Camera dei deputati - Legislatura - Dossier di documentazione (Versione per stampa)
Autore: Servizio Studi - Dipartimento Affari Esteri
Titolo: La crisi russo-ucraina. Cronologia degli avvenimenti
Serie: Documentazione e ricerche   Numero: 192/2
Data: 09/03/2022
Organi della Camera: III Affari esteri

 

Camera dei deputati

XVIII LEGISLATURA

 

 

 

Documentazione e ricerche

La crisi russo-ucraina

Cronologia degli avvenimenti, analisi e documenti

 

(aggiornamento al 7 marzo)

 

 

 

 

 

 

 

n. 192/2

 

 

 

9 marzo 2022

 


Servizio responsabile:

 

Servizio Studi

Dipartimento Affari esteri

( 066760-4172 – * st_affari_esteri@camera.it

 

ha collaborato il Dipartimento Difesa

( 066760-4172 – * st_difesa@camera.it

 

Ha partecipato alla redazione del dossier il seguente Servizio:

Segreteria Generale – Ufficio Rapporti con l’Unione europea

( 066760-2145 – * cdrue@camera.it

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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ES0383b.docx

 


INDICE

Cronologia degli avvenimenti

Dai primi colloqui di Gomel al nodo dei corridoi umanitari......................... 3

§  28 febbraio...................................................................................................... 3

§  1° marzo......................................................................................................... 4

§  2 marzo........................................................................................................... 6

§  3 marzo......................................................................................................... 11

§  4 marzo......................................................................................................... 15

§  5 marzo......................................................................................................... 16

§  6 marzo......................................................................................................... 18

§  7 marzo......................................................................................................... 20

Analisi

La partecipazione italiana al potenziamento dei dispositivi della NATO previsti dal decreto-legge n. 14 del 2022 (a cura del Dipartimento Difesa). 17

L’Unione europea di fronte alla crisi russo-ucraina (a cura dell’Ufficio Rapporti con l’Unione europea)........................................................................ 24

§  Il Consiglio europeo del 24 febbraio 2022................................................... 24

§  Il pacchetto di sanzioni dell’UE.................................................................... 25

§  Fornitura di armi all’Ucraina a titolo dello Strumento europeo per la pace (European Peace Facility – EPF)................................................................. 29

§  Assistenza ai profughi e gestione delle frontiere......................................... 30

§  Richiesta di adesione dell’Ucraina all’UE.................................................... 31

§  Risoluzione del Parlamento europeo sull’aggressione russa contro l’Ucraina........................................................................................................ 33

§  Missioni dell’UE nell’ambito della Politica di sicurezza e di difesa comune dell’UE (PESC/PSDC).................................................................................. 35

§  La questione energetica............................................................................... 37

§  Attività interparlamentare a livello europeo.................................................. 39

La risoluzione A/RES/ES-11/1 dell’Assemblea Generale dell’ONU sull’aggressione all’Ucraina.......................................................................... 42

Documenti

Risoluzione A/RES/ES-11/1 sull’aggressione all’Ucraina adottata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 2 marzo  (testo in inglese)........................................................................................................................... 39

Risoluzione 49/1 del Consiglio per i diritti umani dell’ONU sulla situazione dei diritti imani in Ucraina  a seguito dell’aggressione russa (testo in inglese)................................................................................................ 43

Allegati

La presenza militare italiana prevista dal decreto-legge n. 14/2022 (infografica a cura del Dipartimento Difesa)..................................................... 51

Risoluzione dell’Assemblea Generale dell’ONU (infografica a cura del Dipartimento Difesa)......................................................................................... 52

 

 


Cronologia degli avvenimenti


Dai primi colloqui di Gomel al nodo dei corridoi umanitari

 

28 febbraio

Il 28 febbraio nella città Bielorussa di Gomel si teneva un primo incontro tra negoziatori ucraini (guidati dal ministro della Difesa Oleksii Reznikove) e russi (capeggiati da Vladimir Medinsky, consigliere di Putin). Le richieste russe sarebbero state anticipare da Putin a Macron in una telefonata e consisterebbero principalmente nella richiesta di un’Ucraina smilitarizzata e neutrale e del riconoscimento della Crimea come territorio russo. I negoziatori si sono poi lasciati accordandosi per un secondo incontro da tenersi probabilmente entro 48 ore in territorio polacco.

Nel pomeriggio, il Consiglio dei Ministri, adottava un secondo decreto-legge (il decreto-legge 28 febbraio 2022, n. 16) per fronteggiare la crisi russo-ucraina che contiene una norma abilitante in forza della quale, dopo una preventiva risoluzione delle Camere, il Ministro della difesa è autorizzato ad adottare un provvedimento per la cessione alle autorità governative dell’Ucraina di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari.

È prevista peraltro una deroga specifica ad alcune disposizioni vigenti. Altre disposizioni sono invece finalizzate a contenere eventuali malfunzionamenti del sistema nazionale di approvvigionamento del gas naturale. Per questo si autorizza l’anticipo, anche a scopo preventivo, dell’adozione delle misure di aumento dell’offerta e/o riduzione della domanda di gas previste in casi di emergenza. Sono inoltre previste misure per l’eventualità che una parte del flusso dei profughi si indirizzi presso il nostro Paese, dal momento che in Italia vi è una cospicua presenza di cittadini ucraini (circa 250.000 persone).

Intanto sul terreno la guerra s’intensificava con l'intervento di artiglieria e aviazione da parte russa nel tentativo di stroncare la resistenza ucraina. Il volume di fuoco aumentava, bersagliando varie città con armi potenti. Dopo 5 giorni di combattimenti alle truppe della prima ondata si stanno aggiungendo nuove colonne che vengono mandate al fronte, anche con problemi per rifornire reparti sempre più numerosi e più lontani dalle basi, situazione che i difensori sfruttano, anche utilizzando i droni TB2 che ieri hanno colpito in più zone gli aggressori.

Combattimenti particolarmente intensi si segnalavano a Kharkiv, città vicino al confine russo e snodo importante per conquistare il vicino Donbas, dove si segnalano vittime civili (9, compresi 3 bambini, secondo il sindaco Terekhov) anche in zone residenziali.

In mattinata il presidente Zelensky definiva il continuo bombardamento di Kharkiv come “crimine di guerra”. Nella mattina del primo marzo Dmytro Zhyvytskyi, governatore dell'Amministrazione statale regionale di Sumy, nel quadrante nord-orientale dell'Ucraina, rendeva noto in un comunicato che più di 70 persone, sia militari che civili, sono stati uccisi nel bombardamento di un'unità militare a Okhtyrka, sul fronte di Kharkiv, riferendo anche dell'uccisione di molti soldati russi.

Più a sud, Kherson (a nord della Crimea e sul Mar Nero) sta subendo la stessa sorte, fatta oggetto nella notte di una fitta pioggia di razzi, anche lanciati da elicotteri, presumibilmente allo scopo di aprire la marcia ai carri armati verso Odessa e risulta essere circondata. Sul Mare di Azov, Mariupol sembra rischiare di cadere dopo sei giorni di scontri e risulta essere sottoposta a continui bombardamenti.

Anche l’assedio alla capitale Kyiv continua ed è stata avvistata una colonna di mezzi russi lunga più di 60 chilometri che si avvicina alla città. Secondo il ministero della Difesa ucraino sarebbero 5.710 i soldati russi uccisi finora, mentre altri 200 sarebbero stati catturati (cifre non verificabili), mentre l'Onu parla di oltre 400 vittime tra i civili, ma anche questa cifra potrebbe essere sottostimata. Nella giornata del primo marzo inoltre, data la sempre maggiore insicurezza nella capitale, anche l’ambasciata italiana a Kyiv veniva trasferita a Leopoli, come  fatto in precedenza da altri Paesi.

Filippo Grandi, alto commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati, dichiarava al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite che attualmente ci sono 520.000 rifugiati dall'Ucraina nei paesi vicini e la cifra è in aumento "in modo esponenziale, ora dopo ora". Nella mattina del primo marzo la funzionaria dell'Alto commissariato dell'Onu per i rifugiati Karolina Lindholm Billing parlava di un milione di sfollati all’interno dell’Ucraina.

 Zhang Jun, ambasciatore della Cina presso le Nazioni Unite, dichiarava che: "La Cina sostiene lo svolgimento di colloqui e negoziati diretti tra Russia e Ucraina. La comunità internazionale dovrebbe promuovere condizioni esterne favorevoli per il dialogo e la soluzione politica ed evitare di esacerbare le tensioni. Qualsiasi azione del Consiglio di sicurezza dovrebbe aiutare a svolgere un ruolo costruttivo, piuttosto che portare a un'ulteriore escalation". 

 

1° marzo

In mattinata il premier britannico Boris Johnson si recava in Polonia ed Estonia per esaminare gli sviluppi della crisi e visitare le truppe britanniche della Nato presenti nei due Paesi insieme al segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, il quale, nella successiva conferenza stampa, confermava poi che la Nato non avrebbe inviato né truppe né aerei in Ucraina, ricordando come "nelle ultime settimane abbiamo rafforzato la nostra presenza sul fianco Est della Nato e ora stiamo dispiegando per la prima volta la Forza di reazione rapida, con le prime truppe francesi arrivate oggi in Romania". Johnson da parte sua assicurava che i Paesi occidentali sono pronti a intensificare le sanzioni contro la Russia per tutto il tempo necessario.

Il primo ministro di Taiwan Su Tseng-chang annunciava l’adesione al blocco di alcune banche russe dal sistema di pagamenti internazionali Swift l’invio di aiuti umanitari all’Ucraina. Il premier ungherese Viktor Orban invece non consentiva il transito di armi dirette in Ucraina sul territorio ungherese.

Per il secondo giorno di seguito restava chiusa la Borsa di Mosca, avendo la Banca centrale sospeso la negoziazione di azioni a seguito dell'accresciuta volatilità seguita alle sanzioni occidentali alla Russia.

Il primo ministro russo Mikhail Mishustin annunciava poi un decreto per introdurre restrizioni temporanee ai disinvestimenti da società russe. Intanto la portavoce dell'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani, Liz Throssell, dichiarava alla stampa a Ginevra che dallo scorso giovedì almeno 6.400 persone sono state arrestate in Russia per aver manifestato contro la guerra.

Il Presidente del consiglio Mario Draghi interveniva in mattinata per comunicazioni al Senato – e nel pomeriggio alla Camera dei deputati -affermando che: “Negli ultimi decenni, molti si erano illusi che la guerra non avrebbe più trovato spazio in Europa […] In altre parole, che potessimo dare per scontate le conquiste di pace, sicurezza, benessere che le generazioni che ci hanno preceduto avevano ottenuto con enormi sacrifici".

Il Premier ha poi ricordato come l’Italia abbia risposto all’appello del presidente Zelensky con un aiuto che va al di là della sola deterrenza, esprimendo anche solidarietà e ammirazione per il popolo ucraino. Il Senato ha poi approvato, con 244 voti favorevoli, 13 contrari e 3 astenuti, una risoluzione bipartisan presentata dalla maggioranza e da Fratelli d'Italia sulle comunicazioni del Presidente del Consiglio, respingendone altre presentate da senatori del gruppo Misto. 

Lo stesso giorno si teneva inoltre la sessione straordinaria del Parlamento europeo, che si apriva con un lungo applauso all’indirizzo dell’ambasciatore ucraino e a cui interveniva in videoconferenza il presidente Zelensky che, dopo aver ricordato il momento tragico che sta vivendo il suo Paese e le vittime civili, ringraziava l’Unione europea per la vicinanza, ribadendo la richiesta di entrare a pieno titolo nell’Unione.

Per l'Europa questo è il momento della verità", diceva poi Ursula von der Leyen intervenendo a sua volta. "Quello in corso è uno scontro tra lo stato di diritto e lo stato delle armi, tra democrazie e autocrazie, tra un ordine basato su regole e un mondo di nuda aggressione".  "Alla velocità della luce, l'Ue ha adottato il più grande pacchetto di sanzioni della sua storia. Sono consapevole che questo avrà un costo anche per la nostra economia. Ma credo che gli europei capiscano che dobbiamo opporci a questa aggressione. E investire ora per la nostra libertà e indipendenza".

Il presidente del gruppo del Partito popolare europeo (Ppe) al Parlamento europeo, Manfred Weber, intervenendo a sua volta alla plenaria, “L'Ucraina ci ha chiesto di aderire all'Ue. A nome del più grande partito al Parlamento europeo rispondo: sì, siete i benvenuti, sì appartenete all'Unione europea".

Al termine del dibattito, il Parlamento europeo approvava una risoluzione sull’aggressione russa contro l’Ucraina che esprime una totale solidarietà al popolo dell'Ucraina, che ha già sofferto durante gli otto anni di guerra nel paese, e condanna con la massima fermezza le azioni della Russia contro l'Ucraina; esortando a proseguire gli sforzi diplomatici intesi a fermare l'aggressione russa contro l'Ucraina e a trovare una soluzione pacifica basata sul rispetto della sovranità e dell'integrità territoriale dell'Ucraina e dei principi del diritto internazionale, come pure del diritto dell'Ucraina di decidere sulle future alleanze senza ingerenze esterne.

Il documento invita le istituzioni dell'Unione ad adoperarsi per concedere all'Ucraina lo status di paese candidato all'adesione all'UE, e, nel frattempo, a continuare ad adoperarsi per la sua integrazione nel mercato unico dell'Unione in virtù dell'accordo di associazione.

 

2 marzo

Nelle prime ore del mattino il Kyiv Independent rendeva noto che un missile lanciato dalle Forze armate russe avrebbe colpito un condominio vicino all’ospedale di Zhytomyr Pavlusenko e due persone sarebbero state uccise (tra cui un bambino) e tre sarebbero rimaste ferite. Il missile era diretto contro la base militare di Zhytomyr, a poco più di 100 chilometri ad ovest di Kyiv.

Truppe aerotrasportate russe venivano paracadutate a Kharkiv e avrebbero attaccato uno dei centri medici militari della città, secondo l'agenzia di stampa Unian; secondo il governatore locale le vittime in città causate dai bombardamenti sarebbero almeno 21 e 112 i feriti. Sarebbero stati colpiti da missili anche la sede del Dipartimento regionale degli Interni e quello della Facoltà di sociologia dell'Università nazionale Karazin.

Era intanto in corso l'occupazione russa di Kherson, secondo quanto comunicato dal sindaco Igor Kolykhayev, con la presa della stazione ferroviaria e del porto, con molte vittime anche civili. Dopo le 8 (ora italiana) il Ministero della difesa russo annunciava la presa della città, smentito però intorno alle 13,30 dal sindaco Kolykhaev Artem Semenikhin che affermava che i combattimenti continuavano. Sempre intorno alle 13 giungeva notizia dal sindaco di Konotop, nel distretto di Sumy, nel nord dell'Ucraina, Artem Semenikhin, di un ultimatum posto dalle Forze armate russe, di una resa in cambio del mancato bombardamento con le artiglierie della città.

Nel mattino il presidente ucraino Zelensky scriveva su Telegram che le forze d’invasione russe avrebbero perso circa 6000 militari nei combattimenti dall’inizio dell’invasione.

Il New York Times stimava invece in circa 2000 i morti russi nell'invasione, mentre secondo fonti del Pentagono le perdite russi potrebbero ammontare a 1.500 soldati, a fronte di altrettanti ucraini.

Secondo l’agenzia Reuters a Kyiv ci sarebbero stati dall’inizio dell’attacco più di 2.000 vittime civili, oltre a gravi distruzioni di immobili ed infrastrutture, anche sanitarie.

Fonti delle Nazioni Unite comunicavano che ci sarebbero state almeno 136 vittime civili, compresi 13 bambini dall’inizio dell’invasione russa, anche se secondo un portavoce dell'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani, , la cifra dei morti potrebbe essere più alta.

Filippo Grandi, direttore dell'ACNUR, aggiornava a 680 mila il numero degli ucraini che avevano lasciato il Paese, di cui 377.400 avrebbero chiesto asilo in Polonia. La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, su twitter, confermava che l’Europa avrebbe accolto e protetto coloro che fuggono dalla guerra.

In concomitanza con lo svolgimento dell’esame parlamentare del disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 14/2022, recante misure urgenti per fronteggiare la crisi ucraina, l’Ambasciatore russo a Roma inoltrava agli onn. Piero Fassino e Gianluca Rizzo, presidenti delle Commissioni Esteri e Difesa della Camera, assegnatarie del provvedimento, una dichiarazione del ministro degli esteri russo, Sergej Lavrov, dai toni ultimativi: “i cittadini e le strutture della UE coinvolti nella fornitura di armi letali e di carburante e lubrificanti alle Forze Armate Ucraine – concludeva - saranno ritenuti responsabili di qualsiasi conseguenza di tali azioni nel contesto dell'operazione militare speciale in corso. Non possono non capire il grado di pericolo delle conseguenze. È stato finalmente sfatato un altro mito che era stato propagato dall'UE in passato e cioè che le restrizioni unilaterali della Ue, illegittime secondo il diritto internazionale, non fossero dirette contro il popolo russo. […] Le azioni dell'Unione Europea non resteranno senza risposta. La Russia continuerà a perseguire i suoi interessi nazionali vitali a prescindere dalle sanzioni e dalle loro minacce. È ora che i paesi occidentali capiscano che il loro dominio indiviso nell'economia globale è da tempo cosa del passato”. 

 

In mattinata, mezzi d’informazione ucraini davano la notizia della presenza a Minsk dell’ex presidente ucraino filo-russo Viktor Yanukovich (fuggito in Russia a seguito della rivolta del 2014), avanzando l’ipotesi che la Russia avrebbe intenzione di reinsediarlo come presidente dell’Ucraina.

L’agenzia di stampa russa TASS, comunicava che la banca russa Sberbank si ritirava dal mercato europeo a causa di “un deflusso anomalo di fondi e una minaccia per la sicurezza dei dipendenti e delle filiali" e che "a causa di un ordine della Banca centrale della Federazione Russa, Sberbank of Russia non sarà in grado di fornire liquidità alle filiali europee".

 La Exxon Mobil, seguendo BP e Royal Dutch Shell, annunciava di volersi ritirare dalla Russia uscendo dalle attività del Sakhalin-1 (un progetto di esplorazione e produzione per tre giacimenti di gas offshore al largo dell’Isola di Sakhalin) al quale partecipa in consorzio con aziende russe, indiane e giapponesi.

La Banca mondiale annunciava un pacchetto di misure di sostegno da 3 miliardi di dollari per l'Ucraina, mentre il Fondo monetario internazionale prendeva in considerazione richieste di finanziamento di emergenza, rendevano noto il presidente del gruppo Banca Mondiale, David Malpass, e la direttrice dell’Fmi, Kristalina Georgieva.

Le nostre istituzioni stanno lavorando insieme per sostenere l'Ucraina sul fronte finanziario e politico e stanno aumentando urgentemente tale sostegno. Siamo stati in contatto quotidiano con le autorità sulle misure di crisi. Alla Banca Mondiale, stiamo preparando un pacchetto di sostegno da 3 miliardi di dollari nei prossimi mesi, a partire da un'operazione di sostegno al budget a erogazione rapida per almeno 350 milioni di dollari che sarà presentata al Consiglio per l'approvazione già questa settimana, seguita da 200 milioni di dollari in sostegno a erogazione rapida per la salute e l'istruzione", si legge nel comunicato.

Il Consiglio direttivo del FMI sta continuando a lavorare alla stesura di un Accordo Stand-By riguardante l’Ucraina, uno strumento di finanziamento che prevede la fornitura di aiuti ad un Paese membro in difficoltà economiche, in base al quale sono disponibili ulteriori 2,2 miliardi di dollari da qui alla fine di giugno.

Da parte russa, il portavoce del Cremlino Peskov dichiarava alla stampa che "L'economia russa sta subendo seri colpi (…) ma rimarrà in piedi". Affermava poi che il governo russo potrebbe giungere a considerare tutti i paesi che introducono sanzioni contro il paese come ostili.

Nel tradizionale discorso sullo stato dell’Unione, il presidente americano Biden affermava che “la libertà prevarrà sempre sulla tirannia" e che Putin "ha fatto male i calcoli" trovandosi "di fronte un muro che non si aspettava, quello degli ucraini", finendo con l’essere isolato nel mondo con la sua guerra “premeditata e non provocata”, mentre le democrazie hanno saputo reagire compattamente.

Il Presidente USA annunciava poi la chiusura agli aerei russi dello spazio aereo statunitense (come avevano già fatto Unione europea e Canada) e l’intenzione di sequestrare i beni degli oligarchi vicini al presidente russo che sarebbero stati perseguiti per i loro crimini, definito senza mezzi termini come “dittatore”. Biden ribadiva poi che i militari americani non avrebbero combattuto contro quelli russi, ricordando la mobilitazione delle forze armate per proteggere i Paesi Nato, tra cui Polonia, Romania, Lettonia, Lituania e Estonia. 

In Russia, l’oppositore politico russo Alexei Navalny esortava i russi, mediante un messaggio Twitter lanciato dal carcere, a manifestare tutti i giorni contro l’invasione dell’Ucraina  

Il ministro degli Esteri turco, Mevlut Cavusoglu, informava che la Turchia lo scorso 27 e 28 febbraio aveva negato il permesso a 3 navi da guerra russe di attraversare gli stretti del Bosforo e dei Dardanelli verso le basi militari russe del Mar Nero, in quanto queste non erano registrate presso tali porti, dato che secondo la convenzione di Montreux del 1936, che regola il passaggio delle navi negli stretti, la Turchia può negare il passaggio alle navi da guerra di Paesi impegnati in conflitti a meno che esse non chiedano di rientrare nei porti in cui sono registrate.

Il cancelliere tedesco Scholz in visita a Gerusalemme ricordava che la Germania e la NATO non sarebbero intervenute militarmente nel conflitto ucraino ma avrebbero sostenuto il Paese aggredito con "aiuti finanziari e beni materiali", oltre ad imporre sanzioni contro l’aggressore.

Il primo ministro britannico Boris Johnson, in un discorso alla Camera dei Comuni, accusava le forze russe d’occupazione di compiere crimini di guerra in Ucraina, affermando la disponibilità a portare avanti tale accusa anche davanti a un tribunale internazionale.

Nel corso della giornata giungevano notizia che la città di Mariupol sarebbe rimasta senza forniture idriche mentre veniva assalita di continuo da forze russe, e missili russi avrebbero di nuovo colpito il centro di Kharkiv.

Intanto Mariupol continuava da molte ore a subire ininterrotti bombardamenti delle forze russe che avrebbero anche impedito alla popolazione di lasciare la città, snodo fondamentale per collegare direttamente il Donbas e la Crimea.

In un video pubblicato su Telegram dal Servizio di sicurezza ucraino veniva mostrato un soldato russo catturato e ferito che affermava che i soldati avevano ricevuto viveri solo per tre giorni al momento dell’attacco e che gli erano stati sequestrati cellulari e documenti.

Il Ministero della Difesa ucraino, con un messaggio diffuso sui propri canali social, si dichiarava disponibile a restituire i soldati russi prigionieri alle loro famiglie ai familiari che si fossero presentati a Kyiv a richiederli.

Il viceministro degli Esteri russo Alexander Grushko, citato dalla TASS, affermava che la Russia si aspettava da parte della Nato l’uso del buon senso per evitare un conflitto e di sperare che Paesi membri prendessero una posizione a protezione dei propri interessi nazionali.

Il vicepresidente esecutivo della Commissione europea, Valdis Dombrovskis dal canto suo ribadiva l’intenzione esercitare la massima pressione sul Cremlino indebolendo l’economia russa privandola di tecnologie e mercati critici e paralizzando la capacità del governo russo di finanziare il suo apparato bellico.

Intanto il portavoce del Pentagono John Kirby comunicava che il presidente Joe Biden aveva approvato l'invio di ulteriori 3.000 soldati per rafforzare il fianco orientale della NATO in Polonia e Romania, mentre 1.000 sarebbero stati dislocati in Germania.

Nel pomeriggio giungeva notizia di un documento firmato da 236 sacerdoti e diaconi della Chiesa ortodossa russa che definiva la guerra in Ucraina "fratricida", e chiedeva la riconciliazione fra i due paese ed il cessate il fuoco. La lettera non era stata però sottoscritta dai più alti esponenti della gerarchia ortodossa russa.

Lo stesso giorno l'Assemblea generale delle Nazioni Unite adottava a grandissima maggioranza una risoluzione di condanna contro la Russia per l’invasione dell’Ucraina, con 141 voti favorevoli, 5 contrari e 35 astensioni.

Nel testo si "deplora con la massima fermezza l'aggressione della Russia contro l'Ucraina", si chiede che Mosca "cessi immediatamente l'uso della forza contro l'Ucraina e si astenga da ogni ulteriore minaccia illegale o uso della forza contro qualsiasi Stato membro", e che "ritiri immediatamente, completamente e incondizionatamente tutte le sue forze militari dal territorio ucraino entro i suoi confini internazionalmente riconosciuti", specificando anche che le Nazioni Unite condannano la decisione russa di mettere in allerta le sue forze nucleari.

I cinque voti contrari alla risoluzione sono stati espressi, oltre che dalla Federazione russa, da Bielorussia, Corea del Nord, Eritrea e Siria, mentre tra i 35 Stati astenuti figurano Algeria, Bolivia, Cina, Cuba, India, Iran, Iraq, Kirghizistan, Kazakistan Nicaragua, Sudafrica e Tagikistan.

Il presidente ucraino Zelensky e la presidente della Commissione europea, von der Leyen esprimevano, tra gli altri, profonda soddisfazione per l’esito del voto.

Il procuratore della Corte penale internazionale, l’internazionalistico britannico Karim A.A. Khan Qc, confermava di avere ricevuto richieste segnalazioni da 39 Stati-parte – tra i quali il nostro Paese -  intese a richiedere l’avvio di un'indagine sulla situazione in Ucraina a partire dal 21 novembre 2013 ai sensi dell’art. 13, cpv, lett. a) dello Statuto della Corte, includendo in tal modo nel suo ambito di applicazione tutte le accuse passate e presenti di crimini di guerra, crimini contro l'umanità o genocidio commessi in qualsiasi parte del territorio dell'Ucraina da qualsiasi persona. Secondo quanto ricordato dal Procuratore generale il suo ufficio aveva già riscontrato una base ragionevole per ritenere che fossero stati commessi reati di competenza della Corte e aveva individuato potenziali casi ammissibili.

Il miliardario russo Roman Abrahmovic, noto per la sua vicinanza al presidente Putin, rendeva nota la decisione di vendere la squadra del Chelsea e di devolvere gli incassi ad una fondazione per le vittime della guerra in Ucraina.

Il segretario di Stato Usa Antony Blinken in un colloquio telefonico con il ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba, ribadiva l'impegno degli Stati Uniti a fornire aiuti umanitari e finanziari all’Ucraina sottoposta a “bombardamenti sempre più brutali delle forze russe”, lodando il coraggio e la determinazione del popolo ucraino. La Casa Bianca rendeva poi note nuove sanzioni su tecnologia e difesa contro Russia e Bielorussia.

In serata, il presidente Emmanuel Macron parlava in televisione ai cittadini francesi affermando che: "I prossimi giorni di questa prova senza precedenti da decenni saranno ancora più duri". "Non dobbiamo ingannarci, quello che sta succedendo, questi avvenimenti non avranno soltanto conseguenze immediate per qualche settimana. Sono il segnale di un cambiamento epocale. La guerra in Europa non appartiene più ai libri di storia. È qui, sotto i nostri occhi".

Macron affermava poi di volere "rimanere in contatto" con il presidente russo, per "convincerlo a rinunciare alle armi" nella crisi con l'Ucraina e "per prevenire il contagio e l'allargamento del conflitto fin quando è possibile"

Il sindaco di Kherson Igor Kolykhaev ammetteva che la città era ormai occupata dall’esercito russo.

La Banca Mondiale annunciava la sospensione di tutti i programmi di aiuto alla Russia e alla Bielorussia.

 

3 marzo

In mattinata le Forze armate russe intensificavano l’offensiva su varie città ucraine, mentre e Mariupol e Kherson sembrava essere sul punto di cadere: Kharkiv e Kyiv subivano forti bombardamenti.

Sempre in mattinata il presidente ucraino Zelensky ribadiva in televisione la decisione di resistere ad oltranza contro l’invasione definendola una “guerra patriottica” ed affermando che erano arrivati a 9000 i soldati russi uccisi in combattimento, esortando le forze russe a tornare a casa. il Presidente affermava inoltre che già 16 mila combattenti stranieri si erano uniti all’esercito ucraino e rinnovava l’invito ad unirsi a loro.

La lunga colonna di mezzi militari russi, avvistata da giorni diretta verso la capitale, secondo quanto affermato dal Ministero della difesa britannico, sarebbe ancora a 30 chilometri da Kyiv, rallentata dalla resistenza ucraina e da problemi tecnici e logistici.

In giornata era attesa la ripresa delle trattative tre le delegazioni russa ed ucraina per arrivare a un cessate il fuoco.

L’OSCE rendeva noto che Maryna Fenina, componente ucraina della Missione speciale di monitoraggio dell'Osce in Ucraina (SMM), era rimasta uccisa il 1° marzo durante un bombardamento a Kharkiv.

Toyota annunciava il blocco dell’operatività della sua fabbrica di San Pietroburgo a seguito dell’attacco russo all’Ucraina. Anche Ikea sospendeva le proprie attività in Russia e Bielorussia.

Il sito per i diritti civili Ovd-Info, parlava di almeno 7.600 persone arrestate in Russia (780 in 34 città solo il 2 marzo) per aver protestato contro la guerra in Ucraina, mentre la radio indipendente russa Eco di Mosca, una delle ultime testate indipendenti russe, veniva chiusa su richiesta della Procura generale per avere diffuso informazioni, definite false, violente ed estremiste, sull’intervento in Ucraina.

Stanislaw Gadecki, arcivescovo metropolita di Pozna? e presidente della Conferenza episcopale polacca indirizzava una lettera al patriarca di Mosca Kirill chiedendogli d’intercedere con il presidente russo Putin affinché interrompesse l’intervento armato in Ucraina causa di tante vittime civili.

La Germania iniziava il trasferimento di 2.700 missili antiaerei all’Ucraina di tipo STRELA di fabbricazione sovietica, che erano stati precedentemente utilizzati dall’esercito della Germania orientale. Una prima spedizione di armi della Germania di 1.000 missili anticarro e altri 500 missili antiaerei era già stata inviata al fronte, secondo quanto precisato dal Ministero tedesco della Difesa il 2 marzo.

Dopo il discorso del presidente Macron del giorno precedente, il ministro degli esteri francese, Jean-Yves Le Drian, esprimeva il timore che il conflitto ucraino potesse dilungarsi e portare anche a lunghi e distruttivi assedi come quelli Aleppo, o Grozny degli anni passati.

Il capo della diplomazia russa, Serghei Lavrov, affermava in conferenza stampa a Mosca che la Russia era favorevole agli sforzi di mediazione del presidente Macron, il quale aveva nuovamente parlato col presidente Putin nel corso della giornata, mentre criticava i discorsi occidentali sulla guerra nucleare, non voluta dai russi che comunque restavano pronti ad affrontare ogni evenienza e ribadiva la sussistenza di aperture a trattative con la Nato.

Nel pomeriggio media ucraini informavano della presa da parte delle truppe russe del palazzo del governatorato di Kerson e del progressivo blocco della citta di Mariupol, rimasta senza elettricità e acqua, mentre sembrava che le forze russe stessero preparando un attacco per mare e per terra a Odessa, mentre due scuole e case sarebbero state bombardate a Chernihiv causando circa 33 morti. Fonti ucraine rivendicavano poi  la riconquista della città di Bucha, a circa 30 chilometri dal centro di Kiev, dopo forti combattimenti con le truppe russe. Analoga rivendicazione di riconquista da parte di forze ucraine veniva poi avanzata riguardo alla contesa regione di confine di Sumy Oblast.

Venivano inoltre diffuse nuove informazioni sul lungo colloquio telefonico (un’ora e mezza circa) tra il presidente Macron e il presidente Putin, in cui il presidente russo avrebbe affermato di voler continuare l’intervento in Ucraina senza compromessi fino a che il Paese non venisse smilitarizzato e reso neutrale, insistendo che Ucraini e Russi sarebbero uno stesso popolo e aveva invitato tutti gli stranieri a uscirne. Il Presidente francese commentava gli esiti del colloquio affermando che: “il peggio deve ancora venire, Putin vuole conquistare tutta l'Ucraina".

La nave cargo estone Helt battente bandiera panamense affondava nel Mar Nero al largo delle coste ucraine davanti a Odessa a seguito di un'esplosione; in seguito Fonti del Governo ucraino rendevano noto che la nave sarebbe stata colpita da due missili russi. Il Ministero dei trasporti rendeva poi noto il salvataggio dei sei membri dell’equipaggio (quattro erano stati inizialmente dati per dispersi).

Nel pomeriggio si svolgeva anche la seconda tornata di colloqui di pace tra rappresentanti ucraini e russi in Bielorussia. I negoziatori ucraini affermavano di non voler negoziare l’integrità territoriale del Paese ma un cessate il fuoco e i corridoi umanitari per l’evacuazione dei civili dalle zone dei combattimenti. I rappresentanti ucraini affermavano al termine dell’incontro, che non erano stati ottenuti i risultati attesi, mentre quelli russi parlavano di "sostanziali progressi". Le parti si accordavano infine per un nuovo incontro, sempre in Bielorussia all’inizio della settimana successiva.

Il vicepresidente del Parlamento ucraino Oleksandr Korniyenko chiedeva alle Nazioni Unite una missione di peace-keeping nel Paese e una mediazione per fermare il conflitto.

Save the Children rendeva noto che almeno 400mila bambini sono stati costretti a fuggire dall'Ucraina in condizioni di grande precarietà.

Il Presidente ucraino Zelensky dichiarava alla stampa di voler parlare con il presidente russo, considerato l’unico che ha la possibilità di fermare la guerra; e avvertiva che a suo giudizio se l’Ucraina fosse stata sconfitta la Russia sarebbe passata ad attaccare i Paesi vicini, le Repubbliche baltiche, la Polonia, fino ad arrivare a Berlino. Zelensky accusava poi le forze armate russe di usare forni crematori per far sparire i corpi dei propri soldati caduti.

La portavoce della Casa Bianca, Jean Psaki dichiarava ai giornalisti che gli Stati Uniti lavorano per isolare la Russia nel Consiglio di sicurezza dell’ONU in quanto responsabile del conflitto, pur non ritenendo possibile un’espulsione della stessa dal Consiglio. Ribadiva inoltre la contrarietà americana alla richiesta ucraina di una no-fly zone sul Paese in guerra, che comporterebbe il rischio di scontri diretti tra velivoli statunitensi e russi.

Venivano annunciate nuove sanzioni nei confronti di altre personalità vicine al presidente russo, come il portavoce Dmitry Peskov, e Alisher Usmanov; anche Francia e Gran Bretagna sanzionavano ulteriori figure russe e sequestravano beni e yacht ad alcuni di essi. Il primo ministro britannico Boris Jonson comunicava infatti in serata nuove sanzioni britanniche nei confronti dell'oligarca Alisher Usmanov e dell’ex vicepremier di Mosca e banchiere Igor Shuvalov, vicini a Putin, congelando i loro beni in Gran Bretagna e vietandone l’ingresso nel Paese.

Fonti del Pentagono rendevano noto che era stata stabilita una linea di comunicazione diretta con il comando della difesa russa, allo scopo di evitare possibili coinvolgimenti diretti nel conflitto dovuti a incidenti. Anche il cancelliere tedesco Scholz ribadiva alla stampa la necessità di evitare ogni possibile conflitto diretto tra Nato e Russia.

In serata l’alto rappresentante per la politica estera europea Josep Borrell deplorava le gravi conseguenze umanitarie del conflitto e denunciava potenziali crimini contro l’umanità.

L’OSCE, su richiesta di 45 suoi membri, tra cui i 27 Paesi dell’Unione europea, invocava l’attivazione del Meccanismo di Mosca, per istituire una missione di esperti indipendenti per indagare su possibili violazioni dei diritti umani da parte delle truppe russe in Ucraina.

Il portavoce del Segretario Generale delle Nazioni Unite Stephane Dujarric, affermava di prevedere che oltre “10 milioni di persone potrebbero abbandonare le loro case se la violenza dovesse continuare e che quattro milioni di persone potrebbero attraversare i confini verso i paesi vicini"

Nella serata venivano diffuse notizie di combattimenti in corso vicino alla centrale nucleare di Zaporizhzhia, vicino a Energodar, la più grande d’Europa e una delle quattro centrali atomiche ucraine (per un totale di 15 reattori nucleari).

4 marzo

Dopo una notte di grande preoccupazione in tutta Europa sui gravi rischi causati dai combattimenti, che causavano un incendio a poche centinaia di metri dalla struttura, le forze armate russe prendevano il controllo della centrale nucleare ucraina di Zaporizhzhia a Enerhodar, la più grande d’Europa.

L'Agenzia internazionale per l'energia nucleare AIEA comunicava che nessun reattore era stato colpito e non risultava nessun rilascio di radiazioni nell'ambiente, che se sui social venivano diffuse immagini di limitati danni alla centrale, simili a fori di colpi di artiglieria in un edificio vicino al reattore numero 2.

Il presidente ucraino Zelensky denunciava il fatto come un atto di “terrore nucleare” e chiedeva ulteriori sanzioni nei confronti della Russia. Fonti dell’ambasciata americana in Ucraina denunciavano come crimine di guerra l’attacco a una centrale nucleare, mentre la CNN, citando fonti dell’azienda di Stato ucraina Energoatom che gestisce le centrali nucleari del Paese, informava che i dipendenti dell’impianto continuavano a lavorare sotto minaccia armata dei militari russi.

Il presidente francese Macron, seguito poi da molti altri leader europei, si dichiarava estremamente preoccupato dei rischi per la sicurezza nucleare in Ucraina.

Intanto la guerra proseguiva su vari fronti. Le forze russe continuavano ad accerchiare Kyiv e, secondo il ministero della Difesa ucraina, circa 100 persone potrebbero trovarsi sepolte sotto le macerie di case distrutte a Borodyanka, nella regione di Kyiv, mentre continuava l'offensiva delle forze russe nel sud del Paese, che tra l’altro entravano per la prima volta nella città portuale ucraina di Mykolayiv, sul Mar Nero, tra Kherson e Odessa.

La città di Kharkiv continuava ad essere oggetto di una forte offensiva che, secondo le autorità locali, avrebbe causato più di 2.000 morti, fra i quali oltre 100 bambini. Il ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba, denunciava in televisione soprusi nei confronti della popolazione civile, comprese notizie di stupri e di cattura di persone di cui non si sono avute più notizie.

Il capo dell'Amministrazione regionale della città di Mykolaiv, nel sud dell'Ucraina, Vitaliy Kim, affermava che le forze russe erano state cacciate dalla città, mentre in seguito parlava di una situazione di stallo, con i combattimenti che continuavano nelle sue vicinanze.

Il Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite approvava una risoluzione, presentata dall'Ucraina, che chiedeva l'istituzione di una commissione internazionale d'inchiesta sulle violazioni commesse durante l'attacco militare russo all'Ucraina, a cui votavano favorevolmente 32 Paesi, 13 si astenevano (Armenia, Bolivia, Camerun, Cina, Cuba, Gabon, India, Kazakhstan, Namibia, Pakistan, Sudan, Uzbekistan e Venezuela) mentre Russia e Eritrea votavano contro.

La risoluzione chiedeva il ritiro "rapido e verificabile" delle truppe russe dall'Ucraina e la realizzazione di un accesso umanitario sicuro e senza ostacoli alle persone più vulnerabili, con poteri di indagine sulle presunte violazioni e abusi dei diritti e i crimini correlati.

Sul versante europeo il Consiglio dell'Unione europea annunciava l'adozione unanime di una decisione di esecuzione che introduceva una protezione temporanea a seguito dell'afflusso massiccio di persone in fuga dall'Ucraina a causa della guerra e la Commissione europea annunciava la sospensione della cooperazione con la Russia e la Bielorussia nell'ambito dei programmi di cooperazione transfrontaliera dello Strumento europeo di Vicinato, nonché del programma Interreg per la regione del MarBaltico.

Inoltre la Presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola ospitava un incontro con i Presidenti dei Parlamenti nazionali dell'Unione europea e il Presidente della Verkhovna Rada dell'Ucraina, Ruslan Stefanchuk, in cui veniva ribadito il sostegno del Parlamento europeo all'Ucraina, che si intendeva aiutare a salvaguardare le sue istituzioni democratiche minacciate, cooperando in particolare nei settori della sicurezza informatica, della comunicazione strategica e delle minacce ibride, compresa la lotta alla disinformazione.

 

5 marzo

Il 5 marzo si caratterizzava con la mancata tregua e la mancata realizzazione dei corridoi umanitari (di cui i Governi russo e ucraino si attribuivano a vicenda la responsabilità) per permettere alle centinaia di migliaia di civili di lasciare le città ucraine assediate dalle forze russe.

Il Ministero della Difesa russo aveva annunciato infatti una tregua per permettere la partenza di migliaia di civili, in particolare da Mariupol e da Volnovakha, ma tale evacuazione riusciva solo a poche centinaia di persone a causa del protrarsi dei bombardamenti, a seguito dei quali i civili in attesa di partire venivano fatti rientrare nei rifugi e quelli già in strada erano costretti a tornare indietro; la Croce Rossa confermava tale situazione ribadendo che avrebbe continuato a trattare nel tentativo di sbloccarla.

Da parte russa, il ministro degli Esteri Serghiei Lavrov affermava che erano i civili ucraini a non essersi presentati, mentre un portavoce del ministero della Difesa accusava “formazioni nazionaliste ucraine” di tenere in ostaggio i civili come “scudi umani” impedendogli di evacuare le città in questione, annunciando quindi la ripresa dell’offensiva.

Tale offensiva si allargava a centri vicini a Kyiv come Bila Tserkva e Bucha, ma l’avanzata delle truppe russe sembrava incontrare difficoltà, con gli ucraini che annunciavano anche di aver ripreso il controllo della città portuale di Mykolayv. A Kyiv le forze russe continuavano a colpire con raid zone e centri alla periferia della capitale, senza ancora avvicinarsi al centro. In una di queste località dei cecchini prendevano anche di mira una troupe televisiva della rete britannica Sky News, i cui componenti riuscivano faticosamente a salvarsi. Si rendeva comunque noto che il successivo lunedì 7 marzo si sarebbero incontrati per la terza volta i negoziatori delle due parti.

A livello diplomatico, particolare rilievo assumeva l’iniziativa del primo ministro israeliano Naftali Bennett che si recava a Mosca, primo capo di Governo a recarvisi dall’inizio dell’intervento militare, per parlare con Putin proponendo una sua mediazione, dopo che il presidente russo aveva dichiarato di considerare le sanzioni occidentali alla stregua di una "dichiarazione di guerra".

Bennett parlava poi al telefono con Emmanuel Macron e Volodymr Zelensky (che da parte sua rinnovava le sue richieste di aiuto all'Occidente con l'attivazione di una no-fly zone e il blocco all’importazione del petrolio russo) e si trasferiva a Berlino per incontrare il cancelliere Olaf Scholz. Israele si poneva come mediatore anche per la grande importanza dell’immigrazione russa nel Paese, come anche della numerosa comunità ebraica in Ucraina (circa 50 mila persone). Israele aveva condannato senza toni particolarmente accesi l’intervento russo in Ucraina, senza partecipare alle sanzioni né alle forniture di armi.

Sul versante statunitense, il presidente Joe Biden (che dopo il discorso sullo stato dell’Unione vedeva salire il proprio gradimento rispetto alla caduta di consensi seguita al ritiro dall’Afghanistan) cercava di rassicurare i Paesi del fronte orientale della Nato, dove il segretario di Stato Antony Blinken visitava i rifugiati al confine tra Polonia e Ucraina, promettendo 2,7 miliardi di dollari di aiuti. Blinken inoltre, si rivolgeva anche alla Cina che, a sua volta, chiedeva l’interruzione dei combattimenti e auspicava un dialogo tra la Russia e tutte le parti in causa, comprese Stati Uniti, Europa e Nato, per una soluzione pacifica, senza trascurare il problema costituito per la Russia dall’espansione verso l’Europa dell’est della Nato, cogliendo poi anche l’occasione di ribadire l’appartenenza di Taiwan alla Cina. 

Veniva infine annunciato un imminente colloquio tra il presidente turco Recep Tayyip Erdogan e quello russo Putin il giorno successivo.


 

6 marzo

Si registravano pesanti bombardamenti russi su Kyiv assediata, come anche a Mariupol, con vittime tra i civili. Il Washington Post, citando la principale agenzia di sicurezza ucraina, informava di razzi lanciati sull'Istituto di fisica e tecnologia di Kharkiv, che ospita una struttura nucleare, chiamata Neutron Source, che avrebbe comportato un rischio di catastrofe ambientale.

Il capo negoziatore ucraino e esponente del partito di Zelenski David Arakhamia, dichiarava alla rete televisiva Fox News che i rappresentanti ucraini erano “pronti a discutere alcuni modelli non NATO” ipotizzando garanzie dirette da parte di Paesi come gli Usa, la Cina, la Gran Bretagna, la Germania e la Francia, in discussioni non solo con la Russia ma anche con altri partner, ribadendo però l’indisponibilità a riconoscere l’indipendenza della Crimea e delle cosiddette repubbliche del Donbas, cosa che non verrebbe accettata dal popolo ucraino.

Il Kyiv Independent riportava un discorso del presidente ucraino Zelensky nel quale egli elogiava gli ucraini per la loro resistenza all’invasione, definendo il suo Paese “una superpotenza dello spirito”. Il presidente ucraino inoltre denunciava una minaccia russa di bombardare le industrie della difesa del Paese nonostante esse si trovino spesso all’interno di città piene di civili e criticava i leader mondiali per non aver reagito a tale minaccia, ribadendo l’insufficienza delle sanzioni e tornando a chiedere l’istituzione di una no-fly zone del Patto atlantico in Ucraina, richiesta già rifiutata dall’alleanza atlantica e dai suoi componenti, o in alternativa la fornitura di aerei da combattimento, altrimenti la conseguenza sarebbe stata per gli ucraini quella di essere “uccisi lentamente”.

La Polonia escludeva però tale fornitura di aerei, avanzata anche dagli Stati Uniti, mentre il ministero della Difesa russo minacciava che la Russia avrebbe considerato coinvolto nel conflitto qualunque Paese che avesse agito in tal senso.

"In Ucraina scorrono fiume di sangue e di lacrime: non si tratta solo di un'operazione militare ma di guerra, che semina morte, distruzione e miseria": con queste parole papa Francesco, dopo la recita domenicale dell’Angelus., rivolgeva un accorato appello per la pace in Ucraina, dando notizia della missione di due cardinali, Konrad Krajewski, elemosiniere ponitificio, per portare gli aiuti ai più bisognosi, e Michael Czerny, prefetto ad interim del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo umano integrale; “questa presenza di due cardinali lì - ha aggiunto- è la presenza non solo del Papa, ma di tutto il popolo cristiano che vuole avvicinarsi e dire: 'la guerra è una pazzia, fermatevi per favore, guardate questa crudeltà".

Intanto, nonostante gli sforzi di mediazione della Croce Rossa, non si riusciva a istituire i corridori umanitari necessari all’evacuazione dei civili dalle città assediate, prima tra tutte Mariupol, da cui cercavano di uscire circa 200 mila persone, cosa della quale continuavano ad accusarsi reciprocamente le due parti. Come il giorno prima le autorità russe accusavano quelle ucraine di utilizzare i civili come scudi umani, mentre quelle ucraine accusavano quelle russe di non aver mai cessato il fuoco.

La guerra continuava anche in varie zone del Paese, tra cui la capitale Kyiv, assediata e soggetta a vari attacchi nei sobborghi, come in tutta la fascia di territorio tra il Donbas e la Crimea, mentre sembrava avvicinarsi sempre più alla città di Odessa, principale porto ucraino sul Mar Nero non lontano dalla Moldavia, da cui sarebbero già fuggite centomila persone. Il tutto mentre la fuga dei profughi, la più veloce dalla Seconda Guerra mondiale, secondo le Nazioni Unite, superava il milione e mezzo di persone.

L’avanzata delle forze russe sembrava essere stata rallentata da una forte resistenza delle forze ucraine, a cui si sarebbero aggiunti centomila volontari. L’esercito russo sarebbe praticamente fermo da giorni a decine di chilometri dalla capitale, ma sembrava fossero aumentati i bombardamenti e i colpi di artiglieria nelle zone circostanti, in particolare a Irpin, a 20 km dal centro dove, come documentato da foto pubblicate dal New York Times, colpi di mortaio colpivano un ponte utilizzato dai civili in fuga, uccidendo otto persone, tra cui una madre e due bambini.

Altri obiettivi dei russi sarebbero l'aeroporto di Vinnytsia, già caduto, e la diga della centrale idroelettrica di Kaniv, dopo la conquista, il giorno precedente, della centrale nucleare di Zaporizhzhia. Il Ministero della Difesa russo affermava poi di aver praticamente distrutto tutte le forze aeree ucraine, mentre le forze ucraine rivendicavano di aver abbattuto un centinaio di aerei ed elicotteri russi.

Il primo ministro israeliano Naftali Bennett parlava nuovamente al telefono col presidente russo Putin e poi ancora col presidente Macron e il cancelliere Scholz.

A sua volta il presidente francese Macron parlava per due ore con Putin, che avrebbe ribadito all’omologo francese la determinazione a raggiungere gli obiettivi prefissati con il negoziato o con la forza militare. Alla richiesta di un cessate il fuoco e dell’apertura di corridoi umanitari si univa poi anche il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, che a sua volta chiamava Putin.

Il patriarca di Mosca Kirill teneva un sermone nella Cattedrale di Cristo Salvatore a Mosca in occasione della liturgia della domenica del perdono in cui riaffermava la sua posizione da sempre vicina al Governo di Putin, giustificando l’intervento in Ucraina dovuto, a suo dire, a otto anni di “tentativi di distruggere ciò che esiste nel Donbas" i cui abitanti sarebbero stati sottoposti a “repressione e sterminio” davanti a cui il mondo avrebbe taciuto e dal rifiuto “dei cosiddetti valori che oggi vengono offerti da chi rivendica il potere mondiale", richiamando alla necessità di lottare contro il peccato incarnato principalmente dalle “parate gay”.

 

7 marzo

Human Rights Watch rendeva noto che a Mariupol, dove l’assedio dura da una settimana, 200 mila persone sono intrappolate “in un incubo gelato e senz'acqua né luce e vivono sotto la costante minaccia dei bombardamenti russi”.

Il prolungato assedio di Mariupol sembra confermare che l'obiettivo di Putin in questa fase sia quello di far collassare il nemico dall'interno, nella misura in cui l'avanzata sul terreno delle sue truppe continua ad essere rallentata da una forte resistenza delle forze ucraine (assistite da 100.000 volontari, secondo la Guardia Nazionale). Così anche a Kiev, dove i mezzi dell'Armata sono fermi da giorni a decine di chilometri dal centro, c'è stata un'accelerazione nei bombardamenti e nei colpi di artiglieria sui dintorni della capitale.

La guerra continua anche sugli altri fronti. Nel centro del Paese i russi hanno distrutto l'aeroporto di Vinnytsia, ma soprattutto, sembrerebbero orientati a prendere il controllo della diga della centrale idroelettrica di Kaniv, come è già successo per la centrale nucleare di Zaporizhzhia. Da Mosca, il Ministero della Difesa ha rivendicato di aver "praticamente distrutto tutte le forze aeree" ucraine, mentre Kiev ha risposto affermando di aver abbattuto un centinaio di aerei ed elicotteri nemici.

Il Presidente ucraino, in un messaggio video, ha voluto ribadire di essere a Kiev: "Rimango qui, rimango a Kiev, a Bankova [sede della Presidenza], senza nascondermi e senza paura di nessuno. Questo serve per vincere questa guerra", ha tuonato, accusando il nemico di usare "tattiche medievali" per punire gli ucraini.

L'Agenzia internazionale per l’energia atomica (AIEA) comunicava che era stato colpito un altro sito pericoloso, dopo la notte di terrore mondiale per l'incendio alla centrale nucleare di Zaporizhzhya: un impianto di ricerca che produce radioisotopi per la medicina nucleare è stato danneggiato dai bombardamenti russi vicino a Kharkiv, ha fatto sapere il segretario generale dell'Agenzia, Rafael Grossi, che ha però precisato che non ci sono fughe di materiali radioattivi.

Nella notte la Direzione dei servizi segreti militari ucraini faceva sapere era stato ucciso in combattimento a Kharkiv un alto comandante militare russo: il generale Vitaly Gerasimov, 45 anni, vicecomandante della XLI Armata russa, decorato per le operazioni nella seconda guerra cecena, in Siria e in Crimea nel 2014. Si tratterebbe del secondo generale russo ucciso dagli ucraini in una settimana. Alcuni giorni fa, infatti, gli stessi media russi avevano confermato l'uccisione in Ucraina del vicecomandante delle operazioni, il generale Andrei Sukhovetsky, anch’egli vicecomandante della XLI Armata.

Il Ministero della Difesa russo, citato dalla Tass Mosca annunciava un cessate il fuoco per permettere corridoi umanitari in Ucraina per l'evacuazione dei civili da Kiev, Chernihiv, Sumy, Kharkiv e Mariupol.

Il braccio di ferro sull'effettiva disponibilità dei corridoi umanitari era durato per tutto il giorno: Mosca aveva annunciato un cessate il fuoco per l'avvio di sei percorsi sicuri: uno da Kiev a Gomel (Bielorussia), due da Mariupol a Zaporizhzhya (sud-est Ucraina) e Rostov sul Don (Russia meridionale), uno da Kharkiv a Belgorod (Russia occidentale) e due da Sumy a Belgorod e Poltava (Ucraina centrale). Ma Kiev aveva subito smentito. "in violazione dei precedenti accordi, la Russia ha sabotato l'apertura dei corridoi umanitari per l'evacuazione della popolazione civile”.

L'Eliseo precisava che - contrariamente a quanto affermato da Mosca - il presidente Emmanuel Macron non aveva "mai chiesto l'apertura di corridoi umanitari verso la Russia".

Al termine della terza tornata di colloqui con Mosca in Bielorussia nell'area della foresta di Bialowieza, durati quasi quattro ore, il consigliere del Presidente, Mykhailo Podolyak, riferiva di una prospettiva d’intesa temporanea sulla creazione di vie d'uscita per i civili dalle città sotto attacco, che Mosca avrebbe concesso solo verso i territori di Russia e Bielorussia.

"Le nostre aspettative non sono state soddisfatte", ma "i negoziati continueranno", ha da parte sua dichiarato il capo negoziatore russo, Vladimir Medinsky, citato dalla TASS. "Non ci illudiamo di ottenere risultati definitivi nel prossimo round di colloqui, è un lavoro difficile", ha aggiunto Leonid Slutksy, altro negoziatore russo, citato da Interfax.

L'UE ha dato prova di straordinaria unità. Siamo uniti nel rispondere all'appello del presidente Zelensky che ci ha chiesto aiuti finanziari, umanitari e militari. Questa unità è la nostra principale forza ed è essenziale mantenerla" in aspetti come l'accoglienza dei rifugiati ucraini e la tutela energetica di cittadini e imprese. È quanto affermava il presidente del Consiglio, Mario Draghi, nella dichiarazione congiunta con la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen prima del loro incontro a Bruxelles.

Sembrava non decollare la mediazione tentata dal premier israeliano Naftali Bennett, malgrado i colloqui telefonici con Vladimir Putin, con Emmanuel Macron e con Olaf Scholz. La sensazione è che l'obiettivo minimo del Premier israeliano sia stato quello di arrivare a una tregua che possa "favorire il dialogo", come ha egli stesso detto.

Anche il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha chiamato Putin ed anche lui ha fatto sapere di avergli chiesto di "garantire il cessate il fuoco e aprire corridoi umanitari".

Nulla è trapelato sul contenuto delle conversazioni anche se il Presidente francese ha riferito di un Putin sempre "molto determinato" nel voler conseguire i suoi obiettivi, tanto da confermare a Macron che andrà avanti in ogni modo per raggiungerli: "Se non con il negoziato, lo farà con le operazioni militari". In sostanza, ha riferito l'Eliseo, la Russia chiede sempre la "denazificazione" dell'Ucraina, la sua "neutralizzazione", il riconoscimento dell'annessione della Crimea e dell'indipendenza del Donbass.

La Polonia ha ufficialmente escluso la possibilità di fornire alcuni velivoli militari all'Ucraina, una soluzione inizialmente sostenuta da Washington, mentre da Mosca replicava: "sappiamo che ci sono alcuni aerei da combattimento in Romania e in altri Paesi confinanti. Vogliamo sottolineare che l'uso futuro di questi aerei contro le forze armate russe potrebbe essere considerato come un coinvolgimento di questi Paesi nel conflitto armato".

Secondo quanto riferito dalla TASS, il Governo russo rendeva noto una lista di "Paesi ostili", per avere applicato o per essersi uniti a sanzioni contro Mosca nella quale compare anche l'Italia in quanto Paese aderente all’UE. La lista comprende tra gli altri gli USA, i Paesi dell’UE, la Gran Bretagna, l’Albania, la Macedonia del Nord, il Montenegro il Giappone, la Corea del Sud, l'Australia, la Nuova Zelanda, la Svizzera. Lo Stato, le imprese ed i cittadini russi che abbiano debiti nei confronti di creditori stranieri appartenenti a questa lista potranno regolare le proprie pendenze utilizzando rubli.

Il ministro degli Esteri cinese, Wang Yi, ha parlato di "amicizia duratura" con la Russia, un'amicizia che “solida come una roccia”, affermando che i due Paesi contribuiscono a portare “pace e stabilità nel mondo”. Intervenendo ad una conferenza stampa a margine dei lavori annuali dell’Assemblea nazionale del Popolo, Wang ha aggiunto che “la relazione Cina-Russia non è apprezzata per la sua indipendenza. Si basa sulla non alleanza, sul non confronto e sul non prendere di mira qualsiasi terza parte”. I due Paesi “manterranno il focus strategico e continueranno ad approfondire il partenariato strategico globale di coordinamento per una nuova era”.

Si registrava un nuovo attacco di Anonymous verso Mosca: il gruppo di hacker ha preso di mira i canali televisivi russi, trasmettendo video della guerra in Ucraina e invitando i russi a opporsi al genocidio russo in Ucraina.

Il Dipartimento della Difesa americano ha ordinato l'invio di altri 500 soldati in Europa, secondo quanto riferito dall’agenzia Bloomberg che cita fonti del Pentagono: il contingente militare americano in Europa sarebbe ora di circa 100 mila soldati.

Secondo quanto riferito dal New York Times, complessivamente gli Stati Uniti e la NATO avrebbero fornito a Kiev oltre 17 mila armi anti tank, compresi i missili Javelin, tramite la frontiera con Polonia e Romania, facendo ricorso ad aerei come l’Antonov An-124 appartenente alle Forze armate ucraine. Il quotidiano americano ha paragonato il ponte aereo in corso a quello organizzato dagli occidentali nel 1948-1949 per trasportare cibo e altri generi di prima necessità nella Berlino Ovest circondata dai sovietici.

In un comunicato stampa, il cancelliere tedesco Olaf Scholz dichiarava che ”l’Europa non può garantire le sue forniture energetiche senza le importazioni dalla Russia". "L'energia è stata deliberatamente esclusa dai precedenti cicli di sanzioni - si legge - L'energia russa è di vitale importanza per la vita dei cittadini europei".

Da parte sua il premier britannico Boris Johnson sottolineava come l'ipotesi di sanzioni energetiche che colpiscano il gas e petrolio russi sia "molto concreta", precisando però che la decisione debba essere condivisa. Contestualmente il leader britannico annunciava un finanziamento di altri 230 milioni di dollari a Kiev per sostenerla nella guerra contro i russi, auspicando che la creazione di una “coalizione per il sostegno umanitario, economico e di difesa militare in modo che questa invasione drammatica sia un fallimento per Putin".

Gli aerei russi dominano i cieli e continuano a bombardare le nostre città ed uccidere molti civili". Così il ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba, tornava a chiedere all’Alleanza atlantico che imponga una no fly zone sull'Ucraina, nonostante da parte degli Stati Uniti e degli altri membri dell'Alleanza si continui a ripetere che un passo del genere rischierebbe di allargare pericolosamente il conflitto.

Il rublo ha toccato nuovi minimi storici rispetto al dollaro e all'euro risentendo della sempre maggiore pressione esercitata dalle sanzioni occidentali: per un dollaro occorrono ora 140 rubli contro i circa 70 di fine anno mentre per un euro ne occorrono 152

Più di 200 strutture sanitarie dell'Ucraina si sono trovate lungo le linee di conflitto o in aree di controllo modificate nel corso della prima settimana di conflitto con la Russia, secondo quanto riferisce l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) nel primo bollettino elaborato per fare il punto sulla situazione sanitaria in Ucraina. L'OMS evidenzia come la possibilità di offrire assistenza ai malati e ai feriti in Ucraina sia diventata molto difficile.

Oltre 230mila persone sono rifugiate in Moldavia dall'inizio della crisi Ucraina, creando una pressione importante su un Paese con due milioni e 600mila abitanti, come ha dichiarato la premier moldava Natalia Gavrilita alla CNN.

 

 

 

 


Analisi


La partecipazione italiana al potenziamento dei dispositivi della NATO previsti dal decreto-legge n. 14 del 2022
(a cura del Dipartimento Difesa)

 

Il decreto legge n. 14 del 2022, attualmente all’esame della Camera dei deputati, ha previsto una serie di misure d’urgenza connesse alla crisi ucraina tra le quali rientra anche il rafforzamento della presenza italiana nei dispositivi della NATO sul fianco Est dell'Alleanza.

Il decreto legge ha disposto, in particolare:

1.     la proroga, dal 1° gennaio 2021 al 31 gennaio 2022 della partecipazione italiana a quattro dispositivi NATO, già oggetto di autorizzazione parlamentare, ai sensi della “legge quadro sulle missioni internazionali” (cfr. infra);

2.     la nuova partecipazione, fino al 30 settembre 2022, di personale militare nella forza rapida di immediato impiego della NATO, la cui istituzione è stata decisa nel corso del vertice di Newport del 4-5 settembre 2014 (cfr. infra)

 

Il dispiegamento delle forze militari NATO nelle Repubbliche Baltiche è la diretta conseguenze della richiesta di aiuto avanzata dalle medesime (Estonia, Lituania e Lettonia) nel 2014 a seguito dei disordini avvenuti in Crimea, dapprima invasa e poi annessa alla Russia. La conseguente paura di una imminente perdita della propria autonomia, ha spinto Estonia, Lituania e Lettonia a chiedere alla Nato di qualificare la capacità offensiva e difensiva nei propri territori.

La norma a cui le parti hanno inteso fare riferimento è l'art. 5 del Trattato, secondo il quale ogni attacco subito da un Paese membro deve essere considerato un attacco contro tutta l'Alleanza, che, nell'esercizio del diritto di legittima difesa individuale o collettiva, ha il dovere di assistere la parte attaccata, intraprendendo immediatamente, individualmente e di concerto con le altre parti, l'azione che giudicherà necessaria, ivi compreso l'impiego della forza armata, per ristabilire e mantenere la sicurezza. Le forze prontamente disponibile della Nato costituite nelle repubbliche Baltiche (cosiddetti "battaglioni" cfr. infra) assolvono perciò ad una funzione di garanzia, a monito del fatto che un attacco contro uno dei Paesi Baltici sarà considerato con affronto a tutta la coalizione atlantica (per un approfondimento si rinvia al seguente articolo).

 

 

Nello specifico, il comma 1 dell’articolo 1 del decreto legge autorizza, fino al 30 settembre 2022, la partecipazione di personale militare alle iniziative della NATO per l'impiego della forza ad elevata prontezza denominata Very High Readiness Joint Task Force (VJTF).

 

Al fine di irrobustire le capacità di risposta dell'Alleanza Atlantica alle minacce di sicurezza provenienti dal fianco Est, nel corso del vertice di Newport del 4-5 settembre 2014, si è deciso un aumento delle capacità di pronta reazione della NATO Response Force (NRF), con la costituzione di una Partecipazione alle forze prontamente disponibili NATO (VJTF) forza prontamente disponibile (Very High Readiness Joint Task Force-VJTF), costituita da una brigata multinazionale capace di entrare in azione in sole 48 ore.

Essa è guidata a rotazione dai paesi dell'Alleanza (Italia 2018, Germania nel 2019, Polonia nel 2020, Turchia nel 2021, Francia 2022), per un totale di circa 6.000 uomini.

La Forza non ha una base fissa, ma si avvale di cinque basi situate in Romania, Polonia e paesi baltici.

 

Come precisato dal Governo nella relazione illustrativa allegata al provvedimento in esame, il contributo che l'Italia intende offrire a questa iniziativa è rappresentato da 1.350 unità di personale militare, di cui 1.278 facenti parte della VJTF e le restanti per il supporto logistico.

Si prevede, inoltre, l'impiego di 77 mezzi terrestri e 5 mezzi aerei e 2 unità navali operative nel secondo semestre del 2022. Relativamente al primo semestre il contributo nazionale alle forze in prontezza alleate è garantito dai gruppi navali Standing Naval Forces di cui al successivo comma 2, lettera b).

Il Governo, precisa, inoltre che l'area geografica di intervento si estende all'area di responsabilità della NATO (preminentemente sul fianco EST), con sedi definire in tale area.

Il fabbisogno finanziario per la durata programmata è pari a euro 86.129.645.

Il comma 2 dell'articolo 1 proroga, fino al 31 dicembre 2022, il contributo italiano al potenziamento dei dispositivi  della  NATO  previsti  dalle  schede 36/ 2021, 37/2021, 38/2021  e  40/2021 della deliberazione del Consiglio dei Ministri del 17 giugno 2021(DOC. XXVI, n. 4), concernente la relazione analitica sulle missioni internazionali svolte nel 2020, anche ai fini della loro proroga nell'anno 2021. Secondo quanto stabilito dall'articolo 3 della legge n. 145 del 2016 (c.d. "Legge quadro sulle missioni internazionali"), la relativa proroga è stata autorizzata dal Parlamento con le risoluzioni  della  Camera  dei  deputati  (6-00194)  e  del  Senato  della  Repubblica  (Doc. XXIV n. 48) approvate, rispettivamente, in data 15 luglio 2021 e 4 agosto 2021.

 

La legge n. 145 del 2016, reca una normativa di carattere generale riguardante le missioni internazionali con particolare riferimento ai profili concernenti il trattamento economico e normativo del personale impegnato in tali missioni e i ai molteplici e peculiari profili amministrativi che caratterizzano le missioni stesse. Ulteriori disposizioni riguardano, poi, le procedure interne in forza delle quali è possibile pervenire all'adozione della decisione riguardante il coinvolgimento delle truppe italiane nell'ambito delle missioni militari oltreconfine.

Nello specifico la citata legge ha definito in via permanente la procedura da seguire, rispettivamente, per l'avvio di nuove missioni internazionali (articolo 2, comma 2) e la prosecuzione di quelle in corso di svolgimento (articolo 3, comma 1). Le disposizioni contenute nel richiamato provvedimento si applicano al di fuori del caso della dichiarazione dello stato di guerra deliberato dalle Camere – nella potestà del Presidente della Repubblica in base all'articolo 87 della Costituzione - e in conformità ai principi dell'articolo 11 Cost.

L'ambito di applicazione della legge è, pertanto circoscritto:

 

1.     alla partecipazione delle Forze armate, delle Forze di Polizia ad ordinamento militare o civile e dei corpi civili di pace a missioni internazionali istituite nell'ambito dell'Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) o di altre organizzazioni internazionali cui l'Italia appartiene o comunque istituite in conformità al diritto internazionale, comprese le operazioni militari e le missioni civili di polizia e per lo stato di diritto dell'Unione europea (art. 1, comma 1);

2.     all'invio di personale e di assetti, civili e militari, fuori del territorio nazionale, che avvenga secondo i termini della legalità internazionale, delle disposizioni e delle finalità costituzionali, in ottemperanza agli obblighi di alleanze o ad accordi internazionali o intergovernativi, o per eccezionali interventi umanitari (art. 1, comma 1).

Per quanto concerne l'avvio della partecipazione italiana a nuove missioni internazionali il primo passaggio procedurale previsto dall’articolo 2 è rappresentato da un’apposita delibera del Consiglio dei ministri da adottarsi previa comunicazione al Presidente della Repubblica ed eventualmente convocando il Consiglio supremo di difesa, ove se ne ravvisi la necessità (art.2, comma 1).

Successivamente (art.2, comma 2) la deliberazione del Consiglio dei ministri dovrà essere comunicata alle Camere le quali tempestivamente la discutono e con appositi atti di indirizzo, secondo le norme dei rispettivi regolamenti, autorizzano la/le missione/i, per ciascun anno, eventualmente definendo impegni per il Governo, ovvero ne negano l'autorizzazione. Per un approfondimento si rinvia ai seguenti temi: La nuova disciplina della partecipazione dell'Italia alle missioni internazionale ; Autorizzazione e proroga missioni internazionali nell'anno 2021

Per quanto attiene, invece, alla proroga delle missioni in corso, questa ha luogo nell’ambito di un’apposita sessione parlamentare sull'andamento delle missioni autorizzate, da svolgere entro il 31 dicembre di ciascun anno (articolo 3).

Nel dettaglio, la lettera a) autorizzata, per l'anno 2022, la  prosecuzione  della   partecipazione  italiana al potenziamento del dispositivo per la sorveglianza dello spazio aereo dell'Alleanza.

Nello specifico, l'Italia continuerà a garantire con un velivolo KC-767 dell'Aeronautica il rifornimento in volo dei velivoli radar AWACS di proprietà comune della NATO impegnati nelle attività di sorveglianza dello spazio aereo dei Paesi membri dell'Europa orientale e dell'area sud-orientale dell'Alleanza.

 L'Italia continuerà, inoltre, ad assicurare un ulteriore assetto aereo (CAEW) per incrementare le capacità di sorveglianza dello spazio aereo nell'area sud-orientale.

Il fabbisogno finanziario per la durata programmata è pari a euro 3.264.360.

 

Il dispositivo in esame rientra nelle Assurance Measures (decisione del Consiglio Atlantico del 5 settembre 2014), progettate dalla NATO in risposta al mutato contesto di sicurezza ai suoi confini e che consistono in una serie di attività terrestri, marittime e aeree svolte all'interno, sopra e intorno al territorio degli alleati nell'Europa centrale e orientale, intese rafforzare la loro difesa, rassicurare le loro popolazioni e scoraggiare le potenziali aggressioni.

La Nato ha, in particolare, incrementato l'attività di sorveglianza dello spazio aereo dei Paesi membri dell'Europa orientale e dell'area sud-orientale dell'Alleanza mediante l'impiego dei velivoli radar AWACS di proprietà comune dell'Alleanza. Per il rifornimento in volo di tali velivoli è stato necessario il contributo degli Stati membri in quanto l'Alleanza non dispone di aerocisterne di proprietà comune.

Il potenziamento del dispositivo risponde, inoltre, all'esigenza di implementare una serie di misure di rassicurazione specifiche per la Turchia (c.d. Tailored Assurance Measures for Turkey, decisione del Consiglio Atlantico del 2015), nonché di sostenere la Coalizione internazionale anti Daesh (Support to the counter ISIL coalition, decisione del 2016) sulla base della richiesta e rimanendo all'interno dello spazio aereo alleato.

La partecipazione italiana al dispositivo in esame ha avuto inizio il 1° giugno 2016 in forza dell'autorizzazione, per il periodo 1° gennaio - 31 dicembre 2016, prevista dall'articolo 4, comma 9 del DL n. 67/2016.

La lettera b) del comma 1 dell’articolo 1 autorizza fino al 31 dicembre 2022 la proroga della partecipazione di personale militare al potenziamento del dispositivo NATO per la sorveglianza navale nell'area sud dell'Alleanza potenziamento del dispositivo NATO per la sorveglianza navale nell'area sud dell'Alleanza (Mar Mediterraneo e Mar Nero).

 

La NATO ha due forze navali di reazione immediata (Standing Naval Forces – SNFs) costituite, sulla base dell'art. 5 del Trattato Atlantico, da:

•   Standing NATO Maritime Group (SNMG), composto da SNMG1 (Atlantico orientale) e da SNMG2 (Mar Mediterraneo) con compiti di pattugliamento e sorveglianza aero-marittima;

•   Standing NATO Mine Counter Measures Group (SNMCMG), composto da SNMCMG1 (Atlantico orientale) e da SNMCMG2 (Mar Mediterraneo) specializzati in attività di contromisure mine.

Le SNFs sono costituite da forze marittime multinazionali poste alle dipendenze dell'Allied Maritime Command (MARCOM) di Northwood (GBR) e le Forze Navali impiegate sono parte integrante della NATO Responce Force (NRF).

L'Italia partecipa periodicamente ai gruppi operanti nel Mediterraneo.

Come precisato dal Governo nella relazione illustrativa, le misure di potenziamento adottate dalla NATO sono intese a colmare le criticità in seno alle Standing Naval Forces (SNFs), che costituiscono lo strumento navale a più alta prontezza operativa a disposizione dell'Alleanza.

In relazione a questa operazione la consistenza massima del contingente nazionale autorizzata dal decreto legge in esame è pari a 235 unità. È previsto, inoltre, l'impiego 2 mezzi navali (a cui si aggiunge una unità navale on call che potrà essere resa disponibile attingendo ad assetti impiegati in operazioni nazionali) e di un mezzo aereo.

Il fabbisogno finanziario per la durata programmata è pari a euro 17.690.219, di cui euro 4.000.000 per obbligazioni esigibili nell'anno 2023.

La lettera c) del comma 1 dell’articolo 1 autorizza fino al 31 dicembre 2022 la proroga della partecipazione di personale militare al potenziamento della presenza NATO in Lettonia (Enhanced forward presence).

Il contributo nazionale, inserito nell'ambito del Battlegroup a framework canadese, consta di 250 unità di personale militare e 139 mezzi terrestri.

Il fabbisogno finanziario della missione è stato stimato in euro 30.229.104, di cui euro 6.000.000 per obbligazioni esigibili nell'anno 2022.

Sono, inoltre, consentite, compatibilmente con la missione, attività per incrementare/implementare l'interoperabilità con gli assetti aerei nazionali impegnati nelle attività di air policing nell'area (cfr.infra).

 

Nel corso del Vertice di Varsavia del 2016 si è deciso di dispiegare quattro battaglioni multinazionali a rotazione - più i relativi assetti abilitanti - in Estonia, Lettonia, Lituania e Polonia, nonché di rafforzare il comando NATO in Romania.

I Battlegroup sono sotto il comando della NATO, attraverso il Multinational Corps Northeast Headquarters a Szczecin, in Polonia.

Ogni battaglione è composto da circa 1.200 soldati provenienti dai Paesi della NATO. Questa nuova operazione è stata decisa in esecuzione del Trattato NATO, nonché della risoluzione del Consiglio del Nord Atlantico del 10 giugno 2016 (PO2016/0391). L'Italia ha per la prima volta autorizzato la partecipazione di personale militare a questa missione in occasione della deliberazione del Consiglio dei ministri del 14 gennaio 2017 di proroga delle missioni internazionali per l'anno 2017 (cfr. scheda n. 40/2017).

La lettera d) del comma 1 dell’articolo 1 autorizza, fino al 31 dicembre 2022, la proroga della partecipazione di personale militare al potenziamento dell'Air Policing della NATO per la sorveglianza dello spazio aereo dell'Alleanza.

 L'Air Policing è una capacità di cui si è dotata la NATO a partire dalla metà degli anni cinquanta e consiste nell'integrazione, in un unico sistema di difesa aerea e missilistico NATO, dei rispettivi e analoghi sistemi nazionali messi a disposizione dai paesi membri. Il potenziamento di tale capacità si inserisce nell'ambito delle cd. Assurance Measures (decisione del Consiglio Atlantico del 5 settembre 2014), progettate dalla NATO a causa del mutato contesto di sicurezza dei propri confini. Esse consistono in una serie di attività terrestri, marittime e aeree svolte all'interno, sopra e intorno al territorio degli Alleati, intese rafforzare la loro difesa, rassicurare le loro popolazioni e scoraggiare le potenziali aggressioni.

L'attività di Air Policing, comprensiva di attività operative e addestrative, è condotta in tempo di pace e consiste nella continua sorveglianza e identificazione di tutte le violazioni all'integrità dello spazio aereo NATO.

L'Air Policing è svolta nell'ambito dell'area di responsabilità del Comando operativo alleato della NATO (Allied Command Operation) di stanza a Mons (BEL) e viene coordinata dal Comando aereo (Air Command) di Ramstein (GER).

Da settembre 2020 ad aprile 2021 l'Aeronautica ha guidato la missione Bap in Lituania, con i propri Eurofighter, per garantire la sicurezza dello spazio aereo delle tre repubbliche baltiche (Estonia, Lettonia e Lituania) e sorvegliare i confini orientali dell'Alleanza.

Ha successivamente preso parte alla missione Enhaced Air Policing in Estonia con la task force Air Baltic Eagle II. Quello in Estonia è stato inoltre il primo impiego da parte della Nato dei caccia F-35 (italiani) di quinta generazione in una missione di polizia aerea nella regione baltica, per un totale di 1800 ore di volo e 70 interventi reali di intercettazione.

Il contributo nazionale in questa missione è pari a 130 unità. È previsto l'impiego di n. 12 mezzi aerei. Sarà, inoltre, possibile, compatibilmente con la missione, svolgere attività per incrementare/implementare l'interoperabilità con gli assetti terrestri presenti in teatro operativo. Il fabbisogno finanziario per la durata programmata è pari a euro 37.267.925, di cui euro 11.000.000 per obbligazioni esigibili nell'anno 2023.

Per un approfondimento del contenuto del decreto legge si rinvia al seguente dossier

 

 


 

L’Unione europea di fronte alla crisi russo-ucraina
(a cura dell’Ufficio Rapporti con l’Unione europea)

 

Il Consiglio europeo del 24 febbraio 2022

Il Consiglio europeo, riunitosi in via straordinaria il 24 febbraio 2022, ha adottato delle conclusioni nelle quali in particolare:

 

Il pacchetto di sanzioni dell’UE

In attuazione delle conclusioni del Consiglio europeo del 24 febbraio 2022, il Consiglio affari esteri dell’UE ha adottato il 25 febbraio 2022 un pacchetto di sanzioni nei seguenti settori.

Sanzioni individuali

Congelamento dei beni del Presidente, Vladimir Putin, e del Ministro degli Affari esteri, Sergey Lavrov, della Federazione russa e applicazione di misure restrittive ai membri del Consiglio di sicurezza nazionale della Federazione russa che hanno sostenuto l'immediato riconoscimento da parte della Russia delle due aree non controllate dal governo di Donetsk e Oblast' di Luhans’k dell'Ucraina come entità indipendenti ed ai membri del Parlamento russo, che hanno ratificato la decisione del governo sul Trattato di amicizia, cooperazione e mutua assistenza tra la Federazione russa e le due entità indipendenti.

Sanzioni finanziarie

Si prevedono sanzioni volte ad ampliare ulteriormente le restrizioni finanziarie esistenti, tagliando così l'accesso russo ai più importanti mercati dei capitali. In particolare, si prevede il divieto della quotazione e della fornitura di servizi in relazione ad azioni di entità statali russe nelle sedi di negoziazione dell'UE. Sono previste misure volte a limitare in modo significativo gli afflussi finanziari dalla Russia verso l'UE, in particolare il divieto dell'accettazione di depositi superiori a determinati valori da cittadini o residenti russi, della detenzione di conti di clienti russi da parte dei depositari centrali di titoli dell'UE, nonché della vendita di titoli denominati in euro a clienti russi.

Il 23 febbraio 2022 il Consiglio dell’UE aveva già deciso di introdurre un divieto settoriale di finanziamento della Federazione russa, del suo governo e della sua Banca centrale.

Settore energetico

Si dispone il divieto di vendita, fornitura, trasferimento o esportazione in Russia di beni e tecnologie specifici nella raffinazione del petrolio e vengono introdotte restrizioni alla fornitura dei servizi correlati.

Settore dei trasporti

Divieto di esportazione per beni e tecnologia nell'industria aeronautica e spaziale, nonché divieto di fornire servizi assicurativi, riassicurativi e di manutenzione relativi a tali beni e tecnologie. È vietata inoltre la fornitura della relativa assistenza tecnica e finanziaria.

Settore tecnologico

Sono imposte restrizioni alle esportazioni di beni e tecnologie a duplice uso, nonché restrizioni alle esportazioni di determinati beni e tecnologie che potrebbero contribuire al miglioramento tecnologico della Russia nel settore della difesa e della sicurezza. Ciò includerà prodotti come semiconduttori o tecnologie all'avanguardia.

Politica sui visti

Diplomatici, altri funzionari russi e uomini d'affari non potranno più beneficiare delle disposizioni sull'agevolazione del visto, che consentono un accesso privilegiato all'UE. Questa decisione non riguarderà i normali cittadini russi.

Divieto di sorvolo, atterraggio e decollo e divieti di operazioni con la banca centrale russa

Il Consiglio affari esteri del 28 febbraio 2022 ha adottato la decisione (PESC) 2022/335 con la quale ha:

·        stabilito il divieto di sorvolo, atterraggio e decollo nello spazio aereo dell’UE di aeromobili e vettori russi;

·        vietato qualsiasi operazione con la Banca centrale russa, e segnatamente le operazioni relative alla gestione di riserve e attività della Banca centrale di Russia, comprese le operazioni con qualsiasi persona giuridica, entità o organismo che agisce per conto o sotto la direzione della Banca centrale di Russia.

 

Sospensione dal sistema SWIFT per 7 banche russe e altri divieti di natura finanziaria

Il Consiglio dell’UE, il 2 marzo 2022, ha adottato delle decisioni con le quali ha vietato:

Sono al momento escluse dal divieto Sberbank, la più grande banca russa, e Gazprombank, la terza banca russa per dimensione, strettamente legata al settore energetico.

Sospensione delle trasmissioni nell’UE dell’agenzia Sputnik e del canale TV RT/Russia Today

Il Consiglio dell’UE, il 2 marzo 2022, ha adottato delle decisioni con le quali ha sospeso le attività di radiodiffusione di Sputnik e RT/Russia Today (RT English, RT UK, RT Germany, RT France e RT Spanish) nell'UE o rivolte all'UE fino a quando non si porrà termine all'aggressione nei confronti dell'Ucraina e finché la Federazione russa e i suoi organi di informazione non cesseranno di condurre azioni di disinformazione e manipolazione delle informazioni nei confronti dell'UE e dei suoi Stati membri.

Sanzioni alla Bielorussia

Il Consiglio dell’UE, il 2 marzo 2022 ha adottato decisioni volte a

·        introdurre misure restrittive (congelamento dei beni e divieto di viaggio nell’UE) nei confronti di 22 membri di alto rango del personale militare bielorusso in considerazione del loro ruolo nei processi decisionali e di pianificazione strategica che hanno portato al coinvolgimento della Bielorussia nell'aggressione russa contro l'Ucraina. Il 24 febbraio, 20 membri del personale militare bielorusso erano già stati oggetto di analoghe sanzioni.

·        introdurre ulteriori restrizioni al commercio di beni utilizzati per la produzione o la fabbricazione di prodotti del tabacco, combustibili minerali, sostanze bituminose e prodotti a base di idrocarburi gassosi, prodotti a base di cloruro di potassio ("potassa"), prodotti in legno, prodotti in cemento, prodotti siderurgici e prodotti in gomma. Sono state inoltre imposte ulteriori restrizioni alle esportazioni di beni e tecnologie a duplice uso e ad alcuni beni e tecnologie avanzati che potrebbero contribuire allo sviluppo militare, tecnologico, della difesa e della sicurezza della Bielorussia, insieme a restrizioni alla fornitura dei servizi correlati.

Sospensione della cooperazione nei settori della ricerca, della scienza e dell'innovazione

Il 4 marzo 2022 la Commissione europea ha deciso di sospendere la cooperazione:

·        relativa a programmi transfrontalieri e transnazionali con Russia e Bielorussia per il periodo di programmazione 2014-2020 per un valore di 178 milioni di euro per gli otto programmi con la Russia e di 257 milioni di euro per i due programmi con la Bielorussia. La Commissione ha, inoltre sospeso la cooperazione con i due paesi nell’ambito del periodo di programmazione 2021-2027;

·        con enti russi nel campo della ricerca, della scienza e dell'innovazione. La Commissione non concluderà nuovi contratti né nuovi accordi con organizzazioni russe nell'ambito del programma Orizzonte Europa. Inoltre, la Commissione ha sospeso i pagamenti a entità russe nell'ambito di contratti esistenti.

 

Revoca alla Russia dello status di “Nazione più favorita” nell’ambito dell'Organizzazione mondiale del commercio (OMC)

La Commissione europea ha avviato il 4 marzo una riflessione sulla possibilità di promuovere presso l'Organizzazione mondiale del commercio (OMC) la revoca dello status di "nazione più favorita" nei confronti della Russa in risposta all'invasione dell'Ucraina.

Tale misura consentirebbe all'Unione europea di applicare dazi più elevati sulle importazioni russe, o addirittura divieti di importazione nel territorio dell’UE.

 

Si ricorda che l’UE, a partire dal marzo 2014 ha deciso l’introduzione di misure restrittive per la violazione dell’integrità territoriale dell’Ucraina. Le sanzioni e misure restrittive dell’UE nei confronti della Russia vengono di norma prorogate ogni 6 o 12 mesi dal Consiglio dell’UE che delibera all’unanimità.

Le misure restrittive in vigore riguardano:

Il 13 dicembre 2021, il Consiglio dell’UE ha adottato delle misure restrittive (congelamento dei beni e il divieto di viaggio nell’UE) nei confronti del gruppo Wagner, un'entità militare privata priva di personalità giuridica con sede in Russia. Le misure restrittive riguardano il gruppo Wagner, e otto individui e tre entità ad esso collegate coinvolti in gravi violazioni dei diritti umani, comprese torture ed esecuzioni e uccisioni extragiudiziali, sommarie o arbitrarie, o in attività destabilizzanti in alcuni dei paesi in cui operano, tra cui Libia, Siria, Ucraina (Donbas) e Repubblica Centrafricana.

Per ulteriori dettagli sulle misure restrittive dell’UE nei confronti della Russia si rinvia al link del Consiglio dell’UE.

 

Fornitura di armi all’Ucraina a titolo dello Strumento europeo per la pace (European Peace Facility – EPF)

Il Consiglio dell’UE del 28 febbraio 2022 ha adottato la decisione (PESC) 2022/338 relativa alla fornitura all’Ucraina di attrezzatura militare per un valore di 450 milioni di euro per armi e la decisione (PESC) 2022/339 per lo stanziamento di 50 milioni di euro per dispositivi di protezione individuale, kit di pronto soccorso e carburante, alle forze armate ucraine, a titolo dello Strumento europeo per la Pace (European Peace Facility – EPF).

L’EPF - istituito dal Consiglio dell’UE, il 22 marzo 2021, con la decisione (PESC) 2021/509 - è uno strumento finanziario volto a finanziare le azioni esterne dell’UE con implicazioni nel settore militare o della difesa nell'ambito della politica estera e di sicurezza comune (PESC).

L’EPF è un fondo fuori bilancio dell’UE del valore di 5.692 milioni di euro per il periodo 2021-2027, finanziato mediante contributi degli Stati membri dell'UE determinati secondo il criterio di ripartizione basato sul prodotto nazionale lordo e conformemente alla decisione 2014/335/UE, Euratom del Consiglio relativa al sistema delle risorse proprie dell'Unione europea (l’Italia contribuisce per circa il 12,8%).

L’EPF consente all'UE di integrare le attività delle sue missioni e operazioni della politica di sicurezza e di difesa comune (PSDC) nei paesi ospitanti con misure di assistenza che possono includere la fornitura di materiali, infrastrutture o assistenza nel settore militare e della difesa, su richiesta di paesi terzi e organizzazioni regionali o internazionali.

 

Assistenza ai profughi e gestione delle frontiere

Il Consiglio dell’UE giustizia affari interni ha approvato, il 4 marzo 2022, la proposta di decisione presentata dalla Commissione europea volta ad attivare il meccanismo previsto dalla direttiva sulla protezione temporanea in caso di afflusso massiccio di rifugiato (direttiva 2001/55/CE del Consiglio, del 20 luglio 2001, sulle norme minime per la concessione della protezione temporanea in caso di afflusso massiccio di sfollati e sulla promozione dell'equilibrio degli sforzi tra gli Stati membri che ricevono gli sfollati e subiscono le conseguenze dell'accoglienza degli stessi).

Secondo gli ultimi dati forniti dall’UNHCR il 5 marzo 2022, circa 1,6 milioni cittadini ucraini avrebbero attraversato i confini dell’Ucraina, in fuga dalla guerra.

La protezione temporanea è un meccanismo di emergenza applicabile in casi di afflussi massicci di persone e teso a fornire protezione immediata e collettiva (ossia senza che sia necessario esaminare le singole domande) agli sfollati che non possono ritornare nel proprio paese di origine. L'obiettivo è alleviare la pressione sui sistemi nazionali di asilo e consentire agli sfollati di godere di diritti armonizzati in tutta l'UE. Tra questi diritti rientrano il soggiorno, l'accesso al mercato del lavoro e agli alloggi, l'assistenza medica e l'accesso all'istruzione per i minori.

La decisione prevede la possibilità per i cittadini dell’Ucraina e loro familiari (e anche per i cittadini di paesi terzi che beneficiavano di protezione internazionale prima del 24 febbraio 2024) in fuga dal paese di risiedere e muoversi nel territorio dell’UE per un periodo fino a un anno, estendibile dal Consiglio di un anno ulteriore (e, su proposta della Commissione europea, di un ulteriore anno ancora, fino quindi ad un massimo di 3 anni, ai sensi della direttiva 2001/55/CE)  con possibilità di lavorare e di avere accesso a diritti sociali, come diritto di alloggio e di assistenza sanitaria.

Per i cittadini di paesi terzi con legale residenza in Ucraina, che non sono in grado di tornare in modo sicuro al loro paese o regione di origine, gli Stati membri possono scegliere se applicare il meccanismo di protezione permanente previsto per i cittadini ucraini o uno status adeguato ai sensi del loro diritto nazionale.

In particolare, l’articolo 2 della predetta decisione si applica alle seguenti categorie di persone che sono sfollate dall'Ucraina a partire dal 24 febbraio 2022 incluso a seguito dell'invasione militare delle forze armate russe che ha avuto inizio in tale data:

-          cittadini ucraini residenti in Ucraina prima del 24 febbraio 2022;

-          apolidi e cittadini di paesi terzi diversi dall'Ucraina che beneficiavano di protezione internazionale o di protezione nazionale equivalente in Ucraina prima del 24 febbraio 2022; e

-          familiari delle predette categorie di persone.

Gli Stati membri applicano la decisione o una protezione adeguata ai sensi del loro diritto nazionale nei confronti degli apolidi e dei cittadini di paesi terzi diversi dall'Ucraina che possono dimostrare che soggiornavano legalmente in Ucraina prima del 24 febbraio 2022 sulla base di un permesso di soggiorno permanente valido rilasciato conformemente al diritto ucraino e che non possono ritornare in condizioni sicure e stabili nel proprio paese o regione di origine.

Gli Stati membri, inoltre, possono applicare la decisione anche ad altre persone, compresi gli apolidi e i cittadini di paesi terzi diversi dall'Ucraina, che soggiornavano legalmente in Ucraina e che non possono ritornare in condizioni sicure e stabili nel proprio paese o regione di origine.

La decisione prevede anche che la Commissione coordini la cooperazione e lo scambio di informazioni tra gli Stati membri, in particolare per quanto riguarda il monitoraggio delle capacità di accoglienza e l'individuazione di eventuali necessità di ulteriore sostegno. Le agenzie dell'UE, tra cui Frontex, l'Agenzia dell'UE per l'asilo ed Europol, possono fornire ulteriore sostegno operativo su richiesta degli Stati membri.

È la prima volta che l’UE attiva tale disposizione, che non è stata utilizzata neanche in occasione della crisi dei rifugiati in Siria del 2015-2016.

Si ricorda che i cittadini ucraini già godevano di un diritto di soggiorno senza obbligo di visto di 90 giorni nel territorio dell’UE.

 

Richiesta di adesione dell’Ucraina all’UE

Il 28 febbraio 2022, il Presidente dell’Ucraina, Volodymyr Zelenski, ha firmato la lettera di richiesta di adesione dell'Ucraina all'Unione Europea che è stata trasmessa alla Presidenza francese del Consiglio dell’UE il 1° marzo 2022. Il Consiglio dell’UE, ai sensi dell’articolo 49 del TUE ha trasmesso la domanda di adesione dell’Ucraina ai Parlamenti nazionali il 4 marzo 2022.

Ai sensi dell’articolo 49 del Trattato sull’Unione europea(TUE) ogni Stato europeo che rispetti i valori di cui all'articolo 2 e si impegni a promuoverli può domandare di diventare membro dell'Unione. Il Parlamento europeo e i Parlamenti nazionali sono informati di tale domanda. Lo Stato richiedente trasmette la sua domanda al Consiglio, che si pronuncia all'unanimità, previa consultazione della Commissione e previa approvazione del Parlamento europeo, che si pronuncia a maggioranza dei membri che lo compongono. Si tiene conto dei criteri di ammissibilità convenuti dal Consiglio europeo. Al momento ci sono cinque paesi ufficialmente candidati all'adesione: Turchia (candidata dal 1999 e il cui iter è attualmente sospeso), Macedonia del Nord (candidata dal 2004), Montenegro (candidato dal 2010), Serbia (candidata dal 2012) e Albania (candidata dal 2014).

Si ricorda che la Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, il 27 febbraio 2022, in una intervista al canale televisivo Euronews, aveva espresso il sostegno all’adesione dell’Ucraina all’UE.

L’Alto Rappresentate, Josep Borrell, in una dichiarazione alla stampa rilasciata a margine del Consiglio UE straordinario sulla difesa nella stessa giornata del 28 febbraio, pur confermando che l'Ucraina ha una chiara prospettiva europea, ha affermato che l’adesione dell'Ucraina all'UE non è nell'immediato in programma.

Il Presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, in una dichiarazione rilasciata alla stampa lo stesso giorno, ha indicato che vi sono sensibilità e opinioni diverse circa il processo di adesione dell'Ucraina alla UE.

Si ricorda che al momento le relazioni tra l’UE e l’Ucraina sono disciplinate dall’accordo di associazione UE-Ucraina, firmato a margine del Consiglio europeo del 27 giugno 2014 ed entrato definitivamente in vigore il 1° settembre 2017, che prevede forme di associazione politica tra l’UE e l’Ucraina e l’istituzione di un'area di libero scambio (già operativa dal 1° gennaio 2016).

I Presidenti di 8 Stati membri dell’UE (Bulgaria, Polonia, Repubblica ceca, Estonia, Lettonia, Polonia, Repubblica slovacca e Slovenia) hanno firmato una lettera congiunta nella quale si chiede agli Stati membri dell'UE di consolidare il massimo sostegno politico all'Ucraina e consentire alle istituzioni dell'UE di intraprendere misure per concedere immediatamente all'Ucraina lo status di paese candidato all'adesione all'UE e avviare il processo negoziale.

Anche il Parlamento europeo nella risoluzione sull’aggressione russa all’Ucraina del 1° marzo (v. infra) ha invitato le istituzioni dell'Unione ad adoperarsi per concedere all'Ucraina lo status di paese candidato all'adesione all'UE.

Il 3 marzo 2022 anche la Repubblica Moldava e la Georgia hanno formulato la richiesta formale di richiesta di adesione all’UE.

 

Sull’adesione dell’Ucraina all’UE, si è svolto un dibattito in occasione del Consiglio dell’UE informale Affari generali che si è svolto ad Arles (Francia) il 3 e 4 marzo 2022.

 Al termine del Consiglio informale, il segretario di Stato francese Clément Beaune, a nome della Presidenza francese, ha dichiarato che i ministri degli Affari europei dell'UE hanno concordato, durante il loro incontro informale, sul riconoscimento di una "aspirazione europea" per l'Ucraina, ma che ciò non significa, tuttavia, che vi sia accordo sulla domanda di adesione dell'Ucraina all'UE.

Beaune ha indicato che c'è una fortissima convergenza sul fatto di ripensare il rapporto con l'Ucraina, dando un segnale di apertura europea ed ha precisato che, una volta finita la guerra, sarà necessario riflettere con le autorità ucraine sulle possibili modalità di questa prospettiva europea.

La questione dell'adesione dell'Ucraina potrebbe essere discussa al vertice informale dei Capi di Stato e di governo, in programma il 10 e 11 marzo a Versailles (Francia).

 

Risoluzione del Parlamento europeo sull’aggressione russa contro l’Ucraina

Il Parlamento europeo, riunito in seduta straordinaria a Bruxelles il 1° marzo 2022 – a seguito di un dibattito sulla situazione in Ucraina nel corso del quale sono intervenuti da remoto anche il Presidente dell’Ucraina Volodymyr Zelenskyy e il Presidente del Parlamento Ucraino Ruslan Stefanchuk – ha approvato una risoluzione nella quale in particolare:

·        condanna l'aggressione militare della Federazione russa nei confronti dell'Ucraina e il coinvolgimento della Bielorussia in tale aggressione;

·        chiede che la Federazione russa ponga immediatamente fine a tutte le attività militari in Ucraina, ritiri incondizionatamente tutte le forze militari e rispetti pienamente l'integrità territoriale, la sovranità e l'indipendenza dell'Ucraina;

·        esorta a proseguire gli sforzi diplomatici e a trovare una soluzione pacifica basata sul rispetto della sovranità, dell'integrità territoriale dell'Ucraina e del diritto dell'Ucraina di decidere sulle future alleanze senza ingerenze esterne;

·        ricorda alla Federazione russa i suoi obblighi internazionali e mette in guardia dai pericoli di un'escalation nucleare del conflitto;

·        accoglie con favore l'impegno ad attivare la direttiva sulla protezione temporanea ed esorta il Consiglio a ripartire equamente tra gli Stati membri la responsabilità per l'accoglienza dei rifugiati e la Commissione a istituire un meccanismo di solidarietà per ricollocare in altri Stati membri i rifugiati provenienti dall'Ucraina, che sono arrivati in Polonia, Ungheria, Romania e Slovacchia;

·        chiede che la portata delle sanzioni sia ampliata e, in particolare, che siano limitate le importazioni delle più importanti merci di esportazione russe, tra cui petrolio e gas, che siano vietati nuovi investimenti dell'UE nella Federazione russa e nuovi investimenti russi nell'UE, che l'accesso di tutte le banche russe al sistema finanziario europeo sia bloccato, che la Federazione russa e la Bielorussia siano escluse dal sistema SWIFT; che sia vietato l'accesso agli appalti pubblici dell'UE per l'acquisto di beni e servizi provenienti dalla Russia e dalla Bielorussia; che sia vietata l'esportazione di prodotti ad alta tecnologia e di beni strategici verso il mercato russo; che i finanziamenti per i programmi di cooperazione in materia di ricerca e innovazione con la Russia dell'UE siano bloccati; che i porti dell'UE siano chiusi alle navi russe; l'adozione e l'adeguata applicazione di sanzioni analoghe nei confronti della Bielorussia;

·        sottolinea la necessità di mantenere un approccio coerente nei confronti delle sanzioni senza deroghe indotte da interessi settoriali o nazionali; sottolinea la necessità che gli Stati membri accettino che le sanzioni severe nei confronti della Russia comporteranno effetti negativi sulla loro situazione economica e invita la Commissione a individuare modalità per affrontare le conseguenze economiche e sociali delle sanzioni;

·        sottolinea che è necessario fare il possibile per riportare la Russia al tavolo dei negoziati, chiede che siano utilizzati i meccanismi di risoluzione delle crisi delle Nazioni Unite, che i canali di comunicazione con la Russia restino aperti e che le parti interessate siano pronte al dialogo e ai negoziati fino a quando il cessate il fuoco sarà effettivo e la guerra conclusa;

·        ribadisce la necessità di ridurre la dipendenza energetica, in particolare dal gas, dal petrolio e dal carbone russi, con la diversificazione delle fonti energetiche, anche ampliando i terminali e le rotte di approvvigionamento del gas naturale liquefatto e chiede che il gasdotto Nord Stream 2 sia definitivamente abbandonato e invita la Commissione e gli Stati membri a creare un meccanismo di coordinamento al fine di garantire un approvvigionamento ininterrotto di gas all'UE;

·        invita gli Stati membri a elaborare piani e sussidi per le famiglie al fine di evitare l'aggravarsi della crisi energetica;

·        incoraggia il potenziamento della presenza avanzata rafforzata della NATO negli Stati membri dell'UE geograficamente più vicini all'aggressore russo e al conflitto;

·        chiede di aumentare i contributi per il rafforzamento delle capacità di difesa dell'Ucraina, invitando gli Stati membri ad accelerare la fornitura di armi all'Ucraina;

·        invita l'UE e i suoi Stati membri a predisporre un piano di assistenza e di ripresa per l'Ucraina per diversi miliardi di euro al fine di sostenere l'economia ucraina e la ricostruzione delle infrastrutture distrutte;

·        invita le istituzioni dell'Unione ad adoperarsi per concedere all'Ucraina lo status di paese candidato all'adesione all'UE e, nel frattempo, a continuare ad adoperarsi per la sua integrazione nel mercato unico dell'Unione;

·        invita la Cina a utilizzare la sua influenza sulla Russia per porre fine all'attuale aggressione che minaccia la stabilità internazionale.

 

Missioni dell’UE nell’ambito della Politica di sicurezza e di difesa comune dell’UE (PESC/PSDC) 

Il Consiglio dell’UE ha avviato nel 2014 una missione civile in Ucraina (EUAM Ucraina), con l’obiettivo di sostenere l'Ucraina nello sviluppo di servizi di sicurezza sostenibili, responsabili ed efficienti che rafforzino lo Stato di diritto. Il Consiglio ha prorogato la missione fino al 31 maggio 2024 con un bilancio di 88,5 milioni di euro nel periodo dal 1° giugno 2021 al 31 maggio 2024. La missione fornisce consulenza strategica alle autorità ucraine e le sostiene attraverso attività operative, formazione inclusa. La missione ha cinque priorità: 1) gestione delle risorse umane, 2) indagine penale, 3) ordine pubblico, 4) polizia di prossimità e 5) questioni trasversali: diritti umani e genere, lotta alla corruzione e buon governo.

Il 21 febbraio 2022 il Ministero degli esteri ucraino ha annunciato che è stato raggiunto un accordo preliminare tra UE e Ucraina per l’istituzione di un’ulteriore missione militare dell’UE di formazione militare (EUTM) per le forze militari ucraine.

Assistenza finanziaria dell’UE all’Ucraina

A partire dal marzo 2014 l’UE ha promosso lo stanziamento di misure di assistenza tecnica e finanziaria per circa 17 miliardi di euro che prevede tra gli altri:

·        stanziamenti per assistenza macrofinanziaria;

·        la previsione di aiuti per circa 8 miliardi di euro erogati dalla Banca europea per gli investimenti e dalla Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo;

·        circa 900 milioni di euro in prestiti dell’UE per iniziative e programmi specifici;

·        la creazione di una piattaforma di coordinamento dei donatori;

·        l’organizzazione di una task force ad alto livello sugli investimenti;

·        la modernizzazione del sistema ucraino di transito del gas e lavoro sui flussi inversi, specialmente attraverso la Slovacchia;

·        assistenza tecnica in una serie di settori come la riforma costituzionale e giudiziaria o la preparazione delle elezioni.

Il 14 settembre 2018 l’UE e l’Ucraina hanno firmato un memorandum di intesa volto a fornire all’Ucraina assistenza macro finanziaria che attualmente ammonta a circa 1,2 miliardi di euro in prestiti a medio e lungo termine.

Con la decisione (UE) 2022/313 del 24 febbraio 2022, del Parlamento europeo e del Consiglio, è stata approvata l’erogazione di un ulteriore stanziamento a favore dell’Ucraina di 1,2 miliardo di euro, a titolo di assistenza macrofinanziaria, volto ad aiutare l'Ucraina a far fronte alle sue esigenze di finanziamento dovute ad un eventuale conflitto con la Russia.

Si ricorda che la Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyden, aveva annunciato il 1° febbraio 2022 l’intenzione della Commissione europea di aumentare per il 2022 la sua assistenza bilaterale all'Ucraina con uno stanziamento di ulteriori 120 milioni di euro. La Presidente aveva, altresì, indicato che nel medio e lungo termine la Commissione intende promuovere un piano di investimenti per l’Ucraina, volto a mobilizzare investimenti per oltre 6 miliardi di euro.

 

La questione energetica

La Commissione europea, secondo quanto indicato da alcune agenzie di stampa, dovrebbe presentare, il 9 marzo 2022, una comunicazione concernente iniziative per un sistema energetico dell'UE più resiliente con misure per ridurre il consumo di gas dell'UE e ridurre la dipendenza da un unico fornitore.

In particolare, la Commissione starebbe valutando la definizione di livelli obbligatori di stoccaggio del gas per i paesi membri, affermando che per prepararsi al prossimo inverno l'UE ha bisogno di un livello medio di riempimento dello stoccaggio di almeno l'80% entro il 30 settembre 2022.

La comunicazione dovrebbe prevedere anche misure volte a potenziare la capacità di energia rinnovabile dell'UE, soprannominate "New Energy Compact", prevedendo che i paesi dell'UE mappino, valutino e assicurino rapidamente la disponibilità di terra e mare per progetti rinnovabili, e promuovendo l'utilizzo dei proventi del mercato del carbonio dell'UE, l'Emissions Trading System, per finanziare nuove installazioni.

Nella comunicazione si annuncerebbe la presentazione da parte della Commissione europea, nel giugno 2022, di una raccomandazione sull'autorizzazione per le energie rinnovabili, volta a ridurre la burocrazia e ad accelerarne l'introduzione, nonché una strategia solare autonoma.

Nella comunicazione, la Commissione inviterebbe anche ad aumentare il biogas, raccomandando una produzione in tutta l’UE di 35 miliardi di metri cubi entro il 2030 e chiedendo ai paesi di incanalare i finanziamenti della politica agricola comune verso la produzione di biogas da fonti di biomassa sostenibili.

Oltre alle nuove misure, la Commissione afferma anche che sarà fondamentale una rapida attuazione del pacchetto di legislazione sul clima Fit for 55, attualmente all'esame del Consiglio e del Parlamento.  

L’Ucraina ha un’importanza strategica per l’Europa anche in relazione alla questione energetica, e in particolare per la fornitura di gas naturale. Dall’Ucraina passa infatti oltre il 37% del gas naturale diretto dalla Russia verso Occidente (dati ISPI del 2022), una percentuale che negli ultimi anni si è ridotta, di pari passo con la realizzazione di nuovi gasdotti che hanno permesso l’apertura di rotte alternative.

Si ricorda che il progetto per la realizzazione del gasdotto Nord Stream 2 -completato ma la cui operatività è al momento bloccata dalla mancata certificazione da parte del Governo tedesco - portando il gas direttamente in Germania attraverso il Baltico era volto a diversificare le rotte di approvvigionamento.

L’Italia è il paese europeo che più fa ricorso al gas naturale con una quota del 42,5% del mix energetico. Quasi quanto la somma delle rispettive quote in Germania (26%) e Francia (17%). Ma il fabbisogno elettrico francese è coperto per quasi i due terzi da energia nucleare. Mentre la Germania rispetto all’Italia fa più ricorso alle energie rinnovabili, ma anche al carbone (dati ISPI del 2022).

Attività interparlamentare a livello europeo

Conferenza PESC/PSDC

La Conferenza per il controllo parlamentare sulla politica estera e di sicurezza (PESC) e sulla politica di difesa e sicurezza comune (PSDC) dell’UE ha adottato il 25 febbraio 2022 una dichiarazione nella quale si:

·        condanna l'aggressione militare russa e si afferma il sostegno all'indipendenza, alla sovranità e all'integrità territoriale dell'Ucraina, invitando la Russia a ritirare le forze armate in Ucraina;

·        condanna l’appoggio dato dal Parlamento russo all'invasione dell'Ucraina e si invitano gli organi parlamentari delle organizzazioni multilaterali a condannare l'invasione dell'Ucraina;

·        invita l'Unione Europea a imporre politiche economiche, commerciali e finanziarie, nonchè sanzioni di portata senza precedenti contro la Russia;

·        invita l'Unione europea a fornire un sostegno massiccio al Governo e al popolo ucraino, mobilitando tutti i mezzi necessari, in particolare economici e umanitari;

·        chiede che l'Unione Europea si organizzi al più presto per ospitare nel migliore dei modi possibili i profughi ucraini.

COSAC

La LXVII Conferenza degli organi parlamentari specializzati negli affari dell'Unione dei Parlamenti dell'Unione europea (COSAC), che si è riunita a Parigi il 3-5 marzo 2022, ha approvato una dichiarazione di sostegno all’Ucraina nella quale in particolare si:

·        afferma di considerare nullo il riconoscimento delle sedicenti entità separatiste dell'Ucraina da parte della Russia il 21 febbraio 2022 e inaccettabile l'atto di guerra compiuto dalla Russia con la complicità della Bielorussia;

·        esprime la massima solidarietà alle autorità democraticamente elette dell'Ucraina e al popolo ucraino;

·        invita la Russia e la Bielorussia a cessare il fuoco, a ritirare immediatamente e incondizionatamente le loro forze e attrezzature militari dispiegate in Ucraina e a consentire un accesso sicuro per gli aiuti umanitari;

·        accoglie favorevolmente le sanzioni senza precedenti adottate dall'Unione europea contro la Russia e la Bielorussia e invita l'Unione europea ad andare oltre, se necessario in questa direzione, in coordinamento con partner e alleati;

·        approva le iniziative che l'Unione europea ha intrapreso, in particolare nell'ambito del Fondo europeo per la pace e del meccanismo europeo di protezione civile e chiede il rafforzamento di queste azioni, se necessario e invita l'Unione Europea ad organizzarsi per accogliere i profughi ucraini;

·        afferma la necessità di coinvolgere i Parlamenti nazionali nelle decisioni sulla gestione della crisi, poiché avranno importanti ripercussioni per gli Stati membri e i loro cittadini;

·        afferma la necessità di rispettare le scelte democratiche, la sovranità e l'integrità territoriale di tutti gli Stati, comprese la Georgia e la Repubblica di Moldova;

·        invita i Capi di Stato o di governo, riuniti al Consiglio europeo del 24 e 25 marzo 2022, ad adottare una versione ambiziosa della "bussola strategica", rafforzando il pilastro relativo alla gestione delle crisi;

·        afferma la necessità di approfondire la politica di sicurezza e di difesa comune e di rafforzare la cooperazione con i paesi del partenariato orientale;

·        invita al rafforzamento dell'autonomia strategica dell'Europa, in particolare nel settore alimentare ed energetico.

 

Incontro in video conferenza tra i Presidenti dei Parlamenti dell’UE e il Presidente del Parlamento Ucraino

Su iniziativa della Presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola, si è svolto il 4 marzo 2022 un incontro in video conferenza tra i Presidenti dei Parlamenti dell’UE e il Presidente del Parlamento Ucraino, Ruslan Stefanchuk, al quale hanno partecipato anche il Presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati, e il Presidente della Camera, Roberto Fico.

Il Presidente del Parlamento ucraino, Ruslan Stefanchuk, dopo aver illustrato gli ultimi sviluppi del conflitto nelle varie aree del paese, ha espresso un forte ringraziamento per il sostegno dell’UE all’Ucraina ed al pacchetto di sanzioni senza precedenti adottate nei confronti dell Russia. Il Presidente Stefanchuk ha poi chiesto ulteriore sostegno da parte dell’UE per aiuto umanitario, alimentare, medico e per corridoi umanitari sicuri e per rafforzare la difesa civile dell’Ucraina in vari settori critici.

Il Presidente ha poi avanzato la richiesta di una no-fly zone in Ucraina al fine di far cessare i bombardamenti ed ha chiesto l’appoggio da parte di tutti i Parlamenti nazionali dell’UE alla richiesta di adesione dell’Ucraina all’UE, invitando, inoltre, tutti i Parlamenti ad interrompere i contatti parlamentari con il parlamento russo.

Tutti gli interventi hanno espresso forte condanna all’aggressione militare russa e il forte appoggio e la solidarietà alle autorità ed al popolo ucraino e la più ampia disponibilità all’assistenza finanziaria e umanitaria all’Ucraina ed all’accoglienza dei rifugiati.

Il Presidente della Camera, Roberto Fico, nel suo intervento ha ricordato la risoluzione approvata dal Parlamento italiano di condanna dell’invasione russa dell’Ucraina. Il Presidente Fico ha sottolineato l’unità senza precedenti mostrata dall’UE nella crisi e la necessità di una risposta umanitaria a favore dei rifugiati ucraini senza precedenti. Il Presidente ha auspicato un immediato cessate il fuoco e che l’UE, subito dopo, promuova una grande conferenza di pace. Il Presidente ha inoltre invitato a riflettere circa l’opportunità di attribuire all’UE un seggio permanente al Consiglio di sicurezza dell’ONU.

 


 

La risoluzione A/RES/ES-11/1 dell’Assemblea Generale dell’ONU
sull’aggressione all’Ucraina

 

Dal 28 febbraio al 2 marzo 2022 si è tenuta l’XI Sessione speciale d’emergenza (EES) dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite dedicata all’Ucraina: il consesso ha adottato la risoluzione A/RES/ES-11/1, presentata da 96 Stati. tra i quali l’Italia.

All’ampio e trasversale sostegno iniziale ha fatto seguito un sostegno ancora maggiore al momento del voto: a favore della risoluzione, infatti, si sono espressi 141 Paesi, 5 sono stati i voti contrari (Eritrea, Federazione Russa, Repubblica Araba Siriana, Repubblica democratica popolare di Corea e Repubblica di Belarus) e 35 le astensioni.

Sulla linea astensionistica della Cina, dell’India e del Pakistan si sono schierati numerosi Stati africani: (Angola e Mozambico, Burundi, Repubblica Centrafricana, Congo, Guinea Equatoriale, Tanzania, Uganda, Zimbabwe, Namibia, Mali, Madagascar, Senegal, Sudan, Sud Sudan, Sudafrica). Tra gli Stati dell’Africa settentrionale si è astenuta l’Algeria, tra quelli del Medio Oriente, Iran e Iraq, in America Latina: Salvador, Nicaragua e Bolivia, mentre tra quelli asiatici si registra l’astensione di Mongolia, Bangladesh e Sri Lanka, Laos e Vietnam.

Il Venezuela non ha partecipato al voto assieme a Turkmenistan e Uzbekistan; tra gli Stati dello spazio ex sovietico, Kazakhstan, Tajikistan, Kyrgyzstan ed Armenia, si sono invece astenuti così come Cuba e Mongolia.

La risoluzione di condanna dell’aggressione della Federazione Russa ai danni dell’Ucraina riafferma i princìpi di sovranità, indipendenza, unità e integrità territoriale del paese; chiede la cessazione immediata dell’uso della forza e l’astensione da ulteriori minacce illegittime o uso della forza contro ogni Stato delle Nazioni Unite nonché il ritiro immediato delle forze militari russe dall’Ucraina; si invitano le parti a rispettare gli accordi di Minsk; si stigmatizza il coinvolgimento della Repubblica di Belarus.

Si condannano inoltre le violazioni del diritto internazionale umanitario e dei diritti umani chiedendone il rispetto; si sollecita l’immediata risoluzione pacifica del conflitto attraverso strumenti quali il dialogo, le negoziazioni e la mediazione.

L’ambasciatrice americana Linda Thomas-Greenfield ha espresso soddisfazione per il risultato, rilevando che sarebbe stata ancora più contenta se gli Stati astenuti avessero votato a favore: “abbiamo riaffermato l’isolamento della Russia” ha detto, affermazione riconfermata anche dal rappresentante dell’Unione europea: “Il mondo, come ha detto il presidente Biden, ‘sta scegliendo di stare dalla parte della pace e della sicurezza’“.

Prendendo la parola prima del voto, tenendo in mano la Carta delle Nazioni Unite, il rappresentante ucraino Sergiy Kyslytsya, aveva detto che avrebbe fatto firmare “questo libricino celeste” a tutti coloro che oggi avrebbero votato sì. Poi, aveva detto: “lo darò al Segretario generale perché lo esponga nel suo ufficio perché possa ispirare e mostri quanto ancora siano veri i valori della Carta delle Nazioni Unite”.

Il diplomatico ha paragonato Vladimir Putin ad Adolf Hitler. "L'invasione russa ha lo scopo di privare l'Ucraina del diritto stesso di esistere. Sono venuti per la soluzione finale contro gli ucraini", ha detto nel suo intervento all'assemblea generale. "Più di 80 anni fa, un altro dittatore ha cercato di ricorrere alla soluzione contro un altro popolo. ha fallito quando il mondo ha risposto in modo risoluto e unito", ha sottolineato.

L'ambasciatore russo alle Nazioni Unite, Vassily Nebenzia, ha preso la parola all'assemblea generale dell'Onu per chiedere di non votare la risoluzione proposta, e ha ribadito che il suo paese non voleva che "fermare" il conflitto nel Donbas. "I nostri obiettivi saranno raggiunti", ha promesso, parlando di una operazione militare di "autodifesa" assicurando che l'esercito russo non colpisce i civili.

“È mio dovere sostenere questa risoluzione ed essere guidato dalla sua chiamata” ha commentato il segretario generale Antonio Guterres. “Il messaggio dell’Assemblea Generale è forte e chiaro: porre fine alle ostilità in Ucraina, ora […] per quanto grave sia la situazione per la popolazione ucraina in questo momento, rischia di peggiorare molto. Il ticchettio dell’orologio è una bomba ad orologeria “.

Non si è fatta attendere la reazione del presidente dell’Ucraina Zelensky che in un tweet: "Accolgo con favore l'approvazione dell'Assemblea Generale dell'ONU, da parte di una maggioranza senza precedenti, di una risoluzione con un forte appello alla Federazione Russa a fermare immediatamente l'attacco infido all'Ucraina. Ringrazio tutti e tutti gli Stati che hanno votato a favore. Hanno scelto la parte giusta della Storia". "Il risultato del voto dell'Onu, distruttivo per l'aggressore, mostra in modo convincente che una coalizione globale anti-Putin si è formata e sta funzionando. Il mondo è con noi. La verità è dalla nostra parte. La vittoria sarà nostra".

Anche l’alto rappresentante dell'Ue per la Politica estera, Josep Borrell ha commentato il voto all’Assemblea generale affermando che “il mondo è unito nella difesa delle leggi e dei principi su cui si basa la pace e la sicurezza internazionali. Siamo con l'Ucraina".

Il ministro degli Esteri Luigi Di Maio ha dichiarato: “il messaggio che esce dalla risoluzione delle Nazioni Unite contro l'aggressione all'Ucraina è inequivocabile nell'esprimere pieno sostegno al popolo ucraino e condanna senza appello della guerra scatenata dal governo russo".


 

 

Documenti


Risoluzione A/RES/ES-11/1 sull’aggressione all’Ucraina adottata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 2 marzo
(testo in inglese)

 

The General Assembly, Reaffirming the paramount importance of the Charter of the United Nations in the promotion of the rule of law among nations,

Recalling the obligation of all States under Article 2 of the Charter to refrain in their international relations from the threat or use of force against the territorial integrity or political independence of any State, or in any other manner inconsistent with the purposes of the United Nations, and to settle their international disputes by peaceful means,

Recalling also the obligation under Article 2 (2) of the Charter, that all Members, in order to ensure to all of them the rights and benefits resulting from membership, shall fulfil in good faith the obligations assumed by them in accordance with the Charter,

Taking note of Security Council resolution 2623 (2022) of 27 February 2022, in which the Council called for an emergency special session of the General Assembly to examine the question contained in document S/Agenda/8979,

Recalling General Assembly resolution 377 A (V) of 3 November 1950, entitled “Uniting for peace”, and taking into account that the lack of unanimity of the permanent members of the Security Council at its 8979th meeting has prevented it from exercising its primary responsibility for the maintenance of international peace and security,

Recalling also its resolution 2625 (XXV) of 24 October 1970, in which it approved the Declaration on Principles of International Law concerning Friendly Relations and Cooperation among States in accordance with the Charter of the United Nations, and reaffirming the principles contained therein that the territory of a State shall not be the object of acquisition by another State resulting from the threat or use of force, and that any attempt aimed at the partial or total disruption of the national unity and territorial integrity of a State or country or at its political independence is incompatible with the purposes and principles of the Charter,

Recalling further its resolution 3314 (XXIX) of 14 December 1974, which defines aggression as the use of armed force by a State against the sovereignty, territorial integrity or political independence of another State, or in any other manner inconsistent with the Charter,

Bearing in mind the importance of maintaining and strengthening international peace founded upon freedom, equality, justice and respect for human rights and of developing friendly relations among nations irrespective of their political, economic and social systems or the levels of their development,

Recalling the Final Act of the Conference on Security and Cooperation in Europe, signed in Helsinki on 1 August 1975, and the Memorandum on Security Assurances in Connection with Ukraine’s Accession to the Treaty on the Non-Proliferation of Nuclear Weapons (Budapest Memorandum) of 5 December 1994,

Condemning the 24 February 2022 declaration by the Russian Federation of a “special military operation” in Ukraine,

Reaffirming that no territorial acquisition resulting from the threat or use of force shall be recognized as legal,

Expressing grave concern at reports of attacks on civilian facilities such as residences, schools and hospitals, and of civilian casualties, including women, older persons, persons with disabilities, and children,

Recognizing that the military operations of the Russian Federation inside the sovereign territory of Ukraine are on a scale that the international community has not seen in Europe in decades and that urgent action is needed to save this generation from the scourge of war,

Endorsing the Secretary-General’s statement of 24 February 2022 in which he recalled that the use of force by one country against another is the repudiation of the principles that every country has committed to uphold and that the present military offensive of the Russian Federation is against the Charter,

Condemning the decision of the Russian Federation to increase the readiness of its nuclear forces,

Expressing grave concern at the deteriorating humanitarian situation in and around Ukraine, with an increasing number of internally displaced persons and refugees in need of humanitarian assistance,

Expressing concern also about the potential impact of the conflict on increased food insecurity globally, as Ukraine and the region are one of the world’s most important areas for grain and agricultural exports, when millions of people are facing famine or the immediate risk of famine or are experiencing severe food insecurity in several regions of the world, as well as on energy security,

Welcoming the continued efforts by the Secretary-General and the Organization for Security and Cooperation in Europe and other international and regional organizations to support de-escalation of the situation with respect to Ukraine, and encouraging continued dialogue,

1. Reaffirms its commitment to the sovereignty, independence, unity and territorial integrity of Ukraine within its internationally recognized borders, extending to its territorial waters;

2. Deplores in the strongest terms the aggression by the Russian Federation against Ukraine in violation of Article 2 (4) of the Charter;

3. Demands that the Russian Federation immediately cease its use of force against Ukraine and to refrain from any further unlawful threat or use of force against any Member State;

4. Also demands that the Russian Federation immediately, completely and unconditionally withdraw all of its military forces from the territory of Ukraine within its internationally recognized borders;

5.? Deplores the 21 February 2022 decision by the Russian Federation related to the status of certain areas of the Donetsk and Luhansk regions of Ukraine as a violation of the territorial integrity and sovereignty of Ukraine and inconsistent with the principles of the Charter;

6. Demands that the Russian Federation immediately and unconditionally reverse the decision related to the status of certain areas of the Donetsk and Luhansk regions of Ukraine;

7. Calls upon the Russian Federation to abide by the principles set forth in the Charter and the Declaration on Friendly Relations; 1

8. Calls upon the parties to abide by the Minsk agreements and to work constructively in relevant international frameworks, including in the Normandy format and Trilateral Contact Group, towards their full implementation;

9. Demands all parties to allow safe and unfettered passage to destinations outside of Ukraine and to facilitate the rapid, safe and unhindered access to humanitarian assistance for those in need in Ukraine, to protect civilians, including humanitarian personnel and persons in vulnerable situations, including women, older persons, persons with disabilities, indigenous peoples, migrants and children, and to respect human rights;

10. Deplores the involvement of Belarus in this unlawful use of force against Ukraine, and calls upon it to abide by its international obligations;

11. Condemns all violations of international humanitarian law and violations and abuses of human rights, and calls upon all parties to respect strictly the relevant provisions of international humanitarian law, including the Geneva Conventions of 1949 and Additional Protocol I thereto of 1977, 3 as applicable, and to respect international human rights law, and in this regard further demands that all parties ensure respect for and the protection of all medical personnel and humanitarian personnel exclusively engaged in medical duties, their means of transport and equipment, as well as hospitals and other medical facilities;

12. Demands that all parties fully comply with their obligations under international humanitarian law to spare the civilian population, and civilian objects, refraining from attacking, destroying, removing or rendering useless objects indispensable to the survival of the civilian population, and respecting and protecting humanitarian personnel and consignments used for humanitarian relief operations;

13. Requests the Emergency Relief Coordinator to provide, 30 days after the adoption of the present resolution, a report on the humanitarian situation in Ukraine and on the humanitarian response;

14. Urges the immediate peaceful resolution of the conflict between the Russian Federation and Ukraine through political dialogue, negotiations, mediation and other peaceful means;

15. Welcomes and urges the continued efforts by the Secretary-General, Member States, the Organization for Security and Cooperation in Europe and other international and regional organizations to support the de-escalation of the current situation, as well as the efforts of the United Nations, including of the United Nations Crisis Coordinator for Ukraine, and humanitarian organizations to respond to the humanitarian and refugee crisis that the aggression by the Russian Federation has created;

16. Decides to adjourn the eleventh emergency special session of the General Assembly temporarily and to authorize the President of the General Assembly to resume its meetings upon request from Member States.


 

Risoluzione 49/1 del Consiglio per i diritti umani dell’ONU
sulla situazione dei diritti imani in Ucraina
a seguito dell’aggressione russa
(testo in inglese)

 

The Human Rights Council,

Guided by the principles and purposes of the Charter of the United Nations,

Recalling the obligations of all States under Article 2 of the Charter to refrain in their international relations from the threat or use of force against the territorial integrity or political independence of any State, and to settle their international disputes by peaceful means,

Reaffirming the need to exert utmost efforts in order to settle any conflicts and disputes between States exclusively by peaceful means and to avoid any military action and hostilities, which can only make more difficult the solution of those conflicts and disputes,

Recalling also the Universal Declaration of Human Rights and relevant international human rights treaties, and treaties relevant to international humanitarian law, and also the role of regional arrangements, particularly the European Convention on Human Rights,

Recalling further General Assembly resolution 3314 of 14 December 1974, entitled “Definition of aggression”,

Welcoming the adoption of the resolution on Aggression against Ukraine at the UN General Assembly on March 2, 2022,

Reaffirming its strong commitment to the sovereignty, political independence, territorial integrity and unity of Ukraine within its internationally recognized borders, extending to its territorial waters, and reaffirming also that all peoples are entitled to freely determine, without external interference, their political status and to pursue their economic, social and cultural development, in accordance with international law,

Reaffirming also the primary responsibility of States to promote, respect and protect human rights,

Acknowledging that international human rights law and international humanitarian law are complementary and mutually reinforcing,

Strongly condemning the aggression against Ukraine by the Russian Federation,

Gravely concerned at the ongoing human rights and humanitarian crisis in Ukraine, particularly at the reports of violations and abuses of human rights and violations of international humanitarian law by the Russian Federation, including gross and systematic violations and abuses of human rights, and recognizing strong expressions of concern in statements by the UN Secretary General and by the High Commissioner for Human Rights,

Recalling in this regard the reports by the UN Secretary General and the Office of the UN High Commissioner for Human Rights based on the work of the UN Human Rights Monitoring Mission in Ukraine (HRMMU) established in 2014,

Concerned about increasing reports of civilian casualties, including children, forced displacement, including more than 660,000 refugees, and at damage to and destruction of residential areas, schools, cultural sites, and critical civilian infrastructure, including hospitals and civilian water, sanitation, and fuel supplies caused by Russian bombing and shelling in populated areas,

Stressing the urgent need for the Russian Federation to immediately cease its military hostilities against Ukraine and for Belarus to immediately cease its support for these hostilities, for the prioritization of the protection of civilians, including those displaced, and civilian objects, and for full, timely, immediate, unhindered and safe humanitarian access, and demanding that the parties respect human rights and fully comply with their applicable obligations under international law, including international human rights law, international humanitarian law and international refugee law,

Recalling that the States members of the Human Rights Council are required to uphold the highest standards in the promotion and protection of human rights,

Deploring the suffering of the people in Ukraine and reaffirming its profound solidarity with them, while stressing the importance of providing them with proper support and assistance,

Concerned by the humanitarian needs of all those fleeing from or displaced by the military hostilities,

Reaffirming the importance of the full, equal and meaningful participation of women in planning and decision-making with regard to mediation, confidence-building, conflict prevention and resolution, and of their involvement in all efforts to maintain and promote peace and security, and the need to prevent and redress human rights violations and abuses, such as all forms of violence against women and girls, especially sexual and gender-based violence,

Emphasizing the important role played by the Office of the United Nations High Commissioner for Human Rights and the human rights monitoring mission in Ukraine in contributing to an objective appraisal of the situation of human rights in Ukraine,

Reaffirming that the right to freedom of opinion and expression, both online and offline, is a human right guaranteed to all, reiterating in this regard the important role of free and independent media and non-governmental organizations, and condemning any attack against journalists, media outlets, media workers, and human rights defenders,

Expressing concern at the spread of disinformation, which can be designed and implemented so as to mislead and to violate and to abuse human rights, including privacy and the freedom of individuals to seek, receive and impart information,

Underscoring the obligation on all parties to the Geneva Conventions of 12 August 1949, as well as parties to the Additional Protocol I of 1977, to investigate and prosecute or extradite persons alleged to have committed, or to have ordered to be committed, grave breaches of the Geneva Conventions or Additional Protocol I, as applicable,

Noting the decision by the prosecutor of the International Criminal Court to proceed with opening an investigation into the situation in Ukraine, as rapidly as possible,

Noting also the role of the International Court of Justice in settling, in accordance with international law, legal disputes submitted to it by States,

1.  Condemns in the strongest possible terms the human rights violations and abuses and violations of international humanitarian law resulting from the Russian Federation’s aggression against Ukraine;

1bis.  Reaffirms its strong commitment to the sovereignty, political independence, unity and territorial integrity of Ukraine within its internationally recognized borders, extending to its territorial waters;

2.  Calls upon the Russian Federation to immediately end its human rights violations and abuses and violations of international humanitarian law in Ukraine, and calls for the strict observance of all human rights and fundamental freedoms, and for the protection of civilians and critical civilian infrastructure in Ukraine;

3.  Calls for the swift and verifiable withdrawal of Russian Federation troops and Russian-backed armed groups from the entire territory of Ukraine, within its internationally recognized borders, as well as its territorial waters, in order to prevent further violations and abuses of human rights and violations of international humanitarian law in the country, and stresses the urgent need for the immediate cessation of military hostilities against Ukraine;

4.  Urges immediate, safe and unhindered humanitarian access, including across conflict lines, to ensure that humanitarian assistance reaches all those in need, particularly those in vulnerable situations, and to respect the independence and impartiality of humanitarian agencies and ensure the protection of humanitarian personnel and medical personnel exclusively engaged in medical duties;

5.  Expresses grave concern at the documented harm to the enjoyment of many human rights, including the rights to life, education, and the highest attainable standard of physical and mental health, caused by Russian shelling and bombing in populated areas;

6.  Stresses the importance of maintaining free, open, interoperable, reliable and secure access to the Internet, and condemns unequivocally any measures that prevent or disrupt an individual’s ability to receive or impart information online or offline, including partial or complete Internet shutdowns;

6bis.  Stresses that all those fleeing from the conflict in Ukraine should be protected without discrimination, including on the basis of racial, national, and ethnic identity;

7.  Encourages relevant thematic special procedure mandate holders, within their respective mandates, to pay particular attention to the situation of human rights in Ukraine;

8.  Stresses the importance of ensuring accountability for violations and abuses of human rights and violations of international humanitarian law, and underscores the urgency of initiating a prompt, independent and impartial investigation into all alleged abuses and violations to end impunity and ensure accountability for those responsible;

9.  Decides to urgently establish an independent international commission of inquiry, constituted by three human rights experts, to be appointed by the President of the Human Rights Council for an initial duration of one year, complementing, consolidating, and building upon the work of the HRMMU, and in close coordination with the HRMMU and OHCHR, with the following mandate:

(a) To investigate all alleged violations and abuses of human rights and violations of international humanitarian law, and related crimes, in the context of the Russian Federation’s aggression against Ukraine, and to establish the facts, circumstances, and root causes of any such violations and abuses;

(b) To collect, consolidate and analyse evidence of such violations and abuses, including their gender dimension, and to systematically record and preserve all information, documentation and evidence, including interviews, witness testimony and forensic material, consistent with international law standards, in view of any future legal proceedings;

(c) To document and verify relevant information and evidence, including through field engagement, and to cooperate with judicial and other entities, as appropriate;

(d) To identify, where possible, those individuals and entities responsible for violations or abuses of human rights or violations of international humanitarian law, or other related crimes, in Ukraine, with a view to ensuring that those responsible are held accountable;

(e) To make recommendations, in particular on accountability measures, all with a view to ending impunity and ensuring accountability, including, as appropriate, individual criminal responsibility, and access to justice for victims;

(f) To provide the Human Rights Council, at its fifty-first session, with an oral update, to be followed by an interactive dialogue, and a comprehensive written report at its fifty-second session, to be followed by an interactive dialogue, and to submit a report to the General Assembly at its seventy-seventh session;

10.    Requests the immediate operationalization of the mandate, and requests the Secretary-General to provide all the resources necessary to enable the commission of inquiry to carry out its mandate and the resources and expertise necessary to enable the Office of the United Nations High Commissioner for Human Rights to provide such administrative, technical and logistical support as is required to implement the provisions of the present resolution, in particular in the areas of fact-finding, legal analysis and evidence-collection;

11.    Calls upon all relevant parties and States, and encourages civil society, the media and other relevant stakeholders, to cooperate fully with the commission of inquiry to allow it to effectively fulfil its mandate, and to provide it with relevant information or documentation they may possess or come to possess, as appropriate;

12.    Calls upon the relevant organs, bodies and agencies of the United Nations system to cooperate fully with the commission of inquiry and to respond promptly to any request made by it, including with regard to access to relevant information and documentation;

13.    Decides to remain actively seized of the matter.

 

 

 

 


Allegati


La presenza militare italiana prevista dal decreto-legge n. 14/2022
(infografica a cura del Dipartimento Difesa)

 

Risoluzione dell’Assemblea Generale dell’ONU
(infografica a cura del Dipartimento Difesa)