Camera dei deputati - Legislatura - Dossier di documentazione (Versione per stampa)
Autore: RUE - Ufficio SG - Ufficio Rapporti con l'Unione europea
Titolo: Piano d'azione sulla parità di genere nell'azione esterna dell'UE 2021-2025 (GAP III)
Serie: Documentazione per le Commissioni - Esame di atti e documenti dell'UE   Numero: 45
Data: 19/01/2021
Organi della Camera: III Affari esteri


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Piano d'azione dell'UE sulla parità di genere nell'azione esterna dell'UE 2021-2025 (GAP III)

19 gennaio 2021


Indice

|Finalità/Motivazione|I contenuti del Piano d'azione|Attività del Parlamento europeo|Finanziamento delle azioni dell'UE per la parità di genere nell'azione esterna|Esame presso altri Parlamenti nazionali|



Finalità/Motivazione

La Commissione europea e l'Alto Rappresentante per la politica estera e di sicurezza comune dell'UE hanno presentato, il 25 novembre 2020, il Piano d'azione dell'Unione europea sulla parità di genere – Un'agenda ambiziosa per la parità di genere e l'emancipazione femminile nell'azione esterna dell'UE (EU Gender Action Plan - GAP III).
Il piano prevede iniziative, per il periodo 2021-2025, volte ad accrescere l'impegno dell'UE per la parità di genere, in quanto priorità trasversale dell'azione esterna, nonché a promuovere un impegno strategico dell'UE a livello multilaterale, regionale e nazionale.

I contenuti del Piano d'azione


Il contesto del Piano d'azione

Il piano d'azione per il periodo 2021-2025 (GAP III) è stato preceduto dal GAP I per il periodo 2010-2015 e dal GAP II per il periodo 2016-2020.
Il 25 novembre 2020, la Commissione ha presentato il rapporto annuale 2019 sull'applicazione del GAP II , in cui si indica che sono proseguiti i progressi verso l'obiettivo di garantire che l'85% dei nuovi programmi promuova l'uguaglianza di genere come obiettivo principale o significativo. 
Nel 2019, il 64,25% dei nuovi programmi sulla cooperazione allo sviluppo della Commissione ha promosso l'uguaglianza di genere come obiettivo principale o significativo. La Commissione stima chenel 2019 un budget di 8,7 miliardi di euro di finanziamenti per lo sviluppo abbia sostenuto programmi che avevano l'uguaglianza di genere e l'emancipazione femminile, come obiettivo principale o significativo (pari al 56,95% del finanziamento totale). I finanziamenti per programmi con obiettivo specificamente dedicato alla parità di genere e l'emancipazione femminile sono ammontati a 643 milioni di euro (4,21% del totale).
Per quanto riguardo i risultati del programma GAP II, la Commissione riporta i seguenti per il periodo 2016-2019:
  • le azioni sull' accesso ai servizi finanziari sono aumentate del 345%;
  • le azioni riguardanti l'accesso a un lavoro dignitoso sono aumentate del 291%;
  • le azioni sulla partecipazione ai processi di policy e governance sono aumentate del 155%;
  • le azioni relative all'istruzione e alla formazione sono aumentate del 113%;
  • le iniziative su ragazze e donne che vivono libere dalla violenza sono aumentate del 41%. 
Il Piano GAP III, che integra la strategia per l'uguaglianza delle persone LGBTIQ 2020-2025 ( presentata la prima volta dalla Commissione europea il 13 novembre 2020, sulla base delle priorità strategiche della Commissione presieduta da Ursula von der Leyen), è volto ad accrescere il contributo dell'UE per il raggiungimento dell'obiettivo di sviluppo sostenibile n. 5 nell'ambito dell'Agenda 2030.
L'Agenda 2030 sullo sviluppo sostenibile, sottoscritta il 25 settembre 2015 dai governi dei 193 Paesi membri delle Nazioni Unite (tra cui l'Italia), e approvata dall'Assemblea Generale dell'ONU, è costituita da  17 Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile –  Sustainable Development Goals, SDGs – inquadrati all'interno di un programma d'azione più vasto costituito da 169  target o traguardi, ad essi associati, da raggiungere in ambito ambientale, economico, sociale e istituzionale  entro il 2030.
L' obiettivo n. 5 dell'Agenda 2030, relativo al raggiungimento del l'uguaglianza di genere e dell' empowerment di tutte le donne e le ragazze prevede i seguenti sotto-obiettivi:
  • porre fine a ogni forma di discriminazione nei confronti di tutte le donne, bambine e ragazze in tutto il mondo;
  • eliminare ogni forma di violenza contro tutte le donne, bambine e ragazze nella sfera pubblica e privata, incluso il traffico a fini di prostituzione, lo sfruttamento sessuale e altri tipi di sfruttamento;
  • eliminare tutte le pratiche abusive, come il matrimonio delle bambine, forzato e combinato, e le mutilazioni dei genitali femminili;
  • riconoscere e valorizzare il lavoro di cura e il lavoro domestico non retribuiti tramite la fornitura di servizi pubblici, infrastrutture e politiche di protezione sociale e la promozione della responsabilità condivisa all'interno del nucleo familiare, secondo le caratteristiche nazionali;
  • garantire alle donne la piena ed effettiva partecipazione e pari opportunità di leadership a tutti i livelli del processo decisionale nella vita politica, economica e pubblica;
  • garantire l'accesso universale alla salute sessuale e riproduttiva e ai diritti riproduttivi, come concordato in base al "Programma d'azione della Conferenza Internazionale sulla Popolazione e lo Sviluppo" e la "Piattaforma di Azione di Pechino" ed ai documenti finali delle conferenze di revisione;
e strumenti di attuazione:
  • avviare riforme per dare alle donne pari diritti di accesso alle risorse economiche, come l'accesso alla proprietà e al controllo della terra e altre forme di proprietà, servizi finanziari, eredità e risorse naturali, in accordo con le leggi nazionali;
  • migliorare l'uso della tecnologia che può aiutare il lavoro delle donne, in particolare la tecnologia dell'informazione e della comunicazione, per promuovere l'emancipazione della donna;
  • adottare e intensificare una politica sana ed una legislazione applicabile per la promozione della parità di genere e l'emancipazione di tutte le donne e bambine, a tutti i livelli.
Il Piano d'azione GAP III è coerente con le priorità previste dalla strategia dell'UE per la parità di genere 2020-2025 ( COM(2020)152) presentata dalla Commissione europea il 5 marzo 2020, che definisce obiettivi strategici e azioni volte a compiere progressi significativi entro il 2025 verso un'Europa garante della parità di genere. Tra gli obiettivi principali della strategia si segnalano i seguenti:
  • porre fine alla violenza di genere;
  • combattere gli stereotipi di genere;
  • colmare il divario di genere nel mercato del lavoro;
  • raggiungere la parità nella partecipazione ai diversi settori economici;
  • affrontare il problema del divario retributivo e pensionistico;
  • colmare il divario e conseguire l'equilibrio di genere nel processo decisionale.
La strategia persegue il duplice approccio dell' integrazione della dimensione di genere combinata con azioni mirate, la cui attuazione si basa sul principio trasversale dell' intersezionalità. Seppur incentrata su azioni condotte all'interno dell'UE, la strategia è coerente con la politica estera dell'UE in materia di pari opportunità e di emancipazione femminile.
La tabella che segue indica per il 2019 la situazione della parità di genere in ciascun paese sulla base dell'indice di disuguaglianza di genere. I valori più alti individuano i paesi in cui si registrano i maggiori divari.
Il GAP III si concentra su cinque pilastri:
1. accrescere l'efficacia dell'impegno dell'UE per la parità di genere in quanto priorità trasversale dell'azione esterna nella sua attività strategica e programmatica. La Commissione europea e l'Alto rappresentante ribadiscono (sulla base delle conclusioni del Consiglio dell'UE del 26 ottobre 2015) che  l'85 % di tutte le nuove azioni esterne, entro il 2025, contribuirà a raggiungere tale obiettivo ( sulla base dei progressi compiuti con GAP II, questo dato ha registrato un costante aumento dal 58 % circa del 2016 a circa il 64 % del 2019, v. supra ). Ciò richiede un'ulteriore integrazione della dimensione di genere in tutte le politiche e i settori esterni.
Al fine di promuovere l'integrazione della dimensione di genere in tutti gli ambiti dell'azione esterna dell'UE la Commissione europea e l'Alto rappresentante intendono in particolare:
  • prevedere che in tutti i programmi esterni finanziati dall'UE si utilizzino analisi di genere aggiornate; applicare al monitoraggio e alla valutazione indicatori e dati statistici che tengano conto delle questioni di genere; fornire motivazioni, basate sui risultati dell'analisi di genere, a sostegno delle azioni che si ritiene non contribuiscano alla parità di genere;
  • promuovere almeno un'azione in ogni paese il cui obiettivo principale riguardi la parità di genere;
  • promuovere la parità di genere attraverso la politica commerciale; i nuovi accordi commerciali dovrebbero includere disposizioni rigorose sulla parità di genere, compreso il rispetto delle pertinenti convenzioni dell'OIL e delle Nazioni Unite (Convenzione OIL 100 sull'uguaglianza di retribuzione; Convenzione OIL 111 sulla discriminazione; Convenzione delle Nazioni Unite sull'eliminazione di ogni forma di discriminazione nei confronti della donna); il rispetto di tali convenzioni dovrebbe rimanere obbligatorio nel quadro del nuovo regolamento sul sistema di preferenze generalizzate (SPG) che avrà efficacia a decorrere dal 2024 (si ricorda che l'attuale regime SPG dell'UE, che consente ai prodotti originari di paesi in via di sviluppo di godere delle preferenze tariffarie per l'importazione nell'UE, scade alla fine del 2023 e sono in corso i preparativi per la sua sostituzione: l'11 marzo 2020, la Commissione europea ha avviato una consultazione pubblica che si è conclusa nel giugno 2020);
  • garantire la realizzazione dei diritti umani delle donne e delle ragazze migranti, attraverso politiche migratorie, programmi e leggi che tengano conto della dimensione di genere, come pure attraverso il rafforzamento di una governance migratoria attenta alla prospettiva di genere a livello globale, regionale e nazionale;
  • garantire che l'aiuto umanitario dell'UE integri e tenga conto degli aspetti relativi alla dimensione di genere.
2. promuovere, insieme agli Stati membri, un impegno strategico dell'UE a livello multilaterale, regionale e nazionale e, congiuntamente, migliorare l'attuazione del GAP III in ciascun paese e in ciascuna regione partner in stretta collaborazione con i governi partner, la società civile, il settore privato e altri fondamentali portatori di interessi. Ciò richiederà maggiore coordinamento, cooperazione e trasparenza;
In particolare l'UE:
  • per il tramite delle delegazioni dell'UE e le operazioni e missioni della politica di sicurezza e di difesa comune (PSDC), in coordinamento con le ambasciate degli Stati membri dell'UE, sulla base di un profilo per paese basato sul genere, dovrebbe preparare un " piano di attuazione a livello di paese" che stabilisca le priorità strategiche e individui le azioni e gli obiettivi chiave, selezionati tra le aree tematiche strategiche del piano d'azione ( v. infra);
  • dovrebbe lavorare in partenariato con le reti e i ministeri nazionali che si occupano di parità di genere, collaborando con le autorità locali e le organizzazioni della società civile;
  • dovrebbe mirare a una più stretta collaborazione con le rappresentanze nazionali presso le organizzazioni internazionali, in particolare del sistema delle Nazioni Unite e con il settore privato per promuovere la parità di genere e le norme in materia di imprese e diritti umani;
  • continuare a promuovere sinergie nell'ambito della cooperazione regionale dell'UE nel vicinato meridionale, con l'attività della commissione sulla promozione e la protezione dei diritti delle donne e dei minori dell' Associazione delle Nazioni del Sud-Est Asiatico (ASEAN), e quelle condotte nell'ambito della dichiarazione dei leader del Pacifico sulla parità di genere e della strategia di Montevideo in America Latina. Ed, infine, nel quadro del partenariato Africa-UE, l'Unione dovrebbe sostenere le iniziative specifiche dell'Unione africana, quali la strategia per la parità di genere e l'emancipazione femminile (2018-2028) e il nuovo decennio dell'inclusione economica e finanziaria delle donne africane (2020-2030), integrando la parità di genere in tutte le linee di attività del partenariato Africa-UE e val orizzando il ruolo delle donne in quanto titolari di diritti, costruttrici di pace e decisori per la pace e la sicurezza, la democrazia e lo Stato di diritto;
  • promuovere una leadership dell'UE più forte a livello multilaterale, in particolare nell'ambito dell'ONU, presso il Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite, il Forum sulla parità di genere e nei forum del G7 e del G20 per far avanzare l'emancipazione femminile e la parità di genere, anche sul mercato del lavoro ( si ricorda che nel contesto del G20 l'UE e altri membri stanno lavorando attivamente al fine di raggiungere l'obiettivo di Brisbane , adottato dal G20 nel 2014, per ridurre del 25 % entro il 2025 il divario tra uomini e donne nel tasso di partecipazione al mercato del lavoro). Infine in ambito OCSE la Commissione europea dovrà impegnarsi nella rete DAC sulla parità di genere, il cui obiettivo è migliorare le politiche e le prassi volte a rafforzare la parità di genere nei programmi di sviluppo e garantire i diritti delle ragazze e delle donne, contribuendo all'agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile.  
3 . concentrare l'azione su alcune aree di intervento ( vedi infra);
4. istituire ai vertici politici e dirigenziali dell'UE una leadership equilibrata in termini di genere e che tenga conto di questa dimensione;
In particolare, la Commissione e l'Alto Rappresentante intendono:
  • impegnare tutti i servizi interessati a riferire annualmente in merito alla sensibilizzazione sulla parità di genere nell'ambito delle relazioni annuali di attività e dei rispettivi piani di lavoro sulla parità di genere;
  • impegnarsi a compiere progressi sostanziali sulla parità di genere nelle posizioni dirigenziali, in linea con la strategia dell'UE per la parità di genere ( v. supra) e con l'obiettivo di raggiungere l'equilibrio di genere per i dirigenti (50/50) della Commissione europea, entro la fine del suo attuale mandato (2024);
  • proseguire gli sforzi per migliorare l'equilibrio di genere a livello dirigenziale nel Servizio europeo per l'azione esterna (SEAE). Gli Stati membri sono stati incoraggiati a designare candidate donne per tutti gli incarichi in seno al SEAE, comprese le posizioni dirigenziali senior quali i capi delle missioni e delle operazioni PSDC;
  • prevedere che i dirigenti della Commissione ricevano una formazione obbligatoria sulla parità di genere e sull'attuazione del GAP III, inserendo la promozione della parità di genere nell'elenco delle competenze e delle responsabilità fondamentali di tutte le posizioni dirigenziali e di leadership.
5. rendicontare e comunicare i risultati, attuare un sistema di monitoraggio quantitativo, qualitativo e inclusivo per accrescere l'assunzione di responsabilità pubblica, garantire la trasparenza e l'accesso alle informazioni e ottenere una migliore sensibilizzazione a livello dell'UE circa l' impatto dell'attività in tutto il mondo;
In particolare la Commissione e l'Alto Rappresentante prevedono forme di monitoraggio dei progressi compiuti nel piano d'azione GAP III in particolare attraverso:
  • una verifica annuale da parte dei Servizi della Commissione e del SEAE dei risultati conseguiti dal piano;
  • la relazione annuale sull'attuazione degli strumenti dell'Unione europea per il finanziamento delle azioni esterne che fornirà informazioni complete sulle azioni e i risultati ottenuti in materia di parità di genere;
  • l'organizzazione da parte delle delegazioni dell'UE, in collaborazione con gli Stati membri e con le missioni e operazioni PSDC, di scambi sulla parità di genere e sull'attuazione del piano d'azione con i portatori di interessi nazionali della società civile;
  • l'impegno da parte della Commissione e dell'Alto rappresentante a discutere a Bruxelles ogni anno, con le organizzazioni della società civile, dei progressi compiuti dal piano d'azione;
  • una valutazione finale del piano d'azione GAP III entro il 2024.

Principi del Piano d'azione

L'azione dell'UE in tale ambito dovrebbe essere guidata da tre principi:
  • adottare un approccio trasformativo in termini di genere, ossia un approccio che mira a modificare i rapporti di potere tra i generi ai fini di un cambiamento in positivo dei paradigmi che producono discriminazioni e disparità. A tal fine, il piano riconosce l'importanza di creare dei partenariati e un dialogo forti con gli attori locali e la società civile, nonché il ruolo dei giovani;
  • affrontare l'intersezionalità del genere con altre forme di discriminazione, concentrandosi sulle donne più svantaggiate, ad esempio le donne appartenenti ai popoli indigeni e alle minoranze razziali/etniche/religiose, le donne sfollate forzatamente, migranti, economicamente e socialmente svantaggiate nonché le donne che vivono nelle aree rurali e costiere, in quanto esse sono oggetto di molteplici discriminazioni e tenendo conto delle sfide specifiche con cui si confrontano le ragazze, le donne anziane e le donne con disabilità;
    Per intersezionale si intende un approccio che si basa sul riconoscimento delle molteplici caratteristiche e identità di un individuo per analizzare e rispondere alle modalità con le quali il sesso e il genere si intersecano con altre caratteristiche personali;
  • seguire un approccio basato sui diritti umani, che ponga i principi della non discriminazione e della lotta alle disuguaglianze al centro di qualunque azione. Ciò significa anche aiutare ogni individuo ad esercitare i propri diritti umani, a partecipare alle decisioni che lo riguardano e a presentare ricorso quando i suoi diritti vengono violati.

Aree di intervento e obiettivi del Piano d'azione

 Il GAP III individua le seguenti 6 principali aree tematiche di intervento strategiche:
  • garantire la libertà da tutte le forme di violenza di genere;
  • promuovere la salute sessuale e riproduttiva;
  • rafforzare i diritti economici e sociali e l'emancipazione di ragazze e donne;
  • promuovere la partecipazione e la leadership su un piano di parità;
  • integrare l'agenda per le donne, la pace e la sicurezza;
  • affrontare le sfide cogliendo le opportunità offerte dalla transizione verde e dalla trasformazione digitale.
Di seguito, si indicano per ciascuna area tematica strategica gli obiettivi del GAP III che l'azione dell'UE dovrebbe contribuire a raggiungere:
Garantire la libertà da tutte le forme di violenza di genere
  • sostenere la legislazione che criminalizza tutte le forme di violenza di genere e lo sviluppo delle capacità degli organismi di contrasto, in linea con i quadri giuridici e politici internazionali;
La Convenzione sulla prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne e la violenza domestica - meglio nota come Convenzione di Istanbul - adottata dal Consiglio d'Europa l'11 maggio 2011, è entrata in vigore il 1° agosto 2014, a seguito del raggiungimento del prescritto numero di dieci ratifiche. L'Italia ha svolto un ruolo importante in questo percorso, essendo stata tra i primi paesi europei a ratificare la Convenzione, con la legge 27 giugno 2013, n. 77. La Convenzione è il primo strumento internazionale giuridicamente vincolante volto a creare un quadro normativo completo a tutela delle donne contro qualsiasi forma di violenza. Particolarmente rilevante è il riconoscimento espresso della violenza contro le donne quale violazione dei diritti umani, oltre che come forma di discriminazione contro le donne (art. 3 della Convenzione). La Convenzione stabilisce inoltre un chiaro legame tra l'obiettivo della parità tra i sessi e quello dell'eliminazione della violenza nei confronti delle donne. A seguito dell'adozione di due decisioni preparatorie del Consiglio nel maggio del 2017 (la prima riguardante gli articoli sulla cooperazione in materia penale 12 ( decisione (UE) 2017/865), la seconda sugli articoli relativi all'asilo, ai rifugiati e al respingimento ( decisione (UE) 2017/866) il 13 giugno 2017, l'UE ha firmato la Convenzione di Istanbul. Il processo di adesione richiede l'adozione di decisioni del Consiglio relative alla conclusione della Convenzione, e l'approvazione del Parlamento europeo. Quest'ultimo ha invitato il Consiglio ad adottare dette decisioni, tra l'altro, con risoluzione del 28 novembre 2019. La Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, nel suo programma ha definito l'adesione dell'UE alla Convenzione di Istanbul sulla lotta contro la violenza domestica una priorità fondamentale per la Commissione.
  • promuovere la prevenzione con tutti i portatori di interessi per garantire un approccio incentrato sulle vittime e misure che pongano fine alla recidiva da parte degli autori dei reati e coinvolgendo anche uomini e ragazzi, leader tradizionali e religiosi;
  • contribuire al rafforzamento dell'azione giudiziaria nei confronti degli autori dei reati, compresi coloro che sono coinvolti nella tratta di esseri umani, potenziando l'approccio incentrato sulle vittime da parte degli organismi di contrasto;
  • aumentare la protezione delle persone che sono sopravvissute, anche favorendo l'accesso a servizi sociali e di giustizia di emergenza in particolare in contesti di fragilità e conflitto o post-conflitto;
  • favorire l'accesso ai servizi di sostegno psico-sociale e la partecipazione alla vita economica e sociale da parte delle vittime di violenza di genere e delle vittime della tratta di esseri umani;
  • promuovere azioni umanitarie che sostengano la prevenzione e la risposta alla violenza sessuale e di genere;
  • rafforzare le organizzazioni e i movimenti sociali che si occupano dei diritti delle donne, della violenza di genere e della violenza sessuale legata a conflitti.
Nella comunicazione si indica che il 35 % delle donne è stata vittima di violenza di genere; ogni anno più di 4 milioni di ragazze corrono il rischio di subire mutilazioni genitali femminili e in alcuni paesi questa percentuale sale al 70 %. In alcuni paesi il 40 % delle ragazze contrae mat rimonio prima di compiere 18 anni e il 12 % prima dei 15 anni. Secondo le previsioni la crisi legata alla COVID-19 causerà 13 milioni di matrimoni infantili in più tra il 2020 e il 2030, che non sarebbero altrimenti stati contratti.
Si ricorda, inoltre, che in tale ambito è stata avviata l ' iniziativa Spotlight UE-ONU, con un contributo iniziale dell'UE di 500 milioni di euro, volta alla prevenzione e al sostegno all'eliminazione di tutte le forme di violenza contro le donne e le ragazze.

Promuovere la salute sessuale e riproduttiva
  • promuovere un ambiente giuridico, politico e sociale favorevole che protegga la salute sessuale e riproduttiva delle donne e delle ragazze e i relativi diritti e migliori l'accesso ai servizi relativi alla salute sessuale e riproduttiva, compresi la prevenzione e il trattamento dell'HIV/AIDS;
  • eliminare pratiche dannose quali la mutilazione genitale femminile, il matrimonio infantile, precoce e forzato e l'aborto selettivo in base al sesso;
  • potenziare i servizi in contesti umanitari, comprese le cure ostetriche, l'offerta di un pacchetto di servizi iniziali minimi, la prevenzione dell'HIV/AIDS, la salute riproduttiva, della madre e del neonato, la pianificazione familiare e la risposta a specifiche esigenze e vulnerabilità nutrizionali.
Nella comunicazione si indica che nel 2017 si sono verificati 295 000 casi di mortalità materna, durante e dopo la gravidanza e il parto. Il 94 % è avvenuto in contesti con scarse risorse. A livello globale le complicazioni legate alla gravidanza e al parto sono la principale causa di morte delle adolescenti di età compresa tra i 15 e i 19 anni.

Rafforzare i diritti economici e sociali e l'emancipazione di ragazze e donne
Emancipazione economica
  • promuovere il lavoro dignitoso, la parità di retribuzione e di diritti in materia di lavoro, aumentando il potere contrattuale delle donne nel processo decisionale economico e domestico e nel dialogo sociale nei settori che hanno una prevalenza di donne lavoratrici;
  • creare un contesto favorevole alle attività economiche delle donne, all'accesso alle risorse produttive e ai servizi di ecosistema;
  • sostenere sistemi di protezione sociale universali e riconoscere, ridurre e ridistribuire il lavoro domestico e di assistenza non retribuito;
  • promuovere le norme di genere all'interno delle famiglie e sul mercato del lavoro, prevedendo interventi quali il congedo di paternità retribuito;
  • sostenere l'imprenditorialità femminile e le imprese gestite da donne, inclusa l'imprenditoria sociale, e l'accesso ai finanziamenti e promuovendo la creazione di PMI;
  • sostenere e promuovere l'emancipazione delle donne migranti per contribuire allo sviluppo sostenibile dei paesi d'origine, di transito e di destinazione;
  • promuovere la parità di genere attraverso le politiche commerciali, compreso l'impegno dell'UE all'interno dell'Organizzazione mondiale del commercio.
Nella comunicazione si indica che nel 2020 meno del 50 % delle donne partecipa al mercato del lavoro, rispetto al 76 % degli uomini, con un conseguente divario di genere di 27 punti percentuali a livello globale. A livello globale le donne si fanno carico del 76,2 % del totale delle ore di lavoro domestico e di assistenza non retribuito, il che pregiudica le loro prospettive in termini di istruzione e sul mercato del lavoro. Nella comunicazione si riportano, inoltre, alcune stime secondo le quali l'avanzamento della parità di genere potrebbe far crescere il PIL globale di un valore approssimativo compreso tra 11 e 21 mila miliardi di euro entro il 2025.

Parità di genere nell'istruzione
  • promuovere la parità di genere attraverso un' istruzione di qualità, accessibile e inclusiva a tutti i livelli, mantenendo i finanziamenti all'istruzione in situazioni di emergenza al 10 % della dotazione per l'aiuto umanitario e aumentando i finanziamenti totali per l'istruzione;
  • creare sistemi educativi che tengano conto e promuovano la parità di genere;
  • aumentare gli investimenti nell'istruzione delle ragazze ai fini della parità di accesso a tutte le forme di istruzione e formazione;
  • migliorare l'accesso a un'educazione sessuale completa per gli adolescenti;
  • adottare misure per combattere gli stereotipi di genere, le norme sociali discriminatorie e la violenza di genere in ambito scolastico.
Nella comunicazione si indica che 2 su 3 dei 740 milioni di adulti analfabeti nel mondo sono donne. Nel 2016 335 milioni di ragazze hanno frequentato scuole primarie e secondarie prive di acqua e sapone. Soltanto il 30 % circa delle studentesse dell'istruzione superiore sceglie percorsi di studio nelle discipline STEM (scienza, tecnologia, ingegneria e matematica). Secondo uno studio della Banca mondiale, persistono significativi divari con tassi di completamento della scuola secondaria da parte delle ragazze inferiori del 36,9 % rispetto a quelli riferiti ai ragazzi. Secondo un recente studio dell'Unesco, ogni anno aggiuntivo di scuola può aumentare i guadagni di una donna fino al 20%.
La pandemia rischia inoltre di accentuare i divari in conseguenza della chiusura delle scuole . Secondo un recente studio le ragazze ricevono meno istruzione a distanza perché, rispetto ai ragazzi, hanno meno accesso a Internet (-17 % a livello globale). E secondo stime dell'UNHCR la metà delle ragazze rifugiate iscritte alla scuola secondaria non tornerà a scuola dopo la COVID-19.

Accesso universale alla salute
  • promuovere la copertura sanitaria universale attraverso sistemi sanitari sostenibili e l'accesso equo ai servizi e alle informazioni essenziali, prestando un'attenzione particolare alle donne e alle ragazze con disabilità, nonché tenendo conto delle problematiche nell'accesso all'assistenza causate dalla pandemia di COVID-19;
  • garantire la disponibilità e la parità di accesso delle donne alla diagnostica, ai vaccini e alle cure per la COVID-19;
  • migliorare l'accesso alle risorse idriche e a servizi igienico-sanitari dignitosi;
  • promuovere programmi alimentari, anche nei contesti umanitari, in particolare per le donne in gravidanza e in allattamento e per i bambini al di sotto dei cinque anni.
La comunicazione riporta la stima secondo la quale almeno il 50 % della popolazione mondiale non ha accesso ai servizi sanitari di cui ha bisogno, mentre circa 1 donna sposata su 3 nei paesi in via di sviluppo afferma di avere pochissima o nessuna voce in capitolo in merito alla cura della propria salute.

Promuovere la partecipazione e la leadership su un piano di parità
  • incrementare il livello di partecipazione, rappresentanza e leadership femminile nella politica, nella governance e nei processi elettorali a tutti i livelli;
  • rafforzare la capacità delle donne come leader politiche nei governi e nei parlamenti attraverso attività formative e la costituzione di comitati femminili;
  • incoraggiare l'impegno civico delle giovani donne e delle ragazze adolescenti, anche in collaborazione con le organizzazioni giovanili, aumentare il sostegno alle organizzazioni di monitoraggio parlamentare gestite dai giovani;
  • ridurre gli stereotipi di genere nei contenuti mediatici in collaborazione con il settore audiovisivo e con i media e rafforzare i diritti delle donne in qualità di utenti e produttrici di informazioni come pure di imprenditrici e decisori nel settore audiovisivo e media;
  • garantire pari capacità giuridica e parità di accesso delle donne alla giustizia attraverso il sostegno alle attività delle organizzazioni di base e alle riforme dei sistemi giuridici e giudiziari;
  • promuovere un ambiente favorevole e sicuro, anche online, per la società civile, le organizzazioni che si occupano dei diritti delle donne, per i difensori dei diritti umani delle donne, le giornaliste e i rappresentanti delle popolazioni indigene.
La comunicazione riporta alcuni dati che evidenziano i problemi di rappresentanza delle donne. Le donne costituiscono circa il 25 % dei parlamentari nazionali in tutto il mondo, dato che segna una lenta crescita rispetto all'11,3 % del rilevamento precedente. Tra il 1992 e il 2018 le donne erano soltanto il 13 % dei negoziatori, il 6 % dei mediatori e il 6 % dei firmatari nei principali processi di pace.

Integrare l'agenda per le donne, la pace e la sicurezza
  • sostenere e svolgere attività di sviluppo delle capacità e tutoraggio sulla leadership femminile, per le donne negoziatrici e mediatrici;
  • lavorare affinché la partecipazione femminile a tutte le attività e a tutti i progetti dell'UE relativi ai processi di pace raggiunga almeno il 33 %;
  • stabilire e istituzionalizzare meccanismi consultivi su tutte le questioni legate ai conflitti con le donne attiviste sul campo e le organizzazioni della società civile, sia negli Stati membri sia nei contesti di conflitto ove vi siano missioni e operazioni della PSDC;
  • introdurre corsi di formazione obbligatori sull'integrazione delle prospettive di genere per tutto il personale impiegato nella sede centrale, nelle delegazioni dell'UE, nelle missioni e operazioni della PSDC;
  • promuovere il rafforzamento dello Stato di diritto, il sistema di giustizia penale per porre fine all'impunità degli autori dei reati di violenza sessuale e di genere;
  • promuovere il supporto medico, psico-sociale, legale e di sicurezza a tutte le vittime e persone sopravvissute alle violenze sessuali e/o di genere legate ai conflitti.
Si ricorda che, al fine di rispettare gli impegni indicati nella risoluzione 1325 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite (UNSCR) sulle donne, la pace e la sicurezza, l'UE ha già presentato nel luglio 2019 un piano d'azione per le donne, la pace e la sicurezza 2019-2024, volto a ridurre l'impatto dei conflitti su donne e ragazze e garantire la loro partecipazione nella prevenzione e risoluzione dei conflitti.

Affrontare le sfide e cogliere le opportunità offerte dalla transizione verde e digitale
La transizione verde
  • promuovere la partecipazione e la leadership delle ragazze e delle donne, al fine di garantire strategie che tengano conto della dimensione di genere per la mitigazione e l'adattamento ai cambiamenti climatici, per la riduzione del rischio di catastrofi e per la gestione inclusiva e sostenibile delle risorse naturali;
  • sostenere le reti di donne nei settori della transizione verde;
  • sviluppare le capacità, favorire i finanziamenti e sostenere gli investimenti in strategie e piani d'azione nazionali che tengano conto della dimensione di genere per la riduzione del rischio di catastrofi climatiche e ambientali;
  • sostenere l'imprenditorialità e l'occupazione femminile nell'economia verde, blu e circolare, promuovendo un approccio trasformativo in termini di genere ai sistemi alimentari, agricoli, di pesca e di acquacoltura, sulla base di attività legate allo sviluppo delle capacità delle donne nel mondo rurale, riforme politiche per disciplinare in modo più equo la proprietà fondiaria, nonché l'emancipazione economica e l'accesso ai finanziamenti;
  • migliorare la raccolta dei dati relativi all'impatto differenziato per genere dei cambiamenti climatici e del degrado ambientale.
La comunicazione rileva che le donne costituiscono l'80 % delle persone sfollate a causa dell'impatto dei cambiamenti climatici. Per le donne e i bambini poveri la probabilità di essere uccisi a causa di una catastrofe di origini climatiche, come un uragano o un'inondazione, è fino a 14 volte maggiore che per gli uomini. In media le donne sono il 43 % della forza lavoro agricola nei paesi in via di sviluppo ma costituiscono meno del 15 % dei proprietari di terreni agricoli.

La trasformazione digitale
  • promuovere riforme politiche e normative nei paesi partner, garantendo che la trasformazione digitale sia coerente con l'approccio dell'UE, anche garantendo un ciberspazio sicuro dove i dati siano protetti in linea con le norme dell'UE;
  • migliorare l'accesso delle ragazze e delle donne a una connettività digitale sicura e accessibile, raggiungendo le aree rurali e remote;
  • promuovere l'alfabetizzazione digitale;
  • sostenere le donne innovatrici e imprenditrici nel settore digitale;
  • sostenere la prestazione di servizi pubblici e privati attraverso canali, tecnologie e servizi digitali che tengano conto della dimensione di genere (ad esempio e-government, servizi finanziari digitali).
La comunicazione indica che l'accesso a Internet di ulteriori 600 milioni di donne in tutto il mondo produrrebbe un aumento del PIL di circa 13 miliardi di euro e che nei paesi a basso e medio reddito possiedono un telefono cellulare 165 milioni di donne in meno rispetto agli uomini. Il 48% delle donne usa Internet, rispetto al 58 % degli uomini.  Le donne sono sottorappresentate nelle carriere del settore delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione (TIC). Il 52 % delle giovani donne e delle ragazze ha subito abusi online.

Attività del Parlamento europeo

La Commissione per i diritti delle donne e l'uguaglianza di genere del Parlamento europeo ha approvato il 25 novembre 2020 una relazione sulla strategia dell'UE per la parità di genere, che contiene un progetto di risoluzione che dovrebbe essere esaminato dall'Assemblea plenaria del Parlamento europeo il 21 gennaio 2021.
Per quanto riguarda, in particolare la parità di genere nelle relazioni esterne, il progetto di risoluzione:
  • sottolinea il ruolo primario dell'emancipazione femminile al fine di attuare efficacemente le politiche di sviluppo; ricorda l'importanza dell'istruzione per l'emancipazione delle donne e delle ragazze sia nell'UE che nei paesi partner; sottolinea che l'istruzione non è solo un diritto ma anche uno strumento essenziale per contrastare i matrimoni precoci e forzati e le gravidanze in età adolescenziale; ribadisce la necessità che la politica esterna dell'UE contribuisca in via prioritaria a far sì che le ragazze continuino ad andare a scuola e proseguano gli studi nei paesi partner;
  • invita la Commissione, in collaborazione con gli Stati membri, a monitorare e adoperarsi per la piena attuazione della piattaforma d'azione di Pechino, del programma d'azione della conferenza internazionale sulla popolazione e lo sviluppo (ICPD) e dei risultati delle relative conferenze di revisione, nonché di tutti gli obiettivi di sviluppo sostenibile;
    Nel 1995, la quarta conferenza mondiale delle Nazioni Unite sulle donne che si è svolta a Pechino ha adottato una Dichiarazione per l'emancipazione e il miglioramento della condizione delle donne in tutto il mondo. La conferenza ha anche stabilito obiettivi strategici per raggiungere la parità di genere in 12 aree, tra cui: donne ed economia, violenza contro le donne, donne e ambiente e donne in ruoli di leadership.
  • chiede che il nuovo piano d'azione sulla parità di genere III (GAP III) mantenga l'obiettivo secondo cui l'85 % di tutti i nuovi programmi deve contribuire alla parità di genere e stabilisca un nuovo obiettivo che preveda che il 20 % dei programmi debba avere come obiettivo principale la parità di genere;
    Nell'accordo sulla proposta di regolamento sul nuovo strumento per il vicinato, lo sviluppo e la cooperazione internazionale (NDICI) raggiunto a livello di trilogo tra PE, Commissione e Consiglio dell'UE, il 17 dicembre 2020, si prevede che l'85% della spesa debba essere destinata a programmi tra i cui obiettivi vi deve essere -  tra gli altri - anche quello della parità di genere e che il 5% della spesa sia destinato a programmi che abbiano la parità di genere come obiettivo principale.
  • chiede che il nuovo strumento di vicinato, cooperazione allo sviluppo e cooperazione internazionale attribuisca priorità alla parità di genere e ai diritti delle donne in tutti i programmi geografici e tematici in linea con tali obiettivi;
  • si compiace del cambiamento nella cultura istituzionale dei servizi della Commissione e del Servizio europeo per l'azione esterna al fine di rispettare più efficacemente gli impegni dell'UE in materia di diritti delle donne e uguaglianza di genere;
  • invita la Commissione a promuovere una migliore comprensione delle esigenze specifiche delle donne e delle ragazze migranti e richiedenti asilo per quanto riguarda l'accesso a misure di sostegno nell'ambito della salute e dell'istruzione e alla sicurezza finanziaria, così da prevenire il rischio che vengano sfruttate e assicurare il rispetto dei loro diritti;
  • osserva che la Commissione deve affrontare la particolare situazione della protezione delle donne dalla violenza di genere nelle strutture di accoglienza per i richiedenti asilo e i migranti e chiede infrastrutture adeguate per le donne e le ragazze e, ove necessario, una formazione adeguata del personale di tali strutture;
  • ricorda che tutti gli accordi commerciali e di investimento dell'UE devono integrare la dimensione di genere e includere un capitolo ambizioso e applicabile in materia di commercio e sviluppo sostenibile.
Il 17 dicembre 2020 il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione con la quale invita il Consiglio e il Consiglio europeo a istituire una formazione del Consiglio dedicata alla parità di genere per agevolare l'integrazione della dimensione di genere in tutte le politiche e le normative dell'UE, tenuto conto del fatto che attualmente le questioni relative alla parità di genere vengono affrontate dalla formazione " Occupazione, politica sociale, salute e consumatori".
Secondo il Parlamento europeo una specifica formazione del Consiglio dedicata alla parità di genere rappresenterebbe un elemento fondamentale, tra l'altro, per sbloccare i negoziati sui principali fascicoli relativi alla parità di genere, tra cui la ratifica della convenzione di Istanbul.
Infine, un Consiglio ad hoc consentirebbe ai rappresentanti degli Stati membri responsabili della parità di genere di disporre di un apposito forum istituzionale al fine di garantire, attraverso una stretta cooperazione, una maggiore integrazione della parità di genere nelle strategie e nei processi politici dell'UE.

 


Finanziamento delle azioni dell'UE per la parità di genere nell'azione esterna

Il finanziamento delle azioni dell'UE per la parità di genere nell'azione esterna è veicolato attraverso una serie di programmi e di strumenti, tra cui:
  • il nuovo regolamento per lo strumento per lo sviluppo e la cooperazione internazionale ( NDICI), in corso di adozione definitiva, che per il periodo finanziario 2021-2027 ha uno stanziamento complessivo di circa 70 miliardi e che prevede una allocazione delle risorse sia geografica che tematica. Si ricorda al proposito che il nuovo regolamento NDICI prevede l'obiettivo di spesa orizzontale di circa il 20% della dotazione complessiva per l' inclusione sociale, nella quale sono comprese misure per la parità di genere e l'emancipazione delle donne;
  • il piano per gli investimenti esterni, tra le cui iniziative si segnala lo strumento di inclusione finanziaria delle donne, volto a mobilitare 100 milioni di euro per l'accesso delle donne ai finanziamenti;
  • l'aiuto umanitario: si stima che l'UE abbia stanziato nel 2018 e 2019 circa 62 milioni di euro in aiuti per combattere la violenza di genere. Per l'aiuto umanitario il quadro finanziario pluriennale prevede uno stanziamento di circa 10 miliardi di euro per il periodo 2021-2027;
  • i fondi per le politiche dell'UE per asilo, migrazione ed integrazione; in particolare nell'ambito delle azioni condotte dal fondo fiduciario dell'UE MADAD, in risposta alla crisi siriana, nel 2018 la Commissione europea ha finanziato un progetto da 12,5 milioni di euro, in collaborazione con l'ONU, per rafforzare la resilienza delle donne siriane e ragazze nelle comunità di accoglienza in Iraq, Giordania e Turchia ;
  • il contributo dell'UE a programmi internazionali, in particolare il contributo dell'UE di 500 milioni di euro per l' iniziativa Spotlight UE-ONU; un progetto da 12,5 milioni di euro, nell'ambito della EuroMed Feminist Initiative, per migliorare l'accesso a protezione, partecipazione e servizi per donne rifugiate, sfollate interne e nelle comunità ospitanti.

Esame presso altri Parlamenti nazionali

Sulla base dei dati forniti dal sito IPEX l'esame della comunicazione relativa al piano d'azione risulta avviato dai Parlamenti  di Finlandia, Lituania, Svezia, dal Consiglio nazionale della Slovacchia e dal Senato dei Paesi Bassi.