Camera dei deputati - Legislatura - Dossier di documentazione (Versione per stampa)
Autore: RUE - Ufficio SG - Ufficio Rapporti con l'Unione europea
Titolo: 13a Conferenza sulla politica spaziale europea - Videoconferenza, 12-13 gennaio 2021
Serie: Documentazione per le Commissioni - Riunioni interparlamentari   Numero: 51
Data: 11/01/2021
Organi della Camera: X Attività produttive


Camera dei deputati

XVIII LEGISLATURA

 

 

 

 

 

 

 

Documentazione per le Commissioni

riunioni interparlamentari

 

 

 

 

 

13a Conferenza sulla politica spaziale europea

Videoconferenza, 12-13 gennaio 2021

 

 

 

 

 

 

 

 

n. 51

 

11 gennaio 2021


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il dossier è stato curato dall’Ufficio rapporti con l’Unione europea
(' 066760.2145 - * cdrue@camera.it)

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I N D I C E

Ordine del giorno

Schede di lettura.. 1

La politica spaziale internazionale ed europea.. 3

·     Introduzione. 3

·     La politica spaziale dell’UE. 8

·     Il programma spaziale dell’Unione europea 2021-2027 e l’Agenzia dell’Unione europea per il programma spaziale. 11

·     Gli investimenti per la politica spaziale di Orizzonte Europa e InvestEU.. 12

·     Il contributo della politica spaziale dell’UE per la transizione verde. 13

·     L'Agenzia spaziale europea (ESA) 15

·     L’UE e le relazioni internazionali in ambito spaziale. 19

·     L'Agenzia Spaziale Italiana. 20

·     L’industria spaziale italiana. 22

La promozione della industria della difesa nell’UE, con particolare riferimento al settore aerospaziale.. 25

·     Il nesso tra spazio e difesa nella strategia globale per la politica estera e di sicurezza dell'Unione europea. 25

·     I progetti avviati nell’ambito della cooperazione strutturata nel settore della difesa (PESCO) 26

·     Fondo europeo per la difesa. 27

·     Il progetto EU GovSatCom.. 29

·     Principali gruppi industriali europei nel settore aerospaziale per fatturato originato da commesse per la difesa. 29

·     Le piccole e medie imprese europee attive nel settore della difesa. 30

Politiche dell’UE in materia di cibersicurezza.. 31

·     L'approccio UE all'azione di contrasto al cybercrime. 31

·     Dati statistici 31

·     La strategia europea in materia di cibersicurezza. 32

 

 

 

 

 

 


 

Schede di lettura



 

La politica spaziale internazionale ed europea

Introduzione

L’uso dello spazio esterno sta assumendo una crescente importanza sotto il profilo non solo economico, ma anche strategico/militare. Le attività spaziali si stanno espandendo a livello globale. Cresce il numero dei Paesi e di attori commerciali che investono in programmi spaziali. Sempre più aspetti della vita quotidiana si basano su segnali e dati satellitari, incoraggiando nuovi investimenti economici in infrastrutture spaziali.

In base agli ultimi dati dell’OCSE del 2020 sulla space economy, nel 2019 gli investimenti nel settore spaziale nei paesi del G20 hanno raggiunto circa 79 miliardi di dollari. Gli Stati Uniti avevano il budget più alto in termini assoluti, con circa lo 0,2 per cento del PIL nazionale, seguiti da Federazione Russa, Arabia saudita, Francia e Giappone.

 

Secondo l’ultimo rapporto dell’OCSE sulla space economy (2019), è in crescita il numero delle economie sviluppate e in via di sviluppo che attualmente investono nello spazio. Molte di queste dispongono già di un ampio portafoglio di attività e progetti, specchio di programmi spaziali ben sviluppati (Francia, Germania, Italia e Canada).

Inoltre, nell'ultimo decennio, circa 20 nuovi Paesi hanno iniziato a investire in iniziative spaziali innovative, e a sostenere progetti privati quali: la missione su Marte pianificata degli Emirati Arabi Uniti; il piccolo vettore della Nuova Zelanda; il programma di estrazione mineraria di asteroidi del Lussemburgo; la missione lunare di Israele.

Il 2018 ha visto il maggior numero di lanci orbitali effettuati dal 2000 (114 lanci), di cui più del 60% è avvenuto negli Stati Uniti o in Cina.

Sempre secondo il rapporto dell’OCSE del 2019, gli ultimi cinque anni hanno visto una crescita esponenziale del numero di lanci di satelliti molto piccoli (quasi 900 satelliti lanciati nel periodo 2014-18).

La banda larga satellitare è cresciuta costantemente nell'ultimo decennio. Il numero totale degli abbonamenti è cresciuto passando da circa 1,2 milioni nel 2008 a oltre 5,2 milioni nel 2017. Gli sviluppatori di numerose costellazioni di satelliti molto grandi mirano a fornire servizi a banda larga in tutto il mondo entro il 2023-24.

In tutto il mondo, i Governi sono i principali investitori nelle attività spaziali, tramite appalti e sovvenzioni ad enti pubblici, istituti di ricerca, università e settore privato. Negli ultimi anni il panorama globale per le attività spaziali si è evoluto, con nuovi paesi che investono nello spazio, ricerca e sviluppo, con il coinvolgimento nelle catene del valore globali. È cresciuto altresì il finanziamento privato di attività e progetti commerciali, con flussi di capitali privati senza precedenti nel settore spaziale.

Gli investimenti pubblici rappresentano la maggior parte dei finanziamenti nelle attività spaziali, raggiungendo quasi 75 miliardi di dollari nel 2017, rispetto a una stima di 52 miliardi di dollari nel 2008.

I Governi investono in capacità spaziali per sostenere la sicurezza nazionale e gli obiettivi di governance (ad esempio essere in grado di mappare e monitorare le risorse dallo spazio), ma anche per motivi socio-economici e scientifici.

In solo un decennio, il numero di paesi con un proprio satellite in orbita è aumentato da 50 nel 2008 a 82 nel 2018.

 

 

Sebbene gli Stati Uniti siano la principale potenza spaziale al mondo e abbiano gli strumenti per mantenere il loro primato (il 21 dicembre 2019 hanno dato vita alla US Space Force, il primo nuovo servizio militare statunitense in oltre 70 anni), due nuove potenze, Cina e Russia, stanno dedicando crescenti risorse per la supremazia nello spazio attraverso programmi di ricerca ed esplorazione, commerciali e militari. E in questa corsa allo spazio si sono inserite Unione europea, Iran e India.

La United States Space Force degli Stati Uniti è una delle forze armate degli Stati Uniti d'America, responsabile di tutte le operazioni spaziali e nel cyberspazio, dei sistemi di lancio e dei suoi satelliti. Attualmente è l'unica forza armata statunitense che può gestire l'astronautica militare. Il comando supremo si trova presso il Pentagono, mentre il quartier generale è situato nella Peterson Air Force Base, in Colorado.

Il progetto della Space force si è innestato su quello dello Us Space Command, altrimenti detto Spacecom, creato nell’agosto 2019 per gestire le operazioni americane nello spazio. Il ruolo di questa forza militare è di proteggere gli asset degli Usa nello spazio, in primis le centinaia di satelliti che vengono utilizzati per le telecomunicazioni oppure per la sorveglianza, contribuendo a ridurre le minacce alla sicurezza nazionale americana.

La Cina ha compiuto passi in avanti per colmare il divario con gli Usa nella competizione spaziale. Il più recente riguarda la missione di esplorazione lunare Chang’e-5. Un rover (veicolo adibito al trasporto su un corpo celeste) si è staccato dal modulo e ha raccolto campioni di suolo e rocce da un’area inesplorata del satellite per poi riagganciarsi al modulo e tornare sulla Terra.

La Cina è diventata il terzo paese a compiere tale operazione, dopo Stati Uniti e Unione Sovietica. Tra gli obiettivi del Governo cinese, la costruzione di una stazione di ricerca lunare intorno al 2025 e una base di ricerca e sviluppo lunare intorno al 2050.

La Cina ha inoltre completato il dispiegamento su scala globale del sistema satellitare Beidou (rivale del Gps americano) e nel 2020 ha lanciato in orbita 29 sonde, due in più degli Usa e 21 in più della Russia. Tra quelle di fabbricazione cinese, vi è anche la prima al mondo impiegata per la sperimentazione della rete 6G.

La New space economy interessa diversi settori. Oltre al settore industriale, grande importanza riveste il settore della sorveglianza militare, della mappatura del pianeta e delle telecomunicazioni. In un’era caratterizzata dalla rivoluzione tecnologica e dalla crescita del flusso di dati, gli hub satellitari possono giocare un ruolo strategico nei settori di riferimento.

Infine, un aspetto non di secondaria importanza è quello legato allo sfruttamento economico dei corpi celesti. La Luna, Marte, gli asteroidi e la miriade di Near Earth Objects (NEO) che ogni anno incrociano l’orbita del pianeta attorno al Sole sono stati studiati come possibili fonti di minerali rari ma fondamentali per l’industria tecnologica avanzata.

Il quadro normativo

Il trattato sui principi che governano le attività degli Stati in materia di esplorazione ed utilizzazione dello spazio extra-atmosferico, compresa la Luna e gli altri corpi celesti, anche detto Trattato sullo spazio extra-atmosferico (Outer Space Treaty) è il trattato internazionale che costituisce la struttura giuridica di base del diritto internazionale aerospaziale.

Il trattato, aperto per la sottoscrizione degli Stati Uniti d'America, del Regno Unito, e dell'Unione Sovietica (i tre governi depositari) il 27 gennaio 1967, è poi entrato in vigore il 10 ottobre 1967.

Le norme del trattato, tra i principi di base, pongono il divieto agli Stati firmatari di collocare armi nucleari od ogni altro genere di armi di distruzione di massa nell'orbita terrestre, sulla Luna o su altri corpi celesti, o, comunque, stazionarli nello spazio extra-atmosferico.

La norma di cui all'articolo 4 del trattato consente l'utilizzo della Luna e degli altri corpi celesti esclusivamente per scopi pacifici e ne proibisce invece espressamente l'uso per effettuare test su armi di qualunque genere, condurre manovre militari, o stabilire basi militari, installazioni o fortificazioni.

Il trattato, inoltre, proibisce espressamente agli stati firmatari di rivendicare risorse poste nello spazio, quali la Luna, un pianeta o altro corpo celeste, poiché considerate «patrimonio comune dell'umanità»: l'articolo 2 del trattato afferma, infatti, che «lo spazio extra-atmosferico non è soggetto ad appropriazione nazionale né rivendicandone la sovranità, né occupandolo, né con ogni altro mezzo».

I principi espressi dal trattato sullo spazio extra-atmosferico sono stati successivamente ripresi e riaffermati da altre norme internazionali ed in particolare dall'Accordo che presiede alle attività degli Stati sulla Luna o sugli altri corpi celesti  del 1979 che era inteso come il seguito del trattato sullo spazio extra-atmosferico.

Tra le principali fonti del diritto cosmico o aerospaziale figurano:

·     la Convenzione relativa ai diritti degli astronauti e i diritti sugli oggetti posti nello spazio extra-atmosferico (1968);

·     la Convenzione sulla responsabilità dei danni causati da oggetti spaziali (1972);

·     la Convenzione sulla immatricolazione degli oggetti spaziali (1975).

 

L’Ufficio per gli affari spaziali delle Nazioni Unite

L'Ufficio delle Nazioni Unite per gli affari spaziali (The United Nations Office for Outer Space Affairs - UNOOSA) fornisce informazioni e consulenza, su richiesta, ai Governi, alle organizzazioni non governative e al pubblico in generale sulla legge spaziale al fine di promuovere la comprensione, l'accettazione e l'attuazione degli accordi internazionali sulla legge spaziale conclusi sotto gli auspici delle Nazioni Unite. L'Ufficio offre un quadro per la discussione sugli aspetti internazionali delle attività spaziali. L’Ufficio funge altresì da segreteria del Comitato delle Nazioni Unite sugli usi pacifici dello spazio esterno (UN Committee on the Peaceful Uses of Outer Space - COPUOS). Lo spazio esterno è oggetto di dibattito nell’ambito primo comitato (disarmo e sicurezza internazionale) e del quarto comitato (politica speciale e decolonizzazione) dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite.

International Institute of Space Law (IISL)

L'International Institute of Space Law (IISL) è un’associazione con membri individuali e istituzionali provenienti da quasi 50 paesi.

La missione chiave della IISL è la promozione di un ulteriore sviluppo della normativa spaziale e l'espansione dello stato di diritto nell'esplorazione e nell'uso dello spazio esterno per scopi pacifici.

La legge spaziale può essere descritta come il corpo della legge che regola le attività legate allo spazio. La legge spaziale, proprio come il diritto internazionale generale, comprende una varietà di accordi internazionali, trattati, convenzioni e risoluzioni dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite, nonché norme e regolamenti di organizzazioni internazionali.

La legge spaziale affronta una varietà di questioni, come, ad esempio, la conservazione dello spazio e dell'ambiente terrestre, la responsabilità per danni causati da oggetti spaziali, la risoluzione delle controversie, il salvataggio degli astronauti, la condivisione di informazioni su potenziali pericoli nello spazio, l’uso delle tecnologie spaziali e cooperazione internazionale. Numerosi principi fondamentali guidano lo svolgimento delle attività spaziali, compresa la nozione di spazio come provincia di tutta l'umanità, la libertà di esplorazione e l'uso dello spazio da parte di tutti gli Stati senza discriminazione e il principio di non appropriazione dello spazio

 

Il Comitato per gli usi pacifici dello spazio

Il Comitato per gli usi pacifici dello spazio (The Committee on the Peaceful Uses of Outer Space) è il centro per lo sviluppo della legge spaziale internazionale. Il Comitato ha concluso cinque trattati internazionali e cinque serie di principi sulle attività legate allo spazio.

I cinque trattati riguardano questioni come:

·     la non appropriazione dello spazio esterno da parte di un singolo paese;

·     il controllo degli armamenti;

·     la libertà di esplorazione;

·     la responsabilità per i danni causati da oggetti spaziali;

·     la sicurezza e il salvataggio di veicoli spaziali e astronauti;

·     la prevenzione di interferenze dannose con le attività spaziali e l'ambiente;

·     la notifica e la registrazione delle attività spaziali;

·     l'indagine scientifica e lo sfruttamento delle risorse naturali nello spazio;

·     la risoluzione delle controversie.

La politica spaziale dell’UE

Con l'entrata in vigore del Trattato di Lisbona nel dicembre 2009 lo spazio ha assunto particolare rilevanza tra le politiche dell'Unione europea. In base all’articolo 189 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea (TFUE), “per favorire il progresso tecnico e scientifico, la competitività industriale e l'attuazione delle sue politiche, l'Unione elabora una politica spaziale europea. A tal fine, può promuovere iniziative comuni, sostenere la ricerca e lo sviluppo tecnologico e coordinare gli sforzi necessari per l'esplorazione e l'utilizzo dello spazio”. L’Unione, inoltre, come specifica il terzo paragrafo dell’articolo 189 del TFUE, instaura tutti i collegamenti utili con l'Agenzia spaziale europea (Vedi infra).

La politica spaziale dell'UE mira ad affrontare alcune delle sfide più urgenti odierne, come combattere il cambiamento climatico, contribuire a stimolare l'innovazione tecnologica e fornire vantaggi socioeconomici ai cittadini.

La tecnologia, i dati e i servizi spaziali sono diventati indispensabili nella vita degli europei. Si fa affidamento sui dati quando si utilizzano telefoni cellulari e sistemi di navigazione per auto, si guarda la TV satellitare e si ritira il denaro. I satelliti forniscono anche informazioni immediate quando si verificano disastri come terremoti, incendi boschivi o inondazioni, consentendo un migliore coordinamento tra le squadre di emergenza e di soccorso.

L'UE ha tre programmi spaziali faro:

·     - Copernicus, il più avanzato sistema di osservazione della Terra a livello mondiale; è un fornitore leader di dati di osservazione della Terra. Aiuta a salvare vite in mare, migliora la risposta ai disastri naturali e consente agli agricoltori di gestire meglio i propri raccolti;

·     - Galileo è il sistema di navigazione satellitare globale dell'Europa. Fornisce informazioni di posizionamento e temporizzazione più accurate e affidabili per automobili autonome e connesse, ferrovie, aviazione e altri settori. Galileo è operativo dal dicembre 2016, quando ha iniziato a offrire servizi iniziali ad autorità pubbliche, imprese e cittadini;

·     - EGNOS (European Geostationary Navigation Overlay Service) fornisce servizi di navigazione "safety of life" agli utenti del trasporto aereo, marittimo e terrestre in gran parte dell'Europa. Queste informazioni sulla posizione sono così precise che gli aerei possono usarle per atterrare in sicurezza. Tutti i servizi forniti da EGNOS sono pienamente operativi e il numero di utenti è in crescita.

 

I programmi spaziali dell'UE forniscono servizi pubblici alle autorità pubbliche, alle imprese e ai cittadini dell'UE. I dati spaziali sono essenziali per rispondere alle sfide della società come il consumo sostenibile di risorse naturali, la sicurezza e il cambiamento climatico.

Secondo dati della Commissione europea contenuti nella strategia spaziale del 2016 (v. infra), il settore spaziale fornisce oltre 230.000 posti di lavoro nell'UE, dalla produzione alle operazioni spaziali e ai servizi a valle e vale tra i 46 e i 54 miliardi di euro per l'economia dell'UE e rappresenta un quinto del valore del settore spaziale mondiale.

L'UE ha investito oltre 12 miliardi di euro in attività spaziali nel periodo 2014-2020 e si è stimato che gli utili sugli investimenti siano stati elevati: un utile diretto di 3-4 euro per ogni euro stanziato.

L'accesso dell'Europa allo spazio è alla base dell'attuazione di molte politiche dell'UE, dalla competitività dell'industria e delle imprese europee, alla sicurezza dell’UE, alla sua difesa e autonomia strategica.

La Strategia spaziale dell’UE dell’ottobre 2016

 Il 26 ottobre 2016 la Commissione europea ha lanciato la Strategia spaziale per l’Europa COM(2016)705, al fine di promuovere il ruolo di leader dell’UE nello spazio, aumentare la sua quota del mercato mondiale e sfruttare i vantaggi e le opportunità offerti dallo spazio.

La Strategia spaziale si fonda su quattro obiettivi strategici:

1) massimizzare i vantaggi dello spazio per la società e l’economia europee, incoraggiando l’uso commerciale dei dati e dei servizi spaziali da parte del settore pubblico e privato;

2) promuovere un settore spaziale europeo competitivo e innovativo sostenendo la ricerca, l’innovazione e lo sviluppo delle competenze, soprattutto per le imprese innovative e le start-up;

3) rafforzare l’autonomia dell’UE nell’accesso e nell’uso dello spazio in un ambiente sicuro e protetto;

4) rafforzare il ruolo dell’Europa come attore globale, promuovendo, al contempo, la cooperazione internazionale.

La politica spaziale nell’attività del Consiglio dell’UE

All’interno del Consiglio dell’Unione europea le attività spaziali sono state fino ad oggi in carico al Consiglio di Competitività e al Consiglio Trasporti e sono trattate all’interno del Gruppo Consiliare Spazio (Space Working Party – SWP) e del Gruppo Consiliare Trasporti Intermodali e Reti (Working Party on Transport Intermodal Questions and Networks, dove viene discusso il programma Galileo).

L’11 novembre 2020 il Consiglio ha adottato conclusioni dal titolo "Orientamenti sul contributo europeo alla definizione dei principi fondamentali dell'economia spaziale globale", in vista del Consiglio "Spazio" che si è tenuto in videoconferenza il 20 novembre 2020. Il testo fornisce importanti orientamenti per la futura politica spaziale europea.

Nelle conclusioni, il Consiglio ha constatato con soddisfazione l'emergere di un'industria spaziale e di catene di approvvigionamento europee altamente competitive, che consentono all'Europa di partecipare e contribuire alla crescita globale dell'economia spaziale.

Il Consiglio ha poi invitato tutti gli attori ad adoperarsi per assicurare condizioni di parità a livello mondiale ed economie aperte, compreso il commercio libero ed equo, sulla base di soluzioni multilaterali e della reciprocità nel settore spaziale.

Al fine di promuovere l'autonomia, la sicurezza e la resilienza dello spazio europeo, il Consiglio ha sottolineato la necessità della non dipendenza tecnologica europea e ricordato l'importanza di mantenere un accesso allo spazio sicuro, autonomo, affidabile, efficiente in termini di costi ed economicamente abbordabile. Particolare attenzione è stata riservata alla gestione del traffico spaziale, al cui riguardo è stata evidenziata la necessità di un approccio coordinato a livello europeo, così come alla cibersicurezza nel settore dello spazio.

Per realizzare questi obiettivi, il Consiglio ha rimarcato l’importanza di azioni coordinate dell'Unione europea, dell'Agenzia spaziale europea e dei rispettivi Stati membri, sulla base delle competenze parallele e dei rispettivi compiti e responsabilità, nel pieno rispetto dell'assetto istituzionale e dei quadri operativi, per rafforzare la politica spaziale europea.

Nel corso della Videoconferenza dei Ministri che si occupano di politica spaziale del 20 novembre 2020, si è proceduto a uno scambio informale di opinioni sul ruolo dell'Europa nell'economia spaziale globale e si è messo in rilievo l'importante ruolo svolto dal settore spaziale in generale e, più specificamente, nell'ambito della duplice transizione verde e digitale.

Molte delegazioni hanno precisato che i dati provenienti dalle applicazioni spaziali sono utilizzati in un'ampia gamma di settori, quali l'intelligenza artificiale, le telecomunicazioni, l'energia, i trasporti, l'agricoltura, la prevenzione delle catastrofi e la lotta contro i cambiamenti climatici.

I Ministri hanno sottolineato l'importanza dei programmi faro europei, CopernicusGalileo e la necessità di mantenerli operativi e svilupparli ulteriormente. Hanno affermato che occorre prestare particolare attenzione alla cibersicurezza nel settore spaziale.

Alcuni Ministri hanno rimarcato l'importanza di rafforzare la competitività dell'industria spaziale europea sui mercati mondiali, in un contesto di crescente commercializzazione dello spazio. A tale riguardo, è stato fatto presente che l'industria spaziale necessita di un contesto favorevole, nel quale offrire soluzioni innovative e nuove opportunità di finanziamento. Per realizzare un mercato mondiale equo nel settore spaziale, i Ministri hanno osservato che sarebbe fondamentale creare condizioni di parità per tutti gli attori.

 

Il programma spaziale dell’Unione europea 2021-2027 e l’Agenzia dell’Unione europea per il programma spaziale

Dando seguito alla citata strategia lanciata nell’ottobre 2016, l'UE sta lavorando a un programma spaziale pienamente integrato per il periodo 2021-2027 che riunisca tutte le attività dell'UE in un unico programma e fornisca in tal modo un quadro coerente per gli investimenti

A tal riguardo, il 16 dicembre 2020 il Consiglio dell'UE e il Parlamento europeo hanno raggiunto un accordo politico (in attesa dell'approvazione definitiva dei testi giuridici da parte del Parlamento europeo e del Consiglio) sulla proposta di regolamento (2018/0236/COD) che istituisce il futuro Programma spaziale dell'Unione 2021-2027 e l'Agenzia dell'Unione europea per il programma spaziale, che sostituisce e succede all'Agenzia del GNSS (sistema globale di navigazione satellitare) europeo istituita dal regolamento (UE) n. 912/2010.

La proposta dovrebbe essere finalizzata a breve, nel contesto del più generale Quadro finanziario pluriennale dell’UE 2021-2027, e applicarsi retroattivamente a partire dal 1° gennaio 2021.

Obiettivi del Programma

Il nuovo regolamento intende assicurare in particolare:

·      un ruolo più forte dell'UE quale attore di primo piano nel settore spaziale;

·      dati e servizi spaziali di alta qualità, aggiornati e sicuri;

·     migliori benefici socioeconomici derivanti dall'utilizzo di tali dati e servizi, per esempio maggiore crescita e creazione di posti di lavoro nell'UE;

·     maggiore sicurezza e autonomia dell'UE.

Gli investimenti nell'ambito del programma spaziale dell'UE, insieme a Orizzonte Europa e InvestEU (Vedi infra), intendono sostenere l'industria spaziale europea affinché contribuisca alla competitività, all'innovazione, all'imprenditorialità e allo sviluppo delle competenze e delle capacità delle PMI, delle start-up e delle grandi imprese.

Il programma pone inoltre un forte accento sul settore downstream (applicazioni basate sulle infrastrutture spaziali), sulla diffusione sul mercato e sull'utilizzo dei dati e dei servizi spaziali, anche per sostenere la transizione verde e digitale.

Componenti del programma

Il Programma spaziale dell'Unione 2021-2027 riunisce i programmi esistenti Galileo, EGNOS e Copernicus in un unico programma, aggiungendo due nuove iniziative, vale a dire il sostegno per la sorveglianza dello spazio e il monitoraggio di oggetti e detriti spaziali (SSA) e GOVSATCOM, l'iniziativa governativa per le telecomunicazioni via satellite.

Dotazione finanziaria

Per il programma è prevista una dotazione finanziaria pari a 14,8 miliardi di euro a prezzi correnti (13,2 miliardi a prezzi 2018), ripartita come segue:

·     Galileo ed EGNOS: 9 miliardi di euro;

·     Copernicus: 5,4 miliardi di euro;

·     SSA e GOVSATCOM: 442 milioni di euro.

L'Agenzia dell'Unione europea per il programma spaziale

Il regolamento modifica il nome dell'attuale Agenzia europea per i sistemi satellitari di navigazione globale (GNSS) in Agenzia dell'Unione europea per il programma spaziale assegnando più compiti e risorse.

La missione dell'Agenzia sarebbe quella di contribuire al programma, in particolare per quanto riguarda l'accreditamento di sicurezza, lo sviluppo del mercato e le applicazioni a valle.

Gli investimenti per la politica spaziale di Orizzonte Europa e InvestEU

Investimenti per la politica spaziale dell’UE 2021-2027 sono previsti anche in altri due programmi: Orizzonte Europa, il programma quadro dell'UE per la ricerca e l'innovazione, e InvestEU, il programma successore del FEIS che ha l’obiettivo di mobilitare gli investimenti pubblici e privati nell'UE.

Nello specifico, Orizzonte Europa prevede un polo tematico di investimenti denominato “Digitale, industria e Spazio”, che avrà risorse pari a 13,462 miliardi di euro a prezzi correnti (a cui si aggiungeranno 171 milioni di euro a prezzi 2018).

Questo polo tematico ha i seguenti obiettivi: rafforzare le capacità e assicurare la sovranità dell'Europa nelle tecnologie abilitanti fondamentali di digitalizzazione e produzione e nella tecnologia spaziale, lungo tutta la catena del valore, per costruire un'industria circolare, competitiva, digitale e a basse emissioni di carbonio; assicurare un approvvigionamento sostenibile di materie prime; mettere a punto materiali avanzati e costituire le basi per i progressi e l'innovazione nell'ambito delle sfide globali per la società.

Le aree di intervento saranno le seguenti: tecnologie di fabbricazione; tecnologie digitali fondamentali, comprese le tecnologie quantistiche; tecnologie abilitanti emergenti; materiali avanzati; intelligenza artificiale e robotica; internet di prossima generazione; capacità computazionali avanzate e Big Data; industrie circolari; industrie pulite e a basse emissioni di carbonio; spazio, compresa l'osservazione della Terra.

Circa InvestEU, invece, il programma prevede, tra le aree ammissibili per le operazioni di finanziamento e di investimento, lo Spazio, in particolare in relazione allo sviluppo del settore spaziale, in linea con gli obiettivi della strategia spaziale:

a) per massimizzare i benefici per la società e l'economia dell'Unione;

b) per promuovere la competitività delle tecnologie e dei sistemi spaziali, con particolare attenzione alla vulnerabilità delle catene di approvvigionamento;

c) per sostenere l'imprenditoria nel settore spaziale, incluso lo sviluppo a valle;

d) per promuovere l'autonomia dell'Unione nell'accesso sicuro allo spazio, compresi gli aspetti del duplice uso.

Il contributo della politica spaziale dell’UE per la transizione verde

Il contributo che il settore può offrire al Green Deal europeo, unitamente alla necessità di promuovere lo sviluppo di un settore spaziale europeo sostenibile, è sottolineato nelle conclusioni “Lo spazio per un’Europa sostenibile” adottate dal Consiglio dell’UE il 4 giugno 2020. Nel documento è ribadita l'importanza per l'Unione europea di disporre di sistemi spaziali europei indipendenti in ambiti critici, quali tra gli altri il monitoraggio del clima, dei gas a effetto serra e dell'ambiente. In tale prospettiva, il Consiglio invita la Commissione europea e gli Stati membri a promuovere l'uso dei dati e dei servizi forniti da Copernicus, Galileo ed EGNOS e sottolinea le potenzialità dell’utilizzo dei servizi e dei dati spaziali nelle attività di studio del clima, di tutela della biodiversità e delle risorse naturali e culturali, oltre che in settori strategici come la sanità, i trasporti, la sicurezza, l’agricoltura, lo sviluppo rurale, la silvicoltura, la pesca, la gestione delle risorse, l’energia. Riconosce che tale utilizzo potrebbe promuovere la creazione di occupazione qualificata e a lungo termine migliorando la produttività e la resilienza del sistema economico.

Le attività spaziali possono concorrere al conseguimento della neutralità climatica anche grazie all’innovazione digitale, promuovendo l’economia circolare e la gestione efficiente delle risorse, favorendo la realizzazione di città e villaggi intelligenti e “consentendo di valutare l’impatto delle politiche attraverso il monitoraggio dell’atmosfera, degli ecosistemi e del clima della Terra”.

Le citate conclusioni richiamano le linee guida delle Nazioni Unite per la sostenibilità a lungo termine delle attività spaziali e sottolineano l’esigenza di un’ampia cooperazione internazionale e di una maggiore condivisione delle informazioni per assicurare un ambiente spaziale operativo, sostenibile e sicuro.

Il Consiglio invita la Commissione ad analizzare il panorama attuale, le prospettive future e l’apporto all’economia del nuovo spazio europeo e sottolinea l'importanza di sostenere gli Stati membri che dispongono di capacità emergenti in campo spaziale. Evidenzia l’importanza di di sviluppare le competenze, stimolare l'innovazione e lo spirito imprenditoriale nel settore, in cooperazione con il settore privato, le università, le organizzazioni di ricerca e le organizzazioni intergovernative. Invita gli Stati membri e la Commissione europea a favorire un approccio integrato incoraggiando la formazione professionale, l'apprendimento online e continuo, e promuovendo l’offerta formativa già nell'istruzione superiore.

Numerose missioni dell’Agenzia europea dello Spazio (ESA) sono dedicate allo studio del clima e forniscono informazioni rilevanti su fattori quali le emissioni di CO2 e metano, cambiamenti nel livello e nelle temperature dei mari, lo spessore del ghiaccio marino, le calotte glaciali, la temperatura della superficie terrestre.

Si ricordano in particolare la Missione ERS del satellite europeo di telerilevamento, avviata nel 1991, e sostituita con il successivo progetto ENVISAT (ENVIronmental SATellite), CryoSat per rilevazioni  sulle calotte glaciali e, nell’ambito del programma Copernicus, le missioni Sentinel.

Nello scorso luglio è stato firmato il contratto per la costruzione dei satelliti che saranno impiegati nella missione di monitoraggio dell’anidride carbonica di Copernicus (CO2M), una delle nuove missioni satellitari ad alta priorità dell’Europa con l’obiettivo di misurare la quantità di anidride carbonica antropogenica, ovvero rilasciata nell'atmosfera dalle attività umane.

I dati raccolti verranno utilizzati per aiutare a monitorare e attuare gli obiettivi stabiliti nell'Accordo di Parigi .

 

(ESA, missioni di osservazione della Terra)

 

 

L'Agenzia spaziale europea (ESA)

In Europa le collaborazioni tra gli Stati membri a partire dagli anni sessanta hanno portato nel 1975 alla creazione dell'Agenzia spaziale europea (ESA).

L'Unione europea ha iniziato a essere coinvolta nel settore spaziale negli anni novanta, in particolare attraverso la progettazione di programmi spaziali  Galileo, per la navigazione satellitare, e Copernicus per l'osservazione della terra, attuata in collaborazione con l'ESA. A questi due programmi, si è aggiunto successivamente il programma EGNOS.

Il settore dei servizi satellitari riveste grande importanza per l'economia dell'UE in quanto trasforma gli investimenti nelle infrastrutture spaziali in applicazioni e servizi concreti a beneficio dei cittadini.

L’Agenzia spaziale europea (nota internazionalmente con l'acronimo ESA dalla denominazione inglese European Space Agency) è un'organizzazione internazionale fondata nel 1975 al fine di coordinare i progetti spaziali di 22 Paesi europei.

Il suo quartier generale si trova a Parigi in Francia, con uffici a Mosca, Bruxelles, Washington e Houston.

I 22 Stati Membri dell'ESA sono: Austria, Belgio, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Irlanda, Italia, Lussemburgo, Norvegia, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Romania, Regno Unito, Repubblica Ceca, Spagna, Svezia, Svizzera e Ungheria. La Slovenia è Membro Associato. Il Canada partecipa ad alcuni progetti in base ad un accordo di cooperazione.

Bulgaria, Cipro, Croazia, Lettonia, Lituania, Malta e Slovacchia hanno degli accordi di cooperazione con l'ESA.

Le attività dell'ESA rientrano in due categorie: "obbligatorie" e "facoltative". I programmi svolti nell'ambito del bilancio generale e del bilancio del programma di scienze spaziali sono "obbligatori"; comprendono le attività di base dell'agenzia (studi su progetti futuri, ricerca tecnologica, investimenti tecnici condivisi, sistemi informativi e programmi di formazione).

Il budget ESA per il 2020 era di 6,68 miliardi di euro.

Tutti gli Stati membri contribuiscono a questi programmi su una scala basata sul loro prodotto nazionale lordo (PNL).

L’ESA opera sulla base di criteri di ripartizione geografica, ovvero investe in ciascuno Stato Membro, mediante i contratti industriali per i programmi spaziali, un importo pressoché equivalente al contributo di quel paese.

Circa 2.200 persone lavorano per l'ESA e provengono da tutti gli Stati Membri; il personale include scienziati, ingegneri, specialisti informatici e personale amministrativo.

Le linee di condotta dell'ESA vengono decise dal Consiglio ESA, costituito dai rappresentanti degli Stati membri. Ogni Stato membro è rappresentato nel Consiglio e ha un voto, indipendentemente dal suo contributo finanziario. Il Consiglio è coadiuvato dalle Commissioni specializzate dei vari programmi (che si occupano della gestione di programmi specifici), oltre che da un Comitato Scientifico, un Comitato Amministrativo e Finanziario, uno per la Politica Industriale e uno per le Relazioni Internazionali. Il Consiglio elegge un Direttore generale ogni quattro anni, a cui risponde ogni settore dell'agenzia. L'Agenzia è diretta da un Direttore Generale, eletto dal Consiglio ogni quattro anni. Ciascun singolo settore di ricerca ha un proprio Direttorato che risponde direttamente al Direttore Generale. L'attuale Direttore Generale dell'ESA è Johann-Dietrich Worner.

Le attività statutarie dell'ESA (programmi di scienza spaziale e attività generali di bilancio) sono finanziate con il contributo economico di tutti gli Stati Membri dell'Agenzia, calcolato in base al prodotto interno lordo di ciascun Paese. Oltre a ciò, l'ESA conduce un certo numero di programmi opzionali. Ogni Stato Membro decide a quale programma opzionale desidera partecipare e l'importo con cui desidera contribuire.

Nel 2020 i tre principali finanziatori ESA sono la Francia, la Germania e l'Italia.

 

Mediamente, negli ultimi 5 anni il budget italiano in ESA, rispetto al totale delle contribuzioni di tutti gli Stati membri e del Canada, è stato intorno al 14%. Inoltre, la contribuzione dell’Italia alle attività mandatorie ed ai programmi opzionali ESA è mediamente compresa tra il 55% e 65% rispetto alla disponibilità (entrate) dell’ASI. Per i prossimi tre/quattro anni la rappresentanza italiana ha proposto una sottoscrizione globale pari a 2.282 miliardi di euro che rappresenta per l’Italia una quota del 16% del contributo globale dei 22 Stati Membri dell’ESA.

Lo spazioporto dell'ESA è il Centre Spatial Guyanais a Kourou, nella Guyana francese, un sito scelto, come tutte le basi di lancio, per via della sua vicinanza con l'equatore. Durante gli ultimi anni il lanciatore Ariane 5 ha consentito all'ESA di raggiungere una posizione di primo piano nei lanci commerciali e l'ESA è il principale concorrente della NASA nell'esplorazione spaziale.

Le missioni scientifiche dell'ESA hanno le loro basi all'ESTEC di Noordwijk, nei Paesi Bassi.

Lo European Space Operations Centre (ESOC), di Darmstadt in Germania, è responsabile del controllo dei satelliti ESA in orbita.

Le responsabilità dello European Space Research Institute (ESRIN) di Frascati, in Italia, includono la raccolta, l'archiviazione e la distribuzione di dati satellitari ai partner dell'ESA; oltre a ciò, la struttura agisce come centro di informazione tecnologica per l'intera agenzia.

Lo European Astronaut Centre (EAC) è situato a Colonia, in Germania, ed è un centro per la selezione, l'addestramento, il supporto medico degli astronauti, oltre al supporto per le preparazioni al lancio e durante le missioni.

Infine lo European Space Astronomy Centre (ESAC), situata a Villanueva de la Cañada, è il centro ESA per la ricerca astronomica.

Nel 2004, l’ESA ha stipulato un accordo quadro con la Comunità europea

L'ESA non fa parte dell'Unione europea. Infatti non tutti i Paesi dell'Unione Europea fanno parte dell'ESA, mentre l'organizzazione contiene anche membri non appartenenti all'Unione Europea (Svizzera e Norvegia). Le due organizzazioni hanno però molti contatti e spesso lavorano insieme per definire lo status giuridico dell'ESA nell'UE. L'ESA e UE hanno molti obiettivi in comune e l'ESA ha un ufficio di collegamento a Bruxelles. L'UE, in particolare, è interessata a mantenere un saldo controllo dello spazio in modo da poter consentire agli Stati membri un accesso sicuro allo spazio, una risorsa vitale per le politiche economiche dell'UE e per il ruolo che UE vuole svolgere nel mondo. Inoltre, l'UE finanzia l'ESA per il 20% del budget totale.

Il 16 aprile 2019 la Commissione europea e l'Agenzia spaziale europea hanno firmato un accordo di contributo sulle attività di tecnologia spaziale che consentirà di fornire al settore spaziale servizi di dimostrazione e convalida in orbita. Tali servizi consentono alle industrie di testare efficacemente le nuove tecnologie in orbita, riducendo il tempo necessario per immetterle sul mercato.

L’UE e l’ESA

La collaborazione tra l’UE e l'ESA per migliorare la politica spaziale europea si è sviluppata negli ultimi 15 anni. L'accordo firmato tra l'UE e l'ESA nel 2004 ha fornito un nuovo slancio e i ruoli dell'ESA e dell'UE sono stati separati:

·     l'ESA possiede la competenza tecnica per attuare programmi spaziali e le attività si limitano principalmente al settore upstream infrastrutture spaziali. L'ESA è anche responsabile di sviluppo di programmi spaziali e di esplorazione spaziale europea;

·     l'UE ha la competenza in materia di regolamentazione e può sviluppare l'uso da parte degli Stati membri di infrastrutture, servizi e dati spaziali dell'UE. L'UE ha la capacità di coordinare le richieste degli Stati membri, e la capacità finanziaria di investire in grandi programmi spaziali a lungo termine (come il Galileo). L'UE fornisce quindi un maggiore sostegno al settore downstream.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il ruolo dei principali attori nel settore spaziale europeo (fonte EPRS)

 

L’UE e le relazioni internazionali in ambito spaziale

Il Parlamento europeo ha spesso chiesto un maggiore intervento dell'UE nelle questioni internazionali legate allo spazio. Anche la Commissione persegue questa direzione.

Le attività spaziali sono regolate dal Trattato sullo spazio esterno del 1967 e da specifici accordi internazionali. Nel 2008 l'UE ha proposto alla comunità internazionale un Codice di Condotta (CoC) sulle attività spaziali internazionali. Il Codice contiene essenzialmente misure sul controllo e la mitigazione dei frammenti e misure di trasparenza e fiducia tra gli attori, come i meccanismi di consultazione.

La Russia e la Cina hanno contrastato questa iniziativa con una proposta di trattato per il non dispiegamento di armi nello spazio.

La proposta dell'UE non è stata ancora adottata.

I dialoghi bilaterali

La Commissione ha avviato dialoghi sullo spazio (congiuntamente con l'ESA e il Servizio europeo per l’azione esterna (SEAE) con partner internazionali come Stati Uniti, Russia, Cina, Giappone e Sudafrica. I dialoghi sono in corso anche con altri paesi terzi. La cooperazione copre il potenziale economico delle questioni relative allo spazio, alla difesa e alla sicurezza, nonché a negoziati sull'uso di dati e servizi forniti dai programmi spaziali Galileo e Copernicus dell'UE.

Partecipazione nei programmi globali

L’Unione europea partecipa ai programmi spaziali globali attraverso i propri programmi. Copernicus rappresenta il contributo europeo al Global Earth Observation System of Systems (GEOSS), implementato dal Group on Earth Observations (GEO) istituito nel 2005.

I membri GEO (112 nazioni tra cui l’UE) mirano a mettere in comune le risorse di osservazione della terra e coordinare lo sviluppo delle capacità di osservazione della terra. Con Copernicus, la Commissione rappresenta l'UE altresì nel Comitato sui satelliti di osservazione della terra (CEOS). Qui il Piano strategico GEO 2016-2025.

Nel 2005, è stato istituito il Comitato internazionale per i sistemi satellitari globali di navigazione (ICG) sotto l'egida delle Nazioni Unite per promuovere la cooperazione volontaria su questioni relative alla navigazione satellitare e garantire maggiore compatibilità, interoperabilità e la trasparenza tra i diversi sistemi. Galileo è anche uno strumento utilizzato nell’ambio del Search and Rescue Initiative (COSPAS-SARSAT).

 

L'Agenzia Spaziale Italiana

Nata nel 1988, l'Agenzia Spaziale Italiana è un ente pubblico nazionale vigilato dal Ministero dell’Istruzione, Università e della Ricerca, che opera in collaborazione con diversi altri dicasteri.

Si tratta di uno dei più importanti attori mondiali sulla scena della scienza spaziale, delle tecnologie satellitari, dello sviluppo di mezzi per raggiungere ed esplorare il cosmo. L'ASI ha oggi un ruolo di primo piano tanto a livello europeo, dove l'Italia è il terzo Paese che contribuisce maggiormente all'Agenzia Spaziale Europea, quanto a livello mondiale. Ha infatti uno stretto e continuo rapporto di collaborazione con la NASA, che la porta a partecipare a molte delle più interessanti missioni scientifiche degli ultimi anni. Uno dei progetti è stata la costruzione e l'attività della Stazione Spaziale Internazionale.

L'ASI ha dato inoltre importanti contributi all'esplorazione spaziale, costruendo strumenti scientifici che hanno viaggiato con le sonde NASA ed ESA alla scoperta dei segreti di Marte, Giove, Saturno. E in tutte le principali missioni pianificate per i prossimi anni - da Venere alle comete, fino ai limiti estremi del Sistema solare - ci sarà un pezzo di Italia.  Oltre che studiare l'Universo, dallo spazio si può osservare la Terra per prevedere e prevenire - ad esempio - disastri ambientali, assicurare rapidi interventi nelle aree di crisi, misurare gli effetti del cambiamento climatico. Anche in questi campi l'Italia è all'avanguardia con sistemi come Cosmo Sky-Med, fiore all'occhiello dei programmi ASI rivolti alla conoscenza del pianeta.

L'Italia, attraverso l'ASI e l'industria italiana, continua anche una tradizione di ricerca nella propulsione spaziale, in particolare come leader del programma europeo VEGA, il piccolo lanciatore di progettazione italiana.

Oggi però lo spazio non è solo più un settore della ricerca. È anche un'importante opportunità economica. Il mercato delle telecomunicazioni e della navigazione satellitare è in continua espansione e l'ASI, con la sua esperienza nella costruzione messa in orbita di satelliti, opera perché l'Italia sia pronta a coglierne le occasioni.

L’importanza e la valenza dei rapporti con l’Unione Europea (UE) sono richiamati nello Statuto dell’ASI. Tra i suoi compiti quello di promuovere, sostenere e coordinare la partecipazione italiana a progetti e iniziative dell'Unione Europea nel campo spaziale e aerospaziale.

L’ASI in ESA

L’Italia è un membro fondatore dell’ESA. L'ASI partecipa attivamente a tutte le attività dell'ESA, che fanno capo a due tipologie:

·     il programma obbligatorio;

·     il programma opzionale.

Le prime attività, finanziate con il contributo obbligatorio di tutti gli Stati membri dell’Agenzia (calcolato in base percentuale rispetto al prodotto interno lordo di ciascun paese) includono il Programma scientifico, i costi delle infrastrutture e le attività generali.

Per i programmi opzionali, invece, la partecipazione è facoltativa e la scelta del livello della contribuzione destinata a ciascun programma è lasciata ai singoli Paesi (esiste però un valore minimo percentuale della sottoscrizione per partecipare, sempre proporzionale al PIL).

L’ESA opera sulla base di criteri di ripartizione geografica, ovvero garantisce che gli investimenti realizzati in ciascuno Stato membro, mediante i contratti industriali per i programmi spaziali, siano proporzionali al suo contributo (attualmente il valore minimo garantito dei ritorni per ciascun paese è complessivamente pari a 0.94, mentre per i singoli programmi il valore varia partendo da un minimo di 0.84).

Tale caratteristica è certamente l’aspetto che ha consentito all’ESA di ottenere negli anni un budget via via crescente e di far aumentare il numero dei suoi Stati membri dagli iniziali 11 agli attuali 22.

L’ASI e i rapporti internazionali

L’Italia e l’ASI rivestono un ruolo rilevante e riconosciuto all’interno della comunità spaziale internazionale extra UE, avendo stabilito rapporti e attività di cooperazione con diverse agenzie spaziali nazionali, regolati da accordi di cooperazione, rinnovati ed ampliati nel corso degli anni.

Gli Stati Uniti rimangono, oltre all’ESA, il partner internazionale con cui sono state stabilite relazioni privilegiate, diversificando nel tempo le tematiche di cooperazione. Con la NASA, l’Agenzia spaziale USA, esiste infatti una solida tradizione di rapporti bilaterali stabilitasi già negli anni ’60. Nel 2016, inoltre, il Parlamento italiano ha ratificato l’Accordo tra il Governo degli Stati Uniti e il Governo italiano relativo alla cooperazione in campo spaziale per gli usi pacifici, accordo già sottoscritto presso l’Ambasciata d’Italia a Washington nel 2013.

Ma importanti relazioni e accordi sono stati realizzati nel tempo con altre agenzie nazionali di grande rilevanza internazionale e con i governi di diversi Paesi. Quali ad esempio: Roscosmos (Federazione Russa), JAXAm (Giappone), CONAE (Argentina), ISA (Israele), Kenya (per la base spaziale “Luigi Broglio” a Malindi), ISRO(India), CNSA, CAS e CMSA (Cina), EAU (Emirati Arabi), CSA (Canada), BSA (Brasile), AMS (Messico), KARI (Corea),GISDTA (Thailandia).

La complessa architettura giuridica e diplomatica di partnership bilaterale e multilaterale, inter-governativa e inter-istituzionale che presiede al progetto della Stazione Spaziale Internazionale (ISS), dove coabitano astronauti ed esperimenti di diversissime nazionalità, è forse l’esempio più straordinario dell’efficacia di queste relazioni internazionali. Ancora oggi la ISS costituisce uno dei tavoli multilaterali privilegiati in cui dialogare e attivare corridoi di attività trasversali, di sviluppo industriale e tecnologico. Un ambito in cui l’Italia mantiene un ruolo di primissimo piano, sia per la presenza umana e scientifica a bordo sia per la realizzazione di circa il 50% dell’infrastruttura.

L’industria spaziale italiana

La recente pubblicazione “L’industria italiana dello Spazio: ieri, oggi e domani”, a cura del Ministero dello Sviluppo economico, evidenzia come l’industria spaziale italiana sia uno dei comparti tra i più avanzati al mondo, che conta circa 200 aziende impegnate nel settore (di cui l’80% PMI), 7 mila addetti e un giro di affari annuo pari a 2 miliardi di euro.

L'industria spaziale italiana è al 3° posto in Europa e al 7° su scala mondiale: è un tessuto di imprese attivo nella produzione di satelliti, lanciatori e sistemi orbitali, di importanti fornitori di sottosistemi, componenti, attrezzature, strumenti ad alta tecnologia e servizi avanzati, con forti legami con altri numerosi settori industriali.

È, inoltre, il principale appaltatore per la realizzazione del sistema Cosmo-SkyMed, il primo sistema di osservazione satellitare della Terra concepito per scopi duali, cioè civili e militari.

 

 

 

 

 

 


 


 

la promozione della industria della difesa nell’UE, con particolare riferimento al settore aerospaziale

Il nesso tra spazio e difesa nella strategia globale per la politica estera e di sicurezza dell'Unione europea

La strategia globale per la politica estera e di sicurezza dell'Unione europea, approvata dall’UE nel giugno del 2016, e che costituisce il documento quadro per gli orientamenti strategici dell’UE in materia di politica estera e di sicurezza, indica che ai fini di conseguire una piena autonomia strategica:

·    la sicurezza europea si fonda su valutazioni migliori e condivise delle minacce e delle sfide interne ed esterne;

·     l’UE deve migliorare il  monitoraggio e il controllo dei flussi con implicazioni in termini di sicurezza, in particolare investendo in intelligence, sorveglianza e ricognizione (compresi i sistemi aerei a pilotaggio remoto), comunicazioni satellitari, accesso autonomo allo spazio e osservazione terrestre permanente;

·    occorre collegare in modo strutturale la politica di difesa alle politiche concernenti mercato interno, industria e spazio.

Al proposito, occorre ricorda la creazione, nell'assetto istituzionale della nuova Commissione europea, di una nuova direzione generale "Industria della difesa e dello spazio", posta sotto la responsabilità del commissario al mercato interno (il francese Thierry Breton). Tale nuova DG sarà responsabile del sostegno, del coordinamento e del completamento delle azioni degli Stati membri nel settore della difesa europea. I suoi compiti principali saranno: l'attuazione e il controllo del Fondo europeo per la difesa, la creazione di un mercato europeo dei materiali per la difesa aperto e competitivo, il rafforzamento dell'industriale europea dello spazio e l'attuazione del piano d'azione sulla mobilità militare.

Il 20 novembre 2020 l’Agenzia europea per la difesa (AED) ha presentato ai ministri della Difesa dell’UE la prima relazione sulla revisione coordinata annale  (CARD), elaborata negli scorsi dodici mesi in stretto coordinamento con il Servizio europeo per l’azione esterna (SEAE) e lo Stato maggiore dell’UE (EUMS).

La CARD è una procedura a livello di UE volta a coordinare le iniziative in materia di capacita di difesa da parte degli Stati membri, con l’obiettivo di promuovere lo sviluppo delle capacità europee di difesa e la coerenza dei piani di spesa nazionali, incoraggiando una pianificazione comune degli investimenti futuri, volta ad evitare carenze e eventuali duplicazioni di capacità.

La relazione dell’AED individua sei capacità di prossima generazione quali aree cruciali in cui gli Stati membri possono concentrare il proprio impegno a favore delle capacità, con un elevato potenziale di stimolare le prestazioni operative dell’UE e dei suoi Stati membri nel breve e medio termine, oltre a garantire il know-how industriale.

Tra tali sei capacità, in particolare vi è la difesa nello spazio in merito alla quale si raccomanda di elaborare un approccio europeo alla difesa nello spazio per migliorare l’accesso ai servizi spaziali e la protezione dei beni nello spazio. Nella relazione si indica che trattandosi di un settore operativo emergente, una maggiore collaborazione contribuirebbe a un più ampio coinvolgimento dei ministeri della Difesa e al riconoscimento dei requisiti militari in programmi spaziali più vasti condotti a livello di UE, con particolare riferimento ai settori:

·     comunicazione satellitare;

·     posizionamento, navigazione e sincronizzazione;

·     osservazione della Terra dallo spazio;

·     capacità di vedere e comprendere l’ambiente spaziale e la sua evoluzione (Space Situational Awareness).

Si ricorda, infine, che una riflessione su un approccio europeo alle implicazioni nell’ambito della difesa, della sicurezza e dell’autonomia strategica dell’UE nell’ambito dello spazio potrebbe essere condotta nell’ambito della "Bussola strategica" (Strategic Compass) che l’UE dovrebbe avviare a breve.

Nell’ambito dell’attuazione della strategia globale dell’UE in materia di politica estera, il Consiglio dell’UE ha adottato il 17 giugno 2020 delle conclusioni sulla sicurezza e difesa nelle quali in particolare ha previsto l'elaborazione nel corso del 2021, sulla base di proposte dell’Alto Rappresentante per la politica estere e di sicurezza dell’UE, di un documento sulla "bussola strategica" (Strategic Compass) che il Consiglio dovrebbe adottare nel 2022. La bussola strategica dovrebbe migliorare e guidare la realizzazione del livello di ambizione della strategia globale dell'UE, contribuendo a sviluppare la cultura comune europea in materia di sicurezza e difesa.

Le prime iniziative europee nell’ambito delle implicazioni della difesa nella politica spaziale europea sono state avviate attraverso progetti avviati in ambito PESCO, ulteriori iniziative, sotto il profilo industriale e di ricerca potranno essere avviate nell’ambito del Fondo europeo per la difesa.

 

I progetti avviati nell’ambito della cooperazione strutturata nel settore della difesa (PESCO)

Il Consiglio affari esteri dell’UE ha adottato l’11 dicembre 2017 – sulla base della proposta presentata da Francia, Germania, Italia e Spagna – la decisione (PESC) 2017/2315 con la quale si istituisce una cooperazione strutturata permanente nel settore della difesa (Permanent Structured Cooperation - PESCO).

Alla PESCO partecipano 25 Stati membri dell’UE, tutti tranne Danimarca, Malta.

L’art. 42, paragrafo 6, del TUE consente agli Stati membri che intendono sottoscrivere impegni più vincolanti di instaurare una cooperazione strutturata permanente (PESCO) nell’ambito dell’Unione. L’art. 46 del TUE prevede che, il Consiglio a maggioranza qualificata, possa creare una PESCO tra gli Stati membri che hanno volontà politica di aderirvi.

Sono stati identificati fino ad ora 47 progetti di cooperazione nel quadro della PESCO, dei quali si segnalano i seguenti di particolare rilievo per i profili aerospaziali:

·     Sistema di contraerea automatizzato (capofila Italia);

·     Piattaforma europea per navigazione nell’alta atmosfera, con compiti di sorveglianza, intelligence e riconoscimento (capofila Italia);

·     rete per la sorveglianza dello spazio militare europeo (capofila Italia);

·     Sistema globale europeo di architettura globale velivoli senza pilota. (capofila Italia);

·     programma di allarme tempestivo ed intercettazione con sistema di sorveglianza di teatro basato nello spazio (capofila Francia, l’Italia partecipa);

·     comunicazioni radio (capofila Francia, l’Italia partecipa);

·     sistema integrato di sorveglianza marittima, area e terrestre (capofila Grecia, l’Italia partecipa);

·     addestramento per volo di elicotteri in ambiente ostili e alte altitudini (Capofila Grecia, l’Italia partecipa);

·     Sistema di droni di media altitudine e lunga durata (Eurodrone) (Capofila Germania, l’Italia partecipa);

·     Sistema missilistico terrestre (Capofila Francia, l’Italia non partecipa);

·     Elicottero europeo da attacco (TIGER Mark III) (Capofila Francia, l’Italia non partecipa).

 

Fondo europeo per la difesa

Il 14 dicembre 2020 il Consiglio dell’UE ha raggiunto un accordo politico in merito alla proposta di regolamento relativa all’istituzione del Fondo europeo per la difesa nel contesto del quadro finanziario pluriennale (QFP) per il periodo 2021-2027.

La proposta ha l’obiettivo di sostenere la competitività e l’innovazione dell’industria della difesa finanziando progetti collaborativi a livello europeo che coinvolgano almeno 3 imprese o enti cooperanti stabiliti in almeno tre diversi paesi membri e/o associati.

Il Fondo avrà una dotazione finanziaria di circa 7,9 miliardi di euro a prezzi correnti, di cui circa  2,6 miliardi di euro saranno destinati alla ricerca e circa 5,3 miliardi di euro alle azioni di sviluppo.

Si ricorda che nella proposta iniziale, presentata il 19 giugno 2018, la Commissione europea aveva proposto una dotazione complessiva del fondo di circa 13 miliardi di euro, stanziamento che poi è stato ridotto nel corso dei negoziati sul QFP 2021-2027.

Il Fondo europeo di difesa sviluppa le iniziative già attualmente in corso condotte nell’ambito del programma europeo di sviluppo del settore industriale della difesa 2019-2020 (500 milioni di euro di stanziamento) e dell'azione preparatoria sulla ricerca in materia di difesa 2017-2019 (90 milioni di euro di stanziamento).

In particolare, il Fondo europeo per la difesa prevede:

·     il sostegno dell'intera fase di sviluppo industriale, dalla ricerca allo sviluppo di prototipi fino alle certificazioni;

·     il finanziamento di progetti collaborativi di ricerca principalmente attraverso sovvenzioni;

·     che oltre alla fase di ricerca e progettazione, finanziabile fino al 100%, il bilancio dell'UE sia disponibile per integrare gli investimenti degli Stati membri cofinanziando i costi connessi allo sviluppo di prototipi (fino al 20% dei costi) e alle conseguenti attività di collaudo, qualificazione e certificazione (fino all'80% dei costi);

·     di incentivare i progetti che prevedano la partecipazione transfrontaliera alla filiera della difesa di numerose PMI e imprese a media capitalizzazione offrendo tassi di finanziamento più elevati;

·     che i progetti nel contesto della cooperazione strutturata permanente europea (PESCO) ricevano un'ulteriore maggiorazione del cofinanziamento del 10%;

·     che i progetti siano definiti in base alle priorità di difesa concordate dagli Stati membri nel quadro della politica estera e di sicurezza comune, in particolare nel contesto del piano di sviluppo delle capacità (CDP), ma possono anche essere prese in considerazione priorità regionali e internazionali, ad esempio nel quadro della NATO;

·     che una quota della dotazione di bilancio pari al 5% sia destinata all'innovazione dirompente e ad alto rischio, volta a dare impulso alla leadership tecnologica e all'autonomia di difesa dell'Europa;

·     che solo i soggetti stabiliti nell'UE o nei paesi associati che non sono controllati da paesi terzi o da soggetti giuridici di paesi terzi siano ammissibili al finanziamento. Le controllate di società di paesi terzi con sede nell'UE possono, in via eccezionale, essere ammissibili al finanziamento a determinate condizioni, per garantire che gli interessi di sicurezza e di difesa dell'UE e degli Stati membri non siano messi a repentaglio.

Si ricorda che la proposta iniziale della Commissione relativa all’istituzione del fondo europeo per la difesa è stata esaminata congiuntamente dalle Commissioni IV (Difesa) e X (Attività produttive, commercio e turismo) della Camera dei deputati le quali, il 6 settembre 2018 hanno approvato un documento finale esprimendo una valutazione favorevole con osservazioni.

Il progetto EU GovSatCom

Per affrontare le sfide esistenti e garantire un livello appropriato di non dipendenza europea dalla tecnologia di terzi, il Consiglio europeo del 19-20 dicembre 2013 ha accolto con favore i preparativi per la prossima generazione di comunicazioni satellitari governative (GOVSATCOM) attraverso una stretta cooperazione tra Stati membri, Commissione europea e Agenzia spaziale europea.

L’Agenzia per la difesa europea ha avviato a partire dal 2017 un progetto dimostrativo per la futura realizzazione di un sistema satellitare istituzionale innovativo - sulla base della messa in comune e condivisione delle capacità di comunicazione satellitare dei singoli Stati membri - per l’erogazione di servizi di telecomunicazioni satellitare con caratteristiche di sicurezza, resilienza ed affidabilità tali da consentirne l’utilizzo per finalità istituzionali con particolare riferimento, tra gli altri, agli obiettivi di sicurezza e difesa, aiuto umanitario e risposta rapida in situazioni di emergenza, sorveglianza marittima e comunicazione diplomatica, con particolare riferimento all’assistenza alle missioni civili e militari dell’UE condotte nell’ambito della politica di difesa e sicurezza dell’UE (PSDC).

Sulla base del progetto dimostrativo attualmente condotto dall’EDA fino al 2023 in collaborazione con la Commissione europea e l’Agenzia spaziale europea (ESA) – dovrebbe poi essere varata l’effettiva realizzazione del nuovo sistema di comunicazione satellitare istituzionale dell’UE, che dovrebbe diventare operativo a partire dal 2025 nell’ambito delle iniziative del nuovo programma spaziale dell’UE per il periodo 2021-2027.

Principali gruppi industriali europei nel settore aerospaziale per fatturato originato da commesse per la difesa

Si riporta di seguito la classifica dei 10 maggior gruppi industriali europei attivi nel settore aerospaziale per fatturato generato nell’ambito della difesa, rispetto al fatturato complessivo e la loro posizione a livello mondiale (Fonte: The Aerospace and defence Industries Association of Europe – Facts and Figures 2020).

 

Complessivamente si stima che il settore aereo spaziale (grandi, medie e piccole imprese) nel settore specifico della difesa sostiene nell’UE circa 440.000 posti di lavoro ad alta qualificazione concentrati in alcuni paesi (Francia, Germania, Italia, Regno Unito, Spagna e Svezia). Per il 2019 il fatturato complessivo dell’industria della difesa è stato stimato in 116 miliardi di euro, dei quali circa 93 miliardi conseguito complessivamente da imprese dei sei Stati sopra indicati.

Le piccole e medie imprese europee attive nel settore della difesa

Le piccole e medie imprese europee attive nel settore della difesa sono stimate* tra 2.000 e 2.500, cosi suddivise per settore:

·     39,6% difesa terrestre;

·     30,5% difesa aerea;

·     18,7% difesa navale;

·     7,8% cyberdifesa;

·     3,4% difesa spaziale.

*Fonte ASD Facts and figures 2020

 


 

Politiche dell’UE in materia di cibersicurezza

L'approccio UE all'azione di contrasto al cybercrime

La politica dell’Ue volta al contrasto della criminalità informatica si concentra su tre principali categorie di illeciti:

·     gli attacchi alle reti e ai sistemi informatici;

·     la perpetrazione di reati di tipo comune (ad esempio, crimini essenzialmente predatori) tramite l'uso di sistemi informatici;

·     la diffusione di contenuti illeciti (ed esempio, pedopornografia, propaganda terroristica, hate speech/discorso di odio, etc.) per mezzo di sistemi informatici.

La prima categoria di illeciti è considerata dall’UE di particolare rilievo, attesa la vitale importanza delle reti e dei sistemi informatici rispetto al funzionamento delle infrastrutture critiche (categoria in via di ampliamento, che include il sistema dei trasporti, quello energetico, le strutture sanitarie, etc), la cui sicurezza attiene peraltro al normale svolgimento della vita democratica di un Paese.

L'intervento dell'UE al riguardo si è sviluppato su diversi piani, inclusa la politica estera, di sicurezza e di difesa europea, stante la natura di vera e propria minaccia ibrida  di alcune tipologie di attacchi informatici. In tal senso le sfide in materia di cibersicurezza si estendono al di là delle frontiere nazionali e dell'UE e abbracciano diversi rami del diritto dell’Unione.

Per minacce ibride – nozione per la quale non esiste una definizione sul piano giuridico universalmente accettata – la Commissione europea intende una serie di attività che spesso combinano metodi convenzionali e non convenzionali e che possono essere realizzate in modo coordinato da soggetti statali e non statali pur senza oltrepassare la soglia di guerra formalmente dichiarata. Il loro obiettivo non consiste soltanto nel provocare danni diretti e nello sfruttare le vulnerabilità, ma anche nel destabilizzare le società e creare ambiguità per ostacolare il processo decisionale.

Dati statistici

Dai dati in possesso della Commissione europea (illustrati da ultimo nella Strategia dell'UE in materia di cibersicurezza per il decennio digitale (JOIN(2020)18) ) emerge che i dispositivi connessi superano già il numero delle persone sul pianeta e si prevede che il loro numero salirà a 25 miliardi entro il 2025 di cui un quarto in Europa. La digitalizzazione dei modelli di lavoro è stata accelerata dalla pandemia da COVID-19, durante la quale si è registrato un aumento del 60 per cento del traffico Internet mentre il 40 per cento dei lavoratori all'interno dell'Unione sarebbe passato al telelavoro, il che si è tradotto, tra l’altro, in  un aumento delle vulnerabilità agli attacchi informatici.

Secondo la Commissione europea, circa i due quinti degli utenti UE avrebbero sperimentato problemi riguardanti la sicurezza, mentre negli ultimi tre anni un terzo degli utenti avrebbe ricevuto e-mail o telefonate fraudolente in cui si richiedevano dati personali. Secondo una relazione pubblicata dall'ENISA European Union Agency for Cybersecurity, nel terzo trimestre del 2019 si è riscontrato un aumento del 241 per cento del numero totale di attacchi distribuiti di negazione di un servizio (DDos) rispetto al terzo trimestre del 2018. Inoltre un'impresa su otto sarebbe stata oggetto di attacchi informatici. La Commissione europea precisa che oltre la metà dei personal computer aziendali e di consumo, che sono stati infettati da malware una volta, vengono reinfettati entro lo stesso anno . Infine centinaia di milioni di record di dati vengono persi ogni anno a causa di violazioni dei dati; nel 2018 il costo medio di una violazione nei confronti di una singola impresa è aumentato fino a superare i 3,5 milioni di euro.

Nel 2019 il numero di incidenti segnalati su base annuale sarebbe triplicato. Si stima che vi siano 700 milioni di nuovi esemplari di malware, il mezzo utilizzato più di frequente per agevolare un attacco informatico . Si stima altresì che nel 2020 il costo annuale della criminalità informatica per l'economia mondiale sia stato pari a 5.500 miliardi di euro, il doppio rispetto al 2015 . Esso rappresenterebbe il più ingente trasferimento di ricchezza economica della storia, maggiore anche di quello risultante dal commercio mondiale di sostanze stupefacenti. Per un incidente grave come l'attacco ransomware WannaCry del 2017 si stima che il costo per l'economia mondiale sia stato di oltre 6,5 miliardi di euro.

Da ultimo la Commissione europea ha sottolineato che nel 2019 si sono verificati quasi 450 incidenti connessi alla cibersicurezza che hanno coinvolto infrastrutture essenziali europee come il settore della finanza e dell'energia, e le organizzazioni sanitarie.

La strategia europea in materia di cibersicurezza

L’UE ha recentemente elaborato il nuovo programma per rafforzare la politica di contrasto al crimine informatico. In particolare, con la comunicazione del 16 dicembre 2020 La strategia dell'UE in materia di cibersicurezza per il decennio digitale (JOIN(2020)18) la Commissione europea e l’Alto Rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza hanno presentato un’agenda recante le prossime misure nel settore, che si articolano nei seguenti obiettivi: 1) resilienza, sovranità tecnologica e leadership, 2) sviluppo delle capacità operative volte alla prevenzione, alla dissuasione e alla risposta e 3) promozione di un ciberspazio globale e aperto.

Resilienza e sovranità tecnologia

Direttiva NIS

Tra i punti qualificanti nel primo ambito di intervento, la Commissione propone di rafforzare il regime contenuto nella direttiva sulla sicurezza delle reti e dei sistemi informativi (NIS) per aumentare il livello di ciberresilienza di tutti i settori pertinenti, pubblici e privati, che svolgono una funzione significativa per l'economia e la società.

La direttiva (NIS) è stata introdotta per accrescere la cooperazione tra Stati membri sulla questione della cibersicurezza. Essa ha definito obblighi di sicurezza per gli operatori di servizi essenziali (in settori critici come l'energia, i trasporti, la sanità e la finanza) e i fornitori di servizi digitali (mercati online, motori di ricerca e servizi di cloud). Conformemente alla direttiva NIS, ogni Paese dell'UE è tenuto a designare una o più autorità nazionali, nonché a elaborare una strategia per affrontare le minacce informatiche.

La revisione prefigurata nella Strategia è volta a ridurre le incoerenze nel mercato interno allineando i requisiti riguardanti l'ambito di applicazione, la sicurezza e la segnalazione degli incidenti nonché la vigilanza e l'applicazione a livello nazionale e le capacità delle autorità competenti.

Codice di rete infrastrutture energetiche

Per assicurare la continuità dei servizi essenziali e il controllo strategico delle infrastrutture energetiche critiche la Commissione europea ha preannunciato l'adozione, entro la fine del 2022, di un "codice di rete" volto a stabilire regole per la cibersicurezza dei flussi transfrontalieri di energia elettrica.

Inoltre, per la sicurezza delle infrastrutture e dei servizi nell'ambito del futuro programma spaziale, la Commissione europea si è impegnata  ad approfondire la strategia per la cibersicurezza di Galileo per la prossima generazione di servizi del sistema globale di navigazione satellitare e altre nuove componenti del programma spaziale.

Ciberscudo

Tra le misure chiave del nuovo programma la Commissione europea propone la creazione di uno  scudo di cibersicurezza per l'UE, rappresentato da una rete di torri di controllo in grado di rilevare potenziali minacce prima che queste ultime possano causare danni su larga scala.

L’infrastruttura dovrebbe poggiare sui preesistenti centri operativi di sicurezza SOC.

Si ricorda che un insieme di imprese private, organizzazioni pubbliche e autorità nazionali hanno istituito gruppi di intervento per la sicurezza informatica in caso di incidente (CSIRT) e centri operativi di sicurezza SOC. Questi ultimi isolano gli eventi sospetti che si verificano sulle reti di comunicazione mediante l'identificazione di segnali e modelli nonché l'estrazione di conoscenza delle minacce da grandi quantità di dati da valutare.

La Commissione intende, da un lato, creare una rete di centri operativi per la sicurezza all'interno dell'UE, dall’altro, sostenere la formazione e lo sviluppo di competenze dei lavoratori impegnati in tali ambiti. In particolare essa ha prefigurato uno stanziamento di oltre 300 milioni di euro a sostegno della cooperazione pubblico-privata e transfrontaliera al fine di creare reti nazionali settoriali che coinvolgano anche le PMI, basate su una governance comune e sulla  condivisione dei dati e sicurezza.

L’obiettivo è migliorare la velocità di rilevamento degli incidenti, di analisi e di risposta attraverso l’intelligenza artificiale e l’apprendimento automatico, integrato da un'infrastruttura di supercalcolo sviluppata nell'UE dall'impresa comune per il calcolo ad alte prestazioni europeo.

5G

Parte significativa della strategia riguarda il consolidamento della sicurezza della rete 5G. Si tratta in particolare di completare il processo di rafforzamento che è stato avviato con l’adozione del pacchetto di strumenti per il 5G.

Nel gennaio del 2020 gli Stati membri, tramite il gruppo di cooperazione NIS, hanno adottato un pacchetto di strumenti volti ad affrontare  i rischi individuati nella valutazione coordinata a livello dell'UE, compresi i rischi relativi a fattori non tecnici, come il rischio di interferenza da parte di un paese terzo o di soggetti sostenuti da Governi di paesi terzi attraverso la catena di approvvigionamento del 5G.

In base a tali strumenti gli Stati membri dovrebbero: rafforzare i requisiti di sicurezza per gli operatori delle reti mobili; valutare il profilo di rischio dei fornitori; applicare restrizioni ai fornitori considerati ad alto rischio, comprese le necessarie esclusioni per gli asset critici; garantire che ogni operatore disponga di un’adeguata strategia multifornitore per limitare la dipendenza da un unico fornitore ed evitare la dipendenza da fornitori considerati ad alto rischio.

Inoltre la Commissione europea, di concerto con gli Stati membri, dovrebbe adottare misure per: mantenere una catena di approvvigionamento del 5G diversificata e sostenibile al fine di evitare dipendenze a lungo termine, anche mediante:

·     il controllo degli investimenti esteri diretti;

·     gli strumenti di difesa commerciale e quelli in materia di  concorrenza;

·     il coordinamento tra gli Stati membri in materia di sicurezza e lo sviluppo di sistemi di certificazione dell’UE.

 

La Commissione europea infine ritiene che l’attuale processo debba essere sostenuto garantendo un'ulteriore convergenza negli approcci di attenuazione dei rischi in tutta l'UE, agevolando lo scambio continuo di conoscenze e lo sviluppo di capacità e promuovendo la resilienza della catena di approvvigionamento. La Commissione europea prevede il completamento dell'attuazione del pacchetto di strumenti per il 5G entro il secondo trimestre del 2021.

Altre misure

Nell’ambito degli obiettivi della resilienza e della sovranità tecnologica la Strategia prevede anche:

·     un’infrastruttura di comunicazione quantistica volta ad offrire alle autorità pubbliche una modalità sicura di trasmissione di informazioni, creata con tecnologia europea;

·     nuove norme volte a migliorare la cibersicurezza di tutti i prodotti connessi e servizi associati presenti nel mercato interno (compresa la sicurezza informatica dei veicoli a motore per tutti i nuovi tipi di veicolo, a decorrere dal luglio 2022). Tali norme potrebbero includere un nuovo obbligo di diligenza da parte dei produttori di dispositivi connessi volto ad affrontare le vulnerabilità del software, compresa la prosecuzione degli aggiornamenti software e di sicurezza, nonché la garanzia, alla fine del ciclo di vita, della cancellazione dei dati personali e di altri dati sensibili;

·     lo sviluppo di un piano di emergenza, sostenuto da finanziamenti dell'UE, per affrontare scenari estremi che compromettono l'integrità e la disponibilità del sistema root DNS globale  e la realizzazione di un servizio di risoluzione DNS dell'UE quale alternativa aperta e sicura di accesso a Internet per i cittadini, le imprese e l'amministrazione pubblica dell'UE; l'adozione di norme Internet chiave tra cui l'IPv6  e di norme di sicurezza Internet consolidate, nonché di buone pratiche per la sicurezza DNS, del routing e della posta elettronica.

 

Il DNS (sistema dei nomi di dominio) è il registro utilizzato per la conversione (risoluzione) dei nomi a dominio in indirizzi IP. Il protocollo DNSSEC (Domain Name System Security Extensions). permette di verificare l’autenticità delle risposte (siti web) del server dei nomi visualizzati. L’IPV6 è uno standard per l’utilizzo di Internet che dovrebbe consentire l’accesso a un numero maggiore di indirizzi.

Risorse finanziarie

Secondo la Strategia gli investimenti nell'intera catena di approvvigionamento digitale, che contribuiscono alla transizione digitale o ad affrontare le sfide che ne derivano, dovrebbero ammontare almeno al 20 per cento pari a 134,5 miliardi di euro, dei 672,5 miliardi di euro del dispositivo per la ripresa e la resilienza sotto forma di sovvenzioni e prestiti.

Nell'ambito del quadro finanziario pluriennale 2021-2027 sono previsti finanziamenti dell'UE per la cibersicurezza a titolo del programma Europa digitale, nonché per la ricerca sulla cibersicurezza a titolo di Orizzonte Europa, con particolare attenzione al sostegno alle PMI, per un totale che potrebbe ammontare complessivamente a 2 miliardi di euro, cui si aggiungeranno gli investimenti degli Stati membri e dell'industria. Parte di questi investimenti dovrebbero tradursi nel contributo del Centro europeo di competenza industriale, tecnologica e di ricerca sulla cibersicurezza e rete di centri di coordinamento (CCCN) allo sviluppo della sovranità tecnologica dell'UE in materia di cibersicurezza e nella costruzione di capacità per garantire la sicurezza di infrastrutture sensibili come il 5G, sia ridurre la dipendenza da altre parti del mondo per le tecnologie più importanti.

Capacità operative di prevenzione, dissuasione e risposta

In tale ambito la Commissione mira a potenziare il ruolo dei principali soggetti coinvolti nel contrasto al cibercrime: i) autorità NIS, quali i citati CSIRT, e gli organismi di reazione alle catastrofi; ii) autorità giudiziarie e di contrasto; iii) la diplomazia informatica; e iv) la ciberdifesa.

La Commissione europea intende avviare entro febbraio 2021 la realizzazione di un'unità congiunta per il ciberspazio, una piattaforma virtuale e fisica di condivisione di competenze reciproche e di mutua assistenza tra le comunità già esistenti, compreso il settore privato.

La strategia per i prossimi dieci anni prevede altresì che l'UE e le autorità nazionali migliorino la capacità delle forze dell'ordine di indagare sulla criminalità informatica con particolare attenzione alla lotta contro l'abuso sessuale online dei minori e alle indagini digitali, compresa la criminalità nella "dark net".

In tale contesto è previsto

·     un piano d'azione per migliorare la capacità digitale degli organismi di contrasto;

·     il contributo di Europol alla definizione di norme forensi comuni in materia di reati dipendenti e favoriti dall'informatica;

·     misure per garantire la corretta attuazione della direttiva 2013/40/UE sulla criminalità informatica;

Si tratta di norme atte ad armonizzare la criminalizzazione e le sanzioni penali per una serie di reati contro i sistemi informatici. Tali norme comprendono il divieto di utilizzare le cosiddette botnet, software maligni progettati per controllare da remoto una rete di computer. La direttiva invita altresì i paesi dell'UE a utilizzare gli stessi punti di contatto utilizzati dal Consiglio d'Europa e dal G8 per reagire rapidamente alle minacce che riguardano la tecnologia avanzata. La direttiva introduce altresì la responsabilità delle persone giuridiche, stabilendo sanzioni che potrebbero applicarsi qualora si accerti la loro responsabilità.

 

La strategia prevede altresì il rafforzamento degli strumenti della diplomazia informatica dell'UE per prevenire, scoraggiare, dissuadere e rispondere alle attività informatiche dolose.

Si ricorda in particolare il quadro giuridico introdotto a maggio  in base al quale l'UE ha imposto sanzioni che includono il divieto di viaggio e il congelamento dei beni e il  divieto alle persone ed entità dell'UE di mettere fondi a disposizione delle persone ed entità inserite nell’elenco degli individui ritenuti responsabili di cibercrime. In  tale  contesto la strategia prevede  che siano valutate ulteriori opzioni per misure restrittive, nonché il voto a maggioranza qualificata in seno al Consiglio per l'inserimento negli elenchi nell'ambito del regime di sanzioni orizzontali contro gli attacchi informatici.

La strategia prevede altresì:

·     una revisione del quadro strategico in materia di ciberdifesa concernente l'utilizzo dell'IA, della crittografia e del calcolo quantistico.

·     l’ulteriore promozione della cooperazione tra gli Stati membri in materia di ricerca, innovazione e sviluppo delle capacità nel campo della ciberdifesa incoraggiando gli Stati membri a sfruttare appieno il potenziale della cooperazione strutturata permanente (PESCO)  e del Fondo europeo per la difesa (FED) .

·     un nuovo piano d'azione della Commissione sulle sinergie tra l'industria civile, della difesa e dello spazio.

Ciberspazio globale e aperto

Tale settore concerne le linee guida per la collaborazione con i paesi terzi, le organizzazioni internazionali e la comunità multipartecipativa per una politica internazionale in materia di ciberspazio che consideri tutti i profili della materia: aspetti economici delle nuove tecnologie, sicurezza interna, diritti fondamentali, le politiche estere, di sicurezza e di difesa.

In tale ambito secondo la Commissione l’UE dovrebbe:

·     definire una serie di obiettivi nei processi di normazione internazionale e promuoverli a livello internazionale;

·     promuovere la sicurezza e la stabilità internazionali nel ciberspazio, in particolare attraverso la proposta dell'UE e dei suoi Stati membri di un programma d'azione per promuovere un comportamento responsabile degli Stati nel ciberspazio (PoA) in seno alle Nazioni Unite;

·     offrire orientamenti pratici sull'applicazione dei diritti umani e delle libertà fondamentali nel ciberspazio;

·     proteggere maggiormente i minori dall'abuso e dallo sfruttamento sessuale, nonché sviluppare una strategia sui diritti dei minori;

·     rafforzare e promuovere la convenzione di Budapest sulla criminalità informatica;

·     estendere il dialogo dell'UE in materia di ciberspazio con paesi terzi, organizzazioni internazionali e regionali, anche attraverso una rete informale della diplomazia informatica dell'UE;

·     consolidare gli scambi con la comunità multipartecipativa, in particolare attraverso scambi regolari e strutturati con il settore privato, il mondo accademico e la società civile;

·     proporre un'agenda dell'UE per lo sviluppo delle capacità informatiche esterne e un comitato per lo sviluppo delle capacità informatiche dell'UE.