Camera dei deputati - Legislatura - Dossier di documentazione (Versione per stampa) |
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Autore: | RUE - Ufficio SG - Ufficio Rapporti con l'Unione europea |
Titolo: | 12° Conferenza di alto livello sulla politica spaziale europea Bruxelles, 21-22 gennaio 2020 |
Serie: | Documentazione per le Commissioni - Riunioni interparlamentari Numero: 34 |
Data: | 14/01/2020 |
Organi della Camera: | X Attività produttive, XIV Unione Europea |
Camera dei deputati
XVIII LEGISLATURA
Documentazione per le Commissioni
riunioni interparlamentari
12a Conferenza sulla politica spaziale europea
Bruxelles, 21-22 gennaio 2020
n. 34
14 gennaio 2020
Il dossier è stato curato dall’Ufficio rapporti con l’Unione europea
(' 066760.2145 - * cdrue@camera.it)
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I N D I C E
La politica spaziale internazionale ed europea
· Il programma spaziale dell’Unione europea e l’Agenzia dell’Unione europea per il programma spaziale.
· L'Agenzia spaziale europea (ESA).
· L’UE e le relazioni internazionali in ambito spaziale
· Le piccole e medie imprese europee attive nel settore della
difesa
politiche dell’UE in materia di cibersicurezza
· L'approccio UE all'azione di contrasto al cybercrime
· Le minacce alle reti e ai sistemi informatici
· L'uso dei sistemi informatici a fini criminali
· Nuovo regime di sanzioni per contrastare le minacce esterne
L’uso dello spazio esterno sta assumendo una crescente importanza sotto il profilo non solo economico ma anche strategico/militare.
Sebbene gli Stati Uniti rimangano la principale potenza spaziale al mondo e abbia gli strumenti per mantenere il loro primato, due nuove potenze, Cina e Russia, stanno dedicando crescenti risorse per la supremazia nello spazio attraverso programmi di ricerca ed esplorazione, commerciali e militari.
Il 21 dicembre 2019. il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha ufficialmente inaugurato la US Space Force, il primo nuovo servizio militare statunitense in oltre 70 anni.
La US Space Force farà capo alla US Air Force e conterà circa 16.000 persone tra militari e civili.
La creazione della US Space Force fa parte di un pacchetto che prevede una spesa complessiva di 1.400 miliardi di dollari. Per il primo anno la Space Force riceverà un finanziamento di 40 milioni di dollari, una cifra contenuta rispetto ai 738 miliardi di dollari di spesa militare stanziati per il 2020, di cui 635miliardi sono assegnati al Pentagono.
Il progetto della Space force si innesta su quello dello Us Space Command, altrimenti detto Spacecom, creato nell’agosto 2019 per gestire le operazioni americane nello spazio. Il ruolo di questa forza militare, infatti, sarà quello di proteggere gli asset degli Usa nello spazio, in primis le centinaia di satelliti che vengono utilizzati per le telecomunicazioni oppure per la sorveglianza. Contribuendo a ridurre le minacce alla sicurezza nazionale a stelle e strisce.
Lo stesso Trump ha descritto la nuova forza militare come un «deterrente alle aggressioni. Tra le gravi minacce alla nostra sicurezza nazionale - ha detto il Presidente -, la superiorità americana nello spazio è assolutamente vitale. Noi siamo i leader, ma non lo siamo ancora abbastanza».
La Cina considera lo spazio esterno fondamentale per la sua sicurezza e gli interessi economici futuri. La Cina ha specifici programmi che riguardano non solo la semplice esplorazione dello spazio, ma anche il predominio industriale.
Tra gli obiettivi del Governo cinese, la costruzione di una stazione di ricerca lunare intorno al 2025 e una base di ricerca e sviluppo lunare intorno al 2050 che sarà principalmente robotica.
Inoltre, l’accelerazione impressa dal presidente Donald Trump ai piani della Nasa per un ritorno sul la Luna entro il 2024 ha provocato reazioni da parte dei competitor internazionali, in particolare della Cina, che negli ultimi anni, ha definito una tabella di marcia impressionante in ogni segmento spaziale. Sul programma lunare la Cina ha trovato il sostegno della Russia, che accetta una cooperazione alternativa a quella consolidata negli anni con l’Occidente sulla Stazione spaziale internazionale.
A settembre 2019, Cina e Russia hanno annunciato il loro intento a collaborare nel campo dell’esplorazione lunare, attraverso un reciproco contributo per la sonda orbitante russa Luna-26 e per la missione cinese Chang’e-7, che invece prevede l’approdo sul polo sud lunare. Entrambi i programmi sono previsti per la prima metà del 2020, e saranno comunque preceduti da un data center condiviso che le due agenzie si sono impegnate a realizzare con hub in entrambi i Paesi.
La Cina contesta il quadro normativo internazionale esistente, ritenuto inadeguato (v. paragrafo successivo)..
Ad aprile 2018, la Cina ha affermato di aver firmato 121 accordi di cooperazione spaziale con 37 paesi e quattro organizzazioni internazionali, per sostenere la leadership spaziale cinese nell’area dell'Indo-Pacifico.
Cina e Russia hanno dimostrato di poter colpire satelliti in orbita con i loro missili. Secondo la Defense Intelligence Agency (Dia)[1], La Cina è seconda solo agli Usa per numero di satelliti operativi. La Cina sta cercando di aumentare rapidamente la sua presenza militare nello spazio, malgrado gli organi ufficiali dichiarino ufficialmente di promuovere un «uso pacifico dello spazio». Entro il 2020 si prevede che Pechino metterà in campo un’arma laser in grado di neutralizzare i sensori posizionati nella bassa orbita spaziale.
Il trattato sui principi che governano le attività degli Stati in materia di esplorazione ed utilizzazione dello spazio extra-atmosferico, compresa la Luna e gli altri corpi celesti, anche detto Trattato sullo spazio extra-atmosferico (Outer Space Treaty) è il trattato internazionale che costituisce la struttura giuridica di base del diritto internazionale aerospaziale.
Il trattato, aperto per la sottoscrizione degli Stati Uniti d'America, del Regno Unito, e dell'Unione Sovietica (i tre governi depositari) il 27 gennaio 1967, è poi entrato in vigore il 10 ottobre 1967.
Le norme del trattato, tra i principi di base, pongono il divieto agli Stati firmatari di collocare armi nucleari od ogni altro genere di armi di distruzione di massa nell'orbita terrestre, sulla Luna o su altri corpi celesti, o, comunque, stazionarli nello spazioextra-atmosferico.
La norma di cui all'articolo 4 del trattato consente l'utilizzo della Luna e degli altri corpi celesti esclusivamente per scopi pacifici e ne proibisce invece espressamente l'uso per effettuare test su armi di qualunque genere, condurre manovre militari, o stabilire basi militari, installazioni o fortificazioni.
Il trattato, inoltre, proibisce espressamente agli stati firmatari di rivendicare risorse poste nello spazio, quali la Luna, un pianeta o altro corpo celeste, poiché considerate «patrimonio comune dell'umanità»: l'articolo 2 del trattato afferma, infatti, che «lo spazio extra-atmosferico non è soggetto ad appropriazione nazionale né rivendicandone la sovranità, né occupandolo, né con ogni altro mezzo».
I principi espressi dal trattato sullo spazio extra-atmosferico sono stati successivamente ripresi e riaffermati da altre norme internazionali ed in particolare dall'Accordo che presiede alle attività degli Stati sulla Luna o sugli altri corpi celesti del 1979 che era inteso come il seguito del trattato sullo spazio extra-atmosferico.
Le altre norme e dei principi di diritto internazionale che regolano il regime giuridico dello spazio, degli oggetti lanciati nello spazio, dei corpi celesti e delle attività ad esse collegate.
Tra le principali fonti del diritto cosmico o aerospaziale figurano:
L'Ufficio delle Nazioni Unite per gli affari spaziali (The United Nations Office for Outer Space Affairs - UNOOSA) fornisce informazioni e consulenza, su richiesta, ai Governi, alle organizzazioni non governative e al pubblico in generale sulla legge spaziale al fine di promuovere la comprensione, l'accettazione e l'attuazione degli accordi internazionali sulla legge spaziale conclusi sotto gli auspici delle Nazioni Unite. L'Ufficio offre un quadro per la discussione sugli aspetti internazionali delle attività spaziali. L’Ufficio funge altresì da segreteria del Comitato delle Nazioni Unite sugli usi pacifici dello spazio esterno (UN Committee on the Peaceful Uses of Outer Space - COPUOS). Lo spazio esterno è oggetto di dibattito nell’ambito primo comitato (disarmo e sicurezza internazionale) e del quarto comitato (politica speciale e decolonizzazione) dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite.
L'International Institute of Space Law (IISL) è un’associazione con membri individuali e istituzionali provenienti da quasi 50 paesi.
La missione chiave della IISL è la promozione di un ulteriore sviluppo della normativa spaziale e l'espansione dello stato di diritto nell'esplorazione e nell'uso dello spazio esterno per scopi pacifici.
La legge spaziale può essere descritta come il corpo della legge che regola le attività legate allo spazio. La legge spaziale, proprio come il diritto internazionale generale, comprende una varietà di accordi internazionali, trattati, convenzioni e risoluzioni dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite, nonché norme e regolamenti di organizzazioni internazionali.
La legge spaziale affronta una varietà di questioni, come, ad esempio, la conservazione dello spazio e dell'ambiente terrestre, la responsabilità per danni causati da oggetti spaziali, la risoluzione delle controversie, il salvataggio degli astronauti, la condivisione di informazioni su potenziali pericoli nello spazio, l’uso delle tecnologie spaziali e cooperazione internazionale. Numerosi principi fondamentali guidano lo svolgimento delle attività spaziali, compresa la nozione di spazio come provincia di tutta l'umanità, la libertà di esplorazione e l'uso dello spazio da parte di tutti gli Stati senza discriminazione e il principio di non appropriazione dello spazio
Il Comitato per gli usi pacifici dello spazio (The Committee on the Peaceful Uses of Outer Space) è il centro per lo sviluppo della legge spaziale internazionale. Il Comitato ha concluso cinque trattati internazionali e cinque serie di principi sulle attività legate allo spazio.
I cinque trattati riguardano questioni come:
· la non appropriazione dello spazio esterno da parte di un singolo paese;
· il controllo degli armamenti;
· la libertà di esplorazione;
· la responsabilità per i danni causati da oggetti spaziali;
· la sicurezza e il salvataggio di veicoli spaziali e astronauti;
· la prevenzione di interferenze dannose con le attività spaziali e l'ambiente;
· la notifica e la registrazione delle attività spaziali;
· l'indagine scientifica e lo sfruttamento delle risorse naturali nello spazio;
· la risoluzione delle controversie.
In Europa le collaborazioni tra gli Stati membri a partire dagli anni sessanta hanno portato nel 1975 alla creazione dell'Agenzia spaziale europea (ESA).
L'Unione europea ha iniziato a essere coinvolta nel settore spaziale negli anni novanta, in particolare attraverso la progettazione di programmi spaziali Galileo, per la navigazione satellitare, e Copernicus per l'osservazione della terra, attuata in collaborazione con l'ESA. A questi due programmi, si è aggiunto successivamente il programma EGNOS.
Il settore dei servizi satellitari riveste grande importanza per l'economia dell'UE in quanto trasforma gli investimenti nelle infrastrutture spaziali in applicazioni e servizi concreti a beneficio dei cittadini.
All’interno del Consiglio dell’Unione Europea le attività spaziali sono state fino ad oggi in carico al Consiglio di Competitività e al Consiglio Trasporti e sono trattate all’interno del Gruppo Consiliare Spazio (Space Working Party – SWP) e del Gruppo Consiliare Trasporti Intermodali e Reti (Working Party on Transport Intermodal Questions and Networks, dove viene discusso il programma Galileo).
I tre programmi spaziali faro dell'UE, realizzati in cooperazione con l’ESA, sono:
L'economia spaziale europea, inclusi i settori manifatturiero e dei servizi, dà lavoro a oltre 230.000 professionisti. Il suo valore, stimato a circa 50 miliardi di euro nel 2014, rappresenta un quinto del valore del settore spaziale mondiale.
Le attività spaziali dell'UE rivestono un'importanza strategica in quanto rafforzano il ruolo dell'Europa come attore mondiale di primo piano e costituiscono un vantaggio per la sua sicurezza e difesa.
Nel corso del Consiglio competitività del 27-28 maggio 2019, il Consiglio ha discusso dei modi per rafforzare il ruolo dell’UE in quanto attore globale e promuovere la cooperazione internazionale nel settore spaziale. In tale occasione, i ministri hanno chiesto maggiori investimenti nella ricerca e nell'innovazione nel settore spaziale. Il Consiglio ha adottato conclusioni sullo spazio in quanto catalizzatore di un'economia dell'UE più competitiva.
A margine della sessione, si è svolta la nona riunione del Consiglio "Spazio", un forum per il coordinamento delle attività spaziali tra l'UE e l'Agenzia spaziale europea (ESA). I presidenti del Consiglio "Competitività" e del Consiglio dell'ESA a livello ministeriale hanno adottato conclusioni.
L'UE sta investendo oltre 12 miliardi di EUR in attività spaziali nel periodo 2014-2020. Nel periodo successivo al 2020, l'UE prenderà in esame la nuova generazione di programmi spaziali.
Il 6 giugno 2018, la Commissione europea ha presentato la proposta di regolamento che istituisce il Programma spaziale dell'Unione e l'Agenzia dell'Unione europea per il programma spaziale e che abroga i regolamenti (UE) n. 912/2010, (UE) n. 1285/2013 e (UE) n. 377/2014 e la decisione n.541/2014/UE (COM/2018/447 - 2018/0236/COD).
Il programma spaziale dell'Unione per il periodo 2021-2027 riunirebbe i programmi esistenti Galileo, EGNOS e Copernicus in un unico programma, aggiungendo due nuove iniziative, vale a dire il sostegno per la sorveglianza dello spazio e il monitoraggio di oggetti e detriti spaziali (SSA) e Govatscom, l'iniziativa governativa per le telecomunicazioni via satellite.
La proposta di regolamento istituisce altrsì l'Agenzia dell'Unione europea per il programma spaziale ("Agenzia"), che sostituisce e succede all'Agenzia del GNSS europeo (GSA), istituita dal regolamento (UE) n. 912/2010, che stabilisce le norme di funzionamento dell'Agenzia e gli assegna più compiti e risorse.
La missione dell'Agenzia sarebbe quella di contribuire al programma, in particolare per quanto riguarda l'accreditamento di sicurezza, lo sviluppo del mercato e le applicazioni a valle. Alcuni compiti relativi a questi settori sarebbero pertanto affidati all'Agenzia.
Attualmente, l’Agenzia del GNSS europeo gestisce gli interessi pubblici riguardanti i programmi dei sistemi europei di navigazione via satellite (GNSS), il sistema europeo di copertura per la navigazione geostazionaria (EGNOS) e Galileo. Il direttore è Carlo des Dorides, e ha come partner la Commissione europea e l’Agenzia spaziale europea (ESA). L'agenzia sostiene l’obiettivo dell’UE di massimizzare il ritorno sugli investimenti in sistemi globali di navigazione via satellite (GNSS) in termini di:
Le sue funzioni principali sono:
- gestire la fornitura dei servizi EGNOSEN e Galileo;
- fare in modo che i servizi basati sul GNSS rispondano alle esigenze degli utenti;
- - migliorare i servizi e le infrastrutture GNSS.
L’Agenzia ha sede a Praga.
La proposta di regolamento della si pone i seguenti obiettivi:
– fornire o contribuire alla fornitura di servizi, informazioni e dati spaziali aggiornati e di alta qualità;
– massimizzare i benefici socio-economici;
– migliorare la sicurezza dell'Unione e dei suoi Stati membri;
– promuovere, nel settore spaziale, il ruolo guida dell'Unione sulla scena internazionale.
Il programma, oltre a semplificare e a armonizzare le norme contenute in regolamenti o decisioni separati, offre maggiori garanzia per il bilancio destinato al settore spaziale che sarà in grado di sostenere e svolgere tutte le attività previste con particolare riferimento ai programmi Galileo, EGNOS, Copernicus e SSA e per avviare l'iniziativa Govsatcom. Inoltre, la proposta uniforma il quadro di sicurezza per il programma, evidenziando i principi da rispettare, le procedure da seguire e le misure da adottare.
Il bilancio del programma sarà finalizzato solo una volta raggiunto un accordo sul quadro finanziario pluriennale 2021-2027. La proposta della Commissione suggerisce di assegnare al programma una dotazione complessiva pari a 16 miliardi di euro a prezzi correnti per il periodo 2021-2027, ripartita indicativamente come segue:
- 9,7 miliardi di EUR per Galileo ed EGNOS;
- 5,8 miliardi di EUR per Copernicus;
- 0,5 miliardi di EUR per SSA e Govsatcom.
La proposta di regolamento è uno degli elementi che danno seguito alla strategia spaziale per l'Europa, lanciata dalla Commissione europea con la comunicazione del 26 ottobre 2016 (COM(2016)705). La nuova strategia spaziale europea ruota attorno a quattro obiettivi strategici:
- massimizzare i benefici del settore spaziale per la società e l'economia dell'UE;
- promuovere la competitività e l'innovazione del settore spaziale europeo;
- rafforzare l'autonomia strategica dell'Europa nell'accesso e nello sfruttamento dello spazio in ambiente sicuro;
- rinsaldare il ruolo dell'Europa come attore globale e promuovere la cooperazione internazionale.
Nella comunicazione, la Commissione ha annunciato, tra le altre cose, l'iniziativa Govsatcom ed ha posto l’accento sul ruolo fondamentale dei partenariati tra la Commissione, gli Stati membri, l'Agenzia del GNSS (che gestisce i programmi dei sistemi europei di navigazione via satellite), l'Agenzia spaziale europea (ESA) e tutte le altre agenzie e i portatori di interessi coinvolti nell'attuazione della politica spaziale europea, sottolineando l'importanza cruciale di istituire una governance efficace per realizzare il programma spaziale dell'Unione
Sulla comunicazione si è espresso favorevolmente il Consiglio nelle sue conclusioni adottate il 30 maggio 2017 e il Parlamento europeo nella sua risoluzione del 12 settembre 2017.
La Commissione propone inoltre di modificare il nome dell'attuale Agenzia europea per i sistemi satellitari di navigazione globale (GNSS) in Agenzia dell'Unione europea per il programma spaziale e di assegnargli più compiti e risorse. La missione dell'Agenzia sarebbe quella di contribuire al programma, in particolare per quanto riguarda l'accreditamento di sicurezza, lo sviluppo del mercato e le applicazioni a valle. Alcuni compiti relativi a questi settori sarebbero pertanto affidati all'Agenzia. La sede dell'Agenzia sarebbe situata a Praga. A seconda delle esigenze del programma, l'Agenzia può istituire uffici locali.
Il 27 novembre 2018, la Commissione per l'industria, la ricerca e l'energia ha approvato la relazione sulla proposta di regolamento (relatore: Massimiliano Salini).
Il 13 marzo 2019, gli ambasciatori presso l'UE, riunitisi in sede di Coreper, hanno confermato la posizione comune raggiunta il 29 febbraio 2019 dalla presidenza rumena con i rappresentanti del Parlamento europeo sul progetto di regolamento. La posizione comune esclude gli aspetti finanziari e orizzontali del programma, che dipenderanno dal futuro accordo globale sul prossimo quadro finanziario pluriennale.
Il 17 aprile 2019, il Parlamento ha approvato una risoluzione legislativa sulla proposta.
La posizione del Parlamento europeo, adottata in prima lettura nell'ambito della procedura legislativa ordinaria, ha modificato la proposta della Commissione.
Al fine di rimanere competitivi in un mercato in rapida evoluzione, il testo modificato ha sottolineato l'importanza per l'Unione di continuare ad avere accesso a infrastrutture di lancio moderne, efficienti e flessibili e adeguati sistemi di lancio. Pertanto, fatte salve le misure adottate dagli Stati membri e dall'Agenzia spaziale europea, il programma può sostenere gli adattamenti dell'infrastruttura spaziale terrestre, compresi i nuovi sviluppi, necessari per l'attuazione del programma, nonché gli adattamenti, tra cui sviluppo tecnologico i sistemi di lancio necessari per il lancio via satellite, comprese le tecnologie alternative e i sistemi innovativi, per l'implementazione dei componenti del programma.
Per il budget, il Parlamento ha proposto che la dotazione finanziaria per l'attuazione del programma per il periodo 2021-2027 sia fissata ad un importo superiore a quello stabilito dalla Commissione, vale a dire 16,9 miliardi di euro a prezzi correnti suddiviso nel modo seguente:
· - Galileo ed EGNOS: 9,7 miliardi di EUR;
· - Copernicus: 6 miliardi di EUR;
· - SST / GOVSATCOM: 1,2 miliardi di euro.
Il testo approvato dal Parlamento, ribadendo il ruolo della Commissione europea, cui è conferita la responsabilità generale dell'attuazione del programma, anche nel settore della sicurezza, fa salve le prerogative degli Stati membri nel settore della sicurezza nazionale.
Nel testo, si sottolinea l’opportunità che la Commissione europea concluda con l'Agenzia e, tenendo conto dell'accordo quadro del 2004, con l'Agenzia spaziale europea un accordo relativo al partenariato finanziario quadro, in conformità con il regolamento finanziario. Tuttavia, poiché l'Agenzia spaziale europea non è un organismo dell'Unione e non è pertanto soggetta al diritto di quest'ultima, nel testo emendato si sottolinea l’importanza di prevedere che l'Agenzia spaziale europea adotti misure adeguate per garantire la tutela degli interessi dell'Unione e dei suoi Stati membri e, per quanto riguarda l'esecuzione del bilancio, i compiti ad essa affidati dovrebbero essere conformi con le decisioni adottate dalla Commissione. L'accordo dovrebbe contenere anche tutte le clausole necessarie per salvaguardare gli interessi finanziari dell'Unione.
Il 29 maggio 2019 si è svolta l’ultima discussione del Consiglio.
L’Agenzia spaziale europea (nota internazionalmente con l'acronimo ESA dalla denominazione inglese European Space Agency) è un'organizzazione internazionale fondata nel 1975 al fine di coordinare i progetti spaziali di 22 Paesi europei.
Il suo quartier generale si trova a Parigi in Francia, con uffici a Mosca, Bruxelles, Washington e Houston.
I 22 Stati Membri dell'ESA sono: Austria, Belgio, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Irlanda, Italia, Lussemburgo, Norvegia, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Romania, Regno Unito, Repubblica Ceca, Spagna, Svezia, Svizzera e Ungheria. La Slovenia è Membro Associato. Il Canada partecipa ad alcuni progetti in base ad un accordo di cooperazione.
Bulgaria, Cipro, Croazia, Lettonia, Lituania, Malta e Slovacchia hanno degli accordi di cooperazione con l'ESA.
Il budget ESA per il 2019 è di 5,72 miliardi di euro. L’ESA opera sulla base di criteri di ripartizione geografica, ovvero investe in ciascuno Stato Membro, mediante i contratti industriali per i programmi spaziali, un importo pressoché equivalente al contributo di quel paese.
Circa 2.200 persone lavorano per l'ESA e provengono da tutti gli Stati Membri; il personale include scienziati, ingegneri, specialisti informatici e personale amministrativo.
Le linee di condotta dell'ESA vengono decise dal Consiglio ESA, costituito dai rappresentanti degli Stati membri. Ogni Stato membro è rappresentato nel Consiglio e ha un voto, indipendentemente dal suo contributo finanziario. Il Consiglio è coadiuvato dalle Commissioni specializzate dei vari programmi (che si occupano della gestione di programmi specifici), oltre che da un Comitato Scientifico, un Comitato Amministrativo e Finanziario, uno per la Politica Industriale e uno per le Relazioni Internazionali. Il Consiglio elegge un Direttore generale ogni quattro anni, a cui risponde ogni settore dell'agenzia. L'Agenzia è diretta da un Direttore Generale, eletto dal Consiglio ogni quattro anni. Ciascun singolo settore di ricerca ha un proprio Direttorato che risponde direttamente al Direttore Generale. L'attuale Direttore Generale dell'ESA è Johann-Dietrich Woerner.
Le attività statutarie dell'ESA (programmi di scienza spaziale e attività generali di bilancio) sono finanziate con il contributo economico di tutti gli Stati Membri dell'Agenzia, calcolato in base al prodotto interno lordo di ciascun Paese. Oltre a ciò, l'ESA conduce un certo numero di programmi opzionali. Ogni Stato Membro decide a quale programma opzionale desidera partecipare e l'importo con cui desidera contribuire.
Nel 2018 i tre principali finanziatori ESA sono la Francia, la Germania e l'Italia.. Mediamente, negli ultimi 5 anni il budget italiano in ESA, rispetto al totale delle contribuzioni di tutti gli Stati membri e del Canada, è stato intorno al 14%. Inoltre, la contribuzione dell’Italia all’attività mandatorie ed ai programmi opzionali ESA è mediamente compresa tra il 55% e 65% rispetto alla diponibilità (entrate) dell’ASI. Per i prossimi tre/quattro anni la rappresentanza italiana ha proposto una sottoscrizione globale pari a 2.282 miliardi di euro che rappresenta per l’Italia una quota del 16% del contributo globale dei 22 Stati Membri dell’ESA.
Lo spazioporto dell'ESA è il Centre Spatial Guyanais a Kourou, nella Guyana francese, un sito scelto, come tutte le basi di lancio, per via della sua vicinanza con l'equatore. Durante gli ultimi anni il lanciatore Ariane 5 ha consentito all'ESA di raggiungere una posizione di primo piano nei lanci commerciali e l'ESA è il principale concorrente della NASA nell'esplorazione spaziale.
Le missioni scientifiche dell'ESA hanno le loro basi all'ESTEC di Noordwijk, nei Paesi Bassi.
Lo European Space Operations Centre (ESOC), di Darmstadt in Germania, è responsabile del controllo dei satelliti ESA in orbita.
Le responsabilità dello European Space Research Institute (ESRIN) di Frascati, in Italia, includono la raccolta, l'archiviazione e la distribuzione di dati satellitari ai partner dell'ESA; oltre a ciò, la struttura agisce come centro di informazione tecnologica per l'intera agenzia.
Lo European Astronaut Centre (EAC) è situato a Colonia, in Germania, ed è un centro per la selezione, l'addestramento, il supporto medico degli astronauti, oltre al supporto per le preparazioni al lancio e durante le missioni.
Infine lo European Space Astronomy Centre (ESAC), situata a Villanueva de la Cañada, è il centro ESA per la ricerca astronomica.
Nel 2004, l’ESA ha stipulato un accordo quadro con la Comunità europea
L'ESA non fa parte dell'Unione europea. Infatti non tutti i Paesi dell'Unione Europea fanno parte dell'ESA, mentre l'organizzazione contiene anche membri non appartenenti all'Unione Europea (Svizzera e Norvegia). Le due organizzazioni hanno però molti contatti e spesso lavorano insieme per definire lo status giuridico dell'ESA nell'UE. L'ESA e UE hanno molti obiettivi in comune e l'ESA ha un ufficio di collegamento a Bruxelles. L'UE, in particolare, è interessata a mantenere un saldo controllo dello spazio in modo da poter consentire agli Stati membri un accesso sicuro allo spazio, una risorsa vitale per le politiche economiche dell'UE e per il ruolo che UE vuole svolgere nel mondo. Inoltre, l'UE finanzia l'ESA per il 20% del budget totale.
Il 16 aprile 2019 la Commissione europea e l'Agenzia spaziale europea hanno firmato un accordo di contributo sulle attività di tecnologia spaziale che consentirà di fornire al settore spaziale servizi di dimostrazione e convalida in orbita. Tali servizi consentono alle industrie di testare efficacemente le nuove tecnologie in orbita, riducendo il tempo necessario per immetterle sul mercato.
La collaborazione tra l’Ue e l'ESA per migliorare la politica spaziale europea si è sviluppata negli ultimi 15 anni. L'accordo firmato tra l'UE e l'ESA nel 2004 ha fornito un nuovo slancio e i ruoli dell'ESA e dell'UE sono stati separati:
· l'ESA possiede la competenza tecnica per attuare programmi spaziali e le attività si limitano principalmente settore upstram infrastrutture spaziali . L'ESA è anche responsabile di sviluppo di programmi spaziali e di esplorazione spaziale europea;
· l'UE ha la competenza in materia di regolamentazione e può sviluppare l'uso da parte degli Stati membri di infrastrutture, servizi e dati spaziali dell'UE. L'UE ha la capacità di coordinare le richieste degli Stati membri, e la capacità finanziaria di investire in grandi programmi spaziali a lungo termine (come il Galileo). L'UE fornisce quindi un maggiore sostegno al settore downstream (applicazioni basate sulle infrastrutture spaziali).
Il Parlamento europeo ha spesso chiesto un maggiore intervento dell'UE nelle questioni internazionali legate allo spazio. Anche la Commissione persegue questa direzione.
Le attività spaziali sono regolate dal Trattato sullo spazio esterno del 1967 e da specifici accordi internazionali. Nel 2008 l'UE ha proposto alla comunità internazionale un Codice di Condotta (CoC) sulle attività spaziali internazionali. Il Codice contiene essenzialmente misure sul controllo e la mitigazione dei frammenti e misure di trasparenza e fiducia tra gli attori, come i meccanismi di consultazione.
La Russia e la Cina hanno contrastato questa iniziativa con una proposta di trattato per il non dispiegamento di armi nello spazio.
La proposta dell'UE non è stata ancora adottata.
La Commissione ha avviato dialoghi sullo spazio (congiuntamente con l'ESA e il Servizio europeo per l’azione esterna (SEAE) con partner internazionali come Stati Uniti, Russia, Cina, Giappone e Sudafrica. I dialoghi sono in corso anche con altri paesi terzi. La cooperazione copre il potenziale economico delle questioni relative allo spazio, alla difesa e alla sicurezza, nonché a negoziati sull'uso di dati e servizi forniti dai programmi spaziali Galileo e Copernicus dell'UE.
L’Unione europea partecipa ai programmi spaziali globali attraverso i propri programmi. Copernicus rappresenta il contributo europeo al Global Earth Observation System of Systems (GEOSS), implementato dal Group on Earth Observations (GEO) istituito nel 2005.
I membri GEO (102 nazioni tra cui l’UE) mirano a mettere in comune le risorse di osservazione della terra e coordinare lo sviluppo delle capacità di osservazione della terra. Con Copernicus, la Commissione rappresenta l'UE altresì nel Comitato sui satelliti di osservazione della terra (CEOS).
Nel 2005, è stato istituito il Comitato internazionale per i sistemi satellitari globali di navigazione (ICG) sotto l'egida delle Nazioni Unite per promuovere la cooperazione volontaria su questioni relative alla navigazione satellitare e garantire maggiore compatibilità, interoperabilità e la trasparenza tra i diversi sistemi. Galileo è anche uno strumento utilizzato nell’ambio del Search and Rescue Initiative (COSPAS-SARSAT).
Nata nel 1988, l'Agenzia Spaziale Italiana è un ente pubblico nazionale vigilato dal Ministero dell’Istruzione, Università e della Ricerca, che opera in collaborazione con diversi altri dicasteri.
Si tratta di uno dei più importanti attori mondiali sulla scena della scienza spaziale, delle tecnologie satellitari, dello sviluppo di mezzi per raggiungere ed esplorare il cosmo. L'ASI ha oggi un ruolo di primo piano tanto a livello europeo, dove l'Italia è il terzo paese che contribuisce maggiormente all'Agenzia Spaziale Europea, quanto a livello mondiale. Ha infatti uno stretto e continuo rapporto di collaborazione con la NASA, che la porta a partecipare a molte delle più interessanti missioni scientifiche degli ultimi anni. Uno dei progetti è stata la costruzione e l'attività della Stazione Spaziale Internazionale.
L'ASI ha dato inoltre importanti contributi all'esplorazione spaziale, costruendo strumenti scientifici che hanno viaggiato con le sonde NASA ed ESA alla scoperta dei segreti di Marte, Giove, Saturno. E in tutte le principali missioni pianificate per i prossimi anni - da Venere alle comete, fino ai limiti estremi del nostro Sistema solare - ci sarà un pezzo di Italia. Oltre che studiare l'Universo, dallo spazio si può osservare la Terra per prevedere e prevenire - ad esempio - disastri ambientali, assicurare rapidi interventi nelle aree di crisi, misurare gli effetti del cambiamento climatico. Anche in questi campi l'Italia è all'avanguardia con sistemi come Cosmo Sky-Med, fiore all'occhiello dei programmi ASI rivolti alla conoscenza del nostro pianeta.
L'Italia, attraverso l'ASI e l'industria italiana, continua anche una tradizione di ricerca nella propulsione spaziale, in particolare come leader del programma europeo VEGA, il piccolo lanciatore di progettazione italiana.
Oggi però lo spazio non è solo più un settore della ricerca. È anche un'importante opportunità economica. Il mercato delle telecomunicazioni e della navigazione satellitare è in continua espansione e l'ASI, con la sua esperienza nella costruzione messa in orbita di satelliti, opera perché l'Italia sia pronta a coglierne le occasioni.
L’importanza e la valenza dei rapporti con l’Unione Europea (UE) sono richiamati nello Statuto dell’ASI. Tra i suoi compiti quello di promuovere, sostenere e coordinare la partecipazione italiana a progetti e iniziative dell'Unione Europea nel campo spaziale e aerospaziale.
L’Italia è un membro fondatore dell’ESA. L'ASI partecipa attivamente a tutte le attività dell'ESA, che fanno capo a due tipologie:
- il programma obbligatorio;
- il programma opzionale.
Le prime attività, finanziate con il contributo obbligatorio di tutti gli Stati membri dell’Agenzia (calcolato in base percentuale rispetto al prodotto interno lordo di ciascun paese) includono il Programma scientifico, i costi delle infrastrutture e le attività generali.
Per i programmi opzionali, invece, la partecipazione è facoltativa e la scelta del livello della contribuzione destinata a ciascun programma è lasciata ai singoli Paesi (esiste però un valore minimo percentuale della sottoscrizione per partecipare, sempre proporzionale al PIL).
L’ESA opera sulla base di criteri di ripartizione geografica, ovvero garantisce che gli investimenti realizzati in ciascuno Stato membro, mediante i contratti industriali per i programmi spaziali, siano proporzionali al suo contributo (attualmente il valore minimo garantito dei ritorni per ciascun paese è complessivamente pari a 0.94, mentre per i singoli programmi il valore varia partendo da un minimo di 0.84).
Tale caratteristica è certamente l’aspetto che ha consentito all’ESA di ottenere negli anni un budget via via crescente e di far aumentare il numero dei suoi Stati membri dagli iniziali 11 agli attuali 22.
L’Italia e l’ASI rivestono un ruolo rilevante e riconosciuto all’interno della comunità spaziale internazionale extra UE, avendo stabilito rapporti e attività di cooperazione con diverse agenzie spaziali nazionali, regolati da accordi di cooperazione, rinnovati ed ampliati nel corso degli anni.
Gli Stati Uniti rimangono, oltre all’ESA, il partner internazionale con cui sono state stabilite relazioni privilegiate, diversificando nel tempo le tematiche di cooperazione. Con la NASA, l’Agenzia spaziale USA, esiste infatti una solida tradizione di rapporti bilaterali stabilitasi già negli anni ’60. Nel 2016, inoltre, il Parlamento italiano ha ratificato l’Accordo tra il Governo degli Stati Uniti e il Governo italiano relativo alla cooperazione in campo spaziale per gli usi pacifici, accordo già sottoscritto presso l’Ambasciata d’Italia a Washington nel 2013.
Ma importanti relazioni e accordi sono stati realizzati nel tempo con altre agenzie nazionali di grande rilevanza internazionale e con i governi di diversi Paesi. Quali ad esempio: Roscosmos (Federazione Russa), JAXAm (Giappone), CONAE (Argentina), ISA (Israele), Kenya (per la base spaziale “Luigi Broglio” a Malindi), ISRO(India), CNSA, CAS e CMSA (Cina), EAU (Emirati Arabi), CSA (Canada), BSA (Brasile), AMS (Messico), KARI (Corea),GISDTA (Thailandia).
La complessa architettura giuridica e diplomatica di partnership bilaterale e multilaterale, inter-governativa e inter-istituzionale che presiede al progetto della Stazione Spaziale Internazionale (ISS), dove coabitano astronauti ed esperimenti di diversissime nazionalità, è forse l’esempio più straordinario dell’efficacia di queste relazioni internazionali. Ancora oggi la ISS costituisce uno dei tavoli multilaterali privilegiati in cui dialogare e attivare corridoi di attività trasversali, di sviluppo industriale e tecnologico. Un ambito in cui l’Italia mantiene un ruolo di primissimo piano, sia per la presenza umana e scientifica a bordo sia per la realizzazione di circa il 50% dell’infrastruttura.
Per ulteriori approfondimenti sul tema in oggetto si consigliano i seguenti link:
2019 Report to Congress of the U.S.-CHINA economic and securuty review Commission (capitolo 4, sezione 3) (novembre 2019)
Il documento completo è consultabile all’indirizzo internet:
https://www.uscc.gov/sites/default/files/2019-11/2019%20Annual%20Report%20to%20Congress.pdf
An investor’s guide to space, Wall Street’s next trillion-dollar industry (novembre 2019)
The myth of the new space race (by Benjamin Charlton) (novembre 2019)
https://www.thespacereview.com/article/3838/1
After 5G, Space Opens a New Frontier in US-China Rivalry (agosto 2019)
https://thediplomat.com/2019/08/after-5g-space-opens-a-new-frontier-in-us-china-rivalry/
The Future of Meta-Geopolitical Competition in Outer Space (luglio 2019)
https://www.ispionline.it/en/pubblicazione/future-meta-geopolitical-competition-outer-space-23531
The New Space Race (maggio 2019)
https://foreignpolicy.com/2019/05/14/the-new-space-race-china-russia-nasa/
The future of the European space sector - How to leverage Europe’s technological leadership and boost investments for space ventures (2019)
https://www.eib.org/attachments/thematic/future_of_european_space_sector_en.pdf
Lo studio esamina le condizioni di accesso ai finanziamenti soddisfatte dalle società attive nel settore spaziale europeo e propone potenziali soluzioni per migliorarle Uno dei principali obiettivi di questo studio è analizzare come distribuire fondi pubblici nell'UE per attrarre investimenti privati e favorire lo sviluppo del settore, considerando anche che tali finanziamenti pubblici dovrebbero avere il diritto di ottenere rendimenti adeguati. Lo studio esplora ulteriormente in che modo misure morbide e servizi di consulenza potrebbero contribuire a promuovere gli investimenti privati nel settore. Lo spazio è un importante motore di innovazione in Europa. Oggi il settore vede emergere nuovi attori privati che vedono opportunità commerciali nell'esplorazione e nello sfruttamento dello spazio. Lo studio presenta una serie di raccomandazioni e potenziali azioni politiche. Una raccomandazione particolare è quella di istituire un forum di finanza spaziale: riunendo le competenze delle parti interessate finanziarie, industriali e accademiche, si ritiene che si potrà essere in grado di esplorare e pilotare nuovi meccanismi di finanziamento e quindi catalizzare gli investimenti privati nel settore.
The Changing Dynamics of Twenty-First-Century Space Power (James Clay Moltz – primavera 2019)
https://www.airuniversity.af.edu/Portals/10/SSQ/documents/Volume-13_Issue-1/Moltz.pdf
European space policy (EPRS - European Parliamentary Research Service) (2017)
https://www.europarl.europa.eu/RegData/etudes/IDAN/2017/595917/EPRS_IDA(2017)595917_EN.pdf
Magazine Foreign Affairs - Space
https://www.foreignaffairs.com/regions/space
I progetti avviati nell’ambito della cooperazione strutturata nel settore della difesa
Il Consiglio affari esteri dell’UE ha adottato l’11 dicembre 2017 – sulla base della proposta presentata da Francia, Germania, Italia e Spagna – la decisione (PESC) 2017/2315 con la quale si istituisce una cooperazione strutturata permanente nel settore della difesa (Permanent Structured Cooperation - PESCO).
Alla PESCO partecipano 25 Stati membri dell’UE, tutti tranne Danimarca, Malta e Regno Unito.
L’art. 42, paragrafo 6, del TUE consente agli Stati membri che intendono sottoscrivere impegni più vincolanti di instaurare una cooperazione strutturata permanente (PESCO) nell’ambito dell’Unione. L’art. 46 del TUE prevede che, il Consiglio a maggioranza qualificata, possa creare una PESCO tra gli Stati membri che hanno volontà politica di aderirvi.
Sono stati indentificati, fino ad ora 47 progetti di cooperazione nel quadro della PESCO, dei quali si segnalano i seguenti di particolare rilievo per i profili aerospaziali:
· Sistema di contraerea automatizzato (capofila Italia);
· Piattaforma europea per navigazione nell’alta atmosfera, con compiti di sorveglianza, intelligence e riconoscimento (capofila Italia);
· rete per la sorveglianza dello spazio militare europeo (capofila Italia);
· Sistema globale europeo di architettura globale velivoli senza pilota. (capofila Italia);
· programma di allarme tempestivo ed intercettazione con sistema di sorveglianza di teatro basato nello spazio (capofila Francia, l’Italia partecipa);
· comunicazioni radio (capofila Francia, l’Italia partecipa);
· sistema integrato di sorveglianza marittima, area e terrestre (capofila Grecia, l’Italia partecipa);
· addestramento per volo di elicotteri in ambiente ostili e alte altitudini (Capofila Grecia, l’Italia partecipa);
· Sistema di droni di media altitudine e lunga durata (Eurodrone) (Capofila Germania, l’Italia partecipa);
· Sistema missilistico terrestre (Capofila Francia, l’Italia non partecipa);
· Elicottero europeo da attacco (TIGER Mark III) (Capofila Francia, l’Italia non partecipa).
La Commissione europea il 19 giugno 2018 ha presentato una proposta di regolamento relativa all’istituzione del Fondo europeo per la difesa nell’ambito del prossimo quadro finanziario pluriennale 2021-2027.
La proposta ha l’obiettivo di sostenere la competitività e l’innovazione dell’industria della difesa finanziando progetti collaborativi a livello europeo che coinvolgano almeno 3 imprese o enti cooperanti stabiliti in almeno tre diversi paesi membri e/o associati. La Commissione europea ha proposto una dotazione di bilancio per la proposta per il Fondo europeo per la difesa per il periodo 2021-2027 è di 13 miliardi di euro, di cui 8,9 miliardi di euro per le azioni di sviluppo e 4,1 miliardi di euro per le azioni di ricerca.
Si segnala però che nell’ambito dei negoziati sul quadro finanziario pluriennale 2021-2027, la Presidenza di turno del Consiglio finlandese ha presentato lo scorso dicembre una proposta nella quale è provista una riduzione di circa il 47% dello stanziamento di 13 miliardi di euro destinato al Fondo europeo di difesa proposto della Commissione europea.
Si ricorda che la proposta sul fondo europeo di difesa sviluppa le iniziative già attualmente in corso condotte nell’ambito del programma europeo di sviluppo del settore industriale della difesa 2019-2020 (500 milioni di euro di stanziamento) e dell'azione preparatoria in materia sulla ricerca in materia di difesa 2017-2019 (90 milioni di euro di stanziamento).
Sulla proposta di regolamento Parlamento europeo, Consiglio e Commissione hanno raggiunto il 20 febbraio 2019 un accordo in sede dei negoziati di trilogo. La proposta, nel testo sul quale è stato raggiungo l’accordo, è poi stata approvata dal Parlamento europeo il 18 aprile 2019 in prima lettura.
L’Accordo raggiunto in sede di trilogo prevede i seguenti elementi chiave:
La proposta è stata esaminata congiuntamente dalle Commissioni IV (Difesa) e X (Attività produttive, commercio e turismo), della Camera dei deputati le quali, il 6 settembre 2018 hanno approvato un documento finale esprimendo una valutazione favorevole con osservazioni.
Si riporta di seguito la classifica dei 10 maggior gruppi industriali europei attivi nel settore aerospaziale per fatturato generato nell’ambito della difesa, rispetto al fatturato complessivo e la loro posizione a livello mondiale (Fonte: The Aerospace and defence Industries Association of Europe – Facts and Figures 2019)
Le piccole e medie imprese europee attive nel settore della difesa sono stimate* tra 2.000 e 2.500, cosi suddivise per settore:
· 39,6% difesa terrestre;
· 30,5% difesa aerea;
· 18,7% difesa navale;
· 7,8% cyberdifesa;
· 3,4% difesa spaziale.
*Fonte IHS, analysis of defence-related SMEs’ composition in EU, decembre 2016
Nel corso degli anni l'UE ha progressivamente rafforzato le misure volte a contrastare la criminalità informatica, articolando il proprio intervento con riferimento a tre principali categorie di illeciti:
· gli attacchi alle reti e ai sistemi informatici;
· la perpetrazione di reati di tipo comune (ad esempio, crimini essenzialmente predatori) tramite l'uso di sistemi informatici;
· la diffusione di contenuti illeciti (ed esempio, pedopornografia, propaganda terroristica, hate speech/discorso di odio, etc.) per mezzo di sistemi informatici.
La prima categoria di illeciti è considerata di particolare rilievo, attesa la vitale importanza delle reti e dei sistemi informatici rispetto al funzionamento delle infrastrutture critiche (tra tutte, il sistema dei trasporti, le strutture ospedaliere, quelle energetiche), la cui sicurezza attiene peraltro al normale svolgimento della vita democratica di un Paese. L'intervento dell'UE al riguardo si è sviluppato su diversi piani, inclusa la politica estera, di sicurezza e di difesa europea, stante la natura di vera e propria minaccia ibrida[3] di alcune tipologie di attacchi informatici.
In particolare, con la direttiva 2016/1148, sulla sicurezza delle reti e dell'informazione (direttiva NIS) (recepita in Italia con il Decreto legislativo 18 maggio 2018, n. 65), l'Unione europea ha posto le basi per un miglioramento della cooperazione operativa tra Stati membri in caso di incidenti di cibersicurezza e della condivisione delle informazioni sui rischi.
La direttiva definisce obblighi di sicurezza per gli operatori di servizi essenziali (in settori critici come l'energia, i trasporti, l'assistenza sanitaria e la finanza) e i fornitori di servizi digitali (mercati online, motori di ricerca e servizi di cloud); inoltre, ogni Paese dell'UE è tenuto a designare una o più autorità nazionali con il compito, tra l'altro, di monitorare l'applicazione della direttiva, nonché a elaborare una strategia per affrontare le minacce informatiche.
L'UE ha recentemente consolidato tale quadro mediante l'adozione del regolamento (UE) n. 2019/881 sulla cibersicurezza (cd. cybersecurity act), recante una serie di disposizioni per:
· il rafforzamento dell'Agenzia dell'Unione europea per la sicurezza delle reti e dell'informazione (ENISA) che si intende trasformare nell'Agenzia UE per la cibersicurezza;
· l'introduzione di sistemi europei di certificazione della cibersicurezza dei prodotti e dei servizi TIC nell'Unione (che consisterebbero in una serie di norme, requisiti tecnici e procedure).
Il quadro di certificazione, tra l‘altro, coinvolge due gruppi di esperti, rispettivamente formati da autorità degli Stati membri e da portatori di interesse (sule versante della domanda e dell’offerta) in rappresentanza del settore della cibersicurezza.
Si ricorda infine che, il 17 aprile 2019, il Parlamento europeo ha adottato la propria posizione in prima lettura circa la proposta di regolamento istitutiva di un centro europeo di ricerca e di competenza sulla cibersicurezza, affiancato da una rete di centri analoghi a livello di Stati membri. Tra gli obiettivi della proposta, il miglioramento del coordinamento dei finanziamenti disponibili per la cooperazione, la ricerca e l'innovazione in tale ambito. La proposta è in attesa dell'adozione da parte del Consiglio dell'UE. La Commissione europea ha recentemente esortato le Istituzioni legislative europee a raggiungere rapidamente un accordo sulla proposta legislativa.
Disposizioni volte alla sicurezza delle reti sono altresì contenute nel Codice delle comunicazioni elettroniche.
L'importanza strategica del 5G, sia per le funzioni vitali della società e dell'economia, come l'energia, i trasporti, le banche e la sanità, sia nel contesto della protezione del processo democratico contro le interferenze e la disinformazione, ha indotto l'UE a elaborare strumenti volti a proteggere tale infrastrutture digitale.
A tal proposito si ricordano:
· la direttiva (UE) 2018/1972 che istituisce il citato Codice delle comunicazioni elettroniche e prevede che entro il 2020 tutti gli Stati membri dell'UE assegnino le frequenze necessarie per l'introduzione della rete 5G.
· la risoluzione non legislativa (2019/2575 (RSP), adottata dal Parlamento europeo il 12 marzo 2019, sulle " minacce per la sicurezza connesse all'aumento della presenza tecnologica cinese nell'Unione e sulla possibile azione a livello di Unione per ridurre tali minacce", con la quale si esprime forte preoccupazione in relazione alla possibilità che le infrastrutture cinesi per le reti 5G possano avere incorporate delle ‘backdoor' in grado di consentire a fornitori ed autorità cinesi un accesso non autorizzato ai dati personali e alle telecomunicazioni nell'UE.
· la comunicazione congiunta "UE - Cina una prospettiva strategica" della Commissione europea e dell'Alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, nella quale si sottolinea la necessità di un approccio comune per la cibersicurezza delle reti 5G;
· la raccomandazione del 26 marzo 2019, con la quale la Commissione europea propone un approccio comune dell'UE ai rischi per la sicurezza delle reti 5G, basato su una valutazione coordinata dei rischi e su misure coordinate di gestione dei rischi, su un quadro efficace per la cooperazione e lo scambio di informazioni e su una conoscenza comune della situazione delle reti di comunicazione;
Il 9 ottobre 2019 gli Stati membri hanno pubblicato la relazione sulla citata valutazione coordinata, con la quale si individuano le minacce più rilevanti e i relativi autori, le risorse più sensibili e le principali vulnerabilità. La raccomandazione prevede come prossimo passo l’accordo tra stati membri sulle misure di attenuazione dei rischi per la cibersicurezza.
· le conclusioni del Consiglio dell’UE del 3 dicembre 2019 sull'importanza della tecnologia 5G per l'economia europea e sulla necessità di attenuare i rischi correlati per la sicurezza.
L'intervento normativo dell'UE più recente in tale settore è la direttiva n. 2019/713 relativa alla lotta contro le frodi e le falsificazioni di mezzi di pagamento diversi dai contanti.
La Commissione europea ha altresì presentato proposte legislative volte a migliorare l'acquisizione transfrontaliera di prove elettroniche per i procedimenti penali. Si tratta di una proposta di regolamento relativo agli ordini europei di produzione e di conservazione di prove elettroniche nei procedimenti penali, e di una proposta di direttiva che stabilisce norme armonizzate sulla nomina dei rappresentanti legali ai fini dell'acquisizione di prove nei procedimenti penali. Le proposte sono tuttora all'esame delle Istituzioni legislative europee.
Per i profili di politica estera, il 6 giugno 2019, il Consiglio dell'UE ha conferito alla Commissione europea due mandati per svolgere negoziati internazionali intesi a migliorare l'accesso transfrontaliero alle prove elettroniche nelle indagini penali, da un lato, con gli Stati Uniti, dall'altro con particolare riguardo al secondo protocollo aggiuntivo alla Convenzione di Budapest del Consiglio d'Europa sulla criminalità informatica. I mandati includono disposizioni recanti garanzie a tutela dei diritti fondamentali in materia di protezione dei dati, privacy e diritti procedurali delle persone.
Dal 2015 l'UE è sistematicamente impegnata nel contrasto alle attività di disinformazione, cui sono riconducibili - secondo la definizione impiegata dalla Commissione europea - informazioni verificate come false o fuorvianti create, presentate e diffuse a scopo di lucro o al fine di ingannare intenzionalmente il pubblico, compreso l'obiettivo di falsare il dibattito pubblico, minare la fiducia dei cittadini nelle istituzioni e nei media e destabilizzare i processi democratici come le elezioni.
In materia si ricordano, in particolare:
· la Task force East StratCom, istituita nel 2015 per contrastare la propaganda di enti e organismi situati in Stati terzi (in particolare la Russia) volta a diffondere informazioni fuorvianti o palesemente false, e per sviluppare prodotti e campagne di comunicazione incentrate sulla spiegazione delle politiche dell'UE nella regione del partenariato orientale.
Sono incentrate su aree geografiche diverse: la Task Force StratCom per i Balcani occidentali, e la Task Force South Med Stratcom per il mondo di lingua araba.
· la comunicazione dell'aprile 2018, con la quale la Commissione europea delinea un approccio comune alla materia e prevede quale misura chiave l'elaborazione da parte dei rappresentanti delle piattaforme on line, dell'industria della pubblicità e dei principali inserzionisti di un codice di buone pratiche dell'UE sulla disinformazione in regime di autoregolamentazione;
Il codice è stato adottato nell'ottobre del 2018 dalle principali piattaforme on line (tra le quali Facebook, Google, e Twitter), da società di software (in particolare, nel maggio 2019, ha aderito al codice la Microsoft), e da organizzazioni che rappresentano il settore della pubblicità. Tra gli impegni sottoscritti, la garanzia della trasparenza dei messaggi pubblicitari di natura politica, la chiusura dei profili falsi, l'etichettatura dei messaggi diffusi dai "bot" e il miglioramento della visibilità dei contenuti sottoposti a verifica dei fatti.
· il pacchetto elezioni (presentato dalla Commissione europea in occasione del discorso sullo Stato dell'Unione del settembre 2018), recante una serie di misure per garantire elezioni libere ed eque;
Il pacchetto include: una comunicazione della Commissione europea "Assicurare elezioni europee libere e corrette (COM(2018)637); una raccomandazione (C(2018)5949) relativa alle reti di cooperazione in materia elettorale, alla trasparenza online, alla protezione dagli incidenti di cibersicurezza e alla lotta contro le campagne di disinformazione; orientamenti della Commissione sull'applicazione del diritto dell'Unione in materia di protezione dei dati nel contesto elettorale; una serie di modifiche (entrate in vigore nel marzo del 2019) al regolamento relativo al finanziamento dei partiti politici europei, che introducono in particolare sanzioni finanziarie ai partiti politici europei e alle fondazioni politiche europee che influenzano deliberatamente, o tentano di influenzare, i risultati delle elezioni del PE approfittando di violazioni delle norme in materia di protezione dei dati.
· il Piano d'azione contro la disinformazione, presentato dalla Commissione europea e dall'Alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza nel dicembre 2018.
Il contrasto alla disinformazione è stato anche oggetto di conclusioni da parte dei Consigli europei del 13-14 dicembre 2018, del 22 marzo e del 20-21 giugno 2019. In particolare, nella riunione del 20-21 giugno 2019, il Consiglio europeo ha chiesto un impegno costante per sensibilizzare sul tema della disinformazione e rafforzare la preparazione e la resilienza delle nostre democrazie di fronte a tale fenomeno. Oltre ad accogliere favorevolmente l'intenzione della Commissione di valutare approfonditamente l'attuazione degli impegni assunti dai firmatari del citato codice di buone pratiche, il Consiglio europeo ha, altresì, sottolineato la necessità di una valutazione costante e di una risposta adeguata nei confronti della continua evoluzione delle minacce e del crescente rischio di interferenze dolose e manipolazioni online, associati allo sviluppo dell'intelligenza artificiale e di tecniche di raccolta dati.
Nell'ambito delle azioni contemplate dal pacchetto del 2017 sugli strumenti della diplomazia informatica, il 17 maggio 2019, con il regolamento 2019/796 e la decisione (PESC) 2019/797, il Consiglio dell'UE ha introdotto misure restrittive volte a scoraggiare e contrastare gli attacchi informatici che costituiscono una minaccia esterna per l'UE o i suoi Stati membri, compresi gli attacchi informatici nei confronti di Stati terzi o organizzazioni internazionali qualora le misure restrittive siano ritenute necessarie per conseguire gli obiettivi della politica estera e di sicurezza comune (PESC).
Tale regime consente all'UE di imporre sanzioni a persone o entità responsabili di attacchi informatici o tentati attacchi informatici, che forniscono sostegno finanziario, tecnico o materiale per tali attacchi o che sono altrimenti coinvolti. Le sanzioni possono anche essere imposte a persone o entità associate ad esse. Le misure restrittive includono un divieto per le persone che viaggiano verso l'UE e un congelamento dei beni delle persone o entità. È fatto inoltre divieto alle persone ed entità dell'UE di mettere fondi a disposizione di persone ed entità inserite nell'elenco.
[1] Per Approfondimenti:
[2] Per ulteriori approfondimenti: file:///D:/Utente_locale/Downloads/new-boost-for-jobs-growth-and-investment_mff-eu-space-programme_2019-12-01.pdf
[3] Per minacce ibride – nozione per la quale non esiste una definizione sul piano giuridico universalmente accettata – la Commissione europea intende una serie di attività che spesso combinano metodi convenzionali e non convenzionali e che possono essere realizzate in modo coordinato da soggetti statali e non statali pur senza oltrepassare la soglia di guerra formalmente dichiarata. Il loro obiettivo non consiste soltanto nel provocare danni diretti e nello sfruttare le vulnerabilità, ma anche nel destabilizzare le società e creare ambiguità per ostacolare il processo decisionale.