Gli esiti della videoconferenza dei membri del Consiglio europeo del 23 aprile 2020 29 aprile 2020 |
Indice |
|Le misure in discussione|Ulteriori iniziative assunte dall'UE| |
L'impatto della crisi sulle diverse economie nelle stime dell'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo e del Fondo monetario internazionale
La videoconferenza del 23 aprile 2020 si è svolta in un contesto in cui le più autorevoli organizzazioni internazionali, a partire dall'
Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (
OCSE) e dal
Fondo monetario internazionale (
FMI),
iniziano a quantificare lo shock economico determinato, a livello europeo e mondiale, dalla pandemia.
Secondo le
stime dell'
OCSE del 15 aprile 2020, le rigorose
misure di contenimento in atto, necessarie per rallentare la diffusione della pandemia, determineranno
ogni mese una
perdita di almeno 2 punti percentuali nella crescita del PIL annuale e il
lockdown avrà un
impatto diretto su settori che rappresentano
fino a un terzo del PIL nelle economie
del G7 (figura 1).
Se ciò, a giudizio dell'OCSE, è inevitabile poiché occorre continuare a combattere la pandemia, allo stesso tempo è necessario impegnarsi per
ripristinare la normalità economica il più rapidamente possibile.
Le misure che comportano una chiusura delle imprese potrebbero determinare una riduzione del 15% o più del livello di produzione nelle economie avanzate e nelle principali economie emergenti. In media, la produzione diminuirebbe del 25% (Figura 2).
Le
previsioni del FMI del 14 aprile 2020 prevedono una
recessione dell'economia mondiale: il PIL globale nel
2020 dovrebbe scendere del
-3% (prima dello scoppio della pandemia, il FMI stimava per il 2020 una crescita superiore al 3,3).
Il FMI
non esclude scenari più avversi, sia per quest'anno che per il prossimo: in particolare, nell'ipotesi in cui sia necessario più tempo del previsto per contenere l'epidemia, la recessione nel 2020 potrebbe essere di tre punti più grave rispetto a quella stimata, seguita da un rimbalzo di un punto inferiore nel 2021.
In base a tali previsioni, nel
2020 l'
Eurozona nel suo complesso dovrebbe subire una
riduzione del PIL del
7,5% (con una ripresa del 4,7% nel 2021) ma l'
Italia registrerebbe un andamento particolarmente negativo -9,1% (con un rimbalzo del 4,8% nel 2021), mentre la
Germania subirebbe una contrazione del PIL pari a -7% (con un rimbalzo del 5,2% nel 2021), la
Francia -7,2% (con un rimbalzo del 4,5% nel 2021) e la
Spagna -8% (con un rimbalzo del 4,3% nel 2021).
In netta controtendenza rispetto all'andamento generale il dato relativo alla Cina che dovrebbe comunque crescere (sia pure molto meno di quanto previsto in precedenza) dell'1,2% nel 2020 e del 9,2% nel 2021.
Secondo le stime del FMI, lo shock avrà un
pesante impatto anche sull'occupazione. Per
l'Eurozona nel complesso si prevede una
disoccupazione in crescita
dal 7,6% nel 2019 al 10,4% nel 2020: per
l'Italia dal
10 al 12,7%; per la Germania dal 3,2% al 3,9%; per la Francia dall'8,5% al 10,4%; per la Spagna dal 14,1% al 20,8%. Fuori dall'UE particolarmente pesante la stima per il tasso di disoccupazione degli Stati Uniti, previsto in crescita dal 3,7% del 2019 al 10,4% del 2020.
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L'impatto della crisi in Italia nelle stime del DEF
Secondo il
Documento di economia e finanza (
DEF)
2020, l'eccezionalità della crisi pandemica da COVID-19 e gli straordinari impegni di finanza pubblica - derivanti dalle misure di contenimento e cura e dalle misure per far fronte alla forte contrazione dell'economia - comportano una
marcata revisione dello scenario macroeconomico
italiano in confronto a quello che si andava delineando.
Il Governo prevede, infatti, per l'
Italia, una
contrazione del PIL per l'anno in corso pari a 8 punti percentuali (mentre nella NADEF del settembre scorso si stimava un aumento dello 0,6%) con un
rimbalzo consistente dell'economia italiana nel
2021 con il
PIL in crescita del 4,7%.
Inoltre, stima un
indebitamento netto delle amministrazioni pubbliche al
10,4% del PIL nel
2020, per poi scendere al 5,7% nel 2021 e un
aumento del
rapporto debito/PIL al
155,7% nel 2020 (dal 134,8% nel 2019), per poi scendere al 152,7% nel 2021.
Tali previsioni - specifica il DEF - sono costruite in base all'ipotesi che le misure di chiusura dei settori produttivi non essenziali e di distanziamento sociale vengano attenuate a partire dal mese di maggio e l'impatto economico dell'epidemia si esaurisca completamente nel primo trimestre del 2021. Tuttavia, si considera anche uno scenario alternativo in cui l'andamento e la durata dell'epidemia sarebbero più sfavorevoli, causando una maggiore contrazione del PIL nel 2020 (10,6%) e una ripresa più debole nel 2021 (più 2,3%), nonché un ulteriore aggravio sulla finanza pubblica.
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Le misure in discussione
La videoconferenza del 23 aprile ha
approvato l'accordo conseguito in sede di Eurogruppo sulle seguenti tre misure del valore complessivo di circa di
540 miliardi di euro, che prevedono:
1) l'utilizzo del
Meccanismo europeo di stabilità (
MES) attraverso uno
Strumento di sostegno alla crisi pandemica basato sulle esistenti linee di credito precauzionali (ECCL). Lo Strumento, a disposizione di tutti gli Stati dell'Eurozona per la
durata della crisi, dovrebbe essere utilizzato dagli Stati richiedenti per
sostenere il finanziamento dell'
assistenza sanitaria e i
costi relativi alla
cura e alla
prevenzione causati dall'emergenza.
L'ammontare massimo delle risorse che potrebbero essere messe a disposizione di ciascuno Stato sarebbe del
2% del rispettivo PIL alla fine del 2019 (si tratterebbe di circa 240 miliardi di euro totali per l'Eurozona e di circa 35/36 miliardi di euro per l'Italia);
2) l'istituzione di uno
Strumento europeo di sostegno temporaneo per attenuare i rischi di disoccupazione in un'emergenza (
SURE) che fornirebbe agli Stati membri
assistenza finanziaria, per un totale di
100 miliardi di euro, sotto forma di
prestiti concessi a condizioni favorevoli, ma che sarebbero basati su un
sistema di garanzie volontarie (25 miliardi di euro) degli Stati membri nei confronti dell'UE;
3) l'attuazione della proposta della
BEI di creare un
fondo di garanzia paneuropeo di
25 miliardi di euro, capace di assicurare, fungendo da leva finanziaria e in partenariato con i finanziatori locali e con gli istituti di promozione nazionali,
finanziamenti per 200 miliardi di euro, a favore delle imprese, in particolare PMI, in tutta l'UE.
I leader dell'UE, nella riunione del 23 aprile, hanno chiesto che il pacchetto di misure sia
operativo a partire dal 1° giugno 2020.
I leader dell'UE hanno altresì convenuto di lavorare per la creazione di un
Fondo per la ripresa (Recovery Fund) e hanno
incaricato la Commissione di analizzare le esigenze esatte e di
presentare
con urgenza una
proposta per l'istituzione di tale Fondo.
Nell'ambito dell'accordo conseguito in sede di Eurogruppo, che è delineato in una "
Relazione
sulla risposta generale della politica economica alla pandemia di COVID-19" (che, tra l'altro, illustra anche le iniziative che sono state già assunte a livello di UE e di Eurozona), si era già convenuto di lavorare per creare un
Fondo (
temporaneo)
per la
ripresa economica, per preparare e sostenere la ripresa, fornendo finanziamenti attraverso il bilancio dell'UE a programmi volti a rilanciare l'economia in linea con le priorità europee e garantendo la solidarietà dell'UE con gli Stati membri più colpiti.
La riunione dei membri del
Consiglio europeo del
26 marzo 2020 (svoltasi anch'essa in videoconferenza) si era conclusa
incaricando l'Eurogruppo di
presentare,
entro due settimane, delle
proposte che tenessero conto del
carattere senza precedenti dello shock causato dalla Covid-19 in tutti i Paesi dell'UE.
In una fase iniziale, in sede di Eurogruppo (
Eurogruppo del 24 marzo 2020) si era prospettato di fare ricorso ad uno strumento precauzionale del Meccanismo europeo di stabilità (
MES) già esistente, come la linea di credito soggetta a condizioni rafforzate (ECCL), seppure con l'ipotesi di condizionalità più limitate rispetto a quelle ordinarie.
Successivamente, in una
lettera indirizzata al Presidente del Consiglio europeo, Charles Michel,
i Capi di Stato e di Governo di nove Stati membri (
Italia, Belgio, Francia, Grecia, Irlanda, Lussemburgo, Portogallo, Slovenia e Spagna) avevano chiesto di: lavorare su uno strumento
di debito comune emesso da una Istituzione dell'UE per raccogliere risorse sul mercato sulle stesse basi e a beneficio di tutti gli Stati Membri; esplorare altri strumenti all'interno del bilancio UE, come un
fondo specifico per spese legate alla lotta al Coronavirus, almeno per gli anni 2020 e 2021.
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Il Fondo per la ripresa (Recovery Fund)
La videoconferenza dei membri del Consiglio europeo del 23 aprile ha raggiunto un accordo di principio sulla
necessità e urgenza di istituire un Fondo per la ripresa, che - secondo quanto riportato nelle conclusioni del Presidente del Consiglio europeo - "dovrà essere di entità adeguata, mirato ai settori e alle aree geografiche dell'Europa maggiormente colpiti dalla crisi pandemica e destinato a far fronte a questa crisi senza precedenti".
Non essendosi registrato un consenso sugli aspetti che dovrebbero regolare dettagliatamente l'attivazione del Fondo, spetterà alla
Commissione europea formulare, sulla base di un'analisi dei fabbisogni, una
proposta, che - secondo quanto precisato nelle conclusioni - "
dovrebbe chiarire il nesso con il QFP, che in ogni caso dovrà essere adeguato per affrontare l'attuale crisi e le relative conseguenze".
La Presidente von der Leyen, nelle dichiarazioni rese a conclusione della riunione del 23 aprile, ha preannunciato alcuni aspetti della proposta a cui sta lavorando la Commissione, proposta che dovrà tenere conto dell'esigenza di controbilanciare gli effetti economici che la pandemia sta provocando sui bilanci degli Stati membri e di
assicurare la parità di condizioni (cd. level playing field). L'impatto della crisi sui bilanci statali non è omogeneo e rischia di creare divergenze a motivo della diversa entità di aiuti di Stato erogabili, che dipende dagli spazi finanziari disponibili. Per tale ragione, ad avviso della Commissione, l'unico strumento per elaborare una risposta comune e adeguata alle nuove circostanze e alle esigenze future è rappresentato dal "
bilancio europeo, chiaramente collegato al fondo per la ripresa".
La Commissione europea si è impegnata a presentare entro tempi stretti una nuova proposta di compromesso sul Quadro finanziario pluriennale alla luce degli scenari radicalmente mutati. Resta da capire se la nuova proposta della Commissione includerebbe già il Recovery fund. In ogni caso le proposte della Commissione dovranno essere vagliate in sede di Consiglio da parte degli Stati membri.
La connessione tra il bilancio europeo e il Fondo per la ripresa pone la questione dei tempi per la sua attivazione, anche tenuto conto degli orientamenti fortemente contrapposti tra i diversi Stati membri che hanno caratterizzato il negoziato sul QFP 2021-2027 negli scorsi mesi. Sarebbe in tal caso opportuno individuare una soluzione ad hoc per consentire di anticipare l'operatività del Fondo rispetto alla nuova programmazione di bilancio (si starebbe pensando, infatti, a una "soluzione ponte") nel caso in cui i negoziati non riescano a concludersi rapidamente.
Per il potenziamento della capacità finanziaria del bilancio, la Commissione intenderebbe
incrementare il massimale delle risorse proprie dall'attuale 1,2%
a circa il 2% del reddito nazionale lordo (RNL) degli Stati membri per due o tre anni. Il margine di intervento tra il massimale esistente e il nuovo tetto del 2% consentirebbe alla Commissione di disporre di maggiori risorse anche mediante la
raccolta di fondi sul mercato. L'esigenza di un consistente incremento delle disponibilità del bilancio dell'UE si giustificherebbe, sulla base delle prime dichiarazioni della Commissione europea, per la necessità di dotare adeguatamente quelle che per la Commissione stessa sarebbero le quattro priorità da perseguire per fronteggiare l'impatto del COVID-19: il sostegno finanziario agli investimenti e la coesione, che assorbirebbero la quota maggiore di fondi; le nuove politiche (come il
Green Deal e la transizione digitale); il miglioramento della resilienza degli strumenti comuni di risposta alle crisi; il sostegno agli Stati vicini e ai Paesi partner.
Trattandosi di un accordo di massima, restano da definire una serie di aspetti non di dettaglio circa la sua attivazione e operatività.
In primo luogo, andrà chiarita la consistenza finanziaria del Fondo; su questo aspetto, sono allo studio diverse ipotesi. Sembrerebbe che la Commissione stia valutando quale misura proporre entro un range molto ampio che oscilla da 320 ai 1.500 miliardi di euro prospettati nella proposta avanzata dal Governo spagnolo: si tratta, evidentemente, di uno scarto molto ampio. Il riferimento al massimale delle risorse proprie, richiamato dalla Presidente von der Leyen, non aiuta a comprendere quale dimensione pensa di proporre la Commissione, posto che l'entità effettiva delle risorse disponibili andrebbe piuttosto parametrata al massimale per gli stanziamenti di impegno.
Non è, altresì, chiaro se l'aumento del bilancio europeo, che potrebbe quantificarsi fino a circa 900-1.000 miliardi di euro, sarebbe destinato esclusivamente al Fondo per la ripresa ovvero anche agli altri obiettivi strategici richiamati dalla Presidente von der Leyen nelle sue considerazioni.
Resta comunque da chiarire come verrebbe finanziato l'aumento del bilancio, vale a dire attraverso le forme ordinarie di finanziamento del bilancio UE (in tal caso, si tratterebbe quasi inevitabilmente di un aumento dei contributi degli Stati membri, come prospettato peraltro dalla cancelliera Merkel nel suo discorso al Bundestag, essendo ancora lontano un accordo sul negoziato sulle risorse proprie) ovvero, in tutto o in parte, mediante ricorso ai mercati. In tale caso, non è allo stato chiaro quale sarebbe la cifra massima che si ipotizza di poter raccogliere sui mercati a condizioni vantaggiose (anche tenendo conto della concorrenza derivante dall'aumento generalizzato e pressoché globale dell'indebitamento derivante dalla necessità di fronteggiare gli effetti economici e sociali della pandemia) e se, a fronte dell'eventuale emissione di titoli europei, si prevedrebbero forme di garanzie, sia pure parziali, da parte degli Stati membri. Il finanziamento, anche parziale, del Fondo nelle forme ordinarie potrebbe comportare, anche per l'Italia, che già è contributore netto dell'UE, un maggiore impegno.
Andrebbero, inoltre, chiariti i criteri di ripartizione delle risorse del Fondo tra gli Stati membri, anche tenuto conto del diverso impatto della crisi pandemica tra i Paesi e dei settori maggiormente colpiti. Nella proposta spagnola si sottolineava l'esigenza di definire indicatori chiari e trasparenti, come ad esempio la percentuale della popolazione colpita, la riduzione del PIL, l'aumento dei livelli di disoccupazione.
Da ultimo, non sono chiari gli strumenti attraverso i quali sarà utilizzato il Fondo, ossia se sarà erogato tramite contributi a fondo perduto (di cui si parla anche nella proposta spagnola) o prestiti. La Presidente della Commissione ha rilevato la necessità di "trovare il giusto equilibrio tra sovvenzioni e prestiti". Nel caso dei prestiti, andrebbe valutato che la loro accensione, che comunque si avvantaggerebbe di tassi favorevoli, determinerebbe un ulteriore incremento dell'esposizione debitoria che si aggiungerebbe, per quanto riguarda l'Italia, alle previsioni di aumento del debito pubblico già formulate nel DEF per il finanziamento di misure adottate a livello nazionale e all'eventuale ricorso ad altre misure (MES e probabilmente anche SURE).
Le
obiezioni sul
rischio di una mutualizzazione del debito discendono da
preoccupazioni di carattere economico (il timore che Paesi meno "virtuosi" scarichino sugli altri partner i costi di politiche contrassegnate da un aumento eccessivo della spesa) e
giuridico, stanti le previsioni dell'articolo 125 del TFUE (
cd clausola no bail-out) secondo il quale "l'Unione non risponde né si fa carico degli impegni assunti dalle amministrazioni statali, dagli enti regionali, locali, o altri enti pubblici, da altri organismi di diritto pubblico o da imprese pubbliche di qualsiasi Stato membro, fatte salve le garanzie finanziarie reciproche per la realizzazione in comune di un progetto economico specifico. Gli Stati membri non sono responsabili né subentrano agli impegni dell'amministrazione statale, degli enti regionali, locali o degli altri enti pubblici, di altri organismi di diritto pubblico o di imprese pubbliche di un altro Stato membro, fatte salve le garanzie finanziarie reciproche per la realizzazione in comune di un progetto specifico".
A fronte di tale obiezione si è affermato che
non vi sarebbe incompatibilità col TFUE quando l'intervento sia volto a preservare la stabilità della zona euro nel suo complesso; sono state, inoltre, richiamate le disposizioni dell'articolo 122 del medesimo TFUE secondo cui qualora uno Stato membro si trovi in difficoltà o sia seriamente minacciato da gravi difficoltà a causa di calamità naturali o di circostanze eccezionali che sfuggono al suo controllo, il Consiglio, su proposta della Commissione, può concedere a determinate condizioni un'assistenza finanziaria dell'Unione allo Stato membro interessato, secondo quel principio di solidarietà che costituisce uno dei valori fondamentali dell'UE. Nel caso della crisi greca la soluzione di compromesso tra opposte visioni ha comportato l'attivazione di specifiche
condizionalità per l'accesso al sostegno finanziario. La previsione di condizionalità ha trovato poi esplicito riferimento nella modifica, apportata nel 2011, all'articolo 136 del medesimo TFUE sulla base della quale è stato costituito, in forza di un trattato stipulato dai Paesi membri, il MES, secondo cui "Gli Stati membri la cui moneta è l'euro possono istituire un meccanismo di stabilità da attivare ove indispensabile per salvaguardare la stabilità della zona euro nel suo insieme. La concessione di qualsiasi assistenza finanziaria necessaria nell'ambito del meccanismo sarà soggetta a una rigorosa condizionalità".
Il
17 aprile 2020 il
Parlamento europeo ha approvato una "
Risoluzione sull'azione coordinata dell'UE per lottare contro la pandemia di COVID-19 e le sue conseguenze" che, tra l'altro: "invita la Commissione europea a proporre un
massiccio pacchetto di investimenti per la ripresa e la ricostruzione a sostegno dell'economia europea dopo la crisi, che vada al di là di ciò che stanno già facendo il Meccanismo europeo di stabilità, la Banca europea per gli investimenti e la Banca centrale europea e che si inserisca nel nuovo quadro finanziario pluriennale (QFP); ritiene che detto pacchetto dovrebbe essere messo in atto
per tutto il perdurare delle perturbazioni economiche provocate da questa crisi; ritiene che gli investimenti necessari potrebbero essere
finanziati attraverso un QFP ampliato, i fondi e gli strumenti finanziari dell'UE esistenti e
obbligazioni (
recovery bonds) a sostegno della ripresa
garantite dal bilancio dell'UE; ritiene che tale pacchetto
non dovrebbe comportare la mutualizzazione del debito esistente e dovrebbe essere orientato a investimenti futuri".
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L'Utilizzo del Meccanismo europeo di stabilità (MES)
I leader dell'UE hanno approvato la proposta dell'Eurogruppo di
istituire uno
Strumento di sostegno alla crisi pandemica, basato sulle esistenti linee di credito precauzionali (ECCL) del Meccanismo europeo di stabilità (MES), disponibile, per la
durata della crisi, per tutti gli Stati dell'Eurozona, con condizioni standardizzate concordate in anticipo dagli organi direttivi del MES, che tengano conto delle difficoltà attuali, sulla base di valutazioni delle istituzioni europee.
L'unico
requisito per accedere alla linea di credito sarà che gli Stati richiedenti assistenza si impegnino ad utilizzarla per
sostenere il finanziamento interno dell'
assistenza sanitaria diretta e indiretta e i
costi relativi alla
cura e alla
prevenzione causati dall'emergenza.
La destinazione dello Strumento sarebbe, dunque, vincolata a far fronte a tali specifiche esigenze e non a più generali interventi diretti a fronteggiare le conseguenze economiche della pandemia.
L'ammontare complessivo massimo delle risorse che potrebbero essere messe a disposizione di ciascuno Stato sarà
il 2% del PIL del rispettivo Stato alla fine del 2019 (si tratterebbe di circa 240 miliardi di euro totali; circa 35/36 miliardi di euro per l'Italia). L'Eurogruppo si è impegnato a rendere disponibile lo Strumento entro due settimane, nel rispetto delle procedure nazionali e dei vincoli costituzionali.
Attualmente, il MES ha un
capitale sottoscritto totale è di circa
704 miliardi di euro mentre è di circa
80 miliardi di euro il
capitale effettivamente versato dagli Stati membri. La
ripartizione delle quote di ciascuno Stato membro al capitale sottoscritto totale è basata sulla partecipazione al
capitale versato della BCE, modificata secondo una chiave di conversione.
Con
125,3 miliardi di euro (17,7%) l'Italia è il
terzo Paese per contributo al capitale del MES, dopo la Germania (190 miliardi di euro - 26,9%) e la Francia (142 miliardi di euro - 20,2%). Tra gli altri principali contributori troviamo la
Spagna con 83 miliardi di euro (11,8%) e i
Paesi Bassi con 40 miliardi di euro (5,6%). Con riferimento a
quanto effettivamente versato finora dai Paesi membri:
Italia 14,3 miliardi di euro; Germania 21,7 miliardi; Francia 16,3 miliardi; Spagna 9,5 miliardi; Paesi Bassi 4,5 miliardi.
La tabella seguente (Fonte MES) riporta, per ciascuno Stato membro, il
contributo al MES in percentuale, la
quota di capitale sottoscritto e
quanto effettivamente versato finora.
Va comunque considerato che i massimali indicati potrebbero non trovare capienza nel capitale già versato, ove diversi Paesi dovessero decidere di avvalersene nella misura massima ipotizzata, per cui potrebbe porsi l'esigenza di integrare tale capitale con la messa a disposizione, da effettuare obbligatoriamente, una volta deliberato nelle forme previste l'aumento del capitale versato, di corrispondenti risorse finanziarie da parte degli Stati membri.
Resta comunque fermo che l'accesso al finanziamento a valere sulle risorse del MES comporta per lo Stato membro che se ne avvalesse l'obbligo di restituirlo, sia pure a condizioni e con termini che potrebbero risultare, per alcuni Paesi, tra cui l'Italia, innegabilmente vantaggiosi rispetto a quelli di mercato. Il che comporterebbe che tali Paesi vedrebbero comunque aggravata la loro esposizione debitoria.
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La sospensione del Patto di Stabilità
A questo proposito, merita ricordare che l'Eurogruppo ha
condiviso la proposta avanzata dalla
Commissione europea per cui, in presenza della pandemia, si ritengono soddisfatte le condizioni per
l'uso della clausola di salvaguardia generale del Patto di stabilità e crescita, la quale consente uno scostamento temporaneo coordinato e ordinato dai normali requisiti per tutti gli Stati membri in una situazione di crisi generalizzata causata da una grave recessione economica della zona euro o dell'UE nel suo complesso (articolo 5, paragrafo 1, articolo 6, paragrafo 3, articolo 9, paragrafo 1, e articolo 10, paragrafo 3, del
regolamento (CE) n. 1466/97 e articolo 3, paragrafo 5, e articolo 5, paragrafo 2, del
regolamento (CE) n. 1467/97).
Il 20 marzo 2020 la Commissione europea (
COM(2020)123) ha
formalmente proposto l'attivazione della clausola (per la prima volta dalla sua istituzione nel 2011), specificando che essa
non sospende le procedure del Patto di stabilità e crescita, ma consentirà alla Commissione stessa e al Consiglio di adottare le necessarie misure di coordinamento delle politiche nel quadro del Patto,
discostandosi dagli obblighi di bilancio che normalmente si applicherebbero. Il Consiglio ECOFIN del 23 marzo ha
approvato la proposta; il Consiglio europeo del 26 marzo ha
accolto con favore la decisione di attivare la clausola. A questo punto,
non sono necessari ulteriori passaggi formali per attivarla. I Ministri delle finanze e la Commissione europea hanno anche
convenuto di adottare un
approccio flessibile e pragmatico nell'attuare le
prossime tappe del
Semestre europeo
2020 poiché "gli Stati membri incontrano difficoltà a fornire proiezioni di bilancio ed economiche credibili in considerazione dell'elevato grado di incertezza che circonda qualsiasi quantificazione degli effetti economici della pandemia e della rapida evoluzione delle misure di bilancio per rispondere alla situazione".
La sostanziale temporanea sospensione delle regole del debito e del deficit che discende dalle decisioni assunte al riguardo offre più ampi margini di intervento agli Stati membri i quali stanno, infatti, adottando misure di sostegno alle rispettive economie per importi anche assai consistenti, tali da determinare scostamenti significativi, già nell'anno in corso, dagli obiettivi precedentemente definiti per quanto concerne i saldi di finanza pubblica, da cui discenderà un aumento complessivo del ricorso ai mercati per il reperimento delle necessarie risorse, con una inevitabile ricaduta in termini di capacità di assorbimento del maggior debito da collocare e di concorrenza tra i diversi emettitori.
Potrebbero non risultare irrilevanti, nelle valutazioni dei mercati sul ricorso ai finanziamenti del MES, in aggiunta all'aumento del deficit finanziato con emissione di nuovo debito, le differenti condizioni e gli spazi di manovra a disposizione dei diversi Stati membri in relazione alle dimensioni dei rispettivi debiti pubblici.
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Le iniziative della BCE
Proprio
al fine di
evitare tensioni nei mercati di debito pubblico per sostenere la liquidità e le condizioni dei finanziamenti a famiglie, imprese e banche per preservare la regolare erogazione di credito all'economia, la
Banca centrale europea ha assunto una serie di misure che trovano un precedente parzialmente simile nel programma Quantitative easing rispetto al quale si registra un incremento notevole dell'impegno finanziario (in particolare il nuovo
Programma di acquisto per l'emergenza pandemica da 750 miliardi di euro).
La BCE aveva, in particolare, individuato nel 2012, in presenza di una gravissima crisi del debito sovrano, lo strumento degli acquisti illimitati di titoli (OMT), peraltro mai utilizzato, il cui ricorso era comunque subordinato all'ammissione al finanziamento del MES.
La
BCE ha adottato un
insieme articolato di misure di politica monetaria in risposta all'emergenza coronavirus. Come
sottolineato dalla Presidente Lagarde,
due le principali tipologie di misure adottate: 1)
acquisto di grandi volumi di titoli del settore pubblico e privato per assicurare che tutti i comparti dell'economia possano sfruttare le condizioni di finanziamento favorevoli. In tale contesto, il nuovo programma di acquisto per l'emergenza pandemica, insieme agli altri programmi di acquisto di attività, consente di acquistare titoli per oltre 1.000 miliardi di euro fino alla fine dell'anno; 2)misure al fine di
sostenere il credito bancario a favore dei più colpiti dalla diffusione del coronavirus, in particolare le piccole e medie imprese: le nuove operazioni mirate di rifinanziamento decise dalla BCE forniscono alle banche fino a circa 3.000 miliardi di euro di liquidità a un tasso di interesse negativo che può raggiungere il -0,75%, a condizione che le banche li utilizzino per finanziare l'economia, le famiglie, le imprese.
Per una panoramica delle misure di politica monetaria e vigilanza bancaria adottate dalla Banca centrale europea per attenuare l'impatto della pandemia di coronavirus sull'economia dell'area dell'euro, si veda ila seguente
sezione
del sito della BCE.
IL
nuovo programma di acquisto di titoli del settore privato e pubblico per l'emergenza pandemica (
PEPP) con una dotazione finanziaria complessiva di
750 miliardi di euro (
decisione (UE) 2020/440 della BCE del 24 marzo 2020) stabilisce che gli acquisti saranno condotti
sino alla fine del 2020 e includeranno tutte le categorie di attività ammissibili nell'ambito del programma di acquisto di attività (PAA) in corso. Per quanto riguarda gli acquisti di titoli del settore pubblico, il
benchmark per la ripartizione fra i vari Paesi continuerà a essere lo schema di partecipazione delle banche centrali nazionali al capitale della BCE (13,8% per la Banca d'Italia). Al tempo stesso, gli acquisti nell'ambito del nuovo PEPP saranno condotti in maniera flessibile, in modo da consentire fluttuazioni nella distribuzione dei flussi di acquisti nel corso del tempo, fra le varie classi di attività e i vari Paesi. Ai fini degli acquisti nell'ambito del PEPP, si applicherà una deroga ai requisiti di ammissibilità per i titoli di Stato emessi dalla Grecia. Il Consiglio direttivo ha sottolineato, inoltre, che porrà termine agli acquisti netti di attività nell'ambito del PEPP quando riterrà conclusa la fase critica del coronavirus COVID-19, ma in ogni caso non prima della fine dell'anno.
Nel mese di
marzo 2020
la BCE ha acquistato 11,855 miliardi di euro di titoli di Stato italiani nell'ambito del suo Programma di acquisto di titoli pubblici (PSPP), su un totale di 37,3 miliardi di euro (2 miliardi di titoli tedeschi, 5,4 miliardi di titoli spagnoli e 8,8 miliardi di titoli francesi). Si tratta, quindi, di un quantitativo maggiore rispetto a quello che corrisponderebbe alla quota di capitale che l'Italia ha presso la BCE.
Inoltre, pochi giorni prima la BCE aveva deliberato una
dotazione temporanea aggiuntiva di 120 miliardi di euro per ulteriori acquisti netti di attività del settore privato sino alla fine dell'anno, in aggiunta al programma di acquisto di attività (PAA) in corso. Nell'insieme i 750 miliardi del PEPP e i 120 miliardi costituiscono un importo pari al 7,3% del PIL dell'area dell'euro.
Da segnalare anche le misure
adottate dalla BCE il 22 aprile per
mitigare l'impatto dei possibili declassamenti del rating sulla disponibilità delle garanzie. In particolare, la BCE ha deciso che le attività negoziabili e gli emittenti di tali attività che soddisfacevano i requisiti di qualità di credito minima per l'ammissibilità delle garanzie il 7 aprile 2020 (BBB- per tutte le attività, ad eccezione dei titoli ABS -
Asset-backed securities) continueranno ad essere accettate in caso di declassamento del rating, purché il loro rating rimanga ad un livello di qualità di credito pari almeno a 5 (CQS5, equivalente a un rating di BB) nella scala armonizzata dell'Eurosistema. Ciò per garantire che le attività e gli emittenti che avevano un
rating di livello "
investment grade" quando è stato deciso di allentare i requisiti di qualità delle garanzie, restino accettabili come garanzie anche se in seguito il loro
rating viene ridotto di due livelli.
Inoltre, per quanto concerne la
vigilanza prudenziale sul settore bancario, la BCE ha deciso di accordare un allentamento dei requisiti di capitale e maggiore flessibilità negli oneri operativi di vigilanza in risposta all'epidemia di coronavirus, in modo tale da consentire alle banche vigilate direttamente dalla BCE (sono soggette a vigilanza diretta le banche con attivi superiori a 30 miliardi di euro oppure che rappresentino almeno il 20% del PIL del loro Paese) di continuare a svolgere il loro ruolo nel finanziamento dell'economia reale. Maggiore flessibilità è stata introdotta anche con riferimento alla classificazione delle esposizioni fra quelle deteriorate.
In materia di attività bancarie, è utile segnalare, tra l'altro, che l'Autorità bancaria europea (EBA) ha: deciso di
rinviare gli stress test sulle principali banche europee al 2021; raccomandato alle autorità competenti di fare ricorso, laddove appropriato, ai margini di flessibilità previsti dalla normativa europea vigente; chiarito che i ritardi di pagamento dovuti a iniziative legislative di natura generale non conducono necessariamente a classificare un'esposizione fra le sofferenze; raccomandato di incrementare l'offerta di servizi di pagamento contactless.
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Lo Strumento di sostegno all'occupazione (SURE)
I leader dell'UE hanno altresì accolto con favore, su invito dell'Eurogruppo, la
proposta della Commissione europea di
istituire uno strumento temporaneo, per la durata dell'emergenza,
a sostegno degli Stati membri per proteggere l'occupazione; inoltre, secondo l'Eurogruppo, la posizione degli Stati membri su questo strumento non preclude la posizione su future proposte relative all'assicurazione contro la disoccupazione.
Il 2 aprile 2020 la Commissione europea ha presentato la proposta di regolamento
COM(2020)139 per l'istituzione di uno
Strumento europeo di sostegno temporaneo per attenuare i rischi di disoccupazione in un'emergenza (
SURE). Secondo la proposta, l'iniziativa SURE fornirebbe agli Stati membri (che ne fanno domanda e che subiscono o rischiano seriamente di subire gravi perturbazioni economiche dovute alla pandemia di Covid-19)
assistenza finanziaria, per un totale di 100 miliardi di euro, sotto forma di
prestiti concessi a condizioni favorevoli, al fine di consentire il finanziamento di regimi di riduzione dell'orario lavorativo o di misure analoghe mirati a proteggere i lavoratori dipendenti e autonomi e pertanto a
ridurre l'incidenza della disoccupazione e della perdita di reddito. La
Commissione europea contrarrebbe prestiti sui mercati finanziari per finanziare quelli agli Stati membri. Questi prestiti sarebbero basati su un
sistema di garanzie volontarie (25 miliardi di euro) degli Stati membri nei confronti dell'UE. Lo strumento entrerebbe in funzione una volta che tutti gli Stati membri si saranno impegnati in relazione a tali garanzie. È specificato, tra l'altro, che: la quota di prestiti concessi ai tre Stati membri che rappresentano la quota più grande di prestiti concessi non supererebbe il 60% dell'importo totale; l'importo che l'Unione deve in un dato anno non supererebbe il 10% dell'importo totale.
Numerosi Stati membri avrebbero espresso perplessità in merito alla necessità che tutti abbiano sottoscritto la garanzia come condizione necessaria per l'avvio, evidenziando i rischi di tardare l'attivazione di uno strumento urgente a causa di possibili ostacoli nei Parlamenti nazionali. Inoltre, richieste di chiarimento sono state avanzate sui criteri di allocazione delle risorse a fronte di eventuali richieste contemporanee da parte di più Stati membri.
In materia di sostegno all'occupazione, la Commissione europea ha anche annunciato l'intenzione di
accelerare l'elaborazione della proposta legislativa relativa a un regime europeo di riassicurazione della disoccupazione volto a sostenere le politiche degli Stati membri a tutela dell'occupazione e delle competenze.
Secondo gli ultimi dati Eurostat, nel
febbraio 2020 il
tasso di disoccupazione nell'UE era al
6,5% (
7,3% nell'
Eurozona). Sussistono importanti differenze tra le principali economie dell'Unione:
Italia 9,7%;
Germania 3,2%;
Francia 8,1%;
Spagna 13,6%.
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Le iniziative della Banca europea per gli investimenti (BEI)
Infine, i leader dell'UE hanno accolto con favore, sempre su invito dell'Eurogruppo,
l'iniziativa del gruppo
BEI di creare un
fondo di garanzia paneuropeo di
25 miliardi di euro, capace di sostenere - in partenariato con i finanziatori locali e con gli istituti di promozione nazionali -
finanziamenti per 200 miliardi di euro, a favore delle imprese, in particolare PMI, in tutta l'UE.
Il fondo di garanzia sarebbe finanziato dagli Stati membri dell'UE proporzionalmente alle rispettive quote di azionariato nella BEI e/o da altre istituzioni e si aggiungerebbe al
Piano (già annunciato dalla BEI) per mobilitare fino a
40 miliardi di euro di
finanziamenti, che saranno utilizzati per prestiti ponte, sospensioni dei debiti e altre misure intese ad alleviare la situazione di liquidità e i vincoli in materia di capitale circolante per le
PMI e le
imprese a media capitalizzazione.
Per approfondimenti, si veda il
sito
della BEI.
In tale contesto, si ricorda altresì che il
6 aprile 2020 la Commissione europea ha
sbloccato
1 miliardo di euro dal Fondo europeo per gli investimenti strategici (
FEIS) a titolo di garanzia per il
Fondo europeo per gli investimenti (FEI), parte del Gruppo Banca europea per gli investimenti (BEI), al fine di sostenere
circa 8 miliardi di euro di finanziamento del capitale circolante e aiutare almeno 100 mila PMI e piccole imprese a media capitalizzazione europee colpite dalle conseguenze economiche della pandemia di coronavirus.
Il
sostegno dovrebbe provenire dalle fonti indicate di seguito ed essere
così impiegato:
500 milioni di euro della garanzia dell'UE relativa al Fondo europeo per gli investimenti strategici FEIS saranno assegnati alle garanzie sui prestiti nel quadro del programma COSME, il programma dell'UE per la competitività delle imprese e le piccole e le medie imprese;
100 milioni di euro della garanzia dell'UE relativa al FEIS saranno assegnati alle garanzie InnovFin per le PMI;
250 milioni di euro sono già disponibili nell'ambito dello sportello relativo alle infrastrutture e all'innovazione del FEIS e saranno reindirizzati verso strumenti di sostegno per le PMI, ove possibile - sostiene la Commissione - in uno sforzo concertato con le banche e gli istituti nazionali di promozione dell'UE;
150 milioni di euro nel quadro dello sportello PMI del FEIS saranno riassegnati spostandoli da strumenti che sostengono interventi specifici a più lungo termine verso azioni a breve termine con un effetto più rapido.
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Ulteriori iniziative assunte dall'UE
La Commissione europea ha deciso di
applicare la massima flessibilità in materia di
aiuti di Stato, al fine di consentire agli Stati membri di fornire un sostegno diretto ai cittadini e alle imprese, in particolare PMI, duramente colpiti dalla crisi (
Per approfondimenti, si veda il
tema
"Gli aiuti di Stato nell'attuale epidemia da COVID: il nuovo quadro UE")
. A tal proposito, Il
19 marzo 2020 ha
adottato un
Quadro temporaneo (che sarà
in vigore almeno fino al 31 dicembre 2020) in materia di
aiuti di Stato a sostegno dell'economia nell'emergenza del COVID-19 basato sull'articolo 107, paragrafo 3, lettera b), del TFUE (che consente alla Commissione europea di approvare misure di sostegno nazionali supplementari, non limitate sotto il profilo delle imprese beneficiarie e del massimale, volte a porre rimedio a un grave turbamento dell'economia).
Il Quadro prevede
cinque categorie di aiuto ammissibili: sovvenzioni dirette (o agevolazioni fiscali) fino a 800 mila euro per impresa; garanzie statali sotto forma di prestiti bancari; prestiti pubblici e privati con tassi di interesse sovvenzionati; uso delle capacità di prestito esistenti delle banche come canale di sostegno alle imprese, in particolare alle piccole e medie imprese. Tali aiuti sono chiaramente diretti ai clienti delle banche e non alle banche stesse; una maggiore flessibilità per consentire, ove necessario, l'assicurazione del credito all'esportazione a breve termine da parte dello Stato.
Il
3 aprile 2020 la Commissione europea ha
esteso il Quadro individuando
ulteriori cinque misure temporanee di aiuti di Stato che ritiene compatibili a norma dell'articolo 107, paragrafo 3, lettera b) del TFUE. Si tratta delle seguenti possibilità di sostegno: per attività di ricerca e sviluppo riguardanti il coronavirus, per la costruzione e l'ammodernamento di strutture per la sperimentazione medica, per la fabbricazione di prodotti pertinenti per contrastare la pandemia (vaccini, prodotti medici, dispositivi di protezione), per il differimento mirato dei pagamenti fiscali e/o la sospensione dei contributi sociali a carico dei datori di lavoro e per sussidi salariali mirati per i dipendenti.
Il
9 aprile 2020 la Commissione ha proposto di ampliare ulteriormente il campo di applicazione del Quadro temporaneo per dare agli Stati membri la possibilità di varare misure di ricapitalizzazione per le imprese in difficoltà. La consultazione, inviata agli Stati membri, è ancora in corso.
Per quanto riguarda l'Italia, la Commissione europea: il 22 marzo ha approvato un
regime di aiuti
per sostenere la produzione e la fornitura di dispositivi medici, come i ventilatori, e di dispositivi di protezione individuale, come mascherine, occhiali, camici e tute di sicurezza; il 25 marzo 2020 ha approvato la
garanzia dello Stato
a sostegno di una moratoria dei debiti contratti presso le banche da parte delle piccole e medie imprese (PMI) colpite dalla pandemia di coronavirus; il 14 aprile ha approvato: un
regime di aiuti
a sostegno dei lavoratori autonomi e delle imprese con un massimo di 499 dipendenti interessate dalla pandemia di coronavirus con l'obiettivo di aiutare le imprese a sopperire al fabbisogno immediato di capitale di esercizio e per gli investimenti, garantendo in tal modo che possano portare avanti le loro attività; un
regime di aiuti
a sostegno dell'economia nel contesto dell'emergenza del coronavirus: l'Italia ha notificato alla Commissione una misura di garanzia per i nuovi prestiti per gli investimenti e per il capitale di esercizio concessi dalle banche a sostegno delle imprese colpite dall'emergenza del coronavirus. Attraverso gli enti finanziari, la statale SACE erogherà gli aiuti alle imprese colpite da tale emergenza; il 21 aprile ha approvato: un
regime italiano
per un importo di 50 milioni di euro a sostegno dei settori dell'agricoltura, della silvicoltura e della pesca nella regione Friuli-Venezia Giulia nel contesto della pandemia di coronavirus; un
regime italiano di aiuti di Stato
a sostegno delle piccole e medie imprese (PMI) nei settori dell'agricoltura, della silvicoltura, della pesca e dell'acquacoltura nel contesto della pandemia di coronavirus. In applicazione di tale regime il sostegno alle PMI sarà fornito dall'ente pubblico ISMEA (Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare) sotto forma di: i) garanzie di Stato sui prestiti per gli investimenti e per il capitale di esercizio; ii) sovvenzioni dirette sotto forma di rinuncia alla commissione applicabile alle garanzie concesse.
Inoltre, il 1° aprile 2020 la Commissione europea ha pubblicato degli
orientamenti su come gli acquirenti pubblici degli Stati membri possono utilizzare la
flessibilità offerta dal quadro dell'UE in materia di appalti pubblici nella situazione di emergenza causata dalla pandemia di coronavirus per soddisfare rapidamente bisogni urgenti, quali l'acquisto di dispositivi di protezione individuale, farmaci e ventilatori.
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Uso del bilancio dell'UE
L'Eurogruppo
ha accolto con favore le
proposte della Commissione europea di
sfruttare le esistenti risorse di bilancio dell'UE per combattere la crisi.
Il 13 marzo 2020 la Commissione europea ha lanciato l'
Iniziativa di investimento in risposta al coronavirus (CRII) che si compone di due misure principali:
1)
Uso dei fondi strutturali: è stato
approvato il
regolamento (UE) 2020/460 che modifica alcune norme applicabili ai Fondi strutturali e di investimenti europei per
mobilitare gli investimenti nei sistemi sanitari degli Stati membri e in altri settori delle loro economie in risposta all'epidemia di COVID-19. Gli Stati membri avranno accesso a
37 miliardi di euro di fondi di coesione per rafforzare i sistemi sanitari e sostenere piccole e medie imprese, regimi di lavoro a breve termine e servizi di prossimità: circa
8 miliardi proverranno dai prefinanziamenti ricevuti dagli Stati membri ma non spesi nel 2019; anziché riversarli nel bilancio dell'UE, gli Stati membri potranno spenderli per attenuare le conseguenze della pandemia; circa
29 miliardi saranno erogati in anticipo a titolo di dotazioni dovute in una fase successiva dell'anno.
Il FESR potrà sostenere il finanziamento del capitale circolante delle PMI ove necessario come misura temporanea, al fine di rispondere in modo efficace alla crisi sanitaria pubblica; inoltre, al fine di rispondere all'impatto della crisi sanitaria pubblica, la priorità d'investimento del FESR volta a rafforzare la ricerca, lo sviluppo tecnologico e l'innovazione comprenderà gli investimenti in prodotti e servizi necessari a promuovere le capacità di risposta alle crisi dei servizi sanitari, mentre il FEAMP potrà sostenere i fondi di mutualizzazione e le assicurazioni degli stock per salvaguardare il reddito dei pescatori e degli acquacoltori. Gli Stati membri disporranno, altresì, di una
maggiore flessibilità per effettuare trasferimenti tra i programmi della politica di coesione.
L'Italia
avrebbe 853 milioni di euro di liquidità, corrispondenti alle quote di prefinanziamento 2020 da rimborsare a cui la Commissione rinuncerebbe. Inoltre, a questa cifra si aggiungono altri 1,46 miliardi di fondi relativi al 2020, per un totale di 2,3 miliardi di euro sui 37 totali.
A riguardo potrebbe risultare opportuno chiarire le ragioni per cui gli importi che verrebbero corrisposti ad altri Paesi relativamente agli stanziamenti del 2020 sarebbero largamente superiori a quelli di cui disporrebbe l'Italia; in particolare, la Spagna beneficerebbe di 2,98 miliardi, la Lituania di 1,26, l'Ungheria di 4,74, la Polonia di 6,3, la Romania di 2,58, la Slovacchia di 1,94 miliardi.
Per approfondimenti si veda il seguente
factsheet
della Commissione europea.
2)
Uso del Fondo di solidarietà dell'UE: stato
approvato il
regolamento (UE) 2020/461 che
estende l'ambito di applicazione del
Fondo di solidarietà dell'UE, istituito dal regolamento (CE) n. 2012/2002, al fine di
includervi le emergenze di sanità pubblica, in aggiunta alle catastrofi naturali. È disponibile per il
2020 un importo massimo di
800 milioni di euro.
Il
27 aprile 2020 la Commissione europea ha dichiarato di aver ricevuto dall'
Italia la
prima domanda preliminare di sostegno finanziario a titolo del Fondo di solidarietà dell'UE (FSUE). La Commissione europea annuncia che attende dall'Italia
ulteriori informazioni e ricorda che raccoglierà le
domande
fino al 24 giugno 2020 e le valuterà in un unico pacchetto, non secondo il criterio dell'ordine di arrivo, per poi presentare una proposta di aiuto finanziario al Parlamento europeo e al Consiglio.
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Flessibilità del bilancio UE e Sostegno di emergenza
L'Eurogruppo
ha accolto con favore le
proposte della Commissione europea in merito all'
ulteriore flessibilità temporanea nell'uso dei fondi dell'UE e alla
riattivazione dello Strumento per il sostegno di emergenza con una dotazione di 2,7 miliardi di euro provenienti dalle risorse di bilancio dell'UE.
Il
2
aprile 2020 la Commissione europea ha lanciato l'
Iniziativa di investimento in risposta al coronavirus Plus (
CRII+) nell'ambito della quale sono state approvate in particolare le misure seguenti:
1)
una
flessibilità eccezionale nell'impiego dei fondi strutturali e di investimento europei (
regolamento (UE) 2020/558) per
mobilitare tutto il
sostegno finanziario a titolo dei fondi della
politica di coesione che
non è stato utilizzato al fine di affrontare gli effetti negativi gravi che la crisi sanitaria ha sulle economie e sulle società dell'UE. in particolare, la Commissione europea propone di: offrire agli Stati membri, in via eccezionale e temporanea, la possibilità di richiedere l'applicazione di un tasso di cofinanziamento del 100% ai programmi della politica di coesione applicabile a tutte le spese dell'anno contabile compreso fra il 1° luglio 2020 e il 30 giugno 2021; generare ulteriore flessibilità per il trasferimento di risorse tra i fondi della politica di coesione e tra le categorie di regioni; esentare gli Stati membri dall'obbligo di rispettare i requisiti di concentrazione tematica, al fine di consentire che le risorse vengano reindirizzate verso i settori più colpiti dall'attuale crisi; rendere ammissibili in via eccezionale le spese per le operazioni completate o pienamente realizzate volte a promuovere le capacità di risposta alle crisi nel contesto della pandemia di coronavirus; consentire al Fondo europeo di sviluppo regionale di fornire sostegno alle imprese in difficoltà in queste specifiche circostanze in linea con la flessibilità prevista dalle norme sugli aiuti di Stato.
2) la
riattivazione dello
Strumento per il sostegno di emergenza (
regolamento (UE) 2020/521), con un bilancio di
2,7 miliardi di euro, con l'obiettivo di fornire assistenza agli Stati membri per finanziare le spese necessarie per affrontare la pandemia di Covid-19 per il periodo dal 1º febbraio 2020 al 31 gennaio 2022. Inoltre, la Commissione intende
potenziare ulteriormente il meccanismo unionale di protezione civile (
rescEU) dotandolo di un
bilancio aggiuntivo di 300 milioni di euro in modo da agevolare la costituzione di maggiori scorte e il coordinamento della distribuzione di risorse essenziali in tutta l'Europa.
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Pacchetto destinato al settore bancarioSempre in materia bancaria, è utile segnalare che il 28 aprile 2020 la Commissione europea ha presentato un pacchetto di misure destinato alle banche per contribuire ad agevolare l'erogazione del credito bancario a famiglie e imprese nell'UE. Il pacchetto comprende: - una comunicazione interpretativa sull'applicazione dei quadri contabili e prudenziali per facilitare l'erogazione di prestiti bancari nell'UE (COM(2020)169);
Sulla scia di quanto dichiarato dal Comitato di Basilea per la vigilanza bancaria, dell'Autorità bancaria europea (ABE) e dalla Banca centrale europea, la Commissione europea incoraggia le banche e le autorità di vigilanza ad avvalersi della flessibilità nell'ambito dei quadri contabili e prudenziali dell'UE, ad esempio per quanto riguarda le moratorie pubbliche e private sui rimborsi dei prestiti. Inoltre, evidenzia gli ambiti in cui le banche sono invitate ad agire responsabilmente, ad esempio rinunciando a distribuire dividendi agli azionisti o adottando un approccio prudente nel versamento delle remunerazioni variabili. La comunicazione ricorda, altresì, che le banche possono aiutare le imprese e i cittadini mediante servizi digitali, compresi i pagamenti senza contatto e digitali.
- una proposta di modifica del regolamento (UE) n. 575/2013 relativo ai requisiti prudenziali per gli enti creditizi e le imprese di investimento (COM(2020)310).
La Commissione europea propone alcune modifiche temporanee eccezionali del regolamento sui requisiti patrimoniali al fine di massimizzare la capacità delle banche di erogare prestiti e assorbire perdite dovute al coronavirus. In particolare, tali misure prevedono un adattamento del calendario di applicazione dei principi contabili internazionali al capitale delle banche, un trattamento più favorevole delle garanzie pubbliche concesse durante la crisi, il rinvio della data di applicazione della riserva del coefficiente di leva finanziaria e la modifica delle modalità di esclusione di determinate esposizioni dal calcolo del coefficiente di leva finanziaria. La Commissione europea propone, inoltre, di anticipare la data di applicazione di diverse misure concordate che incentivano le banche a finanziare i lavoratori dipendenti, le PMI e i progetti infrastrutturali.
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