Camera dei deputati - Legislatura - Dossier di documentazione (Versione per stampa)
Autore: RUE - Ufficio SG - Ufficio Rapporti con l'Unione europea
Titolo: Stato delle relazioni politiche, economiche e commerciali tra l'UE e la Turchia
Serie: Documentazione per le Commissioni - Esame di atti e documenti dell'UE   Numero: 53
Data: 25/05/2021
Organi della Camera: III Affari esteri


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Stato delle relazioni politiche, economiche e commerciali tra l'UE e la Turchia

25 maggio 2021


Indice

|Finalità/Motivazione|La comunicazione congiunta|Attività del Consiglio europeo|Visita del Presidente del Consiglio europeo e della Presidente della Commissione europea in Turchia il 6 aprile 2021|Attività del Parlamento europeo|Esame presso altri Parlamenti nazionali|Le Relazioni bilaterali tra Italia e Turchia (a cura del Servizio Studi)|



Finalità/Motivazione

La Commissione europea e l'Alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza - su richiesta del Consiglio europeo del 15 e 16 dicembre 2020, - hanno presentato, il 20 marzo 2021, una comunicazione congiunta sullo stato delle relazioni politiche, economiche e commerciali tra l'UE e la Turchia, nella quale propone misure ed iniziative per rafforzare i legami UE-Turchia sulla base di un approccio graduale, proporzionato e reversibile, a condizione che la Turchia mantenga ed incrementi gli sforzi costruttivi ed eventuali contro-misure, nel caso in cui invece la Turchia metta in atto misure unilaterali volte a violare in diritto internazionale.
La comunicazione è stata poi esaminata dal Consiglio europeo del 25 marzo 2021 che ha adottato delle conclusioni in merito (vedi paragrafo Attività del Consiglio europeo) ed ha rinviato ulteriori decisioni alla riunione del Consiglio europeo del 24 e 25 giugno 2021.

La comunicazione congiunta

La comunicazione congiunta esamina lo stato delle relazioni tra UE e Turchia nell'ambito delle relazioni politiche, bilaterali, economiche e commerciali ed individua:
  1. misure per rafforzare la cooperazione tra l'UE e la Turchia sulla base di un approccio progressivo, proporzionato e reversibile ed a condizione che gli sforzi costruttivi della Turchia siano sostenuti e rafforzati nei prossimi mesi;
  2. possibili contromisure che potrebbero essere messe in atto dall'UE nel caso in cui, invece, la Turchia ritorni a compiere azioni unilaterali volte a violare il diritto internazionale, causando pregiudizio agli interessi dell'UE e dei suoi Stati membri, in particolare nel Mediterraneo orientale.


Misure per rafforzare la cooperazione tra UE e Turchia

  • attuare in modo più efficace e reciprocamente vantaggioso dei settori chiave Dichiarazione UE-Turchia del 2016, in particolare sulla gestione della migrazione e l'impegno degli Stati membri dell'UE ad intensificare i reinsediamenti dalla Turchia verso l'Unione, in particolare per i gruppi più vulnerabili di rifugiati siriani in Turchia;
  • rafforzare i legami economici, attraverso la modernizzazione e l'ampliamento del campo di applicazione dell'attuale unione doganale UE-Turchia;
  • mantenere aperti i canali di comunicazione, attraverso il rilancio di dialoghi ad alto livello - attualmente sospesi - in materia di economia, energia, trasporti, politica di sviluppo, politica estera e di sicurezza e a su altri nuovi argomenti, come ad esempio il green deal, la sicurezza interna, le relazioni interreligiose e la cultura;
  • aumentare i contatti tra le persone, facilitando la partecipazione della Turchia alla nuova generazione dei programmi Erasmus+, in materia di istruzione superiore e Horizon, in materia di ricerca.
In ogni caso ( quindi anche in assenza di progressi da parte della Turchia) la relazione indica che la Commissione europea preparerà rapidamente anche opzioni per continuare a finanziare i rifugiati e le comunità di accoglienza in Turchia, considerato i gravi bisogni sul campo e il notevole onere che la Turchia continua a sostenere.

Contromisure per eventuali violazione del diritto internazionale da parte della Turchia

  • ulteriori inserimenti nella lista di persone destinatarie di misure restrittive in quanto coinvolte in attività di trivellazione illegale nel Mediterraneo orientale da parte della Turchia, prendendo in considerazione anche la possibilità di includervi anche persone giuridiche;
    Si ricorda che il Consiglio con la decisione (PESC)2019/1894, dell'11 novembre 2019, ha adottato un quadro di misure restrittive (divieto di viaggio nell'UE e congelamento dei beni) in risposta alle attività di trivellazione non autorizzate della Turchia nel Mediterraneo orientale. Il quadro consente di sanzionare le persone o entità responsabili o coinvolte nelle attività di trivellazione non autorizzate nel Mediterraneo orientale in cerca di idrocarburi. Il Consiglio dell'UE, il 6 novembre 2020, ha prorogato la decisione relativa al quadro delle misure restrittive fino al 12 novembre 2021. Al momento risultano sottoposti a misure restrittive a partire dal 27 febbraio 2020 , sulla base della decisione (PESC)2019/1894, solo 2 persone: Mehmet Ferruh Akalın vicepresidente e membro del consiglio di amministrazione della Turkish Petroleum Corporation (TPAO) e Ali Coscun Namoglu è vicedirettore del dipartimento Ricerca della TPAO.
  • restrizioni alla cooperazione economica UE-Turchia, ed alle operazioni della Banca europea per gli investimenti e di altre istituzioni finanziarie;
  • misure volte a colpire altri settori importanti per l'economia turca, come il divieto di fornitura di servizi turistici, consigli di viaggio negativi da parte degli Stati membri;
  • misure dell'UE nel settore energetico e nei settori correlati, come ad esempio l'introduzione di divieti d'importazione e esportazione su determinati beni e tecnologie.

Relazioni politiche

Nella comunicazione si osserva che il contesto politico delle relazioni UE-Turchia si è andato progressivamente deteriorando negli ultimi anni, portando all'arresto dei vari strumenti e processi di interazione e cooperazione bilaterali.
Una tale evoluzione è dovuta principalmente:
  • alle azioni intraprese dalla Turchia nel Mediterraneo orientale (nei confronti di Cipro e Grecia);
  • ai mancati progressi nel processo di risoluzione della questione cipriota;
  • agli interventi assertivi della Turchia nella maggior parte dei conflitti regionali circostanti, secondo modalità spesso in contrasto con gli interessi generali dell'UE.

Per quanto riguarda, in particolare, la Libia si rileva che il sostegno militare della Turchia, anche attraverso lo spiegamento di combattenti stranieri, e le continue critiche all'operazione PESDC dell'UE IRINI e la mancata cooperazione con la stessa, pregiudicano l'effettivo contributo dell'UE all'attuazione dell'embargo sulle armi decretato dalle Nazioni Unite e hanno portato ad approcci contrastanti in Libia. La comunicazione ritiene che a seguito della formazione del nuovo governo inclusivo in Libia, sia importante avviare il dialogo con le nuove autorità e sostenere un rapido trasferimento di poteri alle nuove autorità, la riunificazione delle istituzioni, la preparazione delle elezioni previste per il 24 dicembre 2021, la piena attuazione dell'accordo di cessate il fuoco dell'ottobre 2020 e un autentico processo di riconciliazione nazionale.
Data l'influenza in Libia, la cooperazione della Turchia con le Nazioni Unite e con gli altri attori regionali e internazionali sarà essenziale per progredire in tale difficile processo.
Infine, il deterioramento della situazione interna della Turchia (in particolare per quanto riguarda i diritti fondamentali e la governance economica) ha avuto ulteriori effetti negativi sulle relazioni del paese con l'UE .
Mediterraneo orientale
Nel Mediterraneo orientale, la Turchia ha in corso, sin dal 2018, una disputa prima con Cipro e poi con la Grecia per quanto riguarda attività di trivellazione di giacimenti di gas nelle acque territoriali nel Mediterraneo orientale di Cipro (in particolare all'interno della zona economica esclusiva a sud ovest di Cipro) e attività di esplorazione sismica nelle acque territoriali del mar Egeo, in particolare nelle acque a sud ovest dell'isola di Kastellorizo, delle quali la Turchia rivendica il controllo .
La Turchia sostiene che, pur avendo una delle più lunghe linee costiere del Mediterraneo, ha diritto ad una porzione limitata di acque territoriali per la prossimità di numerose isole greche alla propria costa. Il controllo greco delle acque intorno a Kastellorizo è stabilito dalla Convenzione delle Nazioni unite sul diritto del mare, che la Turchia non ha firmato. La presenza di Kastellorizo tra le isole greche rende la zona economica esclusiva (ZEE) greca contigua a quella cipriota: un fattore che faciliterebbe la realizzazione del gasdotto EastMed.
Secondo alcune stime, le numerose isole greche nel Mediterraneo orientale, alcune delle quali si trovano a pochi chilometri dalla costa turca, darebbero alla Grecia, sotto un regime di 12 miglia nautiche, una sovranità marittima del 71,5% contro l'8,7% della Turchia.
Nel gennaio 2020 Grecia, Israele e Cipro hanno firmato un accordo per l'avvio dei lavori di costruzione di un nuovo gasdotto sottomarino EastMed, che con un percorso di circa 1900 chilometri dovrebbe consentire il transito delle riserve di gas naturale israeliane del bacino del Mar di Levante, per poi dirigersi verso Cipro, Creta e terminare in Grecia. Successivamente, dalla Grecia il gas giungerà in Italia attraverso un ulteriore gasdotto. Il progetto, secondo le stime, ha un valore di circa 6 miliardi di euro e dovrebbe soddisfare il 10% del fabbisogno di gas naturale dell'Unione Europea.
Il 25 gennaio 2021 la Turchia e la Grecia hanno ripreso i colloqui esplorativi sulla delimitazione delle rispettive zone marittime, che erano stati avviati nel 2002 ed interrotti nel marzo 2016.
Si ricorda, inoltre, che la Turchia ha annunciato, il 7 dicembre 2019, l'entrata in vigore del memorandum di intesa con il Governo libico di "Accordo Nazionale", che attribuirebbe alla Turchia il controllo su un'ampia porzione del Mediterraneo orientale, rivendicata però anche da Grecia, Cipro ed Egitto, ed estenderebbe di circa un terzo i confini della piattaforma continentale turca.
La Grecia ha avviato una iniziativa volta ad allargare le proprie acque territoriali da 6 a 12 miglia, come previsto dalla Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare. Il 20 gennaio 2021 il Parlamento greco ha approvato una legge in tal senso.
Si ricorda che il 9 giugno 2020  l'Italia e la Grecia hanno firmato un accordo per la delimitazione della zona economica esclusiva tra i due Stati nel mare Ionio e che la Grecia e l' Egitto hanno firmato il 6 agosto 2020 un accordo analogo, per la definizione di una zona economica esclusiva nel Mediterraneo orientale che si sovrapporrebbe a quella turco-libica.
Nella comunicazione si osserva che la Turchia ha per il momento cessato lo spiegamento conflittuale di navi e si è creato uno slancio positivo per il dialogo con il rilancio dei colloqui esplorativi sul contenzioso marittimo tra Grecia e Turchia il 25 gennaio 2021. La Commissione rileva che la questione della delimitazione della piattaforma continentale e delle zone economiche esclusive dovrebbe essere affrontata tramite il dialogo e i negoziati in buona fede, nel rispetto del diritto internazionale, compresa la convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare (UNCLOS) ricorrendo, se necessario, alla Corte internazionale di giustizia.La comunicazione osserva, altresì, che è necessario che si delinei una posizione credibile della Turchia nel Mediterraneo orientale, senza battute d'arresto, a dimostrazione dell'autenticità delle intenzioni espresse e a garanzia del carattere duraturo di un più ampio allentamento delle tensioni nella regione.
Questione cipriota
La risoluzione della questione cipriota costituisce il fulcro del forte disaccordo tra la Turchia e l'UE nel Mediterraneo orientale. L'UE ha espresso pieno sostegno all'auspicio del Segretario generale delle Nazioni Unite (UNSG) di una ripresa rapida dei colloqui per la risoluzione della questione cipriota. Dai colloqui di pace di Crans Montana del 2017 l'UE, in qualità di osservatore, mantiene strettissimi contatti con i rappresentanti del formato 5+1 (Cipro, Repubblica di Cipro nord, Turchia, Grecia, Regno Unito + ONU). L'UE è impegnata a favore di una soluzione equa, complessiva e praticabile della questione cipriota, compresi gli aspetti esterni, nel quadro delle Nazioni Unite e conformemente alle pertinenti risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, in linea con i principi su cui si fonda l'UE. Nella comunicazione si rileva che il mancato riconoscimento della Repubblica di Cipro da parte della Turchia continua a bloccare diverse vie di cooperazione e che la normalizzazione delle relazioni UE-Turchia continuerà ad essere estremamente difficile in assenza di una soluzione della questione cipriota.
Si ricorda che al termine della missione a Cipro, l' Alto Rappresentante per la politica estera e di sicurezza dell'UE, Josep Borrell, ha rilasciato il 6 marzo 2021 una dichiarazione nella quale si incoraggia le parti a riprendere i colloqui per preparare un terreno comune al compromesso. Borrell ha ricordato che l'UE sostiene l'approccio dell'ONU, ribadito da ultimo nella risoluzione 2561 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite del 29 gennaio 2021, volto a promuovere una soluzione globale basata su una federazione bi-comunitaria e bi-zonale con uguaglianza politica. I negoziati si erano in precedenza interrotti nel luglio del 2017, malgrado il conseguimento di progressi sostanziali che avrebbero potuto condurre ad una riunificazione di Cipro sulla base di un accordo consensuale. Il 15 novembre 2020 il Presidente turco Erdogan ha visitato la città cipriota settentrionale di Varosha, indicando la volontà di riaprire la citta, attualmente abbandonata, in violazione delle risoluzioni 550 e 789 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite che condannano tutti i tentativi di reinsediamento nell'area.
Si segnala al proposito che i colloqui informali nel formato 5+1 che si sono svolti a Ginevra, dal 27 al 29 aprile 2021 non hanno condotto ad un ravvicinamento delle posizioni tra Cipro e la repubblica di Cipro Nord volto ad una ripresa dei negoziati. Il Segretario generale dell'ONU, António Guterres, ha comunque indicato l'intenzione di riconvocare prossimamente una ulteriore riunione del formato 5+1, sempre con sempre con l'obiettivo di raggiungere un terreno comune tra le parti per consentire l'avvio di negoziati formali.
Conferenza sul Mediterraneo orientale
La comunicazione ricorda che il Consiglio europeo ha incaricato l'alto rappresentante di organizzare una conferenza regionale multilaterale, con la partecipazione della Turchia e che l'alto rappresentante ha proseguito i lavori preparatori in vista di una sua eventuale organizzazione, attraverso colloqui iniziali per studiarne le modalità (portata, partecipazione, processo e calendario) e i potenziali argomenti, senza pregiudicare la decisione dell'UE sull'opportunità di tenerla o no.
Si ricorda che la proposta di una conferenza multilaterale sul Mediterraneo orientale è stata avanzata originariamente dal Presidente turco Tayyip Erdogan il 22 settembre 2020.
Nella comunicazione si rileva però che le reazioni degli altri potenziali partecipanti dimostrano che, a meno di un cambiamento sostanziale della situazione nella regione, è improbabile che una conferenza di questo tipo possa tenersi a breve termine.
Il ruolo della Turchia nei conflitti regionali
La comunicazione evidenzia come la politica estera sempre più assertiva della Turchia sia entrata in rotta di collisione con le priorità dell'UE nel quadro della politica estera e di sicurezza comune (PESC). Con l'intervento militare attivo in Siria e in Libia, la Turchia ha perseguito una politica estera propria senza tener conto degli interessi dell'Unione europea.
Nel 2020 la Turchia ha registrato un tasso di allineamento molto basso, pari a circa l'11 % alle decisioni del Consiglio dell'UE in materia di politica estera. La Turchia ha continuato a non allinearsi alla maggior parte delle decisioni del Consiglio (misure restrittive), comprese quelle relative a Russia, Venezuela, Siria e Libia, e alle dichiarazioni dell'UE, ad esempio sul Nagorno-Karabakh.
L'UE ritiene che occorra proseguire il lavoro per disinnescare ulteriori tensioni e introdurre misure per rafforzare la fiducia nella regione nel suo complesso. Nel corso dei mesi da gennaio a marzo 2021 l'UE e la Turchia hanno avviato un dialogo diplomatico al fine di giungere a una comprensione più profonda dei rispettivi interessi e a possibili soluzioni durature reciprocamente vantaggiose, in particolare per la Libia ( vedi supra) e la Siria.
Per quanto riguarda la Siria, si rileva che è fondamentale salvaguardarne l'integrità territoriale e promuovere una soluzione pacifica del conflitto attraverso il processo politico guidato dalle Nazioni Unite. La Turchia ha compiuto notevoli sforzi per mantenere il cessate il fuoco nella Siria nordoccidentale (Idlib) e per facilitare la distribuzione di aiuti umanitari transfrontalieri su vasta scala attraverso la Turchia verso la Siria nordoccidentale. Continua ad accogliere almeno 3,6 milioni di rifugiati provenienti dalla Siria.
Nella comunicazione si rileva che le azioni militari della Turchia, anche attraverso milizie da essa sostenute, in particolare nel nord-est della Siria, hanno causato sfollamenti su vasta scala e sono all'origine di segnalazioni di violazioni dei diritti umani nei confronti della popolazione civileProblematico rimane il reinsediamento da parte della Turchia dei rifugiati siriani in zone precedentemente curde. Il rimpatrio dei rifugiati deve essere sicuro, volontario e dignitoso ed essere effettuato in consultazione con l'UNHCR e secondo i parametri e i principi stabiliti da questo.
Nella comunicazione si rileva, infine, che la Turchia è attiva militarmente nell' Iraq settentrionale, con attacchi contro il Partito dei lavoratori del Kurdistan (PKK) e che nel contesto delle ostilità connesse al Nagorno Karabakh la Turchia ha sostenuto la spinta dell'Azerbaigian a favore di una soluzione militare, allontanando le prospettive di soluzione pacifica. Infine l'UE incoraggia la Turchia ad aprire la frontiera con l'Armenia, chiusa dall'aprile 1993. Al riguardo si ricorda che rimane aperta la questione del riconoscimento del genocidio Armeno da parte della Turchia, recentemente riconosciuto anche dalla nuova amministrazione americana presieduta da Joe Biden.

Relazioni tra l'UE e la Turchia

Accordo di associazione e negoziati di adesione
La comunicazione ricorda che il quadro giuridico generale che struttura le relazioni UE-Turchia è costituito dall' accordo di associazione del 1963 che però nel corso degli anni l'accordo di associazione ha dovuto affrontare una serie di gravi difficoltà. Nel luglio 2005 la Turchia ha deciso di non attuare il protocollo aggiuntivo dell'accordo di associazione che prevedeva di estendere alla Repubblica di Cipro l'Unione doganale con l'UE. La Turchia non consente scambi diretti tra la Repubblica di Cipro e la Turchia né prevede collegamenti aerei e marittimi diretti o qualsiasi altra connessione diretta. Inoltre la Turchia blocca l'adesione della Repubblica di Cipro a diverse organizzazioni internazionali, tra cui l'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economici. Preso atto delle attività di trivellazione non autorizzate svolte dalla Turchia nel Mediterraneo orientale, nel luglio 2019 il Consiglio ha deciso di non convocare per il momento il Consiglio di associazione UE-Turchia.
La Turchia è un paese candidato all'adesione dal 1999 e i negoziati di adesione sono stati avviati nel 2005. Finora sono stati aperti 16 capitoli su 35 (l'ultimo nel 2016), uno dei quali è stato chiuso ( relativo a scienza e ricerca). Alla luce dei ripetuti e significativi esempi di scostamento dai principi e dai valori fondamentali dell'UE, il Consiglio dell'UE ha sospeso nel giugno 2018 i negoziati di adesione con la Turchia.
La comunicazione indica che continua a persistere una grave tendenza regressiva rispetto alle riforme previste. In particolare, a seguito del tentativo di colpo di Stato del 2016, lo Stato di diritto, il rispetto dei diritti umani e l'indipendenza della magistratura hanno manifestato un deterioramento costante, contestualmente ad una crescente centralizzazione del potere. Questa tendenza si è ulteriormente intensificata a seguito dell'entrata in vigore, nel 2018, di un nuovo regime presidenziale.
L' Alto Rappresentante, Josep Borrell, nella conferenza stampa, a conclusione del Consiglio affari esteri 22 marzo 2021, ha indicato che la situazione interna in Turchia desta alcune preoccupazioni, con particolare riferimento al ritiro della Turchia dalla Convenzione di Istanbul ed all'ipotesi di scioglimento del partito di opposizione Partito democratico dei popoli. Si ricorda, infatti, che:
  • il 17 marzo 2021 il procuratore capo della Corte suprema di appello della Turchia, Bekir Sahin, ha avviato una causa presso la Corte costituzionale di Ankara per chiedere lo scioglimento del Partito democratico dei popoli (Hdp), formazione progressista di opposizione che detiene attualmente 55 seggi su 600 alla Grande assemblea nazionale, il parlamento turco;
  • il 20 marzo 2021 la Turchia ha annunciato il ritiro dalla Convenzione di Istanbul, del Consiglio d'Europa, sulla prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne e la violenza domestica . La Convenzione, approvata dal Comitato dei Ministri del Consiglio d'Europa il 7 aprile  2011, si propone di prevenire la violenza, favorire la protezione delle vittime ed impedire l'impunità dei colpevoli, ed è stata firmata da 32 paesi. La Turchia era stato il primo paese a ratificare la Convenzione;
  • sempre il 20 marzo 2021 per decreto presidenziale è stato rimosso il governatore della Banca Centrale Turca, sostituendolo con l'economista e politico Sahap Kavcioglu. Il 18 marzo 2021 la Banca centrale turca aveva deciso l'innalzamento del tasso di interesse al 19%.
Nell'ambito dello strumento di assistenza preadesione è stata inizialmente assegnata al programma Turchia, per il periodo 2014-2020, una dotazione di quasi 4,5 miliardi di euro. A partire dal 2017 la dotazione è stata progressivamente ridotta di circa il 30%, tenuto conto del basso tasso di assorbimento e delle gravi regressioni registrate in Turchia nei settori dello Stato di diritto, dei diritti fondamentali e della riforma della pubblica amministrazione, nonché alla luce delle attività illegali di trivellazione nel Mediterraneo orientale ed a partire dal 2017 la Commissione ha riorientato il sostegno finanziario dell'UE verso i settori della democrazia, dello Stato di diritto, del sostegno alla società civile dei diritti umani, riducendo altresì la quota dei fondi gestiti direttamente dalle autorità turche.
In attesa dell'entrata in vigore delle basi giuridiche del quadro finanziario pluriennale 2021 2027, è stata avviata nell'ambito del nuovo strumento (IPA III) una programmazione provvisoria per gli anni 2021 e 2022 incentrata sul sostegno alle riforme e ai valori fondamentali.
Si ricorda che nell'ambito del Quadro finanziario pluriennale 2021-2027, lo strumento di assistenza preadesione (IPA III) prevede uno stanziamento pari a 12,5 miliardi di euro (a prezzi 2018, 14,1 miliardi di euro a prezzi correnti) per tutti i paesi interessati dal processo di adesione (Balcani occidentali e Turchia).
Migrazione e dichiarazione UE-Turchia del 2016
La dichiarazione UE-Turchia del marzo 2016 rappresenta il quadro di riferimento generale della cooperazione UE-Turchia in materia di migrazione. La dichiarazione, basata sul piano d'azione comune UE-Turchia del 29 novembre 2015, è il risultato delle azioni intraprese dall'UE per attuare un sistema efficace di gestione della migrazione ed evitare una crisi umanitaria.
La Dichiarazione UE – Turchia, firmata il 18 marzo 2016, prevede: il rinvio in Turchia di tutti i nuovi migranti irregolari e i richiedenti asilo le cui domande sono state dichiarate inammissibili e che hanno compiuto la traversata dalla Turchia alle isole greche nel pieno rispetto del diritto dell'UE e internazionale; l'impegno UE a reinsediare un cittadino siriano dalla Turchia per ogni siriano rinviato in Turchia dalle isole greche, accordando priorità ai migranti che non sono entrati o non abbiano tentato di entrare nell'UE in modo irregolare (cosiddetto programma 1:1); l'impegno della Turchia nel contrasto alle rotte illegali della migrazione; l'accelerazione della tabella di marcia sulla liberalizzazione dei visti e il rilancio del processo di adesione della Turchia all'UE. Nell'ambito della Dichiarazione UE-Turchia del marzo 2016, l'UE ha istituito lo Strumento per i rifugiati in Turchia, con una dotazione complessiva di 6 miliardi di euro (in due tranche) di cui 3 miliardi di euro provenienti dal bilancio dell'UE e 3 miliardi di euro dagli Stati membri.
La comunicazione congiunta evidenzia come dall'inizio dell'applicazione della dichiarazione UE-Turchia si registra un calo sostanziale del numero di attraversamenti irregolari dalla Turchia verso la Grecia. Nei cinque mesi precedenti l'attuazione della dichiarazione, ogni giorno in media 3262 migranti e richiedenti asilo hanno attraversato il Mar Egeo alla volta delle isole greche. Per contro, nel 2019 il numero medio giornaliero di arrivi via mare si è attestato a 165 e nel 2020, anche a causa delle restrizioni connesse alla COVID‑19, è sceso a 25.
Tuttavia, nella comunicazione si indica che è stato osservato uno spostamento verso alcune rotte migratorie alternative. Ad esempio, gli arrivi irregolari in Italia in provenienza dalla Turchia sono aumentati di oltre il 120 % rispetto al 2019. Anche la pressione migratoria sulla Repubblica di Cipro è aumentata considerevolmente.
Alla fine di febbraio 2020 i migranti sono stati incoraggiati da alcune personalità turche a percorrere la rotta terrestre verso l'Europa, attraverso la Grecia. Ciò ha portato alla creazione di un campo informale alla frontiera greco-turca, in cui un gran numero di migranti e rifugiati sono stati ospitati in condizioni di grande disagio. Nelle riunioni straordinarie del Consiglio cui hanno partecipato i ministri dell'Interno dell'UE, il 4 marzo 2020, e i ministri degli Affari esteri dell'UE, il 6 marzo 2020, l'UE ha ribadito l'obbligo della Turchia di rispettare integralmente la dichiarazione UE-Turchia. Da allora la situazione alle frontiere marittime e terrestri con la Grecia si è stabilizzata, rimanendo nel complesso calma.
La lentezza dei rimpatri ha rappresentato un problema durante tutto il periodo di attuazione della dichiarazione. Con la dichiarazione del marzo 2020 le autorità turche hanno sospeso i rimpatri, invocando le restrizioni relative alla COVID‑19. Nonostante le ripetute richieste delle autorità greche e della Commissione, la questione non è ancora risolta. La Commissione ha insistito sul fatto che la Turchia debba rispettare integralmente gli impegni assunti nel quadro della dichiarazione UE-Turchia. Il 14 gennaio 2021 la Grecia ha presentato la richiesta ufficiale di riammissione di 1 450 rimpatriandi, che la Turchia non ha accolto. 
Il numero dei reinsediamenti nell'UE continua a superare quello dei rimpatri verso la Turchia. Solo 2.140 migranti irregolari e richiedenti asilo provenienti dalla Turchia, le cui domande sono state dichiarate inammissibili in una delle isole greche, sono stati rimpatriati in Turchia, a fronte di 28.300 rifugiati siriani provenienti dalla Turchia che sono stati reinsediati nell'UE.
La dichiarazione UE-Turchia prevede l'attivazione di un programma volontario di ammissione umanitaria una volta che gli attraversamenti irregolari saranno terminati o si saranno ridotti in modo sostanziale e durevole. Nel dicembre 2017 gli Stati membri hanno approvato le procedure operative standard, concordate con la Turchia, ma non hanno ancora deciso di attivare il sistema.
In linea con la dichiarazione del 2016, l'UE ha mobilitato 6 miliardi di euro per l' assistenza ai rifugiati e alle comunità di accoglienza in Turchia.
Alla fine del 2020 il bilancio operativo dello strumento per i rifugiati in Turchia risultava interamente impegnato e assegnato, mentre la percentuale dei fondi erogati era del 65 %(circa 4 sui 6 miliardi stanziati), dipendendo dai progressi registrati nei diversi progetti.
La comunicazione ricorda che sulla base del sostegno erogato sulla base della dichiarazione del 2016 più di 1,8 milioni di rifugiati beneficiano della rete di sicurezza sociale di emergenza e, grazie al sostegno del progetto che prevede il trasferimento condizionale di denaro contante per l'istruzione e quasi 670.000 bambini rifugiati frequentano la scuola.
Successivamente, l'UE ha stanziato altri 585 milioni di euro in finanziamenti ponte umanitari, per assicurare il proseguimento di alcuni progetti essenziali in materia di protezione e salute, fino ai primi mesi del 2022.
La comunicazione rileva, tuttavia, che la situazione dei rifugiati in Turchia continua a deteriorarsi, aggravata dalla pandemia di COVID‑19 e dalla recessione economica, che nei prossimi anni sarà comunque necessario il sostegno costante dell'UE e che la Commissione europea intende presentare a breve proposte concrete in materia.
Nella comunicazione si evidenzia, altresì, come la Turchia ha ripetutamente chiesto l'attuazione di alcuni impegni previsti dalla dichiarazione del 2016 per gli aspetti che non riguardano la migrazione quali il rilancio dei negoziati di adesione, la modernizzazione dell'Unione doganale e la liberalizzazione dei visti. Tuttavia nella comunicazione si osserva che la Turchia ancora non soddisfa le condizioni per compiere progressi in tali ambiti.
Partecipazione della Turchia ai programmi dell'UE
Nella comunicazione si indica che nel periodo 2014-2020 la Turchia ha partecipato ad alcuni programmi dell'UE, tra cui Erasmus + e Orizzonte 2020 e che il paese ha mostrato interesse a continuare a partecipare a questi e ad altri programmi e agenzie dell'UE nell'ambito del quadro finanziario pluriennale per il periodo 2021-2027, chiedendo in particolare di riprendere la partecipazione al programma Europa creativa.
Liberalizzazione dei visti
L'UE e la Turchia hanno avviato nel dicembre 2013 un dialogo sulla liberalizzazione dei visti, parallelamente alla firma dell'accordo di riammissione UE-Turchia, che si basa su una tabella di marcia che prevede 72 parametri di riferimento che la Turchia deve soddisfare.
La dichiarazione UE-Turchia prevedeva l'accelerazione del rispetto della tabella di marcia al fine di abolire l'obbligo del visto per i cittadini turchi al più tardi entro la fine di giugno 2016, a condizione ovviamente che la Turchia avesse soddisfatto tutti i parametri di riferimento.
Al proposito, nella comunicazione si osserva che restano ancora in sospeso sei parametri di riferimento della tabella di marcia: 1) la conclusione di un accordo di cooperazione operativa con Europol; 2) l'allineamento alle norme dell'UE della legislazione in materia di protezione dei dati personali; 3) l'adozione di misure per prevenire la corruzione; 4) l'offerta a tutti gli Stati membri dell'UE di un'efficace cooperazione giudiziaria in materia penale; 5) la revisione della legislazione e delle pratiche in materia di terrorismo, in linea con gli standard europei; 6) l'attuazione dell'accordo di riammissione UE-Turchia in tutte le sue disposizioni, comprese quelle relative alla riammissione dei cittadini di paesi terzi.

Relazioni economiche e commerciali

Modernizzazione dell'Unione doganale
Le relazioni commerciali UE-Turchia sono disciplinate da tre accordi commerciali preferenziali e nel 1995  la Turchia e l'UE una Unione doganale che copre gli scambi di merci industriali e di alcuni prodotti agricoli finiti e quindi la maggior parte dei flussi commerciali ( la Turchia è l'unico paese terzo ad avere una Unione doganale con l'UE), e prima del blocco dei negoziati di adesione erano stati avviati dei lavori per il suo ampliamento al fine di includervi l'agricoltura, i servizi e gli appalti pubblici.
L'Unione doganale comporta un'integrazione molto più profonda rispetto a un accordo di libero scambio: vincola la Turchia a: 1) rispettare la tariffa doganale comune dell'UE e le norme per le importazioni da paesi terzi; 2) ad allineare la legislazione nazionale all'acquis dell'UE in materia di merci; 3) ad adeguarsi alla normativa dell'UE in materia di politica commerciale, concorrenza e diritti di proprietà intellettuale.
Nella comunicazione si rileva che dopo una tendenza inizialmente positiva verso un maggiore allineamento della Turchia alle norme dell'Unione doganale, negli ultimi anni il paese se ne è discostato in modo sempre più sistematico. Il problema principale riguarda i dazi doganali supplementari riscossi sulle importazioni da paesi terzi (anche se importati a partire dall'UE).
Nel dicembre 2016 la Commissione europea ha presentato al Consiglio un progetto di direttive di negoziato su un nuovo accordo per modernizzare l'Unione doganale e ampliare l'ambito di applicazione delle relazioni commerciali preferenziali bilaterali con la Turchia. Le direttive prevedono, in particolare, una maggiore liberalizzazione reciproca degli scambi di prodotti agricoli e di servizi, l' apertura del mercato degli appalti pubblici e un rafforzamento degli impegni in materia di concorrenza, diritti di proprietà intellettuale e sviluppo sostenibile.
Le deliberazioni del Consiglio su questa proposta della Commissione sono state tuttavia sospese nel 2017 a causa del deterioramento delle relazioni UE-Turchia e della sospensione dei negoziati di adesione.
Interscambio commerciale
Secondo i dati più recenti, nel 2020 il valore degli scambi bilaterali di merci ammonta a quasi 132,5 miliardi di euro (in calo rispetto ai circa 138 miliardi per il 2019). Circa il 41 % di tutte le esportazioni turche di merci è destinato all'UE, mentre le importazioni dall'UE rappresentano quasi un terzo di tutte le importazioni turche. L' UE è inoltre di gran lunga la principale fonte di investimenti esteri diretti in Turchia, con uno stock di 58,5 miliardi di euro nel 2018 (f onte dati Commissione europea).
Sulla base dell'evoluzione dello scambio commerciale per il periodo 2015-2020 si evidenzia che l'UE è passata da un saldo commerciale positivo per circa 22 miliardi di euro ad uno leggermente negativo, per un valore circa 1,5 miliardi di euro.
 
Dati statistici sullo scambio commerciale tra l'UE e la Turchia (Fonte Commissione europea DG Trade)
Cooperazione in ambiti settoriali
Il settore dell' energia riveste un'importanza geostrategica nelle relazioni UE-Turchia. Nel marzo 2015 è stato istituito un quadro di dialogo ad alto livello sull'energia, ma hanno avuto luogo solo due incontri, principalmente a causa del rifiuto della Turchia di riunirsi a livello ministeriale. Le attività di trivellazione non autorizzate della Turchia nel Mediterraneo orientale hanno portato alla sospensione di tale dialogo.
Le relazioni tra la Turchia e l'UE nel campo dei trasporti rimangono difficili nonostante l'interesse comune per la sicurezza stradale, la mobilità urbana sostenibile o il trasporto marittimo verde. Dopo che i negoziati sull' accordo globale sul trasporto aereo UE-Turchia sono stati sospesi in linea con le conclusioni del Consiglio del luglio 2019, il mandato della Commissione è scaduto nel giugno 2020. La Turchia ha recentemente manifestato interesse a riprendere i negoziati; allo stesso tempo, non riconosce il diritto di un vettore dell'UE di operare verso la Turchia da uno Stato membro dell'UE diverso da quello che gli ha rilasciato la licenza.
L'estensione della rete centrale TEN-T alla Turchia è un'altra questione che intralcia la cooperazione UE-Turchia. Il mancato rispetto da parte della Turchia del protocollo di Ankara sull'accesso ai porti e agli aeroporti ostacola il completamento dell'estensione della TEN-T, che è importante anche per realizzare il progetto della linea ferroviaria Halkali-Kapikule.
Per quando riguarda la cooperazione in materia civile e commerciale, l'UE ha incoraggiato la Turchia ad aderire alle pertinenti convenzioni internazionali nel settore della giustizia civile. La Turchia è già parte contraente delle convenzioni dell'Aia nel settore del diritto di famiglia e delle controversie transnazionali. La Turchia dovrebbe adottare misure efficaci per ridurre in entità accettabile i ritardi nei procedimenti giudiziari derivanti dalla convenzione dell'Aia del 1980 sugli aspetti civili della sottrazione internazionale di minori e per promuovere il ricorso alla mediazione internazionale in tali casi.
Per quanto riguarda la cooperazione in materia di giustizia penale, nel 2019 la Turchia ha nominato sei punti di contatto per agevolare lo scambio di informazioni non sensibili con Eurojust. Nel 2020 è stata coinvolta in 20 casi operativi di Eurojust ed è stata inoltre inclusa nella strategia di cooperazione quadriennale di Eurojust (2020-2024). Una decisione che autorizza la Commissione a negoziare un accordo di cooperazione giudiziaria penale tra Eurojust e la Turchia è all'esame del Consiglio.
Per quanto riguarda la protezione civile, dal 2016 la Turchia partecipa al meccanismo unionale di protezione civile (UCPM). La Turchia ha partecipato attivamente ai programmi regionali IPA in materia di protezione civile e beneficerà del prossimo programma regionale IPA per la prevenzione delle inondazioni e la gestione del rischio di incendi boschivi, avviato ufficialmente il 15 novembre 2020.

Attività del Consiglio europeo


Consiglio europeo del 10 e 11 dicembre 2020

Il Consiglio europeo ha più volte discusso ed adottato conclusioni sulla situazione nel Mediterraneo orientale e sulle relazioni con la Turchia.
In particolare, il 10 ed 11 dicembre 2020, il Consiglio europeo ha adottato delle conclusioni nelle quali in particolare oltre ad invitare l'Alto rappresentante e la Commissione a presentare un rapporto sullo stato delle relazioni politiche, economiche e commerciali con la Turchia - ha:
  • insistito su un allentamento costante delle tensioni in modo da rendere possibile la rapida ripresa dei colloqui esplorativi diretti tra Grecia e Turchia;
  • ribadito l'interesse strategico dell'UE a sviluppare relazioni di cooperazione reciprocamente vantaggiose con la Turchia e sottolineato l'importanza di mantenere aperti i canali di comunicazione tra l'UE e la Turchia;
  • confermato la disponibilità alla definizione di un' agenda positiva UE-Turchia, a condizione che la Turchia si dimostri disponibile a promuovere un partenariato autentico con l'Unione e a risolvere le divergenze attraverso il dialogo e nel rispetto del diritto internazionale;
  • indicato che l'UE sarà inoltre pronta a continuare a fornire assistenza finanziaria ai rifugiati siriani e alle comunità di accoglienza in Turchia nonché a cooperare sulla gestione responsabile dei flussi migratori verso tutti gli Stati membri e sul potenziamento degli sforzi nella lotta contro le reti del traffico di migranti;
  • affermato che l'UE mantiene il suo impegno a difendere i propri interessi e quelli dei suoi Stati membri nonché a salvaguardare la stabilità regionale. A tale riguardo, il Consiglio europeo ha invitato il Consiglio ad adottare ulteriori inserimenti nell'elenco dei destinatari delle misure restrittive per le attività di trivellazione non autorizzate della Turchia nel Mediterraneo orientale, adottate dal Consiglio dell'UE con la decisione dell'11 novembre 2019;
  • invitato l'Alto rappresentante e la Commissione a presentare un rapporto sullo stato delle relazioni politiche, economiche e commerciali UE-Turchia;
  • appoggiato la rapida ripresa dei negoziati e ha confermato il proprio pieno impegno a favore di una soluzione globale della questione cipriota nel quadro dell'ONU ed ha condannato le azioni intraprese unilateralmente dalla Turchia a Varosha, chiedendo il pieno rispetto delle risoluzioni 550 e 789 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite;
  • ha chiesto all'Alto rappresentante di portare avanti la proposta relativa a una conferenza multilaterale sul Mediterraneo orientale, indicando altresì la volontà di coordinarsi con gli Stati Uniti sulle questioni relative alla Turchia e alla situazione nel Mediterraneo orientale.
    Il Segretario generale della NATO, di cui la Turchia fa parte, Jens Stoltenberg in una audizione presso il sottocomitato difesa e sicurezza della Commissione affari esteri del PE, il 15 marzo 2021, ha espresso preoccupazione per la situazione nel Mediterraneo orientale, per la decisione della Turchia di firmare un contratto di acquisto del sistema di difesa aerea russo S-400 (per circa 2,5 miliardi di dollari) e per la situazione dei diritti fondamentali in Turchia. Si ricorda che gli Stati Uniti hanno adottato il 14 dicembre 2020 un regime di sanzioni alla Turchia per l'acquisto del sistema di difesa aerea russo S-400. La nuova amministrazione americana, del Presidente Biden, ha confermato tali sanzioni, in attesa della ridefinizione dell'approccio degli Stati Uniti nei confronti della Turchia.

Consiglio europeo del 25 marzo 2021

In occasione della riunione in video conferenza dei membri del Consiglio europeo dello scorso 25 marzo, i leader dell'UE hanno:
  • ricordato l'interesse strategico dell'UE ad avere un contesto stabile e sicuro nel Mediterraneo orientale e sviluppare relazioni di cooperazione reciprocamente vantaggiose con la Turchia;
  • accolto con favore il recente allentamento delle tensioni nel Mediterraneo orientale dovuto all'interruzione delle attività illegali di trivellazione, alla ripresa dei colloqui bilaterali tra Grecia e Turchia e ai prossimi colloqui sulla questione cipriota sotto l'egida delle Nazioni Unite;
  • convenuto che se proseguirà l'attuale allentamento delle tensioni e la Turchia dialogherà in modo costruttivo, e ferme restando le condizionalità stabilite in precedenti conclusioni del Consiglio europeo, l'UE è pronta a dialogare con la Turchia in modo graduale, proporzionato e reversibile per intensificare la cooperazione e adottare ulteriori decisioni nella riunione del Consiglio europeo del 24 e 25 giugno 2021;
  • invitato la Turchia ad astenersi da nuove provocazioni o azioni in violazione del diritto internazionale. In caso contrario, l'UE è pronta a utilizzare gli strumenti e le opzioni a sua disposizione per difendere gli interessi suoi e dei suoi Stati membri e sostenere la stabilità regionale.

Visita del Presidente del Consiglio europeo e della Presidente della Commissione europea in Turchia il 6 aprile 2021

Il Presidente del Consiglio europeo, Michel, e la Presidente della Commissione europea, von der Leyen, a seguito del Consiglio europeo, si sono recati in visita in Turchia il 6 aprile 2021 per colloqui con il presidente della Turchia, Erdoğan.
Gli esiti di questo importante incontro è stato in parte oscurato dall' incidente di protocollo, segnato da un forte sgarbo da parte del Presidente Erdoğan nei confronti della Presidente della Commissione europea.
Al termine della visita il Presidente del Consiglio europeo, Michel, ha rilasciato una dichiarazione nella quale, in particolare si afferma che:
  • un ambiente stabile e sicuro nel Mediterraneo orientale e una relazione reciprocamente vantaggiosa e positiva con la Turchia sono un interesse strategico dell'UE;
  • si accoglie con favore la continuazione dei colloqui esplorativi bilaterali tra Grecia e Turchia;
  • l'UE resta impegnata nel rilancio dei colloqui per la soluzione della questione di Cipro e sostiene pienamente il processo guidato dalle Nazioni Unite;
  • l'UE è pronta - sulla base di un impegno progressivo, proporzionale e reversibile -  a proporre alla Turchia un'agenda concreta e positiva, basata su tre pilastri: cooperazione economica, migrazione, contatti interpersonali e mobilità e spera che la Turchia colga questa finestra di opportunità;
  • l'UE è pronta a avviare anche dialoghi ad alto livello sulle questioni regionali, la salute pubblica, il clima e la lotta al terrorismo;
  • si esprime apprezzamento per l'accoglienza da parte della Turchia di 4 milioni di rifugiati siriani e si concorda sul proseguimento dell'assistenza dell'UE, a proposito della quale la Commissione europea presenterà una proposta per il finanziamento dei rifugiati siriani in Turchia, Giordania e Libano;
  • lo Stato di diritto e il rispetto dei diritti fondamentali sono valori fondamentali dell'UE e si esprime profonde preoccupazioni sugli ultimi sviluppi in Turchia per quanto riguarda la libertà di parola e le iniziative repressive nei confronti di partiti politici e media.
  • la promozione dei diritti delle donne e il ritiro della Turchia dalla Convenzione di Istanbul sollevano serie preoccupazioni e il dia logo su questi temi resta una parte essenziale delle relazioni UE-Turchia;
  • pur rimanendo delle differenze di vedute nelle questioni di politica regionale ed estera, emergono nuove opportunità di pace e stabilità in Libia dove tutti i combattenti e truppe straniere devono lasciare il territorio libico;
  • i progressi delle relazioni tra UE e Turchia sanno valutati in occasione della riunione del Consiglio europeo del 24 e 25 giugno 2021.

Attività del Parlamento europeo

Il Parlamento europeo ha approvato il 19 maggio 2021 una risoluzione sulla Turchia nella quale, in particolare:
  • indica la situazione in Turchia, lungi dal migliorare, si sia ulteriormente deteriorata – portando le relazioni UE- Turchia al loro minimo storico - per una netta regressione in tre ambiti: i) arretramento in relazione allo Stato di diritto e ai diritti fondamentali; ii) adozione di riforme istituzionali regressive e iii) perseguimento di una politica estera conflittuale e ostile, anche nei confronti dell'UE e dei suoi Stati membri, in particolare la Grecia e Cipro e sottolinea che questa regressione è spesso accompagnata da una narrativa anti-UE;
  • invita, se l'attuale tendenza negativa non viene invertita, la Commissione a raccomandare la sospensione formale dei negoziati di adesione con la Turchia, affinché entrambe le parti valutino l'adeguatezza del quadro attuale e la sua capacità di funzionare, o, se sia necessario, di esplorare possibili nuovi modelli per le relazioni future;
  • rileva che è giunto il momento di riflettere sullo stato delle relazioni dell'UE con la Turchia e di elaborare una strategia globale, unificata e coerente a medio e lungo termine, tra tutte le istituzioni dell'UE e gli Stati membri;
  • invita la Turchia a impegnarsi in un dialogo costruttivo e in buona fede - anche su questioni di politica estera in cui la Turchia e l'UE si sono trovate in condizioni opposte - al fine di ritrovare un terreno comune e un'intesa comune con l'UE, riavviando il dialogo e la cooperazione in materia relazioni di buon vicinato e rilancio del processo di riforma in Turchia, con particolare riferimento all'area dei diritti fondamentali;
  • ribadisce che, in caso di rinnovate azioni unilaterali o violazione del diritto internazionale da parte della Turchia, l'UE dovrebbe utilizzare tutti gli strumenti e le opzioni a sua disposizione, comprese le sanzioni mirate come ultima risorsa, che non dovrebbero però avere un effetto negativo impatto sul popolo turco, sulla società civile o sui rifugiati in Turchia;
  • sottolinea che l'UE dovrebbe continuare a impegnarsi a sostenere la società civile turca con l'obiettivo di proteggere e promuovere i valori e i principi democratici, i diritti umani e lo Stato di diritto ed a tale fine esorta la Commissione a continuare a sostenere finanziariamente le organizzazioni della società civile turca;
  • deplora che il regresso della democrazia, dello Stato di diritto e dei diritti fondamentali in Turchia non sia stato sufficientemente affrontato nelle conclusioni del Consiglio europeo del marzo 2021; sottolinea che lo Stato di diritto e la dimensione dei diritti umani dovrebbero essere al centro della valutazione della politica dell'UE nei confronti della Turchia; invita pertanto la Commissione e il Consiglio a introdurre la dimensione dei diritti umani e dello Stato di diritto come uno dei criteri chiave nell'elaborazione dei prossimi passi possibili nelle relazioni UE-Turchia;
  • invita la Turchia a continuare a impegnarsi a favore della risoluzione pacifica del conflitto in Libia sotto l'egida delle Nazioni Unite e ad aderire pienamente all'embargo sulle armi imposto dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, cooperando appieno con l'operazione EUNAVFOR MED IRINI. Si condanna, inoltre la firma dei memorandum d'intesa tra la Turchia e la Libia su una cooperazione militare e di sicurezza globale e sulla delimitazione delle zone marittime che violano chiaramente il diritto internazionale e le pertinenti risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite;
  • auspica la rapida ripresa degli incontri tra la Grande Assemblea nazionale della Turchia e il Parlamento europeo nell'ambito della commissione parlamentare mista UE-Turchia, la cui ultima riunione si è svolta il 19 e 20 dicembre 2018;
  • chiede una riunione dei leader dell'UE e la Turchia al fine di riesaminare l'attuale quadro delle relazioni o esplorare nuovi modelli più efficaci per le relazioni UE-Turchia
  • invita la Commissione europea ad avviare una politica di comunicazione nei confronti della società turca volta a sensibilizzare l'opinione pubblica sull'UE, fornire informazioni obiettive sulle sue politiche e ripristinare la percezione dell'UE da parte dei cittadini turchi.

Esame presso altri Parlamenti nazionali

Sulla base dei dati forniti dal sito IPEX, l'esame della comunicazione congiunta risulta concluso presso la Camera dei deputi ceca e in corso presso il Parlamento svedese, il Senato dei Paesi Bassi, il Senato Romeno e il Consiglio nazionale slovacco.

Le Relazioni bilaterali tra Italia e Turchia (a cura del Servizio Studi)


Rapporti politici: recenti sviluppi

L'Italia gode di un importante capitale di credibilità ad Ankara, anche in virtù del suo tradizionale sostegno alle aspirazioni europee della Turchia, sebbene attualmente il processo di adesione resti bloccato da temi di importanza cruciale, tra cui il mancato rispetto dello Stato di diritto e dei diritti fondamentali e la questione cipriota.
Per l'Italia, comunque, mantenere un dialogo aperto e adeguati rapporti bilaterali con la Turchia rientra tra gli interessi primari, anche al fine di preservare un partenariato pluridecennale che ha importanti ricadute economiche per l'Italia.
A seguito dell'incidente diplomatico del " sofagate" del 6 aprile scorso, originato dalla visita dei presidenti di Consiglio e Commissione dell'UE ad Ankara, il presidente del Consiglio, Mario Draghi, l'8 aprile successivo ha dichiarato nel corso di una conferenza-stampa " Non condivido assolutamente Erdogan, credo che non sia stato un comportamento appropriato. Mi è dispiaciuto moltissimo per l'umiliazione che la Presidente della Commissione Ursula von der Leyen ha dovuto subire", per poi aggiungere " con questi dittatori, chiamiamoli per quello che sono", ha sottolineato Draghi, " di cui però si ha bisogno, uno deve essere franco nell'esprimere la propria diversità di vedute e di visioni della società; e deve essere anche pronto a cooperare per assicurare gli interessi del proprio Paese. Bisogna trovare il giusto equilibrio".
La prima reazione alle dichiarazioni del Premier è stata del vicepresidente turco, Fuat Oktay, che su twitter ha definito "sfrontate e scandalose" le affermazioni dirette «al nostro Presidente che per tutta la sua vita ha fatto gli interessi del suo Paese e della sua nazione e ha vinto ogni elezione con grande fiducia da parte del popolo".
A stretto giro è arrivata anche la reazione del Ministro degli Esteri, Mevlut Cavusoglu, che ha convocato l'ambasciatore italiano ad Ankara Massimo Gaiani e definito " populista e inaccettabile" quanto detto del " premier italiano nominato" (e non eletto, a differenza di Erdogan).
Le parole del Presidente del Consiglio hanno messo in allerta anche Bruxelles. Interrogato sulla posizione europea in merito alle affermazioni del presidente del Consiglio italiano, il portavoce della Commissione UE ha cercato di smorzare i toni ricordando che la Turchia è " un Paese che ha un parlamento eletto e un presidente eletto", aggiungendo che "non spetta all'Ue qualificare un sistema o una persona" e che le preoccupazioni europee " riguardano la libertà di espressione, i diritti fondamentali, la situazione del sistema giudiziario".
Come ha ricordato Valeria Talbot, co-head del MENA Centre dell'ISPI, l'incontro del 6 aprile ad Ankara serviva proprio per ridare slancio al dialogo tra Ue e Turchia e per alla cooperazione in vari settori dopo lo stop dell'ultimo anno a causa delle tensioni nel Mediterraneo orientale.
Un dialogo su cui l'Italia stessa ha investito, spendendosi a favore della linea diplomatica e contribuendo ad arginare i Paesi che chiedevano l'adozione di una posizione intransigente. " È nell'interesse sia dell'UE che della Turchia – ha aggiunto - portare avanti il dialogo e la cooperazione, quindi c'è da aspettarsi che si continui su questa linea. Le affermazioni di Draghi sono tese a dire che abbiamo un rapporto franco con Ankara, che dobbiamo cooperare perché ci sono interessi in gioco». Nonostante la situazione interna del Paese anatolico".
La studiosa ha ricordato come le relazioni economiche tra i due Paesi siano solide e la debolezza economica e della lira turca sono entrambi fattori alla base di tante valutazioni da parte della Turchia. Lo spettro di una crisi valutaria sulla scia di quella del 2018 non è stato eliminato, quindi questa posizione di debolezza spinge la Turchia a guardare verso l'Ue, che resta primo partner commerciale.
L'Italia poi è uno dei principali partner quindi non è nell'interesse di Ankara alienarsi le relazioni con il nostro Paese o con l'Europa in una fase di rilancio del dialogo con Bruxelles». 
A ridimensionare l'impatto della dichiarazione sulle relazioni con la Turchia è anche Silvia Colombo – responsabile di ricerca del programma Mediterraneo e Medio Oriente presso lo IAI – che pone invece l'accento sui problemi interni dell'Unione.
Facendo riferimento al sofa-gate, Colombo evidenzia l'incapacità dell'UE di veicolare un messaggio chiaro su sé stessa e su che tipo di attore vuole essere a livello geopolitico. " Prima di tutto non si capisce quali siano questi messaggi e chi sia la figura cui spetta il compito di veicolarli, come si è visto ad Ankara. Questa confusione sui ruoli ha lasciato spazio a personaggi come Erdogan che si sono approfittati della mancanza non solo di presenza, ma anche di chiarezza da parte europea".
Il dialogo politico bilaterale con Ankara è stato comunque caratterizzato da una certa regolarità ed è attiva la prassi dei vertici intergovernativi.  In particolare, si ricorda che, a livello di Capi di Stato, il Presidente Erdoğan è stato in visita a Roma il 5 febbraio 2018, dove ha incontrato il Presidente della Repubblica Mattarella e l'allora Presidente del Consiglio Gentiloni.
Il 13 gennaio 2020, l'allora presidente del Consiglio Conte ha incontrato il presidente turco Erdoğan ad Ankara e a margine della LXXIV Sessione plenaria dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite a New York, il 24 settembre 2019, nonché il vicepresidente Fuat Oktay a margine della Conferenza di Palermo sulla Libia (12 novembre 2018).
Il Ministro degli esteri Di Maio ha incontrato l'omologo turco Çavuşoğlu a Istanbul (7 gennaio 2020) e a Roma, sia a margine della V edizione dei Med Dialogues (5 dicembre 2019) che in occasione della visita di Çavuşoğlu in Italia (2 ottobre 2020). Il Ministro della Difesa Guerini ha incontrato l'omologo Akar ad Ankara (7 luglio 2020) e a Roma (9 ottobre 2020).

Relazioni economiche, finanziarie e commerciali

I rapporti economico-commerciali con la Turchia sono eccellenti e l'Italia si colloca sempre ai primi posti tra i principali partner del Paese. La collaborazione economica con la Turchia si sviluppa lungo tre direttrici principali: la tradizionale e consolidata presenza di grandi gruppi dell'industria manifatturiera con impianti produttivi nei principali cluster industriali turchi; l'importante ruolo delle banche italiane, la partecipazione allo sviluppo infrastrutturale del Paese.
Secondo i dati dell'Osservatorio economico del MAECI, nel 2020 l'interscambio bilaterale si è attestato a circa 15,1 miliardi di euro, con una contrazione del 14,7% rispetto all'anno precedente. Una simile riduzione è stata registrata da tutti i principali Paesi europei.
Nonostante le difficoltà per le attività produttive ed il commercio internazionale dovute alla pandemia nel corso del 2020, l'Italia ha confermato la propria posizione di secondo partner europeo della Turchia e si è registrato un saldo positivo per l'Italia di di circa 271 milioni di euro, poiché il calo delle nostre importazioni dalla Turchia (-21,2%, pari 7,4 miliardi di euro) è stato più consistente di quello delle nostre esportazioni (-7,4%, pari a 7,7 miliardi).
Nel 2020, l'Italia si è posizionata 6° fornitore e 5° cliente della Turchia a livello globale. Secondo i dati SACE, la Turchia rappresenta il 1° mercato di destinazione dell'export italiano in area MENA e il 12° a livello globale. La nostra quota di mercato è pari al 4,2%, inferiore a quella della Germania (9,3%), ma superiore a quella di Francia (3,2%) e Spagna (2,3%).
L'Italia esporta in Turchia prevalentemente macchinari, componentistica per veicoli, prodotti in metallo, prodotti chimici e abbigliamento. Le nostre principali importazioni dalla Turchia riguardano autoveicoli, prodotti in metallo, abbigliamento, macchinari e apparecchi elettrici.  Anche in materia di appalti pubblici, le imprese italiane hanno ottenuto negli ultimi anni ottimi risultati aggiudicandosi appalti per la realizzazione di alcune tra le più importanti opere pubbliche turche.

Investimenti diretti italiani in Turchia

Secondo l'Osservatorio economico del MAECI, nel 2019 lo stock di investimenti italiani in Turchia si è attestato a circa 6,1 miliardi di euro. Secondo stime delle autorità turche, le imprese italiane registrate dall'Osservatorio sono 435.
L'imprenditoria italiana nel Paese copre numerosi settori, sviluppandosi lungo alcune direttrici principali: la tradizionale e consolidata presenza di grandi gruppi dell' industria manifatturiera nazionale con impianti produttivi nei principali cluster industriali turchi (FCA/CNH e Ferrero su tutti); l'attività dei Gruppi italiani nei progetti di produzione e connessione energetica (Eni, Enel, Edison, Nuovo Pignone).
Si segnala inoltre l'importante ruolo delle banche italiane, con particolare riferimento alla partecipazione del 12% di Unicredit nella Banca turca YapiKredi, la partecipazione allo sviluppo infrastrutturale del Paese e, infine, la cooperazione nel settore della difesa, in cui spiccano il progetto ‘Atak' (assemblaggio in Turchia di elicotteri Agusta da combattimento) e il progetto di sviluppo di un sistema di difesa antimissile (consorzio italo- francese Eurosam).

Investimenti turchi in Italia

Le imprese turche, storicamente assenti nel panorama degli investitori stranieri in Italia, sono diventate negli anni più recenti particolarmente attive, a dimostrazione dell'importanza delle relazioni economiche esistenti fra i due Paesi, arrivando ad investire nel 2017 27 milioni di dollari in Italia e 32 milioni nel 2018 e 48 milioni di dollari nel 2019. Al 2017 lo stock di IDE turchi in Italia era pari a 119 milioni di dollari, 96 milioni nel 2018 e 75 milioni di dollari nel 2019 (fonte: Banca Centrale Turca).
Alcuni investimenti di imprese turche in Italia hanno presentato delle criticità. È questo il caso di Pernigotti, acquistata dal gruppo turco Toksöz che ha confermato a fine 2019 il proprio impegno a rilanciare il sito di Novi Ligure, chiuso nel febbraio dello stesso anno, salvaguardando i lavoratori.

Cooperazione energetica

In ambito energetico, al di là della consonanza sul progetto Trans Adriatic Pipeline (TAP) e Trans Anatolian Pipeline (TANAP), le scoperte di ENI di nuovi giacimenti in Egitto e a Cipro e il progetto di gasdotto EASTMED per il trasporto in Europa hanno causato attriti. La Turchia ha bloccato, nel febbraio 2018, la nave SAIPEM 12000, che si apprestava ad alcune esplorazioni nella Zona Economica Esclusiva cipriota. Senza una soluzione per Cipro, le divergenze in tema di energia nel quadrante orientale del Mediterraneo sono destinate a permanere nel breve/medio periodo.

Relazioni culturali

La cooperazione culturale tra Italia e Turchia è regolata dall' Accordo culturale del 1951. A seguito della scadenza definitiva del Programma esecutivo di cooperazione culturale per gli anni 2006-2009, è stato avviato un negoziato per il rinnovo, tuttora in corso. È altresì in vigore un Accordo di coproduzione cinematografica, sottoscritto il 21 luglio 2011.
La promozione della lingua e della cultura italiana in Turchia, a livello universitario è diffusa e radicata. Sono attivi corsi in 25 atenei e presso le Università di Ankara e Istanbul sono attivi due Dipartimenti di italianistica.
Particolarmente rilevante la cooperazione archeologica, in un Paese di grande rilievo per quantità e qualità delle ricerche condotte dagli archeologi italiani in Cappadocia, Turchia orientale, a Pamukkale ed in Cilicia.
Per quanto concerne la cooperazione universitaria, secondo la Piattaforma CINECA-MIUR, sarebbero al momento 202 gli accordi di cooperazione universitaria tra atenei italiani ed enti omologhi turchi.