XVII Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sul rapimento e sulla morte di Aldo Moro

Resoconto stenografico



Seduta n. 27 di Giovedì 19 marzo 2015

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 3 

Audizione del Presidente del Tribunale di Velletri, Francesco Monastero:
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 3 
Monastero Francesco , Presidente del Tribunale di Velletri ... 4 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 6 
Monastero Francesco , Presidente del Tribunale di Velletri ... 6 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 7 
Monastero Francesco , Presidente del Tribunale di Velletri ... 7 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 7 
Monastero Francesco , Presidente del Tribunale di Velletri ... 7 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 7 
Monastero Francesco , Presidente del Tribunale di Velletri ... 7 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 7 
Monastero Francesco , Presidente del Tribunale di Velletri ... 7 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 7 
Monastero Francesco , Presidente del Tribunale di Velletri ... 8 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 8 
Monastero Francesco , Presidente del Tribunale di Velletri ... 8 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 8 
Monastero Francesco , Presidente del Tribunale di Velletri ... 8 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 8 
Monastero Francesco , Presidente del Tribunale di Velletri ... 8 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 8 
Monastero Francesco , Presidente del Tribunale di Velletri ... 8 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 9 
Monastero Francesco , Presidente del Tribunale di Velletri ... 9 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 9 
Monastero Francesco , Presidente del Tribunale di Velletri ... 9 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 9 
Monastero Francesco , Presidente del Tribunale di Velletri ... 10 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 10 
Monastero Francesco , Presidente del Tribunale di Velletri ... 10 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 10 
Monastero Francesco , Presidente del Tribunale di Velletri ... 10 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 10 
Monastero Francesco , Presidente del Tribunale di Velletri ... 10 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 11 
Monastero Francesco , Presidente del Tribunale di Velletri ... 11 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 11 
Monastero Francesco , Presidente del Tribunale di Velletri ... 11 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 11 
Monastero Francesco , Presidente del Tribunale di Velletri ... 11 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 11 
Monastero Francesco , Presidente del Tribunale di Velletri ... 11 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 11 
Monastero Francesco , Presidente del Tribunale di Velletri ... 11 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 12 
Monastero Francesco , Presidente del Tribunale di Velletri ... 12 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 12 
Monastero Francesco , Presidente del Tribunale di Velletri ... 12 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 12 
Monastero Francesco , Presidente del Tribunale di Velletri ... 12 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 12 
Monastero Francesco , Presidente del Tribunale di Velletri ... 12 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 12 
Gotor Miguel  ... 12 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 12 
Gotor Miguel  ... 12 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 13 
Gotor Miguel  ... 13 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 13 
Gotor Miguel  ... 13 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 14 
Gotor Miguel  ... 14 
Grassi Gero (PD)  ... 14 
Gotor Miguel  ... 14 
Monastero Francesco , Presidente del Tribunale di Velletri ... 14 
Gotor Miguel  ... 14 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 14 
Gotor Miguel  ... 14 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 14 
Grassi Gero (PD)  ... 14 
Monastero Francesco , Presidente del Tribunale di Velletri ... 15 
Grassi Gero (PD)  ... 15 
Monastero Francesco , Presidente del Tribunale di Velletri ... 15 
Grassi Gero (PD)  ... 15 
Monastero Francesco , Presidente del Tribunale di Velletri ... 15 
Grassi Gero (PD)  ... 15 
Monastero Francesco , Presidente del Tribunale di Velletri ... 15 
Grassi Gero (PD)  ... 15 
Monastero Francesco , Presidente del Tribunale di Velletri ... 15 
Grassi Gero (PD)  ... 15 
Monastero Francesco , Presidente del Tribunale di Velletri ... 15 
Grassi Gero (PD)  ... 15 
Monastero Francesco , Presidente del Tribunale di Velletri ... 15 
Grassi Gero (PD)  ... 15 
Monastero Francesco , Presidente del Tribunale di Velletri ... 15 
Grassi Gero (PD)  ... 15 
Monastero Francesco , Presidente del Tribunale di Velletri ... 15 
Grassi Gero (PD)  ... 15 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 16 
Grassi Gero (PD)  ... 16 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 16 
Grassi Gero (PD)  ... 16 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 16 
Grassi Gero (PD)  ... 16 
Gotor Miguel  ... 16 
Grassi Gero (PD)  ... 16 
Gotor Miguel  ... 16 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 16 
Grassi Gero (PD)  ... 16 
Gotor Miguel  ... 16 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 16 
Gotor Miguel  ... 16 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 16 
Gotor Miguel  ... 16 
Grassi Gero (PD)  ... 17 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 17 
Grassi Gero (PD)  ... 17 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 17 
Grassi Gero (PD)  ... 17 
Monastero Francesco , Presidente del Tribunale di Velletri ... 17 
Grassi Gero (PD)  ... 17 
Monastero Francesco , Presidente del Tribunale di Velletri ... 17 
Grassi Gero (PD)  ... 17 
Monastero Francesco , Presidente del Tribunale di Velletri ... 17 
Grassi Gero (PD)  ... 17 
Monastero Francesco , Presidente del Tribunale di Velletri ... 18 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 18 
Grassi Gero (PD)  ... 18 
Monastero Francesco , Presidente del Tribunale di Velletri ... 18 
Grassi Gero (PD)  ... 18 
Monastero Francesco , Presidente del Tribunale di Velletri ... 18 
Grassi Gero (PD)  ... 18 
Monastero Francesco , Presidente del Tribunale di Velletri ... 18 
Grassi Gero (PD)  ... 18 
Monastero Francesco , Presidente del Tribunale di Velletri ... 18 
Grassi Gero (PD)  ... 18 
Monastero Francesco , Presidente del Tribunale di Velletri ... 18 
Grassi Gero (PD)  ... 18 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 19 
Grassi Gero (PD)  ... 19 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 19 
Grassi Gero (PD)  ... 19 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 19 
Grassi Gero (PD)  ... 19 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 19 
Grassi Gero (PD)  ... 19 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 19 
Gotor Miguel  ... 20 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 20 
Gotor Miguel  ... 20 
Monastero Francesco , Presidente del Tribunale di Velletri ... 20 
Gotor Miguel  ... 20 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 20 
Gotor Miguel  ... 20 
Monastero Francesco , Presidente del Tribunale di Velletri ... 20 
Gotor Miguel  ... 20 
Monastero Francesco , Presidente del Tribunale di Velletri ... 20 
Gotor Miguel  ... 21 
Monastero Francesco , Presidente del Tribunale di Velletri ... 21 
Grassi Gero (PD)  ... 21 
Monastero Francesco , Presidente del Tribunale di Velletri ... 21 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 21 
Monastero Francesco , Presidente del Tribunale di Velletri ... 21 
Grassi Gero (PD)  ... 21 
Monastero Francesco , Presidente del Tribunale di Velletri ... 21 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 22

Testo del resoconto stenografico
Pag. 3

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIUSEPPE FIORONI

  La seduta comincia alle 20.30.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori sarà assicurata anche mediante l'attivazione dell'impianto audiovisivo a circuito chiuso.

Audizione del Presidente del Tribunale di Velletri, Francesco Monastero.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del dottor Francesco Monastero, Presidente del Tribunale di Velletri, che ringraziamo per la cortese disponibilità con cui ha accolto il nostro invito a intervenire questa sera in Commissione.
  L'audizione di oggi si inserisce nel quadro delle attività istruttorie che la Commissione ha deliberato di svolgere per approfondire i risultati delle inchieste condotte dalla magistratura con riferimento al rapimento e all'omicidio di Aldo Moro e a tutte le vicende connesse.
  Il dottor Monastero si è occupato in particolare, in qualità di giudice istruttore, dell'omicidio di Antonio Giuseppe detto «Toni» Chichiarelli e di altre vicende criminali connesse, tra le quali anche la cosiddetta «rapina del secolo» compiuta ai danni di una società di consegna valori, la Brink's Securmark. Come ricorderete, la rapina, alla quale partecipò lo stesso Chichiarelli, fruttò trentacinque miliardi di lire e fu seguita da un'anomala rivendicazione, che in qualche misura riconduceva al caso Moro. Essa fu infatti rivendicata il 26 marzo 1984, facendo ritrovare dietro la statua del Belli a Trastevere, nella stessa piazza dove era stato fatto rinvenire durante il sequestro Moro il falso comunicato n. 7, taluni oggetti asportati nel corso della rapina assieme a una fotografia di Aldo Moro con alle spalle lo stemma delle Brigate Rosse, alcuni proiettili 7,62 NATO e un singolare comunicato che lo stesso dottor Monastero, nell'ordinanza di rinvio a giudizio a suo tempo depositata, ha definito «volutamente e grossolanamente depistante».
  Ricordo, inoltre, che fu Toni Chichiarelli a realizzare il falso comunicato n. 7 e che la sua figura criminale è di difficile decifrazione. Il suo nome ricorre, infatti, anche in relazione all'omicidio Pecorelli e si sono inoltre ipotizzati suoi collegamenti con l'estremismo neofascista dei NAR, con la sinistra extraparlamentare del collettivo autonomo di via dei Volsci e con esponenti di spicco della malavita italiana («cosa nostra» e banda della Magliana) e straniera (clan dei marsigliesi), della massoneria (loggia P2) e degli organismi di intelligence.
  Con l'audizione di questa sera la Commissione avvia quindi l'approfondimento di un capitolo del caso Moro oggettivamente articolato e complesso, per comprendere quale contributo questo possa dare. Quindi, l'audizione del dottor Monastero è certamente preziosa.
  Proprio in considerazione della complessità delle vicende oggetto dell'audizione, chiederei sin d'ora al dottor Monastero la disponibilità a un eventuale approfondimento scritto su singoli profili o a un'altra audizione, qualora fosse necessario.Pag. 4
  Do la parola al dottor Monastero per un'introduzione, per passare poi a una serie di domande che abbiamo già predisposto.

  FRANCESCO MONASTERO, Presidente del Tribunale di Velletri. Signor presidente, onorevoli membri della Commissione, sono ovviamente disponibile a qualunque approfondimento per iscritto, che probabilmente sarà più utile per quanto concerne le esigenze della Commissione.
  I fatti sono molto risalenti nel tempo e la memoria è ovviamente fragile, quindi vi prego di giustificare le sicure omissioni di questo racconto, che si snoda attraverso alcuni degli episodi più salienti degli anni tra il 1978 e il 1983-84, che riguardano situazioni che sicuramente si sono intersecate con alcuni degli episodi più gravi della vita politica nazionale, in particolare, come diceva il presidente, il caso Moro e l'omicidio Pecorelli.
  Io non mi sono occupato espressamente del caso Moro, quindi sulla situazione specifica che riguarda il sequestro e l'omicidio dell'onorevole Moro non posso dare contributi significativi. Mi sono occupato, invece, dell'omicidio del giornalista Carmine Pecorelli, avvenuto nel marzo del 1979, ma soprattutto mi sono imbattuto nella figura – alla quale faceva riferimento il presidente – di un falsario romano, appartenente alla criminalità organizzata romana, Antonio Chichiarelli. Me ne sono occupato dopo il suo omicidio. Questa è la più grossa delle recriminazioni, che io come giudice istruttore e tutti i miei collaboratori abbiamo avuto, perché si tratta di un personaggio il cui mondo era stato – e lo si è scoperto successivamente al suo omicidio – estremamente significativo.
  Quando, dopo il suo omicidio, si è cominciato a indagare (ottobre 1984), la pista della quale mi sono occupato partiva dagli autori di una rapina, la famosa rapina alla Brink's, la cosiddetta «rapina del secolo», perché aveva fruttato, almeno ufficialmente, trentacinque miliardi di lire. Parliamo del 1984: ricordo ancora l'assegno firmato dai Lloyd's, come società di riassicurazione. Ma l'aspetto particolare di quella rapina è la sua rivendicazione. Come diceva il presidente, dietro la statua del Belli, quindi nello stesso posto dove era stato fatto ritrovare, a suo tempo, durante il sequestro dell'onorevole Moro, il falso comunicato del lago della Duchessa – cioè il n. 7, che è uno dei due comunicati, insieme al n. 10, come si era accertato e come si accerterà nel corso degli anni, sicuramente di fonte non brigatista – oltre al materiale di sicura provenienza della rapina, proprio per rivendicarne la sicura paternità, c'erano dei proiettili 7,62 NATO e altro materiale.
  Tra il restante materiale c'era una fotografia dell'onorevole Moro con alle spalle la stella a cinque punte delle Brigate Rosse e uno stranissimo documento che, come ricordava il presidente, io ho definito «grossolanamente depistante», nel senso che è uno di quegli aspetti significativi della condotta di Chichiarelli, quasi a rivendicarne la paternità. Il frontespizio e la parte finale erano assolutamente autentici, mentre nella parte centrale erano appiccicate, con lo scotch se non ricordo male, in modo veramente grossolano, manoscritture più o meno deliranti che riguardavano l'istruttore dell'epoca, il pubblico ministero Domenico Sica. Quindi, era un documento che chiaramente faceva riferimento al comunicato n. 7, uno dei due comunicati di sicura provenienza non brigatista.
  Oltre a queste due particolarissime situazioni che, quindi, ricollegavano l'autore della rivendicazione della rapina alla Brink's al falso comunicato del lago della Duchessa, vi erano anche quattro schede, particolarmente significative. Le schede trovate in originale nella rivendicazione della rapina alla Brink's avevano una lunga storia, in quanto erano state trovate per la prima volta, naturalmente in fotocopia, con delle annotazioni manoscritte sulle schede nel corso delle varie occasioni: la prima nell'aprile del 1979, pochi giorni dopo l'omicidio Pecorelli, che come ricorderete è avvenuto il 20 marzo 1979. Si trattava di quattro schede che riguardavano il giornalista Carmine Pecorelli, Pag. 5detto Mino, l'allora consigliere istruttore Achille Gallucci, di Roma, il presidente del consiglio dell'ordine degli avvocati Prisco (non ricordo il nome) e il Presidente della Camera Pietro Ingrao. Si trattava di quattro schede particolarmente significative, perché in alcune – e in particolare in quella dell'avvocato Prisco e del Presidente della Camera Ingrao – si annunciavano possibili e imminenti sequestri. In quella del consigliere istruttore di Roma Achille Gallucci si davano indicazioni significative non su un possibile sequestro, ma su possibili atti violenti, in particolare su una forse anche espressa – se non ricordo male – volontà omicidiaria.
  Poi c'era la scheda di Mino Pecorelli. Ricordo che la prima volta le schede sono state trovate circa venti giorni dopo l'omicidio del giornalista. La scheda di Mino Pecorelli era particolarmente significativa, tra le quattro, anzi l'unica particolarmente significativa perché, oltre a una serie di indicazioni relative alla vita del giornalista, vi erano delle manoscritture e alla fine, in dattiloscrittura, vi era un'indicazione specifica agghiacciante: «Ore 21.40 giunta notizia operazione conclusa positivamente; recuperato materiale, purtroppo non è completo, è sprovvisto dei paragrafi». C'erano poi dei numeri a tre cifre che non ricordo, riferiti ai paragrafi mancanti, con un evidente tentativo di far presente agli eventuali interlocutori che determinato materiale, nell'abitazione o nello studio del giornalista, era stato recuperato a seguito dell'omicidio. Vi era poi una manoscrittura, in basso a sinistra, che diceva espressamente: «All'Archivio del Comando militare centrale. Pecorelli Carmine (Archiviare)». Quindi, era una scheda che, unitamente alle altre, ma anche nella sua individualità, trovata casualmente in un borsello all'interno di un taxi da due ragazzi americani, venti giorni dopo l'omicidio Pecorelli, aveva creato negli investigatori dell'epoca una fortissima impressione.
  Le schede poi furono ritrovate, dopo qualche mese, sempre naturalmente in fotocopia, in altre occasioni, mandate dopo una rivendicazione al giornale Il Messaggero e fatte trovare, mi sembra, nei pressi del giornale Vita Sera, e poi nel 1981, sempre in fotocopia, con l'indicazione in manoscrittura (indicazione che poi non si troverà sull'originale delle schede recuperate dopo la rapina alla Brink's) «Sereno Freato» con quattro o cinque punti esclamativi. Il 1981, lo ricordo, era il periodo dello scandalo dei petroli, un periodo molto caldo nella vita giudiziaria italiana.
  La rivendicazione della Brink's è una rivendicazione di paternità. La prima perizia grafica immediatamente coglie l'identità della manoscrittura: Chichiarelli è l'autore di quell'agghiacciante scritta «Operazione conclusa. All'Archivio del Comando militare centrale» sulla scheda di Pecorelli.
  Quindi, si comincia a indagare per cercare di capire che cosa c'era dietro quel signore che, all'epoca, per noi investigatori era poco più che un abile falsario di quadri, conosciuto al Nucleo tutela patrimonio artistico dei Carabinieri di Roma, e niente più, e che da quel momento invece appare in tutto il suo spessore. Si trattava di un personaggio che era collegato a un certo Luciano Dal Bello, una persona che frequentava da moltissimi anni l'abitazione romana di Chichiarelli, che sicuramente non frequentava l'ambiente brigatista nella sua accezione giudiziaria tecnica (i vari Morucci, Moretti, Faranda che sono stati sentiti hanno chiaramente e categoricamente escluso questa eventualità), ma aveva invece alcune frequentazioni particolari. Le uniche che sono emerse in modo significativo sono tali Massimo Sparti e Jimmy Comacchio, due personaggi che frequentavano normalmente, a quanto ricordo e secondo quanto è emerso, l'abitazione romana di Chichiarelli e della moglie Chiara Zossolo. Quest'ultima è un personaggio centrale nella vicenda: una persona dotata di una notevole intelligenza che, all'inizio, nonostante numerosissimi interrogatori ai quali è stata sottoposta da parte mia e di altri colleghi, non ha mai voluto chiarire la sua Pag. 6posizione, che poi fu chiarita – se non ricordo male – definitivamente in seguito davanti al giudice Cardella.
  Comunque, che Chichiarelli fosse stato l'autore del falso comunicato del lago della Duchessa e delle famose schede trovate nel borsello nell'aprile 1979, dopo l'omicidio di Pecorelli, è circostanza assolutamente accertata dagli atti.
  Quelle due amicizie ci hanno portato anche a perscrutare l'ambiente collegato ai servizi segreti dell'epoca. In particolare, come ricorderete, Massimo Sparti era considerato un po’ il «padre spirituale» dei fratelli Fioravanti. Poiché nell'ambito del processo Pecorelli, per altri versi, una pista importante di indagine portava, come esecutori materiali, ai fratelli Fioravanti, in particolare a Cristiano Fioravanti e all'amico dell'epoca Massimo Carminati, è chiaro che il collegamento di Chichiarelli con Massimo Sparti ci sembrava un fatto di particolare interesse. Abbiamo perscrutato a lungo quella pista senza successo, tranne un elemento di rilievo: il vertice dei servizi segreti del SISDE, se non ricordo male, dell'epoca, che doveva essere il dottor Parisi, sentito come teste ha confermato che c'era un rapporto, decennale se non ricordo male, di Jimmy Comacchio (collegato, lo ripeto, con Massimo Sparti ed entrambi con Chichiarelli) con tale – sempre se non ricordo male – Balassone, sicuramente persona del SISDE (non ricordo il grado).
  Questo è il panorama di ordine generale. Se devo approfondire alcune vicende in particolare, mi dica, presidente, perché il tempo è stato poco per approfondire e trentacinque o trenta anni non sono pochi.

  PRESIDENTE. Pongo alcuni quesiti rapidissimi.
  Tra i protagonisti dei fatti oggetto dell'istruttoria spicca la figura di Luciano Dal Bello, sodale del falsario, informatore e ispiratore delle mosse di Chichiarelli, coimputato nella rapina miliardaria, il cui profilo criminale meriterebbe qualche approfondimento.

  FRANCESCO MONASTERO, Presidente del Tribunale di Velletri. Dal Bello era uno dei principali personaggi che ruotava intorno a Chichiarelli. Persona intelligente, estremamente vivace sotto il profilo commerciale, poiché se non ricordo male aveva una serie di ditte di import-export, era collegato a Chichiarelli da un lato e ai servizi dall'altro.
  È una figura che, se non ricordo male, nell'ordinanza di rinvio a giudizio del giudice istruttore – all'epoca le ordinanze erano corposissime – ho definito «bifronte». Era infatti un personaggio che, da un lato, godeva i frutti della presenza di Chichiarelli. Ricordiamoci che in merito alla rapina, parliamo del 1984, abbiamo avuto tutti la sensazione che si sia trattato di una sorta di ringraziamento per servizi fatti, pur non avendo mai avuto la possibilità di trovare elementi a suffragio di questa ipotesi.
  La «rapina del secolo» è stata facilissima; erano tutti a disposizione. Solo in quei due giorni, il giorno della rapina e il giorno successivo, una somma così rilevante sarebbe stata nel caveau di quella banca, dove normalmente si trovavano sì e no da 800 milioni a un miliardo e 200 milioni, mentre in quei due giorni si trovavano, per circostanze fortuite e casuali, 35 miliardi. È inutile che ve le racconti, ma vi è una serie di circostanze talmente pacifiche che ci hanno condotto a ritenere che sia stata una rapina la cui esecuzione è sembrata fin troppo facile.
  Abbiamo avuto anche un contributo importante, perché tale Germano La Chioma, uno dei complici di Chichiarelli che è stato condannato per la rapina, si pentì all'epoca. Andammo a prenderlo in Canada, dove si era rifugiato, e ci raccontò tutti i risvolti operativi dei giorni precedenti e successivi della rapina. Ricordo – se posso darvi un particolare suggestivo, che forse nulla ha a che vedere con le vostre indagini, ma che mi sembrava rilevante – che c'era un tavolo, che noi andammo a vedere in una villa in via Sudafrica, all'EUR, di Chichiarelli, di quattordici metri, largo quattro, sul quale c'erano tre metri di banconote provenienti da quella rapina. Pag. 7
  Dal Bello come dicevo – scusate per la lunga digressione – era un personaggio bifronte, perché aveva collegamenti con il SISDE, al quale, tramite Jimmy Comacchio, forniva notizie su Chichiarelli. Quello che era o sembrava esclusivamente un abile falsario veniva invece descritto e in qualche modo «venduto» dal suo carissimo amico come la persona che aveva fatto il comunicato sul lago della Duchessa, come la persona che aveva in mente di sequestrare l'onorevole Ingrao, come la persona che aveva in animo di porre in essere un sequestro di un cittadino libico molto importante, di cui abbiamo avuto notizia tramite una nota riservata che ci è stata versata dal SISDE dopo – tutto dopo, purtroppo – l'omicidio di Chichiarelli.
  La sensazione – sgradevolissima per un investigatore – è proprio quella di cui parlavo in premessa: cosa avremmo potuto chiedere a Chichiarelli in vita, se non fosse stato ucciso nell'ottobre del 1984, con riferimento a tutti quei frammenti di notizie che venivano inseriti prima nel borsello, poi nella rivendicazione della Brink's, poi nei passaggi successivi venivano inseriti ?
  Ricordo un piccolo particolare, ossia che all'interno del borsello, unitamente alla testina rotante e alle quattro schede di cui ho parlato, c'era ad esempio un frammento di un ticket di un passaggio per nave Villa San Giovanni-Messina. Ricorderete che nell'ambito dell'omicidio Pecorelli si è parlato della pista mafiosa con riferimento al mandante, che faceva poi riferimento a Giusva Fioravanti, a Cristiano Fioravanti e a Massimo Carminati come esecutori materiali. Era un frammento di un ticket, perché naturalmente era strappato nella parte relativa alla targa dell'autovettura e al giorno, quindi messaggi mafiosi tipici in merito ai quali a qualunque investigatore sarebbe piaciuto chiedere a un Chichiarelli in vita.

  PRESIDENTE. È stato fatto – se lo ricorda – qualche approfondimento sulla circostanza verificatasi nel marzo 1984, quando in via Prenestina 220, in un covo della destra eversiva, venne ritrovata una scheda informativa sull'istituto rapinato Brink's Securmark ?

  FRANCESCO MONASTERO, Presidente del Tribunale di Velletri. Nel marzo 1984 ? La rapina è del marzo 1984.

  PRESIDENTE. Sì.

  FRANCESCO MONASTERO, Presidente del Tribunale di Velletri. Non ricordo questa circostanza. Non la ricordo assolutamente. Penso di non averne nemmeno parlato nell'ordinanza di rinvio a giudizio.

  PRESIDENTE. C’è un documento di questo.
  Circa il comunicato n. 7, è corretto dire che la polizia e il Ministero degli interni – glielo chiedo, se ne ha trovato notizia a margine della sua indagine – ne avallarono l'autenticità ?

  FRANCESCO MONASTERO, Presidente del Tribunale di Velletri. Il comunicato n. 7...

  PRESIDENTE. Quello fatto da Chichiarelli che poi avete scoperto essere totalmente falso.
  La polizia, nella vicenda del sequestro Moro, e il Ministero degli interni ne avallarono oggettivamente l'autenticità oppure contribuirono ad andare a fare una visita... ?

  FRANCESCO MONASTERO, Presidente del Tribunale di Velletri. La domanda è assolutamente corretta, ma la risposta è difficile, in primo luogo perché non mi sono interessato direttamente delle indagini sul caso Moro. Oggettivamente la situazione rappresentata attraverso gli organi istituzionali fu tale che portò gran parte delle forze di polizia al lago della Duchessa e la cosa non fu sottovalutata in nessun modo. Ricordo ancora quelle circostanze in cui...

  PRESIDENTE. Tutti gli elicotteri che si alzarono...

Pag. 8

  FRANCESCO MONASTERO, Presidente del Tribunale di Velletri. Gli elicotteri che si alzavano su un lago ghiacciato, con qualche risata a destra e a sinistra. Sicuramente fu fatto, con un grande dispiegamento di forze, un tentativo in questo senso, al quale poi si sono date, come sapete, le risposte più diverse.

  PRESIDENTE. Le leggo adesso tre quesiti che riguardano la vicenda di Chichiarelli e che il fratello di Moro pone alla fine del suo libro Storia di un delitto annunciato: il fratello di Moro: «Il reale problema è per conto di chi e manovrato da chi il Chichiarelli operava, avendo anche informazioni ed elementi non di facile conoscenza sul caso Moro. È escluso – lo dice chiaramente e recisamente il giudice Monastero nella sentenza istruttoria del 15 novembre 1991 – che vi fosse un collegamento, anche non organico, tra il Chichiarelli e le Brigate Rosse; è, invece, chiaramente detto da due persone che conoscevano bene Chichiarelli (Dal Bello e Lai) che costui si recava alcune volte all'aeroporto di Fiumicino in tutta riservatezza per incontrarsi con qualcuno e che questo personaggio era colui che lo pilotava e da cui Chichiarelli diceva di prendere ordini. E la moglie» – la signora particolarmente intelligente che poi è stata interrogata dal dottor Cardella – «insistendo sull'incapacità del marito di programmare e portare a termine operazioni politiche da solo, riferisce che il marito nel 1978 aveva avuto in casa un incontro con uno strano individuo che parlava diverse lingue».

  FRANCESCO MONASTERO, Presidente del Tribunale di Velletri. Sì, sono tutte assolutamente vere le circostanze riferite in queste affermazioni. Le risposte sono difficili.
  È vero, nel senso che quelle circostanze risultano dalle indagini che abbiamo espletato. Più Dal Bello che Lai, il quale era un personaggio alcolizzato, al quale abbiamo dato poco credito, ma sicuramente aveva confermato le circostanze di cui ha parlato il fratello dell'onorevole Moro e che erano tutte ricollegabili a una certa emergenza investigativa.
  In primo luogo, Chichiarelli non era in nessun modo collegato o collegabile con le Brigate Rosse «autentiche». Inoltre, Chichiarelli da solo non aveva alcuna capacità, in assoluto, a mio giudizio e non solo a mio giudizio, di operare in quelle situazioni particolari e con quelle modalità così significative – vedi borsello, schede, rivendicazioni, comunicato del lago della Duchessa e comunicato n. 10, scritti ovviamente dalla stessa mano – e quindi sicuramente qualcuno gli ha guidato la mano.
  Chi sia questo personaggio fantomatico al quale fanno riferimento non è assolutamente risultato dalle indagini. Non è emerso nulla di significativo.

  PRESIDENTE. A queste domande corrispondono fatti ma non risposte.

  FRANCESCO MONASTERO, Presidente del Tribunale di Velletri. Corrispondono sicuramente fatti e poi deduzioni e illazioni, che a livello giudiziario non è stato possibile perscrutare ulteriormente.

  PRESIDENTE. Ha mai provato ad associare i due fatti del 18 aprile del 1978, quello del lago della Duchessa e quello dell'allagamento di via Gradoli ? Si tratta di due cose singolari, una falsa e una probabilmente preparata.

  FRANCESCO MONASTERO, Presidente del Tribunale di Velletri. È molto probabile. L'associazione l'abbiamo ipotizzata e deve esserci anche un capitolo della mia ordinanza di rinvio a giudizio che ne parla espressamente. Sono circostanze ulteriori, che poco aggiungevano rispetto a quelle considerazioni e a quelle valutazioni che avevamo fatto e che ho appena rappresentato.
  In nessun modo Chichiarelli era collegato con le Brigate Rosse e in nessun modo poteva agire da solo.

  PRESIDENTE. Forse qualcuno li collegava.

  FRANCESCO MONASTERO, Presidente del Tribunale di Velletri. Forse qualcuno li collegava.

Pag. 9

  PRESIDENTE. Questa è la questione che noi ci poniamo.

  FRANCESCO MONASTERO, Presidente del Tribunale di Velletri. Penso che nelle indagini relative al caso Moro risultino forse anche delle considerazioni sul punto specifico, che ovviamente non facevano parte delle nostre indagini.

  PRESIDENTE. Non so se lei ha avuto modo di leggere successivamente un libro, Il falsario di Stato, scritto da Veneziani e Biondo, che cercano di ricostruire la complicata vicenda di Antonio Chichiarelli, in particolare l'agguato da questi subito, e offrono una versione dei fatti diversa da quella delle risultanze processuali. Essi scrivono che «testimoni oculari dichiarano che la sera del 27 settembre 1984, in via Martini a Talenti, a due passi da viale Jonio, mentre Chichiarelli rincasava a bordo della sua Mercedes 190 insieme alla compagna ventunenne Cristina e al figlioletto di appena un mese d'età collocato in un porte-enfant sul sedile posteriore dell'auto, subì un agguato. Un anonimo assassino attese che la compagna di Chichiarelli scendesse dall'auto per aprire il portone di casa per spararle a bruciapelo un colpo con una pistola munita di silenziatore – e descrivono anche come entrò e come uscì. Chichiarelli a questo punto scese di corsa dall'autovettura all'inseguimento dell'assassino, ma questi a un certo punto si voltò e gli scaricò addosso l'intero caricatore della pistola. Il killer lo raggiunse nell'attigua via Landini e lo finì con due colpi alla testa vicino alla sezione 4 dell'Istituto «Vigili dell'Urbe».
  La richiesta è se questa ricostruzione dei fatti possa essere presa in considerazione dopo l'ordinanza del 1986 e se sia stata eseguita sul cadavere l'autopsia, le cui risultanze avrebbero potuto offrire maggiori certezze sulla dinamica dell'agguato.

  FRANCESCO MONASTERO, Presidente del Tribunale di Velletri. È stata effettuata l'autopsia, sicuramente. La ricostruzione offerta è una ricostruzione completamente alternativa ? Direi di no, io perlomeno non le ho dato nessun peso, perché la ricostruzione dei fatti operata attraverso le indagini della polizia giudiziaria era assolutamente certa.
  Il killer ha sparato, a quanto ricordo, per colpire Chichiarelli scaricando, peraltro con una pistola molto piccola – era una 6.35 che normalmente non si usa per un'esecuzione – una serie notevolissima di colpi. Uno o due di questi hanno colpito Cristina Cirilli, che era la giovane compagna di Chichiarelli, che ancora porta i segni perché un colpo si è fermato accanto alla spina dorsale e non ha potuto rimuoverlo (perlomeno a quanto ricordo, nel corso dei primi cinque o sei anni) e inoltre ha perso un occhio. Un colpo si è fermato a pochi centimetri dal porte-enfant dove si trovava il bambino.
  Chichiarelli è morto immediatamente, ma il grosso dei colpi era lì accanto alla macchina, quindi non mi sembra che questa ricostruzione alternativa... Sì, aveva cercato di scappare, ma questa ricostruzione alternativa mi sembra un po’ eccentrica rispetto alle oggettive indagini di polizia giudiziaria.
  A questo si aggiunga che la personalità di Chichiarelli, così come emersa successivamente, a pochi mesi peraltro da quella «rapina del secolo», era tale che le forze di polizia oramai, prima o dopo, sarebbero comunque arrivate a lui. Chichiarelli aveva cominciato a dissipare gran parte del denaro che aveva; contrariamente agli altri complici, che invece erano stati in silenzio e non avevano acquistato nulla, aveva cominciato a comprare appartamenti a destra e a sinistra, per cui nel giro di pochi mesi immagino che le forze di polizia l'avrebbero sicuramente individuato e prelevato. Forse era effettivamente una mina vagante.

  PRESIDENTE. Le chiedo – lei l'ha accennato prima – se la figura di La Chioma abbia mai destato sospetti, con riferimento al ruolo che aveva svolto.
  La conoscenza di La Chioma con Chichiarelli è operata da Dal Bello ? È finalizzata al compimento di qualche lucroso Pag. 10progetto criminale ? La Chioma stato ospitato nell'abitazione di Chichiarelli sino alla consumazione della rapina ?
  Verificata la sostanziale impreparazione del gruppo, i cui partecipanti erano stati scelti da Chichiarelli – come scrive lei nell'ordinanza, a pagina 18 – che doveva operare nella fallita rapina al furgone portavalori che recapitava gli stipendi al personale dell'ospedale Sant'Eugenio, decide di prendere in mano la situazione imponendo la partecipazione di persone di sua fiducia. In più parti della citata ordinanza risulta che La Chioma abbia confessato subito il coinvolgimento nella commissione del reato e il suo comportamento processuale viene definito «ottimo e collaborativo».
  Subito dopo la rapina La Chioma fugge in Canada, dove porta gran parte del denaro, viene arrestato e manifesta immediatamente l'intenzione di restituire il denaro già investito proveniente dalla rapina. Risulta prodigo di confidenze di Chichiarelli, come quella fatta nel carcere di Paliano ad Angelo Izzo, quando riferisce l'esistenza di contatti tra Toni Chichiarelli e un colonnello dei servizi, committente tra l'altro di una proposta di uccisione del dottor Vigna.

  FRANCESCO MONASTERO, Presidente del Tribunale di Velletri. Sì, ricordo. Ricordo tutte queste circostanze. Quest'ultima naturalmente è di molto successiva rispetto alle indagini e all'ordinanza. La Chioma era una figura molto particolare.

  PRESIDENTE. Il quesito era: La Chioma c'era per caso, c'era stato mandato, controllava quello che... ?

  FRANCESCO MONASTERO, Presidente del Tribunale di Velletri. Le indagini hanno portato ad escludere questa possibilità. Si trattava di persona che non solo apparentemente, ma direi sostanzialmente, era del tutto fuori da certi giochi. La sensazione che abbiamo avuto – si tratta ovviamente di sensazioni, suffragate dalle circostanze che erano emerse processualmente – era che si trattasse di una persona completamente al di fuori del giro «strano» di Chichiarelli, che era riconducibile, tramite Luciano Dal Bello e tramite la propria moglie Chiara Zossolo, con cui conviveva, ad ambienti ai quali a mio giudizio La Chioma era assolutamente estraneo.
  Gli organi di polizia giudiziaria sono andati a prenderlo direttamente in Canada, dove era fuggito e dove si stava godendo la bella vita. È tornato – certo non volontariamente – in Italia e ha scontato tutta la sua pena, dopo aver fatto chiarezza in ordine alle situazioni alle quali ha partecipato e genericamente alla rapina alla Brink's, né più né meno.
  La sensazione che abbiamo avuto è che si trattasse di persona al di fuori del giro «anomalo» di Chichiarelli, al quale abbiamo fatto riferimento.

  PRESIDENTE. La rapina alla Brink's dà l'idea, anche a chi ha letto solo le carte per preparare la sua audizione, di una regalia e anche di una lenta ricerca di chi l'abbia fatta. Al di là delle prove, un'opinione e una suggestione su chi avesse concesso la regalia e sul perché non siano stati trovati coloro che della regalia avevano beneficiato, se la sarà pure fatta.
  È vero che non c’è una verità processuale acclarata, ma ci sarà un sufficiente sospetto.

  FRANCESCO MONASTERO, Presidente del Tribunale di Velletri. Sicuramente c’è. Come giudice istruttore dell'epoca, ovviamente, non ho potuto rappresentare per iscritto quelli che erano i sospetti, ma la sensazione che la rapina fosse appunto...

  PRESIDENTE. Dopo trentasette anni qualche idea ce la può dare.

  FRANCESCO MONASTERO, Presidente del Tribunale di Velletri. L'idea era sicuramente che si trattasse di un «ringraziamento» da parte di chi gli aveva commissionato certe particolari operazioni. È un fatto che dopo trentasette anni – ma penso anche molto prima – si può affermare tranquillamente, anche se non a livello giudiziario. Non tanto l'omicidio Pag. 11Pecorelli, su cui, come sapete, la situazione processuale e non solo è talmente complessa da impegnare lavori di commissioni per anni e anni, ma con particolare riferimento alle schede.
  Le schede hanno inquinato la vita politica per cinque anni dall'omicidio Pecorelli, il caso Moro e via dicendo, fino al 1984. A ogni occasione di spicco o di rilievo – ho fatto riferimento anche al 1981, quando era in pieno svolgimento lo scandalo dei petroli – spuntavano nuovamente quelle schede con indicazioni manoscritte particolarmente significative; manoscritti che venivano per l'occasione «rappresentati» perché, come ripeto, non sono stati trovati gli originali delle schede, che poi emergono tutti insieme con la rapina alla Brink's, come se fosse una sorta di testamento politico: «Ecco, io ho fatto questo, questo e quest'altro, lasciatemi perdere».

  PRESIDENTE. L'idea che si è fatto era che le schede con le indicazioni manoscritte servissero ad accelerare i tempi del ringraziamento, con la consegna degli originali, e chiudere la partita di ulteriori ringraziamenti ?

  FRANCESCO MONASTERO, Presidente del Tribunale di Velletri. Questo non credo di poterlo affermare, nemmeno come ipotesi.
  Per quanto riguarda l'omicidio Pecorelli, ad esempio, e considerato che prove di un coinvolgimento diretto di Chichiarelli non ce ne sono mai state perché, come ho scritto, sono assolutamente convinto della partecipazione a quell'omicidio di Cristiano Fioravanti e dell'altro indagato dell'epoca, direi che si tratta di una sorta di strumentalizzazione postuma di un omicidio da parte di chi ben ne conosceva mandanti e moventi, e che comunque aveva verosimilmente avuto modo di entrare in contatto con l'ambiente che aveva lambito quell'omicidio. Questo è sicuro.

  PRESIDENTE. Le ho chiesto della vicenda – leggendola dalla sua ordinanza, peraltro – della scheda sull'istituto bancario trovata nel covo della destra eversiva di via Prenestina 220 perché volevo arrivare a domandarle se quei contatti, che per quanto riguarda Chichiarelli sono stati accertati non esserci con le BR, ci fossero in qualche modo con il sottobosco dell'eversione nera e se fossero stati rintracciati nel corso delle indagini.

  FRANCESCO MONASTERO, Presidente del Tribunale di Velletri. Come ripeto, l'ho scritto nell'ordinanza.

  PRESIDENTE. Leggo il brano: «Appariva inoltre singolare che proprio sulla Brink's Securmark fosse stata rinvenuta una scheda informativa nel covo di via Prenestina 220 in uso ai militanti della destra eversiva (vedi allegato citato rapporto DIGOS 27 marzo 1984), circostanza che anche nell'ipotesi di semplice coincidenza contribuiva in qualche modo a offuscare un quadro d'insieme che già di per sé mostrava contorni a dir poco indistinti».

  FRANCESCO MONASTERO, Presidente del Tribunale di Velletri. È vero, ricordo. No, non abbiamo avuto nessuna possibilità di perscrutare.

  PRESIDENTE. Però è singolare.

  FRANCESCO MONASTERO, Presidente del Tribunale di Velletri. Però è estremamente singolare, come ho scritto.

  PRESIDENTE. Come ha scritto lei, per questo ho citato la singolarità. Da una parte non c'erano rapporti, ma poi andando a Pecorelli c'erano ipotesi di soggetti che hanno compiuto l'omicidio. Per questo avevo fatto una ricostruzione discorsiva e non giudiziaria.

  FRANCESCO MONASTERO, Presidente del Tribunale di Velletri. Abbiamo cercato naturalmente anche di trovare collegamenti con il famoso covo del Ministero della sanità. L'omicidio Pecorelli è stato compiuto con una 7.65 con munizionamento Pag. 12Gevelot, un munizionamento particolare che c'era nel covo del Ministero della sanità, lo chiamo così perché...

  PRESIDENTE. Così è noto.

  FRANCESCO MONASTERO, Presidente del Tribunale di Velletri. Così è noto e i personaggi sono altrettanto noti, da Biagio Alesse in poi. All'interno del borsello c'era una calibro 9, con proiettili 7.65, che però non erano compatibili con quelli che avevano ammazzato Pecorelli né con altri omicidi che si erano verificati in quel contesto e in altri contesti anche territoriali, omicidi particolarmente significativi effettuati sempre con 7.65 su cui si stava indagando in quel periodo. Ma non è stato trovato nessun... Così come con la testina.

  PRESIDENTE. Era il dire e non dire.

  FRANCESCO MONASTERO, Presidente del Tribunale di Velletri. Era il dire e non dire...

  PRESIDENTE. Soprattutto il non dire a lei, ma a qualcun altro.

  FRANCESCO MONASTERO, Presidente del Tribunale di Velletri. La testina che si trovava all'interno del borsello, ad esempio, non era la testina con la quale sono stati scritti, se non ricordo male, il falso comunicato n. 7 e il comunicato n. 10. Ma guarda caso, altra coincidenza, nell'agosto dello stesso anno, il 1979, dopo l'omicidio Pecorelli e dopo che era stato rinvenuto il borsello con una testina rotante e quant'altro, vi è un'ulteriore circostanza particolarmente strana, un'ulteriore coincidenza: nell'agosto del 1979 Chichiarelli viene trovato in possesso di una testina rotante, mentre si recava in ospedale non ricordo per quale motivo; la testina rotante gli viene restituita apparentemente senza nessun tipo di indagine.
  Ricordo che abbiamo acquisito dagli organi di polizia il verbale di sequestro e di restituzione di quella testina rotante. Quindi, quella del borsello sicuramente era una testina rotante...

  PRESIDENTE. Quella invece che aveva quando lo fermarono mentre si recava in ospedale poteva essere, ma non lo sappiamo.

  FRANCESCO MONASTERO, Presidente del Tribunale di Velletri. Poteva essere ma non lo sappiamo.

  PRESIDENTE. Grazie. Do la parola ai colleghi che intendono porre quesiti o formulare osservazioni. Facciamo una domanda per volta.

  MIGUEL GOTOR. Vorrei fare una premessa. Sono molto contento di incontrarla di persona, perché è vero che lei non si è occupato del caso Moro, però la serietà delle sue indagini – postume, purtroppo, perché Chichiarelli era morto – e direi anche dei suoi ragionamenti secondo me è stata molto utile, spesso anche più di alcune inchieste specificatamente dedicate alla vicenda Moro.
  Chi ha avuto modo di leggere le carte prodotte dal dottor Monastero avrà visto egli che si è trovato davanti a un rebus di rivendicazioni, di giochi di specchi, d'incastri che dalla rapina del 1984 a mano a mano si dipanava per passare a vicende che arrivavano a toccare episodi del 1979 – la perdita del borsello, l'omicidio Pecorelli – e poi riportavano direttamente al caso Moro, al lago della Duchessa e a quella vicenda.
  Lei ha cercato, secondo me riuscendovi sul filo del ragionamento più che della possibilità giudiziaria, di arrivare a una soluzione, di dare una logica unitaria a quel rebus. Quando leggevo le sue carte me la immaginavo giovane – e infatti, essendo passati da allora trent'anni (parliamo del 1985), lo era – e animato da buona volontà.

  PRESIDENTE. Vuol dire che è più giovane di quelli che abbiamo interrogato fino a oggi.

  MIGUEL GOTOR. Giovane e impegnato di fronte a un enigma che andava oltre il suo compito strettamente processuale. A Pag. 13partire da questa considerazione, io le chiederei di riflettere, come magistrato ma anche come cittadino, con la stessa disponibilità d'animo che mostrava in quelle carte del 1985, sulla richiesta che le ha fatto il presidente.
  Lei ora non può rispondere in maniera puntuale alle domande che le facciamo, però se nei giorni che verranno ci dedicasse un po’ della sua attenzione, della sua intelligenza, della sua memoria di un recupero di carte che chissà dove stanno, in uffici, seppellite, sarebbe molto utile all'attività di questa Commissione.
  In primo luogo, le chiedo un approfondimento – non le pongo quindi una domanda alla quale lei deve rispondere ora – sul tema della fotografia. Il 26 marzo del 1984, in un cestino a piazza Gioacchino Belli, con una telefonata fatta da un sedicente brigatista al Messaggero, quindi riproponendo uno scenario identico (il luogo presso la statua di Gioacchino Belli, Il Messaggero) all'episodio del comunicato del Lago della Duchessa del 1978, viene ritrovata una busta. Dentro la busta «c'erano due frammenti di fotografie rappresentanti la dizione e lo stemma delle Brigate Rosse». Una delle tante figure – e figuri – che le è capitato di incontrare nella sua vita professionale, tal Gaetano Miceli, le disse di aver visto «nelle mani di Chichiarelli una macchina fotografica Polaroid, con la quale il falsario ha fotografato Aldo Moro durante la sua prigionia» e aggiunse che Chichiarelli aveva conservato un paio di queste fotografie.

  PRESIDENTE. Dichiarazioni di Miceli.

  MIGUEL GOTOR. Tal Gaetano Miceli. Sono agli atti.
  In un articolo di Panorama del 1988, quindi quattro anni dopo i fatti, il giornalista andava giù pesante scrivendo: «Quei due frammenti di foto, quelli ritrovati a piazza Gioacchino Belli sono identici alla parte superiore delle immagini di Moro scattate durante il suo sequestro e rese pubbliche dalle Brigate Rosse. Stessa stella, stesso cerchio, stessi caratteri, perfino le stesse pieghe del drappo e un'ombra sul basso della seconda “esse” delle parole rosse, proprio in coincidenza con il punto dove arrivava la testa di Moro nella foto, per così dire, “ufficiale” delle Brigate Rosse».
  Allora diventa credibile che Chichiarelli fosse davvero entrato nella prigione di Moro, Polaroid in mano. Sempre secondo Panorama – 1988, dieci anni dopo i fatti del sequestro Moro, e quattro anni dopo i fatti del 1984 – Miceli avrebbe detto: «Toni mi disse che era stato militante delle BR e che in quell'organizzazione aveva svolto un ruolo importante. Mi aveva promesso di farmi avere le foto di Moro, ma poi mi disse di averle distrutte assieme alla Polaroid e ad altri documenti importanti che conservava».
  Per farla breve, secondo me, sulla questione della foto, cioè di quei due frammenti, è necessario un approfondimento da parte di questa Commissione, che significa un'acquisizione...

  PRESIDENTE. Oppure ricercare le foto originali delle BR e verificare se ne manca un pezzo.

  MIGUEL GOTOR. Significa vedere se la dettagliata descrizione che Panorama nel 1988 compie, così dettagliata che fa credere che sia il prodotto di un'osservazione oculare, che chi scrive abbia avuto tra le mani copia... Ecco, trovare una verifica per capire di che cosa stiamo parlando.
  Ancora, sempre rispetto a Chichiarelli, immagino che lei possa approfondire quei riferimenti fatti dal presidente relativamente ai suoi incontri a Fiumicino. Secondo testimoni ascoltati, reticenti, che poi erano costretti a confessare sotto minaccia di essere arrestati, Chichiarelli andava cinque, sei, sette volte a Fiumicino. È la domanda che le fa, ormai dall'oltretomba, attraverso il suo libro, il fratello di Moro.
  Su Chichiarelli mi permetto di darle un suggerimento che ho maturato nel corso delle mie ricerche. Non che ne sia sicuro, però l'ho maturato. Chichiarelli non credo che avesse rapporti organici con le Brigate Rosse, ma aveva il profilo adatto per accreditarsi come falso brigatista, come Pag. 14finto brigatista che prova ad accreditarsi come tale, con l'obiettivo verosimilmente di intercettare il denaro che in quei giorni – tra il 17 e il 24 aprile – viene raccolto dal Papa. Ho anche scritto a questo proposito. Lì c’è stato un gioco di specchi, ma il Vaticano non casca nel tranello: mangia la foglia e naturalmente, prima di pagare una somma così ingente, vuole essere sicuro che chi ha davanti sia non un finto brigatista bensì una persona collegata direttamente con i brigatisti. Questo è del tutto comprensibile, come è del tutto comprensibile che questo potesse essere l'interesse anche del Governo italiano. Dovevano essere sicuri che l'interlocutore che si proponeva come sedicente brigatista lo fosse effettivamente.
  Infine, sempre in questa prima domanda, sull'avvocato Giuseppe Prisco a me sembra di ricordare un passaggio. C’è con quelle schede un gioco di consegna di originali che in precedenza vengono consegnati in fotocopia; gli originali hanno delle modifiche autografe, che sono delle firme da parte di Chichiarelli rispetto alle fotocopie.
  Lei se ne ricorderà una, impressionante: un «Sereno Freato».

  PRESIDENTE. Con tre punti esclamativi.

  MIGUEL GOTOR. Con tre punti esclamativi, in una di quelle consegne a rate. Significava evocare uno dei principali collaboratori di Moro. Una delle domande è: con chi comunicava Chichiarelli ? Non mi deve rispondere adesso, non è questo né il luogo né il momento.

  GERO GRASSI. Che non sia il luogo...

  MIGUEL GOTOR. Non ha gli strumenti ora, e ci darebbe una risposta di circostanza, mentre io le chiederei un approfondimento, se ci dedica un po’ del suo tempo e della sua intelligenza.

  FRANCESCO MONASTERO, Presidente del Tribunale di Velletri. Tempo, sicuro. Intelligenza...

  MIGUEL GOTOR. C’è quel gioco, quel «Sereno Freato» con tre punti esclamativi. Poi, a me risulta che l'unico originale che non viene dato e che quindi Chichiarelli si tiene in mano, in quel gioco che poi si rivelerà mortale, è quello della scheda relativa all'avvocato Prisco, che nel 1980 entra nel consiglio di amministrazione del Banco Ambrosiano e che tra il 1981 e il 1982 – siamo ai tempi del tentativo di omicidio di Rosone da parte di Abbruciati – aspirava a diventare presidente. Poi l'operazione non riesce.
  È possibile che Chichiarelli muoia perché mostra e dimostra, in sostanza, di voler ancora continuare, mantenendo l'originale relativo alla scheda di Prisco, a ricattare qualcuno o determinati ambienti. È come se volesse concludere i giochi relativi al sequestro Moro consegnando gli originali, ma invece mostra di voler ancora giocare una partita.

  PRESIDENTE. Il cui valore non era compreso nel prezzo dei 35 miliardi.

  MIGUEL GOTOR. Che Chichiarelli ritiene non compreso nel prezzo di 35 miliardi e chi, invece, l'ha ucciso o l'ha fatto uccidere ha ritenuto che fosse o un ricatto eccessivo, o uno sgarro in un ambiente malavitoso. Questa è una prima domanda.
  Io passerei, per una seconda fascia di quesiti, al segreto della discussione.

  PRESIDENTE. Accogliendo la richiesta del senatore Gotor, passiamo in seduta segreta.

  (I lavori proseguono in seduta segreta, indi riprendono in seduta pubblica).

  GERO GRASSI. Cercherò di essere molto sintetico, evitando quadri generali, anche perché tra quelli delineati da lei e quelli illustrati dal senatore Gotor, la panoramica, per chi la conosce, è abbastanza esauriente.
  Lei scrive, a proposito del borsello e delle foto: «Si rinveniva una foto Polaroid dell'onorevole Moro apparentemente scattata Pag. 15durante il sequestro». Ovviamente, mi sto riferendo a dopo la rapina della banca, a Chichiarelli e al collegamento tra banda della Magliana e Chichiarelli.
  La conseguenza del «si rinveniva una foto Polaroid» è che lei dice e scrive: «Come sappiamo, le Polaroid non sono riproducibili». Lei scrive benissimo: le foto Polaroid all'epoca non erano riproducibili. La domanda, molto secca, è questa: lei l'ha vista quella foto Polaroid ?

  FRANCESCO MONASTERO, Presidente del Tribunale di Velletri. Certamente. Intende la foto di cui stiamo parlando ? Sì. La foto che, peraltro, è stata descritta poco fa, con lo stesso drappo e con il bordo dei capelli dell'onorevole Moro ?

  GERO GRASSI. Esatto. Sto parlando della foto di Moro, della Polaroid che lei descrive benissimo. Lei l'ha vista ?

  FRANCESCO MONASTERO, Presidente del Tribunale di Velletri. Sì, certo.

  GERO GRASSI. Dove sta ? Dove possiamo rintracciarla ?

  FRANCESCO MONASTERO, Presidente del Tribunale di Velletri. È una domanda da cento milioni quella che lei mi fa.

  GERO GRASSI. Perché da cento milioni ? Se non lo sa lei, non lo posso sapere io.

  FRANCESCO MONASTERO, Presidente del Tribunale di Velletri. Sono d'accordo.

  GERO GRASSI. Questa è passata dalle sue mani, non dalle mie.

  FRANCESCO MONASTERO, Presidente del Tribunale di Velletri. E perché non si trova agli atti ?

  GERO GRASSI. No, io non le ho detto che non si trova. Le stavo chiedendo dove la possiamo rintracciare.

  FRANCESCO MONASTERO, Presidente del Tribunale di Velletri. La fotografia dell'onorevole Moro nelle circostanze di cui abbiamo parlato, unitamente ai proiettili 7,62 NATO e a tutti gli altri oggetti che sono stati rinvenuti nell'occasione, fu repertata a suo tempo e inserita agli atti. È un corpo di reato, come tutte le altre emergenze che sono state rinvenute nelle varie perquisizioni.

  GERO GRASSI. Quindi, io posso chiedere al presidente di acquisire agli atti la foto della quale stiamo parlando.

  FRANCESCO MONASTERO, Presidente del Tribunale di Velletri. Certamente.

  GERO GRASSI. Noi abbiamo certezza che, essendo stata repertata, sia in disponibilità nostra. È giusto ? È così ?

  FRANCESCO MONASTERO, Presidente del Tribunale di Velletri. È corretto.

  GERO GRASSI. Perfetto. Allora chiedo al presidente di acquisire agli atti questa foto.
  Detto questo, come mai, secondo lei non c’è stata – se, invece, ci fosse stata, le chiedo preventivamente scusa, ma a me non risulta – alcuna perizia comparativa tra le tre foto di Moro che storicamente noi sappiamo essere esistenti, cioè le due precedenti più la terza, che noi, per capirci, chiamiamo quella di Chichiarelli ? C’è stata una perizia comparativa e, se non c’è stata, perché ?

  FRANCESCO MONASTERO, Presidente del Tribunale di Velletri. Io personalmente non ho disposto alcuna perizia comparativa. Potrei sbagliarmi, ma escludo di sbagliarmi. Non escludo, invece, che sia stata compiuta dai colleghi che lavoravano sul sequestro Moro. Questo mi sembra un fatto assolutamente verosimile e molto probabile.

  GERO GRASSI. Quindi, a questo punto, chiedo al presidente di verificare se c’è Pag. 16stata una perizia comparativa tra le tre foto, le due precedenti e quella di Chichiarelli.

  PRESIDENTE. Intanto troviamo le tre foto. Poi, se vengono trovate, facciamo le perizie.

  GERO GRASSI. No, ho detto un'altra cosa, presidente: ho chiesto se c’è stata.

  PRESIDENTE. Io ho corretto. Dispongo prima l'acquisizione delle foto e poi cerchiamo pure la perizia comparativa.

  GERO GRASSI. Forse non mi spiego. Io ho chiesto se c’è stata.

  PRESIDENTE. Riformulo quello che intendo fare. Poiché le foto dovrebbero essere tre e dovrebbero essere agli atti, due intere e una parte – io interpreto così quello che leggo, compreso quello che diceva l'onorevole Grassi – io dispongo prima l'acquisizione delle tre foto, per vedere se sono tre, se sono due, se è una e mezzo. Contestualmente cercheremo anche la perizia comparativa, se qualcuno l'ha chiesta.
  Io ho dubbi che siano tre foto intere.

  GERO GRASSI. Ho capito. Io vado a tentativi, però a me interesserebbe sapere se all'epoca la perizia comparativa è stata fatta.

  MIGUEL GOTOR. Se non è stata fatta, è grave.

  GERO GRASSI. Appunto. È quello che cerco di dire.

  MIGUEL GOTOR. Siamo sempre allo stesso tribunale di Roma.

  PRESIDENTE. Per precisione, senza contraddire gli studiosi, il che sarebbe un reato di superbia, le foto si comparano se sono identiche, se sono comparabili. Se sono riprodotte, si esamina se siano riproduzioni della stessa foto. Mentre cerchiamo se è stata fatta la perizia, io vorrei capire se le foto erano tre o erano due con spezzoni di foto.

  GERO GRASSI. Non dobbiamo sapere se le foto erano tre. Le foto giudiziariamente sono certamente tre, a meno che qualcuno non ne abbia una quarta, ma giudiziariamente sono tre. Quello che noi cerchiamo di sapere è: è stata fatta la perizia ? No. Benissimo, poi valuteremo.
  Scusate, io sono un semplice deputato, non faccio il magistrato, ma, se a Chichiarelli viene riscontrata una foto...

  MIGUEL GOTOR. Lei sta portando un elemento di chiarimento. Scusi se l'interrompo, ma volevo soltanto mettere in evidenza che qui il dottor Monastero, a distanza di trent'anni, ci ha detto: «Io quella foto», che chiamiamo per semplicità di Chichiarelli, o ritaglio di foto, o pezzettino di foto, o quello che sia «l'ho avuta tra le mani». Ha risposto certamente e, a distanza di trent'anni, si è ricordato anche che si vedeva un ciuffetto dei capelli di Moro.

  PRESIDENTE. Se il dottor Monastero si ricorda di un ciuffetto...

  MIGUEL GOTOR. L'ha detto.

  PRESIDENTE. Io mi ricorderei della faccia di Moro, se era la foto. Io ho fatto questa osservazione non perché debba fare l'avvocato del dottor Monastero, ma perché, avendo letto pure io superficialmente gli atti, ritengo che si tratti di due foto e di un frammento di foto. Tant’è vero che ho detto che voglio acquisire le fotografie per vedere se le due foto esistenti agli atti sono intere oppure se manca una parte, che potrebbe essere quella di Chichiarelli.
  I casi sono due: o Chichiarelli è andato e ha fatto la foto, o qualche cugino di Chichiarelli ha tagliato un pezzo di foto a quelle esistenti. Era solo questo.

  MIGUEL GOTOR. Ho capito.

Pag. 17

  GERO GRASSI. Mi posso inserire in questo dibattito ?
  Tentavo di chiederle come mai Chichiarelli avesse quella foto. Una persona normale, se trova Chichiarelli con una foto Polaroid, o un pezzo, o un ritaglio...
  Se volete, io posso pure andarmene. Mi sembra che stasera io stia disturbando la vostra discussione.

  PRESIDENTE. No, consenta anche che qualcuno riesca a fare tre o quattro cose insieme.

  GERO GRASSI. Ho capito, ma io non riesco a fare la domanda.

  PRESIDENTE. Noi la stiamo seguendo.

  GERO GRASSI. Io ho ascoltato Gotor per tre quarti d'ora in religioso silenzio. Da quando ho iniziato a parlare, mi avete interrotto sei volte. Vi chiedo di non farlo. Grazie.
  Come mai Chichiarelli ha quella foto ? Una persona normale intuisce che o Chichiarelli è andato lì a fare la fotografia, o qualcuno gliel'ha data. La domanda è: secondo lei, come mai Chichiarelli ha quella foto ?

  FRANCESCO MONASTERO, Presidente del Tribunale di Velletri. Le considerazioni che abbiamo fatto sono state riportate, naturalmente, nell'ordinanza. Il motivo specifico per cui Chichiarelli aveva non solo la foto che interessa in questo momento in modo particolare, ma anche una serie di altri elementi, tutti, secondo me, eccezionalmente significativi, è stato parimenti indicato nell'ordinanza. Si tratta di persona che aveva sicuramente contatti eccezionalmente rilevanti.
  I contesti che possono aver creato quelle determinate situazioni a favore di Chichiarelli e che possono, quindi, avergli consegnato eventualmente quei contributi, che poi venivano spesi dal Chichiarelli in particolari occasioni della vita politica, non sono stati accertati dal corso delle indagini.

  GERO GRASSI. Lei nell'ordinanza ha parlato di oscuri manovratori che gestivano Chichiarelli.

  FRANCESCO MONASTERO, Presidente del Tribunale di Velletri. Posso interromperla solo un momento ? Mi sono riferito poco fa alla fotografia dell'onorevole Moro perché ho riletto parte degli atti che riguardavano quelle indagini. Mi ricordo la descrizione che di quella foto ha fatto il suo collega perché mi ricordo che si trattava di una piccola foto con l'immagine del viso dell'onorevole Moro e dietro la stella a cinque punte. Basta. Non ho ricordi diversi e ulteriori di quella foto.
  Ricordo che una parte della «e», forse di «Rosse», o qualcosa del genere, era coperta dai capelli dell'onorevole Moro. Era un ritaglio assolutamente identico a una foto che era apparsa sui giornali tempo prima.
  Questo è il ricordo che in questo momento ho della foto. Era solo una precisazione.

  GERO GRASSI. Ci mancherebbe altro.
  Le stavo chiedendo: lei ha parlato di oscuri manovratori che avrebbero gestito Chichiarelli. Lei sa benissimo che Pieczenik ha rivendicato a sé il falso comunicato del lago della Duchessa. Quegli oscuri manovratori, a distanza di trentasette anni, lei è in grado di individuarli ?

  FRANCESCO MONASTERO, Presidente del Tribunale di Velletri. Assolutamente no. Forse avevo maggiore possibilità di individuarli qualche anno fa, non certo oggi. Quelle indicazioni sono frutto di un lavoro investigativo all'epoca molto importante, secondo me. Individuare quegli oscuri manovratori, al di là delle considerazioni che pure abbiamo riportato nell'ordinanza, non è stato possibile. Non mi è stato possibile. Non sono stato in grado.

  GERO GRASSI. Lei ha mai saputo di messaggi che Chichiarelli avrebbe lasciato in prossimità di alcuni negozi nel Ghetto ? Si è mai incrociato con questa notizia ?

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  FRANCESCO MONASTERO, Presidente del Tribunale di Velletri. Direi di no. Nel Ghetto ? Direi di no.

  PRESIDENTE. Perché questa domanda ?

  GERO GRASSI. Ho fatto questa domanda perché, ove il dottor Monastero avesse riscontrato questa cosa, si sarebbe potuto dedurre che i messaggi di Chichiarelli nel Ghetto fossero un trait d'union tra parti opposte, ma, se il dottore mi dice che non l'ha mai riscontrato... Non l'ho riscontrato io e, quindi, automaticamente...
  Lei attribuisce a Chichiarelli, nell'ordinanza del 23 marzo 1991, la paternità del comunicato n. 7 delle BR.

  FRANCESCO MONASTERO, Presidente del Tribunale di Velletri. Il falso comunicato del lago della Duchessa, per capirci.

  GERO GRASSI. È confermato questo ?

  FRANCESCO MONASTERO, Presidente del Tribunale di Velletri. Sì.

  GERO GRASSI. Nel corso degli anni non ha avuto elementi per suffragare un'ipotesi diversa ?

  FRANCESCO MONASTERO, Presidente del Tribunale di Velletri. No. Diciamo di no. Ho sempre collegato Chichiarelli al falso comunicato n. 7 e al comunicato n. 10, o n. 1, a seconda della numerazione che si voglia dare.

  GERO GRASSI. Nel corso delle indagini su Chichiarelli, la cui paternità prima è sua – per questo lo chiedo a lei – risulterebbe che Chichiarelli avrebbe avuto rapporti con un personaggio, definito sempre per nome e mai individuato, che ebbe una sorta di ruolo di gestore dello stesso Chichiarelli e che non era certamente Dal Bello. Lei ha avuto la possibilità di esperire quella traccia, di indagare quella persona, che era sempre chiamata per nome e sembrava una longa manus, o, meglio, una mente superiore allo stesso Chichiarelli ?

  FRANCESCO MONASTERO, Presidente del Tribunale di Velletri. Mi potrebbe fornire qualche elemento ulteriore: chi ha dato questa informazione e qual era il nome ?

  GERO GRASSI. Soprattutto dove. In questo momento non sono in grado di dirle dove è citato. Eventualmente glielo faccio pervenire.

  FRANCESCO MONASTERO, Presidente del Tribunale di Velletri. Certamente, magari.

  GERO GRASSI. Le mando un appunto per iscritto.
  Le è stato chiesto, nell'audizione del 23 maggio 1995 presso la Commissione stragi, dall'allora onorevole Sergio Mattarella, oggi Presidente della Repubblica, che cosa lei avesse riscontrato nei rapporti Chichiarelli-Varisco e lei rispose, in un rigo e mezzo: «Il Chichiarelli si vantava di aver avuto in qualche modo, più che un rapporto, qualche responsabilità nell'ambito degli omicidi Varisco e Pecorelli». Non le chiedo conferma, perché lo sto prendendo dagli atti. Dopodiché, subentra il senatore Gualtieri, il quale, a seguito della domanda dell'onorevole Mattarella e della sua risposta, sostanzialmente dice: «Così come diceva l'onorevole Mattarella, Varisco è una persona che andrebbe completamente rivisitata, perché è una di quelle figure che, a mio giudizio, non sono mai state messe nella giusta luce. Lui aveva rapporti con i servizi. È strano l'omicidio il giorno prima di andare in pensione, i depistaggi...». La domanda è questa. Aggiungo che la compagna di Varisco, lei lo saprà meglio di me, era la segretaria di Pecorelli.
  Poiché lei è quello che meglio di altri ha messo le mani e la testa in questo magma, che riguarda banda della Magliana, Chichiarelli, Securmark e dintorni, omicidio Chichiarelli, omicidio Varisco, in collegamento con Chichiarelli, caso Moro, Pag. 19lei meglio di altri sa che dietro queste figure, dal punto di vista dell'azione penale, c’è certamente almeno un suggeritore, o qualcuno che promuove queste figure per far sì che svolgano quei reati. Lei è in grado, in maniera semplice, se ritiene anche in seguito, di poterne definire contiguità, prossimità e collegamenti ?
  Per darle uno spunto, nel caso in cui io non fossi stato chiaro, io non credo che noi siamo in presenza di compartimenti stagni, perché via Montalcini si trova alla Magliana e c’è una serie di testimoni, più o meno attendibili, che nel corso dei diversi processi Moro dicono che quello che avveniva in via Montalcini non è terzo rispetto a quello che avveniva nel quartiere della Magliana e che, quindi, quello che avveniva in via Montalcini non poteva non essere a conoscenza di chi gestiva la Magliana.
  La Magliana fa il colpo alla Brink's attraverso Chichiarelli, lo scrive lei nell'ordinanza: «Dopo la rapina alla Securmark ad opera della banda della Magliana, Toni Chichiarelli, come mente direttiva...». È chiaro che c’è un collegamento. Via Montalcini, caso Moro, Chichiarelli, banda della Magliana, Varisco: l'ipotesi che Chichiarelli sia stato strumento di più parti nella vicenda o che abbia tentato, come ha detto Gotor, di farsi strumento o sia stato strumento... Cosa voglio dire con «strumento» ? Il senatore Gotor ha supposto che Chichiarelli abbia tentato di fare il furbo. Il Vaticano non c’è cascato e Chichiarelli è rimasto...
  Dopodiché, Chichiarelli è stato – ha detto lei – «legittimato a fare la rapina alla Brink's ». Io sono certo che lei non l'abbia mai legittimato a fare la Brink's. Chi l'ha legittimato e in cambio di cosa è stato legittimato ?

  PRESIDENTE. Più che altro, chi ci ha messo i soldi ?

  GERO GRASSI. Chi ci ha messo i soldi è una bella domanda, ma io, ovviamente...
  In tutto questo ginepraio un filo ci deve essere. Poi Chichiarelli viene ucciso, come lei sa meglio di me, in una condizione molto particolare. Una delle regole della mafia – la banda della Magliana non agisce ad Orgosolo o a Nuova Delhi – peraltro non scritta, ma sempre rispettata, è che le mogli e i figli non si toccano. Chichiarelli viene ucciso e la compagna si salva per miracolo. Anche l'omicidio Chichiarelli è una anomalia nell'anomalia.
  Mi fermo qui, perché mi rendo conto di averle esposto un quadro... Io vorrei una spiegazione. Grazie.

  PRESIDENTE. Non è una domanda, ma è un'indicazione sicuramente all'onorevole Grassi, al senatore Gotor e a chi vorrà della Commissione: solo a titolo informativo e di cronaca, io andrei a vedere un articolo di Andrea Cinquegrani, ripubblicato il 19 dicembre 2014 da La voce delle voci e risalente al 2010. Se lo leggete, è interessante per i partecipanti a questa iniziativa editoriale.

  GERO GRASSI. Io lo leggerò, presidente, ma lei mi consente che...

  PRESIDENTE. È pertinente.

  GERO GRASSI. Sì, non c’è dubbio. Mi fido perfettamente della presidenza. Poiché, però, io sono un po’ «tommaseo» da questo punto di vista, mi piace di più essere edotto da chi ha messo le mani che da un giornalista, perché il giornalista può sempre...

  PRESIDENTE. No, il giornalista parla di fatti del 2010, su cui, con tutto il rispetto, il dottor Monastero non ha messo le mani.

  GERO GRASSI. Ho capito.

  PRESIDENTE. Parla dei combattenti e dei reduci. Visto che lei ha fatto una serie di argomentazioni su Chichiarelli che lavorava per due, per tre, per quattro e si è domandato se questi si parlavano o non si parlavano, legga quest'articolo. Non so se dice la verità, ma parla di un'iniziativa editoriale di qualche rilievo.

Pag. 20

  MIGUEL GOTOR. Presidente, scusi, prima...

  PRESIDENTE. Facciamo rispondere...

  MIGUEL GOTOR. No, prima. Riguarda questo, altrimenti ci «avvitiamo» ogni volta.
  Torno sulle fotografie. Di Moro in prigione ne esistono due, consegnate dalle Brigate Rosse, la prima pochi giorni dopo il rapimento e la seconda con la copia di Repubblica. Noi non stiamo parlando di quelle due foto. Per comodità espositiva, stiamo parlando della foto di Chichiarelli.
  Io ho qui sotto gli occhi il verbale – glielo posso anche far vedere – di consegna dei materiali che avvenne il 26 marzo 1984 da parte del giornalista del Messaggero che li recuperò. Qui è riprodotta in formato PDF la stessa carta sulla quale ha lavorato lei, a suo tempo. Tra i vari elenchi dice: «Numero 2 fotografie a colori raffiguranti la stella a cinque punte e la scritta “Brigate Rosse”».
  Sempre per chiarirci, quindi, le foto di Chichiarelli sarebbero due. Ne abbiamo due delle Brigate Rosse, e le mettiamo da parte, e due, chiamiamole così, di Chichiarelli.
  Qui c’è la riproduzione di quelle foto. Eccole qui. Sono, quindi, descritte dal verbale in maniera estremamente corretta e pertinente.

  FRANCESCO MONASTERO, Presidente del Tribunale di Velletri. Sono quelle di cui stiamo parlando.

  MIGUEL GOTOR. Sono quelle di cui stiamo parlando, e sono ben descritte. Ve le faccio vedere. In una si vede «Brigate Rosse».
  Qual è il punto ? Con la sua memoria visiva, a distanza di trent'anni, è come se lei facesse emergere una quinta foto, cioè una foto in cui lei avrebbe visto – questo non c’è nelle due che chiamiamo di Chichiarelli, lo può constatare immediatamente, ora gliele mostro – raffigurati anche i capelli di Moro. Questo ha detto.
  È questo che io le chiederei, ma non nell'immediato. Stiamo parlando di cose molto pertinenti e serie.
  Se lei nel 1985 ha visto una foto – che, quindi, sarebbe una quinta rispetto a queste due che ora le faccio vedere – in cui c'era la raffigurazione dei capelli di Moro, è quella che a noi interessa soprattutto andare a trovare. Gliele mostro.

  (Il senatore Miguel Gotor mostra alcune immagini dal suo computer portatile a Francesco Monastero, Presidente del Tribunale di Velletri)

  PRESIDENTE. Non è una foto. Sono frammenti che compongono un collage.

  MIGUEL GOTOR. Queste sono le due foto che furono trovate nel 1984 a Piazza Gioacchino Belli. Lei oggi ci ha detto che se ne ricorda un'altra, che allora è la quinta.

  FRANCESCO MONASTERO, Presidente del Tribunale di Velletri. Non ne sono assolutamente certo. Vedendo quei due frammenti che lei mi mostra in questo momento, direi che sono quelli rinvenuti presso la statua del Belli. È abbastanza pacifica, mi sembra, questa circostanza.
  Ricordavo, ma la memoria ovviamente fa strani scherzi, che una delle due «s», forse – questo è il ricordo che può aver determinato la confusione – fosse parziale, come se fosse coperta da lembi di capelli. Forse. Questo può essere quello che ricordo. Adesso ho avuto la conferma, vedendo una delle due «s», che mi sembra... Si tratta, però, di frammenti.

  MIGUEL GOTOR. Questo sarebbe da accertare recuperando quella foto.

  FRANCESCO MONASTERO, Presidente del Tribunale di Velletri. Il bello della diretta, come si dice, è che la genuinità viene fuori. Io penso che venga fuori in questi casi. Io ricordo quel particolare della «s». La confusione nasce proprio da questo. Direi di escludere categoricamente una quinta fotografia.

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  MIGUEL GOTOR. La ringrazio di questo chiarimento, altrimenti qui moltiplichiamo i pani, i pesci e le foto.

  FRANCESCO MONASTERO, Presidente del Tribunale di Velletri. Sulla risposta senza dubbio mi ricollego alle indicazioni che ho fornito al suo collega, nel senso che questo sarà sicuramente oggetto di un approfondimento che mi riservo di inviare per iscritto.
  Faccio presente che il fil rouge che abbiamo disperatamente cercato parlando di ignoti manovratori o cose del genere, processualmente non è emerso. Abbiamo cercato di capire qualcosa anche attraverso gli atti dell'omicidio Varisco, ma nulla di significativo in quel momento era utile per le nostre indagini. I collegamenti diretti non c'erano, non erano stati evidenziati, tranne la circostanza, che era stata indicata, se non ricordo male, da Chiara Zossolo, di un collegamento con Antonio Varisco, che una sera – così aveva detto Chiara Zossolo – era stato ospite a casa loro. Fu un'occasione, se non ricordo male, nella quale Chiara Zossolo...

  GERO GRASSI. Non è poco.

  FRANCESCO MONASTERO, Presidente del Tribunale di Velletri. Non è poco, certo. Era stata l'unica circostanza. Abbiamo cercato di capire come mai e se si trattasse di persona che frequentava: assolutamente no. La Zossolo è un personaggio che voi avete avuto modo di perscrutare leggendo le carte e gli interrogatori numerosissimi fatti prima da noi e poi dal collega Cardella.
  Se non ricordo male, in uno di quegli interrogatori, con specifico riferimento a Varisco, disse che, pur non essendo assolutamente persona legata a rapporti di familiarità, una volta era stato a cena – non ricordo, ovviamente, per quale motivo – o comunque si era fermato a casa loro e lei aveva avuto modo, se non sbaglio, di fotocopiare un'agendina che Varisco portava con sé. Da quell'agendina aveva ricavato il numero telefonico – che risultava riservato, probabilmente – di Achille Gallucci, che figurava nella scheda del consigliere istruttore.
  Questo era, mi sembra, il discorso che ci ha portato a cercare di approfondire, ma rilevare chi sono, o capire a livello processuale chi fossero, se c'erano – su quest'ultimo punto non avrei dubbi – gli ignoti manovratori di Chichiarelli non mi è stato possibile.

  PRESIDENTE. Si può dire che c'erano, ma lei non ha individuato chi fossero.

  FRANCESCO MONASTERO, Presidente del Tribunale di Velletri. C'erano, ma io non sono stato in grado di individuarli. Riconosco sempre la mia incapacità sotto il profilo investigativo.

  GERO GRASSI. Mi dispiace, ma non è vero che non è stato in grado. Lei non poteva essere in grado. È diverso.

  FRANCESCO MONASTERO, Presidente del Tribunale di Velletri. Io sono molto riconoscente al senatore Gotor perché ha colto sicuramente il contenuto e le motivazioni delle nostre iniziali indagini. Noi ci siamo trovati di fronte a un puzzle che sembrava assolutamente inesplicabile e di cui piano piano sembrava che riuscissimo a trovare il bandolo. Ogni volta, non appena ci avvicinavamo, però, faceva come la risacca: appena ti avvicini, si allontana nuovamente. L'omicidio Chichiarelli è stato, in quest'ottica, un elemento di risacca assoluta.
  Ecco perché quell'alternativa... Nonostante mi renda perfettamente conto che le sue considerazioni sulla mafia e sulle esecuzioni siano assolutamente corrette, quell'esecuzione è stata talmente importante anche come scelta del momento, oltre che, naturalmente, come scelta della vittima, che io non ho avuto dubbi, all'epoca e, devo dire la verità, non ho dubbi nemmeno ora sulle motivazioni dell'omicidio Chichiarelli.
  Motivazioni alternative sono sempre possibili. La problematicità è d'obbligo, altrimenti faremmo tutti un altro mestiere.

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  PRESIDENTE. Se non ci sono altre domande, io darei tempo fino alla data dell'audizione del senatore Imposimato, perché in quella giornata possiate far arrivare domande che, oltre a quelle che manderò io, riassumano un po’ quello che hanno detto il senatore Gotor e l'onorevole Grassi ed eventuali altre. Per chiarezza tra di noi, hanno posto una serie di domande chiedendo di riferire quello che il dottor Monastero ricorda ora o quello che potrebbe ricordare. Qualora le risposte del dottor Monastero siano per voi esaustive, io invierò solo quello che credo debba essere aggiunto. Se altri hanno interesse a chiedere ulteriori approfondimenti, basta che facciate pervenire le domande entro la sera in cui ascolteremo il senatore Imposimato. Ringrazio il dottor Monastero e dichiaro conclusa l'audizione. (*)

  La seduta termina alle 22.30.

  (*) Con nota del 2 ottobre 2015, il dottor Francesco Monastero, in risposta ai quesiti trasmessigli per iscritto successivamente all'audizione, ha comunicato: «Non ho il tempo necessario per rispondere ai quesiti formulati dalla Commissione; mi scuso con la Commissione e con il suo Presidente».