Consiglio europeo - Bruxelles, 16 dicembre 2021 14 dicembre 2021 |
Indice |
|I. COVID-19|II. Gestione delle crisi e resilienza|III. Prezzi dell'energia|IV. Sicurezza e difesa|V. Aspetti esterni della migrazione|VI. Relazioni esterne|Vertice euro| |
I. COVID-19
Per monitorare l'andamento della pandemia il
Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc) pubblica periodicamente
mappe (l'ultimo aggiornamento è del
9 dicembre 2021) basate sui dati comunicati dagli Stati membri in ottemperanza alla
raccomandazione (UE) 2020/1475 del Consiglio del 13 ottobre 2020, come modificata dalla
raccomandazione del Consiglio del 28 gennaio 2021 e dalla
raccomandazione (UE) 2021/961 del Consiglio del 14 giugno 2021. La raccomandazione prevede una
mappatura delle zone di rischio: rosso scuro (rischio molto elevato), rosso (rischio elevato), arancione (rischio medio), verde (rischio basso). Come sottolineato da ultimo dalla Commissione europea nella sua comunicazione del
1° dicembre 2021,
"Affrontare insieme le sfide attuali e future poste dal Covid-19" (
COM(2021)764), in autunno si è assistito a una recrudescenza del Covid-19 in molti Stati membri, con un numero di casi in rapido aumento e ospedali e operatori sanitari nuovamente sotto pressione.
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La strategia dell'UE per i vaccini
La
Strategia dell'Ue per i vaccini contro la Covid-19 è stata presentata dalla Commissione europea il 17 giugno 2020 al fine di accelerare lo sviluppo, la produzione e la diffusione di vaccini efficaci e sicuri. La
vaccinazione contro il Covid-19 ha avuto inizio il 27 dicembre 2020 in tutta l'Unione europea. Finora sono stati autorizzati dall'Agenzia europea per i medicinali (
Ema) i vaccini prodotti da
BioNTech/Pfizer il 21 dicembre 2020,
Moderna il 6 gennaio 2021,
AstraZeneca il 29 gennaio 2021 e
Janssen Pharmaceutica NV l'11 marzo 2021. In base a quanto reso noto dalla
Commissione europea, alla data del
9 dicembre 2021, nell'Ue sono state
consegnate
1,003 miliardi di dosi di vaccino e
il 77,4% della popolazione adulta ha completato il ciclo vaccinale (vd. anche il
Covid-19 Vaccine Tracker, a cura dell'Ecdc). Per rispondere alla crescente minaccia delle varianti, nel febbraio 2021 è stato inoltre lanciato il nuovo
Piano europeo di preparazione alla difesa biologica contro le varianti del Covid-19, denominato "
incubatore Hera" (
Hera Incubator), che riunisce scienziati, settore industriale e autorità pubbliche al fine di mobilitare tutte le risorse disponibili per individuare le nuove varianti, incentivare lo sviluppo di vaccini adattati e nuovi, accelerarne il processo di approvazione e aumentare la capacità produttiva. Per approfondimenti sulla strategia vaccinale dell'Ue si rimanda al dossier europeo del Servizio Studi del Senato e dell'Ufficio rapporti con l'Ue della Camera dei deputati
n. 118, "
Videoconferenza dei membri del Consiglio europeo, 25 e 26 Marzo 2021".
Per quanto concerne la
disinformazione sul Covid-19, la Commissione raccomanda di far riferimento alle autorità sanitarie e ai siti
web dell'Ecdc e dell'Organizzazione mondiale della sanità (
Oms). Il 10 giugno 2020 è stata pubblicata una
comunicazione congiunta della Commissione e dell'Alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza (comunicazione dal titolo
"Contrastare la disinformazione sulla Covid-19 – Guardare ai fatti"). L'Ue sta inoltre collaborando con le
piattaforme online per incoraggiarle a promuovere le fonti autorevoli, a declassare i contenuti che risultino falsi o fuorvianti e a rimuovere quelli illegali o che potrebbero provocare danni alla salute.
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Approccio coordinato alla restrizione dei viaggi
Riguardo ai viaggi all'interno dell'Ue, si ricorda che, come già accennato, la
raccomandazione del Consiglio dell'Ue del 13 ottobre 2020 è stata modificata dalla
raccomandazione del Consiglio del 28 gennaio 2021 e, da ultimo, dalla
raccomandazione (UE) 2021/961 del Consiglio del 14 giugno 2021 (le modifiche tengono conto dell'evoluzione della situazione epidemiologica, delle campagne di vaccinazione in corso e dell'adozione del
"certificato Covid digitale Ue", in merito al quale si rimanda alla Nota su atti dell'Unione europea
n. 85, a cura del Servizio Studi del Senato e il
dossier a cura dell'Ufficio Rapporti con l'Unione europea della Camera dei deputati). ).
Il
25 novembre 2021 la Commissione ha presentato una
proposta di raccomandazione del Consiglio che sostituisce la raccomandazione (UE) 2020/1475, per
aggiornare le norme sul coordinamento della libera circolazione in sicurezza nell'Ue. La Commissione propone di:
privilegiare un approccio alle misure sui viaggi "basato sulla persona"
(il titolare di un certificato Covid-19 digitale dell'Ue valido non dovrebbe, in linea di principio, essere soggetto a ulteriori restrizioni, quali test o quarantena, indipendentemente dal luogo di partenza nell'Ue); indicare un
periodo standard
di 9 mesi di validità
dei
certificati di vaccinazione relativi al compimento del ciclo di vaccinazione primaria (il periodo di 9 mesi tiene conto degli
orientamenti dell'Ecdc sulla somministrazione di dosi di richiamo dopo 6 mesi e prevede un periodo aggiuntivo di 3 mesi per consentire un adeguamento delle campagne di vaccinazione nazionali e l'accesso dei cittadini alle dosi di richiamo);
aggiornare la mappa con codice cromatico "a semaforo" dell'Ue (la mappa avrebbe principalmente una funzione informativa, ma servirebbe anche a coordinare le misure relative alle zone con un livello particolarmente basso - "verde" - o particolarmente elevato - "rosso scuro" - di circolazione del virus, rispetto alle quali si applicherebbero norme specifiche, in deroga all'"approccio basato sulla persona");
semplificare la procedura per il "freno di emergenza" (la procedura comprenderebbe una notifica degli Stati membri alla Commissione e al Consiglio e una tavola rotonda nell'ambito dei dispositivi integrati per la risposta politica alle crisi del Consiglio). Al fine di consentire un periodo di tempo sufficiente all'attuazione dell'approccio coordinato, la Commissione propone che questi aggiornamenti si applichino a partire dal 10 gennaio 2022.
Riguardo ai viaggi da Paesi extra Ue, si ricorda che la
raccomandazione (UE) 2020/912 stabilisce che gli Stati membri revochino gradualmente e in modo coordinato la restrizione temporanea dei viaggi non essenziali verso l'Ue per quanto riguarda le persone residenti nei Paesi terzi elencati nell'allegato I (il 20 maggio 2021 il Consiglio
ha aggiornato l'approccio in materia). Nella
raccomandazione (UE) 2021/2150, del 2 dicembre 2021, il Consiglio ha aggiornato l'elenco dei Paesi terzi per i quali si dovrebbero revocare le restrizioni dei viaggi dovute al Covid-19. L'elenco comprende: Arabia Saudita, Argentina, Australia, Bahrein, Canada, Cile, Cina (fatta salva la conferma della reciprocità), Colombia, Corea del Sud, Emirati Arabi Uniti, Indonesia, Kuwait, Nuova Zelanda, Perù, Qatar, Ruanda, Uruguay. Le restrizioni di viaggio dovrebbero essere revocate anche per le due regioni amministrative speciali cinesi di Hong Kong e Macao, e nei confronti di Taiwan. Per approfondimenti sulle raccomandazioni del Consiglio si rimanda da ultimo al dossier europeo
n. 135, a cura del Servizio Studi del Senato e dell'Ufficio Ue della Camera dei deputati.
Il 25 novembre 2021 la Commissione ha
proposto di aggiornare la raccomandazione del Consiglio sui viaggi non essenziali verso l'Ue per semplificare il quadro e tenere conto degli ultimi sviluppi. In base alla proposta, a partire
dal 10 gennaio 2022, gli Stati membri dovrebbero
riaprire sistematicamente le frontiere ai viaggiatori cui sono stati somministrati vaccini i quali abbiano completato l'iter previsto per l'inserimento nell'
elenco
per l'uso di emergenza dell'Oms (oltre a mantenere l'apertura per i viaggiatori che hanno ricevuto vaccini approvati a livello dell'Ue). Dovrebbero poter entrare nell'Ue, sempre dal 10 gennaio 2022, anche coloro che sono
guariti dal Covid-19 nei 180 giorni precedenti il viaggio e che sono in possesso di un certificato Covid-19 digitale dell'Ue o di un certificato considerato equivalente a quest'ultimo (l'Ue può decidere di riconoscere automaticamente i certificati rilasciati da altri Paesi, adottando
decisioni di equivalenza; attualmente vi sono 18 Paesi, e territori, per i quali l'Ue ha adottato una decisione di equivalenza e i cui certificati Covid-19 sono riconosciuti alle stesse condizioni del certificato Covid-19 digitale dell'Ue: Albania, Andorra, Armenia, Città del Vaticano, Isole Fær Øer, Islanda, Israele, Liechtenstein, Macedonia del Nord, Marocco, Monaco, Norvegia, Panama, Regno Unito, San Marino, Svizzera, Turchia, Ucraina).
La proposta prevede: come misura di salvaguardia, che tutti i viaggiatori cui sia stato somministrato un vaccino approvato dall'Oms, ma non dall'Ema, e i viaggiatori guariti dovranno sempre presentare la
prova di un test Pcr con risultato negativo; un
termine di 9 mesi per l'accettazione dei certificati di vaccinazione relativi al compimento del ciclo di vaccinazione primaria (termine che tiene conto dei sopra citati orientamenti dell'Ecdc); l'accettazione dei certificati di vaccinazione rilasciati dopo una
dose di richiamo; che i
minori di età compresa fra 6 e 17 anni dovrebbero poter entrare nell'Ue con un test Pcr negativo eseguito prima della partenza, anche se non sono vaccinati. Anche in relazione all'aumento della copertura vaccinale in tutto il mondo, la Commissione propone inoltre di
sopprimere, a partire
dal 1° marzo del 2022, l'
elenco dei Paesi di provenienza dai quali i viaggiatori dovrebbero essere autorizzati a entrare nell'Ue indipendentemente dalla loro situazione vaccinale: gli Stati membri dovrebbero autorizzare
soltanto l'ingresso dei
viaggiatori vaccinati o guariti e dei viaggiatori essenziali. L'
elenco di Paesi che si trovano in una situazione epidemiologica sufficientemente buona, dai quali chiunque può recarsi nell'Ue, dovrebbe quindi essere
soppresso. In attesa dell'applicazione del nuovo quadro, la Commissione propone di modificare, a partire dal 10 gennaio 2022, alcune delle soglie attuali, relative all'inclusione di nuovi Paesi nel suddetto elenco. In particolare, le modifiche consisterebbero: nell'elevamento della
soglia del tasso cumulativo dei casi di Covid-19 registrati negli ultimi 14 giorni - ossia il numero totale di nuovi casi di Covid-19 registrati ogni 100.000 abitanti -
da 75 a 100 (la soglia adeguata rimarrebbe notevolmente al di sotto dell'attuale media Ue, che supera i 470 casi); nell'elevamento del
tasso settimanale di test effettuati - ossia il numero di test per l'infezione da Covid-19 ogni 100.000 abitanti -
da 300 a 600 (la soglia modificata rimarrebbe anch'essa al di sotto dell'attuale media dell'Ue, che si attesta sopra i 5.000 test).
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Cooperazione internazionale
L'identificazione della
variante Omicron (B.1.1.529) da parte del Sud Africa - rileva la Commissione nella comunicazione sopra citata - dimostra l'importanza di agire rapidamente e in modo risoluto per ridurre e rallentare la trasmissione del virus e gestire il rischio di ulteriori mutazioni;
"il lavoro del Sud Africa nello svolgimento delle analisi e la condivisione trasparente dei risultati sono stati elementi indispensabili che hanno consentito una risposta rapida a livello mondiale e rappresentano un modello di come dovrebbe funzionare la cooperazione internazionale". In una pubblicazione del 26 novembre 2021 ("
Classification of Omicron (B.1.1.529): SARS-CoV-2 Variant of Concern"), l'
Oms conclude che, per garantire che le varianti del Covid-19 siano identificate e monitorate, è necessario uno sforzo globale. Questo dovrà implicare: una sorveglianza rafforzata e un rapido incremento del lavoro di sequenziamento genomico a livello mondiale; la trasmissione delle sequenze complete del genoma a una banca dati accessibile al pubblico; la comunicazione all'Oms e all'Ecdc di casi iniziali e cluster associati a infezioni da varianti preoccupanti; lo svolgimento di indagini sul campo e valutazioni di laboratorio per comprendere meglio l'impatto potenziale delle varianti che destano preoccupazione.
Il
programma
Covax è uno dei tre pilastri del progetto concernente la collaborazione
ACT (Access to Covid-19 Tools) - Accelerator
, avviata nell'aprile 2020 dall'Oms assieme ad altri partner, fra cui la Commissione europea, per fronteggiare la pandemia. Nell'ambito di tale collaborazione, il programma Covax è dedicato all'
accesso
ai
vaccini
in tutti i Paesi del mondo, indipendentemente dal livello di reddito; esso è guidato, oltre che dall'Oms, da Gavi (Alleanza per i vaccini) e dalla Coalizione per l'innovazione in materia di preparazione alle epidemie (Cepi). La Commissione europea ha aderito al programma Covax il 31 agosto 2020 e attraverso
Team Europa l'ha inizialmente sostenuto con un contributo di 853 milioni di euro, divenendone il soggetto donatore principale. L'ultima previsione di distribuzione, dell'8 settembre 2021, è
disponibile sul sito dell'Alleanza per i vaccini Gavi. Alla data della stesura del presente dossier europeo, la Commissione rende noto che Team Europa (Commissione, Stati membri e istituzioni finanziarie, in particolare la Banca europea per gli investimenti e la Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo) sta investendo oltre
3 miliardi in Covax per contribuire a garantire
1,8 miliardi di dosi di vaccini per 92 Paesi a basso e medio reddito. La Presidente della Commissione europea,
Ursula von der Leyen, ha di recente ribadito che l'Unione europea e i suoi Stati membri continueranno ad adoperarsi per raggiungere l'obiettivo di vaccinare il
70% della popolazione mondiale nel 2022 e sosterranno lo sviluppo di capacità destinate a sequenziamento, test, trattamenti e vaccinazioni.
Nel corso della
74a Assemblea mondiale della sanità (Ams), svoltasi in modalità virtuale dal 24 al 31 maggio 2021, è stata adottata la risoluzione "
Rafforzare la preparazione e la risposta dell'Organizzazione mondiale della sanità alle emergenze sanitarie", proposta dagli Stati membri dell'Ue e sostenuta da altri 29 Paesi. L'Ams si è riunita per la sua seconda sessione speciale fra il 29 novembre e il 1º dicembre 2021. In questa occasione i 194 membri dell'Oms hanno raggiunto un consenso per
avviare il processo di
elaborazione e negoziazione di una convenzione, di un accordo o di un altro strumento internazionale al fine di rafforzare la prevenzione, la preparazione e la risposta alle pandemie, ai sensi della
Costituzione dell'Oms (in particolare, l'articolo 19 stabilisce che l'Ams ha l'autorità di adottare convenzioni o accordi in relazione a qualsiasi materia di competenza dell'Organizzazione; per l'adozione di tali convenzioni o accordi è richiesto il voto dei due terzi dell'Assemblea). Sarà ora costituito un "
organo negoziale intergovernativo" che dovrebbe tenere la sua prima riunione entro il
1º marzo 2022 (per concordare le modalità di lavoro e le tempistiche) e la sua seconda riunione entro il
1º agosto 2022 (per discutere i progressi su una bozza di lavoro). Tale organo presenterà una relazione sullo stato di avanzamento dei lavori alla
76a Assemblea mondiale della sanità che si terrà nel 2023, con l'obiettivo di adottare lo strumento
entro il 2024. La Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha accolto con favore la decisione dell'Assemblea.
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II. Gestione delle crisi e resilienza
Fin dall'inizio della pandemia, le istituzioni dell'Unione europea hanno predisposto vari meccanismi per coordinare la
risposta dell'Ue e sostenere gli Stati membri.
Il Consiglio ha attivato i
dispositivi
integrati per la risposta politica alle crisi (Ipcr), organizzando tavole rotonde settimanali che riuniscono le istituzioni dell'Ue, gli esperti delle agenzie dell'Ue e i rappresentanti degli Stati membri colpiti. I dispositivi Ipcr sono stati codificati in un atto giuridico con la
decisione di esecuzione (UE) 2018/1993 del Consiglio. Il 28 gennaio 2020 la Presidenza croata ha deciso di attivare tali dispositivi in modalità "condivisione delle informazioni". In una seconda fase, la Presidenza ha fatto progredire il meccanismo Ipcr fino alla sua piena attivazione il 2 marzo 2020. La modalità "piena attivazione" consente l'elaborazione di misure di risposta dell'Ue concrete e coordinate in occasione di riunioni di crisi, guidate dalla presidenza, cui partecipano la Commissione, il Servizio europeo per l'azione esterna, l'Ufficio del presidente del Consiglio europeo, gli Stati membri interessati, le agenzie dell'Ue competenti e altri esperti. Le successive presidenze del Consiglio hanno mantenuto il meccanismo nella modalità "piena attivazione".
Nel contempo, la Commissione europea e il Consiglio hanno avviato un contatto e un
coordinamento permanenti
fra i ministeri nazionali competenti; e la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha istituito un
team
a livello politico, di cui fanno parte il commissario Janez Lenarčič (gestione delle crisi), la commissaria Stella Kyriakides (aspetti sanitari), la commissaria Ylva Johansson (questioni relative alle frontiere), la commissaria Adina Vălean (mobilità), il commissario Paolo Gentiloni (aspetti macroeconomici).
Il
23 novembre 2021 il Consiglio "Affari generali" ha adottato
conclusioni sul
rafforzamento della preparazione, della capacità di risposta e della resilienza alle crisi future. Le conclusioni, predisposte dalla presidenza slovena, illustrano una serie di misure volte a migliorare la resilienza, la preparazione e la risposta collettive alle crisi future e a tutelare il funzionamento del mercato interno. Vi si sottolinea in particolare che la creazione dei dispositivi Ipcr, avvenuta nel 2013 sotto la supervisione del Comitato dei rappresentanti permanenti (Coreper), ha già rappresentato un passo importante per favorire una conoscenza situazionale globale e il processo decisionale a livello dell'Ue; si pone tuttavia in evidenza la necessità che la risposta alle crisi evolva, e che si traggano insegnamenti dalle crisi in corso nel settore della migrazione e della pandemia di Covid-19.
Il ricorso al coordinamento e alla
cooperazione consolare dell'Ue per la buona riuscita del rimpatrio da parte degli Stati membri, con il sostegno del Servizio europeo per l'azione esterna (
Seae) e del meccanismo unionale di protezione civile (
Ucpm), dei cittadini dell'Ue bloccati all'estero a causa di restrizioni di viaggio di emergenza, come pure l'adozione e l'introduzione del
certificato Covid digitale dell'Ue e i risultati in termini di produzione, approvvigionamento e condivisione dei
vaccini, sono citati quali esempi particolarmente visibili del valore della cooperazione dell'Ue. L'adozione inoltre di misure temporanee nei settori della
governance economica nonché della gestione e dell'uso flessibile dei
finanziamenti europei si ritiene sia stata decisiva per preservare la resilienza e agevolare la ripresa delle economie degli Stati membri.
In futuro, l'Ue dovrà essere pronta a far fronte a crisi acute di natura diversa, che potrebbero avere molteplici sfaccettature, essere di natura ibrida, avere effetti a cascata o verificarsi simultaneamente. A tal fine sarà necessario migliorare la gestione intersettoriale e transfrontaliera delle crisi - compresa l'analisi dei rischi e la previsione strategica - nell'ambito di un
approccio multirischio, al fine di orientare le azioni a più lungo termine destinate a sviluppare la resilienza alle sfide. È anche in questa prospettiva che il Consiglio accoglie con favore la
rete dei direttori generali dei centri di crisi degli Stati membri, di recente istituzione, che fornisce uno strumento per la condivisione reciproca di informazioni e competenze. Una migliore
comunicazione strategica e in merito alle crisi, come pure la lotta alla disinformazione, alla manipolazione dell'informazione e alle ingerenze saranno fondamentali per sostenere le azioni e le risposte alle crisi e per garantire la fiducia del pubblico. La risposta dell'Ue alle crisi future dovrebbe inoltre prendere le mosse dai meccanismi di
cooperazione transfrontaliera esistenti a tutti i livelli e, se del caso, rafforzarli, rispettando pienamente i principi dello
Stato di diritto, della democrazia e dei diritti fondamentali.
Le conclusioni sottolineano che la pandemia di Covid-19 ha evidenziato la necessità di collaborare per rafforzare la resilienza del mercato unico alle perturbazioni, anche per quanto riguarda le principali
catene di approvvigionamento e i principali settori economici dell'Ue, quali i
prodotti farmaceutici, i
dispositivi medici e i
semiconduttori. Al fine di garantire un mercato unico forte, resiliente e pienamente funzionante, il Consiglio ritiene necessario adottare misure adeguate per rafforzare la competitività e la resilienza dell'industria dell'Unione europea e per affrontare le dipendenze strategiche. Costituiscono un contributo al riguardo l''aggiornamento della
strategia industriale per l'Europa e la
relazione di previsione strategica 2021 della Commissione, che tengono conto degli insegnamenti tratti finora dalla crisi Covid-19.
Il Consiglio "Affari generali" si è impegnato a tornare periodicamente sulla questione.
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III. Prezzi dell'energia
La discussione dovrebbe affrontare il livello elevato e la volatilità dei prezzi dell'energia e l'impatto sui cittadini vulnerabili e sulle imprese, in relazione al quale il 13 ottobre 2021 la Commissione europea ha pubblicato una
Comunicazione, dal titolo "Risposta all'aumento dei prezzi dell'energia: un pacchetto di misure d'intervento e di sostegno" (
COM(2021) 660, cd.
Toolbox). Nell'affermare che la
transizione verso l'energia pulita è la migliore assicurazione contro gli aumenti dei prezzi, il documento analizza i motivi del fenomeno e delinea una duplice
risposta:
Il confronto sui prezzi dell'energia ha già avuto inizio nel Consiglio europeo del 21 e 22 ottobre 2021. In quella sede, nel dare atto che il
toolbox contiene misure utili sia nel breve che nel più lungo periodo, sono state adottate
conclusioni in cui si invitano: la Commissione europea a analizzare il funzionamento dei mercati di gas e energia elettrica, valutando ulteriori misure di regolamentazione; gli Stati membri e la Commissione a utilizzare al meglio il pacchetto di misure di aiuto a breve termine; la Commissione e il Consiglio a prendere in considerazione misure a medio e lungo termine volte a contribuire a un'energia a prezzi abbordabili per le famiglie e le imprese, aumentare la resilienza del sistema UE, provvedere alla sicurezza dell'approvvigionamento e sostenere la transizione verso la neutralità climatica; la Banca europea degli investimenti a esaminare come accelerare gli investimenti nella transizione energetica.
In sede di
Consiglio "Energia", dopo un primo confronto in occasione della riunione straordinaria del
26 ottobre, il
2 dicembre 2021 risulta si sia discussa l'opportunità di adottare specifiche iniziative a livello europeo, sull'adozione delle quali però non sembra esservi consenso generalizzato. Sembra infatti emergere una
fondamentale differenza di impostazione:
Il
Think Tank Bruegel ha riassunto nella tabella che segue la posizione assunta da alcuni Stati membri e dal Regno Unito sui principali elementi in cui si articola il dibattito in corso.
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Posizione degli Stati membri (e del Regno Unito) in relazione a possibili misure di medio termine. Fonte:
Bruegel.org
Nel citato
toolbox della Commissione europea è stato conferito all'ACER (Agenzia dell'Unione europea per la cooperazione fra i regolatori nazionali dell'energia) l'incarico di studiare vantaggi e svantaggi dell'attuale assetto del mercato all'ingrosso dell'energia elettrica e di proporre raccomandazioni, che la Commissione valuterà entro aprile 2022. In ottemperanza a tale mandato, l'
ACER ha presentato a novembre la propria
valutazione preliminare dell'aumento dei prezzi dell'energia nell'Unione europea. In estrema sintesi, il documento:
La relazione è stata accolta con favore in occasione del citato Consiglio energia del
2 dicembre.
A sua volta l'
Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati (ESMA) ha presentato, il 18 novembre, un
rapporto preliminare sul
mercato del carbonio nell'UE. Anche in questo caso l'incarico ad ESMA di elaborare una prima valutazione preliminare - per successivamente analizzare, entro i primi mesi del 2022, gli scambi di quote di emissioni - si rinviene nel
Toolbox. L'analisi dell'ESMA è finalizzata a esaminare più da vicino i modelli di condotta di negoziazione e l'eventuale necessità di azioni mirate.
Il
sistema di scambio di quote di emissione dell'UE (ETS), creato nel 2005, si basa sul principio di "limitazione e scambio" (
cap and trade): viene fissato un tetto massimo alla quantità totale di emissioni di gas a effetto serra che possono essere prodotte da circa 11.000 impianti ad alto contenuto energetico (fabbriche, centrali elettriche, ecc.). Ogni impianto acquista o riceve "quote di emissione" messe all'asta dagli Stati membri. Se inutilizzati, tali crediti – che corrispondono a una tonnellata di CO
2 ciascuno – possono essere scambiati con altri impianti. Col tempo la quantità totale di quote viene progressivamente ridotta. Dopo ogni anno, l'impianto deve restituire quote sufficienti per coprire completamente le sue emissioni, pena pesanti sanzioni. Se un impianto riduce le proprie emissioni, può conservare le quote di riserva per coprire le proprie esigenze future oppure venderle a un altro impianto che ne ha bisogno.
La valutazione preliminare illustra gli strumenti a disposizione delle autorità di vigilanza sui valori mobiliari per adempiere alle proprie responsabilità e fornisce un'analisi dell'evoluzione e della volatilità dei prezzi dei diritti di emissione europei (EUA) e dei relativi derivati. È emerso quanto segue:
Il
Toolbox
preannunciava, per metà dicembre, la presentazione di un
quadro normativo per il mercato del gas e dell'idrogeno, che prenda in considerazione la revisione del regolamento sulla sicurezza dell'approvvigionamento per garantire un funzionamento più efficace dello stoccaggio del gas in tutto il mercato unico e concludere i necessari accordi di solidarietà. Sarebbe anche previsto un regolamento che istituisce nuovi
gruppi di rischio regionali transfrontalieri nel settore del gas, con il compito di analizzare i rischi e fornire consulenza agli Stati membri sull'elaborazione dei loro piani d'azione preventivi e di emergenza. Più in dettaglio, il pacchetto dovrebbe comprendere:
Le proposte mirerebbero a creare un quadro giuridico per lo
sviluppo del settore idrogeno, ponendo le basi normative per la
decarbonizzazione del settore gas e assicurando
regole non discriminatorie nelle condizioni di accesso a gas naturale e idrogeno. Verrebbero inoltre stabilite regole comuni per il trasporto, l'offerta e l'imballaggio dei gas, sia naturali sia rinnovabili, e dell'idrogeno. Potrebbe essere introdotta una definizione di gas e idrogeno "a basse emissioni di carbonio", con un sistema di certificazione che potrebbe permettere l'applicazione ai gas certificati di tariffe ridotte di traporto. Si proporrebbe inoltre un
tetto nella miscelazione di idrogeno e gas naturale nei punti di interconnessione transfrontalieri, in modo da limitare il rischio di frammentazione del mercato.
Fonti di stampa hanno inoltre anticipato la presentazione di una specifica proposta per la creazione di un
sistema volontario di acquisto congiunto di gas per la formazione di
riserve strategiche da usare in situazioni di emergenza. Lo stoccaggio diventerebbe parte delle valutazioni sui rischi per la sicurezza dell'approvvigionamento di gas degli Stati membri assieme ai rischi connessi alla proprietà straniera delle infrastrutture. Si evidenzia che, negli intenti della Commissione europea, il sistema si configura come una
misura di breve-medio termine di risposta all'aumento dei prezzi dell'energia: la soluzione di lungo periodo sarebbe infatti costituita dal passaggio all'energia rinnovabile prodotta localmente.
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IV. Sicurezza e difesa
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La Bussola strategica dell'UE
Nell'ambito delle iniziative in materia di politica di sicurezza e difesa comune dell'UE (PSDC), il
Consiglio dell'UE nelle sue
conclusioni del 17 giugno 2020 ha
invitato l'Alto Rappresentante, Josep Borrell, ad
avviare i lavori per la definizione - in stretta cooperazione con gli Stati membri e basandosi sui contributi di questi ultimi –di
una Bussola strategica dell'UE (Strategic Compass).
La Bussola strategica dovrebbe promuovere una "
cultura strategica condivisa", definendo
obiettivi per i prossimi 5-10 anni in settori quali la
gestione delle crisi, la resilienza, lo sviluppo di capacità e i partenariati.
Il
9 novembre 2021 l'Alto Rappresentante, Josep Borrell, ha presentato un
progetto di Bussola strategica, che è stato esaminato in occasione della riunione del Consiglio dell'UE del 15 novembre 2021.
Il
30 novembre 2021 il
Segretario generale aggiunto del Servizio per l'azione esterna (SEAE), Charles Fries, ha
annunciato che, sulla base degli orientamenti politici espressi dal Consiglio europeo del 16 e 17 dicembre 2021 e delle osservazioni da parte delle delegazioni nazionali,
a metà gennaio ed inizio febbraio
2022 verranno presentati
progetti rivisti di Bussola strategica, con
l'obiettivo di presentare un testo consolidato ai ministri della Difesa per l'adozione il 21 marzo 2022 e per
l'approvazione del Consiglio europeo del 24 e 25 marzo 2022.
Il progetto di Bussola strategica indica le seguenti azioni prioritarie nell'ambito di
4 filoni di lavoro:
L'UE deve essere
capace di rispondere a qualsiasi situazione, agendo in modo rapido ed energico quando scoppia una crisi,
con i partner se possibile e da soli se necessario. A tal fine, si prevede di:
Occorre
potenziare la capacità di prevenire le minacce, garantire un accesso sicuro ai settori strategici e
proteggere i cittadini. A tal fine, si prevede di:
È necessario
investire di più e meglio nelle capacità e nelle
tecnologie innovative, colmare le lacune strategiche e
ridurre le dipendenze tecnologiche e industriali. A tal fine, si prevede di:
Occorre
rafforzare la cooperazione con i partner per affrontare minacce e sfide comuni. A tal fine, si prevede di:
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Cooperazione UE - NATO
Il Segretario generale della NATO, Jens Stoltenberg, ha ribadito in più occasioni la necessità del rafforzamento della difesa europea, della
complementarietà degli sforzi della
NATO e dell'
UE, nonché l'opportunità di
bilanciare con un crescente impegno degli Alleati continentali il
nuovo orientamento militare
americano verso i
quadranti asiatico e pacifico.
Fanno parte della NATO 21 Stati membri dell'UE, tutti tranne Austria, Cipro, Irlanda, Finlandia, Malta e Svezia.
Si ricorda che, a margine del
Vertice NATO dell'8 e 9 luglio 2016 in Polonia, l'UE e la NATO hanno sottoscritto la
prima dichiarazione congiunta sull'intensificazione della cooperazione pratica attraverso iniziative di cooperazione nei seguenti settori: contrasto alle minacce ibride, anche mediante l'elaborazione di procedure coordinate; cooperazione operativa in mare e in materia di migrazione; coordinamento nella cibersicurezza e difesa; sviluppo di capacità di difesa coerenti, complementari e interoperabili; agevolazione di un'industria della difesa più forte e di una maggiore ricerca nel campo della difesa; potenziamento del coordinamento relativo alle esercitazioni; supporto alle capacità di difesa e sicurezza dei partner a est e a sud.
Il
10 luglio 2018, l'UE e la NATO hanno firmato una
seconda dichiarazione congiunta, che integra quella del 2016 (portando a
74 il totale delle iniziative di cooperazione in corso), e nella quale si indica che l'UE e la NATO concentreranno la propria cooperazione in settori quali: mobilità militare; cibersicurezza; minacce ibride; lotta al terrorismo; donne e sicurezza.
In occasione del Consiglio dell'UE affari esteri in formato difesa del 16 novembre 2021, l'Alto Rappresentante, Josep Borrell ha sottolineato che la
terza Dichiarazione Congiunta UE-NATO dovrebbe evidenziare una visione comune e inviare un forte messaggio sulla
cooperazione tra le due organizzazioni, sia in
specifiche aree geografiche (Iraq, Balcani Occidentali) sia
in ambiti tematici nuovi come la
resilienza, le
tecnologie emergenti e di rottura, i
cambiamenti climatici.
Il
3 giugno 2021 è stato pubblicato il
6° Rapporto sui progressi nell'implementazione delle iniziative comuni, che sottolinea come il partenariato tra l'UE e la NATO abbia compiuto
progressi senza precedenti negli ultimi cinque anni. Il rapporto, in particolare, evidenzia che:
Il
Parlamento europeo ha adottato il 7 luglio 2021 una
risoluzione sul rafforzamento della cooperazione UE-NATO nel contesto delle relazioni transatlantiche nella quale in particolare evidenzia che:
Il segretario di Stato americano, Antony J. Blinken, e l'Alto rappresentante, Josep Borrell, in una
dichiarazione congiunta del 3 dicembre 2021 hanno annunciato l'avvio di un
dialogo USA-UE per una più stretta
cooperazione nei settori della sicurezza e della difesa, la cui prima riunione si svolgerà all'inizio del 2022. Nella dichiarazione congiunta si riconosce l'importanza di una
difesa europea più forte e più capace che contribuisca alla sicurezza globale e transatlantica, si ricorda la necessità di sviluppare capacità coerenti, complementari e interoperabili e si esprime sostegno al
coinvolgimento degli Stati Uniti nelle iniziative di difesa dell'UE.
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V. Aspetti esterni della migrazione
Il
Consiglio europeo del
24 e 25 giugno 2021 nelle sue
conclusioni ha fatto riferimento allo sviluppo di alcune
rotte migratorie che destano grave preoccupazione e ha stabilito, al fine di scongiurare la perdita di vite umane e ridurre la pressione alle frontiere europee, di intensificare i partenariati e la cooperazione reciprocamente vantaggiosi con i Paesi di origine e di transito, quale parte integrante dell'azione esterna dell'Unione europea. Ha quindi indicato che tale approccio dovrà essere pragmatico, flessibile e su misura, e attuato in stretta cooperazione con l'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (
Unhcr) e con l'Organizzazione internazionale per le migrazioni (
Oim); dovranno essere a tal fine utilizzati in modo coordinato, come
Team Europa, tutti gli strumenti e gli incentivi disponibili dell'Ue e degli Stati membri. Il Consiglio europeo di giugno ha inoltre invitato la Commissione europea e l'Alto rappresentante dell'Ue per gli affari esteri e la politica di sicurezza, in stretta cooperazione con gli Stati membri, a rafforzare le azioni concrete condotte con i Paesi di origine e di transito prioritari e a presentare
piani d'azione nell'autunno 2021, indicando obiettivi chiari, ulteriori misure di sostegno e tempistiche concrete. Uno specifico invito è stato infine rivolto alla Commissione perché almeno il
10% della dotazione finanziaria dello
strumento
di vicinato, cooperazione allo sviluppo e cooperazione internazionale (Ndici), nonché i finanziamenti a titolo di altri strumenti pertinenti, siano utilizzati nel miglior modo possibile per azioni connesse alla migrazione.
Secondo l'Unhcr, dall'inizio del 2021 (dati aggiornati al 28 novembre 2021) i rifugiati e migranti giunti
via mare in
Italia,
Grecia,
Spagna,
Cipro e
Malta ammontano a
104.400 di cui circa
62.500 in
Italia; circa 37.300 in Spagna; oltre 8 mila in Grecia (cui devono aggiungersi circa 3.500 arrivi via terra). Sono circa 1.500 gli sbarchi a Cipro e circa 600 a Malta. L'Unhcr stima circa
1600
persone tra morti e dispersi in mare.
Il
Consiglio europeo del 21 e 22 ottobre 2021 (cfr. documenti dell'Unione europea
n. 26/DOCUE) ha dichiarato che, a seguito delle conclusioni del Consiglio europeo del 24 e 25 giugno 2021, e al fine di scongiurare la perdita di vite umane e ridurre la pressione alle frontiere europee in conformità del diritto dell'Ue e del diritto internazionale, sono stati presentati
otto piani d'azione per i Paesi di origine e di transito (riguardanti
Afghanistan, Bosnia-Erzegovina, Tunisia, Niger, Nigeria, Iraq, Libia e
Marocco), nei confronti dei quali gli Stati membri hanno espresso un ampio sostegno e hanno evidenziato l'importanza di essere concreti e operativi. Ha quindi invitato la Commissione europea e l'Alto rappresentante ad attuare i piani d'azione, sottolineando la necessità di un adeguato sostegno finanziario. Il Consiglio ha fatto poi riferimento ai finanziamenti a favore dei
rifugiati siriani e delle
comunità di accoglienza in Turchia, Giordania, Libano e altre parti della regione, incluso l'
Egitto; e ha invitato la Turchia a garantire la piena attuazione della
dichiarazione Ue-Turchia del 2016. Il Consiglio europeo ha infine ricordato la necessità di
garantire rimpatri efficaci e la piena attuazione degli accordi e delle
intese in materia di riammissione, utilizzando le leve necessarie.
Il
nuovo patto sulla migrazione e l'asilo, presentato dalla Commissione europea nel settembre 2020 e le cui proposte legislative sono tuttora all'esame dei colegislatori europei, prevede fra l'altro un cambiamento di paradigma nella cooperazione con i Paesi terzi. Nella comunicazione di inquadramento generale la Commissione sottolinea che la politica migratoria dell'Unione europea deve tenere conto delle relazioni dell'Ue con i Paesi terzi, dal momento che le
dimensioni interna ed esterna della migrazione sono legate inestricabilmente e che la stretta collaborazione con i partner incide direttamente sull'efficacia delle politiche all'interno dell'Ue. Attraverso
partenariati "di vasta portata, equilibrati e mirati", l'Ue dovrà quindi perseguire i seguenti obiettivi: affrontare le
cause profonde della migrazione irregolare; combattere il
traffico di migranti; aiutare i
rifugiati residenti in Paesi terzi; sostenere una
migrazione legale ben gestita.
Per approfondimenti, si rimanda da ultimo al dossier europeo
149/DE
"Conferenza interparlamentare di alto livello su migrazione e asilo in Europa - - Videoconferenza, 10 dicembre 2021", a cura del Servizio Studi del Senato e dell'Ufficio rapporti con l'Ue della Camera dei deputati.
Per quanto concerne in particolare i
rimpatri, nel 2018 la Commissione europea ha presentato una proposta per la modifica della direttiva rimpatri (
COM(2018)634). La politica di rimpatrio è attualmente disciplinata dalla
direttiva 2008/115/CE recante norme e procedure comuni applicabili negli Stati membri al rimpatrio di cittadini di Paesi terzi il cui soggiorno è irregolare ("direttiva rimpatri"), nel rispetto del principio di non respingimento (
non-refoulement). Nel presentare la proposta di modifica, la Commissione sottolineava che, dall'entrata in vigore della direttiva rimpatri, nel 2010, la pressione migratoria complessiva sugli Stati membri e sull'Unione era aumentata, ritenendo di conseguenza "più che mai necessario" affrontare le sfide relative al rimpatrio dei migranti irregolari. Nella proposta viene fra l'altro evidenziato che l'efficacia della politica di rimpatrio dell'Ue dipende dalla cooperazione dei Paesi di origine.
Ai fini di una politica dei rimpatri efficace, nel nuovo patto la Commissione sottolinea inoltre l'importanza di: assicurare la piena attuazione degli accordi e delle intese esistenti in materia di
riammissione con i Paesi terzi ed esaminarne eventualmente di nuove; incentivare e migliorare la cooperazione con i Paesi terzi avvalendosi del
codice dei visti, istituito con il
regolamento (CE) n. 810/2009 che è stato poi modificato per includervi un
collegamento fra la cooperazione in materia di riammissione e il rilascio dei visti (vedi la
versione codificata); assegnare all'Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera (
Frontex) un
ruolo guida nel sistema comune dell'Ue per i rimpatri. La Commissione europea ha in seguito affrontato il tema della politica di rimpatrio dell'Ue con le comunicazioni: "Rafforzare la cooperazione in materia di rimpatrio e riammissione nell'ambito di una politica migratoria dell'Ue equa, efficace e globale" (
COM(2021)56), del 10 febbraio 2021; "La strategia dell'Ue sui rimpatri volontari e la reintegrazione" (
COM(2021)120), del 27 aprile 2021. L'Ue ha finora concluso
18 accordi (con Hong Kong, Macao, Sri Lanka, Albania, Russia, Ucraina, Macedonia del Nord, Bosnia-Erzegovina, Montenegro, Serbia, Moldova, Pakistan, Georgia, Armenia, Azerbaigian, Turchia, Cabo Verde, Bielorussia) e
sei intese (con Afghanistan, Gambia, Guinea, Bangladesh, Etiopia e Costa d'Avorio) in materia di
riammissione. Sono in corso negoziati per la conclusione di accordi di riammissione con Nigeria, Tunisia, Marocco e Cina. Anche gli accordi di più vasta portata che l'Ue ha concluso con taluni regioni o Paesi terzi, quale l'accordo che succederà all'
accordo di Cotonou fra
l'Ue e 79 Paesi dell'Africa, dei Caraibi e del Pacifico (Acp), i cui negoziati si sono conclusi di recente, contengono disposizioni in materia di riammissione. Gli Stati membri dispongono inoltre di
strumenti di riammissione bilaterali con i Paesi terzi.
Nella
Relazione sulla migrazione e l'asilo, pubblicata il 29 settembre 2021, la Commissione fa il punto sui progressi compiuti e sui principali sviluppi della politica in materia di migrazione e asilo nell'ultimo anno e mezzo. La relazione evidenzia fra l'altro che la creazione di
partenariati globali, su misura e reciprocamente vantaggiosi con i Paesi di origine e di transito è fondamentale per garantire una gestione sicura e ordinata della migrazione. Si tratta di una componente essenziale del nuovo patto sulla migrazione e l'asilo e di un obiettivo chiave per la Commissione che, insieme all'Alto rappresentante, ha pertanto intensificato il dialogo politico per partenariati su misura incentrati sulle priorità individuate. Secondo la relazione il dialogo e la cooperazione in materia di migrazione con molti partner chiave sono già ben consolidati. Una sintesi della collaborazione in corso con i
principali partner figura nell'
allegato II.
La cooperazione avviene attraverso
dialoghi bilaterali e in
consessi regionali quali i
processi di
Budapest
,
Rabat
e
Khartoum e con
partner regionali quali
l'Unione africana. L'Ue opera attraverso il dialogo politico e la collaborazione, associati ad azioni da essa finanziate nei diversi settori evidenziati nel patto: protezione dei migranti e degli sfollati, lotta contro le cause della migrazione irregolare e degli sfollamenti forzati,
governance della migrazione e gestione delle frontiere, rimpatrio e reintegrazione dei migranti irregolari e percorsi legali. Questo lavoro è connesso alle iniziative dell'Ue volte a stimolare gli investimenti e la cooperazione con i partner più in generale, come i
Balcani occidentali e il
vicinato meridionale (il 9 febbraio 2021 la Commissione europea e l'Alto rappresentante hanno adottato una comunicazione congiunta che propone
una nuova agenda per il Mediterraneo ambiziosa e innovativa per rilanciare e rafforzare il partenariato strategico fra l'Unione europea e i suoi partner del vicinato meridionale).
Per quanto riguarda i principali strumenti di finanziamento si ricordano:
Nell'ambito della risposta dell'Unione europea alla "
strumentalizzazione delle persone avallata dallo Stato alle frontiere esterne dell'Ue", attuata dalla
Bielorussia, il 23 novembre 2021 la Commissione e l'Alto rappresentante hanno
proposto misure volte a prevenire e a limitare le attività degli
operatori di trasporto che praticano o facilitano il traffico o la tratta di esseri umani verso l'Ue. La proposta di regolamento dovrebbe fornire un quadro giuridico che consenta all'Unione di agire nei confronti degli operatori di qualsiasi modo di trasporto (via aerea, via mare, per vie navigabili interne, per ferrovia e su strada) che pratichino tali attività. Le misure da imporre dovrebbero in particolare comprendere il divieto di un'ulteriore espansione o la limitazione delle attuali operazioni di trasporto, la sospensione delle licenze e delle autorizzazioni concesse a norma del diritto dell'Unione, la sospensione del diritto di sorvolare l'Unione, di transitare nel territorio dell'Unione o di fare scalo nei porti dell'Unione, la sospensione del diritto di fare rifornimento o di effettuare la manutenzione all'interno dell'Unione o la sospensione del diritto di operare da e verso l'Unione nonché al suo interno.
Si segnala infine che il
14 dicembre 2021 la Commissione ha proposto norme aggiornate volte a rafforzare la
governance dello spazio Schengen. Il regolamento proposto intende: migliorare la messa in opera di meccanismi di coordinamento; dotare gli Stati membri di strumenti per affrontare le sfide emergenti nella gestione sia della
frontiera esterna comune dell'Ue che delle
frontiere interne nello spazio Schengen; garantire che la reintroduzione dei controlli alle frontiere interne resti una misura di ultima istanza. Vengono inoltre introdotti strumenti comuni per gestire in modo più efficiente le frontiere esterne in caso di crisi sanitaria pubblica, sulla base di quanto appreso dalla pandemia di Covid-19. La
strumentalizzazione dei migranti è anch'essa affrontata con l'aggiornamento delle norme Schengen nonché attraverso una proposta parallela relativa alle misure che gli Stati membri possono adottare nei
settori dell'asilo e del rimpatrio in tale situazione, inclusa la possibilità di prorogare il termine di registrazione per le domande di asilo fino a 4 settimane e di esaminare tutte le domande di asilo alla frontiera, fatta eccezione per i casi medici.
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VI. Relazioni esterne |
Bielorussia
Situazione di emergenza alle frontiere esterne dell'UE con la Bielorussia
La Commissione europea ha presentato il 1° dicembre 2021 una
proposta di decisione del Consiglio dell'UE relativa a
misure temporanee (per un periodo di 6 mesi) in materia di asilo e rimpatrio per
aiutare la Lettonia, la Lituania e la Polonia ad affrontare la situazione di emergenza alle frontiere esterne dell'UE con la Bielorussia.
Si ricorda che sin
dall'estate del 2021 il
Governo della Bielorussia ha avviato un attacco ibrido contro l'UE, in particolare contro la
Lituania, la Polonia e la Lettonia, sotto forma di
strumentalizzazione di persone di migranti in provenienza dai paesi del Medio Oriente. Secondo i dati della Commissione europea e dell'Alto Rappresentante in una comunicazione congiunta
JOIN (2021) 32 del 23 novembre, il
numero totale di arrivi dalla Bielorussia nell'UE nel 2021 è stato di
7.698, di cui 4.222 in Lituania, 3.062 in Polonia e 414 in Lettonia. Nel corso del 2021 sarebbero stati bloccati più di 40 mila tentativi ripetuti di attraversamento di tali frontiere. I cittadini di Paesi terzi coinvolti risulterebbero principalmente iracheni e afghani.
In particolare, la proposta prevede:
una procedura di emergenza per la gestione della migrazione e dell'asilo alle frontiere esterne, in base alla quale la Lituania, la Polonia e la Lettonia avranno la possibilità di estendere il periodo di registrazione per le domande di asilo a 4 settimane, invece degli attuali 3-10 giorni; disposizioni in materia di
condizioni materiali di accoglienza; procedura di rimpatrio semplificate
; il
sostegno dell
'Ufficio europeo di sostegno per l'asilo (EASO) Frontex ed Europol.
Si ricorda che il
10 novembre 2021 l'
Alto rappresentante ha formulato una
dichiarazione a nome dell'UE in cui
condanna fermamente il regime di Lukashenko per aver deliberatamente messo in pericolo la vita e il benessere delle persone e per fomentare la crisi alle frontiere esterne dell'UE nel tentativo di distogliere l'attenzione dalla situazione in Bielorussia, dove la repressione brutale e le violazioni dei diritti umani continuano e addirittura si aggravano.
Il
14 dicembre 2021, la Commissione europea ha poi presentato una
proposta volta a modificare il codice delle frontiere Schengen (
v. paragrafo aspetti esterni della migrazione) che tra gli altri obiettivi ha anche quello di
contrastare le minaccia ibrida alle frontiere esterne dell'UE e che è accompagnata da un'altra
proposta relativa alla
procedure eccezionali di asilo e di rimpatrio, per gestire
l'arrivo di persone strumentalizzate da un Paese terzo nel pieno rispetto dei diritti fondamentali.
Nel
novembre 2021 l'UE ha stanziato
700.000 euro in assistenza umanitaria a sostegno delle persone vulnerabili bloccate alla frontiera bielorussa. Tale importo comprende 200.000 euro a favore della Federazione internazionale delle società nazionali di Croce rossa e di Mezzaluna rossa (IFRC) e altri 500.000 euro in finanziamenti umanitari.
Il
Consiglio europeo del 21 e 22 ottobre 2021 ha adottato delle
conclusioni nelle quali afferma che "
non accetterà alcun tentativo da parte di paesi terzi di strumentalizzare i migranti a fini politici. Condanna tutti gli attacchi ibridi alle frontiere dell'UE e risponderà di conseguenza".
Si ricorda che
l'UE, sulla base
delle
conclusioni
del Consiglio europeo del 19 agosto 2020,
non riconosce i risultati delle
elezioni presidenziali nella Repubblica di Bielorussia del 9 agosto 2020.
Le misure restrittive dell'UE nei confronti della Bielorussia
Il Consiglio dell'UE,
sin dall'ottobre 2020, ha progressivamente
introdotto misure restrittive (divieto di viaggio e il congelamento dei beni nell'UE) quali responsabili di repressione e intimidazioni contro manifestanti pacifici, membri dell'opposizione e giornalisti all'indomani delle elezioni presidenziali 2020 in Bielorussia.
Il
4 giugno 2021, il
Consiglio dell'Ue ha deciso di rafforzare le misure restrittive vigenti in considerazione della situazione in Bielorussia introducendo un
divieto di sorvolo dello spazio aereo dell'UE e di
accesso agli aeroporti dell'UE da parte di vettori bielorussi di ogni tipo.
Il 21 giugno 2021, il Consiglio dell'UE - in relazione alla vicenda dell'atterraggio forzato del volo Ryanair e all'
escalation delle violazioni dei diritti umani e della repressione della società civile in Bielorussia -
ha
aggiunto 8 entità giuridiche e 78 nuove persone all'elenco dei destinatari delle
sanzioni dell'UE che ora
ammontano complessivamente a 26 entità giuridiche e 183 persone, tra le quali il Presidente bielorusso Alexandr Lukashenko, suo figlio nonché consigliere per la sicurezza nazionale Viktor Lukashenko -.
Il
24 giugno 2021 il
Consiglio dell'UE ha approvato delle
sanzioni economiche alla Bielorussia che prevedono il divieto di vendere, fornire, trasferire o esportare, apparecchiature, tecnologie o software per il controllo o l'intercettazione di internet e delle comunicazioni telefoniche e beni e tecnologie a duplice uso per uso militare. Sono, inoltre, introdotte restrizioni agli scambi di prodotti petroliferi, cloruro di potassio (elemento utilizzato nei fertilizzanti che è la principale esportazione del paese) e beni utilizzati per la produzione o la fabbricazione di prodotti del tabacco. È limitato l'accesso ai mercati dei capitali dell'UE e vietata la fornitura di servizi di assicurazione e riassicurazione al governo bielorusso e agli enti e agenzie pubblici della Bielorussia.
Il
9 novembre 2021 il Consiglio ha adottato una
sospensione parziale dell'accordo UE-Bielorussia relativo alla facilitazione del
rilascio dei visti per i funzionari collegati al regime bielorusso, che era entrato in vigore il 1º luglio 2020, parallelamente all'accordo di riammissione UE-Bielorussia (accordo che, il 28 giugno 2021, la Bielorussia ha annunciato di voler sospendere).
Il
2 dicembre 2021 il Consiglio ha adottato un ulteriore
pacchetto di sanzioni in risposta alle continue
violazioni dei diritti umani e alla
strumentalizzazione dei migranti. In considerazione di tale situazione, il Consiglio ha imposto misure restrittive nei confronti di membri del ramo giudiziario, società (in particolare compagnie aeree) nonché alti funzionari politici che hanno contribuito a incoraggiare e organizzare attraversamenti illegali delle frontiere a fini politici.
Risoluzione del Parlamento europeo del 7 ottobre 2021
Il
Parlamento europeo ha adottato il
7 ottobre 2021 una
risoluzione sulla situazione in Bielorussia nella quale in particolare:
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Ucraina
Secondo
rapporti d'intelligence americana, recentemente condivisi con i paesi della NATO,
la Russia avrebbe in corso preparativi volti a mobilitare ingenti contingenti militari, pari a 100 gruppi tattici di battaglione per un totale di circa 175.000 militari sostenuti da 100.000 riservisti, in posizioni strategiche
lungo il confine ucraino, in vista di una
possibile azione militare ai primi del 2022. La Russia da parte sua ha negato che siano in corso preparativi per un'azione militare in Ucraina.
Il
Segretario generale della NATO, Jens Stoltenberg, a margine della riunione dei Ministri degli esteri dei paesi della NATO svoltasi a Riga (Lettonia) il
30 novembre 2021, ha dichiarato che "
qualsiasi futura aggressione russa contro l'Ucraina avrebbe un prezzo elevato e avrebbe gravi conseguenze politiche ed economiche per la Russia".
Il 6 dicembre 2021, il Presidente degli Stati Uniti,
Joe Biden, ha avuto una
conversazione telefonica con il Presidente del Consiglio italiano,
Mario Draghi, il Primo Ministro del Regno Unito
, Boris Johnson, il Presidente della Repubblica francese,
Emmanuel Macron, e la cancelliera tedesca,
Angela Merkel. Secondo una
nota diffusa dal Governo italiano, i leader hanno
condiviso la preoccupazione per l'incremento del dispositivo militare russo ai confini con l'Ucraina, concordando sull'esigenza che quest'ultima si adoperi per una distensione e ribadendo che la
diplomazia resta l'unica via per risolvere il conflitto nel Donbass dando
attuazione agli Accordi di Minsk. E'stato reiterato il
sostegno alla sovranità e all'integrità territoriale dell'Ucraina.
Il
12 dicembre 2021, i
Ministri degli esteri dei paesi del G7 e l'Alto rappresentante dell'UE hanno diffuso una
dichiarazione nella quale si condannano i preparativi militari e la retorica aggressiva della Russia nei confronti dell'Ucraina, si invita la Russia a ridurre l'escalation, perseguire canali diplomatici e rispettare gli impegni internazionali e si afferma che
un'ulteriore aggressione militare contro l'Ucraina avrebbe enormi conseguenze e gravi costi in risposta.
Si ricorda che la Commissione europea e l'Alto Rappresentante per la politica estera e di sicurezza dell'UE hanno presentato, il
16 giugno 2021, una comunicazione congiunta intitolata "
Le Relazioni UE- Russia – respingere, contenere e impegnare" (
JOIN (2021) 20) nella quale si indica che le scelte politiche e le azioni aggressive della Russia degli ultimi anni hanno creato una
spirale negativa e che l'UE deve
prepararsi ad uno scenario di un ulteriore peggioramento delle sue relazioni con la Russia, esplorando percorsi che possano contribuire a orientare gradualmente le attuali dinamiche verso una relazione più stabile e prevedibile, sulla base della dimostrazione da parte del Governo russo di un impegno politico più costruttivo.
La comunicazione articola le possibili iniziative dell'UE nei confronti della Russia in
tre pilastri: contrasto alle violazioni del diritto internazionale e dei diritti umani;
contenimento delle attività russe di minaccia ibrida e di disinformazione;
dialogo selettivo su possibili ambiti di interesse comune. Con particolare riferimento alla situazione in Ucraina, si propone di:
denunciare le continue violazioni del diritto internazionale da parte della Russia;
riaffermare il sostegno dell'UE all'Ucraina e alla sua integrità territoriale, sovranità e indipendenza, invitando la Russia ad assumersi le proprie responsabilità come parte in conflitto e ad
attuare pienamente gli accordi di Minsk.
L'approccio proposto dalla Commissione e dall'Alto Rappresentante è stato poi avallato dal
Consiglio europeo, che nella riunione del
24 e 25 giugno 2021 ha adottato delle
conclusioni nelle quali in particolare:
Misure restrittive dell'UE nei confronti della Russia
L'UE ha deciso, a partire dal marzo 2014, l'introduzione di misure restrittive per la violazione dell'integrità territoriale dell'Ucraina. Le sanzioni e misure restrittive dell'UE nei confronti della Russia vengono di norma prorogate ogni 6 o 12 mesi dal Consiglio dell'UE che delibera all'unanimità.
Le misure restrittive in vigore riguardano:
Il
13 dicembre 2021, il
Consiglio dell'UE ha adottato delle
misure restrittive (Congelamento dei beni ei divieto di viaggio nell'UE) nei confronti del
gruppo Wagner, un'
entità militare privata priva di personalità giuridica con sede in Russia. Le misure restrittive riguardano il gruppo Wagner, e otto individui e tre entità ad esso collegate coinvolte in gravi violazioni dei diritti umani, comprese torture ed esecuzioni e uccisioni extragiudiziali, sommarie o arbitrarie, o in attività destabilizzanti in alcuni dei paesi in cui operano, tra cui Libia, Siria, Ucraina (Donbas) e Repubblica Centrafricana.
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Vicinato meridionale
La Commissione europea e l'Alto rappresentante hanno presentato il 9 febbraio 2021 una
comunicazione congiunta
nella quale si propone di avviare una nuova Agenda per il Mediterraneo, accompagnata da un
piano di investimenti economici
per stimolare la ripresa socioeconomica a lungo termine nel vicinato meridionale.
Si ricorda che sono coinvolti nella politica dell'UE per il vicinato meridionale i seguenti paesi del nord Africa: Algeria, Egitto, Libia, Marocco e Tunisia.
La nuova Agenda per il Mediterraneo si incentra su 5 settori d'intervento:
Per l'attuazione dell'Agenda per il Mediterraneo si prevede uno stanziamento fino a 7 miliardi di euro, nell'ambito del nuovo strumento di vicinato, cooperazione allo sviluppo e cooperazione internazionale dell'UE (NDICI), per il periodo 2021-2027 (v. infra). A giudizio della Commissione tale importo potrebbe mobilitare fino a 30 miliardi di euro di investimenti privati e pubblici nella regione nei prossimi dieci anni.
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Vertice UE - Unione africana
In occasione del
prossimo vertice Unione europea – Unione africana che si sarebbe dovuto svolgere ad ottobre 2020 e che si svolgerà a Bruxelles il
17 e 18 febbraio 2022, a causa della pandemia di covid 19 dovrebbe essere approvata una
nuova strategia comune UE-Africa, volta a
sostituire quella del 2007.
I vertici UE- Africa si svolgono, di norma, ogni 3 anni; l'ultimo si è svolto a Abidjan (Costa d'Avorio) nel novembre 2017.
La comunicazione congiunta sulla nuova strategia con l'Africa
La Commissione europea e l'Alto rappresentante per gli Affari esteri e la politica di sicurezza hanno presentato il
9 marzo 2020 una
comunicazione congiunta sulla nuova strategia con l'Africa, nella quale si propone di sviluppare il
partenariato dell'UE con l'Africa in cinque
settori chiave:
Sulla base di tali priorità la Commissione propone che il partenariato con l'Africa si strutturi in azioni volte a: massimizzare i vantaggi della
transizione verde e ridurre al minimo le minacce per l'ambiente nel pieno rispetto dell'accordo di Parigi; promuovere la
trasformazione digitale del continente africano;
aumentare gli investimenti sostenibili sotto il profilo ambientale, sociale e finanziario; promuovere il
ricorso a meccanismi di finanziamento innovativi e stimolare
l'integrazione economica regionale e continentale; aiutare gli Stati africani a
migliorare il contesto imprenditoriale e il clima degli investimenti; migliorare
l'apprendimento, le conoscenze e le competenze, le capacità di ricerca e innovazione, in particolare per le donne e i giovani; adeguare e approfondire il
sostegno dell'UE alle iniziative di pace attuate dall'Africa. con particolare attenzione alle regioni più vulnerabili; integrare la
buona governance, la democrazia, i diritti umani, la parità di genere nelle azioni per la cooperazione allo sviluppo; garantire
partenariati equilibrati, coerenti e globali in materia di migrazione e mobilità.
Riunione ministeriale Unione Europea-Unione Africana, 26 ottobre 2021
Il
26 ottobre 2021 si è svolta la
riunione dei ministri degli Esteri dell'Unione europea e dell'Unione africana (UA) in occasione della quale i ministri hanno scambiato opinioni sul partenariato UE-UA e su come rafforzare la cooperazione.
Al temine della riunione è stato diffuso un
comunicato congiunto nel quale in particolare si indicano le seguenti
priorità per la cooperazione UE-UA:
La risoluzione del Parlamento europeo del 25 marzo 2021
Il
Parlamento europeo ha approvato, il
25 marzo 2021, una
risoluzione su una
nuova strategia UE- Africa – un partenariato per lo sviluppo sostenibile e inclusivo nella quale ha formulato i seguenti rilievi e proprie proposte.
In particolare per quanto riguarda la struttura e le priorità del partenariato UE- Africa:
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Etiopia
L'Alto rappresentante, Josep Borrell, ha diffuso il
4 novembre 2021 una
dichiarazione a nome dell'UE sulla situazione in Etiopia nella quale si indica, in particolare, che:
Il
Consiglio affari esteri dell'UE del 15 novembre 2021 ha discusso sulla
situazione in Etiopia indicando che, a un anno dall'inizio del conflitto, la
situazione si è ulteriormente aggravata creando una devastante crisi umanitaria. L'
Alto Rappresentante al termine della riunione ha ribadito che non esiste una soluzione militare al conflitto, che occorre fare di tutto per salvare i cittadini etiopi dal caos di una guerra civile e che l'UE sostiene pienamente gli sforzi della regione e dell'Unione africana nell'offrire un tavolo per i colloqui.
Secondo i dati forniti dalla Commissione europea sono circa 5 milioni le persone bisognose di aiuti umanitari nel Tigray, di cui 3,5 milioni non hanno accesso sufficiente all'acqua.
Si ricorda che in relazione alla situazione di crisi in Etiopia, il
Consiglio europeo del 24 e 25 giugno 2021 ha adottato delle
conclusioni nelle quali, in particolare:
Il
Parlamento europeo ha approvato, il 7 ottobre 2021, una
risoluzione sulla situazione umanitaria nel Tigrai nella quale in particolare:
Sul piano degli aiuti dell'Unione Europea all'Etiopia sono stati destinati fondi per
815 milioni di euro nell'ambito del
FES (Fondo europeo di svuiluppo) per periodo
2014-2020, nonché oltre
400 milioni di euro dell'Emergency Trust Fund for Africa
. Nello stesso periodo la Commissione europea ha veicolato
542 milioni tramite la modalità di sostegno al bilancio del Governo.
Tuttavia, lo scorso dicembre 2020, a causa della mancanza di accesso alla regione del Tigray per fornire aiuti umanitari
, l'UE ha sospeso la consegna di 88,5 milioni di sostegno al bilancio e a febbraio 2021 è stata sospesa l'ulteriore tranche di 100 milioni per il 2021.
Per quanto riguarda gli
aiuti umanitari, l'UE ha allocato risorse nel 2021 per progetti umanitari in Etiopia pari a
53,7 milioni di euro di cui 11 milioni per il Tigrai. Inoltre, almeno
14 milioni saranno destinati alla campagna di vaccinazione per i più vulnerabili in Africa Orientale su un totale di 100 milioni per l'Africa.
Si ricorda che l'Etiopia (insieme a Eritrea, Gibuti e Somalia) è uno dei paesi coinvolti nella
strategia regionale dell'UE per il Corno d'Africa del 2011 che ha tre obiettivi principali: tutelare la pace, la stabilità e la sicurezza; promuovere la prosperità e lo sviluppo economico; creare condizioni adeguate e stabili per una buona governance. In vista di una
revisione della strategia regionale del 2011, il Consiglio dell'UE ha adottato il 10 maggio 2021 delle
conclusioni intitolate "
Il corno d'africa: una priorità strategica dell'UE" nelle quali in particolare si afferma l'impegno dell'UE a
definire una nuova strategia per la regione, volta a
rafforzare e approfondire il partenariato strategici con il Corno d'Africa per ridurre l'instabilità e promuovere la democrazia e la crescita sostenibile. La nuova strategia dovrebbe mirare a rafforzare un approccio comune alla democrazia, pace e sicurezza regionali, rilanciando il
multilateralismo, rafforzando l'impegno a favore dello
sviluppo sociale e umano, promuovendo la
ripresa socioeconomica post-COVID, gli
scambi e l'integrazione regionale.
Nella regione del Corno d'Africa l'UE ha, inoltre, promosso
missioni nell'ambito della politica di sicurezza e difesa comune (come quelle contro la pirateria nell'Oceano Indiano occidentale ricadenti nel cappello EU Navfor Atalanta), contribuendo alla stabilità dell'area (come quelle di
capacity building, EUTM e EUCAP Somalia) oppure finanziando le attività dell'AMISOM in Somalia (l'UE ha fornito più di 1,3 miliardi di euro al dispositivo militare dell'Unione Africana sin dal suo primo dispiegamento nel 2007). Si ricorda che l'UE ha nominato Annette Weber
Rappresentante speciale dell'UE per il Corno d'Africa dal 1° luglio 2021 al 30 agosto 2022.
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Vertice euro
A margine del Consiglio europeo dovrebbe inoltre riunirsi il Vertice euro in formato inclusivo che dovrebbe discutere della situazione economica dell'UE ed esaminare i progressi in materia di Unione bancaria e Unione dei mercati dei capitali.
Si segnala che, proprio in vista del Vertice euro, il Presidente dell'Eurogruppo, Paschal Donohoe, ha inviato al Presidente del Vertice euro, Charles Michel, una
lettera che fa il punto sui progressi compiuti in seno all'Eurogruppo su questioni politiche chiave per la ripresa economica.
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Situazione economica
La situazione economica dell'Unione e dei suoi Stati membri e le prospettive per il futuro sono state recentemente delineate dalla Commissione europea con la presentazione, lo scorso 11 novembre, delle
previsioni economiche di autunno 2021.
La Commissione rileva che, dopo il calo senza precedenti registrato nel 2020,
l'economia dell'UE è su una traiettoria espansiva, trainata dalla domanda interna, in particolare grazie all'avanzare delle campagne di vaccinazione e alla progressiva revoca delle restrizioni. Anche i Piani nazionali per la ripresa e la resilienza stanno iniziando a svolgere un ruolo importante - secondo l'analisi - nel promuovere gli investimenti pubblici e privati.
La Commissione avverte, tuttavia, che le prospettive di crescita sono minacciate da
crescenti turbolenze, quali le strozzature e le interruzioni nell'offerta a livello mondiale, che pesano in particolare sul settore manifatturiero, e il marcato incremento dei prezzi dell'energia, specie del gas naturale.
Secondo le previsioni, nell'UE dovrebbe registrarsi un'inflazione al 2,6% nel 2021, al 2,5% nel 2022 e all'1,6 % nel 2023, poiché i prezzi dell'energia dovrebbero gradualmente stabilizzarsi. In
Italia, i prezzi al consumo dovrebbero aumentare dell'1,8% nel 2021, del 2,1% nel 2022 e dell'1,4% nel 2023.
Ma soprattutto, a giudizio della Commissione,
la ripresa è ancora fortemente dipendente dall'evoluzione della pandemia, sia all'interno che all'esterno dell'UE. La recente impennata dei casi in molti Paesi non può escludere la reintroduzione di restrizioni che incidono sull'attività economica e nell'Unione questo rischio - sostiene la Commissione - è particolarmente importante negli Stati membri con tassi di vaccinazione relativamente bassi.
La citata lettera del Presidente dell'Eurogruppo concorda con le previsioni della Commissione europea: sostiene che l'economia dell'Eurozona si è ripresa dalla pandemia più velocemente del previsto e molto più rapidamente di quanto avvenne in seguito alla crisi finanziaria scoppiata nel 2007, ma, allo stesso tempo, segnala che il contesto economico rimane complesso e soggetto a varie incertezze.
Crescita del PIL
Per
l'Unione la Commissione prevede un
tasso di crescita del PIL del
5%, del
4,3% e del
2,5% rispettivamente nel 2021, 2022 e 2023. Per quanto riguarda
l'Italia, dopo il drastico calo dell'8,9% registrato nel 2020, il PIL dovrebbe crescere del
6,2% nel
2021, del
4,3% nel
2022 e del
2,3% nel
2023 e l'economia italiana dovrebbe tornare ai livelli di produzione pre-crisi entro la metà del 2022.
Di seguito, una
tabella riassuntiva sulle stime della Commissione sulla
crescita del PIL dell'Unione e dei suoi Stati membri (nonché del Regno Unito, del Giappone e degli Stati Uniti):
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Tasso di disoccupazione
La Commissione rileva, altresì, che i
mercati del lavoro dell'UE sono notevolmente migliorati grazie all'allentamento delle restrizioni sulle attività destinate ai consumatori: sono stati creati nuovi posti di lavoro, molti lavoratori sono usciti dai regimi di mantenimento dell'occupazione e il tasso di disoccupazione è diminuito. Tuttavia,
il numero totale di occupati nell'UE è ancora inferiore rispetto al livello precedente la pandemia. Si prevede che l'occupazione supererà il livello pre-crisi nel prossimo anno e passerà alla fase di espansione nel 2023.
Le proiezioni della Commissione indicano che la
disoccupazione nell'UE scenderà dal 7,1% del 2021 al 6,7% nel 2022 (tornando al dato del 2019) e al 6,5% nel 2023. Per
l'Italia, la Commissione europea prevede un tasso di disoccupazione al 9,8% nel 2021, per poi scendere al 9,3% nel 2022 e al 9,2% nel 2023.
I livelli del deficit e del debito
La Commissione rileva inoltre che nel
2020 la grave recessione economica e la conseguente forte risposta della politica fiscale degli Stati membri, resa possibile anche grazie all'attivazione della clausola di salvaguardia generale del Patto di stabilità e crescita (che dovrebbe disattivarsi all'inizio del 2023), hanno comportato un
aumento senza precedenti del deficit e del debito nell'Unione europea.
Ciò assume particolare rilevanza in considerazione del dibattito in corso sul riesame del Patto di stabilità e crescita - il principale insieme di regole della governance economica europea - che ha l'obiettivo di far rispettare i limiti concernenti il deficit pubblico (3% del PIL) e il debito pubblico (60% del PIL) fissati dal Trattato di Maastricht.
Il
deficit pubblico
aggregato dell'UE è aumentato
dallo 0,5% del PIL nel 2019 al 6,9% nel 2020. Poiché l'economia dell'Unione sta recuperando più velocemente del previsto, secondo le stime della Commissione, il deficit aggregato dell'UE
dovrebbe ridursi, anche se solo marginalmente, nel 2021, al 6,6% del PIL, per poi decrescere più intensamente nel 2022 (al 3,6% del PIL) e nel 2023 (al 2,3% del PIL).
La Commissione prevede che il deficit superi ancora il 3% del PIL nel 2021 nella maggior parte degli Stati membri (ad eccezione di Danimarca, Lussemburgo e Svezia) e che,
entro la fine del 2023 (ipotizzando uno scenario a politiche invariate),
dieci Paesi avranno ancora un
deficit superiore al 3% del PIL (Belgio, Repubblica Ceca, Spagna, Francia,
Italia, Ungheria, Malta, Romania, Slovenia e Slovacchia).
Il
rapporto debito/PIL aggregato dell'UE è aumentato nel 2020 di oltre 13 punti percentuali, raggiungendo il
91,8% (il 99,3% nell'Eurozona).
Più della metà degli Stati membri ha registrato un debito superiore al 60% del PIL (tra gli altri, Grecia 206,3%,
Italia 155,6%, Portogallo 135,2%, Spagna 120% e Francia 115%).
La Commissione europea prevede che nel 2021 il rapporto debito/PIL diminuisca in circa la metà degli Stati membri e successivamente continui a diminuire in quasi tutti i Paesi dell'UE.
Entro la fine del 2023, il rapporto debito/PIL aggregato dell'UE dovrebbe attestarsi all'89,1% del PIL (97% nell'Eurozona), ma rimanere
al di sopra del 100% del PIL in sei Stati membri: Belgio, Grecia, Spagna, Francia, Italia e Portogallo (erano tre alla fine del 2019).
Il grafico seguente mostra i livelli stimati del debito pubblico nell'UE e negli Stati membri nel 2019 e nel 2023 rispetto al limite del 60% del PIL (ma anche dell'80% e del 100% del PIL).
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Unione bancaria e Unione dei mercati dei capitali
Sulla base dell'impegno che era stato assunto in occasione del Vertice euro del 25 giugno 2021, i leader dovrebbero
esaminare i progressi compiuti in materia di Unione bancaria e Unione dei mercati dei capitali.
Il Vertice euro in formato inclusivo del 25 giugno 2021 aveva adottato una
dichiarazione mediante la quale aveva ribadito pieno impegno a favore del completamento dell'Unione bancaria
e invitato l'Eurogruppo in formato inclusivo a
concordare, senza indugio e su base consensuale, un
piano di lavoro graduale e con scadenze definite su tutti gli
elementi in sospeso necessari per completare l'
Unione bancaria. Aveva altresì sottolineato il
sostegno politico all'
Unione dei mercati dei capitali e chiesto una
rapida attuazione del relativo
piano d'azione. In merito, il Vertice aveva sottolineato che occorre individuare e affrontare le sfide strutturali all'integrazione e allo sviluppo dei mercati dei capitali, in particolare in settori mirati delle normative in materia di insolvenza delle imprese. La finanza verde, compresa una norma per le obbligazioni verdi, può fungere, a giudizio della dichiarazione, da catalizzatore per una vera e propria Unione dei mercati dei capitali.
In merito al piano di lavoro da concordare in sede di Eurogruppo per completare l'Unione bancaria, la citata lettera del Presidente dell'Eurogruppo afferma che vi è l'obiettivo di raggiungere un accordo nella
prima metà del 2022.
Unione bancaria
Dal Vertice euro di giugno, come segnalato dall'ultima "
Relazione della presidenza sullo stato di avanzamento dei lavori" sull'Unione bancaria, pubblicata il 25 novembre scorso, le discussioni in seno al Gruppo di lavoro
ad hoc del Consiglio si sono incentrate sul
riesame del
quadro di gestione delle crisi bancarie e dell'assicurazione dei depositi (CMDI), che definisce le regole per la gestione dei fallimenti bancari, garantendo nel contempo la protezione dei depositanti (
direttiva 2014/59/UE sul risanamento e la risoluzione delle banche - BRRD;
regolamento (UE) 806/2014 sul meccanismo di risoluzione unico - SRMR;
direttiva 2014/49/UE sui sistemi di garanzia dei depositi - DGSD), in attesa che la Commissione, come preannunciato, presenti a breve un'iniziativa (ha recentemente
pubblicato due consultazioni pubbliche e richiesto una consulenza all'Autorità bancaria europea).
In tale contesto, rientra anche la possibile definizione di un
sistema europeo di assicurazione dei depositi (
EDIS), che andrebbe a costituire il cosiddetto terzo pilastro dell'Unione bancaria (i primi due pilastri sono il Meccanismo di vigilanza unico e il Meccanismo di risoluzione unico), ma sul quale i
negoziati sono particolarmente complessi (la proposta della Commissione risale al novembre 2015).
Recentemente, in sede di Consiglio, nel tentativo di superare le difficoltà negoziali, si è proposto di ragionare su
un modello ibrido di EDIS che si basa sull'idea della coesistenza di un
fondo centrale e di una
capacità di prestito obbligatoria tra gli schemi di garanzia nazionali. Il fondo centrale fornirebbe un sostegno di liquidità a uno schema nazionale beneficiario una volta che quest'ultimo abbia esaurito i propri fondi ("regime di sostegno alla liquidità"). Qualora il fondo centrale fosse esaurito nel momento in cui si rivelasse necessario un intervento, il Comitato di risoluzione unico (
Single Resolution Board - SRB), per conto del fondo centrale, avrebbe la facoltà di acquisire fondi presso gli schemi nazionali "capienti" attraverso un meccanismo di concessione obbligatoria di prestiti. Il modello ibrido potrebbe essere impostato in modi differenti a seconda delle decisioni politiche in merito alla calibrazione dei vari parametri, quali la ripartizione dei fondi tra il fondo centrale e gli schemi nazionali o l'entità dei massimali per il sostegno alla liquidità.
Posizioni divergenti tuttavia sono emerse su alcuni aspetti. In particolare, alcune delegazioni hanno sottolineato che il modello ibrido non potrebbe essere che una fase intermedia di un percorso che porti alla creazione di un EDIS a pieno titolo (con una copertura delle perdite del 100%); altre hanno sostenuto invece che il modello ibrido non dovrebbe comportare alcuna messa in comune e che la condivisione delle perdite dovrebbe essere soggetta a condizioni chiare o a decisioni politiche.
L'Italia ha sempre sostenuto la proposta di un sistema europeo di assicurazione dei depositi
, poiché permetterebbe di realizzare una più completa mutualizzazione del rischio bancario nell'area euro e contribuirebbe ad allentare il legame fra le banche e gli Stati sovrani, garantendo a tutti i depositanti lo stesso livello e garanzia di protezione ovunque siano ubicati. Ha inoltre sempre sostenuto la necessità di pervenire, come obiettivo finale, a un EDIS completo ossia che preveda, con tempi certi, la piena assicurazione, in cui è lo schema accentrato che sopporta integralmente il rimborso dei depositanti.
Significativa attenzione è stata dedicata anche al tema della
riduzione dei rischi nel settore bancario, in particolare quelli relativi ai crediti deteriorati. L'ultima
relazione di monitoraggio semestrale sugli indicatori di riduzione dei rischi del novembre 2021, elaborata dalla Commissione europea, dalla Banca centrale europea e dal Comitato di risoluzione unico, ha evidenziato progressi negli indicatori di riduzione dei rischi delle banche dell'Unione, specificando, tuttavia, che il pieno impatto della pandemia di COVID-19 sui bilanci delle banche potrebbe non essere ancora essere visibile.
Si ricorda, a tal proposito, che secondo l'
accordo (firmato il 27 gennaio e l'8 febbraio 2021) che modifica il Trattato del MES, che deve essere ratificato da tutti gli Stati dell'eurozona, quest'ultimo potrà fornire la garanzia comune (
common backstop) al Fondo di risoluzione unico delle banche dall'inizio del 2022 (anziché dal 2024), in considerazione di una valutazione complessivamente positiva del rispetto di alcuni obiettivi di riduzione del rischio bancario, quali la riduzione dei crediti deteriorati e la capacità di assorbimento delle perdite - requisito MREL.
Unione dei mercati dei capitali
Alla luce della
crisi economica conseguente alla pandemia Covid-19, il
completamento del
progetto dell'Unione dei mercati dei capitali (
piano d'azione del 2015 e
revisione intermedia del 2017) si è fatto
più urgente. Dopo aver presentato, nel luglio 2020, un pacchetto di misure per la ripresa dei mercati dei capitali, che è stato definitivamente approvato e che ha apportato alcune modifiche mirate alle norme sulla cartolarizzazione, alla direttiva MiFID II e al regolamento sul prospetto, il
24 settembre 2020 la Commissione europea ha
rilanciato il progetto dell'Unione dei mercati dei capitali presentando un
nuovo
piano d'azione che contiene 16 azioni articolate intorno a tre obiettivi fondamentali:
A poco più di un anno dall'adozione del piano, la Commissione europea ha
già avanzato diverse iniziative (e ne ha preannunciate altre per il 2022).
Per una panoramica di tali iniziative, si veda la
comunicazione
(COM(2021)720) "Unione dei mercati dei capitali - Risultati conseguiti un anno dopo il piano d'azione" e il relativo
allegato
.
Si segnalano in particolare le seguenti:
Si propone, tra l'altro, di istituire un
punto di accesso unico europeo (ESAP) che fungerà da fonte comune di informazioni pubbliche e gratuite sulle imprese e sui prodotti di investimento dell'UE, indipendentemente dalla loro ubicazione o origine nell'UE. Si propone, altresì, la revisione del regolamento relativo ai fondi di investimento europei a lungo termine (ELTIF), al fine di incoraggiare gli investimenti a lungo termine, anche da parte degli investitori al dettaglio, della direttiva sui gestori di fondi di investimento alternativi (direttiva sui GEFIA), per facilitare l'accesso ai finanziamenti per le imprese dell'UE armonizzando il quadro normativo per i fondi che concedono prestiti alle imprese e del regolamento sui mercati degli strumenti finanziari (MiFIR), al fine di migliorare la trasparenza introducendo un "sistema consolidato di pubblicazione europeo" per facilitare l'accesso ai dati sulle negoziazioni da parte di tutti gli investitori.
La Commissione ha preannunciato altresì la presentazione di
ulteriori misure nel 2022, tra cui una proposta sulle quotazioni, un quadro nell'ambito della "finanza aperta", un'iniziativa sull'insolvenza delle imprese e un quadro per l'alfabetizzazione finanziaria.
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