Camera dei deputati - Legislatura - Dossier di documentazione (Versione per stampa)
Autore: Servizio Studi - Dipartimento Difesa
Titolo: Autorizzazione e proroga missioni internazionali ultimo trimestre 2018 - DOC. XXV n. 1 e DOC. XXVI n. 1
Serie: Atti del Governo   Numero: 65
Data: 11/12/2018
Organi della Camera: III Affari esteri, IV Difesa

Autorizzazione e proroga
missioni internazionali ultimo trimestre 2018
DOC. XXV n. 1 e DOC. XXVI n. 1

10 dicembre 2018marzo 2018


 

 

 

 

 


 

 

 

 

 

 

 

 

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Atti del Governo n. 60

 

 

 

 

 

 

DI0106

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INDICE

 

 

§  Premessa.. 1

§  Quadro normativo. 1

Schede di lettura Parte I  Doc. XXV - n. 1

§  NATO Mission in Iraq Nuova missione, (Scheda 7 (2018)), Doc. XXV - n. 1. 1

Schede di lettura Parte II  Doc. XXVI - n. 1

§  Sezione seconda Doc. XXVI n. 1. 1

§  Missioni internazionali Europa (Schede 1, 2, 6, 8, 9, 10) 1

§  Missioni internazionali Asia (Schede da 11 a 22) 1

§  Missioni internazionali - Africa (Schede da 23 a 34 e da 2(2018) a 5(2018) ) 1

§  Proroga missioni internazionali in Africa Schede 1-5 (2018) 1

§  Dispositivo aeronavale nazionale (Scheda 36) 1

§  Potenziamento dei dispositivi NATO (Schede 37-40) 1

§  Potenziamento del dispositivo NATO per la sorveglianza dello spazio aereo europeo (Scheda 6-2018) 1

§  Esigenze comuni a più teatri operativi delle Forze armate per il 2018 (Scheda 43) 1

§  Supporto info-operativo a protezione delle Forze Armate (Scheda 44) 1

§  Interventi di cooperazione allo sviluppo e di smistamento umanitario (Schede 45-49) 1

Missioni e operazioni dell’UE (a cura dell’Ufficio Rapporti con l’Unione europea  della Camera dei deputati) 1

§  Missioni e operazioni in corso. 1

§  Il finanziamento delle Missioni PSDC.. 1

 

 


Premessa

 

 

Lo scorso 28 novembre il Consiglio dei Ministri, su proposta del Presidente del Consiglio, ha deliberato in ordine alla partecipazione dell’Italia ad una nuova missione internazionale, ai sensi dell’articolo 2, comma 1, della legge n. 145 del 2016 (c.d. legge-quadro sulle missioni internazionali), nonché in ordine alla relazione analitica delle missioni internazionali svolte nei primi nove mesi del 2018, anche ai fini della loro prosecuzione per il restante trimestre del medesimo anno, ai sensi dell’articolo 3 della medesima legge.

La deliberazione è stata trasmessa alle Camere in data 5 dicembre per la discussione e le conseguenti deliberazioni parlamentari.

Nello specifico,  l’allegato 1 della delibera (corrispondente al Doc. XXV, n. 1) reca la deliberazione del Consiglio dei ministri  in ordine alla nuova missione che il Governo intende avviare per il periodo 1° ottobre 2018 - 31 dicembre 2018, denominata NATO Mission in Iraq, inoltre l’allegato 2 ( Doc. XXVI n. 1) reca la relazione analitica sulle missioni internazionali in corso e sullo stato degli interventi di cooperazione allo sviluppo a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, con l’indicazione delle relative proroghe. c

Nella deliberazione trasmessa alle Camere, il Governo ha indicato per ciascuna missione l’area geografica di intervento, gli obiettivi, la base giuridica di riferimento, la composizione degli assetti da inviare (compreso il numero massimo delle unità di personale coinvolte), la durata programmata e il fabbisogno finanziario per l’anno in corso, così come previsto dalla nuova legge-quadro sulle missioni internazionali.

In conformità a quanto recentemente stabilito dall'articolo  6, comma 1, lettera a), n. 2), del decreto legge n. 148 del 2017 alla deliberazione è stata allegata la relazione tecnica sulla quantificazione degli oneri finanziari concernenti le nuove missioni e quelle oggetto di proroga.

 

Dalla data di entrata in vigore della legge n. 145 del 2016 il Governo ha presentato alle Camere  le seguenti deliberazioni:

 

1.     delibera del Consiglio dei ministri del 14 gennaio del 2017, concernente la partecipazione dell'Italia alle missioni internazionali ed alle iniziative di cooperazione allo sviluppo per il sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione per l’intero anno 2017 Doc. CCL, n. 1, [PDF];

 

2.     delibera del Consiglio dei ministri del 28 luglio  del 2017, concernente la partecipazione dell'Italia alla missione internazionale in supporto alla guardia costiera libica Doc. CCL, n. 2 [PDF] ai sensi articolo 2, comma 2 della legge n. 145 del 2016;

 

3.     la delibera del Consiglio dei ministri del 28 dicembre 2017, concernente sia la partecipazione dell'Italia a nuove missioni internazionali nel 2018, Doc. CCL, n. 3, sia la relazione analitica delle missioni internazionali svolte nel 2017, anche ai fini della loro prosecuzione, Doc. CCL-bis, n. 1,   per i primi nove mesi del 2018.

 

In relazione alla deliberazione adottata dal Consiglio dei ministri il 14 gennaio 2017, con gli atti di indirizzo approvati dalla Camera dei deputati (n. 6-00290 e n. 6-00292) e dal Senato della Repubblica (Doc. XXIV, n. 71) l'8 marzo 2017 è stata autorizzata la partecipazione alle missioni e alle attività previste nella citata deliberazione.

Per quanto concerne la seconda deliberazione del 28 luglio  del 2017 con gli atti di indirizzo approvati dalla Camera dei deputati (n. 6-00338, riformulata) e dal Senato della Repubblica (Doc. XXIV n. 78 e Doc. XXIV n. 80)  il 2 agosto 2017 è stata autorizzata  la partecipazione dell’Italia  alla missione internazionale in supporto alla guardia costiera libica.

In relazione alla terza deliberazione il 15 gennaio 2018 le Commissioni Difesa ed Esteri della Camera hanno iniziato l'esame congiunto dei richiamati documenti. Lo stesso giorno si è svolta la seduta congiunta delle Commissioni Esteri e Difesa di Senato e Camera (video) per le comunicazioni del Governo sull'andamento delle missioni internazionali autorizzate per il 2017 e la loro proroga per l'anno in corso.

Alla Camera la relazione per l'Assemblea (Doc. XVI, n. 5), approvata dalle Commissioni affari esteri e difesa nel corso della seduta del 16 gennaio 2018, è stata approvata dall'Aula nel corso della seduta del 17 gennaio 2018.

Al Senato il 15 gennaio le Commissioni esteri e difesa hanno approvato le risoluzioni Doc. XXIV, n. 93 e Doc. XXIV, n. 94 con le quali si è espresso parere favorevole, rispettivamente, all'autorizzazione, per il periodo 1° gennaio-30 settembre 2018, della partecipazione alle nuove missioni e alla proroga, nei termini e per la durata indicati nel Doc. CCL - bis n. 3, delle missioni internazionali e degli interventi in corso.

 

 

 


 

 

Quadro normativo

 

La legge quadro sulle missioni internazionali

 

La legge n. 145 del 2016 (c.d. "legge quadro sulle missioni internazionali"), successivamente novellata dall'articolo  6, comma 1, lettera a), n. 2), del decreto legge n. 148 del 2017, fissa il principio generale in base al quale le disposizioni in esso contenute si applicano al di fuori del caso della dichiarazione dello stato di guerra deliberato dalle Camere – nella potestà del Presidente della Repubblica in base all'articolo 87 della Costituzione.

L’ambito di applicazione della legge è, pertanto circoscritto:

1.     alla partecipazione delle Forze armate, delle Forze di Polizia ad ordinamento militare o civile e dei corpi civili di pace a missioni internazionali istituite nell'ambito dell'Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) o di altre organizzazioni internazionali cui l'Italia appartiene o comunque istituite in conformità al diritto internazionale, comprese le operazioni militari e le missioni civili di polizia e per lo stato di diritto dell'Unione europea (art. 1, comma 1);

2.     all'invio di personale e di assetti, civili e militari, fuori del territorio nazionale, che avvenga secondo i termini della legalità internazionale, delle disposizioni e delle finalità costituzionali, in ottemperanza agli obblighi di alleanze o ad accordi internazionali o intergovernativi, o per eccezionali interventi umanitari (art. 1, comma 1).

Per quanto attiene alla procedura relativa l'avvio della partecipazione italiana a missioni internazionali il primo passaggio procedurale previsto dall’articolo 2 è rappresentato da una apposita delibera del Consiglio dei ministri da adottarsi previa comunicazione al Presidente della Repubblica ed eventualmente convocando il Consiglio supremo di difesa, ove se ne ravvisi la necessità (art.2, comma 1).

Successivamente  (art.2, comma 2), le deliberazioni del Consiglio dei ministri dovranno essere comunicate alle Camere le quali tempestivamente;

1.     le discutono;

2.     con appositi atti di indirizzo, secondo le norme dei rispettivi regolamenti, le autorizzano, per ciascun anno, eventualmente definendo impegni per il Governo, ovvero ne negano l'autorizzazione.

Con riferimento al contenuto delle deliberazioni del Consiglio dei ministri, l’articolo 2, comma 2 precisa che  il Governo indica per ciascuna missione l'area geografica di intervento, gli obiettivi, la base giuridica di riferimento, la composizione degli assetti da inviare, compreso il numero massimo delle unità di personale coinvolte, nonché la durata programmata e il fabbisogno finanziario per l'anno in corso.

Dovrà, inoltre, essere allegata la relazione tecnica sulla quantificazione dei relativi oneri, verificata ai sensi dell'articolo 17, comma 3, della legge 31, n. 196. Del 2009[1]

Al fine di garantire la massima informazione in merito alle missioni in corso si prevede lo svolgimento di una apposita sessione parlamentare sull'andamento delle missioni autorizzate,  da svolgere entro il 31 dicembre di ciascun anno (articolo 3).

In particolare, entro tale data (31 dicembre) il Governo, su proposta del Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, di concerto con il Ministro della difesa, con il Ministro dell'interno per la parte di competenza e con il Ministro dell'economia e delle finanze, presenta alle Camere, per la discussione e le conseguenti deliberazioni parlamentari, una relazione analitica sulle missioni in corso, anche ai fini della loro prosecuzione per l'anno successivo, .

Tale relazione, anche con riferimento alle missioni concluse nell'anno in corso, precisa l'andamento di ciascuna missione e i risultati conseguiti, anche con riferimento esplicito alla partecipazione delle donne e all'adozione dell'approccio di genere nelle diverse iniziative per attuare la risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite n. 1325 del 31 ottobre 2000 e le risoluzioni successive, nonché i Piani d'azione nazionali previsti per l'attuazione delle stesse.

La relazione analitica sulle missioni deve essere accompagnata da un documento di sintesi operativa che riporti espressamente per ciascuna missione i seguenti dati: mandato internazionale, durata, sede, personale nazionale e internazionale impiegato e scadenza, nonché i dettagli attualizzati della missione. La relazione è integrata dai pertinenti elementi di valutazione fatti pervenire dai comandi internazionali competenti con particolare riferimento ai risultati raggiunti, nell'ambito di ciascuna missione, dai contingenti italiani. Con la medesima relazione, il Governo riferisce sullo stato degli interventi di cooperazione allo sviluppo a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione.

Per quanto concerne, poi, il profilo finanziario connesso alla partecipazione del personale civile e militare alle missioni internazionali, l’articolo 4 della legge n. 145 del 2016 ha previsto  l'istituzione, nello stato di previsione del Ministero dell’economia e delle finanze, di un apposito Fondo, destinato al finanziamento della partecipazione italiana alle missioni internazionali, la cui dotazione è stabilita annualmente dalla legge di bilancio, ovvero da appostiti provvedimenti legislativi (comma 1).

Relativamente all’anno 2018 nello stato di previsione del Ministero dell’economia e delle finanze, programma 5.8, cap. 3006/1 - Fondo per le missioni internazionali, ex articolo 4, comma 1 della legge n. 145 del 2016 -sono stati appostati per il 2018 fondi pari a 995 milioni di euro.

Successivamente il comma 1 dell'articolo 24 del decreto legge n. 119 del 2018 ha incrementato di 130 milioni di euro, per il 2018, il Fondo istituito dall'articolo 4 della legge n.?145 del 2016 (cosiddetta legge quadro sulle missioni internazionali) al fine di garantire il fabbisogno finanziario necessario in relazione alle missioni internazionali per l'ultimo trimestre 2018.

Relativamente al prossimo anno 2019, il relativo disegno di legge di bilancio in corso di esame parlamentare prevede nello stato di previsione del Ministero dell'Economia e delle Finanze, programma 5.8 (Fondo per le missioni internazionali, ex articolo 4, comma 1 della legge n. 145 del 2016 (programma 5.8 cap. 3006/1), fondi pari a 997,2 milioni di euro.

 

Ai sensi del comma 2 dell’articolo 4 della legge n. 145 del 2016 gli importi del Fondo missioni destinati alle politiche di cooperazione allo sviluppo -per interventi per il sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione- sono impiegati nel quadro della programmazione triennale di cui all'articolo 12 della nuova Disciplina generale sulla cooperazione internazionale per lo sviluppo, nonché nel rispetto del Capo IV della medesima legge.

 

Si ricorda che il richiamato articolo 12 ha previsto che un Documento triennale di programmazione e di indirizzo sulle attività di cooperazione, proposto dal Ministro degli esteri e della cooperazione, sia approvato dal Consiglio dei Ministri entro il 31 marzo di ogni anno. Tale Documento individua le linee generali d’indirizzo strategico triennale della cooperazione allo sviluppo. Si ricorda altresì che il Capo IV della richiamata legge disciplina l'Agenzia per la cooperazione allo sviluppo, la Direzione Generale per la Cooperazione allo Sviluppo e il Comitato congiunto per la Cooperazione allo sviluppo.

 

Entro sessanta giorni dalla data di approvazione degli atti di indirizzo delle Camere, con uno o più DPCM, adottati su proposta dei Ministri degli affari esteri e della cooperazione internazionale, della difesa, dell'interno e dell'economia e delle finanze, le risorse del Fondo sono ripartite tra le missioni indicate nella richiamata relazione di cui all'articolo 3, comma 1 - come risultante a seguito delle relative deliberazioni parlamentari .

 

Gli schemi di tali atti corredati di relazione tecnica esplicativa, sono trasmessi alle Commissioni competenti per materia che devono rendere il parere entro 20 giorni dalla relativa assegnazione.

il Governo, qualora non intenda conformarsi ai pareri parlamentari, trasmette nuovamente i testi alle Camere con le sue osservazioni e con eventuali modificazioni, corredate dei necessari elementi integrativi di informazione e motivazione. I pareri definitivi delle Commissioni competenti per materia e per i profili finanziari sono espressi entro il termine di dieci giorni dalla data della nuova trasmissione. Decorso tale termine, i decreti possono essere comunque adottati.

 

Fino all'emanazione dei decreti di riparto del Fondo,  per la prosecuzione delle missioni in atto le amministrazioni competenti sono autorizzate a sostenere spese trimestrali determinate in proporzione alle risorse da assegnare a ciascuna missione. A tale scopo, su richiesta delle amministrazioni competenti, sono autorizzate anticipazioni di tesoreria trimestrali, da estinguere entro trenta giorni dall'assegnazione delle risorse di cui al comma.

 

?Si segnala, infine, che il richiamato decreto-legge n. 148 del 2017 ha poi inserito nella legge quadro anche una specifica disposizione in materia di flessibilità del sistema di finanziamento, stabilendo che, fino all'emanazione dei decreti di riparto delle risorse del fondo, le amministrazioni interessate possano ottenere un'anticipazione di tesoreria non superiore al 75 per cento delle somme iscritte nel fondo missioni, tenuto conto delle spese quantificate nelle relazioni tecniche. Quest'anticipazione del 75 per cento deve intervenire:

 

1.     entro dieci giorni dalla data di presentazione alle Camere delle deliberazioni del Governo concernenti l'avvio di nuove missioni;

2.     entro dieci giorni dalla data di approvazione degli atti di indirizzo delle Camere nel caso di prosecuzione di missioni in corso di svolgimento.

 

Ulteriori disposizioni della legge quadro regolano poi, il trattamento economico e assicurativo del personale impiegato nelle missioni internazionali e la normativa penale ad essi applicabile.

 

 


 

 

 

 

 

Schede di lettura
Parte I
Doc. XXV - n. 1

 


 

NATO Mission in Iraq
Nuova missione, (Scheda 7 (2018)), Doc. XXV - n. 1

 

Come precisato dal Governo nella relazione allegata alla deliberazione del Consiglio dei ministri del 28 novembre 2018 (cfr. allegato Doc. XXV - n. 1) la nuova missione NATO Mission in Iraq che il Governo intende avviare nell’ultimo trimestre del 2018 ha l'obiettivo di offrire un ulteriore sostegno al Governo iracheno nei suoi sforzi per stabilizzare il Paese e combattere il terrorismo in tutte le sue forme e manifestazioni.

Si tratta di una missione non-combat di addestramento e di rafforzamento delle capacità riferite alla costruzione di strutture di sicurezza nazionale più efficaci e di istituti di formazione militare professionale. Sono, inoltre, previste attività di consulenza a favore dei funzionari iracheni svolte principalmente del Ministero della difesa e dell'Ufficio del Consulente per la sicurezza nazionale, nonché attività di addestramento e consulenza a favore degli istruttori militari, “nella considerazione che un settore della sicurezza professionale e responsabile è la chiave per la stabilità del paese, nonché per la sicurezza internazionale”. Si prevede, infine, l'istituzione di scuole militari per aumentare la professionalità delle forze irachene e contribuire a sostenere strutture e istituzioni di sicurezza nazionale più efficaci, trasparenti e inclusive. Si precisa, infine, che il sostegno della NATO agli sforzi dell'Iraq sarà fondato su una base di partenariato e inclusività e nel pieno rispetto della sovranità, dell'indipendenza e dell'integrità territoriale della Repubblica dell'Iraq.

 

In relazione alla partecipazione italiana a questa nuova missione, nella Relazione riguardante l’andamento delle missioni internazionali e lo stato degli interventi di cooperazione nel periodo 1° gennaio – 30 settembre 2018 (cfr. allegato Doc XXVI n. 1) il Governo ricorda che  la NATO ha deciso al Summit di Bruxelles dello scorso luglio di avviare una missione addestrativa a favore delle forze di sicurezza irachene (NATO Mission in Iraq - NM-l), consentendo così di sviluppare ulteriormente le attività di "Tmining and Capacily Building" che l'Alleanza svolge già in Iraq dal 2017 e a cui l'Italia ha contribuito, da gennaio a settembre 2018, fornendo il capo della componente militare della missione, nonché team addestrativi nei settori del Civil-MililmJ' Planning e del Counter-IED. In continuità con questo impegno, il  Governo fa presente di voler  proseguire la partecipazione nazionale anche nella nuova missione.

 

l’Italia intende partecipare alla missione con con 12 unità già ricomprese nei numeri autorizzati per la proroga della partecipazione alla Coalizione internazionale di contrasto al Daesh. (Cfr. scheda 19 DOC XXVI n. 1).

In relazione agli oneri finanziari della missione i medesimi sono anch’essi ricompresi nell’ambito della richiamata missione  internazionale di contrasto al Daesh.

 

Per quanto riguarda la richiamata partecipazione di personale militare alle attività della coalizione internazionale di contrasto alla minaccia terroristica del Daesh la richiamata Relazione riguardante l’andamento delle missioni internazionali e lo stato degli interventi di cooperazione nel periodo 1° gennaio – 30 settembre 2018 fa presente che “tre anni di intensi sforzi della Coalizione internazionale hanno portato alla disarticolazione della dimensione territoriale e proto-statuale di lSIS, ma non all'annullamento delle sue capacità di radicarsi operativamente in territori privi di controllo e della sua attitudine a infiltrare con proprie cellule dormienti le stesse comunità europee, propagandando, anche grazie allo spregiudicato utilizzo di tutte le potenzialità del web, l'incitamento all'odio settario e al terrore indiscriminato”. Si sottolinea, in particolare come In Iraq, la Coalizione internazionale continui ad operare per ripristinare le condizioni di sicurezza necessarie a consolidare il processo di stabilizzazione, a supporto delle istituzioni locali  per promuovere lo stato di diritto e ristabilire le basi per lo sviluppo economico e sociale.

In relazione al contributo italiano alla missione la Relazione riferisce in merito al fatto che nel corso del 2018 la medesima  ha visto una rimodulazione qualitativa e quantitativa (in senso riduttivo) delle capacità del contingente militare, al fine di adattare il dispositivo alle nuove esigenze operative, sia ritirando il dispositivo di "personnel recove1y", compresa la componente elicotteri d'attacco schierata a Erbil, sia riducendo il contingente nazionale schierato presso la diga di Mosul, la cui consistenza si è attestata a 180 unità.  Al riguardo, si precisa, infine, che “per quest'ultimo impegno, anche alla luce dei recenti sviluppi sul campo e della prevedibile immissione di unità alleate, si concretizzerà una ulteriore immediata riduzione di 50 u., prevedendo comunque il completo ritiro dell'assetto entro il primo trimestre del 2019. Tale opzione” precisa il Governo risulterebbe ottimale nei confronti della Coalizione, in quanto consentirebbe un piano di transizione ordinato, efficace ed in sicurezza con le forze subentranti.

Su richiesta specifica della Coalizione sono state invece mantenute in Teatro sia la componente aerea con compiti di ricognizione, sia la componente di elitrasporto.

E' stato inoltre impiegato in Iraq un team tratto dalla "Task Force italiana Unile4Heritage" per lo svolgimento di attività di addestramento e consulenza in tema di tutela del patrimonio culturale.

Per ciò che concerne le attività a supporto delle forze locali, quanto ai risultati complessivi

conseguiti il nostro Paese ha addestrato 41.790 unità. Ulteriori 1.247 unità sono state formate su base bilaterale.

 

 

 

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Schede di lettura
Parte II
Doc. XXVI - n. 1

 



 

Sezione seconda
Doc. XXVI n. 1

 

L’allegato Doc. XXVI n. 1, contenente la Relazione analitica sulle missioni internazionali di cui all’articolo 3 della legge n. 145 del 2016, nel riferire alle Camere sull'andamento delle missioni internazionali e sullo stato degli interventi di cooperazione allo sviluppo a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione autorizzati nei primi nove mesi del 2018, indica le missioni internazionali che il Governo intende proseguire nell'ultimo trimestre di tale anno, nonché gli interventi di cooperazione allo sviluppo a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione da porre in essere nel medesimo anno.

 

Per lo svolgimento di tali missioni nel periodo 1° ottobre 2018 - 31dicembre2018 la consistenza media annuale complessiva dei contingenti delle Forze armate impiegati nei teatri operativi è pari a 6.309 unità, con una riduzione rispetto al precedente periodo (6.428 unità) di 109 unità.

Il l fabbisogno finanziario complessivo è pari a:

 

a)     euro 379.200.778 per le Forze armate, di cui euro 19.019.669 trovano copertura finanziaria nell'ambito delle risorse già stanziate dal DPCM 26 aprile 2018, allegato 1, paragrafo "l.MINISTERO DELLA DIFESA", e non utilizzate per effetto di varianti operative sopravvenute in alcuni teatri; il fabbisogno finanziario effettivo ammonta a euro 360.181.109,

b)    euro 5.000.000 per l'AISE.

 

In riferimento all’intero anno 2018 il fabbisogno finanziario annuale complessivo risulta pertanto pari a:

a)     euro 1.107.800.156 per le Forze annate, con una riduzione del fabbisogno finanziario annuale stimato all'inizio del 2018 (euro1.113.259.015) di euro 5.458.859;

b)    euro 15.000.000 per I' AISE

 

Da un punto di vista meramente formale si segnala che nella deliberazione in esame (ovvero del 28 novembre 2018) le schede sono state  redatte con numerazione corrispondente a quella delle schede allegate alla precedente deliberazione del Consiglio dei ministri del 28 dicembre 2017.

 

Non è presente nel Doc in esame la scheda n. 24, allegata alla precedente deliberazione del 28 dicembre 2017, in quanto la relativa missione bilaterale di assistenza alla Guardia costiera della Marina militare libica era stata autorizzata per l’intero anno 2018

 

Per ciascuna missione sono indicati:

 

1. Area geografica di intervento e sede.

2. Mandato internazionale, obiettivi e termine di scadenza.

3. Base giuridica di riferimento.

4. Composizione degli assetti da inviare.

5. Numero massimo delle unità di personale.

6. Durata programmata.

7. Fabbisogno finanziario per la durata programmata.

 

Per quanto concerne la parte della Relazione  riguardante l’andamento delle missioni internazionali in corso e lo stato degli interventi di cooperazione, relativamente ai primi nove mesi del 2018, in tale sezione del Doc XXVI n. 1 il Governo ricorda in primo luogo la rilevanza di queste iniziative nel più generale contesto della politica estera del Paese e “nel quadro di un approccio, tipicamente italiano, orientato a favorire i processi di dialogo e porsi ove possibile da ponte tra le patti in conflitto”.

Si tratta di interventi che tengono conto delle linee consolidate d'azione e della postura assunta storicamente dall'Italia nel contesto internazionale, precisa il Governo nella Relazione, ma che restano in evoluzione quanto a tipologia di assetti e azioni svolte, in linea con gli sviluppi sul terreno e dello scenario globale.

Gli interventi nazionali hanno riguardato un arco di crisi particolarmente ampio.

Con riferimento al bacino del Mediterraneo allargato, il Governo sottolinea l’importanza della stabilizzazione e della sicurezza di questa ampia zona geopolitica, uno spazio complesso, reso unitario dalla comune condivisione e gravitazione sul mare Mediterraneo. A questo riguardo nella Relazione si fa presente che “il Mediterraneo è stato parte essenziale della nostra azione nell'ambito delle Nazioni Unite e nella NATO” nella convinzione che  “il destino dell'Europa è il destino del Mediterraneo”.

Si specifica, inoltre, che la strategia perseguita nel lungo periodo attraverso le azioni della diplomazia dei militari italiani impegnati nei diversi teatri è volta a  contribuire alla stabilizzazione dei Paesi che si affacciano sulle sponde Sud ed Est del Mediterraneo, rendendoli più sicuri. “Ci siamo distinti per capacità di intervento, prevenzione di attacchi terroristici, salvataggio di vite umane nelle acque del Mediterraneo, identificazione ed espulsione dal nostro territorio degli estremisti violenti, azioni diplomatiche e iniziative nei contesti multilaterali”.

Nell’analisi delle singole aree geografiche di intervento viene ricordato, poi,  l’impegno del nostro Paese per favorire la stabilizzazione dell'area dei Balcani Occidentali e del Partenariato Orientale ed il rinnovato interesse rivolto alla fascia saheliana, la cui importanza geostrategica risiede nella collocazione di ponte fra l'Africa sub-sahariana e l'Europa, anche in un'ottica di flussi migratori e dei traffici illeciti a questi connessi. Nella regione del Sahel, si evidenzia, in particolare  nella Relazione, molti Paesi continuano ad incontrare difficoltà nel controllo dei rispettivi territori e frontiere e si trovano a dover fronteggiare una minaccia terroristica che si salda con traffici criminali e disagio sociale ed economico di ampie fasce di popolazione.

Per quanto riguarda, poi, l’Iraq  vengono ricordati gli sforzi della Coalizione internazionale per il contrasto a Daesh, attraverso un contributo multidimensionale: “in Iraq” si legge nella Relazione “siamo attivi nel training militare e siamo leader nell'addestramento delle forze di polizia; i nostri assetti aerei di stanza in Kuwait hanno svolto missioni di rifornimento in volo, ricerca e soccorso, sorveglianza; contribuiamo al finanziamento del Fondo per la stabilizzazione dell'Iraq dell'UNDP; presiediamo, assieme ad Arabia Saudita e Stati Uniti, l'apposito gruppo di lavoro della Coalizione contro il finanziamento di Daesh”.

 

Sul fronte delle tradizionali alleanze, nel ribadire la piena e convinta adesione nazionale all'Alleanza atlantica, la Relazione in esame sottolinea altresì la necessità di un  riequilibrio generale della postura complessiva dell'Alleanza Atlantica verso il quadrante meridionale, in funzione delle “minacce percepite come priorità dai cittadini”.

A questo riguardo si citano, in particolare, i risultati conseguiti in occasione del Vertice dei Capi di Stato e di Governo di Bruxelles dell' 11-12 luglio, con particolare riferimento  alla dichiarazione di piena operatività del Centro della NATO per il Sud di Napoli (Hub for the South), al lancio di pacchetti di cooperazione con Partners meridionali di importanza cruciale come Tunisia e Giordania, nella più ampia cornice delle misure per il fronte Sud che hanno posto le premesse per l'avvio di una pianificazione militare, tutta da sviluppare, rivolta a meridione.

 Per quanto concerne le iniziative in ambito europeo, con particolare riferimento alle operazioni e missioni, militari e civili, dell'Unione Europea, si sottolinea l’importanza dell'effetto moltiplicatore dato dall'agire in un contesto più ampio di quello puramente bilaterale e si evidenzia la necessità di sostenere la politica di sicurezza e difesa europea al fine di consentire alla UE di incrementare la propria capacità di agire sulla scena internazionale, nel quadro di un approccio integrato alla gestione delle crisi. Al contempo, viene sottolineato come il nostro Paese sia impegnato per dare impulso politico all'ammodernamento della PSDC civile, estendendone i compiti di contrasto dagli ambiti tradizionali a quelli di più recente manifestazione, quali le minacce cibernetiche, il traffico di esseri umani e il depauperamento del patrimonio culturale.

Per quanto concerne, invece, la relazione sugli interventi nel campo della  cooperazione allo sviluppo nel citato Doc XXVI n. 1 si osserva come i settori di intervento individuati come prioritari nel Documento Triennale di programmazione e di indirizzo 2016-2018, citato anche dalla “legge quadro sulle missioni internazionali” includano l'agricoltura e la sicurezza alimentare, l'istruzione, la formazione e la cultura, la sanità, la goverance e la lotta alle disuguaglianze, ma anche l'apertura a settori nuovi, dove l'Italia ha competenze e valore aggiunto da offrire. Presentano a loro volta carattere di trasversalità le tematiche della migrazione e dello sviluppo, “con l'intento di affrontare il tema dell'occupazione e dello sviluppo sostenibile ed inclusivo per contribuire a sradicare le cause profonde all'origine delle migrazioni”.

In relazione alle specifiche aree geografiche, il Governo fa presente che in Asia gli interventi della Cooperazione Italiana intendono rispondere alle esigenze di ricostruzione e stabilizzazione, tramite la riduzione della povertà, specie nelle zone rurali, il rafforzamento delle capacità istituzionali e la promozione dei servizi essenziali per la popolazione. In particolare,  si legge nella relazione, la programmazione nazionale degli aiuti terrà conto della programmazione congiunta in ambito UE nei Paesi partner, al fine di accrescere la coerenza dell'azione degli Stati Membri UE in risposta alle esigenze di sviluppo, al contesto socio-economico e alle priorità stabilite dai Paesi destinatari degli aiuti.

Per quanto concerne il continente Africano si esprime preoccupazione per l’intrecciarsi delle diverse  problematiche riguardanti sia lo sviluppo, sia l'instabilità politica e istituzionale che caratterizza alcuni Paesi. Numerose sono, poi, le sfide legate alla rapida crescita demografica, all'elevata mortalità materno-infantile, ai traffici illeciti e alle minacce alla sicurezza connesse al terrorismo, oltre che alla questione migratoria che ha assunto importanza prioritaria e trasversale. Inoltre, gli shock climatici, le carestie e le epidemie che colpiscono l'area, generano uno stato di perdurante emergenza sanitaria e nutrizionale, aggravata dall'inadeguatezza dello sviluppo rurale e dei servizi sociali di farvi fronte.

Per quanto riguarda, da ultimo, i Paesi del Medio Oriente in cui è attiva la Cooperazione Italiana viene fatto presente che i medesimi si trovano al centro delle più importanti crisi geopolitiche internazionali. Al riguardo viene evidenziato come la guerra civile in Siria e la perdurante operatività di cellule dello Stato Islamico e gruppi affiliati ad al Qaeda rappresentino attualmente le minacce più rilevanti alla pace e alla stabilità dell'intera regione, con riflessi importanti, sul piano migratorio e della sicurezza, sugli stessi Paesi europei.

 

La scheda 10 attiene alla proroga, dal 1° ottobre 2018 al 31 dicembre 2018, della partecipazione di personale militare all’operazione dell’Unione europea nel Mediterraneo centromeridionale denominata EUNAVFOR MED operazione SOPHIA.

La partecipazione italiana alla missione in esame è stata è da ultimo prevista nella scheda n. 10 allegata alla deliberazione del Consiglio dei ministri del 28 dicembre 2017.

L’Italia partecipa alla missione con 495 unità di personale militare, analogamente a quanto previsto per i precedenti nove mesi del 2018 (invece nel 2017 le unità di personale impiegato erano 585), con una consistenza media annua pari a 470 unità in funzione del periodo di impiego. Si prevede, così come nei precedenti nove mesi del 2018 e nel 2017, l’invio di 1 unità navale e 2 unità aeree. Il fabbisogno finanziario della missione, relativamente agli ultimi tre mesi del 2018, è stimato in euro 11.786.041, che aggiungendosi alla stima per i primi nove mesi del 2018 (euro 30.765.657) di cui alla precedente proroga del 28 dicembre 2017, porta la spesa prevista per l'intero 2018 ad euro 42.551.698.

In relazione al precedente anno 2017 la previsione di spesa effettuata nella deliberazione del Consiglio dei ministri n. 8 del 14 gennaio 2017 è stata di euro 43.149.186.

Il 25 luglio 2017 il Consiglio dell'Unione europea ha adottato la decisione (PESC) 2017/1385 con la quale è stato prorogato per la seconda volta il mandato di EUNAVFOR MED, operazione SOPHIA, fino al 31 dicembre 2018.

L'operazione in esame è stata inizialmente istituita dal Consiglio affari esteri dell'UE nella riunione del 22 giugno 2015 nel corso della quale si è deciso l'avvio di un'operazione navale militare, denominata EUNAVFOR MED, volta a contribuire allo smantellamento delle reti del traffico e della tratta di esseri umani nel Mediterraneo centromeridionale. La missione è stata ribattezzata EUNAFOR MED "Sophia" dal nome di una bambina nata sulla nave militare tedesca Schleswig-Holstein, nel corso di una operazione di soccorso effettuata il 22 agosto 2015. La missione - condotta nell'ambito della politica di sicurezza e di difesa comune (PSDC) - è stata approvata dal Consiglio affari del 18 maggio 2015 con la decisione 2015/778, sulla base del mandato conferito dal Consiglio europeo straordinario del 23 aprile 2015. La missione prevede l'adozione di misure sistematiche per individuare, fermare ed eliminare imbarcazioni e mezzi usati o sospettati di essere usati dai passatori o dai trafficanti, in conformità del diritto internazionale applicabile, incluse l'UNCLOS e le risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Sono 25 gli Stati membri dell'UE, che partecipano alla missione, oltre all'Italia, partecipano i seguenti Stati membri: Austria, Belgio, Bulgaria, Cipro, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Malta, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Regno Unito, Repubblica ceca, Romania, Slovenia, Repubblica slovacca, Spagna, Svezia e Ungheria. Il comando operativo di EUNAVFOR MED ha sede a Roma e comandante dell'operazione è stato nominato l'ammiraglio di divisione Enrico Credendino. L'area di intervento della missione è localizzata nel Mediterraneo centrale. Più in particolare la zona tocca le coste della Libia e si estende per circa 600 km.

L'operazione è suddivisa in quattro fasi:

Per la piena operatività della missione nella terza e nella quarta fase sarà necessario un mandato internazionale attraverso una risoluzione del Consiglio di sicurezza dell'ONU. Il 20 giugno 2016 il Consiglio dell'UE ha adottato una decisione con la quale si è esteso il mandato della missione anche ai profili relativi allo sviluppo di capacità, formazione e condivisione di informazioni con la guardia costiera e la marina libiche, in base a una richiesta da parte delle autorità libiche legittime e tenendo conto della necessità di titolarità della Libia. A questo proposito l'ammiraglio Enrico Credendino, responsabile della missione EUNAVFOR MED e il contrammiraglio Abdallah Toumia, comandante della guardia costiera libica, hanno firmato a Roma, il 23 agosto 2017, un protocollo di accordo sulle attività di formazione della guarda costiera e la marina libica da parte della missione EUNAVFOR MED. Le unità navali dell'UE che partecipano all'operazione Eunavfor Med possono quindi entrare nelle acque libiche, su richiesta delle autorità libiche, per condurre attività di addestramento della Guardia costiera. L'ingresso in acque libiche secondo le modalità previste per le funzioni di addestramento non costituisce l'avvio della cosiddetta fase 2 B, quella che prevede operazioni in acque territoriali per la caccia e la lotta contro i trafficanti di essere umani.

Inoltre, a seguito della richiamata decisione del 20 giugno 2016 stato previsto il contributo alla condivisione delle informazioni ed attuazione dell'embargo delle Nazioni Unite sulle armi in alto mare al largo delle coste libiche, sulla base della risoluzione del Consiglio di sicurezza dell'ONU adottata il 14 giugno 2016 (2292).

Come precedentemente rilevato il 25 luglio 2017 il Consiglio dell'Unione europea ha adottato la decisione (PESC) 2017/1385 con la quale è stato prorogato per la seconda volta il mandato operazione SOPHIA, fino al 31 dicembre 2018.

La decisione (PESC) 2017/1385 del 25 luglio 2017 ha integrato l'articolo 2-ter della decisione istitutiva dell'operazione, prevedendo che l'operazione EUNAVFOR MED svolga anche attività di sorveglianza e raccolga informazioni sul traffico illecito, comprese informazioni sul petrolio greggio e altre esportazioni illecite contrarie alle UNSCR 2146 (2014) e UNSCR 2362 (2017), contribuendo in tal modo alla conoscenza situazionale e alla sicurezza marittima nel Mediterraneo centrale. Le informazioni raccolte in tale contesto potranno essere fornite alle autorità libiche legittime e alle pertinenti autorità incaricate dell'applicazione della legge degli Stati membri nonché agli organismi competenti dell'Unione europea.

EUNAVFOR MED operazione SOPHIA, giusta la previsione di cui alla decisione (PESC) 2018/717 del Consiglio dell'Unione europea del 14 maggio 2018, "può ospitare una cellula sulle informazioni sui reati composta da personale delle pertinenti autorità incaricate dell'applicazione della legge degli Stati membri e delle agenzie dell'Unione, al fine di facilitare la ricezione, la raccolta e la trasmissione di informazioni, compresi i dati personali, sul traffico e sulla tratta di esseri umani, sull'embargo sulle armi nei confronti della Libia, sui traffici illeciti, nonché sui reati riguardanti la sicurezza dell'Operazione. Il trattamento dei dati personali in questo contesto è effettuato conformemente al diritto dello Stato di bandiera della nave su cui è ubicata la cellula sulle informazioni sui reati e, per quanto riguarda il personale delle Agenzie dell'Unione, in conformità con il quadro giuridico applicabile alle rispettive agenzie".

 

 

 

 

 

 

 

 

 


 

Missioni internazionali
Europa
(Schede 1, 2, 6, 8, 9, 10)

 

Le schede 1, 2, 6, 8, 9, 10, allegate alla deliberazione del Consiglio dei ministri del 28 novembre 2018, si riferiscono alla proroga per il periodo 1° ottobre 2018 - 31 dicembre 2018 della partecipazione di personale militare e civile alle missioni internazionali che si svolgono in Europa. Le schede 3, 4, 5, 7 (di cui alla deliberazione del Consiglio dei ministri del 28 dicembre 2017) non sono allegate alla presente deliberazione, in quanto riferentisi a missioni che, secondo la deliberazione del 28 dicembre 2017, hanno una durata autorizzata per l'intero anno 2018[2].

 

Al riguardo, si ricorda che relativamente all’anno 2018, sono intervenute le risoluzioni della Camera dei deputati (n. 6-00382) e del Senato della Repubblica (Doc. XXIV, n. 93 e n. 94), approvate, rispettivamente, il 17 gennaio 2018 e il 15 gennaio 2018, che hanno autorizzato la prosecuzione nell'anno 2018 delle missioni internazionali in corso e delle iniziative di cooperazione allo sviluppo per il sostegno ai processi di pace e di stabilizzazione di cui all'allegato 1 della deliberazione del Consiglio dei ministri del 28 dicembre 2017, nonché la partecipazione dell'Italia alle missioni internazionali di cui all'allegato 2 della medesima deliberazione del Consiglio dei ministri, entro i limiti temporali ivi previsti riferiti, per le missioni delle Forze armate, per gli interventi di cooperazione e stabilizzazione e per le attività di supporto info-operativo dell'AISE, al periodo 1° gennaio 2018 - 30 settembre 2018, per le restanti missioni all'intero anno 2018.

 

Nello specifico, la scheda n. 1 riguarda la proroga, dal 1° ottobre al 31 dicembre 2018, della partecipazione di personale militare alla missione NATO Joint Enterprise nei Balcani, da ultimo prevista dalla scheda n. 1 allegata alla deliberazione del Consiglio dei ministri del 28 dicembre 2017.

 

L’operazione Joint Enterprise è una missione della NATO svolta nell'area balcanica, con compiti di attuazione degli accordi sul «cessate il fuoco», di assistenza umanitaria e supporto per il ristabilimento delle istituzioni civili. La missione è frutto della riorganizzazione della presenza della NATO nei Balcani operata alla fine del 2004 (con risoluzione del Consiglio di Sicurezza n. 1575/2004) in coincidenza col termine dell'operazione "Joint Force" in Bosnia Erzegovina e con il passaggio delle responsabilità delle operazioni militari dalle forze NATO (SFOR) a quelle della Unione Europea (EUFOR). Le autorità NATO decisero, infatti, l'unificazione di tutte le operazioni condotte nei Balcani in un unico contesto operativo (definito dalla Joint Operation Area) dando origine il 5 aprile 2005 all'Operazione "Joint Enterprise".

L'operazione Joint Enterprise comprende, pertanto, le attività di Kosovo Force (KFOR), Multinational Specialized Unit (MSU), Multinational Battle Group West (MNBG-W), NATO Head Quarters di Sarajevo, NATO Liaison Office di Skopje, Military Liaison Office (MLO) di Belgrado.

 

Relativamente agli ultimi tre mesi del 2018 l’Italia partecipa alla missione Joint Enterprise nei Balcani con 538 unità di personale militare, analogamente a quanto previsto per i precedenti nove mesi del 2018 e nel 2017. La scheda in esame indica, inoltre, la presenza di 204 mezzi terrestri e ad una unità aerea.

Il fabbisogno finanziario della missione, relativamente agli ultimi tre mesi del 2018, è stimato in euro 32.948.424, che aggiungendosi alla stima per i primi nove mesi del 2018 (euro 45.552.389) di cui alla precedente proroga del 28 dicembre 2017, porta la spesa prevista per l'intero 2018 ad euro 78.500.813.

In relazione all’intero anno 2017 la previsione di spesa annua (riferita al 2017) effettuata nella deliberazione del Consiglio dei ministri n. 8 del 14 gennaio era pari ad euro 78.599.769.

 

La successiva scheda n. 2 fa riferimento alla proroga, dal 1° ottobre 2018 al 31 dicembre 2018, della partecipazione di personale militare alla missione EULEX Kosovo (European Union Rule of Law Mission in Kosovo), da ultimo prevista dalla scheda n. 2 allegata alla deliberazione del Consiglio dei ministri del 28 dicembre 2017.

 

Si ricorda che la missione EULEX Kosovo, istituita con l’Azione comune 2008/124/PESC del Consiglio dell'Unione il 4 febbraio 2008 - modificata e prorogata, in ultimo, dalla decisione (PESC) 2018/856 adottata dal Consiglio dell'Unione l'8 giugno 2018 - opera nella cornice della risoluzione del Consiglio di sicurezza dell'ONU 1244 del 10 giugno 1999, la stessa cha ha istituito la missione UNMIK (United Nations Interim Administration Mission in Kosovo). Con la risoluzione n. 1244 del 1999 si è decisa la presenza in Kosovo di una amministrazione civile internazionale incaricata, in una fase finale, di supervisionare il trasferimento dell’autorità dalle istituzioni kosovare provvisorie ad istituzioni create in base ad un accordo politico; incaricata altresì del mantenimento dell’ordine pubblico, nelle more dell’istituzione di forze di polizia locali, dispiegando personale di polizia internazionale.

La missione europea, pertanto, sostiene le istituzioni, le autorità giudiziarie ed i servizi di contrasto kosovari nell’evoluzione verso la stabilizzazione e la responsabilizzazione del Paese, supportando, in particolare, lo sviluppo e il rafforzamento dei sistemi giudiziario, di polizia e doganale e favorendo, altresì, l’adesione di tali sistemi alle norme riconosciute a livello internazionale.

 

L’Italia partecipa alla missione con 4 unità di personale militare (analogamente a quanto previsto per i precedenti nove mesi del 2018 e nel 2017). Il fabbisogno finanziario della missione, relativamente agli ultimi tre mesi del 2018, è stimato in euro 83.917, che aggiungendosi alla stima per i primi nove mesi del 2018 (euro 249.012) di cui alla precedente proroga del 28 dicembre 2017, porta la spesa prevista per l'intero 2018 ad euro 332.929.

In relazione all’intero anno 2017 la previsione di spesa effettuata nella deliberazione del Consiglio dei ministri n. 8 del 14 gennaio 2017 è stata pari a 322.283.

 

La scheda 6 fa riferimento alla proroga, dal 1° ottobre 2018 al 31 dicembre 2018, della partecipazione di personale militare alla missione ALTHEA dell’Unione Europea in Bosnia-Erzegovina, all’interno della quale opera anche la missione IPU (Integrated Police Unit).

L’Italia partecipa alla missione con 5 unità di personale militare (analogamente a quanto previsto per i precedenti nove mesi del 2018 e nel 2017). Il fabbisogno finanziario della missione, relativamente agli ultimi tre mesi del 2018, è stimato in euro 66.532, che aggiungendosi alla stima per i primi nove mesi del 2018 (euro 197.424) di cui alla precedente proroga del 28 dicembre 2017, porta la spesa prevista per l'intero 2018 ad euro 263.956.

In relazione al precedente anno 2017 la previsione di spesa effettuata nella deliberazione del Consiglio dei ministri n. 8 del 14 gennaio 2017 è stata di euro 274.979.

 

La missione dell'UE ALTHEA è stata prevista dall'azione comune 2004/570/PESC adottata dal Consiglio dell'Unione il 12 luglio 2004 (poi modificata dall'azione comune 2007/720/PESC del Consiglio dell'8 novembre 2007), a seguito della risoluzione 1551 (2004) del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, che ha accolto favorevolmente il dispiegamento delle forze dell'UE in Bosnia-Erzegovina, sulla base di un nuovo mandato delle Nazioni Unite. La missione è stata avviata il 2 dicembre 2004, rilevando le attività condotte dalla missione SFOR della NATO in Bosnia-Erzegovina, conclusasi a seguito della decisione assunta dai Capi di Stato e di Governo dell'Alleanza al vertice di Istanbul (28-29 giugno 2004). L'operazione si svolge avvalendosi di mezzi e capacità comuni della NATO; il compito della missione è quello di continuare a svolgere il ruolo specificato dall'accordo di pace di Dayton in Bosnia-Erzegovina e di contribuire ad un ambiente sicuro, necessario per l'esecuzione dei compiti fondamentali previsti dal piano di attuazione della missione dell’Ufficio dell’Alto rappresentante e dal Processo di stabilizzazione ed associazione.

La scheda 8 attiene alla proroga, dal 1° ottobre 2018 al 31 dicembre 2018, della partecipazione di personale militare alla missione UNFICYP (United Nations Peacekeeping Force in Cyprus) delle Nazioni Unite a Cipro.

L’Italia partecipa alla missione con 4 unità di personale militare (analogamente a quanto previsto per i precedenti nove mesi del 2018 e nel 2017). Il fabbisogno finanziario della missione, relativamente agli ultimi tre mesi del 2018, è stimato in euro 63.232, che aggiungendosi alla stima per i primi nove mesi del 2018 (euro 187.633) di cui alla precedente proroga del 28 dicembre 2017, porta la spesa prevista per l'intero 2018 ad euro 250.865.

In relazione al precedente anno 2017 la previsione di spesa effettuata nella deliberazione del Consiglio dei ministri n. 8 del 14 gennaio 2017 è stata di euro 265.659.

 

UNFICYP (United Nations Peacekeeping Force in Cyprus), richiamata dalle risoluzioni 1251 (1999), 1642 (2005), 2168 (2015), 2300 (2016), 2263 (2016), 2369 (2017) e 2398 (2018) e, da ultimo, dalla risoluzione 2430 (2018), che ha esteso il mandato della missione fino al 31 gennaio 2019, è stata istituita dal Consiglio di Sicurezza dell'ONU, con la risoluzione 186/1964, in seguito alla rottura dell’equilibrio stabilito a Cipro dalla Costituzione del 1960. L'indipendenza di Cipro fu concessa dall’Inghilterra nel 1960 sulla base di una Costituzione che garantiva gli interessi sia della comunità greca che di quella turco-cipriota. Questo equilibrio si ruppe nel dicembre 1963 e, a seguito dei disordini e delle tensioni fra le due comunità, il Consiglio di Sicurezza decise di costituire l’UNFICYP, una forza di mantenimento della pace con il compito di prevenire gli scontri e di contribuire al ristabilimento dell’ordine e della legalità nell’isola.

A seguito del colpo di stato del luglio 1974 e del successivo intervento militare della Turchia, le cui truppe hanno ottenuto il controllo della parte settentrionale dell’isola, il mandato di UNFICYP è stato ulteriormente rafforzato per consentire alla Forza di espletare nuovi compiti, tra i quali il controllo del cessate il fuoco in vigore “de facto” dall’agosto 1974. La mancanza di un accordo di pace ha reso ancora più difficile lo svolgimento di questo compito, dato che la missione è stata costretta a fronteggiare ogni anno centinaia di incidenti.

Attualmente UNFICYP: contribuisce alla stabilizzazione dell'area, prevenendo possibili scontri tra le etnie greca e turca residenti nell'isola mediante attività di osservazione, controllo e pattugliamento della zona cuscinetto; investiga ed interviene sulle violazioni del cessate il fuoco e dello status quo; coopera con le polizie cipriota e turco-cipriota; svolge attività umanitarie e di mediazione negli incontri tra le parti; assiste le due comunità su questioni quali la fornitura di elettricità e di acqua; fornisce assistenza medica di emergenza; consegna la posta e i messaggi della Croce Rossa attraverso le due linee. UNFICYP ha sede a Nicosia.

Nel suo ambito opera UNPOL (United Nations Police) con compiti di monitoraggio presso le stazioni di Polizia nella "buffer zone".

 

 

Con la risoluzione 2443 (2018) del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite è stato confermato il riconoscimento, già espresso dalle risoluzioni 2315 (2016) e 2384 (2017), alla missione del ruolo principale per la stabilizzazione della pace per quanto concerne gli aspetti militari, da svolgere in collaborazione con il NATO HQ presente a Sarajevo, ed il relativo mandato è stato rinnovato per un periodo di dodici mesi, fino all’8 novembre 2019.

Nell'ambito della missione ALTHEA operano forze di polizia ad ordinamento militare, EUROGENDFOR, (European Gendarmerie Force), destinate al contrasto alle organizzazioni criminali ed alla sicurezza della Comunità internazionale.

L’Arma dei carabinieri costituisce una componente di tali forze, denominata IPU (Integrated Police Unit), con sede a Sarajevo.

 

La scheda 9 concerne la proroga, dal 1° ottobre 2018 al 31 dicembre 2018, della partecipazione di personale militare alla missione Sea guardian della NATO che è subentrata alla missione Active endeavour nel Mediterraneo.

L’Italia partecipa alla missione con 287 unità di personale militare (analogamente a quanto previsto per i precedenti nove mesi del 2018 e nel 2017), con una consistenza media annua pari a 75 unità in funzione del periodo di impiego. Si prevede, così come nei precedenti nove mesi del 2018 e nel 2017, l’invio di 2 unità navali e 2 unità aeree. Il fabbisogno finanziario della missione, relativamente agli ultimi tre mesi del 2018, è stimato in euro 5.181.870, che aggiungendosi alla stima per i primi nove mesi del 2018 (euro 12.513.518) di cui alla precedente proroga del 28 dicembre 2017, porta la spesa prevista per l'intero 2018 ad euro 17.695.388.

In relazione al precedente anno 2017 la previsione di spesa effettuata nella deliberazione del Consiglio dei ministri n. 8 del 14 gennaio 2017 è stata di euro 17.537.952.

 

Active Endevour si è concretizzata nel dispiegamento nel Mediterraneo, a partire dal 9 ottobre 2001, della Forza Navale Permanente della NATO nel Mediterraneo (STANAVFORMED). Il dispiegamento è stato disposto a seguito della decisione del Consiglio Nord Atlantico del 3 ottobre 2001, relativo all’applicazione dell’articolo 5 del Trattato di Washington, in conseguenza degli avvenimenti dell’11 settembre. Compito della missione è stato quello di monitorare il flusso del traffico delle merci via mare nella regione, stabilendo contatti con le navi mercantili che vi transitano. L’operazione è stata effettuata nel contesto della lotta al terrorismo internazionale e dei controlli antipirateria marittima. Dal 16 marzo 2004 la NATO ha esteso a tutto il Mediterraneo l'area di pattugliamento. Nel gennaio 2005, a seguito dell’integrazione nella NRF (NATO Response Force) la STANAVFORLANT e la STANAVFORMED sono state rispettivamente rinominate SNMG-1 (Standing NRF Maritime Group 1) e SNMG-2 (Standing NRF Maritime Group 2).

A seguito del Summit di Varsavia di luglio 2016, la NATO ha stabilito di implementare la missione Active Endeavour, reindirizzandola verso l’operazione denominata "Sea Guardian", che verrà condotta in sinergia con l'operazione UE "Sophia" ed in coordinamento con le iniziative che assumerà la Guardia Costiera e di Frontiera "Frontex", sempre della Unione Europea.

 

Attualmente Sea Guardian svolge tre delle sette attività previste: sorveglianza degli spazi marittimi di interesse nel Mar Mediterraneo, sostenere la lotta al terrorismo in mare, contribuire alla formazione a favore delle forze di sicurezza dei paesi rivieraschi (capacity-building). Oltre questi compiti, possono aggiungersi alla Missione quelli di garanzia della libertà di navigazione, di interdizione marittima, di contrasto alla proliferazione delle armi di distruzione di massa e di protezione delle infrastrutture sensibili.

L’Operazione Sea Guardian rientra sotto il Comando Marittimo Alleato (HQ MARCOM) con sede a Northwood (Regno Unito). L’operazione non ha un termine di scadenza predeterminato.

A differenza della missione Active Endevour, l’operazione Sea Guardian non è condotta in base alla clausola di difesa collettiva dell’Alleanza di cui all’articolo 5 del Trattato. Tuttavia, specifica la scheda allegata alla deliberazione del Governo, “potrebbe avere una componente basata su tale clausola, se il Consiglio Nord Atlantico (NAC) deciderà in tal senso”.


 

Missioni internazionali Asia
(Schede da 11 a 22)

Le schede da 11 a 21, allegate alla deliberazione del Consiglio dei ministri del 28 novembre 2018, si riferiscono alla proroga per l'ultimo trimestre del 2018della partecipazione di personale militare e civile alle missioni internazionali che si svolgono in Asia.

 

Nello specifico, la scheda 11 attiene alla proroga dal 1° ottobre al 31 dicembre 2018 della partecipazione di personale militare alla missione NATO in Afghanistan denominata Resolute Support Mission.

In base alla nuova deliberazione l’Italia, per gli ultimi tre mesi del 2018 partecipa alla missione con 900 unità di personale militare (consistenza media annua pari a 800 unità in funzione del periodo di impiego). Si prevede, altresì, l’invio di 145 mezzi terrestri e 8 mezzi aerei. Il fabbisogno finanziario della missione, relativamente agli ultimi tre mesi del 2018, è stimato in euro 65.952.976.

 

La missione Resolute Support Mission (RSM) è subentrata, dal 1° gennaio 2015, alla missione ISAF, chiusa al 31 dicembre 2014, per lo svolgimento di attività di formazione, consulenza e assistenza a favore delle forze di difesa e sicurezza afgane e delle istituzioni governative. L’avvio della nuova missione (no combat), su invito del governo afgano, riflette gli impegni assunti dalla NATO ai vertici di Lisbona (2010), Chicago (2012) Newport in Galles (2014), appoggiati dalla risoluzione 2189 (2014), adottata dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite il 12 dicembre 2014, che ha sottolineato l'importanza del continuo sostegno internazionale per la stabilizzazione della situazione in Afghanistan e l’ulteriore miglioramento della funzionalità e capacità delle forze di difesa e sicurezza afgane, per consentire loro di mantenere la sicurezza e la stabilità in tutto il paese. Il piano di funzionamento della missione è stato approvato dai ministri degli esteri della NATO alla fine di giugno 2014. I termini e le condizioni in cui le forze della NATO sono schierate in Afghanistan nell'ambito della missione, così come le attività che possono essere svolte, sono definiti dallo Status of Forces Agreement (SOFA), firmato a Kabul il 30 settembre 2014 dal Presidente della Repubblica islamica dell'Afghanistan e dall’Alto rappresentante civile della NATO in Afghanistan e ratificato dal Parlamento afgano il 27 novembre 2014. A sostegno della missione sono schierate 18.107 unità provenienti da ventisette Paesi NATO e da dodici Paesi partner. La missione opera con una sede centrale, a Kabul.

Nel dicembre del 2015 è stato deciso di prolungare per l’intero 2016 la durata della prima fase della missione (Regional Approach) la cui conclusione era originariamente prevista per la fine del 2015.  Nel maggio del 2016 è stato deciso l’ulteriore prolungamento anche oltre l’anno 2016.

Allo stato la missione non ha un termine di scadenza predeterminato.

 

Con riferimento al contributo nazionale, nel corso del 2018 era stata prevista una progressiva contrazione della partecipazione nazionale, salvaguardando le capacità di maggiore valore operativo (team di addestratori), ritirando alcune componenti di supporto e attribuzioni dei relativi compiti attribuiti ad altre nazioni. Tuttavia alle richieste di partnership avanzate dall'Italia hanno risposto positivamente soltanto Albania (ulteriori 4 unità), Ucraina (ulteriori 8 unità), Ungheria (2 unità), Romania (10 unità dal 2019). Tali limitati contributi non hanno completamente permesso la pianificata riduzione del personale. Si prevede una riduzione di 100 unità a conclusione del processo elettorale.

 

La scheda 12 fa riferimento alla proroga, dal 1° ottobre al 31 dicembre 2018, della partecipazione di personale militare alla missione UNIFIL in Libano (United Nations Interim Force in Lebanon).

In base alla nuova deliberazione l’Italia partecipa alla missione con 1.072 unità di personale militare. Per quanto concerne la composizione degli assetti da inviare la scheda fa espresso riferimento a 278 mezzi terrestri e 6 unità aeree.

Il fabbisogno finanziario della missione, per gli ultimi tre mesi del 2018, è stimato in euro 47.350.827.

In relazione al precedente anno 2017 la deliberazione del Consiglio dei ministri n. 8 del 14 gennaio 2017 stimava il fabbisogno finanziario della missione per l’intero anno 2017, in euro 150.120.265. Il personale autorizzato era pari a 1.100 unità.

 

Si ricorda che la missione UNIFIL, riconfigurata dalla risoluzione 1701 (2006) adottata dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite l’11 agosto 2006, prorogata, da ultimo, fino al 31 agosto 2019, dalla risoluzione UNSRC 2433 (2018) ha il compito:

 

1.   agevolare il dispiegamento delle Forze armate libanesi nel sud del Libano fino al confine con lo Stato di Israele, fornendo loro assistenza nella stabilizzazione delle aree di confine, al fine di garantire il pieno rispetto della Blue Line e il mantenimento di un'area cuscinetto tra la Blue Line e il fiume Litani libera da personale armato, assetti ed armamenti che non siano quelli del Governo libanese e di UNIFIL;

2.   contribuire alla creazione di condizioni di pace e sicurezza;

3.   assicurare la libertà di movimento del personale delle Nazioni Unite e dei convogli umanitari;

4.   assistere il Governo libanese nel controllo delle linee di confine per prevenire il traffico illegale di armi.

 

Il personale italiano, oltre ad essere impiegato nell'ambito del Comando di UNIFIL a Naqoura, è inquadrato nel Sector West della Joint Task Force Lebanon, di cui è Framework Nation.

 

A sua volta la successiva scheda 13 attiene alla proroga, dal 1° ottobre al 31 dicembre 2018, dell’impiego di personale militare nella missione bilaterale di addestramento delle Forze di sicurezza libanesi (MIBIL).

Si tratta di 140 unità di personale militare (consistenza media annua pari a 53 unità in funzione del periodo di impiego), 7 mezzi terrestri, 1 mezzo navale e il fabbisogno finanziario della missione, per gli ultimi tre mesi del 2018, è stimato in euro 1.734.933.

 

La missione ha l'obiettivo di incrementare le capacità complessive delle Forze di sicurezza libanesi, sviluppando programmi di formazione e addestramento preventivamente concordati con le Autorità libanesi.

La missione non ha un termine di scadenza predeterminato.

La missione si inquadra nell'ambito delle iniziative dell'Intemational support Group for Lebanon (ISG), inaugurato a New York il 25 settembre 2013 alla presenza del Segretario generale delle Nazioni Unite. La costituzione dell 'ISG consegue ad un appello del Consiglio di sicurezza per un forte e coordinato sostegno internazionale inteso ad assistere il Libano nei settori in cui esso è più colpito dalla crisi siriana, compresi l'assistenza ai rifugiati e alle comunità ospitanti, il sostegno strutturale e finanziario al governo, il rafforzamento delle capacità delle forze armate libanesi, chiamate a sostenere uno sforzo senza precedenti per mantenere la sicurezza e la stabilità, sia all'interno del territorio sia lungo il confine siriano e la Blue line.

 

La scheda 14 attiene alla proroga, dal 1° ottobre al 31 dicembre 2018, della partecipazione di personale militare alla missione multilaterale TIPH2 (Temporary International Presence) in Hebron, Cisgiordania. L’Italia partecipa alla missione negli ultimi tre mesi del 2018 con 16 unità di personale militare e 4 mezzi terrestri. Il fabbisogno finanziario della missione relativamente a tale periodo è stimato in euro 353.059.

 

La missione TIPH 2 (Temporary International Presence in Hebron), regolata dall'articolo 14 dell'Agreement on the Temporary International Presence in the city of Hebron, è stata voluta dal Governo d'Israele e dall'Autorità Nazionale Palestinese, firmatari dell'Accordo Interinale sulla West Bank e sulla Striscia di Gaza del 28 settembre 1995. Tale accordo prevedeva oltre al ripiegamento dell'esercito israeliano (I.D.F.) da una parte della città di Hebron anche la presenza temporanea di una forza di osservatori internazionali. Alla missione civile non armata partecipano Italia, Norvegia, Svezia, Svizzera e Turchia. Storicamente la missione fa seguito alla prima TIPH che fu presente ad Hebron dal maggio all’agosto del 1994 per monitorare la situazione della città dopo il massacro nella Moschea d’Abramo del febbraio dello stesso anno. A questo impegno presero parte oltre, all’Italia, la Norvegia e la Danimarca.

TIPH 2 ha il mandato di osservare e riferire al Governo israeliano, all'Autorità Nazionale Palestinese e ai Paesi contributori sull'evoluzione della situazione a Hebron.

 

A sua volta la successiva scheda 15 attiene alla proroga dell’impiego di personale militare nella missione bilaterale di addestramento delle forze di sicurezza palestinesi (MIADIT 9).

L’Italia partecipa alla missione con 18 unità di personale militare e 5 mezzi terrestri. Il fabbisogno finanziario della missione per i primi nove mesi del 2018 è stimato in euro 172.210.

 

La missione ha l'obiettivo di incrementare le capacità complessive delle forze di sicurezza palestinesi, sviluppando programmi di addestramento, con particolare riferimento all'addestramento al tiro, alle tecniche investigative, alla gestione dell'ordine pubblico, alla protezione dei beni culturali. La missione non ha un termine di scadenza predeterminato. La missione è stata istituita in base alla richiesta dell'Autorità Nazionale Palestinese, sostenuta dallo Stato di Israele e dall'United States Security Coordination for Israel and Palestine, nonché in base all'accordo bilaterale Italia-Autorità Nazionale Palestinese del luglio 2012.

 

La scheda 16 reca dati in merito alla proroga, dal 1° ottobre al 31 dicembre 2018, della partecipazione di personale militare alla missione dell'Unione Europea di assistenza alle frontiere per il valico di Rafah EUBAM Rafah (European Union Border Assistance Mission in Rafah) l’Italia partecipa alla missione con una unità di personale militare. Il fabbisogno finanziario della missione è stimato, relativamente agli ultimi tre mesi del 2018, in euro 30.550.

 

EUBAM Rafah, stabilita dall'azione comune 2005/889/PESC adottata dal Consiglio dell'Unione europea il 12 dicembre 2005 è stata prorogata, fino al 30 giugno 2019, dalla decisione 2018/943/PESC del Consiglio del 29 giugno 2018. La missione ha il mandato di assicurare la presenza di una parte terza al valico di Rafah, al fine di contribuire, in coordinamento con gli sforzi dell'Unione europea per la costruzione istituzionale, all'apertura del valico stesso e a rafforzare la fiducia tra il governo di Israele e l'Autorità Palestinese. A tal fine l'EUBAM Rafah:

a)      Monitorerà, verificherà e valuterà attivamente i risultati conseguiti dall'Autorità palestinese nell'attuazione degli accordi-quadro, in materia di sicurezza e doganale, conclusi dalle parti in ordine al funzionamento del posto di frontiera di Rafah;

b)     Contribuirà, fornendo una guida, allo sviluppo delle capacità palestinesi riguardo a tutti gli aspetti della gestione delle frontiere a Rafah;

c)      Contribuirà a mantenere il collegamento tra le autorità palestinesi, israeliane e egiziane riguardo a tutti gli aspetti della gestione del valico di Rafah;

d)     Assisterà l'EUPOL COPPS nelle sue mansioni aggiuntive nel campo della formazione del personale dell'Autorità palestinese addetto alla gestione delle frontiere e dei valichi per i valichi di Gaza.

L'EUBAM Rafah assolve alle responsabilità affidatele negli accordi tra il governo di Israele e l'Autorità palestinese riguardo alla gestione del valico di Rafah. Non si assumerà compiti di sostituzione.

 

La scheda 19 concerne la proroga, dal 1° ottobre al 31 dicembre 2018, della partecipazione di personale militare alle attività della coalizione internazionale di contrasto alla minaccia terroristica del Daesh.

 

L'Italia partecipa alla missione con complessive 1350 unità di personale militare (consistenza media annua 1.170 unità in funzione del periodo di impiego). Per quanto concerne gli assetti la scheda n. 19 fa riferimento a 391 mezzi terrestri e 17 mezzi aerei.

Il fabbisogno finanziario della missione relativamente agli ultimi tre mesi del 2018 viene stimato in euro 107.802.138.

 

La prevista rimodulazione in riduzione, per adattare il dispositivo alle nuove esigenze derivanti dal passaggio alla cosiddetta Fase IV (Nonnalize), volta a ristabilire le condizioni di sicurezza necessarie ad avviare il processo di stabilizzazione e procedere alla costituzione/rinforzo delle istituzioni locali, non è al momento possibile.

 

Il contributo nazionale messo a disposizione della Coalizione ha compreso: personale di staff presso i vari comandi della Coalizione; una componente aerea, con connessa cellula di supporto a terra, con compiti di ricognizione e rifornimento in volo; un contingente di personale per le attività di addestramento a favore della Local Police e della Federai Police irachene, della Regional Guard Brigade del Kurdistan iracheno e della lraqi Emergency Response Division; un contingente di personale con compiti di ''force protection" dell'area Mosul, anche in riferimento alle attività di consolidamento della diga ivi localizzata affidate dal Governo iracheno alla Società "Trevi s.p.a.". Per tale assetto, già progressivamente rimodulato in senso riduttivo nel corso del corrente anno, anche in ragione dei recenti sviluppi sul campo e della prevedibile immissione di unità alleate, si concretizzerà una ulteriore immediata riduzione di 50 unità prevedendo, comunque, il completo ritiro dell'assetto entro il primo trimestre del 2019.

Il mantenimento, su richiesta specifica della coalizione, della componente aerea con connessa cellula di supporto a terra, unitamente alla componente elicotteri anche dal periodo considerato dalla presente scheda comporterà una consistenza media annuale del personale presente in teatro pari a 1.170 unità.

La Coalition of the willing per la lotta contro il Daesh si è costituita a seguito della Conferenza internazionale per la pace e la sicurezza in Iraq, tenutasi a Parigi il 15 settembre 2014, con l’obiettivo di fermare l’organizzazione terroristica che sta compiendo stragi di civili e di militari iracheni e siriani caduti prigionieri. Nel documento conclusivo della Conferenza internazionale, nell’individuare nell’ISIL una minaccia non solo per l'Iraq, ma anche per l'insieme della comunità internazionale, è stata affermata l’urgente necessità di un’azione determinata per contrastare tale minaccia, in particolare, adottando misure per prevenirne la radicalizzazione, coordinando l’azione di tutti i servizi di sicurezza e rafforzando la sorveglianza delle frontiere.
In ordine alle minacce alla pace e sicurezza causate da atti terroristici internazionali, tra cui quelli perpetrati dal Daesh, sono intervenute le risoluzioni 2170 (2014), 2178 (2014), 2199 (2015), 2242 (2015), 2249 (2015), 2253 (2015), 2322 (2016), 2331 (2016), 2341 (2017), 2347 (2017), 2354 (2017), 2367 (2017), 2368 (2017), 2370 (2017), 2379 (2017) del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite  con le quali si invita gli Stati membri che hanno la capacità di farlo a porre in essere – in accordo con il diritto internazionale, in particolare la Carta delle Nazioni Unite, come pure i diritti umani e il diritto umanitario e dei rifugiati – tutte le misure necessarie nel territorio sotto il controllo del Daesh in Siria e Iraq, al fine di intensificare e coordinare i loro sforzi per prevenire e sopprimere gli atti terroristici commessi in particolare dal Daesh, come pure da Al-Nusrah Front (ANF) e da tutti gli altri individui, gruppi, imprese ed entità associati con Al Qaeda e altri gruppi terroristici, e per sradicare il rifugio sicuro che essi hanno stabilito sopra parti significative dell'Iraq e della Siria.La Coalizione internazionale si è progressivamente allargata e comprende ora sessantanove Stati e quattro organizzazioni internazionali. La missione non ha un termine di scadenza predeterminato.

La scheda 20 concerne la proroga dal 1° ottobre al 31 dicembre 2018 della partecipazione di personale militare alla missione United Nations Military Observer Group in India and Pakistan (UNMOGIP).

L’Italia partecipa alla missione con 2 unità di personale militare. Il fabbisogno finanziario della missione, relativamente agli ultimi tre mesi del 2018, è stimato in euro 17.633.

UNMOGIP ha il mandato di osservare e riferire al Segretario generale delle Nazioni Unite in merito agli sviluppi relativi al rispetto, nello stato di Jammu e Kashmir, dell'accordo sul cessate il fuoro siglato tra India e Pakistan il 17 dicembre 1971. L'Italia ha partecipato alla missione dalla data di istituzione fino al 31 marzo 2015. Dopo un periodo di sospensione, la partecipazione è stata riavviata a decorrere dal 3 giugno 2017.

In relazione alla missione in esame si ricorda che gruppo degli osservatori militari appartenente alla missione UNMOGIP è stato costituito nel gennaio 1949 in seguito all'approvazione della risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite n. 39 del gennaio 1948, che creava la United Nations Commission for India and Pakistan (UNCIP), per supervisionare il cessate il fuoco tra Pakistan ed India nello Stato di Jammu e Kashmir. A seguito dell'accordo del 1972 tra India e Pakistan che definì una linea di controllo nel Kashmir, l'India dichiarò che il mandato di UNMOGIP era decaduto. Siccome il Pakistan non concordò con questa posizione, il Segretario Generale delle Nazioni Unite dichiarò che la cessazione del mandato di UNMOGIP sarebbe stata decisa soltanto mediante una risoluzione del Consiglio di Sicurezza. A causa della mancanza di una tale decisione, il mandato di UNMOGIP è stato mantenuto con le medesime funzioni a tempo indeterminato.

http://www.difesa.it/OperazioniMilitari/op_int_concluse/UNMOGIP/Pagine/default.aspx

 

La scheda 21 attiene alla proroga, dal 1° ottobre al 31 dicembre 2018, della partecipazione di personale militare negli Emirati Arabi Uniti, in Bahrein, in Qatar e a Tampa e per esigenze connesse con le missioni in Asia e in Medio Oriente.

La medesima scheda si riferisce anche alla proroga per il medesimo periodo dell’impiego di unità di personale appartenente a Corpo militare volontario e al Corpo delle infermiere volontarie della Croce Rossa italiana per le esigenze di supporto sanitario delle missioni internazionali in Asia e in Medio Oriente.

L’Italia partecipa alle richiamate attività con 126 unità di personale. Il fabbisogno finanziario della missione, relativamente ai primi novi mesi del 2018, è stimato in euro 7.978.482.

L'impiego del personale militare negli EAU, Bahrein, Qatar e Tampa, ha l'obiettivo di corrispondere alle esigenze connesse con le missioni in Medio Oriente e Asia. In particolare:

EAU

La Task Force Air al-Minhad (TFA) ha il compito di:

-        Assicurare il trasporto strategico per l'immissione e il rifornimento logistico dei contingenti nazionali impegnati nell'area mediorientale e in Asia;

-        Gestire le evacuazioni sanitarie;

-        Assicurare l'efficienza dei velivoli e dei mezzi tecnici impiegati per il trasporto. Il personale opera nell'aeroporto di al-Minhad e nel porto di Jebel Ali (Dubai).

 

Bahrein

 

Il personale impiegato presso lo United States Naval Forces Central (USNAVCENT) svolge funzioni di collegamento nazionale con le forze navali USA. L'USNAVCENT ha il comando delle operazioni navali USA nell'area del Golfo Persico, Mar Rosso, Golfo di Oman e parti dell'Oceano indiano.

 

Qatar

 

Il personale impiegato presso la Al Udeid Air Base svolge funzioni di collegamento nazionale con le forze aeree USA. La base è dislocata a Ovest di Doha e assolve a compiti di comando e logistica per l'area che comprende anche Iraq ed Afghanistan.

 

Tampa (Florida)

 

Il personale impiegato presso lo United States Central Command (USCENTCOM) assicura:

-        Il collegamento nazionale e il coordinamento all'interno di USCENTCOM;

-        Il flusso informativo verso gli organi decisionali della difesa con riferimento alle operazioni militari nell'area di responsabilità di USCENTCOM (in particolare Afghanistan, Iraq e Oceano indiano);

-        Il collegamento con le cellule nazionali di altri paesi presenti

La missione è stata istituita in base all'accordo bilaterale Italia-EAU del 10 novembre 2010 e successivi rinnovi annuali, nonché di accordi bilaterali Italia-USA.

 

L’impegno non ha un termine autonomo di scadenza predeterminato.

 

 

 


 

Missioni internazionali - Africa
(Schede da 23 a 34 e da 2(2018) a 5(2018) )

 

 

Le schede da 23 a 34 e da 2(2018) a 5(2018), allegate alla deliberazione del Consiglio dei ministri del 28 novembre 2018, si riferiscono alla proroga, per l’ultimo trimestre del 2018, della partecipazione di personale militare e civile alle missioni internazionali che si svolgono in Africa.

 

Nello specifico, la scheda n. 23 riguarda la proroga, per l’ultimo trimestre del 2018, della partecipazione di personale militare alla missione UNSMIL (United Nations Support Mission) in Libia, posta sotto la direzione del Rappresentante Speciale del Segretario Generale dell'ONU.

 

Analogamente ai primi nove mesi del 2018 l’Italia partecipa alla missione UNSMIL con 3 unità di personale militare. Il fabbisogno finanziario della missione è pari a 112.666 euro. Relativamente ai primi nove mesi del 2018,  la stima prevista nella deliberazione del 28 dicembre 2017, era pari a 334.325 euro. Nel 2017 la stima per l’intero anno prevista nella scheda n. 23 dalla delibera del CDM del 14 gennaio 2017 è stata pari a 453.074.

 

La missione UNSMIL, istituita nel settembre 2011, ha visto nel tempo progressive revisioni del suo mandato, verso un'accentuazione della componente relativa al dialogo politico libico. Se ne ripercorrono di seguito le tappe fondamentali.

Il 16 settembre 2011[3], con la Risoluzione del Consiglio di Sicurezza n. 2009 (2011) adottata all'unanimità, agendo nell'ambito del Capitolo VII della Carta delle Nazioni Unite e prendendo misure ex art. 41(misure a tutela della pace, non implicanti l'uso della forza), è stata istituita una missione politica integrata speciale dell'ONU in Libia denominata UNSMIL (United Nations Support Mission in Libya), avente per oggetto il compito di assistere e sostenere gli sforzi nazionali libici nella fase successiva al conflitto, e cooperare per il ripristino della sicurezza e l’ordine pubblico attraverso l’affermazione dello stato di diritto, il dialogo politico e la riconciliazione nazionale. Il 2 dicembre 2011, la Risoluzione n. 2022 (2011), adottata all'unanimità, ha esteso il mandato della missione UNSMIL, prevedendo, altresì, l’assistenza e il sostegno agli sforzi nazionali libici per affrontare la minaccia di proliferazione delle armi e dei materiali collegati di qualsiasi tipo, in particolare dei missili terra-aria trasportabili a spalla. La Risoluzione n. 2040 (2012), adottata dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite il 12 marzo 2012 all'unanimità, ha modificato il mandato della missione UNSMIL assegnandole il compito, nel pieno rispetto del principio di responsabilizzazione a livello nazionale, di assistere e sostenere le autorità libiche, offrendo consulenza strategica e tecnica per gestire il processo di transizione democratica, promuovere lo Stato di diritto, ripristinare la sicurezza pubblica. A sua volta la Risoluzione n. 2144 (2014) adottata dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite il 14 marzo 2014 all'unanimità, nel prorogare il mandato fino al 13 marzo 2015 ha ribadito che il mandato di UNSMIL consiste nel  sostenere -nel pieno rispetto del principio di responsabilizzazione a livello nazionale- gli sforzi del governo libico per: a) assicurare la transizione alla democrazia; b) promuovere lo stato di diritto e di diritti umani; c) controllare le armi; d) capacity-builing. Il 27 marzo 2015 il Consiglio di Sicurezza dell'ONU ha approvato, all'unanimità, la risoluzione 2213 (2015) che, agendo sotto il Capitolo VII della Carta delle Nazioni Unite, ha chiesto un cessate il fuoco immediato e incondizionato in Libia. Il mandato di UNSMIL viene focalizzatoi, come priorità immediata, sul sostegno al processo politico libico e alle misure di sicurezza.

Il 13 dicembre del 2016 il Consiglio di Sicurezza dell'ONU ha adottato la Risoluzione 2323 (2016) che ha prorogato il mandato di UNSMIL al 15 settembre 2017 volto a sostenere: 1) l'attuazione dell'Accordo politico libico, 2) il consolidamento dell'amministrazione, della sicurezza e degli accordi economici del Governo di accordo nazionale, 3) le fasi successive del processo di transizione libica; prevede una Strategic Assessment Review del Segretario Generale dell'ONU per gli inizi del 2017, a seguito della quale potrebbe esserne rivisto il mandato. Da ultimo il mandato della missione è stato prorogato, fino al 15 settembre 2019.

 

La scheda n. 25[4] riguarda la proroga per l’ultimo trimestre del 2018 2018 della partecipazione di personale militare alla missione UE antipirateria denominata EUNAVFOR Atalanta al largo della Somalia. Analogamente a quanto disposto nei i primi nove mesi del 2018 del 2018, anche per l’ultimo trimestre di tale anno l’Italia prevede di autorizzare la partecipazione massima alla missione di  407 unità di personale militare (presenza media 155 unità in funzione dell'impiego). Si prevede inoltre l'impiego di due mezzi navali e due mezzi aerei. Il fabbisogno finanziario della missione è stimato in euro 3.807.208. Relativamente ai i primi nove mesi del 2018 del 2018,  la stima prevista nella deliberazione del 28 dicembre 2017, era pari a  23.227.121. Nel 2017 la previsione di spesa per l’intero anno contenuta nella delibera del CDM del 14 gennaio 2017 è stata di euro 26.888.946.

 

In relazione alla missione in esame il Governo, nella parte relativa alle relazione sulle missioni autorizzate nei primi nove mesi del 2018, fa presente che  ad oggi, la pirateria nel Corno d'Africa non è stata ancora debellata e presenta segnali di ripresa e di potenziale recrudescenza. Nel 2017, sono stati registrati sei eventi, due con sequestro di navi mercantili. L'impegno italiano nel 2017 si è concretizzato con l'impiego di due unità navali. L'impegno nazionale nel Corno d'Africa ha concorso a garantire, nel 100% dei casi, il trasporto sicuro degli aiuti umanitari del WFP, ha contribuito ad esercitare una dissuasione, prevenzione e repressione degli atti di pirateria, ha cementato i rapporti di collaborazione e scambio informativo con le principali Marine che operano nell'area, ha rafforzato le capacità di polizia marittima delle autorità locali ed ha permesso la realizzazione di progetti a elevato e immediato impatto sulla dimensione civile”.

 

La missione EUNAVFOR Atalanta di cui all’azione comune 2008/851/PESC del Consiglio del 10 novembre 2008, come  da ultimo modificata e prorogata, fino al 31 dicembre 2018, dalla decisione 2016/2082/PESC del Consiglio del 28 novembre 2016 è stata istituita  allo scopo di contribuire alla deterrenza e repressione degli atti di pirateria e rapina a mano armata in Somalia. L’operazione militare - condotta a sostegno delle risoluzioni 1814 (2008), 1816 (2008), 1838 (2008), 1846 (2008) e 1851(2008), 2125 (2013), 2184(2014) e 2246(2015) del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, richiamate, da ultimo, dalla risoluzione sulla Somalia n. 2316 (2016) del 9 novembre 2016 – ha il compito di svolgere attività di  prevenzione e contrasto degli atti di pirateria ed è condotta in modo conforme all’azione autorizzata in caso di pirateria, in applicazione degli articoli 100 e seguenti della Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare firmata a Montego Bay, al fine di contribuire:

a) alla protezione delle navi del Programma alimentare mondiale (PAM) che inoltrano aiuti umanitari alle popolazioni sfollate della Somalia e delle navi mercantili che navigano al largo del territorio somalo;

b) alla sorveglianza delle zone al largo della Somalia, comprese le acque territoriali giudicate rischiose per le attività marittime e di pesca;

c) all’uso della forza per la dissuasione, la prevenzione e la repressione degli atti di pirateria;

d) alla possibilità di arresto, fermo e trasferimento delle persone che hanno commesso o che si sospetta abbiano commesso atti di pirateria o rapine a mano armata e la possibilità di sequestrare le navi di pirati o di rapinatori, le navi catturate a seguito di pirateria o rapina nonché di requisire i beni che si trovano a bordo di tali navi;

e) sostenere le missioni dell'UE e le organizzazioni internazionali che operano per rafforzare la sicurezza e la capacità marittima nella regione.

La zona delle operazioni è costituita dall’Oceano indiano (incluse Seychelles, Comore e Mauritius), Golfo di Aden e parte meridionale del Mar Rosso dal territorio costiero e dalle acque territoriali e interne della Somalia e dalle aree marittime al largo delle coste somale dell’Oceano indiano, Golfo di Aden e parte meridionale del Mar Rosso. Tale area è stata estesa  dalla decisione 2012/174/PESC del Consiglio dell’Unione europea nel senso di consentire, in presenza di determinate condizioni, azioni anche a terra (limitatamente a una definita fascia costiera).

L’operazione Atalanta, inizialmente posta in essere per la durata di dodici mesi, a decorrere dalla dichiarazione di capacità operativa iniziale, avvenuta il 13 dicembre 2008, si è vista prorogare più volte il mandato.

Il termine di scadenza della missione è al momento fissato al 31 dicembre 2018.

 

La scheda n. 26 riguarda la proroga per l’ultimo trimestre del 2018 della partecipazione di personale militare alla missione PSDC della UE di addestramento in Somalia denominata EUTM Somalia.

L’Italia partecipa alla missione EUTM Somalia con 123 unità di personale militare, analogamente a quanto previsto per i primi nove mesi del 2018 del 2018. Si prevede l'impiego di 20 mezzi terrestri.

Il fabbisogno finanziario della missione riferito agli ultimi tre mesi del 2018,  è pari a euro 4.365.934. Relativamente ai i primi nove mesi del 2018,  la stima prevista nella deliberazione del 28 dicembre 2017, era pari a 8.020.649. Nel 2017 la previsione di spesa per l’intero anno contenuta nella delibera del CDM del 14 gennaio 2017 è stata pari a euro 12.322.347.

 

La missione EUTM Somalia (European Unione Training mission Somalia), di cui alla decisione 2010/96/PESC del Consiglio dell'Unione europea del 15 febbraio 2010, modificata e prorogata, da ultimo, fino al 31 dicembre 2018 dalla decisione 2016/2240/PESC del Consiglio del 12 dicembre 2016, è volta a contribuire al rafforzamento del governo federale di transizione somalo (GFT), affinché diventi un governo funzionante al servizio dei cittadini somali. In particolare, la missione si prefigge l'obiettivo di contribuire a una prospettiva globale e sostenibile per lo sviluppo del settore della sicurezza in Somalia, rafforzando le forze di sicurezza somale (SNAF) grazie all'offerta di una formazione militare specifica, comprendente un'adeguata formazione modulare e specialistica per ufficiali e sottufficiali, e al sostegno alla formazione fornita dall'Uganda, destinata a duemila reclute somale addestrate fino al livello di plotone incluso. A partire dal 2013 il mandato si è ampliato per ricomprendere attività di consulenza strategica e mentoring. L'accento si sposta sempre più sulla componente di advisory. La missione opera in stretta cooperazione e in coordinamento con le Nazioni Unite e con la missione dell'Unione africana in Somalia (AMISOM). La missione fa parte di un comprehensive approach che include anche le missioni EUNAVFOR Atalanta, EUTM, EUCAP Somalia già Nestor, gli aiuti allo sviluppo e tramite l'Africa peace Facility.

Le attività di formazione, advisory, mentoring si svolgono essenzialmente a Mogadiscio dove è stato trasferito anche il Quartier generale, in precedenza in Uganda.

 

La scheda n. 27 riguarda la proroga per l’ultimo trimestre del 2018 della partecipazione di personale militare alla missione PSDC dell'UE di capacity building in Somalia denominata EUCAP Somalia (ex EUCAP Nestor).

Si tratta di una missione civile rafforzata con la presenza di personale militare.

L’Italia partecipa alla missione EUCAP Somalia con 3 unità di personale militare.

Il fabbisogno finanziario della missione, per gli ultimi tre mesi del 2018 è pari a euro 102.740.  La stima prevista nella deliberazione del 28 dicembre 2017, relativamente ai primi nove mesi del 2018 era pari a  304.868. Nel 2017 la previsione di spesa per l’intero anno contenuta nella delibera del CDM del 14 gennaio 2017 (scheda n. 27), relativamente a 7 unità di personale, è stata pari a euro 790.968.

 

La missione EUCAP Somalia (ex EUCAP Nestor, European Union regional maritime Capacity Building), di cui alla decisione 2012/389/PESC del Consiglio dell'Unione europea del 16 luglio 2012, da ultimo modificata e prorogata, fino al 31 dicembre 2018, dalla decisione 2016/2240/PESC del Consiglio del 12 dicembre 2016, ha l'obiettivo di assistere lo sviluppo in Somalia- inizialmente nel Corno d'Africa e negli Stati dell'Oceano Indiano occidentale - di una capacità autosufficiente per il costante rafforzamento della loro sicurezza marittima, compresa la lotta alla pirateria, e della governance marittima;  fornisce consulenza giuridica per sostenere la redazione della normativa sulla sicurezza marittima e l'applicazione in sede giudiziaria; contribuisce inoltre allo sviluppo delle capacità dell'Esercito somalo. Si tratta di una missione PSDC concepita come complementare alle missioni EUNAVFOR Atalanta e alla EUTM Somalia.

L'EUCAP Nestor aveva la focalizzazione geografica iniziale su Gibuti, Kenya, Seychelles e Somalia ed è era dispiegata in Tanzania, su invito delle relative autorità. Ai fini del raggiungimento dell'obiettivo l'EUCAP Nestor svolgeva i seguenti compiti: aiutare le autorità nella regione a conseguire l'efficiente organizzazione delle agenzie per la sicurezza marittima che svolgono la funzione di guardia costiera; fornire corsi di formazione e competenze di formazione per rafforzare le capacità marittime degli Stati nella regione, inizialmente Gibuti, in Kenya e Seychelles, al fine di conseguire l'autosufficienza in materia di formazione; aiutare la Somalia a sviluppare una propria capacità di polizia costiera di terra sostenuta da un quadro giuridico e normativo completo; individuare le principali carenze di capacità delle attrezzature e fornire assistenza nell'affrontarle; fornire assistenza nel rafforzare la legislazione nazionale e lo stato di diritto tramite un programma di consulenza giuridica a livello regionale e consulenza giuridica per sostenere la redazione della normativa sulla sicurezza marina e della legislazione nazionale connessa; promuovere la cooperazione regionale fra le autorità nazionali preposte alla sicurezza marina; rafforzare il coordinamento regionale nel settore dello sviluppo delle capacità marittime; fornire consulenza strategica tramite l'assegnazione di esperti a amministrazioni chiave; attuare i progetti della missione e coordinare le donazioni; elaborare e attuare una strategia di informazione e comunicazione a livello regionale.

 

La scheda n. 28 riguarda la proroga per l’ultimo trimestre del 2018 della partecipazione di personale militare alla missione bilaterale di addestramento delle forze di polizia somale e gibutiane nella base nazionale di Gibuti.

La missione  ha l'obiettivo di fornire un contributo alle autorità somale e gibutiane principalmente nel settore della sicurezza e del controllo del territorio, nel più ampio quadro di iniziative di capacity building e stabilizzazione della Somalia e del consolidamento della Repubblica di Gibuti.

La scheda fa riferimento ad un percorso formativo articolato su 12 settimane, comprendente moduli addestrativi per la formazione di base degli ufficiali, per le forze speciali, per l'organizzazione mobile delle Forze di polizia, ecc.

L’Italia partecipa alla missione bilaterale a Gibuti con 53 unità (consistenza media annuale pari a 26 unità in funzione del periodo di impiego).

Si prevede l'impiego di mezzi terrestri nella misura di 4 unità.

Il fabbisogno finanziario della missione, relativamente all’ultimo trimestre del 2018 è pari a euro 882.566. La stima prevista nella deliberazione del 28 dicembre 2017, relativamente ai primi nove mesi del 2018 era pari a  1.687.884.  Nel 2017 la previsione di spesa per l’intero anno contenuta nella delibera del CDM del 14 gennaio 2017, relativamente ad un numero massimo annuo di personale pari a 26 unità, è stato pari a euro 2.536.907.

 

La scheda n. 29 riguarda la proroga per l’ultimo trimestre del 2018 dell'impiego di personale militare presso la base militare nazionale di Gibuti per le esigenze connesse con le missioni internazionali nell'area del Corno d'Africa.

Come previsto per i primi nove mesi del 2018 l’Italia prevede l'impiego per la gestione della base a Gibuti di 90 unità di personale militare. Si prevede l'impiego di mezzi terrestri nella misura di 18 unità (anziché 17 come avvenuto nei primi nove mesi del 2018).

Il fabbisogno finanziario della missione, relativamente agli ultimi tre mesi del 2018 è pari a euro 2.537.091. La stima prevista nella deliberazione del 28 dicembre 2017, relativamente ai primi nove mesi del 2018 era pari a euro 7.148.324.

Nel 2017 la previsione di spesa per l’intero anno contenuta nella delibera del CDM del 14 gennaio 2017 (scheda n. 29) e relativa al medesimo numero di unità autorizzato nei primi nove mesi del 2018, è stato pari euro 9.838.365.

 

L'obiettivo che si vuole raggiungere è quello di assicurare supporto logistico alle missioni nell'area del Corno d'Africa - attualmente 4: EUNAVFOR Atalanta, EUTM Somalia, EUCAP Somalia, bilaterale di addestramento  forze di polizia somale e gibutiane - essendo la base situata in un'area strategica per il consolidamento degli sfrozi dell'UE per contrastare le attività illegali e il terrorismo, anche in riferimento ai riflessi sul Mediterraneo allargato.

La base nazionale e gli impegni connessi al suo funzionamento sono disciplinati da due accordi tecnici del 2012 che discendono dall'Accordo bilaterale Italia-Gibuti sulla cooperazione nel settore della difesa del 2002.

 

La scheda n. 30 riguarda la proroga per gli ultimi tre mesi del 2018 della partecipazione di personale militare alla missione delle Nazioni Unite in denominata Multidimensional Integrated Stabilization Mission in Mali (MINUSMA).

L’Italia partecipa alla missione MINUSMA con 7 unità di personale militare.

Il fabbisogno finanziario della missione, relativamente agli ultimi tre mesi del 2018, è pari a euro 174.748.  La stima prevista nella deliberazione del 28 dicembre 2017, relativamente ai primi nove mesi del 2018 era pari a euro 618.545.  Nel 2017 la previsione di spesa per l’intero anno contenuta nella delibera del CDM del 14 gennaio 2017 (scheda n. 30) e relativa al medesimo numero di unità autorizzato nei primi nove mesi del 2018, è stata pari a euro 769.459.

 

La missione MINUSMA, istituita dalla risoluzione 2100 (2013) adottata dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite il 25 aprile 2013 e in ultimo prorogata, fino al 30 giugno 2019, ha il seguente mandato:

 

-      conseguire la stabilizzazione dei principali centri abitati, in particolare nel nord del Mali;

-      sostenere le autorità di transizione del Mali per il ristabilimento dell'autorità dello Stato in tutto il paese (attraverso la ricostruzione del settore della sicurezza, in particolare la polizia e la gendarmeria, così come dello stato di diritto e della giustizia, l’attuazione di programmi per il disarmo, la smobilitazione e reintegrazione degli ex combattenti e lo smantellamento delle milizie e gruppi di auto-difesa, in coerenza con gli obiettivi di riconciliazione e tenendo in considerazione le esigenze specifiche dei bambini smobilitati) e  per l'attuazione della road map di transizione verso il pieno ripristino dell'ordine costituzionale, della governance democratica e dell'unità nazionale in Mali, (attraverso un dialogo politico nazionale inclusivo e di riconciliazione, la promozione della  partecipazione della società civile, comprese le organizzazioni femminili, l'organizzazione e lo svolgimento di elezioni politiche trasparenti inclusive e  libere);

-      proteggere la popolazione civile sotto minaccia imminente di violenza fisica, le donne e bambini colpiti dai conflitti armati, le vittime di violenza sessuale e di violenza di genere nei conflitti armati, il personale le installazioni e le attrezzature delle Nazioni Unite, per garantire la sicurezza e la libertà di movimento;

-      promuovere il riconoscimento e la tutela dei diritti umani;

-      dare sostegno per l’assistenza umanitaria;

-      operare per la salvaguardia del patrimonio culturale;

-      realizzare azioni a sostegno della giustizia nazionale e internazionale per il perseguimento dei crimini di guerra e contro l'umanità.

 

La scheda n. 31 riguarda la proroga per l’ultimo trimestre del 2018 della partecipazione di personale militare alla missione dell'UE denominata EUTM Mali.

L’Italia partecipa alla missione con 12 unità di personale militare. Il fabbisogno finanziario della missione, relativamente all’ultimo trimestre del 2018 è stimato in euro 271.194 . La stima prevista nella deliberazione del 28 dicembre 2017, relativamente ai primi nove mesi del 2018 era pari a euro 618.545. Nel 2017 la previsione di spesa per l’intero anno contenuta nella delibera del CDM del 14 gennaio 2017 e riferita a 12 unità di personale è stata pari a pari a euro 1.122.512.

 

La missione dell'UE in Mali (EUTM Mali, EU Training mission in Mali) è stata istituita con decisione 2013/34/PESC del Consiglio del 17 gennaio 2013 modificata dalla decisione 2018/7016/PESC del Consiglio del 14 maggio 2018, con termine al 18 maggio 2020, per persegue l'obiettivo di fornire addestramento e consulenza militare alle forze armate del Mali (FAM) al fine di migliorare la loro capacità militare e la loro efficienza operativa. La missione, dispiegata il 18 febbraio 2013, si adopera inoltre per migliorare il funzionamento delle catene di comando logistica e operativa dell'esercito. Persegue anche l'obiettivo di aiutare l'esercito maliano a migliorare la gestione delle risorse umane e le capacità in materia di addestramento. Non è coinvolta in azioni di combattimento. Il quartiere generale dell'EUTM Mali è situato a Bamako, mentre l'addestramento avviene a Koulikoro, a nord-est di Bamako. Nell'operazione sono attualmente impiegate circa 600 unità, di cui 200 istruttori.

 

La scheda n. 32 riguarda la proroga per l’ultimo trimestre del 2018 della partecipazione di personale militare alla missione dell'UE denominata EUCAP Sahel Mali.

Come avvenuto per i primi nove mesi del 2018, l’Italia partecipa alla missione EUCAP Sahel Mali con 4 unità di personale militare. È previsto l'impiego di mezzi terrestri nella misura di due unità.

Il fabbisogno finanziario della missione, relativamente agli ultimi tre mesi del 2018 è pari a euro 155.490. La stima prevista nella deliberazione del 28 dicembre 2017, relativamente ai primi nove mesi del 2018 era pari a euro 461.397. Nel 2017 la previsione di spesa per l’intero anno contenuta nella delibera del CDM del 14 gennaio 2017 (scheda n. 32) e riferita a 4 unità di personale è stata pari a euro 619.320.

 

Quanto alla missione EUCAP Sahel Mali, questa è stata istituita in data 15 aprile 2014, dalla decisione 2014/219/PESC del Consiglio UE, modificata da ultimo l'11 gennaio 2017 con decisione  PESC/ 2017/50 che ne ha modificato e prorogato il mandato fino al 14 gennaio 2019: si tratta di una missione civile a sostegno delle forze di sicurezza interna maliane -ovvero polizia, gendarmeria e guardia nazionale. L’obiettivo della missione è contribuire al ripristino e al mantenimento dell’ordine costituzionale e democratico nonché delle condizioni per una pace duratura in Mali, anche attraverso una efficace ristrutturazione amministrativa che accresca l’efficienza e il prestigio dello Stato; assistere e consigliare le Forze di Sicurezza interna (FSI) nell'attuazione della riforma della sicurezza stabilita dal nuovo governo, nonché contribuire a migliorare l'interoperabilità e il coordinamento tra le forze di sicurezza interna dei paesi del G5 del Sahel e le FSI. Nella revisione del mandato, il focus si è spostato sulle FSI anche in un'ottica di contrasto al terrorismo e di contenimento dell'immigrazione illegale. 

 

La scheda n. 33 riguarda la proroga per l’ultimo trimestre del 2018 della partecipazione di personale militare alla missione dell'UE denominata EUCAP Sahel Niger.

L’Italia partecipa alla missione EUCAP Sahel Niger con 2 unità di personale militare.

Il fabbisogno finanziario della missione riferito agli ultimi tre mesi del 2018 è stimato in euro 82.239. La stima prevista nella deliberazione del 28 dicembre 2017, relativamente ai primi nove mesi del 2018 era pari a euro 244.035. Nel 2017 la previsione di spesa per l’intero anno contenuta nella delibera del CDM del 14 gennaio 2017 e riferita a 2 unità di personale era pari a euro 439.107.

 

L'EUCAP Sahel Niger (European Union Capacity Building in Sahel) è una missione civile dell'UE istituita con la Decisione del Consiglio 2012/392/CFSP del 16 luglio 2012), modificata  e prorogata da ultimo fino al 30 settembre 2020 dalla decisione PESC/2018/1247 del Consiglio dell’UE. Ha il con il compito di sostenere le autorità nigerine nello sviluppo di autonome capacità di contrasto alla criminalità organizzata e al terrorismo nel SAHEL L'EUCAP Sahel Niger mira altresì a contribuire allo sviluppo di un approccio integrato, pluridisciplinare, coerente, sostenibile e basato sui diritti umani tra i vari operatori della sicurezza nigerini nella lotta al terrorismo e alla criminalità organizzata; assiste inoltre le autorità centrali e locali e le forze di sicurezza nigerine nell'elaborazione di politiche, tecniche e procedure per meglio controllare e contrastare la migrazione irregolare; al fine del miglioramento del controllo del territorio del Niger, opera in coordinamento con le forze armate nigerine. Pur basata in Niger, la missione aspira ad una dimensione regionale. Non è coinvolta in azioni di combattimento

 

La scheda n. 34 riguarda la proroga per l’ultimo trimestre del 2018 della partecipazione di personale militare alla missione Multinational Force and Observers in Egitto (MFO).

 

La MFO è un’operazione multinazionale che svolge attività di peacekeeping nella penisola del Sinai. Essa trae origine dall’Annesso I al Trattato di Pace del 1979 tra Egitto ed Israele, nel quale le parti richiedono alle Nazioni Unite di fornire una forza ed osservatori per sovrintendere all’applicazione del Trattato. Una volta divenuta chiara l’impossibilità di ottenere l’approvazione del Consiglio di Sicurezza allo spiegamento di una forza di peacekeeping delle Nazioni Unite, le parti hanno negoziato nel 1981 un Protocollo aggiuntivo che crea la MFO come “un’alternativa” (“as an alternative”) alla prevista forza  delle Nazioni Unite.

La MFO, il cui Quartier Generale ha sede a Roma, è composta da personale proveniente da dodici nazioni. Al finanziamento del MFO contribuiscono, in parti uguali, Egitto, Israele e Stati Uniti (26 milioni USD ciascuno) e alcune Contributing Nations (Corea del Sud, Regno Unito, Svizzera, Germania, Giappone, Norvegia, Danimarca, Finlandia, Svezia, Olanda). La MFO è composta da 1682 unità di personale militare e 671 civili.

L’Italia è il quarto Paese contributore in termini di uomini (75, dopo USA, Colombia e Fiji), con la qualificata partecipazione della Marina Militare che fornisce tre pattugliatori classe Esploratore che costituiscono la Coastal Patrol Unit della MFO (unico contingente Navale del MFO), dispiegati a garanzia della libera navigazione dello stretto di Tiran (un quarto pattugliatore è rischierato in Italia per i periodici lavori di manutenzione). La partecipazione italiana è finanziata dalla MFO (esclusi naturalmente gli stipendi dei militari), senza oneri aggiuntivi per il bilancio dello Stato. Sulla base di uno scambio di lettere del 2007, la partecipazione è di durata indefinita, salvo denuncia unilaterale con un anno di preavviso.

Alla MFO sono assegnati quattro compiti:

1)     pattugliamento e controllo della zona di confine tra Egitto ed Israele;

2)     verifica periodica dell’implementazione delle disposizioni dall’Allegato I al Trattato di Pace, da effettuare non meno di due volte al mese, ove non diversamente concordato tra le parti;

3)     su richiesta di una delle due parti, effettuare verifiche entro 48 ore dalla ricezione;

4)     assicurare la libertà di navigazione attraverso lo Stretto di Tiran.

 

L’Italia partecipa alla missione MFO con un numero massimo di 75 unità di personale militare. È previsto l'impiego di mezzi navali nella misura di 3 unità.

Il fabbisogno finanziario della missione riferito agli ultimi tre mesi del 2018 del 2018 è stimato in euro 282.514. La stima prevista nella deliberazione del 28 dicembre 2017, relativamente ai primi nove mesi del 2018 era pari a euro  3.195.456. Nel 2017 la previsione di spesa per l’intero anno contenuta nella delibera del CDM del 14 gennaio 2017 (scheda n. 34) e riferita a 75 unità di personale è stata pari a euro 3.967.394.

 

Si segnala che l’allegata relazione relativa a questa missione fa presente che per i primi nove mesi del 2018 sono state impiegate 2 unità di personale.

 

Si ricorda che la scheda n. 35, allegata alla deliberazione del 28 dicembre 2017, autorizzava per l’intero anno 2018 la missione civile dell'UE denominata European Union Border Assistance Mission in Libya, EUBAM Libya e pertanto non è presente nella deliberazione in esame.

 


 

 

 

Proroga missioni internazionali in Africa
Schede 1-5 (2018)

Avviate per la prima volta con la deliberazione del C.d.M. del 28 dicembre 2017 (DOC. CCL 1-bis)

Le schede da 1 (2018) a 5 (2018), originariamente contenute nell'Allegato 2 alla deliberazione del Consiglio dei ministri del 28 dicembre 2017, si riferiscono alla proroga della partecipazione dell'Italia ad ulteriori missioni internazionali nel continente africano per l’ultimo trimestre del 2018.

 

Si tratta in particolare delle seguenti missioni:

·        Missione bilaterale di assistenza e supporto in Libia (scheda 1/2018)

·        Missione bilaterale di supporto nella Repubblica del Niger (scheda 2/2018)

·        Missione NATO di supporto in Tunisia (scheda 3/2018)

·        United Nations Mission for the Referendum in Western Sahara (MINURSO) (scheda 4/2018)

·        European Union Training Mission nella Repubblica Centrafricana (EUTM RCA) (scheda 5/2018)

 

Nello specifico, la scheda n. 1 (2018) riguarda la partecipazione di personale militare alla missione bilaterale di assistenza e supporto in Libia, il cui obiettivo è di assistere il Governo di Accordo nazionale libico attraverso lo svolgimento di una serie di compiti (assistenza sanitaria, corsi di sminamento, formazione delle forze di sicurezza, assistenza nel controllo dell'immigrazione illegale, ripristino dell'efficienza degli assetti terrestri, navali ed aerei comprese le relative infrastrutture, attività di capacity building, ricognizioni sul territorio per individuare le attività di supporto necessarie, garanzia della cornice di sicurezza per il personale impiegato). Fra i compiti della missione sono confluiti pertanto le attività della precedente missione denominata operazione Ippocrate, terminata come missione autonoma il 31 dicembre 2017, il cui obiettivo era fornire supporto sanitario al Governo di Accordo nazionale libico, mediante l'installazione di un ospedale da campo presso l'aeroporto di Misurata, entro un quadro coerente con la Risoluzione UNSCR n. 2259 (2015).[5]

Sono confluiti inoltre fra i compiti di questa nuova missione anche alcuni compiti previsti dalla missione di supporto alla Guardia costiera libica, in particolare quelli di ripristino dei mezzi aerei e degli aeroporti libici, originariamente demandati al dispositivo aeronavale nazionale Mare Sicuro. La relativa menzione era stata infatti espunta dalla scheda 24 sulla proroga della missione di supporto alla Guardia costiera libica rispetto a quanto previsto dalla precedente delibera del Governo (doc. CCL n. 2 del 28 luglio 2017).

La base giuridica della nuova missione è data da una serie di risoluzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite che comprende, oltre alla già citata 2259 (2015), le risoluzioni 2312 (2016), 2362 (2017) e 2380 (2017), che definiscono il quadro delle attività di supporto al Governo di Accordo nazionale libico, in continuità con l'impegno umanitario assunto dall'Italia sulla crisi libica. A tale quadro normativo si aggiungono le specifiche richieste all'Italia del Consiglio presidenziale-Governo di accordo nazionale libico, contenute nelle lettere del Presidente Al Serraj del 30 maggio e 23 luglio 2017.

 

L’Italia partecipa alla nuova missione con 400 unità di personale (consistenza media annuale pari a 375). La scheda in esame, fa, inoltre, presente che saranno inviati 130 mezzi terrestri. Mezzi navali ed aerei saranno tratti dalle unità già autorizzate per il dispositivo aeronavale nazionale Mare Sicuro.

Il fabbisogno finanziario della missione per l’ultimo trimestre del 2018 è stimato in euro 14.071.010. La stima prevista nella deliberazione del 28 dicembre 2017, relativamente ai primi nove mesi del 2018 era pari a euro    34.982.433.

 

la scheda n. 2  (2018) riguarda la partecipazione, per l’ultimo trimestre del 2018, di personale militare alla missione bilaterale di supporto nella Repubblica del Niger (con area geografica di intervento allargata anche a Mauritania, Nigeria e Benin), il cui obiettivo è focalizzato sull'incremento di capacità volte al contrasto del fenomeno dei traffici illegali e delle minacce alla sicurezza, nell'ambito di uno sforzo congiunto europeo e statunitense per la stabilizzazione dell'area e il rafforzamento delle capacità di controllo del territorio da parte delle autorità nigerine e dei Paesi del c.d. GS Sahel. La missione è intesa, altresì, a fornire supporto alle attività di sorveglianza delle frontiere e del territorio e a supportare la componente aerea della Repubblica del Niger.

 

La base giuridica della missione è da riferire alla risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite n. 2359 del 2017 e all’accordo bilaterale Italia Niger  del 1° novembre del 2017.

 

Per quanto concerne i termini della partecipazione italiana alla missione è previsto un impiego di personale massimo di 470 unità, comprensive di 2 unità in Mauritania (consistenza media annuale pari a 70 unità), oltre all’impiego di 50 mezzi terrestri e due mezzi aerei.

In base alla deliberazione del 28 dicembre 2017 la missione prevedeva un impiego di personale fino a 120 unità nel primo semestre e fino a un massimo di 470 unità entro la fine dell'anno.

Si prevedeva, inoltre, l’impiego di 130 mezzi terresti e due mezzi aerei.

 

La scheda n. 3 (2018) riguarda la partecipazione di personale militare alla missione NATO di supporto in Tunisia per lo sviluppo di capacità interforze (joint) delle Forze armate tunisine. La missione traeva origine da una richiesta della Tunisia alla NATO di assistenza nella costituzione di un comando di livello brigata (Joint Headquarters, JHQ) nell'ambito delle attività di cooperazione per la sicurezza della NATO, che si iscrivono tra i compiti essenziali dell'Alleanza come definiti nel concetto strategico del 2010. La partecipazione italiana a questa attività ha due obiettivi principali: supportare le forze di sicurezza tunisine nella costituzione e messa in funzione del Comando Joint e sviluppare e rafforzare le attività di pianificazione e condotta di operazioni interforze, specialmente nel controllo delle frontiere e nella lotta al terrorismo.

Il contingente italiano, relativamente all’ultimo trimestre del 2018, è pari a 3 unità. In base alla deliberazione del 28 dicembre 2017 la missione prevedeva un impiego di personale di 60 unità.

Il fabbisogno finanziario per la durata programmata (ultimo trimestre 2018) è di euro 228.594. La stima prevista nella deliberazione del 28 dicembre 2017, relativamente ai primi nove mesi del 2018, era pari a euro 4.916.521.

 

La scheda n. 4 (2018) riguarda la partecipazione di personale militare alla missione denominata United Nations Mission for the Referendum in Western Sahara (MINURSO)[6], istituita con la risoluzione UNSCR 690 (1991), in conformità alla “proposta di accordo”, accettata dal Marocco e dal Frente popular para la liberación de Saguia el-Hamra y de Rìo de Oro (Fronte POLISARIO), per il periodo transitorio di preparazione al referendum per la scelta da parte della popolazione del Sahara occidentale tra indipendenza e integrazione con il Marocco.

 

Il mandato di MINURSO prevedeva i seguenti compiti:

· controllare il cessate il fuoco;

· verificare la riduzione delle truppe marocchine nel territorio;

· monitorare il confinamento delle truppe marocchine e del Fronte POLISARIO nei luoghi designati;

· adottare misure con le parti per assicurare il rilascio di tutti i prigionieri politici sahrawi o detenuti;

· sovrintendere allo scambio di prigionieri di guerra;

· attuare il programma di rimpatrio dei rifugiati;

· identificare e registrare gli elettori qualificati;

· organizzare e garantire un referendum libero ed equo e proclamare i risultati.

 

Ad oggi il referendum non ha ancora avuto luogo, ma continuano a essere svolte da parte di MINURSO le attività di monitoraggio sulla cessazione delle ostilità, di riduzione della minaccia costituita da mine e ordigni inesplosi e di sostegno alla pacificazione.

La risoluzione UNSCR 2418 (2018), che ha prorogato fino al 31 ottobre 2018 la missione, ha ribadito l'impegno delle Nazioni Unite di assistere le parti per il raggiungimento di una soluzione politica giusta, duratura e reciprocamente accettabile, per l'autodeterminazione del popolo del Sahara Occidentale nel contesto di accordi coerenti con i principi e gli scopi della Carta delle Nazioni Unite.

L’Italia, dopo avere già partecipato alla missione dal 1991 al 2014, partecipa nuovamente alla missione MINURSO con 2 unità di personale militare. La scheda in esame non fa riferimento ad alcun mezzo terrestre od altra unità aerea e navale impiegati.

Il fabbisogno finanziario della missione, relativamente agli ultimi tre mesi del 2018 è pari a 41.360. La stima prevista nella deliberazione del 28 dicembre 2017, relativamente ai primi nove mesi del 2018, era pari a euro 302.839.

 

La successiva scheda n. 5 (2018)  concerne la partecipazione di personale militare alla missione denominata European Union Training Mission Repubblica Centrafricana (EUTM RCA), missione militare di formazione in ambito PSDC, al fine di contribuire alla riforma del settore della difesa, nell'ambito del processo di riforma del settore della sicurezza nella Repubblica Centrafricana.

 

Istituita dalla decisione (PESC) 2016/610 del Consiglio dell’Unione europea del 19 aprile 2016, modificata e in ultimo prorogata fino al 19 settembre 2020 dalla decisione (PESC) 2018/1082 del Consiglio dell’UE del 30 luglio 2018.

 

L’Italia partecipa alla missione con 3 unità di personale militare. La scheda in esame non fa riferimento ad alcun mezzo terrestre od altra unità aerea e navale impiegati.

Il fabbisogno finanziario della missione, relativamente all’ultimo trimestre del 2018 è pari a euro 109.275. La stima prevista nella deliberazione del 28 dicembre 2017, relativamente ai primi nove mesi del 2018, era pari a euro 324.260.

 


 

 

Dispositivo aeronavale nazionale
(Scheda 36)

 

 

La scheda n. 36 (2018) riguarda la proroga per l’ultimo trimestre del 2018 del potenziamento del dispositivo aeronavale nazionale di sorveglianza e di sicurezza nel Mediterraneo centrale, (cosiddetta “Operazione Mare Sicuro”), comprensivo del supporto alla Guardia costiera libica di cui alla  deliberazione del Consiglio dei ministri del 28 luglio 2018

 

L'Operazione italiana Mare Sicuro, autorizzata  per la prima volta dal D.L. n. 7/2015 (contrasto al terrorismo e proroga missioni) consiste in un potenziamento del dispositivo aeronavale dispiegato nel Mediterraneo, tramite l'impiego di "ulteriori unità navali, team di protezione marittima, aeromobili ad ala fissa e rotante, velivoli a pilotaggio remoto e da ricognizione elettronica" in aggiunta a quanto ordinariamente fatto, "tanto per la protezione delle linee di comunicazione, dei natanti commerciali e delle piattaforme off-shore nazionali, quanto per la sorveglianza delle formazioni jihadiste. Il tutto è integrato nell'Operazione alla quale è stato dato il nome di Mare Sicuro, anche per analogia semantica con quanto avviene sul territorio nazionale (Strade Sicure)".

Obiettivi dell'operazione sono: corrispondere alle straordinarie esigenze di prevenzione e contrasto del terrorismo e assicurare la tutela degli interessi nazionali, incrementando adeguatamente gli assetti dell'ordinario dispositivo aeronavale di sorveglianza con l'impiego di ulteriori unità navali, con componente elicotteristica e aeromobili anche a pilotaggio remoto (APR) e gli eventuali ulteriori assetti di sorveglianza elettronica. In particolare l'operazione è mirata allo svolgimento delle seguenti attività:

·       sorveglianza e protezione delle piattaforme ENI nell'offshore libico

·       protezione delle unità navali nazionali impegnate in operazioni di ricerca e soccorso (SAR)

·       protezione del traffico mercantile nazionale nell'area

·       deterrenza e contrasto dei traffici illeciti

·       raccolta di informazioni sulle attività di gruppi di matrice terroristica nonché sull' organizzazione dei traffici illeciti e dei punti di partenza delle imbarcazioni.

 

 

Per quanto concerne dell’operazione di supporto alla guardia costiera libica lo scorso 28 luglio  il Governo ha trasmesso alle Camere la deliberazione del Consiglio dei ministri del 28 luglio 2017, concernente la partecipazione dell'Italia a questa operazione richiesta dal Consiglio presidenziale  - Governo  di accordo nazionale libico (Doc. CCL, n. 2).

Le caratteristiche della missione, oltre ad essere indicate nella richiamata deliberazione sono state illustrate dal Governo nel corso delle comunicazioni sull'evoluzione della situazione in Libia, svolte il 1° agosto  2017 davanti alle Commissioni riunite Affari esteri e Difesa della Camera e del Senato.

In sintesi la missione è volta a fornire supporto alle forze di sicurezza libiche per le attività di controllo e contrasto dell'immigrazione illegale e del traffico di esseri umani mediante un dispositivo aeronavale e integrato da capacità ISR, ovvero di acquisizione di informazioni operative (intelligence), di sorveglianza (surveillance) e ricognizione degli obiettivi (reconnaissance).

Nello specifico, la missione è volta a garantire: 

1.     la protezione e la difesa dei mezzi del Consiglio presidenziale che operano per il controllo ed il contrasto dell'immigrazione illegale, distaccando, una o più unità assegnate al dispositivo per operare nelle acque territoriali e interne della Libia controllate dal Consiglio presidenziale l Governo di Accordo Nazionale (GNA) in supporto a unità navali libiche;

2.     la ricognizione in territorio libico per la determinazione delle attività di supporto da svolgere;

3.     la possibilità di svolgere attività di collegamento e consulenza a favore della Marina e Guardia costiera libica e la collaborazione per la costituzione di un centro operativo marittimo in territorio libico per la sorveglianza, la cooperazione marittima e il coordinamento delle attività congiunte.

Potranno, inoltre, essere svolte attività per il ripristino dell'efficienza degli assetti terrestri, navali e aerei, comprese le relative infrastrutture, funzionali al supporto per il contrasto dell'immigrazione illegale.

Nel corso della seduta del 1° agosto 2017 le Commissioni III (Affari esteri e comunitari) e IV (Difesa) della Camera hanno approvato una relazione per l'Aula (Doc. XVI, n. 4) "sulla deliberazione del Consiglio dei ministri in merito alla partecipazione dell'Italia alla missione internazionale in supporto alla Guardia Costiera libica, adottata il 28 luglio 2017" (Doc. CCL, n. 2) (Doc. XVI, n. 4). La relazione è stata esaminata dalla Camera nel corso della seduta del 2 agosto. Al termine del dibattito la Camera ha approvato la risoluzione n. 6-00338, nel testo modificato nel corso della seduta.

L’Italia partecipa al complesso delle operazioni indicate nella scheda n. 36 con 754 unità di personale militare (consistenza media annuale pari a 650), con l'impiego di 6 mezzi navali di cui uno dedicato all’assistenza tecnica della marina/guardia costiera libica e di 5 mezzi aerei.

Il fabbisogno finanziario della missione è stimato in euro 21.229.875. La stima prevista nella deliberazione del 28 dicembre 2017, era pari a 63.442.734. Nel 2017 la previsione di spesa per l’intero anno contenuta nella delibera del CDM del 14 gennaio 2017 (scheda n. 36) e riferita alla sola operazione “Mare sicuro” è stata pari a euro 83.998.043.


 

 

Potenziamento dei dispositivi NATO
(Schede 37-40)

 

 

Le schede da 37 a 40, allegate alla deliberazione del deliberata dal Consiglio dei ministri il 28 novembre 2018 (Doc. XXVI, n. 1), si riferiscono alla proroga della partecipazione, per l’ultimo trimestre del 2018, di personale militare al potenziamento di dispositivi NATO.

 

In particolare, la scheda n. 37 riguarda la proroga, per l’ultimo trimestre del 2018, della partecipazione di personale militare al potenziamento del dispositivo NATO Support to Turkey, - denominata nella precedente deliberazione NATO Active Fence- a difesa dei confini sud-orientali dell'Alleanza.

L’Italia partecipa alla missione Active Fence con 130 unità di personale militare nella base militare di Kahramanmara?, in territorio turco.

 Il fabbisogno finanziario della missione, è pari ad euro 4.494.333. La stima prevista nella deliberazione del 28 dicembre 2017, era pari a 8.438.295. In relazione al precedente anno 2017 la deliberazione del Consiglio dei ministri n. 8 del 14 gennaio 2017 stimava il fabbisogno finanziario annuo della missione in euro 11.794.944.

 

L’operazione è stata autorizzata dal Consiglio Atlantico (North Atlantic Council-NAC) il 4 dicembre 2012 su richiesta della Turchia, a seguito dell’abbattimento, nel giugno 2012, di un jet turco da parte di forze governative siriane e dell’uccisione, a ottobre dello stesso anno, di cinque civili turchi a causa di un bombardamento siriano sulla città turca di Akçakale.

La partecipazione italiana è iniziata a giugno 2016, essendo stata autorizzata per il periodo 1° gennaio-31 dicembre 2016 dall’articolo 4, comma 8 del D. L. n. 67/2016. Tale norma ha autorizzato la partecipazione di un contingente di personale militare pari a 130 unità e l’impiego di una batteria SAMP-T (Surface-to-Air Missile Platform/Terrain - Piattaforma a terra per un missile terra-aria) dell’Esercito. Il SAMP/T è un sistema missilistico terra-aria di ultima generazione sviluppato dal consorzio europeo EUROSAM (costituto dalle società MBDA Italia, MBDA Francia e Thales) per l’Italia e la Francia allo scopo di sostituire il sistema missilistico HAWK. Il sistema d’arma è caratterizzato da un’elevata mobilità tattica e strategica (può essere facilmente rischierato per via aerea, navale e ferroviaria).

 

La scheda n. 38 riguarda la proroga, per l’ultimo trimestre del 2018, della partecipazione di personale militare al potenziamento del dispositivo NATO per la sorveglianza dello spazio aereo dell'area sud-orientale dell'Alleanza, di cui alla scheda n. 38 della deliberazione del Consiglio dei ministri n. 8 del 14 gennaio 2017.

L’Italia partecipa al dispositivo con 1 mezzo aereo.

Il fabbisogno finanziario della missione, relativamente all’ultimo trimestre del 2018, è di euro 403.068.  La stima prevista nella deliberazione del 28 dicembre 2017, era pari a 1.496.058. In relazione al precedente anno 2017 la deliberazione del Consiglio dei ministri n. 8 del 14 gennaio 2017 stimava il fabbisogno finanziario annuo della missione in euro 1.896.692.

 

   Il potenziamento del dispositivo NATO mira a rafforzare l'attività di sorveglianza dello spazio aereo dell'area sud-orientale dell’Alleanza mediante l'impiego dei velivoli radar AWACS di proprietà comune della NATO.

Esso rientra nelle Assurance Measures (decisione del Consiglio Atlantico del 2014), progettate dalla NATO in risposta al mutato contesto di sicurezza ai suoi confini e che consistono in una serie dì attività terrestri, marittime e aeree svolte all'interno, sopra e intorno al territorio degli alleati nell'Europa centrale e orientale, intese rafforzare la loro difesa, rassicurare le loro popolazioni e scoraggiare le potenziali aggressioni.

Il potenziamento del dispositivo risponde, inoltre, all’esigenza di implementare una serie di misure di rassicurazione specifiche per la Turchia (c.d. Tailored Assurance Measures for Turkey, decisione del Consiglio Atlantico del 2015), nonché di sostenere la Coalizione internazionale anti Daesh (decisione del 2016) sulla base della richiesta e rimanendo all'interno dello spazio aereo alleato.

L'Italia supporta l'attività garantendo la capacità di Air to Air Refueling (rifornimento in volo) tramite un velivolo KC-767.

L'operazione non ha un termine di scadenza predeterminato.

 

La partecipazione italiana ha avuto inizio il 1° giugno 2016 in forza dell’autorizzazione, per il periodo 1° gennaio-31 dicembre 2016, contenuta dall’articolo 4, comma 9 del DL n. 67/2016; la relazione illustrativa specificava che a seguito della crisi in Ucraina e nell’area mediorientale, la NATO ha incrementato l’attività di sorveglianza dello spazio aereo dei Paesi membri dell’Europa orientale e dell’area sud-orientale dell’Alleanza mediante l’impiego dei velivoli radar AWACS di proprietà comune dell’Alleanza. Per il rifornimento in volo di tali velivoli è necessario il contributo degli Stati membri in quanto l’Alleanza non dispone di aerocisterne di proprietà comune.

 

La scheda n. 39 riguarda la proroga, per l’ultimo trimestre del 2018, della partecipazione di personale militare al potenziamento del dispositivo NATO per la sorveglianza navale dell'area sud dell'Alleanza, di cui alla scheda n. 39 della deliberazione del Consiglio dei ministri n. 8 del 14 gennaio 2017.

L’Italia partecipa al dispositivo con 44 unità di personale militare (con una consistenza media annuale di 13 unità) e un mezzo navale, cui si aggiunge un’unità navale a domanda che potrà essere resa disponibile attingendo ad assetti impiegati in operazioni nazionali.

Il fabbisogno finanziario, relativamente all’ultimo trimestre del 2018, è stimato in euro 253.430. La stima prevista nella deliberazione del 28 dicembre 2017, era pari a 1.817.839. In relazione al precedente anno 2017 la deliberazione del Consiglio dei ministri n. 8 del 14 gennaio 2017 stimava il fabbisogno finanziario annuo della missione in euro 1.816.033.

 

Le misure adottate dalla NATO in proposito sono intese a colmare i “critical shortfalls” in seno alle Standing Naval Forces (SNFs), che costituiscono lo strumento navale a più alta prontezza operativa a disposizione dell’Alleanza.  Le SNFs sono composte da due gruppi di reazione rapida: le Standing NATO Maritime Group (SNMG), composte dal SNMGI e dal SNMG2, e le Standing NATO MineCountermeasures Group (SNMCMG), anch’esse composte dai gruppi SNMCMGI ed SNMCMG2. All'interno di questi gruppi le navi sono poste sotto comando e controllo della NATO, per un periodo di sei mesi, e costituiscono la componente marittima della NATO Response Force (NRF).

 

La scheda n. 40 riguarda la proroga della partecipazione, dell’ultimo trimestre del 2018, di personale militare al potenziamento del dispositivo NATO in Lettonia (enhanced Forward Presence).

 

L'operazione avviene in esecuzione del Trattato NATO, nonché della risoluzione del Consiglio del Nord Atlantico del 10 giugno 2016 (PO2016/0391). In continuità con il Readiness Action Plan[7] adottato dal Vertice del Galles del 2014, la decisione del Vertice di Varsavia dell'8-9 luglio 2016 di dispiegare quattro battaglioni multinazionali a rotazione - più i relativi assetti abilitanti - in Estonia, Lettonia, Lituania e Polonia, nonché il rafforzamento del comando NATO in Romania irrobustisce la capacità di deterrenza e difesa sul fronte orientale.

    La enhanced Forward Presence è costituita dallo schieramento di quattro Battlegroup multinazionali, ciascuno guidato da una Framework Nation - Canada in Lettonia, Germania in Lituania, Regno Unito in Estonia e USA in Polonia - complementari alle forze dei Paesi ospitanti. I sono sotto il comando della NATO, attraverso il Multinational Corps Northeast Headquarters a Szczecin, in Polonia.

 

Il contributo nazionale, inserito nell'ambito del Battlegroup a framework canadese, consta di 160 unità di personale militare e 50 mezzi terrestri.

Il fabbisogno finanziario della missione, relativamente all’ultimo trimestre del 2018, è stimato in euro 8. 417.927. La stima prevista nella deliberazione del 28 dicembre 2017, era pari a 14.626.024. In relazione al precedente anno 2017, la deliberazione del Consiglio dei ministri n. 8 del 14 gennaio 2017 stimava il fabbisogno finanziario annuo della missione in euro 20.040.144.

 


 

Potenziamento del dispositivo NATO per la sorveglianza dello spazio aereo europeo
(Scheda 6-2018)

Avviata per la prima volta con la deliberazione del C.d.M. del 28 dicembre 2017 (DOC. CCL 1-bis)

 

La scheda 6 (2018) fa riferimento alla partecipazione di personale militare al potenziamento del dispositivo NATO per la sorveglianza dello spazio aereo europeo dell'Alleanza. La prevista riarticolazione del contributo nazionale, secondo un piano di avvicendamento concordato con gli Alleati sia nelle modalità sia negli spazi di intervento, consentirà la necessaria flessibilità operativa, in particolare per le fasi di pianificazione e di rischieramento degli assetti.

 

Il potenziamento dell’Air Policing della NATO è inteso a preservare l'integrità dello spazio aereo europeo dell'Alleanza rafforzando l'attività di sorveglianza. In particolare, l'Air Policing è una capacità di cui si è dotata la NATO a partire dalla metà degli anni cinquanta e consiste nell'integrazione, in un unico sistema di difesa aerea e missilistico NATO, dei rispettivi e analoghi sistemi nazionali messi a disposizione dai paesi membri. Il potenziamento di tale capacità si inserisce nell'ambito delle cd. Assurance Measures, progettate dalla NATO a causa del mutato contesto di sicurezza dei propri confini. Esse consistono in una serie di attività terrestri, marittime e aeree svolte all'interno, sopra e intorno al territorio degli Alleati, intese rafforzare la loro difesa, rassicurare le loro popolazioni e scoraggiare le potenziali aggressioni.

L'attività di Air Policing, comprensiva di attività operative e addestrative, è condotta sin dal tempo di pace e consiste nella continua sorveglianza e identificazione di tutte le violazioni all'integrità dello spazio aereo NATO. L'Air Policing è svolta nell'ambito dell'area di responsabilità del Comando operativo alleato della NATO (Allied Command Operation) di stanza a Bruxelles (BEL) e viene coordinata dal Comando aereo (Air Command) di Ramstein (GER).

L’Italia partecipa alla missione con 130 unità, anziché 250 unità di personale militare, come previsto per i primi nove mesi del 2018 (presenza media nell'anno 49 unità in funzione dell'impiego). La scheda in esame fa riferimento ad 8 mezzi aerei impiegati.

Il fabbisogno finanziario della missione, relativamente all’ultimo trimestre del 2018 è di euro 217.571.

La stima prevista nella deliberazione del 28 dicembre 2017, era pari a euro 12.586.035.


 

Esigenze comuni a più teatri operativi delle Forze armate per il 2018
(Scheda 43)

 

La scheda 43 riguarda le spese per assicurazione, trasporto ed infrastrutture, nonché interventi disposti dai comandanti dei contingenti.

 Per le esigenze di stipula dei contratti di assicurazione del personale, di trasporto (del personale, dei mezzi e dei materiali) e di realizzazione di infrastrutture, connessi alle esigenze organizzative e di sicurezza dei contingenti militari nelle aree in cui si svolgono le missioni internazionali, la quantificazione del fabbisogno per i primi nove mesi del 2018 era pari a euro 50.000.000, mentre per l’ultimo trimestre la previsione di spesa è di 26.000.000 (per il 2017 il fabbisogno era pari a 73.600.000 euro).

Vengono inoltre ricompresi nel fabbisogno previsto per i primi nove mesi del 2018 e pari an euro 2.100.000 gli  interventi di prima necessità della popolazione locale dei territori in cui si svolgono missioni internazionali, compreso il ripristino dei servizi essenziali. In particolare si tratta di interventi urgenti o acquisti e lavori da eseguire in economia, anche in deroga alle disposizioni di contabilità generale dello Stato, disposti in caso di necessità o urgenza dai comandanti dei contingenti militari impegnati nella missione internazionale. Si tratta di attività di cooperazione civile-militare intesa a sostenere, in particolare, i progetti di ricostruzione, comprese le infrastrutture sanitarie, le operazioni di assistenza umanitaria, l’assistenza sanitaria e veterinaria, nonché interventi nei settori dell’istruzione e dei servizi di pubblica utilità. Nel 2017 il fabbisogno era stato parimenti di euro 2.100.000.


 

Supporto info-operativo a protezione delle Forze Armate
(Scheda 44
)

La scheda 44 riguarda il mantenimento del dispositivo info-operativo dell’AISE (Agenzia informazioni e sicurezza esterna) a protezione del personale delle Forze Armate impiegato nelle missioni internazionali, in attuazione delle missioni affidate all’AISE dall'articolo 6, comma 2, della legge 3 agosto 2007, n. 124.

In tale ambito, si prevede la realizzazione di opere di protezione e acquisizione di equipaggiamenti, anche al fine di accrescere l'attività di cooperazione con le forze di sicurezza locali.

Per tali esigenze, la quantificazione del fabbisogno finanziario per il periodo gennaio-settembre 2018 era pari a euro 10.000.000. Relativamente all’ultimo trimestre del 2018 si prevede un ulteriore stanziamento di euro 5.000.000. Per l’annualità precedente era stata prevista una spesa di euro 15.000.000.

 


 

 

Interventi di cooperazione allo sviluppo e di smistamento umanitario
(Schede 45-49)

 

La scheda 45 si riferisce ad una serie d’interventi di cooperazione in Afghanistan, Burundi, Etiopia, Repubblica centrafricana, Iraq, Libia, Mali, Niger, Myanmar, Pakistan, Palestina, Siria, Somalia, Sudan, Sud Sudan, Yemen e nei Paesi ad essi limitrofi (in particolare Libano e Giordania, interessati dai flussi di profughi provenienti dalla Siria) nonché, più in generale, nei Paesi destinatari d’iniziative internazionali ed europee in materia di migrazione e sviluppo

In tale ambito, si prevedono interventi con le seguenti finalità:

§  miglioramento delle opportunità lavorative e delle iniziative di “resilienza” a favore della popolazione locale e dei rifugiati/migranti nelle aree di provenienza e transito dei flussi migratori;

§  sostegno delle ricostruzione civile in Paesi in situazione di conflitto, post-conflitto o di fragilità ed in aree colpite naturale o antropica, anche in collaborazione con l’Unione europea, le organizzazioni internazionali e le ONG;

§  protezione del sito archeologico in Petra;

§  Agricoltura sostenibile – Sicurezza alimentare”, in connessione con i seguiti dell’Expo di Milano, con valorizzazione della componente di genere ed i giovani nel quadro della “Piattaforma globale per lo sviluppo rurale” in associazione con le Nazioni Unite e l’OCSE;

§  contributo all’attuazione d’iniziative internazionali e dell’UE in materia di migrazioni e sviluppo;

§  prevenzione, protezione e contrasto alla violenza sessuale sulle donne e le bambine, soprattutto quando usata come tattica di guerra, la tutela e il rispetto dei loro diritti umani, nonché misure a sostegno di iniziative di pace promosse dalle donne.

§  realizzazione di programmi integrati di sminamento umanitario, che prevedono campagne informative, l’assistenza alle vittime e la formazione di operatori locali.

§  attuazione degli obblighi derivanti dalle Convenzioni internazionali sulla messa al bando di mine antipersona, munizioni a grappolo e armi convenzionali inumane.

Per quanto attiene alle operazioni di sminamento umanitario, la relazione illustrativa fa presente che le risorse, pari a 2. 7 milioni di euro pogrammate per la prima metà dell’anno saranno invece utilizzate nell’ultimo trimestre del 2018. Tale cambiamento nella programmazione è attribuibile al fatto che il Comitato nazionale per l’Azione umanitaria contro le mine antipersona (CNAUMA)), massimo organo di coordinamento in materia, si è riunito solo il 3 ottobre scorso.

La quantificazione del fabbisogno finanziario per gli interventi richiamati, riferita al periodo ottobre-dicembre 2018, è pari a 34.500.000 euro: si ricorda che la precedente delibera del 28 dicembre 2017 aveva quantificato il fabbisogno finanziario per tali interventi, per il periodo gennaio-settembre 2018, in 65.000.000 euro. Complessivamente pertanto le risorse stanziate nel 2018 ammontano a 99.500.000 euro (laddove nel 2017 era stata prevista una spesa complessiva di 111.000.000 euro).

 

La scheda 46 fa invece riferimento ad interventi di sostegno ai processi di pace, stabilizzazione rafforzamento della sicurezza in Nord Africa e Medio Oriente (in particolare Libia, Tunisia, Giordania e Libano), Afghanistan, Africa sub-sahariana (Somalia e altri Paesi del Como d’Africa, Mali e regione del Sahel) e America latina e caraibica (compresi Argentina, Bolivia, Colombia, Guatemala, Paraguay e Perù, Paesi CARICOM, Cuba e Repubblica Dominicana).

Gli obiettivi di tali interventi sono

§   la facilitazione del percorso di riconciliazione nazionale e sostegno alla transizione democratica in Libia, tramite attività di institution building a beneficio delle municipalità elette nel 2015, e promuovendo la partecipazione delle donne alla ricostruzione del Paese;

§   interventi di sostegno ai processi di pace, stabilizzazione e rafforzamento della sicurezza in Nord Africa ed in Medio Oriente;

§   il sostegno alla stabilità del Libano, tramite la fornitura di equipaggiamenti non letali alle locali forze di sicurezza.

§   la salvaguardia e valorizzazione del patrimonio archeologico in Afghanistan, Iraq, Libia e Tunisia, finanziando missioni promosse da università e centri di ricerca italiani.

§   il contrasto al settarismo militante e alle violenze inter-confessionali, attraverso iniziative in Giordania in tema di diritti umani e libertà di religione.

§   il sostegno alle iniziative di pace dell’ONU (la missione MINUSMA in Mali), alle attività dell’IGAD per lo sviluppo del Como d’Africa, nonché rafforzamento delle istituzioni democratiche e dello Stato di diritto in Africa sub-sahariana (Corno d’Africa e Sahel), tramite programmi di capacity-building nel settore della sicurezza.

§   l’assistenza ai Paesi dell’America latina e caraibica nel contrasto al crimine organizzato ed ai flussi di capitali illeciti;

§   il sostegno al processo di pace e ricostruzione in Colombia, con iniziative di formazione nel settore dello sminamento, della giustizia ed a sostegno del reinserimento dei guerriglieri; sostegno ad attività dell’Organizzazione degli Stati americani.

 Per tali esigenze, la quantificazione del fabbisogno finanziario per il periodo ottobre-dicembre 2018 è pari a 2.000.000 euro: si ricorda che la precedente delibera del 28 dicembre 2017 aveva quantificato il fabbisogno finanziario per tali interventi, per il periodo gennaio-settembre 2018, in 6.000.000 euro. Complessivamente pertanto le risorse stanziate nel 2018 ammontano a 8.000.000 euro (laddove nel 2017 era stata prevista una spesa complessiva di 12.000.000 euro).

 

La scheda 47 riguarda la partecipazione del nostro Paese ad interventi delle organizzazioni internazionali per la pace e la sicurezza in Nord Africa e Medio Oriente ed in altre aree di crisi in cui l’ONU svolge attività di prevenzione dei conflitti e sostegno ai processi di pace, stabilizzazione e transizione democratica; Paesi destinatari di programmi della NATO di rafforzamento delle istituzioni e degli enti di sicurezza e difesa; Paesi in cui si svolgono le missioni civili dell’OSCE; Paesi della sponda sud del Mediterraneo partner dell’OSCE e membri dell’Unione per il Mediterraneo; Paesi non-UE dell’Iniziativa Centro-europea/InCE (Albania, Bosnia-Erzegovina, Macedonia, Montenegro, Serbia, Belarus, Moldova e Ucraina); Paesi in cui si svolgono le Missioni civili dell’UE; Unione Europea, con riferimento sia ad attività a cura del SEAE (seminari, eventi formativi) che a quelle dell’European lnstitute of Peace e del Centro di eccellenza per il contrasto alle minacce ibride con sede ad Helsinki in Finlandia; Paesi non-UE dell’Iniziativa Centro-europea/InCE (Albania, Bosnia-Erzegovina, Macedonia, Montenegro, Serbia, Bielorussia, Moldova e Ucraina) e dell’Iniziativa Adriatico-Ionica (Albania, Bosnia-Erzegovina, Montenegro, Serbia).

Gli obiettivi di tali interventi sono:

§   il sostegno finanziario al Tribunale speciale dell’ONU per il Libano;

§   il sostegno, con contributi finanziari, alle attività del Dipartimento degli affari politici e dell’Ufficio per la prevenzione del genocidio e la responsabilità di proteggere delle Nazioni Unite,;

§   le iniziative delle Nazioni Unite per il consolidamento della pace e per favorire la partecipazione dei giovani e delle donne al Sustaining Peace:

§   le iniziative del Segretariato delle Nazioni Unite per un peace-keeping moderno ed efficace;

§   le attività e le iniziative dell’ONU a favore della Libia;

§   l’iniziativa "Defence Capacity Building" della NATO;

§   il Meccanismo internazionale, imparziale e indipendente (IIIM) per investigare e perseguire le persone responsabili delle violazioni internazionali in Siria dal marzo 2011;

§   l’attività del Segretariato e i progetti dell’Unione per il Mediterraneo;

§   le iniziative del Centro mediterraneo per l’integrazione per la de-radicalizzazione ed il contrasto all’estremismo religioso violento tra i giovani della sponda sud del Mediterraneo;

§   il Meccanismo di riesame per una migliore attuazione della Convenzione di Palermo contro il crimine organizzato transnazionale (UNTOC);

§   le attività dell’European Institute of Peace ed il Centro di eccellenza alle minacce ibride di Helsinki;

§   assicurare la partecipazione dell’Italia alle iniziative dell’Unione europea in ambito PESCPSDC (iniziative di gestione delle crisi e missioni civili organizzate dal Servizio europeo di azione esterna), e ad eventi di aggiornamento e formazione organizzati dallo stesso SEAE;

§   assicurare la partecipazione di personale civile italiano a supporto delle Missioni NATO;

§   sostenere l’attività istituzionale della Fondazione Segretariato permanente dell’Iniziativa Adriatico-Ionica e le sue iniziative per l’attuazione della strategia macroregionale dell’Unione europea per la regione

§   contribuire, attraverso il rifinanziamento del Fondo InCE presso la Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo (di cui il nostro Paese è l’unico donatore), a progetti di cooperazione a beneficio degli Stati membri dell’InCE non membri dell’UE, per sosteneme la stabilizzazione, la democratizzazione e il percorso europeo.

Per tali esigenze, la quantificazione del fabbisogno finanziario per il periodo ottobre-dicembre 2018 2018 è pari a 2.500.000 euro: si ricorda che la precedente delibera del 28 dicembre 2017 aveva quantificato il fabbisogno finanziario per tali interventi, per il periodo gennaio-settembre 2018, in 25.000.000 euro. Complessivamente pertanto le risorse stanziate nel 2018 ammontano a 27.500.000 euro (laddove nel 2017 era stata prevista una spesa complessiva di 22.000.000 euro).

Si rileva che nella deliberazione in esame non è presente la scheda 48 riguardante l’erogazione di un contributo per adempiere all’obbligo assunto dall’Italia in ambito NATO di sostenere con 120 milioni annui il finanziamento delle forze di sicurezza e difesa afghane, già previsto per l’intera annualità 2018 dalla deliberazione del Consiglio dei ministri del 28 dicembre 2018, così come era accaduto per l’anno precedente.

 

L’ultima scheda, la n. 49, si riferisce ad interventi in aree di crisi (Afghanistan, Arabia Saudita, Egitto, Guinea, Iraq, Libano, Libia, Nigeria, Niger, Pakistan, Palestina, Repubblica democratica del Congo, Somalia, Sud Sudan, Venezuela) ed ovunque il grado di protezione esistente non garantisca adeguatamente la sicurezza delle sedi e l’incolumità del personale e degli utenti degli uffici.

Tali interventi sono finalizzati a controllare e rafforzare i sistemi di protezione delle sedi diplomatico-consolari, anche di nuova istituzione, e del relativo personale, in linea con i parametri tecnici concordati tra MAECI, DIS e Consiglio superiore dei lavori pubblici, adeguando i dispositivi di sicurezza attiva e passiva, anche mediante l’utilizzo di militari dell’Arma dei Carabinieri e trasferendo il trasferimento del personale in edifici più sicuri, laddove non sia possibile portare a termine gli interventi necessari in tempi brevi.

Per tali esigenze, la quantificazione del fabbisogno finanziario per il periodo ottobre-dicembre 2018 è pari ad euro 11.000.000: si ricorda che la precedente delibera del 28 dicembre 2017 aveva quantificato il fabbisogno finanziario per tali interventi, per il periodo gennaio-settembre 2018, in 20.000.000 euro. Complessivamente pertanto le risorse stanziate nel 2018 ammontano a 31000.000 euro (laddove nel 2017 era stata prevista una spesa complessiva di 30.000.000 euro).


Missioni e operazioni dell’UE
(a cura dell’Ufficio Rapporti con l’Unione europea
della Camera dei deputati)

 

Missioni nell’ambito della Politica di sicurezza e difesa dell’UE (PSDC) si sono svolte nei seguenti paesi e territori: ex Repubblica jugoslava di Macedonia, Kosovo, Bosnia-Erzegovina, Territori palestinesi occupati, Guinea-Bissau, Repubblica democratica del Congo, Sudan/Darfur, Ciad, Repubblica centrafricana, Somalia, Afghanistan, Moldova, Ucraina, Iraq, Georgia e Aceh (una provincia dell’Indonesia).

Si tratta in larga parte di azioni a sostegno di riforme della polizia, del sistema giudiziario e delle dogane e di rafforzamento della capacità, che facilitano accordi di cessazione delle ostilità e ne assicurano il rispetto. Possono essere decise missioni nell’ambito della PSDC anche con finalità specifiche, come la sorveglianza delle frontiere o la lotta contro la pirateria.

Il Consiglio dell’UE, nella riunione del 6 marzo 2017 ha adottato delle conclusioni nelle quali ha concordato alcune iniziative al fine di potenziare le strutture di pianificazione e controllo delle missioni dell’UE condotte in ambito PSDC, rafforzando le sinergie tra le missioni civili e quelle militari;

In particolare il Consiglio dell’Ue ha concordato:

·       l’istituzione in seno allo Stato maggiore dell'UE a Bruxelles, di una capacità militare di pianificazione e condotta (MPCC) incaricata della pianificazione operativa e condotta delle missioni militari senza compiti esecutivi, sotto il controllo politico e la direzione strategica del Comitato politico e di sicurezza;

Attualmente l’UE ha in corso tre missioni militari senza compiti esecutivi, nella Repubblica Centroafricana, in Mali e in Somalia.

·       di riunire le competenze civili e militari delle missioni PSDC nell'ambito di una cellula comune di coordinamento a Bruxelles, per la cooperazione civile/militare nella pianificazione operativa e condotta delle missioni PSDC civili e militari senza compiti esecutivi.

Missioni e operazioni in corso

Attualmente le missioni e operazioni militari e civili dell’UE nel mondo sono 16, oltre una non operativa nel quadro della PSDC.

Tutte le missioni e operazioni dell'UE sono condotte nel rispetto del diritto internazionale, di norma sulla base di un mandato dell'ONU e/o di un invito delle autorità nazionali del paese interessato.

Missioni militari

Le missioni militari dell’UE attualmente operative sono 6:

·       EUFOR ALTHEA, avviata nel 2004 per il mantenimento della sicurezza in Bosnia-Erzegovina;

·       EUNAVFOR ATLANTA, missione navale istituita nel 2008 per contrastare le azioni di pirateria sulle coste della Somalia;

·       EUTM SOMALIA, missione lanciata nel 2010 e con sede in Uganda;

·       EUTM MALI, lanciata nel 2013 con lo scopo di fornire, nel sud del Mali, formazione e consulenza militare alle forze armate maliane (FAM);

·       EUFOR RCA, istituita nel febbraio 2014 nella Repubblica centrafricana;

·       EUNAVFOR MED, missione navale istituita nel giugno 2015 a fini di lotta contro i trafficanti di esseri umani nel Mediterraneo, con una prima fase orientata alla raccolta di informazioni di intelligence e due successive che riguardano la caccia attiva ai trafficanti, prima in acque internazionali, poi nelle acque territoriali e interne della Libia, previo mandato delle Nazioni Unite e approvazione del paese interessato.

Missioni civili

Le missioni civili dell’UE attualmente operative sono 11:

·       EULEX KOSOVO, istituita nel 2008, sullo stato di diritto e il sistema giudiziario;

·       EUBAM MOLDAVIA E UCRAINA, istituita nel 2005, per il controllo delle frontiere, in particolare nella regione della Transnistria (missione non operativa nel quadro della PSDC);

·       EUBAM RAFAH, istituita nel 2005, per il controllo di frontiera al valico di Rafah, tra la striscia di Gaza e l’Egitto;

·       EUPOL COOPS, istituita nel 2006, e volta a contribuire alla creazione di un dispositivo di polizia sostenibile ed efficace nei territori palestinesi, presta consulenza alle autorità palestinesi in materia di giustizia penale e aspetti dello stato di diritto;

·       EUMM GEORGIA, istituita nel 2008, missione di monitoraggio al fine di contribuire al ristabilimento e la normalizzazione dell’area;

·       EUCAP SAHEL NIGER, istituita nel 2012 a sostegno delle autorità nigeriane nello sviluppo di capacità proprie di lotta alla criminalità organizzata e al terrorismo nel Sahel;

·       EUCAP SAHEL-MALI, anch’essa istituita nel 2015, a fini di sostegno alle forze di sicurezza interna del Mali.

·       EUCAP SOMALIA, istituita nel 2012 in Somalia con il fine di rafforzare la capacità degli Stati della regione del Corno d’Africa e dell’Oceano Indiano occidentale a gestire efficacemente le rispettive acque territoriali;

·       EUBAM LIBIA, istituita nel 2013 con l’obiettivo di fornire alle autorità libiche sostegno per sviluppare la capacità di accrescere la sicurezza delle frontiere terrestri, marine e aeree, a breve termine, e per implementare una strategia più ampia di gestione integrata delle frontiere a più lungo termine. Per l’evolversi della situazione politica e di sicurezza interna alla Libia, a partire dall’agosto del 2014 la missione ha la sua base operativa in Tunisia;

·       EUAM UCRAINA, istituita nel 2015, per la riforma del settore della sicurezza civile in Ucraina;

·       EUAM IRAQ, istituita ad ottobre 2017 per l’assistenza alle autorità irachene sui profili civili della stratega di sicurezza nazionale dell’Iraq.


Il finanziamento delle Missioni PSDC

L’art. 41 del Trattato sull’Unione europea prevede che le spese:

·     amministrative in ambito PESC siano a carico del Bilancio dell’UE;

·     operative siano anch’esse a carico del Bilancio dell’UE, ad eccezione di quelle derivanti da operazioni nel settore militare o della difesa (a meno che il Consiglio non decida altrimenti all’unanimità) che sono a carico degli Stati membri secondo un criterio di ripartizione basato sul prodotto nazionale lordo (a meno che il Consiglio, deliberando all'unanimità, non stabilisca altrimenti).

Da ciò deriva che le spese operative per le missioni civili rientrano tra quelle a carico del bilancio dell’UE.

Per le missioni UE nel settore militare o della difesa si applica dunque la regola per cui i costi sono sostenuti direttamente dagli Stati membri (“Costs lie where they fall”).  

Per alcuni dei costi relativi ad operazioni militari è stato predisposto fin dal 2004 un meccanismo denominato “meccanismo Athena”, concepito per amministrare, sulla base di contributi degli Stati membri in proporzione dei rispettivi PIL nazionali, il finanziamento di una serie di spese definite come comuni dalla decisione istitutiva del meccanismo Athena (l’elenco dei costi comuni a carico di Athena è ampliabile dal Consiglio o se richiesto dal Comandante dell’operazione e dal Comitato speciale che gestisce il meccanismo Athena, composto da rappresentanti degli Stati membri).

In pratica solo una parte molto limitata delle spese relative alle operazioni militari di gestione crisi è messa in comune (stimata tra il 10 ed il 20% a seconda della natura dell’operazione). Al meccanismo Athena partecipano tutti gli Stati membri ad eccezione della Danimarca, che ha un opt-out sulla PSDC. L’Italia contribuisce al meccanismo Athena, secondo un criterio di ripartizione basato sul prodotto nazionale lordo, per 12,10%.

Attualmente, sono in corso presso il Consiglio dell’UE i lavori per la revisione del meccanismo Athena volta ad ampliare la lista delle spese comuni, per comprendervi, in particolare, il dispiegamento dei Battlegroups dell’UE.

Si segnala, inoltre, che l’Alta Rappresentante, Federica Mogherini, ha presentato il 13 giugno 2018 la proposta di istituire – al di fuori del bilancio dell’UE - un fondo (European Peace Facility) in grado di dotare l’UE di mezzi e strumenti adeguati nell’ambito della difesa e della sicurezza. Lo strumento europeo per la pace - finanziato attraverso i contributi degli Stati membri dell'UE, sulla base di un criterio di ripartizione fondato sul reddito nazionale lordo -estenderebbe la portata dei costi comuni per le missioni e operazioni a carattere militare a titolo della politica di sicurezza e di difesa comune, sostituendo l’attuale meccanismo Athena per i costi comuni delle missioni PSDC. Lo Strumento europeo per la pace dovrebbe disporre di risorse per 10,5 miliardi di euro per il periodo relativo al prossimo Quadro finanziario pluriennale 2021-2027.

 



[1]     Tale previsione normativa è stata recentemente inserita negli articoli 2 e 3 della legge quadro sulle missioni internazionali dall'articolo  6, comma 1, lettera a), n. 2), del decreto legge n. 148 del 2017, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 172 del 2017. Ai sensi del comma 3 articolo 17, della legge, n. 196 del 2009 “(…) I disegni di legge, gli schemi di decreto legislativo, gli emendamenti di iniziativa governativa che comportino conseguenze finanziarie devono essere corredati di una relazione tecnica, predisposta dalle amministrazioni competenti e verificata dal Ministero dell'economia e delle finanze, sulla quantificazione delle entrate e degli oneri recati da ciascuna disposizione, nonché delle relative coperture, con la specificazione, per la spesa corrente e per le minori entrate, degli oneri annuali fino alla completa attuazione delle norme e, per le spese in conto capitale, della modulazione relativa agli anni compresi nel bilancio pluriennale e dell'onere complessivo in relazione agli obiettivi fisici previsti. Alla relazione tecnica è allegato un prospetto riepilogativo degli effetti finanziari di ciascuna disposizione ai fini del saldo netto da finanziare del bilancio dello Stato, del saldo di cassa delle amministrazioni pubbliche e dell'indebitamento netto del conto consolidato delle pubbliche amministrazioni. Nella relazione sono indicati i dati e i metodi utilizzati per la quantificazione, le loro fonti e ogni elemento utile per la verifica tecnica in sede parlamentare secondo le norme di cui ai regolamenti parlamentari, nonché il raccordo con le previsioni tendenziali del bilancio dello Stato, del conto consolidato di cassa e del conto economico delle amministrazioni pubbliche, contenute nel DEF ed eventuali successivi aggiornamenti”.

[2]     Rispettivamente, e specificamente: scheda 3 (partecipazione di personale della Polizia di Stato alla missione EULEX Kosovo), scheda 4 (partecipazione di due magistrati collocati fuori ruolo alla missione EULEX Kosovo), scheda 5 (partecipazione di una unità di personale della Polizia di Stato alla missione UNMIK), scheda 7 (partecipazione di personale delle Forze di polizia - Polizia di Stato, Arma dei Carabinieri, Corpo della Guardia di Finanza - alla missione bilaterale di cooperazione in Albania e nei Paesi dell’area balcanica).

[3]     Lo stesso giorno in cui l'Assemblea Generale dell'ONU riconosce il Consiglio nazionale transitorio (CNT).

[4]     Come già rilevato la scheda n. 24 non è presente nella deliberazione in esame in quando la relativa missione bilaterale di assistenza alla Guardia costiera della Marina militare libica, era stata autorizzata per l’intero anno 2018 dalla deliberazione del consiglio dei ministri del 28 dicembre 2017.

[5]     Il 18 dicembre 2015 il Consiglio di Sicurezza dell'ONU aveva adottato all'unanimità la Risoluzione n. 2259 (2015) sulla Libia in cui si invita il Consiglio di presidenza libico a lavorare speditamente per formare entro 30 giorni il Governo di unità nazionale che costituirà l'unico governo legittimo della Libia, necessario ad assicurare la governance, la stabilità e lo sviluppo della Libia - come già affermato nel Comunicato di Roma. Si chiedeva, inoltre, agli Stati membri di rispondere urgentemente alle richieste di assistenza del Governo di unità nazionale per l'attuazione dell'Accordo politico libico. Si imponeva, infine, agli Stati membri di assistere prontamente il Governo di unità nazionale nel rispondere alle minacce alla sicurezza libica e a sostenere attivamente il nuovo Governo nella necessità di sconfiggere ISIS ed i gruppi ad esso affiliati o ad al-Qaeda, su sua richiesta.

[6]    L’Italia aveva già contribuito a tale missione dal 1991 al 2014 con un contingente di personale militare  di 5 unità nel 2014 (Le missioni internazionali: tabelle e grafici, Dossier di documentazione, Servizio Studi - Dipartimento Difesa, Camera dei deputati, n. 273 del 6 febbraio 2017).

[7]    Al vertice di Newport del 4-5 settembre 2014, è stato approvato il Readiness Action Plan (RAP) come risposta dell’Alleanza Atlantica alle minacce di sicurezza provenienti dal fianco Est, individuando tuttavia uno strumento flessibile per far fronte a sfide originate da qualunque fianco. In termini operativi, oltre ad elencare le “misure di riassicurazione” adottate a favore degli Alleati dell’Est, il RAP prevede tra le "misure di adattamento" un aumento della capacità di pronta reazione della NATO Response Force (NRF),  con la costituzione di forze prontamente disponibili (Very High Readiness Joint Task Force-VJTF), una brigata multinazionale capace di entrare in azione in sole 48 ore. Essa sarà composta da circa 4.000 uomini e non avrà una base fissa, ma si avvarrà di cinque basi situate in Romania, Polonia e paesi baltici.