Camera dei deputati - Legislatura - Dossier di documentazione (Versione per stampa)
Autore: RUE - Ufficio SG - Ufficio Rapporti con l'Unione europea
Titolo: Una nuova agenda UE-USA per il cambiamento globale
Serie: Documentazione per le Commissioni - Esame di atti e documenti dell'UE   Numero: 46
Data: 08/03/2021
Organi della Camera: III Affari esteri


+ maggiori informazioni sul dossier

Una nuova agenda UE-USA per il cambiamento globale

8 marzo 2021


Indice

|Finalità/Motivazione|Contenuto|L'Europa nello scenario globale|Le direttrici di politica estera della nuova amministrazione USA (a cura del Servizio Studi)|Le priorità della Presidenza italiana del G20 (a cura del Servizio Studi)|La cooperazione e le prospettive di riforma in ambito NATO|Attività del Parlamento europeo|Rapporti commerciali|Esame presso altri Parlamenti nazionali|



Finalità/Motivazione

La Commissione europea e l'Alto Rappresentante per la politica estera e di sicurezza, Josep Borrell, hanno presentato il 2 dicembre 2020 una comunicazione congiunta intitolata " Una nuova agenda UE-USA per il cambiamento globale " , al fine di avviare una discussione al livello di UE sul rilancio delle relazioni tra Unione europea e USA, anche in considerazione dell'elezione del nuovo Presidente Joe Biden e dei profondi cambiamenti in atto nel sistema delle relazioni internazionali.

Contenuto

La comunicazione è stata presentata in vista del Consiglio europeo del 10 e 11 dicembre 2020, che ha poi adottato delle conclusioni sulle prospettive del rilancio della cooperazione transatlantica ( v. infra).
Si ricorda che l'Unione europea e gli USA hanno stabilito relazioni diplomatiche già nel 1953, ma è soltanto nel novembre 1990 che tali relazioni sono state formalizzate con la Dichiarazione transatlantica che ha inaugurato regolari vertici bilaterali. Nel dicembre del 1995, le parti hanno firmato la Nuova agenda transatlantica che ha promosso la collaborazione in quattro ambiti prioritari: promuovere pace, sviluppo, stabilità e democrazia nel mondo; rispondere alle sfide globali; contribuire all'espansione del commercio mondiale e allo sviluppo di relazioni economiche più strette; promuovere la cooperazione tra le due sponde dell'Atlantico, in particolare nei settori della ricerca scientifica e tecnologica e dell'istruzione.
La comunicazione indica che il rilancio delle relazioni tra UE e USA si potrebbe tradurre nella definizione di una nuova agenda transatlantica per la cooperazione globale. La comunicazione invita a non indugiare nel falso dibattito che contrappone come alternative la costruzione di una Europa più forte all'opzione di una forte partnership transatlantica, quando sono, invece, due prospettive che si rinforzano mutualmente.
Si segnala, al proposito, che in risposta allo sviluppo interno dell'UE e ai profondi cambiamenti del sistema delle relazioni internazionali è in corso un dibattito sul concetto di autonomia strategica dell'UE, nozione inizialmente riferita al settore della difesa, ma che poi è stata estesa a tutta una serie di altri ambiti e politiche coinvolte nella collocazione geopolitica dell'Europa. Il Consiglio europeo del 25-26 febbraio scorso ha adottato una dichiarazione nella quale, per quanto riguarda la difesa e la sicurezza, "si mantiene l'impegno ad attuare l'agenda strategica 2019-2024 perseguendo una linea d'azione più strategica e rafforzando la capacità dell'UE di agire in modo autonomo".
Si ricorda che la Strategia globale per la politica estera e di sicurezza dell'UE, presentata nel giugno 2016 dall'allora Alta Rappresentante, Federica Mogherini, e che costituisce il documento di inquadramento strategico delle priorità dell'UE nella sua azione nel contesto globale – persegue la finalità di acquisire più autonomia in termini strategici, anche al fine di rafforzare la capacità di cooperare con altri attori a livello globale, declinandola nell'obiettivo per l'Unione di agire insieme ai suoi Partner ogni qualvolta sia possibile, ma anche da sola se necessario.

Priorità della futura agenda transatlantica

Nella comunicazione si propone di strutturare la futura nuova agenda transatlantica, che dovrebbe essere definita in occasione di un vertice UE – USA nel primo semestre del 2021, attorno alle seguenti priorità:
lotta alla pandemia di COVID 19 e azioni di prevenzione in ambito sanitario
  • garantire  finanziamenti per lo sviluppo e un'equa distribuzione globale di vaccini, test e trattamentiaderendo e contribuendo alle iniziative dell'OMS, ACT-A e COVAX,  programmi per l'accesso globale del vaccino anti COVID-19;
    L'iniziativa ACT-A ( Global Collaboration to Accelerate the Development, Production and Equitable Access to New COVID-19 diagnostics, therapeutics and vaccines) è volta a riunire governi, scienziati, imprese, la società civile, filantropi e organizzazioni sanitarie a livello mondiale per accelerare lo sviluppo di vaccini, terapie e strumenti diagnostici accessibili a tutti e il miglioramento dei necessari sistemi sanitari. Il programma COVAX – che costituisce il pilastro dedicato ai vaccini dell'iniziativa ACT-A – è guidato dall'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e ha l'obiettivo di acquisire due miliardi di dosi di qualsiasi potenziale vaccino da diversi produttori entro la fine del 2021, per poterlo rendere disponibile a tutti i paesi del mondo. Il 15 dicembre 2020, l'UE ha annunciato uno stanziamento di 500 milioni di euro per tale iniziativa. Il nuovo Presidente, Joe Biden, ha annunciato l'intenzione degli USA di contribuire a tali iniziative alle quali la precedente amministrazione americana non ha partecipato.
  • sviluppare  linee guida sulla  pandemia e intensificare la  cooperazione e la condivisione dei dati;
  • facilitare il  commercio di beni medici essenziali nell'ambito dell'Organizzazione mondiale della sanità (OMS) e  rafforzare l'OMS;
    Si ricorda al proposito che l'ex Presidente Trump aveva preso l'iniziativa di ritirare gli Stati Uniti dall'OMS a partire dal 6 luglio 2021, mentre il nuovo Presidente Biden ha emesso il 20 gennaio 2021 un ordine esecutivo che ha annullato tale decisione.
  • cooperare su  prevenzione, preparazione e risposta a future pandemie, anche sulla base dell'esperienza dell'attuale;
protezione del pianeta
  • coordinare le rispettive posizioni per accordi globali ambiziosi ai vertici delle Nazioni Unite sul clima e la biodiversità del prossimo anno, a partire da un impegno comune per le emissioni zero entro il 2050;
    L'obiettivo della neutralità climatica dell'UE entro il 2050 è stato concordato dal Consiglio europeo del 12 e 13 dicembre 2019. Nello stesso mese, la Commissione europea ha presentato la comunicazione sul Green Deal ( COM(2019)640), in cui individua le iniziative strategiche e legislative per sostenere la trasformazione ecologica e sostenibile e la decarbonizzazione in tutti i settori (energetico, industriale, trasporti, chimico, tutela dell'ambiente, filiera agroalimentare).
    Il primo atto previsto dal Green Deal è l'approvazione di una legge europea sul clima ( COM(2020)80) che sancisca il traguardo "emissioni zero" entro il 2050, presentata nel marzo 2020. La proposta è stata emendata dalla stessa Commissione europea nel settembre, per rivedere al rialzo l'obiettivo intermedio di riduzione delle emissioni al 2030, fissandolo al  -55%. Il Consiglio europeo del 10 e 11 dicembre 2020 ha approvato l'obiettivo UE vincolante di riduzione interna netta delle emissioni di gas a effetto serra di almeno il 55% entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990 e ha invitato i colegislatori a tenere conto di questo nuovo obiettivo nella proposta di legge europea sul clima.
    Lo scorso settembre la Commissione europea ha presentato inoltre il Piano climatico 2030 ( COM(2020)562), in cui sono annunciati gli interventi legislativi che dovrebbero essere presentati nella seconda parte del 2021. Tra questi la revisione delle norme vigenti in materia di scambio di quote di emissioni (sistema ETS), energia rinnovabile, efficienza energetica, livelli massimi delle emissioni di autoveicoli e l'introduzione di un meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere ( Carbon border adjustment mechanism -CBAM), conforme alle norme dell'Organizzazione mondiale del Commercio. Lo strumento dovrebbe evitare la rilocalizzazione al di fuori dell'UE delle emissioni di gas ad effetto serra includendo nei prezzi di beni e servizi importati il costo delle emissioni legate alla loro produzione. Dovrebbe così evitare la concorrenza di paesi non sufficientemente impegnati nelle politiche climatiche e la delocalizzazione della produzione da parte di imprese europee. In merito, il 4 febbraio la commissione ENVI del Parlamento europeo ha approvato un progetto di risoluzione che sarà sottoposto alla plenaria. 
    Si ricorda che il nuovo Presidente Biden, il 20 gennaio 2021, con ordine esecutivo ha revocato la decisione sul ritiro degli Stati Uniti dall'Accordo di Parigi sui cambiamenti climatici, che era stata assunta dall'ex Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, nel giugno del 2017. Durante la campagna elettorale Biden ha proposto un piano da duemila miliardi di dollari per una transizione ecologica che annulli le fonti fossili in 15 anni.

  • promuovere una nuova agenda per il commercio verde transatlantico nell'ambito dell'OMC (Organizzazione mondiale del commercio) e misure per evitare la rilocalizzazione delle emissioni di carbonio; promuovere un'alleanza transatlantica per la tecnologia verde per la cooperazione nello sviluppo di tecnologie pulite e circolari e nella creazione di mercati leader; progettare un quadro normativo globale per la finanza sostenibile;
    Si ricorda che le Istituzioni europee si sono impegnate a introdurre, tra le nuove risorse proprie dell'UE, un meccanismo di adeguamento delle emissioni di CO2 alle frontiere ( carbon border tax). La Commissione europea dovrebbe presentare una proposta entro giugno 2021. Inoltre, nel marzo 2018 la Commissione europea ha lanciato un Piano d'azione per finanziare la crescita sostenibile ; tra le misure attuative del piano, sono stati adottati: il regolamento (UE) 2020/852 che definisce un sistema armonizzato di classificazione (tassonomia) degli investimenti sostenibili; il regolamento (UE) 2019/2088 relativo agli obblighi degli investitori e agli adempimenti informativi; il regolamento (UE) 2019/2089 relativo agli indici per gli investimenti a basse emissioni di carbonio. Per "finanza sostenibile" si intende generalmente il processo che consente di tenere in debita considerazione, nell'adozione di decisioni di investimento, i fattori ambientali e sociali, per ottenere maggiori investimenti in attività sostenibili. Come preannunciato anche nel Green Deal europeo e nel Piano di investimenti per un'Europa sostenibile , la Commissione europea dovrebbe definire una norma UE per le obbligazioni verdi che favorisca gli investimenti sostenibili e presentare una nuova strategia in materia di finanza sostenibile.

  • lotta contro la deforestazione e intensificare la protezione degli oceani, in particolare promuovendo un trattato globale sulle plastiche e designando delle aree marittime protette negli oceani del sud ;
tecnologia, commercio e standard
  • riforma dell'OMC e promuovere soluzioni negoziate per controversie commerciali bilaterali;
    Si ricorda che gli Stati Uniti hanno fino ad ora bloccato la riforma dell'OMC, la nomina dei giudici dell'organo di appello dell'OMC e il processo di nomina del suo Direttore Generale. Inoltre, vi sono state negli ultimi anni diverse controversie commerciali tra UE e Stati Uniti, tra le quali in particolare quella relativa ai dazi su acciaio e alluminio importati negli Stati Uniti, la disputa tra UE e USA a proposito dei sussidi pubblici a Airbus e Boeing, che hanno poi innescato a cascata una guerra di dazi commerciali che hanno colpito prodotti agricoli, alimentari e industriali da una parte e dall'altra dell'Atlantico. Più in generale, dopo la sospensione dei negoziati del partenariato transatlantico per il commercio e gli investimenti (TTIP), l'ex Presidente Trump ha adottato un approccio sostanzialmente diverso alle relazioni commerciali UE-USA, dando la priorità agli interessi nazionali e cercando di riequilibrare i disavanzi commerciali con altri paesi, esercitando pressioni sui partner mediante l'imposizione di dazi elevati su taluni prodotti allo scopo di proteggere le industrie interne e ottenere un maggiore accesso al mercato dei Paesi partner.
    Si segnala che, da ultimo, il 5 marzo 2021, l'UE e gli Stati Uniti in una dichiarazione comune hanno concordato di sospendere tutte le tariffe di ritorsione sulle esportazioni dell'UE e degli Stati Uniti imposte nelle controversie Airbus e Boeing per un periodo di quattro mesi. Sulla base di tali controversie, l'Organizzazione mondiale per il commercio aveva autorizzato, nell'ottobre del 2018, gli Stati Uniti ad aumentare le tariffe commerciali per un valore di circa 7,5 miliardi di dollari di esportazioni dell'UE negli Stati Uniti e, nell'ottobre 2020, l'UE ad adottare tariffe su circa 4 miliardi di dollari di esportazioni statunitensi nell'UE.
  • istituire un nuovo Consiglio per il commercio e la tecnologia UE-USA per facilitare il commercio, sviluppare standard compatibili e promuovere l'innovazione;
    Nel 2018, l'UE ha investito in ricerca e sviluppo circa il 2,18% del PIL, contro il 2,82% degli USA e il 3,28% del Giappone, ma allo stesso livello della Cina (2,14%) ( Fonte Eurostat).
  • avviare un dialogo sulla responsabilità delle piattaforme online e Big Tech – per soluzioni globali per una tassazione equa e evitare distorsioni del mercato nell'economia digitale;
    Si ricorda che in ambito OCSE sono stati avviati dei negoziati a proposito della cosiddetta Web tax, da cui però gli Stati Uniti, che inizialmente vi avevano aderito, si sono ritirati nel giugno 2020. In seguito allo stallo dei negoziati in sede OCSE, la Francia a partire da fine novembre 2020 ha iniziato ad applicare la legge - approvata in precedenza unilateralmente, ma sospesa in attesa della conclusione dei negoziati OCSE - che impone ai grandi gruppi attivi nei servizi digitali un'imposta basata sul loro fatturato.
    In sede OCSE/G20 sono in corso i negoziati per una riforma del sistema fiscale internazionale, che include, in particolare, l'individuazione di soluzioni condivise in materia di tassazione dell'economia digitale. Nei negoziati sono emerse significative divergenze, specie per la proposta, avanzata dalla precedente amministrazione statunitense, di introdurre una condizione, definita " Safe Harbour", che darebbe alle imprese la possibilità di aderire in via opzionale al nuovo sistema di tassazione. Nell'attesa di capire la posizione che assumerà la nuova amministrazione statunitense, le Istituzioni europee hanno annunciato che, se non si arriverà ad una soluzione condivisa entro il primo semestre 2021, la Commissione europea presenterà una proposta per una digital tax europea, anche per evitare il rischio di una frammentazione nella regolamentazione degli Stati membri.
  • approccio comune alla protezione delle tecnologie critiche alla luce delle preoccupazioni economiche e di sicurezza globali, iniziando dalle discussioni sul 5G;
    In tale contesto, nel gennaio del 2020 gli Stati membri, tramite il gruppo di cooperazione previsto dalla Direttiva 2016/1148 sulla sicurezza delle reti e dei sistemi informativi, hanno adottato un pacchetto di strumenti volti ad affrontare i rischi (comprese le minacce di interferenza da parte di un paese terzo o di soggetti sostenuti da Governi di paesi terzi) concernenti la catena di approvvigionamento del 5G.
    In base a tali strumenti gli Stati membri dovrebbero: rafforzare i requisiti di sicurezza per gli operatori delle reti mobili; valutare il profilo di rischio dei fornitori; applicare restrizioni ai fornitori considerati ad alto rischio, comprese le necessarie esclusioni per gli asset critici; garantire che ogni operatore disponga di un'adeguata strategia multifornitore per limitare la dipendenza da un unico fornitore ed evitare la dipendenza da fornitori considerati ad alto rischio. Il rafforzamento della politica dell'UE di prevenzione dei rischi che corre tale infrastruttura è incluso tra le misure chiave della recente Strategia dell'UE in materia di cibersicurezza per il decennio digitale ( JOIN(2020)18). In particolare, la Commissione europea ha espresso l'intenzione di adottare misure per mantenere una catena di approvvigionamento del 5G diversificata e sostenibile al fine di evitare dipendenze a lungo termine, anche mediante: il controllo degli investimenti esteri diretti; gli strumenti di difesa commerciale e quelli in materia di concorrenza; il coordinamento tra gli Stati membri in materia di sicurezza e sviluppo di sistemi di certificazione dell'UE. La Commissione europea prevede il completamento dell'attuazione del pacchetto di strumenti per il 5G entro il secondo trimestre del 2021.
  • promuovere un accordo sull'intelligenza artificiale e intensificare la cooperazione per facilitare il libero flusso di dati sulla base di un contesto di fiducia comune;
  • rinnovare la cooperazione in materia di regolamentazione e standard;
sicurezza, prosperità e democrazia 
  • piena disponibilità dell'UE a partecipare al vertice per la Democrazia proposto dal Presidente eletto Biden, rendendo comuni impegni per combattere l'ascesa dell'autoritarismo, le violazioni dei diritti umani e la corruzione;
  • coordinare le risposte alle sfide comuni per promuovere la stabilità regionale e globale.
    La comunicazione indica che per l'UE la Cina rappresenta un partner negoziale per la cooperazione, un concorrente economico e un rivale sistemico e che, in quanto società democratiche ed economie di mercato aperte, l'UE e gli USA concordano sul fatto che la crescente assertività internazionale della Cina pone sfide strategiche, anche se non si trovano sempre d'accordo sulle migliori modalità per affrontarle. A tal fine il nuovo dialogo UE-USA sulla Cina dovrà permetterà di definire un meccanismo fondamentale per promuovere gli interessi dell'UE e gestire le differenze di approccio con gli USA. La comunicazione poi indica le seguenti aree di possibile confronto con gli USA: Africa, Medio oriente, Libia, Siria, Iraq Yemen, Afghanistan, Regione del Sahel, Russia, Ucraina, Balcani occidentali, Turchia, America Latina e Sud est asiatico;
    Il 30 dicembre 2020 l' UE e la Cina hanno raggiunto una intesa in linea di principio per un accordo globale sugli investimenti (CAI). L'accordo prevede l'impegno da parte della Cina a garantire: un livello più elevato di accesso al mercato per gli investitori dell'UE; un trattamento equo alle aziende dell'UE in modo che possano competere in condizioni di migliore parità in Cina, anche in termini di disciplina per le imprese di proprietà statale, trasparenza dei sussidi e regole contro il trasferimento forzato di tecnologie; il rispetto di disposizioni sullo sviluppo sostenibile, compresi gli impegni sul lavoro forzato e la ratifica delle pertinenti convenzioni fondamentali dell'OIL. Precedentemente all'intesa – raggiunta in particolare sotto la spinta della Germania che ha esercitato la presidenza del Consiglio dell'UE fino al 31 dicembre 2020 – Jake Sullivan, il consigliere per la sicurezza nazionale del presidente Biden, ha dichiarato, alla vigilia della firma, che la nuova amministrazione americana si sarebbe augurata un confronto con i partner europei sulle preoccupazioni comuni circa le pratiche economiche della Cina.
    Si ricorda, inoltre, che l'8 maggio 2018 il Presidente Donald Trump ha deciso di ritirare gli Stati Uniti dall'accordo sul piano d'azione congiunto globale (PACG) sul nucleare iraniano che era stato raggiunto nel luglio 2015 e di ripristinare tutte le sanzioni imposte in precedenza a carico dell'Iran. Il Presidente Biden ha fatto presente che gli Stati Uniti potrebbero rientrare nell'accordo sul PACG a condizione che l'Iran rispetti le condizioni fissate nel piano. Il PACG è stato sottoscritto a luglio 2015 da Iran e l'E3/UE+3 (Francia, Germania, Regno Unito e UE con Stati Uniti, Russia e Cina) con l'obiettivo di garantire la natura pacifica del programma nucleare iraniano in cambio della cessazione delle misure restrittive contro l'Iran.
  • rafforzare l'impegno comune a favore della sicurezza transatlantica e internazionale, istituendo un nuovo dialogo UE-USA su sicurezza e difesa;
    Si ricorda che contestualmente alla riduzione della presenza e dell'attenzione americana nell'Europa orientale e nel Mediterraneo meridionale, l'Unione europea ha intrapreso un complesso di iniziative volte a rafforzare le capacita della difesa europea. Quanto tali iniziative possano effettivamente tradursi in una vera e propria autonomia strategica dell'Europa è una questione aperta e comunque di medio e lungo periodo. L'ex Presidente Trump aveva invitato gli alleati in ambito NATO a rispettare l'impegno assunto di destinare il 2 % dei loro PIL per spesa destinata alla difesa, obiettivo raggiunto, tra gli Stati dell'UE, solo da Bulgaria, Grecia, Regno Unito, Estonia, Lituania, Lettonia e Polonia. L' Italia nel 2019 si è collocata all' 1,22%. Per contro gli Stati Uniti destinano alle spese per la difesa circa il 3,4% del PIL, la Russia il 3,9% e la Cina l'1,9% (Fonte Rapporto Annuale NATO 2019).
  • rafforzare il sistema multilaterale.
    La Commissione europea e l'Alto Rappresentante hanno presentato il 17 febbraio 2021 una comunicazione congiunta sul rafforzamento del contributo dell'UE per il multilateralismo ( v. infra).

Seguiti della comunicazione congiunta

Consiglio dell'UE
Il Consiglio affari esteri dell'UE del 7 dicembre 2020 ha approvato delle conclusioni sulle relazioni tra UE e Stati uniti che in particolare:
  • ribadiscono l'importanza strategica del partenariato dell'Unione europea con gli Stati Uniti d'America, di avviare un dialogo politico regolare, globale e strategico con gli Stati Uniti e considerano necessaria un'agenda transatlantica rinnovata, nel cui contesto l'UE, aumentando la sua capacità di agire autonomamente, possa contribuire attivamente a rafforzare il partenariato transatlantico e la sua capacità di conseguire risultati;
  • indicano la necessità di combattere insieme la pandemia, di attuare pienamente l'Agenda 2030 delle Nazioni Unite per lo sviluppo sostenibile, di garantire una ripresa economica verde e di accelerare la transizione verso l'energia verde e la transizione digitale, nonché di rafforzare i valori condivisi;
  • invitano a rilanciare il multilateralismo, rinnovando gli sforzi volti a riformare l'Organizzazione mondiale della sanità e l'Organizzazione mondiale del commercio, collaborando per potenziare l'architettura globale di non proliferazione, disarmo e controllo degli armamenti e preservare il piano d'azione congiunto globale sul nucleare iraniano;
  • chiedono di rafforzare, congiuntamente con gli USA, la resilienza strategica e la sicurezza energetica, contrastare le minacce ibride, compresa la disinformazione, intensificare gli sforzi per combattere le pratiche commerciali sleali e fare in modo di mantenere il vantaggio tecnologico. L'UE è pronta a collaborare con gli Stati Uniti in tutte le regioni, che si tratti del vicinato orientale e meridionale dell'UE, dei Balcani occidentali, del Mediterraneo orientale, del Medio Oriente, dell'Africa, dell'America latina e dei Caraibi o della regione indo-pacifica;
  • l'Unione europea e gli Stati Uniti dovrebbero continuare a mantenere una stretta cooperazione e il dialogo nel settore della sicurezza e della difesa e intensificare ulteriormente gli sforzi comuni, anche attraverso un partenariato strategico UE-NATO rafforzato;
  • chiedono di rafforzare il partenariato nei settori della scienza, della ricerca e dello sviluppo, dell'istruzione, di internet e della società dell'informazione, delle imprese e della cultura.
 
Consiglio europeo
Il Consiglio europeo del 10 ed 11 dicembre 2020 ha adottato delle conclusioni nelle quali, per quanto riguarda le relazioni con gli USA, ha evidenziato l'importanza di un solido partenariato strategico transatlantico basato su interessi comuni e valori condivisi, alla luce della necessità di affrontare le sfide mondiali, ed ha indicato che l'UE attende con interesse di collaborare con gli Stati Uniti e di discutere delle priorità condivise con il nuovo Presidente degli Stati Uniti, in particolare per:
  • rafforzare la risposta globale nella lotta contro la pandemia di COVID-19;
  • affrontare i cambiamenti climatici;
  • favorire la ripresa economica;
  • cooperare su questioni digitali e tecnologiche;
  • intensificare gli scambi reciproci, risolvere le controversie commerciali, riformare l'OMC;
  • promuovere il multilateralismo, la pace e la sicurezza.
È in corso di valutazione presso le istituzioni dell'UE l'organizzazione di un Vertice UE-USA, con la partecipazione del Presidente degli USA, Joe Biden, il Presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, e la Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, che si potrebbe svolgere a margine della riunione del G7 che si svolgerà in Cornovaglia (Regno Unito) dall'11 al 13 giugno 2021.

Intervento del Segretario di Stato Antony Blinken al Consiglio affari esteri dell'UE del 22 febbraio 2021

Il primo confronto ad alto livello della nuova amministrazione Usa con l'Unione si è svolto in occasione del Consiglio Affari esteri del 22 febbraio 2021, cui è intervenuto – in video conferenza - il nuovo Segretario di Stato Antony Blinken, che ha sottolineato l'impegno della nuova amministrazione a "riparare, rivitalizzare e alzare il livello di ambizioni delle relazioni con l'UE". Lo scambio di opinioni ha riguardato le principali questioni dell'agenda internazionale. In particolare Blinken avrebbe ricordato la solidità delle relazioni transatlantiche, sottolineando come l'Europa rappresenti per gli USA un "partner di prima, non di ultima istanza" per tutelare il sistema globale. Riferendosi alla agenda di lavoro proposta dall'UE nella comunicazione congiunta ha indicato che la cooperazione UE-USA dovrà riprendere attivamente in tutti i fori multilaterali, anche per la lotta al Covid, in merito alla quale Blinken ha confermato il primo stanziamento di 2 miliardi di dollari per il COVAX, al quale se ne potrà aggiungere in seguito un secondo di pari entità.
Blinken ha poi indicato una serie di dossier geografici nei quali gli USA intendono avviare una stretta collaborazione con l'UE e in particolare per lo sviluppo politico, sociale ed economico nei Balcani Occidentali (in particolare in Albania, Kosovo, Nord Macedonia), nei paesi del partenariato orientale, quali Moldova, Ucraina (con azioni volte al ripristino dell'integrità territoriale), Bielorussia (con azioni di sostegno alla popolazione) e Georgia (per i rischi di escalation).
Per quanto riguarda la Russia, Blinken avrebbe apprezzato la decisione dell'UE di imporre sanzioni, confermando la volontà di un coordinamento in materia che sia più stretto in futuro, mentre sulla Turchia avrebbe espresso soddisfazione per il dialogo greco-turco.
Per quanto riguarda i rapporti con la Cina, Blinken avrebbe evidenziato l'importanza di non cercare di semplificare una relazione complessa, continuando a distinguere tra quegli ambiti in cui si può cooperare, da quelli dove sia gli USA che l'UE si pongono come concorrenti o come avversari. Blinken avrebbe, al proposito, annunciato l'intenzione di riprendere già nelle prossime settimane il Dialogo UE-USA sulla Cina.
Infine, per quanto riguarda l'Iran, Blinken ha indicato che gli USA saranno pronti a riprendere il dialogo per discutere gli impegni previsti dall'accordo sul nucleare iraniano (JCPOA).

L'Europa nello scenario globale


Il contesto globale

La definizione di una nuova Agenda transatlantica si inserisce in uno scenario globale, che è caratterizzato dai seguenti aspetti:
  • la crescita delle economie del Sud est asiatico, in particolare di Cina ed India, accompagnata da forte crescita demografica, rapida inurbazione, emergere di una classe media e la proiezione delle sfere di influenza e intervento di tali Paesi - anche grazie alla conquista di maggiori quote di mercato a livello mondiale e ad investimenti nelle nuove tecnologie, ricerca e difesa - oltre i loro confini e/o le loro aree di influenza tradizionali (ad esempio l'iniziativa cinese della Nuova via della seta, Belt and Road Initiative) e per contro una caduta del peso economico e demografico dell'Europa;
    Si segnala al proposito la firma lo scorso 15 novembre 2020 dell'accordo di libero scambio relativo al Partenariato Economico Globale Regionale ( Regional Comprehensive Economic Partnership - Rcep) tra 15 Stati del Sudest asiatico: Australia, Cina, Giappone, Nuova Zelanda, Corea del Sud, Brunei, Cambogia, Indonesia, Laos, Malaysia, Myanmar, Filippine, Singapore, Thailandia e Vietnam. L'accordo è volto a facilitare lo scambio commerciale, attraverso l'eliminazione di circa il 90% delle tariffe doganali nei prossimi 20 anni tra i 15 paesi aderenti che complessivamente rappresentano quasi un terzo della popolazione mondiale e del PIL mondiale e circa il 28% del commercio mondiale. Secondo le stime di alcuni economisti, l'accordo commerciale avrà la potenzialità di aggiungere 186 miliardi di dollari all'economia globale e un effetto di crescita dello 0,2% del Pil per i suoi membri.
    Secondo le ultime stime del Center for Economics and Business Research, del dicembre 2020 il valore dell'economia cinese supererà quello degli USA entro il 2028, cioè con cinque anni di anticipo rispetto al 2033, come era stato previsto solo l'anno scorso, e ciò per l'impatto determinato della pandemia di Covid 19.
    Secondo le proiezioni demografiche al 2100 la crescita maggiore della popolazione si registrerà nell'Africa subsahariana ( v. tabella 1). La popolazione europea è destinata a rappresentare una parte marginale della popolazione mondiale, con l'età media maggiore di tutte ( v. tabelle 2 e 3). Peraltro l'invecchiamento della popolazione europea comporterà problemi crescenti circa la sostenibilità delle finanze pubbliche per il peso rilevante delle spese di assistenza e sanitarie a fronte di una riduzione della popolazione attiva rispetto a quella totale.

Tabella 1 ( Proiezioni crescita popolazioni primi 10 Stati – fonte Nazioni Unite, dipartimento per affari economici e sociali)
Tabella 2 (Proiezione della percentuale della popolazione europea su quella mondiale)
Tabella 3 (età media della popolazione per aree geografiche)
  • la crisi dovuta alla pandemia di COVID 19, che ha già prodotto una forte contrazione dell'economia globale e quindi a cascata dell'economia europea, una delle economie più aperte al mondo e quindi dipendente dalle dinamiche globali, ma che rischia di avere effetti strutturali sulla complessiva dinamica economica e sociale dell'UE, con un aumento della disoccupazione, in particolare di quella giovanile caratterizzata da minori garanzie in termini di protezione sociale ed un forte stress complessivo del tessuto sociale europeo;
  • l' evoluzione globale del commercio internazionale in un contesto di crescente difficoltà a pervenire a sistemi di regolamentazione, a livello bilaterale e multilaterale, dei fenomeni distorsivi della concorrenza leale e di reciproca apertura ed accesso ai rispettivi mercati e, quindi, il possibile innesco di spirali protezionistiche. Sotto tale profilo, i perduranti effetti dell'impatto della pandemia di COVID-19 potrebbero avere l'effetto di stimolare un dibattito circa l'opportunità di assumere iniziative multilaterali a sostegno del commercio internazionale.
    L'Unione europea, tradizionalmente favorevole alla liberalizzazione degli scambi e alla abolizione, o quanto meno alla riduzione, di dazi e barriere alla libera circolazione delle merci e dei servizi è stata recentemente indotta a modificare parzialmente il proprio approccio attraverso l'adozione  di strumenti di difesa commerciale ( Trade Defence Instruments - TDI) volti  a proteggere il sistema produttivo dell'UE dai rischi derivanti da talune pratiche commerciali sleali messe in atto da concorrenti particolarmente agguerriti, in particolare attraverso il ricorso a dumping e/o  sovvenzioni a favore di proprie imprese, ovvero avvalendosi del vantaggio derivante dal mancato rispetto di standard equiparabili a quelli applicati in ambito europeo per quanto concerne il trattamento della manodopera ovvero i vincoli ambientali. Il problema si è posto negli anni più recenti con particolare riferimento alla Cina che ha visto crescere enormemente la propria capacità produttiva, specie nel settore manifatturiero, e la crescita dello scambio commerciale con l'Europa.
    Il grafico seguente mostra l'evoluzione del volume degli scambi negli anni 2007-2015 per macro aree. Il commercio di merci UE-Asia è di gran lunga il più importante, con un picco di 1,8 trilioni di dollari nel 2013, consistentemente più del doppio del commercio transatlantico. Nel 2015, i volumi dello scambio commerciale tra l'UE e la Cina erano già maggiori rispetto a quelli dello scambio commerciale tra gli Usa e la Cina (i dati sono disponibili solo fino al 2015, quindi alcune tendenze possono risultare modificate alla luce del volume attuale degli scambi).
  • una rivoluzione tecnologica dovuta alla diffusione di tecnologie pervasive i diversi ambiti della vita sociale, in particolare attraverso una crescita esponenziale della connettività digitale e con un forte impatto sulla sicurezza degli Stati e dei cittadini e per contro una debolezza dell'Europa nel sfruttare pienamente il potenziale innovativo delle nuove tecnologie digitali;
  • cambiamenti climatici ed ambientali che da un lato rischiano di produrre, in una breve cornice temporale, mutamenti delle condizioni materiali e di sussistenza di milioni di persone, in particolare nel territorio africano, e dall'altro richiedono una conversione dell'intero assetto economico e produttivo dell'Europa, sia per quanto concerne la combinazione dei fattori produttivi e l'utilizzo di tecnologie innovative sia per quanto riguarda la diversificazione delle fonti energetiche;
  • il riposizionamento delle dinamiche che caratterizzano lo scenario globale sulla base di un nuovo paradigma caratterizzato della rapida emersione di dinamiche multi-polari, per l'emergere di una pluralità di attori, oltre agli USA e alla Russia, capaci di confrontarsi a livello globale (Cina, India, Brasile) e regionale (Turchia, Iran), che mettono in discussione il ricorso alla dimensione multilaterale come sede di governo delle dinamiche globali e di mediazione e risoluzione dei conflitti;
  • l' impatto di fenomeni migratori dovuti a situazione di instabilità e crisi, in particolare sul versante dei confini meridionali ed orientali dell'Europa e di provenienza subsahariana, e la difficoltà dell'Unione europea da un lato nella gestione di tali flussi e nei rapporti con i paesi di provenienza e transito e dall'altro nel raggiungere un accordo sulle proposte legislative volte a riformare il sistema europeo comune di asilo;
  • il persistere da un lato della minaccia del terrorismo e, dall'altro, l'emergere di minacce asimmetriche, ibride e trasversali che si aggiungono a quelle tradizionali.

Il contributo dell'UE al rafforzamento del multilateratismo

La Commissione europea e l'Alto Rappresentante hanno presentato il 17 febbraio 2021 una comunicazione congiunta sul rafforzamento del contributo dell'UE per il multilateralismo basato su regole.
La comunicazione indica la necessità di concentrarsi su  "coerenza, unità e solidarietà" interne dell'UE come condizione per un'azione esterna più efficace, riconoscendo l'urgenza di rafforzare il coordinamento tra le istituzioni europee e gli Stati membri.
A tal fine, la Commissione e l'Alto Rappresentante useranno il loro potere di iniziativa in modo più mirato al fine di migliorare la formulazione delle posizioni dell'UE da adottare nelle sedi internazionali. Inoltre, al fine di adottare decisioni in modo più rapido ed efficace, il Consiglio dell'UE deve anche utilizzare le disposizioni dell'articolo 31 del Trattato sull'UE che consentono l'astensione costruttiva e l'adozione di decisioni a maggioranza qualificata nella politica estera e di sicurezza comune.
Come regola generale, tutte le decisioni prese relativamente alla politica estera e di sicurezza comune dell'Unione europea sono adottate all'unanimità. Tuttavia, ai sensi dell'articolo 31 del Trattato sull'Unione europea, uno Stato membro può scegliere di astenersi dal voto senza bloccare una decisione del Consiglio dell'UE. Il paese che si astiene può motivare la propria astensione con una dichiarazione formale. In tal caso, non è tenuto ad applicare tale decisione, ma accetta che essa impegni l'Unione.
La comunicazione propone una sorta di "multilateralismo modulare", basato su una cooperazione più stretta con partner che condividono lo stesso orientamento dell'UE - in particolare cogliendo le opportunità offerte dalla nuova amministrazione americana - nella difesa dei principi e delle norme universali e integrato da partenariati settoriali con altri attori su questioni di interesse comune come il cambiamento climatico, l'istruzione e la tecnologia.
Al fine di rafforzare il sistema multilaterale globale l'UE intende, in particolare:
  • sfruttare al meglio la propria influenza politica, diplomatica ed economica per difendere i propri interessi e promuovere i propri valori e proprie priorità strategiche, in particolare per quanto riguarda i diritti umani, i valori democratici e lo Stato di diritto, lo sviluppo sostenibile e la sicurezza umana, la protezione del clima e dell'ambiente e le tecnologie digitali;
  • rafforzare ulteriormente la propria coerenza, unità e solidarietà nei consessi multilaterali, facendo in modo che l'UE e i suoi Stati membri coordinino posizioni, azioni e capacità di comunicazione e agiscano in modo unitario, con particolare riferimento al coordinamento all'interno del Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite, nel quale - a seguito dell'uscita del Regno Unito dall'UE - la presenza degli Stati membri dell'UE e destinata a ridursi a soli due nel 2022 (fino almeno al 2025) e migliorando, altresì, il coordinamento tra Stati membri per quanto riguarda le candidature a posizioni di alto livello e le elezioni importanti delle organizzazioni multilaterali;
  • sostenere le iniziative di riforma per un migliore funzionamento dell'Assemblea generale e del Consiglio di sicurezza dell'ONU;
  • promuovere l'ammodernamento dell'Organizzazione mondiale della sanità, dell'Organizzazione mondiale del commercio e delle istituzioni finanziarie internazionali, quali il Fondo monetario internazionale e la Banca mondiale;
  • rafforzare la collaborazione con le istituzioni multilaterali attraverso dialoghi politici ad alto livello, in particolare istituendo un vertice periodico UE-ONU;
  • estendere il multilateralismo a nuove questioni globali, attraverso la promozione di nuove norme internazionali e piattaforme di cooperazione in settori prioritari in cui la governance globale è limitata o assente, quali:
        - fiscalità;
        - sfera digitale e intelligenza artificiale;
        - cooperazione e tutela dei consumatori;
        - ambiente, oceani, risorse naturali;
        - sicurezza delle materie prime;
        - tecnologie verdi e energia rinnovabile.

Le direttrici di politica estera della nuova amministrazione USA (a cura del Servizio Studi)

Nelle analisi di numerosi osservatori internazionali la politica estera della nuova Amministrazione americana non sembra configurarsi come un mero "ritorno al passato", al periodo precedente la presidenza di Donald Trump, ma appare inevitabilmente condizionata dalle scelte adottate in quel quadriennio. Sulla scorta della profonda esperienza di Biden, già vicepresidente negli otto anni di Obama, e del suo noto pragmatismo, gli indirizzi di politica estera degli USA dovrebbero maturare con un certo gradualismo, anche se alcuni grandi linee sono già state annunciate con chiarezza.
Il riposizionamento internazionale degli Stati Uniti avviene infatti in un sistema globale oggetto di profondi cambiamenti anche prescindendo dall'esperienza di Trump, ed è assai difficile prevedere se Washington potrà riassumere la capacità di plasmare l'ordine internazionale, o non dovrà piuttosto realisticamente tenere conto del nuovo assetto del mondo, nel quale gli USA avranno comunque un'influenza determinante.
La questione più strategica che si pone di fronte a Joe Biden è sicuramente quella del rapporto con la Cina: risulterebbe infatti sorprendente che Pechino, la cui assertività internazionale è molto cresciuta sotto la presidenza di Xi Jinping - di fatto divenuto presidente a vita - arrestasse la crescita del proprio peso economico e tecnologico. Pertanto, anche in presenza di toni certamente più sfumati nei rapporti con Pechino, l'amministrazione di Joe Biden non potrà fare a meno di tener conto dell'aspetto strategico della sfida rappresentata dall'affermazione cinese sulla scena mondiale.
Sul piano del commercio internazionale come su quello della sicurezza, un aspetto fondamentale della politica estera USA sarà pertanto quello della confrontation con Pechino. Non mancano tuttavia settori nei quali i rapporti tra le due grandi potenze potrebbero essere migliorati, come il rinnovato impegno americano sul piano della lotta ai cambiamenti climatici, con la nuova adesione americana agli Accordi di Parigi, nell'attuazione dei quali la Cina si è ritagliata già da tempo un importante ruolo.
I difficili rapporti con la Cina si inseriscono poi nella più generale politica americana verso l'Asia già inaugurata nel periodo di Barack Obama: al proposito, l'avvento di Donald Trump alla Casa bianca ha determinato il rovesciamento dell'approccio multilaterale obamiano, favorendo di fatto l'inserimento cinese proprio negli equilibri internazionali progettati per il contenimento di Pechino.
Pertanto sembra del tutto probabile che Joe Biden punterà fortemente a ritessere la tela multilaterale sia con i partner tradizionali, sia con altri nuovi interlocutori del Sud-Est asiatico, tutti certamente preoccupati dalla crescita imponente della Cina sul piano economico e militare.
Non va poi dimenticato il nodo dell'Afghanistan, rispetto al quale gli annunci di un agevole disimpegno hanno dovuto fare i conti con la realtà di una sempre più pervasiva presenza di quei talebani il cui arrivo a Kabul alla fine del XIX Secolo aveva favorito l'instaurazione nel paese della rete terroristica di Osama Bin Laden. La preoccupazione principale di Biden sarà certamente quella di non vanificare quanto costruito in venti anni, anticipando oltre il dovuto il ritiro delle truppe statunitensi.
Sulla scena del Medio Oriente appare particolarmente forte l'eredità del quadriennio trumpiano: se infatti Joe Biden ha già annunciato di voler in qualche modo riprendere il discorso multilaterale nei confronti dell'Iran, nel tentativo di frenarne le ambizioni nucleari, è altrettanto chiaro che i successi conseguiti da Trump nel riavvicinamento tra Israele e i principali Stati arabi del Golfo proprio in funzione anti-iraniana, nonché l'obiettivo di ridurre la presenza militare statunitense nel Medio Oriente e nel Nord Africa, potrebbero assai difficilmente vedere un ritorno alla situazione precedente - si pensi soltanto alla difficoltà di invertire la marcia sulla strada dei cosiddetti " Accordi di Abramo" che hanno portato di fatto ad un clamoroso riconoscimento della legittimità dello Stato di Israele da parte di grandi potenze arabe.
Per quanto concerne i rapporti con l'Egitto, la presenza dell'Amministrazione democratica a Washington potrebbe comportare rischi per il regime di al-Sisi, in quanto tradizionalmente i democratici sono portati a includere nelle variabili delle scelte internazionali anche la questione del rispetto dei diritti umani, che in Egitto certamente è un problema attuale e grave. Da parte di Washington potrebbe operarsi il tentativo di un riequilibrio della vita politica egiziana che tenti di reinserire le opposizioni laiche e religiose nel gioco politico, senza di che i rapporti con al-Sisi potrebbero subire ulteriori deterioramenti (qui la preoccupazione egiziana risiede soprattutto nella possibile riduzione degli imponenti fondi accordati alle forze armate del Cairo).
Le strategie americane nel Medio Oriente e nel Nord Africa portano in primo piano anche un'altra cruciale questione di grande profondità strategica, quella dei rapporti con la Federazione russa. Nell'importante discorso tenuto dal presidente Biden alla Conferenza sulla sicurezza di Monaco del 19 febbraio 2021, la nuova centralità dell'Alleanza atlantica è stata riassunta nell'affermazione che l'" Alleanza transatlantica è tornata", in netta opposizione al periodo trumpiano che aveva determinato un forte indebolimento del ruolo statunitense, di fronte alle molteplici iniziative russe intese a dividere il mondo occidentale, e soprattutto gli europei dagli americani, realizzate mediante il ricorso a tecniche di propaganda, disinformazione e guerra ibrida.
Il compito immediato è quello di un rilancio della coesione euro-americana e della reciproca fiducia nelle garanzie di sicurezza, che principalmente gli Stati Uniti sono chiamati a fornire: certamente per Washington sarà importante anche coordinare il rilancio dell'Alleanza atlantica con le recenti iniziative di autonomia strategica europea inaugurate soprattutto per volere della Francia.
Sarà poi fondamentale reinquadrare la Turchia in modo coerente nella NATO, dopo che Ankara, sia firmando importanti contratti di forniture militari con la Russia, sia acuendo i contrasti con la Francia e con la Grecia nel Mediterraneo - per non parlare dell'interventismo nello scenario libico -, ha fatto sorgere forti dubbi sull'effettiva affidabilità turca quale partner della NATO.
Non va poi dimenticato che il rilancio dei negoziati sui missili nucleari a medio e a lungo raggio, con i relativi Trattati ormai scaduti, rappresenterebbe una tappa positiva nei rapporti tra Mosca e Washington, evitando un'ulteriore corsa agli armamenti nucleari che potrebbe essere impossibile proprio anzitutto per la Russia.
Per quanto infine concerne il ruolo degli Stati Uniti in Africa, sottolineato come proprio in questo continente si sia maggiormente registrato un disimpegno degli USA negli ultimi anni, sarebbe difficile immaginare un proseguimento di tale trend che trascuri di ostacolare il crescente ruolo della Russia e della Cina nel Continente africano. Una carta a disposizione specialmente di una Amministrazione USA democratica potrà essere quella della parziale contestazione dei regimi africani per quanto concerne i disagi economici e sociali della popolazione, nonché il rispetto dei diritti umani - laddove i populismi autoritari incarnati con diversa caratura da Cina e Russia normalmente trascurano del tutto queste dimensioni, considerandole come meri affari interni dei paesi africani. Ancor più importante, tuttavia, dovrà essere l'azione degli Stati Uniti nel contrasto al terrorismo di matrice jihadista in Africa, a fronte di una diffusione ormai capillare del radicalismo islamico nel Continente, e specialmente nel Sahel.

Le priorità della Presidenza italiana del G20 (a cura del Servizio Studi)

Dal 1° dicembre 2020 l'Italia detiene la presidenza di turno del G20, principale forum globale per la cooperazione economica e finanziaria, in una fase in cui è fondamentale lo sforzo collettivo per ripartire dopo l'impatto senza precedenti della pandemia da Covid-19.
La crisi pandemica ha infatti evidenziato la complessità delle comuni sfide globali, causando danni profondi, compromettendo i sistemi sanitari e alimentando le disuguaglianze e aggiungendosi ad altre grandi sfide dei nostri tempi, dai cambiamenti
La Comunità internazionale si trova di fronte alla necessità di sviluppare una cooperazione più efficace per la prevenzione e il contrasto di questa e di future pandemie, di sviluppare terapie e vaccini su scala mondiale; e al tempo stesso di predisporre misure concertate per contenere gli effetti di una gravissima recessione economica, avviando contestualmente la fase del rilancio e della ricostruzione su basi e obiettivi condivisi.
Il Covid ha avuto conseguenze anche sul contesto delle relazioni internazionali, accentuando la crisi già in atto della globalizzazione e un ripiegamento sulla dimensione nazionale, introducendo ulteriori fenomeni di indebolimento del multilateralismo e di delegittimazione delle istituzioni internazionali; ed aggravando infine la competizione globale fra Stati Uniti e Cina.
Il programma della Presidenza italiana si articola intorno al trinomio People, Planet e Prosperity (Persone, Pianeta e Prosperità). Pilastri interconnessi che orienteranno l'azione di un G20 che ha assunto negli anni un ruolo sempre più rilevante nell'affrontare le sfide globali, grazie anche alla sua ampia rappresentatività. Gli Stati membri del forum costituiscono il 60% della popolazione mondiale, più dell'80% del PIL globale e circa il 75% degli scambi internazionali.
La Presidenza italiana culminerà nel Vertice dei Capi di Stato e di Governo che si terrà il 30 e 31 ottobre 2021 e sarà presieduto dal Presidente del Consiglio. Saranno presenti i membri del G20, alcuni Paesi invitati e i rappresentanti di alcune delle principali organizzazioni internazionali e regionali.
Si ricorda che il G20 è attualmente composto da 19 Stati (Argentina, Arabia Saudita, Australia, Brasile, Canada, Cina, Corea del Sud, Francia, Germania, Giappone, India, Indonesia, Italia, Messico, Regno Unito, Russia, Stati Uniti, Sud Africa, Turchia) e dall' Unione Europea. A questi si aggiunge la Spagna, che è un invitato permanente del G20. Partecipano anche organizzazioni internazionali quali il Fondo monetario internazionale, la Banca Mondiale, l'Ocse, il Financial Stability Board e le Nazioni Unite. Con la crisi finanziaria globale, dal 2008 il G20 è divenuta la sede principale della cooperazione internazionale in ambito economico e ha iniziato a riunirsi anche a livello dei capi di stato e di governo.
La Presidenza, a rotazione annuale, propone le priorità e coordina le attività fra i membri del gruppo con l'assistenza della presidenza precedente e di quella successiva.
La Commissione Affari esteri della Camera sta promuovendo un ciclo di audizioni sulle priorità della Presidenza italiana del G20: in questa sede sono stati finora ascoltati l'amb. Pietro Benassi, all'epoca sherpa G7/G20 per il Governo per la presidenza italiana di turno del G20 e gli ambasciatori in Italia di alcuni Stati appartenenti al G20 (Arabia Saudita, Argentina, Brasile, India, Indonesia e Turchia).

La cooperazione e le prospettive di riforma in ambito NATO


La cooperazione tra l'UE e la NATO

Il Segretario generale della NATO ha ribadito in più occasioni la necessità del rafforzamento della difesa europea, della complementarietà degli sforzi della NATO e dell' UE, nonché l'opportunità di bilanciare con un crescente impegno degli Alleati continentali il nuovo orientamento militare americano verso i quadranti asiatico e pacifico.
Fanno parte della NATO 21 Stati membri dell'UE, tutti tranne Austria, Cipro, Irlanda, Finlandia, Malta e Svezia.
A margine del Vertice NATO dell'8 e 9 luglio 2016 in Polonia, l'UE e la NATO hanno sottoscritto una dichiarazione congiunta sull'intensificazione della cooperazione pratica attraverso iniziative di cooperazione nei seguenti settori:
  • contrasto alle minacce ibride, anche mediante l'elaborazione di procedure coordinate;
  • cooperazione operativa in mare e in materia di migrazione;
  • coordinamento nella cibersicurezza e difesa;
  • sviluppo di capacità di difesa coerenti, complementari e interoperabili;
  • agevolazione di un'industria della difesa più forte e di una maggiore ricerca nel campo della difesa;
  • potenziamento del coordinamento relativo alle esercitazioni;
  • supporto alle capacità di difesa e sicurezza dei partner a est e a sud.
Il 10 luglio 2018, l'UE e la NATO hanno firmato una nuova dichiarazione congiunta, che integra quella del 2016 (portando a 74 il totale delle iniziative di cooperazione in corso), e nella quale si indica che l'UE e la NATO concentreranno la propria cooperazione in settori quali: mobilità militare; cibersicurezza; minacce ibride; lotta al terrorismo; donne e sicurezza.
Il 16 giugno del 2020 è stato pubblicato il 5° Rapporto sui progressi nell'implementazione delle iniziative comuni, che sottolinea alcuni aspetti significativi della cooperazione svolta:
  • il dialogo politico è stato intensificato ad ogni livello, e rimane uno strumento essenziale per la comprensione e la fiducia reciproche;
  • il dialogo strutturato, a livello di staff, sulla mobilità militare continua a contribuire allo scambio di informazioni in aree cruciali come i requisiti militari, le infrastrutture di trasporto, le procedure per l'attraversamento delle frontiere;
  • nell'ambito della comunicazione strategica, la cooperazione si è focalizzata sul rafforzamento dell'allerta reciproca sugli episodi di disinformazione e sulle attività informative ostili;
  • continua l'impegno per assicurare la coerenza dei reciproci processi di programmazione strategica, pur rispettando la diversa e i diversi compiti delle sue organizzazioni.
Il 15 dicembre del 2020, in una dichiarazione congiunta, la Presidente della Commissione europea e il Segretario generale Stoltenberg hanno espresso l'intenzione di estendere la cooperazione tra le due organizzazioni anche al tema del cambiamento climatico.
Per il futuro delle relazioni Nato-UE dovrà anche tenersi conto della posizione che, sul punto, intenderà assumere la nuova amministrazione Usa.

Il rapporto NATO 2030 (a cura del Servizio Rapporti internazionali)

Il 1° dicembre 2020, in occasione della riunione tra i ministri degli Affari Esteri della NATO, è stato presentato il  Rapporto "NATO2030: Uniti per una nuova era", presentato dai due co-presidenti del Gruppo di Riflessione voluto dal Segretario generale della NATO, Thomas de Maizière e Wess Mitchell.
Il rapporto fornisce una serie di raccomandazioni volte ad assicurare un adattamento dell'Alleanza alle sfide future delineando le strategie per raggiungere l'obiettivo. Il Segretario generale ha dichiarato in conferenza stampa che 138 raccomandazioni del rapporto si tradurranno in un Piano d'azione che intende presentare al prossimo Vertice NATO del 2021. Il Segretario generale ha assicurato che continuerà a consultarsi con la società civile, i parlamentari, i giovani leader, il settore privato e, naturalmente, con gli alleati, sottolineando che l'obiettivo è mantenere la Nato una forte alleanza militare, renderla più unita politicamente e con un approccio più globale.
Il documento rileva che il contesto di sicurezza in cui opera la NATO è cambiato dal 2010 e pertanto è necessario aggiornare il Nuovo concetto di sicurezza. Rispetto al passato l'assertività della Russia è più netta, la Cina pone nuove sfide e il fianco Sud è minato da conflitti. Il rapporto propone la creazione di un Comitato consultivo sulle sfide alla sicurezza collegate alla Cina, suggerisce di rafforzare i partenariati con i paesi del Pacifico (Giappone, Corea del Sud e Australia, magari includendo anche l'India). Per far fronte alla competizione tecnologica che viene dalla Cina, il rapporto suggerisce di realizzare un foro di consultazione tra governi sulle implicazioni di sicurezza poste dalle tecnologie emergenti, e in particolare dal dominio cibernetico. Gli esperti propongono un Digital Summit che coinvolga alleati, aziende e partner del Pacifico e la creazione di un'unità speciale su ricerca e sviluppo, in particolare sull'intelligenza artificiale.
Con riferimento al fronte Mediterraneo, il Rapporto sostiene la necessità per la NATO di sviluppare un approccio trasparente, coerente per far fronte alle minacce tradizionali come il terrorismo, la crescente presenza della Russia ed anche della Cina. Al riguardo propone di rafforzare l'Hub per il Sud presso il Comando NATO di Napoli e la cooperazione con l'UE per un approccio comune coordinato. La NATO deve continuare un approccio dual track con la Russia. In tema di terrorismo, il Rapporto riconosce che questa è la più immediata e asimmetrica minaccia per l'Alleanza e pertanto la NATO dovrebbe integrare la lotta al terrorismo tra i suoi obiettivi, migliorando le attuali prassi di condivisione di intelligence.
Il Rapporto invoca una consultazione transatlantica sistematica e credibile
Il Consiglio Atlantico rimane il forum per la consultazione sulle principali questioni strategiche e politiche. La NATO dovrebbe tenere riunioni ministeriali più frequenti e, quando appropriato, espandere il loro formato. La NATO dovrebbe riprendere la pratica in base alla quale il numero delle riunioni dei Ministri degli affari esteri annuali corrisponde al numero delle Ministeriali della Difesa, con incontri alternati tra il Quartier generale di Bruxelles e nelle capitali alleate. Dovrebbero aumentare anche gli incontri informali e istituire consultazioni regolari informali su tematiche al di là della tradizionale agenda.
Il Rapporto riconosce che la NATO è un'Alleanza militare e tale resterà; tuttavia la NATO non può non tener conto delle sfide alla sicurezza che vengono da rischi globali come pandemie e cambiamenti climatici. Al riguardo si auspica la realizzazione di un Centro di eccellenza su Clima e Sicurezza.
Mantenere la coesione ed unità politica è una priorità; per questo gli Alleati dovranno confermare il proprio impegno verso la NATO come principale istituzione di difesa dell'Area euro atlantica, adottando a tal fine un codice di buona condotta. In caso di dispute tra alleati il Segretario generale offrirà i suoi buoni uffici e verificherà la possibilità di coinvolgere più da vicino altri alleati come mediatori informali. Il Rapporto suggerisce che gli alleati mantengano e soddisfino i requisiti di condivisione degli oneri concordati. Incoraggia anche lo sviluppo di una difesa europea complementare alla NATO. Gli esperti ribadiscono che il principio del consenso è una pietra miliare, tuttavia la NATO deve essere in grado di raggiungere ed attuare decisioni in modo tempestivo; la consultazione tra i membri dovrebbe avere anche un'ottica preveniva oltre che reattiva. Per questo fra le raccomandazioni degli esperti, quella di limitare il potere di veto dei Paesi membri e di ac celerare la risposta politica a minacce della sicurezza o crisi internazionali. Al Segretario generale andrebbe riconosciuto il potere di prendere decisioni su questioni di routine.

Attività del Parlamento europeo

Il Parlamento europeo ha approvato il 20 gennaio 2021 una risoluzione sulla relazione annuale 2020 del Consiglio dell'UE sull'attuazione della politica estera e di sicurezza comune nella quale, in particolare:
  • indica che la cooperazione transatlantica è fondamentale per la politica estera e di sicurezza comune dell'UE; chiede un maggiore impegno per un saldo e rinnovato partenariato transatlantico e un dialogo costante, basato sul rispetto reciproco e su azioni concrete per promuovere il multilateralismo, lo Stato di diritto, i diritti umani, la cooperazione transatlantica in materia di sicurezza ed economia e la lotta contro i cambiamenti climatici, nonché per mantenere il sistema internazionale basato su regole onde affrontare le crisi attuali e future, con particolare riferimento all'attuale emergenza sanitaria e alle sfide economiche, sociali, di sicurezza;
  • riconosce la necessità di impostare la cooperazione UE-USA su nuove basi, per contrastare le ambizioni nazionalistiche, autoritarie ed egemoniche, le tensioni espansionistiche in Medio Oriente e nel Golfo, la multipolarità degli operatori economici che stanno acquisendo una posizione sempre più dominante e l'attuale crisi economica su entrambe le sponde dell'Atlantico;
  • ritiene che il partenariato con gli USA possa avere successo soltanto se fondato su relazioni di valori e interessi condivisi e sul rispetto del diritto internazionale e delle istituzioni multilaterali, ma anche sulla fiducia, che negli ultimi anni ha purtroppo risentito negativamente di azioni unilaterali eccessive che hanno indebolito anche i quadri multilaterali;
  • esprime l'auspicio che gli USA invertano la propria rotta degli ultimi anni per quanto riguarda il ritiro dall'ordine mondiale multilaterale basato su regole, consentendo la ripresa di una stretta unità di azione transatlantica allineata a valori e principi condivisi dall'UE e dagli USA;
  • ribadisce la necessità che i paesi europei membri della NATO si assumano maggiori responsabilità nella protezione dello spazio transatlantico e rispondano alle nuove minacce ibride;
  • è allarmato per l'ascesa del populismo e dell'estremismo su entrambe le sponde dell'Atlantico e sottolinea l'urgente necessità di difendere la democrazia, i diritti umani e lo Stato di diritto a livello globale.

Rapporti commerciali

I rapporti UE-USA rappresentano la più importante relazione economica bilaterale al mondo: UE e USA sono responsabili di circa il 47% del prodotto interno lordo mondiale ( stima FMI al 2020) e di circa il 40% del commercio mondiale in beni e servizi ( stima Banca mondiale al 2019).
Secondo i dati della Commissione europea, l'UE e gli USA rappresentano reciprocamente il principale partner commerciale complessivo: lo scambio commerciale con l'UE rappresenta una quota del 17,3% dello scambio commerciale totale degli USA con il mondo e lo scambio commerciale con gli USA rappresenta il 15,2% dello scambio commerciale dell'UE con il mondo.
Secondo gli ultimi dati della Commissione Europea:
  • le esportazioni di beni dell'UE negli Stati uniti ammontano, al 2019, a 384 miliardi di euro; le importazioni dell'UE dagli USA nello stesso anno sono state pari a 232 miliardi di euro, con una bilancia commerciale favorevole all'UE per circa 152 miliardi di euro;
  • l'UE ha esportato nel 2018 servizi per un valore di 179 miliardi di euro e importato dagli USA servizi per 196 miliardi di euro;
  • al 2018 lo stock degli investimenti diretti dell'UE negli USA ammonta a 2.181 miliardi di euro a fronte di investimenti diretti degli USA nell'UE per 1.806 miliardi di euro.
Secondo i dati dell' Office of the United State Trade Representative nel 2019:
  • i primi cinque mercati di esportazione degli USA verso l'UE a 27 sono stati: Germania (60,1 miliardi di dollari), Paesi Bassi (51,1 miliardi di dollari), Francia (37,7 miliardi di dollari), Belgio (34,7 miliardi di dollari) e Italia (23,8 miliardi di dollari);
  • i primi cinque fornitori di importazioni negli USA dall'UE a 27 sono stati: Germania (127,5 miliardi di dollari), Irlanda (62,0 miliardi di dollari), Francia (57,6 miliardi di dollari), Italia (57,3 miliardi di dollari) e Paesi Bassi (29,7 miliardi di dollari).
Sulla base di questi dati gli Stati dell'UE a 27 che hanno il miglior saldo commerciale con gli Stati Uniti sono: Germania (67,5 miliardi di dollari), Irlanda (52,8 miliardi di dollari), Italia (33,5 miliardi di dollari), Francia (19,9 miliardi di dollari).
Le relazioni economiche e commerciali tra UE e USA sono attualmente inquadrate nel Partenariato economico Transatlantico ( Transatlantic Economic Partnership – TEP), inaugurato nel 1998 con il duplice obiettivo di creare un sistema commerciale globale aperto e più accessibile e di sviluppare e migliorare le relazioni economiche bilaterali.
Si ricorda che UE e USA avevano avviato nel 2013 i negoziati per un partenariato in materia di commercio e investimenti tra gli USA e l'Unione europea ( Transatlantic Trade and Investment Partnership - TTIP), che alla fine del 2016 sono stati sospesi dalla amministrazione americana.
Si ricorda che il  19 gennaio 2021 la Commissione europea ha presentato una comunicazione che illustra la  strategia  dell'Unione per rafforzare la sua autonomia strategica nei settori macroeconomico e finanziario, promuovendo il ruolo internazionale dell'euro, rafforzando le infrastrutture del mercato finanziario dell'UE, migliorando l'attuazione e l'applicazione dei regimi sanzionatori dell'UE e aumentando la resilienza dell'UE rispetto all'applicazione illegittima extraterritoriale di sanzioni unilaterali e di altre misure da parte di Paesi terzi. Per quanto concerne in particolare il rafforzamento del ruolo internazionale dell'euro, si intende favorire il dialogo con i partner dei Paesi terzi per incoraggiarne l'uso, sostenere lo sviluppo di strumenti e indici di riferimento denominati in euro e promuovere l'euro quale valuta internazionale di riferimento nei settori dell'energia e delle materie prime, specie per i nuovi vettori di energia come l'idrogeno.

Esame presso altri Parlamenti nazionali

Sulla base dei dati forniti dal sito IPEX, l'esame della comunicazione congiunta relativa al piano d'azione risulta avviato dai Parlamenti danese e svedese, dal Bundestag tedesco e dal Consiglio nazionale slovacco e dal Seima polacco.