Camera dei deputati - Legislatura - Dossier di documentazione (Versione per stampa) |
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Autore: | Servizio Studi - Dipartimento Affari Esteri |
Titolo: | Il conflitto russo-ucraino. Cronologia degli avvenimenti, analisi e documenti |
Serie: | Documentazione e ricerche Numero: 192/4 |
Data: | 21/03/2022 |
Organi della Camera: | III Affari esteri, IV Difesa |
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Camera dei deputati |
XVIII LEGISLATURA |
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Documentazione e ricerche |
Il conflitto russo-ucraino Cronologia degli avvenimenti, analisi e documenti
(aggiornamento al 20 marzo) |
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n. 192/4 |
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21 marzo 2022 |
Servizio responsabile: |
Servizio Studi Dipartimento Affari esteri ( 066760-4172 – * st_affari_esteri@camera.it
ha collaborato il Dipartimento Difesa ( 066760-4172 – * st_difesa@camera.it
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ES0383d.docx
INDICE
Cronologia degli avvenimenti
Dal 15 al 20 marzo............................................................................................. 3
§ 15 marzo......................................................................................................... 3
§ 16 marzo......................................................................................................... 7
§ 17 marzo....................................................................................................... 12
§ 18 marzo....................................................................................................... 13
§ 19 marzo....................................................................................................... 17
§ 20 marzo....................................................................................................... 20
Analisi
La partecipazione italiana al potenziamento dei dispositivi della NATO previsti dal decreto-legge n. 14 del 2022 (a cura del Dipartimento Difesa). 31
Il ruolo della Bielorussia nella crisi internazionale..................................... 38
§ La crisi migratoria al confine polacco-bielorusso......................................... 38
§ Ulteriore rafforzamento dei legami con la Russia di Putin........................... 41
Documenti
Discorso del presidente Zelensky al Congresso USA del 16 marzo........ 47
Discorso del presidente Zelensky al Bundestag del 17 marzo................. 52
Discorso del presidente Putin in occasione dell’anniversario della riunificazione della Crimea del 18 marzo..................................................... 56
Discorso del presidente Zelensky alla Knesset del 20 marzo................... 58
Allegati
La presenza militare italiana prevista dal decreto-legge n. 14/2022 (infografica a cura del Dipartimento Difesa)..................................................... 63
Nella città di Mariupol fonti ucraine informavano che, mentre continuavano forti scontri, 400 persone fra pazienti e operatori sanitari dell'ospedale erano tenute in ostaggio dai russi. Nella città assediata ci sarebbero stati finora almeno 2357 morti civili e mancano cibo, acqua, luce e riscaldamento. Nel corso della giornata circa 20.000 persone riuscivano a lasciare la città in auto in un corridoio umanitario. Le forze russe prendevano, secondo la Tass, la città portuale di Berdiansk sul mar d'Azov, a circa 80 km da Mariupol. Navi russe bombardavano la costa nella regione di Odessa.
A Kyiv veniva decretato un coprifuoco di 36 ore (fino alle 8 di giovedì 17 marzo), mentre continuavano a suonare le sirene antiaeree, come in molte altre città ucraine. Si contavano almeno tre esplosioni all'alba in una zona residenziale, che causavano quattro morti e una trentina di feriti. Venivano colpiti un palazzo di 10 piani, la stazione della metropolitana Lukianivska e un altro palazzo di 16 piani nel distretto Svyatoshinsky, in attacchi condotti con proiettili di artiglieria. Nel corso della giornata riuscivano a lasciare la città 29.000 civili attraverso corridoi umanitari.
La Difesa russa annunciava la presa dell'intera regione di Kerson. L'aeroporto di Dnipro veniva colpito nella notte da due missili che raggiungevano il terminal e distruggevano la pista di atterraggio. Kharkiv risultava essere oggetto di continui bombardamenti, anche con due missili nel centro città e lamentava morti e feriti. Il sindaco Ihor Terekhov parlava di più di 600 edifici distrutti nella città.
Due nuove vittime tra gli operatori dell’informazione, il cameraman Pierre Zakrzewski, (colpito insieme al corrispondente Benjamin Hall che era rimasto ferito), e la giornalista ucraina Oleksandra Kuvshynova. Zakrzewski era il secondo giornalista straniero ucciso durante la guerra in Ucraina, dopo l'americano Brent Renaud.
Riprendevano i colloqui di pace in videoconferenza tra le delegazioni russa e ucraina (destinati a continuare il giorno successivo), di cui scriveva su Twitter il consigliere di Zelensky Mykhailo Podolyak che: "È un processo negoziale molto difficile e scivoloso. Ci sono contraddizioni fondamentali. Ma c'è sicuramente spazio per un compromesso".
I primi ministri di Polonia Mateusz Morawiecki (insieme al vice primo ministro Jaroslaw Kaczynski), di Slovenia Janez Jansa e della Repubblica Ceca, Petr Fiala, giungevano a Kyiv per dimostrare "l'inequivocabile sostegno" dell'Unione europea. “È qui, nella Kyiv dilaniata dalla guerra, che si fa la storia. È qui che la libertà combatte il mondo della tirannia. È qui che il futuro di ciascuno di noi è in bilico. L'Ue sostiene l'Ucraina, che può contare sull'aiuto dei suoi amici", scriveva su Twitter il premier polacco Morawiecki dopo il loro arrivo in treno a Kyiv, che poi aggiungeva: "L'Europa deve capire che se perde l'Ucraina, non sarà più la stessa”. “Piuttosto, sarà un simbolo di fallimento, umiliazione e impotenza. E voglio un'Europa forte e ambiziosa". Morawiecki ribadiva poi il suo sostegno alla richiesta dell’Ucraina di entrare nell’Unione europea. "La vostra visita a Kyiv in questo momento difficile per l'Ucraina è un forte segnale di sostegno. Lo apprezziamo davvero", affermava Zelensky. Il leader del partito al governo polacco Diritto e giustizia (PiS), Jaroslaw Kaczynski, richiedeva una missione internazionale di pace in Ucraina.
Il presidente Zelensky ammetteva, intervenendo in video collegamento con i leader dei Paesi nordici e baltici della Joint Expeditionary Force riuniti oggi a, che: "L'Ucraina si rende conto che non è nella Nato. Abbiamo sentito per anni parlare di porte aperte, ma abbiamo anche sentito dire che non possiamo entrarci, e dobbiamo riconoscerlo".
Zelensky chiedeva poi più armamenti per fermare la Russia, l'uccisione di persone, la distruzione della democrazia, altrimenti sarebbero stati colpiti anche altri Paesi e il primo ministro britannico Boris Johnson rispondeva promettendo maggiori aiuti militari all’Ucraina. Il presidente ucraino si collegava poi anche con il parlamento canadese ed esprimeva al primo ministro Justin Trudeau insoddisfazione per le sanzioni economiche ritenute non sufficienti a fermare la guerra e i suoi orrori, tra cui l’uccisione di 97 bambini.
Il Presidente ucraino si rivolgeva in lingua russa con un video ai militari dell’esercito di Mosca : “Se vi arrendete alle nostre forze militari, vi tratteremo come devono essere trattati gli esseri umani: con dignità. Il modo in cui non siete stati trattati dal vostro esercito. E il modo in cui il vostro esercito non tratta la nostra gente. Scegliete". Aggiungeva poi in ucraino che: "In 19 giorni l'esercito russo ha avuto più perdite che nelle due sanguinose guerre in Cecenia". In un altro video il consigliere del presidente Oleksiy Arestovich, affermava che probabilmente la guerra in Ucraina sarebbe finita entro maggio "perché la Russia esaurirà le risorse per continuare l'invasione" e aggiungeva che anche i mercenari siriani sarebbero stati respinti.
Il leader ucraino inoltre, in un videomessaggio, affermava che la Russia stava cominciando a realizzare che con la guerra non andrà da nessuna parte; "Non si aspettavano una simile resistenza.
Credevano nella loro stessa propaganda, che ha detto menzogne sul nostro conto per decenni"; annunciava quindi future punizioni per i responsabili della guerra, della repressione e della catastrofe umanitaria. Zelensky in un altro videomessaggio su Telegram si rivolgeva ancora ai russi dicendo: "Vi parlo da Kiev, la nostra capitale, la città che voi avete sempre chiamato 'madre delle città russe', che ha reso i nostri popoli storici, e che voi oggi avete bombardato. Avete bombardato delle persone, quartieri residenziali. Noi di “figlì così non abbiamo bisogno, grazie" "Alcuni paesi della Nato sono intimoriti e dicono che non possono rispondere perché questo porterà la terza guerra mondiale. Ma cosa diranno quando il presidente russo, Vladimir Putin avanzerà in Europa attaccando altri paesi? Credo diranno la stessa cosa che dicono all'Ucraina. L'articolo 5 della Nato non è mai stato così debole come oggi, ma questo è solo un nostro punto di vista",
Il presidente del Consiglio Mario Draghi (accompagnato dal consigliere diplomatico Luigi Mattiolo) incontrava il consigliere alla Sicurezza nazionale statunitense Jack Sullivan. Una nota della Casa Bianca riferiva che erano stati discussi “i modi per imporre, anche in coordinamento con il G7 e l'Unione europea, costi alla Russia per la sua guerra all'Ucraina e per fornire assistenza umanitaria a coloro che fuggono dal conflitto".
Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, durante la celebrazione dell’anniversario della firma dei Patti Lateranensi, ammoniva sulla necessità di impedire che le regole della convivenza internazionale venissero sconvolte da atti come quelli visti in Ucraina in cui “un paese potente” “invade con la violenza un paese indipendente per imporgli le proprie scelte", creando allarme nel mondo intero.
Il ministro degli Affari esteri Luigi Di Maio in visita in Moldova, dichiarava alla stampa: "Anche in queste ore abbiamo visto bombe su civili e ospedali. Abbiamo visto bombardamenti a 10 chilometri dal confine con l'Unione Europea. Noi non cederemo alle provocazioni di Putin, noi continueremo a cercare una strada diplomatica".
La Commissione esteri del Senato sospendeva, con decisione unanime, il protocollo di collaborazione con la Commissione Affari internazionali del Parlamento russo, per effetto della guerra in Ucraina.
Veniva reso noto che il presidente statunitense Biden verrà in Europa per partecipare ai vertici dell’Unione europea e della Nato del prossimo 24 marzo.
Il Governo russo rispondeva alle sanzioni occidentali con altre mirate a Biden, Blinken (insieme ad altre 13 personalità statunitensi) e al premier canadese Trudeau, mentre gli Stati Uniti sanzionavano Lukashenko e il Regno Unito aggiungeva altri 350 oligarchi e politici a quelli già sanzionati. Il Giappone aggiungeva altri 17 oligarchi russi alla lista delle sue sanzioni, che giungeva così a 61. Anche la Francia annunciava nuove sanzioni nei confronti di personalità russe. Lo stesso giorno anche il Regno Unito annunciava un nuovo pacchetto di sanzioni economiche indirizzato contro l'importazione di prodotti russi per circa 900 milioni di sterline, come la vodka, e i beni di lusso, incluso l'import-export di veicoli costosi, allo scopo di "isolare ulteriormente l'economia russa dal commercio globale".
Il primo ministro russo Mikhail Mishustin comunicava che il suo governo aveva predisposto un piano da mille miliardi di rubli (circa 9,1 miliardi di dollari), per stabilizzare l'economia della Russia sotto sanzioni, anche in collaborazione con i partner dell’Unione economica eurasiatica (EAEU).
Veniva arrestata, multata e successivamente rilasciata la giornalista russa Marina Ovsyannikova, che aveva interrotto un notiziario in diretta sulla televisione di Stato di cui era dipendente, Channel One, mostrando un cartello che denunciava la guerra in Ucraina, in un atto di dissenso definito “teppismo” dal portavoce russo Peskov. “Stop War” e "non credete alla propaganda. Qui vi stanno mentendo". La giornalista, di padre ucraino e madre russa, aveva affermato di vergognarsi di aver fatto propaganda per il governo in passato.
In una circolare dello Stato maggiore dell'Esercito italiano datata 9 marzo, definita come un documento "ad esclusivo uso interno di carattere routinario", facendo riferimento ai "noti eventi" e alle "evoluzioni sullo scacchiere internazionale”, si invitava a valutare con attenzione i congedi anticipati, a tenere i reparti in prontezza operativa "alimentati al 100%", a provvedere all’addestramento "orientato al warfighting", a "provvedere affinché siano raggiunti e mantenuti i massimi livelli di efficienza di tutti i mezzi cingolati, gli elicotteri e i sistemi d'arma dell'artiglieria", “al fine di rispondere alle esigenze dettate dai mutamenti del contesto internazionale”.
Il segretario del Consiglio di sicurezza russo Nikolay Patrushev, riferiva la Tass, dichiarava che durante “l'operazione militare speciale, abbiamo ottenuto prove documentate che Kiev si stava preparando per invadere la Crimea, le Repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk a marzo”
Il direttore della Sala Stampa vaticana Matteo Bruni informava che Papa Francesco aveva ricevuto una lettera del sindaco di Kiev, Vitaly Klitschko, che lo invitava a recarsi nella capitale ucraina in guerra; dichiarava poi che il Papa era vicino alle sofferenze della città e alla sua gente e che pregava per loro, ribadendo l'appello fatto la domenica precedente all’Angelus contro la barbarie dell’uccisione di civili inermi che nessuna ragione strategica avrebbe potuto giustificare.
Il presidente del Consiglio dell’Unione europea, Charles Michel, parlava al telefono col presidente russo Putin, che accusava il governo ucraino di non essere serio nel voler trovare una soluzione mutualmente accettabile, secondo il Cremlino riportato dall’agenzia Bloomberg. Michel scriveva su Twitter: "Ho sottolineato al presidente russo Vladimir Putin l'urgente necessità di fermare la guerra fratricida della Russia contro l'Ucraina. L'Ue è unita nel condannare l'aggressione russa, rispondendo con potenti sanzioni e fornendo ulteriore sostegno all'Ucraina". Michel affermava poi di aver chiesto un cessate il fuoco immediato e il ritiro dell'esercito russo, di aver discusso con Putin dei negoziati in corso tra Ucraina e Russia, invocando la protezione dei civili, chiedendo la cessazione dei bombardamenti e corridoi umanitari.
Veniva votato con 136 voti a favore, 27 contrari e 27 astensioni, un emendamento con cui i parlamentari chiedevano agli Stati membri del Consiglio d'Europa di aumentare la loro assistenza militare all'Ucraina affinché il Paese potesse rafforzare le proprie forze armate condannando la politica russa di aperta minaccia alla sicurezza dell'Europa, in corso da anni con l'aggressione alla Moldavia, alla Georgia, l'annessione illegale della Crimea e l'azione nell'est dell'Ucraina; venivano anche condannate le gravissime violazioni dei diritti umani e della legge umanitaria internazionale da parte della Russia, chiedendo che i responsabili venissero processati dalla comunità internazionale per crimini di guerra. Veniva inoltre votato all’unanimità di chiedere alla Russia di ritirarsi dal Consiglio d’Europa (ritiro peraltro già annunciato dalla stessa Russia) a causa delle gravissime violazioni del suo statuto, incompatibili con la sua permanenza in esso.
Il cancelliere tedesco Olaf Scholz, intervenendo a un convegno del quotidiano Welt, ribadiva la contrarietà all’ipotesi di no-fly zone sull'Ucraina che porterebbe a uno scontro militare con la Russia non voluto da nessuno degli alleati. Affermava poi che il presidente russo Putin aveva sottovalutato la determinazione della comunità internazionale nel reagire all’aggressione e porre pesanti sanzioni alla Russia.
Si registravano nuovi bombardamenti dell'esercito russo su Kyiv e il sindaco della capitale Vitali Klitschko scriveva su Telegram riportato da Ukrinform, che diversi missili avevano colpito case private nel distretto di Podilsky e che era stato inoltre danneggiato un gasdotto. Nella capitale continuava il coprifuoco iniziato il giorno precedente e destinato a durare fino alle 7 del giorno successivo.
Kyiv Indipendent informava che sarebbero stati uccisi 10 civili in coda per il pane a Cherniv a nord di Kyiv, notizia che il Cremlino negava, e sarebbero stati sparati colpi e fumogeni contro dei "manifestanti pacifici radunati nella piazza davanti al consiglio comunale per chiedere il rilascio dei leader locali detenuti nella zona occupata di Skadovsk, dell'Oblast di Kherson".
Bombardamenti russi colpivano anche la torre della televisione della città di Vinnytsia. I servizi d'emergenza locali, citati da Ukrinform riferivano del ritrovamento sotto le macerie di un edificio bombardato dalle forze russe a Chernihiv, dei corpi di 5 persone, di cui 3 bambini. Il vice capo dell'ufficio presidenziale ucraino Kirill Tymoshenko, citato da Ukrinform, annunciava che era stato liberato il sindaco di Melitopol, Ivan Fedorov, precedentemente rapito da agenti russi, scambiato con nove soldati russi.
Fonti ucraine riferivano poi di altri attacchi aerei a Mariupol sul centro sportivo Neptun, utilizzato come rifugio per donne incinte e madri con bambini piccoli, di cui un numero imprecisato sarebbe rimasto sotto le macerie. Inoltre l'esercito ucraino denunciava un attacco russo sferrato contro i civili in fuga da Mariupol, alcuni dei quali sarebbero morti e il consiglio comunale della città riferiva di raid russo sul teatro drammatico della città, rifugio per circa mille civili, tra cui si temevano numerose vittime.
Il ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba, definiva l’episodio un "orrendo crimine di guerra". "Massiccio attacco russo al teatro drammatico dove si nascondevano centinaia di civili innocenti. L'edificio è ora ridotto in rovine. I russi non potevano non sapere che si trattava di un rifugio per civili", sottolineava su Twitter. Il ministero della Difesa russo negava la responsabilità dell’evento e accusava invece la milizia ultranazionalista ucraina del Battaglione Azov.
A Mariupol i militari russi bombardavano anche le torri delle radio e delle telecomunicazioni, secondo il Guardian, che rendeva noto che l’assedio della città si stringeva sempre più con i carri armati russi che avanzano verso il centro della città, mentre più di 400.000 persone erano ancora bloccate al suo interno, senza acqua corrente, cibo e forniture mediche, mentre oltre 500 rimanevano in ostaggio nell'ospedale regionale di terapia intensiva occupato dai russi.
Nella mattinata Mariupol veniva attaccata anche dal mare di Azov, riferiva Petro Andryushchenko, consigliere del sindaco della cittadina ucraina, precisando che gli attacchi delle navi da guerra andavano ad aggiungersi ai raid aerei. Dalla città riuscivano comunque a essere evacuati 6426 civili, secondo le autorità ucraine.
Nel frattempo riprendevano i negoziati tra rappresentanti ucraini e russi. Il Financial Times anticipava una bozza di piano di pace in 15 punti che includeva la rinuncia da parte dell'Ucraina alla richiesta di entrare nella Nato e l’impegno a non ospitare basi militari straniere o armi, in cambio di protezione da alleati quali Stati Uniti, Gran Bretagna e Turchia.
Il consigliere del presidente Zelensky, Mykhailo Podoliak, che guidava i negoziati con i russi, lo definiva però come un testo che rappresentava soltanto le richieste della Russia e affermava in proposito che: "L'Ucraina è in uno stato di guerra diretta con la Russia. Pertanto, il modello può essere solo ucraino", e ribadiva il rifiuto da parte ucraina di tali modelli di neutralità richiedendo "garanzie di sicurezza assoluta" contro la Russia con un "accordo i cui firmatari si devono impegnare ad intervenire a fianco di Kiev in caso di aggressione".
Il capo negoziatore russo, Vladimir Medinsky, aveva invece affermato che Kyiv sarebbe stata disponibile ad assumere lo status di "neutralità smilitarizzata, stile Austria o Svezia, con un proprio esercito", anche perché l'Ucraina "ha già lo status di neutralità" nella sua Costituzione e che era stato proprio sulla base di questo principio "che si ritirò dall'Unione Sovietica nel 1991. "Chiaramente - aggiungeva - la questione chiave per noi è lo status della Crimea e del Donbass, così come una serie di questioni umanitarie, i diritti della popolazione russofona, lo status della lingua russa". Il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov affermava che un "compromesso" sull'Ucraina neutrale secondo il modello svedese o austriaco sarebbe stato possibile e tale posizione veniva anche ribadita dal ministro degli Esteri Lavrov.
Il ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, in relazione ad una recente circolare emanata dallo Stato maggiore dell’Esercito sull’addestramento delle truppe in modalità da combattimento, ha specificato che si tratta di “un’attività ordinaria che riguarda il livello esercitativo e di prontezza, anche tenendo conto del contesto attuale e delle sue possibili evoluzioni, per le missioni cui sono chiamate le Forze annate”. Il Ministro della Difesa ha, poi, aggiunto: “siamo disponibili a rafforzare le misure di rassicurazione dei Paesi più esposti sul fianco sud-est. Per questo, ho intensificato le interlocuzioni con l’Ungheria, dove parteciperemo a esercitazioni congiunte”
Il Capo di Stato maggiore dell’Aeronautica militare, generale Luca Goretti, nell’illustrare alle Commissioni difesa di Camera e Senato, l’impegno della forza aerea per la deterrenza Nato al fianco orientale, ha fatto presente che “avere uno strumento aerospaziale pronto è un elemento chiave per fronteggiare le aggressioni del presente e del futuro”.
Il presidente russo Putin, in una videoconferenza con i Presidenti delle Regioni, affermava che le autorità ucraine "stanno assistendo a un vero disastro umanitario e a loro non importa”, "i loro padroni occidentali stanno semplicemente incitando le autorità di Kiev a continuare lo spargimento di sangue. Stanno fornendo loro sempre più spedizioni di armi, fornendo loro informazioni e offrendo altra assistenza, anche inviando consiglieri militari e mercenari".
"Siamo preparati e siamo pronti a negoziare proprio quelle questioni riguardanti lo status neutrale dell'Ucraina e la sua smilitarizzazione e denazificazione, che sono questioni di principio per la Russia e il nostro futuro". Il presidente russo dichiarava anche che la Russia aveva fatto di tutto per organizzare e condurre questi negoziati "ma continuiamo a vedere ancora e ancora che il regime di Kiev non si preoccupa del destino del popolo ucraino. Che le persone stanno morendo e che centinaia di migliaia sono diventate profughi, che le città sono detenute dai neonazisti e dai loro criminali armati liberati dalle carceri".
Nel corso della giornata diverse fonti di informazione (Tass, Ria Novosti, Bloomberg, Interfax e Reuters) riportavano dichiarazioni del presidente Putin, in cui affermava che "l'Ucraina spalleggiata dalle potenze occidentali pianificava una aggressione alla Russia". accusando poi l’Occidente di volere smembrare la Russia. Il leader russo ribadiva poi di essere pronto a discutere la "smilitarizzazione" e la "denazificazione" dell'Ucraina, che l’attacco all’economia russa era fallito e che essa si sarebbe dovuta adattare alla nuova situazione. In ogni caso affermava che: "L'operazione speciale in Ucraina sarà completata".
I presidenti turco Erdogan e ucraino Zelensky avevano un colloquio telefonico in cui il primo ribadiva il sostegno della Turchia e l'impegno per un cessate il fuoco. Il ministro degli Esteri turco Mevlut Cavusoglu si recava a Mosca ad incontrare il ministro degli Esteri russo, Serghei Lavrov, in attesa di andare a Kyiv il giorno successivo per incontrare il collega Dmytro Kuleba.
Il presidente ucraino Zelensky interveniva in videoconferenza al Congresso degli Stati Uniti, ribadendo le richieste della fornitura di maggiori aiuti e la posizione di ulteriori sanzioni. "In questi giorni”, diceva, “si decide il destino dell'Ucraina. E’ un attacco alla nostra libertà, alla nostra democrazia, alla nostra indipendenza". "Vi parlo da Kiev, una città che è sotto attacco missilistico ogni giorno, come molte altre città in Ucraina, ma non abbiamo pensato nemmeno per un secondo ad arrenderci".
Zelensky ha paragonato la guerra nel suo Paese ad un "11 settembre che si ripete ogni giorno da tre settimane" e chiedeva una "no-fly zone sul cielo ucraino per ragioni umanitarie", oppure chiedeva almeno sistemi di difesa aerei e velivoli. Zelensky, ricordava anche Pearl Harbour e mostrava al Congresso un video dell'Ucraina sotto le bombe, rivolgendosi poi in inglese agli americani:
"Oggi non solo aiutate noi ma anche tutta l'Europa e tutto il mondo ad essere liberi". Zelensky chiedeva inoltre a tutte le società statunitensi di lasciare la Russia e al Governo americano di sanzionare tutti i politici russi che sostengono l'invasione dell'Ucraina. "Nel periodo più buio per il nostro Paese vi chiedo di fare ancora di più", di imporre "nuovi pacchetti di sanzioni" a Mosca "finché la macchina militare russa non si fermerà” Il discorso di Zelensky veniva lungamente applaudito dai parlamentari statunitensi.
Il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, dopo il discorso di Zelensky prometteva nuovi aiuti militari all'Ucraina, in particolare 100 droni Switchblade e armi anti-aeree per 800 milioni e definiva Putin criminale di guerra. Il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov definiva tale appellativo come “inaccettabile" e frutto di una "imperdonabile retorica".
Il presidente ucraino Zelensky in un'intervista alla NBC, affermava che con l'invasione dell'Ucraina da parte della Russia potrebbe essere già cominciata la Terza guerra mondiale. "L'esito dell'invasione dell'Ucraina da parte del presidente russo deve ancora essere deciso, ma è possibile che la sua decisione abbia già avviato una guerra globale su vasta scala". "Lo abbiamo visto 80 anni fa, con la seconda guerra mondiale". Zelensky incontrava anche il procuratore della Corte penale internazionale Karim Khan, a cui chiedeva di riconoscere la Russia come Stato terrorista per ristabilire la giustizia per l'Ucraina e l’ordine internazionale.
Il consigliere alla sicurezza nazionale Jack Sullivan parlando con il suo omologo russo, il generale Nikolay Patrushev, lo avvertiva "sulle conseguenze e le implicazioni di un possibile uso di armi chimiche e biologiche in Ucraina" da parte della Russia. Il portavoce del ministero della Difesa russo, Igor Konashenkov, secondo la Tass, dichiarava in proposito che: “le unità militari russe coinvolte nell'operazione militare speciale in Ucraina non hanno e non possono avere ordigni chimici. La Federazione Russa, a differenza degli Stati Uniti, ha da tempo adempiuto ai suoi obblighi internazionali eliminando completamente le sue scorte di sostanze chimiche armi".
Il premier britannico Boris Johnson intervistato dalla Bbc dichiarava che: “Putin ha già fallito. Non ha capito cosa avrebbe incontrato quando avrebbe inviato le sue truppe in Ucraina e la forza della loro resistenza". E accusava, come Biden, Putin di "aver commesso una serie di crimini di guerra" a un livello che non c'era in Europa dai tempi del Terzo Reich.
All’annuncio che domenica Zelensky si sarebbe collegato in video conferenza con i deputati e ministri israeliani, l'ambasciatore russo in Israele, Anatoly Victorov, riferiva la radio militare, chiedeva di parlare con il presidente della Knesset, Micky Levy, con cui aveva "un incontro teso", affermando che la Russia si aspettava da Israele "un comportamento più equilibrato".
Durante una riunione straordinaria, il Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa decideva, nel quadro della procedura avviata in virtù dell’articolo 8 dello Statuto del Consiglio d’Europa, che la Federazione russa avrebbe cessato di essere membro del Consiglio dopo 26 anni dalla sua adesione. Il 15 marzo, l’Assemblea parlamentare aveva adottato all’unanimità un parere in cui riteneva che la Federazione russa non potesse più essere parte dell’Organizzazione e lo stesso giorno il Governo della Federazione russa informava la Segretaria generale del suo ritiro dal Consiglio e della sua intenzione di denunciare la Convenzione europea dei diritti dell’uomo.
Il 16 marzo si teneva anche una riunione straordinaria dei Presidenti delle Camere basse dei Paesi del G7 sugli sviluppi del conflitto in Ucraina. L'incontro in videoconferenza è stato convocato dalla Presidente del Bundestag, Bärbel Bas, in qualità di Presidente di turno del G7 parlamentare, su proposta del Presidente della Camera dei deputati, Roberto Fico.
Alla riunione partecipava anche il presidente del Parlamento ucraino, Ruslan Stefanchuk. La dichiarazione finale sottoscritta da tutti i presidenti di Parlamento dei Paesi membri del G7 conteneva una condanna unanime dell'invasione russa dell'Ucraina e vi veniva espresso il sostegno a ogni sforzo diplomatico per un cessate il fuoco, con l'obiettivo di convocare subito dopo una conferenza di pace basata sulla piena riaffermazione dei diritti del popolo ucraino.
Lo stesso giorno si teneva una riunione straordinaria dei Ministri della Difesa della NATO, a cui partecipavano anche Finlandia, Svezia, Georgia, Unione Europea e a cui interveniva anche il ministro della Difesa ucraino, Oleksii Reznikov, al termine della quale il segretario generale Jens Stoltenberg ribadiva, in conferenza stampa, la condanna dell’invasione russa e il sostegno all’Ucraina, sempre escludendo la no-fly zone, ammonendo la Russia a evitare provocazioni contro membri dell’Alleanza, di cui si annunciava inoltre il rafforzamento delle capacità militari.
Papa Francesco interveniva nuovamente sulla guerra parlando in videoconferenza con il Patriarca di Mosca Kirill, sostenendo che: "Non si può parlare di guerra giusta". "Le parti hanno sottolineato l'eccezionale importanza del processo negoziale in corso, esprimendo la loro speranza per il raggiungimento al più presto di una pace giusta", affermava il Patriarcato di Mosca.
La presidente della Corte internazionale di Giustizia delle Nazioni Unite, Joan Donoghue, affermava che la Russia doveva "sospendere immediatamente l'operazione militare avviata il 24 febbraio 2022 sul territorio dell'Ucraina".
Il ministro degli Esteri Luigi Di Maio teneva un'informativa alla Camera, affermando che: "L'offensiva russa prosegue senza sosta e senza alcun rispetto per le norme di diritto internazionale umanitario". "Le truppe russe assediano città come Kharkiv, Mariupol, Kherson, Odessa e Sumy, su tre lati dei confini dell'Ucraina. Un'operazione concentrica che converge verso la capitale Kiev, le cui condizioni appaiono ormai disperate. I bombardamenti si sono ormai estesi anche alle città dell'Ucraina occidentale: a Leopoli, dove opera la nostra Ambasciata, e a Ivano Frankivsk. Zone a pochi chilometri dal confine polacco, vale a dire da Ue e Nato".
Di Maio ribadiva che il conflitto "è la peggior catastrofe dal dopoguerra" e aggiungeva che "le Nazioni Unite hanno ricevuto rapporti attendibili sull'uso di munizioni a grappolo da parte delle forze russe, anche nelle aree popolate. Condanniamo fermamente l'uso di queste armi odiose, bandite a livello internazionale: colpiscono indiscriminatamente anche la popolazione civile". "Dei 2.000 connazionali inizialmente nel paese, ne restano oggi circa 346, che sono un'assoluta priorità: restiamo in contatto con tutti coloro che hanno chiesto assistenza e chiedono di lasciare l'Ucraina in sicurezza". Il ministro assicurava poi che "stiamo lavorando con gli attori internazionali, a partire dalle Nazioni Unite e la Croce Rossa, per l'apertura di corridoi che consentano l'uscita in sicurezza della popolazione civile".
Il presidente ucraino Zelensky, collegandosi in diretta video con il Bundestag tedesco, affermava che: "C'è un muro in mezzo all'Europa, e quel muro separa la libertà dalla mancanza di libertà". Mentre il giorno precedente in collegamento con il Congresso americano Zelensky aveva ricordato l’11 settembre e Pearl Harbour, parlando con i deputati tedeschi evocava invece il ricordo del muro di Berlino. "Questo muro si alza un po’ di più ogni bomba che cade sull'Ucraina, ogni volta che una decisione non viene presa nonostante possiate aiutarci", aggiungeva il presidente, che poi si rivolgeva al cancelliere tedesco Olaf Scholz chiedendogli di “dare alla Germania il ruolo di leader che si è guadagnata, e di fermare la guerra in Ucraina". I Parlamentari tedeschi sembravano accogliere però con meno calore di quelli statunitensi le parole di Zelensky, riprendendo presto a trattare di altri temi.
Il ministro della Difesa ucraino Oleksii Reznikov, si videocollegava con le commissioni Esteri e Difesa del Parlamento europeo e faceva il punto sulla situazione in particolare a Mariupol dove proseguivano i bombardamenti che a suo dire potevano aver causato fino a 20 mila morti; a proposito del bombardamento del teatro, dove diceva che si erano rifugiate circa 1200 persone, affermava che la presenza dei civili era stata chiaramente segnalata. Con il passare delle ore comunque sempre più superstiti uscivano dalle macerie dopo aver trovato riparo nei sotterranei dell’edificio.
A Odessa, città sempre in attesa di un possibile attacco, in mattinata suonavano le sirene. A Merefa, cittadina vicino a Kharkiv, l'artiglieria russa colpiva prima dell'alba una scuola e altri edifici provocando 21 morti e 25 feriti. A Chernihiv, dove il giorno precedente una decina di persone in fila peril pane erano state colpite, ci sarebbe stato un attacco aereo che avrebbe ucciso tre bambini con i loro genitori; anche un cittadino americano sarebbe rimasto ucciso.
Anche il 17 marzo proseguivano i colloqui di pace, definiti “negoziati difficili" dal presidente Zelensky alla Nbc. Anche il ministro degli Esteri Dmytro Kuleba, che aveva parlato in giornata con l’omologo italiano Luigi Di Maio, dichiarava alla a Cnn che le due delegazioni "sono lontane dal raggiungere un accordo". In ogni caso il consigliere della presidenza ucraina Mikhail Podolyak comunicava a media polacchi che: "La posizione russa si è ammorbidita. Sono consapevoli delle difficoltà in cui si trovano e stanno lavorando a proposte concrete, senza l'arroganza dei primi giorni". "Uno dei punti chiave dell'accordo di pace sarà il cessate il fuoco immediato e il ritiro totale dell'esercito russo dal territorio ucraino. Ci vorrà qualche giorno ma non più di 10. Tuttavia, i negoziati saranno un processo su larga scala a cui partecipano non solo Russia e Ucraina. Ma anche i nostri partner, tra cui la Polonia. Non vogliamo firmare solo un accordo ma sviluppare un meccanismo concreto che garantisca la nostra sicurezza in futuro".
Il ministro degli Esteri turco Mevlut Cavusoglu, reduce da una visita a Leopoli, parlava nuovamente di un possibile incontro fra Putin e Zelensky, mentre il presidente turco Recep Tayyip Erdogan e il presidente russo Putin avevano una nuova telefonata, che alimentava, secondo Cavusoglu, le speranze di poter arrivare a un cessate il fuoco.
Fonti ucraine affermavano che le forze russe avrebbero perso fino a 14mila morti, 86 aerei, 108 elicotteri, 444 carri armati, 1435 blindati e 2 navi. L'intelligence britannica ipotizzava che l’invasione fosse stata sostanzialmente bloccata, ottenendo progressi minimi a costo di gravi perdite. A sua volta l’intelligence statunitense affermava che i russi avevano perso più di 7000 uomini, più degli americani caduti in Iraq e Afghanistan messi insieme, peggio perfino che a Iwo Jima nel 1945. Considerando anche il numero dei feriti, sarebbe in pericolo la capacità russa di portare avanti l'offensiva.
Ciononostante le dichiarazioni di esponenti russi, a partire dal durissimo discorso di Putin del 16 marzo (si veda supra), non sembravano mostrare ripensamenti. L'ex presidente Dmitry Medvedev, vice presidente del Consiglio di sicurezza dichiarava che: "Abbiamo la forza per rimettere l'Occidente al suo posto" e sosteneva che gli avversari della Russia agivano "in modo disgustoso, criminale e immorale". Il portavoce di Putin Dmitry Peskov dichiarava a sua volta che: "L'operazione in Ucraina porterà alla luce i traditori all'interno della Federazione” echeggiando l’invito di Putin del giorno precedente a "purificare" la società russa. "in queste situazioni, molte persone si mostrano come traditori", affermava Peskov, "Svaniscono dalle nostre vite da soli. Alcuni lasciano i loro posti, altri lasciano il Paese". Ma la "stragrande maggioranza" dei russi sostiene Putin.
Papa Francesco invocava nuovamente la pace in un colloquio telefonico con il cancelliere tedesco Olaf Scholz, a cui ribadiva "l'assoluta necessità di cessare le ostilità e cercare una soluzione pacifica".
Il presidente francese Macron, presentando il suo programma elettorale per le elezioni presidenziali del prossimo 10 aprile, si mostrava molto preoccupato e richiamava la necessità per la Francia di potenziare il suo esercito “per essere pronta a rispondere ad una guerra di alta intensità che può tornare sul nostro continente".
Il Consiglio di Sicurezza dell'Onu tornava in serata a occuparsi della guerra in Ucraina in un incontro di emergenza chiesto da Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia, Albania, Norvegia e Irlanda a causa del deterioramento della situazione umanitaria. "
Il presidente del Consiglio Mario Draghi in conferenza stampa a Palazzo Chigi affermava che "L'Italia e la Ue si sono schierati a fianco dell'Ucraina dopo l'aggressione di Mosca, per difendere i valori su cui si basa la democrazia, la Repubblica italiana e l'Europa". Ribadiva poi la necessità di proseguire nella ricerca della pace, "anche se Putin non la vuole", escludeva ancora la possibilità di una "no fly zone" sull’Ucraina e confermava che il governo avrebbe sostenuto le famiglie e le imprese colpite dalle conseguenze delle pesanti sanzioni decise nei confronti della Russia. Tranquillizzava comunque che non c’era un "allarme su razionamenti e cambiamento di stile di vita degli italiani a seguito delle conseguenze della guerra, ma l'esecutivo farà il necessario per sostenere l'economia e salvaguardare la ripresa".
Il 18 marzo il presidente statunitense Joe Biden e il suo omologo cinese Xi Jinping avevano un colloquio telefonico di circa due ore, dopo che gli Stati Uniti avevano reagito con grande preoccupazione all’ipotesi che la Cina potesse aiutare la Russia nella guerra in Ucraina.
Il Presidente cinese, secondo il Quotidiano del popolo, avrebbe tra l’altro affermato che gli Stati Uniti avevano interpretato e giudicato male le intenzioni strategiche della Cina e che le differenze tra i due Paesi dovevano essere gestite in modo che le relazioni tra questi fossero stabili e vantaggiose per entrambi. Xi affermava poi che la crisi in Ucraina era una cosa che la Cina non avrebbe voluto vedere e che dimostrava come non fosse nell’interesse di nessuno che le relazioni tra gli Stati degenerassero in conflitti e invitava quindi a sviluppare le relazioni tra Cina e Stati Uniti assumendosi le proprie responsabilità compiendo sforzi per la pace e la tranquillità nel mondo. Dal canto suo, Joe Biden teneva il punto nell’avvertire che eventuali aiuti dati dalla Cina alla Russia per la guerra in Ucraina avrebbero avuto "implicazioni e conseguenze", secondo la Casa Bianca.
Il presidente russo Putin interveniva di persona alla celebrazione dell’ottavo anniversario dell'annessione della Crimea nello stadio Luzhniki di Mosca, affollatissimo di sostenitori (molti con la lettera 'Z', simbolo dell'invasione sugli abiti) con bandiere e inni e affermava che i russi avevano risollevato la Crimea dal degrado, dall'abbandono e dalle condizioni pessime in cui versava: "Abbiamo fatto risorgere questi territori" e "sappiamo esattamente cosa fare adesso, come, a spese di chi e attueremo tutti i nostri piani".
Dichiarava poi che gli abitanti della penisola annessa avevano fatto la scelta giusta ostacolando il nazionalismo e il nazismo, “che continua ad esserci nel Donbass” dove accusava che la popolazione fosse stata vittima di attacchi aerei “ed è questo che noi chiamiamo genocidio. Evitarlo è l'obiettiv
o della nostra operazione militare". Putin richiamava poi espressamente un versetto del Vangelo di Giovanni, affermando che: "Non c'è amore più grande di dare la propria vita per i propri amici”. Il suo discorso veniva però interrotto da canzoni patriottiche, evento che veniva poi attribuito dal portavoce del presidente Dimitry Peskov a un guasto tecnico.
Lo stesso giorno si sentivano al telefono anche il cancelliere tedesco Olaf Scholz e il presidente Putin, il quale, secondo la Tass, affermava di essere pronto a continuare a cercare soluzioni nei colloqui di pace con l'Ucraina, nonostante i rappresentanti di quest’ultima temporeggiassero e avanzassero proposte sempre più irrealistiche alle negoziazioni.
La conversazione veniva definita complicata e non particolarmente amichevole dal portavoce Peskov, ma comunque professionale e nell’ambito di utili contatti e scambi di informazioni e opinioni. Scholz chiedeva a Putin di giungere quanto prima a un cessate il fuoco, sottolineando la necessità di migliorare la situazione umanitaria e ribadendo l’importanza di compiere progressi diplomatici nel concordare una soluzione della crisi al più presto.
Il portavoce del Governo polacco, Piotr Mueller, citato dall'agenzia PAP e ripreso da Unian, anticipava l’intenzione del governo polacco di presentare l'idea di una missione di mantenimento della pace in Ucraina al vertice della Nato e al Consiglio europeo, non volta a entrare in conflitto diretto con la Russia, ma a mandare un chiaro segnale di non essere d'accordo con i crimini di guerra, e installata in luoghi non attualmente occupati dalla Russia.
Riguardo alle trattative, Andriy Yermak, capo dell'ufficio del presidente Zelensky, dichiarava a Sky TG24 che i negoziati continuavano in videoconferenza anche più volte volte al giorno, ma che il presidente riteneva che fosse necessario giungere a un incontro tra lui e il presidente Putin. Aggiungeva che i negoziatori ucraini erano pronti a discutere su tutto, ma avendo come priorità il ritiro delle truppe russe e che “non accetteremo mai nessun compresso perché ciò corrisponderebbe alla cessazione della nostra indipendenza, sovranità e integrità territoriale”. Ribadiva poi che l’Ucraina non si sarebbe arresa e non avrebbe ceduto né il suo territorio né la sua libertà.
Il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba discuteva con l'Alto rappresentante Ue Josep Borrell di un nuovo pacchetto di sanzioni da parte dell'Ue, allo scopo di aumentare la pressione sulla Russia per fermare la guerra; affrontavano inoltre la questione degli aiuti ai cittadini ucraini costretti a riparare nell’Unione. E mentre l'Onu rendeva noto che ormai i rifugiati ucraini avrebbero superato il numero di 3 milioni, il Parlamento europeo chiudeva le porte ai diplomatici e funzionari di Russia e Bielorussia per i quali, scriveva su Twitter la presidente Roberta Metsola, "non c'è più posto nella casa della democrazia".
Il commissario per i diritti umani Lyudmyla Denisova, riportata dalla Bbc, affermava che ci potessero essere ancora 1.300 persone nei sotterranei del teatro di Mariupol bombardato, assicurando che i soccorsi erano in corso e ricordando che il giorno precedente 130 persone erano state salvate dalle macerie. Il ministero della Difesa russo, secondo Interfax, invitava le forze ucraine ad abbandonare le armi e a lasciare la città con appositi corridoi umanitari verso zone non occupate garantendone l’incolumità, proposte rifiutate dalla parte ucraina. Intanto nel centro di Mariupol i combattimenti continuavano; secondo il portavoce del ministero della Difesa russo, Igor Konashenkov in città operavano “le unità della Repubblica popolare di Donetsk, con il sostegno delle forze armate russe”, impegnate a combattere contro i “nazionalisti”.
The Kyiv Independent riportava un attacco aereo russo a Kramatorsk, nell'oblast di Donetsk, in cui ci sarebbero stati due morti e sei feriti in un palazzo e in una struttura amministrativa
Ancora la BBC informava che un attacco missilistico aveva colpito delle caserme ucraine, usate soprattutto per l’addestramento, a Mykolaiv, città del sud dove, dopo pesanti combattimenti i russi erano stati respinti, provocando non meno di 45 morti.
Alle prime ore dell’alba alcuni missili (sembra sei, di cui due intercettati dalla contraerea) cadevano nella zona dell’aeroporto internazionale di Leopoli a soli sei chilometri a sud-ovest del centro della città, colpendo una fabbrica per la riparazione di velivoli; non si avevano notizie di vittime.
La Cnn informava che era in fiamme il mercato di Barabashova (uno dei più grandi del Paese) a Kharkiv, colpito da missili russi; il servizio regionale di emergenza, comunicava che anche alcuni palazzi erano stati colpiti e un soccorritore era rimasto ucciso.
Il sindaco di Kyiv, Vitali Klitschko, postava un video su Telegram in cui mostrava sei case, asili nido e una scuola bombardati dalle forze russe, provocando un morto, e 19 feriti, tra cui 4 bambini. Nella notte, informava la Bbc, il Servizio di emergenza riusciva a portare fuori dalla regione della capitale un migliaio di civili.
Il consigliere della presidenza ucraina Oleksiy Arestovych, scriveva su Telegram che stimava che la guerra sarebbe finita in due o tre settimane, almeno nella sua fase attiva vicino a Kyiv, Kharkiv, Sumy e Chernihiv e che anche se i russi avessero ricevuto ulteriori rinforzi non sarebbero riusciti comunque a conquistarle, sarebbero stati sconfitti e gli abitanti della capitale sarebbero potuti tornare a casa entro aprile.
A Roma, si svolgeva una riunione tra i primi ministri di Italia, Spagna, Grecia e Portogallo e al termine dell'incontro a Villa Madama, il presidente del Consiglio Draghi sottolineava come ci fosse "piena convergenza" verso "una difesa europea" che "renderà più forte la Nato" e che ora la "sfida più urgente per l'Europa" fosse quella dell'energia, assicurando che il Governo italiano "è pronto a intervenire con misure in difesa di famiglie e imprese". “Vogliamo spingere la Commissione Europea e gli altri Paesi membri ad adottare misure incisive”, aggiungeva tra l’altro Draghi, “a tutela di tutti gli Stati membri, in un settore decisivo per il nostro futuro. Una gestione comune del mercato dell'energia conviene a tutti". "Stoccaggi comuni consentono di proteggerci a vicenda in caso di shock isolati. Acquisti comuni ci permettono di avere un peso negoziale migliore nei confronti dei fornitori. In queste settimane, abbiamo dato alla Commissione un impulso chiaro a muoversi in questa direzione, per imporre un tetto al prezzo d'importazione del gas e spezzare il legame tra il prezzo del gas e quello dell'elettricità".
Lo stesso giorno, presso la Sala del Mappamondo, le Commissioni riunite Bilancio e Politiche dell’Unione europea svolgevano, in videoconferenza, un’audizione del Commissario europeo per l'Economia, Paolo Gentiloni, che si diceva preoccupato, non nascondendo che dalla crisi ucraina e dalle sanzioni decise dall'Unione europea, derivasse un rilevante impatto sull'economia europea, anche se per ora difficilmente quantificabile. Assicurava poi che "la Commissione Ue pubblicherà la prossima settimana il nuovo schema temporaneo di deroga agli aiuti di Stato che, come per la pandemia, consentirà di sostenere con la finanza pubblica e le imprese più esposte" e non escludeva un possibile ricorso a eurobond.
Il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, dopo aver incontrato il suo omologo olandese Wopke Hoekstra, affermava di non voler rinunciare ad “affiancare alla fermezza delle sanzioni i tentativi di ricercare una soluzione diplomatica alla crisi". "Continuiamo a insistere sul canale della mediazione internazionale malgrado le notizie di bombardamenti e vili attacchi contro i civili", aggiungeva ribadendo "la ferma convinzione del Governo italiano che non esistano alternative a una soluzione diplomatica per la ricerca, nell'immediato, di un cessate il fuoco o almeno, di cessate il fuoco a livello locale che consenta di evacuare i civili". "In prospettiva il numero di profughi dall'Ucraina verso l'Unione Europea è destinato a salire, la stima è di almeno 5 milioni. La risposta a questo fenomeno drammatico non può che essere elaborata a livello comune e basarsi su un approccio solidaristico". "La crisi ucraina”, sottolineava, “ci impone con urgenza di fare progressi nel negoziato sul nuovo patto sulla migrazione e l'asilo, proseguendo le discussioni sulla riforma migratoria nell'Ue, che hanno ricevuto forte impulso sotto presidenza francese".
Anche Papa Francesco continuava a denunciare la disumanità della guerra: "Siamo abituati a sentire notizie delle guerre lontane: Siria, Yemen. Abituati. Adesso la guerra si è avvicinata, è a casa nostra praticamente e questo ci fa pensare sulla 'selvaggità' della natura umana, fino a dove siamo capaci... assassini dei nostri fratelli". "Il grido straziante d'aiuto dei nostri fratelli ucraini ci spinge" a "piangere con loro e a darci da fare per loro, a condividere l'angoscia di un popolo ferito nella sua identità, storia e tradizione". "Ancora una volta l'umanità è minacciata da un abuso perverso del potere e di interessi di parte che condanna la gente indifesa a subire ogni forma di brutale violenza".
Il direttore del Dipartimento europeo del Ministero degli Esteri russo, Alexei Paramonov, minacciava “conseguenze irreversibili” nei confronti dell’Italia e degli altri Stati dell’Unione europea nel caso di un aggravio ulteriore delle sanzioni nei confronti della Russia e attaccava direttamente il ministro della Difesa, Lorenzo Guerini accusandolo di aver chiesto l’aiuto russo durante l’emergenza Covid-19, diventando poi un falco anti-russo. Paramonov, secondo l'agenzia Ria Novosti, aveva affermato: "Le sanzioni non sono una nostra scelta. Non vorremmo che la logica del ministro dell'Economia francese Bruno Le Maire, che ha dichiarato la "totale guerra finanziaria ed economica" alla Russia, trovasse seguaci in Italia e provocasse una serie di corrispondenti conseguenze irreversibili".
Accusava poi che l’Italia "sullo sfondo dell'isteria anti-russa, abbia improvvisamente dimenticato tutto: i trattati e gli accordi bilaterali esistenti, la natura speciale dei nostri legami, la ricca storia secolare di relazioni e tradizioni forti, l'esperienza di successo della cooperazione, il significativo capitale accumulato di fiducia reciproca".
Il presidente del Consiglio Draghi rispondeva: "Esprimo piena solidarietà al ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, vittima di attacchi da parte del Governo russo. Il paragone tra l'invasione dell'Ucraina e la crisi pandemica in Italia è particolarmente odioso e inaccettabile. Il mnistro Guerini e le Forze armate sono in prima linea per difendere la sicurezza e la libertà degli italiani. A loro va il più sentito ringraziamento del Governo e mio personale". Anche il Ministero degli Esteri italiano in una nota respingeva “con fermezza le dichiarazioni minacciose di Paramonov" e invitava il ministero degli Esteri russo ad "agire per la cessazione immediata dell'illegale e brutale aggressione nei confronti dell'Ucraina, che la Farnesina condanna fortemente'. 'L'Italia, con i partner europei ed internazionali continuerà a esercitare ogni pressione affinché la Russia torni nel quadro della legalità internazionale'.
Il presidente ucraino Zelensky in un videomessaggio su Facebook tornava a chiedere al presidente russo Putin un colloquio di pace diretto, ma il capo negoziatore russo, Vladimir Medinsky, affermava che un incontro tra i due presidenti non sarebbe stato possibile senza prima il testo di un trattato preparato e concordato tra i negoziatori, siglato dai ministri degli Esteri e approvato dai governi.
Il consigliere presidenziale ucraino, Mykhailo Podoliak, membro della delegazione ucraina impegnata nei negoziati con la Russia, affermava in proposito che: "Ci sono alcune concessioni che non siamo decisamente disposti a fare. Non possiamo cedere alcun territorio. Se un accordo di pace completo potrebbe richiedere tempo, quello che potrebbe aver luogo in pochi giorni è un cessate il fuoco" che consentirebbe l'apertura di più corridoi umanitari. Podoliak aggiungeva che l'esercito russo era in guerra più con i civili che con i soldati ucraini e che stava cercando di ripetere uno scenario bellico siriano o afghano in Ucraina.
La ministra degli Esteri britannica, Liz Truss, accusava il presidente russo Putin di utilizzare i colloqui con l'Ucraina come una "cortina fumogena" mentre aumentava l'aggressione contro il Paese. Truss affermava al quotidiano Times of London di essere "molto scettica" sulla serietà della Russia nei colloqui, e accusava le forze russe di cercare di creare spazio per riorganizzarsi e sbloccare la loro campagna in stallo. "Non vediamo alcun ritiro serio delle truppe russe o proposte serie sul tavolo",
Il ministro russo degli Esteri Serghei Lavrov si dichiarava convinto, secondo Interfax, che la Russia e la Cina avrebbero rafforzato la loro cooperazione “considerato che l'Occidente sta calpestando ogni pilastro del sistema internazionale e noi, le due grandi potenze, dobbiamo ovviamente pensare a come proseguire".
Il giorno precedente (si veda supra) il presidente americano Biden aveva ammonito il presidente cinese Xi Jinping che eventuali aiuti alla Russia per il conflitto avrebbero avuto conseguenze. Il viceministro degli Esteri cinese, Le Yucheng, ribadiva di ritenere la Nato colpevole per la guerra in Ucraina e criticava le sanzioni contro la Russia. In un discorso pronunciato nel corso di una conferenza a Pechino, diceva che la Nato costituiva una "vestigia della Guerra fredda" e che la sua espansione avrebbe potuto comportare "ripercussioni troppo terribili da contemplare" da una grande potenza come la Russia.
Il presidente russo Putin, come riportato da Ria Novosti, in un colloquio telefonico con il premier lussemburghese Xavier Bettel, denunciava l’"inaccettabile" natura "dell'attività militare biologica degli Usa in Ucraina". Denunciava poi incessanti attacchi missilistici delle forze di sicurezza ucraine su Donetsk e in altre città delle “repubbliche” secessioniste, provocando numerose vittime civili. Ma sul tema armi chimiche, alti funzionari Usa e della Nato al Washington Post dichiaravano che la Russia possedeva da anni un arsenale di armi chimiche che continuava a produrre e conservare a dispetto dei trattati internazionali e nonostante anni di promesse e dichiarazioni sul loro smantellamento, con laboratori militari che continuavano a funzionare e a produrre agenti nervini come il Novichok o il Sarin, nonostante l'adesione della Russia alla Convenzione sulle armi chimiche del 1993.
Il presidente bielorusso Alexander Lukashenko, ripreso dalla Tass, accusava l'Occidente di aver spinto l'Ucraina alla guerra, dopo che lui aveva fatto tutto il possibile per evitarla. Precisava comunque che la Russia era in grado di condurre la sua operazione in Ucraina da sola e che nessuno aveva chiesto alla Bielorussia di intervenire.
Nel ventiquattresimo giorno di guerra le forze russe avevano ormai preso il controllo dell’accesso ucraino al Mare d’Azov, continuando l’occupazione di Mariupol (insieme, secondo fonti russe, ai soldati della "repubblica" separatista di Donetsk), cercando di completare la continuità territoriale tra la Crimea e il Donbas. Intanto continuavano le ricerche di superstiti rimasti sotto le macerie del teatro bombardato.
Il sindaco di Mariupol Vadym Boichenko, postava su Telegram un comunicato, ripreso da Ukrinform, in cui denunciava che migliaia di residenti della città sarebbero stati portati in Russia, "deportati come fecero i nazisti durante la seconda guerra mondiale", tra cui donne e bambini tratti da un rifugio antiaereo nell'edificio di un club sportivo, dove più di mille persone cercavano riparo dai bombardamenti. A Mariupol, secondo il Ministro degli affari interni Vadym Denisenko, sarebbe stata anche distrutta l’acciaieria, una delle più grandi d’Europa.
I russi confermavano anche di aver lanciato un missile ipersonico Kinzhal contro un deposito di munizioni sotterraneo nel villaggio di Delyatyn nella regione di Ivano-Frankivsk.
L'ufficio dei diritti umani delle Nazioni Unite, riportato dal Guardian, rendeva noto che il numero dei civili ucraini di cui era confermata l’uccisione giungeva a 816 mentre i feriti arrivavano a 1.333 dal 24 febbraio, ammettendo però la parzialità delle cifre. Fonti ucraine parlavano di 112 bambini che avevano perso la vita nel conflitto e di 140 feriti. Il 18 marzo a Leopoli si era svolta una manifestazione durante la quale erano stati portati in piazza decine di passeggini vuoti per denunciare i bambini morti in guerra. Intanto l’ambasciata italiana a Varsavia informava che i profughi ucraini giunti in Polonia avevano superato i due milioni. Le parti concordavano per il 19 marzo la predisposizione di 9 corridoi umanitari da varie parti del Paese coinvolte nel conflitto.
L'esercito ucraino, ripreso dalla Bbc, rendeva nota l’uccisione del quinto generale russo, Andrei Mordvichev, colpito dall’artiglieria nella città di Chernobayevka. Le forze armate ucraine hanno affermavano che finora erano stati uccisi circa 14.400 soldati russi e sarebbero stati distrutti 95 aerei, 115 elicotteri, 466 carri armati, 3 barche, 17 droni e 72 lanciarazzi dall'inizio dell'attacco.
L'agenzia di stampa ucraina Ukrinform dava la notizia del ritrovamento dei corpi di due bambini e di una donna sotto le macerie a seguito dei bombardamenti nella città di Rubizhne nella regione di Lugansk, mentre si sarebbe salvata una bambina. Fonti ucraine riferivano anche di bombardamenti su Kharkiv, che avrebbero colpito edifici residenziali causando incendi e morti e feriti, tra cui un bambino. Il presidente ucraino Zelensky affermava su Telegram che: "Ci sono dei combattimenti difficili nella regione di Kharkiv, particolarmente vicino a Isyum". "Nella regione di Kyiv, di Sumy, di Cernihiv, e nel sud del paese il nostro esercito ha fermato le forze russe". il sindaco di Mykolaiv, Oleksandr Senkevich, dichiarava che almeno 40 i soldati ucraini erano rimasti uccisi a seguito di un raid aereo russo.
Il vicesindaco di Zaporizhzhia, Anatoliy Kurtiev, riferiva che nove persone erano state uccise e 17 ferite nei bombardamenti russi alla periferia della città. A Zaporizhzhia, la cui vicina centrale atomica era caduta in mano ai russi ed era stata intanto parzialmente riconnessa alla rete elettrica, veniva introdotto un coprifuoco di 38 ore.
Un aereo militare americano V-22 Osprey del corpo dei Marines precipitava nel nord della Norvegia durante una esercitazione della Nato e quattro militari americani perdevano la vita nell’incidente.
La ministra della Difesa tedesca Christine Lambrecht ribadiva alla Süddeutsche Zeitung che la Nato non sarebbe intervenuta nel conflitto in Ucraina e non avrebbe creato una no-fly zone” le cui “conseguenze sarebbero imprevedibili". Il consigliere del presidente ucraino, Mykhailo Podolyak, criticava duramente su Twitter le dichiarazioni della ministra tedesca, dicendo che tali affermazioni incoraggiavano la Russia al massacro in Ucraina.
Il premier britannico Boris Johnson, parlando alla conferenza di primavera del Partito conservatore a Blackpool, affermava che Putin aveva invaso l'Ucraina, commettendo “un catastrofico errore”, perché questa aveva "una stampa libera, elezioni libere", ed era "terrorizzato che il modello ucraino potesse prendere piede in Russia", dove gli oppositori politici venivano "uccisi". “È un momento di scelta per il mondo", "di scelta tra libertà e oppressione". "Se Putin avesse successo si darebbe il semaforo verde a tutti gli autocrati del mondo".
Nel messaggio del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, a Papa Francesco in occasione del nono anniversario dell’inaugurazione del Pontificato, si leggeva: "Nell'attuale situazione, che scuote alle sue fondamenta l'ordine internazionale violando le più elementari regole della pacifica convivenza, le Sue accorate invocazioni contro la guerra assumono la veste di un appello - rivolto soprattutto a coloro che hanno in mano i destini di così tante vite umane - affinché si ritrovino le ragioni del dialogo e si ponga fine a una situazione gravissima e inaccettabile che mette a repentaglio la sicurezza e la stabilità globali"
Le forze aree ucraine e la difesa anti-aerea hanno continuato continuando a difendere efficacemente lo spazio aereo. La Russia non riuscirebbe più ad ottenere il controllo dei cieli e fa affidamento su armi lanciate da basi russe per colpire obiettivi all'interno dell'Ucraina. Questa l'analisi dell'intelligence britannica sulla attuale situazione del conflitto fra Russia e Ucraina. Il controllo dello spazio aereo costituiva uno dei principali obiettivi dell'avanzata russa dai primi giorni del conflitto e il fallimento mette in crisi i processi operativi.
Secondo quanto riportato dal Kyiv Independent, Pavlo Kyrylenko, capo dell'Amministrazione militare-civile di Donetsk ha annunciato che migliaia di persone fuggite dai bombardamenti di Mariupol nelle zone periferiche occupate dai russi stanno morendo di fame.: “questo è un crimine contro l'umanità - ha detto - chiediamo che vengano seguite le regole di guerra e di fornire acqua e cibo ai civili, nonché di consentire loro di lasciare la zona dove si combatte".
Nel frattempo, settantuno bambini venivanoi fatti evacuare verso destinazioni estere dall'orfanotrofio della città ucraina di Sumy. Sempre secondo il Kyiv Independent, il sindaco della città, Dmytro Zhyvytskyi, ha riferito che i bimbi si erano rifugiati negli scantinati per due settimane prima che potessero essere fatti partire per un luogo sicuro e molti di loro soffrono di problemi di salute, ha specificato il primo cittadino del capoluogo nordorientale.
Il Governo australiano ha imposto un divieto all'esportazione di allumina, minerali di alluminio e bauxite verso la Russia: lo ha annunciato la ministra degli Affari esteri australiana, Marise Payne: "Il Governo ha imposto durante la notte un divieto immediato alle esportazioni australiane di allumina, minerali di alluminio e bauxite verso la Russia, il che limiterà la sua capacità di produrre alluminio, un'esportazione fondamentale per la Russia". La Ministra ha sottolineato che il divieto di esportazione di materie prime australiane per la produzione di alluminio "avrà un grande sulle industrie degli armamenti della Russia, che fa affidamento sull'Australia per quasi il 20% del suo fabbisogno di allumina".
Il presidente ucraino Volodymir Zelensky ha annunciato la sospensione delle attività di alcune formazioni politiche, a causa dei loro legami con la Russia. In un video pubblicato sul sito web della presidenza ucraina, Zelensky ha riferito che il Consiglio nazionale di sicurezza e difesa dell'Ucraina ha deciso di sospendere l'attività della "Piattaforma di opposizione - Per la vita", "Partito della Sharia", "Nostro", "Blocco di opposizione", "Opposizione di sinistra", "Unione delle forze di sinistra", "Stato", "Partito socialista progressista di Ucraina". "Partito socialista", "Socialisti" e "Blocco Vladimir Saldo".
"Data la guerra su larga scala condotta dalla Federazione Russa e i legami di alcune strutture politiche con questo stato, qualsiasi attività di vari partiti politici è sospesa durante la legge marziale" ha affermato Zelensky che ha incaricato il Ministero della Giustizia di "prendere immediatamente le misure per vietare le attività di questi partiti politici nel modo prescritto".
I militari russi hanno consegnato più di 75 tonnellate di aiuti umanitari a Kherson, secondo quanto riferito dal Ministero della Difesa russo, citato dall'agenzia ITAR-TASS.: "Un altro carico di aiuti umanitari dalla Russia è stato consegnato alla città ucraina di Kherson per i residenti locali. I camion, accompagnati da personale militare russo, hanno portato più di 75 tonnellate di aiuti nella capitale regionale per gli abitanti della città e degli insediamenti vicini".
In un nuovo video postato su Facebook, il presidente ucraino Zelensky ha affermato che l'assedio di Mariupol passerà alla storia per quelli che egli definisce "crimini di guerra" da parte dell'esercito russo. "Fare questo a una città pacifica, quello che hanno fatto gli occupanti, è una cosa terribile che sarà ricordata per i secoli a venire", affermava Zelensky nel suo video-discorso notturno alla nazione riportato dai media internazionali.
Il ministro degli Esteri cinese Wang Yi ha affermato che "il tempo dimostrerà che la posizione della Cina è dalla parte giusta della storia" sulla guerra in Ucraina. "La Cina continuerà a formulare giudizi indipendenti basati sul merito della questione e in un atteggiamento obiettivo ed equo. Non accetteremo mai alcuna coercizione e pressione esterna e ci opponiamo anche a qualsiasi accusa e sospetto infondati contro" il nostro Paese, ha detto Wang Yi in una dichiarazione del ministero degli Affari esteri cinese riportata dai media internazionali. Wang ha affermato che "la soluzione a lungo termine è abbandonare la mentalità della Guerra fredda, astenersi dall'impegnarsi in scontri di gruppo e formare veramente un'architettura di sicurezza regionale equilibrata, efficace e sostenibile. Solo in questo modo si può raggiungere una stabilità a lungo termine nel continente europeo".
La Russia continua a puntare sugli attacchi alle aree urbane dell'Ucraina, con l'obiettivo di limitare le perdite "già consistenti", ma facendo questo mette in conto un aumento delle vittime civili. È la considerazione dell'intelligence britannica nell'ultimo aggiornamento della situazione della crisi in Ucraina.
"Nelle ultime settimane le forze russe hanno fatto progressi limitati nella conquista di queste città; la Russia ha però aumentato i suoi bombardamenti indiscriminati delle aree urbane con l'effetto di estese distruzioni e un elevato numero di vittime civili". "È probabile - conclude l'aggiornamento - che la Russia continuerà a usare la sua pesante potenza di fuoco per sostenere gli attacchi alle aree urbane poiché questo sembra limitare le sue già considerevoli perdite, al costo di ulteriori vittime civili".
Il primo ministro giapponese Fumio Kishida e il suo omologo indiano Narendra Modi hanno chiesto "l'immediata cessazione della violenza" in Ucraina, al termine di un incontro a Nuova Delhi. Kishida e Modi hanno sottolineato l'importanza della sicurezza degli impianti nucleari in Ucraina e si sono impegnati ad agire per affrontare la crisi umanitaria che l'Ucraina sta affrontando, secondo una dichiarazione congiunta rilasciata dopo il loro incontro.
Secondo quanto affermato dal Kyiv Independent, che cita come fonte il municipio di Mariupol, I residenti della città ucraina assediata sarebbero obbligati a migliaia a trasferirsi in Russia: "i civili verrebbero portati in campi dove i russi controllano i loro cellulari e i loro documenti per poi deportarli verso città”.
Le forze armate russe hanno annunciato di avere utilizzato "ancora una colta" i sistemi missilistici ipersonici Kinzhal "per colpire obiettivi militari in Ucraina". I missili ipersonici Kinzhal avrebbero distrutto una grande base di carburante e lubrificanti a Mykolaiv.
L'uso da parte della Russia di missili ipersonici è stato duramente stigmatizzato dalla vice premier e ministra per la reintegrazione dei territori occupati, Iryna Vereshchuk, che lo ha definito "un crimine contro l'umanità". in un’intervistata dal canale all news francese LCI, Questo tipo di missile, ha spiega la Ministra, "uccide civili, donne e bambini. Che utilizzino missili ipersonici nelle grandi città significa che i russi non hanno più argomenti".
"Kyiv calling to the whole world...come out of neutrality you boys and girls": con un testo cambiato ed aggiornato all'emergenza dell'invasione russa una punk band ucraina ha scritto una sua versione della celeberrima “London Calling” dei Clash del 1979. Kyiv Calling, la cui copertina assomiglia nella grafica all'album della band inglese, è stata registrata in questi giorni a Leopoli dai Beton, band ucraina composta da un architetto, un ortopedico e un uomo d'affari che dicono di aver avuto la benedizione degli stessi Clash.
"L'Ucraina punta a raggiungere il 70% del raccolto dell'anno scorso nonostante la guerra". Rostyslav Shurma, vice capo dell'ufficio presidenziale, ha affermato che l'Ucraina sta lanciando un programma governativo per sostenere i produttori agricoli attraverso sussidi, secondo quanto riferito dal Kyiv Independent.
La vice primo ministro, Iryna Vereshchuk, ha affermato su Telegram che "finora sono stati concordati 7 corridoi umanitari", aggiungendo che nella regione di Donetsk il corridoio sarà dalla città di Mariupol alla città di Zaporizhia. Come riportato da Unian al 19 marzo circa 190mila persone sono state evacuate attraverso i corridoi umanitari.
Secondo l’'agenzia ucraina Unian che cita fonti di intelligence e dello Stato maggiore ucraini, vi sarebbe una "alta minaccia" di un'offensiva della Bielorussia in direzione Volyn che potrebbe iniziare nei prossimi due giorni.
La vicepremier ucraina, Olha Stefanishyna, ha riferito a Sky News di "storie orribili" che riguardano le donne, "che sono state stuprate e assassinate" da militari di Mosca. "Ogni singolo soldato che abbia commesso questo crimine di guerra verrà chiamato a risponderne. Donne ucraine, noi rimarremo unite e prevarremo"
I russi starebbero inviando gruppi terroristici in Ucraina per eliminare i massimi leader militari e politici, tra cui il presidente Vladymyr Zelensky, il capo dell'Ufficio del presidente Andriy Yermak e il primo ministro Denys Shmygal: secondo quanto riferito da Ukrinform, che ha rilanciato alcuni messaggi su Facebook della direzione principale dell'intelligence del Ministero della Difesa ucraino. Putin avrebbe "ordinato personalmente un altro attacco" dopo che "tutti i precedenti tentativi si sono conclusi con il fallimento e l'eliminazione dei terroristi. L'organizzazione degli omicidi delle prime persone del nostro Stato fa parte della strategia degli occupanti".
Sarebbero dieci milioni le persone fuggite dalle loro case in Ucraina a causa della guerra, secondo quanto affermato dall'alto commissario dell'ONU per i rifugiati, Filippo Grandi: “la guerra in Ucraina è così devastante che 10 milioni di persone sono fuggite all'estero o sono sfollate all'interno del Paese", ha affermato Grandi in un tweet. Secondo l’Alto Commissario sarebbero almeno 902 i civili uccisi in Ucraina dall'inizio dell'invasione russa
"Colpisce l'alta mortalità degli alti ufficiali della Russia. Già 6 generali uccisi: maggior generale Tushayev, Gerasimov, Kolesnikov, Sukhovetsky, Mityaev e tenente generale Mordvichev. Decine di colonnelli e altri ufficiali. Cioè l'esercito della Russia è completamente impreparato e combatte solo con numeri e missili da crociera": lo ha affermato il consigliere del Presidente ucraino e negoziatore, Mykhailo Podolyak, su twitter.
L'ambasciatrice americana alle Nazioni Unite, Linda Thomas-Greenfield, in un'intervista alla CNN, ha definito inaccettabili le deportazioni dei civili, precisando tuttavia di non poter confermare le notizie diffuse dalla stampa ucraina sulle deportazioni da parte di Mosca degli abitanti di Mariupol.
La diplomatica ha altresì escluso qualsiasi partecipazione militare statunitense a un'ipotetica missione di mantenimento della pace della NATO in Ucraina: "il Presidente è stato molto chiaro sul fatto che non schiereremo truppe americane in Ucraina", ha affermato. "Non vogliamo che si degeneri in una guerra con gli Stati Uniti". Thomas-Greenfield ha aggiunto che altri Stati aderenti all’Alleanza "potrebbero decidere di voler mettere truppe all'interno dell'Ucraina".
L'ambasciatrice si è mostrata scettica sull'andamento dei colloqui di pace tra Russia e Ucraina. "Abbiamo sostenuto i negoziati che il presidente Zelensky ha tentato con i russi, e uso la parola tentato perchè i negoziati sembrano unilaterali e i russi non si sono appoggiati a nessuna possibilità per una soluzione negoziata e diplomatica", ha affermato la diplomatica.
La Turchia ha assicurato che Russia e Ucraina hanno fatto progressi nei negoziati per fermare la guerra e che vicine a un accordo. "Vediamo che le parti sono vicine a un accordo", ha affermato il ministro degli Esteri, Mevlut Cavusoglu, che questa settimana è stato a Mosca e a Kiev. Il capo della diplomazia turca ha affermato che Ankara è in contatto con i due team di negoziatori, ma si è rifiutato di dare dettagli dei colloqui.
In un'intervista al quotidiano Hurriyet, il portavoce della Presidenza turca, Ibrahim Kalin, ha dichiarato che le parti stanno negoziando sei punti: neutralità, disarmo e garanzie di sicurezza dell'Ucraina, la cosiddetta "de-nazificazione", rimozione degli ostacoli all'uso della lingua russa in Ucraina, lo status della regione separatista del Donbass e lo status della Crimea, annessa alla Russia nel 2014.
Secondo fonti ucraine, il vicecomandante della Flotta russa del Mar Nero, Andrey Pally: la notizia è stata in seguito confermata anche dai russi, come riporta il Guardian. Paliy sarebbe morto durante i combattimenti nella regione di Mariupol.
L’Agenzia Interfax riferiva di una dichiarazione del patriarca ortodosso di Mosca e di tutte le Russie, Kirill: il Patriarca ha affemrato che nei suoi colloqui con papa Francesco e con il primate della Chiesa anglicana, Justin Welby, ha riscontrato una "buona intesa", avendo avuto l’'impressione che "non ci considerano come dei nemici", malgrado le critiche per le posizioni assunte sull'Ucraina.
Il presidente ucraino Zelensky in un’intervista alla CNN, ha detto di essere pronto a trattare con il collega russo, Vladimir Putin, ma ha avvertito che se i tentativi di negoziato dovessero fallire, ciò potrebbe significare l’avvio di "una terza guerra mondiale": "Se c'è solo l'1% di possibilità per noi di fermare questa guerra, penso che dobbiamo coglierla. Dobbiamo farlo".
Il segretario generale dell’Alleanza atlantica, Jens Stoltenberg, in un’intervista alla NBC,ha affermato che la NATO sta intensificando l'assistenza militare, umanitaria e finanziaria all'Ucraina: “gli alleati della Nato stanno intensificando il loro sostegno all'Ucraina, anche attraverso forniture di armi, aiuti umanitari, nonché attraverso un'assistenza multimiliardaria alla sua economia” .
Il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, intervenendo a Mezz'Ora in più su Rai3, ha detto che i negoziati tra Ucraina e Russia, la cui ripresa è attesa per lunedì, sono "ostici" e che "Mosca ha una posizione aggressiva". Il leader russo, Vladimir Putin, "è voluto tornare alla Guerra fredda", ha aggiunto Michel parlando della "contrapposizione tra Russia e resto del mondo" e ricordando che "Ue e Nato non hanno mai minacciato la Russia". Ha anche spiegato che con il presidente USA Joe Biden, a Bruxelles il 24 e 25 marzo, si parlerà principalmente del "conflitto ucraino": "parleremo delle sanzioni, della Comunità europea e del processo di pace", e del "partenariato in campo energetico".
La governatrice della Banca centrale russa, Elvira Nabiullina, ha dichiarato che la Borsa di Mosca avrebbe ripreso gli scambi lunedì dopo tre settimane di sospensione delle quotazioni: "abbiamo sospeso il trading sulla Borsa di Mosca per evitare brusche fluttuazioni del valore dei titoli in un momento di cambiamento senza precedenti della situazione economica. Ora siamo pronti a riprenderlo gradualmente". L'indice Moex è crollato il 24 febbraio del 33%, quasi 190 miliardi di dollari sono evaporati in un solo giorno.
Papa Francesco, nel quarto Angelus domenicale, riferendosi alla guerra nel Paese dell’Europa dell’Est ha affermato: “tutto questo è disumano! Anzi, è anche sacrilego, perché va contro la sacralità della vita umana, soprattutto contro la vita umana indifesa, che va rispettata e protetta, non eliminata, e che viene prima di qualsiasi strategia! Non dimentichiamo: è una crudeltà, disumana e sacrilega” Il Pontefice, pur non menzionando espressamente il Presidente russo, ha fatto un riferimento alle parole di Putin che venerdì, nello stadio Luzniki di Mosca, è arrivato a usare un versetto del Vangelo di Giovanni a proposito dei soldati russi che ha mandato a morire nell’invasione dell’Ucraina.
La CNN e la BBC riportavano la notizia di proteste da parte dei cittadini, in alcune città ucraine sotto il controllo russo. Sui social network si trovavano alcune immagini di proteste pacifiche, con le forze russe che detengono alcuni cittadini ucraini. L'emittente britannica dichiarava di non esser in grado di confermare il video, mentre per la CNN le immagini sono invece state geolocalizzate e la loro autenticità è confermata. Le immagini provengono da Berdyansk, sul mar d'Azov non distante da Mariupol.
Parlando alla Knesset, il presidente ucraino Zelensky, ha detto che i russi stanno usando contro l'Ucraina termini come "la soluzione finale", gli stessi usati 80 anni fa dai nazisti. Secondo il Presidente, Mosca "vuole distruggere tutto ciò che rende ucraini gli ucraini: ecco perché uso il confronto con la vostra storia". Il Presidente ucraino ha citato l'ex premier israeliana, nata in Ucraina, Golda Meir, facendo un parallelo tra la situazione in Ucraina e quella israeliana: “questa è una vera e propria invasione che ha portato via già troppe vite. Questa è la distruzione di un popolo".
"Perché non possiamo ricevere armi da voi? Perché Israele non ha imposto sanzioni aspre alla Russia o alle aziende russe? Siete voi che dovrete vivere con la risposta a questa domanda nella vostra coscienza". ha chiesto il presidente Zelensky rivolgendosi ai deputati della Knesset. "Gli ucraini 80 anni fa ha salvato gli ebrei e oggi potete fare la stessa scelta", ha aggiunto. "Israele è quel Paese che ha messo a punto il sistema di difesa missilistico più potente e sofisticato del mondo, sapete cosa significa ricevere una minaccia dal cielo e difendere i propri cittadini. Difendete anche le vite degli ucraini, degli ebrei ucraini", ha chiesto Zelensky.
Al riguardo, il ministro israeliano delle comunicazioni, Yoaz HendeIsraele, pur esprimendo sostegno al Presidente ed al popolo ucraino, affermava: “la guerra è terribile, ma il confronto con gli orrori dell'Olocausto e la soluzione finale è scandaloso".
L'ANSA riportava che l'Ambasciata italiana in Ucraina, attualmente con sede a Leopoli, starebbe monitorando la vicenda di Andrea Cisternino, bloccato vicino Kiev nel suo rifugio di animali, la cui collocazione appare al momento difficilmente raggiungibile.
Dall'inizio della cosiddetta “operazione militare speciale” russa, ossia l'invasione russa dell'Ucraina, le forze di Mosca avrebbero distrutto 1.483 carri armati ucraini, 214 droni, 150 lanciarazzi, 584 pezzi di artiglieria e 1.279 veicoli militari. Queste cifre sono state citate nel corso di un briefing di un rappresentante ufficiale del Ministero della Difesa della Federazione Russa, il maggiore generale Igor Konashenkov.
Il primo ministro britannico, Boris Johnson, in un colloquio telefonico con il presidente Zelensky. ha detto di essere pronto a "promuovere gli interessi dell'Ucraina durante gli incontri della Nato e del G7 di questa settimana e in incontri bilaterali con alleati chiave". Inoltre il Primo Ministro ha delineato il "continuo impegno del Regno Unito a collaborare con i partner internazionali per coordinare il supporto per rafforzare la difesa dell'Ucraina" confermando il "fermo sostegno alla posizione dell'Ucraina".
"Sono 276 gli italiani ancora in Ucraina, stiamo seguendo tutti i casi nelle aree più colpite, la maggioranza di loro dichiara di voler restare. In una settimana siamo passati da 400 a 276 italiani". Lo ha riferito il ministro degli Esteri Luigi Di Maio nella trasmissione "Che tempo che fa" che ha annunciato un colloquio con il suo omologo turco Mevlut Cavusoglu. "Come sapete i negoziati sono in corso ma prima bisogna lavorare a tregue umanitarie localizzate sul campo e per farlo domani l'Italia chiederà all'Ue di stabilire un tavolo permanente con l'Unhcr e la Croce rossa per creare i presupposti per tregue localizzate. Non abbiamo tempo aspettare l'accordo di pace" ha aggiunto.
Una delle più grandi società di media russe, Russian Media Group, ha deciso - secondo quanto riporta la BBC - di non trasmettere più canzoni di artisti che si sono espressi contro la guerra sulle sue stazioni radiofoniche o sui suoi canali TV musicali. "Il motivo di questa decisione - si legge in una nota dell'emittente diramata nei giorni scorsi - sono state le dure dichiarazioni che questi musicisti hanno fatto nei confronti della Russia nel contesto della difficile situazione tra Russia e Ucraina".
Mosca ha avanzato una proposta di "cessate il fuoco temporaneo" ai difensori di Mariupol: il Ministero della Difesa russo ha chiesto alle formazioni militari ucraine della città portuale di "esporre domani bandiere bianche per mostrare di essere pronti a un cessate il fuoco temporaneo" che partirebbe alle 09:30 di Mosca, ovvero le 7:30 italiane. Da quel momento gli assediati avranno due ore per deporre le armi e abbandonare Mariupol.
“Siamo in contatto permanente con il Governo italiano a tutti i livelli. Io so personalmente quanto nel Parlamento italiano si sta lavorando per noi e questo rappresenta una svolta nei nostri rapporti bilaterali. L'Italia ha messo da parte ogni, per così dire, romanticismo nei confronti della Russia. Non è mai stata così tanto al nostro fianco'” ha detto, rispondendo all'ANSA, la vicepremier dell'Ucraina con delega alle relazioni con l’UE e la NATO, Olga Stefanishyna.
Il disegno di legge di conversione del decreto legge14 del 2022 (C. 3491), approvato in prima lettura alla Camera dei deputati e attualmente all’esame del Senato, prevede una serie di misure d’urgenza connesse alla crisi ucraina tra le quali rientra anche il rafforzamento della presenza italiana nei dispositivi della NATO sul fianco Est dell'Alleanza.
Il decreto legge ha disposto, in particolare:
1. la proroga, dal 1° gennaio 2021 al 31 gennaio 2022 della partecipazione italiana a quattro dispositivi NATO, già oggetto di autorizzazione parlamentare, ai sensi della “legge quadro sulle missioni internazionali” (cfr. infra);
2. la nuova partecipazione, fino al 30 settembre 2022, di personale militare nella forza rapida di immediato impiego della NATO, la cui istituzione è stata decisa nel corso del vertice di Newport del 4-5 settembre 2014 (cfr. infra)
Il dispiegamento delle forze militari NATO nelle Repubbliche Baltiche è la diretta conseguenze della richiesta di aiuto avanzata dalle medesime (Estonia, Lituania e Lettonia) nel 2014 a seguito dei disordini avvenuti in Crimea, dapprima invasa e poi annessa alla Russia. La conseguente paura di una imminente perdita della propria autonomia, ha spinto Estonia, Lituania e Lettonia a chiedere alla Nato di qualificare la capacità offensiva e difensiva nei propri territori.
La norma a cui le parti hanno inteso fare riferimento è l'art. 5 del Trattato, secondo il quale ogni attacco subito da un Paese membro deve essere considerato un attacco contro tutta l'Alleanza, che, nell'esercizio del diritto di legittima difesa individuale o collettiva, ha il dovere di assistere la parte attaccata, intraprendendo immediatamente, individualmente e di concerto con le altre parti, l'azione che giudicherà necessaria, ivi compreso l'impiego della forza armata, per ristabilire e mantenere la sicurezza. Le forze prontamente disponibile della Nato costituite nelle repubbliche Baltiche (cosiddetti "battaglioni" cfr. infra) assolvono perciò ad una funzione di garanzia, a monito del fatto che un attacco contro uno dei Paesi Baltici sarà considerato con affronto a tutta la coalizione atlantica (per un approfondimento si rinvia al seguente articolo).
Nello specifico, il comma 1 dell’articolo 1 del decreto legge autorizza, fino al 30 settembre 2022, la partecipazione di personale militare alle iniziative della NATO per l'impiego della forza ad elevata prontezza denominata Very High Readiness Joint Task Force (VJTF).
Al fine di irrobustire le capacità di risposta dell'Alleanza Atlantica alle minacce di sicurezza provenienti dal fianco Est, nel corso del vertice di Newport del 4-5 settembre 2014, si è deciso un aumento delle capacità di pronta reazione della NATO Response Force (NRF), con la costituzione di una Partecipazione alle forze prontamente disponibili NATO (VJTF) forza prontamente disponibile (Very High Readiness Joint Task Force-VJTF), costituita da una brigata multinazionale capace di entrare in azione in sole 48 ore.
Essa è guidata a rotazione dai paesi dell'Alleanza (Italia 2018, Germania nel 2019, Polonia nel 2020, Turchia nel 2021, Francia 2022), per un totale di circa 6.000 uomini.
La Forza non ha una base fissa, ma si avvale di cinque basi situate in Romania, Polonia e paesi baltici.
Come precisato dal Governo nella relazione illustrativa allegata al provvedimento in esame, il contributo che l'Italia intende offrire a questa iniziativa è rappresentato da 1.350 unità di personale militare, di cui 1.278 facenti parte della VJTF e le restanti per il supporto logistico.
Si prevede, inoltre, l'impiego di 77 mezzi terrestri e 5 mezzi aerei e 2 unità navali operative nel secondo semestre del 2022. Relativamente al primo semestre il contributo nazionale alle forze in prontezza alleate è garantito dai gruppi navali Standing Naval Forces di cui al successivo comma 2, lettera b).
Il Governo, precisa, inoltre che l'area geografica di intervento si estende all'area di responsabilità della NATO (preminentemente sul fianco EST), con sedi definire in tale area.
Il fabbisogno finanziario per la durata programmata è pari a euro 86.129.645.
Il comma 2 dell'articolo 1 proroga, fino al 31 dicembre 2022, il contributo italiano al potenziamento dei dispositivi della NATO previsti dalle schede 36/ 2021, 37/2021, 38/2021 e 40/2021 della deliberazione del Consiglio dei Ministri del 17 giugno 2021(DOC. XXVI, n. 4), concernente la relazione analitica sulle missioni internazionali svolte nel 2020, anche ai fini della loro proroga nell'anno 2021. Secondo quanto stabilito dall'articolo 3 della legge n. 145 del 2016 (c.d. "Legge quadro sulle missioni internazionali"), la relativa proroga è stata autorizzata dal Parlamento con le risoluzioni della Camera dei deputati (6-00194) e del Senato della Repubblica (Doc. XXIV n. 48) approvate, rispettivamente, in data 15 luglio 2021 e 4 agosto 2021.
La legge n. 145 del 2016, reca una normativa di carattere generale riguardante le missioni internazionali con particolare riferimento ai profili concernenti il trattamento economico e normativo del personale impegnato in tali missioni e i ai molteplici e peculiari profili amministrativi che caratterizzano le missioni stesse. Ulteriori disposizioni riguardano, poi, le procedure interne in forza delle quali è possibile pervenire all'adozione della decisione riguardante il coinvolgimento delle truppe italiane nell'ambito delle missioni militari oltreconfine.
Nello specifico la citata legge ha definito in via permanente la procedura da seguire, rispettivamente, per l'avvio di nuove missioni internazionali (articolo 2, comma 2) e la prosecuzione di quelle in corso di svolgimento (articolo 3, comma 1). Le disposizioni contenute nel richiamato provvedimento si applicano al di fuori del caso della dichiarazione dello stato di guerra deliberato dalle Camere – nella potestà del Presidente della Repubblica in base all'articolo 87 della Costituzione - e in conformità ai principi dell'articolo 11 Cost.
L'ambito di applicazione della legge è, pertanto circoscritto:
1. alla partecipazione delle Forze armate, delle Forze di Polizia ad ordinamento militare o civile e dei corpi civili di pace a missioni internazionali istituite nell'ambito dell'Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) o di altre organizzazioni internazionali cui l'Italia appartiene o comunque istituite in conformità al diritto internazionale, comprese le operazioni militari e le missioni civili di polizia e per lo stato di diritto dell'Unione europea (art. 1, comma 1);
2. all'invio di personale e di assetti, civili e militari, fuori del territorio nazionale, che avvenga secondo i termini della legalità internazionale, delle disposizioni e delle finalità costituzionali, in ottemperanza agli obblighi di alleanze o ad accordi internazionali o intergovernativi, o per eccezionali interventi umanitari (art. 1, comma 1).
Per quanto concerne l'avvio della partecipazione italiana a nuove missioni internazionali il primo passaggio procedurale previsto dall’articolo 2 è rappresentato da un’apposita delibera del Consiglio dei ministri da adottarsi previa comunicazione al Presidente della Repubblica ed eventualmente convocando il Consiglio supremo di difesa, ove se ne ravvisi la necessità (art.2, comma 1).
Successivamente (art.2, comma 2) la deliberazione del Consiglio dei ministri dovrà essere comunicata alle Camere le quali tempestivamente la discutono e con appositi atti di indirizzo, secondo le norme dei rispettivi regolamenti, autorizzano la/le missione/i, per ciascun anno, eventualmente definendo impegni per il Governo, ovvero ne negano l'autorizzazione. Per un approfondimento si rinvia ai seguenti temi: La nuova disciplina della partecipazione dell'Italia alle missioni internazionale ; Autorizzazione e proroga missioni internazionali nell'anno 2021
Per quanto attiene, invece, alla proroga delle missioni in corso, questa ha luogo nell’ambito di un’apposita sessione parlamentare sull'andamento delle missioni autorizzate, da svolgere entro il 31 dicembre di ciascun anno (articolo 3).
Nel dettaglio, la lettera a) autorizzata, per l'anno 2022, la prosecuzione della partecipazione italiana al potenziamento del dispositivo per la sorveglianza dello spazio aereo dell'Alleanza.
Nello specifico, l'Italia continuerà a garantire con un velivolo KC-767 dell'Aeronautica il rifornimento in volo dei velivoli radar AWACS di proprietà comune della NATO impegnati nelle attività di sorveglianza dello spazio aereo dei Paesi membri dell'Europa orientale e dell'area sud-orientale dell'Alleanza.
L'Italia continuerà, inoltre, ad assicurare un ulteriore assetto aereo (CAEW) per incrementare le capacità di sorveglianza dello spazio aereo nell'area sud-orientale.
Il fabbisogno finanziario per la durata programmata è pari a euro 3.264.360.
Il dispositivo in esame rientra nelle Assurance Measures (decisione del Consiglio Atlantico del 5 settembre 2014), progettate dalla NATO in risposta al mutato contesto di sicurezza ai suoi confini e che consistono in una serie di attività terrestri, marittime e aeree svolte all'interno, sopra e intorno al territorio degli alleati nell'Europa centrale e orientale, intese rafforzare la loro difesa, rassicurare le loro popolazioni e scoraggiare le potenziali aggressioni.
La Nato ha, in particolare, incrementato l'attività di sorveglianza dello spazio aereo dei Paesi membri dell'Europa orientale e dell'area sud-orientale dell'Alleanza mediante l'impiego dei velivoli radar AWACS di proprietà comune dell'Alleanza. Per il rifornimento in volo di tali velivoli è stato necessario il contributo degli Stati membri in quanto l'Alleanza non dispone di aerocisterne di proprietà comune.
Il potenziamento del dispositivo risponde, inoltre, all'esigenza di implementare una serie di misure di rassicurazione specifiche per la Turchia (c.d. Tailored Assurance Measures for Turkey, decisione del Consiglio Atlantico del 2015), nonché di sostenere la Coalizione internazionale anti Daesh (Support to the counter ISIL coalition, decisione del 2016) sulla base della richiesta e rimanendo all'interno dello spazio aereo alleato.
La partecipazione italiana al dispositivo in esame ha avuto inizio il 1° giugno 2016 in forza dell'autorizzazione, per il periodo 1° gennaio - 31 dicembre 2016, prevista dall'articolo 4, comma 9 del DL n. 67/2016.
La lettera b) del comma 1 dell’articolo 1 autorizza fino al 31 dicembre 2022 la proroga della partecipazione di personale militare al potenziamento del dispositivo NATO per la sorveglianza navale nell'area sud dell'Alleanza potenziamento del dispositivo NATO per la sorveglianza navale nell'area sud dell'Alleanza (Mar Mediterraneo e Mar Nero).
La NATO ha due forze navali di reazione immediata (Standing Naval Forces – SNFs) costituite, sulla base dell'art. 5 del Trattato Atlantico, da:
• Standing NATO Maritime Group (SNMG), composto da SNMG1 (Atlantico orientale) e da SNMG2 (Mar Mediterraneo) con compiti di pattugliamento e sorveglianza aero-marittima;
• Standing NATO Mine Counter Measures Group (SNMCMG), composto da SNMCMG1 (Atlantico orientale) e da SNMCMG2 (Mar Mediterraneo) specializzati in attività di contromisure mine.
Le SNFs sono costituite da forze marittime multinazionali poste alle dipendenze dell'Allied Maritime Command (MARCOM) di Northwood (GBR) e le Forze Navali impiegate sono parte integrante della NATO Responce Force (NRF).
L'Italia partecipa periodicamente ai gruppi operanti nel Mediterraneo.
Come precisato dal Governo nella relazione illustrativa, le misure di potenziamento adottate dalla NATO sono intese a colmare le criticità in seno alle Standing Naval Forces (SNFs), che costituiscono lo strumento navale a più alta prontezza operativa a disposizione dell'Alleanza.
In relazione a questa operazione la consistenza massima del contingente nazionale autorizzata dal decreto legge in esame è pari a 235 unità. È previsto, inoltre, l'impiego 2 mezzi navali (a cui si aggiunge una unità navale on call che potrà essere resa disponibile attingendo ad assetti impiegati in operazioni nazionali) e di un mezzo aereo.
Il fabbisogno finanziario per la durata programmata è pari a euro 17.690.219, di cui euro 4.000.000 per obbligazioni esigibili nell'anno 2023.
La lettera c) del comma 1 dell’articolo 1 autorizza fino al 31 dicembre 2022 la proroga della partecipazione di personale militare al potenziamento della presenza NATO in Lettonia (Enhanced forward presence).
Il contributo nazionale, inserito nell'ambito del Battlegroup a framework canadese, consta di 250 unità di personale militare e 139 mezzi terrestri.
Il fabbisogno finanziario della missione è stato stimato in euro 30.229.104, di cui euro 6.000.000 per obbligazioni esigibili nell'anno 2022.
Sono, inoltre, consentite, compatibilmente con la missione, attività per incrementare/implementare l'interoperabilità con gli assetti aerei nazionali impegnati nelle attività di air policing nell'area (cfr.infra).
Nel corso del Vertice di Varsavia del 2016 si è deciso di dispiegare quattro battaglioni multinazionali a rotazione - più i relativi assetti abilitanti - in Estonia, Lettonia, Lituania e Polonia, nonché di rafforzare il comando NATO in Romania.
I Battlegroup sono sotto il comando della NATO, attraverso il Multinational Corps Northeast Headquarters a Szczecin, in Polonia.
Ogni battaglione è composto da circa 1.200 soldati provenienti dai Paesi della NATO. Questa nuova operazione è stata decisa in esecuzione del Trattato NATO, nonché della risoluzione del Consiglio del Nord Atlantico del 10 giugno 2016 (PO2016/0391). L'Italia ha per la prima volta autorizzato la partecipazione di personale militare a questa missione in occasione della deliberazione del Consiglio dei ministri del 14 gennaio 2017 di proroga delle missioni internazionali per l'anno 2017 (cfr. scheda n. 40/2017).
La lettera d) del comma 1 dell’articolo 1 autorizza, fino al 31 dicembre 2022, la proroga della partecipazione di personale militare al potenziamento dell'Air Policing della NATO per la sorveglianza dello spazio aereo dell'Alleanza.
L'Air Policing è una capacità di cui si è dotata la NATO a partire dalla metà degli anni cinquanta e consiste nell'integrazione, in un unico sistema di difesa aerea e missilistico NATO, dei rispettivi e analoghi sistemi nazionali messi a disposizione dai paesi membri. Il potenziamento di tale capacità si inserisce nell'ambito delle cd. Assurance Measures (decisione del Consiglio Atlantico del 5 settembre 2014), progettate dalla NATO a causa del mutato contesto di sicurezza dei propri confini. Esse consistono in una serie di attività terrestri, marittime e aeree svolte all'interno, sopra e intorno al territorio degli Alleati, intese rafforzare la loro difesa, rassicurare le loro popolazioni e scoraggiare le potenziali aggressioni.
L'attività di Air Policing, comprensiva di attività operative e addestrative, è condotta in tempo di pace e consiste nella continua sorveglianza e identificazione di tutte le violazioni all'integrità dello spazio aereo NATO.
L'Air Policing è svolta nell'ambito dell'area di responsabilità del Comando operativo alleato della NATO (Allied Command Operation) di stanza a Mons (BEL) e viene coordinata dal Comando aereo (Air Command) di Ramstein (GER).
Da settembre 2020 ad aprile 2021 l'Aeronautica ha guidato la missione Bap in Lituania, con i propri Eurofighter, per garantire la sicurezza dello spazio aereo delle tre repubbliche baltiche (Estonia, Lettonia e Lituania) e sorvegliare i confini orientali dell'Alleanza.
Ha successivamente preso parte alla missione Enhaced Air Policing in Estonia con la task force Air Baltic Eagle II. Quello in Estonia è stato inoltre il primo impiego da parte della Nato dei caccia F-35 (italiani) di quinta generazione in una missione di polizia aerea nella regione baltica, per un totale di 1800 ore di volo e 70 interventi reali di intercettazione.
Il contributo nazionale in questa missione è pari a 130 unità. È previsto l'impiego di n. 12 mezzi aerei. Sarà, inoltre, possibile, compatibilmente con la missione, svolgere attività per incrementare/implementare l'interoperabilità con gli assetti terrestri presenti in teatro operativo. Il fabbisogno finanziario per la durata programmata è pari a euro 37.267.925, di cui euro 11.000.000 per obbligazioni esigibili nell'anno 2023.
Per un approfondimento del contenuto del decreto legge si rinvia al seguente dossier
A partire dal mese di ottobre 2021 gruppi d’immigrati provenienti dalla Bielorussia iniziavano a premere al confine con la Polonia cercando di entrare nel Paese. La Guardia di frontiera polacca rendeva noto che nella sola giornata del 5 novembre 570 persone avevano tentato di entrare in Polonia e che nel corso di ottobre erano state complessivamente 17.300. In base alla legge promulgata il 22 ottobre dal presidente Andrzej Duda, che autorizza il respingimento immediato degli immigrati dalla Polonia, la maggior parte di queste persone era rimandata in territorio bielorusso, dove tuttavia le autorità tentavano di respingerle nuovamente oltre i confini polacchi.
Le autorità polacche dichiaravano lo stato di emergenza nell’area confinaria: malgrado queste disposizioni, si registravano da un lato iniziative spontanee di assistenza ai migranti abbandonati lungo le aree boschive di confine, minacciati da freddo e denutrizione; mentre era segnalata la presenza di gruppi di elementi nazionalisti polacchi impegnati nell’aiuto al personale militare per catturare i migranti e respingerli al di là della frontiera con Minsk.
Nel corso del 2021 la Polonia registrava complessivamente oltre 23mila ingressi illegali di migranti dal confine orientale, di cui quasi la metà nel mese di ottobre: un segnale che Minsk stava aumentato la pressione sull'Europa come rappresaglia per le sanzioni disposte dall’UE contro il regime di Lukashenko.
Mai prima d'ora, tuttavia, si era visto un esodo apparentemente così pianificato. Minsk negava costantemente una regia di questa ondata migratoria, rinfacciando a Varsavia "un atteggiamento disumano e indifferenza nei confronti dei rifugiati". Nell'escalation tra UE e Bielorussia, centinaia di migranti erano sommariamente respinti dalle forze dell’ordine polacche e dalle ronde nazionaliste operanti al confine, mentre le guardie di frontiera bielorusse si rifiutavano di farli tornare indietro, lasciandoli in una terra di nessuno, tra foreste inospitali e temperature rigidissime.
I Paesi occidentali accusavano la Bielorussia di aver facilitato l'afflusso di migranti come ritorsione alle sanzioni imposte al regime per la repressione dell'opposizione.
L’8 novembre la Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen invitava gli Stati dell’Unione ad estendere le sanzioni nei confronti della Bielorussia, così come nei confronti delle compagnie aeree di Paesi terzi considerate di fatto attive nella tratta di esseri umani, spiegando che Bruxelles avrebbe esaminato anche “con le Nazioni Unite e le sue agenzie specializzate come prevenire lo svilupparsi di una crisi umanitaria e garantire che i migranti possano essere rimpatriati in sicurezza nel loro paese di origine, con il sostegno delle autorità nazionali”.
La Presidente conferiva altresì con i primi ministri di Polonia, Lituania e Lettonia “per esprimere la solidarietà dell'UE” e discutere con loro le “misure da adottare per sostenerli nei loro sforzi” per affrontare la crisi migratoria innescata dalla Bielorussia, sottolineando che “le autorità bielorusse devono capire che fare pressioni in questo modo sull'Unione europea attraverso una cinica strumentalizzazione dei migranti non le aiuterà a raggiungere i loro scopi".
Il segretario generale della NATO, Jens Stoltenberg, rendeva noto di avere parlato col Presidente polacco della "grave situazione" alla frontiera della Polonia: "L'uso dei migranti da parte della Bielorussia come tattica ibrida è inaccettabile. La NATO è solidale con la Polonia e tutti gli alleati nella regione". Anche Il Dipartimento di Stato USA esprimeva preoccupazione per le notizie in arrivo dal confine tra Polonia e Bielorussia, invitando quest’ultima a cessare di "orchestrare" i flussi di migranti verso l'Europa.
Il 9 novembre la situazione si aggravava ulteriormente, con le forze dell’ordine polacche che continuavano a respingere i migranti che cercavano di passare il confine; la Polonia si diceva pronta a difendere i propri confini, ma anche l'UE prometteva una reazione "unita" ai tentativi di "destabilizzazione" da parte del regime di Lukashenko.
Anche i rappresentanti di Frontex ed Europol si dichiaravano pronti ad assistere la Polonia e i Paesi baltici nel fronteggiare la crisi. Intervenendo al Parlamento polacco, il premier Mateusz Morawiecki, affermava che la regia dell’emergenza migranti non andava cercata a Minsk, ma più a est: “Alexandr Lukashenko è solo l’esecutore ma questo attacco ha il suo mandante a Mosca ed è Vladimir Putin”; il ministro della Difesa, Mariausz Blaszczak, affermava dal canto suo che Varsavia era pronta a schierare 12.000 militari nell’area.
Dopo il previsto varo del quinto pacchetto di sanzioni europee contro la Bielorussia, il 16 novembre - quando ormai i tentativi di forzare il confine polacco erano stati circa cinquemila in due settimane - gravi scontri si ripetevano al confine tra i due Paesi, con il lancio di pietre da parte dei migranti e la risposta delle forze dell’ordine polacche con lacrimogeni e idranti.
Al di là delle accuse di opposto segno delle parti in gioco, con la Russia comunque vicina a Minsk e Bruxelles a pieno sostegno di Varsavia; erano ormai circa quattromila i profughi ammassati al confine, nel gelo che caratterizza quel clima stagionale – per di più nelle foreste -, con gravi problemi di sussistenza e riparo. Al proposito dopo un colloquio della cancelliera uscente Angela Merkel con il leader bielorusso Lukashenko, la Bielorussia annunciava di voler predisporre un centro logistico temporaneo per tutti i migranti.
Dal canto suo la Commissione europea, oltre ai 114,5 milioni destinati alla gestione delle frontiere esterne da parte della Polonia, stanziava 700.000 euro in generi di soccorso umanitario a favore dei migranti. Il commissario europeo alla gestione delle crisi e agli aiuti umanitari Lenarcic chiedeva la garanzia dell’accesso delle organizzazioni umanitarie da entrambe le parti della frontiera per assistere i profughi.
Analoga richiesta proveniva il 18 novembre dai Ministri degli esteri del G7 riuniti a Londra, unitamente all’Alto rappresentante dell’Unione europea per la politica estera. I Ministri degli esteri, inoltre, condannavano duramente il comportamento provocatorio della Bielorussia per il suo uso della migrazione irregolare, comportamento volto a distogliere l’attenzione dalle gravi carenze nel diritto e nelle libertà fondamentali nel paese. Nella stessa giornata effettivamente i media di Stato bielorussi riferivano dello sgombero dell’accampamento dei migranti nei pressi di Bruzgi, con il trasferimento di circa duemila persone in una struttura di accoglienza distante alcune centinaia di metri. Le guardie di frontiera polacche confermavano le notizie sullo sgombero.
Il 19 novembre, al termine di una missione di quattro giorni in Polonia, la Commissaria per i diritti umani del Consiglio d’Europa Mijatovic attirava l’attenzione sulla situazione allarmante al confine tra Polonia e Bielorussia, situazione aggravata dal divieto di accesso alle zone di confine tanto nei confronti delle organizzazioni internazionali quanto dei media. La crisi dei migranti al confine tra Polonia e Bielorussia costituiva il 22 novembre uno degli oggetti del colloquio telefonico tra il Presidente del Consiglio Mario draghi e il Presidente russo Vladimir Putin. Tre giorni dopo la portavoce della polizia di frontiera polacca riferiva che 232 migranti avevano attraversato con la forza la frontiera, aiutati dai bielorussi.
Il 21 dicembre dalla Polonia una delegazione delle Nazioni Unite denunciava la condizione dei migranti al confine con la Bielorussia, che sarebbero stati picchiati, minacciati e sostanzialmente derubati dalle guardie bielorusse per poter avere cibo e acqua, nonché forzati a passare il confine con la Polonia. Le autorità di Minsk, inoltre, avrebbero impedito alla delegazione di accedere alle zone più critiche - atteggiamento in parte tenuto peraltro anche dalle autorità polacche.
Alla metà di gennaio 2022 la Commissaria europea per gli affari interni Ylva Johansson interveniva al Parlamento europeo, presso la Commissione per le libertà civili, la giustizia e affari interni, sulle misure provvisorie proposte dalla Commissione UE in materia di asilo e rimpatri per fronteggiare attacchi ibridi con quelli verificatisi alla frontiera tra Bielorussia e Lituania con la questione dei massicci flussi di migranti. Secondo la Commissaria europea vi era ormai un raffreddamento della situazione, e circa 5.000 migranti erano stati rimpatriati. Ylva Johansson sottolineava l’importanza dell’intervento delle istituzioni europee e anche la sostanziale unità europea dimostrata in questo frangente.
A differenza dell’Ucraina, che pur con notevoli difficoltà legate ai rapporti con la Russia e anche a gravi fenomeni interni di corruzione, è sembrata perseguire dopo il 2014 la creazione di una democrazia di modello occidentale; la Bielorussia si è configurata come un regime autoritario consolidato, strettamente legato alla Russia, da cui l’economia di Minsk dipende costantemente per gli approvvigionamenti, a partire da quelli energetici.
La stessa storia politica di Lukashenka riflette la parabola della Bielorussia: questi divenne presidente nel 1994, al culmine di un’ondata di proteste contro le istituzioni nazionali e la grave crisi economica. Il perno della politica di Lukashenka fu da quel momento in poi di tenere fede alle promesse di mantenere standard di vita elevati a favore della popolazione, e infatti al centro delle preoccupazioni di Lukashenka vi fu la crescita economica, e un livello di salari e pensioni giudicato dai cittadini accettabile.
Si vide in quel momento come i temi della democratizzazione risultassero per l’opinione pubblica bielorussa meno importanti rispetto al mantenimento del benessere economico. Non a caso, le prime difficoltà di Lukashenka si ebbero con la crisi economica del 2010: il regime seppe comunque mantenere saldo il proprio potere grazie al controllo capillare dei mezzi di comunicazione e alle limitazioni alle attività della società civile che aveva imposto in precedenza.
La politica interna bielorussa può essere pienamente compresa solamente alla luce degli stretti rapporti con Mosca: il riavvicinamento iniziò proprio con l’arrivo al potere di Lukashenka nel 1994, e in soli cinque anni ben oltre 200 accordi bilaterali tra i due paesi cementarono i rinnovati rapporti.
Tra questi il Trattato per l’Unione di Russia e Bielorussia (1996), il Trattato di cooperazione militare (1997) e il Trattato sulla mutua garanzia per il mantenimento della sicurezza regionale del 1998. La dipendenza dalla Russia fu altrettanto forte nel settore energetico: fu anzi proprio la fornitura di petrolio e gas a prezzi contenuti a consentire i relativamente alti livelli di vita della popolazione, sui quali Lukashenka fondava il proprio potere.
Nell’agosto 2020, tuttavia, dopo la riconferma di Lukashenka alla Presidenza con oltre l’80% dei voti, iniziò un’ondata di proteste assai ampia, cui il regime rispose con una repressione violenta, senza peraltro piegare completamente la mobilitazione politica della società civile. Nello stesso anno l’Unione europea sanzionava direttamente il presidente Lukashenka, il figlio e altre figure di spicco delle istituzioni e dell’economia del paese, proprio come reazione alle violenze perpetrate contro i cittadini in rivolta.
La necessità di far fronte alle difficoltà economiche conseguenti a quelle sanzioni provocava un drastico mutamento nell’atteggiamento di Lukashenka verso la Russia. Va infatti tenuto presente che l’uomo forte di Minsk aveva comunque saputo muoversi con abilità per evitare di cadere completamente nelle braccia di Putin - a titolo di esempio valga quello del Trattato sull’Unione di Russia e Bielorussia, rimasto per 23 anni quasi inoperante.
La doppia pressione economica e dell’opposizione interna su Lukashenka convinceva quest’ultimo a compiere grandi passi verso l’allineamento totale sulle posizioni russe. Ad esempio Lukashenka si è detto favorevole per la prima volta a stanziare armi nucleari russe sul proprio territorio, e ha pienamente riconosciuto - ma solo dopo sette anni - la legalità dell’annessione della Crimea da parte di Mosca. Importante per i seguiti a breve era stata anche l’affermazione della necessità di ricondurre l’Ucraina nell’ambito tradizionale.
Come già rilevato, fino a che Lukashenka non ha percepito una grave minaccia alla propria posizione di potere a Minsk la Bielorussia non mostrava grande interesse a rendere pienamente operativo il Trattato del 1996. La nuova dottrina militare, tuttavia, non a caso fatta propria più di un anno dopo l’inizio delle proteste a Minsk, segna un deciso cambio di passo. La minaccia principale per l’unione russo-bielorussa è identificata con chiarezza nei paesi occidentali.
Come dimostrato dalle manovre congiunte iniziate il 10 febbraio 2022 (v. infra) la Russia ha inteso far partecipare all’insieme delle forze armate dei due paesi in territorio bielorusso anche unità provenienti da regioni orientali della Federazione russa. Le disposizioni più importanti della nuova dottrina militare sono quelle relative all’eventuale periodo di crescente minaccia militare, durante il quale entrambi gli Stati approfondiranno gli aspetti giuridici e logistici dell’uso congiunto di unità delle forze armate di entrambi i paesi, nonché ad esempio la cooperazione tra le imprese rispettive del settore della difesa.
L’allestimento di centri di addestramento congiunti in territorio bielorusso porterà quasi inevitabilmente al dispiegamento di equipaggiamenti militari russi nel territorio di Minsk, logisticamente in analogia a basi militari – va ricordato che Lukashenka aveva precedentemente sempre respinto le richieste russe di installare una base aerea in territorio bielorusso, reclamando la neutralità del proprio paese.
Come rilevato in particolare dagli Stati Uniti, il rinnovato controllo russo sul territorio bielorusso sembra modificare gli equilibri geostrategici, aumentando le potenzialità di minaccia per l’Ucraina, ma anche per la Polonia e gli Stati baltici, improvvisamente posti di fronte alla massiccia presenza militare russa ai propri confini. Il 7 febbraio il capo del Comitato militare della NATO affermava che l’Alleanza atlantica poteva trovarsi nella necessità di rafforzare la propria presenza nella regione. Il rinnovato rapporto con la Russia, poi, è stato visto da molti osservatori e anche da ambienti istituzionali occidentali come una delle motivazioni dell’operazione di massiccio invio di migranti dei paesi in via di sviluppo operata da Minsk ai confini della Polonia e della Lituania, utilizzando dunque una crisi umanitaria contro paesi della NATO e dell’Unione europea.
In materia di minacce all’Ucraina, l’esercitazione militare bilaterale con la Russia, in territorio bielorusso iniziata il 10 febbraio 2022, era la plastica dimostrazione di come la presenza militare massiccia della Russia sul territorio di Minsk poteva rappresentare una prova generale dell’invasione su larga scala dell’Ucraina, poi effettivamente iniziata il 24 febbraio. In particolare, partire dal territorio bielorusso poteva consentire alle forze russe di minacciare più direttamente la capitale ucraina, dopo aver messo alla prova le capacità di dispiegamento di grandi forze congiunte.
Gli emendamenti alla Costituzione approvati in un referendum del 27 febbraio – in occasione del quale vi sono stati oltre cinquecento arresti di oppositori - recepiscono il nuovo clima dei rapporti con la Russia, rimuovendo l’impegno di Minsk alla neutralità e il rifiuto di ospitare armi nucleari. Sul piano della politica interna gli emendamenti appaiono mirati a un ulteriore indebolimento del Parlamento di Minsk e alla perpetuazione in carica di Lukashenka fino al 2035.
Lukashenka, cui viene altresì concessa l’immunità giudiziaria anche dopo l’eventuale ritiro dalla carica, potrebbe teoricamente rivestire un ruolo di rilievo anche dopo la data del 2035. È stato infatti costituito un nuovo organo esecutivo, l’Assemblea popolare bielorussa, competente a definire gli obiettivi strategici nazionali per il prossimo quinquennio, nonché ad indire le elezioni per i giudici e per il Presidente della Corte suprema e ad avere il potere di annullare gli atti ritenuti contrari alla sicurezza nazionale.
Mrs. Speaker,
Members of Congress,
Ladies and Gentlemen,
Americans! Friends!
I am proud to greet you from Ukraine, from our capital - Kyiv. From a city that is under missile and air strikes by Russian troops. Daily. But it does not give up. And it didn't even think to give up for a single minute! Just as dozens of other cities and communities in our country, which found themselves in the worst war since World War II.
I have the honor to greet you on behalf of the Ukrainian people, brave and freedom-loving people. For eight years they have been resisting the aggression of the Russian Federation. They sacrifice the best children - sons and daughters to stop the full-scale Russian invasion.
Now the fate of our state is being decided. The fate of our people. It is being decided whether Ukrainians will be free. Whether they will preserve their democracy.
Russia has attacked more than just our land and our cities. It went on a brutal offensive against our values. Basic human values. It threw tanks and planes against our freedom. Against our right to live freely in our country, choosing our own future. Against our desire for happiness. Against our national dreams. Just like yours, ordinary people of America. Just like those of everyone in the United States.
I remember your Rushmore National Memorial. The faces of your prominent presidents. Those who laid the foundations of America. As it is today. Democracy, independence, freedom and care for everyone. Everyone who works diligently. Who lives honestly. Who respects the law.
We in Ukraine want the same for ourselves. All that is a normal part of life for you.
Ladies and Gentlemen!
Americans!
In your great history you have pages that will allow you to understand Ukrainians. Understand us now. When it is needed most.
Remember Pearl Harbor. Terrible morning of December 7, 1941. When your sky was black from the planes attacking you. Just remember that.
Remember September 11th. A terrible day in 2001, when evil tried to turn your cities into a battlefield. When innocent people were attacked. Attacked from the air. In a way no one expected.
In a way you could not stop it. Our state experiences this every day! Every night! For three weeks now! Different Ukrainian cities... Odesa and Kharkiv, Chernihiv and Sumy, Zhytomyr and Lviv, Mariupol and Dnipro. Russia has turned the Ukrainian sky into a source of death. For thousands of people.
Russian troops have already fired nearly a thousand missiles at Ukraine. Countless bombs. They use drones to kill more precisely. This is a terror Europe has not seen for 80 years!
And we ask for a response. For the response from the world. For the response to terror. Is this too much of a request?
To establish a no-fly zone over Ukraine is to save people. Humanitarian no-fly zone. Conditions under which Russia will no longer be able to terrorize our peaceful cities every day and night. If that's too much, we offer an alternative.
You know what defense systems we need. C-300 and other similar systems.
You know how much depends on the battlefield on the ability to use aircraft. Powerful, strong aircraft. To protect your people. Your freedom. Your land. Aircraft that can help Ukraine. That can help Europe.
And you also know that they are available. But on land. Not in the Ukrainian sky. They do not protect our people.
"I have a dream" - these words are known to each of you. Today I can say: I have a necessity. The necessity to protect our sky. The necessity for your decision. Your help. And it will mean exactly the same thing. The same thing you feel. When you hear: I have a dream.
Ladies and Gentlemen!
Friends!
Ukraine is grateful to the United States for its overwhelming support. For all that your state and your people have already done for our freedom. For weapons and ammunition, for training and funding, for leadership in the free world, which helps put pressure on the aggressor economically.
I am grateful to President Biden for his personal involvement, for his sincere commitment to the defense of Ukraine and democracy around the world.
I am grateful to you for the resolution, which recognizes all those who commit crimes against the Ukrainian people as war criminals.
However, now, in the darkest time for our country, for the whole of Europe, I urge you to do more! New packages of sanctions are needed every week. Until the Russian military machine stops. Restrictions are needed as regards everyone on whom this unjust regime is based.
We offer the United States to impose sanctions against all politicians in the Russian Federation who remain in office and do not sever ties with those responsible for the aggression against Ukraine. From State Duma deputies to the last official who lacks the morale to sever ties with state terror. All American companies must leave Russia, their market. Leave this market flooded with our blood.
Ladies and Gentlemen.
Members of Congress!
Take the lead! If you have companies in the constituencies that sponsor the Russian military machine, keeping their business in Russia... You have to put pressure. So that the Russian state does not receive a single dollar, which it spends on the destruction of Ukraine. On the destruction of Europe.
All American ports must be closed to Russian goods and ships. Peace is more important than profit. And we must defend this principle throughout the world together.
We have already become part of the anti-war coalition. The great anti-war coalition, which unites many states, dozens of states. Those who reacted in a principled manner to President Putin's decision - to Russia's invasion of our state.
But we have to move on. We have to create new tools. To respond quickly! And stop the war. The full-scale Russian invasion of Ukraine began on February 24. And it would be fair if it ended in a day. In 24 hours. So that evil is punished immediately. Today the world does not have such tools.
The wars of the past have prompted our predecessors to create institutions that were supposed to protect us from war. But... They don't work. We see it. You see it. So, we need new ones. New institutions. New alliances.
And we offer them.
We offer to create an association - U-24. United for peace. A union of responsible states that have the strength and conscience to stop conflicts. Immediately. Provide all necessary assistance in 24 hours. If necessary - weapons. If necessary - sanctions. Humanitarian support. Political support. Funding. Everything necessary to preserve peace quickly. To save lives.
In addition, such an association could provide assistance to those who are experiencing natural disasters, man-made disasters. Who fell victim to a humanitarian crisis or epidemic.
Remember how difficult it was for the world to do the simplest thing - to give everyone vaccines. Vaccines against Covid. To save lives. To prevent new strains. The world spent months and years doing things that could have been done much faster. So that there were no human losses.
Ladies and Gentlemen!
Americans!
If such an alliance, the U-24, had already been formed, I believe it would have saved thousands of lives. In our country, many other countries that need peace so crucially, that suffered inhuman destruction... I ask you to watch one video now. Video of what Russian troops did on our land. We have to stop this. We must prevent such things. Preventively destroy every aggressor who seeks to conquer another nation.
Please watch...
And in the end to sum it up.
Today it is not enough to be the leader of the nation.
Today it takes to be the Leader of the world. Being the Leader of the world means to be the Leader of Peace.
Peace in your country does not depend anymore only on you and your people.
It depends on those next to you, on those who are strong.
Strong does not mean big. Strong is brave and ready to fight for the life of his citizens and citizens of the world.
For human rights, for freedom, for the right to live decently and to die when your time comes, not when it is wanted by someone else, by your neighbor.
Today the Ukrainian people are defending not only Ukraine, we are fighting for the values of Europe and the world, sacrificing our lives in the name of the Future.
That’s why today the American people are helping not just Ukraine, but Europe and the world to keep the planet alive, to keep justice in history.
Now I am almost 45 years old. Today my age stopped when the hearts of more than 100 children stopped beating. I see no sense in life if it cannot stop death. And this is my main mission as the Leader of my people – great Ukrainians.
And as the Leader of my nation I am addressing President Biden.
You are the Leader of the nation, of your great nation.
I wish you to be the Leader of the world. Being the Leader of the world means to be the Leader of Peace.
Dear President Göring-Eckardt.
Dear Mr. Scholz.
Dear ladies and gentlemen, deputies, guests, journalists.
German people!
I am addressing you after three weeks of full-scale Russian invasion of Ukraine, after eight years of war in the east of my country, in Donbas.
I appeal to you when Russia is bombing our cities, destroying everything in Ukraine. Everything - houses, hospitals, schools, churches. Using missiles, air bombs, rocket artillery.
Thousands of Ukrainians died in three weeks. The occupiers killed 108 children. In the middle of Europe, in our country, in 2022.
I am addressing you after numerous meetings, negotiations, statements and requests. After steps in support, some of which are overdue. After sanctions, which are obviously not enough to stop this war. And after we saw how many ties your companies still have with Russia. With a state that just uses you and some other countries to finance the war.
During the three weeks of war for our lives, for our freedom, we became convinced of what we had felt before. And what you probably do not all notice yet.
You are like behind the wall again. Not the Berlin Wall. But in the middle of Europe. Between freedom and slavery. And this wall grows stronger with each bomb that falls on our land, on Ukraine. With every decision that is not made for the sake of peace. Not approved by you, although it may help.
When did it happen?
Dear politicians.
Dear German people.
Why is this possible? When we told you that Nord Stream was a weapon and a preparation for a great war, we heard in response that it was an economy after all. Economy. Economy. But it was cement for a new wall.
When we asked you what Ukraine needs to do to become a member of NATO, to be safe, to receive security guarantees, we heard the answer: such a decision is not on the table yet and will not be in the near future. Just as the chair for us at this table. Just as you are still delaying the issue of Ukraine's accession to the European Union. Frankly, for some it is politics. The truth is that it is stones. Stones for a new wall.
When we asked for preventive sanctions, we appealed to Europe, we appealed to many countries. We turned to you. Sanctions for the aggressor to feel that you are a force. We saw delays. We felt resistance. We understood that you want to continue the economy. Economy. Economy.
And now the trade routes between you and the country that has once again brought a brutal war to Europe are barbed wire over the wall. Over the new wall that divides Europe.
And you don't see what's behind this wall, and it's between us, between people in Europe. And because of this, not everyone is fully aware of what we are going through today.
I am addressing you on behalf of Ukrainians, I am addressing you on behalf of Mariupol residents - civilians of a city that Russian troops have blocked and razed to the ground. They just destroy everything there. Everything and everyone who is there. Hundreds of thousands of people are under shelling around the clock. No food, 24 hours a day without water, no electricity, 24 hours a day without communication. For weeks.
Russian troops do not distinguish between civilians and military. They don’t care where civilian objects are, everything is considered a target.
A theater that was a shelter for hundreds of people and was blown up yesterday, a maternity hospital, a children's hospital, residential areas without any military facilities - they are destroying everything. Round the clock. And they do not let any humanitarian cargo into our blocked city. For five days, Russian troops have not stopped the shelling specifically to prevent the rescue of our people.
You can see it all. If you climb over this Wall.
If you remember what the Berlin Airlift meant to you. Which could be realized because the sky was safe. You were not killed from the sky as now in our country, when we cannot even make an airlift! When the sky gives only Russian missiles and air bombs.
I am addressing you on behalf of older Ukrainians. Many survivors of World War II. Those who escaped during the occupation 80 years ago. Those who survived Babyn Yar.
Babyn Yar that President Steinmeier visited last year. On the 80th anniversary of the tragedy. And that was hit by Russian missiles now. It is exactly this place that was hit. And the missile strike killed the family that went to Babyn Yar, to the monument. Killed again, 80 years after.
I appeal to you on behalf of everyone who has heard politicians say: "Never again." And who saw that these words are worthless. Because again in Europe they are trying to destroy the whole nation. Destroy everything we live by and live for.
I am addressing you on behalf of our military. Those who defend our state, and therefore the values that are often talked about everywhere in Europe, everywhere - and in Germany as well.
Freedom and equality. Opportunity to live freely, not to submit to another state, which considers a foreign land its "living space". Why are they defending all this without your leadership? Without your strength? Why are overseas states closer to us than you are?
Because this is the Wall. The wall that someone doesn't notice and that we are hammering on while fighting to save our people.
Ladies and Gentlemen!
German people!
I am grateful to everyone who supports us. I am grateful to you. Ordinary Germans who sincerely help Ukrainians on your land. To journalists who do their job honestly, showing all the evil that Russia has brought to us. I am grateful to the German businessmen who put morality and humanity above accounting. Above the economy. Economy. Economy. And I am grateful to the politicians who are still trying... Trying to break this Wall. Who choose life between Russian money and the deaths of Ukrainian children? Who support the strengthening of sanctions against Russia that can guarantee peace? Peace to Ukraine. Peace to Europe. Who do not hesitate to disconnect Russia from SWIFT?
Who know that an embargo on trade with Russia is needed. On imports of everything that sponsors this war. Who know that Ukraine will be in the European Union. Because Ukraine is already more Europe than many others.
I am grateful to everyone who is taller than any wall. And who knows that the stronger one bears more responsibility when it comes to saving people.
It is difficult for us to endure without the help of the world, without your help. It is difficult to defend Ukraine, Europe without what you can do. So that you don’t look over your shoulder even after this war. After the destruction of Kharkiv... For the second time in 80 years. After the bombing of Chernihiv, Sumy and Donbas. For the second time in 80 years. After thousands of people tortured and killed. For the second time in 80 years. Otherwise, what is the historical responsibility to the Ukrainian people still not redeemed for what happened 80 years ago?
And now - so that a new one does not appear, behind the new Wall, which will again demand redemption.
I appeal to you and remind you of what is needed. The things without which Europe will not survive and will not preserve its values.
Former actor, President of the United States Ronald Reagan once said in Berlin: Tear down this wall!
And I want to tell you now.
Chancellor Scholz! Tear down this wall.
Give Germany the leadership you deserve. And what your descendants will be proud of.
Support us.
Support peace.
Support every Ukrainian.
Stop the war.
Help us stop it.
We, the multi-ethnic nation of the Russian Federation, united by common fate on our land…” These are the first words of our fundamental law, the Russian Constitution. Each word has deep meaning and enormous significance.
On our land, united by common fate. This is what the people of Crimea and Sevastopol must have been thinking as they went to the referendum on March 18, 2014. They lived and continue to live on their land, and they wanted to have a common fate with their historical motherland, Russia. They had every right to it and they achieved their goal. Let’s congratulate them first because it is their holiday. Happy anniversary!
Over these years, Russia has done a great deal to help Crimea and Sevastopol grow. There were things that needed to be done that were not immediately obvious to the unaided eye. These were essential things such as gas and power supply, utility infrastructure, restoring the road network, and construction of new roads, motorways and bridges.
We needed to drag Crimea out of that humiliating position and state that Crimea and Sevastopol had been pushed into when they were part of another state that had only provided leftover financing to these territories.
There is more to it. The fact is we know what needs to be done next, how it needs to be done, and at what cost – and we will fulfil all these plans, absolutely.
These decisions are not even as important as the fact that the residents of Crimea and Sevastopol made the right choice when they put up a firm barrier against neo-Nazis and ultra-nationalists. What was and is still happening on other territories is the best indication that they did the right thing.
People who lived and live in Donbass did not agree with this coup d’état, either. Several punitive military operations were instantly staged against them; they were besieged and subjected to systemic shelling with artillery and bombing by aircraft – and this is actually what is called “genocide.”
The main goal and motive of the military operation that we launched in Donbass and Ukraine is to relieve these people of suffering, of this genocide. At this point, I recall the words from the Holy Scripture: “Greater love hath no man than this, that a man lay down his life for his friends.” And we are seeing how heroically our military are fighting during this operation.
These words come from the Holy Scripture of Christianity, from what is cherished by those who profess this religion. But the bottom line is that this is a universal value for all nations and those of all religions in Russia, and primarily for our people. The best evidence of this is how our fellows are fighting and acting in this operation: shoulder to shoulder, helping and supporting each other. If they have to, they will cover each other with their bodies to protect their comrade from a bullet in the battlefield, as they would to save their brother. It has been a long time since we had such unity.
It so happened that, by sheer coincidence, the start of the operation was same day as the birthday of one of our outstanding military leaders who was canonised – Fedor Ushakov. He did not lose a single battle throughout his brilliant career. He once said that these thunderstorms would glorify Russia. This is how it was in his time; this is how it is today and will always be!
Dear Mr. Speaker, members of the Knesset.
Dear Prime Minister Bennett, thank you very much for your support.
Dear members of the Government of the State of Israel, all attendees, guests, people of Israel!
The Ukrainian and Jewish communities have always been and, I am sure, will be very intertwined, very close. They will always live side by side. And they will feel both joy and pain together.
That is why I want to remind you of the words of a great woman from Kyiv, whom you know very well. The words of Golda Meir. They are very famous, everyone has heard of them. Apparently, every Jew. Many, many Ukrainians as well. And certainly no less Russians. "We intend to remain alive. Our neighbors want to see us dead. This is not a question that leaves much room for compromise."
I don't need to convince you how intertwined our stories are. Stories of Ukrainians and Jews. In the past, and now, in this terrible time. We are in different countries and in completely different conditions. But the threat is the same: for both us and you - the total destruction of the people, state, culture. And even of the names: Ukraine, Israel.
I want you to feel it all. I want you to think about this date. About February 24. About the beginning of this invasion. Russia's invasion of Ukraine. February 24 - this day has twice gone down in history. And both times - as a tragedy. A tragedy for Ukrainians, for Jews, for Europe, for the world.
On February 24, 1920, the National Socialist Workers' Party of Germany (NSDAP) was founded. A party that took millions of lives. Destroyed entire countries. Tried to kill nations.
102 years later, on February 24, a criminal order was issued to launch a full-scale Russian invasion of Ukraine. The invasion, which has claimed thousands of lives, has left millions homeless. Made them exiles. On their land and in neighboring countries. In Poland, Slovakia, Romania, Germany, the Czech Republic, the Baltic States and dozens of different countries.
Our people are now scattered around the world. They are looking for security. They are looking for a way to stay in peace. As you once searched.
This Russian invasion of Ukraine is not just a military operation, as Moscow claims. This is a large-scale and treacherous war aimed at destroying our people. Destroying our children, our families. Our state. Our cities. Our communities. Our culture. And everything that makes Ukrainians Ukrainians. Everything that Russian troops are now destroying. Deliberately. In front of the whole world.
That is why I have the right to this parallel and to this comparison. Our history and your history. Our war for our survival and World War II.
Listen to what the Kremlin says. Just listen! There are even terms that sounded then. And this is a tragedy. When the Nazi party raided Europe and wanted to destroy everything. Destroy everyone. Wanted to conquer the nations. And leave nothing from us, nothing from you. Even the name and the trace. They called it "the final solution to the Jewish issue". You remember that. And I'm sure you will never forget!
But listen to what is sounding now in Moscow. Hear how these words are said again: "Final solution". But already in relation, so to speak, to us, to the "Ukrainian issue".
It sounded openly. This is a tragedy. Once again, it was said at a meeting in Moscow. It is available on official websites. This was quoted in the state media of Russia. Moscow says so: without the war against us, they would not be able to ensure a "final solution" allegedly for their own security. Just like it was said 80 years ago.
People of Israel!
You saw Russian missiles hit Kyiv, Babyn Yar. You know what kind of land it is. More than 100,000 Holocaust victims are buried there. There are ancient Kyiv cemeteries. There is a Jewish cemetery. Russian missiles hit there.
People of Israel!
On the first day of this war, Russian projectiles hit our city of Uman. A city visited by tens of thousands of Israelis every year. For a pilgrimage to the tomb of Nachman of Breslov. What will be left of all such places in Ukraine after this terrible war?
I am sure that every word of my address echoes with pain in your hearts. Because you feel what I'm talking about. But can you explain why we still turn to the whole world, to many countries for help? We ask you for help... Even for basic visas...
What is it? Indifference? Premeditation? Or mediation without choosing a party? I will leave you a choice of answer to this question. And I will note only one thing - indifference kills. Premeditation is often erroneous. And mediation can be between states, not between good and evil.
Everyone in Israel knows that your missile defence is the best. It is powerful. Everyone knows that your weapon is strong. Everyone knows you're doing great. You know how to defend your state interests, the interests of your people. And you can definitely help us protect our lives, the lives of Ukrainians, the lives of Ukrainian Jews.
One can keep asking why we can't get weapons from you. Or why Israel has not imposed strong sanctions against Russia. Why it doesn’t put pressure on Russian business. But it is up to you, dear brothers and sisters, to choose the answer. And you will have to live with this answer, people of Israel.
Ukrainians have made their choice. 80 years ago. They rescued Jews. That is why the Righteous Among the Nations are among us.
People of Israel, now you have such a choice.
Thank you!
Thank you for everything.