Camera dei deputati - Legislatura - Dossier di documentazione (Versione per stampa)
Autore: Servizio Studi - Dipartimento Bilancio
Titolo: Aggiornamento del piano di rientro verso l'obiettivo di medio termine (OMT)
Serie: Documentazione di Finanza Pubblica   Numero: 16
Data: 27/07/2020
Organi della Camera: V Bilancio

Relazione al Parlamento ai sensi dell’articolo 6, comma 5, della legge n. 243 del 2012Luglio 2020

AGGIORNAMENTO DEL PIANO DI RIENTRO VERSO L’OBIETTIVO DI MEDIO TERMINE (OMT) marzo 2018


 


 

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Documentazione di finanza pubblica n. 16

 

 

 

 

 

 

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INDICE

PREMESSA.. 1

IL CONTENUTO DELLA RELAZIONE. 5

 



 


 


PREMESSA

La relazione presentata al Parlamento il 22 luglio 2020 illustra l’ulteriore aggiornamento del piano di rientro verso l’obiettivo di medio termine (OMT) per la finanza pubblica, in relazione agli interventi che il Governo intende assumere per fronteggiare gli effetti della pandemia da Covid-19.

 

A norma del Patto di stabilità e crescita (PSC), ciascuno Stato membro deve raggiungere e mantenere il proprio Obiettivo a medio termine per la finanza pubblica (OMT o MTO, medium term objective) oppure attuare un percorso di avvicinamento verso l’OMT stesso. L’OMT è definito in modo specifico per ciascun Paese sulla base del potenziale di crescita dell’economia, del livello del debito e delle passività implicite.[1] L’OMT è definito in termini strutturali: pertanto esso si calcola come il saldo del conto economico delle amministrazioni pubbliche corretto per l’impatto previsto del ciclo economico (saldo corretto per il ciclo) e al netto delle misure una tantum.

Per l’Italia l’OMT è stato, fino a tutto il 2019, il pareggio di bilancio[2]. A seguito di un aggiornamento, il nuovo OMT per l’Italia nel prossimo triennio 2020-2022 sarebbe il raggiungimento di un avanzo strutturale di 0,5% del PIL[3]. La revisione dell’OMT discendeva dalle mutate condizioni delle prospettive di crescita riviste al ribasso già prima del diffondersi dell’epidemia. Inoltre, il persistente elevato livello del debito e la dinamica demografica sfavorevole hanno determinato una rimodulazione dell’OMT in senso maggiormente restrittivo. L’impegno dell’Italia sarebbe pertanto quello di seguire un percorso di finanza pubblica che assicuri nel medio termine l’avvicinamento all’OMT. Il nuovo percorso, definito prima dell’epidemia, prevede che in ciascuno degli anni dal 2020 al 2022 il saldo strutturale di bilancio migliori rispetto all’anno precedente.

 

In questo quadro si è innestata la crisi economica provocata dal covid-19, in coincidenza della quale il 20 marzo la Commissione Europea ha disposto l’applicazione della c.d. general escape clause per l’anno in corso; ciò per assicurare agli Stati membri il necessario spazio di manovra fiscale per il sostenimento delle spese sanitarie necessarie ad affrontare l’emergenza epidemiologica e per contrastare gli effetti recessivi sulle economie europee della diffusione del Covid-19. L’applicazione della clausola consente agli Stati membri di deviare temporaneamente dal percorso di aggiustamento verso l’obiettivo di medio termine, a condizione che non venga compromessa la sostenibilità fiscale nel medio periodo[4].

In precedenza, la Commissione ed il Consiglio Europeo avevano già garantito a tutti i Paesi interessati, e in particolare all’Italia, la piena applicazione della flessibilità prevista nel Patto di Stabilità e Crescita alle misure collegate all’epidemia di Covid-19.

 

Quadro normativo

 

La Relazione è adottata ai sensi dell'articolo 6, comma 5, della legge 24 dicembre 2012, n. 243.

Con la legge rinforzata n.243/2012 è stata data attuazione al nuovo articolo 81 della Costituzione, come modificato dalla legge costituzionale n.1 del 2012.

L’articolo 6 della legge n.243/2012 prevede, in linea generale, che scostamenti temporanei del saldo strutturale dall’obiettivo programmatico siano consentiti in caso di eventi eccezionali (comma 1).

La disposizione considera eventi eccezionali “periodi di grave recessione economica” ed “eventi straordinari, al di fuori del controllo dello Stato, ivi incluse le gravi calamità naturali, con rilevanti ripercussioni sulla situazione finanziaria generale del Paese” (comma 2).

In tali casi sono consentiti scostamenti temporanei del saldo strutturale dall’obiettivo programmatico, sentita la Commissione europea e previa autorizzazione approvata dalle Camere, a maggioranza assoluta dei rispettivi componenti, indicando nel contempo il piano di rientro rispetto all’obiettivo di medio termine (comma 3).

Il comma 5, in particolare, prevede che il piano di rientro rispetto all’obiettivo di medio termine possa essere aggiornato (con le modalità di cui al comma 3) “al verificarsi di ulteriori eventi eccezionali” ovvero qualora, in relazione all’andamento del ciclo economico, il Governo intenda apportarvi modifiche.

 

Gli “eventi eccezionali” nel Patto di stabilità e crescita

 

Il Patto di stabilità e crescita (PSC) prevede un’ipotesi di allontanamento temporaneo nel percorso di avvicinamento all’OMT (soggetto ad autorizzazione) in caso di "eventi eccezionali". L’articolo 5, paragrafo 1, del regolamento (CE) n. 1466/97 dispone che: “Qualora si produca un evento inconsueto al di fuori del controllo dello Stato membro interessato che abbia rilevanti ripercussioni sulla situazione finanziaria generale di detto Stato o in caso di grave recessione economica della zona euro o dell'intera Unione, gli Stati membri possono essere autorizzati ad allontanarsi temporaneamente dal percorso di aggiustamento all'obiettivo di bilancio a medio termine […], a condizione che la sostenibilità di bilancio a medio termine non ne risulti compromessa.” Corrispondentemente, l’articolo 6, paragrafo 3, del medesimo regolamento, nel disciplinare la valutazione delle deviazioni dall'OMT o dal relativo percorso di avvicinamento, e le circostanze in presenza delle quali tali deviazioni risultino “significative” dispone che: “… la deviazione può non essere considerata significativa qualora sia determinata da un evento inconsueto che non sia soggetto al controllo dello Stato membro interessato e che abbia rilevanti ripercussioni sulla situazione finanziaria generale dello Stato membro o in caso di grave recessione economica della zona euro o dell'intera Unione, a condizione che la sostenibilità di bilancio a medio termine non ne risulti compromessa.”

Il Vademecum della Commissione europea sul PSC ricorda che questa ipotesi, definita di adeguamento del percorso di consolidamento di bilancio, è stata introdotta dal c.d. six pack nel 2011 e chiarisce che l’attivazione di questa clausola non si traduce in una sospensione a tempo indefinito del consolidamento delle finanze pubbliche, bensì nella riprogettazione del percorso di avvicinamento, su basi specifiche per il singolo Paese, al fine di tener conto delle circostanze eccezionali di una grave crisi economica nell’area euro o nell’Unione, come pure di un evento inconsueto al di fuori del controllo dello Stato. In tali circostanze, dunque, le descritte deviazioni temporanee possono essere consentite ex ante (ai sensi dell’articolo 5 citato) oppure possono non essere prese in considerazione ex post (ai sensi dell’articolo 6 citato).

 

 

Le Relazioni al Parlamento sugli scostamenti dagli obiettivi programmatici: i precedenti

 

Il Governo ha più volte fatto ricorso alla richiesta di autorizzazione da parte delle Camere per lo scostamento temporaneo del saldo strutturale dagli obiettivi programmatici precedentemente stabiliti (OMT), presentando a tal fine la Relazione prevista dall'articolo 6 della n.243 del 2012.

In tutti i casi in cui il Governo ha presentato la Relazione al Parlamento le Camere ne hanno votato l’approvazione a maggioranza assoluta.

Carattere comune delle richieste è stato la conferma dell'obiettivo di medio termine (vale a dire, fino al 2018, il raggiungimento del pareggio strutturale di bilancio) con il contestuale differimento, ad una o più annualità successive, del suo raggiungimento.

Le motivazioni addotte dal Governo ai fini delle richieste sono state per lo più riferite ad evoluzioni del quadro macroeconomico più negative di quanto previsto, nonché alla necessità di attenuare la correzione fiscale al fine di rafforzare la crescita del Paese.

 

Nel 2014, in sede di presentazione del DEF, il Governo ha chiesto di posporre il raggiungimento del pareggio di bilancio strutturale (obiettivo di medio periodo, OMT) di due anni - dal 2014 al 2016 - rispetto alle Raccomandazione del Consiglio europeo del luglio 2013.

Sempre nel 2014, a causa di una revisione al ribasso delle stime sull'andamento dell'economia italiana per l'anno in corso e per il 2015 il Governo, in occasione della Nota di aggiornamento al DEF 2017, chiedeva una modifica al piano di rientro, al fine di rinviare il conseguimento dell'obiettivo del pareggio di bilancio dal 2016 al 2017.

Nel settembre del 2015, in sede di presentazione della Nota di aggiornamento del DEF 2015, il Governo ha chiesto aggiornamento del piano di rientro verso l'OMT al rinviare l'obiettivo di pareggio al 2018.

In sede di presentazione del DEF 2016, il Governo ha chiesto di rinviare l'obiettivo programmatico al 2019.

Nel settembre 2016, in sede di presentazione della Nota di aggiornamento al DEF il Governo ha chiesto di aggiornare il percorso di avvicinamento all'OMT, prevedendone un profilo di miglioramento dei saldi programmatici più attenuato rispetto al precedente, senza tuttavia modificare l'obiettivo di sostanziale pareggio di bilancio al 2019.

Nel settembre 2017, in sede di presentazione della Nadef 2017, il Governo ha chiesto un aggiornamento del piano di rientro verso l'obiettivo programmatico e lo spostamento in avanti dell'obiettivo stesso dal 2019 al 2020.

Nel settembre 2018, in sede di presentazione della Nadef, il Governo non indica quando l’OMT verrà conseguito, specificando che il processo di aggiustamento graduale riprenderà dal 2022.

Nel settembre 2019, infine, in sede di presentazione della Nadef, nel nuovo sentiero verso l’OMT (avanzo strutturale dello 0,5%, in luogo del precedente pareggio di bilancio) il Governo non indica la scansione temporale dell’aggiustamento di bilancio dopo il 2022, né la dimensione dell’aggiustamento annuo.

 

Per ulteriori approfondimenti, in relazione alle motivazioni di volta in volta addotte dal Governo ai fini della richiesta di aggiornamento del piano di rientro, si rinvia alla documentazione dell’Ufficio parlamentare di bilancio (v. tabella 4.1, pagg.58-59).

 

Le Relazioni al Parlamento sugli scostamenti dagli obiettivi programmatici: i precedenti specifici correlati all’emergenza da covid-19

 

In relazione alla crisi economico-sanitaria provocata dal covid-19 il Governo ha chiesto di aggiornare il percorso di avvicinamento all’OMT una prima volta il 5 marzo 2020, con successiva integrazione l’11 marzo, in vista dell’emanazione del primo decreto-legge (il n. 18 del 17 marzo 2020) che ha stanziato rilevanti risorse per fronteggiare la grave emergenza occorsa. 

Successivamente, in vista dell’approvazione del cd decreto Rilancio (il n. 34 del 17 maggio 2020), è stata presentata un’ulteriore richiesta di aggiornamento del percorso di avvicinamento all’OMT in data 24 aprile 2020. 

 

IL CONTENUTO DELLA RELAZIONE

La Relazione al Parlamento del 22 luglio 2020 reca la richiesta di un ulteriore aggiornamento del piano di rientro verso l’Obiettivo di Medio Periodo (OMT), dopo quello recato dalla Relazione al Parlamento del 24 aprile 2020 ed incorporato nel DEF 2020.

In particolare, gli importi per i quali si richiede l’autorizzazione in termini di maggiore indebitamento sono pari, includendovi i maggiori interessi passivi correlati, a quanto riportato nella seguente tabella:

Tabella 1 – Scostamento richiesto in termini di indebitamento netto

(miliardi di euro)

2020

2021

2022

2023

2024

2025

dal 2026

25

6,1

1

6,2

5

3,3

1,7

 

Andrebbe fornita una spiegazione in ordine al valore previsto per il 2022 e un’evidenziazione ad hoc per la quota ascrivibile agli interessi, come fatto in occasione della relazione del 24 aprile.

 

Considerata la natura degli interventi programmati, l’effetto sul fabbisogno delle amministrazioni pubbliche è di 32 miliardi di euro nel 2020 e pari a quello sull’indebitamento netto in ciascuno degli anni successivi.

 

Sul saldo netto da finanziare del bilancio dello Stato (SNF), in termini di competenza e in termini di cassa, gli effetti del decreto ammontano a:

Tabella 2 – Scostamento richiesto in termini di SNF

(miliardi di euro)

2020

2021

2022

2023

2024

2025

dal 2026

32

7,0

2,5

5,3

4,8

 3,3

1,7

 

Anche in relazione al SNF, chiarimenti andrebbero forniti circa il dato del 2022. Le altre differenze dovrebbero trovare spiegazione nell’utilizzo di misure, quali le garanzie non standardizzate e la cassa integrazione che, in toto o pro quota, non impattano sull’indebitamento netto.

 

Considerato il deterioramento dello scenario macroeconomico mondiale e nazionale, illustrato nel Documento di economia e finanza 2020, i relativi effetti sul bilancio dello Stato, attestati nel Disegno di legge recante “Disposizioni per l’assestamento del bilancio dello Stato per l’anno finanziario 2020” (presentato alle Camere l’8 luglio 2020), nonché gli effetti delle precedenti autorizzazioni al ricorso all’indebitamento adottate nel corso del 2020, il livello massimo del saldo netto da finanziare del bilancio dello Stato raggiunge per l’esercizio corrente i 336 miliardi di euro in termini di competenza e i 384 miliardi di euro in termini di cassa.

 

Considerata la richiesta di autorizzazione all’indebitamento formulata con questa Relazione, il nuovo livello di indebitamento netto delle amministrazioni pubbliche è fissato all’11,9% del PIL nel 2020.

Il nuovo livello del debito pubblico si attesta al 157,6% del PIL nel 2020.

 

Alla luce delle ultime previsioni (DEF aprile 2020) circa l'andamento dell'indebitamento (-7,1%, che incorporava gli effetti del decreto-legge n. 18, cd Cura Italia), del PIL (-8% rispetto al 2019) e del deflatore (+1%), lo scostamento in esame, pari a 25 miliardi in termini di indebitamento, condurrebbe tale saldo all'8,6% del PIL. Aggiungendo a tale percentuale quella corrispondente al secondo scostamento di 55 miliardi (utilizzato nel dl. n. 34, cd Rilancio), pari a circa il 3,4% del PIL, si ottiene sostanzialmente il rapporto dell'11,9% appena indicato dalla presente relazione. Appare implicitamente confermata, pertanto, la stima di decrescita del PIL recata dal DEF 2020, significativamente più ottimista di quelle elaborate dal FMI e dalla Commissione europea. Fra l'altro, a conferma di tale ricostruzione, si rappresenta che, partendo dalle stime sul debito contenute nel DEF 2020, pari a un rapporto sul PIL del 151,8% (corrispondente a un valore assoluto di 2.522 miliardi di euro), che scontavano, per espressa indicazione del DEF stesso, soltanto il primo dei tre scostamenti richiesti, si ottiene sostanzialmente il valore di 2.618 miliardi di euro, corrispondente alla presente stima del 157,6% del PIL (come stimato nel DEF 2020, in calo dell'8% e con deflatore all'1%), con la semplice aggiunta degli scostamenti in termini di fabbisogno della seconda (65 miliardi di euro) e della presente relazione (32 miliardi di euro).  

 

I dati riferiti all’indebitamento netto della P.A. – dalla Nadef 2019 alla presente relazione

 

Si ricorda in proposito che la Nadef 2019 e le relative risoluzioni parlamentari hanno indicato, in termini di PIL, i seguenti valori programmatici del saldo di indebitamento netto: 2,2 per cento nel 2020, 1,8 per cento nel 2021 e 1,4 per cento nel 2022.

 

Successivamente alla presentazione della Nadef il Governo ha dato conto di miglioramenti del livello tendenziale dell’indebitamento netto dovuti ad un più favorevole andamento dei versamenti tributari rispetto alle previsioni. Tali incrementi, per gli esercizi 2020 e seguenti, sono stati in parte (1,5 mld) portati a miglioramento delle previsioni di bilancio in occasione della presentazione del disegno di legge di bilancio 2020 (AS 1586, sez. II).

Ulteriori incrementi di entrate tributarie per complessivi 841 milioni a decorrere dal 2020, in termini di indebitamento netto, sono stati apportati con variazioni in aumento di unita? di voto all’interno dello stato di previsione dell’entrata, intervenute nel corso dell’esame parlamentare con emendamenti riferiti alla sez. II del disegno di legge di bilancio 2020. 

 

Le suindicate variazioni rispetto alla Nadef risultavano scontate nelle stime di indebitamento netto riportate nella Nota tecnico-illustrativa 2020, che illustra il seguente andamento del saldo a seguito dell’approvazione della legge di bilancio 2020 (legge 160/2019) e del c.d. “decreto fiscale” 124/2019 (legge di conversione n. 157/2019).

Tabella 3 – Indebitamento netto – NTI 2020

(milioni di euro-percentuale del PIL)

 

2018

2019

2020

2021

2022

Indebitamento netto

38.551

38.613

39.418

32.458

26.487

In rapporto al PIL (*)

(valore percentuale)

2,2

2,2

2,2

1,7 (**)

1,4

(*) Elaborazione su dati NTI 2020 - I valori percentuali così elaborati coincidono con quelli riportati nel Documento programmatico di bilancio (DPB) per il 2020, salvo che per il 2021 per il quale il DPB indica un saldo pari all’1,8 per cento. La differenza potrebbe essere dovuta ad arrotondamenti.

(**) 1,8 nel DPB per il 2020

In seguito, il Comunicato Istat su “PIL e indebitamento AP” pubblicato il 2 marzo 2020 ha riportato le stime provvisorie aggiornate riferite al PIL e all’indebitamento netto delle pubbliche amministrazioni per gli anni 2016-2019, fornendo i seguenti valori aggiornati del saldo in questione:

Tabella 4 – Indebitamento netto – Istat

(milioni di euro-percentuale del PIL)

 

2016

2017

2018

2019

Indebitamento netto

40.765

42.460

38.844

29.301

In rapporto al PIL

(valore percentuale)

2,4

2,4

2,2

1,6

 

Come si vede, appare rilevante il gap fra i dati della NTI 2020 e quelli diffusi dall’Istat con riferimento all’esercizio 2019, chiusosi con un livello d’indebitamento inferiore di oltre 9 miliardi rispetto alle attese, attestandosi così all’1,6% del PIL in luogo del 2,2% previsto.

 

Il Comunicato sulle entrate tributarie del Ministero dell’economia e delle finanze del 5 marzo 2020, evidenzia come nel 2019 si sia registrato “un netto miglioramento dell’indicatore di indebitamento netto delle pubbliche amministrazioni a cui ha contribuito la dinamica sostenuta delle entrate”. La dinamica complessiva del gettito è stata trainata sia dalle imposte dirette (in particolare dall’IRPEF e dall’IRES) sia dalle imposte indirette sostenute dal gettito IVA e dell’imposta su lotto e lotterie.

 

La prima Relazione del 5 marzo, unitamente alla successiva integrazione dell’11 marzo, aveva richiesto l’autorizzazione al ricorso all’indebitamento in misura pari a ulteriori 20 miliardi di euro (pari a circa 1,1 punti percentuali di PIL), da utilizzare nel corso del 2020 in relazione all’intensificarsi e diffondersi dell’epidemia da Covid-19, con corrispondente aumento dell’obiettivo programmatico.

Il livello dell’indebitamento complessivo attingeva cosi i 49,4 miliardi (3,3 p.p. del PIL).

 

Con la seconda Relazione del 24 aprile l’ulteriore indebitamento richiesto era pari a 55 miliardi nel 2020, 24,85 miliardi nel 2021, 32,75 miliardi nel 2022, 33,05 miliardi nel 2023, 33,15 miliardi nel 2024, 33,25 miliardi per ciascun anno dal 2025 al 2031 e 29,2 miliardi dal 2032.

A tali importi vanno aggiunti i costi per il servizio del conseguente maggiore debito, pari a 0,33 miliardi nel 2020, 1,45 miliardi nel 2021, 2,15 miliardi nel 2022, 2,95 miliardi nel 2023, 3,85 miliardi nel 2024, 4,75 miliardi nel 2025, 5,35 miliardi nel 2026, 5,6 miliardi nel 2027, 5,85 miliardi nel 2028, 6,05 miliardi nel 2029, 6,2 miliardi nel 2030 e 6,4 miliardi dal 2031.  

 

Considerata la natura degli interventi previsti, l’effetto sul fabbisogno è di 65 miliardi nel 2020, 25 miliardi nel 2021 e pari all’indebitamento negli anni successivi.

 

La presente Relazione richiede l’autorizzazione, come già detto, per importi in termini di maggiore indebitamento, includendovi i maggiori interessi passivi correlati, pari a 25 miliardi nel 2020, 6,1 miliardi nel 2021, 1 miliardo nel 2022, 6,2 miliardi nel 2023, 5 miliardi nel 2024, 3,3 miliardi nel 2025 e 1,7 miliardi annui dal 2026.

 

Nella seguente tabella vengono riportati tutti i dati anzidetti:

Tabella 5 – Effetti degli scostamenti sull'indebitamento netto

(miliardi di euro)

 

Il saldo netto da finanziare – gli scostamenti di marzo, aprile e luglio

 

Si ricorda che, in base all’articolo 1, comma 1, della legge di bilancio 2020, i livelli massimi del saldo netto da finanziare per l’esercizio in corso erano stati indicati in 79,5 miliardi, in termini di competenza, e in 129 miliardi, in termini di cassa.

 

Considerato l’importo complessivo per il quale si è chiesta l’autorizzazione delle Camere con la Relazione del 5 marzo, il saldo netto da finanziare del bilancio dello Stato poteva aumentare fino a 104,5 miliardi di euro nel 2020 in termini di competenza e a 154 miliardi di euro in termini di cassa, con un incremento degli stanziamenti fino a 25 miliardi, sia in termini di competenza che in termini di cassa.

La differenza fra gli effetti sulla contabilità economica di cui al paragrafo precedente e quelli sulla contabilità finanziaria appena descritti è sostanzialmente imputabile alle differenti modalità di contabilizzazione sui diversi saldi, in particolare in caso di ricorso a misure, quali le garanzie non standardizzate, non contabilizzate ai fini dell’indebitamento netto, e i trattamenti di integrazione al reddito, anch’essi non incidenti sull’indebitamento netto per la quota corrispondente alla contribuzione figurativa.

La seconda Relazione del 24 aprile richiedeva un ulteriore aumento del SNF pari a 155 miliardi nel 2020, 25 miliardi nel 2021, 32,75 miliardi nel 2022, 33,05 miliardi nel 2023, 33,15 miliardi nel 2024, 33,25 miliardi in ciascun anno dal 2025 al 2031 e a 29,2 miliardi dal 2032.

Agli effetti indicati si aggiungono quelli, già riportati in termini di indebitamento, relativi al costo del servizio del nuovo debito.

Con la presente Relazione gli effetti sul saldo netto da finanziare del bilancio dello Stato (SNF), in termini di competenza e in termini di cassa, ammontano, come detto, a 32 miliardi nel 2020, 7,0 miliardi nel 2021, 2,5 miliardi nel 2022, 5,3 miliardi nel 2023, 4,8 miliardi nel 2024, 3,3 miliardi nel 2025 e 1,7 miliardi a decorrere dal 2026.

 

Nella seguente tabella vengono riportati tutti i dati anzidetti:

Tabella 6 – Effetti degli scostamenti sul SNF

(miliardi di euro)

 

Integrando i suddetti dati con le variazioni apportate dal ddl di assestamento, correlate al deterioramento del quadro macroeconomico, pari a 52,5 miliardi in termini di competenza e a 51 miliardi in termini di cassa, si ricava un livello massimo di SNF pari in realtà a 344,3 miliardi in termini di competenza (in luogo dei 336 miliardi indicati dalla relazione) e a 392,33 miliardi in termini di cassa (in luogo dei 384 indicati).

Va evidenziato, sul punto, che il ddl di assestamento ascrive alle variazioni per atto amministrativo in realtà un impatto di circa 8-9 miliardi inferiore a quello desumibile dagli scostamenti concessi. Corrispondendo tali variazioni essenzialmente alle misure approvate con i decreti n. 18, 23 e 34, andrebbe chiarito in questa sede quali altre voci abbiano nel frattempo operato in senso riduttivo dell’impatto sul SNF. Fra l’altro, le previsioni assestate in termini di competenza riportano un valore di 302,6 miliardi in termini di SNF, che, sommati ai 32 miliardi del presente scostamento, dovrebbero condurre, viceversa, a un totale leggermente inferiore (334,6 miliardi). La differenza potrebbe essere ascrivibile alle modifiche apportate in sede di conversione del decreto-legge n. 34.   

 

Gli obiettivi programmatici in termini di saldo di bilancio strutturale e le finalità dello scostamento richiesto

 

La Relazione in esame riferisce l'aggiornamento del piano di rientro verso l'Obiettivo di medio termine (OMT) a una serie di ulteriori misure per fronteggiare le conseguenze dell'emergenza epidemiologica da Covid-19.

Nel ricordare gli importanti risultati conseguiti in termini di miglioramento degli indici epidemiologici e il nesso fra questi e le rigide misure preventive adottate, che hanno impattato pesantemente sul sistema economico, al fine di accelerare il ritorno ai livelli produttivi precedenti e di tutelare l’occupazione, la relazione pone l’accento sul ruolo della domanda interna, in una fase storica di grave compromissione dell’economia globale.

In particolare, il Governo ritiene innanzitutto importante prorogare gli interventi posti in essere sin dall’inizio dell’emergenza attraverso il potenziamento della Cassa integrazione Guadagni.

Di grande rilievo ed impatto è poi considerato l’obiettivo di tutela della liquidità, da perseguirsi anche attraverso una riprogrammazione delle scadenze fiscali dei prossimi mesi, in cui confluiranno anche i versamenti delle imposte sospese nella fase di emergenza.

Si mira poi a sostenere le imprese e i settori produttivi maggiormente colpiti e gli enti locali, le cui entrate si sono sensibilmente ridotte.

Altra esigenza impellente viene individuata nella ripresa ordinaria dell’attività didattica, conciliando con rigore insegnamento in presenza e tutela della salute. 

 

Per far fronte a queste esigenze impellenti, il Governo intende dunque adottare ulteriori misure per l’esercizio in corso, chiedendo al Parlamento l’autorizzazione a disporre delle risorse necessarie, confermando comunque l’impegno a perseguire un percorso di progressivo avvicinamento all’OMT nel corso dei prossimi esercizi finanziari.

Inoltre, il Governo conferma l’obiettivo di ricondurre verso la media dell’area euro il rapporto debito/PIL nel prossimo decennio attraverso una strategia di rientro incentrata su un adeguato surplus di bilancio primario e sul rilancio della crescita economica attraverso il rilancio degli investimenti, pubblici e privati, grazie anche alla semplificazione delle procedure amministrative.



[1]       Per un approfondimento sulla metodologia di calcolo dell'OMT si veda il dossier XVIII legislatura "Finanza Pubblica e Regole Europee: guida alla lettura e sintesi dei dati principali", seconda edizione, aprile 2018.

[2]       Si specifica che per il triennio 2017-2019 l’OMT per l’Italia sarebbe stato un disavanzo strutturale di –0,5%. Il governo in carica all’epoca scelse un più ambizioso percorso di perseguimento del pareggio strutturale di bilancio.

[3]       Per maggiori dettagli, si veda la pubblicazione annuale della Commissione Europea, Vade Mecum on the Stability and Growth Pact, 2019.

[4]     Comunicazione della Commissione europea del 20/03 e Dichiarazione dei Ministri delle finanze dell'UE del 23/03 sull’attivazione della clausola di salvaguardia generale del Patto di stabilità e crescita.