XVII Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sul rapimento e sulla morte di Aldo Moro

Resoconto stenografico



Seduta n. 10 di Mercoledì 19 novembre 2014

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 3 

Audizione del Ministro dell'interno, on.Angelino Alfano:
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 3 
Alfano Angelino (NCD) , Ministro dell'interno ... 3 
Buemi Enrico  ... 6 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 6 
Alfano Angelino (NCD) , Ministro dell'interno ... 6 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 6 
Corsini Paolo  ... 6 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 6 
Corsini Paolo  ... 6 
Alfano Angelino (NCD) , Ministro dell'interno ... 7 
Corsini Paolo  ... 7 
Buemi Enrico  ... 7 
Corsini Paolo  ... 7 
Alfano Angelino (NCD) , Ministro dell'interno ... 7 
Buemi Enrico  ... 8 
Alfano Angelino (NCD) , Ministro dell'interno ... 8 
Fioroni Giuseppe , Presidente ... 8

Testo del resoconto stenografico
Pag. 3

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIUSEPPE FIORONI

  La seduta comincia alle 14.30.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori sarà assicurata anche mediante l'attivazione dell'impianto audiovisivo a circuito chiuso.

Audizione del Ministro dell'interno, on. Angelino Alfano.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del Ministro dell'interno, onorevole Angelino Alfano, che ringraziamo per la cortese disponibilità con cui ha accolto l'invito a intervenire oggi in Commissione. Il Ministro è accompagnato dal capo della segreteria particolare, dottor Roberto Rametta.
  Come ricorderete, abbiamo deciso di ascoltare in audizione il Ministro Alfano per acquisire elementi di informazione sull'eventuale presenza, presso le strutture del Ministero dell'interno o da esso dipendenti o comunque collegate, di documentazione concernente il caso Moro che non sia già stata acquisita dalle Commissioni parlamentari d'inchiesta che si sono occupate della vicenda.
  Inoltre, la Commissione è interessata a conoscere lo stato di attuazione della cosiddetta «direttiva Prodi», la lettera dell'8 aprile 2008 con la quale l'allora Presidente del Consiglio Romano Prodi comunicava al Ministro dell'interno Amato di ritenere che nel caso del rapimento e dell'uccisione di Aldo Moro «si possa comunque dar luogo alla declassifica degli atti classificati». Nel corso dell'audizione del 29 ottobre scorso il Sottosegretario Minniti ha chiarito che tale direttiva aveva una duplice portata: per quanto riguardava gli organismi di intelligence essa ha comportato l'immediata declassifica di tutta la documentazione relativa al caso Moro, mentre per le altre amministrazioni rivolgeva un autorevole invito a procedere in tal senso. Si tratta, pertanto, di verificare se e in che misura quell'invito sia stato effettivamente accolto e quale situazione il Ministro Alfano abbia trovato al Viminale al momento del suo insediamento lo scorso febbraio.
  Ricordo che questa Commissione, con una mia lettera del 30 ottobre, ha chiesto al Presidente del Consiglio di estendere anche alla documentazione relativa al caso Moro il medesimo regime di generale ed immediata declassifica prevista dalla direttiva adottata dal Presidente del Consiglio Renzi lo scorso aprile, eventualmente prevedendo forme di coordinamento dei relativi adempimenti attuativi.
  Un simile intervento avrebbe il pregio di favorire il più sollecito completamento delle operazioni di versamento all'Archivio centrale dello Stato, assicurando inoltre a questa Commissione le condizioni di poter procedere nell'inchiesta parlamentare.
  Qualora ne ravvisi l'opportunità, il ministro potrà integrare successivamente le sue risposte, facendo pervenire alla Commissione eventuali ulteriori elementi di dettaglio.
  Ringraziando ancora il Ministro Alfano, gli lascio la parola.

  ANGELINO ALFANO, Ministro dell'interno. La ringrazio, presidente. Mi giovo di questo mio primo incontro con la Commissione per formulare a lei e a tutti i Pag. 4componenti un vero augurio di buon lavoro, dove il buon lavoro coincida con l'occasione che la circostanza offre a questa Commissione di colmare tutte le lacune ricostruttive di una drammatica vicenda della storia italiana.
  È una vicenda relativamente alla quale, signor presidente e onorevoli membri della Commissione, l'amministrazione dell'Interno ha costantemente collaborato nella maniera più piena, costruttiva e – mi sia permesso di dire – proattiva con le Commissioni parlamentari d'inchiesta che dalla VIII alla XIII legislatura si sono occupate dei tragici eventi che sono culminati con l'omicidio del presidente Aldo Moro. Ne sono testimonianza i numerosi riscontri puntualmente forniti alle richieste delle diverse Commissioni.
  Vorrei soffermarmi sull'iniziativa assunta nel marzo del 1992 dal Ministero dell'interno proprio in conseguenza delle ricordate richieste provenienti dalle citate Commissioni, nonché di quelle prodotte dall'autorità giudiziaria e parimenti riscontrate al fine di fornire uno strumento volto ad offrire un panorama completo della documentazione disponibile sull'omicidio del presidente Moro, superando il rischio che singole e parcellizzate acquisizioni potessero creare dei vuoti conoscitivi.
  Venne quindi avviata la ricognizione del compendio documentale ricompreso nell'arco temporale dal tragico evento fino a quella data, custodito presso l'archivio della Segreteria speciale dell'Ufficio di Gabinetto. Al termine della ricognizione fu predisposto un repertorio di tutti gli atti reperiti; il repertorio venne inviato nel dicembre del 1993 alla Procura della Repubblica di Roma e successivamente, nel gennaio del 1994, alla Commissione parlamentare d'inchiesta sul terrorismo in Italia e sulle cause della mancata individuazione dei responsabili delle stragi.
  Proprio sulla base di tale indice, vennero infatti avanzate nel prosieguo ulteriori numerose richieste di dati. Nel giugno del 1998, l'allora Presidente del Consiglio dei ministri Romano Prodi, al fine di aderire alle richieste dei familiari del defunto presidente Moro, volte a «chiarire quegli aspetti della vicenda non ancora perfettamente delineati», dispose l'avvio di una «approfondita azione di ricerca per individuare carteggio classificato e non che non sia stato portato a conoscenza dell'autorità giudiziaria». Nell'occasione vennero interessate tutte le articolazioni centrali di questo dicastero e l'allora SISDE. Inoltre, al Dipartimento della pubblica sicurezza venne chiesto di estendere tale attività anche alle strutture periferiche dell'Amministrazione.
  Nel luglio del 1998, conclusa l'attività ricognitiva, il Ministro dell'interno Giorgio Napolitano, nel riferire gli esiti delle ricerche, chiese ed ottenne l'assenso del Presidente del Consiglio dei ministri Romano Prodi a inviare l'ingente carteggio detenuto dall'Ufficio di Gabinetto oltre che all'autorità giudiziaria anche alla Commissione parlamentare d'inchiesta sul terrorismo in Italia e sulle cause della mancata individuazione dei responsabili delle stragi.
  Dall'agosto di quell'anno fino al termine dell'attività di declassifica dei documenti di livello superiore a riservato, cioè il dicembre 1999, l'Ufficio di Gabinetto inviò al presidente della Commissione, senatore Giovanni Pellegrino, in più tranches, l'intero compendio documentale consistente in: ventisette faldoni della Segreteria speciale tra cui i venticinque già repertati e due contenenti atti successivi al marzo del 1992; circa quattrocento documenti originariamente custoditi presso l'archivio generale di Gabinetto; nove faldoni trasmessi dal Dipartimento della pubblica sicurezza contenenti anche documentazione acquisita a seguito dell'attività ricognitiva effettuata presso le questure e le prefetture; documentazione dell'allora SISDE, che oltre ad unire copie di atti suddivisi in due distinti elenchi, segnalava la possibilità di consultare presso quella sede l'ingente quantitativo di carteggio che era emerso dalla ricerca effettuata in oltre trecento fascicoli.
  Anche dopo che vennero conclusi gli invii di tale materiale, continuò l'intensa collaborazione con la Commissione parlamentare Pag. 5d'inchiesta e, tra l'altro, fino al 2001 diversi consulenti tecnici nominati dalla Commissione presieduta dal senatore Pellegrino ebbero accesso agli archivi della Segreteria speciale e della Direzione centrale della polizia di prevenzione, nonché a quelli di alcune DIGOS, acquisendo il materiale di interesse rinvenuto anche in seguito alle ulteriori ricerche svolte. Il grado di assistenza e il contributo offerto sono stati riconosciuti dallo stesso presidente Pellegrino in più circostanze, anche formali.
  Anni dopo, in occasione del trentesimo anniversario del tragico evento, l'allora Ministro dell'interno Amato propose al Presidente del Consiglio dei ministri Prodi di dare un ulteriore contributo alla ricostruzione storica della vicenda. Fu proprio dalla condivisione di tale proposta che scaturirono le direttive del Presidente del Consiglio dei ministri in data 8 aprile 2008 e 23 febbraio 2011, con le quali vennero disposti la declassifica degli atti afferenti al caso, ferme restando le dovute procedure connesse a tale adempimento, e il successivo versamento agli archivi di Stato. Espletate tali complesse procedure con il coinvolgimento di tutti gli enti originatori del carteggio classificato, a partire dal novembre 2011 il Ministero dell'interno ha proceduto al versamento, che è ormai quasi concluso.
  Sin qui, caro presidente, la collaborazione fornita dal Ministero dell'interno alle precedenti Commissioni e più in generale alla completa ricostruzione di quei tragici eventi.
  Nel medesimo solco, alla luce della nota del 14 ottobre scorso, con la quale l'onorevole presidente Fioroni ha rappresentato l'esigenza di acquisire elementi di informazione concernenti la presenza, presso le strutture del Ministero dell'interno o da esso dipendenti o comunque collegate, di documentazione concernente il caso Moro che non sia stata già fornita agli organi che l'hanno preceduta, ho immediatamente disposto che venissero compiuti ulteriori accertamenti. Tali nuove verifiche sono state svolte presso le strutture di questo dicastero che già in precedenza erano state maggiormente interessate, e dunque presso l'Ufficio di Gabinetto e l'ufficio del Dipartimento della pubblica sicurezza, in considerazione, oltre che del limitato tempo a disposizione, anche della oggettiva considerazione che ben poco era emerso a suo tempo dalle altre articolazioni. Al fine di evitare possibili lacune informative, le nuove verifiche sono state svolte partendo dal primo gennaio 1999, estrapolando poi gli atti di cui risultasse con immediatezza la consegna alla Commissione presieduta dal senatore Pellegrino, con la quale, come ho ricordato, il Ministero dell'interno ha continuato a collaborare fino al termine dell'attività, conclusasi alla fine della XIII legislatura, cioè nella primavera del 2001.
  Nel periodo di tempo considerato, cioè dal 1o gennaio 1999 al 18 novembre 2014, è stato prodotto un carteggio di non trascurabile consistenza quantitativa – solo presso l'Ufficio di Gabinetto, dal 1o gennaio 1999 ad oggi si tratta di circa cinquecento documenti – in parte trasmesso alla Commissione a seguito di formale richiesta, ovvero in quanto selezionato dai consulenti che, su mandato della medesima, hanno visionato gli atti custoditi negli archivi, ma in gran parte relativo per lo più alle procedure di declassificazione e/o versamento di atti pregressi, nonché ad attività collaterali quali restituzione di atti già inoltrati all'autorità giudiziaria, richieste di giornalisti e studiosi, avvio di nuove ricerche.
  Nel corso della nuova disamina, condotta a seguito della richiesta pervenuta dal presidente Fioroni, è stato comunque individuato un pur limitato compendio di atti dei quali non risulta l'acquisizione da parte delle precedenti Commissioni, relativi ad accertamenti sostanziali.
  Contenutisticamente vi si rinvengono molti elementi forniti per il riscontro ad atti di sindacato parlamentare e scambi di informazioni tra organi diversi e/o articolazioni dell'amministrazione dell'Interno. Mi accingo a lasciare questi atti a voi. Con il permesso del presidente, evidenzio che alcuni sono ancora classificati come «riservato» e per l'effetto sottoposti a divieto Pag. 6di divulgazione. Vengono consegnati con riserva di fare conoscere gli esiti delle procedure di declassifica per il cui immediato avvio ho già disposto.
  Per la maggior parte, invece, si tratta di atti non classificati. Evidenzio tuttavia che in essi sono riportati nominativi ed elementi di relazioni con partner esteri, che è previsto non siano di libera divulgazione ancora per molti anni. Non si tratta di segreti o men che meno di segreto di Stato, ma dell'applicazione della disciplina vigente in materia di beni culturali, cioè l'articolo 122 del decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42.
  Evidenzio infine – e concludo – che oltre ai documenti consegnati sono custoditi presso le citate articolazioni centrali atti riferiti a due procedimenti: il procedimento penale n. 6065/98/R, incardinato presso la Procura della Repubblica di Roma, e il procedimento penale n. 7481/12 istruito dalla Procura della Repubblica di Torino, poi trasmesso per competenza nel giugno del 2012 alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Roma e successivamente avocato dalla Procura generale della Repubblica di Roma.
  Assicuro che, come in passato, il Ministero dell'Interno fornirà la massima collaborazione e vi ringrazio per l'ascolto che mi avete dato.

  ENRICO BUEMI. A cosa si riferisce il procedimento della Procura della Repubblica di Torino ?

  PRESIDENTE. Quello della Procura della Repubblica di Torino ritengo che riguardi le indagini scaturite dalle dichiarazioni di Enrico Rossi, che ascolteremo in audizione la settimana prossima. Dell'altro non ho idea. Lo vedremo.
  Ringraziamo il Ministro Alfano per i documenti che ci consegna e per la relazione, che acquisiamo subito. Eventualmente, con riferimento a ulteriori documenti che riterremo, sulla base di ciò che ci lascia come indice, di dover acquisire, chiederemo per vie brevi la possibilità di poterli acquisire.

  ANGELINO ALFANO, Ministro dell'interno. No, abbiamo tutto qui con noi, abbiamo portato le carte.

  PRESIDENTE. Perfetto. Risparmiamo passaggi non indifferenti.
  Do ora la parola ai colleghi che intendono porre domande o formulare osservazioni.

  PAOLO CORSINI. Innanzitutto, signor Ministro, la ringrazio per questa illustrazione che ha prodotto anche una sorta di cronistoria dei vari passaggi...

  PRESIDENTE. La più dettagliata fino ad oggi. Più dettagliata anche di altre.

  PAOLO CORSINI. ... che hanno preceduto l'assunzione da parte sua del ruolo di Ministro dell'interno.
  Vorrei partire da un caso che non attiene alla vicenda Moro, ma che per molti versi è emblematico dei problemi che la produzione, il controllo e la conservazione della documentazione evocano. Tutta la stampa nazionale ha dato risalto al fatto che si sono aperti i fascicoli relativi alla strage di Piazza della Loggia del 28 maggio del 1974.
  Ora, anche per l'esperienza legata alla mia attività professionale – mi è capitato di passare forse più di un ventennio negli archivi a occuparmi di storia contemporanea – nutro la convinzione che la declassificazione degli atti non consentirà – ciò che è nella speranza degli ingenui o dei dilettanti – di individuare riscontri precisi che possano produrre una verità giudiziaria in ordine alla stagione dello stragismo o del terrorismo. Detto molto brutalmente, non credo che aprendo un fascicolo noi individueremo il responsabile o i responsabili materiali della strage di Piazza della Loggia o di altri eventi criminali e delittuosi. Tuttavia, pur partendo da questo presupposto, lei può immaginare lo sconcerto mio – ma credo di tutti quanti si occupano di questi problemi – quando, sfogliando la documentazione, nell'ambito della documentazione declassificata sulla strage di Piazza della Loggia non emerge Pag. 7assolutamente nulla, cioè non ci sono sostanzialmente documenti che attengano a quell'evento. Per chi si è occupato di storia contemporanea, c’è la conferma che i servizi si occupavano moltissimo delle iniziative del Partito Comunista, in chiave di prevenzione o di replica a eventuali iniziative politiche, e che le indagini venivano sostanzialmente perseguite quasi a senso unico – scarsa attenzione, ad esempio, sulla destra neofascista – ma, in relazione all'evento, sostanzialmente nulla.
  Allora, ed è la prima domanda che io le rivolgo, non è interessante sapere soltanto chi diventa fruitore e quando lo può diventare. È del tutto positiva l'iniziativa della declassificazione ed è una meritevole iniziativa del presidente Prodi prima e del presidente Renzi poi aver aperto una strada che consente un'ampia disponibilità delle carte. Tuttavia, le chiedo: per quanto attiene alla produzione di carte che rimandano alle attività del Ministero dell'interno, chi svolge l'attività di custodia e di controllo sui fascicoli, sui testi ? Come procede questo meccanismo ? Se io apro un fascicolo sulla strage di Piazza della Loggia e non trovo sostanzialmente nulla, sono in qualche misura autorizzato a pensare che le carte siano state sottratte, che non siano state consegnate. Parlando di terrorismo e utilizzando espressioni care al presidente Pellegrino, si potrebbe pensare alla presenza di «manine» o di «manone». Il caso della «manina» e della «manona» è abbastanza noto per chi si occupa appunto di stragismo e di terrorismo.
  Questa è una domanda molto tecnica che mi sentivo di rivolgerle.

  ANGELINO ALFANO, Ministro dell'interno. Noi stiamo procedendo a declassificare tutto. Io sono titolare di una delle amministrazioni più efficienti nell'ambito della declassifica degli atti. Quindi, da questo punto di vista noi riteniamo di essere veramente adempienti a quello che è un dovere di verità e trasparenza. È evidente che su alcune stragi ci sono ancora procedimenti penali aperti, quindi prima di versare bisogna avere il nulla osta dell'autorità giudiziaria procedente. Questo è un punto essenziale nel rapporto tra poteri e ordini dello Stato. Mi sembra un punto del tutto ineludibile.
  Per quanto ci riguarda, noi stiamo procedendo alla declassificazione di tutto. I nostri documenti, come è noto, per l'Ufficio di Gabinetto sono custoditi presso il Viminale. Vi è un'apposita sezione assolutamente blindata, la Segreteria speciale, al cui vertice è la dottoressa Guessarian che qui mi affianca.

  PAOLO CORSINI. La mia domanda non era così del tutto peregrina. Se penso, ad esempio, all'armadio della vergogna, o se penso...

  ENRICO BUEMI. Era il Ministero della difesa.

  PAOLO CORSINI. Era il Ministero della difesa, d'accordo. Ma ne parlo per analogia, non sto facendo nessuna imputazione di alcun genere.
  Nell'ambito della storiografia italiana, forse lei no, ma la dottoressa conosce gli studi di Salvatore Sechi e le polemiche che egli anche in passato e recentemente, proprio in questi giorni, sul Sussidiario, ha aperto in ordine al tema della conservazione, della preservazione e del controllo.
  Credo che casi abbastanza reiterati e ripetuti quali quelli che io ho richiamato si siano verificati. Quindi, vorrei avere da lei quella assicurazione che lei mi ha dato in ordine ai meccanismi di consultazione, peraltro al di là dell'attività dei responsabili, sui quali non ho nessun motivo di dubitare. Lo ripeto, gli uffici del Ministero sono frequentati, c’è andirivieni di persone, insomma le motivazioni per le quali quando apriamo i fascicoli non troviamo nulla o non troviamo nulla di interessante possono essere molteplici.

  ANGELINO ALFANO, Ministro dell'interno. Vorrei tranquillizzare il collega: conosco gli studi dello storico Salvatore Sechi. Inoltre, sul tema della conservazione degli atti, anche in riferimento all'ultimo suo accenno, nessuno ha accesso Pag. 8ai nostri archivi se non nel periodo in cui vi sono stati, come ho detto nella relazione, i consulenti delle Commissioni.

  ENRICO BUEMI. Vorrei fare solo una precisazione. Lei, Ministro, opportunamente ha richiamato il fatto che su alcuni atti esiste ancora la necessità della riservatezza in quanto vi sono procedimenti giudiziari in corso. La domanda è molto pungente: prescindendo da procedimenti giudiziari in corso, ci sono atti che, in questo momento, sono sottoposti ancora a segreto ?

  ANGELINO ALFANO, Ministro dell'interno. Come testimonia la mia relazione, gli atti sono sottoposti a una specifica classificazione, finché non verranno sottoposti a declassifica. È un'operazione cui stiamo dando luogo e lo stiamo facendo con grande solerzia.
  Non vi sfuggirà come all'interno del Dipartimento della pubblica sicurezza e scendendo giù «per li rami» territoriali siano presenti dei documenti, quindi abbiamo dato input anche ai rami periferici della nostra amministrazione della pubblica sicurezza di procedere, ovviamente in piena osservanza e rispetto delle leggi, alla declassifica di tutti gli atti in nostro possesso.

  PRESIDENTE. Ringraziamo il Ministro Alfano per i documenti che ci ha portato e per la relazione puntuale. Se avremo ulteriori richieste, la ringraziamo anticipatamente per la disponibilità che ci ha dato e anche per l'eventuale necessità di avviare, sulle strutture periferiche, in alcuni casi – in questi giorni abbiamo discusso a lungo di Firenze – una collaborazione per quanto riguarda fascicoli collaterali che non erano nel filone centrale relativo a Moro, ma che dalle carte emergono come direttamente connessi.
  Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 14.55.