Una nuova agenda UE-USA per il cambiamento globale 8 marzo 2021 |
Finalità/Motivazione
La
Commissione europea e l'Alto Rappresentante per la politica estera e di sicurezza, Josep Borrell, hanno presentato il 2 dicembre 2020 una comunicazione congiunta intitolata "
Una nuova agenda UE-USA per il cambiamento globale
"
, al fine di avviare una discussione al livello di UE sul rilancio delle relazioni tra Unione europea e USA, anche in considerazione dell'elezione del nuovo Presidente Joe Biden e dei profondi cambiamenti in atto nel sistema delle relazioni internazionali.
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Contenuto
La comunicazione è stata presentata in vista del Consiglio europeo del 10 e 11 dicembre 2020, che ha poi adottato delle conclusioni sulle prospettive del rilancio della cooperazione transatlantica (
v. infra).
Si ricorda che l'Unione europea e gli USA hanno stabilito
relazioni diplomatiche già nel 1953, ma è soltanto nel novembre 1990 che tali relazioni sono state formalizzate con la Dichiarazione transatlantica che ha inaugurato regolari vertici bilaterali. Nel dicembre del
1995, le parti hanno firmato la
Nuova agenda transatlantica che ha promosso la collaborazione in quattro ambiti prioritari: promuovere pace, sviluppo, stabilità e democrazia nel mondo; rispondere alle sfide globali; contribuire all'espansione del commercio mondiale e allo sviluppo di relazioni economiche più strette; promuovere la cooperazione tra le due sponde dell'Atlantico, in particolare nei settori della ricerca scientifica e tecnologica e dell'istruzione.
La comunicazione indica che il rilancio delle relazioni tra UE e USA si potrebbe tradurre nella definizione di una
nuova agenda transatlantica per la cooperazione globale. La comunicazione invita a non indugiare nel falso dibattito che contrappone come alternative la
costruzione di una Europa più forte all'opzione di una
forte partnership transatlantica, quando sono, invece,
due prospettive che si rinforzano mutualmente.
Si segnala, al proposito, che in risposta allo sviluppo interno dell'UE e ai profondi cambiamenti del sistema delle relazioni internazionali è in corso un
dibattito sul concetto di
autonomia strategica dell'UE, nozione inizialmente riferita al settore della difesa, ma che poi è stata estesa a tutta una serie di altri ambiti e politiche coinvolte nella collocazione geopolitica dell'Europa. Il Consiglio europeo del 25-26 febbraio scorso ha adottato una dichiarazione nella quale, per quanto riguarda la difesa e la sicurezza, "si mantiene l'impegno ad attuare l'agenda strategica 2019-2024 perseguendo una linea d'azione più strategica e rafforzando la capacità dell'UE di agire in modo autonomo".
Si ricorda che la
Strategia globale per la politica estera e di sicurezza dell'UE, presentata nel giugno 2016 dall'allora Alta Rappresentante, Federica Mogherini, e che costituisce il documento di inquadramento strategico delle priorità dell'UE nella sua azione nel contesto globale – persegue la finalità di
acquisire più autonomia in termini strategici, anche al fine di rafforzare la capacità di cooperare con altri attori a livello globale, declinandola
nell'obiettivo per l'Unione di agire insieme ai suoi Partner ogni qualvolta sia possibile, ma anche da sola se necessario.
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Priorità della futura agenda transatlantica
Nella comunicazione si propone di strutturare la futura nuova agenda transatlantica, che dovrebbe essere definita in occasione di un vertice UE – USA nel primo semestre del 2021, attorno alle seguenti priorità:
lotta alla pandemia di COVID 19 e azioni di prevenzione in ambito sanitario
protezione del pianeta
tecnologia, commercio e standard
sicurezza, prosperità e democrazia
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Seguiti della comunicazione congiunta
Consiglio dell'UE
Il Consiglio affari esteri dell'UE del 7 dicembre 2020 ha approvato delle
conclusioni
sulle
relazioni tra UE e Stati uniti che in particolare:
Consiglio europeo
Il Consiglio europeo del 10 ed 11 dicembre 2020 ha adottato delle
conclusioni
nelle quali, per quanto riguarda le relazioni con gli USA, ha evidenziato l'importanza di un solido partenariato strategico transatlantico basato su interessi comuni e valori condivisi, alla luce della necessità di affrontare le sfide mondiali, ed ha indicato che l'UE attende con interesse di collaborare con gli Stati Uniti e di discutere delle priorità condivise con il nuovo Presidente degli Stati Uniti, in particolare per:
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Intervento del Segretario di Stato Antony Blinken al Consiglio affari esteri dell'UE del 22 febbraio 2021
Il primo confronto ad alto livello della nuova amministrazione Usa con l'Unione si è svolto in occasione del Consiglio Affari esteri del 22 febbraio 2021, cui è intervenuto – in video conferenza - il nuovo Segretario di Stato Antony Blinken, che ha sottolineato l'impegno della nuova amministrazione a "riparare, rivitalizzare e alzare il livello di ambizioni delle relazioni con l'UE". Lo scambio di opinioni ha riguardato le principali questioni dell'agenda internazionale. In particolare Blinken avrebbe
ricordato la solidità delle relazioni transatlantiche, sottolineando come l'Europa rappresenti per gli USA un "partner di prima, non di ultima istanza" per tutelare il sistema globale. Riferendosi alla agenda di lavoro proposta dall'UE nella comunicazione congiunta ha indicato che la cooperazione UE-USA dovrà riprendere attivamente in tutti i fori multilaterali, anche per la lotta al Covid, in merito alla quale Blinken ha confermato il primo stanziamento di 2 miliardi di dollari per il COVAX, al quale se ne potrà aggiungere in seguito un secondo di pari entità.
Blinken ha poi indicato una serie di dossier geografici nei quali gli USA intendono avviare una stretta collaborazione con l'UE e in particolare per lo sviluppo politico, sociale ed economico nei Balcani Occidentali (in particolare in Albania, Kosovo, Nord Macedonia), nei paesi del partenariato orientale, quali Moldova, Ucraina (con azioni volte al ripristino dell'integrità territoriale), Bielorussia (con azioni di sostegno alla popolazione) e Georgia (per i rischi di escalation).
Per quanto riguarda la Russia, Blinken avrebbe apprezzato la decisione dell'UE di imporre sanzioni, confermando la volontà di un coordinamento in materia che sia più stretto in futuro, mentre sulla Turchia avrebbe espresso soddisfazione per il dialogo greco-turco.
Per quanto riguarda i rapporti con la Cina, Blinken avrebbe evidenziato l'importanza di non cercare di semplificare una relazione complessa, continuando a distinguere tra quegli ambiti in cui si può cooperare, da quelli dove sia gli USA che l'UE si pongono come concorrenti o come avversari. Blinken avrebbe, al proposito, annunciato l'intenzione di riprendere già nelle prossime settimane il Dialogo UE-USA sulla Cina.
Infine, per quanto riguarda l'Iran, Blinken ha indicato che gli USA saranno pronti a riprendere il dialogo per discutere gli impegni previsti dall'accordo sul nucleare iraniano (JCPOA).
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L'Europa nello scenario globale |
Il contesto globale
La definizione di una nuova Agenda transatlantica si inserisce in uno scenario globale, che è caratterizzato dai seguenti aspetti:
Tabella 1 (
Proiezioni crescita popolazioni primi 10 Stati – fonte Nazioni Unite, dipartimento per affari economici e sociali)
Tabella 2
(Proiezione della percentuale della popolazione europea su quella mondiale)
Tabella 3 (età media della popolazione per aree geografiche)
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Il contributo dell'UE al rafforzamento del multilateratismo
La Commissione europea e l'Alto Rappresentante hanno presentato il
17 febbraio 2021 una
comunicazione congiunta sul rafforzamento del contributo dell'UE per il multilateralismo basato su regole.
La comunicazione indica la necessità di concentrarsi su
"coerenza, unità e solidarietà" interne dell'UE come condizione per un'azione esterna più efficace, riconoscendo l'urgenza di rafforzare il coordinamento tra le istituzioni europee e gli Stati membri.
A tal fine, la Commissione e l'Alto Rappresentante useranno il loro potere di iniziativa in modo più mirato al fine di
migliorare la formulazione delle posizioni dell'UE da adottare nelle sedi internazionali. Inoltre, al fine di adottare decisioni in modo più rapido ed efficace, il
Consiglio dell'UE deve anche utilizzare le disposizioni dell'articolo 31 del Trattato sull'UE che consentono
l'astensione costruttiva e l'adozione di decisioni
a maggioranza qualificata nella politica estera e di sicurezza comune.
Come regola generale, tutte le decisioni prese relativamente alla politica estera e di sicurezza comune dell'Unione europea sono adottate all'unanimità. Tuttavia, ai sensi dell'articolo 31 del Trattato sull'Unione europea, uno Stato membro può scegliere di astenersi dal voto senza bloccare una decisione del Consiglio dell'UE. Il paese che si astiene può motivare la propria astensione con una dichiarazione formale. In tal caso, non è tenuto ad applicare tale decisione, ma accetta che essa impegni l'Unione.
La comunicazione propone
una sorta di "multilateralismo modulare", basato su una cooperazione più stretta con partner che condividono lo stesso orientamento dell'UE - in particolare cogliendo le opportunità offerte dalla nuova amministrazione americana - nella difesa dei principi e delle norme universali e integrato da partenariati settoriali con altri attori su questioni di interesse comune come il cambiamento climatico, l'istruzione e la tecnologia.
Al fine di rafforzare il sistema multilaterale globale l'UE intende, in particolare:
- fiscalità;
- sfera digitale e intelligenza artificiale;
- cooperazione e tutela dei consumatori;
- ambiente, oceani, risorse naturali;
- sicurezza delle materie prime;
- tecnologie verdi e energia rinnovabile.
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Le direttrici di politica estera della nuova amministrazione USA (a cura del Servizio Studi)
Nelle analisi di numerosi osservatori internazionali la politica estera della nuova Amministrazione americana non sembra configurarsi come un mero "ritorno al passato", al periodo precedente la presidenza di Donald Trump, ma appare inevitabilmente condizionata dalle scelte adottate in quel quadriennio. Sulla scorta della profonda esperienza di Biden, già vicepresidente negli otto anni di Obama, e del suo noto pragmatismo, gli indirizzi di politica estera degli USA dovrebbero maturare con un
certo gradualismo, anche se alcuni grandi linee sono già state annunciate con chiarezza.
Il riposizionamento internazionale degli Stati Uniti avviene infatti
in un sistema globale oggetto di profondi cambiamenti anche prescindendo dall'esperienza di Trump, ed è assai difficile prevedere se Washington potrà riassumere la capacità di plasmare l'ordine internazionale, o non dovrà piuttosto realisticamente tenere conto del nuovo assetto del mondo, nel quale gli USA avranno comunque un'influenza determinante.
La questione più strategica che si pone di fronte a Joe Biden è sicuramente quella del rapporto con la Cina: risulterebbe infatti sorprendente che Pechino, la cui assertività internazionale è molto cresciuta sotto la presidenza di Xi Jinping - di fatto divenuto presidente a vita - arrestasse la crescita del proprio peso economico e tecnologico. Pertanto, anche in presenza di toni certamente più sfumati nei rapporti con Pechino, l'amministrazione di Joe Biden non potrà fare a meno di tener conto dell'aspetto strategico della sfida rappresentata dall'affermazione cinese sulla scena mondiale.
Sul piano del commercio internazionale come su quello della sicurezza, un aspetto fondamentale della politica estera USA sarà pertanto quello della
confrontation con Pechino. Non mancano tuttavia settori nei quali
i rapporti tra le due grandi potenze potrebbero essere migliorati, come il rinnovato impegno americano sul piano della lotta ai cambiamenti climatici, con la nuova adesione americana agli Accordi di Parigi, nell'attuazione dei quali la Cina si è ritagliata già da tempo un importante ruolo.
I difficili rapporti con la Cina si inseriscono poi nella più generale
politica americana verso l'Asia già inaugurata nel periodo di Barack Obama: al proposito, l'avvento di Donald Trump alla Casa bianca ha determinato il rovesciamento dell'approccio multilaterale obamiano, favorendo di fatto l'inserimento cinese proprio negli equilibri internazionali progettati per il contenimento di Pechino.
Pertanto sembra del tutto probabile che Joe Biden punterà fortemente a ritessere la tela multilaterale sia con i partner tradizionali, sia con altri nuovi interlocutori del Sud-Est asiatico, tutti certamente preoccupati dalla crescita imponente della Cina sul piano economico e militare.
Non va poi dimenticato
il nodo dell'Afghanistan, rispetto al quale gli annunci di un agevole disimpegno hanno dovuto fare i conti con la realtà di una sempre più pervasiva presenza di quei talebani il cui arrivo a Kabul alla fine del XIX Secolo aveva favorito l'instaurazione nel paese della rete terroristica di Osama Bin Laden. La preoccupazione principale di Biden sarà certamente quella di non vanificare quanto costruito in venti anni, anticipando oltre il dovuto il ritiro delle truppe statunitensi.
Sulla scena del Medio Oriente appare particolarmente forte l'eredità del quadriennio trumpiano: se infatti Joe Biden ha già annunciato di voler in qualche modo riprendere il discorso multilaterale nei confronti dell'Iran, nel tentativo di frenarne le ambizioni nucleari, è altrettanto chiaro che i successi conseguiti da Trump nel riavvicinamento tra Israele e i principali Stati arabi del Golfo proprio in funzione anti-iraniana, nonché l'obiettivo di ridurre la presenza militare statunitense nel Medio Oriente e nel Nord Africa, potrebbero assai difficilmente vedere un ritorno alla situazione precedente - si pensi soltanto alla difficoltà di invertire la marcia sulla strada dei cosiddetti "
Accordi di Abramo" che hanno portato di fatto ad un clamoroso riconoscimento della legittimità dello Stato di Israele da parte di grandi potenze arabe.
Per quanto concerne i
rapporti con l'Egitto, la presenza dell'Amministrazione democratica a Washington potrebbe comportare rischi per il regime di al-Sisi, in quanto tradizionalmente i democratici sono portati a includere nelle variabili delle scelte internazionali anche la questione del rispetto dei diritti umani, che in Egitto certamente è un problema attuale e grave. Da parte di Washington potrebbe operarsi il tentativo di un riequilibrio della vita politica egiziana che tenti di reinserire le opposizioni laiche e religiose nel gioco politico, senza di che i rapporti con al-Sisi potrebbero subire ulteriori deterioramenti (qui la preoccupazione egiziana risiede soprattutto nella possibile riduzione degli imponenti fondi accordati alle forze armate del Cairo).
Le strategie americane nel Medio Oriente e nel Nord Africa portano in primo piano anche
un'altra cruciale questione di grande profondità strategica, quella dei
rapporti con la Federazione russa. Nell'importante
discorso tenuto dal presidente Biden alla Conferenza sulla sicurezza di Monaco del 19 febbraio 2021, la nuova centralità dell'Alleanza atlantica è stata riassunta nell'affermazione che l'"
Alleanza transatlantica è tornata", in netta opposizione al periodo trumpiano che aveva determinato un forte indebolimento del ruolo statunitense, di fronte alle molteplici iniziative russe intese a dividere il mondo occidentale, e soprattutto gli europei dagli americani, realizzate mediante il ricorso a tecniche di propaganda, disinformazione e guerra ibrida.
Il compito immediato è quello di un
rilancio della coesione euro-americana e della reciproca fiducia nelle garanzie di sicurezza, che principalmente gli Stati Uniti sono chiamati a fornire: certamente per Washington sarà importante anche coordinare il rilancio dell'Alleanza atlantica con le recenti
iniziative di autonomia strategica europea inaugurate soprattutto per volere della Francia.
Sarà poi fondamentale reinquadrare
la Turchia in modo coerente nella NATO, dopo che Ankara, sia firmando importanti contratti di forniture militari con la Russia, sia acuendo i contrasti con la Francia e con la Grecia nel Mediterraneo - per non parlare dell'interventismo nello scenario libico -, ha fatto sorgere forti dubbi sull'effettiva affidabilità turca quale partner della NATO.
Non va poi dimenticato che
il rilancio dei negoziati sui missili nucleari a medio e a lungo raggio, con i relativi Trattati ormai scaduti, rappresenterebbe una tappa positiva nei rapporti tra Mosca e Washington, evitando un'ulteriore corsa agli armamenti nucleari che potrebbe essere impossibile proprio anzitutto per la Russia.
Per quanto infine concerne
il ruolo degli Stati Uniti in Africa, sottolineato come proprio in questo continente si sia maggiormente registrato un disimpegno degli USA negli ultimi anni, sarebbe difficile immaginare un proseguimento di tale
trend che trascuri di
ostacolare il crescente ruolo della Russia e della Cina nel Continente africano. Una carta a disposizione specialmente di una Amministrazione USA democratica potrà essere quella della parziale contestazione dei regimi africani per quanto concerne i disagi economici e sociali della popolazione, nonché il rispetto dei diritti umani - laddove i populismi autoritari incarnati con diversa caratura da Cina e Russia normalmente trascurano del tutto queste dimensioni, considerandole come meri affari interni dei paesi africani. Ancor più importante, tuttavia, dovrà essere
l'azione degli Stati Uniti nel contrasto al terrorismo di matrice jihadista in Africa, a fronte di una diffusione ormai capillare del radicalismo islamico nel Continente, e specialmente nel Sahel.
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Le priorità della Presidenza italiana del G20 (a cura del Servizio Studi)
Dal 1° dicembre 2020 l'Italia detiene la presidenza di turno del G20, principale forum globale per la cooperazione economica e finanziaria, in una fase in cui è fondamentale lo sforzo collettivo per ripartire dopo l'impatto senza precedenti della pandemia da Covid-19.
La crisi pandemica ha infatti evidenziato la complessità delle comuni sfide globali, causando danni profondi, compromettendo i sistemi sanitari e alimentando le disuguaglianze e aggiungendosi ad altre grandi sfide dei nostri tempi, dai cambiamenti
La Comunità internazionale si trova di fronte alla necessità di sviluppare una cooperazione più efficace per la prevenzione e il contrasto di questa e di future pandemie, di sviluppare terapie e vaccini su scala mondiale; e al tempo stesso di predisporre misure concertate per contenere gli effetti di una gravissima recessione economica, avviando contestualmente la fase del rilancio e della ricostruzione su basi e obiettivi condivisi.
Il Covid ha avuto conseguenze anche sul contesto delle relazioni internazionali, accentuando la crisi già in atto della globalizzazione e un ripiegamento sulla dimensione nazionale, introducendo ulteriori fenomeni di indebolimento del multilateralismo e di delegittimazione delle istituzioni internazionali; ed aggravando infine la competizione globale fra Stati Uniti e Cina.
Il programma della Presidenza italiana si articola intorno al trinomio
People,
Planet e
Prosperity (Persone, Pianeta e Prosperità). Pilastri interconnessi che orienteranno l'azione di un G20 che ha assunto negli anni un ruolo sempre più rilevante nell'affrontare le sfide globali, grazie anche alla sua ampia rappresentatività. Gli Stati membri del forum costituiscono il 60% della popolazione mondiale, più dell'80% del PIL globale e circa il 75% degli scambi internazionali.
La Presidenza italiana culminerà nel Vertice dei Capi di Stato e di Governo che si terrà il
30 e 31 ottobre 2021 e sarà presieduto dal Presidente del Consiglio. Saranno presenti i membri del G20, alcuni Paesi invitati e i rappresentanti di alcune delle principali organizzazioni internazionali e regionali.
Si ricorda che il G20 è attualmente composto da
19 Stati (Argentina, Arabia Saudita, Australia, Brasile, Canada, Cina, Corea del Sud, Francia, Germania, Giappone, India, Indonesia, Italia, Messico, Regno Unito, Russia, Stati Uniti, Sud Africa, Turchia) e dall'
Unione Europea. A questi si aggiunge la Spagna, che è un invitato permanente del G20. Partecipano anche organizzazioni internazionali quali il Fondo monetario internazionale, la Banca Mondiale, l'Ocse, il
Financial Stability Board e le Nazioni Unite. Con la crisi finanziaria globale, dal 2008 il G20 è divenuta la sede principale della cooperazione internazionale in ambito economico e ha iniziato a riunirsi anche a livello dei capi di stato e di governo.
La Presidenza, a rotazione annuale, propone le priorità e coordina le attività fra i membri del gruppo con l'assistenza della presidenza precedente e di quella successiva.
La
Commissione Affari esteri della Camera sta promuovendo
un ciclo di audizioni sulle priorità della Presidenza italiana del G20: in questa sede sono stati finora ascoltati l'amb. Pietro Benassi, all'epoca
sherpa G7/G20 per il Governo per la presidenza italiana di turno del G20 e gli ambasciatori in Italia di alcuni Stati appartenenti al G20 (Arabia Saudita, Argentina, Brasile, India, Indonesia e Turchia).
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La cooperazione e le prospettive di riforma in ambito NATO |
La cooperazione tra l'UE e la NATO
Il Segretario generale della NATO ha ribadito in più occasioni la necessità del rafforzamento della difesa europea, della
complementarietà degli sforzi della
NATO e dell'
UE, nonché l'opportunità di
bilanciare con un crescente impegno degli Alleati continentali il
nuovo orientamento militare
americano verso i
quadranti asiatico e pacifico.
Fanno parte della NATO 21 Stati membri dell'UE, tutti tranne Austria, Cipro, Irlanda, Finlandia, Malta e Svezia.
A margine del
Vertice NATO dell'8 e 9 luglio 2016 in Polonia, l'UE e la NATO hanno sottoscritto una
dichiarazione congiunta sull'intensificazione della cooperazione pratica attraverso
iniziative di cooperazione nei seguenti settori:
Il
10 luglio 2018, l'UE e la NATO hanno firmato una
nuova dichiarazione congiunta, che integra quella del 2016 (portando a 74 il totale delle iniziative di cooperazione in corso), e nella quale si indica che l'UE e la NATO concentreranno la propria cooperazione in settori quali:
mobilità militare; cibersicurezza; minacce ibride; lotta al terrorismo; donne e sicurezza.
Il
16 giugno del 2020 è stato pubblicato il
5° Rapporto sui progressi nell'implementazione delle iniziative comuni, che sottolinea alcuni aspetti significativi della cooperazione svolta:
Il
15 dicembre del 2020, in una dichiarazione congiunta, la Presidente della Commissione europea e il Segretario generale Stoltenberg hanno espresso l'intenzione di estendere la cooperazione tra le due organizzazioni anche al tema del
cambiamento climatico.
Per il futuro delle relazioni Nato-UE dovrà anche tenersi conto della posizione che, sul punto, intenderà assumere la nuova amministrazione Usa.
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Il rapporto NATO 2030 (a cura del Servizio Rapporti internazionali)
Il
1° dicembre 2020, in occasione della
riunione tra i ministri degli Affari Esteri della NATO, è stato presentato il
Rapporto "NATO2030: Uniti per una nuova era", presentato dai due co-presidenti del
Gruppo di Riflessione voluto dal Segretario generale della NATO, Thomas de Maizière e Wess Mitchell.
Il rapporto fornisce una serie di raccomandazioni volte ad assicurare un adattamento dell'Alleanza alle sfide future delineando le strategie per raggiungere l'obiettivo. Il Segretario generale ha dichiarato in conferenza stampa che
138 raccomandazioni del rapporto si tradurranno in un Piano d'azione che intende
presentare al prossimo Vertice NATO del 2021. Il Segretario generale ha assicurato che continuerà a consultarsi con la società civile, i parlamentari, i giovani leader, il settore privato e, naturalmente, con gli alleati, sottolineando che l'obiettivo è mantenere la Nato una forte alleanza militare, renderla più unita politicamente e con un approccio più globale.
Il documento rileva che il contesto di sicurezza in cui opera la NATO è cambiato dal 2010 e pertanto è necessario
aggiornare il Nuovo concetto di sicurezza. Rispetto al passato l'assertività della Russia è più netta, la Cina pone nuove sfide e il fianco Sud è minato da conflitti. Il rapporto propone la creazione di un
Comitato consultivo sulle sfide alla sicurezza collegate alla Cina, suggerisce di rafforzare i partenariati con i paesi del Pacifico (Giappone, Corea del Sud e Australia, magari includendo anche l'India). Per far fronte alla
competizione tecnologica che viene dalla Cina, il rapporto suggerisce di realizzare un foro di consultazione tra governi sulle implicazioni di sicurezza poste dalle tecnologie emergenti, e in particolare dal dominio cibernetico. Gli esperti propongono un
Digital Summit che coinvolga alleati, aziende e
partner del Pacifico e la creazione di un'unità speciale su ricerca e sviluppo, in particolare sull'intelligenza artificiale.
Con riferimento al fronte
Mediterraneo, il Rapporto sostiene la necessità per la NATO di sviluppare un approccio trasparente, coerente per far fronte alle minacce tradizionali come il
terrorismo, la crescente
presenza della Russia ed anche della
Cina. Al riguardo propone di
rafforzare l'Hub per il Sud presso il Comando NATO di Napoli e la cooperazione con l'UE per un approccio comune coordinato. La NATO deve continuare
un approccio dual track con la Russia. In tema di terrorismo, il Rapporto riconosce che questa è la più immediata e asimmetrica minaccia per l'Alleanza e pertanto la NATO dovrebbe integrare la lotta al
terrorismo tra i suoi obiettivi, migliorando le attuali prassi di condivisione di intelligence.
Il Rapporto invoca
una consultazione transatlantica sistematica e credibile.
Il Consiglio Atlantico rimane il
forum per la consultazione sulle principali questioni strategiche e politiche. La NATO dovrebbe tenere riunioni ministeriali più frequenti e, quando appropriato, espandere il loro formato. La NATO dovrebbe riprendere la pratica in base alla quale il numero delle riunioni dei Ministri degli affari esteri annuali corrisponde al numero delle Ministeriali della Difesa, con incontri alternati tra il Quartier generale di Bruxelles e nelle capitali alleate. Dovrebbero aumentare anche gli incontri informali e istituire consultazioni regolari informali su tematiche al di là della tradizionale agenda.
Il Rapporto riconosce che la NATO è un'Alleanza militare e tale resterà; tuttavia la NATO non può non tener conto delle
sfide alla sicurezza che vengono da rischi globali come pandemie e
cambiamenti climatici. Al riguardo si auspica la realizzazione di un Centro di eccellenza su Clima e Sicurezza.
Mantenere la coesione ed unità politica è una priorità; per questo gli Alleati dovranno confermare il proprio impegno verso la NATO come principale istituzione di difesa dell'Area euro atlantica, adottando a tal fine
un codice di buona condotta. In caso di dispute tra alleati il Segretario generale offrirà i suoi buoni uffici e verificherà la possibilità di coinvolgere più da vicino altri alleati come mediatori informali. Il Rapporto suggerisce che gli alleati mantengano e soddisfino i requisiti di
condivisione degli oneri concordati. Incoraggia anche lo sviluppo di una
difesa europea complementare alla NATO. Gli esperti ribadiscono che
il principio del consenso è una pietra miliare, tuttavia la NATO deve essere in grado di raggiungere ed
attuare decisioni in modo tempestivo; la consultazione tra i membri dovrebbe avere anche
un'ottica preveniva oltre che reattiva. Per questo fra le raccomandazioni degli esperti, quella di
limitare il potere di veto dei Paesi membri e di ac
celerare la risposta politica a minacce della sicurezza o crisi internazionali. Al Segretario generale andrebbe riconosciuto il potere di prendere decisioni su questioni di
routine.
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Attività del Parlamento europeo
Il
Parlamento europeo ha approvato il
20 gennaio 2021 una
risoluzione sulla relazione annuale 2020 del Consiglio dell'UE sull'attuazione della politica estera e di sicurezza comune nella quale, in particolare:
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Rapporti commerciali
I rapporti UE-USA rappresentano la più importante relazione economica bilaterale al mondo:
UE e USA sono responsabili di circa il
47% del prodotto interno lordo mondiale (
stima FMI al 2020) e di circa il
40% del commercio mondiale in
beni e servizi (
stima Banca mondiale al 2019).
Secondo i
dati della Commissione europea,
l'UE e gli USA rappresentano
reciprocamente il principale partner commerciale complessivo: lo scambio commerciale con l'UE rappresenta una quota del 17,3% dello scambio commerciale totale degli USA con il mondo e lo scambio commerciale con gli USA rappresenta il 15,2% dello scambio commerciale dell'UE con il mondo.
Secondo gli ultimi
dati della Commissione Europea:
Secondo i
dati dell'
Office of the United State Trade Representative nel 2019:
Sulla base di questi dati gli Stati dell'UE a 27 che hanno il
miglior saldo commerciale con gli Stati Uniti sono:
Germania (67,5 miliardi di dollari),
Irlanda (52,8 miliardi di dollari),
Italia (33,5 miliardi di dollari),
Francia (19,9 miliardi di dollari).
Le relazioni economiche e commerciali tra UE e USA sono attualmente inquadrate nel
Partenariato economico Transatlantico (
Transatlantic Economic Partnership – TEP), inaugurato nel 1998 con il duplice obiettivo di creare un sistema commerciale globale aperto e più accessibile e di sviluppare e migliorare le relazioni economiche bilaterali.
Si ricorda che UE e USA avevano avviato nel
2013 i negoziati per un partenariato in materia di commercio e investimenti tra gli USA e l'Unione europea (
Transatlantic Trade and Investment Partnership - TTIP), che alla fine del 2016 sono stati
sospesi dalla amministrazione americana.
Si ricorda che il
19 gennaio 2021 la Commissione europea ha presentato una
comunicazione che illustra la
strategia
dell'Unione per rafforzare la sua
autonomia strategica nei settori macroeconomico e finanziario, promuovendo il
ruolo internazionale dell'euro, rafforzando le infrastrutture del mercato finanziario dell'UE, migliorando l'attuazione e l'applicazione dei regimi sanzionatori dell'UE e aumentando la resilienza dell'UE rispetto all'applicazione illegittima extraterritoriale di sanzioni unilaterali e di altre misure da parte di Paesi terzi. Per quanto concerne in particolare il rafforzamento del ruolo internazionale dell'euro, si intende favorire il dialogo con i partner dei Paesi terzi per incoraggiarne l'uso, sostenere lo sviluppo di strumenti e indici di riferimento denominati in euro e promuovere l'euro quale valuta internazionale di riferimento nei settori dell'energia e delle materie prime, specie per i nuovi vettori di energia come l'idrogeno.
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Esame presso altri Parlamenti nazionali
Sulla base dei dati forniti dal
sito IPEX, l'esame della comunicazione congiunta relativa al piano d'azione risulta
avviato dai
Parlamenti danese e svedese, dal Bundestag tedesco e dal Consiglio nazionale slovacco e dal Seima polacco.
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