini provocatori da parte russa la nostra attività. Bisogna anche evitare di palesare eventuali vulnerabilità delle forze ucraine. Inoltre, in particolari casi, l'oggetto di cessione sono strumenti di fabbricazione straniera ed i Paesi produttori vogliono mantenere la riservatezza". "Il Parlamento comunque non è stato escluso: io sono andato due volte al COPASIR, che è un organo del Parlamento, presieduto da un membro dell'opposizione, ed ho elencato materiali, quantità, valori e tipologia dei materiali inviati".
Mentre si teneva una riunione del Consiglio di Sicurezza incentrata sull’Ucraina, l'ambasciatrice americana all'Onu, Linda Thomas-Greenfield, dichiarava “non ci sono segnali che la guerra della Russia contro l'Ucraina si stia attenuando. La Russia può aver abbandonato il piano di conquistare Kyiv ma continua a terrorizzare i cittadini ucraini. La Russia ha violato la Carta dell'Onu, ignorato l'appello globale alla fine della guerra e mentito al Consiglio di sicurezza dell'Onu più volte tramite una serie di teorie cospirazioniste e disinformazione con falsità ridicole”. Nella stessa riunione, l’ambasciatore d’Italia all’Onu Maurizio Massari riferiva che “l’Italia appoggia con decisione la proposta di Guterres di un Gruppo di Contatto umanitario composto da Russia, Ucraina e rappresentati Onu”.
Alla fine della riunione, il Consiglio di Sicurezza approvava all’unanimità la prima dichiarazione sull’Ucraina dall’inizio dell’invasione russa, con l’approvazione anche dal rappresentante della Russia, in cui si dichiarava il sostegno agli sforzi del segretario generale Guterres per trovare una “soluzione pacifica” e si esprimeva “profonda preoccupazione sul mantenimento della pace e della sicurezza dell'Ucraina”, senza comunque nessun riferimento alle parole “guerra”, “invasione” o “operazione militare speciale”. Guterres commentava affermando “oggi per la prima volta il Consiglio di Sicurezza ha parlato con una sola voce per la pace in Ucraina”.
A Kyiv, il presidente ucraino Zelenskyy paragonava la situazione nell’acciaieria Azovstal all’inferno, rendendo noto che molti civili erano ancora intrappolati. Anche il segretario Onu Guterres definiva Mariupol un “inferno”. Un nuovo convoglio Onu evacuava altri civili intrappolati, che erano ancora circa 500.
L’Alto Commissario per i diritti umani delle Nazioni Unite, Michelle Bachelet, rendeva noto l’individuazione di 180 casi di detenzione arbitrarie e possibili sparizioni forzate di funzionari locali, giornalisti, attivisti, ex membri dell’esercito e civili da parte delle forze russe.
Il presidente della Duma,Vyacheslav Volodin, dichiarava che “l’unità dell’Unione europea sta crollando”.
Nella riunione del Coreper a Bruxelles, dove si cercava di trovare un accordo sul sesto pacchetto di sanzioni alla Russia, Il premier ungherese Orbàn continuava a dirsi contrario alle sanzioni sul petrolio russo affermando che “l’attuale proposta di sanzioni Ue al petrolio russo è inaccettabile: creano più danni all’Europa che alla Russia”. “Le sanzioni europee contro la Russia sono una bomba atomica che vogliono sganciare sull’economia ungherese”. Nonostante “il generale consenso”, i 27 non trovavano un accordo, soprattutto nella parte relativa al petrolio, e rinviavano la decisione definitiva.
Nella regione di Lugansk le forze di difesa ucraine si preparavano per un’intensificazione dell’offensiva da parte dei russi: l’amministrazione regionale dichiarava che i russi avevano aperto il fuoco sulle aree residenziali e sulle infrastrutture 16 volte, circa la metà del numero registrato in tutta la regione, provocando almeno due morti.
A Chernihivka, nella regione sud-orientale di Zaporizhzhia, l'esercito russo minacciava gli agricoltori di sequestrare i loro appezzamenti di terra, secondo il portavoce dell'amministrazione militare regionale Ivan Arefiev, citato da Ukrinform. A Kherson, i civili che cercano di fuggire dalla città venivano molestati e bloccati dalle forze russe, secondo il vice capo del Consiglio regionale di Kherson Sobolevskyi. Continuavano i bombardamenti su Odessa dal territorio della Crimea, secondo quanto riportava l’agenzia Unian.
La presidente del Parlamento Ue Roberta Metsola alla conferenza europea The State of the Union dichiarava: “c'è una realtà pre-24 febbraio e una realtà post-24 febbraio. Il mondo è cambiato. Dobbiamo capire che il peso dell'ordine globale democratico ora poggia in modo più pesante che mai sulle spalle dell'Europa. Dobbiamo essere in grado di portarlo. È il nostro momento whatever-it-takes”. Alla stessa conferenza, Josep Borrell, Alto rappresentante Ue, diceva di essere “molto preoccupato per quello che sta accadendo in Moldova e che si possa estendere il conflitto anche a quel Paese”.
Il primo ministro ucraino Denis Shmygal affermava che, secondo i servizi di intelligence dei paesi che appoggiano il governo di Kyiv, la Russia intendeva dichiarare una “guerra a tutti gli effetti” nella giornata del 9 maggio, giorno in cui nella Federazione si celebra il giorno della Vittoria nella Seconda guerra mondiale. A Mosca, invece, il ministro degli Esteri dichiarava che “la Russia non ha alcuna intenzione di impiegare le armi nucleari nella sua operazione speciale in Ucraina”. Il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, secondo quanto riportato dall’agenzia Tass, dichiarava che “l’operazione sta procedendo secondo i piani”.
Amnesty International dichiarava di aver documentato estesi crimini di guerra commessi dalle forze russe intorno a Kyiv, comprese esecuzioni arbitrarie, bombardamenti di residenze e torture: “è fondamentale che tutti i responsabili, compresa la catena di comando, siano assicurati alla giustizia”.
La Germania, dopo un primo momento di stallo, dichiarava un nuovo invio di armi all’Ucraina; il cancelliere tedesco Scholz dichiarava: “Putin non deve vincere e non vincerà”. La Cina confermava invece l’avanzamento della cooperazione con Mosca, anche nel settore della tecnologia militare che è “conforme ai reciproci interessi fondamentali”, dichiarava l’ambasciatore cinese a Mosca Hanhui. Lorenzo Guerini, ministro della Difesa italiano, diceva: “dobbiamo continuare in questa direzione, certo sostenendo insieme l'invio di materiale ed equipaggiamenti militari, le sanzioni, e anche tutte gli sforzi per arrivare a una soluzione negoziale, a un cessate il fuoco e poi a un negoziato vero”.
Mosca annunciava un nuovo incontro tra il presidente russo Putin e il presidente bielorusso Lukashenko.
Il presidente ucraino Zelenskyy, intervenendo ad un convegno virtuale organizzato dal Royal Institute of International Affairs di Londra, comunemente noto come Chatam House, rispondeva in questo modo a quanti gli chiedevano quali condizioni minime ponesse per un accordo di pace con la Russia: “sono stato eletto dal popolo ucraino presidente dell'Ucraina, non presidente della mini Ucraina. Le truppe russe devono ritirarsi e ritirarsi in modo che l'Ucraina possa reclamare tutti i territori suoi prima dell'invasione russa”. Continuava: “L'assedio a Mariupol, all'acciaieria Azovstal può essere spezzato dall'Ucraina con le armi appropriate, se le avremo”. Nella stessa occasione, il Presidente Zelenskyy dichiarava che l’attacco delle forze russe all’Azovstal di Mariupol “non è un’azione militare ma una tortura”. Invitava, poi, il cancelliere Scholz a fare un passo forte, recandosi in vita a Kyiv il 9 maggio. Un alto funzionario parlamentare russo, Andrei Tourchak, dichiarava durante una visita a Kherson “la Russia è qui per sempre. Non ci dovrebbero essere dubbi”.
Il capo dell'ufficio presidenziale ucraino, Andriy Yermak, ricordava che al momento i Paesi disponibili come garanti della sicurezza Ucraina in un possibile futuro accordo di pace erano Stati Uniti, Regno Unito, Francia, Germania, Turchia, Polonia e Italia.
Il sindaco di Bucha, Anatoliy Fedoruk, dichiarava che “al 95% delle vittime è stato sparato, non sono morte per esplosioni o altre cause, ma sono stati intenzionalmente uccisi dagli aggressori russi”.
Il sottosegratario alla Difesa Usa, William LaPlante, durante un briefing con la stampa annunciava lo stanziamento di 17,8 milioni di dollari per la produzione e l’invio di droni Switchblade in Ucraina. La portavoce della Casa Bianca, Jen Psaki, confermava che lunedì 9 maggio, giorno in cui in Russia si festeggia il giorno della vittoria, il presidente Joe Biden “firmerà il Ukraine Democracy Defense Lend-Lease Act”. Biden continuava a sollecitare il Congresso e gli alleati a garantire il flusso di armi a Kyiv contro l’invasione russa, mentre annunciava un nuovo pacchetto di aiuti.
Il direttore generale dell’Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus, giungeva in visita a Kyiv e dichiarava: “voglio valutare di persone come l'Oms possa aiutare”.
“Le informazioni di intelligence fornite dagli Usa all'Ucraina sono legittime, legali, limitate”, dichiarava il portavoce del Pentagono, John Kirby, interpellato sulle rivelazioni del Washington Post secondo le quali i servizi segreti americani avrebbero aiutato Kyiv a uccidere i generali russi caduti durante il conflitto in corso e ad affondare l’incrociatore missilistico Moskva. Il presidente Usa Joe Biden ammoniva i vertici della difesa e dei servizi segreti sui rischi legati alle fughe di notizie sulla condivisione con Kyiv delle informazioni di intelligence Usa contro i russi.
Il Word Food Programme chiedeva lo sblocco del porto di Odessa per consentire l’esportazione del grano: “ci sono montagne di grano che rischiano di andare sprecate. L'Ucraina è uno dei principali produttori mondiali di cereali e dalle sue forniture dipendono gli approvvigionamenti di numerosi Paesi in via di sviluppo che, hanno avvertito l'Onu e altre organizzazioni internazionali, rischiano una grave crisi alimentare a causa del prolungarsi del conflitto con Mosca”. Su Twitter Taras Vysotskyi, vice ministro delle Politiche agricole e dell'Alimentazione di Kyiv, scriveva: “L'Ucraina fornisce il 10% delle esportazioni mondiali di grano, più del 15-20% di quelle di orzo, più del 50% di quelle olio di girasole. Cinquanta milioni di tonnellate di prodotti agricoli vengono esportati dall'Ucraina. È fisicamente impossibile sostituire i suoi volumi”.
L’intelligence britannica sottolineava come il conflitto in Ucraina aveva messo a dura prova l’esercito russo, che “impiegherà molto tempo e denaro per ricostituire le sue forze armate”. Annunciava, poi, che le forze ucraine avevano distrutto anche uno dei più sofisticati carri armati russi, il T-90M.
“La resistenza ucraina continua a fare progressi nella controffensiva lanciata nella regione di Kharkiv”, dichiarava l’Institute for the study of war di Washington. Aggiungeva: “La controffensiva ucraina a Nord e ad Est della città di Kharkiv si è assicurata ulteriori progressi nelle ultime 24 ore e questo potrebbe spingere nei prossimi giorni le forze russe oltre quel raggio di azione dell'artiglieria che ha consentito loro di lanciare attacchi su quella che è la seconda città più grande del Paese”.
Il vicesegretario generale della Nato, Mircea Geoana, nel corso di un'intervista ad Al Jazeera, dichiarava: “pensiamo che le prossime settimane saranno veramente decisive, anche se la guerra potrebbe trascinarsi per un periodo di tempo più lungo, ma in questo momento non vediamo un rischio di escalation tra la Russia e la Nato”. Il segretario generale Stoltenberg, in un’intervista al quotidiano Welt am Sonntag, affermava che “la Nato prevede un’ulteriore aggravamento nelle prossime settimane” Tuttavia, continuava Stoltenberg, “la Nato non vede alcun cambiamento nella strategia nucleare di Mosca ed è determinata ad aiutare l'Ucraina finché Putin continuerà la guerra, anche se ci vorranno mesi o anni”.
Le forze armate ucraine riferivano che finora erano morti 25.100 soldati russi, e contavano la perdita di 1.112 carri armati, 155 elicotteri, 199 aerei e 11 navi.
Si riscontravano scontri a fuoco con armi leggere nei sobborghi della città di Severodonetsk, nel Donbas, tra i separatisti filorussi dell'Ucraina orientale e unità di Kyiv con cecchini e droni; si registravano anche bombardamenti continui sulla città di Kramatorsk, nel Donbas.
Maia Sandu, presidente della Moldavia, dopo esplosioni nella regione della Transnistria spiegava che i servizi speciali moldavi stavano indagando sulla loro origine.
Veniva confermata la visita a Kyiv della ministra degli Esteri tedesca, Annalena Baerbock, per il prossimo 10 maggio, secondo quanto riportato da European Pravda, che citava una fonte anonima.
Una nave russa di classe Serna, imbarcazione da sbarco con sistema a cavità aerea della Marina russa veniva colpita e distrutta da unità ucraine nelle acque del Mar Nero, vicino all’Isola dei serpenti, scriveva l’Ukrainska Pravda. In un secondo momento anche l’esercito ucraino confermava la notizia.
Il presidente della Duma russa Vyacheslav Volodin sul suo canale Telegram accusava Washington: “gli Stati Uniti partecipano alle ostilità in Ucraina, non solo con la fornitura di armi e attrezzature, ma coordinando e sviluppando le operazioni militari per conto del regime nazista di Kyiv”. In risposta, il segretario di stato americano, Antony Blinken, dichiarava: “gli Stati Uniti difendono la libertà ucraina come difesero quella dell'Europa contro i nazisti nel secondo conflitto mondiale”, in una nota diffusa per il 77esimo anniversario del Giorno della Vittoria in Europa.
“Stiamo fornendo all'Ucraina miliardi di dollari in aiuti economici e umanitari. L’Unione europea sostiene l'acquisto di armi per l'esercito ucraino per un importo finora di 1,5 miliardi di euro”, dichiarava la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, nel suo discorso per il 500° anniversario di Fuggerei in Germania. “Putin sta pagando per la sua guerra di aggressione. Un’alleanza di oltre 40 democrazie in tutto il mondo, compresi Stati Uniti e Canada, sostiene queste sanzioni. Noi non sappiamo quanto può durare questa guerra. Ecco perché è così importante che continuiamo a mantenere la nostra unità e forza collettiva”, continuava von der Leyen.
Venivano confermati nuovi aiuti militari del Pentagono a Kyiv per un valore di 136 milioni di dollari. Il pacchetto, distinto dall'ultimo da 150 milioni di dollari annunciato il giorno precedente da Joe Biden, comprendeva droni, razzi a guida laser, binocoli e altro equipaggiamento.
“L'Italia ha il dovere di credere in una soluzione diplomatica”, sosteneva l’ambasciatore a Kyiv, Pier Francesco Zazo. “L'Italia sostiene le aspirazioni europee dell'Ucraina. Quello che vuole Kyiv è vedersi riconosciuto lo status di Paese candidato, il che non significa entrare immediatamente nell’Ue, né saltare la fila, ma dargli una prospettiva che è importante”, dichiarava l’ambasciatore.
Continuava il lancio di missili su Odessa, che non provocavano nessuna vittima.
La vice premier ucraina Iryna Vereshchuk dichiarava: “sono stati evacuati dalle acciaierie Azovstal tutte le donne, i bambini e gli anziani che vi erano asserragliati insieme ai militari del battaglione Azov”, spiegando che la parte dell'operazione umanitaria a Mariupol poteva dirsi completata. A questo punto, dichiarava il presidente ucraino Zelenskyy, “stiamo lavorando anche sulle opzioni diplomatiche per salvare i nostri militari che rimangono ancora ad Azovstal. Sono coinvolti mediatori influenti. Stati influenti”, in un video ripreso da Interfax Ukraine. Volyna, comandante della 36/ma brigata dei marines dell'esercito ucraino, asserragliato con le truppe del reggimento Azov nell'acciaieria Azovstal scriveva: “Poteri superiori, stiamo aspettando il risultato delle vostre azioni... il tempo stringe e il tempo è la nostra vita!”. Al momento Kyiv lavorava alla seconda fase della missione per l’evacuazione, dopo i civili, di feriti e medici, e chiedeva l’aiuto di Medici senza frontiere (MSF).
“La nostra Kharkiv si sta difendendo eroicamente. L’esercito ucraino sta cominciando a respingere le truppe russe da Kharkiv a una distanza dalla quale non sarà più possibile usare l'artiglieria contro la città. Pertanto, speriamo che i bombardamenti della città possano essere ridotti e preghiamo per i difensori di Kharkiv”. Questa la speranza espressa dall’arcivescovo di Kyiv.
Il capo della Cia William Burns dichiarava: “Putin è in uno stato d'animo in cui crede di non poter permettersi di perdere, penso che sia convinto che raddoppiare gli sforzi gli consentirà di fare progressi”. Aggiungeva, poi, che Pechino stava studiando attentamente il conflitto in Ucraina guardando a Taiwan. Come risposta, il viceministro degli Esteri cinese, Le Yucheng, intervenendo a un forum online sulla sicurezza, dichiarava “gli Stati Uniti dovranno affrontare conseguenze inimmaginabili se giocheranno la carta di Taiwan e Pechino non si farà intimidire da sanzioni come quelle decise dall'Occidente contro la Russia”. Pechino accusava gli Usa di sacrificare Kyiv per i propri interessi geopolitici, “testando le linee rosse e volendo espandere la Nato fino all'Indo-Pacifico. La Cina non ha responsabilità sulla crisi ucraina, non è coinvolta nel conflitto, tanto meno è colei che l'ha creato. Allora come potrebbe essere la Cina responsabile?”, dichiarava il viceministro degli Esteri cinesi.
Il disegno di legge di conversione del decreto legge14 del 2022, approvato in via definitiva dal Senato lo scorso 31 marzo (A.S. 2562), prevede una serie di misure d’urgenza connesse alla crisi ucraina tra le quali rientra anche il rafforzamento della presenza italiana nei dispositivi della NATO sul fianco Est dell'Alleanza.
Il decreto legge ha disposto, in particolare:
la proroga, dal 1° gennaio 2021 al 31 gennaio 2022 della partecipazione italiana a quattro dispositivi NATO, già oggetto di autorizzazione parlamentare, ai sensi della “legge quadro sulle missioni internazionali” (cfr. infra);
la nuova partecipazione, fino al 30 settembre 2022, di personale militare nella forza rapida di immediato impiego della NATO, la cui istituzione è stata decisa nel corso del vertice di Newport del 4-5 settembre 2014 (cfr. infra).
Per un approfondimento del contenuto del decreto legge si rinvia al seguente dossier
Il dispiegamento delle forze militari NATO nelle Repubbliche Baltiche è la diretta conseguenze della richiesta di aiuto avanzata dalle medesime (Estonia, Lituania e Lettonia) nel 2014 a seguito dei disordini avvenuti in Crimea, dapprima invasa e poi annessa alla Russia. La conseguente paura di una imminente perdita della propria autonomia, ha spinto Estonia, Lituania e Lettonia a chiedere alla Nato di qualificare la capacità offensiva e difensiva nei propri territori.
La norma a cui le parti hanno inteso fare riferimento è l'art. 5 del Trattato, secondo il quale ogni attacco subito da un Paese membro deve essere considerato un attacco contro tutta l'Alleanza, che, nell'esercizio del diritto di legittima difesa individuale o collettiva, ha il dovere di assistere la parte attaccata, intraprendendo immediatamente, individualmente e di concerto con le altre parti, l'azione che giudicherà necessaria, ivi compreso l'impiego della forza armata, per ristabilire e mantenere la sicurezza. Le forze prontamente disponibile della Nato costituite nelle repubbliche Baltiche (cosiddetti "battaglioni" cfr. infra) assolvono perciò ad una funzione di garanzia, a monito del fatto che un attacco contro uno dei Paesi Baltici sarà considerato con affronto a tutta la coalizione atlantica (per un approfondimento si rinvia al seguente articolo).
Nello specifico, il comma 1 dell’articolo 1 del decreto legge autorizza, fino al 30 settembre 2022, la partecipazione di personale militare alle iniziative della NATO per l'impiego della forza ad elevata prontezza denominata Very High Readiness Joint Task Force (VJTF).
Al fine di irrobustire le capacità di risposta dell'Alleanza Atlantica alle minacce di sicurezza provenienti dal fianco Est, nel corso del vertice di Newport del 4-5 settembre 2014, si è deciso un aumento delle capacità di pronta reazione della NATO Response Force (NRF), con la costituzione di una Partecipazione alle forze prontamente disponibili NATO (VJTF) forza prontamente disponibile (Very High Readiness Joint Task Force-VJTF), costituita da una brigata multinazionale capace di entrare in azione in sole 48 ore.
Essa è guidata a rotazione dai paesi dell'Alleanza (Italia 2018, Germania nel 2019, Polonia nel 2020, Turchia nel 2021, Francia 2022), per un totale di circa 6.000 uomini.
La Forza non ha una base fissa, ma si avvale di cinque basi situate in Romania, Polonia e paesi baltici.
Come precisato dal Governo nella relazione illustrativa allegata al provvedimento in esame, il contributo che l'Italia intende offrire a questa iniziativa è rappresentato da 1.350 unità di personale militare, di cui 1.278 facenti parte della VJTF e le restanti per il supporto logistico.
Si prevede, inoltre, l'impiego di 77 mezzi terrestri e 5 mezzi aerei e 2 unità navali operative nel secondo semestre del 2022. Relativamente al primo semestre il contributo nazionale alle forze in prontezza alleate è garantito dai gruppi navali Standing Naval Forces di cui al successivo comma 2, lettera b).
Il Governo, precisa, inoltre che l'area geografica di intervento si estende all'area di responsabilità della NATO (preminentemente sul fianco EST), con sedi definire in tale area.
Il fabbisogno finanziario per la durata programmata è pari a euro 86.129.645.
Il comma 2 dell'articolo 1 proroga, fino al 31 dicembre 2022, il contributo italiano al potenziamento dei dispositivi della NATO previsti dalle schede 36/ 2021, 37/2021, 38/2021 e 40/2021 della deliberazione del Consiglio dei Ministri del 17 giugno 2021 (DOC. XXVI, n. 4), concernente la relazione analitica sulle missioni internazionali svolte nel 2020, anche ai fini della loro proroga nell'anno 2021. Secondo quanto stabilito dall'articolo 3 della legge n. 145 del 2016 (c.d. "Legge quadro sulle missioni internazionali"), la relativa proroga è stata autorizzata dal Parlamento con le risoluzioni della Camera dei deputati (6-00194) e del Senato della Repubblica (Doc. XXIV n. 48) approvate, rispettivamente, in data 15 luglio 2021 e 4 agosto 2021.
La legge n. 145 del 2016, reca una normativa di carattere generale riguardante le missioni internazionali con particolare riferimento ai profili concernenti il trattamento economico e normativo del personale impegnato in tali missioni e i ai molteplici e peculiari profili amministrativi che caratterizzano le missioni stesse. Ulteriori disposizioni riguardano, poi, le procedure interne in forza delle quali è possibile pervenire all'adozione della decisione riguardante il coinvolgimento delle truppe italiane nell'ambito delle missioni militari oltreconfine.
Nello specifico la citata legge ha definito in via permanente la procedura da seguire, rispettivamente, per l'avvio di nuove missioni internazionali (articolo 2, comma 2) e la prosecuzione di quelle in corso di svolgimento (articolo 3, comma 1). Le disposizioni contenute nel richiamato provvedimento si applicano al di fuori del caso della dichiarazione dello stato di guerra deliberato dalle Camere – nella potestà del Presidente della Repubblica in base all'articolo 87 della Costituzione - e in conformità ai principi dell'articolo 11 Cost.
L'ambito di applicazione della legge è, pertanto circoscritto:
alla partecipazione delle Forze armate, delle Forze di Polizia ad ordinamento militare o civile e dei corpi civili di pace a missioni internazionali istituite nell'ambito dell'Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) o di altre organizzazioni internazionali cui l'Italia appartiene o comunque istituite in conformità al diritto internazionale, comprese le operazioni militari e le missioni civili di polizia e per lo stato di diritto dell'Unione europea (art. 1, comma 1);
all'invio di personale e di assetti, civili e militari, fuori del territorio nazionale, che avvenga secondo i termini della legalità internazionale, delle disposizioni e delle finalità costituzionali, in ottemperanza agli obblighi di alleanze o ad accordi internazionali o intergovernativi, o per eccezionali interventi umanitari (art. 1, comma 1).
Per quanto concerne l'avvio della partecipazione italiana a nuove missioni internazionali il primo passaggio procedurale previsto dall’articolo 2 è rappresentato da un’apposita delibera del Consiglio dei ministri da adottarsi previa comunicazione al Presidente della Repubblica ed eventualmente convocando il Consiglio supremo di difesa, ove se ne ravvisi la necessità (art.2, comma 1).
Successivamente (art.2, comma 2) la deliberazione del Consiglio dei ministri dovrà essere comunicata alle Camere le quali tempestivamente la discutono e con appositi atti di indirizzo, secondo le norme dei rispettivi regolamenti, autorizzano la/le missione/i, per ciascun anno, eventualmente definendo impegni per il Governo, ovvero ne negano l'autorizzazione. Per un approfondimento si rinvia ai seguenti temi: La nuova disciplina della partecipazione dell'Italia alle missioni internazionale ; Autorizzazione e proroga missioni internazionali nell'anno 2021
Per quanto attiene, invece, alla proroga delle missioni in corso, questa ha luogo nell’ambito di un’apposita sessione parlamentare sull'andamento delle missioni autorizzate, da svolgere entro il 31 dicembre di ciascun anno (articolo 3).
Nel dettaglio, la lettera a) autorizzata, per l'anno 2022, la prosecuzione della partecipazione italiana al potenziamento del dispositivo per la sorveglianza dello spazio aereo dell'Alleanza.
Nello specifico, l'Italia continuerà a garantire con un velivolo KC-767 dell'Aeronautica il rifornimento in volo dei velivoli radar AWACS di proprietà comune della NATO impegnati nelle attività di sorveglianza dello spazio aereo dei Paesi membri dell'Europa orientale e dell'area sud-orientale dell'Alleanza.
L'Italia continuerà, inoltre, ad assicurare un ulteriore assetto aereo (CAEW) per incrementare le capacità di sorveglianza dello spazio aereo nell'area sud-orientale.
Il fabbisogno finanziario per la durata programmata è pari a euro 3.264.360.
Il dispositivo in esame rientra nelle Assurance Measures (decisione del Consiglio Atlantico del 5 settembre 2014), progettate dalla NATO in risposta al mutato contesto di sicurezza ai suoi confini e che consistono in una serie di attività terrestri, marittime e aeree svolte all'interno, sopra e intorno al territorio degli alleati nell'Europa centrale e orientale, intese rafforzare la loro difesa, rassicurare le loro popolazioni e scoraggiare le potenziali aggressioni.
La Nato ha, in particolare, incrementato l'attività di sorveglianza dello spazio aereo dei Paesi membri dell'Europa orientale e dell'area sud-orientale dell'Alleanza mediante l'impiego dei velivoli radar AWACS di proprietà comune dell'Alleanza. Per il rifornimento in volo di tali velivoli è stato necessario il contributo degli Stati membri in quanto l'Alleanza non dispone di aerocisterne di proprietà comune.
Il potenziamento del dispositivo risponde, inoltre, all'esigenza di implementare una serie di misure di rassicurazione specifiche per la Turchia (c.d. Tailored Assurance Measures for Turkey, decisione del Consiglio Atlantico del 2015), nonché di sostenere la Coalizione internazionale anti Daesh (Support to the counter ISIL coalition, decisione del 2016) sulla base della richiesta e rimanendo all'interno dello spazio aereo alleato.
La partecipazione italiana al dispositivo in esame ha avuto inizio il 1° giugno 2016 in forza dell'autorizzazione, per il periodo 1° gennaio - 31 dicembre 2016, prevista dall'articolo 4, comma 9 del DL n. 67/2016.
La lettera b) del comma 1 dell’articolo 1 autorizza fino al 31 dicembre 2022 la proroga della partecipazione di personale militare al potenziamento del dispositivo NATO per la sorveglianza navale nell'area sud dell'Alleanza potenziamento del dispositivo NATO per la sorveglianza navale nell'area sud dell'Alleanza (Mar Mediterraneo e Mar Nero).
La NATO ha due forze navali di reazione immediata (Standing Naval Forces – SNFs) costituite, sulla base dell'art. 5 del Trattato Atlantico, da:
• Standing NATO Maritime Group (SNMG), composto da SNMG1 (Atlantico orientale) e da SNMG2 (Mar Mediterraneo) con compiti di pattugliamento e sorveglianza aero-marittima;
• Standing NATO Mine Counter Measures Group (SNMCMG), composto da SNMCMG1 (Atlantico orientale) e da SNMCMG2 (Mar Mediterraneo) specializzati in attività di contromisure mine.
Le SNFs sono costituite da forze marittime multinazionali poste alle dipendenze dell'Allied Maritime Command (MARCOM) di Northwood (GBR) e le Forze Navali impiegate sono parte integrante della NATO Responce Force (NRF).
L'Italia partecipa periodicamente ai gruppi operanti nel Mediterraneo.
Come precisato dal Governo nella relazione illustrativa, le misure di potenziamento adottate dalla NATO sono intese a colmare le criticità in seno alle Standing Naval Forces (SNFs), che costituiscono lo strumento navale a più alta prontezza operativa a disposizione dell'Alleanza.
In relazione a questa operazione la consistenza massima del contingente nazionale autorizzata dal decreto legge in esame è pari a 235 unità. È previsto, inoltre, l'impiego 2 mezzi navali (a cui si aggiunge una unità navale on call che potrà essere resa disponibile attingendo ad assetti impiegati in operazioni nazionali) e di un mezzo aereo.
Il fabbisogno finanziario per la durata programmata è pari a euro 17.690.219, di cui euro 4.000.000 per obbligazioni esigibili nell'anno 2023.
La lettera c) del comma 1 dell’articolo 1 autorizza fino al 31 dicembre 2022 la proroga della partecipazione di personale militare al potenziamento della presenza NATO in Lettonia (Enhanced forward presence).
Il contributo nazionale, inserito nell'ambito del Battlegroup a framework canadese, consta di 250 unità di personale militare e 139 mezzi terrestri.
Il fabbisogno finanziario della missione è stato stimato in euro 30.229.104, di cui euro 6.000.000 per obbligazioni esigibili nell'anno 2022.
Sono, inoltre, consentite, compatibilmente con la missione, attività per incrementare/implementare l'interoperabilità con gli assetti aerei nazionali impegnati nelle attività di Air Policing nell'area (cfr.infra).
Nel corso del Vertice di Varsavia del 2016 si è deciso di dispiegare quattro battaglioni multinazionali a rotazione - più i relativi assetti abilitanti - in Estonia, Lettonia, Lituania e Polonia, nonché di rafforzare il comando NATO in Romania.
I Battlegroup sono sotto il comando della NATO, attraverso il Multinational Corps Northeast Headquarters a Szczecin, in Polonia.
Ogni battaglione è composto da circa 1.200 soldati provenienti dai Paesi della NATO. Questa nuova operazione è stata decisa in esecuzione del Trattato NATO, nonché della risoluzione del Consiglio del Nord Atlantico del 10 giugno 2016 (PO2016/0391). L'Italia ha per la prima volta autorizzato la partecipazione di personale militare a questa missione in occasione della deliberazione del Consiglio dei ministri del 14 gennaio 2017 di proroga delle missioni internazionali per l'anno 2017 (cfr. scheda n. 40/2017).
La lettera d) del comma 1 dell’articolo 1 autorizza, fino al 31 dicembre 2022, la proroga della partecipazione di personale militare al potenziamento dell'Air Policing della NATO per la sorveglianza dello spazio aereo dell'Alleanza.
L'Air Policing è una capacità di cui si è dotata la NATO a partire dalla metà degli anni cinquanta e consiste nell'integrazione, in un unico sistema di difesa aerea e missilistico NATO, dei rispettivi e analoghi sistemi nazionali messi a disposizione dai paesi membri. Il potenziamento di tale capacità si inserisce nell'ambito delle cd. Assurance Measures (decisione del Consiglio Atlantico del 5 settembre 2014), progettate dalla NATO a causa del mutato contesto di sicurezza dei propri confini. Esse consistono in una serie di attività terrestri, marittime e aeree svolte all'interno, sopra e intorno al territorio degli Alleati, intese rafforzare la loro difesa, rassicurare le loro popolazioni e scoraggiare le potenziali aggressioni.
L'attività di Air Policing, comprensiva di attività operative e addestrative, è condotta in tempo di pace e consiste nella continua sorveglianza e identificazione di tutte le violazioni all'integrità dello spazio aereo NATO.
L'Air Policing è svolta nell'ambito dell'area di responsabilità del Comando operativo alleato della NATO (Allied Command Operation) di stanza a Mons (BEL) e viene coordinata dal Comando aereo (Air Command) di Ramstein (GER).
Da settembre 2020 ad aprile 2021 l'Aeronautica ha guidato la missione Bap in Lituania, con i propri Eurofighter, per garantire la sicurezza dello spazio aereo delle tre repubbliche baltiche (Estonia, Lettonia e Lituania) e sorvegliare i confini orientali dell'Alleanza.
Ha successivamente preso parte alla missione Enhaced Air Policing in Estonia con la task force Air Baltic Eagle II. Quello in Estonia è stato inoltre il primo impiego da parte della Nato dei caccia F-35 (italiani) di quinta generazione in una missione di polizia aerea nella regione baltica, per un totale di 1800 ore di volo e 70 interventi reali di intercettazione.
Dal 1° dicembre 2021 al 7 aprile 2022 ha guidato la missione di sorveglianza aerea rafforzata della Nato in Romania mettendo a disposizione 8 velivoli Eurofighter . La Task Force Air Black Storm è rischierata presso l'aeroporto romeno di Mihail Kog?lniceanu di Costanza per contribuire a garantire l'integrità dello spazio aereo della Romania rafforzando le attività di sorveglianza svolta dalla For?ele Aeriene Rom?ne, l'aeronautica romena.
Il contributo nazionale in questa missione è pari a 130 unità. È previsto l'impiego di n. 12 mezzi aerei. Sarà, inoltre, possibile, compatibilmente con la missione, svolgere attività per incrementare/implementare l'interoperabilità con gli assetti terrestri presenti in teatro operativo. Il fabbisogno finanziario per la durata programmata è pari a euro 37.267.925, di cui euro 11.000.000 per obbligazioni esigibili nell'anno 2023.
Lo scorso 22 marzo, il Capo di Stato maggiore della Difesa, ha reso noto alle Commissioni Difesa della Camera e del Senato (qui il resoconto stenografico della seduta), che l'Italia ha aumentato la presenza numerica di Eurofighter nella missione NATO Enhanced Air Policing in Romania per un totale di 8 velivoli.
L’Italia ha assunto il comando dell’operazione Enhanced Air Policing in Romania a dicembre 2021, schierando la Task force air Black storm, diretta dal 36° Stormo di Gioia del Colle. Inizialmente, l’Italia ha predisposto presso la base aerea Mihail Kogalniceanu di Costanza quattro caccia Eurofighter, provenienti dal 4°, 36°, 37° e 51° Stormo, aumentati a otto a marzo come reazione all’invasione russa dell’Ucraina. Oltre ai caccia. l’Italia ha anche inviato un C-130J della 46ª Brigata Aerea e altri quaranta militari di supporto.
Lo scorso 7 aprile si è svolto il passaggio di consegne tra l’Aeronautica militare italiana e la Royal air force britannica per il comando dell’operazione Nato Enhanced Air Policing sui cieli della Romania. Il cambio segue la normale turnazione prevista per questo tipo di missioni dall’Alleanza Atlantica. Il distaccamento britannico, che si aggiunge a quelli schierati da Romania, Italia e Germania, è composto da 150 militari, tra piloti e personale tecnico, della Royal air force e da quattro Eurofighter Typhoon.
Nonostante la turnazione rimangono gli otto Eurofighter italiani schierati nel Paese.
La missione della Nato è definita “enhanced”, potenziata, dal momento che il dispositivo atlantico si occupa della sorveglianza dello spazio aereo alleato in uno dei punti più vicini al quadrante ucraino. Con l’intensificarsi della crisi in Ucraina, i caccia schierati nel Paese hanno effettuato negli ultimi mesi decine di scramble, decolli rapidi per intercettare intrusioni e potenziali minacce allo spazio aereo euro-atlantico.
Il Capo di Stato maggiore della Difesa ha, inoltre ricordato la presenza di 250 alpini con 139 mezzi in Lettonia per l'Enhanced for Presence e le tre unità navali nel dispositivo delle Standing Naval Forces per la sorveglianza navale dell'area Sud dell'Alleanza.
Sono pronte a essere mobilitate, ha precisato il Capo di Stato Maggiore della Difesa, altre 1.350 unità facenti parte della Very High Readiness Joint Task Force, la cosiddetta «VJTF», tra cui 500 incursori, oltre 77 mezzi terrestri, due mezzi navali e cinque mezzi aerei, che al momento sono in elevato stato di prontezza.
Il Capo di Stato maggiore della Difesa ha, altresì, reso noto che l'esercitazione NATO Dinamic Manta 2022, tenutasi dal 21 febbraio al 4 marzo scorso e alla quale l’Italia ha partecipato assieme a diversi Paesi alleati, “ha visto anche il riposizionamento e il coinvolgimento della portaerei Truman quale chiaro segnale di deterrenza verso la controparte russa, ma non solo, poiché la crisi ucraina è una conferma di come la sicurezza della comunità internazionale e dell'Italia sia una sfida che si è molto evoluta e, parallelamente, complicata”.
Come precisato dalla Difesa la Dynamic Manta è un’esercitazione pianificata e condotta annualmente dal Comando Marittimo Alleato della NATO (NATO Allied Maritime Command – MARCOM), che si svolge nel Mediterraneo centrale, lungo le coste orientali della Sicilia, mirata principalmente all’addestramento e alla condotta delle operazioni di difesa anti sommergibile (Anti Submarine Warfare – ASW).Quest'anno quattro sommergibili provenienti da Francia, Grecia, Italia, e Stati Uniti, sotto il controllo del Comando Sommergibili della NATO (NATO Submarine Command - COMSUBNATO), si sono addestrati per due settimane insieme a undici navi di superficie provenienti da Canada, Francia, Grecia, Italia, Spagna, Turchia e Stati Uniti. Hanno partecipato anche otto velivoli da pattugliamento marittimo (Maritime Patrol Aircraft – MPA) e otto elicotteri, sotto il controllo del NATO Maritime Air Command (MARAIRNATO)
Free people of the bravest country!
The 56th day of our defense is coming to an end, and today we have definitely become one step closer to peace.
I was glad to welcome in Kyiv a great friend of our state and all Ukrainians - President of the European Council Charles Michel. Each such visit only underscores how absurd Russia's plans to seize our state were.
Three days? Five days? In how many days the occupiers planned to take control of Ukraine? 56 days - and we are meeting our guests in our capital for the sake of our national interests.
I held very thorough talks with Charles Michel on many aspects of relations between Ukraine and the European Union. The main thing is, of course, to protect our state and maintain the stable functioning of all state structures and all institutions. We discussed concrete steps of the European Union to help our country. In particular, defensive, financial and sanctions.
The second major topic of the talks is our movement towards European integration. This is the historic moment when we can develop maximum speed in joining the European Union. We have already proved that the Ukrainian state and public institutions are effective enough to withstand even the test of war. We are already doing as much to protect freedom on the European continent as other nations have never done.
And I see from all our friends in the European Union a willingness to help our movement as much as possible. I thanked Charles for that today.
The third major topic of our talks is the preparation of the necessary steps for the reconstruction of Ukraine after the war. We also discussed what we can do together with the European Union to address the threats to food and energy security in Europe and around the world posed by Russia. Resuming exports of Ukrainian agricultural products and blocking Russia's ability to blackmail Europe with energy resources are top priorities for everyone on the continent.
Before meeting with me, President Charles Michel visited Borodyanka, Kyiv region. He came there not alone, but together with his team. They saw with their own eyes what the occupiers had done on our land. What destruction they had caused. And a correct conclusion was made by our friends: there can be no peace without justice. We will do everything we can to bring to justice every Russian military and commander guilty of war crimes. Modern technology allows you to clarify many details. Every surname, every home address, every bank account - we will find everything.
A Plan to strengthen sanctions against the Russian Federation for the war against our state was published today. This Plan was developed by a team of Ukrainian and international experts led by Andriy Yermak and Michael McFaul.
When all the key areas identified in this Plan are implemented, Russia will lose the opportunity to finance the military machine. In particular, the Plan provides for restrictions on Russia's energy sector, banking sector, export-import operations, transport. The next steps should include an oil embargo and a complete restriction on oil supplies from Russia.
We are also working to ensure that all - I emphasize - all Russian officials who support this shameful war receive a logical sanctions response from the democratic world.
Russia must be recognized as a state - sponsor of terrorism, and the Russian Armed Forces must be recognized as a terrorist organization.
The European Union is currently preparing a sixth package of sanctions. We discussed this today with Charles Michel. We are working to make it truly painful for the Russian military machine and the Russian state as a whole.
I emphasize in all negotiations that sanctions are needed not as an end in themselves, but as a practical tool to motivate Russia to seek peace.
It is important that the EU Delegation and the embassies of friendly countries resumed work in Kyiv. This is one of the signals needed to tell Russia that there is no alternative to peace. There is no alternative to ending the war and guaranteeing full security for Ukraine. The more diplomatic missions return to work in our capital, the stronger this important signal will be.
Already 18 foreign missions are working in Kyiv in various formats. In particular, Italy, Iran, Kazakhstan, Latvia, Lithuania, Moldova, Poland, the Holy See, Slovenia, Tajikistan, Turkmenistan, Turkey, France, the Czech Republic, Estonia and others.
The return to normal life of the liberated cities and communities of Ukraine continues. 934 settlements have already been liberated. Police resumed work in 435 settlements. Local self-government started working in 431 communities. The work of humanitarian headquarters was launched in 361 settlements. We are gradually restoring people's access to medical and educational services, to social protection bodies. We are restoring road infrastructure, electricity, gas and water supply.
The biggest threats are mines and tripwire mines planted by the occupiers and shells that did not explode. It takes a lot of time, a lot of effort to neutralize them all. And I am grateful to all the specialists, all the rescuers who perform this important task.
Once again, I urge our citizens returning to liberated communities to be very careful. Do not enter the territory that has not yet been inspected. Do not go into the woods yet. If you see anything resembling a mine or a tripwire mine, report it to the police and rescuers immediately. Do not delay or attempt to remove hazardous items yourself.
The situation in the east and south of our country remains as severe as possible. The occupiers do not give up trying to gain at least some victory for themselves through a new large-scale offensive. At least something they can "feed" their propagandists with.
And I am sincerely grateful to each of our defenders, to all the Armed Forces of Ukraine, to all our cities, to all our communities that are resisting the invaders. To those who hold on and with their struggle, without exaggeration, save our state.
Mariupol, Avdiivka, Maryinka, Krasnohorivka, Toretsk, Velyka Novosilka, Zolote, Popasna, Izyum, Kharkiv, Hulyaipole, Mykolaiv, Vysokopillya, Snihurivka and dozens, dozens of other cities, dozens of other communities of the east, communities of the south of Ukraine, in the struggle for which the fate of our people and our freedom is being decided.
We are doing more than the maximum to ensure the supply of weapons to our army. Every day, all our diplomats, all our representatives and I personally work 24/7 through all possible channels - official and unofficial - to speed up the delivery of aid.
And I am very pleased to say, with cautious optimism, that our partners started to understand our needs better. Understand what exactly we need. And when exactly we need all this. Not in weeks, not in a month, but immediately. Right now, as Russia is trying to intensify its attacks.
Traditionally, before delivering the address, I signed a decree awarding our defenders. 203 servicemen of the Armed Forces of Ukraine were awarded state awards, 49 of them posthumously.
Five of our servicemen were posthumously awarded the title of Hero of Ukraine.
Eternal memory to everyone who gave life for Ukraine!
Eternal gratitude to all who stood up for our state!
Dear Mr. Prime Minister!
Dear Mr. Chairman!
Dear people's deputies of Ukraine!
Ladies and Gentlemen!
First of all, I would like to thank the leader of the United Kingdom, Boris Johnson, and all the people of the United Kingdom. For the words we hear. For the actions we see. For the support we feel. For the help we actually receive. For the victory that we will definitely gain together!
On October 8, 2020, our countries became strategic partners. And on February 24, 2022, we proved that our partnership is not on paper. Our partnership is on the battlefield. In the battles for common ideals, battles for a common future.
It has been almost ten weeks since the Russian Federation declared full-scale war against them and invaded our beautiful Ukrainian land. During this time, Ukraine and Britain have gone a path from partners to friends and brothers. And the one who lied that he is a friend and a brother has gone a path from a neighbor to an occupier and a terrorist. Is it sad? Yes. Is it scary? No. Because these almost ten weeks have proved: it is not scary when such an evil enemy is against you if such a good friend is next to you. Such as Great Britain. And leader Boris Johnson.
And these words are not flattery, not courtesy, they are reality. We are together. Almost every day. We are in touch. Daily. If we don't have a conversation today, it means only one thing: we are busy with what we agreed on yesterday. And it is so almost all these weeks, all this difficult time. For the sake of one goal, one moment - the first second of victory. And for the sake of one epoch - the epoch where peace reigns. In Ukraine, and therefore in Europe, and therefore in the world.
I would like to thank the United Kingdom, which is bringing this moment closer with us and which is ready to guarantee our security. And this gratitude of mine is not a formality. Because I know that the guarantees of Great Britain will never be a formality for Ukraine. Because these almost ten weeks have proved that your word is solid and your actions are decisive. Without any "almost". I hate that word - "almost".
As well as our interaction and support of British allies. First of all, it is a weapon and equipment for our military, which protects both Ukraine, Europe and the whole world from the Russian occupiers. I will not voice all the details to the public - let it be an unpleasant surprise for the aggressor every day.
Instead, I can speak openly about all other forms of support. This is humanity. And help for our refugees and internally displaced persons. Medicines, food, ambulances and fire engines and other large humanitarian aid. This is justice. And assistance in the investigation of war crimes of the Russian Federation in Ukraine. This is resilience. Macro-financial assistance for our economy. This is the abolition of customs duties, the abolition of quotas for our bilateral trade. This is the reconstruction of our land, this is the reconstruction of Kyiv and the Kyiv region, which will be joined by Great Britain.
These are important global things. Sanctions against the Russian Federation, energy embargo, asset blocking. These are ordinary, very simple human, but no less important, symbolic things. Blue and yellow flags on Trafalgar Square and Downing Street. When we are supported by London, Edinburgh, Cardiff, Belfast, supported by Liverpool, Manchester and hundreds of other cities in this great state.
When Ukraine is supported by the Duke and Duchess of Cambridge.
Sir Paul McCartney, Elton John and Sting. Richard Branson, Joanne Rowling, the Beckhams, Benedict Cumberbatch, Queen, Pink Floyd, Deep Purple. Ed Sheeran, Hugh Laurie, Stephen Fry, Kit Harington, Emilia Clarke, Daniel Radcliffe and, of course, Her Majesty Queen Elizabeth II.
It is also very important - the return of Melinda Simmons, and the recent visit of Prime Minister Johnson. At a very difficult time and at a very necessary moment. Our walk in the streets of Kyiv showed the world that the heart of Ukraine feels. Pain. But the people we met there, their words, their eyes, smiles and gifts - already famous roosters, the same as in Borodyanka - all this showed the world what our Ukrainian soul feels. Indomitability. Unbreakability. Therefore, hope for victory. Today, I, our parliament and the entire Ukrainian people can say one thing: thank you, Britain! Thank you, friends!
Dear people's deputies of Ukraine!
Please agree, when there is such unity in this hall, it is priceless! During these almost ten weeks, I have addressed the House of Commons, the US Congress, the European Parliament, the Bundestag, the Knesset, the Seimas, and many other parliamentarians and parliaments. But I did not address you. And this is not contempt, on the contrary - it is a great trust in you. You are here. And you know very well what is happening in our country. We are all citizens of this great state, and you know exactly what to do. I believe that has not changed in these almost ten weeks. I will be happy if the following becomes obvious and indisputable for you.
You are the people's deputies of the greatest state in the modern world! I'm sure of it! You are the people's deputies of Ukraine. Keywords are "people" and "Ukraine". I think we will abandon trifles, political speculation until peacetime, although it is better to abandon them forever. The agenda of the Verkhovna Rada is obvious. The keyword is "order". Because there is no time for spam, quarrels and PR - everyone already knows you. I think wise rationalism and sound nationalism are important. All this is very important for us today.
You are part of a large Ukrainian army. Your frontline is a legislative field in which you must work for our people, for each of us, for our state, for our victory. Like our army, like the whole country. Work 24/7. No days off, no unnecessary emotions, slogans, etc. Today we all have one party, and this party is Ukraine. One faction - Ukraine. One majority - Ukraine. One, strong, independent. And everything that does not help it or, God forbid, harms, weakens or splits, must be not in the minority, no. This must be a thing of the past.
Just like someone's hopes of sitting out somewhere. Currently, the absence of a deputy is justified by only two things: his work abroad or in the regions for the interests of our state or his death for the interests of the state. The rest is of no interest to Ukraine today. It doesn't need anything else, it won't have anything else! Anything else follows the Russian warship!
Please do not waste time on unnecessary laws. There are important priorities for the state. I know that you are professionals, you will do it. The state is waiting. Please do not waste your time, my time, the time of the people of Ukraine on minor initiatives and unimportant things. It seems to me that laws should be as timely as Lend-Lease. Accurate as our "Stugna" and "Bayraktar". And bring benefits like "Neptune". And glory like our army. And to be such that will go down in history like the people of Ukraine!
I would like to greet everyone and you, dear Mr. Robin!
Dear guests, dear friends!
I am grateful for this opportunity to participate in this discussion.
I am also grateful that Chatham House, one of the most influential think tanks in Europe, set up a special program back in 2015 for independent and in-depth research into the Ukrainian context. This research helps find answers to the most pressing questions. And these are the questions I would like to ask today. I know you will ask me questions, there will be a dialogue.
But I am sure that each and every one of you is well aware of the level of the problems that the Russian invasion of Ukraine has brought. This is the highest priority for us and, I am sure, for the whole world today. It has brought problems not only to our people, but to everyone on the continent and to everyone in the world. I am absolutely sure of that.
This is a full-scale invasion - one that Europe has seen only in the worst times of the 20th century.
I would like to briefly outline some of the challenges.
The first is the extreme brutality of the Russian army and its people who came here, and the Russian state's extreme contempt for all international conventions, the entire system of international law, human rights - for me, this is the most important thing, the inviolability of borders, the integrity of states in Europe.
Why is Russia doing all this? Because they think that if they can be held responsible for such crimes, criminal actions, it will be decades later. They simply do not believe that the international community can hold those responsible for the war crimes to justice as they are hiding behind the nuclear force.
The second challenge is, in fact, nuclear blackmail. For the first time in many decades. Absolutely outright.
Russian state propagandists on their media resources calculate how long it takes for nuclear missiles to hit European capitals. They talk about it publicly, openly. They tell how to detonate nuclear explosives in the ocean to wash away everything in the British Isles with a radioactive wave. They prepare infographics, that is, they are serious about it. They boast that Russia can destroy any state leaving only "nuclear ashes". Moreover, "nuclear ashes" is their quote, which they repeat as a mantra.
Why is this happening? This is a feeling of impunity, and we are sure of it. They are accustomed to the fact that business "as usual" has always returned to the relations of all states with Russia. And even now there are politicians in Europe who are not ashamed of ties with the Russian state after all that the Russian army has done in Ukraine.
The third challenge is that the world is a few steps away from political chaos in dozens of countries, which could be the result of food and inflation crises. By blackmailing Europe into launching the Nord Stream 2 gas pipeline last year, Russia has provoked a price crisis in Europe. Gazprom deliberately did not supply the market with the necessary amount of gas to cover the deficit, and as a result, gas prices in Europe reached a historic maximum. This has affected all Europeans without exception.
Now, as part of a full-scale war against Ukraine, Russia is blocking our ports it has seized.
What does this lead to? The global market is left without sufficient supplies of some key products from Ukraine. This is what we have, what is the priority for the world - grain, sunflower oil, corn, other agricultural products.
What consequences do we see? I'm sure we don't see everything. Because there is not much analytics here. I think we will see all this in the future. In some countries there is a shortage of sunflower oil. In other countries, the chains of agricultural production connected with our supplies are slowing down. In other countries, a shortage of basic food products is expected.
All this together puts pressure on prices. In North Africa, the Middle East, Asia. And then it will affect other regions of the world. And the poorest will suffer. Who always suffers? The poorest. We are sure that the middle class will also suffer. Obviously, the political consequences of this can be dangerous. That is why I say that food security is one of the components of political chaos.
Dear attendees!
Russia's war against our state, which at first seemed only a bilateral event to many, some even smiled, some said it was just a conflict, Russia says it is a military operation. Now we all evaluate it differently, more seriously.
But today is already the 72nd day of a full-scale war, and we do not yet see its end. We do not see or feel the willingness of the Russian side. Just as we do not see comprehensive answers to all the threats posed by Russia.
What do we offer?
There has not been a day since February 24 when I and our entire team did not negotiate to obtain the necessary weapons. To agree on the necessary sanctions against Russia. To organize the necessary cooperation to document and investigate war crimes.
There has not been a day since the beginning of the brutal blockade of Mariupol by the Russian army, this is one of the examples, when we did not try to find a diplomatic solution to rescue people and organize humanitarian corridors for this rescue.
We are in contact with everyone who can provide financial support to Ukraine. We have already started preparing a large-scale Recovery Plan for Ukraine, as we have no doubt that we will be able to defend our independence. And we believe in this strength of the world, in our strength. This is not a belief in a miracle. Common sense tells us that the world's response to the aggressor's actions, which Russia is now allowing itself, must be immediate.
And what’s the reality? We've been talking about the same things for months. For example, the oil embargo against Russia, the blocking of the entire banking sector of the terrorist state. For months we have been fighting for a sufficient supply of weapons. And I am grateful to those states that help us from the first days constantly, every day. Because they correctly assessed the threat. But, unfortunately, not all states have assessed it that way. Even now, not everyone evaluates it that way.
Most of Russia-provoked challenges and threats have not been fully addressed. That's the main thing. So, we need new tools, we need to look for them constantly. New determination. Something that can stop not only Russia, but also any potential aggressor.
Ukraine proposes to create just such a tool. We call it U24. United 24. By upgrading the global security system, we must create opportunities to prevent any aggression or at least stop it in 24 hours. Or - in 24 hours to provide such assistance to the victim of aggression, which will restore peace. Or - if it is not a war, but a natural disaster or any social challenge - in 24 hours the world community must provide a country or region with all the necessary assistance to save people.
With such a global response system, we will be able to ensure that millions of people are never again threatened with physical destruction. Or threats of deportation. Or - famine, destruction. Therefore, here are the specific questions that need to be answered by politicians, experts and society.
And the questions I want to ask you now. What exactly can be done to ensure that the responsibility for war crimes is inevitable and comes not after a decade but faster, as in ordinary criminal proceedings?
What specific sanctions against Russia can convince Russia, first of all, and all other potential aggressors in the world that international law must be respected?
What specific global decisions are needed to keep the weapons of mass destruction in the world under control and to prevent their use and relevant blackmail? Even talks about it. And what sanctions should be imposed for nuclear blackmail or blackmail with chemical weapons?
And what will convince the world's politicians that these issues are urgent and practical, and not just for discussion?
I hope you will offer your thoughts, answers to these questions. This is your experience. Because objectively, we all need answers, the world needs them. I am sure that every person who watches us now and who asks himself or herself these questions every day needs the answers.
And I'm sure that the U24 tool we offer can be an important part of your answers. This is an option. We are talking about this, about our initiative. Because I believe that the more initiatives there are, the more people understand the global nature of these challenges, the global nature of these responses.
Thank you very much for your attention!