XVII Legislatura

Commissione parlamentare per la semplificazione

Resoconto stenografico



Seduta pomeridiana n. 20 di Lunedì 10 febbraio 2014

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Tabacci Bruno , Presidente ... 2 

INDAGINE CONOSCITIVA SULLA SEMPLIFICAZIONE LEGISLATIVA ED AMMINISTRATIVA

Audizione di una delegazione del Tavolo istituzionale per la semplificazione.
Tabacci Bruno , Presidente ... 2 
Paparo Silvia , Direttore dell'Ufficio per la semplificazione amministrativa – Dipartimento della funzione pubblica ... 3 
Tabacci Bruno , Presidente ... 6 
Simi Andrea , Dirigente della regione Lazio ... 6 
Taricco Mino (PD)  ... 7 
Paparo Silvia , Direttore dell'Ufficio per la semplificazione amministrativa – Dipartimento della funzione pubblica ... 7 
Taricco Mino (PD)  ... 7 
Paparo Silvia , Direttore dell'Ufficio per la semplificazione amministrativa – Dipartimento della funzione pubblica ... 8 
Simi Andrea , Dirigente della regione Lazio ... 8 
Tabacci Bruno , Presidente ... 9 
Taricco Mino (PD)  ... 9 
Paparo Silvia , Direttore dell'Ufficio per la semplificazione amministrativa – Dipartimento della funzione pubblica ... 9 
Tabacci Bruno , Presidente ... 9 

ALLEGATO: Documento prodotto dai rappresentanti della delegazione del Tavolo istituzionale per la semplificazione ... 10

Testo del resoconto stenografico
Pag. 2

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE BRUNO TABACCI

  La seduta comincia alle 16.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso.
  (Così rimane stabilito).

Audizione di una delegazione del Tavolo istituzionale per la semplificazione.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione di una delegazione del Tavolo istituzionale per la semplificazione, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulla semplificazione legislativa ed amministrativa.
  Sono presenti i consiglieri della Presidenza del Consiglio Silvia Paparo e Roberto Giovanni Marino, responsabili rispettivamente dell'Ufficio per la semplificazione e dell'Ufficio di Segreteria della Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano, il consigliere Andrea Simi, dirigente della regione Lazio, il dottor Gaetano Palombelli dell'UPI, che non è ancora arrivato, i dottori Nicoletta Fusco, Andrea Flori e Luca Ferraro, esponenti della task force per la misurazione degli oneri amministrativi, istituita presso il Dipartimento della funzione pubblica.
  L'audizione conclude il ciclo dedicato a investigare gli snodi istituzionali tra Stato, regioni e Autonomie. L'assetto attuale dell'organizzazione territoriale dello Stato, soprattutto a seguito della riforma del Titolo V operata nel 2001, è stato indicato da quasi tutti i soggetti che abbiamo ascoltato nel corso dell'indagine come il maggior responsabile della complicazione, anche con situazioni paradossali.
  Poiché sono un sostenitore di un sano regionalismo, ma non ho condiviso pressoché nulla di quell'assurdità concettuale dal punto di vista dell'impostazione legislativa, dico che siamo arrivati a una svolta.
  Poiché il Tavolo istituzionale è stato istituito in base a un accordo tra Stato, regioni e autonomie locali, anche utilizzando la vostra competenza vorremmo capire se la strada consensuale della condivisione di obiettivi tra tutti i livelli istituzionali possa costituire, come sembra, una buona pratica in grado di dare risultati concreti o se invece non si debba andare verso strade più radicali.
  I risultati emersi in queste settimane sono sconfortanti. Oggi abbiamo audito il Presidente di Confetra, che è venuto a spiegarci alcuni effetti della riforma del Titolo V sui temi del trasporto e della logistica, e ci ha fatto un esempio che, più che far sorridere, faceva piangere: i trasporti eccezionali hanno bisogno di essere autorizzati regione per regione, per cui per trasportare merci dal Friuli alla Sicilia si può letteralmente impazzire. Per non parlare della tassa automobilistica cumulativa, laddove un'azienda con mille camion deve pagare mille bollettini, e, siccome lo fa trimestralmente, c’è un impiegato addetto al pagamento trimestrale dei bolli auto.
  Se questo è il contesto dell'idea federale che ricade sui cittadini, non si tratta di un'idea federale, ma è semplicemente Pag. 3un'idea che produce confusione. I padri costituenti hanno insegnato molte cose che, ahimè, abbiamo messo nel dimenticatoio, ma lì c'era sapienza civile e politica e cultura giuridica. Quel testo, al netto delle cose aggiunte in seguito, resta comunque un impianto da guardare con grande rispetto e con grande attenzione.
  Vi è stato quindi un impoverimento oggettivo dei meccanismi istituzionali, con conseguenze che poi sono finite direttamente sulle spalle dei cittadini, e anche il modo di fare le leggi è discutibile. Il Sole 24 Ore ha evidenziato i 478 decreti che mancano all'appello per dare attuazione agli ultimi provvedimenti di legge del Governo Monti e di quello attualmente in carica, quindi praticamente siamo qui ad approvare delle cose che poi restano sulla carta.
  In più c’è l'idea burocratica che scriviamo le leggi in maniera che non le capisca neppure chi deve approvarle, per cui figuriamoci il cittadino ! Quando infatti il «burocrate perfetto» scrive in maniera tale che ci sono dieci richiami legislativi, cosa abbiamo votato ? Il cittadino si chiede cosa voglia dire, mentre la codificazione ha una sua logica: capire cosa devo fare.
  Questo è il guaio profondo dell'Italia. Guardando agli esempi di altri Paesi e di fronte alla condizione in cui viviamo, che è ormai fonte delle nostre inadeguatezze soprattutto in tema di competizione con gli altri Paesi, qualcuno dice: «ma quelli sono tedeschi !». La Germania è una Repubblica federale ma non credo che abbia impostato in maniera legislativa un «federalismo straccione» come quello che abbiamo impostato noi. Se quindi vogliamo evitare di finire in un buco nero, sarà bene correre ai ripari.
  Il contributo che potrete darci diventerà decisivo nel momento in cui andremo a stendere il documento conclusivo, che è la premessa per stilare un articolato. Poi lo consegneremo al Parlamento e ognuno si prenderà le sue responsabilità, perché o queste cose si negano in radice sostenendo che l'OCSE (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) dice che siamo i migliori – come eravamo soliti dire, che eravamo i primi in Europa e che saremmo usciti prima degli altri dalla crisi – o bisogna fare in modo che ognuno metta il pezzo che gli compete, al fine di definire un vestito migliore di quello che indossiamo oggi.
  Nel chiedere scusa per la lunga introduzione, avverto che i nostri ospiti hanno consegnato un testo scritto del quale autorizzo la pubblicazione in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna (vedi allegato) e do la parola alla dottoressa Paparo, direttore dell'Ufficio per la semplificazione amministrativa – Dipartimento della funzione pubblica.

  SILVIA PAPARO, Direttore dell'Ufficio per la semplificazione amministrativa – Dipartimento della funzione pubblica. Grazie, presidente, dell'opportunità di presentare un'esperienza che ovviamente non ha l'ambizione di risolvere i problemi che lei ha segnalato, ma che forse ha cercato di cambiare la logica e di porsi l'obiettivo di una logica di risultato. Il mio compito è di rappresentare questa esperienza, con le sue peculiarità e i suoi limiti.
  Una premessa: ai cittadini e alle imprese non interessa sapere chi sia responsabile della complicazione, se lo Stato, le regioni, il comune, il municipio o la provincia: quello che gli interessa è avere meno complicazioni.
  Una politica di semplificazione efficace richiede inevitabilmente, qualunque sia il contesto, una forte collaborazione tra i diversi livelli di Governo, altrimenti non usciamo dal groviglio della complicazione burocratica. Questo è il presupposto su cui è stato istituito il Tavolo istituzionale, cioè la consapevolezza dell'urgenza, per sviluppare delle politiche di semplificazione, di integrare le azioni normative e amministrative dei diversi livelli istituzionali e di condividere le politiche per la semplificazione.
  Il Tavolo nasce quindi con una funzione di attuazione delle misure di semplificazione, sulla base della consapevolezza che la semplificazione non si raggiunge con la sola adozione delle norme, che è il tema che lei, presidente, ha posto Pag. 4con grande efficacia, ma richiede l'implementazione e il monitoraggio degli effetti nel tempo attraverso la sinergia dei componenti del sistema istituzionale.
  Questo Tavolo – cui partecipano i rappresentanti del Dipartimento della funzione pubblica per la Presidenza del Consiglio, del Ministero dello sviluppo economico, delle regioni, dell'ANCI, dell'UPI – ha lavorato con gruppi di lavoro, operando a distanza in teleconferenza con una modalità online che consentiva di far partecipare in presa diretta tecnici delle regioni e sportellisti unici dei comuni, quindi di costruire sul campo una sinergia e una collaborazione.
  Il Tavolo ha lavorato definendo un cronoprogramma di attività e realizzando tali attività con il coinvolgimento degli stakeholder in tutte le fasi del processo. Gli stakeholder erano coinvolti sia nei diversi centri delle regioni che partecipavano, sia qui a Roma con le principali associazioni imprenditoriali, in particolare Confindustria, Rete Imprese Italia, ANCE (Associazione nazionale costruttori edili), a seconda dei temi affrontati.
  Coerentemente con questo metodo, il Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione ha lanciato la consultazione sulle cento procedure più complicate da semplificare, di cui poi magari vi anticiperò alcuni primi risultati, che potranno dare un modesto contributo al lavoro importante dell'indagine conoscitiva.
  La consultazione telematica è stata lanciata con le regioni, con l'ANCI (Associazione nazionale comuni italiani) e con l'UPI (Unione province d'Italia) e anche qui partiva dal presupposto che non chiedevamo ai cittadini quali fossero le complicazioni dello Stato, quali quelle delle regioni o quelle del comune, ma chiedevamo loro quali fossero le complicazioni e basta, ed eventualmente i suggerimenti. Sta poi a noi trovare le soluzioni.
  Nel documento che ho lasciato agli atti sono sintetizzate le principali attività svolte dal Tavolo, ci sono diversi documenti allegati. Ovviamente non siamo noi che illustriamo gli indirizzi delle politiche di semplificazione che i vari livelli di Governo hanno presentato e presenteranno in questa sede.
  Il primo titolo è Misurare per semplificare, è il caso dell'edilizia. La misurazione degli oneri amministrativi realizzata con le metodologie della Commissione europea è particolarmente rilevante perché ci consente di individuare le procedure più complicate da semplificare. Misurando spesso abbiamo delle sorprese, scopriamo che la sicurezza sul lavoro costa 4,6 miliardi di euro l'anno, che il vecchio libro paga aveva un costo spropositato, oltre a essere inutile, e potrei fare tanti esempi, ma si prova anche a valutare l'efficacia delle misure di semplificazione da adottare (a volte si pensa a misure di semplificazione, ma poi l'effetto sui risparmi è limitato) e di quelle già adottate.
  Mentre la misurazione in precedenza era stata fatta solo dal Dipartimento della funzione pubblica, con il Tavolo è stata fatta insieme alle regioni e all'ANCI. Abbiamo mappato le procedure a livello statale in nove regioni e per ogni regione in un campione di comuni, perché abbiamo scoperto che le procedure erano diverse non solo tra regioni, ma anche tra un comune e l'altro, a poca distanza i titoli edilizi si chiamavano in modi diversi.
  Abbiamo intervistato 2.700 professionisti, abbiamo fatto circa trenta focus con le associazioni imprenditoriali a Roma e nelle regioni coinvolte, abbiamo stimato costi in edilizia pari a 4,4 miliardi di euro all'anno, escludendo tutti i diritti e gli oneri – e anche i costi di progettazione, perché il progetto per costruire una casa comunque va fatto – quindi puri oneri amministrativi.
  Di questi, il 56 per cento per quanto riguarda il permesso di costruire è rappresentato da oneri per le autorizzazioni preliminari (autorizzazione paesaggistica, autorizzazione ambientale, impatto acustico, vincoli idrogeologici, autorizzazione sismica).
  I tempi medi sono in Italia 175 giorni nel residenziale e 159 nel non residenziale. Dove lo sportello unico funziona, nel senso che tutta la documentazione è presentata Pag. 5lì e ci sono una sola domanda e una sola autorizzazione, i costi si riducono del 19 per cento e i tempi del 26 per cento. Questo però avviene nel 35 per cento dei casi.
  Da qui abbiamo individuato una serie di complicazioni: l'incertezza sulle norme applicabili (ho visto che l'ANCE vi ha detto la stessa cosa) determinata dalla complessità e dalla confusione del quadro normativo, la differenza di adempimenti tra un comune e l'altro, e, particolarmente forte, la richiesta di adempimenti, informazioni, moduli e procedure univoci, standardizzati. Quindi non è la luna, ma sono cose semplici per contrastare la discrezionalità.
  A ciò si aggiungano i tempi lunghi e incerti per il permesso di costruire, i tempi lunghi e incerti per ottenere le autorizzazioni preliminari che sono necessarie perfino per una SCIA (Segnalazione certificata di inizio attività). Queste indicazioni sono confermate dalla consultazione telematica, che individua tra le principali complicazioni in edilizia le troppe amministrazioni cui rivolgersi, gli adempimenti diversi da comune a comune, e, di nuovo, i tempi di attesa troppo elevati.
  Mi rendo conto che vi dico cose banali che forse già sapete, però individuarle in modo sistematico può essere utile. Su queste basi – sentite le associazioni imprenditoriali – sono state predisposte da regioni, comuni e Stato, proposte di semplificazione che sono entrate in interventi normativi, in particolare sul rafforzamento dello sportello unico e sull'eliminazione del silenzio-rifiuto.
  Fino al «decreto del fare», quando c'erano vincoli ambientali e paesaggistici avevamo il silenzio-rifiuto, non c'era nemmeno il diritto ad avere un'autorizzazione espressa.
  Su questa base è stata elaborata e via via approvata una serie di interventi normativi, certamente non sufficienti, che però rappresentano una prima base – naturalmente il tema è quello dell'implementazione – e nello stesso tempo abbiamo lavorato alla modulistica unificata. Con regioni e comuni abbiamo predisposto (lo mandiamo questa settimana all'esame definitivo delle associazioni imprenditoriali) un modello unico per la SCIA edilizia e per il permesso di costruire, che contiene a livello nazionale informazioni uguali per tutti, con sezioni variabili che tengono conto delle specificità regionali. Quindi ci potrà essere un'articolazione regionale, ma non tra comune e comune.
  Questo significa anche accelerare le procedure di digitalizzazione, perché è ovvio che, se ogni comune ha un modello, i costi della digitalizzazione siano molto alti.
  Dall'attuazione di questi interventi è stimato, a regime, un risparmio potenziale di oltre 700 milioni di euro; certo, approvata la norma si apre la fase più impegnativa, che è quella dell'implementazione per assicurare effettività alle semplificazioni adottate. Su questo stiamo lavorando anche con l'Agenda della semplificazione, che dovrebbe essere pronta a fine febbraio, che individua azioni concrete, risultati attesi, obiettivi, target sia per lo Stato che per le regioni che vorranno lavorarci e per i comuni.
  Sull'ambiente abbiamo fatto la stessa cosa: abbiamo predisposto l'Autorizzazione unica ambientale, per cui, invece di sette autorizzazioni, ce n’è una sola che è entrata in vigore a giugno. Abbiamo messo a punto anche un modello unico, mandato al Ministero dell'ambiente e rimasto fermo parecchi mesi. Adesso sembra che gli ultimi richiami alle norme inapplicate uscite sui giornali lo sblocchino.
  Abbiamo predisposto anche linee-guida sui controlli, che però sono uno strumento debole, perché il «Semplifica Italia» aveva previsto l'adozione di linee guida di intesa tra Stato e regioni, quindi abbiamo fatto un bel lavoro di cultura, ma certo sui controlli bisogna fare ancora molto. Siamo partiti, insieme a regioni e comuni, dall'analisi delle migliori esperienze internazionali, perché bisogna anche imparare dagli altri, abbiamo individuato cinque princìpi (chiarezza della regolazione, proporzionalità al rischio, approccio collaborativo, pubblicità e trasparenza, coordinamento) Pag. 6e per ciascuno di essi abbiamo individuato degli strumenti attuativi e degli esempi di buone pratiche.
  La consultazione telematica si è conclusa, sicuramente è in corso di predisposizione un rapporto di dettaglio, però abbiamo la top ten delle complicazioni, di cui possiamo anticipare la sintesi. Poi ci sarà il lavoro di dettaglio, che serve a fare l'agenda delle priorità.
  Per le imprese: al primo posto, il fisco; al secondo, l'edilizia; al terzo, le autorizzazioni d'inizio delle attività di impresa; al quarto, il DURC (documento unico di regolarità contributiva) e la documentazione per gli appalti; al quinto, gli adempimenti in materia di sicurezza sul lavoro.
  Per i cittadini: al primo posto, il fisco; al secondo, l'edilizia (quindi c’è un'omogeneità che colpisce); al terzo, l'accesso alle prestazioni sanitarie; al quarto, le procedure per i disabili; al quinto, gli adempimenti in materia di lavoro e previdenza. Queste sono le macroaree delle complicazioni.
  I cittadini e le imprese che hanno partecipato alla consultazione sono duemila, il 34 per cento delle imprese ha segnalato come complicazione l'eccesso del carico burocratico connesso agli adempimenti fiscali.
  In particolare, emerge la segnalazione del numero eccessivo di adempimenti, dichiarazioni, comunicazioni, pagamenti, che si sovrappongono con una scadenza diversa nell'anno, la difficoltà a calcolare e quindi il costo enorme degli adempimenti, perché in questa consultazione nessuno dichiara di non voler pagare le tasse, ma tutti chiedono di poterlo fare con semplicità, perché così è un costo insopportabile. Ci sono quindi tutte le complicazioni, lo «spesometro», le dichiarazioni, gli adempimenti, le comunicazioni, di cui poi avrete l'elenco.
  Vengono segnalate anche le continue modifiche delle regole, quindi il proliferare di nuovi adempimenti con istruzioni che non si capiscono, con tutti i problemi di adeguare i software, e la continua richiesta di dati già in possesso dell'Amministrazione. In primo piano c’è la richiesta di una drastica semplificazione e unificazione degli adempimenti e di regole semplici, certe e chiare.
  Dell'edilizia ho già detto: i tempi lunghi del rilascio del permesso di costruire, i troppi pareri richiesti a troppi enti e, tra le più segnalate, le autorizzazioni paesaggistiche e le autorizzazioni sismiche, nonché le differenze tra comuni e comuni. Per le autorizzazioni delle attività d'impresa, si lamenta di nuovo l'eccessivo numero di autorizzazioni preliminari, necessarie anche nel caso di SCIA. C’è stata infatti l'illusione che con la SCIA si risolvessero tutti i problemi, ma non si era tenuto conto che quasi mai la SCIA è sufficiente da sola, ma serve sempre un'autorizzazione sismica, un parere sul progetto del Vigili del fuoco, e via dicendo.
  Il DURC è stato oggetto di recente semplificazione, è stata allungata la sua durata, ma evidentemente non è sufficiente, perché qui vengono segnalati i tempi per ottenere il DURC, la durata, le modalità di invio (il DURC ancora non è stato messo online) e poi l'antimafia, i tempi lunghissimi di rilascio (tutto questo ovviamente ha effetto sui tempi di pagamento), l'abnorme peso degli adempimenti formali in materia di sicurezza sul lavoro...

  PRESIDENTE. Questi vincoli enormi non hanno impedito di costruire centinaia di case a Ischia o lungo il Vesuvio: è un Paese irrecuperabile !

  ANDREA SIMI, Dirigente della regione Lazio. Intervengo perché questo è un punto dolente. Purtroppo la materia è chiaramente scivolosa, perché coinvolge la vita umana e il rischio delle morti bianche, ma per semplificare insistiamo da anni che non c'entra nulla: sono puri adempimenti di carta, scaricare da internet dei moduli e dei manuali già fatti, pagarli e presentarli alle autorità è un iter che ha ingrassato inutilmente gli intermediari, senza accrescere la sicurezza.
  È chiaro che gli adempimenti veri di sicurezza vanno non solo ottenuti, bensì anche implementati, ma le energie si disperdono Pag. 7nel controllo su materiali cartacei e la dottoressa Paparo ha un lungo elenco che conosciamo bene e che è impressionante.
  In questi anni si è tentato di lavorare in alcuni settori tabù, quei settori che hanno nella Conferenza di servizi il dissenso qualificato, e in più sul fisco, altro settore per il quale vigono regole esoteriche che ignoriamo, e su questi aspetti della sicurezza del lavoro, laddove purtroppo ci sono state tante prese di posizione pubbliche in occasione di vere disgrazie (pensiamo alla ThyssenKrupp). È evidente che queste disgrazie non sono state prevenute dalle decine di visite mediche, esclusivamente cartacee, richieste dall'attuale disciplina.
  Se ci concentrassimo su veri adempimenti di sicurezza, cioè sicurezza degli impianti, indossare l'elmetto o cose di questo tipo, forse otterremmo risultati migliori.

  MINO TARICCO. Le questioni che avete sollevato sono vastissime e leggeremo il documento. Mi preme però porvi una questione puntuale, per capire se nell'analisi che avete fatto è venuta fuori. A me è capitato qualche mese fa il racconto di un imprenditore che mi ha fatto, come diceva prima il presidente, non so se piangere o sorridere.
  All'attivazione di un impianto di biogas, il tecnico della provincia chiamato ad autorizzare l'impianto ha fatto proprio questo ragionamento testuale, dicendo: «su questa tipologia di impianti noi a livello nazionale abbiamo una norma e l'autorizzazione prevede che non possa essere superata la soglia di 350 parti per milione nelle emissioni, noi ci siamo sentiti tra i tecnici delle province della mia regione, il Piemonte, e abbiamo deciso che per maggior cautela abbassiamo questa soglia a 250 parti per milione. Nel caso di specie, avendo guardato l'impianto, riteniamo che per essere proprio tranquilli bisogna scendere sotto le 100 parti per milione, quindi le chiediamo 100 parti per milione».
  L'imprenditore mi ha detto di comprendere il ragionamento, ma che sarebbe costato 500.000 euro in più, e con una norma che a livello nazionale stabilisce che sotto le 350 parti per milione siamo assolutamente tranquilli.
  Il tema della «macchia di leopardo discrezionale» a sensibilità del singolo tecnico è un tema che è emerso, perché, se si ha la sfortuna di operare con l'impresa in una provincia piuttosto che in un'altra, quei 500.000 euro in più possono essere l'elemento che dissuade o incentiva l'impresa a fare o non fare l'impianto. Se devo ammortizzare 1,5 milioni di euro o posso ammortizzarne soltanto 900.000, in termini di costo di esercizio dell'impianto, fa una certa differenza sul piano pratico.
  Vorrei sapere quindi se il tema della discrezionalità applicativa sia emerso e in quali termini.

  SILVIA PAPARO, Direttore dell'Ufficio per la semplificazione amministrativa – Dipartimento della funzione pubblica. Si tratta di un problema, e lei l'ha segnalato in un settore dove c’è la competenza esclusiva dello Stato come il settore ambientale, perché queste sono emissioni in atmosfera e quindi vige il codice dell'ambiente.
  Proprio su questo abbiamo lavorato e abbiamo anche predisposto un emendamento al fine di prevedere che i moduli standardizzati anche nelle materie di competenza regionale – perché noi dobbiamo lavorare a Costituzione vigente – diventino il livello essenziale delle prestazioni e quindi vengano imposti a tutti i comuni, le province e le regioni. Noi li stiamo facendo insieme ma poi bisogna che li usino, che si facciano delle istruzioni e che sia chiaro che le procedure sono standard.
  Certo, ci possono poi essere specificità territoriali, ma il concetto è chiaro: questo è uno dei problemi fondamentali, perciò dico che le imprese o anche i cittadini che hanno segnalato lo stesso problema non chiedono la luna.

  MINO TARICCO. Questo però non è un problema che si sana cambiando le regole: è un problema di prassi applicative.

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  SILVIA PAPARO, Direttore dell'Ufficio per la semplificazione amministrativa – Dipartimento della funzione pubblica. Di tutti e due.
  Per i cittadini è sempre molto interessante il fisco, ma qui hanno posto il problema delle tasse sulla casa e hanno chiesto che siano inviate loro a casa. Questo ha riguardato la metà dei cittadini e non avremmo dovuto fare la consultazione per capirlo, ma lo segnalo.
  Per l'edilizia hanno segnalato, oltre alle cose che ho già detto, le autorizzazioni paesaggistiche per la lieve entità: cambiare un infisso, un comignolo, un albero isolato. Ho scoperto (devo dire che non lo sapevo) che per tagliare un albero isolato occorre l'autorizzazione paesaggistica, quindi hanno lamentato l'eccesso di autorizzazioni richieste anche su piccolissime cose.
  A ciò si aggiungano l'accesso alle prestazioni sanitarie e le procedure per i diversamente abili, che sono molto rilevanti; sono state avanzate, nella consultazione, proposte intelligenti, per esempio con riguardo alle prescrizioni dei medicinali per i malati cronici, che ogni tre mesi devono farsi prescrivere la stessa medicina per tutta la vita. Parliamo di cose minute, che però riguardano milioni di persone. Lo stesso dicasi per gli adempimenti in materia di previdenza (gli uffici del lavoro, i servizi per l'impiego, le file, i tempi per la cassa integrazione): anche qui ci sono segnalazioni rilevanti.
  Tenendo conto di questi risultati, il 6 febbraio abbiamo fatto l'intesa sul nuovo Programma di misurazione, che prosegue le attività già in essere. Tenendo conto delle cose che abbiamo già misurato, le priorità che abbiamo individuato sono: fisco, energie rinnovabili, igiene e salute degli alimenti, agricoltura.
  La novità è che passiamo, non solo agli oneri amministrativi, ma agli oneri regolatori e ai tempi. Per i cittadini abbiamo tenuto conto dei disabili, dell'accesso ai servizi sanitari e del fisco. Vorremmo misurare i tempi (questa è una novità che prima non c'era) nelle procedure dichiarate più pesanti (permesso di costruire, autorizzazione paesaggistica, autorizzazioni per attività d'impresa).
  Un'altra novità è questo focus PMI (piccole e medie imprese), per cui vorremmo andare direttamente dalle imprese per comprendere a trecentosessanta gradi quali sono in profondità i problemi di complicazione vissuti. Vorremmo sperimentare questa indagine in presa diretta su un piccolo numero di imprese, in particolare sulle start-up, quelle appena aperte.
  La consultazione ci serve a fare l'Agenda per la semplificazione, il risultato non si misura, come diceva il presidente, sul numero delle norme introdotte ed eliminate, ma su quello che è effettivamente percepito da cittadini e imprese: troppi interventi sulla carta e troppi interventi che non hanno prodotto i risultati attesi.
  Per questo, anticipando le previsioni del nuovo disegno di legge, atto Senato n. 958, abbiamo cominciato a lavorare sull'Agenda della semplificazione (per fare un'Agenda condivisa non c’è bisogno di una legge) e la consultazione ci è servita per individuare le priorità.
  Per ciascuna azione verranno identificati i risultati, gli obiettivi, le responsabilità, le scadenze, le modalità di verifica del raggiungimento dei risultati previsti. È una sfida, però c’è bisogno di passare dalle norme al risultato.
  L'articolo 7 del disegno di legge che è all'esame del Senato (atto Senato n. 958) prevede l'Agenda per la semplificazione e i livelli essenziali per la modulistica. Di conseguenza rafforza il ruolo di un'esperienza come questa del Tavolo istituzionale della semplificazione, che ho cercato di rappresentare.

  ANDREA SIMI, Dirigente della regione Lazio. Non si dovrebbero usare le metafore, però nel caso di specie noi siamo di fronte a una diagnosi fatta dal presidente nel suo intervento introduttivo che è sicuramente giusta, e ad una prognosi riservata perché la situazione è grave e ha un'indicazione terapeutica che sarebbe quella chirurgica, cioè tagliare questi nodi.Pag. 9
  Il Tavolo, che è un soggetto debole perché tra l'altro non ha una sanzione legislativa forte – il Tavolo che attualmente sta lavorando è solo quello fatto per l'attuazione del «Semplifica Italia» – per restare dentro la metafora rientra fra le cure palliative, è aspirina.
  Dico questo non come rappresentante, ma come modesto cultore della materia, però il Tavolo è un segnale di metodo importante, anche da parte delle regioni ha dimostrato una certa disponibilità, se non altro a guardare ciascuno in casa dell'altro e a scambiarsi delle esperienze, quindi è un metodo che a bocce ferme, se non cambia qualcosa, sicuramente è l'unico che può dare qualche risultato sul livello substatale.

  PRESIDENTE. Lo avevamo percepito e credo che, avendo lavorato sui fatti, siate in grado di produrre un documento molto importante, quindi non ho altro da chiedere.

  MINO TARICCO. Se ho capito bene, voi avete suggerito degli emendamenti al disegno di legge di semplificazione, quindi vi chiederei, se possibile, di farceli pervenire, così da verificare il livello di recepimento ed eventualmente di correzione da introdurre nel dibattito sui testi.

  SILVIA PAPARO, Direttore dell'Ufficio per la semplificazione amministrativa – Dipartimento della funzione pubblica. C’è ad esempio questo emendamento sulla modulistica unica, per cui i moduli unici diventano livello essenziale delle prestazioni. Anche questa è una cura palliativa, ma ha un'utilità.

  PRESIDENTE. Nel ringraziare la dottoressa Paparo e gli altri componenti la delegazione del Tavolo istituzionale per la semplificazione per queste utili annotazioni, dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 16.40.

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ALLEGATO

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