Consiglio europeo Bruxelles, 24 e 25 marzo 2022 22 marzo 2022 |
Indice |
|I. Aggressione militare della Russia nei confronti dell'Ucraina|II. Sicurezza e difesa|III. Energia|IV. Questioni economiche|V. COVID-19|VI. Relazioni esterne|Vertice euro| |
I. Aggressione militare della Russia nei confronti dell'Ucraina
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Le ultime conclusioni del Consiglio europeo
Il
Consiglio europeo ha adottato
conclusioni nella riunione del
24 febbraio 2022, all'indomani della aggressione militare russa in Ucraina, e una
dichiarazione nella riunione di
Versailles del 10 ed 11 marzo 2022, nelle quali in particolare:
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Il pacchetto di sanzioni dell'UE
Il
Consiglio affari esteri dell'UE ha adottato, a partire dal
25 febbraio
2022, un
pacchetto di sanzioni nei seguenti settori:
Sanzioni simili sono state adottate anche nei
confronti della Bielorussia, in considerazione del suo coinvolgimento nell'aggressione militare russa in Ucraina.
Si ricorda che l'UE,
già a partire dal marzo 2014, ha deciso l'introduzione di
misure restrittive per la violazione dell'integrità territoriale dell'Ucraina
. Il
13 dicembre 2021, il Consiglio dell'UE ha, inoltre, adottato delle
misure restrittive (congelamento dei beni e il divieto di viaggio nell'UE) nei confronti del
gruppo Wagner, un'entità militare privata priva di personalità giuridica con sede in Russia.
Infine, l'UE - in cooperazione con altri partner - sta promuovendo la
revoca alla Russia dello status di "Nazione più favorita" nell'ambito dell'Organizzazione mondiale del commercio (OMC) e della
partecipazione alle principali istituzioni finanziarie internazionali multilaterali, tra cui
il Fondo monetario internazionale e la
Banca mondiale.
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Assistenza all'Ucraina a titolo dello Strumento europeo per la pace (European Peace Facility-EPF)
Il
Consiglio dell'UE del 28 febbraio 2022 ha adottato la
decisione (PESC) 2022/338 relativa alla
fornitura all'Ucraina di
attrezzatura militare per un valore di
450 milioni di euro per armi e la
decisione (PESC) 2022/339 per lo stanziamento di
50 milioni di euro per dispositivi di protezione individuale, kit di pronto soccorso e carburante alle forze armate ucraine, a titolo dello
Strumento europeo per la Pace
(European Peace Facility – EPF).
L'EPF - istituito dal Consiglio dell'UE il 22 marzo 2021, con la
decisione (PESC) 2021/509
- è uno
strumento volto a
finanziare le azioni esterne dell'UE con implicazioni nel settore militare o della difesa nell'ambito della politica estera e di sicurezza comune (PESC). L'EPF è un
fondo fuori bilancio dell'UE del valore di 5.692 milioni di euro per il periodo 2021-2027, finanziato mediante
contributi degli Stati membri dell'UE (
l'Italia contribuisce per circa il 12,8%).
Il Consiglio dell'UE ha
avviato una discussione su un
ulteriore stanziamento
di 500 milioni di euro a favore dell'Ucraina per forniture militari, sempre nell'ambito dello
Strumento europeo per la pace.
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Assistenza ai profughi e gestione delle frontiere
Il Consiglio dell'UE giustizia affari interni il 4 marzo 2022 ha deciso di
attivare il meccanismo previsto dalla direttiva sulla
protezione temporanea in caso di afflusso massiccio di rifugiati (Direttiva 2001/55/CE del Consiglio, del 20 luglio 2001, sulle norme minime per la concessione della protezione temporanea in caso di afflusso massiccio di sfollati e sulla promozione dell'equilibrio degli sforzi tra gli Stati membri che ricevono gli sfollati e subiscono le conseguenze dell'accoglienza degli stessi.
È la prima volta che l'UE attiva tale disposizione, che non è stata utilizzata neanche in occasione della crisi dei rifugiati in Siria del 2015-2016.
Secondo gli ultimi
dati forniti dall'UNHCR il 20 marzo 2022, circa
3,5 milioni cittadini ucraini avrebbero
attraversato i confini dell'Ucraina, in fuga dalla guerra.
La decisione prevede la possibilità per i
cittadini dell'Ucraina e loro familiari
(e anche per i cittadini di paesi terzi che beneficiavano di protezione internazionale prima del 24 febbraio 2022) in fuga dal paese di
risiedere e muoversi nel territorio dell'UE per un periodo fino a un anno, estendibile dal Consiglio di un anno ulteriore (
e, su proposta della Commissione europea, di un ulteriore anno ancora, fino quindi ad un massimo di 3 anni, ai sensi della direttiva 2001/55/CE)
con possibilità di
lavorare e di avere accesso a
diritti sociali, come diritto di alloggio e di assistenza sanitaria.
Per i
cittadini di paesi terzi con legale residenza in Ucraina, che non sono in grado di tornare in modo sicuro al loro paese o regione di origine, gli
Stati membri
possono scegliere se
applicare il meccanismo di protezione permanente previsto per i cittadini ucraini o uno
status adeguato ai sensi del loro diritto nazionale.
La decisione prevede anche che la
Commissione coordini la cooperazione e lo scambio di informazioni tra gli Stati membri, in particolare per quanto riguarda il monitoraggio delle capacità di accoglienza e l'individuazione di eventuali necessità di ulteriore sostegno. Le agenzie dell'UE, tra cui
Frontex, l'Agenzia dell'UE per l'asilo ed Europol, possono fornire ulteriore sostegno operativo su richiesta degli Stati membri.
Il
18 marzo 2022 la Commissione europea ha pubblicato delle
linee guida operative per
aiutare gli Stati membri
nell'applicazione delle disposizioni della direttiva 2001/55/CE sulla
protezione temporanea.
Il
16 marzo 2022 il Consiglio dell'UE ha
approvato la
proposta di regolamento, presentata dalla Commissione l'8 marzo 2022, relativa
all'azione di coesione per i rifugiati in Europa (CARE) che prevede
modifiche eccezionali al
quadro giuridico generale 2014-2020 che disciplina i
Fondi strutturali e di investimento europei e il Fondo di aiuti europei
agli indigenti (FEAD), volte a introdurre una
maggiore flessibilità nella riallocazione dei finanziamenti ed estendere di un anno contabile il finanziamento del 100% dal bilancio dell'UE per i programmi di coesione, una misura introdotta inizialmente nel 2020 per aiutare la ripresa dalla COVID-19. La modifica dovrebbe
consentire agli Stati membri di accelerare lo spiegamento di tutti i finanziamenti non programmati nel periodo 2014-2020 e di
utilizzare la tranche di 10 miliardi di euro 2022 nell'ambito di REACT-EU, uno dei più grandi programmi di investimento pubblico dell'UE post-pandemia.
Sempre il
16 marzo 2022 il COREPER ha
approvato il mandato negoziale del Consiglio su una
proposta di modifica dei fondi per gli affari interni per il periodo 2014-2020 e del Fondo Asilo, migrazione e integrazione per il periodo 2021-2027 volta a
sbloccare
fondi inutilizzati per circa
420 milioni di euro, al fine di contribuire agli stanziamenti per far fronte all'afflusso massiccio di persone in fuga dalla guerra.
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Assistenza finanziaria dell'UE all'Ucraina
L'UE, in seguito all'aggressione militare russa, ha prestato assistenza finanziaria all'Ucraina per:
La
Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha affermato che nel medio
e lungo termine la Commissione intende promuovere un
piano di investimenti per l'Ucraina per oltre
6 miliardi di euro.
Si ricorda che a
partire dal marzo 2014 l'UE ha promosso lo stanziamento di misure di assistenza tecnica e finanziaria in favore dell'Ucraina per circa
17 miliardi di euro.
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La richiesta di adesione dell'Ucraina all'UE
Il
28 febbraio 2022, il Presidente dell'Ucraina,
Volodymyr Zelenski, ha firmato la lettera di
richiesta di adesione dell'Ucraina all'Unione Europea che è stata inviata alla Presidenza francese del Consiglio dell'UE il 1° marzo 2022. Il
Consiglio dell'UE, ai sensi dell'articolo 49 del TUE, ha
trasmesso la domanda di adesione dell'Ucraina al
Parlamento europeo ed ai
Parlamenti nazionali il
4 marzo 2022 ed ha
invitato la Commissione europea a presentare in tempi rapidi un
parere sulla domanda di adesione dell'Ucraina.
Ai sensi dell
'articolo 49 del Trattato sull'Unione europea(TUE) ogni Stato europeo che rispetti i valori di cui all'articolo 2 e si impegni a promuoverli può domandare di diventare membro dell'Unione. Il Parlamento europeo e i Parlamenti nazionali sono informati di tale domanda. Lo
Stato richiedente trasmette la sua domanda al Consiglio, che si
pronuncia all'unanimità, previa consultazione della Commissione e previa approvazione del Parlamento europeo, che si pronuncia a maggioranza dei membri che lo compongono. Si tiene conto dei criteri di ammissibilità convenuti dal Consiglio europeo.
Della domanda di adesione dell'Ucraina ha discusso il
Vertice dei Capi di Stato e di governo che si è svolto a
Versailles, il 10 e 11 marzo 2022, che ha
riconosciuto le aspirazioni europee e la scelta europea dell'Ucraina, ribadendo che
l''Ucraina appartiene alla famiglia europea, e indicando che, nell'attesa del parere della Commissione sulla domanda di adesione dell'Ucraina, intende
rafforzare ulteriormente il partenariato con l'Ucraina, sostenendola nel perseguimento del suo percorso europeo.
Al momento le relazioni tra l'UE e l'Ucraina sono disciplinate dall'
accordo di associazione UE-Ucraina, firmato a margine del Consiglio europeo del 27 giugno 2014 ed
entrato definitivamente in vigore il 1° settembre 2017, che prevede forme di associazione politica tra l'UE e l'Ucraina e l'istituzione di
un'area di libero scambio (
già operativa dal 1° gennaio 2016).
I Presidenti di
8 Stati membri dell'UE (
Bulgaria, Polonia, Repubblica ceca, Estonia, Lettonia, Polonia, Repubblica slovacca e Slovenia) hanno firmato una
lettera congiunta nella quale si chiede agli Stati membri dell'UE di consolidare il massimo sostegno politico all'Ucraina e consentire alle istituzioni dell'UE di intraprendere misure per
concedere immediatamente all'Ucraina lo status di paese candidato all'adesione all'UE e avviare il processo negoziale.
Anche il
Parlamento europeo nella risoluzione sull'aggressione russa all'Ucraina del 1° marzo ha invitato le istituzioni dell'Unione ad adoperarsi per
concedere all'Ucraina lo status di paese candidato all'adesione all'UE.
Il 3 marzo 2022 anche la
Repubblica Moldava e la Georgia hanno formulato
richiesta di adesione all'UE.
Anche per tali domande di adesione il Consiglio dell'UE ha proceduto, il 9 marzo 2022, alla trasmissione al Parlamento europeo ed ai Parlamenti nazionali ed alla richiesta di parere alla Commissione europea.
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Risoluzioni del Parlamento italiano
A seguito delle
comunicazioni del Presidente del Consiglio, Mario Draghi, sugli
sviluppi del conflitto tra Russia e Ucraina, il
Senato (
risoluzione n.
6-00208
, approvata con 244 voti favorevoli, 13 contrari e 3 astenuti)
e la Camera
dei deputati (
risoluzione n.
6-00207
, approvata con 498 voti favorevoli, 18 contrari e nessun astenuto) hanno approvato il
1° marzo 2022 due
risoluzioni con identico testo.
Il 22 marzo 2022 si è svolto un intervento in video collegamento del Presidente dell'Ucraina Volodymyr Zelensky, davanti alle Camere riunite nell'aula della Camera dei deputati. Dopo l'introduzione dei Presidenti di Camera e Senato, Roberto Fico e Maria Elisabetta Alberti Casellati, è intervento il Presidente Zelensky che ha illustrato la situazione di guerra in Ucraina, esortando ad adottare ulteriori sanzioni nei confronti della Russia e ad aiutare l'Ucraina nella futura ricostruzione. Zelenskyy ha, inoltre, ringraziato l'Italia per l'aiuto e l'accoglienza per i rifugiati ucraini. Dopo l'intervento di Zelensky è intervenuto il Presidente del Consiglio, Mario Draghi, che in particolare ha affermato che l'Ucraina non difende solo sé stessa ma la pace, libertà e sicurezza dell'Europa e l'ordine multilaterale. Il Presidente Draghi ha, inoltre, ha ricordato il sostegno dell'Italia all'Ucraina, e la volontà di sostenere ulteriormente l'Ucraina e i suoi rifugiati, indicando, anche la disponibilità ad inviare aiuti militari alla resistenza ucraina. Il Presidente Draghi ha, infine, affermato la volontà di disegnare un percorso di maggiore vicinanza dell'Ucraina all'Europa, che sarà lungo e richiederà le riforme necessarie, affermando che l'Italia è a fianco dell'Ucraina in questo processo e vuole l'Ucraina nell'Unione europea.
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II. Sicurezza e difesa
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La dichiarazione di Versailles del 10 e 11 marzo 2022
Nella
dichiarazione adottata in esito alla riunione informale dei Capi di Stato o di Governo svoltasi a
Versailles il 10 e 11 marzo 2022, si afferma, tra l'altro, la
decisione dell'UE di voler assumere maggiori responsabilità per la propria sicurezza e di compiere ulteriori passi verso la costruzione della
sovranità europea, la riduzione delle dipendenze e la messa a punto di un nuovo modello di crescita e di investimento per il 2030, adottando una serie di
iniziative volte a:
rafforzare le capacità di difesa dell'UE;
ridurre le dipendenze energetiche; costruire una
base economica più solida.
Con particolare riferimento alla
difesa, il Consiglio europeo ha convenuto di:
La dichiarazione indica, inoltre, che
l'UE deve prepararsi al meglio alle
sfide che emergono repentinamente provvedendo a:
A tali fini
si invita la Commissione, in coordinamento con l'Agenzia europea per la difesa, a
presentare un'analisi delle carenze di investimenti in materia di difesa entro metà maggio 2022 e a proporre qualsiasi ulteriore iniziativa necessaria per rafforzare la base industriale e tecnologica di difesa europea e si indica che la
futura bussola strategica fornirà orientamenti per intervenire su tutte queste dimensioni della sicurezza e della difesa in modo da rendere l'Unione europea un garante della sicurezza più forte e capace.
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La Bussola Strategica per la sicurezza e la difesa
Il
Consiglio dell'UE, il
21 marzo 2022, ha
approvato la
Bussola Strategica per la sicurezza e la difesa.
La
Bussola strategica ha lo scopo di definire gli
obiettivi concreti per rafforzare la sicurezza dell'Unione e delineare
le sue prospettive strategiche, partendo da una
visione comune delle minacce che incombono sull'Europa e dei possibili strumenti per farvi fronte.
La discussione sul contenuto della Bussola è stata avviata nel Consiglio Ue del novembre 2021, ed è proseguita coinvolgendo gli Stati membri, istituzioni dell'Unione e
think tanks, coordinati dal Servizio di azione esterna.
La Bussola Strategica contiene una serie di iniziative prioritarie articolate in
quattro "filoni di lavoro": azione, sicurezza, investimenti e partner.
Azione
Tra gli obiettivi principali di questo capitolo, c'è quello di poter disporre, entro il 2025, di una
Capacità di intervento rapido, fino a 5000 unità, da utilizzare per la gestione delle crisi esterne. La base di partenza saranno gli esistenti (ma inutilizzati) Battle Groups, cui si aggiungeranno anche capacità nazionali predefinite. La forza di intervento sarà articolata in
moduli flessibili e interoperabili, per adattare il suo impiego alle diverse esigenze operative. Il comando sarà in una prima fase esercitato attraverso un quartier generale nazionale ma, in prospettiva, potrà passare a Bruxelles.
Sicurezza
In questo ambito, piuttosto ampio, che comprende sia la sicurezza "interna" che la difesa vera e propria, un'attenzione particolare è rivolta ai
domini cibernetico e spaziale (quest'ultimo finora trattato dall'Ue in termini solo civili e commerciali).
Investimenti
Per quanto riguarda lo sviluppo capacitivo, la Bussola contiene in primo luogo l'impegno degli Stati a
incrementare in modo sostanziale le spese per la difesa, per
colmare le lacune strategiche degli strumenti nazionali e ridurre le
dipendenze tecnologiche e industriali dall'esterno.
Partner
Nel capitolo finale, la Bussola sottolinea l'impegno ad approfondire il dialogo politico su sicurezza e difesa, a livello multilaterale, regionale e bilaterale. Si afferma la preminenza del rapporto di collaborazione con la Nato, l'importanza dello
Strumento europeo per la Pace e l'attenzione alla regione indo-pacifica.
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Il "pacchetto difesa" della Commissione
Comunicazione sul contributo della Commissione alla Difesa europea
In questo testo la Commissione, in continuità con le iniziative intraprese negli ultimi anni, individua alcuni ambiti essenziali per rafforzare la competitività del mercato europeo della difesa, in particolare allo scopo di:
La Commissione valuta anche di proporre nuovi strumenti per sostenere i progetti collaborativi in sede Ue, tra cui:
Si prevede anche di introdurre un capitolo dedicato al mercato della difesa nel
Rapporto annuale sul mercato unico, per evidenziare le opportunità e le barriere dei progetti collaborativi.
La Commissione si impegna anche a tener conto delle possibili ricadute nel settore della difesa di tutte le
politiche orizzontali in materia di finanza sostenibile, accesso ai finanziamenti e investimenti.
Entro l'anno saranno anche presentate una versione aggiornata del
Piano d'azione per la mobilità militare e una serie di misure per attutire gli effetti sul
cambiamento climatico delle attività legate alla difesa.
La Commissione europea intende anche rafforzare gli aspetti del
dominio spaziale legati alla difesa, potenziando i sistemi di sorveglianza e promuovendo un approccio
dual use by design delle infrastrutture spaziali, per garantire strumenti di resilienza per i governi nazionali. Si studierà anche la possibilità di attivare le clausole di
mutua assistenza e solidarietà in caso di minacce provenienti da assetti spaziali di potenze extra-Ue.
In ambito
cyber la Commissione proseguirà nelle iniziative di sostegno alla resilienza, individuando le lacune settore per settore, promuovendo standard comuni su cybersicurezza e privacy e delineando piani di risposta a incidenti su larga scala.
Comunicazione sulla roadmap sulle tecnologie critiche per la sicurezza e la difesa
L'intento della Commissione è individuare lacune e ritardi dell'Unione e degli Stati membri nel settore delle tecnologie critiche, per quanto riguarda sia i materiali (semi conduttori, terre rare, ecc.), che le catene di approvvigionamento e il capitale umano.
La Commissione invita gli Stati a contribuire al nascente
Osservatorio sulle tecnologie critiche, nel cui ambito sarà istituito anche un apposito
Gruppo di esperti.
Entro metà anno, la Commissione presenterà uno studio sul
mercato Ue della sicurezza, con proposte per incoraggiare approcci più innovativi e basati sulle necessità.
Nel prossimo anno è prevista la revisione degli strumenti già esistenti in materia, e nuove proposte per incoraggiare la
ricerca dual-use, lo sviluppo e l'innovazione a livello Ue. La Commissione intende poi
sostenere l'innovazione e l'imprenditorialità nel settore delle tecnologie critiche, anche attraverso strumenti innovativi (ad esempio incubatori d'impresa o meccanismi misti di finanziamento), in collaborazione con l'Agenzia europea della difesa.
Entro il 2023 saranno anche individuati i settori di rischio nell'ambito delle
catene di approvvigionamento, compreso il dominio digitale. Il meccanismo di
controllo degli investimenti esteri diretti (attivo da ottobre 2020) dovrà essere rafforzato, con un maggiore impegno degli Stati.
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Il Fondo europeo per la difesa
Il
Fondo europeo per la difesa, è dotato di risorse complessive, nel bilancio Ue 2021-2027, per circa
7,9 miliardi di euro, divisi tra finanziamenti alla ricerca (2,6 milioni) e allo sviluppo (5,3 milioni).
Il Fondo ha l'obiettivo di rafforzare l'industria europea di settore, favorire le economie di scala e la
standardizzazione dei sistemi di difesa, in modo da rendere più efficiente le spese degli Stati membri, e favorire una
maggiore interoperabilità tra le diverse forze armate nazionali.
Il Fondo copre
tutto il ciclo produttivo dell'industria della difesa: ricerca, progettazione, sviluppo dei prodotti ma anche catene di approvvigionamento e collaudi.
Considerato che il suo obiettivo è migliorare la cooperazione in ambito UE, i progetti sono finanziabili solo se coinvolgono, in un consorzio, almeno
tre soggetti giuridici diversi (non controllati tra loro)
di tre diversi Stati membri.
Incentivi particolari sono previsti per la ricerca sulle cosiddette "tecnologie di rottura", per i progetti approvati nell'ambito della Cooperazione strutturata permanente e per quelli che coinvolgono piccole e medie imprese.
Il ciclo di programmazione del Fondo si è avviato nel giugno del 2021, con la
pubblicazione dei primi 23 bandi, di cui 11 nel settore della ricerca, e 12 nel settore dello sviluppo, in
15 categorie, che comprendono la difesa chimica e batteriologica, la superiorità informativa, la sensoristica, il cyber, lo spazio, la trasformazione digitale, la resilienza energetica in ambito militare, la componentistica, il combattimento aereo, la difesa aere a missilistica, il combattimento terrestre, la proiettabilità della forza, il combattimento navale e le tecnologie di rottura.
L'ammontare complessivo dei fondi per questa prima tornata è di 1,2 miliardi di euro. La valutazione dei progetti presentati è attualmente in corso e l'individuazione è prevista entro l'anno.
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III. Energia
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Approvvigionamenti energetici dell'UE dalla Russia
Secondo quanto si legge in uno
studio
condotto dal Parlamento europeo e nel
Rapporto trimestrale sul mercato del gas
della Commissione europea nel terzo trimestre del 2021 l'Ue ha importato il 41% del gas dalla Russia. Nel 2020 l'UE ha importato ben oltre la metà (57,5%) della sua energia, passando dal 97,6% per Malta al 10,5% in Estonia. In termini di fonti energetiche, il 97% del petrolio e dei prodotti petroliferi, l'83,6% del gas naturale e il 35% dei combustibili fossili solidi non sono stati prodotti dall'UE ma sono stati importati.
Il gas russo viene trasportato in Europa tramite gasdotti. I gasdotti di epoca sovietica attraverso la Bielorussia e l'Ucraina sono stati integrati da Nord Stream (2011/2012) e Turkish Stream (2020). La quota di transito del gas attraverso l'Ucraina, che rappresentava oltre il 60% delle consegne di gasdotti russi all'UE e al Regno Unito nel 2009, è scesa al 25% nel 2021. Nord Stream e il suo recente gasdotto gemello Nord Stream 2 corrono sotto il Mar Baltico verso la Germania, bypassando l'Europa orientale. Ognuno ha una capacità di 55 miliardi di metri cubi di gas all'anno. Nord Stream 2 è completamente costruito, ma non ancora autorizzato per il funzionamento. Nord Stream 1 è di proprietà e gestito da Nord Stream AG, con sede in Svizzera. La russa Gazprom detiene una partecipazione del 51% nel progetto, mentre il resto è di proprietà di società energetiche tedesche, olandesi e francesi.
Nord Stream 2 è di proprietà e gestito da Nord Stream 2 AG, con Gazprom come unico azionista e società energetiche dell'Europa occidentale come investitori finanziari.
Al 27 febbraio 2022, il gas russo era ancora in transito verso l'Europa.
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La Dichiarazione di Versailles
La necessità di affrancarsi gradualmente ma il prima possibile dalle importazioni di gas, petrolio e carbone russi è stata affermata dai leader europei nella
Dichiarazione conclusiva del Vertice informale di Versailles tenuto lo scorso
10 e 11 marzo 2022.
Al fine di ridurre la dipendenza energetica i leader europei affermano la necessità di:
La Dichiarazione contiene inoltre un invito alla Commissione europea a presentare
entro la fine di maggio 2022, il
Piano rendere l'UE indipendente dai combustibili fossili russi (
Piano REPowerEU) annunciato nella Comunicazione presentata lo scorso 8 marzo (vd
infra)
I leader hanno inoltre dichiarato che
l'UE continuerà a lavorare per garantire livelli sufficienti di stoccaggio del gas e operazioni di rifornimento coordinate, a monitorare e ottimizzare i mercati dell'energia elettrica, a convogliare gli investimenti nei sistemi energetici e a migliorare la connettività nell'immediato vicinato.
Hanno invitato poi la Commissione a presentare,
entro la fine di marzo, un
piano per garantire la sicurezza dell'approvvigionamento e prezzi dell'energia accessibili durante la prossima stagione invernale.
Parallelamente si sono impegnati ad affrontare con urgenza l'impatto dell'aumento dei prezzi dell'energia sui cittadini e sulle imprese dell'UE.
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La Comunicazione "RepowerEU"
Lo scorso 8 marzo la Commissione europea ha presentato la Comunicazione
"REPowerEU: azione europea comune per un'energia più sicura, più sostenibile e a prezzi più accessibili
" (per una sintesi si veda relativa
Scheda informativa
), che fa seguito al "pacchetto di strumenti" (cd. "Toolbox") presentato il 13 ottobre scorso (su cui vd infra).
Con RepowerEU la Commissione propone una bozza di piano per affrancare l'Europa dai combustibili fossili russi ben prima del 2030 a seguito dell'invasione dell'Ucraina da parte della Russia.
L'UE importa circa il 90% del gas che consuma e oltre il 40% del suo consumo totale di gas proviene dalla Russia. Dalla Russia provengono anche il 27% delle importazioni di petrolio e il 46% delle importazioni di carbone.
REPowerEU mirerà a diversificare le fonti di approvvigionamento di gas, ad accelerare la diffusione di gas rinnovabili e a sostituire il gas nel riscaldamento e nella produzione di energia, rendendo così possibile ridurre di due terzi la domanda dell'UE di gas russo entro la fine dell'anno.
Il Piano sarà basato su due pilastri:
1)
diversificare gli approvvigionamenti di gas
, grazie all'aumento delle importazioni (gas naturale liquefatto, GNL, e via gasdotto) da fornitori non russi e all'aumento dei volumi di produzione e di importazione di biometano e idrogeno rinnovabile;
2)
ridurre più rapidamente l'uso dei combustibili fossili
nell'edilizia, anche abitativa (ad esempio incoraggiando l'installazione dei pannelli solari da tetto e semplificandone l'iter autorizzativo), nell'industria e a livello di sistema energetico grazie a miglioramenti dell'efficienza energetica, all'aumento delle energie rinnovabili e all'elettrificazione e superando le strozzature infrastrutturali.
La Commissione afferma che la piena attuazione delle proposte contemplate nel pacchetto "Pronti per il 55 %" ("Fit for 55%"), presentato nel luglio 2021 allo scopo di allineare la normativa europea in materia di clima e energia all'obiettivo vincolante di riduzione del 55% delle emissioni di gas a effetto serra entro il 2030, ridurrebbe già il nostro consumo annuo di gas fossile del 30%, l'equivalente di 100 miliardi di m3 per quella data.
(Per una panoramica completa delle proposte si rinvia al
sito
del Consiglio, nonché al
Dossier
a cura dell'Ufficio Rapporti con l'Unione europea della Camera dei Deputati).
In aggiunta, con le misure previste dal piano REPowerEU si potrebbe eliminare gradualmente l'utilizzo di almeno 155 mld di m3 di gas fossile, equivalenti al volume importato dalla Russia nel 2021. Quasi due terzi di tale riduzione possono essere conseguiti entro un anno, ponendo fine all'eccessiva dipendenza dell'UE da un unico fornitore.
Il Consiglio europeo dovrebbe discutere del persistere dei prezzi elevati dell'energia e del loro crescente impatto negativo sui cittadini e le imprese, ulteriormente aggravato dall'aggressione della Russia nei confronti dell'Ucraina.
Dovrebbe inoltre confrontarsi su come fornire ulteriore aiuto ai consumatori più vulnerabili e sostenere le imprese europee a breve termine.
In base alla bozza di Conclusioni dovrebbe:
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I prezzi dell'energia e le misure proposte dalla Commissione europea
In base ai
dati pubblicati da Eurostat giovedì 10 febbraio i prezzi al consumo dell'elettricità, del gas e degli altri combustibili
sono aumentati del 25% tra dicembre 2020 e dicembre 2021. Durante questo periodo, i prezzi delle
importazioni di energia nell'area dell'euro
sono più che raddoppiati (115%). I prezzi per la produzione industriale nazionale sono aumentati di quasi tre quarti (73%). Questo andamento contrasta nettamente con la relativa stabilità dei prezzi dell'energia tra il 2010 e il 2019, periodo precedente alla pandemia di Covid-19.
Il pacchetto di strumenti ("Toolbox") della Commissione europea
Il 13 ottobre 2021 la Commissione ha adottato la Comunicazione "Affrontare l'aumento dei prezzi dell'energia: un insieme di strumenti per l'azione e il sostegno" (
COM(2021)660, cd. "Toolbox").
Con il
Toolbox ha proposto una risposta basata su
misure a breve termine e
a medio termine, dando priorità all'attuazione, da parte degli Stati membri, delle misure mirate a breve termine, nel rispetto del quadro giuridico esistente.
Le
misure a breve termine prevedono, tra l'altro: l'introduzione di specifici contributi temporanei per le categorie più a rischio e un differimento temporaneo dei pagamenti delle bollette nonché sostegno dei contratti di acquisto di energia elettrica rinnovabile.
Le
misure a medio termine mirano ad accelerare la transizione verso l'energia pulita, che è una vera e propria assicurazione contro gli shock futuri. La Commissione, tra l'altro, incoraggia gli Stati membri a intensificare gli investimenti nelle energie rinnovabili, nelle ristrutturazioni edilizie e nell'efficienza energetica.
Per maggiori dettagli si rinvia al
Comunicato stampa della Commissione europea ed al materiale illustrativo da essa predisposto (
Factsheet), nonché al
Dossier a cura del Servizio Studi del Senato e dell'Ufficio Rapporto con l'Unione europea della Camera.
Negli ultimi mesi tale pacchetto di misure ha aiutato i cittadini e le imprese a far fronte agli elevati prezzi dell'energia. Al 16 febbraio 2022, 24 Stati membri hanno adottato provvedimenti in linea con il
Toolbox grazie ai quali si stanno già alleggerendo le bollette energetiche di oltre 70 milioni di famiglie e di vari milioni di microimprese e piccole e medie imprese. (Fonte: Commissione europea).
Ulteriori proposte contenute nella Comunicazione RepowerEU
Facendo seguito al
Toolbox dell'ottobre scorso, nella Comunicazione RepowerEU la Commissione definisce inoltre
nuove azioni volte ad
affrontare l'emergenza dei prezzi e prepararsi al prossimo inverno con riserve sufficienti di gas.
Tali azioni prevedono, tra l'altro:
La Commissione continuerà inoltre a collaborare con i vicini e i partner dei Balcani occidentali e della Comunità dell'energia che condividono con l'Unione le stesse forme di dipendenza dai combustibili fossili e l'esposizione alle impennate dei prezzi.
A tal fine lo scorso
16 marzo la Commissione europea ha annunciato la sincronizzazione delle reti elettriche dell'Ucraina e della Moldova con la rete dell'UE.
Il Quadro temporaneo sugli aiuti di Stato in un contesto di guerra
Come annunciato nella Comunicazione RepowerEU, lo scorso
10 marzo la Commissione europea ha inviato agli Stati membri, per consultazione, un progetto di proposta per un Quadro temporaneo per gli aiuti di Stato a sostegno dell'economia dell'UE nel contesto dell'invasione russa dell'Ucraina.
La Commissione valuterà rapidamente le risposte che saranno inviate dagli Stati membri al fine di finalizzare la sua posizione sul nuovo Quadro temporaneo.
Il nuovo Quadro potrebbe consentire agli Stati membri la possibilità di concedere:
Entrambi i tipi di misure sarebbero disponibili anche per le società considerate in difficoltà, poiché potrebbero dover far fronte a forti esigenze di liquidità dovute alle circostanze attuali. Le entità sanzionate e controllate dalla Russia sarebbero escluse dal campo di applicazione di queste misure.
Il nuovo quadro dell'Ue per la decarbonizzazione dei mercati del gas
Lo scorso
15 dicembre 2021 la Commissione ha presentato un pacchetto di proposte legislative finalizzate a
decarbonizzare il mercato del gas dell'UE, a
garantire la sicurezza energetica di tutti i cittadini europei, a rafforzare il ruolo dei consumatori, nonché a raggiungere l'obiettivo di ridurre le emissioni di gas a effetto serra di almeno il 55% entro il 2030 e diventare climaticamente neutra entro il 2050, secondo quanto previsto dal
Green Deal europeo, la strategia di crescita dell'UE presentata nel 2019.
Il pacchetto prevede inoltre la creazione di una rete europea dei gestori di rete per l'idrogeno, al fine di promuovere un'infrastruttura
ad hoc, il coordinamento transfrontaliero e la costruzione di reti di interconnessione e l'elaborazione di norme tecniche specifiche.
Nell'ambito di tale pacchetto rileva, in
materia di stoccaggio, la proposta di regolamento sui mercati interni del gas rinnovabile e del gas naturale e dell'idrogeno (
COM(2021)804).
La proposta comprende
misure specifiche per migliorare la cooperazione e la resilienza, in particolare per garantire un
uso più efficace e coordinato delle disposizioni in materia di stoccaggio e di
solidarietà operativa.
In estrema sintesi, le misure proposte impongono agli Stati membri di
includere esplicitamente gli impianti di stoccaggio nelle loro valutazioni dei rischi in materia di sicurezza dell'approvvigionamento a livello regionale, compresi i rischi connessi al controllo dello stoccaggio da parte di soggetti di paesi terzi. Gli Stati membri dovrebbero prendere in considerazione
misure di stoccaggio attraverso la cooperazione regionale in caso di rischi non affrontati. La proposta definisce le condizioni per favorire la diffusione di
appalti congiunti volontari per l'acquisto di riserve strategiche di gas da utilizzare in caso di emergenza. Sono inoltre introdotte misure per migliorare la trasparenza e
l'accesso agli impianti di stoccaggio, affrontare i rischi di cibersicurezza del gas e
agevolare gli accordi bilaterali di solidarietà tra gli Stati membri in caso di crisi. La Commissione incoraggia gli Stati membri a concludere accordi di solidarietà senza indugio affinché anche durante una grave crisi le famiglie ricevano il gas di cui hanno bisogno.
Secondo le stime di
Gas infrastructure Europe, l'Ue può stoccare oltre 117 milioni di m
3 di gas, che corrispondono a circa un quinto del suo consumo annuale. I depositi, che normalmente sono cave di sale o giacimenti di gas esauriti, sono fondamentali per bilanciare le fluttuazioni stagionali nelle forniture dovute a condizioni geo-politiche difficili, guasti alle infrastrutture, o periodi in cui la domanda di gas supera l'offerta. In Europa, Francia, Germania, Italia e Paesi Bassi dispongono di grandi impianti di stoccaggio ma esiste una rete di gasdotti che permette di trasportare il combustibile da un Paese all'altro.
L'iter legislativo della proposta è ancora nella sua fase iniziale.
Nel citato
Toolbox della Commissione europea è stato conferito all'ACER (Agenzia dell'Unione europea per la cooperazione fra i regolatori nazionali dell'energia) l'incarico di studiare vantaggi e svantaggi dell'attuale assetto del mercato all'ingrosso dell'energia elettrica e di proporre raccomandazioni, che la Commissione valuterà entro aprile 2022. In ottemperanza a tale mandato, l'ACER nel novembre scorso ha presentato la propria
valutazione preliminare dell'aumento dei prezzi dell'energia nell'Unione europea (per dettagli si rinvia al
Dossier a cura del Servizio Studi del Senato e dell'Ufficio Rapporto con l'Unione europea della Camera). Nella valutazione, l'ACER, tra l'altro dimostra come i paesi con un'elevata dipendenza dal gas e una bassa interconnessione siano stati più esposti a prezzi elevati.
Tale valutazione, assieme alla
relazione preliminare elaborata dall'ESMA (Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati), per la quale si rimanda al citato Dossier, è stata presa in considerazione dal Consiglio europeo del 16 dicembre scorso nell'ambito della discussione sui prezzi dell'energia.
La relazione finale dell'ACER dovrebbe essere pubblicata nel mese di aprile.
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IV. Questioni economiche
Per quanto specificamente attiene all'esigenza, riscontrata in occasione del citato vertice di Versailles, di ridurre gradualmente, ma in modo celere, le dipendenze strategiche dei Paesi europei, la dichiarazione individua i settori, caratterizzati da un particolare grado di sensibilità, in ordine ai quali l'intervento dell'Unione appare, pertanto, determinante.
Per quanto attiene, anzitutto, all'approvvigionamento di
materie prime critiche, i leader dell'UE si impegnano a garantirlo attraverso la conclusione di partenariati strategici, valutando la possibilità di costituire scorte strategiche e promuovendo l'economia circolare e l'efficienza nell'uso delle risorse.
Si ricorda che la
forte dipendenza dell'Unione dall'approvvigionamento di materie prime provenienti da Paesi terzi costituisce oggetto della
comunicazione "Resilienza delle materie prime critiche: tracciare un percorso verso una maggiore sicurezza e sostenibilità", presentata dalla Commissione europea nel settembre 2020. In tale comunicazione la Commissione definisce "materie prime critiche" (CRM) le materie prime più importanti dal punto di vista economico e che presentano un elevato rischio di approvvigionamento, essenziali per il funzionamento e l'integrità di una vasta gamma di ecosistemi industriali. Oltre a contenere l'elenco aggiornato delle materie in questione, la comunicazione individua le sfide per un loro approvvigionamento sicuro e sostenibile e definisce un Piano d'azione per rafforzare la resilienza e l'autonomia strategica aperta dell'UE. In attuazione del Piano, la Commissione europea ha lanciato l'
Alleanza industriale sulle materie prime (ERMA) volta a rafforzare l'autonomia strategica dell'UE sulle materie prime come le terre rare, considerate fondamentali per le transizioni verdi e digitali.
Rispetto ai
semiconduttori, i propositi trasfusi nella dichiarazione sono quelli di diversificare le catene del valore di approvvigionamento, di mantenere la leadership tecnologica e di sviluppare ulteriormente la capacità di produzione dell'UE con l'obiettivo di garantire, attraverso la normativa europea sui semiconduttori, il
20% della quota di mercato globale entro il 2030.
La pandemia di COVID-19 ha posto all'attenzione delle istituzioni europee la situazione di
forte debolezza in cui versa l'
Europa in materia di approvvigionamento di
chip a semiconduttore. Sebbene questi costituiscano
elemento essenziale di molti dei prodotti ad alta tecnologia fabbricati dalle industrie dell'UE (si pensi agli smartphone, alle automobili o ai dispositivi sanitari), nonché fattore fondamentale per le tecnologie del futuro (si pensi all'intelligenza artificiale e alle comunicazioni 5G/6G), l'
Europa attualmente detiene una quota inferiore al
10% sul mercato globale dei semiconduttori e risulta
dipendere fortemente dai fornitori dei paesi terzi (in particolare da quelli
asiatici).
A tal proposito si segnala che la Commissione europea, in data 8 febbraio 2022, ha presentato una proposta di regolamento (il c.d. "
Chips Act"), il cui obiettivo primario è quello di rendere
l'UE leader nel campo della progettazione, della fabbricazione e dell'imballaggio di chip avanzati, riducendo così il suo grado di dipendenza dai Paesi terzi per gli approvvigionamenti. Come affermato dalla Commissione europea, le misure contemplate dalla proposta di regolamento dovrebbero consentire all'UE di raggiungere il 20% della quota di mercato mondiale entro il 2030 attraverso una
quadruplicazione dei volumi di produzione in Europa.
Si segnala, altresì, che a luglio 2021 la Commissione europea ha lanciato l'
Alleanza industriale sui processori e le tecnologie a semiconduttori.
Nell'ambito del settore della
salute, gli impegni assunti passano attraverso la garanzia del sostegno all'innovazione e a una produzione europea sostenibile di medicinali a prezzi accessibili, l'accelerazione della registrazione dei fornitori europei, il finanziamento della ricerca e dello sviluppo, il potenziamento della capacità di produzione di prodotti critici per rispondere alle crisi sanitarie (anche tramite l'Autorità per la preparazione e la risposta alle emergenze sanitarie - HERA), nonché l'affermazione dell'Europa quale leader nel campo dei biofarmaci.
Si ricorda che promuovere la competitività, l'innovazione e la sostenibilità dell'industria farmaceutica europea costituisce già uno degli obiettivi della
Strategia farmaceutica per l'Europa presentata dalla Commissione nel novembre 2020 che si prefigge tra l'altro di: garantire l'accesso a medicinali a prezzi sostenibili; rispondere alle
esigenze mediche non soddisfatte (ad esempio contrastare la resistenza antimicrobica, il cancro e le malattie rare); garantire la produzione di medicinali di alta qualità, sicuri, efficaci e prodotti senza arrecare danno all'ambiente; migliorare i meccanismi di
preparazione e risposta alle crisi, predisporre catene di approvvigionamento diversificate e sicure affrontare le carenze di medicinali.
Per migliorare la capacità di risposta europea alle crisi ed emergenze di salute pubblica, la Commissione europea ha presentato nel novembre 2020 proposte per realizzare un'
Unione europea della Salute. Tra queste, l'ampliamento delle competenze del
Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (
COM(2020)726), e la proposta di regolamento in materia di
gravi minacce per la salute a carattere transfrontaliero (
COM(2020)727), entrambi ancora all'esame del Parlamento europeo.
Si ricorda che è stata approvata la proposta, presentata nello stesso pacchetto, di rafforzare le competenze dell'Agenzia europea per i medicinali (regolamento
UE 2022/123). Il 16 settembre 2021 è stata invece costituita con
decisione della Commissione europea,
l'Autorità per la preparazione e la risposta alle emergenze sanitarie (
HERA), per migliorare la preparazione a gravi minacce sanitarie di carattere transfrontaliero minacce nel settore delle contromisure mediche, ed in particolare:
Per quanto riguarda il
digitale, al proposito di investire nelle tecnologie digitali (tra cui l'intelligenza artificiale, il cloud e la diffusione del 5G in Europa e all'estero) si aggiungono quelli di esaminare la fattibilità della creazione di partenariati digitali, di rafforzare il quadro normativo dell'UE adottando rapidamente gli atti legislativi in sospeso (in particolare la normativa sui dati, la normativa sui servizi digitali, la normativa sui mercati digitali e la normativa sull'intelligenza artificiale) e quello rivolto a far valere la posizione dell'UE in merito alla standardizzazione di alcune tecnologie chiave, tra cui il futuro 6G.
Nell'ambito degli obiettivi di
transizione digitale dell'UE stabiliti dalla Commissione europea, è tuttora all'esame delle Istituzioni legislative dell'UE una serie di proposte normative che affrontano diversi profili del mercato digitale. Tra queste si ricordano in particolare:
Sul pacchetto digitale composto dalla legge sui servizi digitali e da quella sui mercati digitali, il 21 giugno 2021, la IX Commissione (Trasporti) della Camera dei deputati ha approvato un
documento finale.
Sulla proposta di decisione "Percorso per il decennio digitale", il 16 marzo 2022, la medesima Commissione ha approvato un
documento finale. È tuttora all'esame delle Commissioni riunite IX (Trasporti) e X (Attività produttive) la proposta di regolamento sull'intelligenza artificiale.
Quanto ai
prodotti alimentari, i leader dell'Unione si propongono di migliorare la sicurezza alimentare dei Paesi europei riducendo la dipendenza dalle importazioni di fattori di produzione e di prodotti agricoli chiave, in particolare aumentando la produzione di proteine di origine vegetale nell'UE. In questo contesto, gli stessi leader hanno invitato la Commissione a presentare opzioni volte ad affrontare, il prima possibile, l'aumento dei prezzi alimentari e la questione della sicurezza alimentare globale.
La
sovranità alimentare dell'UE è una questione ritenuta di
importanza geostrategica per l'Unione stessa e per gli Stati membri, a maggior ragione in una fase, come quella attuale, che vede una
forte pressione sui settori agricolo e agroalimentare dell'Unione (
infra).
È utile altresì segnalare che nella
comunicazione "Relazione di previsione strategica 2021- Capacità e libertà di azione dell'UE" dell'8 settembre 2021, la Commissione europea rileva che, sebbene i sistemi alimentari dell'UE siano sottoposti a sfide sempre maggiori, le nuove tecnologie potrebbero renderli più sostenibili e resilienti. In quella sede viene indicata, inoltre, la necessità di adottare un approccio coerente e sostenibile all'intero sistema alimentare. Nella successiva
comunicazione "Piano di emergenza per garantire l'approvvigionamento alimentare e la sicurezza di tale approvvigionamento in tempi di crisi" del 12 novembre 2021, la Commissione osserva che la crescente incertezza, unitamente alla volatilità dei prezzi e degli approvvigionamenti, sta colpendo la capacità produttiva e la distribuzione attraverso la filiera alimentare. In particolare, i fattori ai quali le pressioni sulla produzione alimentare sono principalmente legate vengono ricondotti alla maggiore frequenza degli eventi meteorologici estremi, al degrado ambientale, alla scarsità di risorse e alla perdita di biodiversità, nonché a questioni relative alla salute delle piante e degli animali. A tal proposito, la
strategia "Dal produttore al consumatore" definisce interventi volti a rendere più resilienti i sistemi alimentari e a garantire una sicurezza dell'approvvigionamento alimentare duratura a fronte dei cambiamenti climatici e della perdita di biodiversità.
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Strategia industriale dell'UE
La
crisi pandemica ha messo a
dura prova l'
apparato produttivo europeo e il
funzionamento del mercato interno, in un contesto globale di crescente competizione economica, dove non è infrequente l'uso di pratiche commerciali sleali e/o aggressive. Ha anche evidenziato alcune fragilità dell'attuale modello di produzione internazionale fondato su un'elevata frammentazione del processo produttivo su scala mondiale.
In tale contesto, l'Unione (
aggiornamento della
nuova Strategia industriale dell'UE -
COM(2021)350 del maggio 2021) ha deciso di puntare sull'accelerazione della
transizione verso un modello economico ed industriale più ecologico e più digitale al fine di mantenere e potenziare l'impulso dell'Europa verso una competitività sostenibile.
La
politica industriale dell'
UE si prefigge pertanto
l'obiettivo, non solo di
favorire la ripresa dell'industria europea, riportandola quantomeno ai livelli pre-crisi, ma anche di
sostenerla nella
duplice transizione
ecologica e
digitale, rilanciandone la
competitività a livello mondiale ed aumentandone la
resilienza e
l'autonomia strategica.
Secondo i dati della Commissione europea, l
'industria europea rappresenta oltre il
20% dell'economia dell'UE e
l'80% delle esportazioni di merci dell'UE e dà occupazione a
35 milioni di persone nell'UE, e molti milioni di altri posti di lavoro sono ad essa collegati sia in Europa sia all'estero.
Allo stesso tempo, le Istituzioni europee sono consapevoli della necessità di
sostenere in particolare le
PMI, che costituiscono la
parte preponderante del tessuto produttivo europeo, nella transizione verso un'economia sostenibile e digitalizzata, riducendo l'onere normativo cui sono sottoposte ed agevolandone l'accesso alle diverse forme di finanziamento.
Contestualmente all'aggiornamento della strategia industriale, la Commissione ha presentato una
nuova strategia per le PMI, volta ad individuare misure specifiche dirette alle PMI per migliorare l'accesso ai finanziamenti, semplificare le procedure amministrative e promuovere l'innovazione, e una
comunicazione volta a
individuare e rimuovere le barriere al mercato unico che ostacolano i flussi transfrontalieri di prodotti, manodopera, capitali e servizi e quindi impediscono agli europei di sfruttare appieno il potenziale del mercato unico.
Al quadro precedentemente delineato si aggiunge la situazione riguardante la
crisi russo-ucraina e le possibili ripercussioni sulle filiere e sui prezzi delle materie prime, nonché sul sistema produttivo europeo.
Partendo inoltre dal presupposto che la leadership mondiale in campo tecnologico va di pari passo con la leadership nel definire le norme, lo scorso 2 febbraio la Commissione ha presentato una
strategia in materia di normazione per favorire una presa di posizione più energica nella definizione di norme europee e internazionali, in linea con gli interessi strategici e i valori europei.
La convergenza mondiale sulle stesse norme internazionali garantisce – secondo la Commissione - l'interoperabilità tra i diversi dispositivi e servizi, riduce i costi di adattamento, elimina gli ostacoli agli scambi, aiuta le imprese ad accedere ai mercati e facilita l'introduzione di tecnologie e prodotti nuovi. Inoltre, le norme possono svolgere un ruolo chiave nel promuovere la competitività e la leadership tecnologica dell'UE, in particolare nei nuovi settori in cui l'UE, da sola o in collaborazione con partner accomunati dagli stessi principi, può influenzare il sistema internazionale.
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I recenti sviluppi economici
Le
ultime previsioni della Commissione europea stimavano una crescita dell'Unione del 4% nel 2022, per poi scendere al 2,8% nel 2023. Pubblicate, tuttavia, lo scorso 10 febbraio, tali previsioni
non tengono conto dell'invasione russa dell'Ucraina e delle conseguenti tensioni geopolitiche.
Si tratta di
fattori - sostiene la Commissione europea nei suoi
Orientamenti di politica di bilancio per il 2023, pubblicati lo scorso 2 marzo - che
incidono negativamente sulle prospettive di crescita e aggravano ulteriormente i rischi esistenti. In occasione della conferenza stampa che si è tenuta a margine dell'Eurogruppo del 14 marzo scorso, il Commissario per l'economia, Paolo Gentiloni, ha infatti affermato che, sebbene non sia ancora possibile quantificare l'impatto dell'invasione russa per l'economia europea,
la stima di un 4% di crescita per l'Unione sembra ora ottimistica.
Negli Orientamenti, inoltre, la Commissione europea segnala che ci si attende che la
clausola di salvaguardia generale del Patto di stabilità e crescita sia disattivata a partire dal 2023, fatto salvo l'esito del
riesame basato sulle previsioni di primavera, che saranno presentate a metà maggio.
La clausola di salvaguardia generale del Patto di stabilità e crescita consente agli Stati membri di adottare misure di bilancio adeguate in caso di grave recessione economica della zona euro o dell'intera Unione. È operativa dal marzo 2020 per fronteggiare gli effetti della crisi pandemica.
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Semestre europeo 2022
Il
Semestre europeo 2022, il ciclo di coordinamento delle politiche economiche, sociali, di bilancio e del lavoro nell'ambito dell'UE, è stato avviato a novembre scorso con la presentazione, da parte della Commissione europea, del cosiddetto "pacchetto d'autunno", comprendente, tra l'altro, l'Analisi annuale della crescita sostenibile e il progetto di raccomandazione del Consiglio sulla politica economica della zona euro.
La novità da segnalare è che
il Semestre 2022 monitorerà l'attuazione del Dispositivo per la ripresa e la resilienza (
Recovery and Resilience Facility): pertanto, i progressi compiuti nell'attuazione dei Piani nazionali di ripresa e resilienza (PNRR) saranno intrinsecamente legati al monitoraggio delle raccomandazioni adottate nell'ambito del Semestre.
Analisi
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L'
Analisi annuale della crescita sostenibile 2022 sottolinea che i
principi guida per una
ripresa sostenibile, equa e inclusiva, nonché per la trasformazione a medio e lungo termine delle economie europee, in linea con la doppia
transizione verde e digitale, sono le
quattro dimensioni complementari dell'agenda dell'UE in materia di
sostenibilità competitiva, ossia:
Un
ruolo centrale - sottolinea l'Analisi - per plasmare un'economia dell'UE resiliente e pronta alla duplice transizione è svolto dal Dispositivo per la ripresa e la resilienza e dall'
attuazione dei Piani nazionali di ripresa e resilienza degli Stati membri.
Lo scorso 18 gennaio il
Consiglio ECOFIN ha approvato delle
conclusioni sull'Analisi annuale della crescita sostenibile 2022, mediante le quali, tra l'altro:
Progetto di raccomandazione del Consiglio sulla politica economica della zona euro
Dopo la presentazione da parte della Commissione europea, i lavori sul progetto di raccomandazione del Consiglio sulla politica economica della zona euro sono stati portati avanti in sede di Comitato economico e finanziario e di Eurogruppo. Lo scorso 18 gennaio il Consiglio ECOFIN ha approvato la
versione attuale del
progetto di raccomandazione del Consiglio sulla politica economica della zona euro, conseguente ai suddetti lavori.
L'adozione formale del testo, sempre a livello ECOFIN, dovrebbe avvenire
dopo l'approvazione da parte del Consiglio europeo in oggetto.
Viene, in particolare, raccomandato agli Stati membri dell'Eurozona di agire nel periodo
2022-2023, individualmente e collettivamente nell'ambito dell'Eurogruppo, per continuare a
coordinare le politiche di bilancio nazionali al fine di sostenere efficacemente una ripresa sostenibile e inclusiva.
La raccomandazione invita a mantenere nel
2022 un
orientamento di bilancio moderatamente favorevole in tutta l'Eurozona e ad orientare gradualmente le misure di politica di bilancio verso
investimenti che promuovano una ripresa sostenibile e inclusiva. Tenuto conto del grado di incertezza, tuttavia, gli Stati membri dovrebbero mantenere
agile la politica di bilancio per poter reagire all'evoluzione della pandemia. La raccomandazione fa riferimento anche all'opportunità di
differenziare le politiche di bilancio tenendo conto della solidità della ripresa, garantendo la sostenibilità di bilancio e rafforzando gli investimenti, tenendo presente nel contempo la necessità di ridurre le disparità.
Sottolinea, tra le altre cose, anche l'importanza di una transizione da misure di emergenza a misure di ripresa nei mercati del lavoro, grazie all'efficacia delle politiche attive del mercato del lavoro, nonché di promuovere politiche volte a contrastare la pianificazione fiscale aggressiva, l'evasione fiscale e l'elusione fiscale, a limitare la concorrenza fiscale dannosa e a supportare le imprese.
La raccomandazione esorta inoltre a portare avanti i lavori al fine di completare l'Unione bancaria e l'unione dei mercati dei capitali, rafforzare il ruolo internazionale dell'euro e sostenere il processo di creazione di un euro digitale.
La Commissione europea ha pubblicato un
documento informale con cui prospetta alcune misure che potrebbero essere adottate dall'Unione per affrontare la situazione del mercato e la sicurezza alimentare a seguito dell'invasione dell'Ucraina. Tra le misure si segnalano le seguenti: una
comunicazione sulla sicurezza alimentare e sul rafforzamento della resilienza dei sistemi alimentari; la possibilità di utilizzare i terreni incolti per la produzione di colture proteiche; un nuovo quadro temporaneo sugli aiuti di Stato di cui potrà beneficiare anche il settore agricolo.
A ciò si aggiunga che il Commissario europeo
Janusz Wojciechowski, in
audizione in commissione Agricoltura del Parlamento europeo lo scorso 17 marzo, ha affermato che, per sostenere il comparto agricolo, vi sarà una
mobilitazione aggiuntiva di circa
1,5 miliardi di euro (500 milioni dalla riserva di crisi della PAC - di cui circa 50 dovrebbero essere destinati all'Italia -, a cui la Commissione proporrà di aggiungere un cofinanziamento da parte degli Stati del 200% per arrivare fino a 1,5 miliardi).
Inoltre, il 21 marzo scorso si è tenuta una riunione del
Consiglio "Agricoltura e pesca" che ha discusso della
situazione dei
settori agricolo e agroalimentare dell'Unione a seguito dell'invasione dell'Ucraina da parte della Russia e delle misure che potrebbero essere adottate, non solo per continuare a salvaguardare l'approvvigionamento alimentare a breve termine dell'Unione, ma anche per rafforzare la sicurezza alimentare e la sovranità alimentare dell'UE a medio e lungo termine. Nell'ambito di queste misure è stata annunciata tra l'altro l'opzione di coltivare i terreni messi a riposo nel 2022.
La discussione ha anche riguardato il potenziale impatto della crisi sulla sicurezza alimentare dei Paesi terzi.
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V. COVID-19
La Commissione europea sta coordinando una
risposta comune europea alla pandemia. In particolare, la presidente Ursula von der Leyen ha istituito un
team europeo di risposta al COVID-19, che segue diversi filoni di attività, concernenti tre pilastri principali: 1) il settore medico, relativo alla prevenzione, all'approvvigionamento, alle misure di soccorso e alle previsioni; 2) la mobilità (dai trasporti agli orientamenti in materia di viaggi) e le questioni relative a Schengen; 3) l'economia (con riferimento a settori quali il turismo, i trasporti e il commercio, nonché alle "catene del valore" ed agli aspetti macroeconomici). Il
team è composto dai commissari
Janez Lenarčič (gestione delle crisi),
Stella Kyriakides (aspetti sanitari),
Ylva Johansson (questioni relative alle frontiere),
Adina Vălean (mobilità),
Paolo Gentiloni (aspetti macroeconomici).
Si segnala che, per monitorare l'andamento della pandemia, il
Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc) pubblica periodicamente
mappe (l'ultimo aggiornamento è del
17 marzo 2022) basate sui dati comunicati dagli Stati membri.
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La strategia dell'UE per i vaccini
La
Strategia dell'Ue per i vaccini contro il Covid-19 è stata presentata dalla Commissione europea il 17 giugno 2020 al fine di accelerare lo sviluppo, la produzione e la diffusione di vaccini efficaci e sicuri. La Commissione ha previsto un
approccio centralizzato in ambito europeo per garantire l'approvvigionamento e sostenere lo sviluppo di vaccini disponibili per tutti i cittadini. La
vaccinazione contro il Covid-19 ha avuto inizio il 27 dicembre 2020 in tutta l'Unione europea. Finora sono stati autorizzati dall'Agenzia europea per i medicinali (
Ema) i vaccini prodotti da
BioNTech/Pfizer il 21 dicembre 2020,
Moderna il 6 gennaio 2021,
AstraZeneca il 29 gennaio 2021,
Janssen Pharmaceutica NV l'11 marzo 2021 e
Novavax il 20 dicembre 2021.
In base a quanto reso noto dalla
Commissione europea, alla data del
2 febbraio 2022, nell'Ue sono state
consegnate 1.340 miliardi di dosi di vaccino e
l'81,4% della popolazione adulta ha completato il ciclo vaccinale (vd. anche il
Covid-19 Vaccine Tracker, a cura del
Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie - Ecdc).
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L'Autorità europea per la preparazione e la risposta alle emergenze sanitarie
Per rispondere alla crescente minaccia delle varianti, nel febbraio 2021 è stato lanciato il nuovo
Piano europeo di preparazione alla difesa biologica contro le varianti del Covid-19, denominato "
incubatore Hera" (
Hera Incubator), che riunisce scienziati, settore industriale e autorità pubbliche al fine di mobilitare tutte le risorse disponibili per individuare le nuove varianti, incentivare lo sviluppo di vaccini adattati e nuovi, accelerarne il processo di approvazione e aumentare la capacità produttiva. L'
Hera Incubator dovrebbe inoltre fungere da modello per la preparazione a lungo termine dell'Ue alle
emergenze sanitarie.
Il 16 settembre 2021 la Commissione europea ha
presentato l'Autorità europea per la preparazione e la risposta alle emergenze sanitarie (Hera), istituita al fine di
prevenire, individuare e rispondere rapidamente alle emergenze sanitarie. Il 10 febbraio 2022, Hera ha presentato il suo primo
piano di lavoro annuale, che nel
2022 avrà una dotazione di
1,3 miliardi di euro per la prevenzione, la preparazione e la risposta rapida alle emergenze sanitarie transfrontaliere.
La strategia vaccinale dell'Ue, così come l'Hera, fanno parte delle iniziative della Commissione volte a istituire un'
Unione europea della salute forte, il cui obiettivo finale è: garantire una maggiore
protezione della salute dei cittadini; dare all'Unione europea e agli Stati membri gli strumenti necessari per
prevenire e affrontare meglio eventuali pandemie future; migliorare la
resilienza dei sistemi sanitari europei.
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Approccio coordinato alla restrizione dei viaggi
Riguardo ai viaggi all'interno dell'Ue, è stata emanata la
raccomandazione (UE) 2020/1475 del Consiglio, del 13 ottobre 2020,
per un approccio coordinato alla limitazione della libertà di circolazione in risposta alla pandemia di Covid-19, poi modificata dalla
raccomandazione del Consiglio del 28 gennaio 2021, dalla
raccomandazione (UE) 2021/961 del Consiglio del 14 giugno 2021 e, da ultimo, il
25 gennaio 2022, dalla
raccomandazione (UE) 2022/107 del Consiglio "su un approccio coordinato per agevolare la libera circolazione in sicurezza durante la pandemia di Covid-19". Quest'ultima raccomandazione privilegia un
approccio alle misure sui viaggi "basato sulla persona" (il titolare di un certificato Covid-19 digitale dell'Ue valido non dovrebbe, in linea di principio, essere soggetto a ulteriori restrizioni, quali test o quarantena, indipendentemente dal luogo di partenza nell'Ue); le modifiche tengono conto dell'evoluzione della situazione epidemiologica, delle campagne di vaccinazione in corso e dell'adozione del
"certificato Covid digitale Ue".
Quest'ultimo è disciplinato dal
regolamento (UE) 2021/953 e dal
regolamento (UE) 2021/954. Come reso noto dal Consiglio, a febbraio 2022, sono stati generati
oltre 1,2 miliardi di certificati Covid digitali dell'Ue. In merito a tale istituto, si segnala che, al fine di garantire un approccio comune
in tutti gli Stati membri, il
21 dicembre 2021 la Commissione ha adottato il
regolamento delegato (UE) 2021/2288, il quale (novellando il suddetto regolamento (UE) 2021/953) stabilisce che, ai fini degli spostamenti tra diversi Stati, la durata della validità dei certificati generati in base ad un ciclo primario di vaccinazione è pari a 270 giorni e che per i certificati relativi alla dose di richiamo non sussiste alcun termine finale di validità (mentre, sempre ai fini degli spostamenti suddetti, la durata della validità dei certificati generati in base a guarigione resta pari a 180 giorni dalla data del primo risultato positivo del test). Da ultimo, il 3 febbraio 2022 la Commissione europea ha
proposto di
prorogare
di un anno l'applicazione dei suddetti due regolamenti istitutivi del certificato Covid digitale Ue (l'orizzonte temporale dei quali scadrebbe altrimenti il
30 giugno 2022). Tale proposta reca anche altre modifiche, volte ad ampliare - ai fini della generazione dei suddetti certificati - la gamma dei test antigenici e a consentire il rilascio dei certificati generati da vaccinazione alle persone che partecipano a sperimentazioni cliniche. Il 7 marzo il Comitato dei rappresentanti permanenti (Coreper) ha approvato formalmente il
mandato negoziale del Consiglio con il Parlamento europeo per la proroga del regolamento.
Le principali modifiche introdotte dal Consiglio rispetto alle proposte della Commissione sono le seguenti: previsione della presentazione di una relazione dettagliata in materia, da parte della Commissione, entro il 1º febbraio 2023; applicazione anche con riferimento ai certificati di guarigione del suddetto ampliamento della gamma di test antigenici validi (con la possibilità, dunque, di generazione di un certificato di guarigione successivo ad una positività rilevata tramite tali test).
Riguardo all'originaria disciplina europea sui certificati Covid digitali Ue, cfr. anche la Nota su atti dell'Unione europea
n. 85, a cura del Servizio Studi del Senato.
Riguardo ai viaggi da Paesi extra Ue, gli Stati membri dell'Ue hanno concordato un approccio comune, definito inizialmente dal Consiglio nella
raccomandazione (UE) 2020/912, in cui si raccomandava agli Stati membri di revocare gradualmente e in modo coordinato la restrizione temporanea dei viaggi non essenziali verso l'Ue per le persone residenti nei Paesi terzi elencati all'allegato I (elenco riesaminato e, se del caso, aggiornato ogni due settimane dal Consiglio, previa stretta consultazione con la Commissione e con le agenzie e i servizi dell'Ue pertinenti). Il 22 febbraio 2022
il Consiglio ha rivisto la raccomandazione per facilitare ulteriormente i viaggi dall'esterno dell'Ue verso l'Unione (cfr. il
testo consolidato della raccomandazione (UE) 2020/912). Gli Stati membri hanno convenuto di applicare tali aggiornamenti a decorrere dal
1º marzo 2022. Anche in relazione all'aumento della copertura vaccinale in tutto il mondo, si raccomanda che le restrizioni relative al COVID-19 vengano applicate tenendo conto sia della situazione nel
Paese terzo sia della situazione individuale della
persona.
In base alla raccomandazione modificata, gli Stati membri dovrebbero consentire i viaggi non essenziali alle persone vaccinate con un vaccino approvato dall'Ue o dall'Organizzazione mondiale della sanità (Oms), alle persone guarite (dal COVID-19), a tutte le persone che viaggino da un Paese che figura nell'elenco di cui all'Allegato I ed alle categorie specifiche di viaggiatori aventi una funzione o una necessità essenziale. Per alcuni di questi viaggiatori, potrebbero essere applicate misure aggiuntive come la prova valida di un test di reazione a catena della polimerasi (test PCR) prima del viaggio. Entro il
30 aprile 2022 la Commissione dovrebbe riesaminare la raccomandazione al fine di
eliminare la limitazione del riferimento ai Paesi compresi nell'allegato I, in considerazione della crescente copertura vaccinale a livello mondiale.
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Cooperazione internazionale
Solidarietà internazionale
Il
programma
Covax è uno dei tre pilastri del progetto concernente la collaborazione
ACT (Access to Covid-19 Tools) - Accelerator
, avviata nell'aprile 2020 dall'Oms assieme ad altri partner, fra cui la Commissione europea, per fronteggiare la pandemia. Nell'ambito di tale collaborazione, il programma Covax è dedicato all'
accesso
ai
vaccini
in tutti i Paesi del mondo, indipendentemente dal livello di reddito; esso è guidato, oltre che dall'Oms, da Gavi (Alleanza per i vaccini) e dalla Coalizione per l'innovazione in materia di preparazione alle epidemie (Cepi). La Commissione europea ha aderito al programma Covax il 31 agosto 2020 e attraverso
Team Europa l'ha inizialmente sostenuto con un contributo di 853 milioni di euro, divenendone il soggetto donatore principale. Al
26 febbraio 2022, il totale degli impegni di Team Europa per Covax in sovvenzioni (vale a dire la somma dei contributi da parte delle istituzioni dell'Ue e degli Stati membri, esclusi prestiti e garanzie) ammontano a
3.283 milioni di euro su un impegno a livello globale di 11.035 milioni di euro (fonte:
Gavi, Covax Amc donors table). L'Unione europea e i suoi Stati membri si sono impegnati a continuare ad adoperarsi per raggiungere l'obiettivo di vaccinare il
70% della popolazione mondiale nel 2022 e a sostenere lo sviluppo di capacità destinate a sequenziamento, test, trattamenti e vaccinazioni.
Governance
sanitaria globale
Nel corso della
74a Assemblea mondiale della sanità (Ams), svoltasi in modalità virtuale dal 24 al 31 maggio 2021, è stata adottata la risoluzione "
Rafforzare la preparazione e la risposta dell'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) alle emergenze sanitarie", proposta dagli Stati membri dell'Ue e sostenuta da altri 29 Paesi. L'Ams si è riunita per la sua seconda sessione speciale fra il 29 novembre e il 1º dicembre 2021. In questa occasione i 194 membri dell'Oms hanno raggiunto un consenso per
avviare il processo di
elaborazione e negoziazione di una convenzione, di un accordo o di un altro strumento internazionale al fine di rafforzare la prevenzione, la preparazione e la risposta alle pandemie, ai sensi della
Costituzione dell'Oms (in particolare, l'articolo 19 stabilisce che l'Ams ha l'autorità di adottare convenzioni o accordi in relazione a qualsiasi materia di competenza dell'Organizzazione; per l'adozione di tali convenzioni o accordi è richiesto il voto dei due terzi dell'Assemblea). Un "
organo negoziale intergovernativo" dovrebbe presentare una relazione sullo stato di avanzamento dei lavori alla
76a Assemblea mondiale della sanità che si terrà nel 2023, con l'obiettivo di adottare lo strumento
entro il 2024.
Licenze per la produzione di vaccini contro il Covid-19
Il 16 marzo 2022, Unione europea, Sudafrica, Stati Uniti e India hanno raggiunto un accordo sulla questione della rinuncia ai
diritti di proprietà intellettuale sui vaccini contro il COVID-19. Secondo il testo dell'accordo (
fonte: Agence Europe 12912), la deroga si applicherebbe solo ai "paesi in via di sviluppo e a quelli che, nel 2021, rappresentano meno del 10% delle esportazioni globali di vaccini Covid-19". Nel dettaglio, il testo prevede che questi Paesi "idonei" possano riconoscere alle loro aziende licenze obbligatorie, ovvero autorizzazioni a produrre i vaccini contro il COVID-19 pur in assenza dei diritti di proprietà intellettuale. Il testo specifica inoltre che le licenze obbligatorie devono "tenere conto dell'aspetto umanitario e non a scopo di lucro della fornitura di vaccini". La deroga si applica solo ai vaccini contro il COVID-19 e non ad altri prodotti medici. Per quanto riguarda il limite di durata di tale deroga, i suddetti quattro membri hanno previsto due ipotesi: tre o cinque anni. La direttrice generale dell'Organizzazione mondiale del commercio (
Omc), Ngozi Okonjo-Iweala, ha sottolineato che, benché l'accordo non sia ancora stato formalizzato, "questo è un grande passo avanti" e che i lavori dovranno coinvolgere tutti i 164 membri dell'Omc.
Il 4 giugno 2021, l'Ue aveva presentato una proposta per far sì che i membri dell'
Omc si impegnassero a favore di un
piano d'azione commerciale multilaterale per
consentire l'aumento della produzione di vaccini e cure contro il COVID-19 e per garantire l'accesso universale ed equo ai suddetti vaccini. Nella proposta (che comprende la
comunicazione dell'Ue al Consiglio generale dell'Omc e la
comunicazione dell'Ue al Consiglio Trips dell'Omc) in particolare l'Ue esortava i Governi a facilitare il ricorso alle licenze obbligatorie nel rispetto dell'accordo in atto dell'Omc sugli aspetti dei diritti di proprietà intellettuale attinenti al commercio (Trips). Veniva ricordato, fra l'altro, che l'accordo Trips consente già il ricorso, da parte degli Stati, a tale forma di flessibilità in caso di emergenza nazionale (come, per esempio, nel corso di una pandemia), con il riconoscimento di un equo compenso in favore del titolare del brevetto.
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VI. Relazioni esterne |
Vertice UE-Cina
Il
1° aprile 2022 si dovrebbe svolgere il
Vertice UE – Cina, in formato virtuale, con la partecipazione di
Charles Michel e Ursula von der Leyen, rispettivamente
Presidenti del
Consiglio europeo e della Commissione europea, e del
Presidente cinese Xi Jinping e del
Premier Li Keqiang, che dovrebbe essere dedicato alle relazioni EU- Cina nel nuovo contesto globale.
Conclusioni del Consiglio europeo del 1° e 2 ottobre 2020
Nelle
ultime
conclusioni sulla Cina, adottate in occasione della
riunione del 1° e 2 ottobre 2020, il
Consiglio europeo in particolare:
La considerazione della Cina nel contesto della Bussola Strategica
Nell'ambito dell'analisi dello
scenario geopolitico contenuto nella
Bussola strategica dell'UE, che dovrebbe essere approvata dal Consiglio europeo del 24 e 25 marzo 2022 (
v. supra paragrafo sicurezza e difesa), per quanto riguarda le prospettive delle
relazioni dell'UE con la Cina, si indica che:
La risoluzione del PE su una nuova strategia UE- Cina
Il
Parlamento europeo ha approvato, il
16 settembre 2021, una
risoluzione su una
nuova Strategia UE – Cina, nella quale chiede
all'Alto rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza dell'UE, Josep Borrell, e al Consiglio dell'UE di
elaborare una nuova strategia UE-Cina, che aggiorni quella del 2019 (
v. infra) sulla base di
sei pilastri:
Nella risoluzione, il
Parlamento europeo fornisce una serie di
indicazioni per la futura nuova strategia UE-Cina, rilevando tra l'altro che:
Si ricorda che il 22 marzo 2021 l'UE ha adottato
misure restrittive nei confronti di quattro persone fisiche e un'entità cinesi direttamente responsabili di gravi
violazioni dei diritti umani nella regione autonoma uigura dello Xinjiang. In risposta a queste misure, la
Cina ha imposto controsanzioni a dieci persone e a quattro entità europee, tra cui cinque
membri del Parlamento europeo e due organi istituzionali dell'UE, la sottocommissione per i diritti umani del Parlamento europeo e il comitato politico e di sicurezza del Consiglio dell'Unione europea, oltre a due studiosi europei, due gruppi di riflessione in Germania e l'
Alliance of Democracies Foundation in Danimarca.
L'accordo globale sugli investimenti UE- Cina
Il
30 dicembre 2020 - su forte
impulso della Presidenza tedesca del Consiglio dell'UE - l'
UE e la Cina hanno raggiunto una
intesa in
linea di principio per un
accordo globale sugli investimenti
(CAI).
L'accordo prevede
l'impegno da parte della Cina a garantire:
Per
maggiori dettagli sul contenuto dell''Accordo si rinvia al
link della Commissione europea.
La
firma dell'Accordo è al momento sospesa. Il
Parlamento europeo ha, in particolare, indicato
l'intenzione di non procedere alla ratifica dell'accordo fintanto che la Cina non ritirerà le contro sanzioni adottate in seguito alle sanzioni dell'UE per le violazioni dei
diritti umani nella regione autonoma uigura dello Xinjiang.
Taiwan
Il
Parlamento europeo ha approvato il
21 ottobre 2021 una
raccomandazione
sulle relazioni politiche e la cooperazione tra l'Unione europea e Taiwan nella quale
invita all'Alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, a:
Si ricorda che la
Cina ha avviato una disputa nei confronti della Lituania per la sua decisione di consentire l'apertura di un
Ufficio di Rappresentanza di Taiwan a Vilnius
(il primo ufficio a utilizzare la dicitura "Taiwan" invece di quella "Taipei" utilizzata da altre missioni taiwanesi in Europa e negli Stati Uniti). La Cina ha adottato delle
misure di ritorsione commerciale vietando l'importazione di tutti i prodotti commerciali dalla Lituania a partire dal 1° dicembre 2021. L'UE ha promosso il 27 gennaio 2022 una
richiesta di chiarimenti all'Organizzazione mondiale per il commercio (OMC) per violazione da parte della Cina delle regole dell'OMC.
La Lituania, il 17 marzo 2022, ha inoltre
chiesto la sospensione del prossimo vertice UE-Cina
del 1°aprile 2022, in attesa che la
Cina chiarisca la sua posizione in merito alla crisi in Ucraina.
La
Cina è diventata recentemente
il primo partner commerciale dell'UE con un
interscambio commerciale complessivo di 695,5 miliardi di euro nel periodo gennaio-dicembre 2021,
davanti agli Stati Uniti con 631,4 miliardi di euro.
Gli
Stati Uniti sono però ancora il
principale partner commerciale dell'UE per quanto riguarda il
commercio combinato di merci e servizi.
Nel periodo gennaio-dicembre 2021 si è registrata una
crescita sia delle
esportazioni dell'UE verso la Cina (+ 10,1%) che delle
importazioni dalla Cina (+ 22,6%), rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente.
L'UE registra per il periodo gennaio-dicembre 2021 un
saldo commerciale negativo con la
Cina di 248,9 miliardi di euro (era di 182,3 miliardi per il periodo gennaio dicembre 2020), e invece una
bilancia commerciale positiva con gli
Stati Uniti per 167,4 miliardi di euro (era di 150,2 miliardi per il periodo gennaio dicembre 2020
)
(
Fonte
nota Eurostat sul commercio internazionale dell'UE
, 15 febbraio 2022).
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Situazione in Bosnia Erzegovina
La crisi politica in Bosnia Erzegovina (a cura del Servio Studi della Camera)
A
venticinque anni dalla firma degli
Accordi di Dayton gli assetti scaturiti dalle intese di pace - funzionali a garantire nel 1995 la fine della guerra -
non hanno consentito di sviluppare un senso di comune appartenenza nazionale e di superare le divisioni etniche tra i "
popoli costituenti" (Bosniaci, Croati e Serbi) e le
divergenti (e confliggenti) visioni ed interpretazioni che del Paese e della sua Costituzione hanno i principali
partiti (rappresentativi dei tre popoli costituenti).
Gli Accordi hanno creato
la "Repubblica di Bosnia-Erzegovina – BiH", costituita da due entità territoriali: la
Federazione di Bosnia Erzegovina (a maggioranza bosniacca e croata) e la
Republika Srpska (a maggioranza serba), ciascuna con un proprio ordinamento e propri organismi statuali, a cui spettano quasi tutti i poteri governativi effettivi; ad essi si aggiunge poi il
distretto autonomo di Brčko. Il sistema istituzionale prevede una presidenza congiunta – a rotazione di otto mesi - di tre membri rappresentativi delle tre principali etnie,
bosniaci,
croati e
serbi, definite "
popoli costitutivi".
Le
elezioni politiche e presidenziali, che si sono tenute il
7 ottobre 2018, hanno confermato un
quadro politico frammentato, con un rafforzamento dei partiti nazionalisti su base etnica. La
Presidenza tripartita, insediatasi il 21 novembre 2018, prevede l'elezione di un membro croato, uno serbo ed uno bosniaco ed è composta da
Milorad Dodik (serbo),
Šefik Džaferović (musulmano) e
Željko Komšić (croato, attuale Presidente di turno).
La procedura di
formazione del Governo ha richiesto più di un anno di tempo si è
conclusa il
23 dicembre 2019 con la
nomina, da parte della Camera dei Rappresentanti della Bosnia Erzegovina, del
nuovo Consiglio dei Ministri, presieduto da
Zoran Tegeltija (di etnia serbo-bosniaca).
Mentre i bosniaci musulmani sono favorevoli ad un progressivo
accentramento di competenze in capo allo Stato bosniaco, i
serbo-bosniaci vorrebbero al contrario ulteriori
trasferimenti di competenze a favore dell'entità della Repubblica Srpska; tra i croato-bosniaci circola infine da tempo la proposta di istituire, in aggiunta alla Federazione di Bosnia-Erzegovina e alla Repubblica Srpska, una
terza entità a maggioranza croata. In particolare, l'entità serba, storica alleata della Russia, ha dimostrato in più occasioni di aspirare alla secessione.
Recentemente
Milorad Dodik ha annunciato di volere ritirare le forze serbo-bosniache dall'esercito della BiH per formare una nuova forza militare autonoma, creare un'amministrazione locale per la riscossione delle imposte e costituire un Consiglio della Magistratura serbo.
L'assertività della Republika Srpska potrebbe essere ulteriormente alimentata dalla Russia che attraverso la propria influenza su Dodik (già schieratosi al fianco di Mosca sull'aggressione all'Ucraina) potrebbe puntare a creare
un nuovo fronte di tensione nel cuore dell'Europa. Al fine di contenere l'azione disgregatrice di Dodik, in ambito UE è stata manifestata la necessità di utilizzare in maniera graduale tutti gli strumenti a disposizione, incluse le sanzioni, sebbene su quest'ultimo punto si registra la netta opposizione di Budapest.
Il quadro complessivo della Bosnia Erzegovina rischia infine di essere ulteriormente complicato dall'avvicinarsi delle
prossime elezioni generali che si terranno nel mese di ottobre 2022. Il governo di Sarajevo sta lavorando da tempo a un
progetto di riforma elettorale che tuttavia fatica a trovare soluzioni di compromesso che rispondano alle richieste delle parti in causa.
La posizione dell'UE
La situazione di crisi politica in Bosnia Erzegovina è stata discussa in occasione del
Consiglio affari esteri del 21 febbraio 2021, in occasione del quale l'Alto Rappresentante, Josep Borrell ha indicato che
l'impegno dell'UE è orientato soprattutto lungo
due assi: la
prevenzione di ulteriori passi secessionistici da parte della Republika Srpska e il
negoziato per la riforma costituzionale ed elettorale. Borrel ha altresi indicato che è necessario richiamare tutti gli attori nel Paese affinche' collaborino verso la necessaria de-escalation e per il ritorno al dialogo politico e che l'obiettivo della UE deve essere di
riportare la Bosnia sul corretto percorso verso la propria prospettiva europea. Borrell ha infine indicato che continueranno gli sforzi della UE per garantire che la Bosnia-Erzegovina rimanga uno Stato multinazionale e unito e che le
riforme verso cui il paese deve tendere sono ancora quelle identificate dal parere della Commissione del maggio 2019
(v. infra).
Il
28 febbraio 2021,
l'Alto rappresentante dell'UE, Josep Borrell, ha annunciato l'intezione dell'UE di
mobilitare la riserva della operazione EUFOR Althea in Bosnia ed Erzegovina, ovvero 500 persone provenienti da Austria, Bulgaria, Romania e Slovacchia,
per prevenire possibili attività di destabilizzazione russa nel paese.
Il
18 marzo 2022, il
Consiglio dell'UE ha adottato una decisione che
proroga il quadro delle
misure restrittive in considerazione della situazione in Bosnia-Erzegovina fino al 31 marzo 2024. Le misure restrittive sono rivolte a
individui o entità che minano la sovranità, l'integrità territoriale, l'ordine costituzionale e la personalità internazionale della Bosnia ed Erzegovina. Il quadro delle misure restrittive prevede il divieto di recarsi nell'UE per le persone fisiche e il congelamento dei beni per le persone fisiche e le entità. Il Consiglio ha inoltre ribadito il suo impegno nei confronti della prospettiva dell'UE della Bosnia-Erzegovina come paese unico, unito e sovrano. Il Consiglio si rammarica profondamente per la prolungata crisi politica nel paese, sollecita un pieno ritorno alle istituzioni statali e invita i leader del paese a concentrarsi nuovamente sull'attuazione delle riforme necessarie per avanzare sulla via dell'UE, compresa la
riforma costituzionale ed elettorale e nel
campo dello Stato di diritto.
Si ricorda che la
Bosnia-Erzegovina è uno dei paesi dei Balcani occidentali
potenziali candidati all'adesione all'UE sin
dal 2003 e ha ufficialmente
presentato la
domanda di adesione all'UE il 15 febbraio 2016. Il Consiglio dell'UE il 20 settembre 2016 ha deciso di avviare la procedura per l'adesione prevista all'art. 49 del Trattato sull'Unione europea (TUE). La
Commissione europea
il 29 maggio 2019 ha presentato il
parere sulla domanda di adesione della Bosnia-Erzegovina
(v. infra).
Attualmente i Paesi che hanno
status
di Paese candidato e per i quali sono
in corso negoziati di adesione sono:
Montenegro,
Serbia e Turchia (
per la quale i negoziati sono attualmente sospesi). Hanno
status di Paese candidato
Albania e
Repubblica della Macedonia del Nord, ma i relativi
negoziati di adesione non sono ancora stati avviati. Oltre alla
Bosnia-Erzegovina non ha ancora
status di Paese candidato anche il
Kosovo.
Le relazioni tra l'UE e la Bosnia–Erzegovina sono regolate dall'
Accordo di stabilizzazione e associazione
entrato in vigore il 1° giugno 2015 in seguito all'
impegno scritto a
favore dell'integrazione nell'UE, firmato dai leader di tutti i partiti politici e approvato dal Parlamento della Bosnia-Erzegovina il 23 febbraio 2015, che contiene un
impegno a: promuovere riforme a tutti i livelli di governo;
rafforzare la capacità amministrativa;
accelerare il processo di riconciliazione, anche attraverso l'applicazione della
sentenza Sejdić-Finci della
Corte europea dei diritti dell'uomo.
Con la
sentenza sulla
discriminazione etnica nella composizione istituzionale del paese (causa
Sejdic-Finci), adottata nel 2009, la
Corte europea dei diritti dell'Uomo ha
condannato la Bosnia Erzegovina poiché le disposizioni della Costituzione prevedono che
solo cittadini di etnia serba, croata o bosniaca possono essere
eletti alla Presidenza e alla Camera del popolo.
Dal novembre 2010 i
cittadini della Bosnia-Erzegovina beneficiano dell'
esenzione dall'obbligo di visto nello spazio Schengen.
L'UE è presente in Bosnia-Erzegovina con la
missione PSDC di
peacekeeping
EUFOR Althea.
Avviata nel 2004, in sostituzione della missione SFOR della NATO, la missione ha contribuito al mantenimento della sicurezza in Bosnia e Erzegovina. Il contingente EUFOR – inizialmente composto da 7.000 unità - è costituito attualmente da circa 600 unità. Obiettivi della missione sono: sostegno agli sforzi della Bosnia-Erzegovina per garantire un ambiente sicuro; formazione e
capacity-building per il Ministero della difesa e le forze armate. La missione, alla quale partecipano
17 Stati membri, tra cui l'Italia, più cinque Paesi partner (Albania, Cile, Macedonia del nord, Svizzera e Turchia), ha un bilancio di 10,2 milioni di euro. Attualmente la consistenza massima annuale autorizzata dall'
Italia per il
contingente nazionale impiegato nella missione è di
40 militari.
In
Bosnia-Erzegovina è presente anche un
Rappresentante speciale
dell'UE, carica ricoperta a partire dal 1° settembre 2019 da
Johan Sattler che svolge un ruolo di coordinamento generale della politica dell'UE e, in particolare, nel settore dello Stato di diritto.
Parere della Commissione europea sulla domanda di adesione della Bosnia-Erzegovina
La Commissione europea, nel parere sulla domanda di adesione
della Bosnia-Erzegovina, del 29 maggio 2019, rileva che la Bosnia-Erzegovina si trova in una
fase iniziale di preparazione per assumere gli obblighi derivanti dall'adesione all'UE e deve
intensificare in modo significativo il processo di allineamento all'acquis dell'UE e attuare e applicare la normativa in materia.
La Commissione ritiene che i
negoziati di adesione della Bosnia-Erzegovina all'Unione europea dovrebbero essere
avviati quando il paese avrà raggiunto il necessario livello di conformità ai criteri di adesione e, in particolare, ai criteri politici di Copenaghen che richiedono la
stabilità delle istituzioni garanti della democrazia e dello Stato di diritto.
Nel parere la Commissione ha formulato le seguenti
conclusioni e raccomandazioni:
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Vertice euro
A margine del Consiglio europeo si riunirà inoltre il Vertice euro, in formato inclusivo (anche con gli Stati membri che non fanno parte dell'euro), che dovrebbe discutere della situazione economica ed esaminare i progressi compiuti in merito all'Unione bancaria e all'Unione dei mercati dei capitali.
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Situazione economica
Si ricorda che nelle
previsioni economiche invernali
la Commissione europea aveva preso atto di un temporaneo indebolimento della crescita, dovuto anche all'impatto della variante omicron del Covid-19. Per contro, aveva previsto un robusto ritorno alla crescita per l'intera Unione europea a partire dal secondo trimestre dell'anno per totalizzare un +4 per cento nel 2022 e, successivamente, un +2,8 per cento nel 2023. Per l'area euro, si prevedeva una crescita pari al 4 per cento nel 2022 e al 2,7 per cento nel 2023.
Tali previsioni sono però state considerate superate dalla medesima Commissione a seguito dell'invasione dell'Ucraina e delle conseguenti tensioni geo-politiche. Tali fattori infatti incidono negativamente sulle prospettive di crescita e aggravano ulteriormente i rischi esistenti in virtù delle conseguenze che possono avere, tra l'altro, su inflazione e aumento dei prezzi dell'energia.
In termini di situazione economica, il vertice euro potrebbe anche fare il punto sulla ripresa, sul dispositivo per la ripresa e la resilienza e sullo stato di attuazione dei piani nazionali.
A livello di Unione europea, in data 22 marzo 2022
risultano ufficialmente trasmessi
26 piani nazionali (non risulta ancora trasmesso il piano dei Paesi Bassi).
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Unione bancaria
Si ricorda che, in tema di
Unione bancaria
, sono ancora in fase di negoziazione le proposte contenute nel "pacchetto bancario 2021", presentato dalla Commissione europea nell'ottobre 2021. Tale pacchetto prevede
:
Si è, inoltre, appena conclusa la
consultazione pubblica
sulle regole "macroprudenziali"
per il settore bancario dell'UE, ossia il complesso di norme che mirano a limitare il rischio sistemico. Lo scopo dell'iniziativa, nelle intenzioni della Commissione, è quello di migliorare le regole macroprudenziali alla luce delle lezioni apprese negli ultimi 6 anni (si tratta di norme entrate in vigore nel 2014).
Ancora pendenti sono, inoltre, le proposte in materia di pagamenti e finanza digitale, presentate nel settembre 2020. Del pacchetto fanno parte la strategia in materia dei pagamenti al dettaglio, la strategia in materia di finanza digitale e quattro distinte proposte legislative volte a ridurre la frammentazione del mercato, promuovere la concorrenza e favorire l'innovazione contenendone i rischi legati alla stabilità finanziaria, alla protezione dei consumatori e all'antiriciclaggio.
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Unione dei mercati dei capitali
Il processo di costruzione dell'
Unione dei mercati di capitali
è stato recentemente rilanciato mediante la presentazione, nel novembre 2021, di un
pacchetto di misure
volte a migliorare la capacità delle imprese di raccogliere capitali in tutta l'UE e a garantire che i cittadini europei ottengano le migliori condizioni possibili per i loro risparmi e investimenti. Si tratta delle proposte legislative relative a:
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Rapporto del presidente dell'Eurogruppo
La discussione del vertice euro sarà basata anche sul rapporto che il presidente dell'eurogruppo, Paschal Donohoe, ha indirizzato al presidente Michel nella sua veste di Presidente del vertice euro. I contenuti del rapporto sono stati divulgati sul
sito Internet del Consiglio
. In estrema sintesi, si fa riferimento ai seguenti argomenti:
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