Camera dei deputati - Legislatura - Dossier di documentazione (Versione per stampa)
Autore: Servizio Studi - Dipartimento Bilancio
Titolo: Rendiconto 2017 - Assestamento 2018
Riferimenti: AC N.850/XVIII AC N.851/XVIII
Serie: Progetti di legge   Numero: 10/1
Data: 17/09/2018
Organi della Camera: V Bilancio, Assemblea

Rendiconto 2017

Assestamento 2018

 

A.C. 850-A e A.C. 851-A

 

17 settembre 2018

 

 

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Progetti di legge n. 10/1

 

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File: BI0022a.docx

 

 


INDICE

PARTE I - Rendiconto 2017 (A.C. 850-A)

0B1. Il Rendiconto generale dello Stato. 3

1B2. I saldi di finanza pubblica nel 2017. 9

2B3. La gestione di competenza. 15

3B4. La gestione dei residui 29

4B5. La gestione di cassa. 37

5B6. Il conto del patrimonio. 40

6B7. I rilievi della Corte dei conti 43

6B8. Le note integrative. 56

Parte II - Assestamento 2018 (A.C. 851-A)

7B1. L’assestamento del bilancio dello Stato. 63

8B2. Le variazioni di competenza del bilancio dello Stato 2018 risultanti dal ddl di assestamento  71

9B3. Le variazioni di cassa del bilancio dello Stato 2018 risultanti dal ddl di assestamento  79

10B4. L’accertamento dei residui passivi 81

5. La relazione tecnica al disegno di legge di assestamento. 85

11B6. Le modifiche introdotte dalla Commissione Bilancio. 88

Appendice

Tavole riepilogative. 93

 

 


PARTE I - Rendiconto 2017
(A.C. 850-A)


0B1. Il Rendiconto generale dello Stato

1.1 Funzioni e disciplina del Rendiconto generale dello Stato

Il Rendiconto generale dello Stato è lo strumento attraverso il quale il Governo, alla chiusura del ciclo di gestione della finanza pubblica (anno finanziario), adempie all'obbligo costituzionale di rendere conto al Parlamento dei risultati della gestione finanziaria.

La disciplina del rendiconto è dettata dalla legge di contabilità e finanza pubblica del 31 dicembre 2009, n. 196 che, all’articolo 35, dispone che il rendiconto relativo al 31 dicembre dell’anno precedente sia presentato entro il successivo mese di giugno alle Camere con apposito disegno di legge, dopo esser stato previamente sottoposto alla Corte dei conti per il giudizio di parificazione[1].

Ai sensi dell’articolo 36 della legge n. 196/2009, il rendiconto generale dello Stato, articolato per missioni e programmi, è costituito da due parti:

1)   il conto del bilancio, che espone l’entità effettiva delle entrate e delle uscite del bilancio dello Stato rispetto alle previsioni approvate dal Parlamento;

2)   il conto del patrimonio, che espone le variazioni intervenute nella consistenza delle attività e passività che costituiscono il patrimonio dello Stato.

L’esposizione dettagliata delle risultanze della gestione è fornita dal conto del bilancio, costituito dal conto consuntivo dell’entrata e, per la parte di spesa, dal conto consuntivo relativo a ciascun Ministero. In linea con la struttura del bilancio, il conto consuntivo finanziario della spesa espone i dati di bilancio secondo l’articolazione per missioni e programmi. Per ciascun programma vengono esposti i risultati relativi alla gestione dei residui, alla gestione di competenza e alla gestione di cassa.

La gestione di competenza evidenzia l’entità complessiva degli accertamenti di entrata e degli impegni di spesa effettuati nel corso dell’esercizio finanziario.

La gestione di cassa evidenzia, per la parte di entrata, le somme riscosse e versate nella tesoreria dello Stato nonché quelle rimaste da versare e, per la parte di spesa, i pagamenti compiuti dalle amministrazioni statali nonché le spese ancora rimaste da pagare.

Nella gestione dei residui vengono registrate le operazioni di incasso e di pagamento effettuate in relazione ai residui (rispettivamente, attivi e passivi) risultanti dagli esercizi precedenti. Il conto del bilancio comprende inoltre il conto totale dei residui attivi e passivi che si tramandano all'esercizio successivo.

Un apposito allegato tecnico, predisposto per il conto consuntivo di ogni Ministero, espone i risultati disaggregati per le unità elementari di bilancio che sono comprese in ciascuna unità di voto, che costituiscono la voce contabile ai fini della gestione e rendicontazione. Fino all’introduzione delle azioni, le unità elementari sono costituite dai capitoli.

Il Rendiconto 2017 presenta altresì l’articolazione dei programmi di spesa in azioni - introdotte per la prima volta nel bilancio di previsione dell’esercizio finanziario 2017 - le quali peraltro essendo attualmente adottate in via sperimentale, rivestono carattere meramente conoscitivo ai sensi dell'articolo 25-bis, comma 7, della legge n. 196/2009.

 

In merito all’articolazione in capitoli ai fini della gestione e della rendicontazione, si rammenta che nella legge di contabilità e di finanza pubblica – con il D.Lgs. n. 90/2016 che ha completato la riforma della struttura del bilancio dello Stato - il termine “capitolo” è stato sostituto dal concetto di unità elementare di bilancio, quale terminologia applicabile sia al caso attuale, in cui il capitolo di spesa continua ancora a rappresentare l'unità di riferimento per la gestione e la rendicontazione, sia in prospettiva, quando tale unità potrà essere rappresentata dall'azione (articolo 25-bis della legge di contabilità).

Le azioni costituiscono un livello di dettaglio dei programmi di spesa che specifica ulteriormente la finalità della spesa rispetto a quella individuata in ciascun programma e raggruppa le risorse finanziarie dedicate al raggiungimento di una stessa finalità. Le azioni, individuate con il D.P.C.M. 14 ottobre 2016, si applicano in via sperimentale dall’esercizio 2017.

Durante la sperimentazione è prevista la predisposizione da parte del Ministero dell'economia e delle finanze di una relazione annuale, sentita la Corte dei conti, in merito all'efficacia dell'introduzione delle azioni, da trasmettere alle Camere entro il termine previsto per la presentazione del Rendiconto generale dello Stato (ossia il 30 giugno)[2].

La fase sperimentale si concluderà all’esito positivo di tale valutazione. Con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro dell’economia e finanze, sarà stabilito l’esercizio finanziario a decorrere dal quale le azioni costituiranno le unità elementari di bilancio ai fini della gestione e della rendicontazione.

 

In appendice al conto del bilancio, i dati di consuntivo della spesa sono classificati, con riferimento a ciascun Ministero, anche in relazione all’analisi economica (ripartizione delle entrate e delle spese per categorie economiche).

 

L’esame parlamentare del conto del bilancio costituisce la verifica, nella forma della legge di approvazione del rendiconto medesimo, del fatto che, in sede di gestione, il Governo abbia eseguito lo schema di previsione per l’entrata e di autorizzazione per la spesa nei termini preventivamente stabiliti con la legge di bilancio. In termini finanziari, viene in tal modo fissato – approvando con legge il risultato della gestione annuale del bilancio – il flusso della gestione dei conti statali, anche al fine di consentire il passaggio dalla precedente legge di bilancio al futuro bilancio previsionale.

La previsione di bilancio a legislazione vigente per il 2019, che verrà presentato a ottobre 2018, assumerà, infatti, come base di riferimento per la valutazione dei residui passivi, le risultanze definitive contenute nel rendiconto 2017 in esame, come iscritti nel disegno di legge di assestamento del bilancio per l’esercizio finanziario 2018 (A.C. 851)[3]. Il conto del bilancio, pertanto, nel certificare la gestione dell’anno finanziario precedente, costituisce la base contabile sulla quale si adeguano le autorizzazioni di cassa dell’anno in corso (assestamento) e si costruiscono le previsioni per il nuovo progetto di bilancio a legislazione vigente.

 

In attuazione dell’articolo 35, comma 2, della legge n. 196/2009, al Rendiconto generale dello Stato è allegata, per ciascuna amministrazione, una Nota integrativa, che espone le risultanze della gestione. Per la spesa, essa è articolata per missioni e programmi, ed illustra:

§  per ciascun programma, anche con riferimento alle azioni sottostanti, i risultati finanziari per categorie economiche di spesa, motivando gli eventuali scostamenti tra le previsioni iniziali (indicate a bilancio) e quelle finali indicate nel Rendiconto, tenuto conto dei principali fatti di gestione intervenuti nel corso dell'esercizio;

§  l'analisi e la valutazione del grado di realizzazione degli obiettivi indicati nella nota integrativa al bilancio, motivando gli eventuali scostamenti rispetto a quanto previsto, anche tenuto conto dell'evoluzione del quadro socio economico e delle eventuali criticità riscontrate.

La Nota integrativa al Rendiconto di ciascuna amministrazione dello Stato è elaborata in modo confrontabile con la corrispondente nota al bilancio di previsione, ed è finalizzata ad evidenziare le risultanze della gestione, al fine di valutare l’operato delle Amministrazioni centrali dello Stato e fornire informazioni utili alla definizione del bilancio di previsione dell’esercizio successivo, sia in termini di allocazione delle risorse, sia di valutazione della congruità degli stanziamenti assegnati a ciascun Programma e degli obiettivi ad esso associati.

 

Il Rendiconto generale dello Stato è, inoltre, corredato:

§  del Rendiconto economico (articolo 36, comma 5, della legge di contabilità), che espone le risultanze economiche per ciascun Ministero, al fine di integrare la lettura dei dati finanziari con le informazioni economiche fornite dai referenti dei centri di costo delle amministrazioni centrali dello Stato.

Per la rilevazione dei costi, e la conseguente elaborazione del documento, le Amministrazioni si avvalgono del sistema di contabilità economica analitica che consente l’imputazione dei costi secondo le tre ottiche: destinazione, responsabilità e natura di costo. Le Amministrazioni centrali dello Stato adottano, nell'ambito della gestione, a fini conoscitivi, la contabilità economico patrimoniale in affiancamento alla contabilità finanziaria mediante l'adozione di un sistema integrato di scritture contabili che consenta la registrazione di ciascun evento gestionale contabilmente rilevante ed assicuri l'integrazione e la coerenza delle rilevazioni di natura finanziaria con quelle di natura economica e patrimoniale F[4].

§  di una relazione illustrativa, allegata alla relazione al conto del bilancio, delle risorse impiegate per finalità di protezione dell’ambiente e di uso e gestione delle risorse naturali da parte delle amministrazioni centrali dello Stato (Eco-Rendiconto dello Stato) (articolo 36, comma 6, della legge n. 196/2009).

 

Tra le importanti novità in materia di contabilità di Stato introdotte dal decreto legislativo 12 maggio 2016, n. 90, che hanno inciso sulla gestione dell’esercizio 2017, si ricorda l’ampliamento della flessibilità in fase gestionale del bilancio dello Stato, ossia la facoltà (entro certi limiti) di rimodulare l’allocazione iniziale delle risorse iscritte in bilancio con atti amministrativi e quindi senza la necessità di ulteriori interventi legislativi.

La Tavola 8 allegata alla relazione illustrativa del disegno di legge in esame fornisce il quadro complessivo dell’adozione delle nuove facoltà: in particolare riporta, per il 2016 e il 2017 e per ciascuna tipologia di decreto, il numero degli atti che hanno fatto ricorso alle nuove forme di flessibilità e le relative risorse finanziarie movimentate nel complesso.

 

 

Maggiori ambiti di flessibilità nella fase gestionale

Il D.Lgs. n. 90/2016 ha introdotto maggiori ambiti di flessibilità nella fase gestionale del bilancio, con l'obiettivo, da un lato, di dare alle amministrazioni la possibilità di modulare le risorse assegnate secondo le necessità connesse al raggiungimento degli obiettivi di spesa e, dall’altro, di assicurare una maggiore tempestività nell'erogazione delle risorse e velocizzare i pagamenti, in linea con i tempi previsti dalle norme vigenti.

La flessibilità di tipo gestionale – disciplinata dal nuovo comma 4 fino al comma 4-sexies dell'articolo 33 della legge n.196/2009 (come riformulato dall’articolo 5 del D.Lgs. n. 90/2016) – pur rimanendo limitata soltanto tra le dotazioni finanziarie interne a ciascun programma, con esclusione dei fattori legislativi[5] – viene ora affidata direttamente al Ministro competente (in luogo del Ministro dell'economia), richiedendosi soltanto una verifica preventiva da parte del Ministero dell'economia e delle finanze, e concessa anche con riferimento all'ulteriore livello di dettaglio dei programmi di spesa rappresentato dalle azioni. Al Ministro competente sono altresì riservate le proposte di variazioni compensative di sola cassa tra unità elementari di bilancio, al fine di preordinare nei tempi stabiliti le disponibilità di cassa occorrenti per disporre i pagamenti e rendere effettive le previsioni indicate nei piani finanziari dei pagamenti. Al Ministro dell’economia e delle finanze, su proposta del ministro competente, è invece riservata la facoltà di disporre variazioni di bilancio inerenti gli stanziamenti di spesa iscritti nelle categorie dei consumi intermedi e degli investimenti fissi lordi.

Più in particolare, l'articolo 33 della legge di contabilità consente variazioni compensative:

a.   tra le dotazioni finanziarie di ciascun programma, nell'ambito di uno stesso stato di previsione da parte del Ministro competente, con proprio decreto da comunicare alla Corte dei conti, per motivate esigenze, previa verifica del Ministero dell'economia e delle finanze - RGS, con esclusione delle spese predeterminate per legge e nel rispetto dei vincoli di spesa derivanti dagli oneri inderogabili. Resta precluso, secondo quanto già previsto dalla legislazione previgente, l'utilizzo degli stanziamenti di spesa in conto capitale per finanziare spese correnti (nuovo comma 4 dell'art. 33);

b.   tra gli stanziamenti di spesa di ciascuna azione, con decreti direttoriali previa verifica del Ministero dell'economia e delle finanze - Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato, con esclusione delle spese predeterminate per legge e nel rispetto dei vincoli di spesa derivanti dagli oneri inderogabili. Anche in questo caso è ribadito il divieto di utilizzo degli stanziamenti in conto capitale per finanziare spese correnti (comma 4-bis dell'art. 33);

c.   tra gli stanziamenti di bilancio iscritti nella categoria 2 "Consumi intermedi" e nella Categoria 21 "Investimenti fissi lordi", nell'ambito di ciascuno stato di previsione da parte del Ministro dell'economia e delle finanze su proposta del Ministro competente, con esclusione degli stanziamenti riguardanti le spese predeterminate per legge e fermo restando il divieto di utilizzo degli stanziamenti di spesa in conto capitale per finanziare spese correnti (comma 4-ter dell'art. 33). Solo nel caso in cui le variazioni compensative abbiano ad oggetto spese concernenti l'acquisto di beni e servizi comuni a più centri di responsabilità amministrativa, gestite nell'ambito dello stesso Ministero da un unico ufficio o struttura di servizio, le medesime variazioni possono essere disposte con decreto interdirettoriale del dirigente generale, cui fa capo il predetto ufficio o struttura di servizio del Ministero interessato, e dell'Ispettore generale capo dell'Ispettorato generale del bilancio della Ragioneria generale dello Stato, da comunicare alla Corte dei conti (comma 4-quater dell'art. 33);

d.   di sola cassa, tra unità elementari di bilancio di uno stesso stato di previsione, con decreto del Ministro competente da comunicare al Parlamento ed alla Corte dei conti, fatta eccezione per i pagamenti effettuati mediante l'emissione di ruoli di spesa fissa, previa verifica da parte del Ministero dell'economia e delle finanze - Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato. Tale facoltà è concessa al fine di  preordinare nei tempi stabiliti le disponibilità di cassa occorrenti per disporre i pagamenti e di rendere effettive le previsioni indicate nei piani finanziari dei pagamenti (comma 4-quinqies dell'art. 33);

e.   variazioni di bilancio in termini di residui, competenza e cassa necessarie alla ripartizione, anche tra amministrazioni diverse, dei Fondi da ripartire istituiti per legge, da operare con decreti del Ministro dell'economia e delle finanze (comma 4-sexies dell'art. 33).

1.2 Il contenuto del disegno di legge di Rendiconto per l'esercizio finanziario 2017 (A.C. 850-A)

Gli articoli 1, 2 e 3 espongono i risultati complessivi relativi alle amministrazioni dello Stato per l’esercizio finanziario 2017 e sono riferiti rispettivamente alle entrate (con accertamenti per 864.583,9 milioni di euro), alle spese (con impegni per 854.142,8 milioni di euro) e alla gestione finanziaria di competenza, intesa come differenza tra il totale di tutte le entrate accertate2[6] e il totale di tutte le spese impegnate3F[7], che evidenzia un avanzo di 10.441,1 milioni di euro (cfr. più diffusamente sul punto il § 3).

L’articolo 4 espone la situazione finanziaria del conto del Tesoro, che evidenzia, al 31 dicembre 2017, un disavanzo di 206.535,1 milioni di euro.

L’articolo 5 reca:

§  l’approvazione dell’Allegato n. 1[8] contenente l’elenco dei decreti con i quali sono stati effettuati prelevamenti dal “Fondo di riserva per le spese imprevisteF[9];

§  l’approvazione dell’Allegato n. 2 relativo alle eccedenze di impegni e di pagamenti risultate in sede di consuntivo, rispettivamente sul conto della competenza, sul conto dei residui e sul conto della cassa.

L’articolo 6 espone la situazione patrimoniale dello Stato al 31 dicembre 2017 (di cui al conto generale del patrimonio), da cui risultano attività per un totale di circa 947,8 miliardi di euro e passività per un totale di circa 2.823,2 miliardi, con una eccedenza passiva al 31 dicembre 2017 di 1.875,4 miliardi.

Infine, l’articolo 7 dispone l’approvazione del Rendiconto generale delle Amministrazioni dello Stato secondo le risultanze indicate negli articoli precedenti.


 

1B2. I saldi di finanza pubblica nel 2017

L'analisi delle risultanze del Rendiconto generale dell'Amministrazione dello Stato per il 2017 consente di ricostruire il quadro di quanto avvenuto nell'ambito del perimetro dell'amministrazione statale. A tale fine le risultanze del rendiconto vengono sottoposte a trattamenti contabili che rispondono all’applicazione delle regole standardizzate del Sistema Europeo dei Conti (SEC) e che hanno lo scopo di trasformare i dati di contabilità pubblica (impegni, pagamenti, accertamenti e incassi) nei corrispondenti aggregati espressi in termini di competenza economica, che costituisce il criterio di riferimento della contabilità nazionale.

Il Rendiconto viene, in tal modo, raccordato con il Conto economico dello Stato, che costituisce un sottosettore di rilievo del più generale Conto consolidato delle amministrazioni pubbliche, nel quale confluiscono, altresì, i conti delle amministrazioni locali e quello degli enti di previdenza. Tale Conto, com’è noto, è utilizzato come esclusivo quadro di riferimento per la verifica del rispetto dei vincoli europei in termini di indebitamento netto e di debito pubblico.

Si ritiene pertanto utile, in questa sede, al fine di meglio contestualizzare il Rendiconto nel quadro di finanza pubblica, integrarne l’analisi con una sintetica ricognizione delle risultanze dei principali saldi di finanza pubblica in riferimento al medesimo esercizio.

A tal fine in questo paragrafo si riportano i dati definitivi di consuntivo per il 2017 relativi al conto economico della Pubblica Amministrazione (PA), che costituisce l'aggregato di riferimento per i parametri di finanza pubblica (indebitamento netto e debito) assunti nelle regole della fiscal governance adottata nell'ambito dell'Unione europea (UE). Poiché i saldi di tale conto si riferiscono al più ampio aggregato delle amministrazioni pubbliche, gli stessi non sono esposti nel Rendiconto dell'Amministrazione dello Stato attualmente all'esame ma, per quanto riguarda lo Stato, tengono conto (integrando le informazioni sull’Amministrazione medesima con quelle relative alle amministrazioni pubbliche diverse da quella centrale) di una diversa raffigurazione della gestione complessiva (comprensiva del bilancio, della tesoreria e del patrimonio) realizzata nel corso dell'esercizio.

Le informazioni fornite nel disegno di legge di rendiconto consentono infatti di evidenziare l'effetto della gestione di bilancio (competenza e residui) sulla complessiva situazione del Tesoro tramite il raccordo tra gestione finanziaria del bilancio e situazione del Tesoro determinata mensilmente nei Conti riassuntivi, come saldo tra attività (fondo di cassa più crediti di tesoreria) e passività (debiti di tesoreria) così come esplicitato da quanto riepilogato all'articolo 4 del disegno di legge, relativo alla situazione finanziaria del Tesoro.

In proposito, va rammentato che il D.Lgs. 12 maggio 2016, n. 90, emanato in attuazione della delega contenuta nell’articolo 40, comma 2, lettera o) della legge di contabilità per il completamento della riforma della struttura del bilancio dello Stato in senso funzionale, secondo i caratteri di certezza, di trasparenza e di flessibilità, ha disposto all’articolo 7 la revisione del conto riassuntivo del Tesoro, a partire da quello elaborato con riferimento al mese di gennaio 2017. Tale revisione è prevista allo scopo di garantire maggiore chiarezza e significatività delle informazioni riportate in tale documento mediante l’integrazione dei dati contabili del bilancio dello Stato e di quelli di tesoreria[10].

 

* * * *

 

Nella tabella che segue viene riportato, con riferimento al 2017 e al triennio precedente, il Conto economico delle amministrazioni pubbliche.


 

Conto economico consolidato delle amministrazioni pubbliche - Anni 2014-2017

 

VOCI ECONOMICHE

2014

2015

2016

2017

15/14

16/15

17/16

2014

2015

2016

2017

ENTRATE

milioni di euro

variazioni %

% Pil

Imposte dirette

 238.021

 243.255

 248.264

 250.477

 2,2

 2,1

0,9

14,7

14,7

14,8

14,6

Imposte indirette

 248.849

 250.202

 243.097

 249.022

 0,5

-2,8

 2,4

15,3

15,1

14,5

14,5

Contributi sociali effettivi

 210.414

 215.126

 216.678

 222.264

 2,2

 0,7

 2,6

13,0

13,0

12,9

12,9

Contributi sociali figurativi

 3.932

 3.939

 3.954

 3.980

 0,2

 0,4

 0,7

 0,2

 0,2

 0,2

 0,2

Altre entrate correnti

 32.003

 30.995

 31.122

 30.292

-3,1

 0,4

-2,7

 2,0

 1,9

 1,9

 1,8

Totale entrate correnti

 770.453

 781.754

 781.006

 795.103

 1,5

-0,1

 1,8

47,5

47,3

46,5

46,3

Imposte in conto capitale

 1.582

 1.214

 5.365

 2.222

-23,3

 341,9

-58,6

 0,1

 0,1

 0,3

 0,1

Altre entrate in c/capitale

 5.085

 5.639

 1.442

 2.583

 10,9

-74,4

 79,1

 0,3

 0,3

 0,1

 0,2

Totale entrate in conto capitale

 6.667

 6.853

 6.807

 4.805

 2,8

-0,7

-29,4

 0,4

 0,4

 0,4

 0,3

Totale entrate complessive

 777.120

 788.607

 787.813

 799.908

 1,5

-0,1

 1,5

47,9

47,7

46,9

46,6

SPESE

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Redditi da lavoro dipendente

163.468

162.072

163.896

164.007

-0,9

 1,1

 0,1

10,1

 9,8

 9,8

 9,6

Consumi intermedi

88.890

89.853

92.343

94.759

 1,1

 2,8

 2,6

 5,5

 5,4

 5,5

 5,5

Prestazioni sociali in natura acquistate direttamente sul mercato

44.210

43.859

44.674

45.415

-0,8

 1,9

 1,7

 2,7

 2,7

 2,7

 2,6

Prestazioni sociali in denaro

326.863

332.792

336.354

342.072

 1,8

 1,1

 1,7

20,2

20,1

20,0

19,9

Altre spese correnti

67.539

65.308

68.223

62.032

-3,3

 4,5

-9,1

 4,2

 4,0

 4,1

 3,6

Spese correnti netto interessi

690.970

693.884

705.490

708.285

 0,4

 1,7

 0,4

42,6

42,0

42,0

41,3

Interessi passivi

74.377

68.018

66.440

65.641

-8,5

-2,3

-1,2

 4,6

 4,1

 4,0

 3,8

Totale spese correnti

765.347

761.902

771.930

773.926

-0,5

 1,3

 0,3

47,2

46,1

45,9

45,1

Investimenti fissi lordi e variazione delle scorte

36.911

37.271

35.679

33.683

 1,0

-4,3

-5,6

 2,3

 2,3

 2,1

 2,0

Contributi agli investimenti

12.683

15.943

14.207

13.387

 25,7

-10,9

-5,8

 0,8

 1,0

 0,8

 0,8

Altre spese in c/capitale

10.605

16.058

7.635

18.603

 51,4

-52,5

 143,7

 0,7

 1,0

 0,5

 1,1

Totale spese in conto capitale

60.199

69.272

57.521

65.673

 15,1

-17,0

 14,2

 3,7

 4,2

 3,4

 3,8

Totale spese complessive

825.546

831.174

829.451

839.599

 0,7

-0,2

 1,2

50,9

50,3

49,3

48,9

SALDI

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Saldo corrente

5.106

19.852

9.076

21.177

 288,8

-54,3

 133,3

 0,3

 1,2

 0,5

 1,2

Indebitamento netto

-48.426

-42.567

-41.638

-39.691

-12,1

-2,2

-4,7

-3,0

-2,6

-2,5

-2,3

Saldo primario

25.951

25.451

24.802

25.950

-1,9

-2,5

 4,6

 1,6

 1,5

 1,5

 1,5

Pil nominale

1.621.827

1.652.622

1.680.948

1.716.935

 1,9

 1,7

 2,1

 

 

 

 

 

Come espone la tabella, nel 2017 il Pil nominale è stato pari a 1.716.935 milioni di euro, con una crescita del 2,1% per cento rispetto all’anno precedente. In termini di volume (Pil reale) la crescita è stata dell’1,5% rispetto al 2016[11], confermando l’inversione di tendenza avviata nel 2014.

 

Con riguardo ai saldi di finanza pubblica, i dati riferiti all’ultimo esercizio concluso, resi noti dall’ISTAT[12], attestano un indebitamento netto delle pubbliche amministrazioni per il 2017 pari, in valore assoluto, a -39,691 miliardi, corrispondente al 2,3 per cento del Pil.

Al netto degli interventi sul settore bancario (che, secondo le indicazioni del DEF, incidono per circa lo 0,4 per cento del Pil), l’indebitamento netto per il 2017 è pari, in valore assoluto, a -33,184 miliardi, corrispondente all1,9 per cento del Pil.

 

Il dato indica un miglioramento rispetto all’anno 2016: in tale esercizio l’indebitamento è infatti risultato pari a 41.638 milioni (2,5 per cento del Pil).

Dal confronto fra il 2017 e il 2016 emerge che hanno contribuito al predetto miglioramento sia un incremento del saldo primario[13] (1,1 miliardi) sia una riduzione della spesa per interessi (0,8 miliardi). In termini relativi, il saldo primario è rimasto invece costante all’1,5 per cento del Pil in entrambi gli esercizi, mentre la spesa per interessi è diminuita dal 4,0 per cento del 2016 al 3,8 per cento del Pil del 2017.

Limitando l’analisi ai principali aggregati del conto economico della p.a., si rileva che al miglioramento del saldo concorre principalmente un incremento delle entrate (per 12,1 miliardi), che determina effetti più che compensativi rispetto all’incremento registrato dal lato delle spese (per 10,1 miliardi).

 

Più in generale, estendendo il periodo di osservazione e avendo riguardo al recente andamento delle determinanti del saldo di indebitamento netto, si rileva che:

§  l’avanzo primario è rimasto costante all’1,5 per cento del Pil nel 2015, nel 2016 e nel 2017, registrando comunque un miglioramento in valore assoluto (da 25,5 miliardi nel 2015 a 25,9 miliardi nel 2017);

§  la spesa per interessi si attesta nel 2017 al 3,8 per cento del Pil (65,6 miliardi), riducendosi ulteriormente, sia in valore assoluto che in rapporto al Pil, rispetto al livello del 2016 (66,4 miliardi pari a 4 punti percentuali di Pil) e del 2015 (68,0 miliardi pari al 4,1 per cento del Pil).

 

Il saldo di parte corrente[14] è stato positivo e pari a 22,177 miliardi (a fronte dei 9,076 miliardi del 2016). Tale miglioramento è il risultato di un aumento delle entrate correnti di circa 14,1 miliardi, a fronte di un incremento delle uscite correnti di circa 2 miliardi.

Nel 2017 le entrate totali delle Amministrazioni pubbliche registrano rispetto all’anno 2016, in valore assoluto, un incremento di 12,1 miliardi di euro (da 787,8 miliardi a 800 miliardi di euro). Poiché tale incremento (+1,5 per cento) risulta proporzionalmente inferiore all’incremento del Pil nominale (+2,1 per cento), l’andamento delle entrate totali rispetto al prodotto interno lordo registra una contrazione, attestandosi al 46,6 per cento del Pil (-0,3 punti percentuali rispetto al 2016).

In particolare, le entrate correnti evidenziano, rispetto al 2016, un incremento di circa 14,1 miliardi (+1,8 per cento), determinato dall’aumento delle imposte dirette (+0,9 per cento), delle imposte indirette (+2,4 per cento) e dei contributi sociali (+2,5 per cento). In rapporto al Pil, le entrate correnti registrano una riduzione di 0,2 punti percentuali, passando dal 46,5 per cento al 46,3 per cento del prodotto interno lordo. Le imposte in conto capitale registrano, invece, una contrazione di circa 3,1 miliardi di euro (-58,6 per cento).

La pressione fiscale si riduce dal 42,7 per cento del 2016 al 42,5 per cento del 2017 (al netto degli effetti del c.d. bonus 80 euro, la pressione fiscale risulterebbe pari al 41,9 per cento nel 2017).

 

Le spese finali del 2017 hanno mostrato un netto incremento in valore assoluto rispetto al precedente esercizio, impatto che è stato parzialmente stemperato, nei suoi effetti peggiorativi sui saldi, dalla crescita economica registrata nell'anno, da cui è conseguito un netto incremento delle entrate correnti rispetto al 2016.

In valore assoluto, le spese si attestano nel 2017 a 839.599 milioni, in aumento dell'1,2% rispetto al dato 2016, allorché l'analogo valore era stato di 829.451 milioni, in lieve flessione (-0,2%) rispetto al dato 2015. È da considerare che il valore registrato a consuntivo dalle spese nel 2017, è stato comunque più basso (-4 mld circa) di quello indicato dalla NTI 2018, che era stato previsto pari a 843.550 milioni di euro.

Nel complesso, rispetto al PIL, le spese complessive pertanto diminuiscono leggermente la loro incidenza, passando dal 49,3% del 2016 al 48,9% del 2017. La variazione "complessiva", risente al tempo stesso, dell'incremento di 14,2 punti di PIL registrato nella spesa in conto capitale (interventi di sostegno al sistema bancario) e del "congelamento" della dinamica della spesa corrente "primaria", attestatasi in flessione al 41,3% del PIL, in sensibile calo rispetto al 42,0% del PIL registratosi nel 2016, e alla riduzione della spesa per interessi, che si è registrata in diminuzione al 3,8% del PIL, rispetto al 4% del PIL avutosi nel biennio 2015/2016.

 

Per quanto riguarda, infine, il debito pubblico, nel 2017 era pari a 2.263.056 milioni di euro (131,8% del Pil), in aumento di 43.510 milioni di euro rispetto ai 2.219.546 milioni del 2016 (132,0% del Pil), con una diminuzione del rapporto debito/Pil dello 0,2%.

Si tratta del secondo anno consecutivo di riduzione del rapporto debito/Pil, con una stabile inversione di tendenza rispetto alla ripida crescita verificatasi nel periodo 2008-2013, durante il quale il debito è passato dal 99,8 al 129,0 per cento Pil, con una crescita media annua di circa 4,2 punti percentuali.

 

Rapporto debito pubblico /PIL delle amministrazioni pubbliche

 

 

2014

2015

2016

2017

Debito pubblico(mln euro)

2.137.240

2.173.387

2.219.546

2.263.056

Debito pubblico/PIL

131,8

132,5

132,0

131,8

 

Fonte: ISTAT, Notifica dell’indebitamento netto e del debito delle amministrazioni pubbliche– anni 2013-2016 (23 aprile 2018)

 

 

 

 


 

2B3. La gestione di competenza

Nella tavola seguente sono esposti i saldi del bilancio dello Stato registrati a consuntivo nel 2017, in termini di competenza, posti a confronto con le previsioni iniziali di bilancio e con quelle definitive, nonché con i saldi relativi all’esercizio precedente. I dati sono esposti al lordo delle regolazioni contabili11F[15].

I saldi di competenza

(dati in milioni di euro)

 

2016

2017

Differenza 2017/2016

 

Consuntivo

Previsioni iniziali

Previsioni definitive

Consuntivo

Operazioni finali

Entrate finali

581.315

567.953

578.033

582.974

1.659

Spese finali

592.441

606.551

631.741

612.070

19.629

Operazioni complessive*

Entrate complessive

845.933

861.047

892.228

864.584

18.651

Spese complessive

788.423

861.047

882.968

854.143

65.720

SALDI

Saldo netto da finanziare

-11.126

-38.599

-53.708

-29.096

-17.970

Risparmio pubblico

27.839

-15

6.949

31.609

3.770

Ricorso al mercato

-207.108

-293.095

-304.935

-271.169

-64.061

N.B.:  Dati al lordo delle regolazioni debitorie e contabili.

* comprensive delle spese per il rimborso di prestiti e dell’accensione di prestiti.

 

Nel suo insieme, la gestione di competenza ha fatto conseguire nel 2017 un miglioramento dei saldi rispetto alle previsioni definitive.

A raffronto con l’esercizio precedente, invece, i dati di consuntivo evidenziano un peggioramento sia del saldo netto da finanziare che del ricorso al mercato.

In particolare, il saldo netto da finanziare (dato dalla differenza fra le entrate finali e le spese finali) presenta nel 2017 un valore negativo per 29,1 miliardi di euro (1,7 per cento del PIL), con un peggioramento di circa 18 miliardi rispetto al saldo registrato nel 2016 (-11,1 miliardi), dovuto al sensibile aumento delle spese finali, ed in particolare di quelle in conto capitale (oltre 20 miliardi), nettamente superiore rispetto all’incremento delle entrate finali (cfr. quanto esposto nel § successivo).

Tale saldo è tuttavia risultato migliore delle previsioni definitive, per oltre 24,6 miliardi, che prevedevano un valore negativo di -53,7 miliardi.

Si registra, invece, un miglioramento del risparmio pubblico (saldo delle operazioni correnti), il quale passa dai 27,8 miliardi di euro registrati nel 2016 ad un valore di 31,6 miliardi (1,8 per cento del PIL), con un miglioramento di circa 3,8 miliardi rispetto al 2016. Tale situazione si è determinata a causa di una diminuzione delle spese correnti (-0,7 miliardi) rispetto al complesso delle entrate tributarie ed extra-tributarie (+3,0 miliardi).

Il miglioramento è marcato anche con riferimento alle previsioni definitive, che indicavano un risparmio pubblico intorno ai 6,9 miliardi.

Infine, il dato del ricorso al mercato finanziario (differenza tra le entrate finali e il totale delle spese, incluse quelle relative al rimborso di prestiti) si attesta nel 2017 a 271,2 miliardi (con un’incidenza sul Pil del 15,8 per cento), evidenziando un aumento rispetto al 2016 (207,1 miliardi di euro), dopo un trend in discesa registrato negli ultimi anni (era 260,4 miliardi nel 2014, e 257,1 nel 2015).

 

Il valore del saldo netto da finanziare e del ricorso al mercato registrati nel 2017 si mantengono comunque al di sotto del limite massimo fissato dalla legge di bilancio per il 2017 (tetto inizialmente stabilito in -38.601 milioni e in 293.097 milioni, e poi aumentato a -56.186 milioni per il saldo netto da finanziare ed a -310.682 milioni per il ricorso al mercato dal D.L. n. 50/2017, a seguito degli effetti peggiorativi dovuti agli interventi di sostegno del sistema bancario [16]).

La tavola che segue riporta l’evoluzione della gestione di competenza del bilancio dello Stato nel periodo 2007-2017, con riferimento al saldo netto da finanziare e al risparmio pubblico.


 

Gestione di competenza – valori assoluti (miliardi di euro)

 

2007

2008

2009

2010

2011

2012

2013

2014

2015

2016

2017

Entrate finali

499,7

497,7

507,8

505,3

521,7

545,8

554,0

550,2

569,6

581,3

583,0

Spese finali

490,3

535,7

540,5

526,9

520,8

535,0

528,0

603,0

611,1

592,4

612,1

Risparmio pubblico

56,4

22,9

23,6

28,7

46,1

48,5

39,7

18,4

-9,0

27,8

31,6

Saldo netto da finanziare

9,3

-38,0

-32,7

-21,6

0,9

10,8

-28,0

-52,8

-41,5

-11,1

-29,1

 

 

La tavola evidenzia come dopo un brusco peggioramento nel biennio 2008-2009, il saldo netto da finanziare (in termini di competenza) sia andato via via riducendosi, per tornare poi a crescere a partire dal 2013, in coincidenza con l’avvio di misure volte al contrasto di una fase ciclica molto negativa: tra le più rilevanti, il pagamento dei debiti della PA avviato con il D.L. 35/2013, il bonus Irpef introdotto dal D.L. 66/2014, gli sgravi contributivi introdotti con la Legge di Stabilità per il 2015 (L. 190/2014). Nel 2016, pur mantenendosi un’impostazione di politica fiscale non restrittiva, il saldo netto da finanziare ha registrato un netto miglioramento dovuto - oltre che al ritorno ad un segno positivo nel tasso di crescita del PILad una crescita degli accertamenti di entrate tributarie (+11,6 miliardi) combinata ad una sensibile diminuzione delle spese finali (-18,7 miliardi). A differenza di quanto avvenuto lo scorso anno, nel 2017 il saldo netto da finanziare registra un peggioramento (-18 miliardi rispetto al 2016), risultato dovuto ad una crescita delle spese finali (+19,6 miliardi, riconducibile principalmente alle disposizioni a tutela del settore creditizio) a fronte di un più ridotto incremento delle entrate finali (+1,6 miliardi) come evidenziano i dati relativi alle entrate e alle spese riportati nella tabella.

3.1 L’analisi delle entrate e delle spese

Il peggioramento del saldo netto da finanziare, di cui si è detto sopra, discende da una gestione di competenza 2017 che evidenzia un aumento degli impegni delle spese finali (+19,6 miliardi) rispetto all’anno precedente nettamente superiore rispetto all’incremento degli accertamenti di entrate finali (+1,6 miliardi).

Nella tavola seguente sono esposti i dati relativi alla gestione di competenza relativa all’esercizio finanziario 2017, a raffronto con le previsioni iniziali (A), risultanti dal bilancio di previsione per il 2017, e con le previsioni definitive (B). La tabella evidenzia altresì gli scostamenti determinatisi nel corso della gestione rispetto alle previsioni definitive. I dati sono altresì posti a raffronto con i risultati relativi all’esercizio finanziario precedente.


 

Dati di competenza – Esercizio 2017

(dati in milioni di euro)


 

2016

2017

Differenza
2017/2016

Variazioni %
2017/2016

Consuntivo

Previsioni iniziali
(A)

Previsioni definitive
(B)

Consuntivo

(C)

Differenza
(*)
(C-B)

ENTRATE

Entrate tributarie

488.795

493.116

497.002

491.418

-5.584

2.623

0,5

Entrate extratributarie

88.692

72.326

77.974

89.081

11.107

389

0,4

Totale entrate correnti

577.487

565.442

574.976

580.499

5.523

3.012

0,5

Alienaz., ammort., riscoss.

3.828

2.511

3.057

2.475

-582

-1.353

-35,3

Entrate finali

581.315

567.953

578.033

582.974

4.941

1.659

0,3

Accensione prestiti

264.618

293.095

314.195

281.610

-32.585

16.992

6,4

Entrate complessive

845.933

861.047

892.228

864.584

-27.644

18.651

2,2

SPESE

Spese correnti

549.647

565.457

568.027

548.890

-19.137

-757

-0,1

Spese conto capitale

42.794

41.094

63.714

63.181

-533

20.387

47,6

Spese finali

592.441

606.551

631.741

612.071

-19.670

19.630

3,3

Rimborso prestiti

195.982

254.496

251.227

242.072

-9.155

46.090

23,5

Spese complessive

788.423

861.047

882.968

854.143

-94.545

65.720

8,3

(*)     Maggiori o minori entrate - economie o maggiori spese.

N.B.:  Dati al lordo delle regolazioni debitorie.

 

Dal lato delle entrate finali, l’incremento degli accertamenti (1,7 miliardi di euro) è ascrivibile per la maggior parte alle entrate tributarie e in misura minore a quelle extra-tributarie.

Guardando alle entrate complessive, l’entità degli accertamenti (comprensivi delle entrate per accensione di prestiti) è risultata, nel 2017, pari a 864,6 miliardi di euro, con un forte incremento rispetto al 2016 (+2,2%, pari a +18,6 miliardi), che trae origine soprattutto dalla dinamica degli accertamenti delle entrate del Titolo IV - accensione prestiti (+17 miliardi). Su tale voce si registra, infatti, come evidenziato nella relazione illustrativa, l’aumento di 20 miliardi di euro, derivante dall’attuazione del D.L. 23 dicembre 2016, n. 237 concernente “Disposizioni urgenti per la tutela del risparmio nel settore creditizio” (i cui effetti finanziari sono stati registrati in bilancio con il DMT 2386 del 30/1/2017 registrato presso la Corte dei conti il 15/2/2017).

L’incidenza sul Pil è pari al 50,4 per cento per gli accertamenti complessivi, in linea con quanto fatto registrare lo scorso anno (50,6 per cento del Pil nel 2016).

 

Dal lato della spesa, si rileva un aumento degli impegni finali di spesa nel 2017 (pari a 612,1 miliardi) per un ammontare di 19,6 miliardi: tale risultato è frutto di una lieve contrazione delle spese correnti (-0,7 miliardi), e di un notevole incremento della spesa in conto capitale (+20,4 miliardi) rispetto al 2016, riconducibile principalmente alle disposizioni a tutela del settore creditizio, che consolida il trend positivo iniziato lo scorso anno, dopo il forte calo registrato tra il 2014 e il 2015.

Come evidenziato nella relazione illustrativa – l’aumento degli impegni di spesa in conto capitale rispetto al 2016 è dovuto, principalmente, agli effetti del già citato D.L. n. 237 del 2016 “Disposizioni urgenti per la tutela del risparmio nel settore creditizio“, adottato per far fronte agli oneri derivanti dalle operazioni di sottoscrizione e acquisto di azioni e dalle garanzie concesse dallo Stato a favore delle banche e dei gruppi bancari italiani e finanziati dall’emissione di titoli del debito pubblico.

 

Relativamente agli impegni complessivi di spesa, essi ammontano nel 2017 (incluse le spese per rimborso prestiti) a 854,1 miliardi. Rispetto ai risultati dell’anno precedente, la gestione presenta un aumento complessivo degli impegni di spesa di +65,7 miliardi di euro (+8,3%), determinata, in particolare, dalle spese in conto capitale (+20,4 miliardi) e dal rimborso delle passività finanziarie (+46 miliardi), a fronte di una leggera riduzione per le spese correnti.

Il peso della spesa complessiva, in rapporto al PIL, è pertanto salito dal 48,2 per cento del 2016 (era al 50,5% nel 2015) al 49,8 per cento del PIL nel 2017.

3.2 Analisi delle entrate finali

La gestione di competenza del bilancio ha dato come risultati accertamenti per entrate finali pari a circa 583 miliardi (pari al 100,9 per cento delle previsioni definitive, stimate in 578 miliardi). Sulla base di una sintetica analisi del confronto 2016-2017 relativo all'andamento delle entrate finali accertate, si rileva innanzitutto il loro aumento per oltre 1,6 miliardi, che conferma la tendenza in aumento delle somme accertate rispetto all’esercizio precedente già evidenziata lo scorso anno (l’incremento delle entrate finali era stato di oltre 11,7 miliardi nel 2016 e di oltre 19 miliardi nel 2015, a fronte di un decremento di 3,8 miliardi registrato invece nel 2014).

Analoga tendenza si rileva per le entrate complessive (entrate finali + Titolo IV), per le quali si registra rispetto all’anno precedente un incremento degli accertamenti per 18,6 miliardi, per effetto – come sopra già segnalato – delle disposizioni del D.L. n. 237/2016 sulla tutela del risparmio nel settore creditizio.

 

Passando all’analisi delle entrate finali, rispetto al 2016, si registra un incremento degli accertamenti per entrate tributarie (+2,6 miliardi, pari a +0,5%) che si attestano intorno a 491,8 miliardi di euro (erano 488,8 miliardi nel 2016 e 477,2 miliardi nel 2015). Di segno positivo anche la variazione delle entrate extratributarie, che raggiungono l’ammontare di 89,1 miliardi, confermando un trend positivo (erano 88,7 miliardi nel 2016, 83,6 miliardi nel 2015, 84,4 miliardi nel 2014) (+0,4%).

Nel confronto con i dati gestionali, lo scostamento registrato tra previsioni definitive ed il volume accertato è stato pari a circa +4,9 miliardi di euro, frutto di un volume di accertamenti per entrate extratributarie decisamente superiore alle previsioni (+11,1 miliardi) compensato però da accertamenti inferiori alle attese per le entrate tributarie (-5,5 miliardi).

Per le entrate relative al Titolo III “Alienazione ed ammortamento di beni patrimoniali e riscossione di crediti” si registrano, invece, accertamenti per 2,5 miliardi, con una flessione di 1,3 miliardi rispetto al 2016.

 

Per quel che concerne le entrate tributarie, l’incremento del dato degli accertamenti tributari è dovuto principalmente, come riportato nella tabella che segue, ai maggiori accertamenti relativi alle tasse ed imposte sugli affari di 2,8 miliardi (+1,7%) ed, in piccola parte, anche alle imposte sul patrimonio e sui redditi, in aumento di 476 milioni (+0,2%). In riduzione gli introiti per lotto, lotterie ed altre attività di giuoco di 381 milioni (-2,7%) e per i monopoli (-3,5%, pari a -384 milioni).

Per le entrate extratributarie (+0,4%), gli incrementi riguardano principalmente i recuperi, rimborsi e contributi (+943 milioni rispetto al 2016, +2,0%) e i prodotti netti di aziende autonome ed utili di gestioni (+667 milioni, +40,1%). In riduzione, invece, i proventi di servizi pubblici minori (-1,4 miliardi, -4,5%).

Notevole, infine, la riduzione delle entrate registrate in relazione all'alienazione ed ammortamento di beni patrimoniali e riscossione di crediti, che sono passate dagli 8,8 miliardi di euro del 2015, ai 3,8 miliardi del 2016 fino ai 2,5 miliardi del 2017. Tale riduzione è ascrivibile alla vendita di beni ed affrancazione di canoni, che ha registrato una diminuzione dell’88,4 per cento degli introiti e al minore rimborso di anticipazioni e di crediti vari del Tesoro (-20,7 per cento).

 

Analisi economica delle entrate accertate negli esercizi 2015?2017

(milioni di euro)

Tributi

2015

2016

2017

Var. % 2017/2016

Entrate tributarie

477.178

488.795

491.418

0,5

- Imposte sul patrimonio e sul reddito

259.462

262.401

262.877

0,2

- Tasse ed imposte sugli affari

162.086

167.331

170.131

1,7

- Imposte sulla produzione, sui consumi e dogane

33.379

34.202

34.315

0,3

- Monopoli

10.716

10.949

10.565

-3,5

- Lotto, lotterie ed altre attività di giuoco

11.534

13.911

13.530

-2,7

Entrate extra-tributarie

83.603

88.692

89.081

0,4

- Proventi speciali

665

950

963

1,4

- Proventi di servizi pubblici minori

26.708

32.114

30.674

-4,5

- Proventi dei beni dello Stato

379

333

272

-18,3

- Prodotti netti di aziende autonome ed utili di gestioni

1.623

1.665

2.332

40,1

- Interessi su anticipazioni e crediti vari del Tesoro

5.184

4.960

5.067

2,2

- Recuperi, rimborsi e contributi

46.632

46.233

47.176

2,0

- Partite che si compensano nella spesa

2.413

2.437

2.598

6,6

ENTRATE CORRENTI

560.781

577.487

580.499

0,5

Alienazione ed ammortamento di beni patrimoniali e riscossione di crediti

8.785

3.828

2.475

-35,3

- Vendita di beni ed affrancazione di canoni

6.620

955

111

-88,4

- Ammortamento di beni patrimoniali

366

380

387

1,8

- Rimborso di anticipazioni e di crediti vari del Tesoro

1.799

2.493

1.977

-20,7

ENTRATE FINALI

569.566

581.315

582.974

0,3

Accensione di prestiti

259.542

264.618

281.610

6,4

ENTRATE COMPLESSIVE

829.108

845.933

864.584

2,2

N.B.:  Dati al lordo delle regolazioni debitorie.

 

Con riguardo alle principali imposte del comparto tributario, si registrano accertamenti pari a 192,7 miliardi di euro per l’IRPEF, circa 41 miliardi di euro per l’IRES e 147,3 miliardi di euro per l’IVA.

Nella tavola successiva si evidenzia che per le entrate tributarie ricorrenti, l’aumento degli accertamenti è di oltre 5,3 miliardi (+1,1%), di cui 3,5 relativi all’IVA (+2,4%), 2,6 miliardi relativi ai redditi (+1,3%), circa 0,8 miliardi relativi alle imposte “Sostitutive” (+5,1%) e ulteriori 0,3 miliardi relativi alle imposte gravanti sui giochi (+4,6% circa). Tra queste, da evidenziare peraltro la diminuzione di 641 milioni degli accertamenti relativi al lotto (-8,2%) e dei redditi delle società (-731 milioni, pari a -1,8%).

Le entrate non ricorrenti presentano invece una riduzione di 2,7 miliardi, dovuta all’aggregato “Altre imposte dirette” i cui accertamenti passano dai 4,4 miliardi del 2016 a circa 1,4 miliardi dell’esercizio 2017.

 

Andamento delle principali imposte - Accertamenti

(milioni di euro)

 

2015

2016

2017

Var. % 2017/2016

Entrate tributarie, di cui:

477.178

488.795

491.418

0,5

Entrate ricorrenti:

474.599

481.736

487.048

1,1

1 - Redditi

187.622

189.934

192.489

1,3

2 - Reddito delle società

40.965

41.695

40.964

-1,8

3 - Imposte sostitutive

20.538

15.538

16.336

5,1

4 - Altre imposte dirette

8.549

8.984

9.314

3,7

5 - Iva

139.120

143.813

147.298

2,4

6 - Registro, bollo e sostitutive

12.155

12.323

11.926

-3,2

7 - Accisa e imposta erariale sugli oli minerali

26.185

26.110

26.505

1,5

8 - Accisa e imposta erariale su altri prodotti

7.120

8.000

7.729

-3,4

9 - Imposte sui generi di monopolio

10.715

10.949

10.565

-3,5

10 - Lotto

6.793

7.794

7.153

-8,2

11 - Imposte gravanti sui giochi

4.344

5.780

6.047

4,6

12 - Lotterie ed altri giochi

371

312

303

-2,9

13 -Altre imposte indirette

10.122

10.503

10.158

-3,3

Entrate non ricorrenti:

2.578

7.058

4.370

-38,1

1 - Imposte sostitutive

896

1.414

1.385

-2,1

2 - Altre imposte dirette

497

4.387

1.393

-68,2

3 - Condoni dirette

396

450

736

63,6

4 - Altre imposte indirette

754

778

834

7,2

5 - Condoni indiretti

35

30

22

-26,7

 

Con riferimento agli accertamenti, la relazione illustrativa evidenzia, inoltre, le “Entrate derivanti dal controllo e dalla repressione delle irregolarità e degli illeciti”, una tipologia specifica ricompresa tra le entrate extra-tributarie ricorrenti: gli accertamenti 2017 relativi a questa voce si attestano a 26,7 miliardi, superando di circa 8,4 miliardi il valore delle previsioni definitive. In particolare, i maggiori accertamenti rispetto alle previsioni si sono verificati sul capitolo 3312, nel quale confluiscono le sanzioni relative alla riscossione delle imposte dirette. La relazione sottolinea, comunque, che questo livello di accertamenti è coerente con quanto verificato negli anni precedenti su tale tipologia.

 

Dalla differenza tra gli accertamenti e i versamenti in conto competenza, si ottengono i residui attivi generati dalla gestione, relativi sia alle somme accertate e non riscosse (circa pari a 60 miliardi), sia alle somme riscosse ma non ancora riversate in bilancio (28,3 miliardi). Essi ammontano a 88.263 milioni e rappresentano complessivamente il 10,2 per cento degli accertamenti.

Aggiungendo a tali residui anche quelli derivanti dagli esercizi pregressi, la consistenza dei residui attivi totali alla fine dell’esercizio ammonta a circa 204 miliardi.

3.3 Analisi delle spese finali

Gli impegni per spese finali, costituite dal totale delle spese di parte corrente e di quelle in conto capitale, sono passati da 592,4 miliardi di euro del 2016 a 612,1 miliardi di euro del 2017, in aumento del 3,3 per cento rispetto al 2016.

In particolare, la spesa di parte corrente ha generato impegni per 548,9 miliardi di euro, in leggera diminuzione (-0,7 miliardi) rispetto al 2016, anno in cui, si ricorda, il dato di consuntivo aveva fatto registrare un calo di oltre 20 miliardi della spesa corrente rispetto all’anno precedente.

In linea con quanto già evidenziato l’anno passato, il consuntivo 2017 fa registrare un incremento della spesa in conto capitale, di circa 20,4 miliardi di euro rispetto al 2016, salendo da 42,8 a 63,2 miliardi (+47,6 per cento circa).

Nel complesso, il peso della spesa finale in rapporto al PIL è pari al 35,7 per cento.

Considendo il rimborso delle passività finanziarie, anch’esso in aumento rispetto al 2016 di oltre 46 miliardi, gli impegni complessivi di spesa registrano un incremento rispetto a quelli dell’anno precedente di circa 65,7 miliardi.

 

Passando all’analisi per categoria economica dei dati della gestione, esposta nella tavola che segue, si rileva che nell’ambito delle uscite correnti, la voce più consistente è quella relativa ai trasferimenti ad amministrazioni pubbliche, con impegni per 263,2 miliardi di euro, che costituisce il 47,9 per cento della spesa corrente. Si tratta, in in prevalenza di trasferimenti ad amministrazioni locali (impegni per 132,4 miliardi) e a enti previdenziali (120,5 miliardi). Poi si segnalano i redditi da lavoro dipendente, che ammontano a 91,4 miliardi di euro e rappresentano il 16,6 per cento degli impegni di parte corrente, e gli interessi passivi e redditi di capitale, che, con impegni pari a 70,6 miliardi di euro, rappresentano il 12,9 per cento della spesa corrente.

 

Analisi economica delle spese finali negli esercizi 2016?2017

(milioni di euro)      

Categorie economiche

2016

2017

Var. % 2017/2016

Redditi da lavoro dipendente

89.878

91.365

1,7

Consumi intermedi

13.121

13.366

1,9

Imposte pagate sulla produzione

4.911

4.951

0,8

Trasferimenti correnti alle P.A..

259.495

263.215

1,4

Trasferimenti correnti a famiglie e istituzioni sociali private

14.746

15.212

3,2

Trasferimenti correnti a imprese

6.765

6.975

3,1

Trasferimenti all'estero

1.475

1.670

13,2

Risorse proprie UE

16.130

15.250

-5,5

Interessi passivi e redditi da capitale

71.598

70.580

-1,4

Poste correttive e compensative

68.655

64.145

-6,6

Ammortamenti

380

387

1,8

Altre uscite correnti

2.493

1.772

-28,9

Totale spese correnti

549.647

548.890

-0,1

Investimenti fissi lordi e acquisti terreni

4.916

4.924

0,2

Contributi agli investimenti ad A.P.

17.404

20.198

16,1

Contributi investimenti ad imprese

12.096

10.875

-10,1

Contributi agli investimenti a famiglie e istituzioni sociali private

165

104

-37,0

Contributi agli investimenti a estero

442

560

26,7

Altri trasferimenti in conto capitale

5.457

2.967

-45,6

Acquisizioni di attività finanziarie

2.314

23.553

917,8

Totale spese conto capitale

42.794

63.181

47,6

Totale spese finali

592.441

854.143

44,2

 

Con riferimento alla dinamica delle spese correnti, confrontando i dati con quelli dell’esercizio 2016, le categorie che registrano i maggiori aumenti sono quelle relative ai trasferimenti correnti alle PA (+3,7 miliardi, pari a +1,4%), e ai redditi da lavoro dipendente (+1,7%, circa 1,5 miliardi).

In aumento anche la spesa per consumi intermedi, che passa dai 13,1 miliardi del 2016 ai 13,4 miliardi del 2017 (+1,9%), nonché quella per trasferimenti correnti a famiglie e istituzioni sociali private, +466 miliardi (+3,2%) e ad imprese (+3,1%).

In ulteriore calo gli oneri per interessi passivi, che scendono dai 71,6 miliardi nel 2016 (erano 74,5 miliardi nel 2015) ai 70,6 miliardi del 2017 (-1,4%), continuando il trend che aveva caratterizzato gli anni precedenti, in ragione della sensibile diminuzione dei tassi avutasi dalla fine del 2013 in poi.

 

Per quel che concerne la spesa in conto capitale, i dati registrano un generale aumento degli impegni, da 42,8 e 63,2 miliardi (circa 20,4 miliardi), dopo il forte calo registrato tra il 2014 e il 2015.

L’incremento delle previsioni delle spese in conto capitale è da attribuire prevalentemente alla categoria “acquisizione di attività finanziarie” (+21,2 miliardi di euro), che manifesta dal lato della spesa l’effetto del già citato DMT 2386 del 30/1/2017 predisposto in applicazione del D.L. n. 237/2016 relativo alla tutela del risparmio nel settore creditizio. Un incremento si registra anche per gli impegni della categoria dei contributi agli investimenti ad AP (da 17,4 a 20,2 miliardi di euro).

I contributi agli investimenti ad imprese mostrano invece un sensibile arretramento, passando da 12,1 a 10,9 miliardi di euro, così come gli altri trasferimenti in conto capitale (-2,5 miliardi). Meno apprezzabili gli altri movimenti, perlomeno considerando i valori assoluti.

 

Per l’andamento delle spese finali per categorie economiche negli ultimi quattro anni si veda la Tavola II in Appendice.

3.4 Spese finali per missioni

Dopo il 2008, anno di avvio della riclassificazione del bilancio per missioni e programmi di spesa, sono intervenuti alcuni affinamenti nella classificazione delle spese, e tuttavia il numero e i contenuti delle missioni sono rimasti stabili (34), mentre il numero dei programmi gestiti è via via aumentato, passando dai 168 del 2014, ai 181 del 2015, ai 182 del bilancio 2016 e ai 175 del bilancio 2017.

 

Dall'analisi delle spese finali per missioni riferite al 2017, che qui vengono analizzate al netto della missione debito pubblico (che pesa da sola in misura pari al 36 per cento delle somme complessivamente impegnate del Rendiconto 2017, a fronte del 37 per cento nel 2016), focalizzando dunque l’analisi sulla sola spesa primaria, si conferma innanzitutto la rilevanza delle relazioni finanziarie con le autonomie territoriali (si tratta in sostanza di trasferimenti agli enti territoriali), che pesano per il 21,8 per cento (21,9 per cento nel 2016) sulla spesa primaria. Si conferma altresì la significativa incidenza sul totale degli impegni delle politiche economico-finanziarie e di bilancio che si attestano al 18,2 (in aumento di due punti percentuali rispetto al 16,2 per cento del 2016), riprendendo il trend crescente iniziato nel 2012 ed interrotto solo nel 2016 e delle politiche previdenziali, attestatesi al 16,9 per cento (rispetto al 16,6 per cento del 2016).

 

Incrementi significativi in percentuale si sono riscontrati, oltre che per le politiche economiche finanziarie e di bilancio, anche per la missione Soccorso civile, che aumenta di circa un terzo il totale degli impegni (+33,1 per cento) e per le politiche previdenziali (+6,4 per cento).

 

I decrementi più rilevanti, invece, sono emersi innanzitutto in rapporto agli impegni relativi alle politiche per il lavoro, diminuiti da 15 a 11,4 miliardi di euro nel 2016 (-24,2%) e alla missione Diritti sociali e solidarietà sociale, che passa da 35 a 32 miliardi, con una diminuzione di 8,5 punti percentuali.

 

La tabella che segue espone distintamente le missioni che, nella composizione percentuale sul totale degli impegni (al netto della missione Debito pubblico), raggiungono un valore superiore all’1 per cento, ed assorbono il 94 per cento della spesa bilancio dello Stato.

 


 

Analisi delle spese per le principali missioni
(al netto della missione debito pubblico)
(Dati di competenza – milioni di euro)

PRINCIPALI MISSIONI

Impegni
2016

Impegni
2017

Composizione percentuale 2017

Var. % 2017/2016

3 - Relazioni autonomie territoriali

114.403

119.222

21,8

4,2

29 – Politiche economico- finanziarie e di bilancio

84.503

99.666

18,2

17,9

25 - Politiche previdenziali

86.768

92.343

16,9

6,4

22 - Istruzione scolastica

44.678

46.468

8,5

4,0

24 - Diritti sociali e solidarietà sociale

35.053

32.084

5,9

-8,5

4 - L'Italia in Europa e nel mondo

23.603

23.626

4,3

0,1

11 - Competitività e sviluppo imprese

20.394

21.544

3,9

5,6

5 - Difesa e sicurezza del territorio

20.802

21.337

3,9

2,6

13 – Diritto alla mobilità

11.635

12.147

2,2

4,4

26 - Politiche per il lavoro

15.040

11.407

2,1

-24,2

7 - Ordine pubblico e sicurezza

11.231

11.000

2,0

-2,1

6 - Giustizia

8.114

8.372

1,5

3,2

23 - Istruzione universitaria

7.858

7.917

1,4

0,8

8 - Soccorso civile

4.472

5.951

1,1

33,1

Altre missioni

33.001

33.685

6,2

 2,1

Totale spesa (al netto del debito pubblico)

521.555

546.769

100

4,8

Debito pubblico

266.868

307.377

 

15,2

Spese complessive

788.423

854.143

 

8,3

 

Si segnalano infine, per le missioni esaminate, i programmi che complessivamente assorbono almeno la metà degli impegni e dei pagamenti della missione stessa:

§  nella missione “Relazioni finanziarie con le autonomie territoriali” sono stati registrati impegni pari a 119.222 milioni, destinati principalmente al finanziamento dei programmi “Concorso dello Stato al finanziamento della spesa sanitaria” e “Compartecipazione e regolazioni contabili ed altri trasferimenti alle autonomie speciali”;

§  la missione “Politiche previdenziali” ha fatto registrare impegni pari a 92.343 milioni di euro, destinati per la maggior parte al finanziamento del programma “Previdenza obbligatoria e complementare, assicurazioni sociali”;

§  la missione “Politiche economico-finanziarie e di bilancio e tutela della finanza pubblica” ha registrato impegni per 99.666 milioni di euro, destinati principalmente al finanziamento dei programmi concernenti le “Regolazioni contabili, le restituzioni e i rimborsi di imposte” e “Regolamentazione e vigilanza sul settore finanziario”;

§  la missione “Istruzione scolastica” ha registrato impegni per 46.468 milioni, destinati principalmente al finanziamento dei programmi concernenti l’Istruzione secondaria di secondo grado e quella primaria;

§  la missione “Diritti sociali, politiche sociali e famiglia” ha evidenziato impegni per 32.084 milioni destinati per lo più al finanziamento del programma “Trasferimenti assistenziali a enti previdenziali, finanziamento nazionale spesa sociale, programmazione, monitoraggio e valutazione politiche sociali e di inclusione attiva”;

§  nella missione “L’Italia in Europa e nel mondo” gli impegni, pari a 23.626 milioni, sono destinati per lo più al finanziamento del programma “Partecipazione italiana alle politiche di bilancio nell’ambito dell’Unione europea”;

§  la missione “Difesa e sicurezza del territorio” ha evidenziato impegni per 21.337 milioni di euro, relativi principalmente i programmi concernenti l’“Approntamento e impiego dei carabinieri per la difesa e sicurezza” e “Approntamento e impiego delle forze terrestri”;

§  nella missione “Competitività e sviluppo delle imprese” gli impegni, pari a 21.544 milioni, sono assorbiti principalmente dal programma “Interventi di sostegno tramite il sostegno della fiscalità”;

§  la missione “Politiche per il lavoro” ha evidenziato impegni per 11.407 milioni destinati principalmente al finanziamento del programma “Politiche passive del lavoro e incentivi all’occupazione”;

§  nella missione “Diritto alla mobilità e sviluppo dei sistemi di trasporto” gli impegni pari a 12.147 milioni sono destinati principalmente ai programmi “Sviluppo e sicurezza della mobilità locale” e “Sostegno allo sviluppo del trasporto”;

§  la missione “Ordine pubblico e sicurezza” ha evidenziato impegni per 11.000 milioni destinati a finanziare, in particolare, i programmi riguardanti il “Contrasto al crimine, tutela dell’ordine e della sicurezza pubblica”.

Infine, si segnala la missione “Debito pubblico”, con impegni per 307.377 milioni di euro, che da sola incide per il 36 per cento delle somme complessivamente impegnate dell’esercizio 2017.


 

3B4. La gestione dei residui

22B4.1 La disciplina generale

Nel corso dell’esercizio, alla gestione di competenza si affianca la gestione dei residui. Si definiscono residui attivi le entrate accertate, ma rimaste da versare e da riscuotere; residui passivi le spese impegnate, ma rimaste da pagare.

A questi residui, c.d. “propri”, si fiancano i residui passivi “impropri”, detti anche “di stanziamento”, relativi a somme stanziate ma non impegnate nell’esercizio di competenza.

Tra i residui occorre altresì distinguere quelli provenienti dagli esercizi precedenti e quelli formatisi nel corso dell’esercizio considerato (residui di nuova formazione).

 

La disciplina in tema di formazione e di mantenimento in bilancio dei residui passivi è stata integralmente rivista con il D.Lgs. n. 93/2016 - emanato in attuazione della delega contenuta nell’articolo 42 della legge n. 196/2009, volta al riordino della disciplina per la gestione del bilancio dello Stato e al potenziamento della funzione del bilancio di cassa – che ha modificato i termini di conservazione in bilancio dei residui passivi e le modalità di eliminazione dei residui stessi dal conto del bilancio, rispetto a quanto fino ad allora stabilito dall’articolo 36 del regio decreto n. 2440 del 1923[17]. Le nuova disciplina, scritta direttamente nell’ambito della legge di contabilità, ai nuovi articoli 34-bis e 34-ter, ha acquisito efficacia dal 1° gennaio 2017.

La normativa sui residui passivi si integra inoltre con le novità introdotte nella disciplina dell'impegno contabile delle spese in conto competenza, di cui all'articolo 34 della legge di contabilità, da cui discende la formazione dei residui medesimi, anch’esso modificato dal D.Lgs. n. 93/2016, che è entrata in vigore a partire dal 1° gennaio 2018 (cfr. al riguardo il riquadro in fondo al paragrafo).

 

In estrema sintesi, in base alla normativa vigente, i residui “propri” relativi alle spese correnti sono mantenuti in bilancio per i due esercizi successivi a quello nel quale le somme corrispondenti sono state inizialmente stanziate, con l'eccezione rappresentata dai residui relativi alle spese destinate ai trasferimenti correnti alle amministrazioni pubbliche, per i quali il termine di conservazione è aumentato a tre anni (art. 34-bis, co. 2).

Per i residui propri relativi a spese in conto capitale, i termini di conservazione in bilancio sono portati a tre anni[18] (co. 4).

Decorsi i suddetti termini, i residui si intendono perenti agli effetti amministrativi, e sono eliminati dal conto del bilancio. Poiché a tali residui continuano a sottostare i relativi impegni giuridici di spesa, il relativo importo viene riscritto come debito nel conto del patrimonio[19]. Le somme eliminate possono riprodursi in bilancio con riassegnazione alle pertinenti unità elementari di bilancio degli esercizi successivi.

Nel caso dei residui relativi a spese correnti, decorsi i termini suddetti, le somme costituiscono economie di bilancio, a meno che non sia disposto diversamente da specifiche disposizioni normative. Per il loro mantenimento nel conto del patrimonio in qualità di residui passivi perenti, occorre che l’amministrazione competente dimostri il permanere delle ragioni del debito, entro il termine previsto per l'accertamento dei residui passivi riferiti all'esercizio scaduto.

Gli stanziamenti di parte corrente non impegnati al termine dell'esercizio costituiscono economie di bilancio

Mentre gli stanziamenti di parte corrente non impegnati alla chiusura dell’esercizio di competenza sono registrati in economia (salvo che non sia diversamente previsto con legge), per gli stanziamenti relativi a spese in conto capitale ne è autorizzata, in via generale, la conservazione in bilancio anche se entro la fine dell’esercizio finanziario tali spese non sono state impegnate (residui di stanziamento).

Il loro mantenimento in bilancio è autorizzato nei limiti di un solo anno successivo all’esercizio di iscrizione in bilancio. Per gli stanziamenti iscritti in bilancio in forza di disposizioni legislative che siano entrate in vigore nell'ultimo quadrimestre dell'esercizio finanziario, il periodo di conservazione è protratto di un ulteriore anno.

La norma (art. 34-bis, co. 3, legge n. 196/2009) prevede, peraltro, in alternativa alla facoltà di conservazione in bilancio dei residui di stanziamento – in ciò innovando rispetto alla disciplina previgente - che lo stanziamento possa, con la legge di bilancio, essere iscritto nella competenza dell'esercizio successivo, in relazione a quanto previsto dal piano finanziario dei pagamenti, secondo il disposto dell'articolo 30, comma 2[20].

L’articolo 34-bis introduce inoltre una novità riferita ai residui propri generati dalle leggi relative a contributi pluriennali, di cui all'articolo 30, comma 3, della legge di contabilità, che consiste nella possibilità di utilizzare tali somme, qualora non più dovute al creditore originario, a favore di altri soggetti, ferme restando le finalità per le quali le risorse sono state originariamente iscritte in bilancio. L'autorizzazione all'utilizzo è concessa dal Ministero dell'economia e delle finanze, previa verifica della sussistenza delle esigenze rappresentate e della compatibilità dell'operazione con il mantenimento dell'equilibrio dei saldi di finanza pubblica.

 

Si segnala che a seguito delle recenti modifiche alla legge di contabilità introdotte dal D.Lgs. 16 marzo 2018, n. 29[21], i sopra esposti termini per il mantenimento in bilancio dei residui si applicano anche ai residui derivanti dagli impegni di spesa delegata, la cui disciplina - introdotta dal citato decreto legislativo - è entrata in vigore dal 21 aprile 2018.

In merito, l’articolo 34, comma 2-bis della legge n. 196 prevede altresì che gli importi degli impegni di spesa delegata, a fronte dei quali, alla data di chiusura dell'esercizio, non corrispondono ordini di accreditamento costituiscono economie di bilancio. Gli importi delle aperture di credito non interamente utilizzati dai funzionari delegati entro il termine di chiusura dell'esercizio costituiscono residui di spesa delegata e possono essere accreditati agli stessi in conto residui negli esercizi successivi, prioritariamente in base all'esigibilità delle obbligazioni assunte dai funzionari delegati, fermi restando i termini di conservazione dei residui di cui all'articolo 34-bis.

 

L’articolo 34-ter della legge di contabilità reca le disposizioni per l’accertamento annuale dei residui passivi, prevedendosi, al termine dell'esercizio finanziario, per ogni capitolo di bilancio, che con decreto ministeriale sia determinata la somma da conservarsi in conto residui per impegni riferibili all'esercizio scaduto. In apposito allegato al decreto sono altresì individuate le somme relative a spese pluriennali in conto capitale, non a carattere permanente, da eliminare dal conto dei residui di stanziamento e da iscrivere nella competenza degli esercizi successivi, ai sensi dell'articolo 30, comma 2, riferibili ad esercizi precedenti all'esercizio scaduto.

Contestualmente all'accertamento dei residui, le Amministrazioni possono provvedere, nell'ambito del processo di definizione del Rendiconto generale dello Stato, anche al riaccertamento della sussistenza delle partite debitorie iscritte nel conto del patrimonio in corrispondenza di residui perenti, ai fini della verifica della permanenza delle obbligazioni giuridiche sottostanti.

Il riaccertamento dello stock dei residui perenti comporta l’eliminazione delle partite debitorie non più dovute dal Conto del patrimonio; l’ammontare dei residui passivi perenti eliminati è indicato in apposito Allegato al Rendiconto.

Annualmente, successivamente al giudizio di parifica della Corte dei conti, con la legge di bilancio, le relative somme possono essere, in tutto o in parte, reiscritte in bilancio su appositi Fondi da istituire, con la medesima legge di bilancio, negli stati di previsione delle amministrazioni interessate, tenendo conto della natura delle partite debitorie cancellate, così come avvenuto nel caso dell’attività di riaccertamento straordinario dei residui già condotta ai sensi dell’art. 49 del decreto-legge 24 aprile 2014, n. 66.

L’articolo 49 citato del D.L. n. 66/2014 ha dato l’avvio ad un ampio programma straordinario di riaccertamento annuale della consistenza dei residui passivi iscritti nel bilancio dello Stato, che ha riguardato anche la sussistenza delle partite debitorie iscritte nel conto del patrimonio dello Stato in corrispondenza di residui andati in perenzione, esistenti alla data del 31 dicembre 2013, ai fini della verifica della sussistenza dei presupposti giuridici dell’obbligazione sottostante, che ne giustificano la permanenza, rispettivamente, nel conto del bilancio e nel conto del Patrimonio. Tale procedura è stata finalizzata alla eliminazione dei residui passivi di bilancio e dei residui passivi perenti corrispondenti a somme non più esigibili e alla reiscrizione in bilancio degli stanziamenti corrispondenti alle somme individuate come non più dovute. Le somme corrispondenti alle partite così individuate sono confluite, infatti, in appositi fondi istituiti negli stati di previsione delle Amministrazioni interessate, nonché in un fondo presso il Ministero dell’economia, ai fini del loro utilizzo successivo.

3B4.2 La gestione dei residui nell’esercizio 2017

L’andamento dei residui passivi registrato per il 2017 risente del nuovo regime contabile dei residui passivi introdotto dal già citato D.Lgs. n. 93 del 2016, che ha determinato un aumento del termine di conservazione in bilancio dei residui propri, portandolo da due a tre anni per i trasferimenti correnti alle amministrazioni pubbliche (categoria 4 del Titolo I) e per le spese in conto capitale (Titolo II).

In base ai dati forniti nella Relazione al Rendiconto, il conto dei residui provenienti dagli esercizi 2016 e precedenti indicava al 1° gennaio 2017 residui attivi presunti per un valore di 212.238 milioni di euro e residui passivi delle spese complessive per 134.423 milioni di euro, al lordo dei residui relativi al rimborso di prestiti, con una eccedenza attiva pari a 77.815 milioni di euro (nel 2016 l'eccedenza attiva era di valore superiore, pari a 95.229 milioni).

Nel corso dell’esercizio 2017, l’entità dei residui si è andata modificando a seguito dell’attività di riaccertamento e di gestione in conto residui, che ha fatto registrare variazioni in diminuzione sia dal lato delle entrate, per 62.209 milioni di euro, sia dal lato delle uscite, con una diminuzione di 17.590 milioni di euro.

Pertanto, rispetto allo stock iniziale di residui attivi provenienti dagli esercizi precedenti (212.238 milioni), al 31 dicembre 2017 ne sono stati accertati 150.029 milioni, di cui 34.216 milioni incassati e 115.813 milioni ancora da versare o riscuotere. A tali residui pregressi si sono aggiunti, a seguito della gestione di competenza dell’esercizio 2017, circa 88.263 milioni di residui di nuova formazione, per un totale di residui attivi al 31 dicembre 2017 pari a 204.076 milioni.

Analogamente, per quanto riguarda i residui passivi delle spese complessive, dei 134.423 milioni di residui presunti al 1° gennaio 2017, provenienti dagli esercizi precedenti, ne risultano accertati 116.833 milioni, di cui 49.089 milioni pagati e 67.744 milioni ancora da pagare. Tali residui pregressi, unitamente ai residui di nuova formazione derivanti dalla gestione di competenza dell’esercizio finanziario 2017, risultati pari a 70.161 milioni, determinano un totale complessivo di residui passivi al 31 dicembre 2017 di 137.905 milioni.

Scorporando la quota di residui passivi relativi al Titolo III rimborso delle passività finanziarie, pari a 475 milioni, i residui passivi delle spese finali ammontano a 137.430 milioni.

 

In sintesi, il conto dei residui al 31 dicembre 2017 espone residui attivi per 204.076 milioni e residui passivi per 137.905 milioni (di cui 475 milioni relativi al Titolo III), con una eccedenza attiva di 66.171 milioni di euro.

(valori in milioni di euro)

 

2016

2017

Var. % 2017/2016

Da esercizi precedenti

Di nuova formazione

Totale

Da esercizi precedenti

Di nuova formazione

Totale

Residui attivi

121.604

90.634

212.238

115.813

88.263

204.076

-3,8%

Residui passivi

67.996

66.427

134.423

67.744

70.161

137.905

2,6%

Eccedenza

53.608

24.207

77.815

183.557

158.424

66.171

-15,0%

 

Come sottolineato nella relazione illustrativa al Rendiconto, nel 2017 il fenomeno dei residui continua a rimanere su livelli considerevoli sia dal lato delle entrate che dal lato delle uscite.

Il volume dei residui attivi registra un decremento rispetto all’esercizio precedente di 8.162 milioni, pari al 3,8 in termini percentuali, con un lieve incremento di quelli pregressi e una riduzione di quelli di nuova formazione.

Con riferimento alla quota riferibile ai residui attivi pregressi si evidenzia un decremento (-4,8 per cento, pari a -5.791 milioni), in controtendenza rispetto a quanto riscontrato negli ultimi anni15F[22] (nel 2016 si era registrato un incremento del 7,7 per cento rispetto al 2015), con un tasso di smaltimento pari al 16%, in lieve aumento rispetto alla percentuale rilevata nel 2016 (15%).

In particolare, sottolinea la Relazione, la riduzione dei residui pregressi attiene alla svalutazione dei crediti tributari operata, ai fini del Rendiconto, dall’Agenzia delle Entrate in base alla stima del grado di esigibilità degli stessi

In diminuzione risultano anche i residui attivi di nuova formazione (-2,6 per cento), con una riduzione di oltre 2.371 milioni di euro.

Relativamente ai titoli di entrata, la composizione si è mantenuta sostanzialmente invariata rispetto al precedente esercizio: il 50,7% dei residui attivi finali si riferisce alle entrate tributarie, il 49% a quelle extra-tributarie, mentre risulta molto bassa l’incidenza percentuale di quelli relativi all’alienazione ed ammortamento dei beni patrimoniali e riscossione di crediti pari allo 0,3% del volume totale.

La formazione e la permanenza nelle scritture contabili dei residui da riscuotere, in particolare nel titolo II di entrata - si sottolinea nella relazione al Rendiconto - sono dovute alle procedure con le quali si registrano gli accertamenti per le entrate connesse ai ruoli e all’attività di accertamento fiscale, nonché alla difficoltà di procedere ad una loro riduzione in base al grado di esigibilità, secondo quanto previsto dal quadro normativo di riferimento.

 

I residui passivi evidenziano un incremento di 3.482 milioni (2,6 per cento), interamente legato all’aumento di quelli di nuova formazione, pari a 70.161 milioni (contro i 66.427 del 2016).

Quelli provenienti dagli esercizi precedenti registrano invece una lieve riduzione dello 0,4 per cento rispetto ai 67.996 milioni del 2016 (-252 milioni), denotando un andamento costante del processo di smaltimento.

A tal riguardo, la relazione sottolinea che, nonostante si sia registrato un aumento del processo di formazione dei nuovi resti (5,6 per cento rispetto ai 66.427 milioni del 2016), per un importo pari a 3.734 milioni di euro, il tasso di formazione di nuovi residui diminuisce dal 8,4 per cento registrato nel 2016 a 8,2 per cento registrato nel 2017. Tale diminuzione è riconducibile al maggiore tasso di crescita dei pagamenti di competenza (+9,2 per cento) rispetto al tasso di crescita degli impegni (+8,3 per cento).

Le spese correnti e quelle in conto capitale hanno concorso in misura diversa alla formazione dei nuovi residui: 46.456 milioni le prime e 23.334 milioni le seconde. Tali differenze si spiegano con la presenza, tra le spese del Titolo I, della categoria 4 - “Trasferimenti correnti ad Amministrazioni Pubbliche”, che storicamente è caratterizzata da tassi di formazione di nuovi residui particolarmente elevati.

 

Per una analisi più approfondita della consistenza e struttura dei residui passivi finali del bilancio dello Stato al 31 dicembre 2017, si rinvia al paragrafo 4 della sezione relativa all’assestamento 2018.

 

Relativamente ai residui pregressi, la relazione sottolinea il notevole aumento delle nuove perenzioni rispetto all’esercizio precedente, che è da ricondurre alle normative introdotte dall’art. 34-bis della L.196/2009, le quali hanno disposto, tra le altre cose, l’allungamento di un anno dei termini di conservazione in bilancio dei residui passivi relativi ai trasferimenti correnti ad Amministrazioni Pubbliche (categoria 4 del Titolo I – spese correnti) e di tutte le spese in conto capitale (Titolo II). Tale novità normativa, sebbene abbia avuto come effetto, sull’esercizio finanziario 2016, l’aumento dei residui passivi propri[23], ha determinato, di conseguenza, un aumento nell’esercizio finanziario 2017 di nuove perenzioni, dovuto a residui passivi conservati in bilancio nel 2016 ma, comunque, dichiarati perenti al 31 dicembre 2017.

Per quanto concerne l’esercizio 2017, si osserva che le somme perenti agli effetti amministrativi hanno raggiunto complessivamente i 6.213 milioni rispetto ai 1.264 milioni del 2016, con un aumento di 4.950 milioni (+392%).

 

Per quanto riguarda gli effetti sul Conto del patrimonio, oltre all’aumento delle perenzioni, occorre tenere presente quanto disposto dai commi 4 e 5 dell’articolo 34-ter della legge n. 196 del 2009, che dispongono il riaccertamento annuale da parte delle Amministrazioni della sussistenza delle ragioni che giustificano la permanenza nelle scritture contabili delle partite debitorie iscritte nel Conto del patrimonio quali residui passivi perenti.

Nel 2017, l’ammontare delle economie generate dall’attuazione della suddetta normativa è pari a 2.508 milioni di euro (rispetto ai 5.266 milioni dello scorso esercizio). Tali somme, potranno essere reiscritte, del tutto o in parte, con la legge di bilancio 2019-2021 in appositi fondi da istituire negli stati di previsione dei Ministeri interessati, secondo i criteri e i vincoli disposti dal già richiamato articolo 34-ter, commi 4 e 5, della legge n. 196 del 2009.


 

 

economie patrimoniali relative al riaccertamento
di cui all’art. 34-ter, co. 4, l. n. 196/2009

STATO DI PREVISIONE

Economie

Economia e finanze

674,9

Sviluppo economico

35,9

Lavoro e politiche sociali

28,8

Giustizia

34,4

Affari esteri

1,3

Interno

4,1

Ambiente, tutela territorio e mare

5,8

Infrastrutture e trasporti

574,4

Difesa

45,6

Politiche agricole

107,0

Beni e attività culturali

10,9

Salute

984,9

TOTALE

2.507,9

Fonte: Conto generale del patrimonio dello Stato, esercizio 2017, Prospetto n. 3, (A.C. 850).

 


 

4B5. La gestione di cassa

La gestione di competenza e la gestione dei residui concorrono a determinare i risultati della gestione di cassa, che è rappresentata, per la parte di entrata, dagli incassi e, per la parte di spesa, dai pagamenti.

In termini di cassa, come già riscontrato per la gestione di competenza, i saldi registrano un peggioramento rispetto ai risultati dell’esercizio 2016.

I saldi di cassa

(dati in milioni di euro)

 

44B2016

45B2017

Differenza 2017/2016

 

46BConsuntivo

Previsioni iniziali

Previsioni definitive

Consuntivo

Saldo netto da finanziare

-41.465

-102.587

-120.157

-62.196

-20.731

Risparmio pubblico

-9.125

-61.166

-52.665

-12.365

-3.240

Ricorso al mercato

-240.438

-356.512

-371.015

-304.143

-63.705

N.B.: Dati al lordo delle regolazioni debitorie e contabili.

 

Passando in rassegna i saldi della gestione di cassa al lordo delle regolazioni contabili, si osserva che nel 2017 il saldo netto da finanziare è risultato pari a 62,2 miliardi, con un peggioramento di 20,7 miliardi di euro rispetto al risultato raggiunto l’anno precedente (-41,5 miliardi di euro), riportandosi in valore assoluto sui valori registrati nelle annualità dal 2011 in poi (ovvero, rispetto ai -66,7 miliardi di euro del 2011; ai -58,8 miliardi di euro del 2012; ai -76,9 miliardi di euro del 2013; ai -78,8 miliardi di euro registrati del 2014 e ai -88,3 miliardi del 2015).

Il risparmio pubblico risulta di -12,4 miliardi di euro, in peggioramento di oltre 3 miliardi rispetto al dato del 2016. Esso indica che i pagamenti per spese correnti hanno superato gli incassi registrati sulle entrate correnti.

Il ricorso al mercato si attesta nel 2017 su di un valore di -304,1 miliardi di euro, in deciso peggioramento (di 63,7 miliardi) rispetto al 2016, assumendo il valore assoluto più elevato degli ultimi anni (si ricorda che nel 2015 era stato di 300,9 miliardi, di 286,4 miliardi nel 2014 e di 248,0 miliardi di euro nel 2013.

Peraltro, come evidenzia la tabella, tutti e tre i saldi registrano valori migliori rispetto alle previsioni, sia iniziali che definitive.

 

Nella tabella che segue si riportano i dati relativi alle previsioni definitive per la cassa (A), gli incassi o pagamenti (B) a raffronto con i risultati di cassa del rendiconto relativo all’esercizio 2016, nonché la massa acquisibile o spendibile (C), determinata dalla somma dei residui e degli stanziamenti di competenza. Le percentuali contenute nelle ultime due colonne evidenziano il rapporto fra gli incassi e i pagamenti effettivamente realizzati e, rispettivamente, le previsioni definitive di cassa e la massa acquisibile o spendibile.

 (dati in milioni di euro)

 

47B2016

2017


B/A

(%)


(B/C)
(%)

 

48BConsuntivo

Previsioni definitive
(A)

Consuntivo

(B)

Differenza 2017/2016

Massa acquisibile o spendibile
(C)

      ENTRATE

Entrate tributarie

456.817

469.137

465.579

8.762

608.460

99,2

76,5

Entrate extratributarie

61.593

61.003

60.922

-671

178.186

99,9

34,2

Totale entrate correnti

518.410

530.140

526.501

8.091

786.646

99,3

66,9

Alienaz., ammort., riscoss.

3.764

3.057

2.426

-1.338

3.625

79,4

66,9

Entrate finali

522.174

533.197

528.928

6.754

790.271

99,2

66,9

Accensione prestiti

264.618

377.612

281.610

16.992

314.195

74,6

89,6

Entrate complessive

786.792

910.809

810.537

23.745

1.104.466

89,0

73,4

      SPESE

Spese correnti

527.535

582.805

538.866

11.331

660.341

92,5

81,6

Spese conto capitale

36.105

70.549

52.257

16.152

105.474

74,1

49,5

Spese finali

563.640

653.354

591.124

27.484

765.815

90,5

77,2

Rimborso prestiti

198.972

250.859

241.947

42.975

251.577

96,4

96,2

Spese complessive

762.612

904.212

833.070

70.458

1.017.391

92,1

81,9

N.B.:     Dati al lordo delle regolazioni debitorie.

 

In particolare gli incassi finali evidenziano un leggero incremento rispetto al 2016, attestandosi a circa 529 miliardi di euro a fronte dei circa 522 miliardi segnati nel 2016 (nonché dei 512 miliardi registrati nel 2015), confermando il trend ascendente. L'ammontare degli incassi finali si è rivelato inferiore del dato definitivo di previsione di circa 4 miliardi di euro.

Dai dati della tabella, si può sottolineare che gli incassi per le entrate finali hanno costituito il 99,2 per cento delle corrispondenti previsioni definitive (l'analogo dato del 2016 era stato del 99,8 per cento) ed hanno raggiunto quasi il 67,0 per cento della relativa massa acquisibile, come l’anno precedente.

Considerando anche la voce accensione prestiti, gli incassi complessivi ammontano a 810,5 miliardi di euro, con un incremento, rispetto al 2016, di 23,7 miliardi di euro, quale risultante di aumenti di gettito delle entrate tributarie (8,8 miliardi) nonché dell’accensione di prestiti (17 miliardi), bilanciati da una riduzione di 1,3 miliardi degli incassi per alienazione e ammortamento di beni patrimoniali e riscossione di crediti e di 671 milioni di euro delle entrate extratributarie.

Nel conto della quota parte riferibile alla "competenza", gli incassi sono stati pari a 494,7 miliardi di euro (dato questo in aumento rispetto ai 490,7 miliardi del 2016, ai 474,2 miliardi del 2015 e ai 453,6 miliardi registrati nel 2014); anche in conto "residui" gli incassi si sono attestati a 34,2 miliardi, in aumento a fronte dei 31,5 miliardi di euro registrati nel 2016.

 

In valore assoluto, il volume dei pagamenti finali si attesta a 591,1 miliardi di euro, registrando un aumento rispetto al dato del 2016 di 27,5 miliardi di euro. Il dato è peraltro decisamente inferiore alle previsioni definitive, di oltre 62 miliardi.

Dei pagamenti finali, un importo pari 542,3 miliardi (91,7 per cento del totale) è stato pagato in conto competenza (contro il 93,3 per cento nel 2016 e il 91 per cento del 2015) e l’8,3 per cento in conto residui (circa 48,8 miliardi) contro il 6,6 per cento del 2016 e il 10,4 per cento nel 2015.

Il dato attesta in sé un rallentamento delle procedure di spesa degli stanziamenti di competenza rispetto allo scorso anno, che si accompagna però ad un recupero della velocità di smaltimento dei residui.

 

Le operazioni finali rappresentano il 90,5 per cento delle previsioni definitive (dato che si mostra in aumento rispetto all'analogo dato del 2016, che si attestava all’88,9 per cento) e il 77,2 per cento della relativa massa spendibile (rispetto al 78,3 per cento del 2016).

I pagamenti relativi alle spese di parte corrente ammontano a 538,9 miliardi, pari al 92,5 per cento delle previsioni definitive di cassa. I pagamenti relativi alle spese in conto capitale ammontano a 52,3 miliardi di euro.

I pagamenti per il rimborso di passività finanziarie ammontano invece a circa 242 miliardi, presentando una riduzione di quasi 9 miliardi (-3,6 per cento) rispetto alle previsioni definitive ma un aumento di quasi 43 miliardi (+21,6 per cento) rispetto all’esercizio precedente.

 


 

5B6. Il conto del patrimonio

24B6.1 Struttura e funzioni

Il conto generale del patrimonio è il documento contabile che fornisce annualmente la situazione patrimoniale dello Stato, quale risulta alla chiusura dell’esercizio.

Il conto generale del patrimonio comprende (art. 36, co. 3, legge n. 196/2009):

a)  le attività e le passività finanziarie e patrimoniali con le relative variazioni prodottesi durante l’esercizio di riferimento;

b)  la dimostrazione dei vari punti di concordanza tra la contabilità del bilancio e quella patrimoniale.

La Sezione I contiene la classificazione patrimoniale degli elementi attivi e passivi, definiti in modo che possano raccordarsi con il sistema di contabilità nazionale SEC 95. Le attività, in particolare, si distinguono in tre categorie di primo livello:

1)   attività finanziarie (attività economiche comprendenti i mezzi di pagamento, gli strumenti finanziari e le attività economiche aventi natura simile agli strumenti finanziari);

2)   attività non finanziarie prodotte (attività economiche ottenute quale prodotto dei processi di produzione. Esse comprendono beni materiali e immateriali prodotti, beni mobili di valore culturale, biblioteche e archivi);

3)   attività non finanziarie non prodotte (attività economiche non ottenute tramite processi di produzione. Esse comprendono beni materiali quali terreni, giacimenti, risorse biologiche non coltivate).

Dette attività sono distinte in successivi livelli di ordine analitico inferiore.

Per quanto concerne le passività è prevista un’unica voce di primo livello, denominata “passività finanziarie”, comprensiva di mezzi di pagamento, strumenti finanziari e simili.

Anche in questo caso, la voce di primo livello è distinta in ulteriori livelli di maggior dettaglio. Essa comprende tanto i debiti (a breve termine e a medio-lungo termine) quanto le anticipazioni passive.

La Sezione II illustra gli elementi di raccordo tra i dati patrimoniali e quelli del bilancio, mostrando l’incidenza dei risultati della gestione di bilancio sulle componenti patrimoniali attive e passive. La struttura della Sezione II tiene conto, in particolare, dell’articolazione del bilancio dello Stato sinora adottata, e cioè l’articolazione per unità previsionali di base e della classificazione delle spese per funzioni-obiettivo corrispondenti, al livello di maggior dettaglio, con le missioni istituzionali perseguite da ciascuna amministrazione.

In tale sezione si determina altresì l’ammontare dell’entrata netta e quello della spesa netta corrispondenti al beneficio o alla perdita apportati dalla gestione di competenza del bilancio al patrimonio.

A ciò si aggiungono la classificazione delle attività e passività per Ministeri, le tabelle, gli altri allegati e appendici al conto generale.

Infine, il conto generale del patrimonio si compone della “nota preliminare”, contenente una serie di tavole analitiche e riassuntive delle attività e passività patrimoniali dello Stato, nonché di alcune rappresentazioni grafiche che ne evidenziano l’evoluzione della sostanza patrimoniale.

25B6.2 I risultati generali della gestione patrimoniale per l’esercizio finanziario 2017

L’articolo 6 del disegno di legge di rendiconto dispone l’approvazione dei risultati generali della gestione patrimoniale, evidenziati nella successiva tavola.

Risultati generali della gestione patrimoniale 2017

(dati in milioni di euro)

Conti generali

consistenza al
31 dicembre 2016

consistenza al
31 dicembre 2017

differenza

Attività finanziarie

675.912

636.531

-39.381

Attività non finanziarie prodotte

306.825

307.041

216

Attività non finanziarie non prodotte

4.246

4.200

-46

Totale attività

986.983

947.772

-39.211

Passività finanziarie

2.784.954

2.823.179

38.225

Totale passività

2.784.954

2.823.179

38.225

Eccedenza passiva

1.797.971

1.875.407

77.436

 

Dai risultati generali della gestione patrimoniale 2017 emerge una eccedenza passiva di circa 1.875 miliardi, con un peggioramento di oltre 77,4 miliardi rispetto alla situazione patrimoniale a fine 2016. Si tratta di un risultato che continua il trend degli ultimi tre anni, considerato che nel 2016 sul 2015 il peggioramento è stato di poco inferiore ai 40 miliardi, e nel 2015 sul 2014, pari a -66,8 miliardi. Esso è dovuto ad un incremento delle passività (+38,2 miliardi) e alla diminuzione delle attività (-39,4 miliardi). Il risultato denota una situazione patrimoniale in peggioramento rispetto all'anno 2016 e riconferma gli andamenti negativi registrati negli anni dal 2004 in poi (con l'eccezione del 2009) come riassunti nella tabella che segue per l’ultimo decennio.

Risultati della gestione patrimoniale

(miliardi di euro)

2007

2008

2009

2010

2011

2012

2013

2014

2015

2016

2017

-55,1

-30,3

78,6

-18,7

-78,9

-10,5

-28,2

-129,6

-66,9

-39,5

-77,4

 

Come risultato del progressivo adeguamento della struttura del conto del patrimonio alle modifiche intervenute nella struttura del bilancio16F[24] si hanno quattro gestioni che determinano il risultato complessivo: quella relativa alle attività finanziarie, quella relativa alle attività non finanziarie prodotte, quella relativa alle attività non finanziarie non prodotte e, infine, quella relativa alle passività finanziarie17F[25].

Tale articolazione permette di comprendere in dettaglio la distribuzione delle variazioni degli elementi attivi e di quelli passivi del patrimonio, con il risultato finale sopra menzionato di un peggioramento nel 2016 di circa 77,4 miliardi di euro.

Il totale delle attività ammonta a circa 947,8 miliardi, di cui:

§  636,5 miliardi di attività finanziarie, in netta diminuzione rispetto al 2016 (-39,3 miliardi);

§  307 miliardi di attività non finanziarie prodotte, che comprendono beni materiali e immateriali prodotti, materie prime e prodotti intermedi, prodotti finiti, oggetti di valore e d’arte (beni mobili di valore culturale, biblioteche e archivi), sostanzialmente stabili rispetto al 2016;

§  4,2 miliardi di attività non finanziarie non prodotte, che comprendono i beni materiali non prodotti, ossia terreni, giacimenti e risorse biologiche non coltivate (stabili rispetto al 2016).

Nel dettaglio, all’interno delle attività finanziarie la consistente diminuzione (quasi 40 miliardi) è attribuibile in buona parte alle attività finanziarie di breve termine (-29,8 milioni): diminuiscono i crediti di tesoreria (-21,7 miliardi) e i residui attivi per denaro da riscuotere (-12.2 miliardi), mentre si è registrato un aumento nei “residui attivi per denaro presso gli agenti della riscossione” (+4 miliardi). Anche le attività finanziarie di medio-lungo termine sono in calo rispetto al 2016, principalmente per la diminuzione della consistenza delle anticipazioni attive (-14,6 miliardi), compensata parzialmente dall'incremento delle azioni ed altre partecipazioni (+5 miliardi), come risulta dal prospetto II.13 del Conto del Patrimonio.

Le attività non finanziarie prodotte che, come prima illustrato, comprendono beni materiali e immateriali prodotti, beni mobili di valore culturale, biblioteche e archivi, risultano stabili in complesso, ma al loro interno si rileva l’incremento (+1,3 miliardi) dei beni materiali prodotti a fronte della diminuzione (-1 miliardo) degli oggetti d’arte.

 

Il totale delle passività ammonta a 2.823 miliardi e si riferisce interamente a passività di natura finanziaria. Rispetto alla chiusura dell’esercizio 2016, l’entità delle passività finanziarie ha registrato un incremento di 38,2 miliardi di euro.

Tale ultimo dato è connesso ad un peggioramento sia della situazione debitoria a medio-lungo termine dello Stato per 26,8 miliardi di euro (con una notevole crescita dei buoni del tesoro poliennali per 44 miliardi) che della situazione debitoria a breve termine, nell'ambito della quale incrementano sia i residui passivi per circa 3,5 miliardi di euro che i debiti di tesoreria (+10 miliardi).


 

6B7. I rilievi della Corte dei conti

25B7.1 Il raccordo tra la gestione di bilancio e la gestione di Tesoreria

Un'analisi speciale merita il rapporto tra la gestione di bilancio e la gestione di Tesoreria.

Il riscontro delle risultanze del conto del bilancio, così come esse sono tratte dal rendiconto generale dello Stato per il 2017, va integrato con il confronto con i dati relativi ai corrispondenti incassi e pagamenti registrati dalla tesoreria, al fine di completare l'analisi degli effettivi riflessi generati dalla gestione statale (intesa come bilancio dello Stato) sugli andamenti di cassa della finanza pubblica (per quanto concerne il settore statale).

Va infatti sottolineato che l'analisi delle risultanze riportate nel conto del bilancio è solo parzialmente rappresentativa dei flussi di cassa generati dal bilancio dello Stato, dovendo, a fini di completezza, esaminarsi i risultati che incassi e pagamenti hanno prodotto sulle scritture del sistema di tesoreria, le cui evidenze hanno dato luogo alla costruzione del Movimento generale di cassa e del Conto Riassuntivo Tesoro per il 2017[26], riportato in allegato al Conto del Patrimonio.

A tale riguardo, emerge il tema della puntuale raffrontabilità di tali dati con quelli invece desumibili dalle risultanze a consuntivo tratte dal bilancio in termini di entrate/uscite, dal momento che, anche nell'anno in esame, le grandezze contabilizzate dalla tesoreria, presentano non lievi differenze rispetto a quelle iscritte nelle risultanze di bilancio.

In proposito, facendo ricorso ai dati contenuti nel movimento generale di cassa, il saldo c.d. di esecuzione complessivo della gestione di bilancio sulla Tesoreria (attraverso cui si misura il quantum del sussidio che la tesoreria fornisce alla gestione di cassa del bilancio, e viceversa) ha evidenziato – considerando anche la gestione dei prestiti e dei rimborsi – un valore di segno negativo per -22 miliardi di euro (in sensibile flessione rispetto ai -41,3 e -41,2 miliardi di euro del dato analogo del 2015 e del 2016, che seguivano un +3,5 miliardi che era stato il dato evidenziato nel 2014; i +16,8 miliardi di euro del dato del 2013, mentre nel 2012 lo stesso dato era stato di ?32,9 miliardi di euro e mentre quello del 2011 si era attestato a -24 miliardi di euro. Nel 2009 e nel 2010 il saldo era invece stato nuovamente di segno positivo e pari rispettivamente a +26 e +24 miliardi di euro).

La dinamica del citato saldo cd. di esecuzione riferita al 2017 può tuttavia essere compiutamente analizzata solo alla luce dei dati di dettaglio da cui tale risultato è scaturito: ovvero, avendo riguardo all'impatto sui flussi di tesoreria determinato dalle variazioni prodottesi sul saldo netto da finanziare e sul saldo della gestione propriamente finanziaria.

Nelle sue singole componenti di flusso, infatti, è da segnalare che il valore positivo della riduzione del saldo di esecuzione del bilancio, ha scontato, anche nel 2017, gli effetti di una gestione finanziaria (Accensione prestiti - Rimborso passività finanziarie), che è risultata in netto surplus, sebbene in riduzione rispetto agli anni precedenti, ossia per la registrazione di incassi per accensione prestiti, registrati per l'appunto per importi superiori all'ammontare dei rimborsi per +39,6 miliardi (+65,7 miliardi erano stati nel 2016, mentre di+ 46 miliardi era stato il surplus registrato nel 2015 e +82,3 miliardi nel 2014, mentre di +93,7 miliardi era stato l'analogo dato del 2013, mentre la cifra era stata di+ 25,8 miliardi di euro nel 2012 e di +42 miliardi di euro nel 2011. Dato, quest'ultimo, che si presentava in riduzione rispetto al 2010, quando il surplus si era attestato a oltre +83 miliardi).

D'altro canto, come accennato, il bilancio 2017 ha prodotto incassi e pagamenti sulla tesoreria derivanti dalla gestione corrente, che hanno evidenziato un risparmio pubblico di tesoreria di segno ancora negativo di -12 miliardi di euro[27], sia pure in netta diminuzione rispetto al dato dell'esercizio 2016, pari a -41,2 miliardi e al 2015, anno in cui si era registrato un importo record pari a -50,6 miliardi (-23,2 miliardi era stato invece il dato 2014, mentre -19 miliardi di euro era risultato il dato 2013, in calo a fronte dei -18 miliardi di euro era stato nel 2012. Si erano poi registrati ?22 miliardi di euro nel 2011, e ?9,3 miliardi di euro nel 2010, nonché circa -15 miliardi registrati nel 2009).

L'importo dello sbilancio incassi/pagamenti finali ha evidenziato inoltre un SNF di -62 miliardi di euro: dato questo in rialzo rispetto quello del 2016 che era stato pari a - 41,2 miliardi di euro (-50,6 miliardi erano stati nel 2015; - 78,5 miliardi nel 2014 e ?76,9 miliardi nel 2013: allorché il dato si era già registrato già in peggioramento rispetto ai -58,7 miliardi di euro nel 2012. Il dato era stato di -66,7 miliardi di euro nel 2011).

Quest'anno, la Tavola D del nuovo Conto riassuntivo Tesoro al 31 dicembre 2017, rielaborato in attuazione della delega di cui all'articolo 44-bis della legge di contabilità, fornisce il dettaglio del raccordo contabile delle gestioni di bilancio e con quello della Tesoreria ai fini del computo del Saldo di cassa del settore statale, consentendo una ricostruzione di dettaglio del fabbisogno di cassa determinato dalla gestione del bilancio dello Stato, sia sul lato della Formazione che in relazione alla sua copertura. Dalla ricognizione di tale tavola emerge infatti che il Saldo netto da finanziare di -61,7 miliardi, corrispondente allo sbilancio della gestione di bilancio, riflessa nel Movimento Generale di Cassa (MGC), è stato parzialmente compensato dall'apporto (pertanto, con segno +) fornito dalla tesoreria per 9,2 miliardi di euro, di cui la massima parte è da associarsi a della Variazione (maggiore afflusso di giacenze su c.s. e c.c. di tesoreria) dei conti di soggetti della PA (+10,6 miliardi) al netto delle Operazioni da Regolare (-1,5 miliardi di euro, es. Sospesi[28]), conseguendone un valore netto del fabbisogno di formazione derivante dal Bilancio dello Stato e dalla tesoreria , indicato pari a -52,5 miliardi.

Ora, passando alla esposizione della Copertura del detto fabbisogno, ovvero all'insieme delle transazioni delle partite finanziarie debitorie accese per coprire il saldo negativo suddetto, la stessa sarebbe avvenuta, per 39,7 miliardi di euro, dalla gestione monetario -finanziaria di bilancio (accensione presiti - rimborsi prestiti); per 13,6 milioni di euro mediante Variazione delle disponibilità liquide (Conto disponibilità e operazioni di mercato), il tutto al netto dei deflussi (segno -) intervenuti sulla tesoreria statale (-897 milioni di euro). Fermo restando rettifiche ed integrazioni che hanno determinato l'aumento del fabbisogno di spesa complessivo di ulteriori 465 milioni di euro, rispetto al Saldo consolidato netto delle gestioni di bilancio e di tesoreria (52,5 miliardi).

Pertanto, la gestione primaria di bilancio dello Stato, anche nel 2017, è stata più che compensata, nelle ordinarie esigenze di liquidità che si riflettono sul fabbisogno del settore statale, sotto il profilo della sua formazione, grazie al surplus delle partite attive prodotte dal sistema di tesoreria (maggiori incassi dovuti all'aumento dei Debiti di tesoreria o per riduzioni di Crediti[29]), rispetto a quelle passive registrate dal sistema (pagamenti del circuito, prodotti in relazione alla riduzioni di Debiti di tesoreria (partite finanziarie, ma non solo) o all'aumento di Crediti di Tesoreria (es. anticipazioni ad enti e amministrazioni etc.) nonché in relazione al raccordo della gestione della tesoreria, con la tenuta e la gestione del Contro Disponibilità intrattenuto dal Tesoro presso la Banca d'Italia.

In proposito, pur considerando i notevoli progressi conseguiti nella trasparenza dei flussi di cassa generati dalla gestione del bilancio, conseguiti grazie alla ristrutturazione dei contenuti del Conto riassuntivo tesoro, va confermato che le risultanze che emergono dalle nuove prospettazioni che consentono la ricognizione dei flussi di liquidità, andrebbero comunque integrate alla luce anche di elementi informativi illustrativi, circa i criteri e metodi seguiti nel governo della liquidità del settore erariale e della politica delle emissioni del debito pubblico seguiti nel corso dell'esercizio, che giocoforza si riflettono nelle misure di compensazione - sul versante nella sua copertura - che il governo adotta nella gestione del fabbisogno del settore statale, per la parte riconducibile al bilancio dello Stato.

A tal proposito la Corte dei conti ha rilevato che la nuova tabella D non soddisfa appieno l'esigenza di chiarezza, completezza e semplificazione in quanto non sono percepibili i fatti salienti della gestione, non è riportato l'andamento mensile del Conto del dare e dell'avere, non esiste un raffronto con la situazione dei debiti certi liquidi ed esigibili della P.A., né sono chiari gli effetti della gestione del debito statale, la cui situazione trimestrale era allegata nella precedente versione e non più nell'attuale[30].

 

 

Tra le questioni da segnalare vi è il conto sospesi collettivi che fa parte della voce più generale Pagamenti da regolare. Si tratta di somme pagate dalla Tesoreria che attendono il ripianamento anche attraverso un’imputazione al bilancio dello Stato. Pertanto, sono somme che sono considerate come un credito di tesoreria (e nel Conto del Patrimonio un’attività finanziaria). Infatti, in talune specifiche occorrenze, con imputazione “provvisoria” sul conto sospeso collettivi, possono essere effettuati pagamenti anticipati dalla Tesoreria statale, utilizzando risorse depositate sul “conto Disponibilità del tesoro”, in attesa che siano emessi i titoli di spesa necessari per la loro regolarizzazione, a valere su stanziamenti del bilancio statale, ovvero sulle risorse depositate su conti correnti o contabilità speciali aperti presso la Tesoreria statale. A consuntivo, la Corte segnala che le partite in sospeso al termine del 2017 sarebbero aumentate a 53,9 miliardi di euro, in solo lieve aumento rispetto al dato del 2016, pari a 53,1 miliardi. A tale proposito, la Corte ribadisce sul punto che il ricorso alle anticipazioni di tesoreria, con la formazione di sospesi collettivi, costituisce una modalità di gestione al di fuori del bilancio dello Stato di carattere esclusivamente temporaneo e non una forma di suo finanziamento di carattere strutturale. Dato il carattere temporaneo delle anticipazioni di tesoreria, deve pertanto procedersi ad una reintegrazione entro l’esercizio delle somme, rinvenendo le necessarie risorse nel bilancio dello Stato, non essendo affatto sostenibile la presenza di poste vetuste a partire dal 1979.

 

25B7.2 I progressi e le criticità che permangono sul piano gestionale e contabile: le osservazioni della Corte dei conti sulle procedure di contabilizzazione delle entrate e delle spese

Nel referto al Parlamento sul rendiconto 2017 la Corte dei conti ha dedicato come al solito una specifica parte alla trattazione delle problematiche emerse in relazione alle procedure di contabilizzazione, sia delle entrate che delle spese (in particolare, nei Tomi I (Entrate) e II (Spese) del Volume III del Referto).

Innanzitutto, sul versante delle entrate, la Corte ha confermato i rilievi critici già emersi negli scorsi esercizi relativi alle procedure di contabilizzazione, dal momento che sono state riscontrate anomalie e incongruenze nelle contabilità delle Amministrazioni, costituite essenzialmente dalla rilevazione di capitoli che presentano valori negativi nel “da riscuotere”(somme accertate e non riscosse) e nel “da versare” (somme riscosse e non versate) sia del conto competenza, che del conto residui (allegato I.I. alla Decisione e Allegati A e B al Volume III)[31].

Inoltre, estrapolate, ove riscontrate per capitoli/articoli, sono emerse le incongruenze inerenti alla registrazione di minori entrate di competenza e di cassa rispetto sia alle previsioni iniziali che alle previsioni definitive. L’analisi pone nuovamente in luce la sovrastima delle previsioni di bilancio per i capitoli/articoli nei quali si riscontra la criticità (Allegati C al Volume III del referto).

La Corte ha confermato l'esistenza di incongruenze contabili all’interno dello stesso Rendiconto delle entrate, essendo stati riportati, aggregati in ordine di importo, per titoli, per tipologie e per capitoli, i riaccertamenti e le insussistenze effettuati. Si tratta di sopravvenienze passive o attive, dovute alla non corrispondenza fra l’importo dei residui contabilizzati al 31 dicembre 2017 e quello calcolabile tenendo conto delle variazioni verificatesi a seguito della gestione dell’anno, sottraendo dai residui iniziali i versamenti in conto residui ed aggiungendo i residui di competenza (allegato 2.1 annesso alla Decisione Allegati D ed E).

Anche nel Rendiconto 2017 è emersa la mancata esplicitazione delle componenti della riscossione e del versamento residui, ovvero la mancata evidenziazione delle riscossioni in conto residui, operate nell’esercizio di riferimento, e che si trovano, invece, cumulate con quelle operate in esercizi precedenti e rimaste da versare, incidendo negativamente sulla trasparenza di bilancio. In tale ambito, riguardante il calcolo delle riscossioni nette sui residui, sono stati rilevati alcuni capitoli/articoli, con importi negativi risultanti dalla differenza fra il totale dei residui riscossi e le somme rimaste da versare dell’esercizio precedente e pertanto già riscosse (Allegato G).

Una problematica analoga è emersa laddove la Corte ha riscontrato valori negativi per capitoli/articoli, versamenti netti sui residui, che indicano che non è stato versato neppure ciò che restava da versare in totale nell’esercizio precedente. Non è ancora possibile, quindi, monitorare negli anni l’andamento reale dei resti da versare, perché i dati dovrebbero poter essere rilevati contabilmente, attraverso operazioni idonee a individuare direttamente gli importi che vengono versati a valere sulle somme che erano rimaste da versare e gli importi che vengono versati a seguito delle riscossioni operate nell’anno sui resti iniziali da riscuotere (Allegato H).

Inoltre, sono state evidenziate dalla Corte anche altre anomalie nell’ambito della costruzione del Rendiconto delle entrate: in particolare, le discordanze delle somme rimaste da versare indicate nella voce “Altri capitoli”, riconducibili alle Amministrazioni diverse dal Ministero dell’economia e delle finanze e quelle relative alla Regione siciliana iscritte nell’Allegato 23 al Rendiconto (“Dimostrazione delle somme rimaste da versare alla chiusura dell'esercizio distintamente per gli importi dovuti dai contabili erariali e per le somme acquisite direttamente dalle Regioni/Province, da regolare a carico degli appositi stanziamenti di spesa, mediante mandati da commutarsi in quietanza di entrata.”), nonché, le poste riferite ai capitoli dichiarati non regolari nel “da versare competenza” e nel “da versare residui”, per discordanze rilevate con i dati dei conti periodici.

In proposito, la Corte ha evidenziato che la determinazione dei resti da versare contiene la dimostrazione delle somme rimaste da versare a chiusura dell’esercizio, distinte per gli importi dovuti dai contabili erariali e per le somme acquisite direttamente dalle Regioni a statuto speciale e delle Province autonome, da regolare a carico di appositi stanziamenti di spesa, mediante mandati da commutarsi in quietanza di entrata.

Ha sottolineato, in riferimento alla determinazione dei resti da riscuotere, che è stata osservata la classificazione degli stessi per grado di esigibilità operata dall’Amministrazione, ponendo a raffronto tale classificazione con il grado di riscossione dei residui attivi e che l’esigenza di rimuovere le discrasie contabili rilevate si rafforza nel quadro della fase di sperimentazione connessa al riordino della disciplina per la gestione del bilancio e del potenziamento delle funzioni del bilancio di cassa e degli interventi normativi integrativi e correttivi del decreto legislativo n. 93 del 2016.

Le risultanze gestionali riportate nella nota integrativa al Rendiconto 2017 mostrano maggiori entrate di competenza (+0,8 per cento) e minori entrate di cassa (-0,8 per cento); l’analisi dettagliata svolta a livello di unità elementare di bilancio, tuttavia, evidenzia un cospicuo numero di capitoli/articoli per i quali gli accertamenti sono inferiori alle previsioni, sia iniziali che definitive, tanto per la competenza che per la cassa (Allegato C al III Volume).

L’allegato 23 (Dimostrazione delle somme rimaste da versare alla chiusura dell'esercizio) è stato espressamente escluso dalla dichiarazione di regolarità, non essendo stato possibile per la Corte riscontrarne sempre gli elementi giuridico contabili ad esso sottesi, atteso che il prospetto riporta, nelle parti sopra specificate, dati aggregati e non è stato possibile effettuare alcun riscontro puntuale con le poste indicate nel Rendiconto.

In aggiunta, la Corte ha riscontrato anomalie nelle somme rimaste da riscuotere di pertinenza di Amministrazioni diverse dal Ministero dell’economia e delle finanze, esposte nella voce “Altri capitoli” nell’Allegato 24 al Rendiconto (“Somme rimaste da riscuotere alla chiusura dell'esercizio, ridotte ai sensi dell'articolo 268 del Regolamento per l'amministrazione del patrimonio e per contabilità generale dello Stato, classificate in rapporto al grado di esigibilità”).

In particolare, la Corte ha dichiarato in ordine alla classificazione per grado di esigibilità dei residui di riscossione, sia del conto residui, sia provenienti dalla competenza, effettuata dall’Amministrazione sui dati di preconsuntivo dei titoli I e II, che la stessa risulta non dettagliata per capitolo/articolo.

 

Sul versante della spesa, la Corte dei conti ha proceduto:

§  alla verifica della concordanza tra le spese ordinate e pagate durante l’esercizio dalle Amministrazioni e le scritture tenute o controllate dalla medesima; alla verifica della regolarità dei decreti di accertamento dei residui passivi in base alla documentazione allegate in ordine all’esistenza delle obbligazioni giuridiche che giustificano l’iscrizione delle somme nelle scritture contabili;

§  alla verifica circa la regolare estinzione di tutti i titoli di spesa e la corrispondenza dei dati conseguenti ai titoli estinti con quelli riportati nel sistema informativo integrato Ragioneria generale dello Stato – Corte dei conti (SIRGS-CDC); all’accertamento della corrispondenza tra i dati recati dai conti allegati ed i prospetti riassuntivi prodotti dai competenti uffici del Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato.

All'esito dei controlli effettuati, la Corte dei conti ha riscontrato l'esistenza di eccedenze di spesa rispetto alle previsioni definitive di competenza, alla consistenza dei residui e alle autorizzazioni definitive di cassa per i capitoli indicati nell'Allegato 5 (lettera a) della Decisione.

Inoltre, ha riscontrato che non risultano non pervenuti o non ammessi a registrazione per riscontrate irregolarità o non registrati dalla Corte perché non si è ancora concluso il procedimento di controllo, ai fini del mantenimento in bilancio delle relative poste in conto residui, i decreti di accertamento dei residui relativi ai capitoli di cui all’Allegato 6 (lettera b).

Infine, ha constatato l'esistenza di poste iscritte nell’“elenco degli accantonamenti slittati”, in difformità a quanto stabilito dall’articolo 18, comma 3, della legge 31 dicembre 2009, n. 196 e successive modifiche e integrazioni (Allegato 7).

25B7.3 I rilievi formalmente notificati dalla Corte dei conti nella Decisione sul Giudizio di parificazione del rendiconto in merito alle incongruenze rilevate sia sulle entrate che sulle spese

Le segnalazioni della Corte dei conti si sono poi tradotte in specifici rilievi riportati nella decisione sul Giudizio di parificazione, che hanno confermato la presenza di una serie di elementi contabili di per sé incongrui, per lo più già rilevati anche negli anni passati, che delineano aspetti tecnico-amministrativi e contabili, su cui occorrerà giocoforza intervenire al fine di assicurare la piena corrispondenza tra i dati riportati a rendiconto e le effettive dinamiche registrate dalla gestione.

Tali criticità sono riassumibili, per le entrate, nella già descritta categoria delle incongruenze contabili (come importi con segno negativo per riscossioni residui, resti da versare e resti da riscuotere, come conseguenza di accertamenti inferiori alle riscossioni e di riscossioni inferiori ai versamenti) e nelle anomalie interne al rendiconto (come l'emersione per una serie di voci di bilancio di insussistenze o di riaccertamenti, cioè di sopravvenienze passive o attive).

In particolare, la Corte dei conti nella Decisione adottata nel giudizio di parificazione ha dichiarato regolare il Rendiconto generale dello Stato per l'esercizio 2017, con esclusione, quanto al Conto del bilancio,

sul versante delle entrate:

§  dei capitoli/articoli per i quali si sono riscontrate discordanze fra i dati esposti nel Rendiconto e quelli riportati nei conti periodici delle Amministrazioni, limitatamente alle poste dichiarate irregolari (Allegato 1.1);

§  dei capitoli/articoli per i quali la riscossione in conto residui operata nell’esercizio presenta un valore pari a zero esposto in Rendiconto, nonostante il dato calcolato risulti di valore negativo (Allegato 2.1, 2.2 e 2.3 alla Decisione);

§  delle somme rimaste da versare indicate nella voce “Altri capitoli”, riconducibili alle Amministrazioni diverse dal Ministero dell’economia e delle finanze e quelle relative alla Regione siciliana iscritte nell’Allegato 23 al Rendiconto (“Dimostrazione delle somme rimaste da versare alla chiusura dell'esercizio distintamente per gli importi dovuti dai contabili erariali e per le somme acquisite direttamente dalle Regioni/Province, da regolare a carico degli appositi stanziamenti di spesa, mediante mandati da commutarsi in quietanza di entrata.”), nonché le poste riferite ai capitoli dichiarati non regolari nel “da versare competenza” e nel “da versare residui”, per discordanze rilevate con i dati dei conti periodici;

§  delle somme rimaste da riscuotere di pertinenza di Amministrazioni diverse dal Ministero dell’economia e delle finanze, esposte nella voce “Altri capitoli” nell’Allegato 24 al Rendiconto in quanto indicate in modo aggregato, non dettagliate per capitolo (“Somme rimaste da riscuotere alla chiusura dell'esercizio, ridotte ai sensi dell'articolo 268 del Regolamento per l'amministrazione del patrimonio e per contabilità generale dello Stato, classificate in rapporto al grado di esigibilità”).

 

In ordine alla spesa sono stati esclusi dalla dichiarazione di regolarità:

§  capitoli che presentano eccedenze nei conti dei residui e della cassa concernenti tutte le Amministrazioni dello Stato, ad eccezione del Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare (Allegato 5-bis annesso alla Decisione);

§  capitoli in ordine ai quali non sono pervenuti, ovvero non sono stati registrati i decreti di accertamento dei residui, ovvero sono state evidenziate anomalie, riguardanti i Ministeri dello sviluppo economico, della giustizia, dell’istruzione dell’università e della ricerca, dell’interno, delle infrastrutture e dei trasporti e delle politiche alimentari e forestali (Allegato 6 annesso alla Decisione);

§  il capitolo 3030 del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo e del capitolo 9001 del Ministero dell’economia e delle finanze in ragione della difformità rispetto al disposto dell’articolo 18, comma 3, della legge 31 dicembre 2009, n. 196 e successive modificazioni e integrazioni, limitatamente alle poste dichiarate irregolari (Allegato 7 annesso alla Decisione)[32].

25B7.4 Il conto del patrimonio

In relazione al conto del patrimonio si rammenta che l'articolo 14 del decreto legislativo n. 279 del 1997 ha introdotto un livello di classificazione che deve fornire l'individuazione dei beni dello Stato suscettibili di utilizzazione economica, anche ai fini di un'analisi economica della gestione patrimoniale[33].

Ai fini della gestione e valorizzazione dei beni pubblici (immobili e partecipazioni) si ricorda che l'articolo 2, comma 222, della legge n. 191 del 2009 ha affidato al Dipartimento del tesoro del Ministero dell'economia e delle finanze un'attività di ricognizione finalizzata alla redazione del rendiconto patrimoniale dello Stato a prezzi di mercato[34] [35].

Il Documento di economia e finanza 2018 ribadisce quanto già confermato nella Nota di Aggiornamento al Documento di economia e finanza 2017 circa l'obiettivo di introiti annui da privatizzazione nell'ordine di 0,3 punti percentuali di PIL per il periodo 2018-2020[36]. Inoltre, il Piano di valorizzazione del patrimonio pubblico prevede la gestione, da parte dell'Agenzia del Demanio, di circa 3,2 miliardi di euro, da investire per la prevenzione del rischio sismico degli immobili dello Stato e per interventi di risanamento ambientale e bonifiche, edilizia pubblica, riqualificazione urbana e sicurezza delle periferie.

Secondo quanto rilevato dall'organo di controllo[37] non sono state ancora rivisitate le regole di redazione del Conto del patrimonio, di adeguamento al SEC 2010[38], di cui al regolamento n. 549 del 2013 del Parlamento Europeo e del Consiglio del 21 maggio 2013, per cui continuano ad applicarsi le regole del SEC' 95 - Regolamento n. 2223/96 del Consiglio dell'Unione Europea del 25 giugno 1996.

Sul piano del giudizio di regolarità in ordine al conto generale del patrimonio dello Stato per l'anno 2017, l'organo di controllo ha rilevato[39]:

§  incertezza e incompletezza dei dati dei beni immobili inclusi nelle poste patrimoniali per la difformità e discordanza nella documentazione fornita dall'Agenzia del demanio;

§  alcuni dati dei beni immobili del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti non sono comprovati da idonea documentazione giustificativa;

§  il valore dei beni mobili iscritti nelle poste patrimoniali in carico ai consegnatari di talune Amministrazioni statali non è aggiornato a causa di discordanze tra le risultanze dell'Ufficio centrale di bilancio del MEF e delle Ragionerie territoriali, rispetto a quelle dei consegnatari;

§  omessa iscrizione tra le attività finanziarie non prodotte delle opere permanenti destinate alla difesa nazionale e altre opere;

§  discordanza del valore della partecipazione del Ministero dell'economia e delle finanze in una società finanziaria bancaria rispetto al valore del patrimonio netto dell'ultimo bilancio approvato;

§  discordanza del valore delle poste patrimoniali con le scritture di bilancio dei "Crediti concessi ad enti pubblici e ad istituti di credito" del Ministero dell'economia e delle finanze;

§  discordanza del valore dello stock dei mutui rispetto alle scritture contabili del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, alla voce "Altri organismi";

§  irregolarità dei residui attivi e passivi del conto del bilancio che si riflette sulle consistenze dei relativi residui attivi e passivi iscritti nel conto generale del patrimonio.

 


 

6B8. Le note integrative

Ciascuno stato di previsione della spesa del rendiconto è corredato da una nota integrativa, la cui articolazione per missioni e programmi è coerente con quella della nota al bilancio di previsione. La nota integrativa, con riferimento alle azioni sottostanti, illustra i risultati finanziari per categorie economiche di spesa motivando gli eventuali scostamenti rispetto alle previsioni iniziali. Essa contiene inoltre l'analisi e la valutazione del grado di realizzazione degli obiettivi della spesa.

 

La disciplina delle note integrative al rendiconto contenuta nell'articolo 35, comma 2, della legge di contabilità e finanza pubblica è il risultato della modifica apportata dall'articolo 6 del decreto-legislativo n. 90 del 2016[40], che ha innovato i contenuti delle note sia sotto il profilo rappresentativo sia sotto quello sostanziale. La modifica perseguiva in particolare la finalità di favorire una rappresentazione degli obiettivi delle amministrazioni maggiormente focalizzata sulle finalità della spesa piuttosto che sulle attività svolte dagli uffici.

È opportuno inoltre osservare che con l'integrazione tra il contenuto del disegno di legge di stabilità e quello del disegno di legge di bilancio, attuata con la legge n. 163 del 2016, le note integrative contengono obiettivi relativi alla spesa prevista a legislazione vigente già integrata con gli effetti della manovra di bilancio attuata dal Governo.

La relazione illustrativa al rendiconto fornisce alcuni dati di sintesi delle note integrative allegate alle relazioni di ciascun Ministero.

 

La Figura 1 mostra la ripartizione tra i diversi Ministeri degli impegni di spesa associati agli obiettivi.


 

Figura 1 - Distribuzione % per Ministero degli impegni (esercizio 2017)

 

Fonte: Rendiconto generale della Amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 2017, Relazione illustrativa, grafico 18, pag. 179.

 

Tuttavia, molte risorse impegnate corrispondono a trasferimenti, del cui impiego finale l'Amministrazione non è direttamente responsabile: questi importi vengono interamente attribuiti ad un unico obiettivo (c.d. obiettivi di risorse trasferite). Inoltre un'altra parte consistente è destinata nel Ministero dell'Economia alla gestione del pagamento degli oneri del debito pubblico.

Rispetto all'anno precedente non è però stato riportato il grafico che mostrava la ripartizione delle risorse impegnate decurtate delle risorse trasferite e di pagamento del debito pubblico.

 

È possibile poi analizzare gli obiettivi adottati dalle amministrazioni. Si ricorda che gli obiettivi si distinguono in strategici, che misurano i risultati raggiunti in attuazione di una delle priorità politiche stabilite dal Governo, e strutturali, che misurano risultati da raggiungere in termini di miglioramento dell'efficacia ed efficienza dell'azione amministrativa non direttamente connessi con l'attuazione delle priorità politiche.

La Figura 2 mostra come la dimensione in termini di importo di stanziamento degli obiettivi sia molto variabile. Alla luce di una classificazione per classi di importo emerge come in alcuni Ministeri, come quello dello Sviluppo economico prevalgono gli obiettivi con importi ridotti (60% dello stanziamento è associato alle prime tre classi di importo). In generale, gli obiettivi strategici sono spesso di più piccola dimensione rispetto a quelli strutturali. Peculiare è il ministero della Difesa che ha definito come strategici tutti gli obiettivi da perseguire.

 

Figura 2 - Numero di obiettivi per classe d’importo attribuito (stanziamento definitivo) per Ministero: confronto tra obiettivi strategici e strutturali (esercizio 2017)

 

Fonte: Rendiconto generale della Amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 2017, Relazione illustrativa, grafico 20, pag. 180.

 

L’altra componente fondamentale delle Note Integrative, complementare agli obiettivi, è costituita dagli indicatori, che costituiscono lo strumento di misurazione del grado di raggiungimento degli stessi. Gli indicatori associati ai singoli obiettivi non necessariamente esprimono il risultato complessivamente raggiunto dall’obiettivo, né singolarmente né nel loro complesso, ma si focalizzano su alcuni aspetti di particolare rilievo.

Gli indicatori possono essere classificati in quattro tipologie:

1)  Indicatore di realizzazione finanziaria: indica l'avanzamento della spesa prevista per la realizzazione dell'obiettivo o dell'intervento;

2)  Indicatore di realizzazione fisica: rappresenta il volume dei prodotti e dei servizi erogati;

3)  Indicatore di risultato (output): rappresenta l'esito più immediato del programma di spesa;

4)  Indicatore di impatto (outcome): esprime l'impatto che il programma di spesa, insieme ad altri enti e a fattori esterni, produce sulla collettività e sull'ambiente.

 

La Tabella 1 mostra la ripartizione degli indicatori tra le suddette quattro tipologie, da cui emerge che la seconda e la terza sono le prevalenti.

Tabella 1 - Distribuzione percentuale degli indicatori per tipologia (esercizio 2017)

 

Fonte: Rendiconto generale della Amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 2017, Relazione illustrativa, tavola 74, pag. 181.

 

Nella Tabella 2 sono mostrati i livelli di raggiungimento degli obiettivi di ogni Ministero suddivisi in quattro classi: 0-25 per cento; 25-50 per cento; 50-75 per cento e 75-100 per cento. Si può notare come il 77,6% degli indicatori è stato raggiunto al 100%, con il Ministero delle infrastrutture che fa registrare il dato più alto (95% di indicatori raggiunti al 100%) e il Ministero della Giustizia il livello più basso (42,9% al 100%).

 

Tabella 2 - Grado di raggiungimento dei risultati misurati dagli indicatori per Ministero (esercizio 2017) Analisi per classe di raggiungimento del risultato

Fonte: Rendiconto generale della Amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 2017, Relazione illustrativa, tavola 75, pag. 182.

 


Parte II - Assestamento 2018
(A.C. 851-A)

 


7B1. L’assestamento del bilancio dello Stato

1.1 Funzione dell’assestamento del bilancio dello Stato

L'istituto dell'assestamento di bilancio dello Stato è previsto per consentire un aggiornamento, a metà esercizio, degli stanziamenti del bilancio, anche sulla scorta della consistenza dei residui attivi e passivi accertata in sede di rendiconto dell'esercizio scaduto al 31 dicembre precedente.

Sotto questo profilo, il disegno di legge di assestamento si connette funzionalmente con il rendiconto del bilancio relativo all’esercizio precedente: l’entità dei residui, attivi e passivi, sussistenti all’inizio dell’esercizio finanziario, che al momento dell’elaborazione e approvazione del bilancio di previsione è stimabile solo in misura approssimativa, viene, infatti, definita in assestamento sulla base delle risultanze del rendiconto.

Con il disegno di legge di assestamento le previsioni di bilancio formulate a legislazione vigente sono adeguate in relazione:

a)  per quanto riguarda le entrate, all’eventuale revisione delle stime del gettito;

Poiché esse sono il frutto di una valutazione di carattere tecnico, eventuali modifiche possono essere determinate dall’evoluzione della base imponibile e dagli effetti derivanti dall’applicazione della normativa vigente.

b)  per quanto riguarda le spese aventi carattere discrezionale, ad esigenze sopravvenute;

c)  per quanto riguarda la determinazione delle autorizzazioni di pagamento, in termini di cassa, alla consistenza dei residui accertati in sede di rendiconto dell’esercizio precedente.

La disciplina dell’istituto dell’assestamento del bilancio dello Stato è contenuta all’articolo 33 della legge di contabilità e finanza pubblica (legge n. 196/2009), che ne prevede la presentazione entro il mese di giugno di ciascun anno.

Il disegno di legge di assestamento riflette la struttura del bilancio dello Stato, organizzato in missioni e programmi, che costituiscono le unità di voto ed è predisposto nell’ambito del quadro normativo definito dalla legge di contabilità, come modificata e integrata dalla legge n. 163 del 2016 e dai decreti legislativi n. 90 e n. 93 del 2016[41].

Come previsto dalla legge di contabilità (articolo 33, comma 3), anche in sede di assestamento possono essere modificati gli stanziamenti di spese predeterminate per legge in virtù della c.d. flessibilità di bilancio, fermo restando il divieto di utilizzare stanziamenti di conto capitale per finanziare spese correnti. I margini di flessibilità in sede di assestamento sono stati ampliati a seguito delle modifiche introdotte prima dal D.Lgs. n. 90/2016 e poi dall’articolo 5 della legge n. 163/2016, di riforma della legge di contabilità e finanza pubblica, che ha riformulato il comma 3 dell’articolo 33 della legge di contabilità prevedendo la possibilità che con il disegno di legge di assestamento possano essere proposte variazioni compensative tra le dotazioni finanziarie previste a legislazione vigente, limitatamente all’anno in corso, anche tra unità di voto diverse (laddove essa era originariamente limitata soltanto nell’ambito dei programmi di una medesima missione[42]), ferma restando, anche in assestamento, la preclusione all’utilizzo degli stanziamenti di conto capitale per finanziare spese correnti20

 

La legge n. 163/2016 ha inoltre introdotto la previsione, a partire dal 2017, che anche il disegno di legge di assestamento sia corredato da una relazione tecnica, in analogia con quanto previsto per il disegno di legge di bilancio, in cui si dà conto della coerenza del valore del saldo netto da finanziare con gli obiettivi programmatici indicati in sede di Nota di aggiornamento del DEF. Tale relazione è aggiornata all’atto del passaggio del provvedimento tra i due rami del Parlamento (nuovo comma 4-septies dell’articolo 33).

1.2 Il contenuto del disegno di legge di assestamento del bilancio per l’esercizio 2018 (A.C. 851-A)

La revisione della struttura della legge di bilancio introdotta con le recenti modifiche alla legge di contabilità, attuate per la prima volta con la legge di bilancio 2017-2019, non interessa il disegno di legge di assestamento che pertanto mantiene la sua natura di legge formale. Esso sarà quindi composto della sola Sezione II dell'attuale legge di bilancio.

Con il disegno di legge di assestamento potranno proporsi solo eventuali modifiche alla Parte II - Sezione II dell'articolato della legge di bilancio 2018 (Approvazione degli stati di previsione), relativa agli articoli 2 e seguenti, limitatamente alla sistemazione di aspetti concernenti il contenuto formale delle norme stesse.

 

L’articolo 1 del disegno di legge di assestamento dispone l’approvazione delle variazioni alle previsioni del bilancio dello Stato per il 2018 (approvato con la legge n. 205 del 2017) indicate nelle annesse tabelle, riferite allo stato di previsione dell’entrata, agli stati di previsione della spesa dei Ministeri e ai bilanci delle Amministrazioni autonome.

Il disegno di legge reca, infatti, sia per lo stato di previsione dell’entrata che per ciascuno degli stati di previsione dei Ministeri di spesa, le proposte di variazione degli stanziamenti di bilancio in termini di competenza e di cassa, che costituiscono oggetto di approvazione da parte del Parlamento. In allegato al disegno di legge è evidenziata, a fini conoscitivi, l’evoluzione, in termini di competenza e di cassa, delle singole poste di bilancio per effetto sia delle variazioni apportate in forza di atti amministrativi fino al 31 maggio sia delle variazioni proposte con il disegno di legge di assestamento. Per ciascuna unità di voto si indicano, inoltre, le variazioni che si registrano nella consistenza dei residui, in linea con le risultanze definitive esposte nel Rendiconto dell’esercizio precedente.

Le variazioni disposte in bilancio con atto amministrativo nel periodo gennaio-maggio derivano dall’applicazione di provvedimenti legislativi intervenuti successivamente all’approvazione del bilancio (per le quali il Ministro dell’economia è autorizzato ad apportare, con proprio decreto, le conseguenti variazioni), oppure dall’applicazione di procedure previste dalla normativa contabile. La maggior parte delle variazioni non ha effetto sui saldi (variazioni compensative) perché si tratta o dello spostamento di somme tra capitoli di spesa, oppure di modifiche della stessa entità ma di segno contrario dell’entrata e della spesa. Hanno invece natura non compensativa, e incidono quindi sui saldi di bilancio, le variazioni dovute, principalmente a riassegnazioni ai capitoli di spesa di somme affluite in entrata, per complessivi 1.197 milioni di euro.

A partire dalla previsione iniziale della legge di bilancio, le variazioni intervenute per atto amministrativo unitamente a quelle proposte con il disegno di assestamento determinano dunque, per ciascun programma, la previsione assestata.

Tra le variazioni proposte con il disegno di assestamento 2018 vi rientrano: quelle finalizzate all’allineamento degli stanziamenti finanziati con la riassegnazione di alcune entrate di scopo, ai sensi della normativa vigente, e le proposte di rimodulazione tra le dotazioni finanziarie previste a legislazione vigente, ai sensi di quanto previsto dalla disciplina sulla flessibilità di bilancio. Le rimodulazioni proposte dal disegno di legge di assestamento sulle dotazioni finanziarie relative a spese predeterminate per legge sono esposte in appositi prospetti allegati a ciascuno stato previsione della spesa dei Ministeri interessati dalle rimodulazioni. Tali rimodulazioni sono analiticamente illustrate nella tabella riportata nel § successivo.

 

L’articolo 2, comma 1, innalza di due miliardi di euro per il 2018 (da 18 miliardi a 20 miliardi) il limite degli impegni per le garanzie di durata superiore a ventiquattro mesi assumibili dalla SACE S.p.a. (Servizi assicurativi del commercio estero). A tal fine novella l'art. 3, comma 3, della legge di bilancio 2018.

Al riguardo si evidenzia che la disposizione potrebbe non essere neutrale dal punto di vista degli impatti sul fabbisogno e sull'indebitamento netto. Si richiedono pertanto maggiori chiarimenti.

 

L'articolo 6, comma 9, del decreto-legge n. 269 del 2003 stabilisce che, nello svolgimento dell'attività assicurativa, gli impegni assunti dalla SACE S.p.A. siano garantiti dallo Stato nei limiti indicati dalla legge di approvazione del bilancio dello Stato, distintamente per le garanzie di durata inferiore e superiore a ventiquattro mesi. In attuazione di tale disposizione, l'art. 3 (recante l'approvazione dello stato di previsione del Ministero dell'economia e del bilancio) della legge di bilancio 2018 ha fissato a 3 miliardi di euro il limite degli impegni per le garanzie SACE di durata inferiore o uguale a ventiquattro mesi, a 18 miliardi, come sopra ricordato, il limite per le garanzie di durata superiore.

 

Il comma 2 novella il comma 5 dell’articolo 3 della legge di bilancio, recante la quantificazione degli importi dei fondi inseriti nel programma «Fondi di riserva e speciali», nell'ambito della missione «Fondi da ripartire» dello stato di previsione del MEF, per l'anno finanziario 2018. Si propone, in particolare, la riduzione di 300 milioni della dotazione del Fondo di riserva per l'integrazione delle autorizzazioni di cassa (portando a 7 miliardi di euro la dotazione assestata del Fondo per il 2018).

Tale Fondo è previsto dall’articolo 29 della legge di contabilità (legge n. 196 del 2009) al fine di provvedere ad eventuali deficienze delle dotazioni delle unità elementari di bilancio integrando le relative dotazioni di cassa, compatibilmente con gli obiettivi di finanza pubblica. La legge di contabilità stabilisce che la dotazione del Fondo sia annualmente determinata con apposita disposizione della legge di bilancio.

 

L'articolo 3 novella l'articolo 9, comma 3, della legge di bilancio 2018 al fine di introdurre l'esatta denominazione del Programma (riconducibile alla Missione "Ordine pubblico e sicurezza") all'interno del quale sono allocate le somme attribuite al Fondo dedicato alla ridotazione di risorse per eventuali deficienze dei capitoli relativi all'amministrazione della pubblica sicurezza (cap. 2676 dello stato di previsione del Ministero dell'interno). La denominazione qui proposta è «Contrasto al crimine, tutela dell'ordine e della sicurezza pubblica» (in luogo della denominazione «Pianificazione e coordinamento Forze di polizia» attualmente riportata dal testo della legge di bilancio).

 

L'articolo 4 reca due novelle all'articolo 18 della legge di bilancio, contenente "disposizioni diverse" aventi, per lo più, carattere gestionale.

La prima novella (comma 1) integra il testo del comma 5 dell'articolo 18 citato: esso dispone in ordine alle variazioni di bilancio connesse con l'attuazione dei contratti collettivi nazionali di lavoro del personale dipendente dalle amministrazioni dello Stato, autorizzando, per l'anno 2018, il Ministro dell'economia e delle finanze ad apportare, con propri decreti, le occorrenti variazioni di bilancio. Al fine di dare piena attuazione a tale disposizione, la modifica qui proposta autorizza il versamento all'entrata del bilancio dello Stato dei residui iscritti sul capitolo n. 3027 del MEF. Tale capitolo reca le somme attribuite al Fondo da ripartire per l'attuazione dei contratti del personale delle amministrazioni statali, ivi compreso il personale militare e quello dei corpi di polizia. Le previsioni assestate 2018 riportano, per il cap. n. 3027 citato, residui pari a circa 1,3 miliardi di euro, con una variazione in aumento di circa 807 milioni rispetto alle previsioni iniziali.

 

La seconda modifica (comma 2) integra il comma 26 dell'articolo 18 in oggetto, relativo a variazioni compensative di bilancio tra i capitoli interessati al pagamento delle competenze fisse e accessorie mediante ordini collettivi di pagamento con il sistema del cedolino unico (ai sensi dell'art. 2, comma 197, della legge n. 191 del 2009, finanziaria per il 2010). In particolare tale comma 26 autorizza il Ministro dell'economia e finanze, su proposta del Ministro dell'interno, a ripartire tra le amministrazioni interessate, le somme concernenti il trattamento accessorio del personale delle Forze di polizia e del personale alle dipendenze della Direzione investigativa antimafia. Le somme sono allocate su fondi previsti nello stato di previsione del Ministero dell'interno, nell'ambito della missione «Ordine pubblico e sicurezza», all'interno dei programmi: “Servizio permanente dell'Arma dei Carabinieri per la tutela dell'ordine e la sicurezza pubblica” e “Pianificazione e coordinamento Forze di polizia.”.

La modifica in esame stabilisce che, nelle more dell'emanazione del decreto del Ministro dell'interno che fissa, annualmente, il numero complessivo massimo di prestazioni orarie aggiuntive da retribuire come lavoro straordinario, continuano ad applicarsi per il 2018 i limiti alle prestazioni orarie aggiuntive stabiliti per il 2017. La norma mira, quindi, a consentire il tempestivo pagamento al personale interessato dei compensi per lavoro straordinario.

L'emanazione del suddetto decreto ministeriale è previsto dall'art. 43, comma tredicesimo, della legge n. 121 del 1981 (Nuovo ordinamento dell'Amministrazione della pubblica sicurezza). A tale riguardo si rammenta che il decreto-legge n. 210 del 2015 ("proroga termini"), art. 10, comma 8-sexies, proroga all'anno 2017 (per effetto dell'ulteriore proroga introdotta dal decreto-legge n. 244 del 2016) i limiti massimi stabiliti per l'anno 2015.

26BRimodulazioni di spese predeterminate per legge ed allineamento degli stanziamenti finanziati con la riassegnazione di alcune entrate di scopo

Tra le variazioni proposte con il disegno di assestamento 2018 vi rientrano:

§  le operazioni di rimodulazione tra le dotazioni finanziarie previste a legislazione vigente, ai sensi dell’articolo 33, comma 3, della legge di contabilità;

§  le operazione finalizzate all’allineamento degli stanziamenti finanziati con la riassegnazione di alcune entrate di scopo, ai sensi dell’articolo 23, comma 1-bis, della legge di contabilità.

 

Per la formazione delle previsioni assestate di spesa, la Circolare del Ministero dell’economia n. 16 del 16 aprile 201825F[43] richiama la disposizione in materia di flessibilità di bilancio di cui all’articolo 33, comma 3, della legge di contabilità, come modificato dal decreto legislativo n. 90 del 2016 e dalla legge n. 163 del 2016, che consente di disporre variazioni compensative tra le dotazioni finanziarie previste a legislazione vigente, relative anche ad unità di voto diverse - e quindi anche tra programmi di Missioni diverse (le cosiddette rimodulazioni "a carattere verticale" ai sensi della normativa contabile) - nel rispetto dei saldi di finanza pubblica, restando precluso l’utilizzo degli stanziamenti di conto capitale per finanziare spese correnti.

Il cronoprogramma dei pagamenti per l'anno 2018 dovrà essere aggiornato in relazione alle modifiche apportate, non appena il provvedimento di assestamento sarà approvato.

Le proposte di rimodulazioni relative a spese predeterminate per legge sono esposte in appositi prospetti allegati a ciascuno stato previsione della spesa dei Ministeri interessati dalle rimodulazioni.

Nel ddl di assestamento 2018, gli stati di previsione della spesa interessati da rimodulazione di fattori legislativi sono soltanto quelli relativi al Ministero dell’economia e delle finanze e al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti. Nella Tabella che segue sono riportati, per Ministero, i programmi di spesa che sono stati oggetto di rimodulazione, relativamente al fattore legislativo per l’anno 2018.

 

Autorizzazioni legislative di spesa oggetto di rimodulazione

Dati in euro

Ministero/Missione Programma

2018

Prev. assest. 27F(*)

Rimodulazione

ECONOMIA E FINANZE

 

 

6. Soccorso civile

 

 

6.1 Interventi per le pubbliche calamità

 

 

DL n.39/2009 art.3 comma 1: sisma Abruzzo

(Cap-pg: 7817/3)

112.691.000

-904.113

DL n.39/2009 art.3 comma 1: sisma Abruzzo

(Cap-pg: 7817/1)

112.691.000

904.113

8. Diritto alla mobilita' e sviluppo dei sistemi di trasporto

 

 

8.1 Sostegno allo sviluppo del trasporto

 

 

LS n.228/2012 art.1 comma 176: contratti programma RFI

(Cap-pg: 7122/1)

-

-600.000.000

LF n.266/2005 art.1 comma 86: contributo in conto impianti alle Ferrovie dello Stato S.P.A.

(Cap-pg: 7122/2)

1.281.000.000

600.000.000

LS n.147/2013 art.1 comma 76: RFI

(Cap-pg: 7122/7)

434.000.000

-100.000.000

LF n.266/2005 art.1 comma 86: contributo in conto impianti alle Ferrovie dello Stato S.P.A.

(Cap-pg: 7122/2)

1.281.000.000

100.000.000

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

 

 

1. Infrastrutture pubbliche e logistica

 

 

1.4 Opere strategiche, edilizia statale ed interventi speciali e per pubbliche calamità

 

 

DL n.133/2014 art.3 comma 3 punto B: Somme da assegnare ai provveditorati interregionali alle opere pubbliche per interventi di completamento di beni immobili demaniali

(Cap-pg: 7219/1 - 7219/3)

19.700.000

-300.000

DL n.133/2014 art.3 comma 3 punto B/bis: Somme da assegnare ai provveditorati interregionali alle opere pubbliche per l'attuazione di interventi urgenti in materia di dissesto idrogeologico

(Cap-pg: 7219/2 - 7219/4)

30.354.240

300.000

2. Diritto alla mobilità e sviluppo dei sistemi di trasporto

 

 

2.5 Sviluppo e sicurezza della navigazione e del trasporto marittimo e per vie d'acqua interne

 

 

LS n.190/2014 art.1 comma 153: Opere di accesso agli impianti portuali

(Cap-pg: 7275/1)

7.519.000

-2.481.000

LS n.190/2014 art.1 comma 239: Spese potenziamento trasporto marittimo stretto di Messina

(Cap-pg: 7255/1)

7.100.000

2.481.000

LB n.232/2016 art.1 comma 140 punto A/primum: Ripartizione del fondo investimenti di cui all'articolo 1, comma 140 della legge n.232 del 2016

(Cap-pg: 7712/1)

4.658.589

-2.000.000

LS n.190/2014 art.1 comma 239: Spese potenziamento trasporto marittimo stretto di Messina

(Cap-pg: 7255/1)

7.100.000

2.000.000

2.6 Sviluppo e sicurezza della mobilità locale

 

 

LF n.296/2006 art.1 comma 888: Mobilità fiere

(Cap-pg: 7415/2)

77.361

-2.619.000

2.5 Sviluppo e sicurezza della navigazione e del trasporto marittimo e per vie d'acqua interne

 

 

LS n.190/2014 art.1 comma 239: Spese potenziamento trasporto marittimo stretto di Messina

(Cap-pg: 7255/1)

7.100.000

2.619.000

 

La Circolare n. 16/2018 richiama, altresì l'articolo 6, comma 1, del D.Lgs. n. 90/2016, che consente di iscrivere negli stati di previsione della spesa di ciascuna amministrazione - e corrispondentemente in quello di entrata – gli importi relativi a quote di proventi destinate al finanziamento di specifici interventi o attività che si prevede di incassare nel medesimo esercizio.

Tali importi non venivano inclusi nelle previsioni iniziali di bilancio poiché oggetto di una riassegnazione alla spesa in corso d’anno, mediante l’adozione di appositi decreti di variazione di bilancio del Ministero dell’economia e delle finanze, a seguito della effettiva acquisizione in entrata dei relativi versamenti.

La citata disposizione rende invece disponibili - già a inizio anno - gli stanziamenti corrispondenti a entrate finalizzate per legge che hanno assunto un carattere stabile e facilmente monitorabile nel tempo.

Tali entrate oggetto di stabilizzazione sono monitorate continuamente per permettere, con il provvedimento di assestamento di bilancio o con il disegno di legge di bilancio per l’anno successivo, l’allineamento della previsione di spesa alle somme effettivamente incassate nell’esercizio di riferimento. Allo stesso modo possono essere apportate variazioni alle previsioni dei capitoli oggetto di stabilizzazione delle entrate di scopo, per allineare le risorse alle somme effettivamente versate nell'anno precedente se non già allineate in sede di bilancio per il triennio 2018-2020.

 


 

8B2. Le variazioni di competenza del bilancio dello Stato 2018
risultanti dal ddl di assestamento

La relazione al disegno di legge di assestamento per il 2018 (A.C. 851) evidenzia, in termini di competenza, un miglioramento del saldo netto da finanziare rispetto alle previsioni iniziali di bilancio, che si attesta ad un valore di -43,8 miliardi rispetto ad una previsione iniziale di -45 miliardi.

33BVariazioni al bilancio 2018 – Competenza (A.C. 851)

(milioni di euro)

 

Rendiconto 2017
(*)

Previsioni iniziali
2018

Variazioni per atto amministrativo

Variazioni proposte ddl assestamento

50BPrevisioni assestate 2018

      ENTRATE

Entrate finali:

582.974

579.462

148

-1.120

578.490

- Entrate tributarie

491.418

508.312

-69

-3.551

504.693

- Entrate extratributarie

89.081

68.637

217

2.655

71.509

- Alienazione e ammortamento

2.475

2.513

0

-225

2.288

      SPESE

Spese finali:

612.071

624.554

1.348

-3.570

622.332

- Spese correnti netto interessi

478.310

497.016

1.200

-1.039

497.177

- Interessi

70.580

78.491

4

-3.171

75.324

- Spese conto capitale

63.181

49.048

145

640

49.832

 

Saldo netto da finanziare

-29.096

-45.092

-1.200

2.450

-43.843

Risparmio pubblico

31.609

1.443

-1.055

3.314

3.701

Saldo primario

41.484

33.399

-1.196

-722

31.481

Ricorso al mercato

-271.169

-272.908

-1.394

6.200

-268.103

(*)  I dati di rendiconto sono riferiti alla gestione.

 

Il miglioramento di circa 1,2 miliardi di euro del saldo netto da finanziare (corrispondente alla differenza tra entrate finali e spese finali) rispetto alle previsioni iniziali è dovuto essenzialmente all’effetto positivo per 2,45 miliardi di euro derivante dalle variazioni proposte con il disegno di legge di assestamento in esame, compensato per -1,2 miliardi dalle variazioni per atto amministrativo.

Come esplicitato nella relazione illustrativa (A.C. 851), le variazioni proposte con il disegno di legge di assestamento risultano coerenti con i livelli programmatici di saldo netto programmatico fissati con la legge di bilancio, e nel complesso, le variazioni proposte con il provvedimento di assestamento riflettono in larga parte l’adeguamento degli stanziamenti di bilancio alle stime già formulate con il DEF 2018. Per altra parte, le maggiori spese trovano corrispondente compensazione in un aumento delle entrate o nella riduzione di altre voci di spesa.

Per approfondimenti sul punto, si rinvia al successivo § 5 del presente dossier relativo all’analisi della relazione tecnica.

Come risulta evidente dalla tabella, il miglioramento del saldo netto da finanziare che si determina nelle previsioni assestate, in termini di competenza, rispetto alle previsioni iniziali è dovuto ad un decremento delle spese finali per 2,2 miliardi di euro (che passano da 624.554 a 622.332 milioni di euro), parzialmente compensato da una riduzione delle entrate finali di quasi 1 miliardo di euro (che scendono, con il ddl di assestamento, da 579.462 a 578.490 milioni di euro).

In particolare:

§  la diminuzione delle entrate di quasi 1 miliardo di euro è dovuta alle variazioni proposte dal disegno di legge di assestamento, per 1,1 miliardi, con un minimo contributo positivo di 148 milioni delle variazioni per atto amministrativo. La riduzione riguarda unicamente le entrate tributarie (-3,6 miliardi), per lo più determinata dall’adeguamento della stima al quadro più aggiornato del DEF 2018, mentre si evidenzia un andamento di segno opposto di quelle extra-tributarie (+2,9 miliardi), spiegati secondo la relazione illustrativa dai maggiori utili di gestione della Banca d’Italia per 1.865 milioni e dai dividenti, maggiori rispetto alle previsioni, che saranno versati dalle società pubbliche, valutati in 785 milioni;

§  la riduzione delle spese finali rispetto alle previsioni di bilancio, di oltre 2,2 miliardi, è dovuta principalmente alla proposta di assestamento (-3,6 miliardi), parzialmente compensata dalle variazioni per atto amministrativo (+1,3 miliardi). Sulla proposta di assestamento influisce in maniera preponderante di riduzione della spesa per interessi di circa -3,2 miliardi.

 

Le proposte di variazioni formulate con il disegno di legge di assestamento in esame sono analizzate nel § seguente, distintamente per le entrate e per le spese.

 

Per quanto riguarda le variazioni per atto amministrativo, esse determinano un peggioramento del saldo netto da finanziare di 1,2 miliardi in termini di competenza, derivante da un incremento delle spese finali (+1,3 miliardi)[44].

La Relazione illustrativa descrive e riepiloga nella Tabella 2 le variazioni per atto amministrativo. Si segnala in particolare che il risultato è determinato principalmente dalle operazioni di riassegnazione di entrate versate al bilancio nell’ultimo bimestre del 2017, connesse quasi interamente al versamento all’entrata delle somme relative alle competenze accessorie del personale statale, riassegnate nel 2018 Tale incremento del saldo sarà riassorbito negli ultimi mesi dell’esercizio in corso, quando saranno disposti i versamenti all’entrata delle competenze accessorie non erogate nel corso dell’esercizio 2018, ai sensi della medesima normativa sul cedolino unico.

Con riferimento alle entrate, si registra un incremento di 148 milioni di euro, relativo, in particolare, alle entrate extratributarie, per 217 milioni di euro, per il versamento all’entrata di rimborsi, contributi e proventi di servizi pubblici, contestualmente riassegnati agli stati di previsione della spesa. Si registrano invece minori entrate tributarie per 69 milioni, dovute, per lo più alla deduzione forfetaria di spese non documentate degli autotrasportatori, disposta annualmente in applicazione del D.P.R. n. 917/1986.

Con riferimento alla spesa, le variazioni per atto amministrativo determinano un aumento degli stanziamenti finali di bilancio nella misura di 1.348 milioni di euro. Tra le categorie economiche, per la spesa corrente, l’incremento (1.204 milioni di euro) è determinato principalmente dalle variazioni che hanno interessato i redditi da lavoro dipendente (+1.207 milioni), dovute alle riassegnazioni delle somme relative alle competenze accessorie del personale statale versate all’entrata del bilancio dello Stato alla fine del 2017, ai sensi della normativa sul cedolino unico. Si segnalano anche i trasferimenti correnti alle amministrazioni pubbliche (+1.121 milioni), su cui incide in misura rilevante il prelevamento di risorse dal Fondo per la reiscrizione dei residui passivi perenti di parte corrente per 827 milioni di euro in termini di competenza. All’incremento dei trasferimenti contribuisce anche, per 160 milioni, il riparto del Fondo per le consultazioni elettorali. Relativamente alle altre uscite correnti (-2.523 milioni), la diminuzione è dovuta principalmente al riparto dei fondi di bilancio. Relativamente ai consumi intermedi (+791 milioni), le principali variazioni derivano dal riparto del Fondo per le missioni di pace (474 milioni) e del Fondo per le elezioni (88 milioni).

Nell’ambito della spesa in conto capitale (+145 milioni), si registra un incremento della spesa per i contributi agli investimenti alle amministrazioni pubbliche, per i contributi agli investimenti alle imprese e per gli investimenti fissi lordi. Tali incrementi sono parzialmente compensati da minori trasferimenti in conto capitale.

 

Per quanto concerne gli altri saldi, il risparmio pubblico (dato dalla differenza tra entrate correnti e spese correnti al lordo degli interessi) registra un miglioramento rispetto alla previsione iniziale, attestandosi a 3,7 miliardi. I dati relativi al ricorso al mercato (pari alla differenza tra le entrate finali e il totale delle spese, queste ultime date dalla somma delle spese finali e del rimborso prestiti) evidenziano un impatto positivo sul saldo, per complessivi 4,8 miliardi, passando da circa -272,9 miliardi di euro a circa -268,1 miliardi.

2.1 Le proposte di variazioni delle entrate del ddl di assestamento

La Relazione illustrativa al disegno di legge di assestamento evidenzia che le variazioni delle entrate del bilancio dello Stato disposte con il presente provvedimento sono elaborate in coerenza con il quadro macroeconomico definito nel Documento di economia e finanza (DEF) di aprile 2018, assunto a base per l’aggiornamento delle stime per l’anno 2018, nonché con gli andamenti effettivi del gettito registrati a tutto maggio dell’esercizio in corso. Quest’ultimo, in particolare, conferma sostanzialmente la tendenza già scontata nelle stime dello scorso aprile, comportando modifiche alle previsioni solo in taluni limitati casi.

 

Per quanto concerne le entrate finali, la tabella precedente evidenzia come il disegno di legge di assestamento reca una proposta di riduzione per 1.120 milioni di euro. Di questi, secondo le informazioni fornite nella Relazione illustrativa al disegno di legge di assestamento:

§  3.551 milioni di euro riguardano la riduzione delle entrate tributarie, determinata prevalentemente dall’adeguamento della stima al quadro più aggiornato del DEF 2018;

§  2.655 milioni di euro si riferiscono invece all’incremento delle entrate extra-tributarie, spiegato in larga parte dai maggiori utili di gestione della Banca d’Italia già versati allo Stato per l’importo complessivo di 3.365 milioni, di cui 1.356 milioni quali maggiori entrate rispetto alle previsioni del DEF. Ulteriori 785 milioni di euro riguardano le maggiori entrate per i dividendi che saranno versati dalle società pubbliche;

§  225 milioni di euro riguardano le entrate da alienazione, ammortamento e riscossione di crediti, che registrano una contrazione interamente imputabile ad un allineamento alle previsioni del DEF, in particolare con riferimento al riversamento al bilancio, da parte della Cassa depositi e prestiti Spa, della quota capitale dei mutui dalla stessa concessi agli enti locali e trasferiti al Ministero dell’economia e delle finanze in attuazione del D.L. n. 269 del 2003 (Disposizioni urgenti per favorire lo sviluppo e per la correzione dell'andamento dei conti pubblici).

 

Per quanto concerne le entrate tributarie, la Relazione illustrativa al disegno di legge di assestamento evidenzia che la variazione è prevalentemente concentrata sulle imposte indirette, in riduzione per 6.144 milioni (risultanti dalla riduzione di 6.518 milioni per adeguamento al quadro di previsione del DEF e dall’incremento per 375 milioni in base al monitoraggio del gettito), contenuta solo parzialmente dall’aumento delle imposte dirette per 2.593 milioni.

In particolare, modifiche di rilievo si segnalano relativamente al gettito IRPEF (in aumento di 2,8 miliardi di euro), al gettito IRES (in diminuzione di 1,1 miliardi di euro), alle imposte sostitutive previste dall’art. 3 della legge n. 662 del 1996 (in aumento di 799 milioni) e all'imposta sul valore aggiunto (in riduzione di 6.373 milioni).


 

L’andamento delle entrate tributarie nella prima parte del 2018

 

Il recente Bollettino delle entrate gennaio-giugno 2018 del Dipartimento delle finanze evidenzia come nei primi sei mesi del 2018 le entrate tributarie erariali, accertate in base al criterio della competenza giuridica, ammontano a 162.997 milioni di euro, in crescita rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso (+3.793 milioni di euro, pari a +2,4 per cento).

Le imposte dirette risultano pari a 83.325 milioni di euro (+2.633 milioni di euro pari a +3,3 per cento). Rispetto all’analogo periodo del 2017, tra le imposte dirette cresce l’introito dell’IRPEF del 3,1% (+2.237 milioni di euro). L’IRES è risultata pari a 1.770 milioni di euro (+265 milioni di euro, pari a +17,6%).

Il gettito delle imposte indirette ammonta a 79.672 milioni di euro, con un aumento dell’1,5 per cento (+1.160 milioni di euro) rispetto allo stesso periodo del 2017. Si confermano in aumento le entrate dell’IVA (47.706 milioni) che crescono di 945 milioni di euro (+2 per cento), per effetto dell’andamento positivo della componente relativa agli scambi interni (+859 milioni di euro, pari a +2,1 per cento) di cui 4.624 milioni di euro (+546 milioni di euro, pari a +13,4%) dai versamenti delle P.A. a titolo di split payment (L. n. 190/2014).

2.2 Le proposte di variazioni delle entrate del ddl di assestamento

Per quanto concerne le spese finali – che, come detto, diminuiscono complessivamente di 2,2 miliardi – le variazioni proposte dal provvedimento determinano una riduzione di 3.570 milioni di euro.

Tale riduzione interessa esclusivamente le spese correnti, che diminuiscono di 4.210 milioni di euro, nel cui ambito si registra una significativa proposta di diminuzione di quelle per interessi (-3.171 milioni), legata, per 2.271 milioni, alle minori esigenze relative al pagamento di interessi sui titoli pubblici, nonché, per 900 milioni, alle minori esigenze per gli interessi sui conti correnti di tesoreria.

La spesa in conto capitale registra invece un incremento di 640 milioni.

 

Le proposte di riduzione della spesa corrente primaria sono connesse principalmente alle seguenti categorie economiche di spesa (come riportate nella tabella successiva):

§  riduzione dei trasferimenti alle amministrazioni pubbliche (-2.152 milioni), dovuta in particolare alla riduzione di quelli alle regioni (-858 milioni) e dei trasferimenti correnti a enti di previdenza (-1.343 milioni);

§  diminuzione di 900 milioni di euro delle risorse proprie UE, in relazione all’adeguamento delle esigenze per il finanziamento dell’Unione a titolo di risorse proprie basate sul reddito nazionale lordo e sull’IVA (-800 milioni) e a titolo di risorse proprie tradizionali (-100 milioni).

Tali riduzioni sono parzialmente compensate dall’incremento di altre categorie di spesa, quali:

§  i consumi intermedi, per i quali si propone un incremento di 971 milioni, di cui 514 destinati al ripianamento dei debiti pregressi dell’Istituto poligrafico e Zecca dello Stato e 300 milioni all’adeguamento delle dotazioni per lo svolgimento delle funzioni istituzionali del Ministero della difesa, compresa la capacità operativa all’estero);

§  altre uscite correnti, in aumento di 890 milioni, principalmente per l’incremento delle somme destinate al ripiano dei debiti pregressi;

§  trasferimenti a famiglie e istituzioni sociali private (+115 milioni), attribuibile all’integrazione dei finanziamenti degli istituti di patronato e di assistenza sociale al fine di adeguare lo stanziamento all’effettivo importo dei contributi versati all’entrata del bilancio statale dagli enti previdenziali nel 2017).

Per quanto concerne le proposte di aumento per le spese in conto capitale (in complesso di 640 milioni di euro), si segnalano:

§  l’aumento dei contributi agli investimenti alle amministrazioni locali (+322 milioni), attribuibili soprattutto alle somme destinate alla ricostruzione dei territori interessati dal sisma del 24 agosto 2016 (+300 milioni);

§  l’aumento dei contributi agli investimenti ad imprese (+204 milioni), all’interno dei quali aumenta il conferimento al fondo di sostegno finanziario all’internazionalizzazione del sistema produttivo, gestito dalla Simest Spa (+160 milioni) e vengono adeguati gli stanziamenti relativi al Fondo per lo sviluppo degli investimenti nel cinema e nell’audiovisivo (+37 milioni) in funzione dell’aliquota percentuale delle entrate acquisite nell’anno 2017 sui settori economici inerenti allo spettacolo.

 

 

 

La tavola che segue illustra le proposte di variazione del disegno di legge di assestamento delle spese finali del bilancio dello Stato per categorie economiche rispetto al dato iniziale di bilancio 2018.


 

34BSpese finali del bilancio dello stato per categorie (A.C. 851)
(competenza - valori in milioni di euro)

CATEGORIE

Bilancio

Atti ammin.

Proposta ddl

Dato assestato

%
Ass/Bil

redditi da lavoro dipendente

91.704

1.207

108

93.018

1,4

imposte pagate sulla produzione

4.848

91

5

4.944

2,0

consumi intermedi

12.718

791

971

14.476

13,8

trasferimenti correnti ad A.P.

263.182

1.121

-2.152

262.175

-0,4

di cui: amministrazioni centrali

10.044

65

50

10.159

1,1

           amministrazioni locali

130.862

679

-859

130.682

-0,1

                   - regioni

111.054

313

-858

110.509

-0,5

                  - comuni

11.648

330

0

11.978

2,8

                  - altre

8.160

36

-1

8.195

0,4

           Enti di previdenza e assist. sociale

122.299

377

-1.343

121.333

-0,8

Trasferimenti correnti a famiglie e istituzioni sociali private

17.133

128

115

17.376

1,4

Trasferimenti correnti a imprese

8.357

112

2

8.449

1,1

Trasferimenti all'estero

1.442

250

1

1.693

17,4

Risorse proprie UE

17.850

0

-900

16.950

-5,0

Interessi passivi e redditi da capitale

78.491

4

-3.171

75.324

-4,0

Poste correttive e compensative

71.536

23

-79

71.480

-0,1

Ammortamenti

1.105

0

0

1.105

0,0

Altre uscite correnti

7.142

-2.523

890

5.510

-22,9

Totale Spese Correnti

575.507

1.204

-4.210

572.500

-0,5

Investimenti fissi lordi e acquisti terreni

5.089

119

21

5.229

2,8

Contributi agli investimenti ad A.P.

21.531

362

332

22.225

3,2

Contributi agli investimenti ad imprese

12.861

156

204

13.221

2,8

Contributi agli investimenti a famiglie e istituzioni sociali private

84

0

1

85

1,2

Contributi agli investimenti a estero

485

0

0

485

0,0

Altri trasferimenti in conto capitale

5.810

-498

81

5.393

-7,2

Acquisizioni di attività finanziarie

3.188

6

0

3.194

0,2

Totale spese Conto Capitale

49.048

145

640

49.832

1,6

Totale Spese Finali

624.554

1.348

-3.570

622.332

-0,4

 

Con riferimento alle missioni del bilancio dello Stato, le variazioni proposte dal ddl di assestamento interessano principalmente le seguenti:

§  “Debito pubblico”, che si riduce (-6.021) per la minore necessità di rimborso dei titoli del debito pubblico e per la riduzione degli interessi passivi;

§  la missione “Servizi istituzionali e affari generali”, che incrementa di 1.104 milioni;

§  “Politiche previdenziali”, in diminuzione (-1.016 milioni) in relazione all’adeguamento all’effettivo fabbisogno dell’INPS;

§  “L’Italia in Europa e nel mondo”, (-900 milioni) per le minori esigenze per il finanziamento dell’Unione europea;

§  “Relazioni finanziarie con le economie territoriali”, in diminuzione di 858 milioni (in particolare per i trasferimenti alle regioni);

§  “Soccorso civile”, in aumento di 409 milioni di euro.

 

Per l’andamento delle spese complessive del bilancio per missioni di spesa si veda la Tavola III in Appendice.

 


 

9B3. Le variazioni di cassa del bilancio dello Stato 2018
risultanti dal ddl di assestamento

In termini di cassa, il disegno di legge di assestamento per il 2018 determina complessivamente un peggioramento del saldo netto da finanziare di 1.162 milioni di euro e del saldo primario di 3.325 milioni di euro, mentre comporta un miglioramento del risparmio pubblico (+425 milioni) e del ricorso al mercato (+2.145 milioni).

 

33BVariazioni al bilancio 2018 – cassa (A.C. 851)

(milioni di euro)

 

Rendiconto 2017
(*)

Previsioni iniziali
2018

Variazioni per atto amministrativo

Variazioni proposte ddl assestamento

50BPrevisioni assestate 2018

      ENTRATE

Entrate finali:

528.928

537.944

148

-1.139

536.953

- Entrate tributarie

465.579

481.110

-69

-3.551

477.491

- Entrate extratributarie

60.922

54.321

217

2.636

57.174

- Alienazione e ammortamento

2.426

2.513

0

-225

2.288

      SPESE

Spese finali:

591.124

641.374

1.348

-1.178

641.544

- Spese correnti netto interessi

468.322

511.429

1.738

-766

512.401

- Interessi

70.545

77.491

-995

-1.168

75.328

- Spese conto capitale

52.257

52.453

605

757

53.815

 

Saldo netto da finanziare

-62.196

-103.429

-1.200

38

-104.591

Risparmio pubblico

-12.365

-53.489

-595

1.019

-53.064

Saldo primario

8.349

-25.938

-2.195

-1.130

-29.263

Ricorso al mercato

-304.143

-331.375

-1.394

3.539

-329.230

(*)  I dati di rendiconto sono riferiti alla gestione.

 

In particolare, il saldo netto da finanziare si attesta a -104,6 miliardi, con un peggioramento di 1,2 miliardi rispetto alla previsione di bilancio, dovuti quasi interamente alle variazioni per atto amministrativo che, come per la competenza, incidono negativamente per 1,2 miliardi sul SNF. Le proposte di assestamento lasciano invece sostanzialmente stabile il SNF (+38 milioni), per effetto della compensazione tra le minori entrate finali (-1,1 miliardi) e le minori spese finali (-1,2 miliardi). Per la competenza invece (si veda in proposito il paragrafo precedente) la riduzione delle spese finali (-3,6 miliardi) è solo parzialmente compensata dalla riduzione delle entrate finali (-1,1 miliardi), e pertanto le proposte di assestamento determinano un miglioramento del saldo netto di quasi 2,5 miliardi. La Relazione illustrativa osserva che per le dotazioni di cassa, le proposte di assestamento considerano, oltre alle variazioni proposte agli stanziamenti di competenza e alle esigenze legate all’operatività delle amministrazioni, anche la consistenza effettiva dei residui passivi accertata nel rendiconto, rispetto a quella presunta in sede di disegno di legge di bilancio. Quest’ultima infatti può risultare differente da quella presunta al momento della formazione della previsione della legge di bilancio, poiché tale stima è formulata con riferimento a un esercizio non ancora concluso.

Per quanto concerne gli altri saldi, il ricorso al mercato (al lordo delle regolazioni debitorie) aumenta di 2,1 miliardi rispetto al bilancio di previsione, raggiungendo un valore pari a -329,2 miliardi; il saldo primario, partendo dal valore negativo di quasi 26 miliardi, raggiunge l’importo di -29,3 miliardi.

Il risparmio pubblico migliora di quasi mezzo miliardo, ma rimane di segno negativo, attestandosi nelle previsioni assestate a -53,1 miliardi di euro.

 

Per quanto concerne le entrate finali, l’analisi della tabella precedente procede in perfetta simmetria con quanto esposto per la competenza, e dunque si rinvia alle osservazioni espresse nel precedente paragrafo 2.1.

 

Riguardo le spese finali, le variazioni per atto amministrativo determinano un aumento delle spese di circa 1,3 miliardi, parzialmente compensato da una diminuzione delle spese finali dovute alle proposte del ddl di assestamento (-1,2 miliardi circa). Le spese in conto capitale aumentano, in complesso, in termini di dotazioni di cassa, di 1,4 miliardi; le spese correnti al netto degli interessi aumentano di quasi un miliardo, mentre diminuiscono gli interessi (-2,2 miliardi circa).

 

Nell’ambito della dotazione di cassa della spesa corrente, va segnalata la proposta di riduzione della spesa per interessi, per un totale di 1.168 milioni di euro, rispetto alla riduzione di 3.171 milioni riferita alla gestione di competenza, conseguente ad una previsione più aggiornata rispetto a quella iniziale della dinamica dei tassi di interesse.


 

10B4. L’accertamento dei residui passivi

Nella definizione del bilancio di previsione, l’entità dei residui passivi viene stimata in modo presuntivo sulla base di un calcolo che fa riferimento alla massa spendibile e alle autorizzazioni di cassa risultanti dal bilancio dell’esercizio in corso a quel momento.

Solo con l’assestamento viene iscritta in bilancio la consistenza effettiva dei residui al 1° gennaio dell’esercizio in corso, quale è stata accertata sulla base delle risultanze del Rendiconto per l’esercizio precedente.

Pertanto, il disegno di legge di assestamento per il 2018 registra l’entità effettiva dei residui esistenti all’inizio dell’esercizio, come accertata nel disegno di legge di approvazione del Rendiconto per l’esercizio 2017 (A.C. 850).

 

Residui attivi

Con il provvedimento di assestamento si è provveduto ad aggiornare i residui attivi sulla base delle risultanze emerse al 31 dicembre 2017, a seguito della gestione conclusasi nell’esercizio di consuntivo. Nel complesso, le previsioni assestate quantificano un ammontare di residui attivi pari a 204.076 milioni di euro, a fronte dei 256.832 milioni di residui inizialmente previsti.

Per le entrate tributarie, i resdiui sono stati quantificati pari a 103.390 milioni, con una variazione in diminuzione di 35.933 milioni rispetto alle previsioni iniziali di 139.323 milioni. Per le entrate extra-tributarie, i residui ammontano a 100.073 milioni di euro, con una variazione in diminuzione di 16.868 milioni rispetto alla previsione iniziale di 116.941 milioni.

 

Residui passivi

Con riferimento alla spesa complessiva - analizzata più approfonditamente nella precedente sezione del dossier relativa al Rendiconto dello Stato - l’ammontare dei residui passivi (ivi compresi, dunque, quelli relativi al rimborso prestiti, pari a 475 milioni) risultanti alla chiusura dell’esercizio 2017 è pari a 137.905 milioni.

Con riferimento ai residui delle spese finali, in base al Rendiconto 2017 (Tabella n. 16 della Relazione al disegno di legge di Rendiconto), alla fine dell’esercizio 2017 (31 dicembre), a seguito dei risultati di gestione31F[45], la consistenza dei residui passivi per le spese finali è risultata pari a 137.430 milioni (al netto di 475 milioni relativi al rimborso prestiti32F), di cui:

§  67.639 milioni, che residuano dalla gestione dei residui passivi provenienti dagli esercizi precedenti (residui pregressi);

§  69.791 milioni, che derivano dalla gestione di competenza 2017 (residui di nuova formazione).

Dei suddetti residui passivi per le spese finali, si rileva che circa il 63,4% del totale sono ascrivibili alle spese di parte corrente (87.211 milioni) e il 36,5% (50.219 milioni) a quelle di conto capitale.

 

Nel complesso, il conto dei residui al 31 dicembre 2017 espone un aumento dei residui passivi finali rispetto all’esercizio precedente di 3.357 milioni (passando da 134.074 milioni nel 2016 ai 137.430 milioni nel 2017, +2,5%).

L’aumento della consistenza complessiva dei residui finali nel 2017 è imputabile interamente ai residui di conto capitale (+8.462 milioni), mentre quelli di parte corrente si riducono di 5.105 milioni (-5,5%).

Residui Passivi

(milioni di euro)

 

2009

2010

2011

2012

2013

2014

2015

2016

2017

Spese finali

95.926

108.203

92.964

73.347

83.650

112.792

109.691

134.074

137.430

Spese correnti

50.059

65.621

57.585

48.757

51.042

66.602

73.736

92.317

87.211

Spese c/capitale

45.867

42.582

35.380

24.590

32.608

46.190

35.955

41.757

50.219

 

La tabella evidenzia come l’andamento dei residui passivi manifesti negli anni 2009-2010 un andamento in crescita, dovuto essenzialmente all’incremento dei residui passivi di parte corrente, a fronte di un andamento opposto dei residui relativi alle spese in conto capitale, legata, in quegli anni, alla riduzione dei termini per la perenzione amministrativa per le spese in conto capitale (da sette a tre anni), disposta ai sensi dell’articolo 3, comma 36, della legge finanziaria per il 2008[46]. Nei due anni successivi, la consistenza dei residui passivi sembrava aver invertito la tendenza, con una flessione che ha interessato sia i residui per le spese di parte corrente sia quelli per le spese in conto capitale. Tuttavia, a partire dal 2013, si denota nuovamente un andamento in crescita della consistenza dei residui passivi.

L’incremento registrato nel 2017, rispetto al 2016, riguarda tuttavia, solo la consistenza dei residui passivi di conto capitale (+20,3 per cento) mente quelli di parte corrente si riducono (-5,5 per cento). Secondo la Relazione illustrativa al Rendiconto 2016, questo sensibile aumento è dovuto all’allungamento dei termini di conservazione in bilancio (da 2 a 3 anni) disposto dal D.Lgs. n. 93/2016, per i trasferimenti correnti ad amministrazioni pubbliche e per tutte le spese in conto capitale.

 

Il grafico che segue mostra l’andamento della consistenza dei residui passivi per tipologia di spesa.


 

 

Consistenza dei residui passivi per tipologia di spesa

(in mln di euro)

 

Rispetto al 2016, inoltre, si è registrato un aumento dell’ammontare dei residui di nuova formazione per 3.612 milioni (69.791 milioni nel 2017 rispetto ai 66.179 milioni del 2016) e un andamento costante del processo di smaltimento dei residui pregressi (67.639 milioni a fronte di 67.895 milioni del 2016).

In merito, la relazione illustrativa evidenzia che le spese correnti concorrono alla formazione dei nuovi residui per 46.456 milioni, mentre quelle in conto capitale hanno concorso in misura minore per 23.334 milioni.

29BI residui di nuova formazione nel 2017

Del complesso dei residui passivi delle spese finali del bilancio dello Stato accertati a fine dicembre 2017, circa 69.791 milioni risultano essere di nuova formazione.

Rispetto al 2016 si è registrato un aumento dell’ammontare dei residui di nuova formazione per 3.612 milioni. Tale fenomeno trova conferma nell’andamento del tasso di formazione dei nuovi residui, che passa dall’8,4% del 2016 all’8,2% del 2017.

Le spese correnti e quelle in conto capitale hanno concorso in misura differente alla formazione dei nuovi residui.


 

Residui passivi di nuova formazione

(milioni di euro)             

 

2011

2012

2013

2014

2015

2016

2017

Spese finali

49.865

43.741

58.152

76.226

63.016

66.179

69.791

Spese correnti

32.706

31.488

38.484

49.277

48.093

47.906

46.456

Spese c/capitale

17.153

12.253

19.668

26.949

14.923

18.273

23.334

 

La Tabella riporta che le spese correnti concorrono alla formazione dei nuovi residui per 46.456 milioni, mentre quelle in conto capitale hanno concorso in misura minore per 23.334 milioni (cfr. i dati esposti nella Tabella 25 allegata al disegno di legge al Rendiconto 2017).

Tali differenze si spiegano, secondo la Relazione illustrativa al Rendiconto 2017 (A.C. 850), con la presenza, tra le spese correnti, della categoria “Trasferimenti correnti ad Amministrazioni Pubbliche”, che storicamente è caratterizzata da tassi di formazione di nuovi residui particolarmente elevati.

L’incremento rispetto al 2016 dei residui passivi di nuova formazione è interamente attribuibile alla parte di conto capitale (+5.061 milioni di euro). I nuovi residui di parte corrente evidenziano, invece, una leggera riduzione.

30BI residui pregressi

Per quanto concerne la consistenza dei residui pregressi delle spese finali, essi risultano, a fine dicembre 2017, pari a 67.639 milioni36 di euro.

Nel 2017 risultano smaltiti 37.115 milioni di residui formatisi nell’esercizio precedente, pari al 55,9 per cento della consistenza iniziale di 66.427 milioni37F[47].

Considerando solo le somme smaltite nell’esercizio immediatamente successivo alla formazione, la percentuale del 2017 risulta leggermente superiore a quella media riscontrabile nei 4 esercizi precedenti (circa il 53%).

 


11B

5. La relazione tecnica al disegno di legge di assestamento

5.1 Elementi di informazione sulla coerenza del valore del saldo netto da finanziare del Bilancio dello Stato - Previsioni assestate 2018 con gli obiettivi programmatici

L'articolo 33, comma 4?septies della legge di contabilità e finanza pubblica (L. n. 196 del 2009) dispone che la relazione tecnica di accompagnamento al disegno di legge di assestamento dia conto della coerenza del valore del saldo netto da finanziare (o da impiegare) con gli obiettivi programmatici definiti in coerenza con l'ordinamento europeo, prevedendo che la stessa sia aggiornata al passaggio dell'esame del DDL tra i due rami del Parlamento.

Si ricorda che il Documento di economia e finanza pubblica 2018 - deliberato dal Consiglio dei Ministri il 26 aprile 2018 - non ha recato il nuovo il nuovo quadro programmatico, limitandosi all'aggiornamento delle previsioni macroeconomiche ed al quadro di finanza pubblica tendenziale che ne consegue, tenendo conto della legge di bilancio 2018.

Si evidenzia che la relazione tecnica prodotta a corredo del DDL assestamento 2018 rappresenta, in apposita Tavola di raccordo, la coerenza tra i saldi programmatici riferiti al bilancio dello stato e l'obiettivo tendenziale definito nel DEF con le modifiche risultanti dal DDL in esame.

Si tratta in concreto - si legge nella relazione tecnica - del raccordo tra il Saldo netto da finanziare del bilancio dello Stato - quale risultante dal Quadro generale riassuntivo del disegno di legge di assestamento e l’indebitamento netto tendenziale “assestato” del comparto Stato, e tra questo e quello tendenziale “assestato” delle amministrazioni pubbliche nel loro complesso, che tiene conto delle variazioni apportate con l'assestamento.

Nello specifico la Tavola recante il raccordo tra saldo netto da finanziare del bilancio dello Stato - previsioni assestate - ed il conto delle Amministrazioni pubbliche tendenziale 2018 illustra i passaggi che dal DDL assestamento permettono di indicare gli obiettivi tendenziali definiti in coerenza con quanto previsto dall'ordinamento europeo e comprensivi degli effetti dell'assestamento sulla spesa e sull'entrate.


 

Raccordo tra il SNF Bilancio dello Stato - previsioni assestate
e il conto PA tendenziale 2018 assestato

(miliardi di euro)

Competenza

Saldi di bilancio

Entrate finali

Spese finali

SNF

Indebit. netto

1

Bilancio dello Stato

Previsioni assestate 2018

578,5

622,3

-43,8

 

2

SEC 2010 - Previsioni assestate 2018

473,0

516,9

-43,8

 

3

 

al netto delle poste finanziarie

471,9

513,7

 

-41,8

4

Raccordo per il passaggio al conto economico di CN

-18,0

-27,1

 

+ 9,1

5

Conto economico Comparto Stato - comprensivo di previsioni assestate

453,9

486,6

 

-32,7

6

Conto economico PA comprensivo di previsioni assestate

821,2

849,3

 

-28,2

 

La riga 1 " Bilancio dello Stato- Previsioni assestate 2018" evidenzia i valori delle entrate e delle spese finali della legge di bilancio 2018 come aggiornati dall'assestamento a cui vanno aggiunti gli effetti finanziari determinati dal prelevamento dei fondi e dagli altri atti di gestione (tali valori comprendono le regolazioni contabili e debitorie), cui corrisponde un saldo netto da finanziarie di competenza pari a 43,8 miliardi di euro (quale differenza tra 578,5 miliardi di entrate e 622,3 miliardi di spese.

La riga 2 "Bilancio dello Stato in SEC 2010 - Previsioni assestate 2018" illustra l'effetto delle riclassificazioni operate sulle entrate finali e sulle spese finali e derivanti dall'applicazione delle regole del SEC 2010[48]. In particolare si distingue tra operazioni di natura finanziaria e di natura economica (queste ultime rilevanti per la costruzione dell'indebitamento netto). Per effetto di tali operazioni le entrate e spese finali si collocano a un livello inferiore di 105,4 miliardi di euro rispetto agli aggregati del bilancio dello Stato[49].

La riga 3 " Bilancio dello Stato in SEC 2010 - Previsioni assestate 2018 al netto delle poste finanziarie "esclude dagli aggregati di cui alla riga 2 le poste finanziarie, eliminando dalle entrate e dalle spese le partite finanziarie e permettendo così di calcolare l'indebitamento netto del bilancio assestato riclassificato (41,8 miliardi di euro).

La riga 4 "Raccordo per il passaggio al conto economico di CN" evidenzia gli importi delle rettifiche da applicare ai dati della riga 3 per individuare gli aggregati del comparto Stato secondo il principio della competenza economica[50]. Queste operazioni di raccordo hanno un effetto positivo sull'indebitamento netto pari a 9,1 miliardi di euro[51].

È in questa fase che si evidenziano gli effetti dell'inclusione nel perimetro statale degli altri enti o organi a livello centrale (costituzionali e di rilevanza costituzionale, Presidenza del Consiglio dei ministri ed agenzie fiscali) attraverso una procedura di consolidamento dei dati contabili delle singole istituzioni con quelli del bilancio dello Stato[52].

La riga 5 "Conto economico Comparto Stato - comprensivo di previsioni assestate" è il risultato dell'applicazione alle poste della riga 3 delle rettifiche di cui alla riga 4 e indica le entrate e le spese finali del comparto Stato assestato SEC 2010 cui corrisponde un indebitamento pari a 32,7 miliardi di euro [53].

La riga 6 "Conto economico PA comprensivo di previsioni assestate" espone il conto economico della pubblica amministrazione comprensivo degli effetti dell'assestamento sui livelli delle entrate e delle spese, riferiti al complesso della PA; il livello di indebitamento si attesta a 28,2 miliardi di euro.


 

11B6. Le modifiche introdotte dalla Commissione Bilancio

Nel corso dell’esame in sede referente, la V Commissione (Bilancio) ha approvato due soli emendamenti al disegno di legge di assestamento 2018, entrambi di iniziativa governativa, i quali hanno riguardato stati di previsione della spesa.

Si tratta dell’emendamento Tab.2.3 (Governo), che ha destinato 500.000 euro al programma 12.2 del MEF di sostegno allo sviluppo sostenibile, e dell’emendamento Tab.13.1 (Governo), finalizzato a rifinanziare per 10 milioni di euro il settore dello spettacolo dal vivo, di cui al Programma 1.1 del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo.

Nella tabella seguente sono indicate, per ciascun Ministero, la variazioni apportate per effetto dei due emendamenti approvati in Commissione Bilancio:

Dati in euro

EMENDAMENTO

MISSIONE

VARIAZIONI
COMPETENZA E CASSA
2018

Ministero dell’economia e delle finanze

 

Tab.2.3 Governo

Missione 12 – Sviluppo sostenibile e tutela del territorio e dell'ambiente, Pr. 12.2 – Sostegno allo sviluppo sostenibile

+500.000

Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali

 

Tab.2.3 Governo

Missione 1 – Agricoltura, politiche agroalimentari e pesca, Pr. 1.1 - Politiche europee ed internazionali e dello sviluppo rurale

-500.000

Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo

 

Tab.13.1 Governo

Missione 1 - Tutela e valorizzazione dei beni e attività culturali e paesaggistici, Pr. 1.3 - Tutela dei beni archeologici

–1.848.055

Tab.13.1 Governo

Missione 1 - Tutela e valorizzazione dei beni e attività culturali e paesaggistici, Pr. 1.6 - Tutela delle belle arti e tutela e valorizzazione del paesaggio

–7.330.925

Tab.13.1 Governo

Missione 1 - Tutela e valorizzazione dei beni e attività culturali e paesaggistici, Pr. 1.9 - Tutela del patrimonio culturale

–120.000

Tab.13.1 Governo

Missione 1 - Tutela e valorizzazione dei beni e attività culturali e paesaggistici, Pr. 1.10 - Tutela e promozione dell'arte e dell'architettura contemporanea e delle periferie urbane

–701.020

Tab.13.1 Governo

Missione 1 - Tutela e valorizzazione dei beni e attività culturali e paesaggistici, Pr. 1.1 - Sostegno, valorizzazione e tutela del settore dello spettacolo dal vivo

+10.000.000

 

Con riferimento specifico all’emendamento Tab.13.1, sulla base delle informazioni fornite dalla relativa Relazione tecnica, il rifinanziamento di 10 milioni di euro del Programma 1.1 - Sostegno, valorizzazione e tutela del settore dello spettacolo dal vivo - viene ripartito:

-    3,4 milioni in favore delle fondazioni lirico sinfoniche (cap. 6621);

-    2,8 milioni al sovvenzionamento delle attività musicali in Italia e all’estero (cap. 6622);

-    0,7 milioni in favore delle attività teatrali di prosa (cap. 6623);

-    0,2 milioni alle attività di danza in Italia e all’estero (cap. 6624);

-    2,8 milioni in favore delle attività teatrali di prosa svolte da soggetti privati (cap. 6626);

-    0,1 milioni al sovvenzionamento delle attività circensi e dello spettacolo viaggiante (cap. 8721).

 

 

 

 


Appendice

 


 

36BTavola I – Evoluzione della spesa finale dei singoli stati di previsione
ed incidenza percentuale sul bilancio dello Stato

(competenza – milioni di euro)

93

 

STATO DI PREVISIONE

RENDICONTO 2015

RENDICONTO 2016

RENDICONTO 2017

BILANCIO 2018

ASSESTATO 2018

Previsioni Definitive

Consuntivo

%

Previsioni Definitive

Consuntivo

%

Previsioni Definitive

Consuntivo

%

Legge Bilancio

%

ddl assestato

%

Economia e finanze

355.442

342.555

56,1

349.544

333.946

56,4

361.543

343.761

56,2

358.532

57,4

353.002

56,7

Sviluppo economico

5.808

5.788

0,9

7.136

7.052

1,2

6.874

6.847

1,1

5.222

0,8

5.477

0,9

Lavoro e politiche sociali

131.696

131.634

21,5

118.336

118.218

20,0

123.335

123.257

20,1

125.709

20,1

124.905

20,1

Giustizia

8.177

8.127

1,3

8.070

7.924

1,3

8.426

8.050

1,3

8.258

1,3

8.512

1,4

Affari esteri

2.616

2.537

0,4

2.703

2.566

0,4

2.976

2.818

0,5

2.609

0,4

2.963

0,5

Istruzione, università e ricerca

53.250

53.486

8,8

55.718

54.852

9,3

57.318

56.872

9,3

57.248

9,2

57.334

9,2

Interno

26.717

26.540

4,3

25.636

25.392

4,3

27.013

26.719

4,4

24.392

3,9

25.798

4,1

Ambiente, tutela territorio e mare

1.030

1.013

0,2

1.392

1.373

0,2

1.108

1.090

0,2

870

0,1

888

0,1

Infrastrutture e trasporti

13.880

13.675

2,2

14.560

14.453

2,4

13.993

13.947

2,3

15.059

2,4

15.165

2,4

Difesa

20.952

20.672

3,4

21.929

21.267

3,6

22.971

22.649

3,7

20.969

3,4

22.339

3,6

Politiche agricole

1.434

1.389

0,2

1.380

1.323

0,2

1.050

1.022

0,2

850

0,1

885

0,1

Beni e attività culturali

1.639

1.644

0,3

1.749

2.157

0,4

2.442

2.383

0,4

2.395

0,4

2.459

0,4

Salute

2.067

2.050

0,3

1.931

1.918

0,3

2.691

2.655

0,4

2.441

0,4

2.607

0,4

Totale spese finali

624.708

611.111

100

610.533

592.441

100

631.741

612.070

100

624.554

100

622.332

100

 


37BTavola II – Evoluzione della spesa finale per categorie
ed incidenza percentuale sul bilancio dello Stato

94

 (competenza – milioni di euro)

53BCATEGORIE

RENDICONTO 2015

RENDICONTO 2016

RENDICONTO 2017

BILANCIO 2018

ASSESTATO 2018

Previsioni Definitive

Consuntivo

%

Previsioni Definitive

Consuntivo

%

Previsioni Definitive

Consuntivo

%

Legge Bilancio

%

ddl assestato

%

Redditi da lavoro dipendente

87.432

86.966

14,2

91.660

89.878

15,2

 92.864

 91.365

14,9

91.704

14,7

93.018

14,9

Consumi intermedi

13.260

12.866

2,1

13.503

13.121

2,2

 13.739

 13.366

2,2

12.718

2,0

14.476

2,3

Imposte pagate sulla produzione

4.748

4.718

0,8

5.015

4.911

0,8

 5.043

 4.951

0,8

4.848

0,8

4.944

0,8

Trasferimenti correnti alle P.A..

271.467

271.213

44,4

259.989

259.495

43,8

 263.885

 263.215

43,0

263.182

42,1

262.175

42,1

Trasferimenti correnti a famiglie e istituzioni sociali private

14.025

13.800

2,3

14.955

14.746

2,5

 15.460

 15.212

2,5

17.133

2,7

17.376

2,8

Trasferimenti correnti a imprese

7.782

7.670

1,3

6.790

6.765

1,1

 7.156

 6.975

1,1

8.357

1,3

8.449

1,4

Trasferimenti all'estero

1.908

1.860

0,3

1.570

1.475

0,2

 1.747

 1.670

0,3

1.442

0,2

1.693

0,3

Risorse proprie UE

17.900

16.785

2,7

19.100

16.130

2,7

 17.200

 15.250

2,5

17.850

2,9

16.950

2,7

Interessi passivi e redditi da capitale

80.857

74.523

12,2

79.522

71.598

12,1

 77.385

 70.580

11,5

78.491

12,6

75.324

12,1

Poste correttive e compensative

79.330

77.571

12,7

70.524

68.655

11,6

 69.535

 64.145

10,5

71.536

11,5

71.480

11,5

Ammortamenti

946

365

0,1

990

380

0,1

 1.027

 387

0,1

1.105

0,2

1.105

0,2

Altre uscite correnti

2.737

1.464

0,2

3.280

2.493

0,4

 2.985

 1.772

0,3

7.142

1,1

5.510

0,9

Totale spese correnti

582.392

569.801

93,2

566.898

549.647

92,8

 568.027

 548.890

89,7

575.507

92,1

572.500

92,0

Invest. fissi lordi e acquisti terreni

5.601

5.417

0,9

5.182

4.916

0,8

 5.025

 4.924

0,8

5.089

0,8

5.229

0,8

Contributi agli investimenti ad A.P.

21.464

20.750

3,4

17.446

17.404

2,9

 20.297

 20.198

3,3

21.531

3,4

22.225

3,6

Contributi investimenti ad imprese

9.415

9.365

1,5

12.201

12.096

2,0

 10.989

 10.875

1,8

12.861

2,1

13.221

2,1

Contributi agli investimenti a famiglie e istituzioni sociali private

245

240

0,0

170

165

0,0

106

104

0,0

84

0,0

85

0,0

Contributi agli investimenti a estero

664

664

0,1

680

442

0,1

 568

 560

0,1

485

0,1

485

0,1

Altri trasferimenti in conto capitale

3.427

3.374

0,6

5.642

5.457

0,9

 3.131

 2.967

0,5

5.810

0,9

5.393

0,9

Acquisizioni di attività finanziarie

1.500

1.499

0,2

2.314

2.314

0,4

 23.598

 23.553

3,8

3.188

0,5

3.194

0,5

Totale spese conto capitale

42.316

41.309

6,8

43.635

42.794

7,2

 63.714

 63.181

10,3

49.048

7,9

49.832

8,0

Totale spese finali

624.708

611.110

100

610.533

592.441

100

 631.741

 612.070

100

624.554

100

622.332

100

38BTavola III – Andamento delle Missioni
ed incidenza percentuale sulle spese complessive del bilancio dello Stato

95

 (competenza – milioni di euro)

54BMISSIONI

RENDICONTO 2015

RENDICONTO 2016

RENDICONTO 2017

BILANCIO 2018

ASSESTATO 2018

Previsioni Definitive

Consuntivo

%

Previsioni Definitive

Consuntivo

%

Previsioni Definitive

Consuntivo

%

Legge Bilancio

%

ddl assestato

%

1 - Organi costituzionali

2.681

2.681

0,3

2.714

2.714

0,4

2.563

2.563

0,3

2.238

0,3

2.279

0,3

2 - Amministrazione generale territorio

597

581

0,1

644

630

0,1

622

597

0,1

573

0,1

582

0,1

3 - Relazioni autonomie territoriali

115.591

115.455

14,0

114.689

114.403

15,8

120.386

119.222

14,0

118.081

13,9

121.938

14,1

4 - L'Italia in Europa e nel mondo

25.904

24.704

3,0

26.806

23.603

3,3

25.806

23.626

2,8

28.878

3,4

25.353

2,9

5 - Difesa e sicurezza del territorio

20.470

20.228

2,4

21.444

20.802

2,9

21.629

21.337

2,5

20.446

2,4

21.033

2,4

6 - Giustizia

8.320

8.268

1,0

8.263

8.114

1,1

8.732

8.372

1,0

8.467

1,0

9.021

1,0

7 - Ordine pubblico e sicurezza

11.446

11.237

1,4

11.374

11.231

1,6

11.213

11.000

1,3

10.758

1,3

11.363

1,3

8 - Soccorso civile

4.320

4.210

0,5

4.546

4.472

0,6

6.014

5.951

0,7

5.798

0,7

6.791

0,8

9 - Agricoltura e pesca

1.015

1.010

0,1

974

961

0,1

1.027

1.001

0,1

805

0,1

1.024

0,1

10 - Energia e fonti energetiche

660

656

0,1

612

559

0,1

421

398

0,0

200

0,0

424

0,0

11 - Competitività e sviluppo imprese

17.165

17.070

2,1

20.480

20.394

2,8

21.842

21.544

2,5

24.606

2,9

25.777

3,0

12 - Regolazione dei mercati

40

39

0,0

42

41

0,0

37

34

0,0

16

0,0

30

0,0

13 – Diritto alla mobilità

11.711

11.644

1,4

11.660

11.635

1,6

12.164

12.147

1,4

13.322

1,6

14.345

1,7

14 - Infrastrutture pubbliche e logistica

4.900

4.849

0,6

5.844

5.766

0,8

5.126

5.095

0,6

5.931

0,7

5.931

0,7

15 - Comunicazioni

1.071

1.069

0,1

694

689

0,1

758

760

0,1

559

0,1

703

0,1

16 - Commercio internazionale

263

262

0,0

212

212

0,0

282

282

0,0

255

0

339

0,0

17 - Ricerca ed innovazione

2.869

2.848

0,3

2.957

2.943

0,4

2.992

2.981

0,3

2.978

0,3

3.305

0,4

18 - Sviluppo sostenibile

1.322

1.294

0,2

1.545

1.505

0,2

1.525

1.480

0,2

1.205

0,1

1.662

0,2

19 - Casa e assetto urbanistico

1.873

1.854

0,2

2.284

2.286

0,3

394

394

0,0

323

0,0

383

0,0

20 - Tutela della salute

1.633

1.619

0,2

1.581

1.551

0,2

2.270

2.236

0,3

2.110

0,2

3.146

0,4

21 - Tutela beni culturali

1.592

1.596

0,2

2.080

2.066

0,3

2.356

2.310

0,3

2.278

0,3

2.661

0,3

22 - Istruzione scolastica

43.116

43.361

5,2

45.522

44.678

6,2

46.900

46.468

5,4

46.313

5,4

47.073

5,4

23 - Istruzione universitaria

7.780

7.774

0,9

7.868

7.858

1,1

7.924

7.917

0,9

8.231

1,0

8.355

1,0

24 - Diritti sociali e solidarietà sociale

34.889

34.686

4,2

35.239

35.053

4,9

32.267

32.084

3,8

33.980

4,0

34.444

4,0

25 - Politiche previdenziali

106.073

105.984

12,8

86.923

86.768

12,0

92.408

92.343

10,8

93.554

11

91.571

10,6

26 - Politiche per il lavoro

10.589

10.537

1,3

15.102

15.040

2,1

11.465

11.407

1,3

10.737

1,3

13.062

1,5

27 - Immigrazione

2.279

2.277

0,3

3.296

3.283

0,5

3.958

3.933

0,5

3.658

0,4

3.920

0,5

28 - Sviluppo e riequilibrio territoriale

6.012

5.338

0,6

2.717

2.717

0,4

4.146

4.146

0,5

4.903

0,6

3.112

0,4

29 - Politiche finanziarie e di bilancio

93.126

90.945

11,0

87.568

84.503

11,7

106.749

99.666

11,7

89.121

10,5

92.014

10,6

30 - Giovani e sport

688

687

0,1

700

697

0,1

852

840

0,1

802

0,1

834

0,1

31 - Turismo

29

30

0,0

46

46

0,0

46

46

0,0

47

0,0

52

0,0

32 - Servizi generali amministrazioni

1.843

1.759

0,2

1.835

1.767

0,2

2.830

2.710

0,3

3.204

0,4

4.628

0,5

33 - Fondi da ripartire

3.392

1.433

0,2

4.136

2.568

0,4

3.275

1.879

0,2

11.309

1,3

14.801

1,7

34 – Debito pubblico

312.511

288.645

34,9

296.866

266.868

37,0

321.989

307.377

36,0

299.687

35,2

294.230

34,0

TOTALE SPESE COMPLESSIVE

857.770

826.630

100

829.264

788.423

100

882.968

854.143

100

852.370

100

866.183

100

96

 


 

39BTavola IV – Andamento delle principali imposte
e loro incidenza percentuale sulle entrate tributarie

97

     (competenza – milioni di euro)

Entrate tributarie

RENDICONTO 2015

RENDICONTO 2016

RENDICONTO 2017

BILANCIO 2018

ASSESTATO 2018

 

Previsioni Definitive

Consuntivo

%

Previsioni Definitive

Consuntivo

%

Previsioni Definitive

Consuntivo

%

Legge Bilancio

%

ddl assestato

%

Entrate tributarie di cui:

478.138

477.178

100

487.775

488.795

100

497.002

491.418

100

508.312

100

504.693

100,0

Entrate ricorrenti:

474.978

474.599

99,5

482.260

481.736

98,6

492.831

487.048

99,1

505.879

99,5

502.335

99,5

1 - Redditi

187.110

187.622

39,3

189.254

189.934

38,9

195.163

192.749

39,2

196.044

38,6

198.792

39,4

2 - Reddito delle società

40.492

40.965

8,6

43.775

41.695

8,5

41.749

40.964

8,3

41.406

8,1

40.255

8,0

3 - Imposte sostitutive

20.131

20.538

4,3

19.202

15.538

3,2

15.766

16.336

3,3

14.935

2,9

15.942

3,2

4 - Altre imposte dirette

9.377

8.549

1,8

7.945

8.984

1,8

8.752

9.314

1,9

10.275

2,0

10.371

2,1

5 - Iva

136.466

139.120

29,2

141.146

143.813

29,4

150.155

147.298

30,0

160.849

31,6

154.476

30,6

6 - Registro, bollo e sostitutive

13.000

12.155

2,5

12.145

12.323

2,5

12.107

11.926

2,4

11.828

2,3

11.998

2,4

7 - Accisa e imposta erariale sugli oli minerali

26.318

26.185

5,5

26.671

26.109

5,3

26.705

26.505

5,4

27.307

5,4

27.021

5,4

8 - Accisa e imposta erariale su altri prodotti

8.272

7.120

1,5

7.258

8.000

1,6

7.904

7.729

1,6

7.693

1,5

7.886

1,6

9 - Imposte sui generi di monopolio

10.580

10.715

2,2

10.960

10.949

2,2

10.136

10.564

2,1

10.776

2,1

10.852

2,2

10 - Lotto

7.200

6.793

1,4

8.000

7.794

1,6

8.000

7.153

1,5

7.547

1,5

7.650

1,5

11 - Imposte gravanti sui giochi

5.007

4.344

0,9

5.674

5.780

1,2

6.374

6.047

1,2

6.377

1,3

6.254

1,2

12 - Lotterie ed altri giochi

503

371

0,1

371

312

0,1

316

303

0,1

335

0,1

315

0,1

13 -Altre imposte indirette

10.521

10.122

2,1

9.858

10.503

2,1

9.703

10.158

2,1

10.506

2,1

10.522

2,1

Entrate non ricorrenti:

3.160

2.578

0,5

5.515

7.058

1,4

4.171

4.370

0,9

2.433

0,5

2.358

0,5

1 - Imposte sostitutive

1.075

896

0,2

770

1.414

0,3

1.004

1.385

0,3

1.109

0,2

1.107

0,2

2 - Altre imposte dirette

1.203

497

0,1

3.690

4.387

0,9

1.445

1.393

0,3

130

0,0

0

0,0

3 - Condoni dirette

256

396

0,1

341

450

0,1

951

736

0,1

446

0,1

402

0,1

4 - Altre imposte indirette

591

754

0,2

678

778

0,2

731

834

0,2

700

0,1

801

0,2

5 - Condoni indirette

35

35

0,0

36

30

0,0

40

22

0,0

48

0,0

48

0,0

 

 



 

 

 



[1]     I conti del bilancio ed i conti del patrimonio compilati da ciascun Ministero vengono trasmessi al Ministero dell'economia e delle finanze entro il 30 aprile dell’anno successivo; il rendiconto generale dell'esercizio scaduto viene poi trasmesso, entro il 31 maggio, alla Corte dei conti.

[2]     Al riguardo si segnala che la relazione in oggetto (che sarebbe la prima, riferita al 2017) non risulta (alla data del 13 luglio 2018) ancora trasmessa alle Camere. Si fa presente, peraltro, che la Corte dei conti, con delibera n. 4/2018/CONS del 25 giugno 2018, ha espresso il proprio parere sul primo Rapporto sulla sperimentazione delle azioni nel bilancio dello Stato (ciò da cui si può desumere che la Relazione in questione verrà trasmessa alle Camere a breve). Inoltre, merita evidenziare che nella relazione al disegno di legge di Rendiconto è presente uno specifico un approfondimento tematico relativo alla introduzione delle azioni.

[3]     Per l’analisi del contenuto del disegno di legge di assestamento per il 2018 si rinvia all’apposita sezione del presente dossier.

[4]     Si ricorda che il decreto legislativo 90/2016 – che ha completato la riforma della struttura del bilancio - ha inserito nella legge di contabilità gli articoli 38-bis e 38-ter concernenti il sistema di contabilità integrata finanziaria economico–patrimoniale e il piano dei conti integrato. È prevista, ai sensi dell'articolo 38-sexies, una sperimentazione della durata di due esercizi finanziari al fine di valutare gli effetti dell'adozione della contabilità integrata, del piano dei conti integrato e del suo utilizzo quale struttura di riferimento per la predisposizione dei documenti contabili e di bilancio unitamente alle missioni, ai programmi e alle azioni.

[5]     Ossia le spese autorizzate da espressa disposizione legislativa che ne determina l’importo (considerato quale limite massimo di spesa) e il periodo di iscrizione in bilancio (articolo 21, comma 5, lettera b), della legge n196/2009).

[6]     Comprensive delle somme versate, rimaste da versare e rimaste da riscuotere.

[7]     Comprensive delle somme pagate e delle quelle rimaste da pagare.

[8]     Previsto dall’articolo 28, comma 4, della legge n. 196/2009.

[9]     Nell’allegato è specificato, per ciascun decreto di prelevamento, la missione ed il programma, nonché l’amministrazione di pertinenza e la specifica finalità a motivo del prelievo.

[10]    L'articolo 7 del D.Lgs. n. 90/2016 aggiunge alla legge di contabilità due articoli (44-bis e 44-ter) le cui disposizioni sono volte al perfezionamento del raccordo tra le autorizzazioni di cassa del bilancio dello Stato e la gestione di tesoreria, da attuarsi da un lato attraverso il rafforzamento del contenuto informativo delle informazioni contabili e l'integrazione dei due sistemi, e dall'altro tramite la riconduzione all'interno del bilancio dello Stato delle gestioni contabili operanti a valere su contabilità speciali o conti correnti di tesoreria, che verranno ridotte nel numero e nell'entità complessiva. In particolare, con l'introduzione dell'articolo 44-bis si rivedono i contenuti del Conto riassuntivo del Tesoro, a partire da quello elaborato con riferimento al mese di gennaio 2017, e se ne prevede la pubblicazione sul sito istituzionale del Ministero dell'Economia e delle Finanze. I commi 2 e 3 riguardano l'integrazione contabile, tra bilancio e tesoreria, in quanto stabiliscono che il Conto riassuntivo del Tesoro costituisce la rendicontazione mensile delle riscossioni e dei pagamenti relativi al servizio di tesoreria statale, riguardante sia la gestione del bilancio dello Stato sia quella della tesoreria statale.

[11]    ISTAT “PIL e indebitamento AP” del 1° marzo 2018

[12]    Comunicati Istat comunicati “PIL e indebitamento AP” del 1° marzo 2018 e “IV trimestre 2016 - Conto economico trimestrale delle amministrazioni pubbliche”, del 4 aprile 2018.

[13]    Indebitamento netto al netto della spesa per interessi.

[14]    Risparmio o disavanzo delle amministrazioni pubbliche

[15]    La regolazione contabile è lo strumento per ricondurre in bilancio un’operazione gestionale che ha già manifestato il suo impatto sull’economia. Ciò in particolare per quel tipo di regolazioni concernenti i rapporti tra bilancio e tesoreria, qualora, ad esempio, si renda necessaria una anticipazione da parte di quest’ultima, cui consegue un debito del bilancio nei confronti della tesoreria medesima che deve essere, per l’appunto, “regolato” successivamente. Ulteriori tipologie di regolazioni sono di natura debitoria (ad esempio, ripiani di disavanzi della ASL, accantonamenti per estinguere debiti pregressi ed altro), ovvero concernono i rimborsi di imposte pregressi. La contabilizzazione di tali operazioni nei diversi saldi finanziari (saldo di competenza, fabbisogno ed indebitamento) dipendono dalla tipologia e dalle specifiche caratteristiche delle regolazioni.

[16]    Si ricorda che il citato D.L. n. 50/2017 ha effettuato una manovra finanziaria per l’anno 2017 i cui effetti migliorativi, pari a 2,4 miliardi di euro in termini di saldo netto da finanziare ed in 3,1 miliardi in termini di indebitamento netto, sono stati destinati al raggiungimento degli obiettivi di finanza pubblica indicati nel DEF 2017. Il D.L. 50/2017 ha, di conseguenza, modificato l’Allegato 1 della legge di bilancio 2017 (legge n. 232/2016), per registrare sul livello massimo del saldo netto da finanziare e del ricorso al mercato del 2017, gli effetti della manovra. Tuttavia, la modifica apportata dal D.L. n. 50 ha registrato un peggioramento del livello massimo dei saldi medesimi, riconducibile al risultato complessivo derivante, da una parte, dall’effetto migliorativo della manovra e, dall’altra, dagli effetti peggiorativi dovuti agli interventi di sostegno del sistema bancario, al fine di ottenere l’autorizzazione a ricorrere all’indebitamento per realizzare operazioni relative alle partite finanziarie.

[17]    In particolare, l’articolo 6 del D.Lgs. n. 93/2016 ha disposto l'abrogazione degli articoli 36 e 53 del regio decreto 18 novembre 1923, n. 2440 (Nuove disposizioni sull'amministrazione del patrimonio e sulla contabilità generale dello Stato) - che disciplinavano, rispettivamente, i termini di conservazione dei residui di parte corrente e di conto capitale e la procedura per l'accertamento di tali residui – e ha riscritto la nuova disciplina direttamente nell’ambito della legge di contabilità n. 196/2009.

[18]    Prima fissati dal R.D. n. 2440/1923 in due esercizi finanziari successivi alla loro iscrizione in bilancio.

[19]    La perenzione amministrativa è un istituto della contabilità pubblica, secondo il quale i residui passivi che non vengono pagati entro un certo tempo a partire dall'esercizio cui si riferiscono vengono eliminati dalle scritture dello Stato. Poiché a tali residui continuano a sottostare i relativi impegni giuridici di spesa, il relativo importo viene riscritto come debito nel conto del patrimonio. Le somme eliminate possono dunque riprodursi in bilancio, con riassegnazione ai pertinenti capitoli degli esercizi successivi con prelevamento dall'apposito Fondo speciale per la riassegnazione dei residui perenti delle spese, istituito nello stato di previsione del Ministero dell'economia, qualora il creditore ne richieda il pagamento (purché non sia trascorso il periodo di «prescrizione» giuridica del suo diritto). Quella della perenzione è, dunque, un istituto amministrativo che non arreca alcun danno al creditore in quale, anche se è avvenuta la cancellazione dell'importo dovutogli, può avanzare richiesta di pagamento provocando la reinscrizione in bilancio del suo credito.

[20]    La legge di contabilità prevede una notevole flessibilità degli stanziamenti delle leggi pluriennali di spesa, con l’obiettivo di adeguarne le quote stanziate annualmente alle previsioni del piano finanziario dei pagamenti (c.d. Cronoprogramma dei pagamenti). In particolare, il citato comma 2 dell’articolo 30 prevede che le somme stanziate annualmente nel bilancio dello Stato, relative ad autorizzazioni di spese pluriennali non a carattere permanente, non impegnate alla chiusura dell'esercizio (c.d. residui di stanziamento), possono essere reiscritte, con la legge di bilancio, nella competenza degli esercizi successivi in relazione a quanto previsto nel piano finanziario dei pagamenti, dandone evidenza in apposito allegato. La nuova disciplina sui residui (art. 34-ter, comma 1, legge n. 196/2009) prevede a tal fine la facoltà per le amministrazioni, da esercitarsi in sede di predisposizione del decreto di accertamento dei residui, di provvedere alla loro eliminazione dal conto dei residui di stanziamento e successivamente iscriverle, dopo il giudizio di parificazione della Corte dei conti, nella competenza dei bilanci futuri in relazione a quanto previsto nel piano finanziario dei pagamenti, ai sensi dell’art. 30, comma 2.

[21]    Recante disposizioni integrative e correttive al D.Lgs. 12 maggio 2016, n. 93, emanato in attuazione dell'articolo 42, comma 1, della legge 31 dicembre 2009, n. 196, per il riordino della disciplina per la gestione del bilancio e il potenziamento della funzione del bilancio di cassa.

[22]    Ad esclusione del 2014, in cui si è registrata una netta riduzione rispetto al 2013 (-32%).

[23]    Rispetto all’esercizio 2015 (113.031 milioni) si è registrato infatti nel 2016 - nonostante la consistenza iniziale dei residui fosse praticamente la medesima nei due esercizi - un aumento nella consistenza dei residui passivi di 21.392 milioni, derivante dall’aumento di 18.617 milioni dei residui di parte corrente (+25,3% rispetto al valore complessivo dei residui di parte corrente registrati nell’esercizio precedente) e dall’aumento di 5.764 milioni di quelli in conto capitale (+16%).

[24]    Il D.Lgs. n. 279 del 1997 prevede la presentazione del conto generale del patrimonio sulla base di una classificazione di tipo economico raccordata a quella di cui al SEC '95.

[25]    Cfr. Prospetto I.1 del Conto generale del patrimonio dello Stato per l'anno 2017.

[26]    Cfr. Rendiconto generale della Amministrazione dello Stato 2017, Parte II, Conto del Patrimonio, prospetto dei Movimento generale di Cassa e Situazione del Tesoro al 31 dicembre 2017, pagina 1092; MINISTERO DELL'ECONOMIA E DELLE FINANZE, Dipartimento della R.G.S., Conto riassuntivo Tesoro al 31 dicembre 2017, pagine 8 e 11, sul sito internet del dicastero. 6 e 7.

[27]    La ristrutturazione del Conto riassuntivo tesoro prevista dalla riforma di cui alla legge n. 196/2009, ha determinato dal 2018 la revisione dei prospetti per cui il dato relativo all'andamento di tesoreria registrato dal risparmio pubblico è solo implicitamente desumibile dalla differenza tra la somma di pagamenti correnti (538,9 miliardi) e le entrate correnti (Titoli I e II,) pari a 527 miliardi, presentando un saldo negativo di -12 miliardi di euro, che aggiungendosi ai pagamenti in conto capitale (52,2 miliardi di euro), ha determinato il fabbisogno complessivo di risorse che è stato poi sostanzialmente finanziato dalla tesoreria.

[28]    Una puntuale ricostruzione della natura e dell'impatto dell'istituto contabile rispetto alle risultanze finanziarie del bilancio dello Stato è quest'anno contenuta nel referto sul Rendiconto, con la dettagliata esposizione della dimensione finanziaria del fenomeno dei cd. debiti di tesoreria.. Cfr. CORTE DEI CONTI, SS.RR., referto annuale...., doc cit. Vokume I, pagina 223 e seguenti.

[29]    Ad esempio l'incremento delle giacenze di conti correnti o contabilità speciali di tesoreria, ovvero, l'emissione di titoli a breve (BOT).

[30]    Cfr. CORTE DEI CONTI, SS.RR. Relazione Annuale sul Rendiconto Generale dello Stato 2017, Volume I, pagina 359 e seguenti.

[31]    In merito alle discordanze in parola, secondo quanto ribadito dalla Corte dei conti anche nel referto sul Rendiconto dell'esercizio 2017,valgono sempre le spiegazioni fornite dalla R.G.S. nel 1995 per cui le stesso sono da ricondurre alla procedura seguita in sede di formazione del conto consuntivo, ed in particolare ai “dati compensati”, risultanti da operazioni con le quali il sistema informativo, in fase di acquisizione dei dati dei conti periodici riassuntivi, automaticamente elimina le somme rimaste da versare e quelle da riscuotere con segno negativo, assumendo che l’importo accertato sia almeno pari a quello versato. Alle rettifiche automatiche si aggiungono successivamente quelle manuali, conseguenti alle “comunicazioni ritardatarie” inviate dalle Amministrazioni e contabilizzate senza verificare se le stesse costituiscano, in tutto o in parte, una componente delle già intervenute compensazioni automatiche. Cfr. CORTE DEI CONTI, SS.RR. in sede di Controllo, Referto sul Rendiconto generale dello Stato 2017, Volume III, Tomo I, pagine 6 e 7.

[32]    Poste iscritte nell’“elenco degli accantonamenti slittati” in difformità dell’art. 18, comma 3, della legge 31 dicembre 2009, n. 196. Infatti il capitolo 3030 del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, non ha natura di Fondo speciale e il capitolo 9001 del Ministero dell’economia e delle finanze fa riferimento ad un disegno di legge che è stato approvato da un ramo del Parlamento nel 2014 e pertanto in esercizio non immediatamente precedente a quello oggetto del rendiconto 2017.

[33]    Nell'audizione del Direttore dell'Agenzia del Demanio presso la VI Commissione Finanze della Camera dei deputati, è emerso che l'Agenzia del demanio gestisce 43.185 beni al 31 dicembre 2017, per un valore di circa 60,5 miliardi di euro. L'84 per cento in valore è rappresentato dai beni in uso governativo, ossia in uso ai ministeri e a tutte le articolazioni territoriali dei ministeri e della pubblica amministrazione centrale; si tratta di 22.063 beni, con un valore medio di circa 2,30 mln di euro. Circa il 12 per cento è rappresentato dal demanio storico-artistico e dai musei, dalle biblioteche, dai palazzi storici e da beni invendibili e indisponibili, quali i fari costieri e le miniere: tali beni ammontano a 5.962 per un valore complessivo di 7 miliardi di euro e un valore medio di circa 1,2 mln di euro ciascuno. Un altro 4 per cento, per un valore di 2 miliardi di euro, di patrimonio disponibile e che quindi può essere venduto è costituito da 15.160 beni con un valore unitario di circa 130.000 euro (reliquati, pezzi di strada e di sedimi ferroviari, aree agricole, piccoli fabbricati).

      Cfr. Camera dei deputati, VI Commissione Finanze, Audizione del direttore dell'Agenzia del demanio, Roberto Reggi, 4 luglio 2018.

[34]    Il Rendiconto patrimoniale dello Stato a prezzi di mercato si affianca ad altri documenti, quali il Conto generale del Patrimonio dello Stato e la pubblicazione degli elenchi degli immobili di proprietà statale predisposta dall'Agenzia del Demanio. A differenza degli altri documenti, esso è finalizzato alla gestione ed alla valorizzazione dei beni, che sono rappresentati a prezzi di mercato. Inoltre, ha una portata più vasta riferendosi agli immobili (unità immobiliari e terreni) di tutte le Pubbliche Amministrazioni di cui all'articolo 1, comma 2, del decreto legislativo n. 165 del 2001.

[35]    In base al rapporto sui beni immobili detenuti dalle Amministrazioni pubbliche al 31 dicembre 2015, predisposto dal MEF – Dipartimento del Tesoro, si rileva che le Amministrazioni che hanno proceduto alla comunicazione dei dati sono state 7.476 (69 per cento di quelle incluse nel perimetro di rilevazione). Le analisi sono state condotte su 2.194.315 beni di cui 998.937 fabbricati e 1.195.378 terreni. I dati evidenziano che il 3,65 per cento delle unità immobiliari censite è di proprietà delle Amministrazioni centrali, il 3,49 per cento appartiene agli Enti di previdenza pubblici, il 72,56 per cento alle Amministrazioni locali e il restante 20,3 per cento ad altre amministrazioni (Iacp, Aci, Aziende di Servizi alla persona). Cfr. Ministero dell'economia e delle finanze – Dipartimento del Tesoro, Rapporto sui beni immobili detenuti dalle Amministrazioni Pubbliche - dati 2015.

[36]    Nel DEF 2018 il Governo ha dichiarato che nel periodo 2015-2017 le vendite di immobili di proprietà pubblica sono ammontate a circa 2,55 miliardi, di cui 79 milioni per immobili delle amministrazioni centrali, 1,75 miliardi per le vendite effettuate dagli enti territoriali e 721 milioni per immobili degli enti previdenziali. Per il triennio 2018-2020, le dismissioni del patrimonio immobiliare pubblico sono stimate complessivamente in 690 milioni per il 2018, 730 milioni per il 2019 e 670 milioni per il 2020.

[37]    Cfr. Corte dei conti, Giudizio sul Rendiconto generale dello Stato 2017, Volume I, I conti dello Stato e le politiche di bilancio 2017, pag. 356.

[38]    Il nuovo Sistema europeo dei conti (SEC 2010) ha introdotto importanti innovazioni, sia nei criteri di definizione del perimetro del settore delle Amministrazioni pubbliche, che in quelli che presiedono alle classificazioni per categorie economiche e che, infine, stabiliscono le modalità di registrazione delle voci di entrata e di spesa.

      Il SEC 2010 si differenzia dal SEC '95, soprattutto con riferimento a:

-         spese per ricerca e sviluppo (R&S), riconosciute come spese d’investimento, che danno luogo a prodotti della proprietà intellettuale, incidendo sulla domanda finale e contribuendo al PIL, mentre in precedenza erano considerate costi intermedi dell’unità economica agente;

-         spese per armamenti, che soddisfano la definizione generale di attività di investimento, classificate come investimenti fissi, anziché come spese per consumi intermedi, includendo le spese per l’acquisto di beni utilizzati ripetutamente per oltre un anno (ad esempio veicoli e altri apparecchi quali navi da guerra, aerei militari, carri armati, lanciamissili, ecc.);

-         criterio della proprietà economica nella definizione di importazioni e esportazioni di beni, ora registrati quando vi è un trasferimento della proprietà, a prescindere dal corrispondente movimento fisico attraverso le frontiere, con le conseguenti modifiche nella stima dei flussi con l’estero di beni e servizi, con effetto netto sulla bilancia commerciale (e quindi sul PIL) pressoché nullo;

-         ampliamento del settore delle società finanziarie, allo scopo di ottenere una maggiore coerenza con il sistema delle statistiche finanziarie della Banca centrale europea (BCE) e del Fondo monetario internazionale (FMI);

-         definizione di regole più stringenti per le società veicolo, che hanno per oggetto esclusivo la realizzazione di operazioni di cartolarizzazione e che, in tale ambito, emettono strumenti finanziari negoziabili, con l’imputazione delle passività assunte dalle società veicolo non residenti controllate ai conti dalle Amministrazioni pubbliche controllanti;

-         registrazione delle operazioni delle società a controllo pubblico, al fine di migliorare la misurazione di elementi che influiscono sul debito pubblico;

-         super dividendi corrisposti da società pubbliche, ora considerati pagamenti eccezionali e prelievi di capitale;

-         contratti di partenariato pubblico-privato, per le eventuali implicazioni sui conti delle Amministrazioni pubbliche, e delle Agenzie di ristrutturazione;

-         indennizzi di assicurazione per eventi catastrofici, considerati trasferimenti in conto capitale e non più trasferimenti correnti;

-         redditi da lavoro dipendente, che includeranno il valore delle stock options conferite dalle aziende ai propri dipendenti;

-         diritti pensionistici accumulati, con una tavola aggiuntiva in cui sono registrati i diritti pensionistici relativi ai sistemi di previdenza pubblici e privati, con o senza costituzione di riserve, compresi i sistemi pensionistici della sicurezza sociale;

-         superamento di riserve relative all’applicazione omogenea tra i paesi Ue di standard già esistenti, il che comporta per l’Italia l’inserimento nei conti delle attività illegali, in ottemperanza al principio di esaustività, già introdotto dal SEC 95, con la considerazione, in coerenza con le linee guida EUROSTAT, di tutte le attività che producono reddito, indipendentemente dal loro status giuridico: traffico di sostanze stupefacenti, prostituzione e contrabbando (di sigarette o alcol);

-         classificazione dei flussi derivanti da operazioni sui derivati come operazioni finanziarie, unificando le distinte versioni dell’indebitamento netto delle Amministrazioni pubbliche, una coerente con il SEC 95 e l’altra predisposta ai fini della procedura per i disavanzi eccessivi.

[39]    Cfr. Corte dei conti, Decisione sul Rendiconto generale dello Stato 2017, pagg. 9 e ss.

[40]    Il decreto-legislativo n. 90 del 2016 è stato da ultimo corretto e integrato dall'Atto del governo n. 32. Si veda in proposito il Dossier n. 35 dei Servizi studi della Camera e del Senato del luglio 2018.

[41]    Le modifiche introdotte – che, si rammenta, non hanno modificato la natura del provvedimento di assestamento che, a differenza della legge di bilancio, rimane una legge formale, costituita dalla sezione II della legge di bilancio, che contiene le sole variazioni connesse alla legislazione vigente e alla rimodulazione delle spese nei limiti consentiti dalla citata legge n.196 – riguardano, essenzialmente, la messa a regime dei margini di flessibilità concessi alle Amministrazioni in fase di formulazione delle proposte di assestamento, che risultano più ampi di quanto previsto dalla normativa previgente, la previsione del rispetto di un vincolo sul saldo del bilancio di cassa programmatico che si aggiunge a quello di competenza e la presentazione di una relazione tecnica che illustra, tenendo conto delle variazioni proposte con il disegno di legge di assestamento, la coerenza del valore del saldo netto da finanziare o da impiegare con gli obiettivi programmatici di finanza pubblica, secondo lo schema già impiegato ai fini della relazione tecnica di accompagnamento al disegno di legge di bilancio.

[42]    Si ricorda che già con il D.Lgs. n. 90/2016, recante completamento della riforma della struttura del bilancio dello Stato, attuativo della delega di cui all’articolo 40, comma 1, della legge n. 196/2009, la possibilità di effettuare variazioni compensative in sede di assestamento era stata ampliata tra programmi anche di missioni diverse.

[43]    “Assestamento del bilancio di previsione e Budget rivisto per l'anno finanziario 2018”.

(*)   Le Previsioni assestate sono date dalla legislazione vigente (previsioni iniziali + atti inclusi) + le proposte del presente provvedimento di assestamento.

[44]    Le variazioni disposte con atto amministrativo nel periodo gennaio-maggio derivano dall’applicazione di provvedimenti legislativi intervenuti successivamente all’approvazione del bilancio (per le quali il Ministro dell’economia è autorizzato ad apportare, con proprio decreto, le conseguenti variazioni), oppure dall’applicazione di procedure previste dalla normativa contabile. La maggior parte delle variazioni non ha effetto sui saldi (variazioni compensative) perché si tratta o dello spostamento di somme tra capitoli di spesa, oppure di modifiche della stessa entità ma di segno contrario dell’entrata e della spesa. Hanno invece natura non compensativa, e incidono quindi sui saldi di bilancio, le variazioni dovute, principalmente a riassegnazioni ai capitoli di spesa di somme affluite in entrata,.

[45]    Per effetto delle perenzioni, delle variazioni in diminuzione, delle economie e dei pagamenti effettuati nel corso dell’anno.

[46]    Si ricorda che a seguito delle modifiche apportate dall’art. 10, comma 8, D.L. 15 luglio 2011, n. 98 al regio decreto n. 2440/1923, già a partire dal 2011 i residui propri in conto capitale sono mantenuti in bilancio soltanto per due anni successivi all’esercizio in cui è stato iscritto il corrispondente stanziamento.

[47]    Si veda la Tavola 33 della Relazione illustrativa al Rendiconto 2016.

[48]    Regolamento UE 549/2013 relativo al Sistema europeo dei conti economici e nazionali.

[49]    Essenzialmente per l'esclusione nelle definizioni delle voci economiche SEC 2010 delle poste correttive e compensative, ivi incluse le regolazioni contabili e debitorie.

[50]    Il momento di valorizzazione delle entrate e delle spese previsto dal SEC 2010.

[51]    Dovuto ad una rideterminazione delle entrate finali nella misura di circa 18 miliardi di euro e delle spese finali nella misura di circa 27,1 miliardi di euro.

[52]    A titolo esemplificativo è prevista l'eliminazione dei trasferimenti e viene considerato l'impatto della spesa effettiva sostenuta dalle singole istituzioni come desumibile dai bilanci.

[53]    Saldo di riferimento valido a livello europeo.