Videoconferenza dei membri del Consiglio europeo, 25 e 26 Marzo 2021 23 marzo 2021 |
Indice |
|COVID 19|Relazioni tra l'UE e gli Stati Uniti|Mercato unico, politica industriale, digitale ed economia|Situazione nel Mediterraneo orientale|Russia|Vertice euro| |
COVID 19
|
La situazione epidemiologica
Per monitorare l'andamento della pandemia il
Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC) pubblica periodicamente
mappe basate sui dati comunicati dagli Stati membri in ottemperanza alla
raccomandazione del Consiglio dell'UE del 13 ottobre 2020, come modificata dalla
raccomandazione del Consiglio del 28 gennaio 2021 (l'ultimo aggiornamento è del
18 marzo 2021). L'ECDC pubblica inoltre
statistiche quotidiane e sui contagi e sui decessi nel mondo, nell'UE, nello Spazio economico europeo (SEE) e nel Regno Unito.
Il Consiglio ha chiesto agli Stati membri di fornire ogni settimana all'ECDC i dati disponibili su: numero di
nuovi casi registrati per 100.000 abitanti negli ultimi 14 giorni; numero di test per 100.000 abitanti effettuati nell'ultima settimana (
tasso di test effettuati); percentuale di test positivi riscontrati nell'ultima settimana (
tasso di positività dei test). La raccomandazione prevede una
mappatura delle zone di rischio: rosso scuro (rischio molto elevato), rossa (rischio elevato), arancione (rischio medio), verde (rischio basso).
Fra gli altri rapporti forniti dall'ECDC si segnalano: la
Guida al sequenziamento del SARS-COV-2 - Primo aggiornamento (18 gennaio 2021), elaborata alla luce della variante identificata nel Regno Unito (SARS-CoV-2 VOC 202012/01); il
primo aggiornamento, pubblicato il 21 gennaio 2021, della valutazione dei rischi sulla
diffusione nell'UE/SEE delle nuove varianti del virus (prese in considerazione le varianti VOC 202012/01, la 501.V2 e la P1, scoperte rispettivamente nel Regno Unito, in Sudafrica e in Brasile, l'ECDC valuta come
molto elevata la probabilità di introduzione e diffusione nella comunità dell'UE/SEE delle varianti, a causa della loro maggiore trasmissibilità).
|
La strategia dell'UE per i vaccini
In base al progetto di conclusioni, il Consiglio europeo dovrebbe innanzitutto ribadire che l'accelerazione della produzione, consegna e diffusione dei vaccini resta essenziale per superare la crisi e che gli sforzi in tal senso dovranno essere ulteriormente intensificati. Dovrebbe inoltre sottolineare l'importanza della trasparenza e accogliere con favore l'estensione del regime di autorizzazione all'esportazione.
Il 17 giugno 2020 la Commissione europea ha presentato la "
Strategia dell'UE per i vaccini contro la COVID-19" al fine di accelerare lo sviluppo, la produzione e la diffusione di vaccini efficaci e sicuri. La Commissione ha inoltre previsto un
approccio centralizzato in ambito europeo per garantire l'approvvigionamento a tutti i cittadini dell'UE. Il
portafoglio di vaccini dell'Unione europea comprende attualmente i vaccini che sono o saranno prodotti dalle società (o aggregazioni fra società)
AstraZeneca (fino a 400 milioni di dosi),
Sanofi-GSK (fino a 300 milioni di dosi),
Janssen Pharmaceutica NV (fino a 400 milioni di dosi),
BioNtech-Pfizer (fino a 600 milioni di dosi),
CureVac (fino a 405 milioni di dosi) e
Moderna (fino a 460 milioni di dosi), per un totale di
2,6 miliardi di dosi. La Commissione ha inoltre concluso
colloqui esplorativi per l'acquisto di un potenziale vaccino contro la COVID-19 con la società farmaceutica
Novavax e, da ultimo, con
Valneva, rispettivamente fino a
200 milioni di dosi e fino a
60 milioni di dosi. I contratti sono protetti da
clausole di riservatezza.
Il 21 gennaio 2021 CureVac ha accettato di pubblicare il suo
accordo preliminare di acquisto con la Commissione europea, il 27 gennaio 2021 è stato pubblicato il
contratto preliminare di acquisto firmato con la società farmaceutica AstraZeneca il 27 agosto 2020 e, da ultimo, il 9 febbraio 2021 il
contratto preliminare d'acquisto siglato con Sanofi-GSK; in tutti i casi, dalla pubblicazione sono state espunte alcune informazioni riservate.
Il regime di autorizzazione all'esportazione di vaccini
Il
29 gennaio 2021 la Commissione ha adottato (con procedura d'urgenza) un atto di esecuzione -
regolamento di esecuzione (UE) 2021/111 -, che
subordina ad autorizzazione l'esportazione dei vaccini contro la COVID-19 al di fuori dell'UE. Si prevede che l'autorizzazione sia rilasciata solo se il volume delle esportazioni non costituisca una minaccia per l'esecuzione degli accordi preliminari di acquisto (APA) conclusi fra l'UE e le società; tuttavia, sono esentate dal regime di autorizzazione molteplici fattispecie di esportazione, sulla base del principio di solidarietà. Nella premessa del regolamento si indica che il regime di autorizzazione in oggetto deve trovare applicazione fino alla fine di marzo 2021. Preso atto che la capacità di produzione di vaccini contro la COVID-19 è ancora in fase di sviluppo e rimane, per alcuni produttori di vaccini,
al di sotto dei quantitativi garantiti, da destinare all'Unione sulla base degli APA conclusi con la medesima Unione, l'
11 marzo 2021 la Commissione ha adottato il
regolamento di esecuzione (UE) 2021/442, in base al quale viene mantenuto,
fino al 30 giugno 2021, il meccanismo volto a garantire che le esportazioni dei vaccini contro la COVID-19 oggetto degli APA con l'Unione siano subordinate ad un'autorizzazione preventiva.
L'
Italia è finora l'unico Stato membro ad aver rifiutato - ai sensi del regolamento di esecuzione 2021/111 - il rilascio di un'autorizzazione all'esportazione di vaccini anti COVID-19, in data 26 febbraio e con riferimento alla
richiesta formulata dalla società AstraZeneca per l'esportazione di 250.700 dosi. Come riportato dal Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale (MAECI), la proposta di non autorizzazione è stata inviata alla Commissione europea dopo aver consultato le altre amministrazioni italiane competenti, che hanno tutte espresso parere negativo.
Ai sensi del regolamento citato, la proposta di decisione dello Stato membro, relativa alla richiesta di autorizzazione di esportazione di vaccini prodotti nel proprio territorio, è notificata (da parte del medesimo Stato) alla Commissione europea. Quest'ultima valuta l'impatto delle esportazioni - per le quali sia stata richiesta l'autorizzazione - sull'esecuzione dei pertinenti APA con l'Unione e, qualora non sia d'accordo con la proposta di decisione dello Stato membro, formula un parere motivato. Lo Stato membro interessato è tenuto a decidere in merito alla richiesta di autorizzazione conformemente al parere della Commissione. Le motivazioni alla base della proposta italiana di non accogliere la richiesta sono le seguenti: il fatto che il Paese destinatario della fornitura (Australia) sia considerato "non vulnerabile" ai sensi del regolamento sopra citato; il permanere della penuria di vaccini nell'UE e in Italia e i ritardi nelle forniture dei vaccini da parte di AstraZeneca nei confronti dell'UE e dell'Italia; l'elevato numero di dosi di vaccino oggetto della richiesta di autorizzazione all'esportazione rispetto alla quantità di dosi finora fornite all'Italia e, più in generale, ai Paesi dell'UE. La proposta italiana di diniego dell'autorizzazione è stata approvata dalla Commissione europea e il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale ha quindi emanato formalmente il provvedimento di diniego all'esportazione, notificato alla controparte il 2 marzo 2021 (vd. il
comunicato stampa del MAECI).
La Commissione europea ha annunciato di voler avviare un dialogo formale nell'ambito del contenzioso in merito alla fornitura dei vaccini. La questione dovrebbe essere discussa in occasione del Consiglio europeo. La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha in proposito dichiarato che AstraZeneca consegnerà all'UE solo
70 milioni di dosi di vaccino contro la COVID-19 entro la fine di giugno 2021, invece della
quantità contrattuale prevista, pari a 180 milioni di dosi.
In merito all'
esportazione dei vaccini, la presidente von der Leyen ha inoltre ricordato, in una dichiarazione del 17 marzo, che dal momento di adozione del relativo regolamento l'UE ha accolto oltre
300 richieste di autorizzazione, esportando
41 milioni di dosi in
33 Paesi. Ha dichiarato quindi di voler assicurare
reciprocità e
proporzionalità nello scambio di vaccini con Paesi terzi che hanno tassi di vaccinazione più alti, per assicurare all'Europa la sua parte.
Il Consiglio europeo probabilmente affronterà la questione della distribuzione dei vaccini a sei Stati membri -
Austria, Bulgaria, Croazia, Lettonia, Repubblica ceca e Slovenia - che, essendo rimasti indietro nella distribuzione a causa delle mancate consegne da parte di Astra Zeneca (a favore della quale avevano rinunciato a dosi di Pfizer-BNTech, Moderna e Johnson&Johnson), hanno richiesto di
modificare i criteri di ripartizione delle dosi.
La diffusione dei vaccini
La Commissione ha predisposto
un approccio coordinato alla distribuzione dei vaccini, tramite una metodologia di assegnazione concordata con gli Stati membri, secondo un
criterio di ripartizione basato sulla popolazione (vd. la comunicazione dal titolo "Preparazione per le strategie di vaccinazione e la diffusione di vaccini contro la COVID-19" -
COM(2020)680). Finora sono stati autorizzati dall'Agenzia europea per i medicinali (
EMA
) i vaccini prodotti da
BioNTech/Pfizer (il
21 dicembre 2020),
Moderna (il
6 gennaio 2021),
AstraZeneca (il
29 gennaio 2021) e
Janssen Pharmaceutica NV (l'
11 marzo 2021). Nell'Unione europea le vaccinazioni contro la COVID-19
sono iniziate il 27 dicembre 2020.
L'EMA
pubblica
valutazioni periodiche sulla sicurezza dei vaccini contro la COVID-19 autorizzati nell'UE. Gli aggiornamenti riassumono i dati che si sono resi disponibili dopo l'autorizzazione del vaccino; indicano inoltre se le informazioni sulla sicurezza richiedano ulteriori indagini. Le case produttrici di vaccini sono tenute a inviare una
relazione sulla sicurezza dei vaccini anti COVID-19 all'Agenzia europea per i medicinali
ogni mese. Il 29 gennaio 2021 l'EMA ha pubblicato il suo primo aggiornamento sulla sicurezza relativo a un vaccino contro la COVID-19 -
Comirnaty, il vaccino prodotto da BioNTech e Pfizer; ha poi pubblicato un secondo aggiornamento il 4 marzo 2021. L'Agenzia ha inoltre pubblicato aggiornamenti sul vaccino prodotto da
Moderna, il 5 febbraio e il 4 marzo 2021. Su entrambi i vaccini, l'Agenzia si è espressa ribadendo che i vantaggi nel prevenire la COVID-19 continuano a prevalere sui rischi; non vi sono pertanto raccomandazioni di modifica riguardanti l'utilizzo di questi vaccini.
Da ultimo, il
18 marzo 2021 si è svolta una riunione straordinaria del
Comitato di valutazione dei rischi per la farmacovigilanza (PRAC) - comitato dell'EMA responsabile della valutazione e del monitoraggio della sicurezza dei medicinali per uso umano -; la riunione è stata organizzata nell'ambito della valutazione di un
allarme relativo alla sicurezza del vaccino prodotto da AstraZeneca, con riferimento a casi di eventi tromboembolici. Sulla base delle informazioni raccolte, il Comitato ha concluso che: 1)
i benefici del vaccino nel combattere la minaccia ancora diffusa della COVID-19 continuano a prevalere sul rischio di effetti collaterali; 2) il vaccino non è associato a un aumento del rischio complessivo di eventi tromboembolici in coloro che lo ricevono; 3) non vi è evidenza di un problema relativo a lotti specifici del vaccino o a particolari siti di produzione; 4)
tuttavia, il vaccino può essere associato a
casi molto rari di coaguli associati a trombocitopenia. Riguardo a quest'ultimo punto, è stato precisato che: circa 20 milioni di persone nel Regno Unito e nel SEE hanno ricevuto il vaccino dal 16 marzo e l'EMA ha riscontrato solo 7 casi di coaguli di sangue in più vasi sanguigni (coagulazione intravascolare disseminata, DIC) e 18 casi di coaguli nei vasi che drenano sangue dal cervello (CVST). Pertanto,
un nesso causale con il vaccino non è dimostrato, ma esso è possibile e la questione merita ulteriori analisi. Il PRAC ha dichiarato che procederà a una revisione dei rischi, inclusa l'analisi dei rischi di altri tipi di vaccini contro la COVID-19 (sebbene, per questi ultimi, finora non sia stato identificato alcun segnale dal monitoraggio), sui cui risultati l'EMA dovrà riferire.
In data 14 marzo 2021, l'Agenzia italiana del farmaco (
AIFA) ha dichiarato che "i casi di decesso verificatisi dopo la somministrazione del vaccino AstraZeneca hanno un legame solo temporale. Nessuna causalità è stata dimostrata tra i due eventi. L'allarme legato alla sicurezza del vaccino AstraZeneca non è giustificato". L'AIFA ha inoltre sottolineato che le attività di farmacovigilanza proseguono sia a livello nazionale che europeo, in collaborazione con l'EMA, attraverso un attento monitoraggio dei possibili effetti avversi legati alla vaccinazione.
Il
19 gennaio
2021, in vista della videoconferenza informale del Consiglio europeo del 21 gennaio, la Commissione europea ha presentato la comunicazione "Fare fronte comune per sconfiggere la COVID-19" (
COM(2021)35), in cui ha richiesto agli Stati membri di
accelerare le vaccinazioni, rispettando i tempi di seguito indicati:
entro marzo 2021 si dovrebbe vaccinare, in ogni Stato membro, almeno l'
80% delle persone di età superiore a 80 anni e l'
80% degli operatori del settore sanitario e dell'assistenza sociale;
entro l'estate del 2021 gli Stati membri dovrebbero aver vaccinato almeno il
70% della popolazione adulta. Alla data del
22 marzo 2021 nell'UE risulta siano state
consegnate 68,6 milioni di dosi di vaccino e siano state
somministrate 55,2 milioni di dosi (fonte: ECDC; vd.
COVID-19 Vaccine Tracker
).
Per quanto concerne l'
Italia, l'attività di somministrazione delle vaccinazioni è iniziata a fine dicembre 2020 (non esiste un obbligo specifico di adesione alla campagna di vaccinazione). I dati relativi alle vaccinazioni effettuate vengono aggiornati costantemente su una
pagina internet interistituzionale della Presidenza del Consiglio dei ministri, del Ministro della salute e del Commissario straordinario per l'attuazione e il coordinamento delle misure occorrenti per il contenimento e contrasto dell'emergenza epidemiologica COVID-19 (Commissario di cui all'articolo 122 del
D.L. 17 marzo 2020, n. 18, convertito, con modificazioni, dalla L. 24 aprile 2020, n. 27, e successive modificazioni), disaggregati per categorie e per fasce di età.
|
Certificati verdi digitali
Il Consiglio europeo dovrebbe esprimere il proprio sostegno ai preparativi per un approccio comune alla graduale revoca delle restrizioni, allo scopo di garantire il coordinamento fra gli Stati membri nel momento
in cui la situazione epidemiologica consentirà un allentamento delle misure attuali. Dovrebbe in tal senso indicare come prioritari i lavori sui certificati digitali interoperabili per la COVID-19.
Nella dichiarazione adottata a seguito della videoconferenza informale del 25 e 26 febbraio 2021, i membri del Consiglio europeo hanno esortato a portare avanti i lavori relativi a un approccio comune sui certificati di vaccinazione. La Commissione ha lavorato con gli Stati membri, nell'ambito della
rete di assistenza
sanitaria online, alla predisposizione di certificati di vaccinazione interoperabili (l'
eHealth Network è una rete volontaria che collega le autorità nazionali responsabili dell'assistenza sanitaria
online designate dagli Stati membri, istituita sulla base dell'art. 14 della
direttiva 2011/24/UE concernente l'applicazione dei diritti dei pazienti relativi all'assistenza sanitaria transfrontaliera, e i cui compiti sono stati precisati dalla
decisione di esecuzione (UE) 2019/1765).
Il 27 gennaio sono stati adottati gli orientamenti sui certificati di vaccinazione, contenenti gli elementi di interoperabilità di base, poi
aggiornati il 12 marzo, e lo stesso 12 marzo è stata concordata la bozza del
trust framework ("quadro di fiducia"). Il
17 marzo
2021 la Commissione ha quindi proposto l'introduzione di un
certificato verde digitale per
agevolare e rendere sicura la libera circolazione all'interno dell'UE durante la pandemia di COVID-19. Di seguito i principali elementi del regolamento proposto dalla Commissione:
Il certificato verde digitale sarà
valido in tutti gli Stati membri e potrà applicarsi anche all'Islanda, al Liechtenstein, alla Norvegia e alla Svizzera. Dovrebbe essere rilasciato ai cittadini dell'UE e ai loro familiari, indipendentemente dalla loro nazionalità; dovrebbe inoltre essere rilasciato anche ai cittadini non dell'UE che risiedono nell'Unione e ai visitatori che hanno il diritto di recarsi in altri Stati membri. Tale sistema viene previsto come
misura temporanea, e dovrebbe essere sospeso una volta che l'Organizzazione mondiale della sanità (OMS) avrà dichiarato la fine dell'emergenza sanitaria internazionale COVID-19. La Commissione ha esortato Parlamento europeo e Consiglio ad adottare al più presto la proposta di regolamento, per la quale è prevista la procedura legislativa ordinaria.
|
Il sostegno all'accesso globale ai vaccini
In base alla proposta di conclusioni, il Consiglio europeo dovrebbe riaffermare l'impegno dell'Unione europea per la risposta globale alla pandemia, sottolineando la necessità di proseguire speditamente i lavori per l'istituzione di un meccanismo di condivisione dei vaccini, in modo da integrare e sostenere il ruolo guida di COVAX nel garantire l'accesso universale ai vaccini e la loro diffusione.
Il programma
COVAX è uno dei tre pilastri del progetto concernente la collaborazione
ACT (Access to COVID-19 Tools) - Accelerator
, avviata nell'aprile 2020 dall'Organizzazione mondiale della sanità (OMS) assieme ad altri partner, fra cui la Commissione europea, per fronteggiare la pandemia. La suddetta collaborazione ha l'obiettivo di fornire un accesso equo alla diagnostica, ai trattamenti e ai vaccini contro la COVID-19. Nell'ambito di tale collaborazione, il programma
COVAX è dedicato all'
accesso
ai
vaccini
in tutti i Paesi del mondo, indipendentemente dal livello di reddito; esso è guidato, oltre che dall'OMS, da Gavi (Alleanza per i vaccini) e dalla Coalizione per l'innovazione in materia di preparazione alle epidemie (CEPI). La Commissione europea ha
aderito al programma COVAX il 31 agosto 2020 e attraverso
Team Europa l'ha sostenuto con un contributo di
853 milioni di euro, divenendone il soggetto donatore principale.
Il programma COVAX prevede l'acquisto, entro la fine del 2021, di
2 miliardi di dosi di vaccino,
di cui oltre 1,3 miliardi per i Paesi a basso e medio reddito.
Da ultimo, nella comunicazione del 19 gennaio 2021 "Fare fronte comune per sconfiggere la COVID-19"
COM(2021)35), la Commissione europea ha annunciato l'intenzione di istituire un
meccanismo europeo per mettere in comune con i Paesi terzi i vaccini, in modo da garantire la condivisione dell'accesso a una parte dei 2,3 miliardi di dosi garantite dall'UE ai Paesi terzi attraverso l'approccio Team Europa; particolare attenzione sarebbe posta ai Balcani occidentali, al vicinato orientale e meridionale e all'Africa, con interventi rivolti principalmente agli operatori sanitari e alle esigenze umanitarie, in una prospettiva di solidarietà e
sicurezza sanitaria all'interno e all'esterno dell'Unione. Tale meccanismo dovrebbe costituire un canale per ricevere richieste e fornire dosi di vaccino, eventualmente tramite COVAX,
senza interferire con i piani di vaccinazione degli Stati membri. Il volume di dosi condivise sarebbe legato all'aumento delle forniture di vaccini.
|
Relazioni tra l'UE e gli Stati Uniti
La Commissione europea e l'Alto Rappresentante per la politica estera e di sicurezza, Josep Borrell, hanno presentato il
2 dicembre 2020 una comunicazione congiunta intitolata
"
Una nuova agenda UE-USA per il cambiamento globale
", al fine di avviare una discussione al livello di UE sul
rilancio delle relazioni tra Unione europea e USA, anche in considerazione dell'elezione del nuovo Presidente Joe Biden e dei profondi cambiamenti in atto nel sistema delle relazioni internazionali.
La comunicazione congiunta è attualmente all'esame della Commissione affari esteri della Camera dei deputati (si veda in proposito il relativo
bollettino).
La comunicazione indica che il rilancio delle relazioni tra UE e USA si potrebbe tradurre nella definizione di una
nuova agenda transatlantica per la cooperazione globale. La comunicazione invita a non indugiare nel falso dibattito che contrappone come alternative la
costruzione di una Europa più forte all'opzione di una
forte partnership transatlantica, quando sono, invece,
due prospettive che si rinforzano mutualmente.
|
Priorità della futura agenda transatlantica
Nella comunicazione si propone di strutturare la
futura nuova agenda transatlantica attorno alle seguenti
priorità:
lotta alla pandemia di COVID 19 e azioni di prevenzione in ambito sanitario
protezione del pianeta
tecnologia, commercio e standard
sicurezza, prosperità e democrazia
|
Conclusioni del Consiglio europeo del 10 e 11 dicembre sulle relazioni UE-USA
Il
Consiglio europeo del 10 ed 11 dicembre 2020 ha adottato delle
conclusioni nelle quali, per quanto riguarda le relazioni con gli USA, ha evidenziato l'importanza di un solido partenariato strategico transatlantico basato su interessi comuni e valori condivisi, alla luce della necessità di affrontare le sfide mondiali, ed ha indicato che l'UE attende con interesse di collaborare con gli Stati Uniti e di discutere delle priorità condivise con il nuovo presidente degli Stati Uniti, in particolare per:
|
Mercato unico, politica industriale, digitale ed economia |
Politica industriale e mercato unico
La
crisi in atto sta mettendo a
dura prova l'
apparato produttivo europeo e il
funzionamento del mercato interno, in un contesto globale di crescente competizione economica, dove non è infrequente l'uso di pratiche commerciali sleali e/o aggressive. Sta anche evidenziando alcune fragilità dell'attuale modello di produzione internazionale fondato su un'elevata frammentazione del processo produttivo su scala globale.
In tale contesto, la
politica industriale dell'UE si prefigge
l'obiettivo, non solo di
favorire la ripresa dell'industria europea, riportandola quantomeno ai livelli pre-crisi, ma anche di
sostenerla nella duplice transizione
ecologica e
digitale, rilanciandone la
competitività a livello mondiale ed aumentandone la
resilienza e
l'autonomia strategica.
Secondo i dati della Commissione europea, l
'industria europea è tuttora
leader mondiale in
numerosi settori industriali manifatturieri, in particolare nel farmaceutico, nella meccanica e nella moda. È anche leader mondiale
nei brevetti per le tecnologie verdi e in altri
settori ad alta tecnologia. Rappresenta oltre il
20% dell'economia dell'UE e
l'80% delle esportazioni di merci dell'UE e dà occupazione a
35 milioni di persone nell'UE, e molti milioni di altri posti di lavoro sono ad essa collegati sia in Europa sia all'estero.
Allo stesso tempo, le Istituzioni europee sono consapevoli della necessità di
sostenere in particolare le
PMI, che costituiscono la
parte preponderante del tessuto produttivo europeo, nella transizione verso un'economia sostenibile e digitalizzata, riducendo l'onere normativo cui sono sottoposte ed agevolandone l'accesso alle diverse forme di finanziamento, e di tornare al più presto al
normale funzionamento del
mercato unico, per garantire nuovamente la piena e libera circolazione delle persone, delle merci e dei servizi.
Nuova strategia industriale dell'UE
Nel
marzo 2020 la Commissione europea ha presentato una
nuova strategia industriale dell'UE che individua una serie di azioni per la trasformazione dell'industria europea verso la
neutralità climatica e la
digitalizzazione con misure volte, in particolare, a sostenere e a rafforzare la vocazione
manifatturiera dell'UE, nonché alcuni settori strategici come
difesa,
sicurezza e mercato
digitale.
Particolare attenzione è data anche al rafforzamento dell'
autonomia
industriale e strategica dell'Europa, specie riguardo a
materiali e tecnologie critici, prodotti alimentari, infrastrutture e sicurezza, nonché accesso ai
medicinali e alla
farmaceutica, e al ruolo degli
importanti
progetti di comune interesse europeo (IPCEI), come in materia di batterie, microelettronica, Internet delle cose e idrogeno pulito, importanti da sviluppare tra l'altro per superare i fallimenti del mercato e favorire le innovazioni pioneristiche.
Contestualmente, la Commissione ha anche presentato: una
nuova strategia per le PMI, volta ad individuare misure specifiche dirette alle PMI per migliorare l'accesso ai finanziamenti, semplificare le procedure amministrative e promuovere l'innovazione; una
comunicazione volta a
individuare e rimuovere le barriere al mercato unico che ostacolano i flussi transfrontalieri di prodotti, manodopera, capitali e servizi e quindi impediscono agli europei di sfruttare appieno il potenziale del mercato unico.
La Commissione ritiene che il miglioramento dell'
integrazione e del
funzionamento del mercato unico potrebbe generare un'ulteriore crescita in molti settori, che potrebbero, da soli, portare i vantaggi economici, in termini di PIL aggiuntivo,
dall'8-9% a circa
il 12% del PIL.
Aggiornamento della strategia
La strategia industriale, presentata all'inizio della crisi,
non considera tuttavia l'
impatto della pandemia sulle industrie europee.
Pertanto, la Commissione europea ha preannunciato un
aggiornamento della strategia per il
secondo trimestre 2021, come
richiesto anche dal
Consiglio dell'UE e dal
Parlamento europeo, proprio
al fine di tener conto degli insegnamenti tratti dalla crisi COVID-19, quali la necessità di ridurre la dipendenza dell'UE dalla domanda e dall'offerta estere per quanto concerne settori e materiali strategici, oltre che di aumentare gli investimenti nella transizione verde e digitale in relazione all'innovazione tecnologica e digitale.
Il 25 febbraio 2021, a livello di
Consiglio dell'UE, i Ministri dell'industria e del mercato interno hanno
accolto con favore l'intenzione della Commissione di
aggiornare la strategia industriale alla luce del mutevole contesto competitivo mondiale e dell'attuale preparazione dei Piani nazionali per la ripresa e la resilienza da parte degli Stati membri, considerati
strumenti utili a conseguire gli obiettivi di politica industriale.
Hanno, tra l'altro, invitato la Commissione a tenere conto di alcuni aspetti nell'aggiornamento della nuova strategia industriale: l'importanza di un
mercato unico ben funzionante e una
concorrenza leale, presupposti principali per consentire all'Europa di riemergere dalla crisi COVID-19 più forte e più resiliente, e di
garantire la libera circolazione di beni e servizi; la necessità di un coordinamento tra gli Stati membri prima dell'introduzione di misure di controllo temporanee alle frontiere interne dell'UE; la necessità per l'UE di
ridurre le dipendenze per quanto riguarda settori e prodotti critici quali la produzione di vaccini e i semiconduttori; il rispetto del principio dell'
apertura
dei mercati ma anche l'importanza di difendere le condizioni di parità a livello mondiale e di utilizzare con equità e fermezza gli strumenti commerciali esistenti per proteggere le imprese e i consumatori dell'UE dalle pratiche sleali dei concorrenti di Paesi terzi.
Con una
risoluzione adottata il 25 novembre scorso, il
Parlamento europeo ha invece chiesto alla Commissione di
rielaborare la strategia industriale articolandola in due fasi distinte, una incentrata sulla ripresa e l'altra sulla ricostruzione e la resilienza.
Secondo il comunicato stampa del Parlamento europeo, "la
prima dovrebbe concentrarsi sul mantenimento del corretto funzionamento del mercato unico, principalmente favorendo la ricapitalizzazione delle imprese, salvando posti di lavoro e adattando la produzione ad una "nuova normalità" post-COVID". "La
seconda fase - invece - dovrebbe contribuire alla ricostruzione e alla trasformazione dell'industria europea, perseguendo gli obiettivi delle due transizioni (digitale e ambientale), e il rafforzamento della sovranità industriale dell'Unione e della sua autonomia strategica, che richiedono una base industriale autonoma e competitiva e massicci investimenti in ricerca e innovazione".
Consiglio europeo dell'1 e 2 ottobre 2020
Si ricorda che il
Consiglio europeo dell'1 e 2 ottobre 2020 si era
occupato di politica industriale e di mercato unico e, al riguardo, aveva approvato delle
conclusioni, che si riportano sinteticamente.
In tema di
aggiornamento della politica industriale, i leader dell'UE avevano invitato la Commissione a
individuare le dipendenze strategiche, in particolare all'interno degli ecosistemi industriali più sensibili come quelli per la salute, e avevano chiesto di:garantire condizioni di parità nonché un contesto normativo e una disciplina per gli aiuti di Stato che siano propizi all'innovazione; sviluppare
nuove alleanze industriali; incrementare l'assistenza fornita ai preesistenti progetti di importanza e comune interesse europeo e l'aiuto da fornire agli Stati membri per svilupparne di nuovi; sviluppare l'autonomia dell'UE nel settore spaziale e una base industriale della difesa più integrata.
In tema di
mercato unico, i leader dell'UE avevano invece sottolineato la necessità di
tornare quanto prima a un mercato unico pienamente funzionante e chiesto più precisamente di: attuare e applicare rigorosamente le norme del mercato unico; rimuovere gli ostacoli ingiustificati, in particolare nel settore dei servizi; aggiornare il quadro europeo in materia di concorrenza; plasmare il nuovo sistema di governance economica mondiale; investire nell'istruzione, nella formazione e nell'uso efficace delle competenze.
|
Digitale
Con la comunicazione "Plasmare il futuro digitale dell'Europa"
COM(2020)67 del 19 febbraio 2020 la Commissione europea ha iniziato un percorso di riforme volte ad assicurare all'UE sovranità digitale, attraverso lo sviluppo di tecnologie e infrastrutture, reti e capacità digitali europee per ridurre la dipendenza nella fornitura di tecnologie da Paesi extra europei e recuperare il ritardo che ancora la separa da competitor come Stati Uniti e Cina.
Tale comunicazione quadro nell'arco di un anno è stata implementata con una serie di proposte normative o ulteriori documenti programmatici concernenti ogni settore dell'economia digitale, dal potenziamento della connettività e delle infrastrutture, al rapporto tra cittadini e pubbliche amministrazioni, a nuove misure per il sistema delle imprese e per migliorare le competenze digitali degli europei.
Agli obiettivi in materia di economia digitale sono riconducibili taluni strumenti finanziari dell'UE, in particolare nell'ambito del nuovo bilancio pluriennale 2021-2027, così come integrato dal programma per la ripresa
Next Generation EU; il bilancio di lungo periodo, rispetto alla precedente programmazione, ha aumentato gli investimenti nella transizione digitale mediante previsioni di spesa dedicata in tutti i programmi. Si ricordano in particolare: il
programma Europa digitale (6,761 miliardi ai prezzi del 2018); il
Meccanismo per collegare l'Europa - settore digitale (1,832 miliardi di euro ai prezzi del 2018); il polo tematico di investimenti "Digitale e industria" nell'ambito del
programma Orizzonte Europa; i settori di intervento per la ricerca, l'innovazione e la digitalizzazione nel contesto del
Fondo InvestEU (che ammonta complessivamente a 9,4 miliardi di euro). Si ricorda che i Piani nazionali per la ripresa e la resilienza (
PNRR - Recovery and Resilience Plan) dovranno destinare alla transizione digitale almeno il 20% delle risorse.
La citata bussola 2030, presentata dalla Commissione europea il 9 marzo 2021, illustra la prospettiva dell'UE per il prossimo decennio digitale, concependola attorno a quattro punti cardinali:
La bussola definisce una struttura di
governance comune con gli Stati membri, basata su un sistema di monitoraggio mediante relazioni annuali che prevedono un sistema a "semafori". Gli obiettivi sono sanciti con un programma strategico concordato con il Parlamento europeo e il Consiglio.
La Commissione europea prevede che entro il 2025: si verifichi un aumento del volume globale dei dati del
530 per cento (precisamente, da 33 zettabyte nel 2018 a 175 zettabyte nel 2025); il valore dell'economia dei dati nell'UE 27 arrivi a
829 miliardi di euro, (rispetto a 301 miliardi, pari al 2,4% del PIL dell'UE, nel 2018); il numero dei professionisti dei dati dell'UE si attesti a 10,9 milioni (rispetto ai 5,7 milioni nel 2018); la percentuale della popolazione dell'UE dotata di competenze digitali di base salga al
65 per cento (nel 2018 era il 57 per cento).
Alla luce di tali risultanze la Commissione europea, nel più ampio contesto della Strategia pubblicata nel 2020 in materia di economia digitale, ha, tra l'altro, affrontato una serie di questioni relative al
mercato dei dati, in primo luogo, la circostanza che attualmente un numero ridotto di
grandi imprese
tecnologiche
straniere (
Big Tech) detiene buona parte dei dati disponibili a livello mondiale, e la conseguente necessità di trovare una strada europea autonoma rispetto ai grandi
competitor (Stati Uniti e Cina) per quanto riguarda l'accesso ai dati e il loro utilizzo.
In particolare, con la comunicazione COM(2020) 66 Una
Strategia europea per i dati del febbraio 2020 la Commissione europea ha, tra l'altro, prefigurato un insieme di misure per la creazione di uno specifico mercato unico europeo fondato su alcuni obiettivi prioritari:
circolazione transettoriale dei dati all'interno dell'UE; rispetto del diritto unionale in materia di tutela della
vita privata e di
protezione dei dati; applicazione della legislazione in materia di
tutela dei consumatori e diritto della
concorrenza;
investimenti in strumenti e infrastrutture di prossima generazione per l'archiviazione e l'elaborazione dei dati, ivi compreso lo sforzo teso a realizzare un
cloud a livello europeo; impiego degli standard europei per quanto riguarda il regime dei flussi di dati internazionali.
Tra gli elementi chiave della strategia europea sui dati merita ricordare lo sviluppo di spazi comuni europei di dati e l'interconnessione delle infrastrutture
cloud. In particolare, la strategia prevede misure per: i) il dispiegamento di strumenti e
piattaforme di condivisione dei dati; ii) la creazione di quadri di
governance dei dati; iii) il miglioramento della disponibilità, della qualità e dell'interoperabilità dei dati, sia in
contesti settoriali sia a livello intersettoriale (la Commissione europea ha previsto di articolare lo spazio unico dei dati nei seguenti ambiti:industria manifatturiera,
green deal; mobilità; sanità, finanza, energia, agricoltura, pubblica amministrazione, competenze).
La rinnovata politica europea in materia digitale include altresì iniziative per sviluppare maggiormente l'
intelligenza artificiale, per il cui sviluppo la Commissione europea ha annunciato di aver destinato nell'ultimo triennio 1,5 miliardi di finanziamenti UE (con un aumento del 70 per cento rispetto al ciclo precedente). L'obiettivo stabilito dalla Commissione europea è l'attrazione di 20 miliardi di euro di investimenti totali in IA all'anno nei prossimi 10 anni.
Le misure in tale settore nell'ambito del
Libro bianco sull'intelligenza artificiale della Commissione europea includono, tra l'altro: un nuovo
partenariato pubblico-privato per l'IA e la robotica; il collegamento e il potenziamento dei
centri di eccellenza per la ricerca sull'IA; maggiori
finanziamenti per lo sviluppo e l'utilizzo dell'IA con l'ausilio del Fondo europeo per gli investimenti; l'acquisizione di sistemi di IA da parte degli enti pubblici e l'applicazione di tale tecnologia alle
procedure di appalto. Il Piano ideato dalla Commissione europea comprende una serie di questioni prioritarie quali la formulazione di una legislazione sull'IA adeguata ai rischi, la trasparenza, tracciabilità della IA e il controllo umano; il tema dell'uso dell'
identificazione biometrica remota (ad esempio il riconoscimento facciale).
Il 15 dicembre 2020 la Commissione europea ha presentato due proposte normative concernenti i servizi digitali, compresi i social media, i mercati online e altre piattaforme online che operano nell'Unione europea. Le due iniziative affrontano rispettivamente il tema della
protezione dei consumatori e dei loro
diritti fondamentali online, e la
contendibilità dei mercati digitali, che allo stato è di fatto condizionata dalla presenza di grandi piattaforme on line extra UE.
In particolare la cosiddetta
legge sui servizi digitali (proposta di regolamento
COM(2020)825) reca una serie di obblighi a carico degli operatori online, tarati sulle rispettive dimensioni e il loro impatto sull'ecosistema digitale.
L'ambito di intervento è stato finora disciplinato dalla direttiva sul commercio elettronico, la quale, secondo la Commissione europea, pur avendo agevolato la crescita del mercato interno dei servizi digitali, non avrebbe raggiunto tutti gli obiettivi prestabiliti; inoltre la Commissione europea ritiene che la crescita dell'economia digitale e la comparsa di nuovi tipi di prestatori di servizi comporta una serie di sfide che essendo gestite dagli Stati membri in maniera frammentaria richiedono un intervento a livello UE. In sintesi, la proposta stabilisce obblighi asimmetrici in materia di dovere di diligenza per diversi tipi di prestatori di servizi digitali, in funzione della natura dei servizi da essi prestati e delle dimensioni dei prestatori, per garantire che i loro servizi non siano usati in modo improprio per attività illegali e che i prestatori operino in maniera responsabile. Tra gli elementi chiave del nuovo regime: misure per contrastare
beni,
servizi o
contenuti illeciti online, come un meccanismo per consentire agli utenti di segnalare tali contenuti e alle piattaforme di collaborare con "segnalatori attendibili"; nuovi
obblighi in materia di
tracciabilità degli
utenti commerciali nei mercati online, per contribuire a identificare i venditori di beni illegali.
La proposta di regolamento in materia di
mercati digitali
COM(2020)842 interviene sulle piattaforme on line che: detengono una posizione economica forte, hanno un impatto significativo sul mercato interno e operano in più paesi dell'UE; occupano una forte posizione di intermediazione, nel senso che collegano un'ampia base di utenti a un gran numero di imprese; detengono (o stanno per detenere) una posizione solida e duratura sul mercato, vale a dire stabile nel tempo. La disciplina mira ad offrire tutela sia per gli utenti commerciali sia per i consumatori finali che si servono di dette piattaforme, in particolare, mediante la previsione a loro carico di una serie di obblighi e divieti volti a neutralizzare
pratiche sleali e azioni che limitino la
contendibilità di tali mercati.
Presentata il 25 novembre 2020, la proposta di regolamento
COM(2020)767 relativo alla
governance europea dei dati mira a sviluppare un sistema di condivisione articolato in quattro ambiti di intervento: l'istituzione di meccanismi per facilitare il riutilizzo di alcuni dati del settore pubblico che non possono essere resi disponibili come dati aperti (ad esempio, il riutilizzo dei dati sanitari per agevolare la ricerca); misure per garantire che gli intermediari dei dati funzionino come organizzatori affidabili della condivisione o della messa in comune dei dati all'interno degli spazi di dati europei comuni, misure per agevolare la messa a disposizione da parte di cittadini e imprese dei rispettivi dati; misure per la condivisione dei dati intersettoriale e transfrontaliera.
Si tratta della comunicazione
COM(2020)790 del 3 dicembre 2020 recante misure per promuovere
elezioni libere ed eque, per rafforzare la libertà dei
mezzi di informazione e per lottare contro la
disinformazione. La Commissione europea propone, tra l'altro, una legislazione per una
maggiore trasparenza nel campo dei contenuti politici sponsorizzati, accompagnata da misure di sostegno e orientamenti per i partiti politici e gli Stati membri, nonché una revisione del regolamento sul
finanziamento dei
partiti politici europei. Sono introdotte, inoltre, una raccomandazione sulla
sicurezza dei
giornalisti e un'iniziativa volta a contrastare il ricorso abusivo alle
azioni legali tese a bloccare la partecipazione pubblica (SLAPP). Infine sono, tra l'altro, previsti nuovi strumenti per contrastare le ingerenze straniere nello spazio dell'informazione dell'UE, con particolare riguardo alla facoltà di imporre costi ai responsabili.
|
Tassazione digitale
In sede
OCSE/G20 sono in corso i
negoziati per una riforma del sistema fiscale internazionale, che include, in particolare, l'individuazione di
una soluzione globale e basata sul consenso
in materia di tassazione dell'economia digitale, da raggiungere
entro la metà del 2021.
Si ricorda che, a livello UE, ci si sta confrontando da qualche anno sulla
necessità di introdurre un sistema equo di tassazione effettiva della cd. economia digitale alla luce del fatto che le maggiori imprese multinazionali del
web hanno spesso sede legale al di fuori dell'Unione europea e che vi è difficoltà ad applicare nei loro confronti i principi ordinari della tassazione su base territoriale.
Ci si è posti, quindi, il problema di come adeguare le norme fiscali al fine di assicurare che le
imprese paghino le tasse nel luogo in cui sono generati gli utili e il valore, in modo da evitare effetti distorsivi e perdita di gettito.
L'UE aveva presentato
alcune proposte in materia di tassazione digitale con l'intento di
imprimere uno slancio alla discussione internazionale e attenuare i rischi immediati, oltre che di
evitare una frammentazione nella regolamentazione degli Stati membri, ma esse sono state poi
accantonate in conseguenza della
ripresa dei lavori in sede OCSE/G20.
La precedente amministrazione statunitense aveva proposto di introdurre una clausola, definita "
safe harbour" (porto sicuro), al fine di dare alle grandi imprese digitali la possibilità di
aderire soltanto in via opzionale al nuovo sistema di tassazione; in seguito, nel
giugno 2020, aveva deciso di
abbandonare i negoziati.
Un segnale di svolta è tuttavia arrivato in occasione della prima riunione dei Ministri delle Finanze e dei Governatori delle Banche Centrali del G20 a Presidenza italiana del 26 febbraio 2021.
Janet Yellen, Segretaria al Tesoro degli Stati Uniti, ha
annunciato l'intenzione della nuova amministrazione statunitense di ritirare
la proposta sul "safe harbour" e di voler riprendere i negoziati nell'ottica dell'introduzione di una regolamentazione condivisa sulla tassazione digitale.
Le
istituzioni europee, come ribadito da ultimo al Consiglio ECOFIN del 16 marzo 2021, restano impegnate per
conseguire in via prioritaria un accordo globale in sede G20/OCSE. Hanno tuttavia manifestato
l'intenzione di procedere autonomamente, con una proposta per una
digital tax europea,
qualora non si arrivasse ad una soluzione condivisa entro il primo semestre 2021, anche per evitare il rischio di una frammentazione nella regolamentazione degli Stati membri.
Si ricorda, inoltre, che, contestualmente all'adozione del nuovo bilancio pluriennale dell'UE 2021-2027, le
Istituzioni europee (
Accordo interistituzionale del 16 dicembre 2020) si sono
accordate su una
tabella di marcia per l'introduzione di
nuove risorse proprie
dell'UE che potrebbero essere, tra l'altro,
utilizzate per il rimborso anticipato dei prestiti contratti a titolo di
Next Generation EU.
La
tabella di marcia specifica che la Commissione europea presenterà una proposta relativa a un
prelievo sul digitale entro giugno 2021 in vista della sua introduzione al più tardi il 1° gennaio 2023.
Al Consiglio ECOFIN del 16 marzo, la Commissione ha confermato che sta lavorando a una proposta legislativa che prevede un "prelievo sul digitale", che sarà concepito quale fonte di risorse proprie supplementari per l'UE, ha sottolineato, inoltre, che si tratterebbe di uno
strumento distinto, non connesso alle norme in materia di tassazione delle imprese attualmente in fase di negoziazione in sede di G20/OCSE.
|
Semestre europeo 2021
Nel contesto del ciclo di coordinamento
ex ante delle politiche economiche degli Stati membri che prende il nome di "semestre europeo" (Per dettagli su documenti e procedure del semestre europeo, nonché sulla loro applicazione nella prassi del Senato della Repubblica, si rinvia al Dossier "Il semestre europeo in Senato, procedure e prassi",
37/2 DE, ottobre 2020), al
Consiglio europeo di primavera si fornisce un
orientamento strategico sulle priorità da perseguire nel corso del semestre. Tali priorità sono basate sulla "strategia annuale per la crescita sostenibile", ovvero il documento - pubblicato nell'anno solare precedente - che inaugura l'inizio di ogni semestre.
La strategia annuale per la crescita sostenibile relativa all'anno 2021 è stata pubblicata dalla Commissione europea il 17 settembre 2020 (
COM(2020) 575). È focalizzata sulle conseguenze economiche della pandemia da Covid-19 (Per dettagli sulla risposta alla pandemia delle istituzioni europee, si rinvia alla Nota "L'epidemia Covid e l'Unione europea", pubblicata dal Servizio studi del Senato della Repubblica per la prima volta il 24 marzo 2020 (
Nota UE n. 44) e successivamente aggiornata, con cadenza tendenzialmente settimanale, fino al 22 gennaio 2021 (
Nota UE 44/20)) e sulla risposta dell'Unione europea, con particolare riferimento al
dispositivo di ripresa e resilienza e ai
piani nazionali di ripresa e resilienza. La Strategia annuale afferma infatti esplicitamente che
semestre europeo e dispositivo sono intrinsecamente collegati e che
i piani nazionali diventeranno i documenti principali di riferimento sulle iniziative politiche orientate al futuro degli Stati membri. Illustra anche come alcuni passi procedurali del semestre saranno temporaneamente adattati per rispondere alle esigenze del dispositivo. In particolare, "data la natura politica complessiva e orientata al futuro dei piani per la ripresa e la resilienza, non sarà necessario che la Commissione proponga nel 2021 raccomandazioni specifiche per paese per gli Stati membri che avranno presentato il piano".
Il dispositivo per la ripresa e la resilienza è stato istituito con il
regolamento (UE) 2021/241 (Per dettagli sul contenuto del regolamento, si rinvia alla
Nota UE n. 67/1, pubblicata dal Servizio studi del Senato della Repubblica nel febbraio 2021). Ha una dotazione finanziaria pari a 672,5 miliardi di euro, 360 dei quali destinati a prestiti e 312,5 a sovvenzioni. Finanzierà investimenti e riforme che promuovano la coesione, aumentino la resilienza delle economie e ne promuovano la crescita sostenibile. Per accedere ai fondi, gli Stati membri dovranno presentare alla Commissione un Piano nazionale per la ripresa e la resilienza che definisca uno specifico programma di riforme e investimenti pubblici, strutturati in un pacchetto completo e coerente, e che sia elaborato in linea con gli obiettivi delle politiche dell'UE e incentrato sulla transizione verde e digitale.
Ferme restando le quattro dimensioni già individuate nella strategia annuale 2020 (sostenibilità ambientale, produttività, equità e stabilità macroeconomica), la Strategia afferma in estrema sintesi l'importanza di:
1) realizzare l'obiettivo della
sostenibilità competitiva per mezzo del dispositivo per la ripresa e la resilienza e del perseguimento della duplice transizione verde e digitale;
2) affrontare, all'interno dei Piani nazionali, le
sfide politiche delineate nelle raccomandazioni specifiche per paese adottate dal Consiglio. I Piani - specifica la Commissione - dovrebbero essere ispirati ai principi chiave della transizione verde, della transizione digitale e produttività, dell'equità e della stabilità macro-economica. In particolare con riferimento a questo ultimo elemento, si afferma l'importanza di continuare a prestare un
sostegno di bilancio mirato e temporaneo, preservando allo stesso tempo la sostenibilità di bilancio a medio termine. Lo stesso principio è stato ribadito dalla Commissione europea nella recente comunicazione "A un anno dall'insorgere della pandemia di Covid 19: la risposta della politica di bilancio" (
COM(2021) 105, 3 marzo 2021) (Il contenuto della Comunicazione è illustrato nella
Nota UE n. 72, pubblicata dal Servizio studi del Senato della Repubblica nel marzo 2021);
3) promuovere le riforme e gli investimenti a sostegno di una ripresa solida tramite le
iniziative faro europee, che affrontano questioni comuni a tutti gli Stati membri, richiedono investimenti significativi, creano occupazione e crescita e sono strumentali alla duplice transizione verde e digitale. Di conseguenza porterebbero benefici tangibili non solo ad un Paese membro ma a tutti i cittadini dell'Unione; la Commissione ne incoraggia fortemente la presentazione.
La
raccomandazione sulla politica economica della zona euro è stata approvata dal
Consiglio dell'Unione il 25 gennaio 2021 assieme alle
conclusioni sulla relazione sul meccanismo di allerta. A seguito dell'approvazione da parte del Consiglio europeo, la raccomandazione sarà sottoposta ad adozione definitiva ad opera del Consiglio dell'Unione europea.
La raccomandazione si rivolge agli Stati membri, chiedendo loro di adottare individualmente - anche attraverso i rispettivi piani per la ripresa e la resilienza - e collettivamente nell'ambito dell'Eurogruppo, nel periodo 2021-2022, provvedimenti finalizzati a:
1) garantire un
orientamento politico a sostegno della ripresa, con l'eliminazione graduale delle misure emergenziali di bilancio "quando le condizioni epidemiologiche e economiche lo consentiranno";
2) migliorare ulteriormente la
convergenza, la
resilienza e la
crescita sostenibile e inclusiva, continuando ad affrontare le sfide strutturali e attuando riforme in grado di rafforzare la produttività e l'occupazione;
3)
rafforzare i quadri istituzionali nazionali, perseguendo e realizzando in via prioritaria le riforme per eliminare le strozzature che scoraggiano gli investimenti e garantendo un uso efficiente e tempestivo dei fondi UE;
4) garantire la
stabilità macrofinanziaria, mantenendo i canali di credito all'economia e una situazione patrimoniale solida nel settore bancario;
5)
completare l'UEM, al fine di aumentare la resilienza della zona euro, approfondire l'Unione dei mercati dei capitali e
rafforzare il ruolo internazionale dell'euro.
Il Consiglio dell'Unione ha predisposto un dettagliato rapporto di sintesi sul semestre europeo 2021, disponibile in lingua inglese, e una tabella di marcia che elenca le scadenze già evase e quelle attese.
|
Situazione nel Mediterraneo orientale
Nel Mediterraneo orientale, la
Turchia ha in corso, sin dal 2018,
una disputa prima con Cipro e poi con la Grecia per quanto riguarda
attività di trivellazione di giacimenti di gas nelle acque territoriali nel Mediterraneo orientale di Cipro (in particolare all'interno della zona economica esclusiva a sud ovest di Cipro)
e attività di esplorazione sismica nelle acque territoriali del mar Egeo, in particolare nelle acque a sud ovest dell'isola di
Kastellorizo, delle quali la Turchia rivendica il controllo
(v. infra).
La Turchia sostiene che, pur avendo una delle più lunghe linea costiera del Mediterraneo, ha diritto ad una porzione limitata di acque territoriali per la prossimità di numerose isole greche alla propria costa. Il
controllo greco delle acque intorno a Kastellorizo è stabilito dalla Convenzione delle Nazioni unite sul diritto del mare, che la
Turchia non ha sottoscritto. La presenza di Kastellorizo tra le isole greche rende la zona economica esclusiva (ZEE) greca contigua a quella cipriota: un fattore che faciliterebbe la
realizzazione del gasdotto EastMed (
v. infra).
Il
Consiglio dell'UE ha adottato
l'11 novembre 2019
sanzioni nei confronti di persone coinvolte in
attività di trivellazione da parte della Turchia.
Il
15 gennaio 2021 la
Turchia e la Grecia hanno
ripreso i colloqui esplorativi sulla delimitazione delle rispettive zone marittime, che erano stati avviati nel 2002 ed interrotti nel marzo 2016.
Si ricorda, inoltre, che la
Turchia ha annunciato, il
7 dicembre 2019, l'entrata in vigore dei
memorandum di intesa con il Governo libico di "Accordo Nazionale", che
attribuirebbe alla Turchia il controllo su un'ampia porzione del Mediterraneo orientale, rivendicata però anche da Grecia, Cipro ed Egitto, ed
estenderebbe di circa un terzo i confini della piattaforma continentale turca.
La
Grecia ha avviato una
iniziativa volta ad allargare le proprie acque territoriali da 6 a 12 miglia, come previsto dalla Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare. Il 20 gennaio 2021 il Parlamento greco ha approvato una legge in tal senso.
Nel gennaio 2020
Grecia, Israele e Cipro hanno firmato un
accordo per l'avvio dei lavori di costruzione di un nuovo
gasdotto sottomarino EastMed, che con un percorso di circa 1900 chilometri dovrebbe consentire il transito delle riserve di gas naturale israeliane del bacino del Mar di Levante, per poi dirigersi verso Cipro, Creta e terminare in Grecia. Successivamente, dalla Grecia il gas giungerà in Italia attraverso un ulteriore gasdotto. Il progetto, secondo le stime, ha un valore di circa 6 miliardi di euro e dovrebbe soddisfare il
10% del fabbisogno di gas naturale dell'Unione Europea.
Si ricorda che il 9 giugno 2020
l'Italia e la Grecia hanno firmato un accordo per la delimitazione della
zona economica esclusiva tra i due Stati nel mare Ionio e che la
Grecia e l'
Egitto hanno firmato il 6 agosto 2020 un accordo analogo, per la definizione di una
zona economica esclusiva nel Mediterraneo orientale che si sovrapporrebbe a quella turco-libica.
Il
Consiglio europeo ha più volte discusso ed adottato
conclusioni sulla situazione nel Mediterraneo orientale e sulle
relazioni con la Turchia.
In particolare da ultimo, il
10 ed 11 dicembre 2020, il
Consiglio europeo ha adottato delle
conclusioni nelle quali in particolare ha:
Il
Segretario generale della NATO, di cui la Turchia fa parte, Jens Stoltenberg in una audizione presso il sottocomitato difesa e sicurezza della Commissione affari esteri del PE, il
15 marzo 2021, ha espresso
preoccupazione per la situazione nel Mediterraneo orientale, per la decisione della
Turchia di firmare un contratto di acquisto del sistema di difesa aerea russo S-400 (per circa 2,5 miliardi di dollari) e per la situazione dei diritti fondamentali in Turchia. Si ricorda che gli
Stati Uniti hanno adottato il 14 dicembre 2020 un
regime di sanzioni alla Turchia per l'acquisto del
sistema di difesa aerea russo S-400. La nuova amministrazione americana, del Presidente Biden, ha confermato tali sanzioni, in attesa della ridefinizione dell'approccio degli Stati Uniti nei confronti della Turchia.
Il
19 marzo 2021, in vista del Consiglio europeo, la
Presidente della Commissione europea, von der Leyen e il
Presidente del Consiglio europeo, Michel, hanno svolto una
videoconferenza con il presidente dellaTurchia, Erdoğan nel corso della quale hanno discusso il seguito del Consiglio europeo di dicembre, la situazione nel Mediterraneo orientale, compresi i prossimi colloqui per una soluzione a Cipro, e lo stato di avanzamento delle relazioni UE-Turchia. Da parte dell'UE si è sottolineato l'importanza di una riduzione sostenuta dell'escalation e di un ulteriore rafforzamento della fiducia per consentire un'agenda UE-Turchia più positiva e di una
possibile visita in Turchia a seguito del Consiglio europeo di marzo.
|
Il Consiglio Affari esteri del 22 marzo e la relazione congiunta sulle relazioni tra UE e Turchia
Il
Consiglio affari esteri dell'UE del 22 marzo 2021 ha valutato le relazioni UE-Turchia sulla base della
relazione congiunta dell'Alto rappresentante e della Commissione preparata per la videoconferenza dei membri del Consiglio europeo del 25-26 marzo (
v.infra). I ministri hanno generalmente considerato la relazione una buona base per le discussioni in seno al Consiglio europeo. Nel riassumere la discussione, l'Alto rappresentante ha sottolineato che, dalle conclusioni del Consiglio europeo del dicembre 2020, ci sono stati
segnali positivi dalla leadership turca. Sebbene siano state prese misure nella direzione dell'allentamento
dell'escalation nel Mediterraneo orientale, il
processo è rimasto fragile e gli sforzi in tale direzione devono essere sostenuti. Il Consiglio ha convenuto che è importante
mantenere lo slancio e consolidarlo, ma anche
mantenere tutte le opzioni sul tavolo nel caso in cui gli sviluppi lo richiedano.
La
relazione congiunta dell'Alto rappresentante e della Commissione sullo stato delle relazioni tra UE e Turchia individua una serie di
possibili aree di cooperazione per consentire un
approccio progressivo, proporzionato e reversibile volto ad approfondire lo slancio attuale e incentivare legami più stretti UE-Turchia ed a condizione che gli sforzi costruttivi della Turchia siano sostenuti e rafforzati nei prossimi mesi:
La relazione illustra, altresi, le seguenti
possibili iniziative che potrebbero essere messe in atto nel caso in cui, invece la
Turchia ritorni a compiere azioni unilaterali volte a violare il diritto internazionale, causando pregiudizio agli interessi delll'UE e dei suoi Stati membri, in particolare nel
Mediterraneo orientale:
In ogni caso la relazione indica che la
Commissione europea preparerà rapidamente anche
opzioni per continuare a finanziare i rifugiati e le comunità di accoglienza in Turchia, considerati i gravi bisogni sul campo e il notevole onere che la Turchia continua a sostenere.
Nella conferenza stampa, a conclusione del Consiglio affari esteri, l'
Alto Rappresentante, ha comunque indicato che la
situazione interna in Turchia desta alcune preoccupazioni, con particolare riferimento al ritiro della Turchia dalla Convenzione di Istanbul ed all'ipotesi di sioglimento del partico di opposizione Partito democratico dei popoli.
Si ricorda che:
Si ricorda, infine, che il Consiglio dell'UE nel
giugno del 2018 ha
sospeso i negoziati di adesione con la Turchia a causa del mancato rispetto dello
Stato di diritto e dei diritti fondamentali (al momento la Turchia e l'UE hanno chiuso solo 1 capitolo negoziale dei 35 previsti, relativo a scienza e ricerca). La
Turchia e
l'UE hanno stabilito dal 1995 una
Unione doganale (
la Turchia è l'unico paese terzo ad avere una Unione doganale con l'UE), e prima del blocco dei negoziati di adesione erano stati avviati dei lavori per il suo
ampliamento al fine di includervi l'agricoltura, i servizi e gli appalti pubblici.
|
Russia
Il Consiglio affari esteri dell'UE del
22 febbraio 2021 ha tenuto una
discussione globale e strategica sulle relazioni UE-Russia. Durante il dibattito è emersa una valutazione condivisa sul fatto che la Russia sta compiendo una
deriva che la porta sempre più vicino a uno
Stato autoritario
con un allontanamento dall'Europa. I Ministri degli esteri dell'UE hanno discusso di come le relazioni con la Russia potrebbero svilupparsi nel quadro dei cinque principi guida
(v. infra) e si sono concentrati sulla
necessità di respingere le violazioni del diritto internazionale e
dei diritti umani,
contenere la disinformazione e gli attacchi informatici, impegnarsi nel
dialogo con la Russia su questioni di interesse nell'UE.
Alla luce degli ultimi sviluppi, il
2 marzo 2021, il Consiglio dell'UE ha adottato
misure restrittive nei confronti dei responsabili dell'arresto, condanna e persecuzione di
Alexei Navalny, facendo per la prima volta ricorso al nuovo regime globale di sanzioni dell'UE in materia di diritti umani, approvato il 7 dicembre 2020
(v. infra).
Destinatari delle sanzioni sono
4 personalità coinvolte
nell'arresto e detenzione di Navalny: il Presidente della commissione di inchiesta russa, Alexander Bastrykin, il Direttore del servizio federale delle prigioni russe, Alexander Kalashnikov, il direttore della Guardia nazionale russa, Viktor Zolotov, e il Procuratore generale, Igor Krasnov.
Sulla base del
nuovo
regime globale di sanzioni in materia di diritti umani, adottato dal Consiglio il
7 dicembre 2020, con una
decisione e un
regolamento, l'UE può adottare misure restrittive nei confronti di persone, entità e organismi – compresi soggetti statali e non statali – responsabili di gravi violazioni e abusi dei diritti umani in tutto il mondo, indipendentemente dal luogo in cui avvengono (
e quindi a prescindere dai regimi di sanzioni e misure restrittive che già l'UE può adottare nei confronti di un paese terzo, ma che hanno sempre un contesto di applicazione "geografica").
Si ricorda che l'
Alto Rappresentante, Josep Borrell, si è recato a
Mosca dal
4 al 6 febbraio 2021 in
Russia per una serie di colloqui. L'Alto rappresentante aveva fatto anche
richiesta di incontrare
il rappresentante dell'opposizione Alexei Navalny, attualmente detenuto, che però è stata
negata dal Governo russo.
Il
5 febbraio 2021, nel corso della conferenza stampa congiunta
, il
Ministro degli affari esteri russo, Lavrov ha definito
l'Europa "un partner non affidabile".
L'
Alto rappresentante ha successivamente, in occasione del suo intervento alla plenaria del Parlamento europeo il
9 febbraio 2021, indicato che
la Russia sembra al momento contraria ad avviare un dialogo costruttivo con l'UE e che sulla base di tale constatazione occorrerà
riflettere su quale strada intraprendere sulle prospettive strategiche
delle relazioni tra UE e Russia che al momento sembrano divergere.
Borrell ha quindi indicato
tre priorità per l'UE:
Si ricorda che a partire
dall'annessione della Crimea da parte della Russia nel marzo 2014, l'UE ha
sospeso la cooperazione con la Russia ed ha rivisto le sue relazioni bilaterali, cancellando i vertici bilaterali regolari, ha
sospeso tutti i negoziati e processi di dialogo in corso ed ha
introdotto misure restrittive e sanzioni nei confronti della Russia.
Attualmente, le
relazioni tra UE e Russia si basano sui seguenti
cinque principi guida:
|
Sanzioni e misure restrittive dell'UE nei confronti della Russia
L'UE ha deciso, a partire dal
marzo 2014, l'introduzione di
misure restrittive volte al
congelamento dei beni ed a
restrizioni per la concessione di visti per alcune persone individuate come
responsabili di violazioni dei diritti umani e dell'integrità territoriale dell'Ucraina.
Si ricorda che per l'
istituzione e il
rinnovo di tutte le misure restrittive dell'UE, che hanno sempre una
durata limitata, è richiesta una decisione del
Consiglio dell'UE all'
unanimità.
Attualmente, oltre alle sanzioni adottate nei confronti di singoli cittadini russi in relazione alla detenzione di Alexei Navalny (
v. supra), sono in
vigore le seguenti sanzioni e misure restrittive dell'UE nei confronti della Russia, che vengono
di norma prorogate ogni 6 o 12 mesi:
|
Il piano d'azione dell'UE contro la disinformazione
Sin dal 2015 il
Consiglio europeo ha sottolineato l'esigenza di contrastare le
campagne di disinformazione in corso da parte della Russia ed ha promosso iniziative in tale ambito.
Nel giugno 2015 è stato presentato un
Piano d'azione sulla comunicazione strategica che ha indicato
tre obiettivi principali: efficace comunicazione e
promozione delle politiche dell'UE nei confronti del
vicinato orientale; rafforzamento della libertà dei media nel vicinato orientale; miglioramento delle
capacità dell'UE di rispondere alle attività di disinformazione da parte di attori esterni.
A partire dal settembre 2015 è operativa la
Task Force EastStracom che ha il compito di sviluppare
prodotti e campagne di comunicazione incentrate sulla spiegazione delle politiche dell'UE nella regione del
partenariato orientale.
Il
5 dicembre 2018, la Commissione e l'allora l'Alta rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza, Federica Mogherini, hanno presentato un
piano d'azione contro la disinformazione nel quale si indica che la
disinformazione proveniente dalla Federazione russa rappresenta la minaccia più grave per l'UE. Il
Servizio per l'azione esterna della Commissione europea ha indicato che a partire
da marzo 2020 si sarebbero registrati numerosi
casi di
diffusione di informazioni false riferite alla pandemia di COVID 19 di
provenienza russa.
|
Sicurezza energetica
La
Russia è il principale fornitore di petrolio e gas nei confronti dell'UE. Una larga parte di gas russo transita attraverso gasdotti che attraversano l'Ucraina e quindi sono soggetti al rischio di tensioni geopolitiche.
Si ricorda che è in fase di completamento (sarebbe stato completato più del 90% dei lavori) il progetto guidato dalla compagnia energetica russa Gazprom relativo al
gasdotto Nord Stream 2 che dovrebbe
collegare direttamente la Germania alla Russia senza dover transitare dall'Ucraina. Il nuovo gasdotto raddoppierebbe il volume di gas naturale trasportato dalla Russia alla Germania attraverso il mar Baltico, replicando il percorso del gasdotto gemello Nord Stream che è già in attività al 2011.
La direttrice generale della Direzione Generale per l'energia della
Commissione europea, Ditte Juul Jorgensen, nell'ambito di una audizione al Parlamento europeo ha
dichiarato, il 24 febbraio 2021, che il
gasdotto Nord Stream 2 non è necessario per l'approvvigionamento energetico dell'Unione Europea, avendo l'UE nell'ultimo decennio promosso investimenti in altri gasdotti, terminali di importazione di gas naturale liquefatto (GNL) e interconnettori che assicurano forniture sufficienti per soddisfare le esigenze energetiche dell'Europa e che, in ogni caso, la domanda di gas è destinata in prospettiva a calare per gli sforzi messi in atto dall'UE raggiungere gli obiettivi climatici di neutralità. Gli
Stati uniti hanno adottato delle sanzioni nei confronti delle imprese coinvolte nel progetto di costruzione del gasdotto
.
|
Vertice euro
Il 26 marzo si svolgerà la riunione del Vertice euro, il cui progetto di ordine del giorno prevede che la discussione sia incentrata sulle modalità per
rafforzare il ruolo internazionale dell'euro.
Si ricorda che il precedente Vertice euro (11 dicembre 2020) aveva ricordato l'importanza di rafforzare il ruolo internazionale dell'euro, ruolo che dovrebbe essere commisurato al peso economico e finanziario dell'Unione a livello mondiale.
Proprio in vista di tale discussione, il 19 marzo il
Presidente dell'Eurogruppo, Paschal Donohoe, ha inviato una
lettera al presidente del Vertice euro, Charles Michel, sul ruolo internazionale dell'euro
(Vedi infra).
Rispetto alla priorità di rafforzare il ruolo internazionale dell'euro, si segnala che, nel dicembre 2020, l'Eurogruppo ha concordato un progetto di raccomandazione del Consiglio sulla politica economica della zona euro, in seguito discusso nella videoconferenza ECOFIN di gennaio e approvato mediante procedura scritta, nel quale viene
confermato il ruolo strategico essenziale del progetto di completamento dell'Unione economica e monetaria (UEM), per conseguire maggiore stabilità e resilienza della zona euro e rafforzare di conseguenza il ruolo internazionale dell'euro, che è rimasto sostanzialmente stabile negli ultimi anni. In tal senso, viene ritenuto fondamentale
completare l'Unione bancaria e, pertanto, viene raccomandato di portare avanti tale progetto senza indugio e con lo stesso livello di ambizione su tutti gli elementi, compresi quelli discussi nel gruppo di lavoro ad alto livello sul sullo
schema europeo di assicurazione dei depositi (EDIS). Inoltre, viene raccomandato di approfondire l'Unione dei mercati dei capitali e sostenere le iniziative in materia di
finanza digitale,
finanza al dettaglio e
finanza sostenibile. Le istituzioni europee sono anche invitate a tenere conto degli insegnamenti tratti dalla risposta globale di politica economica dell'Europa alla pandemia di COVID-19.
Si ricorda che il 24 settembre 2020 la Commissione europea ha adottato un
pacchetto di misure per la finanza digitale, che comprende una
Strategia per la finanza digitale (
COM(2020)591), una
Strategia per i pagamenti al dettaglio (
COM(2020)592),
proposte legislative per un quadro normativo dell'UE sulle
cripto-attività (
COM(2020)593 e
COM(2020)594) e
proposte
legislative per un quadro normativo dell'UE sulla
resilienza operativa digitale (
COM(2020)595 e
COM(2020)596). In particolare, la Commissione propone: una disciplina UE per le cripto-attività (una delle principali applicazioni della tecnologia
blockchain nel settore finanziario) non disciplinate dalla vigente legislazione dell'UE in materia di servizi finanziari, comprese le cosiddette "stablecoin"; un quadro UE sulla resilienza operativa digitale (la capacità delle imprese di garantire di essere in grado di resistere a tutti i tipi di interruzioni e minacce legate alle tecnologie dell'informazione e della comunicazione); azioni per un mercato dei pagamenti al dettaglio competitivo e innovativo nell'UE e per promuovere la diffusione dei pagamenti istantanei.
Si ricorda, altresì, che nel marzo 2018 la Commissione europea ha lanciato un
Piano d'azione per finanziare la crescita sostenibile; tra le misure attuative del piano, sono stati adottati: il
regolamento (UE) 2020/852 che definisce un sistema armonizzato di classificazione (tassonomia) degli investimenti sostenibili; il
regolamento (UE) 2019/2088 relativo agli obblighi degli investitori e agli adempimenti informativi; il
regolamento (UE) 2019/2089 relativo agli indici per gli investimenti a basse emissioni di carbonio. Per "finanza sostenibile" si intende generalmente il processo che consente di tenere in debita considerazione, nell'adozione di decisioni di investimento, i fattori ambientali e sociali, per ottenere maggiori investimenti in attività sostenibili. Come preannunciato, infine, la Commissione europea dovrebbe definire una norma UE per le obbligazioni verdi che favorisca gli investimenti sostenibili e presentare una nuova strategia in materia di finanza sostenibile.
Anche in connessione con tali discussioni, la
Commissione europea ha presentato il 19 gennaio 2021
nuova
strategia
per promuovere un sistema economico e finanziario dell'UE aperto, forte e resiliente. Il
primo pilastro della strategia riguarda il
rafforzamento del ruolo internazionale dell'euro, anche attraverso il dialogo con i
partner dei Paesi terzi per incoraggiarne l'uso, sostenendo lo sviluppo di strumenti e indici di riferimento denominati in euro e promuovendo l'euro quale valuta internazionale di riferimento nei settori dell'energia e delle materie prime. L'
emissione di obbligazioni denominate in euro nell'ambito del programma Next Generation EU viene considerata una opportunità in grado di accrescere la profondità e la liquidità dei mercati dei capitali dell'UE e di rendere questi ultimi e l'euro più attraenti per gli investitori. Un'ulteriore opportunità viene identificata nelle azioni volte a Incentivare la finanza sostenibile, per trasformare i mercati finanziari dell'UE in un polo mondiale della "finanza verde", promuovendo l'euro come valuta
standard per i prodotti finanziari sostenibili. In tale contesto la Commissione intende adoperarsi per incoraggiare l'uso delle obbligazioni "verdi" come strumenti di finanziamento degli investimenti nel settore energetico necessari per conseguire gli obiettivi in materia di clima ed energia per il 2030. A tal fine, la strategia di finanziamento del
Next Generation EU dovrebbe prevedere che
il 30 % del totale delle obbligazioni emesse per sostenere il programma sia riconducibile alla categoria delle "obbligazioni verdi". La Commissione si propone inoltre di continuare a sostenere il lavoro della BCE per l'eventuale introduzione di un
euro digitale, a integrazione del contante, e di valutare le possibilità di riforma del sistema per lo
scambio di quote di emissione (di gas che alimentano l'effetto "serra") dell'UE, al fine di massimizzarne i risultati ambientali e sostenere la relativa attività nell'Unione.
Si ricorda che a livello UE si sta discutendo sulla possibilità di emettere una
moneta digitale di banca centrale, ossia l'
euro digitale. Ad ottobre 2020, la
Banca centrale europea ha pubblicato un
rapporto (elaborato da esperti della stessa BCE e delle 19 banche centrali nazionali della zona euro) e avviato una consultazione pubblica per esaminare tale possibilità. Verso la metà del 2021, successivamente alla consultazione pubblica e dopo un periodo di lavori preparatori, anche insieme alle istituzioni e alle autorità europee, la BCE potrebbe decidere se avviare o meno un progetto per definire le caratteristiche di un euro digitale. Si tratterebbe di una
banconota digitale, che
affiancherebbe il contante, senza sostituirlo, per permettere di effettuare pagamenti online in piena sicurezza. Per approfondimenti, si veda la
pagina della BCE dedicata specificamente al progetto di euro digitale.
La suddetta
lettera del Presidente dell'Eurogruppo, Paschal Donohoe, annuncia alcuni
elementi su cui
l'Eurogruppo continuerà a lavorare per contribuire alla realizzazione del potenziale globale dell'euro:
-
perseguire una forte ripresa economica: in particolare, secondo la lettera, la capacità dell'UE di progettare una ripresa solida, inclusiva e sostenibile dalla crisi, anche attraverso l'attuazione dei Piani nazionali per la ripresa e la resilienza, contribuirà a rafforzare il ruolo internazionale dell'euro. In questo contesto,
l'emissione di obbligazioni denominate in euro da parte dell'UE, gran parte delle quali "verdi", renderà
l'euro più attraente per gli investitori;
-
continuare a costruire solide basi per l'euro: la lettera richiama l'importanza di completare l'Unione economica e monetaria e l'Unione bancaria e di approfondire l'Unione dei mercati dei capitali;
-
sostenere lo sviluppo di infrastrutture del mercato finanziario e sistemi di pagamento innovativi e resilienti: secondo la lettera, mercati finanziari e sistemi di pagamento ben integrati, efficienti e resilienti contribuiscono a sostenere la resilienza dell'euro e il suo status a livello globale;
-
rendere l'euro adatto all'era digitale: secondo la lettera la possibile emissione di un euro digitale è rilevante anche per il ruolo internazionale dell'euro e potrebbe fornire uno strumento per proteggere l'autonomia strategica dell'Europa;
-
fare dell'euro la moneta della transizione verde: in particolare, a giudizio della lettera, preservare e aumentare l'attrattiva dei mercati finanziari dell'UE per la finanza sostenibile sarà fondamentale per rafforzare il ruolo internazionale dell'euro. Si sottolinea il
potenziale della finanza verde per aumentare l'uso dell'euro da parte dei mercati, contribuendo anche al raggiungimento degli obiettivi UE di transizione climatica;
-
estendere la portata dell'euro: secondo la lettera, occorre lavorare per favorire la futura adozione dell'euro da parte degli Stati membri non appartenenti alla zona euro che già partecipano al meccanismo di cambio europeo ERM II, il cui obiettivo è mantenere la stabilità dei tassi di cambio tra l'euro e le valute nazionali partecipanti in vista di una loro adesione all'euro.
|