Stato delle relazioni politiche, economiche e commerciali tra l'UE e la Turchia 25 maggio 2021 |
Finalità/Motivazione
La
Commissione europea e l'Alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza - su richiesta del Consiglio europeo del 15 e 16 dicembre 2020, - hanno presentato, il 20 marzo 2021, una
comunicazione congiunta sullo
stato delle relazioni politiche, economiche e commerciali tra l'UE e la Turchia, nella quale
propone misure ed iniziative per rafforzare i legami UE-Turchia sulla base di un
approccio graduale, proporzionato e reversibile, a condizione che la Turchia mantenga ed incrementi gli sforzi costruttivi ed eventuali contro-misure, nel caso in cui invece la Turchia metta in atto misure unilaterali volte a violare in diritto internazionale.
La comunicazione è stata poi
esaminata dal Consiglio europeo del 25 marzo 2021 che ha adottato delle
conclusioni in merito (vedi paragrafo Attività del Consiglio europeo) ed ha
rinviato ulteriori decisioni alla riunione del
Consiglio europeo del 24 e 25 giugno 2021.
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La comunicazione congiunta
La comunicazione congiunta esamina lo
stato delle relazioni tra UE e Turchia nell'ambito delle relazioni politiche, bilaterali, economiche e commerciali ed individua:
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Misure per rafforzare la cooperazione tra UE e Turchia
In ogni caso (
quindi anche in assenza di progressi da parte della Turchia) la relazione indica che la
Commissione europea preparerà rapidamente anche
opzioni per continuare a finanziare i rifugiati e le comunità di accoglienza in Turchia, considerato i gravi bisogni sul campo e il notevole onere che la Turchia continua a sostenere.
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Contromisure per eventuali violazione del diritto internazionale da parte della Turchia
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Relazioni politiche
Nella comunicazione si osserva che il
contesto politico delle relazioni UE-Turchia si è andato
progressivamente deteriorando negli ultimi anni, portando all'arresto dei vari strumenti e processi di interazione e cooperazione bilaterali.
Una tale evoluzione è dovuta principalmente:
Infine, il deterioramento della situazione interna della Turchia (in particolare per quanto riguarda i diritti fondamentali e la governance economica) ha avuto ulteriori effetti negativi sulle relazioni del paese con l'UE .
Mediterraneo orientale
Nel Mediterraneo orientale, la
Turchia ha in corso, sin dal 2018,
una disputa prima con Cipro e poi con la Grecia per quanto riguarda
attività di trivellazione di giacimenti di gas nelle acque territoriali nel Mediterraneo orientale di Cipro (in particolare all'interno della zona economica esclusiva a sud ovest di Cipro)
e attività di esplorazione sismica nelle acque territoriali del mar Egeo, in particolare nelle acque a sud ovest dell'isola di
Kastellorizo, delle quali la Turchia rivendica il controllo
.
La Turchia sostiene che, pur avendo una delle più lunghe linee costiere del Mediterraneo, ha diritto ad una porzione limitata di acque territoriali per la prossimità di numerose isole greche alla propria costa. Il
controllo greco delle acque intorno a Kastellorizo è stabilito dalla Convenzione delle Nazioni unite sul diritto del mare, che la
Turchia non ha firmato. La presenza di Kastellorizo tra le isole greche rende la zona economica esclusiva (ZEE) greca contigua a quella cipriota: un fattore che faciliterebbe la
realizzazione del gasdotto EastMed.
Secondo alcune
stime, le numerose isole greche nel Mediterraneo orientale, alcune delle quali si trovano a pochi chilometri dalla costa turca, darebbero alla Grecia, sotto un
regime di 12 miglia nautiche, una
sovranità marittima del 71,5% contro l'8,7% della Turchia.
Nel gennaio 2020
Grecia, Israele e Cipro hanno firmato un
accordo per l'avvio dei lavori di costruzione di un nuovo
gasdotto sottomarino EastMed, che con un percorso di circa 1900 chilometri dovrebbe consentire il transito delle riserve di gas naturale israeliane del bacino del Mar di Levante, per poi dirigersi verso Cipro, Creta e terminare in Grecia. Successivamente, dalla Grecia il gas giungerà in Italia attraverso un ulteriore gasdotto. Il progetto, secondo le stime, ha un valore di circa 6 miliardi di euro e dovrebbe soddisfare il
10% del fabbisogno di gas naturale dell'Unione Europea.
Il
25 gennaio 2021 la
Turchia e la Grecia hanno
ripreso i colloqui esplorativi sulla delimitazione delle rispettive zone marittime, che erano stati avviati nel 2002 ed interrotti nel marzo 2016.
Si ricorda, inoltre, che la
Turchia ha annunciato, il
7 dicembre 2019, l'entrata in vigore del
memorandum di intesa con il Governo libico di "Accordo Nazionale", che
attribuirebbe alla Turchia il controllo su un'ampia porzione del Mediterraneo orientale, rivendicata però anche da Grecia, Cipro ed Egitto, ed
estenderebbe di circa un terzo i confini della piattaforma continentale turca.
La
Grecia ha avviato una
iniziativa volta ad allargare le proprie acque territoriali da 6 a 12 miglia, come previsto dalla Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare. Il 20 gennaio 2021 il Parlamento greco ha approvato una legge in tal senso.
Si ricorda che il 9 giugno 2020
l'Italia e la Grecia hanno firmato un accordo per la delimitazione della
zona economica esclusiva tra i due Stati nel mare Ionio e che la
Grecia e l'
Egitto hanno firmato il 6 agosto 2020 un accordo analogo, per la definizione di una
zona economica esclusiva nel Mediterraneo orientale che si sovrapporrebbe a quella turco-libica.
Questione cipriota
La risoluzione della questione cipriota costituisce il
fulcro del forte disaccordo tra la Turchia e l'UE nel Mediterraneo orientale. L'UE ha espresso pieno
sostegno all'auspicio del Segretario generale delle Nazioni Unite (UNSG) di una ripresa rapida dei colloqui per la risoluzione della questione cipriota. Dai colloqui di pace di Crans Montana del 2017 l'UE, in qualità di osservatore, mantiene strettissimi contatti con i rappresentanti del formato 5+1 (Cipro, Repubblica di Cipro nord, Turchia, Grecia, Regno Unito + ONU). L'UE è impegnata a favore di una soluzione equa, complessiva e praticabile della questione cipriota, compresi gli aspetti esterni, nel quadro delle Nazioni Unite e conformemente alle pertinenti risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, in linea con i principi su cui si fonda l'UE. Nella comunicazione si rileva che il mancato riconoscimento della Repubblica di Cipro da parte della Turchia continua a bloccare diverse vie di cooperazione e che la normalizzazione delle relazioni UE-Turchia continuerà ad essere estremamente difficile in assenza di una soluzione della questione cipriota.
Si ricorda che al termine della
missione a Cipro, l'
Alto Rappresentante per la politica estera e di sicurezza dell'UE, Josep Borrell, ha rilasciato il
6 marzo 2021 una dichiarazione nella quale si incoraggia le parti a riprendere i colloqui per preparare un terreno comune al compromesso. Borrell ha ricordato che
l'UE sostiene l'approccio dell'ONU, ribadito da ultimo nella risoluzione 2561 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite del 29 gennaio 2021, volto a promuovere una soluzione globale basata su una federazione bi-comunitaria e bi-zonale con uguaglianza politica. I
negoziati si erano in precedenza
interrotti nel luglio del 2017, malgrado il conseguimento di progressi sostanziali che avrebbero potuto condurre ad una riunificazione di Cipro sulla base di un accordo consensuale. Il 15 novembre 2020 il Presidente turco
Erdogan ha
visitato la città cipriota settentrionale di Varosha, indicando la volontà di riaprire la citta, attualmente abbandonata, in violazione delle risoluzioni 550 e 789 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite che condannano tutti i tentativi di reinsediamento nell'area.
Si segnala al proposito che i
colloqui informali nel formato 5+1 che si sono svolti a Ginevra, dal 27 al 29 aprile 2021 non hanno condotto ad un ravvicinamento delle posizioni tra Cipro e la repubblica di Cipro Nord volto ad una ripresa dei negoziati. Il Segretario generale dell'ONU, António Guterres, ha comunque indicato l'intenzione di riconvocare prossimamente una ulteriore riunione del formato 5+1, sempre con sempre con l'obiettivo di raggiungere un terreno comune tra le parti per consentire l'avvio di negoziati formali.
Conferenza sul Mediterraneo orientale
La comunicazione ricorda che il
Consiglio europeo ha incaricato l'alto rappresentante di organizzare una conferenza regionale multilaterale, con la partecipazione della Turchia e che l'alto rappresentante ha proseguito i lavori preparatori in vista di una sua eventuale organizzazione, attraverso colloqui iniziali per studiarne le modalità (portata, partecipazione, processo e calendario) e i potenziali argomenti, senza pregiudicare la decisione dell'UE sull'opportunità di tenerla o no.
Si ricorda che la
proposta di una conferenza multilaterale sul Mediterraneo orientale è stata
avanzata originariamente dal Presidente turco Tayyip Erdogan il 22 settembre 2020.
Il ruolo della Turchia nei conflitti regionali
La comunicazione evidenzia come la
politica estera sempre più assertiva della Turchia sia entrata in rotta di collisione con le priorità dell'UE nel quadro della politica estera e di sicurezza comune (PESC). Con l'intervento
militare attivo in Siria e in Libia, la Turchia ha perseguito una politica estera propria senza tener conto degli interessi dell'Unione europea.
L'UE ritiene che occorra proseguire il lavoro per disinnescare ulteriori tensioni e introdurre misure per rafforzare la fiducia nella
regione nel suo complesso. Nel corso dei mesi da
gennaio a marzo 2021 l'UE e la Turchia hanno avviato un dialogo diplomatico al fine di giungere a una comprensione più profonda dei rispettivi interessi e a
possibili soluzioni durature reciprocamente vantaggiose, in particolare per la
Libia (
vedi supra)
e la Siria.
Per quanto riguarda la
Siria, si rileva che è fondamentale
salvaguardarne l'integrità territoriale e promuovere una
soluzione pacifica del conflitto attraverso il
processo politico guidato dalle Nazioni Unite.
La Turchia ha compiuto notevoli sforzi per mantenere il cessate il fuoco nella Siria nordoccidentale (Idlib) e per facilitare la distribuzione di aiuti umanitari transfrontalieri su vasta scala attraverso la Turchia verso la Siria nordoccidentale. Continua ad accogliere almeno 3,6 milioni di rifugiati provenienti dalla Siria.
Nella comunicazione si rileva, infine, che la Turchia è attiva militarmente nell' Iraq settentrionale, con attacchi contro il Partito dei lavoratori del Kurdistan (PKK) e che nel contesto delle ostilità connesse al Nagorno Karabakh la Turchia ha sostenuto la spinta dell'Azerbaigian a favore di una soluzione militare, allontanando le prospettive di soluzione pacifica. Infine l'UE incoraggia la Turchia ad aprire la frontiera con l'Armenia, chiusa dall'aprile 1993. Al riguardo si ricorda che rimane aperta la questione del riconoscimento del genocidio Armeno da parte della Turchia, recentemente riconosciuto anche dalla nuova amministrazione americana presieduta da Joe Biden. |
Relazioni tra l'UE e la Turchia
Accordo di associazione e negoziati di adesione
La comunicazione ricorda che il quadro giuridico generale che struttura le relazioni UE-Turchia è costituito dall'
accordo di associazione
del 1963 che però nel corso degli anni l'accordo di associazione ha dovuto affrontare una serie di gravi difficoltà. Nel luglio 2005 la Turchia ha deciso di non attuare il protocollo aggiuntivo dell'accordo di associazione che prevedeva di estendere alla Repubblica di Cipro l'Unione doganale con l'UE. La Turchia non consente scambi diretti tra la Repubblica di Cipro e la Turchia né prevede collegamenti aerei e marittimi diretti o qualsiasi altra connessione diretta. Inoltre la Turchia blocca l'adesione della Repubblica di Cipro a diverse organizzazioni internazionali, tra cui l'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economici. Preso atto delle attività di trivellazione non autorizzate svolte dalla Turchia nel Mediterraneo orientale, nel
luglio 2019 il Consiglio ha deciso di non convocare per il momento il Consiglio di associazione UE-Turchia.
La Turchia è un paese candidato all'adesione dal 1999 e i
negoziati di adesione sono stati avviati nel 2005. Finora sono stati aperti 16 capitoli su 35 (l'ultimo nel 2016), uno dei quali è stato chiuso (
relativo a scienza e ricerca). Alla luce dei
ripetuti e significativi esempi di scostamento dai principi e dai valori fondamentali dell'UE, il
Consiglio dell'UE ha
sospeso nel giugno 2018 i
negoziati di adesione con la Turchia.
L'
Alto Rappresentante, Josep Borrell, nella conferenza stampa, a conclusione del Consiglio affari esteri
22 marzo 2021, ha indicato che la
situazione interna in Turchia desta alcune preoccupazioni, con particolare riferimento al ritiro della Turchia dalla Convenzione di Istanbul ed all'ipotesi di scioglimento del partito di opposizione Partito democratico dei popoli. Si ricorda, infatti, che:
Nell'ambito dello
strumento di assistenza preadesione è stata
inizialmente assegnata al programma Turchia, per il
periodo 2014-2020, una dotazione di quasi
4,5 miliardi di euro. A partire dal 2017 la
dotazione è stata progressivamente ridotta di circa il 30%, tenuto conto del basso tasso di assorbimento e delle gravi regressioni registrate in Turchia nei settori dello Stato di diritto, dei diritti fondamentali e della riforma della pubblica amministrazione, nonché alla luce delle attività illegali di trivellazione nel Mediterraneo orientale ed a
partire dal 2017 la Commissione ha riorientato il sostegno finanziario dell'UE verso i settori della democrazia, dello Stato di diritto, del sostegno alla società civile dei diritti umani, riducendo altresì la quota dei fondi gestiti direttamente dalle autorità turche.
In attesa dell'entrata in vigore delle basi giuridiche del
quadro finanziario pluriennale 2021 2027, è stata
avviata nell'ambito del nuovo strumento (IPA III) una programmazione provvisoria per gli anni 2021 e 2022 incentrata sul sostegno alle riforme e ai valori fondamentali.
Si ricorda che nell'ambito del
Quadro finanziario pluriennale 2021-2027, lo strumento di assistenza preadesione (IPA III) prevede uno
stanziamento pari a 12,5 miliardi di euro
(a prezzi 2018, 14,1 miliardi di euro a prezzi correnti) per tutti i paesi interessati dal processo di adesione (Balcani occidentali e Turchia).
Migrazione e dichiarazione UE-Turchia del 2016
La
dichiarazione UE-Turchia
del marzo 2016 rappresenta il
quadro di riferimento generale della cooperazione UE-Turchia in materia di migrazione. La dichiarazione, basata sul piano d'azione comune UE-Turchia del 29 novembre 2015, è il risultato delle azioni intraprese dall'UE per attuare un sistema efficace di gestione della migrazione ed evitare una crisi umanitaria.
La
Dichiarazione UE – Turchia, firmata il 18 marzo 2016, prevede: il
rinvio in Turchia di tutti i nuovi migranti irregolari e i richiedenti asilo le cui domande sono state dichiarate inammissibili e che hanno compiuto la traversata dalla Turchia alle isole greche nel pieno rispetto del diritto dell'UE e internazionale; l'impegno UE a reinsediare un cittadino siriano dalla Turchia per ogni siriano rinviato in Turchia dalle isole greche, accordando priorità ai migranti che non sono entrati o non abbiano tentato di entrare nell'UE in modo irregolare (cosiddetto programma 1:1); l'impegno della Turchia nel contrasto alle rotte illegali della migrazione; l'accelerazione della tabella di marcia sulla liberalizzazione dei visti e il rilancio del processo di adesione della Turchia all'UE. Nell'ambito della Dichiarazione UE-Turchia del marzo 2016, l'UE ha istituito lo
Strumento per i rifugiati in Turchia, con una dotazione complessiva di 6 miliardi di euro (in due
tranche) di cui 3 miliardi di euro provenienti dal bilancio dell'UE e 3 miliardi di euro dagli Stati membri.
Alla fine di febbraio 2020 i migranti sono stati incoraggiati da alcune personalità turche a percorrere la rotta terrestre verso l'Europa, attraverso la Grecia. Ciò ha portato alla creazione di un campo informale alla frontiera greco-turca, in cui un gran numero di migranti e rifugiati sono stati ospitati in condizioni di grande disagio. Nelle riunioni straordinarie del Consiglio cui hanno partecipato i ministri dell'Interno dell'UE, il 4 marzo 2020, e i ministri degli Affari esteri dell'UE, il 6 marzo 2020, l'UE ha ribadito
l'obbligo della Turchia di rispettare integralmente la dichiarazione UE-Turchia. Da allora
la situazione alle frontiere marittime e terrestri con la Grecia si è stabilizzata, rimanendo nel complesso calma.
La lentezza dei
rimpatri ha rappresentato un problema durante tutto il periodo di attuazione della dichiarazione. Con la dichiarazione del marzo 2020 le autorità turche hanno sospeso i rimpatri, invocando le restrizioni relative alla COVID‑19. Nonostante le ripetute richieste delle autorità greche e della Commissione, la questione non è ancora risolta. La Commissione ha insistito sul fatto che la Turchia debba rispettare integralmente gli impegni assunti nel quadro della dichiarazione UE-Turchia. Il 14 gennaio 2021 la Grecia ha presentato la richiesta ufficiale di riammissione di 1 450 rimpatriandi, che la Turchia non ha accolto.
Il numero dei
reinsediamenti nell'UE continua a superare quello dei rimpatri verso la Turchia. Solo 2.140 migranti irregolari e richiedenti asilo provenienti dalla Turchia, le cui domande sono state dichiarate inammissibili in una delle isole greche, sono stati rimpatriati in Turchia, a fronte di 28.300 rifugiati siriani provenienti dalla Turchia che sono stati reinsediati nell'UE.
La dichiarazione UE-Turchia prevede
l'attivazione di un programma volontario di ammissione umanitaria una volta che gli attraversamenti irregolari saranno terminati o si saranno ridotti in modo sostanziale e durevole. Nel
dicembre 2017 gli Stati membri hanno approvato le procedure operative standard, concordate con la Turchia, ma
non hanno ancora deciso di attivare il sistema.
In linea con la dichiarazione del 2016, l'UE ha mobilitato
6 miliardi di euro per l'
assistenza ai rifugiati e alle comunità di accoglienza in Turchia.
Alla fine del 2020 il bilancio operativo dello strumento per i rifugiati in Turchia risultava interamente impegnato e assegnato, mentre la percentuale dei fondi erogati era del 65 %(circa 4 sui 6 miliardi stanziati), dipendendo dai progressi registrati nei diversi progetti.
La comunicazione ricorda che sulla base del sostegno erogato sulla base della dichiarazione del 2016 più di 1,8 milioni di rifugiati beneficiano della rete di sicurezza sociale di emergenza e, grazie al sostegno del progetto che prevede il trasferimento condizionale di denaro contante per l'istruzione e quasi 670.000 bambini rifugiati frequentano la scuola.
Successivamente, l'UE ha stanziato altri 585 milioni di euro in
finanziamenti ponte umanitari, per assicurare il proseguimento di alcuni progetti essenziali in materia di protezione e salute, fino ai primi mesi del 2022.
Partecipazione della Turchia ai programmi dell'UE
Nella comunicazione si indica che nel
periodo 2014-2020 la Turchia ha
partecipato ad alcuni programmi dell'UE, tra cui Erasmus + e Orizzonte 2020 e che il paese ha
mostrato interesse a continuare a partecipare a questi e ad altri programmi e agenzie dell'UE nell'ambito del quadro finanziario pluriennale per il
periodo 2021-2027, chiedendo in particolare di
riprendere la partecipazione al programma Europa creativa.
Liberalizzazione dei visti
L'UE e la Turchia hanno avviato nel dicembre 2013 un
dialogo sulla liberalizzazione dei visti, parallelamente alla firma dell'accordo di riammissione UE-Turchia, che si basa su una
tabella di marcia che prevede
72 parametri di riferimento che la Turchia deve soddisfare.
La dichiarazione UE-Turchia prevedeva l'accelerazione del rispetto della tabella di marcia al fine di abolire l'obbligo del visto per i cittadini turchi al più tardi entro la fine di giugno 2016, a condizione ovviamente che la Turchia avesse soddisfatto tutti i parametri di riferimento.
Al proposito, nella comunicazione si osserva che restano ancora
in sospeso sei parametri di riferimento della tabella di marcia: 1) la conclusione di un accordo di cooperazione operativa con Europol; 2) l'allineamento alle norme dell'UE della legislazione in materia di protezione dei dati personali; 3) l'adozione di misure per prevenire la corruzione; 4) l'offerta a tutti gli Stati membri dell'UE di un'efficace cooperazione giudiziaria in materia penale; 5) la revisione della legislazione e delle pratiche in materia di terrorismo, in linea con gli standard europei; 6) l'attuazione dell'accordo di riammissione UE-Turchia in tutte le sue disposizioni, comprese quelle relative alla riammissione dei cittadini di paesi terzi.
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Relazioni economiche e commerciali
Modernizzazione dell'Unione doganale
Le relazioni commerciali UE-Turchia sono disciplinate da tre accordi commerciali preferenziali e nel 1995 la
Turchia e
l'UE una
Unione doganale che copre gli scambi di merci industriali e di alcuni prodotti agricoli finiti e quindi la maggior parte dei flussi commerciali (
la Turchia è l'unico paese terzo ad avere una Unione doganale con l'UE), e prima del blocco dei negoziati di adesione erano stati avviati dei lavori per il suo
ampliamento al fine di includervi l'agricoltura, i servizi e gli appalti pubblici.
L'Unione doganale comporta un'integrazione molto più profonda rispetto a un accordo di libero scambio: vincola la Turchia a: 1)
rispettare la tariffa doganale comune dell'UE e le norme per le importazioni da paesi terzi; 2) ad
allineare la legislazione nazionale all'acquis dell'UE in materia di merci; 3) ad
adeguarsi alla normativa dell'UE in materia di politica commerciale, concorrenza e diritti di proprietà intellettuale.
Nella comunicazione si rileva che
dopo una tendenza inizialmente positiva verso un maggiore allineamento della Turchia alle
norme dell'Unione doganale,
negli ultimi anni il paese se ne è discostato in modo sempre più sistematico. Il problema principale riguarda i dazi doganali supplementari riscossi sulle importazioni da paesi terzi (anche se importati a partire dall'UE).
Nel
dicembre 2016 la Commissione europea ha presentato al Consiglio un
progetto di direttive di negoziato su un nuovo accordo per modernizzare l'Unione doganale e ampliare l'ambito di applicazione delle relazioni commerciali preferenziali bilaterali con la Turchia. Le direttive prevedono, in particolare, una maggiore
liberalizzazione reciproca degli scambi di prodotti agricoli e di servizi, l'
apertura del mercato degli appalti pubblici e un rafforzamento degli
impegni in materia di concorrenza, diritti di proprietà intellettuale e sviluppo sostenibile.
Le
deliberazioni del Consiglio su questa proposta della Commissione sono state tuttavia
sospese nel 2017 a causa del deterioramento delle relazioni UE-Turchia e della sospensione dei negoziati di adesione.
Interscambio commerciale
Secondo i dati più recenti, nel 2020 il valore degli
scambi bilaterali di merci ammonta a quasi
132,5 miliardi di euro
(in calo rispetto ai circa 138 miliardi per il 2019). Circa il 41 % di tutte le esportazioni turche di merci è destinato all'UE, mentre le importazioni dall'UE rappresentano quasi un terzo di tutte le importazioni turche. L'
UE è inoltre di gran lunga la principale fonte di investimenti esteri diretti in Turchia, con uno stock di 58,5 miliardi di euro nel 2018 (f
onte dati Commissione europea).
Sulla base dell'evoluzione dello
scambio commerciale per il periodo 2015-2020 si evidenzia che l'UE è passata
da un saldo commerciale positivo per circa 22 miliardi di euro ad uno
leggermente negativo, per un valore circa 1,5 miliardi di euro.
Dati statistici sullo scambio commerciale tra l'UE e la Turchia (Fonte Commissione europea DG Trade)
Cooperazione in ambiti settoriali
Il settore dell'
energia riveste un'importanza geostrategica nelle relazioni UE-Turchia.
Nel marzo 2015 è stato istituito un quadro di
dialogo ad alto livello sull'energia, ma hanno avuto luogo solo due incontri, principalmente a causa del rifiuto della Turchia di riunirsi a livello ministeriale. Le attività di trivellazione non autorizzate della Turchia nel Mediterraneo orientale hanno portato alla
sospensione di tale dialogo.
Le relazioni tra la Turchia e l'UE nel campo dei
trasporti rimangono difficili nonostante l'interesse comune per la sicurezza stradale, la mobilità urbana sostenibile o il trasporto marittimo verde. Dopo che i negoziati sull'
accordo globale sul trasporto aereo UE-Turchia sono stati sospesi in linea con le conclusioni del Consiglio del luglio 2019, il mandato della Commissione è scaduto nel giugno 2020. La Turchia ha recentemente manifestato interesse a riprendere i negoziati; allo stesso tempo, non riconosce il diritto di un vettore dell'UE di operare verso la Turchia da uno Stato membro dell'UE diverso da quello che gli ha rilasciato la licenza.
L'estensione della
rete centrale TEN-T alla Turchia è un'altra questione che intralcia la cooperazione UE-Turchia. Il mancato rispetto da parte della Turchia del protocollo di Ankara sull'accesso ai porti e agli aeroporti ostacola il completamento dell'estensione della TEN-T, che è importante anche per realizzare il progetto della linea ferroviaria Halkali-Kapikule.
Per quando riguarda la
cooperazione in materia civile e commerciale, l'UE ha incoraggiato la Turchia ad aderire alle pertinenti convenzioni internazionali nel settore della giustizia civile. La Turchia è già parte contraente delle convenzioni dell'Aia nel settore del diritto di famiglia e delle controversie transnazionali. La Turchia dovrebbe adottare misure efficaci per ridurre in entità accettabile i ritardi nei procedimenti giudiziari derivanti dalla convenzione dell'Aia del 1980 sugli aspetti civili della sottrazione internazionale di minori e per promuovere il ricorso alla mediazione internazionale in tali casi.
Per quanto riguarda la
cooperazione in materia di giustizia penale, nel 2019 la Turchia ha nominato sei punti di contatto per agevolare lo scambio di informazioni non sensibili con Eurojust. Nel 2020 è stata coinvolta in 20 casi operativi di Eurojust ed è stata inoltre inclusa nella strategia di cooperazione quadriennale di Eurojust (2020-2024). Una decisione che autorizza la Commissione a negoziare un accordo di cooperazione giudiziaria penale tra Eurojust e la Turchia è all'esame del Consiglio.
Per quanto riguarda la
protezione civile, dal 2016 la Turchia partecipa al meccanismo unionale di protezione civile (UCPM). La Turchia ha partecipato attivamente ai programmi regionali IPA in materia di protezione civile e beneficerà del prossimo programma regionale IPA per la prevenzione delle inondazioni e la gestione del rischio di incendi boschivi, avviato ufficialmente il 15 novembre 2020.
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Attività del Consiglio europeo |
Consiglio europeo del 10 e 11 dicembre 2020
Il
Consiglio europeo ha più volte discusso ed adottato
conclusioni sulla situazione nel Mediterraneo orientale e sulle
relazioni con la Turchia.
In particolare, il
10 ed 11 dicembre 2020, il
Consiglio europeo ha adottato delle
conclusioni nelle quali in particolare
– oltre ad invitare l'Alto rappresentante e la Commissione a presentare un rapporto sullo stato delle relazioni politiche, economiche e commerciali con la Turchia - ha:
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Consiglio europeo del 25 marzo 2021
In occasione della
riunione in video conferenza dei membri del Consiglio europeo dello scorso 25 marzo, i leader dell'UE hanno:
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Visita del Presidente del Consiglio europeo e della Presidente della Commissione europea in Turchia il 6 aprile 2021
Il
Presidente del Consiglio europeo, Michel, e la
Presidente della Commissione europea, von der Leyen, a seguito del Consiglio europeo, si sono recati in visita in Turchia il
6 aprile 2021 per colloqui
con il presidente della Turchia, Erdoğan.
Gli esiti di questo importante incontro è stato in parte oscurato dall'
incidente di protocollo, segnato da un forte sgarbo da parte del Presidente Erdoğan
nei confronti della
Presidente della Commissione europea.
Al termine della visita il
Presidente del Consiglio europeo, Michel, ha rilasciato una
dichiarazione nella quale, in particolare si afferma che:
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Attività del Parlamento europeo
Il
Parlamento europeo ha approvato il
19 maggio 2021 una
risoluzione
sulla Turchia nella quale, in particolare:
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Esame presso altri Parlamenti nazionali
Sulla base dei dati forniti dal
sito IPEX, l'esame della comunicazione congiunta risulta
concluso presso la
Camera dei deputi ceca e
in corso presso il
Parlamento svedese, il Senato dei Paesi Bassi, il Senato Romeno e il Consiglio nazionale slovacco.
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Le Relazioni bilaterali tra Italia e Turchia (a cura del Servizio Studi) |
Rapporti politici: recenti sviluppi
L'Italia gode di un importante capitale di credibilità ad Ankara, anche in virtù del suo tradizionale sostegno alle aspirazioni europee della Turchia, sebbene attualmente il processo di adesione resti bloccato da temi di importanza cruciale, tra cui il mancato rispetto dello Stato di diritto e dei diritti fondamentali e la questione cipriota.
Per l'Italia, comunque, mantenere un dialogo aperto e adeguati rapporti bilaterali con la Turchia rientra tra gli interessi primari, anche al fine di preservare un
partenariato pluridecennale che ha importanti ricadute economiche per l'Italia.
A seguito dell'incidente diplomatico del "
sofagate" del
6 aprile scorso, originato dalla visita dei presidenti di Consiglio e Commissione dell'UE ad Ankara, il presidente del Consiglio,
Mario Draghi, l'8 aprile successivo ha dichiarato nel corso di una conferenza-stampa "
Non condivido assolutamente Erdogan, credo che non sia stato un comportamento appropriato. Mi è dispiaciuto moltissimo per l'umiliazione che la Presidente della Commissione Ursula von der Leyen ha dovuto subire", per poi aggiungere "
con questi dittatori, chiamiamoli per quello che sono", ha sottolineato Draghi, "
di cui però si ha bisogno, uno deve essere franco nell'esprimere la propria diversità di vedute e di visioni della società; e deve essere anche pronto a cooperare per assicurare gli interessi del proprio Paese. Bisogna trovare il giusto equilibrio".
La prima reazione alle dichiarazioni del Premier è stata del vicepresidente turco,
Fuat Oktay, che su twitter ha definito "sfrontate e scandalose" le affermazioni dirette «al nostro Presidente che per tutta la sua vita ha fatto gli interessi del suo Paese e della sua nazione e ha vinto ogni elezione con grande fiducia da parte del popolo".
A stretto giro è arrivata anche la reazione del Ministro degli Esteri,
Mevlut Cavusoglu, che ha convocato l'ambasciatore italiano ad Ankara Massimo Gaiani e definito "
populista e inaccettabile" quanto detto del "
premier italiano nominato" (e non eletto, a differenza di Erdogan).
Le parole del Presidente del Consiglio hanno messo in allerta anche Bruxelles. Interrogato sulla posizione europea in merito alle affermazioni del presidente del Consiglio italiano, il portavoce della Commissione UE ha cercato di smorzare i toni ricordando che la Turchia è "
un Paese che ha un parlamento eletto e un presidente eletto", aggiungendo che "non spetta all'Ue qualificare un sistema o una persona" e che le preoccupazioni europee "
riguardano la libertà di espressione, i diritti fondamentali, la situazione del sistema giudiziario".
Come ha ricordato
Valeria Talbot, co-head del MENA Centre dell'ISPI, l'incontro del 6 aprile ad Ankara serviva proprio per ridare slancio al dialogo tra Ue e Turchia e per alla cooperazione in vari settori dopo lo stop dell'ultimo anno a causa delle tensioni nel Mediterraneo orientale.
Un dialogo su cui l'Italia stessa ha investito, spendendosi a favore della linea diplomatica e contribuendo ad arginare i Paesi che chiedevano l'adozione di una posizione intransigente. "
È nell'interesse sia dell'UE che della Turchia – ha aggiunto -
portare avanti il dialogo e la cooperazione, quindi c'è da aspettarsi che si continui su questa linea. Le affermazioni di Draghi sono tese a dire che abbiamo un rapporto franco con Ankara, che dobbiamo cooperare perché ci sono interessi in gioco». Nonostante la situazione interna del Paese anatolico".
La studiosa ha ricordato come le relazioni economiche tra i due Paesi siano solide e la debolezza economica e della lira turca sono entrambi fattori alla base di tante valutazioni da parte della Turchia. Lo spettro di una crisi valutaria sulla scia di quella del 2018 non è stato eliminato, quindi questa posizione di debolezza spinge la Turchia a guardare verso l'Ue, che resta primo partner commerciale.
L'Italia poi è uno dei principali partner quindi non è nell'interesse di Ankara alienarsi le relazioni con il nostro Paese o con l'Europa in una fase di rilancio del dialogo con Bruxelles».
A ridimensionare l'impatto della dichiarazione sulle relazioni con la Turchia è anche
Silvia Colombo – responsabile di ricerca del programma Mediterraneo e Medio Oriente presso lo IAI – che pone invece l'accento sui problemi interni dell'Unione.
Facendo riferimento al
sofa-gate, Colombo evidenzia l'incapacità dell'UE di veicolare un messaggio chiaro su sé stessa e su che tipo di attore vuole essere a livello geopolitico. "
Prima di tutto non si capisce quali siano questi messaggi e chi sia la figura cui spetta il compito di veicolarli, come si è visto ad Ankara. Questa confusione sui ruoli ha lasciato spazio a personaggi come Erdogan che si sono approfittati della mancanza non solo di presenza, ma anche di chiarezza da parte europea".
Il dialogo politico bilaterale con Ankara è stato comunque caratterizzato da una certa regolarità ed è attiva la prassi dei
vertici intergovernativi. In particolare, si ricorda che, a livello di
Capi di Stato, il
Presidente Erdoğan è stato in visita a Roma il
5 febbraio 2018, dove ha incontrato il Presidente della Repubblica
Mattarella e l'allora Presidente del Consiglio
Gentiloni.
Il
13 gennaio 2020, l'allora presidente del Consiglio
Conte ha incontrato il presidente turco Erdoğan ad Ankara e a margine della LXXIV Sessione plenaria dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite a New York, il
24 settembre 2019, nonché il vicepresidente Fuat Oktay a margine della Conferenza di Palermo sulla Libia (12 novembre 2018).
Il
Ministro degli esteri Di Maio ha incontrato l'omologo turco Çavuşoğlu a Istanbul (7 gennaio 2020) e a Roma, sia a margine della V edizione dei
Med Dialogues (5 dicembre 2019) che in occasione della visita di Çavuşoğlu in Italia (2 ottobre 2020). Il
Ministro della Difesa Guerini ha incontrato l'omologo Akar ad Ankara (7 luglio 2020) e a Roma (9 ottobre 2020).
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Relazioni economiche, finanziarie e commerciali
I rapporti economico-commerciali con la Turchia sono eccellenti e l'Italia si colloca sempre ai primi posti tra i principali partner del Paese. La collaborazione economica con la Turchia si sviluppa lungo
tre direttrici principali: la tradizionale e consolidata presenza di grandi gruppi dell'industria manifatturiera con impianti produttivi nei principali cluster industriali turchi; l'importante ruolo delle banche italiane, la partecipazione allo sviluppo infrastrutturale del Paese.
Secondo i dati dell'Osservatorio economico del MAECI, nel
2020
l'interscambio bilaterale si è attestato a circa 15,1 miliardi di euro, con una contrazione del 14,7% rispetto all'anno precedente. Una simile riduzione è stata registrata da tutti i principali Paesi europei.
Nonostante le difficoltà per le attività produttive ed il commercio internazionale dovute alla pandemia nel corso del 2020, l'Italia ha confermato la propria posizione di secondo partner europeo della Turchia e si è registrato un saldo positivo per l'Italia di di circa 271 milioni di euro, poiché il calo delle nostre importazioni dalla Turchia (-21,2%, pari 7,4 miliardi di euro) è stato più consistente di quello delle nostre esportazioni (-7,4%, pari a 7,7 miliardi).
Nel 2020, l'Italia si è posizionata
6° fornitore e
5° cliente della Turchia a livello globale. Secondo i dati SACE, la Turchia rappresenta il
1° mercato di destinazione dell'export italiano in area MENA e il 12° a livello globale. La nostra quota di mercato è pari al
4,2%, inferiore a quella della Germania (9,3%), ma superiore a quella di Francia (3,2%) e Spagna (2,3%).
L'Italia esporta in Turchia prevalentemente macchinari, componentistica per veicoli, prodotti in metallo, prodotti chimici e abbigliamento. Le nostre principali importazioni dalla Turchia riguardano autoveicoli, prodotti in metallo, abbigliamento, macchinari e apparecchi elettrici. Anche in materia di appalti pubblici, le imprese italiane hanno ottenuto negli ultimi anni ottimi risultati aggiudicandosi appalti per la realizzazione di alcune tra le più importanti opere pubbliche turche.
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Investimenti diretti italiani in Turchia
Secondo l'Osservatorio economico del MAECI, nel 2019 lo stock di investimenti italiani in Turchia si è attestato a circa
6,1 miliardi di euro. Secondo stime delle autorità turche,
le imprese italiane registrate dall'Osservatorio sono
435.
L'imprenditoria italiana nel Paese
copre numerosi settori, sviluppandosi lungo alcune direttrici principali: la tradizionale e consolidata presenza di grandi gruppi dell'
industria manifatturiera nazionale con impianti produttivi nei principali cluster industriali turchi (FCA/CNH e Ferrero su tutti); l'attività dei Gruppi italiani nei progetti di
produzione e connessione energetica (Eni, Enel, Edison, Nuovo Pignone).
Si segnala inoltre l'importante ruolo delle
banche italiane, con
particolare riferimento alla partecipazione del 12% di Unicredit nella Banca turca YapiKredi, la partecipazione allo
sviluppo infrastrutturale del Paese e, infine, la
cooperazione nel settore della difesa, in cui spiccano il progetto ‘Atak' (assemblaggio in Turchia di elicotteri Agusta da combattimento) e il progetto di sviluppo di un sistema di difesa antimissile (consorzio italo- francese Eurosam).
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Investimenti turchi in Italia
Le imprese turche, storicamente assenti nel panorama degli investitori stranieri in Italia, sono diventate negli anni più recenti particolarmente attive, a dimostrazione dell'importanza delle relazioni economiche esistenti fra i due Paesi, arrivando ad investire nel 2017 27 milioni di dollari in Italia e 32 milioni nel 2018 e 48 milioni di dollari nel 2019. Al 2017 lo stock di IDE turchi in Italia era pari a 119 milioni di dollari, 96 milioni nel 2018 e 75 milioni di dollari nel 2019 (fonte: Banca Centrale Turca).
Alcuni investimenti di imprese turche in Italia hanno presentato delle criticità. È questo il caso di Pernigotti, acquistata dal gruppo turco Toksöz che ha confermato a fine 2019 il proprio impegno a rilanciare il sito di Novi Ligure, chiuso nel febbraio dello stesso anno, salvaguardando i lavoratori.
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Cooperazione energetica
In ambito energetico, al di là della consonanza sul progetto
Trans Adriatic Pipeline (TAP) e
Trans Anatolian Pipeline (TANAP), le scoperte di ENI di nuovi giacimenti in Egitto e a Cipro e il progetto di gasdotto EASTMED per il trasporto in Europa hanno causato attriti. La Turchia ha bloccato, nel febbraio 2018, la nave SAIPEM 12000, che si apprestava ad alcune esplorazioni nella Zona Economica Esclusiva cipriota. Senza una soluzione per Cipro, le divergenze in tema di energia nel quadrante orientale del Mediterraneo sono destinate a permanere nel breve/medio periodo.
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Relazioni culturali
La cooperazione culturale tra Italia e Turchia è regolata dall' Accordo culturale del 1951. A seguito della scadenza definitiva del Programma esecutivo di cooperazione culturale per gli anni 2006-2009, è stato avviato un negoziato per il rinnovo, tuttora in corso. È altresì in vigore un Accordo di coproduzione cinematografica, sottoscritto il 21 luglio 2011.
La
promozione della lingua e della cultura italiana in Turchia, a livello universitario è diffusa e radicata. Sono attivi corsi in 25 atenei e presso le Università di Ankara e Istanbul sono attivi due Dipartimenti di italianistica.
Particolarmente rilevante la
cooperazione archeologica, in un Paese di grande rilievo per quantità e qualità delle ricerche condotte dagli archeologi italiani in Cappadocia, Turchia orientale, a Pamukkale ed in Cilicia.
Per quanto concerne la
cooperazione universitaria, secondo la Piattaforma CINECA-MIUR, sarebbero al momento 202 gli accordi di cooperazione universitaria tra atenei italiani ed enti omologhi turchi.
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