Camera dei deputati - Legislatura - Dossier di documentazione (Versione per stampa)
Autore: Servizio Studi - Dipartimento Affari Esteri
Titolo: Schema di documento triennale di programmazione e di indirizzo della politica di cooperazione allo sviluppo, riferito agli anni 2019-2021
Serie: Atti del Governo   Numero: 184
Data: 01/07/2020
Organi della Camera: III Affari esteri

 


 

XVIII LEGISLATURA

 

Schema di Documento triennale di programmazione e di indirizzo della politica di cooperazione allo sviluppo, riferito agli anni 2019-2021

A.G. 184

 

1° LUGLIO 2020

 

Servizio Studi

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Dossier n. 44

 

 

 

 

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Atti del Governo n. 184

 

 

 

 

 

 

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Es0232

 


I N D I C E

 

Schede di lettura............................................................................... 3

Lo schema di Documento triennale di programmazione e di indirizzo della politica di cooperazione allo sviluppo per il 2019-2021 (a cura del Servizio Affari internazionali del Senato).................................................................................................................... 5

§  La visione strategica del triennio 2019-2021................................................ 5

§  Le priorità tematiche della cooperazione italiana......................................... 9

§  Le priorità geografiche................................................................................ 14

§  Cooperazione multilaterale, banche e fondi multilaterali di sviluppo, cooperazione UE e bilaterale...................................................................................................... 18

§  L’efficacia della cooperazione allo sviluppo............................................... 20

I contenuti delle relazioni sull’attuazione della politica di cooperazione allo sviluppo nel 2017 e nel 2018 (a cura del Servizio Studi della Camera)..................... 23

§  La cooperazione pubblica italiana allo sviluppo nel suo complesso........... 24

§  Le attività di cooperazione realizzate nel 2017 e nel 2018 dal MAECI, dall’AICS e dalla CDP 29

§  Il sostegno italiano alle organizzazioni internazionali................................ 34

§  I principali Paesi beneficiari dell’aiuto bilaterale...................................... 37

§  L’aiuto umanitario....................................................................................... 42

§  L’attività di cooperazione svolta dal Ministero dell’economia e delle finanze 44

§  Le attività di cooperazione allo sviluppo svolte dalle altre Amministrazioni pubbliche 45

§  Risorse umane e retribuzioni........................................................................ 45

§  Elenco analitico delle iniziative................................................................... 45

 

 


Schede di lettura

 


Lo schema di Documento triennale di programmazione e di indirizzo della politica di cooperazione allo sviluppo per il 2019-2021
(a cura del Servizio Affari internazionali del Senato)

 

 

A titolo introduttivo, si ricorda che, a norma dell’art. 12, comma 2, della legge n. 125/2014, il Documento triennale di programmazione e di indirizzo della politica di Cooperazione allo sviluppo - tenuto conto della relazione sulle attività realizzate nell’anno precedente - deve indicare la visione strategica, gli obiettivi di azione e i criteri di intervento, la scelta delle priorità delle aree geografiche e dei singoli Paesi, nonché dei diversi settori nel cui ambito dovrà essere attuata la cooperazione allo sviluppo; deve esplicitare altresì gli indirizzi politici e strategici relativi alla partecipazione italiana agli organismi europei e internazionali e alle istituzioni finanziarie multilaterali.

Sul Documento si è espresso favorevolmente l’11 giugno 2020, il Comitato Interministeriale per la Cooperazione allo Sviluppo (CICS), come previsto dal medesimo articolo 12, comma 1.

 

La visione strategica del triennio 2019-2021

La rinnovata visione strategica della Cooperazione italiana poggia sui 5 Pilastri dell’Agenda 2030. Al centro dell’azione vi è il pieno sviluppo della persona, del capitale umano: la protezione, l’empowerment dei giovani e delle donne, a partire da coloro in situazioni di maggiore disagio e vulnerabilità; il capitale umano anche quale “moltiplicatore di sviluppo” per incidere sulla capacità di generare prosperità a livello locale in equilibrio con il pianeta stimolando partenariati efficacia anche al fine di contribuire alla pace.

L’impegno dell’Italia a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione sarà rafforzato nelle principali aree di crisi, dal Medioriente all’Africa e all’Asia ed inteso a ridurre le situazioni di fragilità, rafforzare la resilienza delle popolazioni e potenziare le capacità locali di gestione e risposta alle crisi.

In quest’ottica, la risposta alle crisi umanitarie non può provenire dal solo sistema umanitario e prescindere da un’analisi congiunta dei bisogni e dalla definizione di obiettivi programmatici condivisi fra aiuto umanitario, sviluppo e pace.

 

Casella di testo: L’aiuto umanitario italiano si conforma ai principi fondamentali della neutralità, imparzialità, indipendenza e umanità sanciti a livello internazionale e recepiti a livello nazionale nella Legge 125/2014.
L’aiuto umanitario italiano ha visto – negli ultimi anni – il progressivo aumento delle risorse stanziate in suo favore. Dopo aver toccato il picco minimo di 19,5 milioni di Euro nel 2012, le risorse sono progressivamente aumentate arrivando a raggiungere lo stanziamento di 119 milioni di Euro nel 2017e 131,5 milioni di Euro nel 2018. Quanto alla ripartizione geografica degli interventi, la priorità è stata assegnata al continente africano e al Medio Oriente (90% circa). Gli interventi si sono concentrati sulle esigenze delle crisi umanitarie più acute (Crisi siriana ed irachena, Libia, Sahel e Lago Ciad, Repubblica Centrafricana, Corno d’Africa e Yemen, Myanmar.
Nel triennio 2019-2021 la Cooperazione Italiana continuerà a sostenere l’azione degli operatori umanitari (Organizzazioni della Società Civile; Movimento Internazionale della Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa; Agenzie, Fondi e Programmi delle Nazioni Unite) nel quadro dei rispettivi piani di riposta umanitaria.
 L'attenzione sarà dedicata alla protezione delle persone, in particolare di quelle in condizione di vulnerabilità, inclusi sfollati, rifugiati e richiedenti asilo, nel rispetto del Diritto Internazionale Umanitario. 
Prioritaria sarà inoltre la dimensione della prevenzione delle crisi umanitarie con iniziative di “early warning” ed “early action” volte a ridurre il rischio da disastri e adattare la popolazione ai cambiamenti climatici.

Ne deriva l’urgenza di adottare un approccio integrato e multi-settoriale. L’uguaglianza, il buon governo, la democrazia, lo stato di diritto, la cultura. Il lavoro dignitoso, sono al centro della strategia della Cooperazione Pubblica allo Sviluppo dell’Italia.

Per quanto riguarda le risorse, il quadro fornito dal Documento in esame si basa sulla legge di bilancio per il 2019; in esso si ricorda che l’Italia ha avviato negli ultimi anni un percorso di graduale riallineamento del rapporto CPS/RNL che è salito dallo 0,14 % nel 2012 allo 0,30% nel 2017.

In valore assoluto, nel 2017  l’importo computato come Cooperazione pubblica allo Sviluppo (CPS) era pari a 5.209,89 milioni di euro.

Dal 2018 tale dato è in calo: già nel Rendiconto generale dell’Amministrazione dello Stato 2019 e precisamente nell’allegata Relazione e sulle attività di cooperazione nel 2018 (ex art. 14, comma 2, l. n. 125/2014) si dava conto del fatto che, secondo gli ultimi dati stimati, nel 2018 l’APS italiano registra un calo rispetto al 2017.

Tale flessione è attribuibile in larga misura al sensibile decremento delle spese destinate all’accoglienza temporanea in Italia dei rifugiati e dei richiedenti asilo.

Dal rapporto OCSE–DAC 2018 (presentato il 10 aprile 2019), emerge a livello globale un calo del 2,7 per cento dell’APS e del 4 per cento dell’aiuto verso i paesi africani. Il fenomeno è dovuto in gran parte alla diminuzione della spesa per aiuti destinati all’ospitalità dei rifugiati e dei richiedenti asilo a seguito del rallenta-mento dei relativi arrivi, attesa la contabilizzazione di tali spese come aiuti allo sviluppo.

In tale contesto, il rapporto OCSE-DAC 2018 registra in Italia uno dei cali più consistenti, dallo 0,3 per cento del RNL del 2017 allo 0,23 per cento; anche sul dato italiano ha influito la riduzione dei costi di assistenza ai rifugiati.

La Relazione 2018 allegata al Documento in esame attesta che l’ammontare dell’APS per l’anno 2018 è stato pari a 4.405,76 milioni di euro, pari allo 0,25% del RNL.

Nella previsione del bilancio per il 2020 il totale degli interventi di cooperazione allo sviluppo, esposti nell’Allegato 28 alla Tab. 6, ammontano a 4.403,42 milioni di euro per il 2020.

Sempre la legge di bilancio per il 2019 prevedeva che nel 2019 il rapporto CPS/RNL rimanesse stabile, ma decrescente dal 2020, in previsione di un sensibile decremento dei costi di assistenza ai rifugiati e richiedenti asilo.

Nel Documento in esame si afferma che: “È impegno del Governo, a partire dal prossimo DEF, rilanciare un percorso di adeguamento degli stanziamenti annuali per la cooperazione allo sviluppo, tale da porre l’Italia in linea con gli impegni assunti a livello internazionale conformemente a quanto previsto all’art. 30 della legge n. 125/2014 [1] .

Le previsioni recate dalla legge di bilancio per il 2019 erano pertanto le seguenti:

5.011,85 mln. di euro per il 2020;

4.428,21 mln. di euro per il 2021

4.477,20 mln. euro per il 2022.


 

Stima della ripartizione delle risorse per settori di intervento

(CPS bilaterale allocabile per Paese / settore)

 

 

Stima della ripartizione delle risorse per area geografica

 

 

 

Le priorità tematiche della cooperazione italiana

Nel triennio 2019-2021 l’obiettivo di azione che ci si prefigge sarà quello di contribuire alla realizzazione degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (OSS) e specifici Target, concentrando almeno il 75 per cento delle risorse nelle aree tematiche/settori di intervento prioritari di seguito indicati (nel restante 25 per cento sono compresi altri settori e le operazioni di trattamento del debito).

Le aree tematiche sono articolate attorno ai 5 Pilastri dell’Agenda 2030 (le 5 "P"): persone, prosperità, pianeta, partenariati, pace. Ogni iniziativa contiene l’indicazione degli OSS e Target di riferimento e riporterà- da quest’anno -  i codici OCSE-DAC, indicatori di Rio per l’Ambiente e indicatori di Policy OCSE-DAC utilizzati per la rendicontazione annuale all’OCSE-DAC dei flussi di cooperazione allo sviluppo. I codici servono come riferimento per incentivare la concentrazione delle attività / risorse in certi settori e come indicatori di risultato.

In tale quadro, si prevede - come novità - che a partire dal 2019 la Relazione annuale riporti i dati e le informazioni sulle attività realizzate e sui progressi verso la realizzazione degli Obiettivi di sviluppo sostenibile (OSS) e relativi Target e l’indicazione dei codici OCSE-DAC,indicatori di Rio per l’Ambiente e indicatori di Policy OCSE-DAC, ciò che consentirà di verificare la rispondenza delle azioni svolte rispetto agli obiettivi contenuti nel presente Documento.

Per garantire maggiore efficacia e in applicazione del principio della divisione del lavoro, gli interventi si concentreranno su un numero limitato di settori (3-4) in ciascun Paese.

Primo pilastro: le Persone (OSS 1-6, 8, 10-11)

·      Porre fine alla fame, raggiungere la sicurezza alimentare, migliorare la nutrizione e

·      promuovere un’agricoltura sostenibile (Target 2.1, 2.2, 2.3, 2.4)

·      Garantire una vita sana e promuovere il benessere per tutti e a tutte le età (target 3.2, 3.3, 3.4. 3b)

Gli obiettivi di azione del triennio 2019-2021 prevedono, tra l’altro, costruire sistemi sanitari più forti, resilienti, sostenibili e di qualità, garantire l’accesso ai servizi sanitari senza discriminazioni di carattere economico, culturale, religioso, di genere o di provenienza geografica, per contribuire al raggiungimento della copertura sanitaria universale; ampliare la copertura vaccinale, garantire l’accesso ai nuovi vaccini e potenziare la qualità dei servizi di vaccinazione nell’ambito di sistemi sanitari più efficienti (in particolare attraverso la Global Alliance for Vaccine Immunisation - GAVI).

·        Assicurare un’istruzione di qualità, equa ed inclusiva, e promuovere opportunità di apprendimento permanente per tutti (target 4.2, 4.4, 4.5, 4.7)

·        Proteggere e salvaguardare il patrimonio mondiale culturale e naturale (target 8.9)

·        Potenziare e promuovere l’inclusione sociale, economica e politica di tutti; facilitare la migrazione ordinata, sicura, regolare e responsabile e la mobilità delle persone (target 10.7):

La questione migratoria rimane al centro delle azioni in materia di politica estera e di cooperazione allo sviluppo, e del dialogo in ambito bilaterale, europeo, regionale e multilaterale.

La risposta alla questione migratoria abbraccia diverse tematiche: il buon governo, la sicurezza, il lavoro, la salute, l’istruzione, l’agricoltura, la tutela dell’ambiente.

La Cooperazione italiana adotta un approccio integrato “migrazione-sviluppo-sicurezza” che mira a:

i)                   affrontare le cause strutturali della migrazione forzata;

ii)                 ii) rafforzare il ruolo dei migranti regolari come attori di sviluppo, tramite il coinvolgimento in percorsi di migrazione circolare, mobilità professionale e formazione del capitale umano;

iii)               iii) fornire assistenza a quanti si trovano in condizione di vulnerabilità, in particolare i minori, e favorire il reinserimento sociale ed economico di coloro che tornano nei Paesi di origine; iv) rafforzare le capacità dei Paesi partner nella gestione dei flussi migratori e contrastare il traffico di migranti e la tratta di esseri umani, in particolare delle donne e delle ragazze, nel rispetto dei diritti fondamentali e della dignità umana.

Gli interventi si concentreranno nei Paesi prioritari del Fondo Africa, nei Paesi limitrofi e nelle aree di maggiore provenienza dei flussi, con attenzione particolare a Costa d’Avorio, Eritrea, Ghana e Nigeria.

In una prospettiva più ampia, come sottolineato dalle conclusioni del Consiglio europeo del giugno 2018, affrontare le cause della migrazione forzata richiede un rinnovato partenariato con l’Africa.

 

 

Secondo pilastro: il Pianeta (OSS 7, 13, 15)

·        Adottare misure urgenti per combattere il cambiamento climatico e le sue conseguenze (target 13.1, 13.b, 15.3)

·        Assicurare a tutti l’accesso a sistemi di energia economici, affidabili, sostenibili e moderni (target 7.2, 7.a)

In un’ottica di interdipendenza tra ambiente, sviluppo, pace e sicurezza, diritti umani e sociali, la Cooperazione italiana riserva una priorità alle azioni di adattamento ai cambiamenti climatici – portatrici anche di co-benefici sul piano della mitigazione e per gli altri fronti di salvaguardia socio ambientale – per disinnescare un ciclo cumulativo suscettibile di destabilizzare numerose aree, comprese alcune su cui più direttamente si proietta la presenza italiana.

 

Terzo pilastro: la Prosperità (OSS 5,8,9)

·        Incentivare una crescita economica duratura, inclusiva e sostenibile, un’occupazione piena e produttiva e un lavoro dignitoso per tutti(target 8.3, 8.6, 5a)

Il settore privato svolge un ruolo chiave di motore di crescita, promotore dell’occupazione, investitore nello sviluppo del capitale umano, propulsore di tecnologie ed innovazione. Le imprese possono creare impatti economici, sociali e ambientali tangibili. Il settore pubblico dovrà favorire l’intervento del settore privato in un’azione condivisa e partecipata con il non profit nella promozione di uno sviluppo sostenibile nei Paesi Partner. Gli interventi dovranno privilegiare l’impiego e l’imprenditorialità giovanile valorizzando i talenti dei giovani affinché diventino agenti del cambiamento, in settori chiave quali l’agricoltura, l’energia e l’agroindustria.

 

·        Quarto pilastro: la Pace (OSS 10-16)

·      Potenziare e promuovere l’inclusione sociale, economica e politica di tutti, a prescindere da età, sesso, disabilità, razza, etnia, origine, religione, status economico o altro (target 10.2)

·        Promuovere società pacifiche e più inclusive per uno sviluppo sostenibile; offrire l’accesso alla giustizia per tutti e creare organismi efficienti, responsabili e inclusivi a tutti i livelli (target 16.3, 16.6, 16.9)

Si segnala che nel triennio sarà avviato un programma del valore di 8 milioni di Euro (2 milioni per il 2019, 2 milioni per il 2020 e 4milioni annui a decorrere dal 2021), per interventi di sostegno alle popolazioni appartenenti a minoranze cristiane oggetto di persecuzioni nelle aree di crisi (in paesi quali, ad esempio, Iraq, Siria, Nigeria).

 

Quinto pilastro: i Partenariati (OSS 17)

·        Sostenere la mobilitazione delle risorse domestiche (Target 17.1)

Partecipando alla “Addis Abeba Tax Initiative”, nel 2015 l’Italia ha sottoscritto l’impegno a raddoppiare entro il 2020 le risorse destinate all’assistenza tecnica per il rafforzamento dei sistemi fiscali e di tassazione,

·        Impegnarsi a raggiungere l’obiettivo dello 0,15-0,20 per cento CPS/RNL per i Paesi meno Avanzati (Target 17.2)

Nel triennio occorrerà incrementare la quota di risorse destinata ai Paesi meno avanzati per raggiungere il target minimo dello 0,08 per cento CPS/RNL per i PMA

·        Sostenere i Paesi in via di sviluppo a raggiungere la sostenibilità del debito a lungo termine attraverso politiche coordinate volte a favorire il finanziamento del debito, la riduzione del debito e la ristrutturazione del debito (target 17.4)

Conversioni del debito. Nel triennio 2019-2021 si continuerà a dare attuazione ai precedenti programmi di conversione e verranno valutate assieme al MEF eventuali nuove iniziative.

Le conversioni del debito sono decise d’intesa con il MEF attraverso una programmazione periodica nella quale sono individuati previamente i Paesi con i quali si prevede di concludere accordi di conversione del debito in un determinato periodo di tempo.

Il 2 novembre 2018, in occasione della visita a Tunisi, il Presidente del Consiglio dei Ministri Conte ha annunciato una nuova conversione del debito tunisino nei confronti dell’Italia per un ammontare di25 milioni di Euro, quale ulteriore misura di aiuto allo sviluppo a favore del Paese, già prevista nella Dichiarazione Congiunta e nel Memorandum d’Intesa sulla cooperazione allo sviluppo per il periodo2017-2020, firmati a Roma il 9 febbraio 2017.

In occasione della Conferenza internazionale ad alto livello per la Siria, che si è tenuta a febbraio 2016 (“Supporting Syria and the Region”), l’Italia ha annunciato l’intenzione di concludere nel triennio successivo accordi di conversione del debito con la Giordania e con il Libano, per un ammontare complessivo di 50 milioni di Dollari USA, allo scopo di aiutare questi Paesi ad assistere i profughi siriani.

Cancellazioni del debito. Prosegue l’attuazione dell’Iniziativa “HIPC - Heavily Indebted Poor Countries” lanciata dalla Comunità internazionale nel 1996 allo scopo di aiutare i Paesi più poveri del mondo fortemente indebitati, concedendo loro una cancellazione del debito in misura elevata e tale da riportarlo a livelli sostenibili.

In attuazione delle Intese concluse al Club di Parigi nella cornice della HIPC, l’Italia ha firmato finora 28 accordi bilaterali di cancellazione finale del debito, con i quali sono stati azzerati tutti i debiti maturati dai Paesi beneficiari verso il nostro Paese. Gli ultimi Accordi sono stati conclusi a gennaio 2016 con la Guinea Conakry e con la Guinea Bissau e a marzo 2018 con il Ciad.

Sono eleggibili alla HIPC anche il Sudan, la Somalia e l’Eritrea, ma per essi non si sono ancora verificatele condizioni necessarie per accedere all’Iniziativa, prima fra tutte il ripianamento degli arretrati verso le Istituzioni Finanziarie Internazionali (IFI).

L’attualità del tema della sostenibilità del debito. Il ripresentarsi di problematiche relative al crescente indebitamento dei PVS, in particolar modo di quelli a paesi a basso reddito, ha riportato il tema al centro anche del dibattito multilaterale.

Parallelamente all’attività svolta nel Club di Parigi per il coordinamento dei donatori bilaterali, l’Italia sosterrà le iniziative di FMI e BMS non solo di sorveglianza del fenomeno, ma anche di supporto in favore dei Paesi a basso reddito, al fine di intensificare le attività di capacity building, rafforzare le attività di gestione del debito e incentivare la mobilizzazione delle risorse domestiche.

·        Promuovere la cooperazione triangolare (Target 17.6 e 17.9)

·        Incoraggiare e Promuovere efficaci partenariati tra soggetti pubblici, pubblico-privati e nella società civile, basandosi sull’esperienza e sulle strategie di accumulazione di risorse dei partenariati (Target 17.17)

Sarà necessario rafforzare la capacità di promuovere partenariati pubblico-privati che consentano di attirare capitali e risorse del settore privato o della filantropia privata anche esplorando, AICS e CDP congiuntamente, strumenti finanziari innovativi (ad esempio investimenti ad impatto sociale –impact investing – attraverso strumenti obbligazionari o “bond”).

·        Rafforzare le capacità statistiche ( Target 17.19)

Nel triennio, con il fondamentale supporto tecnico dell’ISTAT, proseguirà l’azione nei seguenti campi: i) assistenza tecnica per il rafforzamento delle capacità degli istituti nazionali di statisticaii) formazione specialistica di statistici per rafforzare la capacità di produzione e analisi di dati il più possibile disaggregati; iii) supporto ai censimenti della popolazione che, fotografando la realtà demografica e socioeconomica di ogni Paese, sono indispensabili alla pianificazione

Le priorità geografiche

L’individuazione delle priorità geografiche contempera, da un lato, l’esigenza di intervenire in Paesi che per relazioni storiche, commerciali e culturali e per scelte di politica estera, rivestono particolare importanza per l’Italia; dall’altro, si tiene conto del quadro socio-economico e di governance dei Paesi partner: si privilegiano i Paesi meno Avanzati (PMA), per rispettare l’impegno internazionale assunto dall’Italia a raggiungere il target dello 0,15 per cento-0,20 per cento CPS/RNL per i PMA entro il 2020-2030

Nei Paesi prioritari la Cooperazione italiana opera prevalentemente attraverso le Sedi all’estero dell’AICS

L’AICS procederà nel triennio a una riorganizzazione della propria rete di Sedi all’estero, che tenga conto di una più efficiente allocazione delle risorse umane e finanziarie disponibili e degli aspetti relativi alla sicurezza (incluso il rischio terrorismo).

L’AICS definirà una strategia di uscita in vista della chiusura –nell’arco del triennio – dei propri Uffici nei Paesi non inclusi nella lista di cui sopra (Bolivia, Vietnam).

La scelta si orienta su 22 Paesi prioritari, di questi 10 sono classificati come Paesi meno Avanzati: Burkina Faso, Senegal, Niger, Etiopia, Somalia, Sudan, Sud Sudan e Mozambico in Africa, Afghanistan e Myanmar in Asia.

 

Africa mediterranea: Egitto, Tunisia,

Africa orientale: Etiopia, Kenya, Somali, Sudan, Sud Sudan,

Africa occidentale Burkina Faso, Niger, Senegal

Africa australe: Mozambico

Medio Oriente: Giordania, Iraq, Libano, Palestina

Balcani: Albania, Bosnia

America latina e Caraibi: Cuba, El Salvador

Asia: Afghanistan, Myanmar, Pakistan

 

 

In una cerchia si collocano i Paesi di importanza prioritaria per le rotte migratorie.

In un’altra cerchia di Paesi, gli interventi saranno prevalentemente finalizzati a gestire l’impatto dei cambiamenti climatici. Vi è inoltre una cerchia di Paesi dove il primo obiettivo non è l’eradicazione della povertà e la fame zero, e il focus degli interventi è lo sviluppo economico. Vi rientrano alcuni Paesi a medio reddito.

Per quanto riguarda l’Africa, negli ultimi anni le circostanze politico-economico-ambientali alla radice del fenomeno migratorio hanno accresciuto l’importanza di alcune macroregioni: Pertanto, oltre alle tradizionali priorità, assumono particolare peso Paesi quali la Libia o regioni, quali il Sahel dove si interviene con programmi umanitari in un’ottica di nesso umanitario-sviluppo, per favorire la transizione nel medio lungo termine.

Si segnala che nel giugno 2017, il G7 Ambiente, riunitosi a Bologna sotto presidenza italiana, ha indicato la necessità di un polo espressamente dedicato alla promozione dello sviluppo sostenibile in Africa.

Il Centro per il clima e lo sviluppo sostenibile dell’Africa, con sede a Roma, costituito con l’UNDP in collaborazione con la FAO, ha la missione di fornire una panoramica generale delle azioni su clima, agricoltura sostenibile (“Climate Smart Agriculture”), accesso all’acqua, generazione di energia pulita, sulla base di un’ottica attenta alle questioni di genere. Inaugurato il 28 gennaio 2019.

In tale quadro, il Ministero dell’Ambiente ha istituito un fondo a supporto delle attività del Centro. Tra quelle che saranno avviate nel triennio 2019-2021 si menziona in particolare il sostegno all’iniziativa del Segretario Generale delle Nazioni Unite per lo sviluppo sostenibile della Regione del Sahel.

Considerate le oggettive differenze di un continente grande come l’Africa, si è deciso di suddividerlo in quattro aree geografiche, Africa Mediterranea, Africa Occidentale, Africa Orientale e Africa Australe, che sono peraltro quelle “codificate” nell’ambito della Cooperazione internazionale.

Nell’Africa mediterranea, la prossimità geografica ci spinge a concentrare gli sforzi sui Paesi “fisicamente” più vicini che necessitano di un forte sostegno per il consolidamento del processo democratico in atto (Tunisia) o per il ruolo nel processo di stabilizzazione regionale (Egitto), in un quadro di tutela dei diritti umani.

In Libia, consapevoli delle nostre responsabilità storiche e in relazione al ruolo di crocevia del Paese rispetto ai grandi movimenti di popolazione dall’Africa sub-sahariana, operiamo secondo due direttrici di intervento: iniziative di emergenza volte a dare assistenza umanitaria e protezione alle fasce più vulnerabili della popolazione, programmi di sviluppo volti a favorire il processo di stabilizzazione.

Le attività mirano asostenere il decentramento amministrativo, a rafforzare la capacità di governance a livello locale e delle singole municipalità.

In Africa occidentale i Paesi prioritari sono il Burkina Faso, il Niger e il Senegal, mentre regioni importanti sono il Sahel con un focus particolare sulla Regione del Lago Ciad. A livello regionale l’Italia è stata tra i primi Paesi ad aderire alla “Alliance Sahel” che riunisce 14 tra Paesi e Organismi Internazionali. L’obiettivo è avere un immediato impatto sulle condizioni di vita della popolazione, coerentemente con le priorità di sviluppo individuate dai Paesi G5 Sahel (Burkina Faso, Ciad, Mali, Mauritania, Niger).

Nell’Africa orientale, che tradizionalmente corrisponde alla regione del “Corno” (allargata o meno, nel caso si voglia considerare solo Etiopia, Somalia, Eritrea e Gibuti), i Paesi prioritari sono Etiopia, Somalia, Sudan, Sud Sudan e Kenya. I recenti positivi sviluppi politici (2018) si sono inoltre tradotti in una rinnovata attenzione anche per l’Eritrea. A livello regionale, proseguirà la collaborazione con l’IGAD (Intergovernmental Authority on Development). L’area è inoltre interessata da fenomeni climatici estremi.

In Africa australe l’unico Paese beneficiario di iniziative di sviluppo per l’APS italiano è il Mozambico, in un’ottica di assistenza “certa” e a “lungo termine”, diretta conseguenza del ruolo di primissimo piano che l’Italia ha avuto nei primi anni ‘90 nel processo di pacificazione tra il Governo e la guerriglia.

In Medio Oriente, l’azione della cooperazione allo sviluppo si colloca nel solco delle politiche e della strategia dell’Unione Europea, in particolare l’Iniziativa Europea di Vicinato 2014-2020, e si articola sui seguenti assi prioritari d’intervento: promozione dei diritti, buongoverno,, democrazia e stato di diritto, sviluppo economico e delle Piccole e Medie Imprese; agricoltura e sviluppo rurale per l’occupazione; settore socio-sanitario, in particolare il miglioramento della qualità dei sistemi di cure primarie. Attenzione sarà riservata anche alla tutela del patrimonio.

La priorità è riconosciuta a Libano e Giordania per il ruolo chiave che essi stanno svolgendo nell’accoglienza dell’epocale esodo umano causato dalla crisi siriana.

La perdurante mancanza di prospettive negoziali fra Israele e Palestina sta rendendo sempre più fragile la situazione dell’area. Pertanto, al fine di rafforzare la leadership palestinese, oltre alle iniziative a dono, si potrà fare ricorso anche allo strumento dei crediti di aiuto. Si guarderà con particolare attenzione ai bisogni della popolazione della Striscia di Gaza.

L’urgenza di sostenere il processo di stabilizzazione delle aree liberate dal controllo dall’ISIS tra il2014 e il 2017, nell’ambito del più ampio concorso della comunità internazionale alla ricostruzione dell’Iraq, rende necessario includere l’Iraq tra i Paesi prioritari. Particolare attenzione sarà riservata alla tutela del patrimonio culturale.

Nei Balcani, si manterrà la presenza in Albania – paese al quale ci lega una fitta rete di rapporti culturali, economici, umani, e dove la Cooperazione italiana è storicamente presente – e in Bosnia Erzegovina.

La politica della Cooperazione italiana in America Latina intende inquadrare i propri interventi nella prospettiva della “good governance” e della tutela dei diritti umani.

In El Salvador si manterranno gli impegni assunti con l’Accordo Bilaterale del dicembre 2017 incentrato sulle tematiche dello sviluppo rurale attraverso la valorizzazione di filiere, quali cacao e caffè, sul rafforzamento del sistema educativo inclusivo, sulla valorizzazione del patrimonio culturale e della creazione di impiego.

Le principali attività che coinvolgeranno i Paesi della Regione centroamericana, di competenza della sede AICS regionale di San Salvador, riguardano la gestione dei rischi da calamità naturali, la gestione dell’acqua, la giustizia minorile e la prevenzione della violenza giovanile in collaborazione con il SICA (Sistema di Integrazione Centro Americana) di cui l’Italia è Paese osservatore.

Per quanto riguarda Cuba, il nuovo impulso riformista determinato dall’approvazione della nuova Costituzione nel luglio 2018 apre nuove prospettive per l’Italia, e per la Cooperazione italiana, impegnata nel Paese a sostegno dello sviluppo agricolo e della sicurezza alimentare nonché su temi del restauro e della conservazione del patrimonio storico e culturale. I programmi di cooperazione potranno essere realizzati anche grazie alle risorse messe a disposizione dalla conversione del debito. Infine, si manterrà la presenza in Colombia, Paese che rappresenta per l’Italia una realtà di specifico interesse in virtù del processo politico in corso dalla fine di una guerra civile durata per oltre mezzo secolo.

In Bolivia, Paese non più prioritario a causa della sua minore rilevanza geopolitica nell’attuale scenario internazionale e della scarsa capacità di assorbimento delle risorse concesse in passato, nel triennio si porteranno a termine le iniziative in corso a credito di aiuto e a dono e non saranno assunti nuovi impegni.

Cooperazione multilaterale, banche e fondi multilaterali di sviluppo, cooperazione UE e bilaterale

L’approccio italiano alla Cooperazione multilaterale confermerà le tre linee direttive che hanno contraddistinto gli interventi dello scorso triennio:

a) Sostegno al riformato sistema delle Nazioni Unite per lo sviluppo;

b) Promozione dei poli internazionali per lo Sviluppo sostenibile con sede in Italia.

1 Il Polo romano delle Nazioni Unite (il terzo per rilevanza dopo New York e Ginevra) costituisce il principale punto di riferimento globale per l’elaborazione di politiche per lo sviluppo agricolo sostenibile e la sicurezza alimentare, anche attraverso interventi di carattere umanitario. L’Italia ha consolidato la propria leadership a livello internazionale nel settore dello sviluppo agricolo sostenibile e della sicurezza alimentare, giovandosi della proficua collaborazione delle entità del Polo Romano delle Nazioni Unite.

2 Il Polo delle Nazioni Unite di Torino per la formazione e la ricerca, composto da: il Centro Internazionale di Formazione dell’OIL; lo Staff College del Sistema delle Nazioni Unite e l’UNICRI (ricerca, formazione e cooperazione tecnica per la prevenzione ed il contrasto della criminalità ed il sostegno ai sistemi di giustizia).

3 Saranno rinnovati gli impegni in favore delle sedi internazionali di Firenze (Centro di Ricerca UNICEF – Innocenti) e Brindisi (Deposito Umanitario PAM);

c) Sostegno ai Partenariati Globali e agli impegni pluriennali assunti a livello politico.

L’Italia, quale rilevante donatore e membro del G7 e del G20, ha tradizionalmente svolto un ruolo di promotore e contributore ad importanti iniziative multilaterali che hanno dimostrato un forte impatto, specialmente nei settori della Salute e dell’Istruzione Si continuerà a svolgere un ruolo attivo e profilato nell’ambito dei tre più importanti partenariati globali sopra menzionati di cui l’Italia è fondatore nonché tra i principali donatori e attori: il Fondo Globale contro AIDS, Tubercolosi e Malaria (GFATM), l’Alleanza Globale per i Vaccini e l’Immunizzazione (GAVI) e il Partenariato Globale per l’Istruzione (GPE- Global Partnership for Education).

L’azione del nostro Paese nell’ambito delle banche e dei fondi multilaterali di sviluppo (BMS) si ispira ai principi e agli obiettivi adottati a livello internazionale; tra questi assumono particolare rilevanza gli Obiettivi per lo Sviluppo sostenibile (OSS).

Nel triennio 2019-2021 il MEF proseguirà l’azione di indirizzo e di vigilanza sull’operato delle Banche multilaterali di sviluppo.

Nel corso del 2017, nella sua veste di Presidenza di turno del G7 Finanze, il MEF si è fatto promotore di un’intensa discussione per rafforzare la collaborazione tra le IFI, in un’ottica di sistema, e il coordinamento tra gli azionisti.

Il tema delle IFI come “sistema” è stato infatti ripreso dalla Presidenza canadese del G7 che ha proseguito i lavori sulla scia della Presidenza italiana: altri temi sono stati ripresi dal G20.

Il 2019 sarà caratterizzato dai negoziati per la ricapitalizzazione della Banca Africana di Sviluppo e la ricostituzione delle risorse del Fondo Africano di Sviluppo, dell’Agenzia Internazionale per lo Sviluppo (IDA) del Gruppo Banca Mondiale, e del Fondo Verde per il Clima (GCF).

Compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica, l’obiettivo minimo dell’Italia per i negoziati 2019 è di mantenere la propria quota nell’azionariato o nel contributo relativo dei Fondi, in ragione dell’importanza chiave che le Istituzioni interessate rivestono nella lotta alla povertà e alla disuguaglianza, principalmente nel continente africano, area di massima priorità per la Cooperazione italiana.

L’Italia ha sempre partecipato a tutti gli aumenti di capitale delle BMS, decisi ad hoc dagli azionisti, rispettando la sua quota storica. Solo una piccola percentuale della quota azionaria è effettivamente versata, il resto è “a chiamata”, ovvero viene richiesto solo in caso di grave dissesto finanziario dell’Istituzione (non è mai accaduto).

Le ricostituzioni dei fondi richiedono invece impegni ciclici e più onerosi per le finanze pubbliche, per cui le nostre quote di partecipazione hanno registrato nel tempo un trend discendente. Nonostante ciò, siamo rimasti tra i primi dieci donatori in entrambi i fondi in ricostituzione, nell’ultimo ciclo del Fondo africano riuscendo anche a rimontare dall’ottava alla sesta posizione.

Nell’ambito della cooperazione europea, il ricorso alla cooperazione delegata consente a uno Stato membro di accedere a fondi europei per realizzare programmi di sviluppo con le proprie strutture e secondo le proprie regole, in paesi e settori in cui possiede competenze riconosciute.

Un impiego strategico della cooperazione delegata assume quindi una chiara valenza politica: aumenta il peso e la visibilità dell’Italia come donatore, a livello locale e nell’interlocuzione con le Istituzioni UE; allarga lo spettro di opportunità per il sistema italiano di cooperazione nel suo complesso, con un effetto moltiplicatore delle risorse disponibili.

Il numero di programmi UE assegnati all’Italia in cooperazione delegata è cresciuto a partire dal 2015, passando da 4 a 15 programmi, per riflettere la rinnovata attenzione politica per l’Africa e la centralità del nesso migrazione-sviluppo. I programmi rientrano in una strategia coerente di risposta integrata alla sfida migratoria. Tali programmi sono infatti prevalentemente finanziati dal Fondo UE per l’Africa.

Dall’aprile 2018, oltre a MAECI-DGCS e a CDP, accreditati a gestire fondi di sviluppo dell’Unione

europea rispettivamente nel 2012 e nel 2015, anche AICS può ottenere in gestione programmi in cooperazione delegata dando applicazione all’art. 6 comma 2 della legge n. 125/2014.

Nella cooperazione bilaterale, per i Paesi prioritari particolare attenzione sarà data alla formulazione di Programmi Indicativi Paese che costituiscono la base per una programmazione a medio termine delle attività di cooperazione allo sviluppo e per la concentrazione in ambiti dove l’Italia ha un vantaggio comparato e valore aggiunto da offrire. Si favorirà un maggiore coinvolgimento dei soggetti del sistema della cooperazione allo sviluppo nella realizzazione di programmi di cooperazione delegata, programmi finanziati sul Fondo Africa e altre iniziative, ad esempio l’Iniziativa 5 per cento del Fondo globale per la lotta all’AIDS, Tubercolosi e Malaria.

Uno stanziamento a dono fino al 16 per cento circa della dotazione annuale AICS, compatibilmente con la disponibilità di risorse, sarà destinato al finanziamento di programmi prevalentemente nei settori e nei Paesi prioritari. Una quota dell’allocazione finanziaria potrà essere destinata a Paesi non prioritari, con particolare attenzione ai Paesi meno Avanzati (PMA).

L’efficacia della cooperazione allo sviluppo

Per monitorare i progressi e misurare l’impegno alla realizzazione dell’Agenda 2030 e al raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, occorre migliorare la disponibilità e la qualità dei dati. Il Consenso europeo per lo sviluppo invita i Paesi Membri ad adeguare i propri sistemi statistici per consentire il follow-up dell’Agenda 2030.

Per l’Italia, l’ISTAT svolge il coordinamento nazionale nella produzione degli indicatori per il monitoraggio dell’Agenda 2030.

A partire dal dicembre 2016, l’ISTAT ha iniziato a rendere disponibili con cadenza semestrale gli indicatori per l’Italia sulla piattaforma informativa dedicata agli OSS.

Gli indicatori vengono quindi periodicamente aggiornati. È stato diffuso dall’ISTAT il Rapporto sulla realizzazione degli OSS 2018. Proseguirà nel triennio la collaborazione con l’ISTAT, competente per la produzione degli indicatori e la raccolta periodica dei dati.

Sarà finalizzato il Piano d’azione triennale per l’efficacia della cooperazione allo sviluppo e se ne avvierà l’attuazione. Il Piano mira ad allineare l’azione del sistema della Cooperazione italiana ai princìpi e agli impegni sull’efficacia assunti nei Fora di Roma, Parigi, Accra, Busan, Città del Messico, Nairobi. Il Piano definisce le azioni che si prevede di svolgere nel triennio 2019-2021 per migliorare la qualità e l’efficacia della cooperazione allo sviluppo, con riferimento in particolare alla individuazione di un set di indicatori di risultato misurabili qualitativi e quantitativi secondo gli indicatori di efficacia formulati in sede OCSE-DAC.

Come novità, si prevede che tali indicatori siano utilizzati, a partire dal 2019, nella Relazione annuale sulle attività realizzate. per verificare la rispondenza delle attività realizzate e dei risultati conseguiti rispetto agli obiettivi di azione del DTP, in linea con quanto previsto all’art. 12 commi 2 e 4 della Legge 125/2014.

Inoltre, nel triennio si prevede di introdurre in seno all’AICS un Sistema di gestione basata sui risultati (RBM) che include anche la predisposizione di un rapporto per risultati. Nella programmazione annuale 2019 è previsto il finanziamento di uno studio di fattibilità per l’introduzione di un sistema RBM in AICS per un importo pari a 250.000 Euro. Lo studio permetterà di definire un piano di lavoro e i relativi costi.

Sul piano della valutazione, è in via di finalizzazione anche una “Guida per la valutazione degli interventi di cooperazione allo sviluppo” che definirà ruolo e responsabilità del MAECI-DGCS nel quadro della Legge 125/2014 (le ultime “Linee Guida sulla Valutazione” risalgono 2010) e darà indicazioni sulla valutazione di impatto, attività che si collega al miglioramento della qualità e all’efficacia della cooperazione allo sviluppo.

Infine, per consolidare processi e attività, la DGCS ha ricostituito il Comitato consultivo sulla valutazione rinnovandone, alla luce della legge n 125/2014, funzioni e composizione.

Il Comitato comprende oltre ai membri della DGCS, dell’AICS e dell’Associazione italiana di valutazione, 10 delegati, accademici (CRUI) e rappresentanti della società civile e degli altri attori del sistema della cooperazione allo sviluppo. Il Comitato svolge funzioni consultive sui vari aspetti che riguardano la funzione di valutazione del MAECI-DGCS. Nel triennio, si darà attuazione al Programma triennale delle valutazioni, avvalendosi di valutatori indipendenti esterni (è stato di recente istituito un nuovo elenco di fornitori italiani di servizi di valutazione, per la prima volta digitale ed “aperto”) e delle risorse finanziarie destinate alle valutazioni in fase di programmazione annuale degli interventi a dono, sulla base di convenzioni annuali tra MAECI e AICS, approvate dal Comitato Congiunto.

Per assicurare la pubblicazione tempestiva, sufficientemente completa e secondo standard internazionali dei dati sulle risorse e sulle attività di cooperazione allo sviluppo svolte dalle amministrazioni centrali, regionali e locali italiane e da altri enti pubblici,

Il modello openaid dell’Agenzia italiana - ora limitato alle iniziative gestite dall’AICS - sarà progressivamente esteso agli altri attori del Sistema italiano di cooperazione allo sviluppo. L’obiettivo è quello di creare una banca dati nazionale della cooperazione allo sviluppo onnicomprensiva che, superando i limiti temporali dei dati comunicati all’OCSE-DAC, pubblichi “in tempo reale” dati e informazioni sulle iniziative di cooperazione allo sviluppo di tutti gli attori.

Per raggiungere tali obiettivi, oltre a un minimo investimento per l’adeguamento degli strumenti informatici, sarà necessario investire nel rafforzamento delle capacità e nella formazione del personale.

 

 


 

I contenuti delle relazioni sull’attuazione della politica di cooperazione allo sviluppo nel 2017 e nel 2018
(a cura del Servizio Studi della Camera)

 

Come accennato, l’articolo 12, comma 4, della legge n. 125/2014 ha previsto che il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, predisponga una relazione sulle attività di cooperazione allo sviluppo realizzate nell’anno precedente, sulla base di alcuni parametri dettagliati, afferenti tra l’altro a quelli elaborati dal Comitato di aiuto allo sviluppo dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE-DAC).

Nella relazione devono essere evidenziate le attività di cooperazione svolte da tutte le Amministrazioni pubbliche, quelle connesse alla partecipazione dell’Italia a banche e fondi di sviluppo ed agli organismi multilaterali, nonché le risorse umane e finanziarie impegnate in tali iniziative.

Nella relazione devono essere altresì indicate le retribuzioni di tutti i funzionari delle amministrazioni pubbliche coinvolti in attività di cooperazione e dei titolari di incarichi di collaborazione o consulenza coinvolti nelle medesime attività.

Il documento, previa approvazione del Comitato interministeriale per la cooperazione allo sviluppo, è trasmesso alle Camere ed alla Conferenza unificata in allegato allo schema del documento triennale di programmazione e di indirizzo.

L’Atto del Governo in esame riunisce i testi delle relazioni riguardanti l’attuazione della politica italiana di cooperazione allo sviluppo nel 2017 e nel 2018, fornendo una ricognizione assai dettagliata dei settori dell’aiuto pubblico allo sviluppo (APS) promosso dal nostro Paese.

I due corposi documenti sono organizzati in cinque sezioni, delle quali si dà conto, nella presente nota, in maniera necessariamente sintetica. Delle relazioni fa inoltre parte integrante un allegato contenente un elenco analitico sulle attività di cooperazione realizzate rispettivamente nel 2017 nel 2018.

 

La cooperazione pubblica italiana allo sviluppo nel suo complesso

Le dimensioni dell’APS italiano nel 2017, secondo una prima ricognizione, ammontano a 5.209,89 milioni di euro, pari allo 0,30 per cento del Reddito Nazionale Lordo.

Il dato farebbe registrare un incremento dello 0,03 punti percentuali rispetto al rapporto tra APS e RNL., che conferma l’andamento di costante e progressivo adeguamento dell’Italia agli standard internazionali dell’APS.

Il valore dell’APS relativo al 2017 è stato determinato sulla base delle erogazioni notificate da 119 enti, di cui 9 amministrazioni centrali, l’AICS, 6 regioni, la Provincia autonoma di Bolzano, 34 enti locali, 22 università ed enti di ricerca e 46 soggetti beneficiari di quota parte del gettito fiscale destinato ad interventi di cooperazione allo sviluppo.

Per quanto riguarda invece il 2018, secondo i dati definitivi trasmessi al Comitato per l’aiuto allo sviluppo (DAC) dell’OCSE nel mese di luglio 2019, l’ammontare dell’APS comunicato dalle Amministrazioni pubbliche italiane per l’anno 2018 è pari a 4.405,76 milioni di Euro, corrispondente allo 0,25 per cento del reddito nazionale lordo (RNL).

Il dato, ove validato dall’OCSE/DAC, farebbe registrare un decremento di 0,05 punti percentuali rispetto al 2017, quando il nostro APS aveva raggiunto, per la prima volta negli ultimi anni, lo 0,30 per cento del RNL, equivalente a circa 5,2 miliardi di Euro.

Tale flessione è dovuta in particolare alla riduzione (circa -650 milioni) nel 2018 delle spese notificate dal Ministero dell’Interno, destinate prevalentemente all’accoglienza temporanea in Italia dei rifugiati e dei richiedenti asilo, costi che, ai sensi delle Direttive OCSE, è possibile considerare pro quota come aiuto pubblico allo sviluppo.

 

 

 

ANDAMENTO DELL’APS ITALIANO NEL PERIODO 2010-2018                                                    valori espressi in milioni di euro

 

2010

2011

2012

2013

2014

2015

2016

2017

2018

APS netto

2.262,27

3.111,24

2.129,49

2.583,53

3.021,72

3.609,04

4.600,53

5.196,66

*4.405,76

RNL

1.528.056

1.569.735

1.554.522

1.550.648

1.614.001

1.633.358

1.674.856

1.726.347

1.768.590

%

0,15%

0,19%

0,14%

0,17%

0,19%

0,22%

0,27%

0,30%

0,25%

 

Il valore definitivo dell’APS italiano 2018 è stato determinato sulla base delle erogazioni notificate da 130 enti, di cui 9 amministrazioni centrali, l’AICS), 7 regioni, le Province autonome di Trento e di Bolzano, 47 enti locali, 28 università statali e istituti di ricerca e 36 soggetti beneficiari di quota parte del gettito fiscale.

Il maggiore contribuente dell’APS italiano si conferma, sia per il 2017 che per il 2018, il Ministero dell’economia e delle finanze (MEF).

Il MAECI si colloca in seconda posizione destinando alla cooperazione allo sviluppo, insieme all’AICS, circa 1,37 miliardi di Euro, pari al 31,15% dell’APS.

Con riferimento ai canali di intervento, il multilaterale rappresenta il 57,57% dell’APS complessivo. In particolare, i contributi multilaterali sono pari a circa 2,54 miliardi di Euro, ivi inclusi i contributi al bilancio dell’Unione Europea (la quota notificabile come APS) e al Fondo Europeo di Sviluppo (FES).

Quanto alla distribuzione geografica dell’aiuto bilaterale, le erogazioni APS, pari a 731,53 milioni di euro, confermano la priorità che la Cooperazione italiana attribuisce all’Africa, area che assorbe il 46,44% delle erogazioni bilaterali ripartibili geograficamente, seguita dalla regione dei Balcani e del Medio Oriente (26,422%), dall’Asia e Oceania (19,985%) e dalle Americhe (7,153%).

Ulteriori 154 milioni di euro sono stati destinati a progetti e iniziative non allocabili geograficamente o realizzate su più aree geografiche.

 

 

Aiuto pubblico allo sviluppo

Erogazioni

2017

Percentuale

2017

Erogazioni

2018

Percentuale

2018

MEF(comprese le quote di cassa depositi e prestiti e di SACE)

1.972,21

37,86

1.810,44

41,09

Ministero dell’interno

1.613,71

30,97

963,84

21,88

MAECI – DGCS

563,20

10,81

622,95

14,14

MAECI - AICS

495, 80

9,52

553,05

12,55

MAECI – Altre direzioni generali

241,16

4,63

196,38

4,46

Ministero dell’ambiente

162,92

3,13

75,84

1,72

Ministero dell’istruzione

18,79

0,36

16,04

0,36

Ministero della salute

12,58

0,24

11,97

0,27

Presidenza del CdM

 

 

5,57

0,13

Ministero della difesa

1,79

0,03

2,10

0,05

Altri ministeri

3,98

0,08

0,06

0,001

Regioni, province autonome e comuni

5,83

0,11

11,27

0,26

Altri enti pubblici e università

7,69

0,15

15,87

0,36

8xMille

108,89

2,09

112,39

2,55

5xMille

1, 35

0,03

7.96

0,18

TOTALE APS

5.209,89

 

4.405,76

 

Reddito nazionale lordo

1.726.347

 

1.768.590

 

Rapporto APS/RNL

0,30

 

0,25

 

 

I dati evidenziano come il MEF si confermi nel biennio di riferimento il principale erogatore di APS con 1,97 miliardi di euro, corrispondenti al 37,86 per cento del totale dell’APS italiano nel 2017 e con 1,8 miliardi nel 2018, pari al 41,8 per cento.

Relativamente ai canali d’intervento, nel 2017 il multilaterale rappresenta il 49 per cento dell’APS complessivo, pari a 2.556,16 milioni di euro (compresi i contributi al bilancio dell’Unione europea e al Fondo europeo di sviluppo), mentre l’ammontare netto dell’APS bilaterale è pari a 2.653,73 milioni di euro, pari al 51 per cento dell’APS.

Nel 2018 il multilaterale rappresenta il 57,57 per cento dell’APS complessivo. In particolare, i contributi multilaterali sono pari a circa 2,54 miliardi di euro, ivi inclusi i contributi al bilancio dell’Unione europea (la quota notificabile come APS) e al Fondo europeo di Sviluppo (FES).

Occorre peraltro segnalare che ulteriori 154 milioni di Euro sono stati destinati a progetti e iniziative non allocabili geograficamente o realizzate su più aree geografiche.

La tabella seguente mostra la distribuzione dell’APS bilaterale 2017-2018 per aree geografiche:


 

Area geografica

Erogazioni

2017

Percentuale

2017

Erogazioni

2018

Percentuale

2018

Africa

443,71

41,22

339,72

46,44

Balcani e Medio Oriente

330,56

30,43

193,28

26,422

Americhe

214,36

19,9

52,32

7,153

Asia e Oceania

90,99

8,45

146,20

19,985

Totale

1.079,62

 

731,53

 

 

I principali settori d’intervento dell’aiuto bilaterale allocato geograficamente (al netto delle spese sostenute in Italia e ai contributi volontari ad organismi internazionali non ripartibili su base geografica) riguardano le tematiche ritenute prioritarie dalla cooperazione italiana, cui vengono destinate le seguenti risorse:

 

Principali settori d’intervento

Erogazioni lorde

2017

Erogazioni lorde

2018

Governance e Diritti

210,05

194,92

Aiuto Umanitario

207,27

204,34

Debito

182,63

110,06

Infrastrutture

131,94

35,07

Agricoltura

83,89

85,34

Educazione

78,43

110,06

Sanità

71,56

102.37

Settore privato

37,73

16,21

Ambiente

37,33

32,74

Acqua e igiene

14,96

18,33

Altri settori (importi minori di aiuto multisettoriale)

23,84

72,39

 

 

Infine, la tabella che segue dà conto della percentuale di APS in relazione al reddito nazionale lordo di diversi Paesi interessati, evidenziando che nel 2018 solo 5 di essi (Danimarca, Lussemburgo, Norvegia, Svezia, Regno Unito) hanno superato l’obiettivo dello 0,7% del rapporto RNL/APS.

 

 

Paesi

APS 2018 preliminare

(in milioni di dollari)

Percentuale

APS/RNL

Australia

3 119

0,23

Austria

1 178

0,26

Belgium

2 294

0,43

Canada

4 655

0,28

Czech Republic

323

0,14

Denmark

2 582

0,72

Finland

983

0,36

France

12 155

0,43

Germany

24 985

0,61

Greece

282

0,13

Hungary

190

0,14

Iceland

81

0,31

Ireland

928

0,31

Italy

5.005

 0,24

Japan

14 167

0,28

Korea

2.351

0,15

Luxembourg

473

0,98

Netherlands

5 616

0,61

New Zealand

556

0,28

Norway

4.257

0,94

Poland

763

0,14

Portugal

390

0,17

Slovak Republic

133

0,13

Slovenia

83

0,16

Spain

2 874

0,20

Sweden

5 844

1,04

Switzerland

3 094

0,44

United Kingdom

19.403

0,70

United States

34.261

0,17

TOTAL DAC

153.025

 

 

N.B.: Solo il dato dell’Italia è da considerarsi definitivo.

 

Quanto al posizionamento dell’Italia sul piano internazionale nel 2018 sulla base dei dati preliminari pubblicati dall’OCSE/DAC il nostro Paese si colloca all’ottavo posto nella classifica dei donatori del DAC per ammontare netto di APS e al diciottesimo posto con riferimento al rapporto APS/RNL.

Limitatamente ai Paesi G7, l’Italia si posiziona sesta, in termini percentuali, dietro al Regno Unito (0,7%), alla Germania (0,61%), alla Francia (0,43%), al Canada (0,28%) e al Giappone (0,28%). Gli Stati Uniti si confermano all’ultimo posto con lo 0,17% del RNL.

 

Le attività di cooperazione realizzate nel 2017 e nel 2018 dal MAECI, dall’AICS e dalla CDP

Le risorse finanziarie complessive disponibili per l’anno 2017 per la DGCS e l’AICS sono state pari a 1.114,03 miliardi di euro, derivanti dagli stanziamenti disposti dalla legge di bilancio 2017, dalle risorse concernenti la partecipazione dell’Italia alle missioni internazionali e alle iniziative  di cooperazione allo sviluppo per il sostegno ai processi di pace e stabilizzazione e dalla legge di ratifica della Terza Convenzione UE/ACP (Africa, Caraibi e Pacifico), che prevede l’erogazione di un contributo annuale al Fondo europeo di sviluppo.

Nel 2018 le risorse finanziarie sono state pari a 1.259,06 miliardi di euro: tale somma trae origine dagli stanziamenti disposti dalla legge di bilancio 2018, da quelli di cui alle deliberazioni della Presidenza del Consiglio dei Ministri concernenti la partecipazione dell’Italia alle missioni internazionali ed alle iniziative di cooperazione allo sviluppo per il sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione nell’annualità di riferimento, in attuazione della legge-quadro sulle missioni internazionali n. 145 del 2016, e dalla legge di ratifica della menzionata Terza Convenzione UE/ACP, che ha previsto l’erogazione di un contributo annuale al Fondo Europeo di Sviluppo. 

La tabella mostra in dettaglio la ripartizione di tali risorse.

 

 

RISORSE FINANZIARIE DGCS E AICS ANNO 2017 e 2018

 

Dettaglio voci

Stanziamenti 2017

Stanziamenti 2018

Personale

30,59

32,65

Funzionamento

4,48

4,41

Interventi

365,72

464,84

Interventi per lo sminamento umanitario

372,50

0,58

Contributi obbligatori organismi internazionali

54,29

54,8

Contributi al Fondo europeo di sviluppo

507,52

602,26

Risorse ordinarie

963,04

1.151,56

Fondi IGRUE

40.000

0

Deliberazione missioni int.li

108,3

94,86

Deliberazione missioni int.li – spese di funzionamento [2]

 

1,93

Deliberazione missioni Internazionali per sminamento umanitario

2.7

2,7

Risorse aggiuntive

151

99,5

Totale risorse ordinarie e aggiuntive

1.114,03

1.259,06

 

Il Comitato congiunto per la cooperazione allo sviluppo, nel 2017, ha adottato 174 delibere per un totale di 557,5 milioni di euro, mentre nel 2018, i crediti di aiuto approvati dal Comitato congiunto sono stati 11, per un importo complessivo di 206,3 milioni di euro circa a favore di Afghanistan, Etiopia, Giordania, Kenya, Myanmar, Senegal, Tunisia e Vietnam. 

I crediti di aiuto approvati si indirizzano verso aree politicamente ed economicamente importanti per l’Italia (Corno d’Africa, Africa del Nord, Medio Oriente, Asia) ed intervengono in settori prioritari per i PVS quali agricoltura, l’inclusione finanziaria e l’economia sociale e solidale, le vie di comunicazione, il settore idrico, l’educazione, l’ambiente ed il patrimonio culturale.

Gli importi stanziati nel biennio di riferimento sono così ripartiti su base geografica:

 

Area geografica

Importi

2017

Importi

2018

Africa

204,47

99,89

Balcani

1,3

0

Medio Oriente

59,46

11,38

Asia

72,58

95

America latina e Caraibi

32,30

0

Non ripartibili/OO.II

187.33

0

TOTALE

557,45

206,27

 

Sotto il profilo dei crediti di aiuto ai paesi in via di sviluppo, previsti ai sensi dell’art. 8 della legge n. 125/2014, concessi a valere del fondo rotativo fuori bilancio costituito dalle legge n. 227/1977, dall’inizio delle attività (1977) fino alla fine dell’esercizio 2018 sono stati autorizzati crediti di aiuto per un importo complessivo equivalente ad euro 10.855,8 milioni di euro [3] . L’importo totale dei crediti erogati dall’inizio dell’attività fino alla fine dello stesso esercizio è stato pari a 8.303,8 milioni di euro [4] (al tasso di cambio €/$ 1,145 del 31/12/2018).

Per quanto concerne il ruolo di finanziatore di iniziative di cooperazione mediante l’utilizzo di risorse proprie della gestione separata, è stata deliberata, da parte del Consiglio di amministrazione di maggio 2018, la prima operazione di c.d. credito misto tra risorse di CDP e risorse del Fondo rotativo per la cooperazione allo sviluppo (FRCS).

Nel dettaglio, si tratta di un finanziamento a favore del Governo tunisino per il tramite della Banca centrale di Tunisia, per un ammontare complessivo fino a 50 milioni di euro (di cui 30 mln provenienti dal FRCS e fino a 20 mln di risorse CDP), concesso da CDP nell’ambito di un piano di interventi da parte del sistema della cooperazione internazionale allo sviluppo italiana. Il finanziamento è inteso alla realizzazione di un “Programma di sostegno per lo sviluppo del settore privato e dell’inclusione finanziaria in Tunisia”, con particolare focus al supporto delle piccole e medie imprese agricole e della microfinanza. 

CDP ha presentato varie proposte, anche in partnership con altre FIs tra cui, la Banca europea per gli Investimenti (“BEI”), l’African Development Bank (“AfDB”), l’Agence Française de Développement (“AfD”), l’Agencia Española de Cooperaciòn Internacional para el Desarollo (AECID), e l’International Fund for Agricultural Development (“IFAD”): due iniziative nell’ambito della finestra dedicata al finanziamento delle micro, piccole e medie imprese, una iniziativa nella finestra dedicata all’energia sostenibile e alla connettività, una iniziativa nella finestra dedicata ad agricoltura sostenibile, imprenditori rurali e agroindustria e una nella finestra dedicata alle città sostenibili.

Di queste iniziative, tre in particolare sono state approvate ed avviate nell’ambito dell’EIP, per complessivi 75 mln di euro di garanzia allocata a CDP: InclusiFI e Archipelagos nella finestra PMI, con CDP in qualità di leader, e la piattaforma “EGRE – European Guarantee for Renewable Energy” promossa da AFD e BEI con CDP in qualità di co-finanziatore nella finestra energia sostenibile e connettività. 

Dopo aver ottenuto, nel 2017, l’accreditamento come osservatore al Green Climate Fund (GCF), passo propedeutico all’ottenimento di risorse finanziarie per progetti finalizzati al contrasto e alla gestione dei cambiamenti climatici da realizzarsi nei Paesi in via di sviluppo, nel corso del 2018 CDP è entrata ufficialmente nel processo di accreditamento al GCF, necessario per accedere alle risorse, che dovrebbe concludersi nel corso del 2019. 

Nel maggio 2018 inoltre, CDP ha stipulato un accordo di cooperazione bilaterale con il Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del Mare (MATTM), che costituisce la base regolamentare per l’avvio della Piattaforma “Climate and Sustainable Development Italian Platform” dedicata al finanziamento di progetti e programmi di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici promossi congiuntamente da MATTM e CDP. Questi ultimi hanno concordato di prevedere l’impiego delle risorse allocate nella Piattaforma anche, tra le altre cose, sulle iniziative presentate da CDP nell’ambito dell’EIP. 

Sempre in merito alle attività di collaborazione con il MATTM, CDP ha proseguito, nel corso del 2018, nell’attività di gestione delle risorse di quel Dicastero dedicate al finanziamento di progetti di contrasto ai cambiamenti climatici in Paesi beneficiari, così come previsto dal contratto di servizio già stipulato con lo stesso MATTM nel 2016.

Nel corso del 2017 la DGCS si è impegnata nell’attuazione dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile su tre piani: nazionale europeo e globale. A livello nazionale dopo il documento triennale di programmazione e indirizzo, ha proseguito l’impegno nell’attività di elaborazione della Strategia Nazionale di Sviluppo sostenibile, nel cui ambito la cooperazione allo sviluppo è stata inserita come “dimensione esterna” dell’applicazione dell’Agenda a livello nazionale, rappresentando uno dei cinque pilastri – quello relativo al partenariato – in cui è strutturata l’Agenda.

Sotto il profilo europeo l’impegno della DGCS è stato dedicato al processo di revisione che ha consentito di giungere, il 17 maggio 2017, a un nuovo consenso europeo in materia di cooperazione allo sviluppo. Sotto il profilo internazionale, l’Agenda 2030 è stata al centro dei programmi di lavoro dei principali organismi internazionali e nell’agenda del G 7, sotto Presidenza italiana (in particolare relativamente ai temi della sicurezza alimentare, dell’istruzione e delle infrastrutture per lo sviluppo sostenibile), e del G 20.

Concluso nel 2017 l’aggiornamento della politica di sviluppo dell’Unione, nel 2018 il Governo ha proseguito l’azione di sostegno alle priorità italiane nel quadro negoziato dei nuovi strumenti di finanziamento dell’azione esterna dell’Unione. 

Altre aree di attenzione specifica sono state, da un lato, il negoziato sul cd. post-Cotonou e, dall’altro, l’ampio tema delle migrazioni, inclusi il governo del Fondo fiduciario della Valletta e l’attuazione del Fondo europeo per lo sviluppo sostenibile nell’ambito del Piano europeo di investimenti esterni. 

Altra area di attenzione prioritaria, nel 2018, sono state le migrazioni, di cui il nuovo Consenso europeo sullo sviluppo ha sancito la centralità nella azione esterna dell’Unione. Il Governo ha continuato a promuovere con coerenza tale priorità sia in sede di Consiglio, sia in sede di monitoraggio dell’esercizio da parte della Commissione delle proprie competenze di esecuzione, con la consapevolezza dell’esigenza di conciliare in maniera ambiziosa la dimensione della politica migratoria con quella della politica di sviluppo. 

Specifica attenzione è stata dedicata al governo del Fondo fiduciario d’emergenza dell’Unione europea per la stabilità e la lotta contro le cause profonde della migrazione irregolare e del fenomeno degli sfollati in Africa (c.d. Fondo fiduciario della Valletta), con l’obiettivo di permetterne la piena operatività fino al termine del suo ciclo di vita previsto nel 2020. Particolare attenzione è stata posta anche sul governo del Comitato strategico creato dal regolamento che istituisce il Fondo europeo per lo sviluppo sostenibile.

 

Il sostegno italiano alle organizzazioni internazionali

Il sostegno finanziario assicurato dall’Italia agli organismi multilaterali, vede nell’Agenda 2030 e negli Obiettivi di sviluppo Sostenibile una cornice sistematica e strategica, nell’ambito della quale il Documento triennale di indirizzo 2016-2018 ha definito le priorità tematiche e settoriali che, partendo dall’aiuto umanitario - prima priorità nei contesti più fragili - includono l’agricoltura e la sicurezza alimentare, l’istruzione, la formazione e la cultura, la sanità, la governance, la lotta alle disuguaglianze, nonché, trasversalmente a tutti gli altri temi, la migrazione e sviluppo.

Nel 2017 sono stati inoltre stabiliti contributi volontari per un totale di 131,9 milioni di euro a favore di organismi internazionali ritenuti prioritari, che si aggiungono ai contributi obbligatori (per lo più destinati ad Agenzie multilaterali con sede in Italia e previsti da specifiche leggi e dagli Accordi di sede) pari a 52,99 milioni di euro.

Il sostegno finanziario assicurato dall’Italia agli organismi multilaterali ha continuato ad avare come riferimento strategico, anche nel 2018, l’Agenda 2030 e gli Obiettivi di Sviluppo sostenibile.

Occorre ricordare che, ai sensi della legge n. 125/2014, il MAECI mantiene i rapporti politici con gli organismi multilaterali di competenza, anche attraverso la partecipazione ai consigli di amministrazione e agli altri meccanismi di governance degli stessi; elabora le politiche e le strategie della cooperazione attraverso il canale multilaterale e definisce l’entità complessiva dei contributi volontari a favore degli organismi internazionali ritenuti prioritari.

L’AICS è deputata all’erogazione dei contributi volontari, seguendo altresì la fase di gestione dei progetti multilaterali finalizzati (earmarked). L’Agenzia, per le sue capacità di valutazione tecnica, è stata anche coinvolta nei processi di definizione dell’impiego di quei contributi volontari che, d’intesa con l’Organismo beneficiario, vengono destinati al finanziamento di progetti specifici (“ventilazione”), anziché essere assegnati al bilancio generale dello stesso.

Il Documento triennale di programmazione e indirizzo 2016-2018, come aggiornato dal Documento 2017-2019, ha fornito uno specifico quadro di riferimento per le iniziative multilaterali, stabilendo l’insieme di obiettivi, criteri e principi guida da seguire per l’allocazione delle risorse finanziarie. Sulla base di tali linee guida, i fondi disponibili sono stati allocati, come in passato, secondo un criterio di concentrazione, in linea con le tendenze globali in materia di cooperazione allo sviluppo.

Tale criterio è stato applicato contenendo il numero degli organismi beneficiari (in base a priorità e impegni politici) ed evitando un’eccessiva frammentazione dei contributi, allo scopo di massimizzarne l’impatto. 

La concessione dei contributi multilaterali è sempre più collegata all’efficacia ed efficienza degli organismi beneficiari, alla loro attitudine ad adeguarsi alla visione e alle priorità fissate dall’Agenda 2030, ed alla loro capacità di contribuire all’integrazione e razionalizzazione dell’attività dell’ONU in materia di sviluppo sostenibile, anche alla luce della riforma dell’UNDS in corso di attuazione.

La componente più significativa del contributo finanziario dell’Italia al sistema di sviluppo multilaterale è stata destinata al settore della salute globale.

Ciò sia attraverso l’erogazione di ingenti contributi all’Alleanza globale per i vaccini e l’immunizzazione (GAVI), sulla base del pledge di 100 milioni di Euro assunto dall’Italia nel 2015, con il pagamento di rate annuali tra il 2016 e il 2020; sia soprattutto continuando il finanziamento delle attività del Fondo globale contro AIDS, tubercolosi e malaria (principale organismo beneficiario della cooperazione multilaterale), a seguito del pledge complessivo di 140 milioni di Euro per il periodo 2017-2019, formalizzato nel settembre 2016 a Montreal dall’allora Ministro degli Affari esteri Gentiloni.

Nel caso del Fondo globale, particolare rilievo assume la c.d. “iniziativa del 5%”, che consente a ONG e enti italiani di proporre progetti da finanziare a valere sul contributo italiano al Fondo per un ammontare fino al 5%. 

Nell’ambito del sostegno garantito alle organizzazioni ospitate nel territorio nazionale, particolare priorità è stata attribuita al Polo delle Nazioni Unite di Roma, costituito dall’Organizzazione per l’Alimentazione e l’Agricoltura (FAO), dal Fondo Internazionale per lo Sviluppo Agricolo (IFAD – al cui capitale partecipa peraltro il MEF) e dal Programma alimentare mondiale (PAM).

Alle tre Agenzie principali si affiancano, pur se al di fuori del sistema onusiano, Bioversity International e l’Organizzazione internazionale per il diritto dello sviluppo (IDLO). 

Il Polo romano costituisce da tempo il punto di riferimento globale per lo sviluppo agricolo e la sicurezza alimentare e nutrizionale. La presenza a Roma dei principali organismi internazionali impegnati in questo settore favorisce preziose sinergie e collaborazioni tra di essi (che la DGCS sostiene con decisione), nonché la possibilità di una proficua interazione con attori italiani pubblici e privati.

Nel corso del 2018 si è dedicata inoltre crescente attenzione agli organismi del Polo della formazione e della ricerca di Torino – l’Istituto Interregionale delle Nazioni Unite per la Ricerca sul Crimine (UNICRI), il Centro Internazionale di Formazione dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (ITC-OIL), l’UN Staff College – e all’Istituto Agronomico Mediterraneo di Bari, sede italiana del Centro di Alti Studi Agronomici del Mediterraneo (CIHEAM-IAMB).

Volto a promuovere l’istruzione a livello globale è stato invece il contributo per la Global Partnership for Education (GPE), principale partenariato internazionale sul tema dell’Educazione, che include non solo Paesi donatori, ma anche Paesi beneficiari degli aiuti, organizzazioni internazionali, organizzazioni della società civile, settore privato e associazioni di categoria. 

Una attenzione specifica è stata dedicata agli organismi delle Nazioni Unite che hanno ricevuto valutazioni internazionali indipendenti positive e hanno dimostrato di poter contribuire con interventi efficaci ad affrontare le sfide globali dello sviluppo: fra questi , il Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo (UNDP), il Fondo delle Nazioni Unite per l’Infanzia (UNICEF), il Fondo per la Popolazione delle Nazioni Unite (UNFPA), UN-Women e il Programma congiunto UNFPA-UNICEF contro le mutilazioni genitali femminili.

Contributi significativi sono stati destinati, anche nel 2018, al bilancio generale degli organismi impegnati nelle numerose crisi umanitarie e per affrontare l’emergenza migratoria, quali l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR), l’Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati Palestinesi (UNRWA), il Comitato Internazionale della Croce Rossa (CICR) e l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM).

Su proposta dell’Unità multilaterale della DGCS, nel 2018 il Comitato congiunto per la cooperazione allo Sviluppo ha deliberato contributi volontari per un totale di 157,5 milioni di Euro in favore di organismi internazionali ritenuti prioritari. Rispetto al 2017, quando il canale multilaterale aveva invece potuto disporre di 131,9 milioni di Euro, si rileva un aumento di quasi il 20%.

L’Unità multilaterale ha erogato anche contributi obbligatori (la maggior parte dei quali destinati ad Agenzie multilaterali con sede in Italia e previsti da specifiche leggi e dagli Accordi di sede) per un ammontare di circa 51 milioni Euro.

 

I principali Paesi beneficiari dell’aiuto bilaterale

L’Africa anche sotto il profilo della cooperazione bilaterale è stato nel 2017 il principale beneficiario dei finanziamenti con un’erogazione pari a 164,05 milioni di euro, cui seguono Balcani e Medio Oriente con 88,25 milioni, Asia e Oceania con 48,40 milioni e le Americhe con 18,81 milioni per un totale di 319,51 milioni di euro. In Africa l’aiuto bilaterale è rivolto in particolare all’aiuto umanitario (28,1%), all’Agricoltura (16,1%), alla Sanità (17,7%) alla Governance e diritti (14,8%), all’Ambiente (4,6%); ad Acqua e Igiene (3,3%), alle Infrastrutture (2,8%), al Settore privato (1,7%) e ad altri settori (2%).

Nel 2017 è stato creato il Fondo Africa che l’Italia ha istituito per affrontare le tematiche migratorie (sia dal punto di vista della cooperazione allo sviluppo sia da quello della sicurezza), in armonia con il piano europeo per gli investimenti, adottato dalla Commissione europea. Per l’Africa mediterranea sono state consolidate le linee di medio e lungo periodo già adottate, per rispondere concretamente alla delicata fase di transizione e ricostruzione dei paesi del nord Africa, protagonisti nel 2011 della “Primavera araba”.

Nell’Africa subsahariana, paesi prioritari per la cooperazione italiana sono: il Burkina Faso, in particolare per il settore dello sviluppo economico e quello della salute; l’Etiopia, paese che ha dovuto fronteggiare quattro crisi umanitarie legate alla siccità, all’epidemia di colera, al flusso di emigrati dai paesi limitrofi e ai rimpatriati forzati dall’Arabia Saudita; il Kenia, il Mozambico, il Niger, il Senegal, la Somalia e il Sudan.

Altri interventi della cooperazione italiana, diversi da quelli prioritari, sono sporadici e dipendono da impegni pregressi, crisi, situazioni di instabilità e vulnerabilità, tra questi sono previsti interventi in Mali, Sierra Leone e Tanzania.

Oltre ad interventi a favore di singoli paesi sono stati finanziati alcuni programmi a portata regionale nelle aree e nei settori considerati prioritari, in particolare è stato concesso un contributo alla Banca mondiale pari a 900.000 euro sul triennio per il programma “Rafforzamento delle capacità statistiche per la realizzazione di indagini sulle famiglie per l’analisi delle povertà e delle diseguaglianze”; un contributo di euro 3.500.000 sul triennio, a favore dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani, per un progetto di sostegno a minori vittime di violenza in Senegal, Mali, Gambia, Guinea Bissau e Niger; un contributo di 875.000 euro a favore dell’OIM per un programma di comunicazione nel settore della Migrazione e Sviluppo, che interessa Burkina Fasu, Guinea, Mali, Niger e Senega; all’Unicef è stato concesso un contributo di 3 milioni di euro sul triennio per un programma di lotta alla malnutrizione infantile nell’Africa occidentale.

In Africa orientale – regione alla quale nel 2018 sono stati assegnati oltre 56 milioni di Euro a dono (35,6 milioni per programmi di sviluppo e 21 milioni per interventi di emergenza) e circa 35 milioni di euro a credito d’aiuto (27 milioni al Kenya e 8 all’Etiopia) – le iniziative si concentrano in prevalenza su sicurezza alimentare, sviluppo agricolo e la crescita di filiere integrate di produzioni locali, e servizi di base (soprattutto la sanità).

Una specifica menzione meritano i programmi volti a valorizzare le filiere produttive, la creazione d’impiego e lo sviluppo di un’imprenditoria agricola locale in Etiopia e Sudan, e gli interventi in Kenya (a credito d’aiuto) mirati a migliorare la gestione del ciclo dei rifiuti nella contea di Kajado, e favorire lo sviluppo locale nell’area di Malindi. In Somalia, l’articolato spettro di iniziative include progetti multilaterali inerenti sicurezza alimentare (con IFAD e FAO), sviluppo delle infrastrutture (con Banca Africana di Sviluppo e UE) e salute materno-infantile (con UNFPA), e iniziative bilaterali nel settore dell’istruzione superiore a sostegno dell’Università Nazionale Somala. 

La Cooperazione italiana è inoltre impegnata in Africa orientale con un articolato programma di interventi di emergenza per fronteggiare la grave crisi in corso in Sud Sudan e Paesi limitrofi (con contributi pari a 4 milioni di Euro), e la situazione di endemica instabilità in Somalia (5,25 milioni di Euro), con progetti in materia di sicurezza alimentare, acqua, igiene e salute. 7 milioni di euro sono stati infine assegnati a programmi umanitari in Etiopia, volti a sostenere le comunità colpite dalla siccità, e dunque anche a migliorare le condizioni di vita delle popolazioni in aree a rischio di migrazione irregolare, e a fornire servizi di base - acqua, educazione e salute - nei campi profughi che ospitano cittadini eritrei.

Relativamente all’Africa mediterranea, i paesi di maggiore rilievo sono l’Egitto, la Tunisia e la Libia che rappresenta una delle massime priorità italiane.

La stessa area – cui nel 2018 sono stati destinati circa 38 milioni di risorse a dono (25,5 milioni per progetti di sviluppo, e 12,5 milioni per programmi di emergenza in Libia) e 55 milioni a credito d’aiuto (alla Tunisia) – continua a rivestire valenza strategica sia in ragione della priorità attribuita alla stabilizzazione della Libia ed al consolidamento della democrazia tunisina, sia alla luce della sfida rappresentata della gestione dei fenomeni migratori nella sponda sud del Mediterraneo.

In Tunisia ed Egitto – dove la Cooperazione Italiana è presente da decenni – l’attenzione è posta sullo sviluppo economico (con enfasi sul sostegno al settore privato), sulla creazione di impiego e sul rafforzamento delle istituzioni e della coesione sociale.

In particolare, nel 2018 sono stati concessi alla Tunisia, come accennato, una linea di credito di 30 milioni di Euro – cui si aggiungono 20 milioni di Euro di risorse proprie di Cassa Depositi e Prestiti – per finanziare investimenti di privati in agricoltura e nell’economia solidale (progetto PRASOC), e un credito di 25 milioni di Euro per migliorare infrastrutture e servizi scolastici, mentre tra le iniziative finanziate con risorse a dono spicca il sostegno alla decentralizzazione mirato a migliorare i servizi municipali e ad assistere 31 comuni recentemente costituiti (programma PRODEC). 

A favore dell’Egitto sono state deliberate iniziative a dono per promuovere lo sviluppo inclusivo e sostenibile della filiera del pomodoro (con UNIDO), il coinvolgimento della diaspora egiziana per offrire alternative economiche alla migrazione irregolare (con OIM), la riabilitazione del Museo di arte islamica del Cairo (con UNESCO), e la gestione consapevole della crescita demografica con campagne su “media” locali (con UNFPA).

In Libia, per contro, le difficili condizioni sul terreno hanno solo recentemente consentito di porre le premesse per l’avvio di limitate attività di sviluppo, tra cui un programma per la tutela dell’infanzia e uno per migliorare la gestione del ciclo dei rifiuti a Tripoli, finanziato con risorse del Fondo Africa.

Particolare rilievo hanno assunto nel 2018 le 13 iniziative di cooperazione delegata in Africa assegnate alla DGCS e ad AICS, per un valore complessivo di circa 170 milioni di euro, con attività in Paesi prioritari quali Burkina Faso, Egitto, Etiopia, Libia, Niger, Senegal e Sudan, per un volume complessivo di oltre 186 milioni di euro.

In linea con l’approccio dei nostri progetti bilaterali, l’obiettivo principale dei programmi di cooperazione delegata è la lotta alla povertà con interventi intesi a promuovere lo sviluppo economico e dell’agricoltura, la coesione sociale – prestando particolare attenzione alle condizioni di donne e giovani – e la creazione di impiego quali fattori suscettibili, tra l’altro di incidere sulle cause profonde dei fenomeni migratori.

 

Nel 2017-2018 la Cooperazione italiana ha proseguito l’impegno per far fronte alle problematiche dei Balcani e del Medio Oriente.

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Nel corso del 2018, l’Italia si è confermata tra i principali Paesi donatori e partner di sviluppo nell’area medio-orientale. I settori d’intervento nei Paesi prioritari hanno incluso lo sviluppo economico e delle PMI, l’agricoltura e lo sviluppo rurale, il campo socio-sanitario, la tutela del patrimonio culturale, il sostegno ai processi democratici e buon governo.

In Palestina, la Cooperazione italiana ha finanziato numerosi progetti, soprattutto a contenuto socio-sanitario, mentre in Libano e Giordania ha continuato a realizzare interventi volti alla stabilità interna dei due Paesi. 

Per quanto riguarda la risposta alla crisi siriana, l’Italia ha proseguito la sua attività di “Permanent Vice Chair” del fondo europeo di risposta alla crisi siriana EUTF (Madad Fund), per il quale nel mese di dicembre è stato deliberato un ulteriore finanziamento di Euro 1.000.000 (portando a 11 milioni di Euro la partecipazione finanziaria totale del nostro Paese dal 2015 a oggi).

Tra le iniziative multilaterali approvate nel corso dell’anno, si segnala un progetto CIHEAM da Euro 1.000.000, focalizzato sull’area di Raqqa, che ha come obiettivo principale il miglioramento del sostentamento e della resilienza della popolazione rurale siriana con interventi a breve e medio termine, rafforzando la produzione agricola attraverso un percorso di formazione professionale rivolto soprattutto alle donne.

Allo stesso tempo, in particolare in Libano e Giordania, la Cooperazione italiana ha realizzato interventi di “early recovery”, al fine di assistere i profughi, coadiuvando le Organizzazioni internazionali operanti sul territorio ad incrementare le capacità di resilienza delle popolazioni colpite dal conflitto.

Per quanto attiene ai Balcani occidentali, area in cui i principali Paesi di intervento sono Albania e Bosnia-Erzegovina, la Cooperazione italiana ha garantito la propria presenza attraverso un numero limitato di iniziative, soprattutto a carattere economico.

In particolare, in Bosnia-Erzegovina si è cercato di rafforzare il settore del turismo sostenibile, nell’ottica di porre le basi per una crescita economica rispettosa delle peculiarità geografiche ed ambientali dei territori e delle popolazioni residenti. 

L’aiuto bilaterale per la regione dell’Asia e dell’Oceania, pari complessivamente a 48,40 milioni di euro, ha trovato nell’Afghanistan il principale beneficiario dell’attività di cooperazione, cui segue Myanmar il Pakistan. il Vietnam con 1.198.707,03; lo Sri Lanka; il Nepal; le Filippine; la Repubblica democratica della Corea; il Bangladesh e la Cambogia.

Gli sforzi della Cooperazione italiana, nel 2017, si sono concentrati in Asia sulla promozione della stabilità istituzionale e della tutela dei diritti e della riduzione della povertà nella regione afghano-pachistana e nel sostegno ai processi di riforma socio-economica nel sud-est asiatico, soprattutto in Myanmar.

Nel 2018, analogamente all’anno precedente, gli sforzi della Cooperazione italiana in Asia hanno continuato a concentrarsi sulla promozione della stabilità istituzionale e della tutela dei diritti e la riduzione della povertà nella regione afghano-pakistana (in particolare nell’ambito della partecipazione italiana all’impegno internazionale a sostegno dell’Afghanistan), oltre a sostenere i processi di riforma socio-economica nel Sud Est asiatico e la protezione del patrimonio culturale in Myanmar. 

La cooperazione bilaterale italiana nelle Americhe, con un’erogazione globale pari a 327,01 milioni di euro nel 2018, si è focalizzata soprattutto sul rafforzamento della governance e sulla tutela dei diritti delle popolazioni ed è stata data priorità a quei paesi dell’America centrale caratterizzati da livelli di reddito basso e da contesti sociali meno avanzati, caratterizzati talora da alti tassi di criminalità (Haiti, Nicaragua, Guatemala).  

 

L’aiuto umanitario

L’aiuto umanitario per il 2017, con una dotazione finanziaria pari a 119 milioni di euro, ha consentito alla cooperazione italiana di fronteggiare le crescenti esigenze derivanti dai numerosi focolai di crisi provocati da conflitti armati o disastri naturali.

La parte più rilevante delle risorse finanziarie (57,7 milioni) proviene dalla legge di stabilità (48,5%), cui seguono le deliberazioni governativa in ordine alla partecipazione italiana alle missioni internazionali” (42 milioni di euro pari al 35,3%) e dal “Fondo di rotazione per l’attuazione delle politiche europee per il finanziamento dei programmi di cooperazione” (17,2 milioni di euro, pari al 14,5%) e dal Fondo Africa (2 milioni di euro, pari al 1,7%). A tale importo si aggiungono i residui del 2016 pari a euro 1.850.000,00 per la legge della Stabilità e 642.00 euro per il decreto missioni, portando il budget a un totale di 121,492 milioni di euro.

L’Italia si è posta così al 9° posto tra i paesi dell’Unione europea sotto il profilo della dotazione destinata all’aiuto umanitario, preceduta da Germania, Regno Unito, Svezia, Olanda, Danimarca, Belgio, Francia e Irlanda, confermando un trend virtuoso avviato nel 2013 che ha portato il budget in crescita, registrando un +16% rispetto al 2016.

In particolare il 24% delle risorse è stato destinato alla crisi siriana, il 16% alla zona del lago del Ciad (Niger, Nigeria, Camerun, Ciad), il 13% al Corno d’Africa, l’8% alla Libia, un 5% è stato assegnato rispettivamente a Repubblica Centrafricana, Yemen e Sud Sudan (incluso Uganda), un 4% rispettivamente a Palestina, Iraq, Sudan, e Africa occidentale, un 2% all’Afghanistan e un 1% rispettivamente a Repubblica democratica del Congo e Ucraina.

 Nel 2018, con una dotazione finanziaria pari a 135.41 milioni di euro, di cui 131,5 di stanziamento per l’anno 2018 e 3,91 mln. di euro di fondi residui 2017, la Cooperazione Italiana ha contribuito a far fronte alle crescenti esigenze umanitarie globali derivanti dal moltiplicarsi di focolai di crisi, anche prolungati nel tempo, causati da situazioni di conflitto e da disastri naturali. 

La maggior parte delle risorse - 82,7 milioni di euro – ha trovato la sua fonte di finanziamento nella legge di Stabilità (63%), mentre il restante 48,8 milioni di Euro (37%) proviene dalle risorse della deliberazione del CdM sulla partecipazione italiana alle missioni internazionali.

Le risorse 2018 sono aumentate dell’11% rispetto al 2017, confermando così il percorso virtuoso che ha portato ad una crescita costante della dotazione finanziaria per gli interventi umanitari a partire dal 2013. La relazione tuttavia pone in rilievo come la dotazione finanziaria annuale del nostro Paese rimanga ancora lontana dai livelli dei maggiori donatori europei ed internazionali. 

 Con riferimento alla ripartizione tra i due canali di finanziamento (il c.d. “canale multilaterale”, che prevede il sostegno finanziario a programmi umanitari delle organizzazioni internazionali, ed il c.d. “canale bilaterale”, che prevede il finanziamento ad organizzazioni della società civile (OSC) attraverso bandi di progetto lanciati dalla Cooperazione Italiana), il 2018 ha registrato una maggiore quota destinata a finanziare le OO.II. (68,2 milioni di euro, pari al 52 per cento) rispetto a quella canalizzata attraverso le iniziative bilaterali (58,9 milioni di euro, pari al 45 per cento).

Sul canale multilaterale, il Programma alimentare mondiale (PAM) si è collocato al primo posto in termini di finanziamenti ricevuti con un importo di 14,9 milioni di Euro, seguito da UNICEF (9,6 milioni di Euro), dal Comitato internazionale della Croce Rossa-CICR (8,5 milioni di Euro) e UNHCR (8,3 milioni di Euro). Anche grazie anche ai finanziamenti umanitari, l’Italia ha potuto confermare nel 2018 la propria presenza nel “Gruppo dei maggiori donatori” del CICR, UNHCR e OCHA.

È stata inoltre sensibilmente aumentata la quota destinata ai fondi multi-donatori gestiti dall’Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento umanitario (OCHA) quali il Central Emergency Response Fund – CERF (2,5 milioni di euro) e i fondi Paese (Country Based Pooled Funds – CBPFs) (2,5 milioni di euro).

 Quanto alla ripartizione geografica degli interventi, è stata dedicata priorità al continente africano (50%) ed al Medio Oriente (34%): le due aree hanno assorbito collettivamente l’84% dei fondi, mentre il restante importo è stato ripartito tra Asia e Oceania (5%), Europa (1%) e America Latina 1%.  In aggiunta, una quota non trascurabile di fondi, pari al 9%, è stata utilizzata per il finanziamento di iniziative “non geograficamente ripartibili”, quali ad esempio il sostegno finanziario al funzionamento della Base di Pronto Intervento Umanitario delle Nazioni Unite (UNHRD) di Brindisi, al Fondo delle Nazioni Unite per le Emergenze (CERF) ed alle attività di advocacy del Centro Internazionale per lo Sminamento Umanitario di Ginevra. 

 

L’attività di cooperazione svolta dal Ministero dell’economia e delle finanze

La legge italiana affida al Ministro dell’economia e delle finanze, d’intesa con il Ministro degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale, secondo quanto previsto da ultimo all’art. 5 comma 5 della legge n. 125/2014, la cura delle relazioni con le banche e i fondi di sviluppo a carattere multilaterale e assicura la partecipazione finanziaria alle risorse di detti organismi.

Le relazioni riferiscono su risultati operativi e aspetti finanziari delle banche e dei fondi multilaterali di sviluppo (BMS) nel biennio di riferimento, nel contesto dei nuovi Obiettivi di Sviluppo sostenibile, sull’efficiente gestione delle risorse e sui nuovi attori entrati a far parte del gruppo delle BMS.

Quanto all’impegno finanziario dell’Italia nei confronti delle BMS (Gruppo Banca mondiale, Fondo globale per l’Ambiente, Gruppo Banca interamericana di sviluppo, Banca asiatica di sviluppo, Banca africana di sviluppo, Banca di sviluppo dei Caraibi, Fondo internazionale per lo sviluppo agricolo, Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo-BERS) nel 2017 gli impegni finanziari dell’Italia hanno riguardato pagamenti per circa 579,5 milioni di euro così ripartiti: circa 128,4 milioni di euro per le rate relative alla sottoscrizione degli aumenti di capitale nelle Banche, circa 8,3 milioni di euro per il Chernobyl Shelter Fund, istituito presso la BERS, e la parte rimanente, circa 432,8 milioni di euro, a favore dei fondi di sviluppo.

Nel 2018 gli impegni finanziari dell’Italia nei confronti delle BMAS hanno riguardato pagamenti per circa 518,6 milioni di euro così ripartiti:

-         circa 98,7 milioni di euro per le rate relative alla sottoscrizione degli aumenti di capitale nelle banche;

-         circa 415,6 milioni di euro a favore dei Fondi di sviluppo;

-         4,29 milioni di euro per i fondi per la sicurezza nucleare istituiti presso la BERS (2,5 milioni per il Chernobyl Shelter Fund e 1,79 milioni per il Nuclear Safety Account). 

Per le iniziative Advanced Market Commitment (AMC) e Multilateral Debt Relief Initiative (MDRI) le risorse disponibili ammontavano a 50 milioni di euro; di questi, 38 milioni sono stati erogati per l’iniziativa AMC e i restanti 12 milioni di euro in favore di MDRI. La rata 2018 per International Finance Facility for Immunization (IFFIm) ha richiesto 27,08 milioni di euro dei 27,5 in bilancio. Sono stati inoltre erogati 30 milioni di euro per la Economic Resilience Initiative (ERI) della Banca Europea per gli Investimenti e circa 135 mila euro per la Banca di Sviluppo del Consiglio Europeo (CEB). 

Si segnala che il nostro Paese è in regola con i pagamenti per gli aumenti di capitale delle banche e la ricostituzione delle risorse dei fondi di sviluppo.

 

Le attività di cooperazione allo sviluppo svolte dalle altre Amministrazioni pubbliche

La sezione è interamente dedicata alle attività cooperazione allo sviluppo promosse dalle altre Amministrazioni pubbliche (Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento per il Coordinamento amministrativo e Dipartimento per la Protezione civile, Ministero dell’Interno, della Difesa, dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, dello Sviluppo economico, ICE – Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane, Ministero dell’istruzione, della Ricerca e dell’Università, Ministero della Salute, Comando generale della Guardia di Finanza, Regioni ed amministrazioni locali  (Regioni, Province autonome, Città metropolitane e Comuni, Università pubbliche ed altri enti di ricerca.

 

Risorse umane e retribuzioni

La sezione dà conto delle risorse di cui si è avvalsa la DGCS nel 2017 e nel 2018, delle retribuzioni lorde dei funzionari coinvolti nelle attività di cooperazione e della riorganizzazione degli Uffici del MAECI, avvenuta nel febbraio 2017.

Analoghe informazioni vengono fornite per il personale dell’AICS, del MEF e di altre Amministrazioni pubbliche.

 

Elenco analitico delle iniziative

Secondo quanto previsto all’art.12 della legge n. 125/2014, la Relazione annuale sull’attuazione della politica di cooperazione allo sviluppo, deve riportare un elenco dettagliato delle iniziative realizzate dall’Amministrazione nell’anno precedente.

L’elenco delle iniziative è così strutturato:

-        una sezione dedicata ai contributi multilaterali (i finanziamenti sono suddivisi per ente erogante e organizzazione beneficiaria);

-        quattro sezioni relative alle diverse aree geografiche in cui è attiva la cooperazione italiana: Africa, i Balcani e il Medio Oriente, le Americhe, l’Asia e l’Oceania. In ciascuna di tali sezioni, i progetti sono suddivisi per Paese nell’ambito del quale sono elencate separatamente le iniziative realizzate da ciascuna Amministrazione e con ulteriore specificazione degli importi, del settore di intervento, del canale di cooperazione e delle risorse impegnate ed erogate;

-        lista delle iniziative bilaterali non ripartibili geograficamente;

-        una sezione dedicata alle informazioni relative ai crediti d’aiuto, ordinate anch’esse per area geografica e Paese.

L’indice analitico include tutte le voci di spesa che, secondo le direttive dell’OCSE/DAC, possono essere considerate come APS, quindi, oltre ai singoli contributi ad enti ed organismi internazionali ed agli specifici progetti di cooperazione promossi nei Paesi in via di sviluppo, anche le relative spese amministrative, le spese affrontate in Italia per iniziative classificabili come Cooperazione allo Sviluppo (ivi incluse le spese per l’assistenza ai rifugiati notificate dal Ministero dell’Interno, che ammontano a circa 880 milioni di euro), i crediti d’aiuto e le operazioni relative al debito.



[1]     Si ricorda che il Documento triennale di programmazione e di Indirizzo 2017?2019 definiva l’obiettivo di destinare lo 0,30 per cento del reddito nazionale lordo (RNL) all’APS entro il 2020. La Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza del settembre 2018 prevedeva di passare allo 0,36 per cento nel 2020 e allo 0,40 per cento nel 2021.

 

[2]     L’ultimo capoverso della scheda 45-punto1, allegata alla deliberazione del Consiglio dei Ministri del 28 dicembre 2017, emessa ai sensi della legge 145/2016,  prevede che “una quota non superiore al 2 per cento dello stanziamento stabilito dal decreto di rinnovo delle Missioni Internazionali 2018 sarà assegnata alla copertura delle maggiori spese di funzionamento dell’Agenzia strumentali alla realizzazione dei programmi di cooperazione allo sviluppo e alla operatività delle sedi estere dell’AICS situate in Paesi caratterizzati da particolari condizioni di rischio e di sicurezza”. Tale percentuale, per il 2018, risulta quantificata in euro 1.936.000. 

 

[3]     Al tasso di cambio €/$ 1,145 del 31/12/2018.

[4]     Al tasso di cambio di cui alla nota precedente.