Camera dei deputati - Legislatura - Dossier di documentazione (Versione per stampa)
Autore: RUE - Ufficio SG - Ufficio Rapporti con l'Unione europea
Titolo: 14a Conferenza sulla politica spaziale europea
Serie: Documentazione per le Commissioni - Riunioni interparlamentari   Numero: 80
Data: 21/01/2022
Organi della Camera: X Attività produttive


Camera dei deputati

XVIII LEGISLATURA

 

 

 

 

 

 

 

Documentazione per le Commissioni

riunioni interparlamentari

 

 

 

 

 

14a Conferenza sulla politica spaziale europea

Videoconferenza, 25-26 gennaio 2022

 

 

 

 

 

 

 

 

n. 80

 

21 gennaio 2022


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il dossier è stato curato dall’Ufficio rapporti con l’Unione europea
(' 066760.2145 - * cdrue@camera.it)

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I N D I C E

Ordine del giorno della riunione

La politica spaziale internazionale ed europea.. 1

Introduzione. 1

La politica spaziale dell’UE.. 7

Il programma spaziale dell’Unione europea 2021-2027 e l’Agenzia dell’Unione europea per il programma spaziale. 10

Gli investimenti per la politica spaziale di Orizzonte Europa e InvestEU.. 12

Il contributo della politica spaziale dell’UE per la transizione verde. 13

L'Agenzia spaziale europea (ESA) 15

L’UE e le relazioni internazionali in ambito spaziale. 18

L'Agenzia Spaziale Italiana. 18

la promozione della industria della difesa nell’UE, con particolare riferimento al settore aerospaziale.. 21

Il nesso tra spazio e difesa: dalla strategia globale per la politica estera e di sicurezza dell'Unione europea alla bussola strategica. 21

I progetti avviati nell’ambito della cooperazione strutturata nel settore della difesa (PESCO) e il Fondo europeo per la difesa. 23

Il Piano d'azione per sostenere e sviluppare le convergenze tra l'industria civile, della difesa e dello spazio. 26

Il progetto EU GovSatCom.. 27

Principali gruppi industriali europei nel settore aerospaziale per fatturato originato da commesse per la difesa. 27

Le piccole e medie imprese europee attive nel settore della difesa. 28

Iniziative dell’UE in materia di cibersicurezza.. 31

Le minacce informatiche. 31

Iniziative nell’ambito della strategia dell'UE per la cibersicurezza. 32

 

 

 

 

 

 


La politica spaziale internazionale ed europea

Introduzione

L’uso dello spazio esterno sta assumendo una crescente importanza sotto il profilo non solo economico, ma anche strategico/militare. Le attività spaziali si stanno espandendo a livello globale. Cresce il numero dei Paesi e di attori privati commerciali che investono in programmi spaziali. Sempre più aspetti della vita quotidiana si basano su segnali e dati satellitari, incoraggiando nuovi investimenti economici in infrastrutture spaziali.

La Space Economy (Economia dello Spazio) è uno dei settori a più rapida crescita; è definita dall'OCSE come l'intera gamma di attività e l'uso di risorse che creano valore e benefici per gli esseri umani nel corso dell'esplorazione, ricerca, comprensione, gestione e utilizzo dello spazio.

In considerazione dell’ingresso di un sempre maggior numero di attori privati e dello sviluppo commerciale del settore, si parla attualmente di New Space Economy.

 

Si pensi ad Elon Musk con SpaceX, a Richard Branson con Virgin Galactic o a Jeff Bezos con Blue Origin, tanto per citarne alcuni particolarmente importanti; o ancora a Space Capital negli Stati Uniti, Seraphim Capital nel Regno Unito, CosmiCapital in Francia e Primo Space, il primo fondo in Italia di venture capital per lo spazio.

Per approfondimenti, si veda l’articolo “Il capitale privato nella space economy” pubblicato sul sito dell’ENEA.

 

La New space economy interessa diversi settori, tra cui il turismo spaziale. Oltre al settore industriale, grande importanza riveste il settore della sorveglianza militare, della mappatura del pianeta e delle telecomunicazioni. In un’era caratterizzata dalla rivoluzione tecnologica e dalla crescita del flusso di dati, gli hub satellitari possono giocare un ruolo strategico nei settori di riferimento.

Infine, un aspetto non di secondaria importanza è quello legato allo sfruttamento economico dei corpi celesti. La Luna, Marte, gli asteroidi e la miriade di Near Earth Objects (NEO) che ogni anno incrociano l’orbita del pianeta attorno al Sole sono stati studiati come possibili fonti di minerali rari ma fondamentali per l’industria tecnologica avanzata.

Secondo un articolo pubblicato sul sito dell’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile (ENEA), la Space Economy è un fenomeno in continua crescita, che, secondo le stime di Morgan Stanley, raggiungerà il trilione di dollari entro il 2040.

I ricavi generati nel 2020 in questo settore sono pari a circa 371 miliardi di dollari dei quali il 73% (271 miliardi di dollari) riconducibile all’industria satellitare (Satellite Industry Association). Andando più nel dettaglio, sostiene l’articolo, quasi il 32% del totale (pari a 117.8 miliardi di dollari) è riconducibile all’erogazione dei servizi satellitari di telecomunicazione (circa 88.4 miliardi di dollari della televisione satellitare), navigazione ed osservazione della Terra (il valore generato tocca i 2.6 miliardi di dollari); il 36.5% (135.3 miliardi di dollari) ai prodotti relativi all’equipaggiamento a terra per la gestione e l’erogazione dei servizi satellitari, come infrastrutture di rete a terra o sensori e antenne, quali ad esempio il GPS installato sui dispositivi mobili; il 27% (100.7 miliardi di dollari) è invece relativo ai ricavi generati dall’industria non satellitare e comprende principalmente il valore generato dagli investimenti finanziati con budget governativi (nel 2019 c’erano i 57 miliardi di dollari degli Stati Uniti, i 12 miliardi di dollari dell’Europa e gli 11 miliardi, probabilmente sottostimati a causa della difficoltà di reperire dati attendibili, della Cina).

Secondo il documentoSpace economy for people, planet and prosperity”, pubblicato dall’OCSE in occasione del “G20 Space Economy Leaders Meeting 2021”, che si è tenuto a Roma il 20 e 21 settembre 2021 e che è stato organizzato dall’Agenzia Spaziale Italiana (ASI), il ruolo degli investimenti governativi nelle attività spaziali contina ad essere molto importante, nonostante una maggiore partecipazione del settore privato.

Nei Paesi del G20 - rileva il documento - i Governi svolgono un ruolo chiave nell'economia spaziale e sono inoltre sempre più partner del settore privato per lo sviluppo congiunto di prodotti e servizi spaziali. Gli investimenti governativi rappresentano la quota maggiore degli investimenti in molte attività spaziali, in particolare nel finanziamento delle attività tradizionali, come la scienza spaziale, la produzione spaziale e il lancio.

Secondo i dati dell’OCSE sugli investimenti nel settore spaziale nei Paesi del G20 (figura sottostante), nel 2020 gli Stati Uniti avevano il budget più alto in termini assoluti, con circa lo 0,25% del PIL nazionale, seguiti dalla Russia (oltre lo 0,2% del PIL), dalla Francia (oltre lo 0,1%), dall’Arabia Saudita (che negli ultimi anni sta emergendo come un nuovo importante grande investitore) e dal Giappone. L’Italia nel 2020 ha investito nel settore spaziale lo 0,069% del PIL nazionale.

Il documento dell’OCSE segnala, altresì, che è ancora troppo presto per stimare gli impatti futuri della crisi COVID-19 sugli investimenti governativi nelle attività spaziali. Tuttavia, a titolo illustrativo, il documento rileva che i ritardi causati nel 2020 dal lockdown governativo e dalle consegne interrotte sono costati alla NASA più di 1,6 miliardi di dollari (circa il 7% del budget 2020) e che la pandemia ha causato, in molti Paesi, ritardi nel lancio (ad esempio ha contribuito a posticipare la missione europea ExoMars dal 2020 al 2022).

Se da un lato - rileva ancora il documento dell’OCSE - la spesa pubblica e privata in ricerca e sviluppo potrebbe nel complesso diminuire, specie nei Paesi maggiormente colpiti dalla crisi, dall’altro lato quest’ultima ha evidenziato come le tecnologie spaziali possono supportare la società durante una crisi e possono altresì svolgere un ruolo importante per la ripresa.

Si prevede, inoltre, che la crisi rafforzerà e accelererà la tendenza, già in atto prima della pandemia, di una sempre maggiore collaborazione pubblico-privato nelle attività spaziali e anche nell’utilizzo dello spazio a fini commerciali; secondo il documento, le capacità del settore privato continueranno a migliorare e le organizzazioni pubbliche trasferiranno sempre più responsabilità agli attori non governativi, come sta avvenendo, ad esempio, in India, Corea del Sud, Stati Uniti e Cina.

Per approfondimenti, si veda anche l’ultimo rapporto dell’OCSE sulla space economy (2019), che rileva, tra l’altro, come sia in crescita il numero delle economie sviluppate e in via di sviluppo che attualmente investono nello spazio. Inoltre, nell'ultimo decennio, circa 20 nuovi Paesi hanno iniziato a investire in iniziative spaziali innovative, e a sostenere progetti privati quali ad esempio: la missione su Marte pianificata dagli Emirati Arabi Uniti; il piccolo vettore della Nuova Zelanda; il programma di estrazione mineraria di asteroidi del Lussemburgo; la missione lunare di Israele.

Inoltre, secondo il rapporto gli ultimi anni hanno visto una crescita esponenziale del numero di lanci orbitali e del numero di lanci di satelliti molto piccoli.

 

Sebbene gli Stati Uniti siano la principale potenza spaziale al mondo e abbiano gli strumenti per mantenere il loro primato (il 21 dicembre 2019 hanno dato vita alla US Space Force, il primo nuovo servizio militare statunitense in oltre 70 anni), due nuove potenze, Cina e Russia, stanno dedicando crescenti risorse per la supremazia nello spazio attraverso programmi di ricerca ed esplorazione, commerciali e militari. E in questa corsa allo spazio si sono inserite tra le altre Unione europea, Iran e India.

La Cina ha compiuto passi in avanti per colmare il divario con gli Usa nella competizione spaziale, ad esempio con la missione di esplorazione lunare Chang’e-5. Un rover (veicolo adibito al trasporto su un corpo celeste) si è staccato dal modulo e ha raccolto campioni di suolo e rocce da un’area inesplorata del satellite per poi riagganciarsi al modulo e tornare sulla Terra.

La Cina è diventata il terzo paese a compiere tale operazione, dopo Stati Uniti e Unione Sovietica. Tra gli obiettivi del Governo cinese, la costruzione di una stazione di ricerca lunare intorno al 2025 e una base di ricerca e sviluppo lunare intorno al 2050.

 

La recente pubblicazione “L’industria italiana dello Spazio: ieri, oggi e domani”, a cura del Ministero dello Sviluppo economico, evidenzia come l’industria spaziale italiana sia uno dei comparti tra i più avanzati al mondo, che conta circa 200 aziende impegnate nel settore (di cui l’80% PMI), 7 mila addetti e un giro di affari annuo pari a 2 miliardi di euro.

L'industria spaziale italiana è al 3° posto in Europa e al 7° su scala mondiale: è un tessuto di imprese attivo nella produzione di satelliti, lanciatori e sistemi orbitali, di importanti fornitori di sottosistemi, componenti, attrezzature, strumenti ad alta tecnologia e servizi avanzati, con forti legami con altri numerosi settori industriali.

È, inoltre, il principale appaltatore per la realizzazione del sistema Cosmo-SkyMed, il primo sistema di osservazione satellitare della Terra concepito per scopi duali, cioè civili e militari.

Si segnala in particolare che il Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) italiano prevede un investimento in “Tecnologie satellitari ed economia spaziale” pari a 1,49 miliardi di euro.

Il Piano sostiene che “allo spazio è ormai ampiamente riconosciuto il ruolo di attività strategica per lo sviluppo economico, sia per il potenziale impulso che può dare al progresso tecnologico e ai grandi temi di “transizione” dei sistemi economici (ad es. anticipazione delle implicazioni del cambio climatico tramite l’osservazione satellitare), sia per la naturale scala continentale/europea che ne contraddistingue l’ambito di azione e di coordinamento degli investimenti. Analizzando il contesto di mercato globale e le caratteristiche dell’industria spaziale italiana è stato prodotto un Piano Nazionale volto a potenziare i sistemi di osservazione della terra per il monitoraggio dei territori e dello spazio extra-atmosferico e a rafforzare le competenze nazionali nella space economy. Il Piano Nazionale include diverse linee d’azione: SatCom, Osservazione della Terra, Space Factory, Accesso allo Spazio, In-Orbit Economy, Downstream. Le risorse stanziate dal PNRR copriranno una quota degli investimenti definiti per queste linee di intervento”.

Per approfondimenti sul Piano nazionale, si veda il sito del Ministero dello sviluppo economico.

Il quadro normativo

Il trattato sui principi che governano le attività degli Stati in materia di esplorazione ed utilizzazione dello spazio extra-atmosferico, compresa la Luna e gli altri corpi celesti, anche detto Trattato sullo spazio extra-atmosferico (Outer Space Treaty) è il trattato internazionale che costituisce la struttura giuridica di base del diritto internazionale aerospaziale.

Il trattato, aperto per la sottoscrizione degli Stati Uniti d'America, del Regno Unito, e dell'Unione Sovietica (i tre governi depositari) il 27 gennaio 1967, è poi entrato in vigore il 10 ottobre 1967.

Le norme del trattato, tra i principi di base, pongono il divieto agli Stati firmatari di collocare armi nucleari od ogni altro genere di armi di distruzione di massa nell'orbita terrestre, sulla Luna o su altri corpi celesti, o, comunque, stazionarli nello spazio extra-atmosferico.

La norma di cui all'articolo 4 del trattato consente l'utilizzo della Luna e degli altri corpi celesti esclusivamente per scopi pacifici e ne proibisce invece espressamente l'uso per effettuare test su armi di qualunque genere, condurre manovre militari, o stabilire basi militari, installazioni o fortificazioni.

Il trattato, inoltre, proibisce espressamente agli stati firmatari di rivendicare risorse poste nello spazio, quali la Luna, un pianeta o altro corpo celeste, poiché considerate «patrimonio comune dell'umanità»: l'articolo 2 del trattato afferma, infatti, che «lo spazio extra-atmosferico non è soggetto ad appropriazione nazionale né rivendicandone la sovranità, né occupandolo, né con ogni altro mezzo».

I principi espressi dal trattato sullo spazio extra-atmosferico sono stati successivamente ripresi e riaffermati da altre norme internazionali ed in particolare dall'Accordo che presiede alle attività degli Stati sulla Luna o sugli altri corpi celesti  del 1979 che era inteso come il seguito del trattato sullo spazio extra-atmosferico.

Tra le principali fonti del diritto cosmico o aerospaziale figurano:

·     la Convenzione relativa ai diritti degli astronauti e i diritti sugli oggetti posti nello spazio extra-atmosferico (1968);

·     la Convenzione sulla responsabilità dei danni causati da oggetti spaziali (1972);

·     la Convenzione sulla immatricolazione degli oggetti spaziali (1975).

L’Ufficio per gli affari spaziali delle Nazioni Unite

L'Ufficio delle Nazioni Unite per gli affari spaziali (The United Nations Office for Outer Space Affairs - UNOOSA) fornisce informazioni e consulenza, su richiesta, ai Governi, alle organizzazioni non governative e al pubblico in generale sulla legge spaziale al fine di promuovere la comprensione, l'accettazione e l'attuazione degli accordi internazionali sulla legge spaziale conclusi sotto gli auspici delle Nazioni Unite. L'Ufficio offre un quadro per la discussione sugli aspetti internazionali delle attività spaziali. L’Ufficio funge altresì da segreteria del Comitato delle Nazioni Unite sugli usi pacifici dello spazio esterno (UN Committee on the Peaceful Uses of Outer Space - COPUOS). Lo spazio esterno è oggetto di dibattito nell’ambito del primo comitato (disarmo e sicurezza internazionale) e del quarto comitato (politica speciale e decolonizzazione) dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite.

International Institute of Space Law (IISL)

L'International Institute of Space Law (IISL) è un’associazione con membri individuali e istituzionali provenienti da quasi 50 paesi.

La missione chiave della IISL è la promozione di un ulteriore sviluppo della normativa spaziale e l'espansione dello stato di diritto nell'esplorazione e nell'uso dello spazio esterno per scopi pacifici.

La legge spaziale può essere descritta come il corpo della legge che regola le attività legate allo spazio. La legge spaziale, proprio come il diritto internazionale generale, comprende una varietà di accordi internazionali, trattati, convenzioni e risoluzioni dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite, nonché norme e regolamenti di organizzazioni internazionali.

La legge spaziale affronta una varietà di questioni, come, ad esempio, la conservazione dello spazio e dell'ambiente terrestre, la responsabilità per danni causati da oggetti spaziali, la risoluzione delle controversie, il salvataggio degli astronauti, la condivisione di informazioni su potenziali pericoli nello spazio, l’uso delle tecnologie spaziali e cooperazione internazionale. Numerosi principi fondamentali guidano lo svolgimento delle attività spaziali, compresa la nozione di spazio come provincia di tutta l'umanità, la libertà di esplorazione e l'uso dello spazio da parte di tutti gli Stati senza discriminazione e il principio di non appropriazione dello spazio

Il Comitato per gli usi pacifici dello spazio

Il Comitato delle Nazioni Unite per l’uso pacifico dello spazio - UNCOPUOS (The Committee on the Peaceful Uses of Outer Space) è il centro per lo sviluppo della legge spaziale internazionale. Il Comitato ha concluso cinque trattati internazionali e cinque serie di principi sulle attività legate allo spazio.

I cinque trattati riguardano questioni come:

·     la non appropriazione dello spazio esterno da parte di un singolo paese;

·     il controllo degli armamenti;

·     la libertà di esplorazione;

·     la responsabilità per i danni causati da oggetti spaziali;

·     la sicurezza e il salvataggio di veicoli spaziali e astronauti;

·     la prevenzione di interferenze dannose con le attività spaziali e l'ambiente;

·     la notifica e la registrazione delle attività spaziali;

·     l'indagine scientifica e lo sfruttamento delle risorse naturali nello spazio;

·     la risoluzione delle controversie.

La politica spaziale dell’UE

Con l'entrata in vigore del Trattato di Lisbona nel dicembre 2009 lo spazio ha assunto particolare rilevanza tra le politiche dell'Unione europea. In base all’articolo 189 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea (TFUE), “per favorire il progresso tecnico e scientifico, la competitività industriale e l'attuazione delle sue politiche, l'Unione elabora una politica spaziale europea. A tal fine, può promuovere iniziative comuni, sostenere la ricerca e lo sviluppo tecnologico e coordinare gli sforzi necessari per l'esplorazione e l'utilizzo dello spazio”. L’Unione, inoltre, come specifica il terzo paragrafo dell’articolo 189 del TFUE, instaura tutti i collegamenti utili con l'Agenzia spaziale europea (Vedi infra).

La politica spaziale dell'UE mira ad affrontare alcune delle sfide più urgenti odierne, come combattere il cambiamento climatico, contribuire a stimolare l'innovazione tecnologica e fornire vantaggi socioeconomici ai cittadini.

La tecnologia, i dati e i servizi spaziali sono diventati indispensabili nella vita degli europei. Si fa affidamento sui dati quando si utilizzano telefoni cellulari e sistemi di navigazione per auto, si guarda la TV satellitare e si ritira il denaro. I satelliti forniscono anche informazioni immediate quando si verificano disastri come terremoti, incendi boschivi o inondazioni, consentendo un migliore coordinamento tra le squadre di emergenza e di soccorso.

L'UE ha tre programmi spaziali faro:

·     - Copernicus, il più avanzato sistema di osservazione della Terra a livello mondiale; è un fornitore leader di dati di osservazione della Terra. Aiuta a salvare vite in mare, migliora la risposta ai disastri naturali e consente agli agricoltori di gestire meglio i propri raccolti;

·      Galileo è il sistema di navigazione satellitare globale dell'Europa. Fornisce informazioni di posizionamento e temporizzazione più accurate e affidabili per automobili autonome e connesse, ferrovie, aviazione e altri settori. Galileo è operativo dal dicembre 2016, quando ha iniziato a offrire servizi iniziali ad autorità pubbliche, imprese e cittadini;

·      EGNOS (European Geostationary Navigation Overlay Service) fornisce servizi di navigazione "safety of life" agli utenti del trasporto aereo, marittimo e terrestre in gran parte dell'Europa. Queste informazioni sulla posizione sono così precise che gli aerei possono usarle per atterrare in sicurezza. Tutti i servizi forniti da EGNOS sono pienamente operativi e il numero di utenti è in crescita.

Il nuovo programma spaziale dell'UE per gli anni dal 2021 al 2027 (Vedi infra) introduce anche nuove componenti di sicurezza, come il Programma di sorveglianza dell'ambiente spaziale (SSA) o la nuova iniziativa sulla comunicazione satellitare governativa (GOVSATCOM) per monitorare i rischi spaziali e garantire alle autorità nazionali l'accesso a comunicazioni satellitari sicure.

I programmi spaziali dell'UE forniscono servizi pubblici alle autorità pubbliche, alle imprese e ai cittadini dell'UE. I dati spaziali sono essenziali per rispondere alle sfide della società come il consumo sostenibile di risorse naturali, la sicurezza e il cambiamento climatico.

Secondo dati riportati dal Consiglio dell’UE:

-     il settore spaziale fornisce oltre 231.000 posti di lavoro nell'UE, dalla produzione alle operazioni spaziali e ai servizi a valle;

-     il settore spaziale vale tra i 53 e i 62 miliardi di euro per l'economia dell'UE;

-     1/3 dei satelliti mondiali è prodotto in Europa, oltre 30 satelliti sono attualmente in orbita e nei prossimi 10-15 anni dovrebbero entrarne in funzione oltre 25;

-     secondo le stime dell’ESA, ogni euro speso nel settore spaziale genera un beneficio di sei euro per la società.

L’UE investirà 14,880 miliardi di euro a prezzi correnti in attività spaziali nel periodo 2021-2027.

L'accesso dell'Europa allo spazio è alla base dell'attuazione di molte politiche dell'UE, dalla competitività dell'industria e delle imprese europee, alla sicurezza dell’UE, alla sua difesa e autonomia strategica.

Nel gennaio 2021 il Commissario Breton ha anche annunciato l'istituzione di un Fondo spaziale europeo da 1 miliardo di euro per promuovere le start-up e l'innovazione spaziale. Su questa base, la Commissione Europea ha messo in atto l’iniziativa CASSINI.

La Strategia spaziale dell’UE dell’ottobre 2016

Il 26 ottobre 2016 la Commissione europea ha lanciato la Strategia spaziale per l’Europa COM(2016)705, al fine di promuovere il ruolo di leader dell’UE nello spazio, aumentare la sua quota del mercato mondiale e sfruttare i vantaggi e le opportunità offerti dallo spazio.

La Strategia spaziale si fonda su quattro obiettivi strategici:

1) massimizzare i vantaggi dello spazio per la società e l’economia europee, incoraggiando l’uso commerciale dei dati e dei servizi spaziali da parte del settore pubblico e privato;

2) promuovere un settore spaziale europeo competitivo e innovativo sostenendo la ricerca, l’innovazione e lo sviluppo delle competenze, soprattutto per le imprese innovative e le start-up;

3) rafforzare l’autonomia dell’UE nell’accesso e nell’uso dello spazio in un ambiente sicuro e protetto;

4) rafforzare il ruolo dell’Europa come attore globale, promuovendo, al contempo, la cooperazione internazionale.

La politica spaziale nell’attività del Consiglio dell’UE

All’interno del Consiglio dell’Unione europea le attività spaziali sono state fino ad oggi in carico al Consiglio di Competitività e al Consiglio Trasporti e sono trattate all’interno del Gruppo Consiliare Spazio (Space Working Party – SWP) e del Gruppo Consiliare Trasporti Intermodali e Reti (Working Party on Transport Intermodal Questions and Networks, dove viene discusso il programma Galileo).

Il 26 novembre 2021 il Consiglio ha adottato conclusioni intitolate "Lo spazio per tutti", sottolineando l'importanza che le parti interessate di tutti gli Stati membri partecipino al settore spaziale e che siano rafforzati i legami tra il settore spaziale e i settori non spaziali.

Secondo le conclusioni, lo spazio è uno dei settori tecnologici dalla crescita più rapida nell'UE ma le capacità del settore spaziale europeo sono distribuite in modo disomogeneo e il numero di PMI cresce più rapidamente nei Paesi con un'ampia base industriale nel settore spaziale rispetto a quelli con una base industriale limitata o inesistente nello stesso settore.

La distribuzione del settore spaziale, quindi, secondo le conclusioni, potrebbe essere migliorata per estendersi alla totalità dei cittadini, delle istituzioni e delle imprese dell'UE. Pertanto, viene sottolineata l'importanza di una partecipazione più equa ai progetti spaziali da parte dei diversi portatori di interessi in tutti gli Stati membri.

Le conclusioni sottolineano, altresì, la necessità di includere le start-up, le PMI e le imprese a media capitalizzazione nel sistema spaziale europeo, poiché queste possono contribuire a rispondere a sfide globali come i cambiamenti climatici e le questioni di sicurezza. Il settore spaziale, inoltre, potrebbe contribuire in misura considerevole allo sviluppo della tecnologia necessaria per la cibersicurezza dell'UE.

Le conclusioni invitano la Commissione europea, l'Agenzia dell'UE per il programma spaziale (EUSPA) e gli Stati membri a rafforzare i legami tra il settore spaziale e i settori non spaziali e chiedono alla Commissione europea e all'EUSPA di intensificare la cooperazione con gli Stati membri e di sostenere soluzioni per promuovere lo sviluppo di ecosistemi spaziali negli Stati membri attraverso programmi esistenti quali l'iniziativa CASSINI e Orizzonte Europa e per rafforzare le sinergie con altri programmi dell'UE.

Il 28 maggio 2021 il Consiglio aveva adottato anche altre conclusioni, dal titolo "Nuovo spazio per le persone" , sulla necessità di un approccio europeo al nuovo spazio per stimolare un settore spaziale dell'UE innovativo e competitivo. Il "Nuovo spazio per le persone", secondo le conclusioni, può contribuire alle transizioni verde e digitale dell'Unione europea e rafforzare la resilienza europea, rispondendo nel contempo alle esigenze dei cittadini.

Il programma spaziale dell’Unione europea 2021-2027 e l’Agenzia dell’Unione europea per il programma spaziale

Dando seguito alla citata strategia lanciata nell’ottobre 2016, l'UE ha adottato un programma spaziale pienamente integrato per il periodo 2021-2027 che riunisca tutte le attività dell'UE in un unico programma e fornisca in tal modo un quadro coerente per gli investimenti

Con il regolamento (UE) 2021/696, infatti, è stato istituito il Programma spaziale dell’Unione 2021-2027 e è stata altresì istiuita l’Agenzia dell’Unione europea per il programma spaziale, che sostituisce e succede all'Agenzia del GNSS (sistema globale di navigazione satellitare) europeo istituita dal regolamento (UE) n. 912/2010.

Componenti del programma

Il Programma spaziale dell'Unione 2021-2027 riunisce i programmi esistenti Galileo, EGNOS e Copernicus in un unico programma, aggiungendo due nuove iniziative, vale a dire il sostegno per la sorveglianza dello spazio e il monitoraggio di oggetti e detriti spaziali (SSA) e GOVSATCOM, l'iniziativa governativa per le telecomunicazioni via satellite.

Obiettivi del Programma

Gli investimenti nell'ambito del programma spaziale dell'UE, insieme a Orizzonte Europa e InvestEU, intendono sostenere l'industria spaziale europea affinché contribuisca alla competitività, all'innovazione, all'imprenditorialità e allo sviluppo delle competenze e delle capacità delle PMI, delle start-up e delle grandi imprese.

Il programma pone inoltre un forte accento sul settore downstream (applicazioni basate sulle infrastrutture spaziali), sulla diffusione sul mercato e sull'utilizzo dei dati e dei servizi spaziali, anche per sostenere la transizione verde e digitale.

Nel dettaglio, il Programma ha obiettivi generali e specifici. I seguenti sono gli obiettivi generali:

a) fornire o contribuire alla fornitura di servizi, informazioni e dati spaziali aggiornati, di alta qualità e, se del caso, sicuri, senza interruzioni e ove possibile a livello globale, che soddisfino le esigenze presenti e future e siano in grado di sostenere le priorità politiche dell’Unione e il relativo processo decisionale indipendente e basato su elementi concreti, tra le altre cose in relazione alle questioni riguardanti i cambiamenti climatici, i trasporti e la sicurezza;

b) massimizzare i benefici socioeconomici, in particolare promuovendo lo sviluppo di settori europei upstream e downstream innovativi e competitivi, anche per quanto riguarda le PMI e le start-up, consentendo in tal modo la crescita e la creazione di posti di lavoro nell’Unione, e promuovendo la diffusione e l’uso più ampi possibile dei dati, delle informazioni e dei servizi forniti dalle componenti del programma, sia all’interno sia all’esterno dell’Unione, assicurando nel contempo sinergie e complementarità con le attività di ricerca e sviluppo tecnologico dell’Unione svolte nel quadro del regolamento (UE) 2021/695 (Orizzonte Europa);

c) rafforzare la sicurezza intrinseca ed estrinseca dell’Unione e degli Stati membri e potenziare l’autonomia dell’Unione, in particolare in termini di tecnologia;

d) promuovere il ruolo dell’Unione quale attore globale nel settore spaziale, incoraggiare la cooperazione internazionale, rafforzare la diplomazia spaziale europea anche promuovendo i principi di reciprocità e di concorrenza leale, e rafforzare il suo ruolo nell’affrontare le sfide globali, nel sostenere iniziative globali anche per quanto riguarda lo sviluppo sostenibile e nel sensibilizzare in merito allo spazio come patrimonio comune dell’umanità;

e) rafforzare la sicurezza intrinseca ed estrinseca e la sostenibilità di tutte le attività nello spazio extra-atmosferico connesse agli oggetti spaziali e alla proliferazione dei detriti spaziali, nonché all’ambiente spaziale, mediante l’attuazione di misure adeguate, compreso lo sviluppo e la diffusione di tecnologie per lo smaltimento dei veicoli spaziali al termine del loro ciclo di vita operativo e per lo smaltimento dei detriti spaziali.

Gli obiettivi specifici sono invece i seguenti:

a) per Galileo ed EGNOS: fornire servizi di posizionamento, navigazione e misurazione del tempo a lungo termine, conformi allo stato dell’arte e sicuri, garantendo nel contempo la continuità e la solidità dei servizi;

b) per Copernicus: produrre dati e informazioni di osservazione della Terra precisi e affidabili e servizi che integrino altre fonti di dati in materia, forniti nel lungo termine e in modo sostenibile, al fine di sostenere la formulazione, l’attuazione e il monitoraggio delle politiche dell’Unione e dei suoi Stati membri e delle azioni basate sulle necessità degli utenti;

c) per l’SSA: migliorare le capacità di monitorare, tracciare e identificare oggetti spaziali e detriti spaziali al fine di migliorare ulteriormente le prestazioni nonché di mappare e mettere in rete le capacità degli Stati membri nell’ambito della sottocomponente NEO;

d) per GOVSATCOM: garantire la disponibilità a lungo termine di servizi di comunicazione satellitare affidabili, sicuri ed efficienti in termini di costi per gli utenti GOVSATCOM;

e) sostenere una capacità di accesso allo spazio autonoma, sicura ed efficiente in termini di costi, tenendo in considerazione gli interessi essenziali di sicurezza dell’Unione;

f) promuovere lo sviluppo di una forte economia spaziale dell’Unione, anche sostenendo l’ecosistema spaziale e rafforzando la competitività, l’innovazione, l’imprenditorialità, le competenze e lo sviluppo di capacità in tutti gli Stati membri e le regioni dell’Unione, in particolare per quanto concerne le PMI e le start-up o le persone fisiche e giuridiche dell’Unione che sono attive o che desiderano diventare attive in tale settore.

Dotazione finanziaria

Per il Programma è prevista una dotazione finanziaria pari a 14,88 miliardi di euro a prezzi correnti, ripartita come segue:

·         Galileo ed EGNOS: 9,017 miliardi di euro;

·         Copernicus: 5,421 miliardi di euro;

·         SSA e GOVSATCOM: 442 milioni di euro.

L'Agenzia dell'Unione europea per il programma spaziale

Il regolamento modifica il nome dell'attuale Agenzia europea per i sistemi satellitari di navigazione globale (GNSS) in Agenzia dell'Unione europea per il programma spaziale assegnando più compiti e risorse.

La missione dell'Agenzia è quella di contribuire al programma, in particolare per quanto riguarda l'accreditamento di sicurezza, lo sviluppo del mercato e le applicazioni a valle.

Gli investimenti per la politica spaziale di Orizzonte Europa e InvestEU

Investimenti per la politica spaziale dell’UE 2021-2027 sono previsti anche in altri due programmi: Orizzonte Europa, il programma quadro dell'UE per la ricerca e l'innovazione, e InvestEU, il programma successore del FEIS che ha l’obiettivo di mobilitare gli investimenti pubblici e privati nell'UE.

Nello specifico, Orizzonte Europa (regolamento (UE) 2021/695) prevede un polo tematico di investimenti denominato “Digitale, industria e Spazio”, che avrà risorse pari a 13,462 miliardi di euro a prezzi correnti (a cui si aggiungeranno 171 milioni di euro a prezzi 2018).

Questo polo tematico ha i seguenti obiettivi: rafforzare le capacità e assicurare la sovranità dell'Europa nelle tecnologie abilitanti fondamentali di digitalizzazione e produzione e nella tecnologia spaziale, lungo tutta la catena del valore, per costruire un'industria circolare, competitiva, digitale e a basse emissioni di carbonio; assicurare un approvvigionamento sostenibile di materie prime; mettere a punto materiali avanzati e costituire le basi per i progressi e l'innovazione nell'ambito delle sfide globali per la società.

Le aree di intervento saranno le seguenti: tecnologie di fabbricazione; tecnologie digitali fondamentali, comprese le tecnologie quantistiche; tecnologie abilitanti emergenti; materiali avanzati; intelligenza artificiale e robotica; internet di prossima generazione; capacità computazionali avanzate e Big Data; industrie circolari; industrie pulite e a basse emissioni di carbonio; spazio, compresa l'osservazione della Terra.

Circa InvestEU (regolamento (UE) 2021/523), invece, il programma prevede, tra le aree ammissibili per le operazioni di finanziamento e di investimento, lo Spazio, in particolare in relazione allo sviluppo del settore spaziale, in linea con gli obiettivi della strategia spaziale:

a) per massimizzare i benefici per la società e l'economia dell'Unione;

b) per promuovere la competitività delle tecnologie e dei sistemi spaziali, con particolare attenzione alla vulnerabilità delle catene di approvvigionamento;

c) per sostenere l'imprenditoria nel settore spaziale, incluso lo sviluppo a valle;

d) per promuovere l'autonomia dell'Unione nell'accesso sicuro allo spazio, compresi gli aspetti del duplice uso.

Il contributo della politica spaziale dell’UE per la transizione verde

Il 26 novembre 2021 il Consiglio dell’Unione europea ha adottato conclusioni “Lo spazio per tutti”, che riconoscono il ruolo assunto dai programmi per lo spazio nel rilevamento dei cambiamenti climatici e nel dimostrare l’urgenza di agire per contenerne gli effetti negativi. Preso atto delle sfide globali che interessano il pianeta, quali i cambiamenti climatici e la perdita di biodiversità, il documento evidenzia che lo spazio contribuisce alle misure di monitoraggio e mitigazione. Pone pertanto l’accento sulla necessità di osservare costantemente lo stato del clima e della biodiversità impiegando tutte le tecnologie e i servizi esistenti nel settore spaziale per favorire la transizione verde.

Il contributo che il settore può offrire al Green Deal europeo, unitamente alla necessità di promuovere lo sviluppo di un settore spaziale europeo sostenibile, era già stato sottolineato nelle conclusioni “Lo spazio per un’Europa sostenibile” adottate dal Consiglio dell’UE il 4 giugno 2020. Nel documento è ribadita l'importanza per l'Unione europea di disporre di sistemi spaziali europei indipendenti in ambiti critici, quali tra gli altri il monitoraggio del climadei gas a effetto serra e dell'ambiente. In tale prospettiva, il Consiglio invita la Commissione europea e gli Stati membri a promuovere l'uso dei dati e dei servizi forniti da Copernicus, Galileo ed EGNOS e sottolinea le potenzialità dell’utilizzo dei servizi e dei dati spaziali nelle attività di studio del clima, di tutela della biodiversità e delle risorse naturali e culturali, oltre che in settori strategici come la sanità, i trasporti, la sicurezza, l’agricoltura, lo sviluppo rurale, la silvicoltura, la pesca, la gestione delle risorse, l’energia. Riconosce che tale utilizzo potrebbe promuovere la creazione di occupazione qualificata e a lungo termine migliorando la produttività e la resilienza del sistema economico.

Le attività spaziali possono concorrere al conseguimento della neutralità climatica anche grazie all’innovazione digitale, promuovendo l’economia circolare e la gestione efficiente delle risorse, favorendo la realizzazione di città e villaggi intelligenti e “consentendo di valutare l’impatto delle politiche attraverso il monitoraggio dell’atmosfera, degli ecosistemi e del clima della Terra”.

Le citate conclusioni del 2020 richiamano le linee guida delle Nazioni Unite per la sostenibilità a lungo termine delle attività spaziali e sottolineano l’esigenza di un’ampia cooperazione internazionale e di una maggiore condivisione delle informazioni per assicurare un ambiente spaziale operativo, sostenibile e sicuro.

Il Consiglio invita la Commissione ad analizzare il panorama attuale, le prospettive future e l’apporto all’economia del nuovo spazio europeo e sottolinea l'importanza di sostenere gli Stati membri che dispongono di capacità emergenti in campo spaziale. Evidenzia l’importanza di di sviluppare le competenze, stimolare l'innovazione e lo spirito imprenditoriale nel settore, in cooperazione con il settore privato, le università, le organizzazioni di ricerca e le organizzazioni intergovernative. Invita gli Stati membri e la Commissione europea a favorire un approccio integrato incoraggiando la formazione professionalel'apprendimento online e continuo, e promuovendo l’offerta formativa già nell'istruzione superiore.

Numerose missioni dell’Agenzia europea dello Spazio (ESA) sono dedicate allo studio del clima e forniscono informazioni rilevanti su fattori quali le emissioni di CO2 e metano, cambiamenti nel livello e nelle temperature dei mari, lo spessore del ghiaccio marino, le calotte glaciali, la temperatura della superficie terrestre.

Si ricordano in particolare la Missione ERS del satellite europeo di telerilevamento, avviata nel 1991, e sostituita con il successivo progetto ENVISAT (ENVIronmental SATellite), CryoSat per rilevazioni  sulle calotte glaciali e, nell’ambito del programma Copernicus, le missioni Sentinel.

Nel luglio 2020 è stato firmato il contratto per la costruzione dei satelliti che saranno impiegati nella missione di monitoraggio dell’anidride carbonica di Copernicus (CO2M), una delle nuove missioni satellitari ad alta priorità dell’Europa con l’obiettivo di misurare la quantità di anidride carbonica antropogenica, ovvero rilasciata nell'atmosfera dalle attività umane.

I dati raccolti verranno utilizzati per contribuire ai rilevamenti finalizzati all’attuazione dell'Accordo di Parigi .

L'Agenzia spaziale europea (ESA)

In Europa le collaborazioni tra gli Stati membri a partire dagli anni sessanta hanno portato nel 1975 alla creazione dell'Agenzia spaziale europea (ESA).

L'Unione europea ha iniziato a essere coinvolta nel settore spaziale negli anni novanta, in particolare attraverso la progettazione di programmi spaziali Galileo, per la navigazione satellitare, e Copernicus per l'osservazione della terra, attuata in collaborazione con l'ESA. A questi due programmi, si è aggiunto successivamente il programma EGNOS.

Il settore dei servizi satellitari riveste grande importanza per l'economia dell'UE in quanto trasforma gli investimenti nelle infrastrutture spaziali in applicazioni e servizi concreti a beneficio dei cittadini.

L’Agenzia spaziale europea (nota internazionalmente con l'acronimo ESA dalla denominazione inglese European Space Agency) è un'organizzazione internazionale fondata nel 1975 al fine di coordinare i progetti spaziali di 22 Paesi europei.

Il suo quartier generale si trova a Parigi in Francia, con uffici a Mosca, Bruxelles, Washington e Houston.

I 22 Stati Membri dell'ESA sono: Austria, Belgio, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Irlanda, Italia, Lussemburgo, Norvegia, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Romania, Regno Unito, Repubblica Ceca, Spagna, Svezia, Svizzera e Ungheria. Slovenia, Lettonia e Lituania sono membri associati. Il Canada partecipa ad alcuni progetti in base ad un accordo di cooperazione. Bulgaria, Cipro, Croazia, Malta e Slovacchia hanno degli accordi di cooperazione con l'ESA.

Le attività dell'ESA rientrano in due categorie: "obbligatorie" e "facoltative". I programmi svolti nell'ambito del bilancio generale e del bilancio del programma di scienze spaziali sono "obbligatori"; comprendono le attività di base dell'agenzia (studi su progetti futuri, ricerca tecnologica, investimenti tecnici condivisi, sistemi informativi e programmi di formazione).

Il budget ESA per il 2022 è di 7,15 miliardi di euro (nel 2021 è stato di circa 6,49 miliardi).

Tutti gli Stati membri contribuiscono a questi programmi su una scala basata sul loro prodotto nazionale lordo (PNL).

L’ESA opera sulla base di criteri di ripartizione geografica, ovvero investe in ciascuno Stato Membro, mediante i contratti industriali per i programmi spaziali, un importo pressoché equivalente al contributo di quel paese.

Circa 2.200 persone lavorano per l'ESA e provengono da tutti gli Stati Membri; il personale include scienziati, ingegneri, specialisti informatici e personale amministrativo.

Le linee di condotta dell'ESA vengono decise dal Consiglio ESA, costituito dai rappresentanti degli Stati membri. Ogni Stato membro è rappresentato nel Consiglio e ha un voto, indipendentemente dal suo contributo finanziario. Il Consiglio è coadiuvato dalle Commissioni specializzate dei vari programmi (che si occupano della gestione di programmi specifici), oltre che da un Comitato Scientifico, un Comitato Amministrativo e Finanziario, uno per la Politica Industriale e uno per le Relazioni Internazionali. Il Consiglio elegge un Direttore generale ogni quattro anni, a cui risponde ogni settore dell'agenzia. L'Agenzia è diretta da un Direttore Generale, eletto dal Consiglio ogni quattro anni. Ciascun singolo settore di ricerca ha un proprio Direttorato che risponde direttamente al Direttore Generale. L'attuale Direttore Generale dell'ESA è Josef Aschbacher.

Le attività statutarie dell'ESA (programmi di scienza spaziale e attività generali di bilancio) sono finanziate con il contributo economico di tutti gli Stati Membri dell'Agenzia, calcolato in base al prodotto interno lordo di ciascun Paese. Oltre a ciò, l'ESA conduce un certo numero di programmi opzionali. Ogni Stato Membro decide a quale programma opzionale desidera partecipare e l'importo con cui desidera contribuire.

Nel 2022 i tre principali finanziatori ESA sono la Francia, la Germania e l'Italia.

 

Il budget italiano in ESA, rispetto al totale delle contribuzioni, è al 14,1%. Inoltre, la contribuzione dell’Italia alle attività mandatorie ed ai programmi opzionali ESA è mediamente compresa tra il 55% e 65% rispetto alla disponibilità (entrate) dell’ASI.

Lo spazioporto dell'ESA è il Centre Spatial Guyanais a Kourou, nella Guyana francese, un sito scelto, come tutte le basi di lancio, per via della sua vicinanza con l'equatore.

Le missioni scientifiche dell'ESA hanno le loro basi all'ESTEC di Noordwijk, nei Paesi Bassi.

Lo European Space Operations Centre (ESOC), di Darmstadt in Germania, è responsabile del controllo dei satelliti ESA in orbita.

Le responsabilità dello European Space Research Institute (ESRIN) di Frascati, in Italia, includono la raccolta, l'archiviazione e la distribuzione di dati satellitari ai partner dell'ESA; oltre a ciò, la struttura agisce come centro di informazione tecnologica per l'intera agenzia.

Lo European Astronaut Centre (EAC) è situato a Colonia, in Germania, ed è un centro per la selezione, l'addestramento, il supporto medico degli astronauti, oltre al supporto per le preparazioni al lancio e durante le missioni.

Infine lo European Space Astronomy Centre (ESAC), situato a Villanueva de la Cañada, è il centro ESA per la ricerca astronomica.

L'ESA non fa parte dell'Unione europea. Infatti non tutti i Paesi dell'Unione Europea fanno parte dell'ESA, mentre l'organizzazione contiene anche membri non appartenenti all'Unione Europea (Svizzera e Norvegia). L’ESA e l’UE hanno però molti contatti e spesso lavorano insieme per definire lo status giuridico dell'ESA nell'UE. L'ESA e UE hanno molti obiettivi in comune e l'ESA ha un ufficio di collegamento a Bruxelles. L'UE, in particolare, è interessata a mantenere un saldo controllo dello spazio in modo da poter consentire agli Stati membri un accesso sicuro allo spazio, una risorsa vitale per le politiche economiche dell'UE e per il ruolo che UE vuole svolgere nel mondo. Inoltre, l'UE finanzia l'ESA per circa il 20% del budget totale.

Nel dicembre 2016, l'ESA e l’UE hanno firmato una dichiarazione congiunta sulla visione e gli obiettivi condivisi per l'Europa nello spazio. In questa dichiarazione congiunta, l'ESA e l'UE elencano una serie di obiettivi comuni e sottolineano la loro intenzione di rafforzare la loro cooperazione in futuro.

La collaborazione tra l’UE e l'ESA per migliorare la politica spaziale europea si è sviluppata recentemente. L'accordo firmato tra l'UE e l'ESA nel 2004 ha fornito un nuovo slancio e i ruoli dell'ESA e dell'UE sono stati separati:

·     l'ESA possiede la competenza tecnica per attuare programmi spaziali e le attività si limitano principalmente al settore upstream infrastrutture spaziali. L'ESA è anche responsabile di sviluppo di programmi spaziali e di esplorazione spaziale europea;

·     l'UE ha la competenza in materia di regolamentazione e può sviluppare l'uso da parte degli Stati membri di infrastrutture, servizi e dati spaziali dell'UE. L'UE ha la capacità di coordinare le richieste degli Stati membri, e la capacità finanziaria di investire in grandi programmi spaziali a lungo termine (come il Galileo). L'UE fornisce quindi un maggiore sostegno al settore downstream.

L’UE e le relazioni internazionali in ambito spaziale

Il Parlamento europeo ha spesso chiesto un maggiore intervento dell'UE nelle questioni internazionali legate allo spazio. Anche la Commissione persegue questa direzione. Le attività spaziali sono regolate dal Trattato sullo spazio esterno del 1967 e da specifici accordi internazionali.

I dialoghi bilaterali

La Commissione ha avviato dialoghi sullo spazio (congiuntamente con l'ESA e il Servizio europeo per l’azione esterna (SEAE) con partner internazionali come Stati Uniti, Russia, Cina, Giappone e Sudafrica. I dialoghi sono in corso anche con altri Paesi terzi. La cooperazione copre il potenziale economico delle questioni relative allo spazio, alla difesa e alla sicurezza, nonché a negoziati sull'uso di dati e servizi forniti dai programmi spaziali Galileo e Copernicus dell'UE.

Partecipazione nei programmi globali

L’Unione europea partecipa ai programmi spaziali globali attraverso i propri programmi. Copernicus rappresenta il contributo europeo al Global Earth Observation System of Systems (GEOSS), implementato dal Group on Earth Observations (GEO) istituito nel 2005. Qui il Piano strategico GEO 2016-2025.

Nel 2005, è stato istituito il Comitato internazionale per i sistemi satellitari globali di navigazione (ICG) sotto l'egida delle Nazioni Unite per promuovere la cooperazione volontaria su questioni relative alla navigazione satellitare e garantire maggiore compatibilità, interoperabilità e la trasparenza tra i diversi sistemi. Galileo è anche uno strumento utilizzato nell’ambio del Search and Rescue Initiative (COSPAS-SARSAT).

L'Agenzia Spaziale Italiana

Nata nel 1988, l'Agenzia Spaziale Italiana è un ente pubblico nazionale vigilato dal Ministero dell’Istruzione, Università e della Ricerca, che opera in collaborazione con diversi altri dicasteri.

Si tratta di uno dei più importanti attori mondiali sulla scena della scienza spaziale, delle tecnologie satellitari, dello sviluppo di mezzi per raggiungere ed esplorare il cosmo. L'ASI ha oggi un ruolo di primo piano tanto a livello europeo, dove l'Italia è il terzo Paese che contribuisce maggiormente all'Agenzia Spaziale Europea, quanto a livello mondiale. Ha infatti uno stretto e continuo rapporto di collaborazione con la NASA, che la porta a partecipare a molte delle più interessanti missioni scientifiche degli ultimi anni. Uno dei progetti è stata la costruzione e l'attività della Stazione Spaziale Internazionale.

L'ASI ha dato inoltre importanti contributi all'esplorazione spaziale, costruendo strumenti scientifici che hanno viaggiato con le sonde NASA ed ESA alla scoperta dei segreti di Marte, Giove, Saturno. L'Italia è all'avanguardia con sistemi come Cosmo Sky-Med, fiore all'occhiello dei programmi ASI rivolti alla conoscenza del pianeta.

L'Italia, attraverso l'ASI e l'industria italiana, continua anche una tradizione di ricerca nella propulsione spaziale, in particolare come leader del programma europeo VEGA, il piccolo lanciatore di progettazione italiana.

L’importanza e la valenza dei rapporti con l’Unione Europea (UE) sono richiamati nello Statuto dell’ASI. Tra i suoi compiti quello di promuovere, sostenere e coordinare la partecipazione italiana a progetti e iniziative dell'Unione Europea nel campo spaziale e aerospaziale.

L’ASI in ESA

L’Italia è un membro fondatore dell’ESA. L'ASI partecipa attivamente a tutte le attività dell'ESA, che fanno capo a due tipologie: il programma obbligatorio e il programma opzionale.

Le prime attività, finanziate con il contributo obbligatorio di tutti gli Stati membri dell’Agenzia (calcolato in base percentuale rispetto al prodotto interno lordo di ciascun paese) includono il Programma scientifico, i costi delle infrastrutture e le attività generali.

Per i programmi opzionali, invece, la partecipazione è facoltativa e la scelta del livello della contribuzione destinata a ciascun programma è lasciata ai singoli Paesi (esiste però un valore minimo percentuale della sottoscrizione per partecipare, sempre proporzionale al PIL).

L’ESA opera sulla base di criteri di ripartizione geografica, ovvero garantisce che gli investimenti realizzati in ciascuno Stato membro, mediante i contratti industriali per i programmi spaziali, siano proporzionali al suo contributo (attualmente il valore minimo garantito dei ritorni per ciascun paese è complessivamente pari a 0.94, mentre per i singoli programmi il valore varia partendo da un minimo di 0.84).

Tale caratteristica è certamente l’aspetto che ha consentito all’ESA di ottenere negli anni un budget via via crescente e di far aumentare il numero dei suoi Stati membri dagli iniziali 11 agli attuali 22.

L’ASI e i rapporti internazionali

L’Italia e l’ASI rivestono un ruolo rilevante e riconosciuto all’interno della comunità spaziale internazionale extra UE, avendo stabilito rapporti e attività di cooperazione con diverse agenzie spaziali nazionali, regolati da accordi di cooperazione, rinnovati ed ampliati nel corso degli anni.

Gli Stati Uniti rimangono, oltre all’ESA, il partner internazionale con cui sono state stabilite relazioni privilegiate, diversificando nel tempo le tematiche di cooperazione. Con la NASA, l’Agenzia spaziale USA, esiste infatti una solida tradizione di rapporti bilaterali stabilitasi già negli anni ’60. Nel 2016, inoltre, il Parlamento italiano ha ratificato l’Accordo tra il Governo degli Stati Uniti e il Governo italiano relativo alla cooperazione in campo spaziale per gli usi pacifici, accordo già sottoscritto presso l’Ambasciata d’Italia a Washington nel 2013.

Ma importanti relazioni e accordi sono stati realizzati nel tempo con altre agenzie nazionali di grande rilevanza internazionale e con i governi di diversi Paesi. Quali ad esempio: Roscosmos (Federazione Russa), JAXAm (Giappone), CONAE (Argentina), ISA (Israele), Kenya (per la base spaziale “Luigi Broglio” a Malindi), ISRO(India), CNSA, CAS e CMSA (Cina), EAU (Emirati Arabi), CSA (Canada), BSA (Brasile), AMS (Messico), KARI (Corea),GISDTA (Thailandia).

La complessa architettura giuridica e diplomatica di partnership bilaterale e multilaterale, inter-governativa e inter-istituzionale che presiede al progetto della Stazione Spaziale Internazionale (ISS), dove coabitano astronauti ed esperimenti di diversissime nazionalità, è forse l’esempio più straordinario dell’efficacia di queste relazioni internazionali. Ancora oggi la ISS costituisce uno dei tavoli multilaterali privilegiati in cui dialogare e attivare corridoi di attività trasversali, di sviluppo industriale e tecnologico. Un ambito in cui l’Italia mantiene un ruolo di primissimo piano, sia per la presenza umana e scientifica a bordo sia per la realizzazione di circa il 50% dell’infrastruttura.

 


 

la promozione della industria della difesa nell’UE, con particolare riferimento al settore aerospaziale

Il nesso tra spazio e difesa: dalla strategia globale per la politica estera e di sicurezza dell'Unione europea alla bussola strategica

La strategia globlale per la politica estera e di sicurezza dell’UE del 2016

La strategia globale per la politica estera e di sicurezza dell'Unione europea, approvata dall’UE nel giugno del 2016, e che costituisce il documento quadro per gli orientamenti strategici dell’UE in materia di politica estera e di sicurezza, indica che ai fini di conseguire una piena autonomia strategica:

·     la sicurezza europea si fonda su valutazioni migliori e condivise delle minacce e delle sfide interne ed esterne;

·      l’UE deve migliorare il monitoraggio e il controllo dei flussi con implicazioni in termini di sicurezza, in particolare investendo in intelligence, sorveglianza e ricognizione (compresi i sistemi aerei a pilotaggio remoto), comunicazioni satellitari, accesso autonomo allo spazio e osservazione terrestre permanente;

·     occorre collegare in modo strutturale la politica di difesa alle politiche concernenti mercato interno, industria e spazio.

Al proposito, occorre ricordare la creazione, nell'assetto istituzionale della nuova Commissione europea, di una nuova direzione generale "Industria della difesa e dello spazio", posta sotto la responsabilità del commissario al mercato interno (il francese Thierry Breton). Tale nuova DG è responsabile del sostegno, del coordinamento e del completamento delle azioni degli Stati membri nel settore della difesa europea. I suoi compiti principali sono: l'attuazione e il controllo del Fondo europeo per la difesa, la creazione di un mercato europeo dei materiali per la difesa aperto e competitivo, il rafforzamento dell'industria europea dello spazio e l'attuazione del piano d'azione sulla mobilità militare.

Il 20 novembre 2020 l’Agenzia europea per la difesa (AED) ha presentato ai ministri della Difesa dell’UE la prima relazione sulla revisione coordinata annuale (CARD) relativo al primo ciclo 2019-2020 elaborata in stretto coordinamento con il Servizio europeo per l’azione esterna (SEAE) e lo Stato maggiore dell’UE (EUMS).

La CARD è una procedura a livello di UE volta a coordinare le iniziative in materia di capacita di difesa da parte degli Stati membri, con l’obiettivo di promuovere lo sviluppo delle capacità europee di difesa e la coerenza dei piani di spesa nazionali, incoraggiando una pianificazione comune degli investimenti futuri, volta ad evitare carenze e eventuali duplicazioni di capacità.

Il secondo ciclo della CARD, relativo al periodo 2021-2022 è stato avviato nel dicembre 2021.

La relazione dell’AED nell’ambito del ciclo 2019-2020 della CARD ha individuato sei capacità di prossima generazione quali aree cruciali in cui gli Stati membri possono concentrare il proprio impegno a favore delle capacità, con un elevato potenziale di stimolare le prestazioni operative dell’UE e dei suoi Stati membri nel breve e medio termine, oltre a garantire il know-how industriale.

Tra tali sei capacità, in particolare vi è la difesa nello spazio in merito alla quale si raccomanda di elaborare un approccio europeo alla difesa nello spazio per migliorare l’accesso ai servizi spaziali e la protezione dei beni nello spazio.

 Nella relazione si indica che poiché la difesa nello spazio è un settore operativo emergente, una maggiore collaborazione contribuirebbe a un più ampio coinvolgimento dei ministeri della Difesa e al riconoscimento dei requisiti militari in programmi spaziali più vasti condotti a livello di UE, con particolare riferimento ai settori:

·     comunicazione satellitare (Satellite Communications - SatCom);

·     posizionamento, navigazione e sincronizzazione (Positioning, Navigation and Timing - PNT);

·     osservazione della Terra dallo spazio (Space-Based Earth Observation – SBEO);

·     consapevolezza della situazione spaziale (Space Situational Awarenes - SSA).

La bussola Strategica (Stratregic Compass)

Nell’ambito delle iniziative nell’ambito della politica di sicurezza e difesa comune dell’UE (PSDC), il Consiglio dell’UE nelle sue conclusioni del 17 giugno 2020 ha invitato l’Alto Rappresentante, Josep Borrell, ad avviare i lavori per la definizione - in stretta cooperazione con gli Stati membri e basandosi sui contributi di questi ultimi – di un una Bussola strategica dell’UE (Strategic Compass).

La Bussola strategica dovrebbe concorrere a sviluppare una “cultura strategica condivisa", partendo da una visione comune delle minacce che incombono sull'Europa e dei possibili strumenti per farvi fronte e definendo scopi e obiettivi concreti, comprensivi di tempistiche specifiche, per i prossimi 5-10 anni in settori quali la gestione delle crisi, la resilienza, lo sviluppo di capacità e i partenariati.

Il 9 novembre 2021 l’Alto Rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza dell’UE, Josep Borrell, ha presentato un progetto in occasione della riunione del  Consiglio dell’UE del 15 novembre 2021.

La Bussola strategica dovrebbe essere approvata dal Consiglio europeo del 24 e 25 marzo 2022.

Per quanto riguarda il profilo della difesa connessa alla dimensione spaziale, satellitare e dell’aeronatica, si evidenziano in particolare le seguenti iniziative previste dalla Bussola strategica:

·         sviluppare futuri sistemi aerei di combattimento (entro una data da stabilirsi dagli Stati membri);

·         sviluppare nuovi sensori e piattaforme per l'osservazione spaziale della Terra nonché tecnologie per la conoscenza dell'ambiente spaziale (entro una data da stabilirsi dagli Stati membri);

·         colmare le carenze critiche in termini di capacità relativamente ai facilitatori strategici, in particolare quelle connesse alla capacità di dispiegamento rapido dell'UE, segnatamente il trasporto aereo strategico, le risorse di comunicazione spaziale, le capacità nel settore della ciberdifesa e le capacità di intelligence, sorveglianza e ricognizione (entro il 2025);

 

I progetti avviati nell’ambito della cooperazione strutturata nel settore della difesa (PESCO) e il Fondo europeo per la difesa

Le prime iniziative europee nell’ambito delle implicazioni della difesa nella politica spaziale europea sono state avviate attraverso progetti avviati in ambito PESCO. Ulteriori iniziative, sotto il profilo industriale e di ricerca potranno essere avviate nell’ambito del Fondo europeo per la difesa.

La cooperazione strutturata permamente

Il Consiglio affari esteri dell’UE ha adottato l’11 dicembre 2017 – sulla base della proposta presentata da Francia, Germania, Italia e Spagna – la decisione (PESC) 2017/2315 con la quale si istituisce una cooperazione strutturata permanente nel settore della difesa (Permanent Structured Cooperation - PESCO).

Alla PESCO partecipano 25 Stati membri dell’UE, tutti tranne Danimarca, Malta.

L’art. 42, paragrafo 6, del TUE consente agli Stati membri che intendono sottoscrivere impegni più vincolanti di instaurare una cooperazione strutturata permanente (PESCO) nell’ambito dell’Unione. L’art. 46 del TUE prevede che, il Consiglio, a maggioranza qualificata, possa creare una PESCO tra gli Stati membri che hanno volontà politica di aderirvi.

Sono stati identificati fino ad ora 60 progetti di cooperazione nel quadro della PESCO (l’Italia partecipa a 30 progetti dei quali per 11 è il paese capofila), dei quali si segnalano i seguenti di particolare rilievo per i profili aerospaziali:

·     piattaforma europea per navigazione nell’alta atmosfera, con compiti di sorveglianza, intelligence e riconoscimento (capofila Italia);

·     rete per la sorveglianza dello spazio militare europeo (capofila Italia);

·     Sistema globale europeo di architettura globale velivoli senza pilota. (capofila Italia);

·     programma di allarme tempestivo ed intercettazione con sistema di sorveglianza di teatro basato nello spazio (capofila Francia, l’Italia partecipa);

·     comunicazioni radio (capofila Francia, l’Italia partecipa);

·     sistema integrato di sorveglianza marittima, area e terrestre (capofila Grecia, l’Italia partecipa);

·     Sistema di droni di media altitudine e lunga durata (Eurodrone) (Capofila Germania, l’Italia partecipa);

·     Sistema missilistico terrestre (Capofila Francia, l’Italia non partecipa);

·     Elicottero europeo da attacco (TIGER Mark III) (Capofila Francia, l’Italia non partecipa);

·     Polo comune per le immagini satellitari dei Governi (Capofila Germania, l’Italia non partecipa);

·     difesa delle risorse spaziali (Capofila Francia, l’Italia partecipa);

·     Stazione per droni su aerogiri (capofila Italia e Francia);

 

Il Fondo europeo per la difesa

Il nuovo Quadro finanziario pluriennale dell’Unione 2021-2027 prevede l’istituzione di un Fondo europeo per la difesa, dotato di risorse complessive (per sette anni) di circa 7,9 miliardi di euro, divisi tra finanziamenti alla ricerca (2.651 milioni) e allo sviluppo (5.302 milioni).

Il Fondo - istituito con il regolamento (UE) 2021/696, del 29 aprile 2021 -  ha l’obiettivo di rafforzare l’industria europea di settore, favorire le economie di scala e la standardizzazione dei sistemi di difesa, in modo da rendere “più efficiente” la spese degli Stati membri, e promuovere una maggiore interoperabilità tra le diverse forze armate nazionali.

Il Fondo europeo copre tutto il ciclo produttivo dell'industria della difesa. I progetti finanziabili possono infatti riguardare:

·         attività per migliorare le tecnologie della difesa (comprese le cd. “tecnologie di rottura”);

Per “tecnologie di rottura” si intendono quelle la cui applicazione può cambiare radicalmente la nozione e la gestione delle operazioni inerenti alla difesa.

·         interoperabilità e resilienza dei prodotti (compresa la protezione dei dati e degli approvvigionamenti);

·         studi di fattibilità;

·         progettazione e sviluppo;

·         collaudi, qualificazioni e certificazione;

·         tecnologie per rendere più efficiente il ciclo di vita dei prodotti.

Considerato il suo obiettivo (migliorare la cooperazione in ambito UE), i progetti sono finanziabili solo se coinvolgono, in un consorzio, almeno tre soggetti giuridici diversi (non controllati tra loro) di tre diversi Stati membri.

Le quote di co-finanziamento dei progetti sono differenziate a seconda delle attività. Per le attività di ricerca il progetto può essere finanziato anche al 100%. Per le attività di test, certificazioni e collaudi, la quota di finanziamento può invece arrivare fino all'80% delle spese complessive. Per lo sviluppo di prototipi la quota non può eccedere il 20% dei costi, con un incremento progressivo se il progetto è stato già approvato in sede PESCO o se coinvolge piccole e medie imprese. Una parte di fondi, almeno il 5% del totale, deve essere destinata a sostenere le cosiddette "tecnologie di rottura”.

I progetti che rientrano nella PESCO beneficiano di un più alto tasso di cofinanziamento da parte dell’UE nell’ambito del Fondo europeo per la difesa, rispetto ai progetti ordinari, che può arrivare fino al 30% dei costi complessivi.

I progetti che partecipano al Fondo dovranno essere sostenuti dai Paesi membri dal punto finanziario (per la quota non finanziata), e anche con un impegno formale ad acquistare il prodotto finale.

Il 30 giugno 2021 la Commissione europea ha pubblicato i primi 23 bandi del Fondo Europeo per la Difesa per il 2021, che avranno a disposizione un bilancio di 1,2 miliardi di euro, insieme a documentazione di riferimento, moduli di presentazione della proposta e linee guida.

Si ricorda che la proposta iniziale della Commissione relativa all’istituzione del fondo europeo per la difesa è stata esaminata congiuntamente dalle Commissioni IV (Difesa) e X (Attività produttive, commercio e turismo) della Camera dei deputati le quali, il 6 settembre 2018 hanno approvato un documento finale esprimendo una valutazione favorevole con osservazioni.

Il Piano d'azione per sostenere e sviluppare le convergenze tra l'industria civile, della difesa e dello spazio

La Commissione europea ha presentato il 22 febbraio 2021 il piano d’azione sulle sinergie tra l'industria civile, della difesa e dello spazio i cui principali obiettivi sono:

·           rafforzare la complementarità tra i programmi e gli strumenti pertinenti dell'UE in materia di ricerca, sviluppo e diffusione per accrescere l'efficienza degli investimenti e l'efficacia dei risultati;

·           promuovere i vantaggi economici e tecnologici per i cittadini europei derivanti dai finanziamenti dell'UE a favore di ricerca e sviluppo, anche nei settori della difesa e dello spazio;

·           favorire l'utilizzo dei risultati della ricerca industriale e dell'innovazione in campo civile nei progetti di cooperazione europea in materia di difesa.

Nel piano d’azione la Commissione indica che l'ecosistema industriale aereospaziale e della difesa rappresenta un fatturato annuale di 376 miliardi di euro, coinvolge circa 44.000 imprese e impiega circa 1,5 milioni di dipendenti. Mentre, sempre secondo i dati riportati dalla Commissione (riferiti al 2015), il settore dell'industria della sicurezza in ambito civile in Europa realizza un fatturato annuo di 200 miliardi di euro in oltre 20 sotto settori dell'economia europea ed impiega circa 4,7 milioni di persone.

Sulla base dei sopracitati obiettivi, il piano d’azione prevede azioni mirate volte a:

1.   tecnologie dei droni, con l’obiettivo di migliorare la competitività dell'industria dell'UE in questo settore tecnologico critico caratterizzato da una forte dimensione di difesa;

2.   connettività spaziale sicura che, basandosi sulla crittografia quantistica, dovrebbe fornire un sistema di connettività resiliente e connessioni ad alta velocità per tutti i cittadini europei;

3.   gestione del traffico spaziale, necessaria per evitare eventi di collisione che possono derivare dalla proliferazione di satelliti e detriti spaziali e, al tempo stesso, per assicurare un accesso autonomo allo spazio.

Il progetto EU GovSatCom

Per affrontare le sfide esistenti e garantire un livello appropriato di non dipendenza europea dalla tecnologia di terzi, il Consiglio europeo del 19-20 dicembre 2013 ha accolto con favore i preparativi per la prossima generazione di comunicazioni satellitari governative (GOVSATCOM) attraverso una stretta cooperazione tra Stati membri, Commissione europea e Agenzia spaziale europea.

L’Agenzia per la difesa europea ha avviato a partire dal 2017 un progetto dimostrativo per la futura realizzazione di un sistema satellitare istituzionale innovativo - sulla base della messa in comune e condivisione delle capacità di comunicazione satellitare dei singoli Stati membri - per l’erogazione di servizi di telecomunicazioni satellitare con caratteristiche di sicurezza, resilienza ed affidabilità tali da consentirne l’utilizzo per finalità istituzionali con particolare riferimento, tra gli altri, agli obiettivi di sicurezza e difesa, aiuto umanitario e risposta rapida in situazioni di emergenza, sorveglianza marittima e comunicazione diplomatica, con particolare riferimento all’assistenza alle missioni civili e militari dell’UE condotte nell’ambito della politica di difesa e sicurezza dell’UE (PSDC).

Sulla base del progetto dimostrativo attualmente condotto dall’EDA fino al 2023 in collaborazione con la Commissione europea e l’Agenzia spaziale europea (ESA) – dovrebbe poi essere varata l’effettiva realizzazione del nuovo sistema di comunicazione satellitare istituzionale dell’UE, che dovrebbe diventare operativo a partire dal 2025 nell’ambito delle iniziative del nuovo programma spaziale dell’UE per il periodo 2021-2027.

Durante una prima fase di attuazione che durerà fino al 2025, EU GOVSATCOM utilizza le capacità e i servizi forniti dai sistemi satellitari nazionali esistenti e dagli operatori privati accreditati.

Principali gruppi industriali europei nel settore aerospaziale per fatturato originato da commesse per la difesa

Si riporta di seguito la classifica dei 10 maggior gruppi industriali europei attivi nel settore aerospaziale per fatturato generato nell’ambito della difesa, rispetto al fatturato complessivo e la loro posizione a livello mondiale (Fonte: The Aerospace and defence Industries Association of Europe – Facts and Figures 2021).

 

Complessivamente si stima che il settore specifico della difesa sostiene nell’UE circa 462.000 posti di lavoro ad alta qualificazione (con una crescita nel 2020 di circa 22.000 unità rispetto al 2019 concentrati in alcuni paesi (Francia, Germania, Italia, Regno Unito, Spagna e Svezia) e di cui 173.000 posti di lavoro nel settore della difesa aereospaziale(dati fonte ASD Facts and figures 2020).

Per il 2020 il fatturato complessivo dell’industria della difesa è stato stimato in 119 miliardi di euro, dei quali circa 95,6 miliardi conseguiti complessivamente da imprese dei sei Stati sopra indicati e di 47,4 miliardi dall’industria aeronatica della difesa (dati fonte ASD Facts and figures 2020).

Nel 2020, la spesa in ricerca e sviluppo per l'aeronautica e la difesa da parte dei Governi e dell’industria è stato stimato a un livello di 18 miliardi di euro, con una ripartizione del 40% degli investimenti per la ricerca civile e 60% per la ricerca nel settore militare (dati fonte ASD Facts and figures 2020)..

Si ricorda che secondo gli ultimi dati disponibili la spesa degli USA (di fonte governativa e privata) per la ricerca e sviluppo nel settore della difesa è maggiore di circa il 400% di quella europea (dati fonte ASD Facts and figures 2020).

  

Le piccole e medie imprese europee attive nel settore della difesa

Le piccole e medie imprese europee attive nel settore della difesa sono stimate* tra 2.000 e 2.500, cosi suddivise per settore:

·     39,6% difesa terrestre;

·     30,5% difesa aerea;

·     18,7% difesa navale;

·     7,8% cyberdifesa;

·     3,4% difesa spaziale.

*Fonte ASD Facts and figures 2020

 

 

 


 


 

Iniziative dell’UE in materia di cibersicurezza

Le minacce informatiche

Con l'accelerazione della digitalizzazione, la sicurezza informatica è divenuta una delle componenti più importanti della sicurezza globale. Gli attacchi informatici e la criminalità informatica stanno aumentando in tutta Europa in termini sia di quantità che di sofisticazione; una tendenza destinata a crescere in futuro, visto che il numero dei dispositivi connessi, fra cui macchine, sensori, componenti industriali e reti che costituiscono l'internet degli oggetti (IoT), continua a crescere.

Come evidenziato nella risoluzione del Parlamento europeo, del 10 giugno 2021, sulla strategia dell'Ue in materia di cibersicurezza per il decennio digitale, si prevede che, entro il 2024, in tutto il mondo i dispositivi collegati all'IoT saranno 22,3 miliardi. Inoltre, in base a stime dell'associazione internazionale dei gestori di telefonia mobile (Gsma) i dispositivi connessi superano già il numero delle persone sul pianeta, e il loro numero dovrebbe salire a 25 miliardi entro il 2025, di cui un quarto si troverà in Europa. La pandemia di Covid-19 ha d'altra parte accelerato la digitalizzazione dei modelli di lavoro.

Tutto questo ha accresciuto le vulnerabilità agli attacchi informatici, come segnalato in "The Internet Organised Crime Threat Assessment" (Iocta), la relazione pubblicata ogni anno dal Centro europeo per la lotta alla criminalità informatica (EC3) al fine di illustrare i principali risultati, le minacce emergenti e gli sviluppi in merito al cybercrime.

Operativo dal gennaio del 2013, il Centro europeo per la lotta alla criminalità informatica (EC3) si concentra sulle attività illegali online, con particolare riguardo alle frodi e agli attacchi diretti contro l’e-banking e altre attività finanziarie online, allo sfruttamento sessuale dei minori online e ai reati che colpiscono i sistemi di informazione e alle infrastrutture critiche dell’Ue[1]. Il centro sostiene le autorità nazionali di contrasto alla criminalità sul piano operativo, investigativo e forense. La struttura funge da hub centrale per informazioni e intelligence criminali; sostiene le operazioni e le indagini degli Stati membri offrendo analisi operative e coordinamento; fornisce, inoltre, prodotti di analisi strategica e svolge attività di sensibilizzazione che colleghi le autorità di contrasto che affrontano la criminalità informatica con il settore privato, il mondo accademico e altri partner; la cellula sostiene infine la formazione e il rafforzamento delle capacità, in particolare per le autorità competenti negli Stati membri, e fornisce capacità di supporto tecnico legale e digitale. Le attività dell’EC3 sono supportate dal Cyber Intelligence Team (Cit), i cui analisti raccolgono ed elaborano le informazioni relative al crimine informatico da fonti pubbliche, private e aperte e identificano le minacce e i modelli emergenti, e dalla Task Force congiunta di azione sulla criminalità informatica (J-Cat), che lavora sui più importanti casi internazionali di criminalità informatica che colpiscono gli Stati membri dell'Ue e i loro cittadini.

Il rapporto Panorama delle minacce pubblicato nell’ottobre 2021 dall’Agenzia per la cybersicurezza dell’UE indica le principali minacce informatiche che si sono registrate nel periodo aprile 2020 – luglio 2021. Secondo il rapporto si tratta in particolare di:

·         ransomware: attacco malevolo con il quale i criminali informatici cifrano i dati di un'organizzazione chiedendo un riscatto per ripristinare l'accesso (l'importo dei riscatti medi richiesti è raddoppiato);

·         malware: software malevolo concepito per danneggiare un dispositivo, alterarne il funzionamento o ottenere accesso non autorizzato (gli attacchi malware nell'UE sono diminuiti del 43%);

·         cryptojacking o cryptomining occulto: utilizzo non autorizzato di computer, smartphone e tablet altrui per generare criptovalute; le criptovalute continuano a essere il mezzo di pagamento più comune dei criminali informatici;

·         attacchi e-mail: tentativi di impadronirsi di password o dei dati di carte di credito per mezzo di varie tecniche, quali phishing, smishing e spam (l'utilizzo di informazioni connesse alla COVID-19 come esca continua a dominare le campagne di attacchi e-mail);

·         violazioni e fughe di dati: diffusione di dati sensibili, riservati o protetti in un ambiente non affidabile (si è registrato un aumento delle violazioni di dati sanitari);

·         attacchi DDoS (negazione di servizio distribuita): attacchi che impediscono agli utenti di una rete o di un sistema di accedere a informazioni, servizi e altre risorse (si sono registrati oltre 10 milioni di attacchi DDoS legati alla COVID-19);

·         disinformazione: attacco intenzionale che consiste nel creare o condividere informazioni false o fuorvianti per manipolare l'opinione pubblica (la COVID-19 è uno dei principali argomenti oggetto di attacchi di disinformazione);

·         minacce non malevole: frutto per lo più di errori umani, a volte anche di catastrofi naturali che danneggiano l'infrastruttura informatica (il 50% degli attacchi è causato da errata configurazione.

·         minacce alle catene di approvvigionamento: strategia con cui si attacca un'organizzazione colpendo i punti deboli della sua catena di approvvigionamento con potenziali ripercussioni a cascata (il 58% degli attacchi alle catene di approvvigionamento mira a ottenere l’accesso ai dati).

Iniziative nell’ambito della strategia dell'UE per la cibersicurezza

Nel dicembre 2020 la Commissione europea e il Servizio europeo per l'azione esterna (SEAE) hanno presentato una nuova strategia dell'UE per la cibersicurezza, volta a definire le misure dell'Ue per proteggere i cittadini, le imprese e le istituzioni dalle minacce informatiche, promuovere la cooperazione internazionale e contribuire a garantire un'internet globale e aperta. La strategia si articola in sei settori chiave: 1) accrescere la ciberresilienza; 2) proteggere le infrastrutture critiche; 3) combattere la criminalità informatica; 4) rafforzare la diplomazia informatica; 5) intensificare la ciberdifesa;  6) promuovere la ricerca e l'innovazione nella sicurezza informatica.

Sulla strategia, il 22  marzo 2021 il Consiglio ha adottato conclusioni, che hanno tra l’altro sottolineato l'obiettivo fondamentale di raggiungere l'autonomia strategica mantenendo nel contempo un'economia aperta.

 

Tra i principali interventi previsti dalla strategia, si segnala la proposta presentata dalla Commissione europea nel dicembre 2020 per riformare la direttiva NIS del 2016.

La direttiva sulla sicurezza delle reti e dei sistemi informativi (NIS) (recepita in Italia con il Decreto legislativo 18 maggio 2018, n. 65) è il principale  strumento di cooperazione tra gli Stati membri in materia di cibersicurezza; essa definisce obblighi di sicurezza per gli operatori di servizi essenziali (in settori critici come l'energia, i trasporti, la sanità e la finanza) e i fornitori di servizi digitali (mercati online, motori di ricerca e servizi cloud).

La proposta di riforma tra l’altro:

·         mira a rafforzare gli obblighi di sicurezza per le imprese;

·         prevede disposizioni sulla sicurezza delle catene di approvvigionamento;

·         introduce misure di vigilanza più rigorose per le autorità nazionali;

·         è volta a migliorare la condivisione delle informazioni e la cooperazione

Sulla proposta il Consiglio ha raggiunto un orientamento generale il 2 ottobre 2021. L’Assemblea plenaria del Parlamento europeo nel novembre 2021 ha confermato il mandato alla Commissione Industria, ricerca ed energia per svolgere i negoziati con il Consiglio dell’UE ai fini dell’adozione di un testo di compromesso.  

 

Si ricorda altresì che è tuttora all’esame delle Istituzioni europee una proposta di direttiva sulla resilienza dei soggetti critici volta a sostituire l'attuale direttiva relativa all'individuazione e alla designazione delle infrastrutture critiche europee, adottata nel 2008.

Il nuovo regime dispone che gli Stati membri si dotino di una strategia per rafforzare la resilienza dei soggetti critici, effettuare una valutazione dei rischi almeno ogni quattro anni e individuare i soggetti critici che forniscono servizi essenziali. I soggetti critici devono individuare i rischi rilevanti che potrebbero perturbare in modo significativo la fornitura di servizi essenziali, adottare misure adeguate per garantire la propria resilienza e notificare gli eventi perturbatori alle autorità competenti.

I settori che costituiscono l’ambito di applicazione della normativa sono: energia, trasporti, banche, infrastrutture dei mercati finanziari, sanità, acqua potabile, acque reflue, infrastrutture digitali e spazio.



[1] Tali ambiti di intervento corrispondono alle priorità individuate dal Consiglio dell’Ue nel maggio del 2017 nell’ambito del cosiddetto Ciclo programmatico 2018-2021 per contrastare la criminalità organizzata e le forme gravi di criminalità internazionale.