Camera dei deputati - Legislatura - Dossier di documentazione (Versione per stampa) |
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Autore: | Servizio Biblioteca - Ufficio Documentazione italiana |
Titolo: | La continuità territoriale per la Sardegna e la Sicilia nel dibattito parlamentare alla Camera tra il 1851 e il 1881 |
Serie: | Dossier di documentazione storica Numero: 8 |
Data: | 29/07/2022 |
Organi della Camera: | I Affari costituzionali |
DOSSIER
DI DOCUMENTAZIONE
nel dibattito parlamentare alla Camera tra il 1851 e il 1881
XVIII Legislatura
N. 8 – Luglio 2022
Servizio responsabile:
SERVIZIO BIBLIOTECA - Ufficio della documentazione bibliografica, legislativa e parlamentare italiana
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Le immagini sono tratte dalle collezioni della Biblioteca della Camera dei deputati
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Premessa
"A contrastare alla Sardegna un rapido cammino sulla via dei progressi economici e civili ha concorso indubbiamente in gran parte il naturale isolamento in cui essa si trova per la sua posizione geografica". Francesco Pais Serra, deputato dalla XV alla XXIV legislatura del Regno d'Italia, descrive così - nella relazione conclusiva dell’inchiesta parlamentare sulle condizioni economiche e della pubblica sicurezza in Sardegna - la posizione di svantaggio derivante dall'insularità. È il 1896, ma la percezione politica dell’isolamento e del correlato pregiudizio economico delle isole nel Regno d'Italia emerge nel dibattito parlamentare già dalla metà del XIX secolo.
In occasione dell’approvazione oggi della proposta di legge costituzionale d’iniziativa popolare C. 3353-B: "Modifica all’articolo 119 della Costituzione, concernente il riconoscimento delle peculiarità delle Isole e il superamento degli svantaggi derivanti dall’insularità", il presente dossier di documentazione storica ripercorre la genesi di quel dibattito, attraverso una sintesi dell’attività alla Camera dei deputati tra il 1851 e il 1881.
Già i membri della Commissione incaricata dell’inchiesta parlamentare sulle condizioni morali, economiche e finanziarie della Sardegna, condotta tra il 1869 e il 1871 e coordinata da Agostino Depretis, sono costretti ad affrontare una traversata di "quaranta ore di viaggio tempestoso" per giungere a Cagliari, il 22 febbraio 1869. Nel corso della sua attività parlamentare, il deputato Giorgio Asproni leva innumerevoli volte la sua voce nell'Assemblea della Camera per sollecitare il Governo a rendere più agevoli ed economici i collegamenti con la Sardegna. In una serie di articoli apparsi sulla rivista "La Roma del Popolo" a partire dal 5 luglio 1871 si legge: "Nulla di proficuo è stato operato per noi, premessa la considerazione dell’isolamento della Sardegna, della sua lontananza dai continenti e dei pochi scambi che fra quelli ed essa esistono, della insalubrità del clima a causa degli incolti terreni e del numero grandissimo delle paludi". E ancora, in quella relazione Francesco Pais Serra denuncia: "Di questo isolamento le conseguenze sarebbero state assai meno sensibili ove si fosse cercato di agevolare le comunicazioni ferroviarie e marittime, rendendo lievissime le tariffe e i noli".
Problemi analoghi si pongono per la Sicilia. La relazione conclusiva dell’inchiesta sulle condizioni morali ed economiche della provincia di Palermo del 1867 - avviata, anche in considerazione della stretta attinenza tra le condizioni di quella provincia e la Sicilia, "come testimonianza dell’interesse che il Parlamento d’accordo col Governo prende per la provincia di Palermo" - constata che "l’insufficienza delle corrispondenze postali tra la Sicilia e il continente italiano […] riesce dannosa sotto il triplice aspetto politico, amministrativo e commerciale. Attualmente, come è noto, il servizio postale è fatto in modo assai regolare e lodevole dalla società Florio, cui il Governo dà lire 21 di sovvenzione per lega: i suoi vapori compiono tre volte per settimana un viaggio diretto tra Palermo e Napoli, ed un solo tra Palermo e Livorno che costa annualmente lire 259,896, non essendo sovvenuta la prosecuzione fino a Genova. […] L’effetto di una più frequente corrispondenza col continente italiano sarà di stringere maggiormente la Sicilia alle altre parti del Regno, e di farle meno sentire gli inconvenienti della lontananza dal centro governativo ed amministrativo".
Sempre "La Roma del Popolo", con un articolo sulla Sicilia del 7 giugno 1871, lamenta che: "Tristi e dolorose, al pari della sventurata Sardegna, sono le condizioni di quest’isola generosa".
Come emerge da questo dossier, quando nel 1861 fallisce la creazione, auspicata dal governo italiano, di un’unica grande società concessionaria dei servizi nel Mediterraneo, il Ministero Rattazzi si rivolge ai principali armatori di piroscafi – come peraltro in passato già avvenuto nel Regno di Sardegna – e tratta con ciascuno l’acquisizione di una parte dei servizi. Le convenzioni marittime siglate tra il novembre del 1861 e l'aprile del 1862 per l’appalto del servizio postale nel Mediterraneo e nell’Adriatico con le società Florio, Rubattino e Accossato e Peirano comportano per lo Stato un esborso per sovvenzioni annue di 6,7 milioni e un’anticipazione per l’acquisto di piroscafi di 7,3 milioni di lire. Da quel momento, i collegamenti marittimi per la Sardegna e per la Sicilia seguono un comune destino, restando per decenni saldamente nelle mani dei genovesi Rubattino e dei siciliani Florio.
Il notevole balzo compiuto dalla flotta dei piroscafi italiani tra il 1861 e il 1865 è ascrivibile senza dubbio alle sovvenzioni statali che contribuiscono allo sviluppo della marina a vapore e la orientano con decisione al cabotaggio nazionale per il trasporto passeggeri, settore nel quale la concorrenza straniera viene battuta. Delle successive convenzioni del 1872 - stipulate nell’atmosfera del boom economico, in una fase di aumento dei prezzi della produzione, degli scambi e dei noli e di calo dei prezzi dei piroscafi e di navigazione - e di quelle del 1877, sottoscritte al contrario in una fase di profonda recessione, le principali beneficiarie restano sempre la Rubattino e la Florio, che consolidano così le rispettive posizioni. Solo qualche anno dopo, il 4 settembre 1881, si realizza l’auspicata fusione delle due società di navigazione postale e commerciale nella più grande società di navigazione mai sorta sino ad allora in Italia, la compagnia della Navigazione Generale Italiana – Società Riunite Florio e Rubattino, che collega idealmente l’intera penisola: le sedi operative sono a Genova e a Palermo, a Roma la sede legale. Al momento della fusione è ammessa in Borsa con un capitale di 50 milioni di lire e 100 mila azioni mentre la sua flotta ben presto raggiunge i 110 bastimenti. Come, peraltro, riportato nel dossier "il numero di 110 è illusorio, da che la maggior parte di essi sia insufficiente ai servizi - riferisce un articolo apparso sulla "Gazzetta piemontese" La navigazione a vapore in Italia. Appunti e confronti di a Sailor –. Età, portata, velocità, tutto fa difetto nei suoi piroscafi", tanto che nessuno di essi appare "in grado di elevarsi a quella velocità imposta dalle generali esigenze e che è necessaria per lottare colle flotte straniere".
Il presente dossier è suddiviso in due parti, recanti atti parlamentari l’una e documenti l’altra. Comprende inoltre immagini dei luoghi e degli attori politici ed economici e una selezione bibliografica di volumi posseduti dalla Biblioteca.
Indice
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Pagina
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I luoghi
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1
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Tornata del 12 aprile 1851
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7
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Tornata del 25 aprile 1851
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9
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Tornata del 26 aprile 1851
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17
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Tornata del 28 aprile 1851
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35
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Tornata del 29 aprile 1851
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37
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I protagonisti
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39
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Tornata dell’8 marzo 1862
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46
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Tornata del 10 marzo 1862
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59
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Tornata dell’11 marzo 1862
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83
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La compagnia Rubattino
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99
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Tornata del 12 marzo 1862
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106
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Tornata del 10 aprile 1862
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120
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La Società Florio
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122
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Tornata del 13 luglio 1867
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130
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Tornata del 4 luglio 1881
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139
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La Navigazione Generale Italiana
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156
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Tornata del 5 luglio 1881
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163
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Documenti
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193
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Selezione bibliografica
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221
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