Camera dei deputati - Legislatura - Dossier di documentazione (Versione per stampa)
Autore: RUE - Ufficio SG - Ufficio Rapporti con l'Unione europea
Titolo: Consiglio europeo - Bruxelles, 23 e 24 giugno 2022
Serie: Documentazione per l'Assemblea - Esame di atti e documenti dell'UE   Numero: 30
Data: 20/06/2022
Organi della Camera: Assemblea, XIV Unione Europea


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Consiglio europeo - Bruxelles, 23 e 24 giugno 2022

20 giugno 2022


Indice

|I. Grande Europa|II. Ucraina|III. Domande di adesione all'UE dell'Ucraina, della Georgia e della Moldova|IV. Balcani occidentali|V. Questioni economiche|VI. Conferenza sul futuro dell'Europa|VII. Relazioni esterne|Vertice euro|


Il Consiglio europeo del 23 e 24 giugno 2022, in base al progetto di conclusioni del 20 giugno 2022, dovrebbe discutere delle seguenti tematiche:
  1. Grande Europa, con riferimento alla proposta di istituire una "Comunità politica europea";
  2. Ucraina, con riferimento alla guerra di aggressione russa contro l'Ucraina nelle sue diverse dimensioni;
  3. Domande di adesione all'UE dell'Ucraina, della Moldova e della Georgia, valutando la concessione dello status di candidato sulla base dei pareri della Commissione europea;
  4. Balcani occidentali, con riferimento alle prospettive di adesione all'UE ed al processo di integrazione;
  5. Questioni economiche, con riferimento alle raccomandazioni specifiche per paese relative al 2022 e all'adesione della Croazia all'euro;
  6. Conferenza sul futuro dell'Europa, valutando i possibili seguiti delle sue proposte da parte delle Istituzioni dell'UE;
  7. Relazioni esterne.
 
Su iniziativa della Presidenza francese del Consiglio dell'UE, il 23 giugno, prima dell'avvio dal Consiglio europeo, si svolgerà una riunione con i paesi dei Balcani occidentali.
A margine del Consiglio europeo, il 24 giugno, si dovrebbe riunire il Vertice euro in formato inclusivo (anche con gli Stati membri che non fanno parte dell'euro), che dovrebbe in particolare occuparsi di Unione bancaria.

I. Grande Europa

Nel progetto di conclusioni si indica che il Consiglio europeo dovrebbe svolgere una discussione strategica sulle relazioni dell'Unione europea con i suoi partner in Europa e sulla proposta di istituire una "Comunità politica europea" che dovrebbe avere l'obiettivo di offrire una piattaforma politica di coordinamento per i paesi europei in tutto il continente rivolta ai Balcani occidentali, ai paesi associati al partenariato orientale, ai paesi dell'EFTA e a tutti gli altri paesi europei con i quali l'UE ha stretti rapporti.
Il progetto indica che l'obiettivo di tale proposta sarebbe quello di promuovere il dialogo politico e la cooperazione per affrontare questioni di interesse comune in modo da rafforzare la sicurezza, la stabilità e la prosperità del continente europeo. Tale quadro non dovrebbe sostituire né sarà complementare alle politiche e agli strumenti dell'UE esistenti, in particolare l'allargamento, e rispetterà pienamente l'autonomia decisionale dell'Unione europea.
Il progetto indica che, sulla base di questo primo scambio di opinioni, il Consiglio europeo tornerà sulla questione.
 
Tale punto all'ordine del giorno del Consiglio europeo è stato inserito su iniziativa del Presidente del Consiglio europeo Charles Michel, anche sulla base della proposta formulata dal Presidente della Repubblica francese, Emmanuel Macron, lo scorso 9 maggio, nel suo discorso pronunciato al Parlamento europeo, a Strasburgo, per l'evento finale della Conferenza sul futuro dell'Europa.
In tale occasione, il Presidente della Repubblica francese ha, infatti, richiamato la necessità di ripensare la geografia e l'architettura del continente europeo, rilevando che l'UE non può rappresentare l'unico modo di strutturarlo, anche in considerazione del fatto che il processo di adesione all'UE può durare decenni, ed ha avanzato la proposta di una Confederazione europea, che dovrebbe costituire una comunità politica europea più ampia rispetto all'UE. Tale Comunità consentirebbe agli Stati che aderiscono ai valori europei di trovare nuovi spazi di cooperazione e sarebbe complementare e non alternativa al processo di adesione all'UE.
Il Presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, in un discorso pronunciato il 18 maggio 2022 al Comitato economico e sociale dell'UE, ha invitato a rilanciare il processo di adesione all'UE dei Balcani occidentali, che deve essere un processo più rapido e progressivo, valutando la possibilità di offrire, ai paesi coinvolti nel processo di adesione, dei vantaggi socio-economici concreti derivanti dalla partecipazione all'UE, già nel corso dei negoziati e senza attendere la loro conclusione. Michel ha citato, a titolo di esempio, la possibilità per uno Stato candidato, che già soddisfi le norme europee in un determinato settore, di partecipare con ruolo consultivo ai lavori dei Consigli dell'UE settoriali, di essere progressivamente coinvolto in settori del mercato unico, o partecipare a programmi e finanziamenti europei. Tutto ciò sempre tenendo ferma la possibilità di una reversibilità di tale integrazione, in caso di arretramenti rispetto al percorso di avvicinamento alle politiche e ai valori dell'UE, con particolare riferimento allo Stato di diritto ed al rispetto dei diritti fondamentali. Michel, sulla scorta di quanto già proposto dal Presidente Macron, ha poi proposto la creazione di una Comunità geopolitica europea, con l'obiettivo di approfondire le convergenze e la cooperazione per affrontare le sfide comuni della pace, della stabilità e della sicurezza europea. A tale comunità dovrebbero essere associati i paesi dei Balcani occidentali e i paesi del partenariato orientale e tutti gli altri paesi del continente europeo.
Secondo Michel, i Capi di Stato o di Governo dei paesi partecipanti assumerebbero la guida, definirebbero gli orientamenti e si riunirebbero almeno due volte l'anno. La politica estera sarebbe un'importante area di cooperazione all'interno di questa comunità. I Ministri degli Esteri si unirebbero regolarmente al Consiglio Affari esteri dell'UE, a seconda dell'ordine del giorno, e altre formazioni del Consiglio potrebbero seguire un esempio del genere. Tale Comunità potrebbe, inoltre, prevedere la partecipazione a programmi socio-economici che non richiedono necessariamente un allineamento normativo, come il programma Erasmus, il programma Horizon nell'ambito della ricerca e dell'innovazione. La cooperazione potrebbe essere allargata a settori come i trasporti e l'energia.

Non paper della Presidenza francese sulla "Comunità politica europea"

La Presidenza francese del Consiglio dell'UE, in vista del Consiglio europeo, ha presentato il 15 giugno 2022 un non paper sulla nozione di una " Comunità politica europea", più ampia dell'UE.
Nel non paper si indica che il processo di allargamento non soddisferebbe le attuali esigenze dell'Ucraina, poiché è comunque un processo lungo, e quindi non offrirebbe il quadro politico necessario per rispondere alle urgenti esigenze storiche e geopolitiche derivanti dalla guerra. Sebbene nel non paper non si escluda di concedere all'Ucraina lo status di candidato all'UE, si indica che la creazione di una Comunità politica europea potrebbe costituire il quadro in cui riunire tutti i paesi che desiderano contribuire insieme alla sicurezza, alla stabilità e alla prosperità del continente europeo.
Tale Comunità politica europea sarebbe aperta agli Stati europei che condividono un insieme comune di valori democratici, siano o meno membri dell'Unione e indipendentemente dalla natura delle loro attuali relazioni con l'Unione europea.
La Comunità politica europea costituirebbe un forum di coordinamento e di decisione e di progetti di cooperazione, per rispondere alle sfide che tutti i paesi del continente europeo si trovano ad affrontare, quali: politica estera e di sicurezza; cambiamento climatico e fornitura di energia e altre materie prime; sicurezza alimentare; sviluppo delle infrastrutture e interconnessione; mobilità; migrazione; lotta alla criminalità organizzata; rapporti con gli altri attori geopolitici.
La Comunità politica europea assumerebbe la forma di una struttura giuridica leggera, dotata di capacità decisionale, nel rispetto dell'autonomia decisionale dell'Unione Europea e di ciascuno degli Stati che costituiscono questa Comunità. Si riunirebbe più volte l'anno, a livello dei Capi di Stato e di Governo, nonché a livello ministeriale.

II. Ucraina

Il progetto di conclusioni indica che il Consiglio europeo dovrebbe discutere della guerra di aggressione russa contro l'Ucraina nelle sue diverse dimensioni. Il Consiglio europeo dovrebbe ribadire di essere fermamente a fianco dell'Ucraina e che l'Unione europea continuerà a fornire un forte sostegno alla resilienza economica, militare, sociale e finanziaria del Paese, compresi gli aiuti umanitari.
Sulla base del progetto di conclusioni, il Consiglio europeo dovrebbe:
- ribadire la condanna degli attacchi indiscriminati della Russia contro i civili e le infrastrutture civili, esortare la Russia a ritirare immediatamente e incondizionatamente tutte le sue truppe e l'equipaggiamento militare dall'intero territorio dell'Ucraina entro i suoi confini internazionalmente riconosciuti e affermare la necessità che il diritto umanitario internazionale, compreso il trattamento dei prigionieri di guerra, sia rispettato; dovrebbe altresì sottolineare la necessità di consentire agli ucraini, segnatamente ai bambini, che sono stati trasferiti forzatamente in Russia, il rimpatrio in condizioni di sicurezza;
- affermare che l'adozione del sesto pacchetto di sanzioni intensifica ulteriormente la pressione sulla Russia per porre fine alla sua guerra contro l'Ucraina e indicare che proseguiranno i lavori sulle sanzioni, anche per rafforzarne l'attuazione e prevenirne l'elusione. Il Consiglio europeo dovrebbe invitare tutti i paesi ad allinearsi con le sanzioni dell'UE, in particolare i paesi candidati. Dovrebbero, inoltre, essere rapidamente finalizzati i lavori sulla decisione del Consiglio che aggiunge la violazione delle misure restrittive dell'Unione all'elenco dei reati dell'UE;
- indicare che l'Unione europea resta fermamente impegnata a fornire ulteriore sostegno militare per aiutare l'Ucraina a esercitare il suo diritto intrinseco all'autodifesa contro l'aggressione russa, la difesa della sua integrità territoriale e della sua sovranità. A tal fine, il Consiglio europeo dovrebbe invitare il Consiglio dell'UE a lavorare rapidamente ad un ulteriore aumento del sostegno militare;
- prende atto che la Commissione presenterà presto una proposta per concedere all'Ucraina una nuova assistenza macrofinanziaria eccezionale fino a 9 miliardi di euro nel 2022 e dovrebbe invitare la Commissione a presentare rapidamente le sue proposte sul sostegno dell'UE alla ricostruzione Ucraina;
- esortare la Russia a cessare immediatamente di prendere di mira le strutture agricole e di sottrarre i cereali ed a sbloccare il Mar Nero, segnatamente il porto di Odessa, in modo da consentire l'esportazione dei cereali e le operazioni di trasporto marittimo commerciale. Il Consiglio europeo dovrebbe, altresì, invitare la Commissione e gli Stati membri, basandosi sull'iniziativa FARM e in particolare sulle iniziative delle Nazioni Unite e del G7, a intensificare i loro sforzi per: sostenere i paesi in via di sviluppo nel riorientare le loro catene di approvvigionamento; accelerare la realizzazione di iniziative volte a sviluppare la produzione alimentare, rafforzare la produttività agricola e la capacità agro-imprenditoriale nel continente africano, nell'ambito delle iniziative concordate nel recente summit UE- Unione africana; avviare iniziative dell'UE per sostenere lo sviluppo della capacità di produzione di fertilizzanti e alternative nei paesi in via di sviluppo.
 
A seguito della crisi tra la Federazione russa e l'Ucraina, l'UE ha più volte adottato, a livello di Consiglio europeo, dichiarazioni di condanna dell' aggressione militare della Russia, ribadendo il fermo sostegno all'indipendenza, alla sovranità e all'integrità territoriale dell'Ucraina entro i suoi confini riconosciuti a livello internazionale. Il Consiglio europeo ha, altresì, riconosciuto le aspirazioni europee e la scelta europea dell'Ucraina, impegnandosi a contribuire, una volta cessato il conflitto, alla ricostruzione dell'Ucraina, attraverso un fondo fiduciario di solidarietà e promuovendo una conferenza internazionale per raccogliere risorse a titolo di tale fondo.

Le decisioni del Consiglio europeo del 30 e 31 maggio 2022

Il Consiglio europeo è ritornato a discutere della situazione in Ucraina da ultimo nella riunione straordinaria del 30 e 31 maggio 2022 in occasione della quale, in particolare, ha raggiunto il consenso sul sesto pacchetto di sanzioni, poi approvato dal Consiglio dell'UE il 3 giugno 2022, e che, in particolare, prevede il divieto di acquisto, importazione o trasferimento dalla Russia nell'UE di petrolio greggio (a partire dal 5 dicembre 2022) e di determinati prodotti petroliferi (a partire dal 5 febbraio 2023). È prevista un'eccezione temporanea per le importazioni di petrolio greggio mediante oleodotto negli Stati membri dell'UE che, data la loro situazione geografica, soffrono di una dipendenza specifica dagli approvvigionamenti russi e non dispongono di opzioni alternative praticabili. Tali paesi non potranno però rivendere il petrolio greggio importato via oleodotto dalla Russia Inoltre, la Bulgaria e la Croazia beneficeranno anche di deroghe temporanee riguardanti l'importazione, rispettivamente, di petrolio greggio russo trasportato per via marittima e di gasolio russo sotto vuoto. La Germania e la Polonia (che importano petrolio russo via oleodotto) si sono impegnate a porre fine alle importazioni di petrolio dalla Russia entro la fine del 2022.
Il Consiglio dell'UE ha, inoltre, approvato il divieto per gli operatori dell'UE di assicurare o finanziare il trasporto via nave del petrolio russo a paesi terzi (la Commissione europea aveva proposto di vietare totalmente tale trasporto).
Secondo i dati forniti dalla Commissione europea, il divieto di importazione del petrolio russo, approvato con il sesto pacchetto, dovrebbe riguardare complessivamente il 92% delle importazioni russe di petrolio nell'UE (nel 2021 l'UE ha importato dalla Russia 48 miliardi di euro di greggio e 23 miliardi di euro di prodotti petroliferi raffinati).
Il Consiglio europeo del 30 e 31 maggio ha inoltre:
  • convenuto di concedere all'Ucraina una nuova assistenza macrofinanziaria straordinaria per un importo fino a 9 miliardi di euro, come proposto nel complessivo piano di sostegno all'Ucraina, presentato dalla Commissione europea il 18 maggio ( v. infra);
  • invitato la Commissione a presentare proposte per l'istituzione di una piattaforma per la ricostruzione dell'Ucraina che riunisca il governo ucraino, l'Unione europea e i suoi Stati membri, la Banca europea per gli investimenti, nonché partner, istituzioni finanziarie, organizzazioni ed esperti internazionali, come pure le parti interessate. Il Consiglio europeo ha indicato che il sostegno dell'UE alla ricostruzione sarà collegato all'attuazione di riforme e misure anticorruzione coerenti con il percorso europeo dell'Ucraina;
  • invitato il Consiglio a esaminare rapidamente la proposta della Commissione concernente misure di diritto penale in caso di violazione delle sanzioni dell'UE ( presentata il 25 maggio 2022, v. infra), indicando che il Consiglio europeo è favorevole ad esaminare ulteriori opzioni, comprese la possibilità di utilizzare i beni russi congelati per la ricostruzione dell'Ucraina;
  •  invitato la Commissione a presentare nuove iniziative a sostegno della protezione dei rifugiati in fuga dalla guerra in Ucraina;
  • nell'ambito delle azioni volte a sostenere la sicurezza alimentare, invitato la Russia a revocare il blocco dei porti ucraini sul Mar Nero e a consentire le esportazioni di prodotti alimentari, in particolare da Odessa, e gli Stati membri ad accelerare i lavori sui "corridoi di solidarietà" proposti dalla Commissione europea e ad agevolare le esportazioni di prodotti alimentari dall'Ucraina attraverso diverse rotte terrestri e porti dell'UE. Il Consiglio europeo, inoltre, ha accolto con favore l'iniziativa FARM intesa ad attenuare le conseguenze sul livello dei prezzi, sulla produzione e sull'accesso e l'approvvigionamento di cereali ed ha invitato la Commissione ad esaminare la possibilità di mobilitare le riserve del Fondo europeo di sviluppo per sostenere i paesi partner più colpiti.
    Si ricorda che la Commissione europea ha presentato il 12 maggio 2022 un piano d'azione per la realizzazione di "corridoi di solidarietà" che consentano all'Ucraina di esportare i propri cereali ed anche di importare ciò di cui necessita, dagli aiuti umanitari ai mangimi per animali fino ai fertilizzanti. Il piano d'azione prevede le seguenti misure: l'invito agli operatori del mercato dell'UE a mettere a disposizione materiale rotabile, navi e autocarri aggiuntivi per il trasporto delle merci; interventi volti a prevedere la precedenza per le spedizioni ucraine per l'esportazione di prodotti agricoli; esortare le autorità nazionali ad applicare la massima flessibilità nelle operazioni doganali; garantire una maggiore capacità di stoccaggio temporaneo delle esportazioni ucraine, attraverso il coordinamento delle capacità di stoccaggio disponibile nell'UE. Nel medio e lungo periodo, la Commissione si adopererà anche per aumentare la capacità infrastrutturale dei nuovi corridoi di esportazione e per creare nuovi collegamenti infrastrutturali nel quadro della ricostruzione dell'Ucraina, anche nel quadro della politica della Commissione di estensione a paesi vicini delle reti treanseuropee di trasporto TEN-T. Secondo dati forniti della Commissione europea, prima della guerra, il 75 % della produzione di cereali dell'Ucraina veniva esportato dai porti ucraini sul Mar Nero, dai quali transitavano il 90 % delle esportazioni di cereali e semi oleosi, destinate all'incirca per un terzo all'Europa, un terzo alla Cina e un altro terzo all'Africa.
    FARM (F ood and Agricultural Resilience Mission - Missione per la resilienza alimentare e agricola) è una iniziativa congiunta delle Nazioni Unite e dell'UE per contrastare le conseguenze della crisi alimentare innescata dalla guerra in Ucraina articolata su tre pilastri: l'incremento della produzione, rendendola più resiliente; interventi sul piano commerciale, per evitare speculazioni e aumentare le riserve disponibili; la solidarietà, promuovendo una mobilitazione congiunta, per attivare donatori sia pubblici che privati. L'iniziativa prevede la collaborazione tra l'UE e le tre agenzie Onu che hanno sede a Roma: World Food Programme (Wfp), Food agriculture organization (Fao) e l 'International fund for agricultural development (Ifad).

Il quadro delle sanzioni dell'UE nei confronti della Russia

L'Ue ha adottato sanzioni nei confronti della Russia a partire dal marzo 2014, in seguito all'annessione della Crimea. A partire dal 24 febbraio 2022, in seguito all'invasione russa in Ucraina, il Consiglio dell'UE ha adottato - attraverso pacchetti successivi - un complesso di sanzioni e misure restrittive nei confronti della Russia che riguardano in particolare:
  • misure restrittive (congelamento di beni e divieto di viaggio) nei confronti di 1158 individui (tra cui il Presidente, Vladimir Putin, il Ministro degli Affari esteri della Federazione russa, Sergey Lavrov, i membri della Duma di Stato russa) e 98 entità giuridiche;
  • sanzioni finanziarie, tra le quali il divieto di finanziamento della Federazione russa, del suo governo e della sua Banca centrale, la sospensione dal sistema di messaggistica finanziaria per scambiare dati finanziari (SWIFT) per le principali banche russe ( tra le quali da ultimo, in seguito alla decisione del Consiglio del 3 giugno 2022, Sberbank, la più grande banca russa);
  • sanzioni economiche e commerciali, quali: il divieto di tutte le operazioni con determinate imprese statali; il divieto alla partecipazione di società russe negli appalti pubblici nell'UE; il divieto di esportazione di prodotti siderurgici e beni di lusso; sanzioni nei confronti di società nei settori militare, dell'aviazione, dei beni a duplice uso, della cantieristica navale e della costruzione di macchinari; divieti di esportazione dall'UE in Russia di computer quantistici e semiconduttori avanzati, elettronica di alta gamma, software, macchinari sensibili e attrezzature per il trasporto, legno, cemento, fertilizzanti, prodotti ittici e liquori;
  • sanzioni nel settore energetico, quali in particolare il divieto, a partire da agosto 2022, di acquistare, importare o trasferire nell'UE carbone e altri combustibili fossili solidi, se originari della Russia o esportati dalla Russia, e petrolio greggio e altri prodotti petroliferi (come previsto da ultimo, dalla decisione del Consiglio del 3 giugno 2022)
  • il divieto di sorvolo, atterraggio e decollo nello spazio aereo dell'UE di aeromobili e vettori russi; il divieto alle navi registrate sotto la bandiera della Russia di accedere ai porti dell'UE; il divieto alle imprese di trasporto su strada russe e bielorusse di trasportare merci su strada nell'Unione.

Le misure di sostegno dell'UE all'Ucraina

Il Consiglio dell'UE, con successive decisioni, a partire dal 28 febbraio 2022, ha stanziato complessivamente 2 miliardi di euro per la fornitura all'Ucraina di attrezzatura militare, a titolo dello Strumento europeo per la Pace (European Peace Facility – EPF).
L'EPF - istituito dal Consiglio dell'UE, il 22 marzo 2021, con la decisione (PESC) 2021/509 - è un fondo fuori bilancio dell'UE del valore di 5.692 milioni di euro per il periodo 2021-2027, volto a finanziare le azioni esterne dell'UE con implicazioni nel settore militare o della difesa e finanziato mediante contributi degli Stati membri dell'UE. Per maggiori dettagli, si rinvia alla Nota su Atti dell'Unione europea "Lo strumento europeo per la pace e le misure di assistenza dell'Unione europea alle forze armate ucraine", n. 94, curato dai Servizi Studi e delle Commissioni permanenti del Senato della Repubblica.
In tema di assistenza ai profughi in provenienza dall'Ucraina, il Consiglio dell'UE ha adottato, il 4 marzo 2022, la decisione di esecuzione (UE) 2022/382 con la quale ha attivato per la prima volta il meccanismo previsto dalla direttiva 2001/55/CE sulla protezione temporanea in caso di afflusso massiccio di rifugiati.
La decisione prevede la possibilità per i cittadini dell'Ucraina e loro familiari (e anche per i cittadini di paesi terzi che beneficiavano di protezione internazionale prima del 24 febbraio 2022) in fuga dal paese di risiedere e muoversi nel territorio dell'UE per un periodo fino a un anno, estendibile dal Consiglio di un anno ulteriore ( e, su proposta della Commissione europea, di un ulteriore anno ancora, fino quindi ad un massimo di 3 anni, ai sensi della direttiva 2001/55/CE)  con possibilità di lavorare e di avere accesso a diritti sociali, come il diritto di alloggio e di assistenza sanitaria.
La Commissione ha istituito una piattaforma di solidarietà, che riunisce gli Stati membri e le agenzie dell'UE, per coordinare il sostegno agli Stati membri bisognosi e ha presentato il 28 marzo 2022 un piano per l'accoglienza delle persone in fuga dalla guerra contro l'Ucraina.
Al 9 giugno 2022 la Commissione europea ha stanziato 348 milioni di euro per programmi di aiuto umanitario a favore dei civili colpiti dalla guerra in Ucraina (335 milioni di euro per l'Ucraina e 13 milioni di euro per la Moldova).
Il 4 aprile 2022 il Consiglio dell'UE ha adottato il regolamento riguardante l'azione di coesione a favore dei rifugiati in Europa (CARE), che modifica il quadro giuridico 2014-2020 che disciplina i Fondi strutturali e d'investimento europei (fondi SIE) e il Fondo di aiuti europei agli indigenti (FEAD), con l'obiettivo di sbloccare quasi 17 miliardi di euro da destinare agli aiuti ai rifugiati ucraini.
Secondo la Commissione europea, gli ingressi nell'UE dei rifugiati provenienti dall'Ucraina e dalla Moldova dal 24 febbraio al 14 giugno 2022 si attestano intorno ai 7,1 milioni, di cui 5,7 milioni di cittadini ucraini; sono invece 3,4 milioni i rifugiati per i quali l'UE ha registrato la protezione temporanea. La Commissione europea stima, tuttavia, 2,8 milioni di cittadini ucraini rientrati dall'UE nel loro Paese.
Secondo le rilevazioni dell'Alto Commissariato dell'ONU per i rifugiati ( UNHCR), al 7 giugno 2022, sono oltre 129.600 i rifugiati registrati in Italia provenienti dall'Ucraina, di cui oltre 97 mila quelli registrati per protezione temporanea o per una protezione assimilabile ai sensi dell'ordinamento nazionale.
Il 18 maggio 2022 la Commissione europea ha presentato un piano di sostegno all'Ucraina articolato in: a) un sostegno finanziario a breve termine, per il quale la Commissione propone l'erogazione all'Ucraina nel 2022 di un'assistenza macrofinanziaria supplementare sotto forma di prestiti, con rate a lunga scadenza e interessi agevolati grazie alla garanzia del bilancio dell'Unione , fino a 9 miliardi di euro, da integrare con i contributi di altri partner internazionali bilaterali e multilaterali, compreso il G7 ( Il Fondo monetario internazionale ha stimato che il deficit della bilancia dei pagamenti dell'Ucraina fino a giugno 2022 sia di circa 14,3 miliardi di euro); b) un quadro di riferimento per la ricostruzione a lungo termine che richiederà un grande sforzo finanziario globale, i cui costi complessivi, stante l'aggressione russa ancora in corso, non sono al momento quantificabili. La Commissione propone che la ricostruzione si realizzi attraverso la creazione di una piattaforma internazionale, guidata congiuntamente dall'Ucraina e dalla Commissione europea che fungerebbe da organismo di governance generale per un piano di ricostruzione denominato "RebuildUkraine" elaborato e attuato dall'Ucraina, cui l'UE fornirebbe un sostegno in termini di capacità amministrativa e assistenza tecnica. Il sostegno finanziario al programma di ricostruzione dovrebbe essere garantito da un apposito strumento finanziario che, basandosi sull'esperienza acquisita dall'UE con il Dispositivo per la ripresa e la resilienza, dovrebbe prevedere sovvenzioni e prestiti e dovrebbe essere integrato nel bilancio dell'UE e da programmi dell'UE già esistenti. La Commissione indica che le esigenze per tale piano di ricostruzione sono di gran lunga superiori alle risorse disponibili nell'attuale quadro finanziario pluriennale 2021-2027.
La Commissione indica che le sovvenzioni supplementari da mettere a disposizione dell'Ucraina potrebbero essere finanziate mediante contributi aggiuntivi degli Stati membri (e dei paesi terzi che lo desiderino), avvalendosi dei meccanismi finanziari e delle garanzie dell'Unione, oppure attraverso una revisione mirata del quadro finanziario pluriennale o in alternativa raccogliendo fondi per i prestiti per conto dell'UE o con garanzie degli Stati membri.
Il 25 maggio 2022, il Consiglio dell'UE ha adottato delle modifiche relative al regolamento (UE) 2018/1727 volte a consentire a Eurojust di preservare, analizzare e conservare le prove relative ai principali crimini internazionali.
Le nuove norme consentono a Eurojust di conservare e preservare le prove relative ai crimini di guerra (tra cui immagini satellitari, fotografie, video, registrazioni audio, profili DNA e impronte digitali) ed elaborare e analizzare tali prove, in stretta cooperazione con Europol, condividendole con le autorità giudiziarie nazionali e internazionali competenti, compresa la Corte penale internazionale.
Il 25 maggio 2022 la Commissione europea ha presentato a) una proposta di decisione volta ad aggiungere la violazione delle misure restrittive dell'Unione all'elenco dei reati riconosciuti dall'UE; b) una proposta di direttiva che prevede disposizioni volte ad ampliare le possibilità di confisca dei beni derivanti da una serie più vasta di reati, compresa la violazione delle misure restrittive dell'UE.
Per rafforzare il coordinamento a livello dell'Unione nell'esecuzione delle misure restrittive, la Commissione ha istituito la task force "Freeze e Seize" con il compito di garantire il coordinamento tra gli Stati membri ed esaminare l'interazione tra misure restrittive e misure di diritto penale. Secondo dati forniti dalla Commissione europea il 25 maggio 2022, finora gli Stati membri hanno segnalato beni congelati per 9,89 miliardi di euro e hanno bloccato operazioni per un valore di 196 miliardi di euro.
L'8 giugno 2022 la Commissione europea ha previsto un finanziamento di 7,25 milioni di euro per sostenere le capacità investigative della Corte penale internazionale, in relazione ai crimini di guerra in Ucraina.
A partire dal 4 giugno 2022 è entrata in vigore la sospensione per un anno di tutte le tariffe e contingenti tariffari sulle importazioni nell'UE dall'Ucraina.

III. Domande di adesione all'UE dell'Ucraina, della Georgia e della Moldova

Il progetto di conclusioni al momento non contiene indicazioni di dettaglio sulla discussione sulle domande di adesione all'UE di Ucraina, Georgia e Moldova.
Il Consiglio europeo del prossimo 23 e 24 giugno ha tra i punti all'ordine del giorno una discussione sulle domande di adesione di Ucraina, Georgia e Moldova, sulla base dei pareri della Commissione europea presentati lo scorso 17 giugno.
Si ricorda che le relazioni tra l'UE e l'Ucraina, la Georgia e la Moldova sono attualmente regolate da tre distinti accordi di associazione ( entrati in vigore il 1° luglio 2016 per la Georgia e la Moldova e il 1° settembre 2017 per l'Ucraina) che prevedono anche la creazione di un'area di libero scambio tra i singoli paesi e l'UE.
Il Presidente dell'Ucraina, Volodymyr Zelenski, ha firmato la lettera di domanda di adesione dell'Ucraina all'Unione Europea il 28 febbraio 2022, che è stata poi trasmessa alla Presidenza francese del Consiglio dell'UE il 1° marzo 2022.
Il 3 marzo 2022 anche la Moldova e la Georgia hanno formulato richiesta di adesione all'UE.
Il Consiglio dell'UE, ai sensi dell'articolo 49 del TUE ( per la procedura di adesione v. infra), ha trasmesso le domande di adesione dell'Ucraina, della Georgia e della Moldova al Parlamento europeo ed ai Parlamenti nazionali ed ha invitato la Commissione europea a presentare un parere sulle domande di adesione dei tre paesi.
Il Consiglio europeo, in occasione della riunione informale che si è svolta a Versailles il 10 e 11 marzo 2022, ha adottato una dichiarazione nella quale riconosce le aspirazioni europee e la scelta europea dell'Ucraina ed indica che l' Ucraina appartiene alla famiglia europea, posizione poi ribadita nelle conclusioni del Consiglio europeo del 24 e 25 marzo 2022.

I pareri della Commissione europea sulle domande di adesione all'UE di Ucraina, Georgia e Moldova

La Commissione europea ha presentato il 17 giugno 2022 i suoi pareri sulle domande di adesione all'UE di Ucraina, Georgia e Moldova nei quali ha raccomandato che all'Ucraina e alla Moldova sia data la prospettiva di diventare un membro dell'UE e sia concesso lo status di paese candidato a condizione che vengano prese misure e riforme in un certo numero di aree.
Per la Georgia, la Commissione ha raccomandato che sia data la prospettiva di diventare un membro dell'Unione europea, ma che lo status di candidato debba essere concesso solo dopo che siano state affrontate una serie di priorità.
I pareri della Commissione europea sono basati sulla valutazione per ciascun paese del rispetto di tre set di criteri per l'adesione all'UE: criteri politici, criteri economici e la capacità del paese di adempiere alle obbligazioni derivanti dalla partecipazione all'UE, in particolare la capacità di rispettare il cosiddetto acquis dell'UE, ossia il complesso dell'ordinamento giuridico e legislativo dell'UE.
Parere sull'Ucraina
La Commissione europea ha riscontrato che l'Ucraina nel complesso è a buon punto  per raggiungere la stabilità delle istituzioni che garantiscono la democrazia, lo stato di diritto, i diritti umani e il rispetto e la protezione delle minoranze; ha compiuto progressi nell'ambito macroeconomico, dimostrando una notevole resilienza nei confronti della stabilità macroeconomica e finanziaria, pur avendo bisogno di portare avanti ambiziose riforme economiche strutturali e si è gradualmente avvicinata al rispetto degli elementi sostanziali dell'acquis dell'UE in molti settori.
Su questa base, la Commissione raccomanda che all'Ucraina sia concesso lo status di candidato a condizione che vengano adottate le seguenti misure:
  • emanare e attuare una legislazione per selezionare i giudici della Corte costituzionale dell'Ucraina, che includa un processo di preselezione basato sulla valutazione della loro integrità e capacità professionali, in linea con le raccomandazioni della Commissione di Venezia del Consiglio d'Europa;
  • portare a termine la verifica dell'integrità dei candidati al Consiglio superiore della giustizia da parte del Consiglio etico e la selezione del candidato per istituire la Commissione dei giudici dell'Ucraina di alta qualificazione;
  • rafforzare ulteriormente la lotta alla corruzione, garantendo indagini proattive ed efficienti e un sistema credibile di procedimenti giudiziari e condanne; completare la nomina di un nuovo capo della Procura specializzata anticorruzione e avviare e completare il processo di selezione e nomina di un nuovo Direttore dell'Ufficio nazionale anticorruzione dell'Ucraina;
  • garantire che la legislazione antiriciclaggio sia conforme agli standard del Gruppo di Azione Finanziaria Internazionale (GAFI);
  • adottare un piano strategico globale per la riforma dell'intero settore delle forze dell'ordine;
  • attuare la legge anti-oligarchi per limitare la loro eccessiva influenza nella vita economica, politica e pubblica del Paese, anche sulla base del parere della Commissione di Venezia sulla normativa in materia;
  • adottare una legge sui mezzi di comunicazione che allinei la legislazione ucraina alla direttiva dell'UE sui servizi di media audiovisivi e rafforzi l'autorità indipendente per la loro regolamentazione;
  • portare a termine la riforma del quadro normativo sulle minoranze nazionali attualmente in preparazione, come raccomandato dalla Commissione di Venezia, e adottare meccanismi che ne assicurino un'attuazione immediata ed efficace.
Parere sulla Moldova
La Commissione europea ha rilevato che il paese dispone di solide basi per raggiungere la stabilità delle istituzioni che garantiscono la democrazia, lo stato di diritto, i diritti umani e il rispetto e la protezione delle minoranze; le politiche macroeconomiche sono ragionevolmente solide e sono stati compiuti progressi nel rafforzamento del settore finanziario e del contesto imprenditoriale, ma restano da intraprendere importanti riforme economiche; il paese ha stabilito una solida base per un ulteriore allineamento con l'acquis dell'UE.
Su questa base, la Commissione raccomanda che alla Moldova sia concesso lo status di candidato a condizione che vengano adottate le seguenti misure:
  • completare i passaggi essenziali della riforma del sistema giudiziario per garantirne l'indipendenza, l'integrità, l'efficienza, la responsabilità e la trasparenza; in particolare, assegnare tutti i posti vacanti nel Consiglio Supremo della Magistratura e nei suoi organi specializzati; in questi settori, affrontare le carenze individuate dall'Ufficio per le istituzioni democratiche e i diritti umani (ODIHR) dell'OSCE e dalla Commissione di Venezia del Consiglio d'Europa;
  • mantenere l'impegno a combattere la corruzione a tutti i livelli rafforzando lo svolgimento di indagini proattive ed efficienti e un sistema credibile di procedimenti giudiziari e condanne; incrementare il tasso di esecuzione delle raccomandazioni del Centro Nazionale Anticorruzione;
  • attuare la "de-oligarchizzazione", eliminando l'eccessiva influenza acquisita nella vita economica, politica e pubblica dai gruppi di potere;
  • rafforzare la lotta alla criminalità organizzata, anche attraverso una maggiore cooperazione con i partner regionali, dell'UE e internazionali e un migliore coordinamento delle forze dell'ordine; in particolare, adottare un pacchetto legislativo sul recupero dei beni e un quadro normativo completo per la lotta contro la criminalità finanziaria e il riciclaggio di denaro, garantendo che la normativa antiriciclaggio sia conforme agli standard del Gruppo di azione finanziaria internazionale (GAFI);
  • rafforzare la capacità di realizzare le riforme e fornire servizi pubblici di qualità, anche attraverso l'implementazione della riforma della pubblica amministrazione;
  • valutare e aggiornare la strategia di riforma della pubblica amministrazione;
  • completare la riforma del sistema di gestione delle finanze pubbliche, compreso il miglioramento degli appalti pubblici a tutti i livelli di governo;
  • rafforzare il coinvolgimento della società civile nei processi decisionali a tutti i livelli;
  • rafforzare la protezione dei diritti umani, in particolare dei gruppi vulnerabili, e sostenere gli impegni per rafforzare l'uguaglianza di genere e combattere la violenza contro le donne.
Parere sulla Georgia
La Commissione europea valuta che la Georgia disponga di una base per raggiungere la stabilità delle istituzioni che garantiscono la democrazia, lo stato di diritto, i diritti umani e il rispetto e la protezione delle minoranze, anche se i recenti sviluppi hanno minato i progressi del paese; ha raggiunto un buon grado di stabilità macroeconomica e ha una solida storia di politica economica e un contesto imprenditoriale favorevole, ma sono necessarie ulteriori riforme per migliorare il funzionamento della sua economia di mercato; nel complesso, la Georgia ha stabilito una solida base per un ulteriore allineamento con l'acquis dell'UE.
Su questa base, la Commissione raccomanda che alla Georgia venga concesso lo status di candidato solo quando saranno state affrontate le seguenti priorità:
  • affrontare la questione della polarizzazione politica, garantendo la cooperazione tra i partiti politici nello spirito dell'accordo del 19 aprile 2021;
  • garantire il funzionamento di tutte le istituzioni statali, rafforzandone l'indipendenza, la responsabilità e le funzioni di controllo democratico, affrontando anche le carenze del quadro elettorale individuate dall ' ODIHR dell'OSCE e dalla Commissione di Venezia del Consiglio d'Europa;
  • adottare ed attuare una strategia e un piano d'azione trasparenti ed efficaci per realizzare la riforma giudiziaria sulla base di un processo di consultazione ampio, inclusivo e trasversale; assicurare che il potere giudiziario sia pienamente e realmente indipendente, responsabile ed imparziale; assicurare il corretto funzionamento e l'integrità di tutte le istituzioni giudiziarie, in particolare della Corte suprema, e risolvere eventuali carenze, compresa la nomina di giudici a tutti i livelli e del procuratore generale; intraprendere una profonda riforma dell'Alto Consiglio di Giustizia e nominarne i restanti membri; tutte queste misure dovranno essere pienamente in linea con gli standard europei e con le raccomandazioni della Commissione di Venezia;
  • rafforzare l'indipendenza della Agenzia anticorruzione riunendo tutte le principali funzioni anticorruzione e fornire al nuovo Servizio Speciale Investigativo e al Servizio Protezione Dati Personali risorse commisurate ai loro mandati e garantirne l'indipendenza;
  • attuare la "de-oligarchizzazione", eliminando l'eccessiva influenza acquisita nella vita economica, politica e pubblica dai gruppi di potere;
  • rafforzare la lotta contro la criminalità organizzata, in particolare assicurando rigorose indagini ed azioni giudiziarie oltre a un sistema credibile di procedimenti giudiziari e condanne e garantire la responsabilità e il controllo delle forze dell'ordine;
  • intraprendere maggiori sforzi per quanto riguarda i media, in particolare garantendo che i procedimenti penali avviati contro i proprietari dei media seguano i più elevati standard legali e avviando indagini nei casi di minacce alla sicurezza di giornalisti e altri professionisti dei media;
  • agire rapidamente per rafforzare la protezione dei diritti umani dei gruppi vulnerabili, consolidando gli sforzi per rafforzare la parità di genere e combattere la violenza contro le donne;
  • assicurare il coinvolgimento della società civile nei processi decisionali a tutti i livelli;
  • adottare una legislazione che faccia in modo che i tribunali georgiani nelle loro deliberazioni tengano conto delle sentenze della Corte europea dei diritti dell'uomo;
  • assicurare che venga data preferenza a una persona indipendente nel processo di nomina del nuovo Difensore civico, garantendone la trasparenza, assicurando poi la sua effettiva indipendenza istituzionale.

Prese di posizione sulla domanda di adesione dell'UE all'Ucraina

Al momento a favore della concessione dello status di paese candidato all'adesione, oltre all'Italia, si sono espressi i seguenti Stati membri dell'UE: Bulgaria, Polonia, Repubblica ceca, Estonia, Lettonia, Polonia, Repubblica slovacca e Slovenia, che il 28 febbraio 2022 hanno firmato una lettera congiunta a favore della sua concessione immediata all'Ucraina, la Spagna, l'Irlanda e la Svezia, la Danimarca (paese che in precedenza aveva una posizioni contraria) e, da ultimo, l' Ungheria.
In occasione della visita a Kiev del 16 giugno 2022, il Presidente del Consiglio italiano, Mario Draghi, il Presidente della Repubblica francese, Emmanuel Macron, il Cancelliere tedesco, Olaf Scholz e il Presidente romeno, Klaus Iohannis, hanno espresso il loro pieno sostegno al riconoscimento dello status di paese candidato all'Ucraina.
Riserve sulla possibilità di prevedere un percorso veloce per l'adesione all'UE dell'Ucraina al momento sono state espresse da Austria, Belgio, Croazia, Paesi Bassi e Portogallo.
Il Parlamento europeo, nella risoluzione sull'aggressione russa all'Ucraina del 1° marzo, ha invitato le istituzioni dell'Unione a concedere all'Ucraina lo status di paese candidato.
Il 9 giugno 2022, la Conferenza dei Presidenti dei gruppi politici del PE ha adottato una dichiarazione nella quale si invita il Consiglio europeo del 23 e 24 giugno 2022 a concedere lo status di candidato all'UE a Ucraina, Moldova e Georgia, mantenendo allo stesso tempo l'impegno di lunga data dell'UE nei confronti dei Balcani occidentali.
A livello interparlamentare, la Conferenza dei Presidenti dei Parlamenti dell'Unione europea, che si è svolta a Brdo pri Kranju (Slovenia) il 28-29 marzo 2022, ha adottato delle conclusioni nelle quali ha espresso il sostegno alla prospettiva europea dell'Ucraina, invitando le istituzioni europee a concedere all'Ucraina lo status di Paese candidato in un lasso di tempo ragionevole, purché soddisfi le condizioni necessarie. Il 10 giugno 2022, i Presidenti delle commissioni per gli affari esteri del PE e dei Parlamenti di 10 Stati membri (Belgio, Bulgaria, Croazia, Estonia, Ungheria, Irlanda, Lettonia, Lituania, Polonia e Repubblica ceca) hanno firmato una dichiarazione comune nella quale si invitano gli Stati membri dell'Unione europea ad aprire all'Ucraina una prospettiva realistica di adesione all'Unione europea, concedendole lo status di paese candidato al prossimo Consiglio europeo. Alla dichiarazione ha poi aderito anche il Presidente della Commissione affari esteri della Camera dei deputati, on. Piero Fassino, che aveva proposto di inserire anche un riferimento ai paesi dei Balcani.
La posizione del Parlamento e del Governo italiano
Governo
Il Presidente del Consiglio, Mario Draghi ha espresso il sostegno dell'Italia alla concessione dello status di candidato all'Ucraina in occasione del suo intervenuto al Parlamento europeo il 3 maggio 2022, nell'ambito di una serie di dibattiti in plenaria intitolati "Questa è l'Europa, e nella conferenza stampa svoltasi a conclusione del Consiglio europeo straordinario del 30 e 31 maggio 2022 e, da ultimo, in occasione della visita a Kiev del 16 giugno (v. supra).
Parlamento
La Camera dei deputati, nella risoluzione n.6-00612 (Serracchiani e altri) adottata il 23 marzo 2022 a seguito delle comunicazioni del Presidente del Consiglio in vista del Consiglio europeo del 24 e 25 marzo 2022, ha impegnato il Governo a " raccogliere e sostenere l'aspirazione europea dell'Ucraina e, in vista della proposta della Commissione europea sullo status di candidato all'adesione all'Unione europea, a rafforzare la cooperazione Ue-Ucraina".
La III Commissione affari esteri della Camera dei deputati ha approvato il 5 aprile 2022 la risoluzione n. 7-00815 (Fassino) sull'integrazione europea di Ucraina, Georgia, Moldova e dei Paesi dei Balcani Occidentali nella quale si impegna il Governo a promuovere il riconoscimento dello status di paese candidato ad Ucraina, Georgia e Moldova.
In vista del Consiglio europeo del 24 e 25 marzo, e in seguito alle comunicazioni rese in Aula dal presidente Draghi il 23 marzo, il Senato ha approvato la risoluzione n. 6-00214 (Stefano e altri), in cui ha impegnato il Governo a " raccogliere e sostenere l'aspirazione europea dell'Ucraina e, in vista della proposta della Commissione europea sullo status di candidato all'adesione all'UE, a rafforzare la cooperazione UE-Ucraina".

La procedura di adesione all'UE

La procedura di adesione all'UE è disciplinata dall'art. 49 del Trattato sull'UE che prevede che ogni Stato europeo che rispetti i valori di cui all'articolo 2 del TUE e si impegni a promuoverli possa domandare di diventare membro dell'Unione.
Lo Stato richiedente trasmette la sua domanda al Consiglio, che si pronuncia all'unanimità, previa consultazione della Commissione e previa approvazione del Parlamento europeo, che si pronuncia a maggioranza dei membri che lo compongono. Il Parlamento europeo e i Parlamenti nazionali sono informati di tale domanda.
Lo status di paese candidato viene concesso al paese in questione con decisione del Consiglio dell'UE all'unanimità, approvata dal Consiglio europeo, sempre all'unanimità.
Spetta al Consiglio dell'UE, all'unanimità, decidere di avviare i negoziati.
Il paese candidato deve soddisfare i seguenti criteri di ammissibilità dell'UE, noti come " criteri di Copenaghen", poiché definiti dal Consiglio europeo di Copenaghen nel giugno 1993:
  • la presenza di istituzioni stabili che garantiscano la democrazia, lo Stato di diritto, i diritti dell'uomo, il rispetto delle minoranze e la loro tutela;
  • l'esistenza di un'economia di mercato affidabile e la capacità di far fronte alle forze del mercato e alla pressione concorrenziale all'interno dell'Unione;
  • la capacità di assumere e attuare efficacemente gli obblighi inerenti all'adesione, compresi gli obiettivi dell'unione politica, economica e monetaria.
Si ricorda che il Consiglio affari generali del 25 marzo 2020 ha approvato una riforma della procedura dei negoziati di adesione che prevede un maggiore focus dei negoziati sulle riforme fondamentali: lo Stato di diritto, il funzionamento delle istituzioni democratiche e della pubblica amministrazione e l'economia dei paesi candidati.
Una volta conclusi i negoziati, l'accordo di adesione tra gli Stati membri e lo Stato richiedente è sottoposto a ratifica da parte di tutti gli Stati contraenti conformemente alle loro rispettive norme costituzionali.

IV. Balcani occidentali

Nel progetto di conclusioni il Consiglio europeo dovrebbe:
- esprimere l'impegno pieno ed inequivocabile dell'Unione europea per la prospettiva di adesione all'UE dei Balcani occidentali e chiedere l'accelerazione del processo di integrazione nell'UE;
- invitare la Commissione, l'Alto rappresentante e il Consiglio a portare avanti – sulla base della metodologia dei negoziati rivista- ulteriormente la progressiva integrazione tra l'Unione europea e la regione già durante lo stesso processo di allargamento in modo reversibile e basato sul merito;
- ricordare l'importanza delle riforme, in particolare nel settore dello Stato di diritto e in particolare quelle relative all'indipendenza e al funzionamento della magistratura e alla lotta alla corruzione, invitando, inoltre, i partner a garantire i diritti e la parità di trattamento delle minoranze;
- ribadire l'urgenza di compiere progressi nella risoluzione delle controversie bilaterali e regionali in sospeso, in particolare la normalizzazione delle relazioni tra Serbia e Kosovo attraverso il dialogo Belgrado-Pristina;
- accogliere con favore l'accordo politico raggiunto il 12 giugno 2022 dai leader della Bosnia-Erzegovina a Bruxelles, necessario per la stabilità e il pieno funzionamento del paese ed invitare tutti i leader politici in Bosnia-Erzegovina ad attuare rapidamente gli impegni in esso stabiliti, la cui attuazione consentirà al paese di avanzare con decisione sulla strada europea e verso lo status di candidato all'UE.

Tabella riepilogativa dello stato del processo di adesione dei Balcani occidentali

La decisione favorevole all'avvio dei negoziati di adesione per l'Albania e la Macedonia del Nord è stata assunta dal Consiglio affari generali dell'UE il 25 marzo 2020, dopo vari rinvii dovuti alla mancanza di unanimità in Consiglio (per le riserve di Francia, Danimarca e Paesi Bassi) , ma i negoziati con entrambi i paesi non sono ancora stati concretamente avviati, per il veto posto dalla Bulgaria nei confronti della decisione del Consiglio dell'UE relativa all' approvazione del mandato negoziale con la Macedonia del Nord, che subordina il suo assenso al riconoscimento da parte della Macedonia del Nord di condizioni relative al retaggio storico e linguistico comune ed al riconoscimento nella Costituzione della Macedonia del Nord della minoranza bulgara ivi presente ( sarebbero circa 120.000 i cittadini della Macedonia del Nord che appartengono alla minoranza bulgara).
Il 28 aprile 2022, il Primo ministro albanese, Edi Rama, ha annunciato che, se l'Albania non otterrà l'apertura ufficiale dei negoziati di adesione all'UE entro la fine di giugno 2022, chiederà che le domande di adesione del suo paese e della Macedonia del Nord non siano più trattate insieme (cosiddetto decoupling).
La Presidenza francese del Consiglio dell'UE, al fine di superare lo stallo sull'avvio dei negoziati di adesione della Macedonia del Nord dovuto al veto della Bulgaria, ha proposto, il 17 giugno 2022, di convocare la conferenza intergovernativa di apertura dei negoziati sull'adesione della Macedonia del Nord non appena la Macedonia del Nord avrà attuato il suo impegno di completare le modifiche costituzionali relative al riconoscimento delle minoranze nazionali.
Si ricorda che anche la Turchia ha status di paese candidato dal 1999, ma i negoziati sono sospesi dal giugno del 2018 a causa del mancato rispetto dello Stato di diritto e dei diritti fondamentali (al momento la Turchia e l'UE hanno chiuso solo 1 capitolo negoziale dei 35 previsti, relativo a scienza e ricerca).
La Conferenza dei Presidenti dei Parlamenti dell'Unione europea, che si è svolta a Brdo pri Kranju (Slovenia), il 28-29 marzo 2022 ha adottato delle conclusioni nelle quali, in particolare, si sottolinea la necessità che i progressi di riforma compiuti dai partner dei Balcani occidentali negli ultimi anni si riflettano nei loro effettivi progressi verso l'adesione all'UE e si indica la necessità di accelerare la politica di allargamento dell'UE ai Balcani occidentali, alla luce dell'attuale crisi ucraina e per prevenire l'influenza di attori terzi nella regione
Il Presidente del Consiglio, Mario Draghi, intervenuto al Parlamento europeo il 3 maggio 2022, ha indicato la necessita di accelerare il processo di allargamento all'UE, affermando che l'Italia sostiene l'apertura immediata dei negoziati di adesione con l'Albania e con la Macedonia del Nord, intende dare nuovo slancio ai negoziati con Serbia e Montenegro, e assicurare la massima attenzione alle legittime aspettative di Bosnia Erzegovina e Kosovo.
Il Cancelliere tedesco, Olaf Scholz, lo scorso 19 maggio, in occasione di una conferenza stampa al termine di un incontro con il Primo ministro olandese Mark Rutte all'Aia, ha affermato che l'integrazione nell'UE dei paesi dei Balcani occidentali è nell'interesse stesso dell'Unione europea ed è in cima alle priorità dell'agenda politica del governo tedesco e che il Governo tedesco si impegna a promuovere quanto prima l'avvio dei negoziati di adesione con l'Albania e la Macedonia del Nord.
 
L'accordo politico dei leader della Bosnia-Erzegovina del 12 giugno 2022
Il 12 giugno 2022, alla presenza del Presidente del Consiglio Europeo, Charles Michel, e dell'Alto Rappresentante dell'Unione Europea, Josep Borrell, i leader dei partiti politici rappresentati in Assemblea Parlamentare e i membri della Presidenza della Bosnia ed Erzegovina hanno adottato a Bruxelles un accordo politico con il quale ribadiscono il loro impegno a: preservare e costruire uno stato europeo pacifico, stabile, sovrano e indipendente della Bosnia-Erzegovina composto da bosniaci, croati e serbi come popoli costituenti (insieme ad altri) e cittadini della Bosnia-Erzegovina, che consiste in due entità e nel distretto di Brčko; sostenere il principio dello stato di diritto e condurre elezioni libere e democratiche, nonché sviluppare istituzioni democratiche a tutti i livelli di governo/autorità; promuovere i principi e i valori alla base dell'Unione Europea.

Risoluzioni del Parlamento italiano

Camera dei deputati
La III Commissione affari esteri della Camera dei deputati ha approvato il 22 settembre 2021 una risoluzione sulla strategia di integrazione europea dei Balcani occidentali ( n. 7-00722 Fassino ) nella quale in particolare impegna il Governo ad adottare iniziative affinché il Consiglio europeo imprima una accelerazione della strategia di integrazione e di inclusione dei Balcani occidentali, attraverso: la ripresa e l'accelerazione dei negoziati di adesione con Serbia e Montenegro; la promozione di un confronto con le autorità bulgare che consenta la convocazione delle Conferenze intergovernative per l'avvio dei negoziati di adesione con Albania e Macedonia del Nord; il riconoscimento alla Bosnia- Erzegovina dello status di paese candidato; la considerazione favorevole alla proposta della Commissione europea di liberalizzazione dei visti di ingresso per i cittadini del Kosovo; le iniziative utili alla normalizzazione dei rapporti tra Serbia e Kosovo.
La Camera dei deputati nella risoluzione n.6-00612 (Serracchiani e altri) adottata il 23 marzo 2022 a seguito delle comunicazioni del Presidente del Consiglio, Mario Draghi, in vista del Consiglio europeo del 24 e 25 marzo 2022, ha impegnato il Governo, in particolare, a " a sostenere il processo di adesione dei Balcani Occidentali all'Unione europea e, in questo contesto, contribuire alla stabilità sociale e politica in Bosnia-Erzegovina attraverso tutti gli strumenti politici, economici e diplomatici dell'Unione europea".
In seguito alle comunicazioni rese in Aula dal Presidente Draghi il 23 marzo, il Senato ha approvato la risoluzione n. 6-00214 (Stefano e altri), in cui impegna il Governo a " sostenere il processo di adesione dei Balcani occidentali all'Unione europea e, in questo contesto, contribuire alla stabilità sociale e politica in Bosnia-Erzegovina attraverso tutti gli strumenti politici, economici e diplomatici dell'UE".

V. Questioni economiche

Il Consiglio europeo dovrebbe approvare in linea generale le raccomandazioni integrate specifiche per paese discusse dal Consiglio, rendendo in tal modo possibile la conclusione del Semestre europeo 2022.
Il Consiglio europeo dovrebbe inoltre compiacersi del fatto che la Croazia abbia soddisfatto tutti i criteri di convergenza stabiliti nel Trattato e approvare la proposta della Commissione che la Croazia adotti l'euro dal 1º gennaio 2023 e invitare il Consiglio ad adottare rapidamente le pertinenti proposte della Commissione.

Raccomandazioni specifiche per paese 2022

Le proposte di raccomandazioni specifiche per paese 2022 (e le relazioni per paese 2022 che le accompagnano, le quali contengono anche un'analisi dell'attuazione delle precedenti raccomandazioni per il periodo 2019-2021), sono state presentate dalla Commissione europea lo scorso 23 maggio, insieme agli altri documenti del cosiddetto " pacchetto di primavera" del Semestre europeo, e approvate dal Consiglio ECOFIN del 17 giugno.
Prima di entrare nel merito delle raccomandazioni, soprattutto di quelle concernenti l'Italia, occorre preliminarmente evidenziare che esse tengono conto del nuovo scenario macroeconomico e geopolitico che si sta determinando a causa della guerra in Ucraina, che, come riportato dalle più recenti stime economiche della Commissione europea, costringe a rivedere al ribasso le prospettive di crescita dell'UE e al rialzo le sue previsioni di inflazione e giustifica la proroga della clausola di salvaguardia generale del Patto di stabilità e crescita nel 2023 ed una sua disattivazione a partire dal 2024.
Il PIL, sia nell' UE che nell' Eurozona, è ora previsto in crescita del 2,7% per il 2022 e del 2,3% per il 2023, in calo rispetto al 4% e al 2,8% (2,7% nell'Eurozona), rispettivamente, delle precedenti previsioni di febbraio, presentate circa due settimane prima dello scoppio della guerra. Il PIL dell' Italia dovrebbe crescere del 2,4% nel 2022 e dell'1,9% nel 2023 (rispetto al 4,1% e al 2,3% delle precedenti previsioni).
L'inflazione annuale nell'UE dovrebbe raggiungere il massimo storico del 6,8% nel 2022 (un notevole rialzo rispetto al 3,9% delle precedenti previsioni), prima di scendere al 3,2% nel 2023. Nell'Eurozona l'inflazione è prevista al 6,1% nel 2022 e al 2,7% nel 2023. Per l' Italia l'inflazione è prevista in rialzo del 5,9% nel 2022, per poi scendere al 2,3% nel 2023 (rispetto al 3,8% e all'1,6% delle precedenti previsioni).
In linea generale, come spiegato nella comunicazione illustrativa dei principali elementi del "pacchetto di primavera", si raccomanda agli Stati membri di concentrarsi principalmente sull'attuazione tempestiva dei Piani nazionali per la ripresa e la resilienza (PNRR), che guidano in larga misura i loro programmi di riforma e investimento fino al 2026 e che costituiscono, pertanto, la base delle raccomandazioni specifiche per paese 2022. Per maggiori dettagli, si rinvia alla Nota breve, predisposta dal Servizio del bilancio del Senato della Repubblica, "Le previsioni economiche di primavera 2022 della Commissione europea", maggio 2022.
In aggiunta, sono rivolte ai Paesi nuove e mirate raccomandazioni che affrontano un numero limitato di ulteriori sfide, ancora esistenti o emergenti, non sufficientemente affrontate nel quadro dei PNRR e collegate principalmente al conseguimento degli obiettivi del Piano REPowerEU, volto a promuovere la sicurezza energetica dell'UE e a ridurre la dipendenza dai combustibili fossili russi.
In estrema sintesi, quindi, a tutti gli Stati membri il cui PNRR sia stato approvato è indirizzata una raccomandazione sulla politica di bilancio, comprese se del caso riforme di bilancio strutturali, una raccomandazione sull'attuazione del PNRR e dei programmi della politica di coesione, una raccomandazione sulla politica energetica conforme agli obiettivi di REPowerEU e, se pertinente, un'ulteriore raccomandazione sulle sfide strutturali esistenti ed emergenti che non sarebbero affrontate in misura sufficiente nel PNRR.
La portata delle raccomandazioni è invece più ampia per gli Stati membri il cui Piano non è stato approvato (Ungheria, che l'ha presentato; Paesi Bassi, che ancora non l'hanno trasmesso).
In linea generale, si osserva, altresì, che per il 2023 agli Stati membri è raccomandata una politica fiscale prudente, ma pronta a reagire all'evoluzione della situazione economica. Si continua a chiedere una differenziazione delle politiche di bilancio tra Stati membri con un debito elevato, che non dovrebbero aumentare la spesa pubblica più rapidamente del loro livello di crescita potenziale a medio termine, e Stati membri con un debito medio-basso, la cui spesa dovrebbe consentire loro di raggiungere un orientamento di bilancio sostanzialmente neutrale.
A tutti gli Stati membri è infine raccomandato di espandere gli investimenti pubblici per le transizioni verde e digitale e per la sicurezza energetica, tenendo conto dell'iniziativa REPowerEU, anche avvalendosi del Dispositivo per la ripresa e la resilienza e di altri fondi dell'UE.

Raccomandazione specifica per l'Italia 2022

La raccomandazione specifica per l'Italia 2022 (si veda anche relazione per paese che la accompagna), formula tre 3 raccomandazioni.
1) Raccomandazione sulla politica di bilancio: assicurare, nel 2023, una politica di bilancio prudente - ma pronta a reagire all'evoluzione della situazione economica - in particolare limitando la crescita della spesa corrente finanziata a livello nazionale al di sotto della crescita del prodotto potenziale a medio termine, tenendo conto del perdurare del sostegno temporaneo e mirato alle famiglie e alle imprese più vulnerabili agli aumenti dei prezzi dell'energia e alle persone in fuga dall'Ucraina, e aumentare gli investimenti pubblici per la transizione verde e digitale e per la sicurezza energetica, tenendo conto dell'iniziativa REPowerEU, anche avvalendosi del Dispositivo per la ripresa e la resilienza e di altri fondi dell'UE. Per il periodo successivo al 2023, perseguire una politica di bilancio volta a conseguire posizioni di bilancio a medio termine prudenti e ad assicurare una riduzione credibile e graduale del debito e la sostenibilità di bilancio a medio termine attraverso il progressivo risanamento, investimenti e riforme.
Infine, si raccomanda di adottare e di attuare adeguatamente la legge delega sulla riforma fiscale per ridurre ulteriormente le imposte sul lavoro e aumentare l'efficienza del sistema, in particolare mediante una revisione delle aliquote d'imposta marginali effettive, l'allineamento dei valori catastali ai valori di mercato correnti, la razionalizzazione e la riduzione delle spese fiscali, anche per l'IVA, e delle sovvenzioni dannose per l'ambiente, assicurando comunque equità, e la riduzione della complessità del codice tributario.
2) Raccomandazione sull'attuazione del PNRR e dei programmi della politica di coesione: procedere con l'attuazione del PNRR, in linea con i traguardi e gli obiettivi concordati, e concludere rapidamente i negoziati con la Commissione europea sui documenti di programmazione della politica di coesione 2021-2027 al fine di avviare l'attuazione dei programmi;
Nell'agosto 2021 la Commissione ha erogato all'Italia 24,9 miliardi di euro a titolo di prefinanziamento; successivamente, nell'aprile 2022, ha erogato altri 21 miliardi di euro, valutando positivamente la prima richiesta di pagamento dell'Italia.
3) Raccomandazione sulla politica energetica conforme agli obiettivi di REPowerEU: ridurre la dipendenza dai combustibili fossili e diversificare le importazioni di energia (secondo i dati della Commissione, proviene dalla Russia il 43% del gas e l'11% del petrolio greggio), superare le strozzature per accrescere la capacità di trasporto interno del gas, sviluppare interconnessioni delle reti di energia elettrica, accelerare il dispiegamento di capacità supplementari in materia di energie rinnovabili e adottare misure per aumentare l'efficienza energetica e promuovere la mobilità sostenibile.
 
Il documento specifica che le politiche di bilancio menzionate nella raccomandazione 1 contribuiscono, tra l'altro, a correggere gli squilibri dell'Italia connessi all'elevato debito pubblico, mentre le politiche menzionate nella raccomandazione 2 contribuiscono, tra l'altro, a correggere sia gli squilibri legati all'elevato debito pubblico che al protrarsi di una dinamica della produttività debole, in un contesto caratterizzato da fragilità del mercato del lavoro e del settore bancario.
In merito alla situazione di bilancio dell'Italia, il documento specifica altresì che la relazione presentata a norma dell'articolo 126, paragrafo 3, TFUE, pubblicata dalla Commissione nell'ambito del citato "pacchetto di primavera", afferma che l'Italia non soddisfa i criteri del disavanzo e del debito stabiliti dal trattato e non rispetta il parametro per la riduzione del debito; tuttavia - aggiunge la Commissione - le attuali condizioni economiche eccezionali non giustificano il rispetto di quest'ultimo parametro poiché il farlo implicherebbe uno sforzo di bilancio troppo impegnativo e incentrato sul periodo iniziale che rischierebbe a sua volta di compromettere la crescita. Del resto, la Commissione ha annunciato che al momento non proporrà di avviare nuove procedure per disavanzi eccessivi, ma tornerà a valutare nuovamente l'opportunità di proporne l'avvio nell'autunno 2022.

Adesione della Croazia all'euro

La Relazione sulla convergenza 2022 della Commissione europea e la Relazione sulla convergenza 2022 della BCE, entrambe pubblicate lo scorso 1° giugno, hanno concluso che la Croazia soddisfa le condizioni necessarie per l'adozione dell'euro a partire dal 1° gennaio 2023. L'ingresso della Croazia porterebbe a venti il numero di Stati dell'Eurozona.
In base all'articolo 140 del TFUE, per poter introdurre l'euro gli Stati membri devono raggiungere un alto grado di convergenza sostenibile sulla base dei quattro criteri di convergenza (stabilità dei prezzi, finanza pubblica, stabilità del tasso di cambio, tassi di interesse a lungo termine) e tenendo conto di altri fattori pertinenti per l'integrazione economica e la convergenza. Fra questi rientrano l'integrazione dei mercati, l'andamento delle partite correnti della bilancia dei pagamenti e del costo unitario del lavoro e di altri indici di prezzo. I quattro criteri di convergenza sono definiti ulteriormente in un protocollo allegato ai trattati (protocollo n. 13 sui criteri di convergenza). Devono, inoltre, garantire che la loro legislazione nazionale, incluso lo statuto della banca centrale, sia compatibile con gli articoli 130 e 131 TFUE e con lo statuto del Sistema europeo di banche centrali e della Banca centrale europea ("lo Statuto del SEBC e della BCE").
Alla luce della valutazione della compatibilità della legislazione e del soddisfacimento dei criteri di convergenza, e tenendo conto dei fattori aggiuntivi pertinenti, la Commissione europea ha quindi presentato la proposta di decisione del Consiglio e la proposta di regolamento del Consiglio relative all'adozione dell'euro da parte della Croazia il 1° gennaio 2023.
Lo scorso 16 giugno l'Eurogruppo ha approvato una raccomandazione degli Stati membri della zona euro al Consiglio che, in linea con le suddette relazioni di convergenza, si esprime a favore dell'adesione della Croazia alla moneta unica dal 1º gennaio 2023. Tale raccomandazione è stata adottata dal Consiglio ECOFIN del 17 giugno.
Il Consiglio europeo discuterà ora della questione nella riunione del 23 e 24 giugno e successivamente la decisione finale sarà presa dal Consiglio dell'UE (previa consultazione del Parlamento europeo e della BCE) con l'adozione formale dei citati tre atti giuridici.

VI. Conferenza sul futuro dell'Europa

Il Consiglio europeo dovrebbe adottare delle conclusioni nelle quali:
- prende atto delle raccomandazioni contenute nella Relazione sull'esito della Conferenza presentata ai tre copresidenti e sottolinea che la conferenza è stata un'opportunità unica per coinvolgere i cittadini europei;
-  invita le istituzioni dell'UE a garantire un seguito efficace alle proposte della Conferenza, ciascuna nell'ambito delle proprie competenze e conformemente ai trattati;
- ricorda l'importanza di garantire che i cittadini siano informati sul seguito dato alle raccomandazioni formulate nella relazione.
 
La Conferenza sul futuro dell'Europa (COFE), inaugurata il 9 maggio 2021, in occasione della Giornata dell'Europa, a Strasburgo nella sede del Parlamento europeo, si è conclusa il 9 maggio 2022, quando i Copresidenti del Comitato esecutivo della Conferenza hanno consegnato la relazione finale contenente le proposte della Conferenza ai Presidenti del Parlamento europeo, del Consiglio e della Commissione.
L' Assemblea plenaria della Conferenza sul futuro dell'Europa ha concluso i suoi lavori con la riunione plenaria del 29 e 30 aprile 2022, in occasione della quale ha espresso il consenso sul complesso delle proposte (49 proposte, articolate in 326 misure), elaborate dai gruppi di lavoro, sulla base delle raccomandazioni dei panel dei cittadini europei, dei contributi dei panel e degli eventi nazionali nonché dei contributi presentati dai singoli cittadini sulla piattaforma digitale multilingue ( per ulteriori informazioni sull'assetto organizzativo della Conferenza e sui suoi lavori si rinvia alla serie completa dei Bollettini "I lavori della Conferenza sul futuro dell'Europa" a cura dell'Ufficio Rapporti con l'Unione europea della Camera dei deputati e del Servizio Studi del Senato).
Spetta ora al Parlamento europeo, al Consiglio e alla Commissione decidere le modalità con le quali assicurare un seguito efficace ai lavori della Conferenza, ciascuna nell'ambito delle proprie competenze e conformemente ai Trattati. Il Parlamento europeo ha già adottato una risoluzione sul seguito dei lavori della Conferenza (v. infra).
Si ricorda che, come previsto dalla dichiarazione comune interistituzionale del 10 marzo 2021, i lavori della Conferenza hanno riguardato i seguenti temi: la costruzione di un continente sano; la lotta contro il cambiamento climatico e le sfide ambientali; una economia al servizio per le persone; l' equità sociale, l'uguaglianza e la solidarietà intergenerazionale; la trasformazione digitale dell'Europa; i diritti e i valori europei, tra cui lo Stato di diritto; le sfide migratorie; la sicurezza; il ruolo dell'UE nel mondo; le fondamenta democratiche e come rafforzare i processi democratici dell'UE.
La Conferenza ha, inoltre, discusso temi trasversali relativi alla capacità dell'UE di realizzare le priorità politiche, tra le quali legiferare meglio, l'applicazione dei principi di sussidiarietà e proporzionalità, l'attuazione e l' applicazione della legislazione europea e la trasparenza.
Il Parlamento italiano è stato rappresentato dai senatori Alessandro Alfieri (PD) e Paola Taverna (M5S) e dai deputati Matteo Luigi Bianchi (Lega) e Augusta Montaruli (Fratelli d'Italia).

Commissione europea

La Commissione europea ha presentato il 17 giugno 2022 una comunicazione nella quale, in particolare, indica che il seguito alle proposte della Conferenza sul futuro dell'Europa può essere articolato in quattro categorie:
  1. iniziative in vigore e che già rispondono alle proposte della COFE;
  2. iniziative le cui proposte sono state già presentate e che i colegislatori dell'UE, Parlamento europeo e Consiglio, sono chiamati ad esaminare e adottare;
  3. iniziative e proposte non ancora presentate, ma già programmate dalla Commissione europea e che potranno tenere conto delle proposte presentate nell'ambito della COFE;
  4. iniziative o aree di lavoro parzialmente o completamente nuove, che richiedono iniziative o proposte da parte della Commissione europea.
La Commissione indica che un primo set di proposte verrà presentato dalla Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, in occasione del discorso sullo stato dell'Unione nel settembre del 2022. Tali proposte verranno poi incluse nel programma di lavoro della Commissione europea per il 2023.
La Commissione indica che l'introduzione di nuove riforme e politiche non richiede necessariamente una revisione dei Trattati e che la maggior parte di tali innovazioni può essere perseguita nella cornice dei Trattati esistenti, usando in particolare la clausola "passerella" per passare a votazioni a maggioranza qualificata per le decisioni del Consiglio in alcuni ambiti.
Ai sensi dell'articolo articolo 48, paragrafo 7, del Trattato sull'UE, che disciplina le cosiddette " clausole passerella" il Consiglio europeo può adottare all'unanimità decisioni che consentono al Consiglio di deliberare a maggioranza qualificata in settori nei quali i trattati prevedono l'unanimità (ad eccezione delle decisioni che abbiano implicazioni militari o rientrino nel settore della difesa) ovvero di adottare atti legislativi secondo la procedura legislativa ordinaria nei casi in cui i trattati prevedono una procedura legislativa speciale ( nella procedura legislativa ordinaria il Consiglio è colegislatore insieme al Parlamento europeo, nelle procedure legislative speciali il Consiglio è il solo legislatore e il Parlamento europeo interviene con funzioni consultive).
La Commissione riconosce, però, che vi sono alcune proposte della Conferenza che sono realmente innovative e che alcune tra esse, in particolare in settori quali la salute e la difesa, richiedono una revisione dei Trattati. A tal proposito, la Commissione accoglie con favore la proposta del Parlamento europeo di proporre la convocazione di una Convenzione per la riforma dei Trattati ai sensi dell'articolo 48 del Trattato sull'UE.
La Commissione europea – sulla base dell'esperienza positiva del metodo della COFE - intende, inoltre, consentire ai panel dei cittadini la possibilità di deliberare e formulare raccomandazioni in vista della presentazione di alcune proposte chiave della Commissione. Tali Panel con funzioni consultive dovrebbero essere composti da cittadini scelti a caso, ma in rappresentanza delle diversità, anche demografiche, dell'Europa per almeno 1/3 da giovani. Le valutazioni di tali panel, sotto forma di relazioni, dovrebbero far parte della valutazione di impatto delle proposte. La Commissione annuncia che intende avviare questi nuovi panel di cittadini nell'ambito del discorso sullo stato dell'Unione nel settembre 2022.
La Commissione, rispondendo alla proposta della COFE di rendere permanente la piattaforma digitale multilingua utilizzata per raccogliere i contributi dei cittadini nel corso del suo svolgimento, intende integrare il suo portale già esistente " Di' la tua" con tutte le funzionalità volte a promuovere l'interazione dei cittadini già sperimentate nella piattaforma digitale per la COFE.
Infine, la Commissione indica che nell' autunno del 2022 intende organizzare un evento con i cittadini sul seguito che le Istituzioni hanno dato ai lavori della Conferenza sul futuro dell'Europa.

Consiglio dell'UE

La Presidenza francese del Consiglio dell'UE ha proposto di avviare una analisi delle proposte della Conferenza sul futuro dell'Europa volta a distinguere: a) quelle la cui attuazione è già sostanzialmente in corso, nell'ambito di proposte già all'esame delle Istituzioni dell'UE, o che possono essere attuate in tempi brevi; b) quelle che potrebbero essere attuate mediante nuove iniziative legislative, e comunque a Trattati vigenti; c) quelle che invece richiedono una modifica dei Trattati.
Il 9 maggio 2022, in occasione dell'approvazione della risoluzione del PE sulla richiesta di convocare una Convenzione per la revisione dei Trattati (v. infra), il sottosegretario per gli affari europei, Clément Beaune, intervenuto a nome della Presidenza francese del Consiglio dell'UE, ha ribadito il sostegno della Francia alla convocazione di una Convenzione, indicando che il Presidente della Repubblica francese, Emmanuel Macron, auspica che il Consiglio europeo del 23 e 24 giugno prenda una posizione sul seguito della Conferenza sul futuro dell'Europa. Ricordando la riluttanza di tredici Stati membri nei confronti di una revisione dei trattati, ha però evidenziato che alcune iniziative importanti si potrebbero prendere già nell'ambito dei trattati vigenti.
Il 9 maggio 2022, 13 Stati membri, ossia Bulgaria, Croazia, Repubblica Ceca, Danimarca, Estonia, Finlandia, Malta, Lettonia, Lituania, Polonia, Romania, Slovenia e Svezia, hanno presentato un non paper nel quale evidenziano che la revisione dei Trattati è prematura e non è mai stata uno scopo dei lavori della Conferenza sul futuro dell'Europa e che le gravi crisi che l'Unione Europea sta affrontando, tra cui la pandemia e l'aggressione russa in Ucraina, hanno dimostrato quanto si possa fare nell'attuale quadro dei Trattati.

Parlamento europeo

Il Parlamento europeo ha approvato ( 355 voti favorevoli, 154 contrari e 48 astenuti – hanno votato a favore la maggior parte dei deputati dei gruppi PPE, Socialisti e democratici, Renew Europe, mentre hanno votato contro i deputati del Gruppo dei Conservatori e dei Riformisti  europei e del Gruppo Identità e democrazia) il 9 giugno 2022 una risoluzione sulla richiesta di convocare una Convenzione per la revisione dei Trattati nella quale, in particolare, osserva che molte delle proposte della Conferenza sul futuro dell'Europa richiedono modifiche dei trattati e sottopone al Consiglio le seguenti proposte di modifica dei trattati stessi:
  • rafforzare la capacità dell'Unione di agire riformando le procedure di voto, anche consentendo decisioni in seno al Consiglio a maggioranza qualificata anziché all'unanimità.;
  • adeguare le competenze conferite all'Unione nei trattati, in particolare nei settori della salute, nel completamento dell' unione dell'energia basata sull'efficienza energetica e sulle energie rinnovabili, nella difesa e nelle politiche sociali ed economiche; garantire la piena attuazione del pilastro europeo dei diritti sociali, e integrare il progresso sociale nell'articolo 9 del Trattato sul funzionamento dell'UE (TFUE) collegato a un protocollo sul progresso sociale nei trattati; sostenere il rafforzamento della competitività e della resilienza dell'economia dell'UE, prestando un'attenzione particolare alle piccole e medie imprese e ai controlli della competitività, e promuovere investimenti proiettati al futuro e incentrati sulle transizioni giusta, verde e digitale;
    L' articolo 9 del TFUE prevede che l'UE, nella definizione e nell'attuazione delle sue politiche e azioni, tenga conto delle esigenze connesse con la promozione di un elevato livello di occupazione, la garanzia di un'adeguata protezione sociale, la lotta contro l'esclusione sociale e un elevato livello di istruzione, formazione e tutela della salute umana. Si segnala che la richiesta di modificare l'articolo 9 del TFUE, inserendo un riferimento al progresso sociale nell'articolo 9, unitamente all'elaborazione di un protocollo specifico, è stato uno dei motivi per cui il gruppo PPE, non ha firmato il progetto di risoluzione comune ( per la quale ha comunque votato ampiamente a favore) che è stata presentata solo dai gruppi: Socialisti e democratici; Renew Europe e Verdi.
  • conferire al Parlamento pieni diritti di codecisione sul bilancio dell'UE e il diritto di iniziativa legislativa per avviare, modificare o abrogare atti legislativi;
  • rafforzare la procedura di protezione dei valori su cui si fonda l'UE e chiarire l'accertamento e le conseguenze delle violazioni dei valori fondamentali (articolo 7 TUE e Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea);
  • invita il Consiglio a sottoporre tali proposte direttamente all'esame del Consiglio europeo, al fine di convocare una Convenzione composta da rappresentanti dei Parlamenti nazionali, dei Capi di Stato o di Governo degli Stati membri, del Parlamento e della Commissione ed alla quale dovrebbero essere invitati in qualità di osservatori i rappresentanti delle parti sociali dell'UE, del Comitato economico e sociale europeo, del Comitato europeo delle regioni, della società civile dell'UE e dei paesi candidati.
La Conferenza dei Presidenti del Parlamento europeo ha dato mandato alla Commissione affari costituzionali del Parlamento europeo di preparare una relazione sul seguito delle proposte della Conferenza sul futuro dell'Europea e su eventuali proposte di revisione dei Trattati, che dovrebbe essere esaminata dalla plenaria del Parlamento europeo a settembre/ottobre 2022.

La posizione del Parlamento e del Governo italiano

Parlamento
Il Senato della Repubblica e la III Commissione Affari esteri e la XIV Commissione Politiche dell'UE della Camera dei deputati hanno adottato, il 27 aprile 2022, rispettivamente un ordine del giorno (n. G1, Castellone e altri) e una risoluzione (n. 7-00829, De Luca e altri) sul seguito dei lavori della Conferenza con le quali si impegna il Governo a:
  • informare il Parlamento circa gli esiti della Conferenza, aggiornandolo costantemente sulle iniziative che si intenderanno porre in essere per dare seguito alle conclusioni adottate, garantendo una costante interlocuzione con le competenti Commissioni parlamentari, nonché assicurando un pieno coinvolgimento delle autonomie territoriali;
  • promuovere le proposte emerse dalla Conferenza che possano consentire un rafforzamento dell'azione dell'Unione europea, nel rispetto dei princìpi di sussidiarietà e proporzionalità, utilizzando tutte le potenzialità dei trattati stessi, ivi incluso l'avvio di un processo di revisione dei trattati nell'ambito di una convenzione composta anche da rappresentanti dei Parlamenti nazionali come previsto dall'articolo 48 del Trattato sull'Unione europea.
Nell'ordine del giorno del Senato inoltre si impegna il Governo a promuovere una maggiore cooperazione interparlamentare tra il Parlamento europeo ed i Parlamenti nazionali.
Discorso del Presidente del Consiglio, Mario Draghi, al Parlamento europeo
Il Presidente del Consiglio, Mario Draghi, intervenuto al Parlamento europeo il 3 maggio 2022, si è espresso a favore di un processo di revisione dei Trattati, sulla base delle indicazioni e delle ambizioni emerse dalla Conferenza sul futuro dell'Europa.
Il Non paper del Governo Italiano
Il Governo italiano ha presentato a settembre 2021 una versione aggiornata – anche alla luce del mutato scenario globale indotto dalla pandemia di COVID 19 - del non paper sulla Conferenza sul futuro dell'Europa, che era stato inizialmente presentato il 14 febbraio 2020.
Nel non paper il Governo indica che il dibattito sul futuro dell'Europa dovrebbe articolarsi su due filoni:
  • una discussione sulle innovazioni istituzionali che potrebbero contribuire a migliorare il funzionamento dell'UE, introdurre una maggiore trasparenza ed a promuovere la partecipazione dei cittadini alle procedure decisionali europee e tra le quali in particolare, la possibilità di svolgere un referendum paneuropeo di natura consultiva su temi relativi all'integrazione europea; l'attribuzione del diritto di iniziativa legislativa al Parlamento europeo; la previsione di liste transnazionali per l'elezione del Parlamento europeo, nel cui ambito valutare anche la possibilità dell' elezione diretta dal Presidente della Commissione europea; il passaggio alla votazione a maggioranza qualificata per temi quali la sicurezza e la protezione sociale, misure antidiscriminazione, tassazione e per alcuni settori della politica estera e di sicurezza comune;
  • una discussione sulle prospettive delle principali priorità politiche dell'UE e in particolare: l' Unione europea della salute; il rafforzamento dell' autonomia strategica dell'UE; il green deal e la transizione verso una economia più verde; la transizione digitale e l'innovazione tecnologica; il completamento dell'Unione economica e monetaria; una politica migratoria europea improntata alla solidarietà tra gli Stati membri e che preveda anche la definizione di un quadro per la migrazione legale.

VII. Relazioni esterne

Sulla base del progetto di conclusioni, il Consiglio europeo dovrebbe esprimere profonda preoccupazione per le ripetute azioni e dichiarazioni recenti della Turchia, richiamandola a rispettare la sovranità e l'integrità territoriale di tutti gli Stati membri dell'UE. Ricordando le sue conclusioni precedenti, il Consiglio europeo dovrebbe indicare che si aspetta che la Turchia rispetti pienamente il diritto internazionale, allenti le tensioni nell'interesse della stabilità regionale nel Mediterraneo orientale e promuova relazioni di buon vicinato in modo sostenibile.

Turchia

Su richiesta della Grecia e di Cipro, il Consiglio europeo potrebbe discutere delle relazioni con la Turchia, sulla base delle recenti dichiarazioni del Governo turco. Il 9 giugno 2022 il Presidente turco, Recep Tayyip Erdoğan, ha intimato ad Atene di demilitarizzare alcune isole greche prossime al confine turco che, secondo il Governo turco, sarebbero state cedute in passato alla Grecia in cambio della garanzia che non ospitassero installazioni militari o truppe. La Grecia sostiene, però, che la Turchia interpreta in modo arbitrario i trattati di pace di Losanna e di Parigi, con cui la questione venne allora regolata. Il governo greco ha ricordato che le isole in questione ospitano personale e infrastrutture militari da decenni, e che la Grecia ha il diritto di difendersi di fronte alla crescente aggressività turca nell'area.
Il Consiglio europeo ha discusso sulle relazioni con la Turchia da ultimo in occasione della riunione del 24 e 25 giugno 2021, in occasione della quale ha adottato delle conclusioni nelle quali, in particolare:
  • si afferma l'interesse strategico dell'UE ad avere un contesto stabile e sicuro nel Mediterraneo orientale e sviluppare relazioni di cooperazione con la Turchia;
  • si ribadisce che l'UE è pronta a dialogare con la Turchia in modo graduale, proporzionato e reversibile per intensificare la cooperazione in una serie di settori di interesse comune;
  • si prende atto dell'avvio dei lavori a livello tecnico sul mandato per la modernizzazione dell'unione doganale UE-Turchia e per i dialoghi ad alto livello con la Turchia su questioni quali la migrazione, la salute pubblica, il clima, la lotta al terrorismo e questioni regionali;
  • si esprime pieno impegno a favore di una soluzione globale del problema di Cipro sulla base di una federazione bicomunitaria e bizonale caratterizzata dall'uguaglianza politica, in conformità delle pertinenti risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.
  • si afferma che lo Stato di diritto e i diritti fondamentali in Turchia continuano a costituire una preoccupazione essenziale. Gli attacchi ai partiti politici, ai difensori dei diritti umani e ai media rappresentano significative battute d'arresto per i diritti umani e sono in contrasto con gli obblighi della Turchia di rispettare la democrazia, lo Stato di diritto e i diritti delle donne;
  • si auspica che, in linea con l'interesse comune dell'UE e della Turchia alla pace e alla stabilità regionali, la Turchia e tutti gli attori diano un contributo positivo alla risoluzione delle crisi regionali.
Si ricorda che nel Mediterraneo orientale, a partire dal 2018 la Turchia ha avuto una disputa prima con Cipro e poi con la Grecia per quanto riguarda attività di trivellazione di giacimenti di gas nelle acque territoriali nel Mediterraneo orientale di Cipro (in particolare all'interno della zona economica esclusiva a sud ovest di Cipro) e attività di esplorazione sismica nelle acque territoriali del mar Egeo, in particolare nelle acque a sud ovest dell'isola di Kastellorizo, delle quali la Turchia rivendica il controllo.
Il Consiglio dell'UE nel giugno del 2018 ha sospeso i negoziati di adesione con la Turchia a causa del mancato rispetto dello Stato di diritto e dei diritti fondamentali (al momento la Turchia e l'UE hanno chiuso solo 1 capitolo negoziale dei 35 previsti, relativo a scienza e ricerca).
Risoluzione del PE sulla Turchia del 7 giugno 2022
Il Parlamento europeo ha adottato il 7 giugno 2022 una risoluzione sulle relazioni con la Turchia nella quale in particolare:
  • ribadisce la preoccupazione per la mancanza di volontà politica da parte della Turchia di attuare le riforme necessarie per affrontare, in particolare, le gravi preoccupazioni circa lo Stato di diritto e i diritti fondamentali che continuano a compromettere il processo di adesione e ritiene che, in assenza di progressi chiari e significativi in tale ambito, il Parlamento non possa prevedere alcuna ripresa dei negoziati di adesione con la Turchia;
  • osserva che, malgrado un lieve miglioramento delle relazioni complessive tra l'UE e la Turchia nell'ultimo anno permangono contrasti con i vicini Stati membri dell'UE, in particolare la Grecia e la Repubblica di Cipro;
  • ribadisce la sua ferma convinzione che la Turchia sia un paese di rilevanza strategica in termini politici, economici e di politica estera, un partner fondamentale per la stabilità della regione in generale, e un alleato cruciale, anche nel quadro della NATO, con cui l'UE intende ripristinare relazioni basate sul dialogo, il rispetto e la fiducia reciproca;
  • esprime il suo sincero apprezzamento per il chiaro supporto delle autorità turche all'indipendenza, alla sovranità e all'integrità territoriale dell'Ucraina e sottolinea l'importanza vitale di una forte collaborazione UE-Turchia in materia di politica estera e di sicurezza;
  • plaude agli sforzi compiuti dalla Turchia per continuare a ospitare il maggior numero di rifugiati al mondo e sottolinea l'importanza che entrambe le parti rispettino i rispettivi impegni assunti nel quadro della dichiarazione congiunta UE-Turchia del 2016 e dell'accordo di riammissione UE-Turchia nei confronti di tutti gli Stati membri, compresa la ripresa della riammissione dei migranti rimpatriati dalle isole greche, interrotta nel marzo 2020, o l'attivazione del programma volontario di ammissione umanitaria;
  • sostiene la proposta della Commissione di avviare negoziati per una modernizzazione dell'unione doganale, accompagnata da un meccanismo di risoluzione delle controversie;
  • conferma il proprio supporto al processo di liberalizzazione dei visti una volta soddisfatte tutte le condizioni stabilite e incoraggia il governo turco ad adoperarsi per armonizzare la propria politica dei visti con quella dell'UE;
  • invita il governo turco a trattare in buona fede le domande di adesione alla NATO presentate dalla Finlandia e dalla Svezia e ad astenersi dall'esercitare indebite pressioni in tale processo;
  • ribadisce il sostegno ad una soluzione al problema di Cipro sulla base di una federazione composta da due comunità e due zone con un'unica personalità giuridica internazionale, un'unica sovranità, un'unica cittadinanza e uguaglianza politica ed invita la Turchia ad abbandonare tale inaccettabile proposta di soluzione fondata sulla coesistenza di due Stati;
  • invita la Turchia a impegnarsi pienamente a favore della risoluzione pacifica del conflitto in Libia sotto l'egida delle Nazioni Unite; constata che la persistente interferenza straniera in Libia continua a mettere seriamente alla prova l'applicazione del processo di Berlino, guidato dalle Nazioni Unite.

Vertice euro

A margine del Consiglio europeo, il 24 giugno, si terrà il Vertice euro in formato inclusivo, che dovrebbe in particolare occuparsi di Unione bancaria. Il Vertice è stato preparato dall'Eurogruppo in formato inclusivo dello scorso 16 giugno.
In quella sede, i Ministri hanno discusso degli sviluppi relativi all'Unione bancaria, senza riuscire tuttavia ad adottare un piano di lavoro sul completamento dell'Unione bancaria che il Presidente dell'Eurogruppo, Paschal Donohoe, aveva presentato alle delegazioni a inizio maggio.
Infatti, la dichiarazione adottata dai Ministri delle finanze al termine dell'Eurogruppo in formato inclusivo conviene al momento di concentrare i lavori soltanto sul rafforzamento del quadro europeo della gestione delle crisi e sugli schemi di garanzia dei depositi nazionali (CMDI), invitando, tra l'altro, la Commissione europea a presentare una proposta legislativa.
Sono invece rinviate al futuro le decisioni sugli altri elementi in sospeso per rafforzare e completare l'Unione bancaria, come sul sistema europeo di garanzia dei depositi e sul trattamento delle esposizioni al debito sovrano nazionale delle banche, questioni su cui si registrano maggiori divisioni tra gli Stati membri.