Camera dei deputati - Legislatura - Dossier di documentazione (Versione per stampa) |
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Autore: | Servizio Biblioteca - Ufficio Documentazione italiana |
Titolo: | La disfatta di Caporetto nel dibattito parlamentare alla Camera dei deputati |
Serie: | Dossier di documentazione storica Numero: 4 |
Data: | 05/11/2021 |
Organi della Camera: | VII Cultura |
DI DOCUMENTAZIONE
La disfatta di Caporetto nel dibattito parlamentare
alla Camera dei deputati
N. 4 – Ottobre 2021
Servizio responsabile:
SERVIZIO BIBLIOTECA - Ufficio della documentazione bibliografica, legislativa e parlamentare italiana
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Le immagini sono tratte dalle collezioni della Biblioteca della Camera dei deputati
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Premessa
Il presente dossier intende ripercorrere, attraverso la raccolta dell’attività parlamentare della Camera dei deputati tra il 25 ottobre e il 22 dicembre 1917, la storia della dodicesima battaglia dell’Isonzo, meglio nota come “rotta” o “disfatta” di Caporetto.
Alle 2.00 del 24 ottobre 1917 una poderosa, violenta offensiva austro-tedesca travolge il “fronte giulio” schierato lungo l’Isonzo, penetra in territorio italiano e, scavalcando uno dopo l’altro i fiumi che tagliano la pianura veneta, costringe il Regio Esercito ad arretrare di 150 chilometri fino al Piave.
L’esercito italiano fino a quel momento ha combattuto valorosamente e, nella undicesima battaglia dell’Isonzo, sembra aver spinto il nemico sull’orlo del crollo. L’estrema debolezza dell’alleato austro-ungarico consigliano alla Germania il massiccio trasferimento di mezzi e reparti sul fronte, allo scopo di piegare la resistenza degli italiani, indurli a negoziare una pace separata e raggiungere rapidamente la fine vittoriosa del conflitto. L’operazione è resa possibile dal crollo del fronte orientale conseguente alla crisi interna russa, alla disgregazione dell’Armata zarista e alla paralisi sul fronte francese. Benché lo Stato maggiore italiano sia informato di una prossima “offensiva nemica grandiosa” sull’Isonzo, la 2a Armata non regge al formidabile urto e gli austro-tedeschi riescono nello sfondamento dell’ala sinistra del fronte, nella conca di Plezzo.
Il Capo di Stato maggiore dell’esercito, il generale Luigi Cadorna, imputa la responsabilità della rotta alla " […] mancata resistenza di reparti della 2a Armata, vilmente ritiratisi senza combattere, o ignominiosamente arresisi al nemico” e dispone il ripiegamento della linea del fronte, secondo il piano stabilito. Il Governo, valutata la potenziale grave ripercussione morale del comunicato, prima di diramarlo alla stampa lo modifica, inserendovi un più blando riferimento alla "violenza dell'attacco e […] deficiente resistenza di alcuni reparti della 2a Armata”.
Il 27 ottobre il Regio Esercito è dunque in ritirata e il 3 novembre deve cedere al nemico anche il Tagliamento. Il 9 novembre il colossale ripiegamento al di là del Piave può dirsi sostanzialmente concluso: l’esercito italiano, che ha subito la perdita di migliaia di uomini e centinaia di migliaia di prigionieri e sbandati, a partire da quel momento riesce a fermare l’avanzata nemica e a riorganizzarsi.
Immediate le conseguenze politiche e militari della “rotta”: il 25 ottobre, nell'ambito della discussione sulla proroga dell'esercizio provvisorio per il 1917- 18, la Camera dei deputati, che pure ha acclamato i ministri intervenuti nella
discussione, respinge la prima parte dell’ordine del giorno Callaini sfiduciando, con 314 voti contrari e 96 a favore, il Governo; il 26 ottobre Boselli comunica alla Camera di aver rassegnato le dimissioni; il 30 ottobre Vittorio Emanuele Orlando è nominato Presidente del Consiglio dei ministri e da quel momento si dedica all'opera di propaganda e organizzazione della resistenza, polemizzando in particolare contro il “disfattismo colposo” del partito socialista; l’8 novembre il Re notifica al generale Cadorna la sua sostituzione con il generale Armando Diaz: come ricorda Giovanni Giolitti, il 12 novembre, nel discorso di Dronero, “dopo il disastro di Caporetto fu merito del ministro Orlando di aver allontanato dal comando dell'esercito il generale Cadorna, e di avergli sostituito un comandante veramente degno "; nella stessa giornata del 12 novembre Vittorio Emanuele Orlando fa le sue prime comunicazioni alla Camera e il 22 dicembre conclude il suo discorso in Assemblea ribadendo: «La voce dei morti e la volontà dei vivi, il senso dell’onore e la regione dell’utilità, concordemente, solennemente ci rivolgono adunque un ammonimento solo, ci additano una sola via di salvezza: resistere, resistere, resistere!».
Il 12 gennaio 1918 viene istituita, con il regio decreto n. 35, una Commissione di inchiesta per l’accertamento delle cause e delle eventuali responsabilità degli avvenimenti militari, determinanti il ripiegamento sul Piave. La Commissione tiene 241 sedute, raccoglie 1012 deposizioni verbali di militari di ogni grado e, il 25 giugno, termina i lavori. La relazione conclusiva si intitola Dall’Isonzo al Piave, 24 ottobre – 9 novembre 1917 ed è suddivisa in tre volumi: Cenno schematico degli avvenimenti, Le cause e le responsabilità degli avvenimenti nonché una raccolta di 22 tavole fuori testo.
In allegato, a corredo della documentazione parlamentare, alcune immagini tratte dalle collezioni della Biblioteca della Camera dei deputati.
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Pagina
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Tornata del 25 ottobre 1917
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1
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Tornata del 26 ottobre 1917
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24
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Tornata del 14 novembre 1917
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26
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Tornata del 12 dicembre 1917
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37
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Tornata del 19 dicembre 1917
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60
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Tornata del 20 dicembre 1917
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85
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Tornata del 21 dicembre 1917
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114
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Tornata del 22 dicembre 1917
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157
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Allegati 235