Consiglio europeo - Bruxelles, 23 e 24 giugno 2022 20 giugno 2022 |
I. Grande Europa
Tale punto all'ordine del giorno del Consiglio europeo è stato
inserito su iniziativa del Presidente del Consiglio europeo Charles Michel, anche sulla base della
proposta formulata dal Presidente della Repubblica francese,
Emmanuel Macron, lo scorso
9 maggio, nel suo discorso pronunciato al Parlamento europeo, a Strasburgo, per l'evento finale della Conferenza sul futuro dell'Europa.
In tale occasione, il Presidente della Repubblica francese ha, infatti, richiamato la necessità di ripensare la geografia e l'architettura del continente europeo, rilevando che l'UE non può rappresentare l'unico modo di strutturarlo, anche in considerazione del fatto che il processo di adesione all'UE può durare decenni, ed ha avanzato la
proposta di una
Confederazione europea, che dovrebbe costituire una
comunità politica europea
più ampia rispetto all'UE. Tale Comunità consentirebbe agli Stati che aderiscono ai valori europei di trovare nuovi spazi di cooperazione e sarebbe
complementare e non alternativa al processo di adesione all'UE.
Il Presidente del Consiglio europeo,
Charles Michel, in un discorso pronunciato il
18 maggio 2022 al Comitato economico e sociale dell'UE, ha invitato a rilanciare il processo di adesione all'UE dei Balcani occidentali, che deve essere un processo più rapido e progressivo, valutando la possibilità di
offrire, ai paesi coinvolti nel processo di adesione, dei vantaggi socio-economici concreti derivanti dalla partecipazione all'UE, già nel corso dei negoziati e senza attendere la loro conclusione. Michel ha citato, a titolo di esempio, la possibilità per uno Stato candidato, che già soddisfi le norme europee in un determinato settore, di
partecipare con ruolo consultivo ai lavori dei Consigli dell'UE settoriali, di essere progressivamente
coinvolto in
settori del mercato unico, o
partecipare a programmi e finanziamenti europei. Tutto ciò sempre tenendo
ferma la possibilità di una reversibilità di tale integrazione, in caso di arretramenti rispetto al percorso di avvicinamento alle politiche e ai valori dell'UE, con particolare riferimento allo
Stato di diritto ed al rispetto dei diritti fondamentali. Michel, sulla scorta di quanto già proposto dal Presidente Macron, ha poi
proposto la creazione di
una Comunità geopolitica europea, con l'obiettivo di approfondire le convergenze e la cooperazione per affrontare le sfide comuni della pace, della stabilità e della sicurezza europea. A tale comunità dovrebbero essere
associati i paesi dei Balcani occidentali e i
paesi del partenariato orientale e tutti gli altri paesi del continente europeo.
Secondo Michel, i Capi di Stato o di Governo dei paesi partecipanti assumerebbero la guida, definirebbero gli orientamenti e si riunirebbero almeno due volte l'anno. La politica estera sarebbe un'importante area di cooperazione all'interno di questa comunità. I Ministri degli Esteri si unirebbero regolarmente al Consiglio Affari esteri dell'UE, a seconda dell'ordine del giorno, e altre formazioni del Consiglio potrebbero seguire un esempio del genere. Tale Comunità potrebbe, inoltre, prevedere la partecipazione a programmi socio-economici che non richiedono necessariamente un allineamento normativo, come il programma Erasmus, il programma Horizon nell'ambito della ricerca e dell'innovazione. La cooperazione potrebbe essere allargata a settori come i trasporti e l'energia.
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Non paper della Presidenza francese sulla "Comunità politica europea"
La
Presidenza francese del Consiglio dell'UE, in vista del Consiglio europeo, ha
presentato il 15 giugno 2022 un
non paper sulla nozione di una "
Comunità politica europea", più ampia dell'UE.
Nel
non paper si indica che il
processo di allargamento non soddisferebbe le attuali esigenze dell'Ucraina, poiché è comunque un processo lungo, e quindi non offrirebbe il quadro politico necessario per rispondere alle urgenti esigenze storiche e geopolitiche derivanti dalla guerra. Sebbene nel
non paper non si escluda di concedere all'Ucraina lo status di candidato all'UE, si indica che la creazione di una
Comunità politica europea potrebbe costituire il
quadro in cui riunire tutti i paesi che desiderano contribuire insieme alla sicurezza, alla stabilità e alla prosperità del continente europeo.
Tale Comunità politica europea sarebbe
aperta agli Stati europei che condividono un insieme comune di valori democratici, siano o meno membri dell'Unione e
indipendentemente dalla natura delle loro attuali relazioni con l'Unione europea.
La
Comunità politica europea costituirebbe un
forum di coordinamento e di decisione e di progetti di cooperazione, per rispondere alle sfide che tutti i paesi del continente europeo si trovano ad affrontare, quali: politica estera e di sicurezza; cambiamento climatico e fornitura di energia e altre materie prime; sicurezza alimentare; sviluppo delle infrastrutture e interconnessione; mobilità; migrazione; lotta alla criminalità organizzata; rapporti con gli altri attori geopolitici.
La Comunità politica europea assumerebbe la forma di una
struttura giuridica leggera, dotata di
capacità decisionale, nel rispetto dell'autonomia decisionale dell'Unione Europea e di ciascuno degli Stati che costituiscono questa Comunità. Si riunirebbe più volte l'anno, a livello dei Capi di Stato e di Governo, nonché a livello ministeriale.
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II. Ucraina
A seguito della crisi tra la Federazione russa e l'Ucraina, l'UE ha più volte adottato, a livello di
Consiglio europeo, dichiarazioni di
condanna dell'
aggressione militare della Russia, ribadendo il
fermo sostegno all'indipendenza, alla sovranità e all'integrità territoriale dell'Ucraina entro i suoi confini riconosciuti a livello internazionale. Il Consiglio europeo ha, altresì,
riconosciuto le aspirazioni europee e la scelta europea dell'Ucraina, impegnandosi a contribuire, una volta cessato il conflitto, alla
ricostruzione dell'Ucraina, attraverso un
fondo fiduciario di solidarietà e promuovendo una
conferenza internazionale per raccogliere risorse a titolo di tale fondo.
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Le decisioni del Consiglio europeo del 30 e 31 maggio 2022
Il
Consiglio europeo è ritornato a discutere della situazione in Ucraina da ultimo nella riunione
straordinaria del 30 e 31 maggio 2022 in occasione della quale, in particolare, ha raggiunto il consenso sul
sesto pacchetto di sanzioni, poi approvato dal Consiglio dell'UE il 3 giugno 2022, e che, in particolare, prevede il
divieto di acquisto, importazione o trasferimento dalla Russia nell'UE di petrolio greggio (a partire dal 5 dicembre 2022) e di
determinati prodotti petroliferi (a partire dal 5 febbraio 2023). È prevista
un'eccezione temporanea per le importazioni di petrolio greggio
mediante oleodotto negli Stati membri dell'UE che, data la loro situazione geografica, soffrono di una dipendenza specifica dagli approvvigionamenti russi e
non dispongono di opzioni alternative praticabili. Tali paesi non potranno però rivendere il petrolio greggio importato via oleodotto dalla Russia Inoltre, la
Bulgaria e la
Croazia beneficeranno anche di deroghe temporanee riguardanti l'importazione, rispettivamente, di petrolio greggio russo trasportato per via marittima e di gasolio russo sotto vuoto. La
Germania e la Polonia (che importano petrolio russo via oleodotto) si sono impegnate a porre fine alle importazioni di petrolio dalla Russia
entro la fine del 2022.
Il Consiglio dell'UE ha, inoltre,
approvato il divieto per gli operatori dell'UE di
assicurare o finanziare il
trasporto via nave del petrolio russo a paesi terzi (la Commissione europea aveva proposto di vietare totalmente tale trasporto).
Secondo i dati forniti dalla Commissione europea, il
divieto di importazione del petrolio russo, approvato con il sesto pacchetto, dovrebbe riguardare complessivamente il
92% delle importazioni russe di petrolio nell'UE (nel 2021 l'UE ha importato dalla Russia 48 miliardi di euro di greggio e 23 miliardi di euro di prodotti petroliferi raffinati).
Il Consiglio europeo del 30 e 31 maggio ha inoltre:
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Il quadro delle sanzioni dell'UE nei confronti della Russia
L'Ue ha adottato sanzioni nei confronti della Russia a
partire dal marzo 2014, in seguito all'annessione della Crimea. A
partire dal 24 febbraio 2022, in seguito all'invasione russa in Ucraina, il
Consiglio dell'UE ha adottato - attraverso pacchetti successivi - un complesso di
sanzioni e misure restrittive nei confronti della Russia che riguardano in particolare:
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Le misure di sostegno dell'UE all'Ucraina
Il Consiglio dell'UE, con successive decisioni, a partire dal 28 febbraio 2022, ha stanziato complessivamente
2 miliardi di euro per la
fornitura all'Ucraina di
attrezzatura militare, a titolo dello
Strumento europeo per la Pace
(European Peace Facility – EPF).
L'EPF - istituito dal Consiglio dell'UE, il 22 marzo 2021, con la
decisione (PESC) 2021/509 - è un fondo fuori bilancio dell'UE del valore di 5.692 milioni di euro per il periodo 2021-2027, volto a finanziare le azioni esterne dell'UE con implicazioni nel settore militare o della difesa e finanziato mediante contributi degli Stati membri dell'UE. Per maggiori dettagli, si rinvia alla Nota su Atti dell'Unione europea "Lo strumento europeo per la pace e le misure di assistenza dell'Unione europea alle forze armate ucraine",
n. 94, curato dai Servizi Studi e delle Commissioni permanenti del Senato della Repubblica.
In tema di assistenza ai profughi in provenienza dall'Ucraina, il Consiglio dell'UE ha adottato, il 4 marzo 2022, la
decisione di esecuzione (UE) 2022/382 con la quale ha
attivato per la prima volta il meccanismo previsto dalla direttiva 2001/55/CE sulla
protezione temporanea in caso di afflusso massiccio di rifugiati.
La decisione prevede la possibilità per i cittadini dell'Ucraina e loro familiari
(e anche per i cittadini di paesi terzi che beneficiavano di protezione internazionale prima del 24 febbraio 2022) in fuga dal paese di
risiedere e muoversi nel territorio dell'UE per un periodo fino a un anno, estendibile dal Consiglio di un anno ulteriore (
e, su proposta della Commissione europea, di un ulteriore anno ancora, fino quindi ad un massimo di 3 anni, ai sensi della direttiva 2001/55/CE)
con possibilità di lavorare e di avere accesso a diritti sociali, come il diritto di alloggio e di assistenza sanitaria.
La Commissione ha istituito una
piattaforma di solidarietà, che riunisce gli Stati membri e le agenzie dell'UE, per
coordinare il sostegno agli Stati membri bisognosi e ha presentato il 28 marzo 2022 un
piano per
l'accoglienza delle persone in fuga dalla guerra contro l'Ucraina.
Al 9 giugno 2022 la Commissione europea ha stanziato
348 milioni di euro per programmi di aiuto umanitario a favore dei civili colpiti dalla guerra in Ucraina (335 milioni di euro per l'Ucraina e 13 milioni di euro per la Moldova).
Il 4 aprile 2022 il Consiglio dell'UE ha adottato il regolamento riguardante l'azione di coesione a favore dei rifugiati in Europa (CARE), che modifica il quadro giuridico 2014-2020 che disciplina i Fondi strutturali e d'investimento europei (fondi SIE) e il Fondo di aiuti europei agli indigenti (FEAD), con l'obiettivo di
sbloccare quasi
17 miliardi di euro da destinare agli aiuti ai rifugiati ucraini.
Secondo la
Commissione europea, gli ingressi nell'UE dei rifugiati provenienti dall'Ucraina e dalla Moldova dal 24 febbraio al 14 giugno 2022 si attestano intorno ai
7,1 milioni, di cui
5,7 milioni di cittadini ucraini; sono invece 3,4 milioni i rifugiati per i quali l'UE ha registrato la
protezione temporanea. La Commissione europea stima, tuttavia, 2,8 milioni di cittadini ucraini rientrati dall'UE nel loro Paese.
Secondo le rilevazioni dell'Alto Commissariato dell'ONU per i rifugiati (
UNHCR), al 7 giugno 2022, sono oltre
129.600 i rifugiati registrati in Italia provenienti dall'Ucraina, di cui oltre
97 mila quelli registrati per protezione temporanea o per una protezione assimilabile ai sensi dell'ordinamento nazionale.
Il 18 maggio 2022 la Commissione europea ha presentato
un
piano di sostegno all'Ucraina articolato in: a) un
sostegno finanziario a breve termine, per il quale la Commissione propone l'erogazione all'Ucraina nel 2022 di un'assistenza macrofinanziaria supplementare sotto forma di prestiti, con rate a lunga scadenza e interessi agevolati grazie alla garanzia del bilancio dell'Unione
, fino a 9 miliardi di euro, da integrare con i contributi di altri partner internazionali bilaterali e multilaterali, compreso il G7 (
Il Fondo monetario internazionale ha stimato che il deficit della bilancia dei pagamenti dell'Ucraina fino a giugno 2022 sia di circa 14,3 miliardi di euro); b) un
quadro di riferimento per la ricostruzione a lungo termine che richiederà un grande sforzo finanziario globale, i cui costi complessivi, stante l'aggressione russa ancora in corso, non sono al momento quantificabili. La Commissione propone che la ricostruzione si realizzi attraverso la creazione di una
piattaforma internazionale, guidata congiuntamente dall'Ucraina e dalla Commissione europea che fungerebbe da organismo di
governance generale per un
piano di ricostruzione denominato
"RebuildUkraine" elaborato e attuato dall'Ucraina, cui l'UE fornirebbe un sostegno in termini di capacità amministrativa e assistenza tecnica. Il sostegno finanziario al programma di ricostruzione dovrebbe essere garantito da un
apposito strumento finanziario che, basandosi sull'esperienza acquisita dall'UE con il Dispositivo per la ripresa e la resilienza, dovrebbe prevedere sovvenzioni e prestiti e dovrebbe essere integrato nel bilancio dell'UE e da programmi dell'UE già esistenti. La Commissione indica che le
esigenze per tale piano di ricostruzione sono di gran lunga superiori alle risorse disponibili nell'attuale
quadro finanziario pluriennale 2021-2027.
La Commissione indica che le sovvenzioni supplementari da mettere a disposizione dell'Ucraina potrebbero essere finanziate mediante contributi aggiuntivi degli Stati membri (e dei paesi terzi che lo desiderino), avvalendosi dei meccanismi finanziari e delle garanzie dell'Unione, oppure attraverso una revisione mirata del quadro finanziario pluriennale o in alternativa raccogliendo fondi per i prestiti per conto dell'UE o con garanzie degli Stati membri.
Il 25 maggio 2022, il Consiglio dell'UE ha adottato delle modifiche relative al regolamento (UE) 2018/1727 volte a consentire a
Eurojust di preservare, analizzare e conservare le
prove relative ai principali crimini internazionali.
Le nuove norme consentono a Eurojust di conservare e preservare le prove relative ai crimini di guerra (tra cui immagini satellitari, fotografie, video, registrazioni audio, profili DNA e impronte digitali) ed elaborare e analizzare tali prove, in stretta cooperazione con Europol, condividendole con le autorità giudiziarie nazionali e internazionali competenti, compresa la Corte penale internazionale.
Il 25 maggio 2022 la Commissione europea ha presentato a) una
proposta di decisione volta ad
aggiungere la violazione delle misure restrittive dell'Unione all'elenco dei reati riconosciuti dall'UE; b) una
proposta di direttiva che prevede disposizioni volte ad ampliare le possibilità di
confisca dei beni derivanti da una serie più vasta di reati, compresa la
violazione delle misure restrittive dell'UE.
Per rafforzare il coordinamento a livello dell'Unione nell'esecuzione delle misure restrittive, la Commissione ha istituito la
task force "Freeze e Seize" con il compito di garantire il coordinamento tra gli Stati membri ed esaminare l'interazione tra misure restrittive e misure di diritto penale. Secondo dati forniti dalla Commissione europea il 25 maggio 2022, finora gli Stati membri hanno segnalato
beni
congelati per 9,89 miliardi di euro e hanno
bloccato operazioni per un valore di
196 miliardi di euro.
L'8 giugno 2022 la Commissione europea ha previsto un
finanziamento di 7,25 milioni di euro per sostenere le capacità investigative della Corte penale internazionale, in relazione ai crimini di guerra in Ucraina.
A partire dal
4 giugno 2022 è entrata in vigore la
sospensione per un anno di tutte le tariffe e contingenti tariffari sulle importazioni nell'UE dall'Ucraina.
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III. Domande di adesione all'UE dell'Ucraina, della Georgia e della Moldova
Il
Consiglio europeo del prossimo
23 e 24 giugno ha tra i punti all'ordine del giorno una
discussione sulle domande di adesione di Ucraina, Georgia e Moldova, sulla base dei pareri della Commissione europea presentati lo scorso 17 giugno.
Si ricorda che le
relazioni tra l'UE e l'Ucraina, la Georgia e la Moldova sono attualmente regolate da tre distinti
accordi di associazione (
entrati in vigore il 1° luglio 2016 per la Georgia e la Moldova e il 1° settembre 2017 per l'Ucraina) che prevedono anche la creazione di
un'area di libero scambio tra i singoli paesi e l'UE.
Il Presidente dell'Ucraina,
Volodymyr Zelenski, ha firmato la lettera di
domanda di adesione dell'Ucraina all'Unione Europea il
28 febbraio 2022, che è stata poi
trasmessa alla Presidenza francese del Consiglio dell'UE il
1° marzo 2022.
Il
3 marzo 2022 anche la
Moldova e la Georgia hanno formulato
richiesta di adesione all'UE.
Il
Consiglio dell'UE, ai sensi dell'articolo 49 del TUE (
per la procedura di adesione v. infra), ha
trasmesso le domande di adesione dell'Ucraina, della Georgia e della Moldova al
Parlamento europeo ed ai
Parlamenti nazionali ed ha
invitato la Commissione europea a presentare un
parere sulle domande di adesione dei tre paesi.
Il
Consiglio europeo, in occasione della riunione informale che si è svolta a
Versailles il 10 e 11 marzo 2022, ha adottato una
dichiarazione nella quale
riconosce le aspirazioni europee e la scelta europea dell'Ucraina ed indica che l'
Ucraina appartiene alla famiglia europea, posizione poi
ribadita nelle
conclusioni del
Consiglio europeo del 24 e 25 marzo 2022.
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I pareri della Commissione europea sulle domande di adesione all'UE di Ucraina, Georgia e Moldova
La
Commissione europea ha presentato il
17 giugno 2022 i suoi pareri sulle domande di adesione all'UE di Ucraina, Georgia e Moldova nei quali ha
raccomandato che all'Ucraina e alla Moldova sia data la
prospettiva di diventare un membro dell'UE e sia
concesso lo status di paese candidato a condizione che vengano prese
misure e riforme in un certo numero di aree.
Per la
Georgia, la Commissione
ha raccomandato che sia data la
prospettiva di diventare un membro dell'Unione europea, ma che lo
status di candidato debba essere
concesso solo dopo che siano state affrontate una serie di priorità.
I pareri della Commissione europea sono basati sulla valutazione per ciascun paese del
rispetto di tre set di criteri per l'adesione all'UE:
criteri politici,
criteri economici e
la capacità del paese di adempiere alle obbligazioni derivanti dalla partecipazione all'UE, in particolare la capacità di
rispettare il cosiddetto acquis dell'UE, ossia il complesso dell'ordinamento giuridico e legislativo dell'UE.
Parere sull'Ucraina
La Commissione europea ha riscontrato che
l'Ucraina nel complesso è a buon punto per raggiungere la stabilità delle istituzioni che garantiscono la democrazia, lo stato di diritto, i diritti umani e il rispetto e la protezione delle minoranze;
ha compiuto progressi nell'ambito macroeconomico, dimostrando una notevole resilienza nei confronti della stabilità macroeconomica e finanziaria, pur avendo bisogno di portare avanti ambiziose riforme economiche strutturali e
si è gradualmente avvicinata al rispetto degli elementi sostanziali dell'acquis dell'UE in molti settori.
Su questa base, la Commissione raccomanda che all'Ucraina sia
concesso lo status di candidato a
condizione che vengano adottate le seguenti misure:
Parere sulla Moldova
La Commissione europea ha rilevato che il paese
dispone di
solide basi per raggiungere la stabilità delle istituzioni che garantiscono la democrazia, lo stato di diritto, i diritti umani e il rispetto e la protezione delle minoranze;
le politiche macroeconomiche sono ragionevolmente solide e sono stati compiuti progressi nel rafforzamento del settore finanziario e del contesto imprenditoriale, ma restano da intraprendere importanti riforme economiche; il paese
ha stabilito una
solida base per un ulteriore allineamento con l'acquis dell'UE.
Su questa base, la Commissione raccomanda che alla Moldova sia
concesso lo status di candidato a
condizione che vengano adottate le seguenti misure:
Parere sulla Georgia
La Commissione europea valuta che la Georgia
disponga di una base per raggiungere la stabilità delle istituzioni che garantiscono la democrazia, lo stato di diritto, i diritti umani e il rispetto e la protezione delle minoranze, anche se i recenti sviluppi hanno minato i progressi del paese;
ha raggiunto un buon grado di stabilità macroeconomica e ha una solida storia di politica economica e un contesto imprenditoriale favorevole,
ma sono necessarie ulteriori riforme per migliorare il funzionamento della sua economia di mercato; nel complesso,
la Georgia ha stabilito una solida base per un ulteriore allineamento con l'acquis dell'UE.
Su questa base, la Commissione
raccomanda che alla Georgia venga concesso lo status di candidato solo quando saranno state affrontate le seguenti priorità:
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Prese di posizione sulla domanda di adesione dell'UE all'Ucraina
Al momento a favore della concessione dello status di paese candidato all'adesione,
oltre all'Italia, si sono espressi i seguenti Stati membri dell'UE:
Bulgaria, Polonia, Repubblica ceca, Estonia, Lettonia, Polonia, Repubblica slovacca e Slovenia, che il 28 febbraio 2022 hanno firmato una
lettera congiunta a favore della sua concessione immediata all'Ucraina, la
Spagna,
l'Irlanda e la
Svezia, la
Danimarca (paese che in precedenza aveva una posizioni contraria) e, da ultimo, l'
Ungheria.
In occasione della
visita a Kiev del 16 giugno 2022, il
Presidente del Consiglio italiano, Mario Draghi, il
Presidente della Repubblica francese, Emmanuel Macron, il
Cancelliere tedesco, Olaf Scholz e il
Presidente romeno, Klaus Iohannis, hanno espresso il loro
pieno
sostegno al riconoscimento dello
status di paese candidato all'Ucraina.
Riserve sulla possibilità di prevedere un percorso veloce per l'adesione all'UE dell'Ucraina al momento sono state espresse da
Austria,
Belgio,
Croazia,
Paesi Bassi e Portogallo.
Il
Parlamento europeo, nella risoluzione sull'aggressione russa all'Ucraina del 1° marzo, ha invitato le istituzioni dell'Unione a
concedere all'Ucraina lo status di paese candidato.
Il 9 giugno 2022, la
Conferenza dei Presidenti dei gruppi politici del PE ha adottato una
dichiarazione nella quale si
invita il Consiglio europeo del 23 e 24 giugno 2022
a concedere lo status di candidato all'UE a Ucraina, Moldova e Georgia,
mantenendo allo stesso tempo
l'impegno di lunga data dell'UE
nei confronti dei Balcani occidentali.
A livello interparlamentare, la
Conferenza dei Presidenti dei Parlamenti dell'Unione europea, che si è svolta a
Brdo pri Kranju (Slovenia) il
28-29 marzo 2022, ha adottato delle
conclusioni nelle quali ha espresso il
sostegno alla prospettiva europea dell'Ucraina, invitando le istituzioni europee a concedere all'Ucraina lo
status di Paese candidato in un lasso di tempo ragionevole, purché soddisfi le condizioni necessarie. Il 10 giugno 2022, i
Presidenti delle commissioni per gli affari esteri del PE e dei Parlamenti di 10 Stati membri (Belgio, Bulgaria, Croazia, Estonia, Ungheria, Irlanda, Lettonia, Lituania, Polonia e Repubblica ceca) hanno firmato una dichiarazione comune nella quale si invitano gli Stati membri dell'Unione europea ad
aprire all'Ucraina una prospettiva realistica di adesione all'Unione europea, concedendole lo
status di paese candidato al prossimo Consiglio europeo. Alla dichiarazione ha poi
aderito anche il Presidente della Commissione affari esteri della Camera dei deputati, on. Piero Fassino, che aveva proposto di inserire anche un riferimento ai paesi dei Balcani.
La posizione del Parlamento e del Governo italiano
Governo
Il Presidente del Consiglio,
Mario Draghi ha espresso il
sostegno dell'Italia alla concessione dello status di candidato
all'Ucraina in occasione del suo intervenuto al Parlamento europeo il
3 maggio 2022, nell'ambito di una serie di dibattiti in plenaria intitolati "Questa è l'Europa, e nella
conferenza stampa svoltasi a conclusione del Consiglio europeo straordinario del
30 e 31 maggio 2022 e, da ultimo, in occasione della visita a Kiev del 16 giugno
(v. supra).
Parlamento
La
Camera dei deputati, nella
risoluzione n.6-00612 (Serracchiani e altri) adottata il
23 marzo 2022 a seguito delle comunicazioni del Presidente del Consiglio in vista del Consiglio europeo del 24 e 25 marzo 2022, ha impegnato il Governo a "
raccogliere e sostenere l'aspirazione europea dell'Ucraina e, in vista della proposta della Commissione europea sullo status di candidato all'adesione all'Unione europea, a rafforzare la cooperazione Ue-Ucraina".
La
III Commissione
affari esteri della Camera dei deputati ha approvato il
5 aprile 2022 la
risoluzione n. 7-00815 (Fassino) sull'integrazione europea di Ucraina, Georgia, Moldova e dei Paesi dei Balcani Occidentali nella quale si impegna il
Governo a promuovere il
riconoscimento dello status di paese candidato ad Ucraina, Georgia e Moldova.
In vista del Consiglio europeo del 24 e 25 marzo, e in seguito alle comunicazioni rese in Aula dal presidente Draghi il
23 marzo, il
Senato ha approvato la
risoluzione n.
6-00214 (Stefano e altri), in cui ha impegnato il Governo a "
raccogliere e sostenere l'aspirazione europea dell'Ucraina e, in vista della proposta della Commissione europea sullo status di candidato all'adesione all'UE, a rafforzare la cooperazione UE-Ucraina".
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La procedura di adesione all'UE
La procedura di adesione all'UE è
disciplinata dall'art. 49 del Trattato sull'UE che prevede che ogni Stato europeo che
rispetti i valori di cui all'articolo 2 del TUE e si impegni a promuoverli possa domandare di diventare membro dell'Unione.
Lo Stato richiedente
trasmette la sua domanda al Consiglio, che si pronuncia all'unanimità, previa consultazione della Commissione e previa approvazione del Parlamento europeo, che si pronuncia a maggioranza dei membri che lo compongono. Il
Parlamento europeo e i Parlamenti nazionali sono informati di tale domanda.
Lo
status di paese candidato viene concesso al paese in questione con
decisione del Consiglio dell'UE all'unanimità, approvata dal Consiglio europeo, sempre all'unanimità.
Spetta al
Consiglio dell'UE, all'unanimità, decidere di
avviare i negoziati.
Il paese candidato deve soddisfare i seguenti
criteri di ammissibilità dell'UE, noti come "
criteri di Copenaghen", poiché definiti dal Consiglio europeo di Copenaghen nel giugno 1993:
Si ricorda che il
Consiglio affari generali del 25 marzo 2020 ha approvato una
riforma della procedura dei negoziati di adesione che prevede un maggiore
focus dei negoziati sulle
riforme fondamentali: lo Stato di diritto, il funzionamento delle istituzioni democratiche e della pubblica amministrazione e l'economia dei paesi candidati.
Una volta conclusi i negoziati, l'accordo di adesione tra gli Stati membri e lo Stato richiedente è sottoposto a
ratifica da parte di tutti gli Stati contraenti conformemente alle loro rispettive norme costituzionali.
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IV. Balcani occidentali
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Tabella riepilogativa dello stato del processo di adesione dei Balcani occidentali
La
decisione favorevole all'avvio dei negoziati di adesione per l'Albania e la Macedonia del Nord è stata assunta dal Consiglio affari generali dell'UE il
25 marzo 2020, dopo vari rinvii dovuti alla mancanza di unanimità in Consiglio (per le riserve di Francia, Danimarca e Paesi Bassi)
, ma i negoziati con entrambi i paesi non sono ancora stati concretamente avviati, per il
veto posto dalla Bulgaria nei confronti della decisione del Consiglio dell'UE relativa all'
approvazione del mandato negoziale con la Macedonia del Nord, che subordina il suo assenso al riconoscimento da parte della Macedonia del Nord di condizioni relative al retaggio storico e linguistico comune ed al
riconoscimento nella
Costituzione della Macedonia del Nord della minoranza bulgara ivi presente (
sarebbero circa 120.000 i cittadini della Macedonia del Nord che appartengono alla minoranza bulgara).
Il 28 aprile 2022, il
Primo ministro albanese, Edi Rama, ha annunciato che,
se l'Albania non otterrà l'apertura ufficiale dei negoziati di adesione all'UE entro la fine di giugno 2022, chiederà che le domande di adesione del suo paese e della Macedonia del Nord non siano più trattate insieme (cosiddetto
decoupling).
La
Presidenza francese del Consiglio dell'UE, al fine di
superare lo stallo sull'avvio dei negoziati di adesione della Macedonia del Nord dovuto al veto della Bulgaria, ha proposto, il 17 giugno 2022, di
convocare la
conferenza intergovernativa di apertura dei negoziati sull'adesione della Macedonia del Nord
non appena la Macedonia del Nord avrà attuato il suo impegno di completare le modifiche costituzionali relative al riconoscimento delle minoranze nazionali.
Si ricorda che anche la
Turchia ha
status di paese candidato dal 1999, ma i negoziati sono sospesi dal
giugno del 2018 a causa del mancato rispetto dello
Stato di diritto e dei diritti fondamentali (al momento la Turchia e l'UE hanno chiuso solo 1 capitolo negoziale dei 35 previsti, relativo a scienza e ricerca).
La
Conferenza dei Presidenti dei Parlamenti dell'Unione europea, che si è svolta a Brdo pri Kranju (Slovenia), il 28-29 marzo 2022 ha adottato delle conclusioni nelle quali, in particolare, si sottolinea la
necessità che i progressi di riforma compiuti dai partner dei Balcani occidentali negli ultimi anni si
riflettano nei loro effettivi progressi verso l'adesione all'UE e si indica la necessità di
accelerare la politica di allargamento dell'UE ai Balcani occidentali, alla luce dell'attuale crisi ucraina e per
prevenire l'influenza di attori terzi nella regione
Il Presidente del Consiglio,
Mario Draghi, intervenuto al
Parlamento europeo il
3 maggio 2022, ha indicato la necessita di
accelerare il processo di allargamento all'UE, affermando che l'Italia sostiene
l'apertura immediata dei negoziati di adesione con l'Albania e con la Macedonia del Nord, intende dare nuovo slancio ai negoziati con Serbia e Montenegro, e assicurare la massima attenzione alle legittime aspettative di Bosnia Erzegovina e Kosovo.
Il
Cancelliere tedesco, Olaf Scholz, lo scorso 19 maggio, in occasione di una conferenza stampa al termine di un incontro con il Primo ministro olandese Mark Rutte all'Aia, ha affermato che
l'integrazione nell'UE dei paesi dei Balcani occidentali è nell'interesse stesso dell'Unione europea ed è
in cima alle priorità dell'agenda politica del governo tedesco e che il Governo tedesco si impegna a promuovere quanto prima
l'avvio dei negoziati di adesione con
l'Albania e la Macedonia del Nord.
L'accordo politico dei leader della Bosnia-Erzegovina del 12 giugno 2022
Il
12 giugno 2022, alla presenza del Presidente del Consiglio Europeo, Charles Michel, e dell'Alto Rappresentante dell'Unione Europea, Josep Borrell,
i leader dei partiti politici rappresentati in Assemblea Parlamentare e i membri della Presidenza della Bosnia ed Erzegovina hanno adottato a Bruxelles un
accordo politico con il quale ribadiscono il loro impegno a:
preservare e costruire uno stato europeo pacifico, stabile, sovrano e indipendente della Bosnia-Erzegovina composto da bosniaci, croati e serbi come popoli costituenti (insieme ad altri) e cittadini della Bosnia-Erzegovina, che consiste in due entità e nel distretto di Brčko; sostenere il principio dello
stato di diritto e condurre
elezioni libere e democratiche, nonché
sviluppare istituzioni democratiche a tutti i livelli di governo/autorità; promuovere i
principi e i valori alla base dell'Unione Europea.
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Risoluzioni del Parlamento italiano
Camera dei deputati
La
III Commissione affari esteri della Camera dei deputati ha approvato il
22 settembre 2021 una
risoluzione sulla strategia di integrazione europea dei Balcani occidentali (
n. 7-00722 Fassino
) nella quale in particolare
impegna il Governo ad adottare iniziative affinché il
Consiglio europeo imprima una accelerazione della strategia di integrazione e di inclusione dei Balcani occidentali, attraverso: la ripresa e l'accelerazione dei negoziati di adesione con Serbia e Montenegro; la promozione di un confronto con le autorità bulgare che consenta la convocazione delle Conferenze intergovernative per l'avvio dei negoziati di adesione con Albania e Macedonia del Nord; il riconoscimento alla Bosnia- Erzegovina dello
status di paese candidato; la considerazione favorevole alla proposta della Commissione europea di liberalizzazione dei visti di ingresso per i cittadini del Kosovo; le iniziative utili alla normalizzazione dei rapporti tra Serbia e Kosovo.
La
Camera dei deputati nella
risoluzione n.6-00612 (Serracchiani e altri) adottata il
23 marzo 2022 a seguito delle comunicazioni del Presidente del Consiglio, Mario Draghi, in vista del Consiglio europeo del 24 e 25 marzo 2022, ha impegnato il Governo, in particolare, a "
a sostenere il processo di adesione dei Balcani Occidentali all'Unione europea e, in questo contesto, contribuire alla stabilità sociale e politica in Bosnia-Erzegovina attraverso tutti gli strumenti politici, economici e diplomatici dell'Unione europea".
In seguito alle comunicazioni rese in Aula dal Presidente Draghi il
23 marzo, il
Senato ha approvato la
risoluzione n.
6-00214 (Stefano e altri), in cui impegna il Governo a "
sostenere il processo di adesione dei Balcani occidentali all'Unione europea e, in questo contesto, contribuire alla stabilità sociale e politica in Bosnia-Erzegovina attraverso tutti gli strumenti politici, economici e diplomatici dell'UE".
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V. Questioni economiche
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Raccomandazioni specifiche per paese 2022
Le
proposte di raccomandazioni specifiche per paese 2022 (e le relazioni per paese 2022 che le accompagnano, le quali contengono anche un'analisi dell'attuazione delle precedenti raccomandazioni per il periodo 2019-2021), sono state presentate dalla Commissione europea lo scorso 23 maggio, insieme agli altri documenti del cosiddetto "
pacchetto di primavera" del Semestre europeo, e approvate dal Consiglio ECOFIN del 17 giugno.
Prima di entrare nel merito delle raccomandazioni, soprattutto di quelle concernenti l'Italia, occorre preliminarmente evidenziare che esse
tengono conto del nuovo scenario macroeconomico e geopolitico che si sta determinando a causa della guerra in Ucraina, che, come riportato dalle più recenti
stime economiche della Commissione europea, costringe a
rivedere al ribasso le
prospettive di crescita dell'UE e al
rialzo le sue previsioni di inflazione e giustifica la
proroga della
clausola di salvaguardia generale del Patto di stabilità e crescita nel
2023 ed una sua disattivazione a partire dal 2024.
In linea generale, come spiegato nella
comunicazione illustrativa dei principali elementi del "pacchetto di primavera", si raccomanda agli Stati membri di
concentrarsi principalmente sull'attuazione tempestiva dei Piani nazionali per la ripresa e la resilienza (PNRR), che guidano in larga misura i loro programmi di riforma e investimento fino al 2026 e che costituiscono, pertanto, la
base delle raccomandazioni specifiche per paese 2022. Per maggiori dettagli, si rinvia alla
Nota breve, predisposta dal Servizio del bilancio del Senato della Repubblica, "Le previsioni economiche di primavera 2022 della Commissione europea", maggio 2022.
In aggiunta, sono rivolte ai Paesi
nuove e mirate raccomandazioni che affrontano un numero limitato di ulteriori sfide, ancora esistenti o emergenti, non sufficientemente affrontate nel quadro dei PNRR e collegate principalmente al conseguimento degli obiettivi del
Piano REPowerEU, volto a promuovere la sicurezza energetica dell'UE e a ridurre la dipendenza dai combustibili fossili russi.
In estrema sintesi, quindi, a tutti gli
Stati membri il cui PNRR sia stato approvato è indirizzata una raccomandazione sulla politica di bilancio, comprese se del caso riforme di bilancio strutturali, una raccomandazione sull'attuazione del PNRR e dei programmi della politica di coesione, una raccomandazione sulla politica energetica conforme agli obiettivi di REPowerEU e, se pertinente, un'ulteriore raccomandazione sulle sfide strutturali esistenti ed emergenti che non sarebbero affrontate in misura sufficiente nel PNRR.
La
portata delle raccomandazioni è invece
più ampia per gli Stati membri il cui Piano non è stato approvato (Ungheria, che l'ha presentato; Paesi Bassi, che ancora non l'hanno trasmesso).
In linea generale, si osserva, altresì, che per il 2023 agli Stati membri è raccomandata una politica fiscale prudente, ma pronta a reagire all'evoluzione della situazione economica. Si continua a chiedere una
differenziazione delle politiche di bilancio tra Stati membri con un debito elevato, che non dovrebbero aumentare la spesa pubblica più rapidamente del loro livello di crescita potenziale a medio termine, e
Stati membri con un debito medio-basso, la cui spesa dovrebbe consentire loro di raggiungere un orientamento di bilancio sostanzialmente neutrale.
A tutti gli Stati membri è infine raccomandato di espandere gli investimenti pubblici per le transizioni verde e digitale e per la sicurezza energetica, tenendo conto dell'iniziativa REPowerEU, anche avvalendosi del Dispositivo per la ripresa e la resilienza e di altri fondi dell'UE.
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Raccomandazione specifica per l'Italia 2022
La
raccomandazione specifica per l'Italia 2022 (si veda anche
relazione per paese che la accompagna), formula tre
3 raccomandazioni.
1)
Raccomandazione sulla politica di bilancio: assicurare, nel
2023, una politica di bilancio
prudente - ma pronta a reagire all'evoluzione della situazione economica - in particolare
limitando la crescita della spesa corrente finanziata a livello
nazionale al di sotto della crescita del prodotto potenziale a medio termine, tenendo conto del perdurare del sostegno temporaneo e mirato alle famiglie e alle imprese più vulnerabili agli aumenti dei prezzi dell'energia e alle persone in fuga dall'Ucraina, e aumentare gli investimenti pubblici per la transizione verde e digitale e per la sicurezza energetica, tenendo conto dell'iniziativa REPowerEU, anche avvalendosi del Dispositivo per la ripresa e la resilienza e di altri fondi dell'UE. Per il
periodo successivo al 2023, perseguire una politica di bilancio volta a conseguire posizioni di bilancio a medio termine prudenti e ad assicurare una
riduzione credibile e graduale del debito e la
sostenibilità di bilancio a medio termine attraverso il progressivo risanamento, investimenti e riforme.
Infine, si raccomanda di adottare e di attuare adeguatamente la legge delega sulla riforma fiscale per ridurre ulteriormente le imposte sul lavoro e aumentare l'efficienza del sistema, in particolare mediante una revisione delle aliquote d'imposta marginali effettive, l'allineamento dei valori catastali ai valori di mercato correnti, la razionalizzazione e la riduzione delle spese fiscali, anche per l'IVA, e delle sovvenzioni dannose per l'ambiente, assicurando comunque equità, e la riduzione della complessità del codice tributario.
2)
Raccomandazione sull'attuazione del PNRR e dei programmi della politica di coesione:
procedere con l'attuazione del PNRR, in linea con i traguardi e gli obiettivi concordati, e concludere rapidamente i negoziati con la Commissione europea sui documenti di programmazione della politica di coesione 2021-2027 al fine di avviare l'attuazione dei programmi;
Nell'agosto 2021 la Commissione ha erogato all'Italia 24,9 miliardi di euro a titolo di prefinanziamento; successivamente, nell'aprile 2022, ha erogato altri 21 miliardi di euro, valutando positivamente la prima richiesta di pagamento dell'Italia.
3)
Raccomandazione sulla politica energetica conforme agli obiettivi di
REPowerEU:
ridurre la dipendenza dai combustibili fossili e diversificare le importazioni di energia (secondo i dati della Commissione, proviene dalla Russia il 43% del gas e l'11% del petrolio greggio), superare le strozzature per accrescere la capacità di trasporto interno del gas, sviluppare interconnessioni delle reti di energia elettrica, accelerare il dispiegamento di capacità supplementari in materia di energie rinnovabili e adottare misure per aumentare l'efficienza energetica e promuovere la mobilità sostenibile.
Il documento specifica che le politiche di bilancio menzionate nella raccomandazione 1 contribuiscono, tra l'altro, a correggere gli squilibri dell'Italia connessi all'elevato debito pubblico, mentre le politiche menzionate nella raccomandazione 2 contribuiscono, tra l'altro, a correggere sia gli squilibri legati all'elevato debito pubblico che al protrarsi di una dinamica della produttività debole, in un contesto caratterizzato da fragilità del mercato del lavoro e del settore bancario.
In merito alla situazione di bilancio dell'Italia, il documento specifica altresì che la relazione presentata a norma dell'articolo 126, paragrafo 3, TFUE, pubblicata dalla Commissione nell'ambito del citato "pacchetto di primavera", afferma che l'Italia non soddisfa i criteri del disavanzo e del debito stabiliti dal trattato e non rispetta il parametro per la riduzione del debito; tuttavia - aggiunge la Commissione - le attuali condizioni economiche eccezionali non giustificano il rispetto di quest'ultimo parametro poiché il farlo implicherebbe uno sforzo di bilancio troppo impegnativo e incentrato sul periodo iniziale che rischierebbe a sua volta di compromettere la crescita. Del resto, la Commissione ha annunciato che al momento non proporrà di avviare nuove procedure per disavanzi eccessivi, ma tornerà a valutare nuovamente l'opportunità di proporne l'avvio nell'autunno 2022.
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Adesione della Croazia all'euro
La
Relazione sulla convergenza 2022 della Commissione europea e la
Relazione sulla convergenza 2022 della BCE, entrambe pubblicate lo scorso 1° giugno, hanno concluso che la
Croazia soddisfa le condizioni necessarie per l'adozione dell'euro a partire dal
1° gennaio 2023. L'ingresso della Croazia porterebbe a venti il numero di Stati dell'Eurozona.
In base all'articolo 140 del TFUE, per poter introdurre l'euro gli Stati membri devono raggiungere un alto grado di convergenza sostenibile sulla base dei
quattro
criteri di convergenza (stabilità dei prezzi, finanza pubblica, stabilità del tasso di cambio, tassi di interesse a lungo termine) e tenendo conto di altri fattori pertinenti per l'integrazione economica e la convergenza. Fra questi rientrano l'integrazione dei mercati, l'andamento delle partite correnti della bilancia dei pagamenti e del costo unitario del lavoro e di altri indici di prezzo. I quattro criteri di convergenza sono definiti ulteriormente in un protocollo allegato ai trattati (protocollo n. 13 sui criteri di convergenza). Devono, inoltre, garantire che la loro legislazione nazionale, incluso lo statuto della banca centrale, sia compatibile con gli articoli 130 e 131 TFUE e con lo statuto del Sistema europeo di banche centrali e della Banca centrale europea ("lo Statuto del SEBC e della BCE").
Alla luce della valutazione della compatibilità della legislazione e del soddisfacimento dei criteri di convergenza, e tenendo conto dei fattori aggiuntivi pertinenti, la Commissione europea ha quindi presentato la
proposta di decisione del Consiglio e la
proposta di regolamento del Consiglio relative all'adozione dell'euro da parte della Croazia il 1° gennaio 2023.
Lo scorso 16 giugno l'Eurogruppo ha approvato una raccomandazione degli Stati membri della zona euro al Consiglio che, in linea con le suddette relazioni di convergenza, si esprime a favore dell'adesione della Croazia alla moneta unica dal 1º gennaio 2023. Tale raccomandazione è stata adottata dal Consiglio ECOFIN del 17 giugno.
Il Consiglio europeo discuterà ora della questione nella riunione del 23 e 24 giugno e successivamente la decisione finale sarà presa dal Consiglio dell'UE (previa consultazione del Parlamento europeo e della BCE) con l'adozione formale dei citati tre atti giuridici.
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VI. Conferenza sul futuro dell'Europa
La
Conferenza sul futuro dell'Europa (COFE), inaugurata il
9 maggio 2021, in occasione della Giornata dell'Europa, a Strasburgo nella sede del Parlamento europeo,
si è conclusa il 9 maggio 2022, quando i
Copresidenti del Comitato esecutivo della Conferenza hanno consegnato la
relazione finale contenente le proposte della Conferenza ai
Presidenti del Parlamento europeo, del Consiglio e della Commissione.
L'
Assemblea plenaria della Conferenza sul futuro dell'Europa ha
concluso i suoi lavori con la riunione plenaria del
29 e 30 aprile 2022, in occasione della quale ha espresso il
consenso sul complesso delle proposte (49 proposte, articolate in 326 misure), elaborate dai gruppi di lavoro, sulla base delle raccomandazioni dei panel dei cittadini europei, dei contributi dei panel e degli eventi nazionali nonché dei contributi presentati dai singoli cittadini sulla piattaforma digitale multilingue (
per ulteriori informazioni sull'assetto organizzativo della Conferenza e sui suoi lavori si rinvia alla serie completa dei Bollettini "I lavori della Conferenza sul futuro dell'Europa" a cura dell'Ufficio Rapporti con l'Unione europea della Camera dei deputati e del Servizio Studi del Senato).
Spetta ora al
Parlamento europeo, al Consiglio e alla Commissione decidere le modalità con le quali assicurare un seguito efficace ai lavori della Conferenza, ciascuna nell'ambito delle proprie competenze e conformemente ai Trattati. Il Parlamento europeo ha già adottato una risoluzione sul seguito dei lavori della Conferenza
(v. infra).
Si ricorda che, come previsto dalla
dichiarazione comune interistituzionale del 10 marzo 2021, i lavori della Conferenza hanno riguardato i seguenti temi: la
costruzione di un continente sano; la
lotta contro il cambiamento climatico e le sfide ambientali; una
economia al servizio per le persone; l'
equità sociale,
l'uguaglianza e la solidarietà intergenerazionale; la
trasformazione digitale dell'Europa; i
diritti e i valori europei, tra cui lo Stato di diritto; le
sfide migratorie; la
sicurezza; il ruolo dell'UE nel mondo; le
fondamenta democratiche e come rafforzare i
processi democratici dell'UE.
La Conferenza ha, inoltre, discusso
temi trasversali relativi alla capacità dell'UE di realizzare le priorità politiche, tra le quali
legiferare meglio, l'applicazione dei
principi di sussidiarietà e proporzionalità, l'attuazione e l'
applicazione della legislazione europea e la
trasparenza.
Il
Parlamento italiano è stato rappresentato dai senatori
Alessandro Alfieri (PD) e
Paola Taverna (M5S) e dai deputati
Matteo Luigi Bianchi (Lega) e
Augusta Montaruli (Fratelli d'Italia).
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Commissione europea
La Commissione europea ha presentato il
17 giugno 2022 una
comunicazione nella quale, in particolare, indica che il
seguito alle proposte della Conferenza sul futuro dell'Europa può essere articolato in
quattro categorie:
La Commissione indica che un
primo set di proposte verrà presentato dalla Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, in occasione del
discorso sullo stato dell'Unione nel settembre del 2022. Tali proposte verranno poi
incluse nel programma di lavoro della Commissione europea per il 2023.
La Commissione indica che l'introduzione di nuove riforme e politiche non richiede necessariamente una revisione dei Trattati e che
la maggior parte di tali innovazioni può essere perseguita nella cornice dei Trattati esistenti, usando in particolare la
clausola "passerella" per passare a votazioni a maggioranza qualificata per le decisioni del Consiglio in alcuni ambiti.
Ai sensi dell'articolo articolo 48, paragrafo 7, del Trattato sull'UE, che disciplina le cosiddette "
clausole passerella" il Consiglio europeo può adottare all'unanimità decisioni che consentono al Consiglio di deliberare a
maggioranza qualificata in settori nei quali i trattati prevedono l'unanimità (ad eccezione delle decisioni che abbiano implicazioni militari o rientrino nel settore della difesa) ovvero di adottare
atti legislativi secondo la procedura legislativa ordinaria nei casi in cui i trattati prevedono una
procedura legislativa speciale (
nella procedura legislativa ordinaria il Consiglio è colegislatore insieme al Parlamento europeo, nelle procedure legislative speciali il Consiglio è il solo legislatore e il Parlamento europeo interviene con funzioni consultive).
La Commissione riconosce, però, che vi sono
alcune proposte della Conferenza che sono realmente innovative e che alcune tra esse, in particolare in settori quali la
salute e la difesa, richiedono una
revisione dei Trattati. A tal proposito, la Commissione accoglie con
favore la proposta del Parlamento europeo di proporre la
convocazione di una Convenzione per la riforma dei Trattati ai sensi dell'articolo 48 del Trattato sull'UE.
La Commissione europea – sulla base dell'esperienza positiva del metodo della COFE - intende, inoltre, consentire ai
panel dei cittadini la possibilità di deliberare e formulare raccomandazioni in vista della presentazione
di alcune proposte chiave della Commissione. Tali Panel con funzioni consultive dovrebbero essere composti da
cittadini scelti a caso, ma in rappresentanza delle diversità, anche demografiche, dell'Europa per almeno
1/3 da giovani. Le valutazioni di tali panel, sotto forma di relazioni, dovrebbero far parte della valutazione di impatto delle proposte. La Commissione annuncia che intende
avviare questi nuovi panel di cittadini nell'ambito del discorso sullo stato dell'Unione nel settembre 2022.
La Commissione, rispondendo alla proposta della COFE di rendere permanente la
piattaforma digitale multilingua utilizzata per raccogliere i contributi dei cittadini nel corso del suo svolgimento, intende integrare il suo portale già esistente "
Di' la tua" con tutte le funzionalità volte a promuovere l'interazione dei cittadini già sperimentate nella piattaforma digitale per la COFE.
Infine, la Commissione indica che nell'
autunno del 2022 intende organizzare un
evento
con i cittadini
sul seguito che le Istituzioni hanno dato ai lavori della Conferenza sul futuro dell'Europa.
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Consiglio dell'UE
La
Presidenza francese del Consiglio dell'UE ha proposto di avviare una
analisi delle proposte della Conferenza sul futuro dell'Europa volta a
distinguere: a) quelle la
cui attuazione è già sostanzialmente in corso, nell'ambito di proposte già all'esame delle Istituzioni dell'UE, o che possono essere attuate in tempi brevi; b) quelle che
potrebbero essere attuate mediante nuove iniziative legislative, e comunque a Trattati vigenti; c) quelle che invece
richiedono una modifica dei Trattati.
Il 9 maggio 2022, in occasione dell'approvazione della risoluzione del PE sulla richiesta di convocare una Convenzione per la revisione dei Trattati
(v. infra), il sottosegretario per gli affari europei,
Clément Beaune, intervenuto a nome della Presidenza francese del Consiglio dell'UE, ha ribadito il
sostegno della Francia alla convocazione di una Convenzione, indicando che il Presidente della Repubblica francese, Emmanuel Macron, auspica che il Consiglio europeo del 23 e 24 giugno prenda una posizione sul seguito della Conferenza sul futuro dell'Europa. Ricordando la
riluttanza di tredici Stati membri nei confronti di una
revisione dei trattati, ha però evidenziato che alcune
iniziative importanti si potrebbero prendere già nell'ambito dei trattati vigenti.
Il 9 maggio 2022, 13 Stati membri, ossia
Bulgaria, Croazia, Repubblica Ceca, Danimarca, Estonia, Finlandia, Malta, Lettonia, Lituania, Polonia, Romania, Slovenia e Svezia, hanno presentato un
non paper nel quale evidenziano che la
revisione dei Trattati è prematura e non è mai stata uno scopo dei lavori della Conferenza sul futuro dell'Europa e che le gravi crisi che l'Unione Europea sta affrontando, tra cui la pandemia e l'aggressione russa in Ucraina, hanno dimostrato quanto si possa fare nell'attuale quadro dei Trattati.
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Parlamento europeo
Il
Parlamento europeo ha approvato (
355 voti favorevoli, 154 contrari e 48 astenuti – hanno votato a favore la maggior parte dei deputati dei gruppi PPE, Socialisti e democratici, Renew Europe, mentre hanno votato contro i deputati del Gruppo dei Conservatori e dei Riformisti europei e del Gruppo Identità e democrazia) il
9 giugno 2022 una
risoluzione sulla
richiesta di convocare una Convenzione per la revisione dei Trattati nella quale, in particolare, osserva che molte delle proposte della Conferenza sul futuro dell'Europa richiedono modifiche dei trattati e sottopone al Consiglio le seguenti
proposte di modifica dei trattati stessi:
La Conferenza dei Presidenti del Parlamento europeo ha dato mandato alla Commissione affari costituzionali del Parlamento europeo di preparare una
relazione sul seguito delle proposte della Conferenza sul futuro dell'Europea e su eventuali proposte di revisione dei Trattati, che dovrebbe essere esaminata dalla plenaria del Parlamento europeo
a settembre/ottobre 2022.
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La posizione del Parlamento e del Governo italiano
Parlamento
Il
Senato della Repubblica e la
III Commissione Affari esteri e la
XIV Commissione Politiche dell'UE della Camera dei deputati hanno adottato, il
27 aprile 2022, rispettivamente un
ordine del giorno (n. G1, Castellone e altri) e una
risoluzione
(n. 7-00829, De Luca e altri) sul seguito dei lavori della Conferenza con le quali
si impegna il Governo a:
Nell'ordine del giorno del Senato inoltre si impegna il Governo a promuovere una
maggiore cooperazione interparlamentare tra il Parlamento europeo ed i Parlamenti nazionali.
Discorso del Presidente del Consiglio, Mario Draghi, al Parlamento europeo
Il Presidente del Consiglio,
Mario Draghi, intervenuto al
Parlamento europeo il 3 maggio 2022, si è espresso a favore di un
processo di
revisione dei Trattati, sulla base delle indicazioni e delle ambizioni emerse dalla Conferenza sul futuro dell'Europa.
Il Non paper del Governo Italiano
Il
Governo italiano ha presentato a
settembre 2021 una
versione aggiornata – anche alla luce del mutato scenario globale indotto dalla pandemia di COVID 19 - del
non paper sulla
Conferenza sul futuro dell'Europa, che era stato inizialmente presentato il 14 febbraio 2020.
Nel
non paper il Governo indica che il dibattito sul futuro dell'Europa dovrebbe articolarsi su
due filoni:
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VII. Relazioni esterne
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Turchia
Su
richiesta della Grecia e di Cipro, il Consiglio europeo potrebbe discutere delle relazioni con la Turchia, sulla base delle recenti dichiarazioni del Governo turco. Il 9 giugno 2022 il
Presidente turco, Recep Tayyip Erdoğan, ha intimato ad Atene di demilitarizzare alcune isole greche prossime al confine turco che, secondo il Governo turco, sarebbero state cedute in passato alla Grecia in cambio della garanzia che non ospitassero installazioni militari o truppe. La Grecia sostiene, però, che la Turchia interpreta in modo arbitrario i trattati di pace di Losanna e di Parigi, con cui la questione venne allora regolata. Il governo greco ha ricordato che le isole in questione ospitano personale e infrastrutture militari da decenni, e che la Grecia ha il diritto di difendersi di fronte alla crescente aggressività turca nell'area.
Il Consiglio europeo ha
discusso sulle relazioni con la Turchia da ultimo in occasione della riunione del
24 e 25 giugno 2021, in occasione della quale ha adottato delle
conclusioni nelle quali, in particolare:
Si ricorda che nel Mediterraneo orientale, a partire dal 2018 la
Turchia ha avuto
una disputa prima con Cipro e poi con la Grecia per quanto riguarda
attività di trivellazione di giacimenti di gas nelle acque territoriali nel Mediterraneo orientale di Cipro (in particolare all'interno della zona economica esclusiva a sud ovest di Cipro)
e attività di esplorazione sismica nelle acque territoriali del mar Egeo, in particolare nelle acque a sud ovest dell'isola di
Kastellorizo, delle quali la Turchia rivendica il controllo.
Il Consiglio dell'UE nel
giugno del 2018 ha
sospeso i negoziati di adesione con la Turchia a causa del mancato rispetto dello
Stato di diritto e dei diritti fondamentali (al momento la Turchia e l'UE hanno chiuso solo 1 capitolo negoziale dei 35 previsti, relativo a scienza e ricerca).
Risoluzione del PE sulla Turchia del 7 giugno 2022
Il
Parlamento europeo ha adottato il
7 giugno 2022 una
risoluzione sulle relazioni con la Turchia nella quale in particolare:
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Vertice euro
A margine del Consiglio europeo, il 24 giugno, si terrà il
Vertice euro in formato inclusivo, che dovrebbe in particolare occuparsi di Unione bancaria. Il Vertice è stato
preparato dall'Eurogruppo in formato inclusivo dello scorso 16 giugno.
In quella sede, i Ministri hanno discusso degli sviluppi relativi all'Unione bancaria, senza riuscire tuttavia ad adottare un piano di lavoro sul completamento dell'Unione bancaria che il Presidente dell'Eurogruppo, Paschal Donohoe, aveva presentato alle delegazioni a inizio maggio.
Infatti, la
dichiarazione adottata dai Ministri delle finanze al termine dell'Eurogruppo in formato inclusivo conviene al momento di concentrare i lavori soltanto sul
rafforzamento del quadro europeo della gestione delle crisi e sugli schemi di garanzia dei depositi nazionali (CMDI), invitando, tra l'altro, la Commissione europea a presentare una proposta legislativa.
Sono invece
rinviate al futuro le
decisioni sugli altri elementi in sospeso per rafforzare e completare l'Unione bancaria, come
sul sistema europeo di garanzia dei depositi e sul
trattamento delle esposizioni al debito sovrano nazionale delle banche, questioni su cui si registrano maggiori divisioni tra gli Stati membri.
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