La partecipazione dell'UE alla Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (Cop 26) 4 novembre 2021 |
Indice |
La posizione dell'UE alla Cop 26|Le iniziative dell'UE contro i cambiamenti climatici| |
La posizione dell'UE alla Cop 26 |
Le conclusioni del Consiglio ambiente
In vista della 26ma Conferenza delle parti (COP26) della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico (UNFCC), prevista per il prossimo novembre a Glasgow (31 ottobre-12 novembre), il
Consiglio dei ministri dell'
ambiente dell'UE ha approvato
conclusioni il
6 ottobre 2021, che definiscono la posizione negoziale dell'UE.
Il Consiglio, nel sottolineare che il cambiamento climatico è una minaccia diretta per l'umanità e che l'azione globale per il clima rimane insufficiente, evidenzia la
necessità di
una transizione verso economie e società climaticamente neutre, resilienti, sostenibili, circolari ed efficienti nell'utilizzo delle risorse
. Tale transizione deve essere giusta e garantire che nessuno sia lasciato indietro.
Il Consiglio, nell'esprimere apprezzamento per il lavoro svolto dal Gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici (
IPCC) nella
sesta relazione di valutazione pubblicata lo scorso 9 agosto, sottolinea la
necessità di rafforzare
urgentemente
l'ambizione di mitigazione del cambiamento climatico globale nel breve termine, con largo anticipo rispetto al 2030.
Il Consiglio esprime preoccupazione per il fatto che, collettivamente, i
contributi determinati a livello nazionale (NDC) presentati dalle Parti aderenti all'
Accordo di Parigi, sono ancora
lontanti dal consentire il raggiungimento degli obiettivi
di lungo termine dell'Accordo. Accoglie pertanto con favore la
relazione di sintesi sugli NDC elaborata dal segretariato dell'UNFCCC, che può aiutare le parti a valutare i progressi dell'azione per il clima.
I contributi determinati a livello nazionale (
nationally determined contributions - NDC) sono lo strumento principale dell'Accordo di Parigi e illustrano gli sforzi compiuti da ciascun paese per ridurre le emissioni nazionali e adattarsi alle conseguenze dei cambiamenti climatici. Il Segretariato dell'UNFCCC aveva pubblicato lo scorso febbraio un
rapporto di sintesi dei contributi determinati a livello nazionale basato sui contributi presentati entro il 31 dicembre 2020 da 75 parti.
Il Consiglio dell'UE sottolinea inoltre che tutte le parti, in particolare i principali responsabili delle emissioni, devono aumentare le proprie ambizioni a breve e lungo termine e potenziare l'azione per il clima, anche ricorrendo alla fissazione del prezzo del carbonio. Si riconosce, per un verso, la necessità di promuovere la parità di genere e l'emancipazione delle donne, ai fini di un'azione efficace per il clima, e, per l'altro, della partecipazione e dell'impegno attivo del pubblico nonché dell'accesso alle informazioni nella pianificazione e nell'attuazione dell'azione per il clima.
Richiamando le conclusioni del
Consiglio europeo
del 24-25 maggio 2021 e le
conclusioni
del Consiglio del del 25 gennaio 2021 sulla diplomazia climatica ed energetica, si ribadisce l'importanza di un'azione forte e coordinata dell'UE e dei suoi Stati membri mediante una diplomazia climatica ed energetica europea attiva.
Quanto alla necessità di rafforzare l'azione, l'ambizione e il sostegno
, il Consiglio:
Per ciò che concerne il conseguimento dei risultati alla Conferenza di Glasgow, il Consiglio è determinato:
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Il Consiglio europeo del 21-22 ottobre
In vista della Cop26 di Glasgow, il Consiglio europeo, nelle conclusioni adottate nella riunione del
21 e 22 ottobre, ha chiesto una risposta globale ambiziosa ai cambiamenti climatici definendo essenziale fare in modo che rimanga raggiungibile l'obiettivo di limitare il riscaldamento globale a 1,5°. Il Consiglio ha invitato tutte le parti a
proporre e attuare obiettivi e politiche nazionali ambiziosi. In particolare, ha esortato le grandi economie che non l'hanno ancora fatto a comunicare o aggiornare, in tempo per la COP26,
contributi determinati a livello nazionale (
NDC)
rafforzati e ambiziosi e a presentare
strategie a lungo termine per
azzerare le emissioni nette entro il 2050. Il Consiglio europeo ha infine ricordato l'impegno dell'UE e dei suoi Stati membri a continuare ad
aumentare i loro
finanziamenti per il clima e ha esortato gli altri paesi sviluppati ad aumentare con urgenza il loro contributo all'obiettivo collettivo di finanziamento per il clima pari a 100 miliardi di dollari l'anno fino al 2025.
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Le conclusioni del Consiglio ECOFIN sui finanziamenti per il clima
Il Consiglio Economia e Finanza dell'UE (Ecofin) ha adottato il
5 ottobre scorso
conclusioni in preparazione della COP26, che costituiscono un mandato specifico per i negoziatori dell'UE per gli aspetti relativi alla finanza per il clima e che sono richiamate nelle conclusioni del Consiglio dei ministri dell'ambiente del 6 ottobre.
Le conclusioni sottolineano
l'impegno dell'UE e degli Stati membri ad
accelerare ulteriormente gli sforzi già in atto con il
Green Deal europeo, e con gli obiettivi ecologici e relativi alla spesa per il clima perseguiti dal Quadro finanziario pluriennale dell'UE – compresi i suoi strumenti di politica esterna – e da
Next Generation EU. Sottolineano inoltre che progressi rapidi e ambiziosi verso il conseguimento degli obiettivi a lungo termine dell'Accordo di Parigi richiedono una
gestione dei flussi finanziari - pubblici e privati, nazionali e internazionali –
coerenti con il percorso di transizione verso uno
sviluppo a basse emissioni di gas a effetto serra e resiliente ai cambiamenti climatici.
Sottolineando l'effetto leva delle politiche pubbliche, il Consiglio pone l'accento sulla
necessità di mobilitare finanziamenti privati e incoraggia tutte le Parti a migliorare la
trasparenza delle informazioni sui finanziamenti privati nell'azione per il clima.
Il Consiglio sottolinea altresì che l'UE e i suoi Stati membri stanno adottando misure ambiziose per allineare i flussi finanziari all'Accordo di Parigi, e in proposito ricorda il
Piano d'azione dell'UE del 2018 per finanziare la crescita sostenibile e la più recente
Strategia per finanziare la transizione verso un'economia sostenibile. Le conclusioni richiamano i progressi compiuti in merito a una
tassonomia dell'UE per le attività economiche ecosostenibili
. Si segnalano in proposito l'approvazione del regolamento
UE 2020/852 e la presentazione della comunicazione "Tassonomia dell'UE, comunicazione societaria sulla sostenibilità, preferenze di sostenibilità e doveri fiduciari: dirigere i finanziamenti verso il Green Deal europeo".
Il Consiglio sottolinea che l'Unione intende sostenere la convergenza degli approcci e degli strumenti di finanza sostenibile a livello mondiale, guarda con favore all'attività del
Gruppo di lavoro in materia di finanza sostenibile in seno al G20 e al
Consiglio per la stabilità finanziaria e incoraggia i partner ad aderire alla
Piattaforma internazionale sulla finanza sostenibile.
Il Consiglio definisce
essenziali per la creazione di un contesto favorevole ad orientare i flussi finanziari verso investimenti climaticamente neutri e in grado di sostenere una transizione giusta, la
fissazione del prezzo del carbonio e la graduale
eliminazione delle sovvenzioni per i combustibili fossili. In tale prospettiva si impegna ad assistere i paesi in via di sviluppo nei loro sforzi ed accoglie con favore l
'impegno assunto dal vertice del
G7 di giugno di
porre termine, entro la fine del 2021,
ai nuovi sostegni pubblici in favore della produzione internazionale di
energia elettrica
in centrali termiche a carbone non soggette ad abbattimento del carbonio. Invita pertanto i membri dell'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo (OCSE) a dare seguito a tale impegno.
Le conclusioni del Consiglio Ecofin richiamano il ruolo cruciale delle banche multilaterali di sviluppo e delle istituzioni di finanziamento dello sviluppo accogliendo favorevolmente le strategie definite in primo luogo dalla Banca europea degli investimenti, dalla Banca europea per la ricostruzione e dal Gruppo della Banca mondiale.
Ricordando che l'UE e i suoi Stati membri sono il principale erogatore di fondi pubblici internazionali per la lotta ai cambiamenti climatici e che, dal 2013, hanno più che raddoppiato il loro contributo, il Consiglio ribadisce l'impegno dell'UE e dei suoi Stati membri ad
aumentare il proprio
contributo ai finanziamenti internazionali per il clima (da fonti pubbliche e private, bilaterali e multilaterali, comprese le fonti di finanziamento alternative) per conseguire l'obiettivo dei paesi sviluppati di mobilitare collettivamente
100 miliardi di dollari all'anno fino al 2025 e invita gli
altri paesi sviluppati ad aumentare a loro volta
con urgenza il rispettivo contributo. Dichiara altresì l'impegno a partecipare alle deliberazioni su un
nuovo obiettivo collettivo a partire da una soglia di
almeno 100 miliardi di dollari all'anno
dopo il 2025, tenendo conto delle esigenze e delle priorità dei paesi in via di sviluppo.
Si ricorda che il 15 settembre 2021, nel
discorso sullo Stato dell'Unione, la Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, nel ricordare che l'Unione europea contribuisce con 25 miliardi di dollari all'anno, ha segnalato che intende proporre un
finanziamento supplementare di quattro miliardi di euro fino al 2027 per il clima.
Il
29 ottobre 2021
il Consiglio dell'UE ha approvato il rendiconto dei finanziamenti del 2020 per il clima: 23,39 miliardi di euro impegnati dall'Unione europea e dai suoi 27 Stati membri per sostenere i paesi in via di sviluppo nella riduzione delle loro emissioni di gas serra e nell'adattamento agli impatti dei cambiamenti climatici.
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Gli indirizzi del Parlamento europeo
Il 21 ottobre il Parlamento europeo ha approvato una
risoluzione sulla COP26 in cui tra l'altro ribadisce la necessità di porre urgentemente fine alle sovvenzioni ai combustibili fossili. Osservando che queste ammontano nell'UE a circa 50 miliardi di euro, invita gli Stati membri ad adottare politiche concrete per la loro eliminazione graduale entro il 2025 e invita tutte le altre parti ad adottare misure analoghe. Il Parlamento europeo sollecita inoltre tutte le parti a concludere le questioni ancora pendenti per la messa a punto del codice dell'accordo di Parigi, in particolare per quanto riguarda la trasparenza, i calendari comuni e i meccanismi di cooperazione di cui all'articolo 6, al fine di garantire una forte integrità ambientale e conseguire il massimo livello di ambizione nell'UE e nel mondo.
Nella stessa data il Parlamento europeo ha approvato un'ulteriore
risoluzione sulla Strategia dell'UE per ridurre le emissioni di metano in cui chiede tra l'altro la definizione di obiettivi vincolanti per la misurazione e la riduzione delle emissioni di metano al fine di soddisfare gli obiettivi climatici dell'Unione europea e migliorare la qualità dell'aria.
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L'impegno USA-UE per ridurre le emissioni di metano
Il
18 settembre 2021, in occasione del Forum sull'energia e sul clima delle maggiori economie mondiali (MEF), il Presidente Joe Biden e la Presidente Ursula von der Leyen hanno annunciato che in occasione della COP26 lanceranno
l'impegno mondiale sul metano, un'iniziativa per ridurre le emissioni globali di metano. I due leader hanno esortato i paesi partecipanti ad aderire e hanno accolto con favore il sostegno già manifestato da alcuni paesi, tra cui l'Italia.
La riduzione delle emissioni di metano nel decennio in corso è una tappa fondamentale del percorso dell'Unione Europea verso una riduzione delle emissioni di gas a effetto serra di almeno il 55% entro il 2030. In tale prospettiva e nell'ambito dell'attuazione del
Green Deal, la Commissione europea ha adottato lo scorso
14 ottobre 2020 una
Strategia per la riduzione delle emissioni di metano
, che interessa settori chiave
come energia, agricoltura e rifiuti. Una precedente strategia adottata nel
1996 aveva contribuito quasi a dimezzare le emissioni prodotte dalle discariche.
Una riduzione delle emissioni di metano è complementare all'azione relativa all'anidride carbonica e ad altri gas a effetto serra ed è considerata l'unica strategia efficace per frenare il riscaldamento globale e per contenere il riscaldamento a 1,5 gradi Celsius.
L'iniziativa si prefigge di ridurre di almeno il
30%
entro il 2030 le
emissioni globali di metano rispetto ai livelli del 2020. Il raggiungimento di quest'obiettivo potrebbe ridurre il riscaldamento di almeno 0,2 gradi Celsius entro il 2050.
Secondo la
Relazione sulla valutazione mondiale del metano (maggio 2021) della
Coalizione per il clima e l'aria pulita (
CCAC) e del
Programma delle Nazioni Unite per l'ambiente (
UNEP), raggiungere l'obiettivo previsto per il 2030 ridurrebbe l'inquinamento da ozono, e potrebbe evitare oltre 200.000 decessi prematuri, centinaia di migliaia di accessi al pronto soccorso per problemi d'asma e la perdita di oltre 20 milioni di tonnellate di colture l'anno.
Oltre 100 paesi hanno aderito all'accordo nel corso della COP26, aggiungendosi alle prime adesioni tra cui figuravano, oltre all'UE e agli Stati Uniti, Italia, Argentina, Ghana, Indonesia, Iraq, Messico, Regno Unito.
La Commissione europea ha preannunciato la presentazione di proposte legislative per
misurare, comunicare e verificare le emissioni di metano,
porre limiti al rilascio in atmosfera e alla
combustione in torcia e imporre
obblighi relativi all'individuazione e alla riparazione delle
perdite. Ulteriori proposte dovrebbero favorire l'adozione delle
tecnologie di mitigazione attraverso il
sequestro del carbonio nei suoli agricoli e attraverso i piani strategici della
politica agricola comune, nonché promuovere la produzione di biometano utilizzando i rifiuti e i residui dell'agricoltura. La Commissione sostiene infine la creazione di un
osservatorio internazionale indipendente delle emissioni di metano (IMEO) da parte del Programma per l'ambiente delle Nazioni Unite (UNEP). L'IMEO dovrebbe svolgere un ruolo importante nel calcolo delle emissioni di metano e nel conseguimento degli obiettivi dell'impegno mondiale sul metano.
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Le iniziative dell'UE contro i cambiamenti climatici |
Il Green Deal
Il traguardo del raggiungimento della
neutralità climatica dell'UE entro il
2050, ossia dell'equilibrio tra le emissioni e assorbimenti di gas ad effetto serra, è stato fissato dal
Green Deal, presentato dalla Commissione europea l'11 dicembre 2019. Nella comunicazione viene tracciata una
roadmap volta a conseguire tale finalità attraverso la trasformazione dell'economia e della società in senso ecosostenibile con un ampio spettro di interventi in settori quali: energia, industria (inclusa quella edilizia), trasporti e mobilità, agricoltura, gestione dei rifiuti, tutela dell'ambiente e della biodiversità, ricerca. L'obiettivo di realizzare una società a impatto climatico zero entro il 2050 è stato confermato dal successivo
Consiglio europeo del
12 e 13 dicembre 2019.
Tra le proposte annunciate dal
Green Deal figuravano, oltre alla presentazione di una legge europea per il clima, approvata di recente, e alla revisione della normativa in materia di clima ed energia (si veda il pacchetto Fit for 55), documenti strategici che sono stati presentati, tra cui:
Da ultimo si ricorda la
Strategia forestale, presentata nel luglio 2021 poco dopo il pacchetto "Fit for 55", che contribuisce al raggiungimento degli obiettivi climatici dell'UE al 2030 tramite la tutela e la crescita delle foreste, che costituiscono importanti bacini di assorbimento delle emissioni. L'atto definisce il quadro necessario a garantire uno sviluppo costante di
foreste sane e diversificate. Propone misure per dare impulso ad un'economia forestale non basata sullo sfruttamento del legname. Pone l'accento sul rimboschimento e sull'imboschimento sostenibili e stabilisce l'obiettivo della messa a dimora di almeno
tre miliardi di nuovi alberi nell'UE
entro il 2030. La strategia mira inoltre a sostenere le funzioni socioeconomiche delle foreste per la prosperità delle aree rurali e promuovere una bio-economia forestale sostenibile, ad invertire la tendenza alla perdita di biodiversità e a proteggere gli ecosistemi forestali.
La Presidente von der Leyen ha inoltre inviato una
lettera di intenti al presidente del Parlamento europeo, David Sassoli e al presidente di turno del Consiglio, il primo ministro sloveno Janez Janša, in cui illustra le iniziative che la Commissione intende adottare il prossimo anno, tra cui figurano, nell'ambito dell'attuazione del
Green Deal: una proposta sulla gestione integrata delle
risorse idriche e sugli inquinanti delle acque superficiali e sotterranee; una proposta sulla
certificazione degli
assorbimenti di CO2; una proposta sul
diritto alla riparazione; una proposta su un quadro dell'UE per la
misurazione armonizzata delle emissioni dei trasporti e della
logistica; una proposta volta a ridurre il rilascio di
microplastiche nell'ambiente e a limitare l'aggiunta di microplastiche nei prodotti.
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Il contributo dell'UE all'azione globale per il clima
Nel corso del Consiglio europeo del
10 e 11 dicembre 2020, i leader dell'UE hanno approvato un
obiettivo vincolante di
riduzione interna
netta delle
emissioni di gas a effetto serra di
almeno il 55% entro il 2030 (rispetto ai livelli del 1990), quale
tappa intermedia verso il raggiungimento della neutralità climatica entro il 2050.
Tale obiettivo è stato trasferito nel
contributo determinato a livello nazionale (
NDC) approvato dal Consiglio dell'UE il 17 dicembre 2020 e
trasmesso al Segretariato dell'UNFCCC, che impegna l'Unione
congiuntamente agli Stati membri "a conseguire un obiettivo vincolante di riduzione interna netta delle emissioni di gas a effetto serra di almeno il
55% entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990".
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La legge europea sul clima
Con l'approvazione della
legge europea per il clima (regolamento (UE)
2021/1119 del 30 giugno 2021), l'Unione europea ha istituito un quadro per la
riduzione graduale e
irreversibile delle
emissioni antropogeniche di gas a effetto serra e l'
aumento degli assorbimenti dai pozzi regolamentati nel diritto dell'Unione.
La legge ha reso vincolante per l'Ue e per gli Stati membri il traguardo, fissato dal
Green Deal,
dell'azzeramento delle emissioni nette e del raggiungimento della
neutralità climatica
entro il 2050.
Il regolamento ha inoltre fissato il nuovo
obiettivo intermedio di decremento delle emissioni al
2030 (rispetto ai livelli del 1990), impegnando
collettivamente gli Stati membri a ridurre le emissioni nette di gas serra di almeno il
55%. Il
target indicato per il 2030 è in linea con il contributo comunicato all'UNFCCC. Il successivo obiettivo al
2040 sarà individuato dalla Commissione europea con una proposta legislativa entro i sei mesi successivi al primo bilancio globale previsto dall'Accordo di Parigi nel 2023.
Entro il 30 settembre 2023, e successivamente ogni cinque anni, la Commissione europea valuterà i progressi collettivi compiuti da tutti gli Stati membri verso la neutralità climatica e nell'adattamento e la coerenza delle misure dell'Unione con gli stessi obiettivi.
Il seguente grafico illustra la traiettoria di riduzione delle emissioni, che dovrebbe condurre alla decarbonizzazione dell'UE entro il 2050.
Il percorso dell'Unione europea verso la neutralità climatica
(Fonte: Commissione europea, 2021) |
Il pacchetto "Pronti per il 55%" (FIT FOR 55%)
Il 14 luglio la Commissione europea ha presentato un pacchetto di proposte denominato "Pronti per il 55%", cosiddetto "Fit for 55%", per conseguire i nuovi obiettivi climatici. Il pacchetto di proposte legislative è accompagnato dalla
comunicazione "Pronti per il 55 %"
: realizzare l'obiettivo climatico dell'UE per il 2030 lungo il cammino verso la neutralità climatica", che ne inquadra il contenuto.
Le proposte, nuove e di revisione della normativa vigente, intervengono su numerosi settori: dalla riforma del sistema di scambio di quote di emissioni (ETS) e della normativa sulle energie rinnovabili e sull'efficienza energetica, fino all'introduzione di un meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere e all'istituzione di un Fondo sociale per il clima.
Le proposte del pacchetto nei prossimi mesi saranno all'esame del Parlamento e del Consiglio. La Presidenza slovena del Consiglio dell'UE è orientata a fare il punto sullo stato di avanzamento dei lavori a dicembre.
Il 6 ottobre 2021, nel corso del Consiglio dei ministri Ambiente, ha avuto luogo un primo scambio di opinioni sulla strategia forestale per il 2030 e su alcuni atti del pacchetto: la revisione del sistema ETS, del regolamento sulle emissioni risultanti dall'uso del suolo, della normativa sulla condivisione degli sforzi, dei limiti di emissione per i veicoli nuovi, nonché l'istituzione di un Fondo sociale per il clima.
Nel grafico in basso sono inquadrate le principali proposte normative del pacchetto, seguito a pochi giorni di distanza dalla presentazione della citata
Strategia forestale per il 2030.
Revisione del sistema di scambio di quote di emissioni dell'UE (ETS)
Il sistema di scambio di quote di emissioni dell'Unione europea (
Emission trading system –
ETS
) fissa un tetto, diminuito periodicamente tramite un
fattore di riduzione lineare, alla quantità di gas ad effetto serra che possono essere emessi ogni anno. Il sistema si applica ai settori della
produzione di energia elettrica, dell'
industria ad alta intensità energetica, e del
trasporto aereo all'interno dell'Unione. I soggetti regolamentati acquistano o ricevono gratuitamente quote di emissioni che a fine anno devono corrispondere con le emissioni effettive. Se un soggetto riduce le proprie emissioni può vendere le quote eccedenti. Dal 2019, una
riserva stabilizzatrice del mercato elimina gli eccessi di quote proteggendo il prezzo del carbonio da deprezzamenti che potrebbero compromettere l'efficacia del sistema.
La Commissione europea stima che, a legislazione invariata, i settori ricompresi nel sistema ETS raggiungerebbero una riduzione di -51% rispetto al 2005, un risultato superiore all'obiettivo oggi vigente per il 2030, ma insufficiente a raggiungere il nuovo
target fissato dalla legge europea per il clima.
La
proposta di riforma della Commissione è, pertanto, volta a ridurre le emissioni dei settori interessati dall'ETS del
61% rispetto al 2005 entro il 2030 (rispetto all'attuale -43%), a tal fine prevedendo tra l'altro:
La riforma del sistema ETS prevede, inoltre, che gli
Stati membri utilizzino tutti i
proventi, nella misura in cui non sono attribuiti al bilancio dell'Unione, per scopi legati alla
questione climatica.
La riforma è accompagnata da un intervento sulla
riserva stabilizzatrice del mercato
, volto a prevedere il
mantenimento fino alla fine del 2030 dei parametri attuali (tasso di immissione del 24% e quantitativo minimo da mettere in riserva di 200 milioni di quote), mentre la normativa vigente ne limiterebbe l'operatività solo fino alla fine del 2023.
Nel seguente grafico sono sintetizzati gli interventi principali di riforma del sistema ETS nell'ambito del settore dei trasporti.
(Fonte: Commissione europea)
Revisione del regolamento su emissioni risultanti da uso del suolo, silvicoltura e agricoltura (LULUCF)
Secondo la Commissione, il settore combinato
dell'uso del suolo, della silvicoltura e dell'agricoltura (LULUCF-
Land use, Land Use Change and Forestry), che comprende anche emissioni diverse dalla CO2, come quelle derivanti dall'allevamento del bestiame o dall'uso di fertilizzanti, dovrebbe diventare
climaticamente neutro entro il
2035, compensando le proprie emissioni con gli assorbimenti e, successivamente, dovrebbe assorbire emissioni in misura maggiore di quanta ne emette.
La
proposta della Commissione fissa l'
obiettivo collettivo dell'Unione di
assorbimenti netti di gas a effetto serra nel settore pari a -
310 milioni di tonnellate di CO2 equivalente entro il
2030 (con un incremento rispetto agli attuali assorbimenti annuali).
L'obiettivo collettivo a livello dell'UE sarà ripartito assegnando agli Stati membri
obiettivi nazionali annuali per il periodo
dal 2026 al 2030.
Riforma del regime di "condivisione degli sforzi" (effort sharing)
La proposta
COM(2021)555 mira a modificare il regolamento cosiddetto sulla
condivisione degli sforzi (
Effort sharing regulation - "ESR", regolamento UE
2018/842 ), che assegna agli Stati membri
obiettivi vincolanti di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra nei settori non interessati dal sistema ETS:
trasporti (ad eccezione dell'aviazione e della navigazione non domestica),
edifici,
agricoltura,
impianti industriali (a minore intensità energetica),
rifiuti o dalla normativa LULUCF sull'uso del suolo.
La proposta presentata dalla Commissione aggiorna l'obiettivo di riduzione dei settori ESR portandolo
complessivamente ad almeno -
40% entro il 2030 rispetto al 2005 (contro l'attuale -30%).
Gli obiettivi di riduzione assegnati ai singoli Stati membri vanno dal -10% al -50% rispetto ai livelli del 2005.
Nuovi obiettivi di riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra proposti per gli Stati membri nei settori ESR
(Fonte: Commissione europea)
Modifica della direttiva sull'efficienza energetica
La
proposta della Commissione è volta a modificare la direttiva sull'efficienza energetica per innalzare l'obiettivo di riduzione del consumo di energia per il 2030 (attualmente fissato al 32,5%) portandolo a
-39% per il consumo di
energia primaria e
-36% per il consumo di energia finale rispetto alle proiezioni dello scenario di riferimento 2007 per il 2030.
Gli
Stati membri dovranno
risparmiare sul consumo finale di energia almeno l'
1,5% (rispetto all'attuale 0,8%) ogni anno dal 2024 al 2030.
Obblighi specifici di riduzione dei consumi sono previsti per il
settore pubblico (amministrazione, trasporti, istruzione, servizi sanitari, illuminazione stradale, ecc.) che dovrà ridurre i consumi dell'
1,7% ogni anno. La proposta prevede anche che gli Stati membri procedano ogni anno alla
riqualificazione energetica di almeno il
3% degli
edifici della pubblica amministrazione.
Gli Stati membri dovrebbero garantire la destinazione di una quota specifica del
risparmio energetico ai
consumatori vulnerabili e alle persone colpite dalla povertà energetica.
Modifica della direttiva sulle energie rinnovabili
La proposta della Commissione (
COM(2021)557)
, che modifica la direttiva sulle fonti di energia rinnovabili, è volta ad incrementarne la quota nel sistema energetico dell'Unione portandola ad
almeno il
40% del consumo finale lordo di energia
entro il 2030 (contro il 32% previsto dalla vigente direttiva
UE 2018/2001, c.d.REDII).
La proposta di riforma detta, tra l'altro, disposizioni specifiche in relazione ai diversi ambiti e settori:
Revisione della disciplina sulle emissioni delle autovetture e dei veicoli nuovi
La
proposta della Commissione, che è volta a modificare il regolamento UE 2019/631 per ridurre le emissioni di CO2 di auto e veicoli commerciali leggeri di nuova immatricolazione, prevede che dal 2030 le nuove auto debbano ridurre le proprie emissioni (rispetto ai livelli attuali) del 55% e i veicoli commerciali leggeri del 50%.
Dal 2035 potranno essere immessi in circolazione
solo auto e veicoli commerciali leggeri nuovi a emissioni zero.
Dal 2030 è prevista anche l'
eliminazione degli incentivi per la diffusione dei veicoli a basse emissioni o emissioni zero e della
deroga oggi prevista
per i piccoli costruttori (che producono da 1.000 a 10.000 autovetture o 22.000 veicoli commerciali leggeri nuovi). Si rammenta che l'articolo 10 del regolamento UE 2019/631 prevede che i costruttori c.d. "di nicchia", che realizzano un numero di autovetture nuove o di veicoli commerciali leggeri inferiore, rispettivamente, a 10.000 e a 22.000 ogni anno, possano presentare, ad alcune condizioni, una domanda di deroga rispetto ai limiti di emissioni consentite. Nella proposta della Commissione, la deroga potrebbe essere chiesta solo da produttori che vendono meno di 1.000 vetture ogni anno.
La strategia per la realizzazione di un'infrastruttura per i combustibili alternativi
La
strategia della Commissione mira ad assicurare la disponibilità di un'infrastruttura capillare per i
combustibili alternativi in tutta l'Unione europea per il trasporto su strada.
La Commissione stima necessario realizzare
oltre 1 milione di punti di ricarica entro il
2025 e circa
3,5 milioni entro il
2030. Lungo le
autostrade della
rete TEN-T dovrebbe essere installata una capacità di almeno
300 kW, erogata attraverso punti di ricarica rapidi
ogni 60 km della
rete centrale
entro il 2025 e una capacità di
600 kW
entro il 2030. Gli stessi obiettivi dovrebbero essere raggiunti entro il 2030 ed entro il 2035 sulla rete globale TEN-T.
Per i
veicoli pesanti elettrici la capacità prevista, in punti di ricarica lungo la rete centrale ogni 60 km, è di
1400 kW entro il
2025 e di
3500 kW entro il
2030. Per il rifornimento di
idrogeno è prevista
una stazione ogni 150 km lungo la rete centrale TEN-T e in ogni nodo urbano.
Si prevede l'installazione di punti di
somministrazione di energia elettrica nei
porti marittimi e delle vie navigabili interne della rete TEN-T e negli aeroporti della rete centrale e globale TEN-T.
L'utilizzo di carburanti sostenibili alternativi nel trasporto aereo e marittimo
La Commissione intende introdurre
norme armonizzate a livello dell'Unione volte a garantire che negli aeroporti dell'UE vengano introdotte
quote gradualmente
crescenti di
carburanti sostenibili per l'aviazione (
sustainable aviation fuels – SAF), partendo da un 5% entro il 2030 fino al 63% nel 2050. I carburanti cui si riferisce la proposta sono:
biocarburanti avanzati;
carburanti sintetici prodotti con elettricità verde.
Un'ulteriore
proposta è volta ad
incentivare l'utilizzo di
combustibili sostenibili e di
tecnologie a zero emissioni nel trasporto marittimo. Dalla sua applicazione la Commissione si attende un progressivo calo delle emissioni di CO2 pari al 2% dal 2025, al 6% dal 2030, al 13% dal 2035, al 26% dal 2040, al 59% dal 2045 e al 75% dal 2050.
La revisione della tassazione dei prodotti energetici
Secondo la Commissione europea, le norme armonizzate in materia di tassazione dell'energia stabilita dalla direttiva 2003/96/CE del Consiglio non sono in linea con gli obiettivi in materia di clima ed energia dell'UE e favoriscono l'uso dei combustibili fossili.
Gli obiettivi climatici dell'Unione saranno conseguiti – sulla base della
proposta della Commissione - passando
da una tassazione basata sul volume a una basata sul contenuto energetico, introducendo una
classificazione delle aliquote in base alle loro prestazioni ambientali. In particolare, secondo tale classificazione, i combustibili fossili convenzionali, quali il gasolio e la benzina, saranno tassati applicando l'aliquota massima, mentre l'aliquota più bassa si applicherà all'elettricità, indipendentemente dal suo uso, ai biocarburanti avanzati, ai bioliquidi, ai biogas e all'idrogeno da fonti rinnovabili.
In particolare, si prevede di intervenire sulle aliquote fiscali introducendo una struttura per aliquote minime basata sulle prestazioni ambientali dei combustibili e dell'elettricità, anziché sul volume dei consumi. Si prevede inoltre di sottoporre a tassazione prodotti che fino ad oggi sono esenti, quali il cherosene utilizzato come carburante nell'industria aeronautica. La Commissione propone di introdurre per questi carburanti aliquote destinate ad aumentare progressivamente nell'arco di un decennio, mentre i combustibili sostenibili dovrebbero beneficiare di un'aliquota pari a zero per sostenerne l'utilizzo.
La proposta prevede la possibilità per gli Stati membri di introdurre
esenzioni rivolte alle
famiglie vulnerabili e in situazioni di
precarietà energetica rispetto alla tassazione sulla fornitura di
combustibili per il riscaldamento e di
elettricità sostenendole nella transizione.
Il meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere (CBAM)
Il pacchetto comprende inoltre l'introduzione di un
meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere (
Carbon Border Adjustment Mechanism - CBAM) per prevenire il rischio di rilocalizzazione delle emissioni.
Il nuovo strumento fisserà un
prezzo del carbonio per le importazioni, impedendo che la produzione ad alta intensità di carbonio si sposti fuori dall'Europa, salvaguardando la competitività dei produttori dell'UE e contribuendo ad una diminuzione globale delle emissioni. Il meccanismo integrerà l'ETS e sarà basato su un sistema di
certificati delle
emissioni incorporate nei prodotti.
Il meccanismo prevede che gli importatori dell'UE acquistino
certificati di carbonio corrispondenti a quanto sarebbe stato pagato se le merci fossero state prodotte secondo le norme dell'UE in materia di fissazione del prezzo del carbonio. Il loro prezzo sarà calcolato in base al
prezzo medio
settimanale di vendita all'asta delle
quote EU ETS espresso in €/tonnellata di CO2 emesso. Il meccanismo si applicherà inizialmente alle importazioni di:
cemento, ferro e acciaio, alluminio, fertilizzanti e energia elettrica. Il meccanismo dovrebbe progressivamente costituire un'alternativa a quelli istituiti nell'ambito del sistema ETS come l'assegnazione gratuita di quote di emissioni.
Secondo la proposta, e in linea con l'accordo raggiunto in sede di approvazione del bilancio pluriennale 2021-2027, i proventi generati dal meccanismo dovrebbero costituire una
risorsa propria per il bilancio dell'UE.
Fondo sociale per il Clima
Una proposta di regolamento prevede l'istituzione di un nuovo Fondo sociale per il clima destinato ad erogare agli Stati membri finanziamenti finalizzati ad aiutare i cittadini a investire nell'efficienza energetica e a mitigare l'impatto sui prezzi della nuova tariffazione del carbonio.
La proposta prevede che ogni Stato membro presenti alla Commissione un
Piano sociale per il clima.
Il Fondo fornirà supporto finanziario agli Stati membri che abbiano sostenuto interventi di:
efficienza energetica,
rinnovamento edilizio,
mobilità a zero emissioni,
riduzione delle emissioni di gas serra e
riduzione del numero di famiglie vulnerabili. Gli
Stati membri dovranno
contribuire per almeno il
50% delle risorse richieste per l'implementazione dei loro Piani.
La Commissione sottolinea che il Fondo sociale per il clima sarà finanziato dal bilancio dell'UE, con il
25% delle entrate provenienti dallo
scambio di quote di emissione dell'edilizia e dei carburanti per il trasporto su strada. Stima pertanto di assegnare
72,2 miliardi di euro a prezzi correnti agli Stati membri per il periodo
2025-2032 (23,7 miliardi negli anni 2025-2027 e 48,5 miliardi negli anni 2028-2032), in linea con la revisione della direttiva sul sistema ETS. Ciascuno Stato membro avrà a disposizione un ammontare massimo di risorse, in relazione a parametri quali la percentuale di popolazione a rischio povertà, la popolazione totale e il volume di emissioni. L'
Italia dovrebbe avere diritto a
7,8 miliardi di euro, la Germania a 5,9; la Spagna a 7,5 e la Francia a 8.
Per una disamina delle iniziative internazionali in preparazione della COP 26 e del quadro normativo nazionale, in materia di contrasto ai cambiamenti climatici, si rimanda al
dossier n. 178 del Servizio Studi della Camera dei deputati.
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