Camera dei deputati - Legislatura - Dossier di documentazione (Versione per stampa)
Autore: Servizio Studi - Dipartimento Difesa
Titolo: Partecipazione dell'Italia alle missioni nel Mediterraneo orientale
Serie: Documentazione e ricerche   Numero: 131
Data: 25/01/2021
Organi della Camera: IV Difesa, III Affari esteri


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Partecipazione dell'Italia alle missioni nel Mediterraneo orientale

25 gennaio 2021
Schede di lettura


Indice

Premessa|La missione “EURNAVFOR MED IRINI”|La missione Sea Guardian|Il dispositivo nazionale “Mare Sicuro”|Missione bilaterale di assistenza alla Guardia costiera della Marina militare libica|La missione bilaterale di assistenza e supporto in Libia (MIASIT)|La missione UNSMIL (United Nations Support Mission) in Libia|Missione EUBAM Libya|


Premessa

L'Italia è attualmente impegnata in tre importanti operazioni navali nel mediterraneo orientale: si tratta della missione dell'Unione Europea "EURNAVFOR MED IRINI", della missione Nato Sea guardian e del dispositivo nazionale "Mare sicuro".

Il nostro Paese partecipa, inoltre, ad una missione bilaterale di assistenza e supporto in Libia con assetti terrestri, aerei e navali - quest'ultimi tratti dal richiamato dispositivo "Mare sicuro" -, e ad una missione bilaterale di assistenza alla Guardia costiera della Marina militare libica, con mezzi terrestri, aerei e un mezzo navale

Infine, una unità di personale militare e tre unità della polizia di stato partecipano, rispettivamente, alla missione politica dell'ONU in Libia, denominata UNSMIL e alla missione dell'Unione Europea EUBAM Libya.

Personale militare italiano è, inoltre, presente in diverse missioni dispiegate nel continente africano  e nel dispositivo NATO per la sorveglianza navale dell'area sud dell'Alleanza (Mar mediterraneo e Mar Nero).
Si ricorda che mercoledì 16 luglio l'Aula della Camera ha approvato, la risoluzione n. 6-00116 (versione corretta), riferita alla deliberazione del Consiglio dei Ministri del 21 maggio 2020 concernente, sia la partecipazione dell'Italia a cinque nuove   missioni internazionali [periodo 1°gennaio - 31 dicembre 2020]  ( Doc. XXV, n. 3), sia la relazione analitica sulle missioni internazionali svolte nel 2019, anche ai fini della loro proroga nell'anno 2020 ( Doc. XXVI, n. 3).Al Senato la votazione sui documenti (Doc. XXIV, n. 20) e (Doc. XXIV, n. 21), recanti le risoluzioni delle Commissioni riunite 3 a e 4 sulla partecipazione italiana alle missioni 2020 è avvenuta nella seduta del 7 luglio 2020.La richiamata deliberazione è state esaminate dalle Camere secondo quanto previsto dalla legge n.145 del 2016 (c.d. " legge quadro sulle missioni internazionali" ) ai sensi della quale le deliberazioni del Consiglio dei ministri devono essere comunicate alle Camere che tempestivamente le discutono e, con appositi atti di indirizzo, secondo le norme dei rispettivi regolamenti, le autorizzano per ciascun anno, eventualmente definendo impegni per il Governo, ovvero ne negano l'autorizzazione.
 
Per un approfondimento su tutte le missioni in corso si rinvia al tema   Autorizzazione e proroga missioni internazionali nell'anno 2020.

La missione “EURNAVFOR MED IRINI”

Il 31 marzo 2020 l'Unione Europea ha varato l'operazione militare aeronavale "EURNAVFOR MED IRINI" per assicurare il rispetto delle risoluzioni del Consiglio di sicurezza dell'ONU che dal 2011 vietano il traffico di armi da e per la Libia. Tale operazione nasce in attuazione delle risultanze della Conferenza per la Libia, tenutasi a Berlino a gennaio 2020, dove si è concordato sulla necessità di un immediato e duraturo cessate il fuoco in Libia, condizione preliminare per poter iniziare dei colloqui di pace.

 Il nome IRINI nasce da una proposta dell'Alto Rappresentante Joseph BORREL, dal greco "Pace", a lanciare un messaggio di "Pace per la Libia";

 È la seconda operazione militare di sicurezza marittima europea che opera nel mediterraneo centrale.

 Contemporaneamente all'avvio della missione IRINI, il 31 marzo 2020 è terminato il mandato dell'operazione EUNAVFOR MED Sophia, che era stata avviata nel giugno 2015 (decisione PESC 2020/471 del Consiglio dell'Unione europea del 31 marzo 2020).

 

L'operazione EUNAVFOR MED Sophia ha avuto come compito principale quello di smantellare il modello di attività dei trafficanti di migranti e di esseri umani nel Mediterraneo centromeridionale (dal giugno 2015 fino al marzo 2019, quando è stato sospeso il dispiegamento navale, l'operazione ha contribuito al salvataggio di quasi 50.000 persone) e come compiti secondari, aggiunti progressivamente, quelli di: formazione della guardia costiera e della marina libiche; contribuire al largo delle coste libiche, all'attuazione dell'embargo dell'ONU sulle armi; svolgere attività di sorveglianza e di raccolta informazioni sul traffico illecito delle esportazioni di petrolio dalla Libia.

L'Italia partecipa alla missione, relativamente al periodo 1° aprile 2020 - 31 dicembre 2020, con 517 unità, un mezzo navale e tre mezzi aerei.

La spesa prevista per questa missione, relativamente al richiamato periodo, è pari a euro 21.309.683

 

 La missione EURNAVFOR MED IRINI forma oggetto della scheda 9- bis (2020) del Doc. XXV, n. 3.
L'istituzione dell'operazione EUNAVFOR MED IRINI

 

Il Consiglio dell'UE ha approvato il 31 marzo 2020, con procedura scritta, la decisione PESC 2020/472 relativa all'istituzione ed avvio a partire dal 1° aprile 2020 della nuova operazione militare dell'UE nel Mediterraneo EUNAVFOR MED  IRINI ("pace" in greco).

L'operazione è operativa in mare dal 4 maggio 2020.

 

L'operazione ha un bilancio di 9.837.800 euro fino al 31 marzo 2021.
 
Compito principale della Missione

 

Compito principale dell'operazione EUNAVFOR MED IRINI è quello di contribuire all'attuazione dell'embargo sulle armi imposto dall'ONU nei confronti della Libia con mezzi aerei, satellitari e marittimi.

A tal fine, l'operazione può svolgere ispezioni sulle imbarcazioni al largo delle coste libiche, sospettate di trasportare armi o materiale connesso da e verso la Libia ed effettuare gli interventi per sequestrare e smaltire tali prodotti, anche al fine di deviare tali imbarcazioni e i loro equipaggi verso un porto adatto a facilitare tale smaltimento, con il consenso dello Stato di approdo a norma della risoluzione 2292 (2016) del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.

 Nel preambolo della decisione PESC 2020/472 si indica che il Consiglio dell'UE potrebbe decidere in futuro di ampliare l'ambito dell'operazione al fine di consentire l'impiego della sorveglianza aerea all'interno dello spazio aereo libico, in conformità delle risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite applicabili o con il consenso delle autorità libiche.

 Come indicato lo scorso 17 febbraio dall'Alto Rappresentante per la politica estera e di sicurezza dell'UE, Josep Borrell, l'operazione EUNAVFOR MED IRINI non ha lo stesso raggio di azione dell'operazione Sophia, che controllava l'intera costa libica, ma si concentra sulla parte orientale della costa libica, in particolare nella zona di alto mare antistante la Cirenaica, sulla quale maggiormente si concentrano i traffici di armi.

 Si ricorda che in occasione della Conferenza di Berlino sulla Libia del 19 gennaio 2020 le parti si sono impegnate, in particolare, a rispettare e attuare pienamente l'embargo sulle armi sancito dalle risoluzioni (UNSCR) 1970 (2011), 2292 (2016) e 2473 (2019) del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Il Consiglio dell'UE ha poi raggiunto il 17 febbraio 2020 un accordo politico sull'avvio di una nuova operazione nel Mediterraneo destinata ad attuare l'embargo sulle armi imposto dall'ONU nei confronti della Libia utilizzando mezzi aerei, satellitari e marittimi.

 

L'operazione non può però operare all'interno delle acque territoriali libiche (ossia entro 12 miglia dalla costa della Libia).

 

Gli assetti navali dell'operazione EUNAVFOR MED IRINI sono comunque obbligati, secondo il diritto internazionale del mare, a condurre eventuali operazioni di salvataggio nelle zone di loro operazione. A tal fine la Grecia ha dato disponibilità a mettere a disposizioni i propri porti per lo sbarco delle persone salvate, che dovrebbero poi essere ricollocate presso gli Stati membri, su base volontaria.

In una dichiarazione a verbale, allegata alla decisione del Consiglio, l'Italia ha indicato che durante l'emergenza per l'epidemia di Coronavirus e fino alla prossima revisione della missione tra quattro mesi, non sarà in posizione di attuare gli accordi sulla redistribuzione delle persone salvate in mare.

 

L'operazione, che è operativa in mare dal 4 maggio 2020 opera soprattutto in mare, ma vede anche l'impiego di assetti aerei e satellitari, messi a disposizione dall'Unione europea e dagli Stati membri, allo scopo di monitorare anche le direttrici di afflusso terrestri ed aeree.

All'operazione partecipano attualmente, con contributi di diversa natura, 24 Stati Membri; non hanno aderito,  oltre alla Danimarca (che ha un a clausola generale di opt -out dalle iniziative di natura militare) anche Spagna e Malta.
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Lo staff del Quartier Generale dell'Operazione, si trova a Roma, presso l'aeroporto militare "Francesco Baracca", sede del Comando Operativo di vertice Interforze (COI

 

Allo stato, secondo quanto riferito al giornale egiziano « al Shorouk » dall'ammiraglio Fabio Agostini, operation commander della missione, sono assegnate in via continuativa alla missione tre navi: la fregata tedesca Hamburg, il pattugliatore italiano Cigala Fulgosi e la fregata greca Adrias ». Gli aerei per l'operazione dalla Polonia e dal Lussemburgo sono affiancati da un drone italiano. Ci sono anche due aerei dalla Francia e dalla Grecia, disponibili in modo meno stabile.

Qui il comunicato stampa che riporta il contenuto delle dichiarazioni dell'ammiraglio Agostini.

 

Il Centro satellitare dell'UE (SatCen) garantisce il supporto delle immagini satellitari.

Il Centro satellitare dell'UE sostiene il processo decisionale e le azioni dell'Unione Europea nel campo della Politica Estera e di Sicurezza Comune (PESC), in particolare la Politica di Sicurezza e di Difesa Comune (PSDC), comprese le missioni e le operazioni di gestione delle crisi dell'Unione Europea, fornendo prodotti e servizi derivanti dallo sfruttamento degli assetti spaziali e informazioni collaterali, tra cui immagini satellitari e immagini aeree, e servizi correlati.

 

Compiti secondari

I Compiti secondari di EUNAVFOR MED IRINI sono (in ordine) quelli di:

  • controllare e raccogliere informazioni sulle esportazioni illecite dalla Libia di petrolio, di petrolio greggio e di prodotti del petrolio raffinati
  • contribuire allo sviluppo delle capacità e alla formazione della guardia costiera e della marina libiche nei compiti di contrasto in mare, in particolare per prevenire il traffico e la tratta di esseri umani;
  • contribuire allo smantellamento del modello di attività delle reti di traffico e tratta di esseri umani attraverso la raccolta di informazioni e il pattugliamento in alto mare esclusivamente con mezzi aerei (e non navali).

Comando e durata del mandato dell'operazione

Come già per l'operazione EUNAVFOR MED Sophia, il comando operativo dell'operazione EUNAVFOR MED IRINI ha sede a Roma, presso il COI (Comando Operativo di vertice Interforze) di Centocelle. e l'operazione è guidata dal Contrammiraglio Fabio Agostini.

 Il Comando in mare (Force Commander) dell'operazione è assegnato ogni sei mesi, alternativamente, all'Italia (dal 6 maggio al 18 ottobre 2020) e alla Grecia (dal 19 ottobre 2020 al 31 marzo 2021). La rotazione del comandante della forza in mare avverrà assieme alla rotazione della nave ammiraglia.

 

Il Consiglio dell'UE, il 28 maggio 2020, ha nominato Comandante della forza per il primo periodo il Contrammiraglio Ettore Socci e per il secondo periodo il Contrammiraglio Theodoros Mikropoulos.

Lo scorso 19 ottobre presso la Stazione Navale Mar Grande di Taranto, sul ponte di volo della nuova Flagship dell'operazione, la fregata greca Adrias, si è svolta la cerimonia di avvicendamento del nuovo Comando.

 

Come precisato dal Ministro della Difesa nel corso delle Comunicazioni rese lo scorso 25 giugno, "l'attribuzione all'Italia del comando della missione è una conferma del nostro ruolo centrale nei confronti della crisi libica".
Nel corso delle medesime Comunicazioni il Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale ha fatto presente che "(…) per fermare la guerra dobbiamo bloccare l'afflusso di armi, così come prevedono le risoluzioni del Consiglio di Sicurezza. Irini potrà in questo rivelarsi cruciale. L'Italia è determinata ad assicurare, lo ho sottolineato ieri al presidente Sarraj, che la missione operi in modo efficace e imparziale per monitorare, rilevare e comunicare tempestivamente al Consiglio di Sicurezza tutte le violazioni all'embargo ONU. In Irini l'Italia svolge un ruolo di particolare responsabilità. A differenza di Sophia, la nuova operazione dell'Unione europea è incentrata sull'embargo di armi alla Libia. Anche a sostegno del processo politico nel solco della Conferenza di Berlino, l'Italia ne ha assunto il comando con l'ammiraglio Agostini e ne ospita il quartier generale presso il COI (Comando Operativo di vertice Interforze) di Centocelle. Italiano è anche il primo comandante della forza navale nell'ambito di una rotazione concordata con la Grecia".

 

Il mandato dell'operazione IRINI durerà inizialmente per un anno, fino al 31 marzo 2021, e sarà sottoposto alla stretta sorveglianza degli Stati membri dell'UE, che eserciteranno il controllo politico e la direzione strategica attraverso il Comitato politico e di sicurezza (CPS), organo preparatorio del Consiglio dell'UE per la PESC e la PSDC, sotto la responsabilità del Consiglio e dell'Alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza.

Al riguardo si ricorda che ai sensi dell'articolo 8, paragrafo 3, della decisione (PESC) 2020/472 l'autorizzazione dell'operazione dev'essere riconfermata ogni quattro mesi. Il comitato politico e di sicurezza deve prorogare l'operazione a meno che lo schieramento dei mezzi marittimi dell'operazione non produca sulla migrazione un effetto di attrazione sulla base di prove fondate raccolte (cosiddetto pull factor).

 

Il comitato politico e di sicurezza è responsabile della politica estera e di sicurezza comune (PESC) e della politica di sicurezza e di difesa comune (PSDC). Il comitato:
 
  1. segue l'evoluzione della situazione internazionale
  2. raccomanda al Consiglio approcci strategici ed opzioni politiche
  3. fornisce orientamenti al comitato militare, al gruppo politico-militare e al comitato per gli aspetti civili della gestione delle crisi
  4. garantisce il controllo politico e la direzione strategica delle operazioni di gestione delle crisi
 
Il CPS è composto dagli ambasciatori degli Stati membri con base a Bruxelles ed è presieduto dai rappresentanti del servizio europeo per l'azione esterna. Si riunisce due volte alla settimana o, se necessario, più di frequente.
Per un approfondimento si veda qui.

 

Il Consiglio dell'UE in una dichiarazione approvata contestualmente all'adozione della decisione che ha istituito l'operazione EUNAVFOR MED IRINI indica che il comandante dell'operazione ha ricevuto istruzione di condurre l'operazione in modo da prevenire effetti di attrazione sulla migrazione causati dallo schieramento dei mezzi marittimi dell'operazione, anche tramite l'immediato riposizionamento di mezzi qualora si osservi un tale effetto.

 

I risultati raggiunti nel primo periodo di attività

 

Secondo quanto riferito lo scorso dicembre dal Contrammiraglio Fabio Agostini (cfr. supra), la missione EUNAVFOR MED IRINI ha finora esaminato circa 1.400 navi e 130 voli, oltre a monitorare 16 porti e stazioni petrolifere e 25 aeroporti. Sono state, inoltre, effettuate 61 visite consensuali a bordo di navi mercantili e sono state ispezionate sei navi mercantili, una delle quali è stata dirottata verso un porto greco per impedire la consegna di carburante agli aerei militari".

Dall'inizio dell'operazione, sono stati, inoltre, presentate alle Nazioni Unite 17 rapporti speciali con prove di commercio illegale di armi.

Il Comandante ha, inoltre, precisato che "sebbene l'operazione abbia iniziato i suoi compiti con l'inizio dell'epidemia da coronavirus, ha già dato risultati evidenti e si è rivelata equilibrata e imparziale".


La missione Sea Guardian

A seguito del Summit di Varsavia di luglio 2016, la NATO ha stabilito di implementare la missione Active Endeavour, reindirizzandola verso l'operazione denominata "Sea Guardian", condotta in sinergia con le altre missioni presenti nel Mediterraneo ed in coordinamento con le iniziative della Guardia Costiera e di Frontiera "Frontex" dell'Unione Europea.

 

Active Endevour si è concretizzata nel dispiegamento nel Mediterraneo, a partire dal 9 ottobre 2001, della Forza Navale Permanente della NATO nel Mediterraneo (STANAVFORMED).
Il dispiegamento è stato disposto a seguito della decisione del Consiglio Nord Atlantico del 3 ottobre 2001, relativo all'applicazione dell'articolo 5 del Trattato di Washington, in conseguenza degli avvenimenti dell'11 settembre. Compito della missione è stato quello di monitorare il flusso del traffico delle merci via mare nella regione, stabilendo contatti con le navi mercantili che vi transitano. L'operazione è stata effettuata nel contesto della lotta al terrorismo internazionale e dei controlli antipirateria marittima.
Dal 16 marzo 2004 la NATO ha esteso a tutto il Mediterraneo l'area di pattugliamento.
Nel gennaio 2005, a seguito dell'integrazione nella NRF (NATO Response Force) la STANAVFORLANT e la STANAVFORMED sono state rispettivamente rinominate SNMG-1 ( Standing NRF Maritime Group 1) e SNMG-2 ( Standing NRF Maritime Group 2).

 

Attualmente Sea Guardian svolge essenzialmente attività di sorveglianza degli spazi marittimi di interesse nel Mar Mediterraneo; sostiene la lotta al terrorismo in mare e contribuisce alla formazione a favore delle forze di sicurezza dei paesi rivieraschi (capacity-building). Oltre questi compiti, possono aggiungersi alla Missione quelli di garanzia della libertà di navigazione, di interdizione marittima, di contrasto alla proliferazione delle armi di distruzione di massa e di protezione delle infrastrutture sensibili.

L'Operazione Sea Guardian rientra sotto il Comando Marittimo Alleato (HQ MARCOM) con sede a Northwood (Regno Unito). L'operazione non ha un termine di scadenza predeterminato.

A differenza della missione Active Endevour, l'operazione Sea Guardian non è condotta in base alla clausola di difesa collettiva dell'Alleanza di cui all'articolo 5 del Trattato. Tuttavia, specifica la scheda allegata alla deliberazione del Governo, "potrebbe avere una componente basata su tale clausola, se il Consiglio Nord Atlantico (NAC) deciderà in tal senso".

 

Rispetto all'anno 2019, gli assetti di personale e mezzi di questa missione sono stati notevolmente aumentati nel 2020.

Per il 2020 il Parlamento (cfr. supra), ha autorizzato la partecipazione a questa missione di 280 unità di personale militare. Si è previsto, altresì, l'invio di un sottomarino, di una unità navale e di due unità aeree.

Il fabbisogno finanziario stimato per l'anno 2020 è stato pari a 15.008.293

Nel precedente anno 2019 le unità di personale autorizzate sono state pari a 54. Si era, inoltre, previsto l'invio di un mezzo navale ed un mezzo aereo pert una spesa stimata di 6.395.561.

 

In relazione a questa missione il Ministro della Difesa, nel corso delle richiamate Comunicazioni del 25 giugno scorso, ha fatto presente che si tratta di "un'operazione di sorveglianza marittima della NATO nel Mediterraneo. È chiaro che svolge la propria attività integrandosi con Mare sicuro e con Irini. L'aumento della nostra presenza è in coerenza rispetto alla nostra richiesta di un maggiore impegno sul fianco Sud dell'Alleanza, che è il tema che l'Italia in questi anni ha portato avanti, credo con soddisfazione e con l'unanimità di tutte le forze politiche presenti in Parlamento. Oggi è diventato tema condiviso anche all'interno dell'Alleanza atlantica".
 
Per un approfondimento di questa missione si veda la scheda n. 8 (2020) del Doc. XXVI, n. 3.

Il dispositivo nazionale “Mare Sicuro”

Il dispositivo aeronavale nazionale di sorveglianza e di sicurezza nel Mediterraneo centrale, (cosiddetta "Operazione Mare Sicuro"), attualmente comprensivo del supporto alla Guardia costiera libica richiesto dal Consiglio presidenziale - Governo di accordo nazionale libico (GNA), è stato originariamente previsto dal D.L. n. 7/2015 (contrasto al terrorismo e proroga missioni) al fine di un potenziamento del dispositivo aeronavale dispiegato nel Mediterraneo,

Si prevedeva, infatti, l'impiego di "ulteriori unità navali, team di protezione marittima, aeromobili ad ala fissa e rotante, velivoli a pilotaggio remoto e da ricognizione elettronica" in aggiunta a quanto ordinariamente fatto, "tanto per la protezione delle linee di comunicazione, dei natanti commerciali e delle piattaforme off-shore nazionali, quanto per la sorveglianza delle formazioni jihadiste".

 

Attualmente l'operazione è autorizzata a svolgere le seguenti attività:

  • sorveglianza e protezione delle piattaforme ENI nell'offshore libico;
  • protezione delle unità navali nazionali impegnate in operazioni di ricerca e soccorso (SAR);
  • protezione del traffico mercantile nazionale nell'area;
  • deterrenza e contrasto dei traffici illeciti;
  • raccolta di informazioni sulle attività di gruppi di matrice terroristica nonché sull' organizzazione dei traffici illeciti e dei punti di partenza delle imbarcazioni.

 

Per quanto concerne l'operazione di supporto alla Guardia costiera libica, a partire dal 1° agosto 2017 la missione fornisce supporto alle forze di sicurezza per le attività di controllo e contrasto dell'immigrazione illegale e del traffico di esseri umani mediante un dispositivo aeronavale e integrato da capacità ISR, ovvero di acquisizione di informazioni operative (Intelligence), di sorveglianza (Surveillance) e ricognizione degli obiettivi (Reconnaissance).

 

Nello specifico, svolge:

  • attività di collegamento e consulenza a favore della Marina e Guardia costiera libica
  • collaborazione per la costituzione di un Centro operativo marittimo in territorio libico per la sorveglianza, la cooperazione marittima e il coordinamento delle attività congiunte.

 

Possono, inoltre, essere svolte attività per il ripristino dell'efficienza degli assetti terrestri, navali e aerei, comprese le relative infrastrutture, funzionali al supporto per il contrasto dell'immigrazione illegale.

 

Per il 2020, a seguito della evoluzione della crisi libica, il dispositivo aeronavale, è stato potenziato al fine di contribuire ad arginare il fenomeno dei traffici illeciti e rafforzare le capacità di controllo da parte delle autorità libiche.

L'Italia partecipa al complesso delle operazioni indicate nella scheda n. 38 del Doc. XXVI, n. 3 con 754 unità di personale militare, con l'impiego di 6 mezzi navali (di cui uno dedicato all'assistenza tecnica della marina/guardia costiera libica) e di 8 mezzi aerei.

Il fabbisogno finanziario della missione per il 2020 è stimato in euro 79.000.552 (di cui 17 milioni per obbligazioni esigibili nell'anno 2021).

 

In relazione a questa missione il Ministro della Difesa, nel corso delle Comunicazioni del 25 giugno scorso ha precisato che "continuerà, altresì, a permanere il dispositivo aeronavale di "Mare Sicuro" a protezione degli interessi nazionali nell'area per assicurare il necessario ombrello protettivo al personale schierato a terra e per continuare le attività di supporto logistico e di addestramento a favore della Marina e della Guardia costiera libica.

Missione bilaterale di assistenza alla Guardia costiera della Marina militare libica

La partecipazione di personale del Corpo della Guardia di Finanza e dell'Arma dei Carabinieri alla missione bilaterale di assistenza alla Guardia costiera della Marina militare libica, con l'obiettivo di fronteggiare il fenomeno dell'immigrazione clandestina e della tratta di esseri umani, tramite l'addestramento della Guardia costiera libica e il mantenimento in esercizio delle unità navali cedute trova il proprio fondamento nei seguenti atti:

 

  1. Protocollo per la cooperazione tra l'Italia e la Libia 29 dicembre 2007 in materia di immigrazione clandestina e tratta degli esseri umani;
  2. Protocollo aggiuntivo tecnico-operativo, siglato in data 29 dicembre 2009 (che prevedeva e lo svolgimento di attività addestrativa del personale della Guardia costiera libica e di pattugliamento a bordo delle unità cedute, nonché la manutenzione ordinaria delle 4 unità navali cedute dal Governo italiano al Governo libico pro tempore tra la fine del 2009 e l'inizio del 2010);
  3. Memorandum d'intesa sulla cooperazione nel campo dello sviluppo del contrasto all'immigrazione illegale al traffico di esseri umani del 2 febbraio 2017, nonché nel D.L. n. 84/2018.

 

Si ricorda che il D.L. n. 84/2018 ha previsto la cessione a titolo gratuito di complessive 12 unità navali al fine di incrementare la capacità operativa della Guardia costiera del Ministero della difesa e degli organi per la sicurezza costiera del Ministero dell'interno libici nelle attività di controllo e di sicurezza per il contrasto dell'immigrazione illegale e della tratta di esseri umani. Più in dettaglio sono state cedute:
  • n. 10 unità navali CP, classe 500, fra quelle in dotazione al Corpo delle capitanerie di porto - Guardia costiera;
  • di n. 2 unità navali, da 27 metri, classe Corrubia, fra quelle in dotazione alla Guardia di finanza.
Il richiamato D.L., oltre a provvedere alla copertura degli oneri derivanti dal ripristino in efficienza e dal trasferimento delle unità navali, ha recato la copertura degli oneri per il 2018 per la manutenzione delle singole unità navali cedute e per lo svolgimento di attività addestrativa e di formazione del personale della Guardia costiera del Ministero della difesa e degli organi per la sicurezza costiera del Ministero dell'interno libici, oneri pari a 1.370.000 euro.

 

L'Italia partecipa alla missione con 39 unità di personale della Guardia di Finanza e 8 unità dell'Arma dei Carabinieri.

Il fabbisogno finanziario della missione per il 2020 è stimato in euro 10.050.160. In particolare il personale impiegato è destinato a:

1) per l'attività di assistenza tecnica, per un periodo di 4 mesi a partire dal 1° gennaio al 30 aprile 2020:

a) n. 4 militari (di cui un Ufficiale Superiore);

b) n. 10 militari per attività di supporto tecnico alle unità navali in forza alla Guardia Costiera libica ed alla GACS (il personale si recherà in Libia per un totale di 30 giorni nel periodo indicato);

2) per l'attività di assistenza tecnica e addestrativa mediante la costituzione di un Cantiere Navale e una mini Scuola Nautica in territorio libico, n. 25 militari (di cui un Ufficiale Superiore e un Ufficiale Inferiore) per un periodo di 8 mesi a partire dal 1° maggio al 31 dicembre 2020;

3) per le esigenze di sicurezza dei militari della Guardia di Finanza in Libia, si rende necessario l'impiego di n. 8 militari del Reggimento Paracadutisti "Tuscania" dell'Arma dei Carabinieri, i quali fruiranno di "indennità di servizio estero" (ISE).

 

Per un approfondimento di questa missione si veda la scheda n. 22 (2020) del Doc. XXVI, n. 3.

La missione bilaterale di assistenza e supporto in Libia (MIASIT)

La missione bilaterale di assistenza e supporto in Libia (MIASIT) si pone l'obiettivo di assistere il Governo di Accordo nazionale libico attraverso lo svolgimento di una serie di compiti (assistenza sanitaria, corsi di sminamento, formazione delle forze di sicurezza, assistenza nel controllo dell'immigrazione illegale, ripristino dell'efficienza degli assetti terrestri, navali ed aerei comprese le relative infrastrutture, attività di capacity building, ricognizioni sul territorio per individuare le attività di supporto necessarie, garanzia della cornice di sicurezza per il personale impiegato).

Fra i compiti della missione sono confluiti pertanto le attività della precedente missione denominata operazione Ippocrate, terminata come missione autonoma il 31 dicembre 2017, il cui obiettivo era fornire supporto sanitario al Governo di Accordo nazionale libico, mediante l'installazione di un ospedale da campo presso l'aeroporto di Misurata, entro un quadro coerente con la Risoluzione UNSCR n. 2259 (2015).

 

Sono confluiti inoltre fra i compiti di questa nuova missione anche alcuni compiti di supporto alla Guardia costiera libica, in particolare quelli di ripristino dei mezzi aerei e degli aeroporti libici, originariamente demandati al dispositivo aeronavale nazionale Mare Sicuro.
Altri compiti prevalentemente di addestramento della Guardia costiera libica svolti dal personale del Corpo della Guardia di Finanza sono disciplinati nell'ambito della successiva scheda n. 23 (v).
 
La base giuridica della missione è data da una serie di risoluzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite che comprende, oltre alla già citata 2259 (2015), le risoluzioni 2312 (2016), 2362 (2017) e 2380 (2017), 2437 (2018), 2486 (2019) che definiscono il quadro delle attività di supporto al Governo di Accordo nazionale libico, in continuità con l'impegno umanitario assunto dall'Italia sulla crisi libica. A tale quadro normativo si aggiungono le specifiche richieste all'Italia del Consiglio presidenziale-Governo di accordo nazionale libico, contenute nelle lettere del Presidente Al-Sarraj del 30 maggio e 23 luglio 2017.

 

L'Italia partecipa alla missione con 400 unità di personale (consistenza media annuale pari a 375). È stato, inoltre, autorizzato l'invio di 142 mezzi terrestri e 2 mezzi aerei. Mezzi navali sono a loro volta tratti dalle unità già autorizzate per il dispositivo aeronavale nazionale Mare Sicuro.

Il fabbisogno finanziario della missione per il 2020 è stato stimato in euro 47.856.596, di cui euro 19.000.000 per obbligazioni esigibili nell'anno 2021.

 

In relazione a questa missione il Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, nel corso delle Comunicazioni del 25 giugno scorso, ha fatto presente che " oltre alla partecipazione alle missioni dell'Unione europea in Libia, è strategico il nostro impegno attraverso la missione bilaterale MIASIT (Missione bilaterale di assistenza e supporto in Libia), che da tempo garantisce supporto sanitario nell'ospedale da campo di Misurata e svolge attività di formazione e addestramento a Tripoli, rafforzando la sicurezza e lo stato di diritto, nonché le capacità di controllo dei flussi migratori".
A sua volta il Ministro della Difesa ha rilevato che "la nostra missione bilaterale di assistenza e supporto MIASIT continuerà la propria attività a favore delle forze di sicurezza locali, pur tenuto conto delle limitazioni dovute sia all'attuale pandemia che al perdurante anche se declinante scontro tra LNA ( Libyan National Army) e GNA ( Government of National Accord). In tale contesto riteniamo importante confermare quindi la nostra presenza nel Paese, anche con l'ospedale da campo di Misurata, che continuerà ad operare in sicurezza con il supporto della popolazione libica anche nella gestione dell'emergenza legata al coronavirus. In relazione alle più recenti evoluzioni sul terreno, intendiamo anche garantire, come ricordato dal Ministro Di Maio, la disponibilità di nuclei di personale altamente specializzato per coadiuvare le operazioni di bonifica di ordigni disseminati nei centri urbani durante i recenti scontri, un contributo di alta valenza umanitaria in un settore in cui il nostro Paese eccelle in ambito internazionale".
 
Per un approfondimento di questa missione si veda la scheda n. 21 (2020) del Doc. XXVI, n. 3.

La missione UNSMIL (United Nations Support Mission) in Libia

Il 16 settembre 2011, con la Risoluzione del Consiglio di Sicurezza n. 2009 (2011) adottata all'unanimità, agendo nell'ambito del Capitolo VII della Carta delle Nazioni Unite e prendendo misure ex art. 41 (misure a tutela della pace, non implicanti l'uso della forza), è stata istituita una missione politica integrata speciale dell'ONU in Libia denominata UNSMIL (United Nations Support Mission in Libya), avente per oggetto il compito di assistere e sostenere gli sforzi nazionali libici nella fase successiva al conflitto, e cooperare per il ripristino della sicurezza e l'ordine pubblico attraverso l'affermazione dello stato di diritto, il dialogo politico e la riconciliazione nazionale.

 

La missione UNSMIL (United Nations Support Mission) in Libia, posta sotto la direzione del Rappresentante Speciale del Segretario Generale dell'ONU ha visto nel tempo progressive revisioni del suo mandato, verso un'accentuazione della componente relativa al dialogo politico libico.

 

Il 2 dicembre 2011, la Risoluzione n. 2022 (2011), adottata all'unanimità, ha esteso il mandato della missione UNSMIL, prevedendo, altresì, l'assistenza e il sostegno agli sforzi nazionali libici per affrontare la minaccia di proliferazione delle armi e dei materiali collegati di qualsiasi tipo, in particolare dei missili terra-aria trasportabili a spalla. La Risoluzione n. 2040 (2012), adottata dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite il 12 marzo 2012 all'unanimità, ha modificato il mandato della missione UNSMIL assegnandole il compito, nel pieno rispetto del principio di responsabilizzazione a livello nazionale, di assistere e sostenere le autorità libiche, offrendo consulenza strategica e tecnica per gestire il processo di transizione democratica, promuovere lo Stato di diritto, ripristinare la sicurezza pubblica.
A sua volta la Risoluzione n. 2144 (2014) adottata dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite il 14 marzo 2014 all'unanimità, nel prorogare il mandato fino al 13 marzo 2015 ha ribadito che il mandato di UNSMIL consiste nel sostenere -nel pieno rispetto del principio di responsabilizzazione a livello nazionale- gli sforzi del governo libico per: a) assicurare la transizione alla democrazia; b) promuovere lo stato di diritto e di diritti umani; c) controllare le armi; d) capacity-builing.
Il 27 marzo 2015 il Consiglio di Sicurezza dell'ONU ha approvato, all'unanimità, la risoluzione 2213 (2015) che, agendo sotto il Capitolo VII della Carta delle Nazioni Unite, ha chiesto un cessate il fuoco immediato e incondizionato in Libia. Il mandato di UNSMIL viene focalizzato, come priorità immediata, sul sostegno al processo politico libico e alle misure di sicurezza.
Il 13 dicembre del 2016 il Consiglio di Sicurezza dell'ONU ha adottato la Risoluzione 2323 (2016) che ha prorogato il mandato di UNSMIL al 15 settembre 2017 volto a sostenere: 1) l'attuazione dell'Accordo politico libico, 2) il consolidamento dell'amministrazione, della sicurezza e degli accordi economici del Governo di accordo nazionale, 3) le fasi successive del processo di transizione libica; prevede una Strategic Assessment Review del Segretario Generale dell'ONU per gli inizi del 2017, a seguito della quale potrebbe esserne rivisto il mandato. Da ultimo, con la Risoluzione del Consiglio di sicurezza 2486 (2019).

Da ultimo, lo scorso 4 agosto con la risoluzione 2542 (2020) con 13 voti favorevoli, 0 contrari e 2 astensioni (Cina, Federazione Russa), il Consiglio ha deciso di prorogare fino al 15 settembre 2021 il mandato della Missione di sostegno delle Nazioni Unite in Libia (UNSMIL) come missione politica integrata speciale. Nel delineare i compiti da svolgere Consiglio ha inoltre chiesto al Segretario generale, conformemente alle migliori pratiche, di condurre e presentare una revisione strategica dell'UNSMIL entro il 31 luglio 2021. Inoltre, i membri hanno chiesto al Segretario generale di includere, nei suoi rapporti regolari sulla situazione in Libia, gli sforzi delle Nazioni Unite per affrontare il coronavirus e l'impatto della pandemia sulla capacità dell'UNSMIL di svolgere i suoi compiti obbligatori.

 

L'Italia partecipa attualmente alla missione UNSMIL con 1 unità di personale militare. Il fabbisogno finanziario della missione per il 2020 è pari a 121.548 euro.

 

Per un approfondimento di questa missione si veda la scheda n. 20 (2020) del Doc. XXVI, n. 3.

Missione EUBAM Libya

La missione dell'Unione europea di assistenza alla gestione integrata delle frontiere in Libia European Union Border Assistance Mission in Libya, (EUBAM Libya) è stata istituita con decisione 2013/233/PESC del Consiglio del 22 maggio 2013, modificata e prorogata da ultimo fino al 30 giugno 2021.

Nello specifico l'obiettivo della missione è prestare assistenza alle autorità libiche nella creazione delle strutture statuali di sicurezza in Libia, in particolare nei settori della gestione delle frontiere, dell'applicazione della legge, della giustizia penale, al fine di contribuire agli sforzai volti a smantellare le reti della criminalità.

 

A tal Fine EUBAM Libya:

  • sostiene l'elaborazione di una strategia di gestione integrata delle frontiere, nonché di una strategia per la sicurezza marittima;
  • sostiene lo sviluppo di capacità di polizia
  • sostiene la riforma istituzionale, fornisce assistenza nella pianificazione strategica del Ministero della Giustizia
  • sostiene il coordinamento strategico tra i donatori e l'attuazione dei progetti in risposta alle esigenze libiche nei settori della gestione delle frontiere, dell'applicazione della legge e della giustizia penale.

 

L'Italia partecipa alla missione con 3 unità di personale della Polizia di Stato.

Il fabbisogno finanziario della missione per il 2020 è stato stimato in euro 264.360.