Camera dei deputati - Legislatura - Dossier di documentazione (Versione per stampa)
Autore: RUE - Ufficio SG - Ufficio Rapporti con l'Unione europea
Titolo: Videoconferenza dei membri del Consiglio europeo, 25 e 26 Marzo 2021
Serie: Documentazione per l'Assemblea - Esame di atti e documenti dell'UE   Numero: 24
Data: 23/03/2021
Organi della Camera: Assemblea, XIV Unione Europea


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Videoconferenza dei membri del Consiglio europeo, 25 e 26 Marzo 2021

23 marzo 2021
Edizione aggiornata


Indice

|COVID 19|Relazioni tra l'UE e gli Stati Uniti|Mercato unico, politica industriale, digitale ed economia|Situazione nel Mediterraneo orientale|Russia|Vertice euro|


La riunione dei membri del Consiglio europeo del 25 e 26 marzo 2021, originariamente programmata in presenza, si svolgerà in videoconferenza a motivo dell'evoluzione della situazione pandemica in Europa. I temi oggetto di discussione saranno i seguenti:
  • la situazione della pandemia di Covid-19 e dei vari meccanismi per coordinare la risposta dell'UE e sostenere gli Stati membri;
  • le relazioni tra l'UE e gli Stati Uniti, con la partecipazione del Presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, in videoconferenza la sera di giovedi 25 marzo (tale punto è stato inserito all'ordine del giorno della riunione del Consiglio europeo solo nel tardo pomeriggio del 23 marzo);
  • mercato unico, politica industriale, digitale ed economia, con particolare riferimento alla nuova strategia industriale dell'UE e alle iniziative in materia di digitale recentemente presentate dalla Commissione europea;
  • la situazione nel Mediterraneo orientale e le relazioni con la Turchia, in particolare sulla base del rapporto che l'Alto Rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza dell'UE ha presentato in vista del Consiglio europeo;
  • relazioni con la Russia.
A seguito della riunione, analogamente alle precedenti riunioni in videconferenza, verrà adottata una dichiarazione, che dovrebbe riprendere il progetto di conclusioni del 16 marzo 2021.
A margine del Consiglio europeo dovrebbe tenersi, inoltre, il Vertice euro in formato inclusivo che dovrebbe occuparsi, in particolare, del ruolo internazionale dell'euro.

COVID 19

Il Consiglio europeo dovrebbe fare il punto della situazione epidemiologica e vaccinale e, in base al progetto di conclusioni, ribadire che proseguirà lo sforzo di coordinamento in risposta alla pandemia di COVID-19.

La situazione epidemiologica

Per monitorare l'andamento della pandemia il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC) pubblica periodicamente mappe basate sui dati comunicati dagli Stati membri in ottemperanza alla raccomandazione del Consiglio dell'UE del 13 ottobre 2020, come modificata dalla raccomandazione del Consiglio del 28 gennaio 2021 (l'ultimo aggiornamento è del 18 marzo 2021). L'ECDC pubblica inoltre statistiche quotidiane e sui contagi e sui decessi nel mondo, nell'UE, nello Spazio economico europeo (SEE) e nel Regno Unito.
Il Consiglio ha chiesto agli Stati membri di fornire ogni settimana all'ECDC i dati disponibili su: numero di nuovi casi registrati per 100.000 abitanti negli ultimi 14 giorni; numero di test per 100.000 abitanti effettuati nell'ultima settimana ( tasso di test effettuati); percentuale di test positivi riscontrati nell'ultima settimana ( tasso di positività dei test). La raccomandazione prevede una mappatura delle zone di rischio: rosso scuro (rischio molto elevato), rossa (rischio elevato), arancione (rischio medio), verde (rischio basso).
Fra gli altri rapporti forniti dall'ECDC si segnalano: la Guida al sequenziamento del SARS-COV-2 - Primo aggiornamento (18 gennaio 2021), elaborata alla luce della variante identificata nel Regno Unito (SARS-CoV-2 VOC 202012/01); il primo aggiornamento, pubblicato il 21 gennaio 2021, della valutazione dei rischi sulla diffusione nell'UE/SEE delle nuove varianti del virus (prese in considerazione le varianti VOC 202012/01, la 501.V2 e la P1, scoperte rispettivamente nel Regno Unito, in Sudafrica e in Brasile, l'ECDC valuta come molto elevata la probabilità di introduzione e diffusione nella comunità dell'UE/SEE delle varianti, a causa della loro maggiore trasmissibilità).

La strategia dell'UE per i vaccini

In base al progetto di conclusioni, il Consiglio europeo dovrebbe innanzitutto ribadire che l'accelerazione della produzione, consegna e diffusione dei vaccini resta essenziale per superare la crisi e che gli sforzi in tal senso dovranno essere ulteriormente intensificati. Dovrebbe inoltre sottolineare l'importanza della trasparenza e accogliere con favore l'estensione del regime di autorizzazione all'esportazione.
Il 17 giugno 2020 la Commissione europea ha presentato la " Strategia dell'UE per i vaccini contro la COVID-19" al fine di accelerare lo sviluppo, la produzione e la diffusione di vaccini efficaci e sicuri. La Commissione ha inoltre previsto un approccio centralizzato in ambito europeo per garantire l'approvvigionamento a tutti i cittadini dell'UE. Il portafoglio di vaccini dell'Unione europea comprende attualmente i vaccini che sono o saranno prodotti dalle società (o aggregazioni fra società) AstraZeneca (fino a 400 milioni di dosi), Sanofi-GSK (fino a 300 milioni di dosi), Janssen Pharmaceutica NV (fino a 400 milioni di dosi), BioNtech-Pfizer (fino a 600 milioni di dosi), CureVac (fino a 405 milioni di dosi) e Moderna (fino a 460 milioni di dosi), per un totale di 2,6 miliardi di dosi. La Commissione ha inoltre concluso colloqui esplorativi per l'acquisto di un potenziale vaccino contro la COVID-19 con la società farmaceutica Novavax e, da ultimo, con Valneva, rispettivamente fino a 200 milioni di dosi e fino a 60 milioni di dosi. I contratti sono protetti da clausole di riservatezza.
Il 21 gennaio 2021 CureVac ha accettato di pubblicare il suo accordo preliminare di acquisto con la Commissione europea, il 27 gennaio 2021 è stato pubblicato il contratto preliminare di acquisto firmato con la società farmaceutica AstraZeneca il 27 agosto 2020 e, da ultimo, il 9 febbraio 2021 il contratto preliminare d'acquisto siglato con Sanofi-GSK; in tutti i casi, dalla pubblicazione sono state espunte alcune informazioni riservate.
Il regime di autorizzazione all'esportazione di vaccini
Il 29 gennaio 2021 la Commissione ha adottato (con procedura d'urgenza) un atto di esecuzione - regolamento di esecuzione (UE) 2021/111 -, che subordina ad autorizzazione l'esportazione dei vaccini contro la COVID-19 al di fuori dell'UE. Si prevede che l'autorizzazione sia rilasciata solo se il volume delle esportazioni non costituisca una minaccia per l'esecuzione degli accordi preliminari di acquisto (APA) conclusi fra l'UE e le società; tuttavia, sono esentate dal regime di autorizzazione molteplici fattispecie di esportazione, sulla base del principio di solidarietà. Nella premessa del regolamento si indica che il regime di autorizzazione in oggetto deve trovare applicazione fino alla fine di marzo 2021. Preso atto che la capacità di produzione di vaccini contro la COVID-19 è ancora in fase di sviluppo e rimane, per alcuni produttori di vaccini, al di sotto dei quantitativi garantiti, da destinare all'Unione sulla base degli APA conclusi con la medesima Unione, l' 11 marzo 2021 la Commissione ha adottato il regolamento di esecuzione (UE) 2021/442, in base al quale viene mantenuto, fino al 30 giugno 2021, il meccanismo volto a garantire che le esportazioni dei vaccini contro la COVID-19 oggetto degli APA con l'Unione siano subordinate ad un'autorizzazione preventiva.
L' Italia è finora l'unico Stato membro ad aver rifiutato - ai sensi del regolamento di esecuzione 2021/111 - il rilascio di un'autorizzazione all'esportazione di vaccini anti COVID-19, in data 26 febbraio e con riferimento alla richiesta formulata dalla società AstraZeneca per l'esportazione di 250.700 dosi. Come riportato dal Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale (MAECI), la proposta di non autorizzazione è stata inviata alla Commissione europea dopo aver consultato le altre amministrazioni italiane competenti, che hanno tutte espresso parere negativo.
Ai sensi del regolamento citato, la proposta di decisione dello Stato membro, relativa alla richiesta di autorizzazione di esportazione di vaccini prodotti nel proprio territorio, è notificata (da parte del medesimo Stato) alla Commissione europea. Quest'ultima valuta l'impatto delle esportazioni - per le quali sia stata richiesta l'autorizzazione - sull'esecuzione dei pertinenti APA con l'Unione e, qualora non sia d'accordo con la proposta di decisione dello Stato membro, formula un parere motivato. Lo Stato membro interessato è tenuto a decidere in merito alla richiesta di autorizzazione conformemente al parere della Commissione. Le motivazioni alla base della proposta italiana di non accogliere la richiesta sono le seguenti: il fatto che il Paese destinatario della fornitura (Australia) sia considerato "non vulnerabile" ai sensi del regolamento sopra citato; il permanere della penuria di vaccini nell'UE e in Italia e i ritardi nelle forniture dei vaccini da parte di AstraZeneca nei confronti dell'UE e dell'Italia; l'elevato numero di dosi di vaccino oggetto della richiesta di autorizzazione all'esportazione rispetto alla quantità di dosi finora fornite all'Italia e, più in generale, ai Paesi dell'UE. La proposta italiana di diniego dell'autorizzazione è stata approvata dalla Commissione europea e il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale ha quindi emanato formalmente il provvedimento di diniego all'esportazione, notificato alla controparte il 2 marzo 2021 (vd. il comunicato stampa del MAECI).
La Commissione europea ha annunciato di voler avviare un dialogo formale nell'ambito del contenzioso in merito alla fornitura dei vaccini. La questione dovrebbe essere discussa in occasione del Consiglio europeo. La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha in proposito dichiarato che AstraZeneca consegnerà all'UE solo 70 milioni di dosi di vaccino contro la COVID-19 entro la fine di giugno 2021, invece della quantità contrattuale prevista, pari a 180 milioni di dosi.
In merito all' esportazione dei vaccini, la presidente von der Leyen ha inoltre ricordato, in una dichiarazione del 17 marzo, che dal momento di adozione del relativo regolamento l'UE ha accolto oltre 300 richieste di autorizzazione, esportando 41 milioni di dosi in 33 Paesi. Ha dichiarato quindi di voler assicurare reciprocità e proporzionalità nello scambio di vaccini con Paesi terzi che hanno tassi di vaccinazione più alti, per assicurare all'Europa la sua parte.
Il Consiglio europeo probabilmente affronterà la questione della distribuzione dei vaccini a sei Stati membri - Austria, Bulgaria, Croazia, Lettonia, Repubblica ceca e Slovenia - che, essendo rimasti indietro nella distribuzione a causa delle mancate consegne da parte di Astra Zeneca (a favore della quale avevano rinunciato a dosi di Pfizer-BNTech, Moderna e Johnson&Johnson), hanno richiesto di modificare i criteri di ripartizione delle dosi.
La diffusione dei vaccini
La Commissione ha predisposto un approccio coordinato alla distribuzione dei vaccini, tramite una metodologia di assegnazione concordata con gli Stati membri, secondo un criterio di ripartizione basato sulla popolazione (vd. la comunicazione dal titolo "Preparazione per le strategie di vaccinazione e la diffusione di vaccini contro la COVID-19" - COM(2020)680). Finora sono stati autorizzati dall'Agenzia europea per i medicinali ( EMA ) i vaccini prodotti da BioNTech/Pfizer (il 21 dicembre 2020), Moderna (il 6 gennaio 2021), AstraZeneca (il 29 gennaio 2021) e Janssen Pharmaceutica NV (l' 11 marzo 2021). Nell'Unione europea le vaccinazioni contro la COVID-19 sono iniziate il 27 dicembre 2020.
L'EMA pubblica valutazioni periodiche sulla sicurezza dei vaccini contro la COVID-19 autorizzati nell'UE. Gli aggiornamenti riassumono i dati che si sono resi disponibili dopo l'autorizzazione del vaccino; indicano inoltre se le informazioni sulla sicurezza richiedano ulteriori indagini. Le case produttrici di vaccini sono tenute a inviare una relazione sulla sicurezza dei vaccini anti COVID-19 all'Agenzia europea per i medicinali ogni mese. Il 29 gennaio 2021 l'EMA ha pubblicato il suo primo aggiornamento sulla sicurezza relativo a un vaccino contro la COVID-19 - Comirnaty, il vaccino prodotto da BioNTech e Pfizer; ha poi pubblicato un secondo aggiornamento il 4 marzo 2021. L'Agenzia ha inoltre pubblicato aggiornamenti sul vaccino prodotto da Moderna, il 5 febbraio e il 4 marzo 2021. Su entrambi i vaccini, l'Agenzia si è espressa ribadendo che i vantaggi nel prevenire la COVID-19 continuano a prevalere sui rischi; non vi sono pertanto raccomandazioni di modifica riguardanti l'utilizzo di questi vaccini.
Da ultimo, il 18 marzo 2021 si è svolta una riunione straordinaria del Comitato di valutazione dei rischi per la farmacovigilanza (PRAC) - comitato dell'EMA responsabile della valutazione e del monitoraggio della sicurezza dei medicinali per uso umano -; la riunione è stata organizzata nell'ambito della valutazione di un allarme relativo alla sicurezza del vaccino prodotto da AstraZeneca, con riferimento a casi di eventi tromboembolici. Sulla base delle informazioni raccolte, il Comitato ha concluso che: 1) i benefici del vaccino nel combattere la minaccia ancora diffusa della COVID-19 continuano a prevalere sul rischio di effetti collaterali; 2) il vaccino non è associato a un aumento del rischio complessivo di eventi tromboembolici in coloro che lo ricevono; 3) non vi è evidenza di un problema relativo a lotti specifici del vaccino o a particolari siti di produzione; 4) tuttavia, il vaccino può essere associato a casi molto rari di coaguli associati a trombocitopenia. Riguardo a quest'ultimo punto, è stato precisato che: circa 20 milioni di persone nel Regno Unito e nel SEE hanno ricevuto il vaccino dal 16 marzo e l'EMA ha riscontrato solo 7 casi di coaguli di sangue in più vasi sanguigni (coagulazione intravascolare disseminata, DIC) e 18 casi di coaguli nei vasi che drenano sangue dal cervello (CVST). Pertanto, un nesso causale con il vaccino non è dimostrato, ma esso è possibile e la questione merita ulteriori analisi. Il PRAC ha dichiarato che procederà a una revisione dei rischi, inclusa l'analisi dei rischi di altri tipi di vaccini contro la COVID-19 (sebbene, per questi ultimi, finora non sia stato identificato alcun segnale dal monitoraggio), sui cui risultati l'EMA dovrà riferire.
In data 14 marzo 2021, l'Agenzia italiana del farmaco ( AIFA) ha dichiarato che "i casi di decesso verificatisi dopo la somministrazione del vaccino AstraZeneca hanno un legame solo temporale. Nessuna causalità è stata dimostrata tra i due eventi. L'allarme legato alla sicurezza del vaccino AstraZeneca non è giustificato". L'AIFA ha inoltre sottolineato che le attività di farmacovigilanza proseguono sia a livello nazionale che europeo, in collaborazione con l'EMA, attraverso un attento monitoraggio dei possibili effetti avversi legati alla vaccinazione.
Il 19 gennaio 2021, in vista della videoconferenza informale del Consiglio europeo del 21 gennaio, la Commissione europea ha presentato la comunicazione "Fare fronte comune per sconfiggere la COVID-19" ( COM(2021)35), in cui ha richiesto agli Stati membri di accelerare le vaccinazioni, rispettando i tempi di seguito indicati: entro marzo 2021 si dovrebbe vaccinare, in ogni Stato membro, almeno l' 80% delle persone di età superiore a 80 anni e l' 80% degli operatori del settore sanitario e dell'assistenza sociale; entro l'estate del 2021 gli Stati membri dovrebbero aver vaccinato almeno il 70% della popolazione adulta. Alla data del 22 marzo 2021 nell'UE risulta siano state consegnate 68,6 milioni di dosi di vaccino e siano state somministrate 55,2 milioni di dosi (fonte: ECDC; vd. COVID-19 Vaccine Tracker ).
Per quanto concerne l' Italia, l'attività di somministrazione delle vaccinazioni è iniziata a fine dicembre 2020 (non esiste un obbligo specifico di adesione alla campagna di vaccinazione). I dati relativi alle vaccinazioni effettuate vengono aggiornati costantemente su una pagina internet interistituzionale della Presidenza del Consiglio dei ministri, del Ministro della salute e del Commissario straordinario per l'attuazione e il coordinamento delle misure occorrenti per il contenimento e contrasto dell'emergenza epidemiologica COVID-19 (Commissario di cui all'articolo 122 del D.L. 17 marzo 2020, n. 18, convertito, con modificazioni, dalla L. 24 aprile 2020, n. 27, e successive modificazioni), disaggregati per categorie e per fasce di età.

Certificati verdi digitali

Il Consiglio europeo dovrebbe esprimere il proprio sostegno ai preparativi per un approccio comune alla graduale revoca delle restrizioni, allo scopo di garantire il coordinamento fra gli Stati membri nel momento in cui la situazione epidemiologica consentirà un allentamento delle misure attuali. Dovrebbe in tal senso indicare come prioritari i lavori sui certificati digitali interoperabili per la COVID-19.
Nella dichiarazione adottata a seguito della videoconferenza informale del 25 e 26 febbraio 2021, i membri del Consiglio europeo hanno esortato a portare avanti i lavori relativi a un approccio comune sui certificati di vaccinazione. La Commissione ha lavorato con gli Stati membri, nell'ambito della rete di assistenza sanitaria online, alla predisposizione di certificati di vaccinazione interoperabili (l' eHealth Network è una rete volontaria che collega le autorità nazionali responsabili dell'assistenza sanitaria online designate dagli Stati membri, istituita sulla base dell'art. 14 della direttiva 2011/24/UE concernente l'applicazione dei diritti dei pazienti relativi all'assistenza sanitaria transfrontaliera, e i cui compiti sono stati precisati dalla decisione di esecuzione (UE) 2019/1765).
Il 27 gennaio sono stati adottati gli orientamenti sui certificati di vaccinazione, contenenti gli elementi di interoperabilità di base, poi aggiornati il 12 marzo, e lo stesso 12 marzo è stata concordata la bozza del trust framework ("quadro di fiducia"). Il 17 marzo 2021 la Commissione ha quindi proposto l'introduzione di un certificato verde digitale per agevolare e rendere sicura la libera circolazione all'interno dell'UE durante la pandemia di COVID-19. Di seguito i principali elementi del regolamento proposto dalla Commissione:
  • faranno parte del certificato verde digitale tre tipi di certificati, il certificato di vaccinazione, il certificato sui test effettuati - test NAAT/RT-PCR o test antigenico rapido - e il certificato di avvenuta guarigione dalla COVID-19;
  • i certificati saranno rilasciati, gratuitamente, in formato digitale o cartaceo. Entrambi comporteranno un codice QR contenente le informazioni fondamentali necessarie nonché una firma digitale che ne garantisca la sicurezza e l'autenticità;
  • la Commissione dovrà predisporre un gateway e aiutare gli Stati membri a sviluppare un software che le autorità potranno usare per verificare le firme dei certificati in tutta l'UE. I dati personali inclusi nei certificati saranno trattati dalle autorità competenti dello Stato membro di destinazione o dagli operatori dei servizi di trasporto transfrontalieri al fine di attuare le misure di sanità pubblica previste durante la pandemia di COVID- 19; il trattamento dei dati personali dovrà pertanto essere limitato a quanto strettamente necessario. I dati personali non saranno conservati. Il trust framework sull'interoperabilità dei certificati sanitari adottato, il 12 marzo 2021, dalla rete eHealth dovrebbe costituire la base per il trust framework cui la proposta si riferisce;
  • i certificati saranno redatti nella lingua o nelle lingue ufficiali dello Stato membro di rilascio e in inglese;
  • gli Stati membri che accettano la prova della vaccinazione ai fini dell'esenzione da alcune restrizioni alla libera circolazione, come i test o la quarantena, messe in atto - in conformità al diritto dell'Unione - per limitare la diffusione della COVID-19, saranno tenuti ad accettare, alle stesse condizioni, i certificati di vaccinazione rilasciati da altri Stati membri nel quadro del sistema del certificato verde digitale. Tale obbligo sarà limitato ai vaccini che abbiano ricevuto un' autorizzazione all'immissione in commercio nell'UE, ai sensi del regolamento (CE) n. 726/2004. Gli Stati membri potranno comunque decidere di accettare anche altri vaccini;
  • nel caso in cui uno Stato membro continui a imporre la quarantena o i test ai titolari di un certificato verde digitale, dovrà notificarlo alla Commissione e a tutti gli altri Stati membri e giustificare la decisione ( procedura di notifica che mira a garantire che gli Stati membri e la Commissione siano informati delle restrizioni al diritto alla libera circolazione rese necessarie dalla pandemia);
  • in allegato al regolamento vengono indicati i dati personali da includere nei certificati. Viene precisato che questi comprenderanno una serie di informazioni limitate, come nome, data di nascita, data di rilascio, informazioni rilevanti riguardanti il vaccino/i test/la guarigione, e un identificativo univoco del certificato. Tali dati potranno essere controllati solo per confermare e verificare l'autenticità e la validità dei certificati.
Il certificato verde digitale sarà valido in tutti gli Stati membri e potrà applicarsi anche all'Islanda, al Liechtenstein, alla Norvegia e alla Svizzera. Dovrebbe essere rilasciato ai cittadini dell'UE e ai loro familiari, indipendentemente dalla loro nazionalità; dovrebbe inoltre essere rilasciato anche ai cittadini non dell'UE che risiedono nell'Unione e ai visitatori che hanno il diritto di recarsi in altri Stati membri. Tale sistema viene previsto come misura temporanea, e dovrebbe essere sospeso una volta che l'Organizzazione mondiale della sanità (OMS) avrà dichiarato la fine dell'emergenza sanitaria internazionale COVID-19. La Commissione ha esortato Parlamento europeo e Consiglio ad adottare al più presto la proposta di regolamento, per la quale è prevista la procedura legislativa ordinaria.

Il sostegno all'accesso globale ai vaccini

In base alla proposta di conclusioni, il Consiglio europeo dovrebbe riaffermare l'impegno dell'Unione europea per la risposta globale alla pandemia, sottolineando la necessità di proseguire speditamente i lavori per l'istituzione di un meccanismo di condivisione dei vaccini, in modo da integrare e sostenere il ruolo guida di COVAX nel garantire l'accesso universale ai vaccini e la loro diffusione.
Il programma COVAX è uno dei tre pilastri del progetto concernente la collaborazione ACT (Access to COVID-19 Tools) - Accelerator , avviata nell'aprile 2020 dall'Organizzazione mondiale della sanità (OMS) assieme ad altri partner, fra cui la Commissione europea, per fronteggiare la pandemia. La suddetta collaborazione ha l'obiettivo di fornire un accesso equo alla diagnostica, ai trattamenti e ai vaccini contro la COVID-19. Nell'ambito di tale collaborazione, il programma COVAX è dedicato all' accesso ai vaccini in tutti i Paesi del mondo, indipendentemente dal livello di reddito; esso è guidato, oltre che dall'OMS, da Gavi (Alleanza per i vaccini) e dalla Coalizione per l'innovazione in materia di preparazione alle epidemie (CEPI). La Commissione europea ha aderito al programma COVAX il 31 agosto 2020 e attraverso Team Europa l'ha sostenuto con un contributo di 853 milioni di euro, divenendone il soggetto donatore principale.
Il programma COVAX prevede l'acquisto, entro la fine del 2021, di 2 miliardi di dosi di vaccino, di cui oltre 1,3 miliardi per i Paesi a basso e medio reddito.
Da ultimo, nella comunicazione del 19 gennaio 2021 "Fare fronte comune per sconfiggere la COVID-19" COM(2021)35), la Commissione europea ha annunciato l'intenzione di istituire un meccanismo europeo per mettere in comune con i Paesi terzi i vaccini, in modo da garantire la condivisione dell'accesso a una parte dei 2,3 miliardi di dosi garantite dall'UE ai Paesi terzi attraverso l'approccio Team Europa; particolare attenzione sarebbe posta ai Balcani occidentali, al vicinato orientale e meridionale e all'Africa, con interventi rivolti principalmente agli operatori sanitari e alle esigenze umanitarie, in una prospettiva di solidarietà e sicurezza sanitaria all'interno e all'esterno dell'Unione. Tale meccanismo dovrebbe costituire un canale per ricevere richieste e fornire dosi di vaccino, eventualmente tramite COVAX, senza interferire con i piani di vaccinazione degli Stati membri. Il volume di dosi condivise sarebbe legato all'aumento delle forniture di vaccini.

Relazioni tra l'UE e gli Stati Uniti

Il Consiglio europeo dovrebbe discutere delle relazioni transatlantiche insieme al presidente degli Stati Uniti Joe Biden, che parteciperà alla videoconferenza di giovedì 25 marzo.
La Commissione europea e l'Alto Rappresentante per la politica estera e di sicurezza, Josep Borrell, hanno presentato il 2 dicembre 2020 una comunicazione congiunta intitolata " Una nuova agenda UE-USA per il cambiamento globale ", al fine di avviare una discussione al livello di UE sul rilancio delle relazioni tra Unione europea e USA, anche in considerazione dell'elezione del nuovo Presidente Joe Biden e dei profondi cambiamenti in atto nel sistema delle relazioni internazionali.
La comunicazione congiunta è attualmente all'esame della Commissione affari esteri della Camera dei deputati (si veda in proposito il relativo bollettino).
La comunicazione indica che il rilancio delle relazioni tra UE e USA si potrebbe tradurre nella definizione di una nuova agenda transatlantica per la cooperazione globale. La comunicazione invita a non indugiare nel falso dibattito che contrappone come alternative la costruzione di una Europa più forte all'opzione di una forte partnership transatlantica, quando sono, invece, due prospettive che si rinforzano mutualmente.

Priorità della futura agenda transatlantica

Nella comunicazione si propone di strutturare la futura nuova agenda transatlantica attorno alle seguenti priorità:
lotta alla pandemia di COVID 19 e azioni di prevenzione in ambito sanitario
  • garantire finanziamenti per lo sviluppo e un'equa distribuzione globale di vaccini, test e trattamenti, aderendo e contribuendo alle iniziative dell'OMS, ACT-A e COVAX, programmi per l'accesso globale del vaccino anti COVID-19;
  • sviluppare linee guida sulla pandemia e intensificare la cooperazione e la condivisione dei dati;
  • facilitare il commercio di beni medici essenziali nell'ambito dell'Organizzazione mondiale della sanità (OMS) e rafforzare l'OMS;
    Si ricorda al proposito che l'ex Presidente Trump aveva preso l'iniziativa di ritirare gli Stati Uniti dall'OMS a partire dal 6 luglio 2021, mentre il Presidente Biden ha emesso il 20 gennaio 2021 un ordine esecutivo che ha annullato tale decisione.
  • cooperare su prevenzione, preparazione e risposta a future pandemie, anche sulla base dell'esperienza dell'attuale;
protezione del pianeta
  • coordinare le rispettive posizioni per accordi globali ambiziosi ai vertici delle Nazioni Unite sul clima e la biodiversità del prossimo anno, a partire da un impegno comune per le emissioni zero entro il 2050;
    Si ricorda che il Presidente Biden, il 20 gennaio 2021, con ordine esecutivo ha revocato la decisione sul ritiro degli Stati Uniti dall'Accordo di Parigi sui cambiamenti climatici, che era stata assunta dall'ex Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, nel giugno del 2017. Durante la campagna elettorale Biden ha proposto un piano da duemila miliardi di dollari per una transizione ecologica che annulli le fonti fossili in 15 anni.
  • promuovere una nuova agenda per il commercio verde transatlantico nell'ambito dell'OMC (Organizzazione mondiale del commercio) e misure per evitare la rilocalizzazione delle emissioni di carbonio; promuovere un'alleanza transatlantica per la tecnologia verde per la cooperazione nello sviluppo di tecnologie pulite e circolari e nella creazione di mercati leader; progettare un quadro normativo globale per la finanza sostenibile;
  • lotta contro la deforestazione e intensificare la protezione degli oceani, in particolare promuovendo un trattato globale sulle plastiche e designando delle aree marittime protette negli oceani del sud;
tecnologia, commercio e standard
  • riforma dell'OMC e promuovere soluzioni negoziate per controversie commerciali bilaterali;
    Si ricorda che gli Stati Uniti hanno in passato bloccato la riforma dell'OMC, la nomina dei giudici dell'organo di appello dell'OMC e il processo di nomina del suo Direttore Generale. A questo riguardo, si segnala che è stata recentemente nominata al vertice dell'Organizzazione l'ex Ministra delle finanze della Nigeria Ngozi Okonjo-Iweala.
    Inoltre, vi sono state negli ultimi anni diverse controversie commerciali tra UE e Stati Uniti, tra le quali in particolare quella relativa ai dazi su acciaio e alluminio importati negli Stati Uniti, la disputa tra UE e USA a proposito dei sussidi pubblici a Airbus e Boeing, che hanno poi innescato a cascata una guerra di dazi commerciali che hanno colpito prodotti agricoli, alimentari e industriali da una parte e dall'altra dell'Atlantico.
    Si segnala che, da ultimo, il 5 marzo 2021, l'UE e gli Stati Uniti in una dichiarazione comune hanno concordato di sospendere tutte le tariffe di ritorsione sulle esportazioni dell'UE e degli Stati Uniti imposte nelle controversie Airbus e Boeing per un periodo di quattro mesi. Sulla base di tali controversie, l'Organizzazione mondiale per il commercio aveva autorizzato, nell'ottobre del 2018, gli Stati Uniti ad aumentare le tariffe commerciali per un valore di circa 7,5 miliardi di dollari di esportazioni dell'UE negli Stati Uniti e, nell'ottobre 2020, l'UE ad adottare tariffe su circa 4 miliardi di dollari di esportazioni statunitensi nell'UE.
  • istituire un nuovo Consiglio per il commercio e la tecnologia UE-USA per facilitare il commercio, sviluppare standard compatibili e promuovere l'innovazione;
  • avviare un dialogo sulla responsabilità delle piattaforme online e Big Tech – per soluzioni globali per una tassazione equa e evitare distorsioni del mercato nell'economia digitale;
    Si ricorda che in ambito OCSE sono stati avviati dei negoziati a proposito della cosiddetta Web tax, da cui però gli Stati Uniti, che inizialmente vi avevano aderito, si sono ritirati nel giugno 2020. In seguito allo stallo dei negoziati in sede OCSE, la Francia a partire da fine novembre 2020 ha iniziato ad applicare la legge - approvata in precedenza unilateralmente, ma sospesa in attesa della conclusione dei negoziati OCSE - che impone ai grandi gruppi attivi nei servizi digitali un'imposta basata sul loro fatturato.
    In sede OCSE/G20 sono in corso i negoziati per una riforma del sistema fiscale internazionale, che include, in particolare, l'individuazione di soluzioni condivise in materia di tassazione dell'economia digitale (si v. infra il punto relativo alla tassazione digitale).
  • sviluppare un approccio comune alla protezione delle tecnologie critiche alla luce delle preoccupazioni economiche e di sicurezza globali, iniziando dalle discussioni sul 5G;
  • promuovere un accordo sull'intelligenza artificiale e intensificare la cooperazione per facilitare il libero flusso di dati sulla base di un contesto di fiducia comune;
  • rinnovare la cooperazione in materia di regolamentazione e standard;
sicurezza, prosperità e democrazia
  • piena disponibilità dell'UE a partecipare al vertice per la Democrazia proposto dal Presidente eletto Biden, rendendo comuni impegni per combattere l'ascesa dell'autoritarismo, le violazioni dei diritti umani e la corruzione;
  • coordinare le risposte alle sfide comuni per promuovere la stabilità regionale e globale.
    La comunicazione indica che per l'UE la Cina rappresenta un partner negoziale per la cooperazione, un concorrente economico e un rivale sistemico e che, in quanto società democratiche ed economie di mercato aperte, l'UE e gli USA concordano sul fatto che la crescente assertività internazionale della Cina pone sfide strategiche, anche se non si trovano sempre d'accordo sulle migliori modalità per affrontarle. A tal fine il nuovo dialogo UE-USA sulla Cina dovrà permettere di definire un meccanismo fondamentale per promuovere gli interessi dell'UE e gestire le differenze di approccio con gli USA. La comunicazione poi indica le seguenti aree di possibile confronto con gli USA: Africa, Medio oriente, Libia, Siria, Iraq Yemen, Afghanistan, Regione del Sahel, Russia, Ucraina, Balcani occidentali, Turchia, America Latina e Sud est asiatico;
    Il 30 dicembre 2020 l' UE e la Cina hanno raggiunto una intesa in linea di principio per un accordo globale sugli investimenti (CAI). L'accordo prevede l'impegno da parte della Cina a garantire: un livello più elevato di accesso al mercato per gli investitori dell'UE; un trattamento equo alle aziende dell'UE in modo che possano competere in condizioni di migliore parità in Cina, anche in termini di disciplina per le imprese di proprietà statale, trasparenza dei sussidi e regole contro il trasferimento forzato di tecnologie; il rispetto di disposizioni sullo sviluppo sostenibile, compresi gli impegni sul lavoro forzato e la ratifica delle pertinenti convenzioni fondamentali dell'OIL. Precedentemente all'intesa – raggiunta in particolare sotto la spinta della Germania che ha esercitato la presidenza del Consiglio dell'UE fino al 31 dicembre 2020 – Jake Sullivan, il consigliere per la sicurezza nazionale del presidente Biden, ha dichiarato, alla vigilia della firma, che la nuova amministrazione americana si sarebbe augurata un confronto con i partner europei sulle preoccupazioni comuni circa le pratiche economiche della Cina.
    Si ricorda, inoltre, che l'8 maggio 2018 il Presidente Donald Trump ha deciso di ritirare gli Stati Uniti dall'accordo sul piano d'azione congiunto globale (PACG) sul nucleare iraniano che era stato raggiunto nel luglio 2015 e di ripristinare tutte le sanzioni imposte in precedenza a carico dell'Iran. Il Presidente Biden ha fatto presente che gli Stati Uniti potrebbero rientrare nell'accordo sul PACG a condizione che l'Iran rispetti le condizioni fissate nel piano. Il PACG è stato sottoscritto a luglio 2015 da Iran e l'E3/UE+3 (Francia, Germania, Regno Unito e UE con Stati Uniti, Russia e Cina) con l'obiettivo di garantire la natura pacifica del programma nucleare iraniano in cambio della cessazione delle misure restrittive contro l'Iran.
  • rafforzare l'impegno comune a favore della sicurezza transatlantica e internazionale, istituendo un nuovo dialogo UE-USA su sicurezza e difesa;
    Si ricorda che contestualmente alla riduzione della presenza e dell'attenzione americana nell'Europa orientale e nel Mediterraneo meridionale, l'Unione europea ha intrapreso un complesso di iniziative volte a rafforzare le capacita della difesa europea. Quanto tali iniziative possano effettivamente tradursi in una vera e propria autonomia strategica dell'Europa è una questione aperta e comunque di medio e lungo periodo. L'ex Presidente Trump aveva invitato gli alleati in ambito NATO a rispettare l'impegno assunto di destinare il 2 % dei loro PIL per la spesa destinata alla difesa, obiettivo raggiunto, tra gli Stati dell'UE, solo da Bulgaria, Grecia, Regno Unito, Estonia, Lituania, Lettonia e Polonia. L' Italia nel 2019 si è collocata all' 1,22%. Per contro gli Stati Uniti destinano alle spese per la difesa circa il 3,4% del PIL, la Russia il 3,9% e la Cina l'1,9% (Fonte Rapporto Annuale NATO 2019).
  • rafforzare il sistema multilaterale.


Conclusioni del Consiglio europeo del 10 e 11 dicembre sulle relazioni UE-USA

Il Consiglio europeo del 10 ed 11 dicembre 2020 ha adottato delle conclusioni nelle quali, per quanto riguarda le relazioni con gli USA, ha evidenziato l'importanza di un solido partenariato strategico transatlantico basato su interessi comuni e valori condivisi, alla luce della necessità di affrontare le sfide mondiali, ed ha indicato che l'UE attende con interesse di collaborare con gli Stati Uniti e di discutere delle priorità condivise con il nuovo presidente degli Stati Uniti, in particolare per:
  • rafforzare la risposta globale nella lotta contro la pandemia di COVID-19;
  • affrontare i cambiamenti climatici;
  • favorire la ripresa economica;
  • cooperare su questioni digitali e tecnologiche;
  • intensificare gli scambi reciproci, risolvere le controversie commerciali, riformare l'OMC;
  • promuovere il multilateralismo, la pace e la sicurezza.

Mercato unico, politica industriale, digitale ed economia


Politica industriale e mercato unico

Il Consiglio europeo dovrebbe sottolineare l'importanza di un mercato unico forte, resiliente e pienamente funzionante nonché della rigorosa attuazione e applicazione delle norme del mercato unico.
Dovrebbe altresì evidenziare la necessità di rafforzare la competitività e la resilienza dell'industria dell'Unione europea, comprese le PMI, per accelerarne le transizioni verde e digitale, anche attraverso adeguati strumenti finanziari volti a sostenere progetti multinazionali e affrontare le dipendenze strategiche. Inoltre, il Consiglio europeo dovrebbe chiedere che l'aggiornamento della strategia industriale per l'Europa tenga conto dei primi insegnamenti tratti dalla crisi COVID-19 e sostenga lo sforzo per la ripresa. 
La crisi in atto sta mettendo a dura prova l' apparato produttivo europeo e il funzionamento del mercato interno, in un contesto globale di crescente competizione economica, dove non è infrequente l'uso di pratiche commerciali sleali e/o aggressive. Sta anche evidenziando alcune fragilità dell'attuale modello di produzione internazionale fondato su un'elevata frammentazione del processo produttivo su scala globale.
In tale contesto, la politica industriale dell'UE si prefigge l'obiettivo, non solo di favorire la ripresa dell'industria europea, riportandola quantomeno ai livelli pre-crisi, ma anche di sostenerla nella duplice transizione ecologica e digitale, rilanciandone la competitività a livello mondiale ed aumentandone la resilienza e l'autonomia strategica.
Secondo i dati della Commissione europea, l 'industria europea è tuttora leader mondiale in numerosi settori industriali manifatturieri, in particolare nel farmaceutico, nella meccanica e nella moda. È anche leader mondiale nei brevetti per le tecnologie verdi e in altri settori ad alta tecnologia. Rappresenta oltre il 20% dell'economia dell'UE e l'80% delle esportazioni di merci dell'UE e dà occupazione a 35 milioni di persone nell'UE, e molti milioni di altri posti di lavoro sono ad essa collegati sia in Europa sia all'estero.
Allo stesso tempo, le Istituzioni europee sono consapevoli della necessità di sostenere in particolare le PMI, che costituiscono la parte preponderante del tessuto produttivo europeo, nella transizione verso un'economia sostenibile e digitalizzata, riducendo l'onere normativo cui sono sottoposte ed agevolandone l'accesso alle diverse forme di finanziamento, e di tornare al più presto al normale funzionamento del mercato unico, per garantire nuovamente la piena e libera circolazione delle persone, delle merci e dei servizi.
Nuova strategia industriale dell'UE
Nel marzo 2020 la Commissione europea ha presentato una nuova strategia industriale dell'UE che individua una serie di azioni per la trasformazione dell'industria europea verso la neutralità climatica e la digitalizzazione con misure volte, in particolare, a sostenere e a rafforzare la vocazione manifatturiera dell'UE, nonché alcuni settori strategici come difesa, sicurezza e mercato  digitale.
Particolare attenzione è data anche al rafforzamento dell' autonomia industriale e strategica dell'Europa, specie riguardo a materiali e tecnologie critici, prodotti alimentari, infrastrutture e sicurezza, nonché accesso ai medicinali e alla farmaceutica, e al ruolo degli importanti progetti di comune interesse europeo (IPCEI), come in materia di batterie, microelettronica, Internet delle cose e idrogeno pulito, importanti da sviluppare tra l'altro per superare i fallimenti del mercato e favorire le innovazioni pioneristiche.
Contestualmente, la Commissione ha anche presentato: una nuova strategia per le PMI, volta ad individuare misure specifiche dirette alle PMI per migliorare l'accesso ai finanziamenti, semplificare le procedure amministrative e promuovere l'innovazione; una comunicazione volta a individuare e rimuovere le barriere al mercato unico che ostacolano i flussi transfrontalieri di prodotti, manodopera, capitali e servizi e quindi impediscono agli europei di sfruttare appieno il potenziale del mercato unico.
La Commissione ritiene che il miglioramento dell' integrazione e del funzionamento del mercato unico potrebbe generare un'ulteriore crescita in molti settori, che potrebbero, da soli, portare i vantaggi economici, in termini di PIL aggiuntivo, dall'8-9% a circa il 12% del PIL.
Aggiornamento della strategia
La strategia industriale, presentata all'inizio della crisi, non considera tuttavia l' impatto della pandemia sulle industrie europee.
Pertanto, la Commissione europea ha preannunciato un aggiornamento della strategia per il secondo trimestre 2021, come richiesto anche dal Consiglio dell'UE e dal Parlamento europeo, proprio al fine di tener conto degli insegnamenti tratti dalla crisi COVID-19, quali la necessità di ridurre la dipendenza dell'UE dalla domanda e dall'offerta estere per quanto concerne settori e materiali strategici, oltre che di aumentare gli investimenti nella transizione verde e digitale in relazione all'innovazione tecnologica e digitale.
Il 25 febbraio 2021, a livello di Consiglio dell'UE, i Ministri dell'industria e del mercato interno hanno accolto con favore l'intenzione della Commissione di aggiornare la strategia industriale alla luce del mutevole contesto competitivo mondiale e dell'attuale preparazione dei Piani nazionali per la ripresa e la resilienza da parte degli Stati membri, considerati strumenti utili a conseguire gli obiettivi di politica industriale.
Hanno, tra l'altro, invitato la Commissione a tenere conto di alcuni aspetti nell'aggiornamento della nuova strategia industriale: l'importanza di un mercato unico ben funzionante e una concorrenza leale, presupposti principali per consentire all'Europa di riemergere dalla crisi COVID-19 più forte e più resiliente, e di garantire la libera circolazione di beni e servizi; la necessità di un coordinamento tra gli Stati membri prima dell'introduzione di misure di controllo temporanee alle frontiere interne dell'UE; la necessità per l'UE di ridurre le dipendenze per quanto riguarda settori e prodotti critici quali la produzione di vaccini e i semiconduttori; il rispetto del principio dell' apertura dei mercati ma anche l'importanza di difendere le condizioni di parità a livello mondiale e di utilizzare con equità e fermezza gli strumenti commerciali esistenti per proteggere le imprese e i consumatori dell'UE dalle pratiche sleali dei concorrenti di Paesi terzi.
Con una risoluzione adottata il 25 novembre scorso, il Parlamento europeo ha invece chiesto alla Commissione di rielaborare la strategia industriale articolandola in due fasi distinte, una incentrata sulla ripresa e l'altra sulla ricostruzione e la resilienza.
Secondo il comunicato stampa del Parlamento europeo, "la prima dovrebbe concentrarsi sul mantenimento del corretto funzionamento del mercato unico, principalmente favorendo la ricapitalizzazione delle imprese, salvando posti di lavoro e adattando la produzione ad una "nuova normalità" post-COVID". "La seconda fase - invece - dovrebbe contribuire alla ricostruzione e alla trasformazione dell'industria europea, perseguendo gli obiettivi delle due transizioni (digitale e ambientale), e il rafforzamento della sovranità industriale dell'Unione e della sua autonomia strategica, che richiedono una base industriale autonoma e competitiva e massicci investimenti in ricerca e innovazione".
Consiglio europeo dell'1 e 2 ottobre 2020
Si ricorda che il Consiglio europeo dell'1 e 2 ottobre 2020 si era occupato di politica industriale e di mercato unico e, al riguardo, aveva approvato delle conclusioni, che si riportano sinteticamente.
In tema di aggiornamento della politica industriale, i leader dell'UE avevano invitato la Commissione a individuare le dipendenze strategiche, in particolare all'interno degli ecosistemi industriali più sensibili come quelli per la salute, e avevano chiesto di:garantire condizioni di parità nonché un contesto normativo e una disciplina per gli aiuti di Stato che siano propizi all'innovazione; sviluppare nuove alleanze industriali; incrementare l'assistenza fornita ai preesistenti progetti di importanza e comune interesse europeo e l'aiuto da fornire agli Stati membri per svilupparne di nuovi; sviluppare l'autonomia dell'UE nel settore spaziale e una base industriale della difesa più integrata.
In tema di mercato unico, i leader dell'UE avevano invece sottolineato la necessità di tornare quanto prima a un mercato unico pienamente funzionante e chiesto più precisamente di: attuare e applicare rigorosamente le norme del mercato unico; rimuovere gli ostacoli ingiustificati, in particolare nel settore dei servizi; aggiornare il quadro europeo in materia di concorrenza; plasmare il nuovo sistema di governance economica mondiale; investire nell'istruzione, nella formazione e nell'uso efficace delle competenze.

Digitale

Il Consiglio europeo, sulla base del progetto di conclusioni, dovrebbe porre l'accento sulla necessità dell''Unione europea di rafforzare la propria sovranità digitale in modo aperto e autodeterminato, facendo leva sui punti di forza e riducendo le debolezze strategiche. Dovrebbe inoltre sottolineare che la comunicazione della Commissione " Bussola per il digitale 2030 : il modello europeo per il decennio digitale" rappresenta un passo avanti nel delineare lo sviluppo digitale dell'Europa per il prossimo decennio. Il Consiglio europeo dovrebbe invitare il Consiglio a esaminarla rapidamente in vista della preparazione del previsto programma di politica digitale, che dovrebbe individuare ulteriori capacità e infrastrutture digitali strategiche, garantendo un approccio politico più articolato in materia.
Con la comunicazione "Plasmare il futuro digitale dell'Europa" COM(2020)67 del 19 febbraio 2020 la Commissione europea ha iniziato un percorso di riforme volte ad assicurare all'UE sovranità digitale, attraverso lo sviluppo di tecnologie e infrastrutture, reti e capacità digitali europee per ridurre la dipendenza nella fornitura di tecnologie da Paesi extra europei e recuperare il ritardo che ancora la separa da competitor come Stati Uniti e Cina.
Tale comunicazione quadro nell'arco di un anno è stata implementata con una serie di proposte normative o ulteriori documenti programmatici concernenti ogni settore dell'economia digitale, dal potenziamento della connettività e delle infrastrutture, al rapporto tra cittadini e pubbliche amministrazioni, a nuove misure per il sistema delle imprese e per migliorare le competenze digitali degli europei.
Agli obiettivi in materia di economia digitale sono riconducibili taluni strumenti finanziari dell'UE, in particolare nell'ambito del nuovo bilancio pluriennale 2021-2027, così come integrato dal programma per la ripresa Next Generation EU; il bilancio di lungo periodo, rispetto alla precedente programmazione, ha aumentato gli investimenti nella transizione digitale mediante previsioni di spesa dedicata in tutti i programmi. Si ricordano in particolare: il programma Europa digitale (6,761 miliardi ai prezzi del 2018); il Meccanismo per collegare l'Europa - settore digitale (1,832 miliardi di euro ai prezzi del 2018); il polo tematico di investimenti "Digitale e industria" nell'ambito del programma Orizzonte Europa; i settori di intervento per la ricerca, l'innovazione e la digitalizzazione nel contesto del Fondo InvestEU (che ammonta complessivamente a 9,4 miliardi di euro). Si ricorda che i Piani nazionali per la ripresa e la resilienza ( PNRR - Recovery and Resilience Plan) dovranno destinare alla transizione digitale almeno il 20% delle risorse.
 
La citata bussola 2030, presentata dalla Commissione europea il 9 marzo 2021, illustra la prospettiva dell'UE per il prossimo decennio digitale, concependola attorno a quattro punti cardinali:
  • il rafforzamento delle competenze di cittadini e professionisti nel settore digitale, con l'obiettivo particolare di formare 20 milioni di specialisti nelle TIC e realizzare la convergenza di genere, nonché di diffondere competenze digitali di base almeno presso l'80 per cento della popolazione;
  • infrastrutture digitali sostenibili, sicure e performanti; maggiore connettività, copertura del 5G; aumento della produzione di semiconduttori sostenibili; realizzazione del primo computer quantistico in Europa;
  • trasformazione digitale delle imprese, tra l'altro, tramite servizi di cloud computing, big data e intelligenza artificiale. L'obiettivo esplicitato dalla Commissione europea è far sì che il 75 per cento delle imprese dell'UE utilizzino cloud, intelligenza artificiale e big data, e che oltre il 90 per cento delle PMI raggiungano almeno un livello di intensità digitale di base;
  • digitalizzazione dei servizi pubblici. In particolare si mira all'accesso alla cartella clinica elettronica di tutti i cittadini e all'impiego dell'identificazione digitale (eID) per almeno l'80 per cento.
La bussola definisce una struttura di governance comune con gli Stati membri, basata su un sistema di monitoraggio mediante relazioni annuali che prevedono un sistema a "semafori". Gli obiettivi sono sanciti con un programma strategico concordato con il Parlamento europeo e il Consiglio.
Il Consiglio europeo, sulla base del progetto di conclusioni, dovrebbe chiedere che sia sfruttato meglio il potenziale dei dati e delle tecnologie digitali, compresa l'intelligenza artificiale, a vantaggio della società e dell'economia, nel rispetto dei pertinenti diritti in materia di protezione dei dati e di riservatezza nonché di altri diritti fondamentali e garantendo che le autorità di contrasto continuino ad avere un accesso adeguato ai dati; dovrebbe altresì riconoscere la necessità di accelerare la creazione di spazi comuni di dati, e invitare la Commissione a presentare rapidamente i progressi compiuti e le restanti misure necessarie per istituire ciascuno dei nove spazi di dati settoriali annunciati nella strategia europea per i dati del febbraio 2020.
La Commissione europea prevede che entro il 2025: si verifichi un aumento del volume globale dei dati del 530 per cento (precisamente, da 33 zettabyte nel 2018 a 175 zettabyte nel 2025); il valore dell'economia dei dati nell'UE 27 arrivi a 829 miliardi di euro, (rispetto a 301 miliardi, pari al 2,4% del PIL dell'UE, nel 2018); il numero dei professionisti dei dati dell'UE si attesti a 10,9 milioni (rispetto ai 5,7 milioni nel 2018); la percentuale della popolazione dell'UE dotata di competenze digitali di base salga al 65 per cento (nel 2018 era il 57 per cento).
Alla luce di tali risultanze la Commissione europea, nel più ampio contesto della Strategia pubblicata nel 2020 in materia di economia digitale, ha, tra l'altro, affrontato una serie di questioni relative al mercato dei dati, in primo luogo, la circostanza che attualmente un numero ridotto di grandi imprese tecnologiche straniere ( Big Tech) detiene buona parte dei dati disponibili a livello mondiale, e la conseguente necessità di trovare una strada europea autonoma rispetto ai grandi competitor (Stati Uniti e Cina) per quanto riguarda l'accesso ai dati e il loro utilizzo.
In particolare, con la comunicazione COM(2020) 66 Una Strategia europea per i dati del febbraio 2020 la Commissione europea ha, tra l'altro, prefigurato un insieme di misure per la creazione di uno specifico mercato unico europeo fondato su alcuni obiettivi prioritari: circolazione transettoriale dei dati all'interno dell'UE; rispetto del diritto unionale in materia di tutela della vita privata e di protezione dei dati; applicazione della legislazione in materia di tutela dei consumatori e diritto della concorrenza; investimenti in strumenti e infrastrutture di prossima generazione per l'archiviazione e l'elaborazione dei dati, ivi compreso lo sforzo teso a realizzare un cloud a livello europeo; impiego degli standard europei per quanto riguarda il regime dei flussi di dati internazionali.
Tra gli elementi chiave della strategia europea sui dati merita ricordare lo sviluppo di spazi comuni europei di dati e l'interconnessione delle infrastrutture cloud. In particolare, la strategia prevede misure per: i) il dispiegamento di strumenti e piattaforme di condivisione dei dati; ii) la creazione di quadri di governance dei dati; iii) il miglioramento della disponibilità, della qualità e dell'interoperabilità dei dati, sia in contesti settoriali sia a livello intersettoriale (la Commissione europea ha previsto di articolare lo spazio unico dei dati nei seguenti ambiti:industria manifatturiera, green deal; mobilità; sanità, finanza, energia, agricoltura, pubblica amministrazione, competenze).
La rinnovata politica europea in materia digitale include altresì iniziative per sviluppare maggiormente l' intelligenza artificiale, per il cui sviluppo la Commissione europea ha annunciato di aver destinato nell'ultimo triennio 1,5 miliardi di finanziamenti UE (con un aumento del 70 per cento rispetto al ciclo precedente). L'obiettivo stabilito dalla Commissione europea è l'attrazione di 20 miliardi di euro di investimenti totali in IA all'anno nei prossimi 10 anni.
Le misure in tale settore nell'ambito del Libro bianco sull'intelligenza artificiale della Commissione europea includono, tra l'altro: un nuovo partenariato pubblico-privato per l'IA e la robotica; il collegamento e il potenziamento dei centri di eccellenza per la ricerca sull'IA; maggiori finanziamenti per lo sviluppo e l'utilizzo dell'IA con l'ausilio del Fondo europeo per gli investimenti; l'acquisizione di sistemi di IA da parte degli enti pubblici e l'applicazione di tale tecnologia alle procedure di appalto. Il Piano ideato dalla Commissione europea comprende una serie di questioni prioritarie quali la formulazione di una legislazione sull'IA adeguata ai rischi, la trasparenza, tracciabilità della IA e il controllo umano; il tema dell'uso dell' identificazione biometrica remota (ad esempio il riconoscimento facciale).
Il Consiglio europeo dovrebbe altresì invitare i colegislatori a portare avanti rapidamente i lavori sulle proposte relative alla legge sui servizi digitali, alla legge sui mercati digitali e all'atto sulla governance dei dati al fine di migliorare l'accesso e la condivisione, la messa in comune e il riutilizzo dei dati e di rafforzare il mercato unico dei servizi digitali creando uno spazio digitale più sicuro e condizioni di parità per promuovere l'innovazione e la competitività.
Il 15 dicembre 2020 la Commissione europea ha presentato due proposte normative concernenti i servizi digitali, compresi i social media, i mercati online e altre piattaforme online che operano nell'Unione europea. Le due iniziative affrontano rispettivamente il tema della protezione dei consumatori e dei loro diritti fondamentali online, e la contendibilità dei mercati digitali, che allo stato è di fatto condizionata dalla presenza di grandi piattaforme on line extra UE.
In particolare la cosiddetta legge sui servizi digitali (proposta di regolamento COM(2020)825) reca una serie di obblighi a carico degli operatori online, tarati sulle rispettive dimensioni e il loro impatto sull'ecosistema digitale.
L'ambito di intervento è stato finora disciplinato dalla direttiva sul commercio elettronico, la quale, secondo la Commissione europea, pur avendo agevolato la crescita del mercato interno dei servizi digitali, non avrebbe raggiunto tutti gli obiettivi prestabiliti; inoltre la Commissione europea ritiene che la crescita dell'economia digitale e la comparsa di nuovi tipi di prestatori di servizi comporta una serie di sfide che essendo gestite dagli Stati membri in maniera frammentaria richiedono un intervento a livello UE. In sintesi, la proposta stabilisce obblighi asimmetrici in materia di dovere di diligenza per diversi tipi di prestatori di servizi digitali, in funzione della natura dei servizi da essi prestati e delle dimensioni dei prestatori, per garantire che i loro servizi non siano usati in modo improprio per attività illegali e che i prestatori operino in maniera responsabile. Tra gli elementi chiave del nuovo regime: misure per contrastare beni, servizi o contenuti illeciti online, come un meccanismo per consentire agli utenti di segnalare tali contenuti e alle piattaforme di collaborare con "segnalatori attendibili"; nuovi obblighi in materia di tracciabilità degli utenti commerciali nei mercati online, per contribuire a identificare i venditori di beni illegali.
La proposta di regolamento in materia di mercati digitali COM(2020)842 interviene sulle piattaforme on line che: detengono una posizione economica forte, hanno un impatto significativo sul mercato interno e operano in più paesi dell'UE; occupano una forte posizione di intermediazione, nel senso che collegano un'ampia base di utenti a un gran numero di imprese; detengono (o stanno per detenere) una posizione solida e duratura sul mercato, vale a dire stabile nel tempo. La disciplina mira ad offrire tutela sia per gli utenti commerciali sia per i consumatori finali che si servono di dette piattaforme, in particolare, mediante la previsione a loro carico di una serie di obblighi e divieti volti a neutralizzare pratiche sleali e azioni che limitino la contendibilità di tali mercati.
Presentata il 25 novembre 2020, la proposta di regolamento COM(2020)767 relativo alla governance europea dei dati mira a sviluppare un sistema di condivisione articolato in quattro ambiti di intervento: l'istituzione di meccanismi per facilitare il riutilizzo di alcuni dati del settore pubblico che non possono essere resi disponibili come dati aperti (ad esempio, il riutilizzo dei dati sanitari per agevolare la ricerca); misure per garantire che gli intermediari dei dati funzionino come organizzatori affidabili della condivisione o della messa in comune dei dati all'interno degli spazi di dati europei comuni, misure per agevolare la messa a disposizione da parte di cittadini e imprese dei rispettivi dati; misure per la condivisione dei dati intersettoriale e transfrontaliera.
Il Consiglio europeo dovrebbe inoltre infine invitare il Consiglio dell'UE a portare avanti i lavori relativi al Piano di azione sulla democrazia europea.
Si tratta della comunicazione COM(2020)790 del 3 dicembre 2020 recante misure per promuovere elezioni libere ed eque, per rafforzare la libertà dei mezzi di informazione e per lottare contro la disinformazione. La Commissione europea propone, tra l'altro, una legislazione per una maggiore trasparenza nel campo dei contenuti politici sponsorizzati, accompagnata da misure di sostegno e orientamenti per i partiti politici e gli Stati membri, nonché una revisione del regolamento sul finanziamento dei partiti politici europei. Sono introdotte, inoltre, una raccomandazione sulla sicurezza dei giornalisti e un'iniziativa volta a contrastare il ricorso abusivo alle azioni legali tese a bloccare la partecipazione pubblica (SLAPP). Infine sono, tra l'altro, previsti nuovi strumenti per contrastare le ingerenze straniere nello spazio dell'informazione dell'UE, con particolare riguardo alla facoltà di imporre costi ai responsabili.
Infine il Consiglio europeo dovrebbe auspicare un rafforzamento degli sforzi internazionali di sensibilizzazione dell'Unione europea e degli Stati membri sfruttando le sedi e organizzazioni pertinenti al fine di promuovere le norme digitali dell'UE e di elaborare un codice globale per il digitale.

Tassazione digitale

Il Consiglio europeo, sulla base del progetto di conclusioni, dovrebbe sottolineare la necessità di affrontare con urgenza le sfide fiscali derivanti dalla digitalizzazione dell'economia per assicurare che tutti gli operatori paghino la giusta quota di imposte. Dovrebbe ribadire la decisa preferenza per una soluzione globale per la tassazione internazionale del digitale, e l'impegno in questo senso, e annunciare che si adopererà per raggiungere una soluzione consensuale entro la metà del 2021 nel quadro dell'OCSE. Il Consiglio europeo dovrebbe altresì confermare che l'Unione europea è intenzionata a procedere qualora non si profili una soluzione globale. Nel contesto del più ampio dibattito sulle risorse proprie, il Consiglio europeo dovrebbe infine ricordare che nel primo semestre del 2021 la Commissione presenterà una proposta relativa a un prelievo sul digitale in vista della sua introduzione come nuova risorsa propria per il bilancio dell'Unione al più tardi entro il 1º gennaio 2023.
In sede OCSE/G20 sono in corso i negoziati per una riforma del sistema fiscale internazionale, che include, in particolare, l'individuazione di una soluzione globale e basata sul consenso in materia di tassazione dell'economia digitale, da raggiungere entro la metà del 2021.
Si ricorda che, a livello UE, ci si sta confrontando da qualche anno sulla necessità di introdurre un sistema equo di tassazione effettiva della cd. economia digitale alla luce del fatto che le maggiori imprese multinazionali del web hanno spesso sede legale al di fuori dell'Unione europea e che vi è difficoltà ad applicare nei loro confronti i principi ordinari della tassazione su base territoriale.
Ci si è posti, quindi, il problema di come adeguare le norme fiscali al fine di assicurare che le imprese paghino le tasse nel luogo in cui sono generati gli utili e il valore, in modo da evitare effetti distorsivi e perdita di gettito.
L'UE aveva presentato alcune proposte in materia di tassazione digitale con l'intento di imprimere uno slancio alla discussione internazionale e attenuare i rischi immediati, oltre che di evitare una frammentazione nella regolamentazione degli Stati membri, ma esse sono state poi accantonate in conseguenza della ripresa dei lavori in sede OCSE/G20.
La precedente amministrazione statunitense aveva proposto di introdurre una clausola, definita " safe harbour" (porto sicuro), al fine di dare alle grandi imprese digitali la possibilità di aderire soltanto in via opzionale al nuovo sistema di tassazione; in seguito, nel giugno 2020, aveva deciso di abbandonare i negoziati.
Un segnale di svolta è tuttavia arrivato in occasione della prima riunione dei Ministri delle Finanze e dei Governatori delle Banche Centrali del G20 a Presidenza italiana del 26 febbraio 2021. Janet Yellen, Segretaria al Tesoro degli Stati Uniti, ha annunciato l'intenzione della nuova amministrazione statunitense di ritirare la proposta sul "safe harbour" e di voler riprendere i negoziati nell'ottica dell'introduzione di una regolamentazione condivisa sulla tassazione digitale.
Le istituzioni europee, come ribadito da ultimo al Consiglio ECOFIN del 16 marzo 2021, restano impegnate per conseguire in via prioritaria un accordo globale in sede G20/OCSE. Hanno tuttavia manifestato l'intenzione di procedere autonomamente, con una proposta per una digital tax europea, qualora non si arrivasse ad una soluzione condivisa entro il primo semestre 2021, anche per evitare il rischio di una frammentazione nella regolamentazione degli Stati membri.
Si ricorda, inoltre, che, contestualmente all'adozione del nuovo bilancio pluriennale dell'UE 2021-2027, le Istituzioni europee ( Accordo interistituzionale del 16 dicembre 2020) si sono accordate su una tabella di marcia per l'introduzione di nuove risorse proprie dell'UE che potrebbero essere, tra l'altro, utilizzate per il rimborso anticipato dei prestiti contratti a titolo di Next Generation EU.
La tabella di marcia specifica che la Commissione europea presenterà una proposta relativa a un prelievo sul digitale entro giugno 2021 in vista della sua introduzione al più tardi il 1° gennaio 2023.
Al Consiglio ECOFIN del 16 marzo, la Commissione ha confermato che sta lavorando a una proposta legislativa che prevede un "prelievo sul digitale", che sarà concepito quale fonte di risorse proprie supplementari per l'UE, ha sottolineato, inoltre, che si tratterebbe di uno strumento distinto, non connesso alle norme in materia di tassazione delle imprese attualmente in fase di negoziazione in sede di G20/OCSE.

Semestre europeo 2021

Il Consiglio europeo dovrebbe approvare i settori prioritari di intervento della strategia annuale per la crescita sostenibile e invitare gli Stati membri a tenerne conto nei rispettivi piani nazionali per la ripresa e la resilienza.
Nel contesto del ciclo di coordinamento ex ante delle politiche economiche degli Stati membri che prende il nome di "semestre europeo" (Per dettagli su documenti e procedure del semestre europeo, nonché sulla loro applicazione nella prassi del Senato della Repubblica, si rinvia al Dossier "Il semestre europeo in Senato, procedure e prassi", 37/2 DE, ottobre 2020), al Consiglio europeo di primavera si fornisce un orientamento strategico sulle priorità da perseguire nel corso del semestre. Tali priorità sono basate sulla "strategia annuale per la crescita sostenibile", ovvero il documento - pubblicato nell'anno solare precedente - che inaugura l'inizio di ogni semestre.
La strategia annuale per la crescita sostenibile relativa all'anno 2021 è stata pubblicata dalla Commissione europea il 17 settembre 2020 ( COM(2020) 575). È focalizzata sulle conseguenze economiche della pandemia da Covid-19 (Per dettagli sulla risposta alla pandemia delle istituzioni europee, si rinvia alla Nota "L'epidemia Covid e l'Unione europea", pubblicata dal Servizio studi del Senato della Repubblica per la prima volta il 24 marzo 2020 ( Nota UE n. 44) e successivamente aggiornata, con cadenza tendenzialmente settimanale, fino al 22 gennaio 2021 ( Nota UE 44/20)) e sulla risposta dell'Unione europea, con particolare riferimento al dispositivo di ripresa e resilienza e ai piani nazionali di ripresa e resilienza. La Strategia annuale afferma infatti esplicitamente che semestre europeo e dispositivo sono intrinsecamente collegati e che i piani nazionali diventeranno i documenti principali di riferimento sulle iniziative politiche orientate al futuro degli Stati membri. Illustra anche come alcuni passi procedurali del semestre saranno temporaneamente adattati per rispondere alle esigenze del dispositivo. In particolare, "data la natura politica complessiva e orientata al futuro dei piani per la ripresa e la resilienza, non sarà necessario che la Commissione proponga nel 2021 raccomandazioni specifiche per paese per gli Stati membri che avranno presentato il piano".
Il dispositivo per la ripresa e la resilienza è stato istituito con il regolamento (UE) 2021/241 (Per dettagli sul contenuto del regolamento, si rinvia alla Nota UE n. 67/1, pubblicata dal Servizio studi del Senato della Repubblica nel febbraio 2021). Ha una dotazione finanziaria pari a 672,5 miliardi di euro, 360 dei quali destinati a prestiti e 312,5 a sovvenzioni. Finanzierà investimenti e riforme che promuovano la coesione, aumentino la resilienza delle economie e ne promuovano la crescita sostenibile. Per accedere ai fondi, gli Stati membri dovranno presentare alla Commissione un Piano nazionale per la ripresa e la resilienza che definisca uno specifico programma di riforme e investimenti pubblici, strutturati in un pacchetto completo e coerente, e che sia elaborato in linea con gli obiettivi delle politiche dell'UE e incentrato sulla transizione verde e digitale.
Ferme restando le quattro dimensioni già individuate nella strategia annuale 2020 (sostenibilità ambientale, produttività, equità e stabilità macroeconomica), la Strategia afferma in estrema sintesi l'importanza di:
1) realizzare l'obiettivo della sostenibilità competitiva per mezzo del dispositivo per la ripresa e la resilienza e del perseguimento della duplice transizione verde e digitale;
2) affrontare, all'interno dei Piani nazionali, le sfide politiche delineate nelle raccomandazioni specifiche per paese adottate dal Consiglio. I Piani - specifica la Commissione - dovrebbero essere ispirati ai principi chiave della transizione verde, della transizione digitale e produttività, dell'equità e della stabilità macro-economica. In particolare con riferimento a questo ultimo elemento, si afferma l'importanza di continuare a prestare un sostegno di bilancio mirato e temporaneo, preservando allo stesso tempo la sostenibilità di bilancio a medio termine. Lo stesso principio è stato ribadito dalla Commissione europea nella recente comunicazione "A un anno dall'insorgere della pandemia di Covid 19: la risposta della politica di bilancio" ( COM(2021) 105, 3 marzo 2021) (Il contenuto della Comunicazione è illustrato nella Nota UE n. 72, pubblicata dal Servizio studi del Senato della Repubblica nel marzo 2021);
3) promuovere le riforme e gli investimenti a sostegno di una ripresa solida tramite le iniziative faro europee, che affrontano questioni comuni a tutti gli Stati membri, richiedono investimenti significativi, creano occupazione e crescita e sono strumentali alla duplice transizione verde e digitale. Di conseguenza porterebbero benefici tangibili non solo ad un Paese membro ma a tutti i cittadini dell'Unione; la Commissione ne incoraggia fortemente la presentazione.
Il Consiglio europeo dovrebbe altresì approvare il progetto di raccomandazione del Consiglio sulla politica economica della zona euro.
La raccomandazione sulla politica economica della zona euro è stata approvata dal Consiglio dell'Unione il 25 gennaio 2021 assieme alle conclusioni sulla relazione sul meccanismo di allerta. A seguito dell'approvazione da parte del Consiglio europeo, la raccomandazione sarà sottoposta ad adozione definitiva ad opera del Consiglio dell'Unione europea.
La raccomandazione si rivolge agli Stati membri, chiedendo loro di adottare individualmente - anche attraverso i rispettivi piani per la ripresa e la resilienza - e collettivamente nell'ambito dell'Eurogruppo, nel periodo 2021-2022, provvedimenti finalizzati a:
1) garantire un orientamento politico a sostegno della ripresa, con l'eliminazione graduale delle misure emergenziali di bilancio "quando le condizioni epidemiologiche e economiche lo consentiranno";
2) migliorare ulteriormente la convergenza, la resilienza e la crescita sostenibile e inclusiva, continuando ad affrontare le sfide strutturali e attuando riforme in grado di rafforzare la produttività e l'occupazione;
3) rafforzare i quadri istituzionali nazionali, perseguendo e realizzando in via prioritaria le riforme per eliminare le strozzature che scoraggiano gli investimenti e garantendo un uso efficiente e tempestivo dei fondi UE;
4) garantire la stabilità macrofinanziaria, mantenendo i canali di credito all'economia e una situazione patrimoniale solida nel settore bancario;
5) completare l'UEM, al fine di aumentare la resilienza della zona euro, approfondire l'Unione dei mercati dei capitali e rafforzare il ruolo internazionale dell'euro.
Il Consiglio dell'Unione ha predisposto un dettagliato rapporto di sintesi sul semestre europeo 2021, disponibile in lingua inglese, e una tabella di marcia che elenca le scadenze già evase e quelle attese.

Situazione nel Mediterraneo orientale

Il Consiglio europeo dovrebbe esaminare la situazione nel Mediterraneo orientale anche alla luce delle conclusioni del Consiglio europeo del 10 e 11 dicembre 2020 e della relazione congiunta dell'Alto Rappresentante e della Commissione sulle relazioni con la Turchia.
Nel Mediterraneo orientale, la Turchia ha in corso, sin dal 2018, una disputa prima con Cipro e poi con la Grecia per quanto riguarda attività di trivellazione di giacimenti di gas nelle acque territoriali nel Mediterraneo orientale di Cipro (in particolare all'interno della zona economica esclusiva a sud ovest di Cipro) e attività di esplorazione sismica nelle acque territoriali del mar Egeo, in particolare nelle acque a sud ovest dell'isola di Kastellorizo, delle quali la Turchia rivendica il controllo (v. infra).
La Turchia sostiene che, pur avendo una delle più lunghe linea costiera del Mediterraneo, ha diritto ad una porzione limitata di acque territoriali per la prossimità di numerose isole greche alla propria costa. Il controllo greco delle acque intorno a Kastellorizo è stabilito dalla Convenzione delle Nazioni unite sul diritto del mare, che la Turchia non ha sottoscritto. La presenza di Kastellorizo tra le isole greche rende la zona economica esclusiva (ZEE) greca contigua a quella cipriota: un fattore che faciliterebbe la realizzazione del gasdotto EastMed ( v. infra).
Il Consiglio dell'UE ha adottato l'11 novembre 2019  sanzioni nei confronti di persone coinvolte in attività di trivellazione da parte della Turchia.
Il 15 gennaio 2021 la Turchia e la Grecia hanno ripreso i colloqui esplorativi sulla delimitazione delle rispettive zone marittime, che erano stati avviati nel 2002 ed interrotti nel marzo 2016.
Si ricorda, inoltre, che la Turchia ha annunciato, il 7 dicembre 2019, l'entrata in vigore dei memorandum di intesa con il Governo libico di "Accordo Nazionale", che attribuirebbe alla Turchia il controllo su un'ampia porzione del Mediterraneo orientale, rivendicata però anche da Grecia, Cipro ed Egitto, ed estenderebbe di circa un terzo i confini della piattaforma continentale turca.
La Grecia ha avviato una iniziativa volta ad allargare le proprie acque territoriali da 6 a 12 miglia, come previsto dalla Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare. Il 20 gennaio 2021 il Parlamento greco ha approvato una legge in tal senso.
Nel gennaio 2020 Grecia, Israele e Cipro hanno firmato un accordo per l'avvio dei lavori di costruzione di un nuovo gasdotto sottomarino EastMed, che con un percorso di circa 1900 chilometri dovrebbe consentire il transito delle riserve di gas naturale israeliane del bacino del Mar di Levante, per poi dirigersi verso Cipro, Creta e terminare in Grecia. Successivamente, dalla Grecia il gas giungerà in Italia attraverso un ulteriore gasdotto. Il progetto, secondo le stime, ha un valore di circa 6 miliardi di euro e dovrebbe soddisfare il 10% del fabbisogno di gas naturale dell'Unione Europea.
Si ricorda che il 9 giugno 2020  l'Italia e la Grecia hanno firmato un accordo per la delimitazione della zona economica esclusiva tra i due Stati nel mare Ionio e che la Grecia e l' Egitto hanno firmato il 6 agosto 2020 un accordo analogo, per la definizione di una zona economica esclusiva nel Mediterraneo orientale che si sovrapporrebbe a quella turco-libica.
Il Consiglio europeo ha più volte discusso ed adottato conclusioni sulla situazione nel Mediterraneo orientale e sulle relazioni con la Turchia.
In particolare da ultimo, il 10 ed 11 dicembre 2020, il Consiglio europeo ha adottato delle conclusioni nelle quali in particolare ha:
  • insistito su un allentamento costante delle tensioni in modo da rendere possibile la rapida ripresa dei colloqui esplorativi diretti tra Grecia e Turchia;
  • ribadito l'interesse strategico dell'UE a sviluppare relazioni di cooperazione reciprocamente vantaggiose con la Turchia e sottolineato l'importanza di mantenere aperti i canali di comunicazione tra l'UE e la Turchia;
  • confermato la disponibilità alla definizione di un' agenda positiva UE-Turchia, a condizione che la Turchia si dimostri disponibile a promuovere un partenariato autentico con l'Unione e i suoi Stati membri e a risolvere le divergenze attraverso il dialogo e nel rispetto del diritto internazionale. Tale agenda potrebbe riguardare i settori dell'economia e del commercio, i contatti interpersonali, i dialoghi ad alto livello e il prosieguo della cooperazione in materia di migrazione;
  • indicato che l'UE sarà inoltre pronta a continuare a fornire assistenza finanziaria ai rifugiati siriani e alle comunità di accoglienza in Turchia nonché a cooperare sulla gestione responsabile dei flussi migratori verso tutti gli Stati membri e sul potenziamento degli sforzi nella lotta contro le reti del traffico di migranti;
    Si ricorda che la Dichiarazione UE – Turchia firmata il 18 marzo 2016, prevede: il rinvio in Turchia di tutti i nuovi migranti irregolari e i richiedenti asilo le cui domande sono state dichiarate inammissibili e che hanno compiuto la traversata dalla Turchia alle isole greche, nel pieno rispetto del diritto dell'UE e internazionale; l'impegno dell'UE a reinsediare un cittadino siriano dalla Turchia per ogni siriano rinviato in Turchia dalle isole greche, accordando priorità ai migranti che non sono entrati o non abbiano tentato di entrare nell'UE in modo irregolare (cosiddetto programma 1:1); l'impegno della Turchia nel contrasto alle rotte illegali della migrazione; l'accelerazione della tabella di marcia sulla liberalizzazione dei visti e il rilancio del processo di adesione della Turchia all'UE. Nell'ambito della Dichiarazione UE-Turchia del marzo 2016, l'UE ha istituito lo Strumento per i rifugiati in Turchia, con una dotazione complessiva di 6 miliardi di euro (in due tranche) di cui 3 miliardi di euro provenienti dal bilancio dell'UE e 3 miliardi di euro dagli Stati membri. Lo strumento, progettato quale sostegno per i rifugiati e le relative comunità di accoglienza in Turchia si concentra sull'assistenza umanitaria, l'istruzione, la gestione della migrazione, la salute, le infrastrutture municipali e il sostegno socioeconomico.
  • affermato che l'UE mantiene il suo impegno a difendere i propri interessi e quelli dei suoi Stati membri nonché a salvaguardare la stabilità regionale. A tale riguardo, il Consiglio europeo ha invitato il Consiglio ad adottare ulteriori inserimenti nell'elenco dei destinatari delle misure restrittive per le attività di trivellazione non autorizzate della Turchia nel Mediterraneo orientale, adottate dal Consiglio dell'UE con la decisione dell'11 novembre 2019;
  • ha invitato l'Alto rappresentante e la Commissione a presentare un rapporto sullo stato delle relazioni politiche, economiche e commerciali UE-Turchia nonché sugli strumenti e le opzioni relativi alla via da seguire in occasione del Consiglio europeo di marzo 2021;
  • ha appoggiato la rapida ripresa dei negoziati e ha confermato il proprio pieno impegno a favore di una soluzione globale della questione cipriota nel quadro dell'ONU ed ha condannato le azioni intraprese unilateralmente dalla Turchia a Varosha, chiedendo il pieno rispetto delle risoluzioni 550 e 789 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite;
    Si ricorda che al termine della missione a Cipro, l' Alto Rappresentante per la politica estera e di sicurezza dell'UE, Josep Borrell, ha rilasciato il 6 marzo 2021 una dichiarazione nella quale si incoraggia le parti a cogliere l'opportunità della riunione informale nel formato 5+1 (Cipro, l'autoproclamata Repubblica turca di Cipro del Nord insieme a Grecia, Turchia, Regno Unito e Onu) che si dovrebbe svolgere a Ginevra il 27-29 aprile 2021, auspicando che i colloqui possano preparare un terreno comune al compromesso. Borrell ha ricordato che l'UE sostiene l'approccio dell'ONU, ribadito da ultimo nella risoluzione 2561 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite del 29 gennaio 2021, volto a promuovere una soluzione globale basata su una federazione bi-comunitaria e bi-zonale con uguaglianza politica. I negoziati si erano in precedenza interrotti nel luglio del 2017, malgrado il conseguimento di progressi sostanziali che avrebbero potuto condurre ad una riunificazione di Cipro sulla base di un accordo consensuale.
    Il 15 novembre 2020 il Presidente turco Erdogan ha visitato la città cipriota settentrionale di Varosha, indicando la volontà di riaprire la citta, attualmente abbandonata, in violazione delle risoluzioni 550 e 789 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite che condannano tutti i tentativi di reinsediamento nell'area.
  • ha chiesto all'Alto rappresentante di portare avanti la proposta relativa a una conferenza multilaterale sul Mediterraneo orientale, indicando altresì la volontà di coordinarsi con gli Stati Uniti sulle questioni relative alla Turchia e alla situazione nel Mediterraneo orientale.
    Si ricorda che la proposta di una conferenza multilaterale sul Mediterraneo orientale è stata avanzata originariamente dal Presidente turco Tayyip Erdogan il 22 settembre 2020.
Il Segretario generale della NATO, di cui la Turchia fa parte, Jens Stoltenberg in una audizione presso il sottocomitato difesa e sicurezza della Commissione affari esteri del PE, il 15 marzo 2021, ha espresso preoccupazione per la situazione nel Mediterraneo orientale, per la decisione della Turchia di firmare un contratto di acquisto del sistema di difesa aerea russo S-400 (per circa 2,5 miliardi di dollari) e per la situazione dei diritti fondamentali in Turchia. Si ricorda che gli Stati Uniti hanno adottato il 14 dicembre 2020 un regime di sanzioni alla Turchia per l'acquisto del sistema di difesa aerea russo S-400. La nuova amministrazione americana, del Presidente Biden, ha confermato tali sanzioni, in attesa della ridefinizione dell'approccio degli Stati Uniti nei confronti della Turchia.
Il 19 marzo 2021, in vista del Consiglio europeo, la Presidente della Commissione europea, von der Leyen e il Presidente del Consiglio europeo, Michel, hanno svolto una videoconferenza con il presidente dellaTurchia, Erdoğan nel corso della quale hanno discusso il seguito del Consiglio europeo di dicembre, la situazione nel Mediterraneo orientale, compresi i prossimi colloqui per una soluzione a Cipro, e lo stato di avanzamento delle relazioni UE-Turchia. Da parte dell'UE si è sottolineato l'importanza di una riduzione sostenuta dell'escalation e di un ulteriore rafforzamento della fiducia per consentire un'agenda UE-Turchia più positiva e di una possibile visita in Turchia a seguito del Consiglio europeo di marzo.

Il Consiglio Affari esteri del 22 marzo e la relazione congiunta sulle relazioni tra UE e Turchia

Il Consiglio affari esteri dell'UE del 22 marzo 2021 ha valutato le relazioni UE-Turchia sulla base della relazione congiunta dell'Alto rappresentante e della Commissione preparata per la videoconferenza dei membri del Consiglio europeo del 25-26 marzo ( v.infra). I ministri hanno generalmente considerato la relazione una buona base per le discussioni in seno al Consiglio europeo. Nel riassumere la discussione, l'Alto rappresentante ha sottolineato che, dalle conclusioni del Consiglio europeo del dicembre 2020, ci sono stati segnali positivi dalla leadership turca. Sebbene siano state prese misure nella direzione dell'allentamento dell'escalation nel Mediterraneo orientale, il processo è rimasto fragile e gli sforzi in tale direzione devono essere sostenuti. Il Consiglio ha convenuto che è importante mantenere lo slancio e consolidarlo, ma anche mantenere tutte le opzioni sul tavolo nel caso in cui gli sviluppi lo richiedano.
La relazione congiunta dell'Alto rappresentante e della Commissione sullo stato delle relazioni tra UE e Turchia individua una serie di possibili aree di cooperazione per consentire un approccio progressivo, proporzionato e reversibile volto ad approfondire lo slancio attuale e incentivare legami più stretti UE-Turchia ed a condizione che gli sforzi costruttivi della Turchia siano sostenuti e rafforzati nei prossimi mesi:
  • l'attuazione più efficace e reciprocamente vantaggiosa dei settori chiave della Dichiarazione UE-Turchia del 2016, in particolare sulla gestione della migrazione, e l'impegno degli Stati membri dell'UE ad intensificare i reinsediamenti dalla Turchia verso l'Unione, in particolare per i gruppi piu vulnerabili di rifugiati siriani in Turchia;
  • il rafforzamento dei legami economici, attraverso la modernizzazione e l'ampliamento del campo di applicazione dell'attuale unione doganale UE-Turchia;
  • mantenere aperti i canali di comunicazione, attraverso il rilancio di dialoghi ad alto livello - attualmente sospesi - in materia di economia, energia, trasporti, politica di sviluppo, politica estera e di sicurezza e su altri nuovi argomenti, come ad esempio il green deal, la sicurezza interna, le relazioni interreligiose e la cultura;
  • aumentare i contatti tra le persone, facilitando la partecipazione della Turchia alla nuova generazione dei programmi Erasmus+, in materia di istruzione superiore e Horizon, in materia di ricerca.
La relazione illustra, altresi, le seguenti possibili iniziative che potrebbero essere messe in atto nel caso in cui, invece la Turchia ritorni a compiere azioni unilaterali volte a violare il diritto internazionale, causando pregiudizio agli interessi delll'UE e dei suoi Stati membri, in particolare nel Mediterraneo orientale:
  • l'adozione di ulteriori inserimenti nella lista di persone destinatarie di misure restrittive in quanto coinvolte in attività di trivellazione illegale nel Mediterraneo orientale da parte della Turchia, prendendo in considerazione anche la possibilita di includervi persone giuridiche;
  • introdurre restrizioni alla cooperazione economica UE-Turchia, ed alle operazioni della Banca europea per gli investimenti e di altre istituzioni finanziarie;
  • misure volte a colpire altri settori importanti per l'economia turca, come il divieto di fornitura di servizi turistici, consigli di viaggio negativi da parte degli Stati membri;
  • misure dell'UE nel settore energetico e nei settori correlati, come ad esempio l'introduzione di divieti d'importazione e esportazione su determinati beni e tecnologie.
In ogni caso la relazione indica che la Commissione europea preparerà rapidamente anche opzioni per continuare a finanziare i rifugiati e le comunità di accoglienza in Turchia, considerati i gravi bisogni sul campo e il notevole onere che la Turchia continua a sostenere.
Nella conferenza stampa, a conclusione del Consiglio affari esteri, l' Alto Rappresentante, ha comunque indicato che la situazione interna in Turchia desta alcune preoccupazioni, con particolare riferimento al ritiro della Turchia dalla Convenzione di Istanbul ed all'ipotesi di sioglimento del partico di opposizione Partito democratico dei popoli.
Si ricorda che:
  • il 17 marzo 2021 il procuratore capo della Corte suprema di appello della Turchia, Bekir Sahin, ha avviato una causa presso la Corte costituzionale di Ankara per chiedere lo scioglimento del Partito democratico dei popoli (Hdp), formazione progressista di opposizione che detiene attualmente 55 seggi su 600 alla Grande assemblea nazionale, il parlamento turco;
  • il 20 marzo 2021 la Turchia ha annunciato il ritiro dalla Convenzione di Istanbul, del Consiglio d'Europa, sulla prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne e la violenza domestica . La Convenzione, approvata dal Comitato dei Ministri del Consiglio d'Europa il 7 aprile  2011, si propone di prevenire la violenza, favorire la protezione delle vittime ed impedire l'impunità dei colpevoli, ed è stata firmata da 32 paesi. La Turchia era stato il primo paese a ratificare la Convenzione;
  • sempre il 20 marzo 2021 per decreto presidenziale è stato rimosso il governatore della Banca Centrale Turca, sostituendolo con l'economista e politico Sahap Kavcioglu. Il 18 marzo 2021 la Banca centrale turca aveva deciso l'innalzamento del tasso di interesse al 19%.
Si ricorda, infine, che il Consiglio dell'UE nel giugno del 2018 ha sospeso i negoziati di adesione con la Turchia a causa del mancato rispetto dello Stato di diritto e dei diritti fondamentali (al momento la Turchia e l'UE hanno chiuso solo 1 capitolo negoziale dei 35 previsti, relativo a scienza e ricerca). La Turchia e l'UE hanno stabilito dal 1995 una Unione doganale ( la Turchia è l'unico paese terzo ad avere una Unione doganale con l'UE), e prima del blocco dei negoziati di adesione erano stati avviati dei lavori per il suo ampliamento al fine di includervi l'agricoltura, i servizi e gli appalti pubblici.

Russia

Il Consiglio europeo dovrebbe svolgere un dibattito sulle relazioni dell'Unione europea con la Russia.
Il Consiglio affari esteri dell'UE del 22 febbraio 2021 ha tenuto una discussione globale e strategica sulle relazioni UE-Russia. Durante il dibattito è emersa una valutazione condivisa sul fatto che la Russia sta compiendo una  deriva che la porta sempre più vicino a uno Stato autoritario con un allontanamento dall'Europa. I Ministri degli esteri dell'UE hanno discusso di come le relazioni con la Russia potrebbero svilupparsi nel quadro dei cinque principi guida (v. infra) e si sono concentrati sulla necessità di respingere le violazioni del diritto internazionale e dei diritti umani, contenere la disinformazione e gli attacchi informatici, impegnarsi nel dialogo con la Russia su questioni di interesse nell'UE.
Alla luce degli ultimi sviluppi, il 2 marzo 2021, il Consiglio dell'UE ha adottato misure restrittive nei confronti dei responsabili dell'arresto, condanna e persecuzione di Alexei Navalny, facendo per la prima volta ricorso al nuovo regime globale di sanzioni dell'UE in materia di diritti umani, approvato il 7 dicembre 2020 (v. infra).
Destinatari delle sanzioni sono 4 personalità coinvolte nell'arresto e detenzione di Navalny: il Presidente della commissione di inchiesta russa, Alexander Bastrykin, il Direttore del servizio federale delle prigioni russe, Alexander Kalashnikov, il direttore della Guardia nazionale russa, Viktor Zolotov, e il Procuratore generale, Igor Krasnov.
Sulla base del nuovo  regime globale di sanzioni in materia di diritti umani, adottato dal Consiglio il 7 dicembre 2020, con una decisione e un regolamento, l'UE può adottare misure restrittive nei confronti di persone, entità e organismi – compresi soggetti statali e non statali – responsabili di gravi violazioni e abusi dei diritti umani in tutto il mondo, indipendentemente dal luogo in cui avvengono ( e quindi a prescindere dai regimi di sanzioni e misure restrittive che già l'UE può adottare nei confronti di un paese terzo, ma che hanno sempre un contesto di applicazione "geografica").
Si ricorda che l' Alto Rappresentante, Josep Borrell, si è recato a Mosca dal 4 al 6 febbraio 2021 in Russia per una serie di colloqui. L'Alto rappresentante aveva fatto anche richiesta di incontrare il rappresentante dell'opposizione Alexei Navalny, attualmente detenuto, che però è stata negata dal Governo russo.
Il 5 febbraio 2021, nel corso della conferenza stampa congiunta , il Ministro degli affari esteri russo, Lavrov ha definito l'Europa "un partner non affidabile".
L' Alto rappresentante ha successivamente, in occasione del suo intervento alla plenaria del Parlamento europeo il 9 febbraio 2021, indicato che la Russia sembra al momento contraria ad avviare un dialogo costruttivo con l'UE e che sulla base di tale constatazione occorrerà riflettere su quale strada intraprendere sulle prospettive strategiche delle relazioni tra UE e Russia che al momento sembrano divergere.
Borrell ha quindi indicato tre priorità per l'UE:
  • decidere il passo successivo, che potrebbe includere sanzioni;
  • allo stesso tempo, nonostante ogni difficoltà, è di fondamentale importanza definire un modus vivendi che eviti il confronto permanente con la Russia che rimane il più grande vicino dell'Europa;
  • occorre comunque proseguire l'impegno dell'UE a favore della società civile e della popolazione russa che desidera mantenere forti legami con l'Unione europea e nutre aspirazioni democratiche.
Si ricorda che a partire dall'annessione della Crimea da parte della Russia nel marzo 2014, l'UE ha sospeso la cooperazione con la Russia ed ha rivisto le sue relazioni bilaterali, cancellando i vertici bilaterali regolari, ha sospeso tutti i negoziati e processi di dialogo in corso ed ha introdotto misure restrittive e sanzioni nei confronti della Russia.
Attualmente, le relazioni tra UE e Russia si basano sui seguenti cinque principi guida:
  • piena attuazione degli accordi di Minsk, come elemento chiave per qualsiasi cambiamento sostanziale nelle relazioni tra l'UE e la Russia;
  • rafforzare le relazioni con i partner orientali dell'UE e i paesi dell'Asia centrale;
  • rafforzare la resilienza dell'UE alle minacce russe, incluse le minacce ibride;
  • impegnarsi in modo selettivo con la Russia su questioni di politica estera, in alcune questioni internazionali come l'Iran e il processo di pace in Medio Oriente e altre aree di interesse per l'UE;
  • sostenere la società civile russa e impegnarsi nei contatti tra le persone e in particolare tra i giovani.

Sanzioni e misure restrittive dell'UE nei confronti della Russia

L'UE ha deciso, a partire dal marzo 2014, l'introduzione di misure restrittive volte al congelamento dei beni ed a restrizioni per la concessione di visti per alcune persone individuate come responsabili di violazioni dei diritti umani e dell'integrità territoriale dell'Ucraina.
Si ricorda che per l' istituzione e il rinnovo di tutte le misure restrittive dell'UE, che hanno sempre una durata limitata, è richiesta una decisione del Consiglio dell'UE all' unanimità.
Attualmente, oltre alle sanzioni adottate nei confronti di singoli cittadini russi in relazione alla detenzione di Alexei Navalny ( v. supra), sono in vigore le seguenti sanzioni e misure restrittive dell'UE nei confronti della Russia, che vengono di norma prorogate ogni 6 o 12 mesi:

Il piano d'azione dell'UE contro la disinformazione

Sin dal 2015 il Consiglio europeo ha sottolineato l'esigenza di contrastare le campagne di disinformazione in corso da parte della Russia ed ha promosso iniziative in tale ambito.
Nel giugno 2015 è stato presentato un Piano d'azione sulla comunicazione strategica che ha indicato tre obiettivi principali: efficace comunicazione e promozione delle politiche dell'UE nei confronti del vicinato orientale; rafforzamento della libertà dei media nel vicinato orientale; miglioramento delle capacità dell'UE di rispondere alle attività di disinformazione da parte di attori esterni.
A partire dal settembre 2015 è operativa la Task Force EastStracom che ha il compito di sviluppare prodotti e campagne di comunicazione incentrate sulla spiegazione delle politiche dell'UE nella regione del partenariato orientale.
Il 5 dicembre 2018, la Commissione e l'allora l'Alta rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza, Federica Mogherini, hanno presentato un piano d'azione contro la disinformazione nel quale si indica che la disinformazione proveniente dalla Federazione russa rappresenta la minaccia più grave per l'UE. Il Servizio per l'azione esterna della Commissione europea ha indicato che a partire da marzo 2020 si sarebbero registrati numerosi casi di diffusione di informazioni false riferite alla pandemia di COVID 19 di provenienza russa.

Sicurezza energetica

La Russia è il principale fornitore di petrolio e gas nei confronti dell'UE. Una larga parte di gas russo transita attraverso gasdotti che attraversano l'Ucraina e quindi sono soggetti al rischio di tensioni geopolitiche.
Si ricorda che è in fase di completamento (sarebbe stato completato più del 90% dei lavori) il progetto guidato dalla compagnia energetica russa Gazprom relativo al gasdotto Nord Stream 2 che dovrebbe collegare direttamente la Germania alla Russia senza dover transitare dall'Ucraina. Il nuovo gasdotto raddoppierebbe il volume di gas naturale trasportato dalla Russia alla Germania attraverso il mar Baltico, replicando il percorso del gasdotto gemello Nord Stream che è già in attività al 2011.
La direttrice generale della Direzione Generale per l'energia della Commissione europea, Ditte Juul Jorgensen, nell'ambito di una audizione al Parlamento europeo ha dichiarato, il 24 febbraio 2021, che il gasdotto Nord Stream 2 non è necessario per l'approvvigionamento energetico dell'Unione Europea, avendo l'UE nell'ultimo decennio promosso investimenti in altri gasdotti, terminali di importazione di gas naturale liquefatto (GNL) e interconnettori che assicurano forniture sufficienti per soddisfare le esigenze energetiche dell'Europa e che, in ogni caso, la domanda di gas è destinata in prospettiva a calare per gli sforzi messi in atto dall'UE raggiungere gli obiettivi climatici di neutralità. Gli Stati uniti hanno adottato delle sanzioni nei confronti delle imprese coinvolte nel progetto di costruzione del gasdotto .

Vertice euro

Il 26 marzo si svolgerà la riunione del Vertice euro, il cui progetto di ordine del giorno prevede che la discussione sia incentrata sulle modalità per rafforzare il ruolo internazionale dell'euro.
Si ricorda che il precedente Vertice euro (11 dicembre 2020) aveva ricordato l'importanza di rafforzare il ruolo internazionale dell'euro, ruolo che dovrebbe essere commisurato al peso economico e finanziario dell'Unione a livello mondiale.
Proprio in vista di tale discussione, il 19 marzo il Presidente dell'Eurogruppo, Paschal Donohoe, ha inviato una lettera al presidente del Vertice euro, Charles Michel, sul ruolo internazionale dell'euro (Vedi infra).
Rispetto alla priorità di rafforzare il ruolo internazionale dell'euro, si segnala che, nel dicembre 2020, l'Eurogruppo ha concordato un progetto di raccomandazione del Consiglio sulla politica economica della zona euro, in seguito discusso nella videoconferenza ECOFIN di gennaio e approvato mediante procedura scritta, nel quale viene confermato il ruolo strategico essenziale del progetto di completamento dell'Unione economica e monetaria (UEM), per conseguire maggiore stabilità e resilienza della zona euro e rafforzare di conseguenza il ruolo internazionale dell'euro, che è rimasto sostanzialmente stabile negli ultimi anni. In tal senso, viene ritenuto fondamentale completare l'Unione bancaria e, pertanto, viene raccomandato di portare avanti tale progetto senza indugio e con lo stesso livello di ambizione su tutti gli elementi, compresi quelli discussi nel gruppo di lavoro ad alto livello sul sullo schema europeo di assicurazione dei depositi (EDIS). Inoltre, viene raccomandato di approfondire l'Unione dei mercati dei capitali e sostenere le iniziative in materia di finanza digitale, finanza al dettaglio e finanza sostenibile. Le istituzioni europee sono anche invitate a tenere conto degli insegnamenti tratti dalla risposta globale di politica economica dell'Europa alla pandemia di COVID-19.
Si ricorda che il 24 settembre 2020 la Commissione europea ha adottato un pacchetto di misure per la finanza digitale, che comprende una Strategia per la finanza digitale ( COM(2020)591), una Strategia per i pagamenti al dettaglio ( COM(2020)592), proposte legislative per un quadro normativo dell'UE sulle cripto-attività ( COM(2020)593 e COM(2020)594) e proposte legislative per un quadro normativo dell'UE sulla resilienza operativa digitale ( COM(2020)595 e COM(2020)596). In particolare, la Commissione propone: una disciplina UE per le cripto-attività (una delle principali applicazioni della tecnologia blockchain nel settore finanziario) non disciplinate dalla vigente legislazione dell'UE in materia di servizi finanziari, comprese le cosiddette "stablecoin"; un quadro UE sulla resilienza operativa digitale (la capacità delle imprese di garantire di essere in grado di resistere a tutti i tipi di interruzioni e minacce legate alle tecnologie dell'informazione e della comunicazione); azioni per un mercato dei pagamenti al dettaglio competitivo e innovativo nell'UE e per promuovere la diffusione dei pagamenti istantanei.
Si ricorda, altresì, che nel marzo 2018 la Commissione europea ha lanciato un Piano d'azione per finanziare la crescita sostenibile; tra le misure attuative del piano, sono stati adottati: il regolamento (UE) 2020/852 che definisce un sistema armonizzato di classificazione (tassonomia) degli investimenti sostenibili; il regolamento (UE) 2019/2088 relativo agli obblighi degli investitori e agli adempimenti informativi; il regolamento (UE) 2019/2089 relativo agli indici per gli investimenti a basse emissioni di carbonio. Per "finanza sostenibile" si intende generalmente il processo che consente di tenere in debita considerazione, nell'adozione di decisioni di investimento, i fattori ambientali e sociali, per ottenere maggiori investimenti in attività sostenibili. Come preannunciato, infine, la Commissione europea dovrebbe definire una norma UE per le obbligazioni verdi che favorisca gli investimenti sostenibili e presentare una nuova strategia in materia di finanza sostenibile.
Anche in connessione con tali discussioni, la Commissione europea ha presentato il 19 gennaio 2021 nuova strategia per promuovere un sistema economico e finanziario dell'UE aperto, forte e resiliente. Il primo pilastro della strategia riguarda il rafforzamento del ruolo internazionale dell'euro, anche attraverso il dialogo con i partner dei Paesi terzi per incoraggiarne l'uso, sostenendo lo sviluppo di strumenti e indici di riferimento denominati in euro e promuovendo l'euro quale valuta internazionale di riferimento nei settori dell'energia e delle materie prime. L' emissione di obbligazioni denominate in euro nell'ambito del programma Next Generation EU viene considerata una opportunità in grado di accrescere la profondità e la liquidità dei mercati dei capitali dell'UE e di rendere questi ultimi e l'euro più attraenti per gli investitori. Un'ulteriore opportunità viene identificata nelle azioni volte a Incentivare la finanza sostenibile, per trasformare i mercati finanziari dell'UE in un polo mondiale della "finanza verde", promuovendo l'euro come valuta standard per i prodotti finanziari sostenibili. In tale contesto la Commissione intende adoperarsi per incoraggiare l'uso delle obbligazioni "verdi" come strumenti di finanziamento degli investimenti nel settore energetico necessari per conseguire gli obiettivi in materia di clima ed energia per il 2030. A tal fine, la strategia di finanziamento del Next Generation EU dovrebbe prevedere che il 30 % del totale delle obbligazioni emesse per sostenere il programma sia riconducibile alla categoria delle "obbligazioni verdi". La Commissione si propone inoltre di continuare a sostenere il lavoro della BCE per l'eventuale introduzione di un euro digitale, a integrazione del contante, e di valutare le possibilità di riforma del sistema per lo scambio di quote di emissione (di gas che alimentano l'effetto "serra") dell'UE, al fine di massimizzarne i risultati ambientali e sostenere la relativa attività nell'Unione.
Si ricorda che a livello UE si sta discutendo sulla possibilità di emettere una moneta digitale di banca centrale, ossia l' euro digitale. Ad ottobre 2020, la Banca centrale europea ha pubblicato un rapporto (elaborato da esperti della stessa BCE e delle 19 banche centrali nazionali della zona euro) e avviato una consultazione pubblica per esaminare tale possibilità. Verso la metà del 2021, successivamente alla consultazione pubblica e dopo un periodo di lavori preparatori, anche insieme alle istituzioni e alle autorità europee, la BCE potrebbe decidere se avviare o meno un progetto per definire le caratteristiche di un euro digitale. Si tratterebbe di una banconota digitale, che affiancherebbe il contante, senza sostituirlo, per permettere di effettuare pagamenti online in piena sicurezza. Per approfondimenti, si veda la pagina della BCE dedicata specificamente al progetto di euro digitale.
La suddetta lettera del Presidente dell'Eurogruppo, Paschal Donohoe, annuncia alcuni elementi su cui l'Eurogruppo continuerà a lavorare per contribuire alla realizzazione del potenziale globale dell'euro:
- perseguire una forte ripresa economica: in particolare, secondo la lettera, la capacità dell'UE di progettare una ripresa solida, inclusiva e sostenibile dalla crisi, anche attraverso l'attuazione dei Piani nazionali per la ripresa e la resilienza, contribuirà a rafforzare il ruolo internazionale dell'euro. In questo contesto, l'emissione di obbligazioni denominate in euro da parte dell'UE, gran parte delle quali "verdi", renderà l'euro più attraente per gli investitori;
- continuare a costruire solide basi per l'euro: la lettera richiama l'importanza di completare l'Unione economica e monetaria e l'Unione bancaria e di approfondire l'Unione dei mercati dei capitali;
- sostenere lo sviluppo di infrastrutture del mercato finanziario e sistemi di pagamento innovativi e resilienti: secondo la lettera, mercati finanziari e sistemi di pagamento ben integrati, efficienti e resilienti contribuiscono a sostenere la resilienza dell'euro e il suo status a livello globale;
- rendere l'euro adatto all'era digitale: secondo la lettera la possibile emissione di un euro digitale è rilevante anche per il ruolo internazionale dell'euro e potrebbe fornire uno strumento per proteggere l'autonomia strategica dell'Europa;
- fare dell'euro la moneta della transizione verde: in particolare, a giudizio della lettera, preservare e aumentare l'attrattiva dei mercati finanziari dell'UE per la finanza sostenibile sarà fondamentale per rafforzare il ruolo internazionale dell'euro. Si sottolinea il potenziale della finanza verde per aumentare l'uso dell'euro da parte dei mercati, contribuendo anche al raggiungimento degli obiettivi UE di transizione climatica;
- estendere la portata dell'euro: secondo la lettera, occorre lavorare per favorire la futura adozione dell'euro da parte degli Stati membri non appartenenti alla zona euro che già partecipano al meccanismo di cambio europeo ERM II, il cui obiettivo è mantenere la stabilità dei tassi di cambio tra l'euro e le valute nazionali partecipanti in vista di una loro adesione all'euro.