XVII Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sul rapimento e sulla morte di Aldo Moro

Resoconto stenografico



Seduta antimeridiana n. 43 di Mercoledì 15 luglio 2015

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 3 

Audizione del Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, Paolo Gentiloni Silveri:
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 3 
Gentiloni Silveri Paolo (PD) , Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale ... 4 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 6 
Grassi Gero (PD)  ... 7 
Cominardi Claudio (M5S)  ... 7 
Gentiloni Silveri Paolo (PD) , Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale ... 7 
Cominardi Claudio (M5S)  ... 7 
Fornaro Federico  ... 8 
Bolognesi Paolo (PD)  ... 8 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 8 
Gentiloni Silveri Paolo (PD) , Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale ... 8 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 9 
Cominardi Claudio (M5S)  ... 9 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 9 
Cominardi Claudio (M5S)  ... 9 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 9 
Cominardi Claudio (M5S)  ... 9 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 9 
Cominardi Claudio (M5S)  ... 9 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 9 
Cominardi Claudio (M5S)  ... 9 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 9 
Cominardi Claudio (M5S)  ... 10 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 10 
Cominardi Claudio (M5S)  ... 10 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 10

Testo del resoconto stenografico
Pag. 3

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIUSEPPE FIORONI

  La seduta comincia alle 14.15.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori sarà assicurata anche mediante l'attivazione dell'impianto audiovisivo a circuito chiuso.

Audizione del Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, Paolo Gentiloni Silveri.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, onorevole Paolo Gentiloni Silveri, che ringraziamo sentitamente per la cortese disponibilità con cui, nonostante i molteplici impegni connessi alla delicatissima fase internazionale che stiamo attraversando, ha accolto l'invito a intervenire questo pomeriggio in Commissione.
  L'audizione conclude il ciclo delle audizioni dei rappresentanti del Governo che hanno visto partecipare il Sottosegretario Minniti, i Ministri Pinotti, Alfano, Franceschini, il Viceministro Casero e il Ministro Orlando.
  L'odierna audizione ha per oggetto tre principali aree di interesse. La prima riguarda l'eventuale presenza, presso strutture del Ministero degli affari esteri o da esso dipendenti o comunque collegate, di documentazione concernente il caso Moro che non sia già stata acquisita dalle Commissioni parlamentari d'inchiesta che si sono occupate della vicenda.
  In particolare, questa Commissione è interessata a conoscere elementi di dettaglio sulla documentazione versata all'Archivio centrale dello Stato in attuazione della cosiddetta «direttiva Prodi», la lettera dell'8 aprile 2008 con la quale l'allora Presidente del Consiglio Romano Prodi comunicava al Ministro dell'interno Amato, e per conoscenza a vari ministri, tra i quali quello degli affari esteri, di ritenere «che nel caso del rapimento e dell'uccisione di Aldo Moro si possa dar luogo comunque alla declassifica degli atti classificati».
  Nel corso dell'audizione del 29 ottobre scorso, il Sottosegretario Minniti ha chiarito che tale direttiva aveva una duplice portata: per quanto riguardava gli organismi di intelligence, essa ha comportato l'immediata declassifica di tutta la documentazione, mentre per le altre amministrazioni rivolgeva un autorevole invito a procedere in tal senso. Sarebbe quindi utile verificare se e in che misura l'invito contenuto nella direttiva Prodi sia effettivamente accolto dal Ministero degli affari esteri.
  Ricordo che il Presidente del Consiglio, con la lettera del 2 dicembre 2014 indirizzata a tutti i ministri, ha esteso anche al caso Moro, in accoglimento dell'invito rivolto da questa Commissione lo scorso 30 ottobre, la cosiddetta «direttiva Renzi» in materia di declassificazione della documentazione concernente le stragi.
  La seconda area di interesse riguarda l'esigenza che il Ministro degli affari esteri adotti idonee iniziative diplomatiche per favorire la declassifica di informazioni relative al caso Moro provenienti da servizi di intelligence stranieri. Si tratta di un patrimonio di informazione particolarmente consistente e tuttora inesplorato, Pag. 4già nella nostra disponibilità, che il Sottosegretario Minniti ha quantizzato in 474 atti, 163 dell'AISE o degli organismi suoi predecessori e 311 dell'AISI o degli organismi suoi predecessori.
  Poiché la procedura di declassifica di tale documentazione richiede naturalmente il consenso dei servizi originatori dei singoli atti, abbiamo chiesto al Ministro Gentiloni di disporre affinché la rete diplomatica nazionale si attivi per favorire il più sollecito e positivo esito di tale fase procedurale.
  La terza tematica, a noi estremamente cara, riguarda i latitanti Alessio Casimirri e Alvaro Lojacono Baragiola, non tanto e non solo perché entrambi condannati in via definitiva all'ergastolo, ma perché la loro residenza, rispettivamente, in Nicaragua e in Svizzera non ha consentito mai di poterli interrogare, neanche per rogatoria.
  Per questo, visti i rapporti che abbiamo con entrambi i Paesi, la Svizzera da una parte e il Nicaragua dall'altra, ricordando anche gli interventi che più volte il Governo italiano ha fatto a favore del Nicaragua, noi abbiamo chiesto entrambe le cose: l'estradizione o lo svolgimento perlomeno di una rogatoria degna di questo nome. È importante perché, dopo aver riflettuto a lungo sulla ricostruzione di via Fani, il ruolo di Casimirri e di Lojacono sembra essere determinante e importante.
  Ringraziando ancora il Ministro degli affari esteri, gli lascio la parola.

  PAOLO GENTILONI SILVERI, Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. Ringrazio il presidente Fioroni e l'intera Commissione per il lavoro che svolgono su una vicenda tra le più delicate e drammatiche della storia italiana.
  Prima di entrare nel merito, voglio premettere che il Ministero degli affari esteri si è sempre adoperato per soddisfare le richieste, formulate da organi giudiziari e politici, di accesso e declassifica degli atti inerenti passaggi particolarmente delicati della vita del nostro Paese e che noi consideriamo un dovere prioritario contribuire a far luce su episodi che sono un capitolo doloroso della nostra storia repubblicana.
  Fin dall'indomani della cosiddetta «direttiva Prodi» del 2 aprile 2008, sulla desecretazione della documentazione inerente alla vicenda dell'onorevole Moro, richiamata dal Presidente del Consiglio Renzi con la direttiva del 2 dicembre 2014, la Farnesina ha prestato collaborazione al Ministero dell'interno, al DIS (Dipartimento delle informazioni per la sicurezza) e ad altri organi dello Stato, tra cui l'Archivio storico del Senato, per soddisfare nel più breve tempo possibile le puntuali richieste di declassifica di carte originate dal Ministero degli affari esteri.
  Grazie alla tempestiva azione del nostro organo centrale di sicurezza, in raccordo con le direzioni generali competenti, numerosi e importanti documenti sono stati declassificati in tempi rapidi.
  A seguito della direttiva della Presidenza del Consiglio del 23 febbraio 2011, che indicava l'Archivio centrale dello Stato come il luogo più idoneo per la conservazione unitaria dell'intero carteggio Moro, il Ministero ha proceduto nello stesso anno 2011 a un primo versamento.
  Le ricerche si sono intensificate a seguito della direttiva del Presidente Renzi del 2 dicembre 2014, che sollecitava un rapido completamento dell'opera di declassifica e versamento all'Archivio centrale dello Stato delle carte sulla vicenda Moro, analogamente a quanto era stato richiesto con la direttiva dell'aprile precedente per le carte sulle gravi vicende degli anni 1969-1984.
  Il Ministero ha quindi condotto un'imponente e capillare opera ricognitiva su tutte le sedi all'estero, le nostre circa 130 ambasciate con i relativi consolati dipendenti, e gli uffici dell'Amministrazione centrale. Naturalmente si è trattato di un'operazione non agevole per via dell'ampiezza e della complessità organizzativa, ma devo dire che tutti gli uffici hanno risposto con grande impegno e dedizione. Sono oggi lieto di annunciare che la prima fase di questa operazione è stata completata. Tutte le sedi e tutti gli uffici hanno fornito un riscontro.Pag. 5
  Tra aprile e giugno di quest'anno abbiamo poi provveduto a declassificare e a versare ulteriormente all'Archivio centrale dello Stato oltre 500 documenti, tutti digitalizzati e provvisti di appositi elenchi, per un totale di diverse migliaia di pagine.
  Ci auguriamo che tali carte possano essere utili ai fini della ricostruzione storica del caso Moro e dell'inchiesta parlamentare in corso, rinnovando al contempo il nostro impegno a collaborare con questa Commissione nei mesi a venire.
  Entrando brevemente nel merito, osservo che si tratta di carte tra loro molto diverse: documenti su persone implicate o sospettate, e diverse richieste di rogatorie internazionali relative a queste persone; telegrammi diplomatici che descrivono le reazioni dei vari Stati all'indomani del delitto, con interpretazioni divergenti circa i mandanti, alcune note anche al grande pubblico e altre meno; segnalazioni provenienti da differenti Paesi, come ad esempio il Canada, la Svizzera, la Turchia, circa i presunti responsabili e il luogo dove sarebbe stato tenuto prigioniero l'onorevole Moro; corrispondenza di varia natura tra il Ministero degli affari esteri, la magistratura e le altre Amministrazioni dello Stato.
  Merita di essere portata alla vostra attenzione la circostanza che sulla base dell'articolo 41, comma 6, del Codice dei beni culturali e dell'ambiente, e coerentemente con una prassi che risale ai tempi del Regno d'Italia, il ministero ha ritenuto di conservare presso di sé anche la suddetta documentazione, trasmettendo all'Archivio centrale dello Stato una copia digitale che riproduce l'intero contenuto dei fascicoli.
  La documentazione originale è comunque consultabile presso l'Archivio storico diplomatico della Farnesina. Quindi, ricapitolando: all'Archivio centrale dello Stato copie digitali, mentre gli originali sono consultabili alla Farnesina.
  Con questo versamento è stata completata la prima fase dell'operazione di ricerca, declassifica e invio. Nonostante sia stata fatta una ricognizione capillare quanto più possibile rigorosa su tutti gli uffici, all'estero e a Roma, non possiamo escludere che vi siano ancora documenti da versare. Dovete sapere che noi custodiamo circa 27 chilometri lineari di carte presso l'Archivio storico diplomatico, che si sommano a quelle conservate presso gli Archivi di tutta la rete diplomatica in giro per il mondo.
  È possibile che documenti potenzialmente utili sul caso Moro (penso a quelli relativi a persone o vicende indirettamente collegate) siano conservati in faldoni con titoli o denominazioni differenti.
  Assicuro, quindi, il mio impegno personale e di tutta la Farnesina a continuare l'opera di ricognizione con il massimo impegno, serietà e trasparenza, anche attraverso indagini sempre più mirate su materiali che non hanno nessun riferimento apparentemente con il caso Moro.
  A tal fine, siamo aperti a ogni utile suggerimento da parte di questa Commissione d'inchiesta.
  Per quanto riguarda le iniziative diplomatiche adottate dalla Farnesina per favorire la declassifica di informazioni concernenti il caso Moro provenienti da servizi stranieri – secondo tema a cui faceva riferimento il presidente Fioroni – abbiamo acquisito dal Sottosegretario Minniti l'elenco dei Paesi la cui intelligence ha prodotto atti significativi per l'AISE e l'AISI. Abbiamo già interessato le nostre ambasciate per un'azione di sensibilizzazione presso le autorità locali e sarà nostra cura tenervi informati circa i seguiti.
  Passando alla questione Casimirri – sulla quale depositeremo anche una scheda specifica di documentazione – il Governo segue sin dal suo inizio il caso relativo all'ex brigatista rosso latitante in Nicaragua dagli anni Ottanta e destinatario di una sentenza definitiva di condanna all'ergastolo per la strage di via Fani e il successivo assassinio del Presidente Moro.
  Attraverso la nostra ambasciata a Managua non abbiamo mancato, in ogni occasione utile, di manifestare la nostra forte aspettativa che Casimirri possa essere estradato in Italia per scontare la sua pena e saldare il suo debito con la giustizia. Lo Pag. 6dobbiamo alle vittime della strage di via Fani, all'onorevole Moro e ai loro familiari.
  Quest'anno, a seguito delle cerimonie per la commemorazione dell'onorevole Moro e degli uomini della sua scorta, ci siamo attivati due volte per chiedere nuovamente al Governo nicaraguense la consegna di Casimirri. All'intervento effettuato lo scorso 25 marzo dall'ambasciatore Ricci presso il Viceministro degli esteri nicaraguense Orlando Gomez ha fatto seguito il passo del Sottosegretario Giro, che lo scorso 25 maggio, in occasione della sua visita a Managua, ha reiterato direttamente al Ministro degli esteri Samuel Santos Lopez l'attesa del Governo italiano per l'estradizione di Casimirri.
  Ai nostri interventi è corrisposto un atteggiamento di sostanziale chiusura da parte delle autorità nicaraguensi, che non ammettono né l'estradizione di un proprio cittadino all'estero – Casimirri è cittadino nicaraguense e ha perso la cittadinanza italiana nel 1988 – né la possibilità che sentenze straniere di condanna possano essere scontate direttamente in Nicaragua. Quest'ultima soluzione era stata proposta dieci anni fa al Governo di Managua, che l'aveva respinta al pari delle altre.
  Nel riconoscere l'oggettiva complessità della vicenda, che presenta evidenti risvolti politici di grande rilievo in Nicaragua, desidero al contempo sottolineare l'impegno del Ministero – che opera naturalmente a sostegno del Ministero della giustizia che ha la competenza primaria su questa questione – affinché Casimirri possa essere trasferito in Italia per scontare la sua pena detentiva.
  Continueremo a sollevare questo argomento in qualsiasi occasione di contatto e di incontro con le autorità nicaraguensi.
  Con eguale attenzione il ministero e, in particolare, l'ambasciata d'Italia in Svizzera hanno seguito il caso di Alvaro Lojacono Baragiola, di cui i giudici italiani, nell'estate del 1988, richiesero senza successo dapprima l'estradizione e successivamente l'esecuzione in Svizzera della pena inflittagli per il sequestro e l'omicidio di Aldo Moro.
  Parallelamente le autorità elvetiche aprirono un procedimento penale a carico di Lojacono Baragiola per gli stessi fatti; il procedimento venne poi sospeso nel 1989 per consentire l'acquisizione di nuove prove.
  Dopo la condanna in via definitiva di Lojacono Baragiola all'ergastolo per l'omicidio Moro nel 1997, le autorità italiane chiesero alle controparti elvetiche di riaprire il procedimento sospeso e successivamente di eseguire la sentenza di condanna in territorio svizzero. Le richieste non sono mai state accolte dalle autorità giudiziarie svizzere che hanno adottato una decisione definitiva sul caso quattro anni fa, nel 2011. Infatti, il 30 settembre di quell'anno il tribunale di appello del Cantone di Berna decise la non entrata in materia sulla domanda di esecuzione della sentenza di condanna nei confronti di Alvaro Lojacono Baragiola. In particolare, il tribunale di appello ritenne che la mancanza di una base legale, sia a livello nazionale sia a livello internazionale, non permettesse di assumere l'esecuzione della sentenza in via sostitutiva. Il successivo 18 novembre 2011 la sentenza divenne definitiva.
  Per quanto riguarda, infine, la recente richiesta della Commissione di poter disporre di copia integrale della documentazione sul caso, desidero segnalare che abbiamo già attivato la nostra ambasciata a Berna e forniremo il prima possibile un riscontro sull'argomento al presidente della Commissione.

  PRESIDENTE. Ringraziamo il Ministro Gentiloni. Noi continueremo ad insistere sulla vicenda di Casimirri e Lojacono e, nelle more delle vicende complesse dell'estradizione, speriamo di riuscire perlomeno ad avere una rogatoria. Di questo faremo ulteriore ed esplicita richiesta, che abbiamo già rivolto al Ministro Orlando. Se per il Nicaragua lo si potrebbe comprendere, per la Svizzera diventa inspiegabile come non sia possibile effettuare perlomeno la rogatoria.Pag. 7
  Do la parola ai colleghi che desiderano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  GERO GRASSI. Vorrei chiedere al Ministro se è possibile rintracciare copia di un telegramma fatto la mattina del 16 marzo 1978 dall'ambasciata inglese a Roma, con il quale l'ambasciatore inglese Alan Campbell comunicava al primo ministro britannico che alle 9.10 del 16 marzo 1978 era stato rapito in via Fani il presidente nazionale della Democrazia Cristiana. L'anomalia è che questo telegramma, peraltro citato in una serie di processi, ha un orario antecedente alla prima rivendicazione all'ANSA delle Brigate Rosse.
  Non so, ovviamente, se per il Ministero degli esteri è possibile rintracciarlo, se ne ha copia o se è possibile chiederlo alla Gran Bretagna. Io pongo il problema, poi affido a voi la risposta possibile. Grazie.

  CLAUDIO COMINARDI. Grazie, presidente. Vorrei approfittare della presenza del Ministro degli esteri per avere dei lumi rispetto alla richiesta di audizione di Kissinger. Sarò breve e indolore, ma vorrei fare una veloce cronistoria degli accaduti.
  Lei sorride, ma c’è poco...

  PAOLO GENTILONI SILVERI, Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. Sorridevo per il «breve e indolore».

  CLAUDIO COMINARDI. Ah, va bene.
  Mercoledì 10 giugno feci un intervento in Aula nel quale sollecitai la Commissione a prendere contatti con Kissinger, proprio perché apprendemmo che sarebbe stato presente nei giorni successivi in Europa, prima al meeting del club Bilderberg in Austria, quindi vicino al confine italiano, e successivamente all'American Academy di Berlino.
  Venerdì 12 diligentemente il funzionario della Commissione prende contatti con l'Ambasciata americana e ci viene comunicato dal presidente Fioroni che il contatto è stato preso anche con la Farnesina per attivare i canali diplomatici e arrivare a Kissinger. Nel breve termine non abbiamo risposte.
  Noi abbiamo fatto un'ulteriore proposta, quella di far partire una delegazione della Commissione Moro per l'Austria per poterlo incontrare anche a margine del summit. Ciò dal punto di vista logistico e pratico diventa qualcosa di difficoltoso, comprendiamo anche questo.
  Tuttavia, quello che non comprendiamo è se sono stati attivati realmente tutti i canali, i rapporti possibili e immaginabili per parlare con Kissinger e dargli questo invito direttamente. Siccome apprendiamo che mercoledì 17 giugno lei, Ministro Gentiloni, era all'American Academy per la celebrazione, per la premiazione di Giorgio Napolitano per i suoi ottimi rapporti intrattenuti con gli Stati Uniti e l'Europa, ci chiediamo se in quella sede ha avuto modo di parlare direttamente con Kissinger e di fargli notare questa cosa.
  Le ragioni per le quali noi del Movimento 5 Stelle, membri di questa Commissione, vogliamo parlare con Kissinger sono note. Basta leggere le dichiarazioni giurate di Guerzoni, ex collaboratore di Moro, o della vedova Moro rispetto alle minacce di morte ricevute da Moro stesso prima del suo rapimento. La cosa strana è che la risposta dell'ambasciata, relativa al fatto che l'ambasciata americana non intrattiene rapporti con le Commissioni parlamentari ma direttamente con la Farnesina, ci viene comunicata, guarda caso, il giorno dopo la cerimonia all'American Academy, dove lei era presente.
  Per questa ragione vorremmo capire: c’è una questione di lesa maestà, di timore di lesa maestà, considerata una certa sudditanza che questo Paese ha sempre avuto rispetto agli Stati Uniti ?
  Se potesse fornirci lumi, gliene saremmo molto grati, perché secondo noi la cosa più importante è capire chi sono stati i mandanti dell'omicidio Moro. Non stiamo dicendo che è stato Kissinger, ma è importante ascoltarlo, considerato che è stato Segretario di Stato americano e tenuto conto del clima che si respirava in Pag. 8Italia in quegli anni. Sicuramente un contributo a questa Commissione poteva e può darlo.
  È chiaro che Kissinger non ha grossi problemi a deambulare, nonostante la veneranda età, considerato che si sta muovendo parecchio dagli Stati Uniti all'Europa.
  Da ultimo, sappiamo che, in occasione dei festeggiamenti per l'indipendenza americana, c'era la possibilità che nella residenza italiana dell'ambasciatore il 2 luglio (l'anniversario dell'indipendenza ricorre il 4 luglio) fosse presente anche Kissinger, come è avvenuto l'anno precedente, se non erro. Vorrei sapere se Kissinger effettivamente il 2 luglio era presente a Roma, se lei ne è al corrente. Grazie.

  FEDERICO FORNARO. Signor Ministro, ringraziandola per la precisione delle sue risposte, vorrei chiederle se, nell'ambito delle collaborazioni istituzionali, fosse possibile ipotizzare l'utilizzo di personale diplomatico nelle sedi delle principali capitali europee rispetto al fatto che, a fronte della richiesta della Commissione di sollecitare la declassificazione della corrispondenza tra i servizi, mi risulta che, con differenti tempistiche, siano stati desecretati documenti presso le sedi dei servizi delle diverse capitali europee, e che quindi tali documenti siano in lettura libera.
  Il riferimento ovviamente è ai principali Paesi, come Francia, Gran Bretagna eccetera. Chiedo se possa essere utilizzato personale delle ambasciate per verificare se questo è possibile e a quel punto estrarre copia dei documenti.

  PAOLO BOLOGNESI. Mi scuso per essere arrivato un po’ in ritardo.
  Nelle varie audizioni abbiamo ascoltato un po’ di tutto per quello che riguarda i vari rapporti tra Moro, gli americani eccetera. C’è stato chi ha accennato a una situazione molto delicata tra Moro e gli americani e chi, invece, ha parlato di un grande rispetto e di un grande fervore da parte degli americani nei confronti di Moro. Nelle ultime due audizioni è stato molto accentuato questo aspetto.
  Nell'ambito dei rapporti che le ambasciate immagino producano, ce ne sono alcuni, dell'epoca, che parlano di questa situazione ? Come vedevano gli Stati Uniti, la Gran Bretagna, la Germania eccetera questa politica di Moro nei confronti dei comunisti, nei confronti dei partiti di sinistra ?

  PRESIDENTE. Do la parola al Ministro Gentiloni per la replica.

  PAOLO GENTILONI SILVERI, Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. Certamente ci attiveremo sulla richiesta dell'onorevole Gero Grassi relativa al telegramma che l'ambasciata inglese avrebbe trasmesso il 16 marzo. Naturalmente non fa parte della documentazione nostra, ma è una richiesta che possiamo senz'altro avanzare al Regno Unito, così come abbiamo avanzato alla rappresentanza diplomatica degli Stati Uniti in Italia, com’è nostro dovere, la richiesta pervenutaci dal presidente Fioroni relativa alla volontà di stabilire un contatto con il dottor Kissinger. Per ora a questa nostra richiesta non è stata data risposta dall'ambasciata americana.
  Per quanto riguarda la domanda del senatore Fornaro, non credo che ci sarà una regola comune, nel senso che alcuni Paesi certamente ci consentiranno, attraverso le nostre rappresentanze diplomatiche, di accedere o di prendere visione di una parte dei materiali classificati delle loro intelligence; altri Paesi invece non lo consentiranno. Queste cose dipendono, in molti casi, o dalla singola legislazione sovrana di ciascun Paese o dai rapporti di reciprocità che esistono nelle diverse materie. In qualche caso c’è una consuetudine al reciproco impegno di declassificazione dei documenti, in altri casi non c’è. Certamente, nelle situazioni in cui ci sarà una disponibilità, da parte delle intelligence che abbiamo individuato insieme al Sottosegretario Minniti, a declassificare in tutto o in parte la documentazione che è d'interesse della Commissione, si può chiedere alle nostre sedi diplomatiche di prenderne visione.Pag. 9
  Infine, con riferimento alla domanda dell'onorevole Bolognesi, mi sembra possibile – nella mia introduzione ne ho dato conto sinteticamente, ovviamente riferendo quello che gli uffici mi hanno sintetizzato, poiché non ho personalmente preso visione delle migliaia di pagine che abbiamo declassificato – per come gli uffici hanno sintetizzato i documenti, che una parte degli interrogativi posti corrisponda esattamente alla natura dei documenti che sono stati declassificati negli ultimi due o tre mesi. Siccome, tra l'altro, oltre che di carte relative alle varie domande di rogatoria e di estradizione, si parla di telegrammi diplomatici di tutte le nostre sedi diplomatiche avvenuti in quei giorni, è chiaro che i telegrammi diplomatici consistono nella descrizione, da parte dell'ambasciatore inglese o americano o russo o del singolo Paese, delle valutazioni, e questo riguarda sia il periodo dell'attentato e della successiva uccisione del Presidente Moro sia il periodo precedente.
  I telegrammi diplomatici delle nostre rappresentanze sono documenti, a mio parere, utili anche ai fini di avere ulteriori elementi, rispetto a quelli che già la pubblicistica degli storici ha prodotto, su quale fosse l'atteggiamento delle diverse capitali nei confronti delle scelte politiche dell'onorevole Moro.
  Credo che a questo tipo di domanda la documentazione declassificata dalla Farnesina, per come mi è stata descritta, possa dare un effettivo contributo informativo, che ritengo sarà utile per gli storici ma anche per il lavoro della Commissione.

  PRESIDENTE. Ringraziamo il Ministro Gentiloni.

  CLAUDIO COMINARDI. Non ha risposto alla mia domanda.

  PRESIDENTE. A me sembra che abbia risposto in maniera chiara. Ha detto che ha inoltrato la richiesta per via diplomatica all'ambasciata e l'ambasciata non ha risposto.

  CLAUDIO COMINARDI. Ho fatto una domanda precisa. Se posso, se mi può permettere...

  PRESIDENTE. Lei ha fatto una domanda che esula dalle competenze del Ministro degli affari esteri: ha chiesto se per caso sa se c'era Kissinger o no.

  CLAUDIO COMINARDI. No, io so che cosa gli avevo chiesto. Chiedo se glielo posso puntualizzare, se mi consente questo...

  PRESIDENTE. Anch'io ho ascoltato. Comunque, puntualizzi.

  CLAUDIO COMINARDI. Volevo sapere se lei, onorevole Gentiloni, mercoledì 17 giugno era a Berlino, all'American Academy, e se ha incontrato Kissinger. Io ho contatti con giornalisti che erano presenti in quella sede e siccome lei aveva Kissinger davanti, in quel momento, volevo sapere se gli ha parlato...

  PRESIDENTE. Onorevole Cominardi, questa cosa ho provato a spiegargliela per la quarta volta. I rapporti tra gli Stati non sono quattro chiacchiere tra amici che si incontrano. Noi abbiamo già fatto una forzatura...

  CLAUDIO COMINARDI. Gentiloni non ha bisogno dell'avvocato.

  PRESIDENTE. Il Ministro Gentiloni non ha bisogno dell'avvocato, però siccome l'ammissibilità della domanda compete a me, le ribadisco che i rapporti istituzionali si tengono per i canali diplomatici propri.
  Noi abbiamo già fatto una forzatura sull'urgenza mandando la richiesta come Commissione. Ci hanno detto che ci avrebbero risposto a tempo debito, poi ci hanno spiegato con dovizia di particolari che la richiesta andava inoltrata per vie diplomatiche.
  Non è una cena privata tra il signor Tizio e il dottor Caio. Chiunque può incontrarlo, lei o chiunque altro. Se è un rapporto amicale, è un problema vostro. Pag. 10Per poter ascoltare Kissinger in Commissione, però, non si tratta di rivolgergli un invito privato, bensì un invito che deve seguire canali istituzionali e al quale l'ambasciata degli Stati Uniti, il Governo degli Stati Uniti e Kissinger devono acconsentire.

  CLAUDIO COMINARDI. Non esistono solo i canali istituzionali, perché in quella sede si poteva anche attivare, visti anche i rapporti...
  Quello è uno degli strumenti. La conoscenza diretta è un altro strumento dal quale si potevano in qualche modo avere informazioni. Sono passate settimane e noi non abbiamo avuto una risposta precisa. È questo che dispiace molto, visto che noi riteniamo di fondamentale importanza questa audizione.
  Presidente Fioroni, le voglio ricordare che lei inizialmente aveva detto che audire Kissinger era una cosa quasi fantascientifica, addirittura, perché si tratta di un uomo di veneranda età, che difficilmente si sarebbe spostato dagli Stati Uniti per venire qua.
  Noi recentemente ci siamo accorti, invece, che Kissinger se ne va a spasso per l'Europa e che ha avuto anche rapporti con un membro del Governo, il Ministro Gentiloni, che in qualche modo era uno dei canali da attivare per riuscire ad avere Kissinger qui presente. Credo sia più che legittimo chiedere se in quella sede gli siano state comunicate, anche in maniera informale, le intenzioni di Kissinger, altrimenti qui non ne rimarrà traccia in alcun modo. Grazie.

  PRESIDENTE. Qui non è che non resta traccia. Noi abbiamo fatto una richiesta e il Ministero degli affari esteri ha fatto la stessa richiesta. Siccome lo strumento dell'audizione deve vedere libero e consenziente il cittadino italiano che dice «sì» o dice «no», ugualmente deve essere libero e consenziente il cittadino straniero, l'ambasciata che lo rappresenta e il Governo di quel Paese.
  Quando ci daranno una risposta ve la comunicheremo.

  CLAUDIO COMINARDI. È chiaro. L'onorevole Gentiloni non ha parlato con Kissinger di questa cosa. Ha avuto forse timore, per lesa maestà ?

  PRESIDENTE. Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 14.50.