Il 6 novembre 2018 si sono tenute le elezioni legislative per rinnovare la totalità della Camera dei Rappresentanti e un terzo dei 100 membri del Senato. L'appuntamento elettorale, denominato di medio termine in quanto avviene a metà del mandato presidenziale, ha riguardato anche l'elezione dei governatori di trentasei Stati, del sindaco di Washington D.C. che governa il distretto Columbia e di 3 governatori di territori associati agli Stati Uniti (Guam, Isole Vergini e Isole Marianne Settentrionali). Vengono eletti inoltre in questa occasione i membri delle assemblee legislative degli Stati membri e degli organi di contea per un mandato di due anni. La Camera dei Rappresentanti è composta da 435 deputati, eletti – per un periodo di due anni -in collegi uninominali ripartiti in proporzione alla popolazione di ciascuno dei 50 collegi elettorali (corrispondenti agli stati che compongono il Paese), garantendo almeno un Rappresentante per Stato. In 48 collegi viene eletto il candidato che ottiene la maggioranza semplice dei voti. Fanno eccezione i collegi elettorali della Georgia e della Louisiana, nei quali vige un sistema uninominale a doppio turno. Ai 435 deputati si aggiungono, nella sola Camera bassa, sei delegati senza diritto di voto in rappresentanza dei territori associati e del Distretto di Columbia. Il Senato è composto da 100 membri. Ogni Stato elegge 2 senatori, prescindendo dalla sua consistenza numerica. Il mandato di senatore ha una durata di sei anni, con un rinnovo parziale della sua composizione ogni due anni, mediante elezioni che riguardano alternativamente 33 o 34 seggi, pari ad un terzo del totale. Il sistema prevede che, all'interno di ogni singolo collegio elettorale, i due senatori ad esso spettanti siano eletti in tempi diversi e, di conseguenza, diverso sia l'anno di scadenza del loro mandato. Il Paese è arrivato alle elezioni in un clima di forte polarizzazione, testimoniato anche dalla grande affluenza alle urne che è stata del 49% degli elettori, pari a 113 milioni di cittadini,la più alta da oltre un secolo, superando nettamente la media della partecipazione alle elezioni non presidenziali che si aggira intorno al 40% degli aventi diritto. L'elevata partecipazione al voto era parsa evidente fin da prima del giorno ufficiale delle elezioni: infatti 39 milioni di americani hanno fatto ricorso al voto anticipato, consentito in 37 stati su 50, contro i 27 milioni delle precedenti elezioni di metà mandato. Tra le grandi tematiche che hanno motivato gli elettori, assistenza sanitaria e immigrazione sono state le principali: chi ha indicato la sanità come questione cruciale, nel 74% dei casi ha votato democratico; chi ha scelto l'immigrazione ha votato per il 76% repubblicano. La terza tematica per importanza, l'economia, ha favorito i repubblicani nel 56% dei casi. I risultati hanno confermato la rimonta dei Democratici – che riconquistano la maggioranza alla Camera dei Rappresentanti, assicurandosi– allo stato attuale del conteggio con 3 seggi ancora da assegnare - 233 seggi. Al Senato, invece, i Repubblicani mantengono la maggioranza con 52 seggi contro i 47 seggi dei Democratici (un seggio rimane ancora da assegnare, in Mississipi dove si voterà il 27 novembre). Relativamente alle elezioni relative ai Governatori e alle Assemblee locali, i Democratici hanno rafforzato la loro presenza. Il 116° Congresso degli Stati Uniti entrerà in carica il prossimo mese di gennaio. Un elemento di novità della tornata elettorale è rappresentato dall'alto numero di candidate – 237 alla Camera bassa – che si è tradotto nel record di circa 117 elette – la maggioranza tra le fila dei democratici - fra cui le prime musulmane al Congresso, la prima nativa americana, la più giovane deputata della storia del Congresso. Tuttavia, contrariamente alle aspettative più volte annunciate dal Partito democratico, le elezioni di midterm non hanno confermato lun'affermazione democratica, nonostante alcune significative affermazioni in stati tradizionali raccaforti dei Repubblicani, come la vittoria della democratica Kyrsten Sinema, prima donna eletta al Senato in Arizona, o quella di Abigail Spanberger, in Virginia, appannaggio dei repubblicani dal 1970. L'analisi del voto rileva che la vittoria dei Repubblicani si conferma negli stati agricoli del Midwest - l'America rurale - e in quelli conservatori del Sud. In vista delle prossime elezioni presidenziali, l'affermazione dei rossi in stati chiavecome la Florida, l'Ohio, Iowa e il New Hampshire rassicurano il Presidente Trump delle sconfitte subite in Pennsylvania, Wisconsin, Michigan. Secondo i commentatori, il risultato globale delle elezioni di midterm, pur traducendosi sostanzailmente in un pareggio, non sembrerebbe mettere in discussione la probabilità delle riconferma di Trump alle prossime elezioni presidenziali. La perdita della maggioranza alla Camera bassa porrà comunque non pochi ostacoli alla Presidenza Trump, sia per la limitazione dell'azione di governo, sia per la concreta possibilità che la Camera possa d'avviare la procedura di impeachment o istituire commissioni d'inchiesta su su Russiagate, conflitto d'interessi, elusioni fiscali e comportamenti personali sanzionabili. Inoltre, relativamente alla politica estera, sono molti i dossier su cui i democratici hanno una posizione divergente dalle decisioni assunte da Trump a partire dalla denuncia del Trattato contro la proliferazione nucleare, dal recesso dagli accordi di Parigi sul cambiamento climatico, dal ritiro dall'accordo sul controllo del nucleare iraniano e dalla decisione di ridurre l'impegno finanziario degli Stati Uniti a favore dell'ONU. Uno dei prossimi banchi di prova sotto questo profilo è rappresentato dal nuovo Accordo commerciale tra Stati Uniti, Canada e Messico, che sarà firmato il prossimo 30 novembre a Buenos Aires, in occasione del Vertice del G20, su cui i Democratici hanno sollevato una serie di rilievi critici e su cui la Camera dei Rappresentanti sarà chiamata a esprimersi. All'indomani delle elezioni il presidente Trump ha salutato il risultato come una netta vittoria del suo partito e al tempo stesso ha fatto un appello ai democratici per "lavorare insieme", indicando in particolare due temi prioritari: costruzione di infrastrutture e provvedimenti per la salute ed esprimendo l'auspicio di collaborare con la probabile futura speaker della Camera, Nancy Pelosi. Nello stesso tempo, Trump ha avvertito che i Repubblicani potrebbero contrastare qualsiasi indagine avviata dai Democratici: "se i Democratici pensano di poter sprecare il denaro dei contribuenti per usare la Camera come Commissione d'indagine, allora saremo anche noi costretti a indagarli per tutte le fughe di informazioni classificate, e molto altro, a livello di Senato". |