XVII Legislatura

Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti

Resoconto stenografico



Seduta n. 98 di Martedì 10 maggio 2016

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Bratti Alessandro , Presidente ... 3 

Audizione dell'assessore all'ambiente e protezione civile della regione Veneto, Gianpaolo Bottacin (svolgimento e conclusione):
Bratti Alessandro , Presidente ... 3 ,
Bottacin Gianpaolo , assessore all'ambiente e protezione civile della regione Veneto ... 3 ,
Bratti Alessandro , Presidente ... 4 ,
Bottacin Gianpaolo , assessore all'ambiente e protezione civile della regione Veneto ... 4 ,
Puppato Laura  ... 5 ,
Bottacin Gianpaolo , assessore all'ambiente e protezione civile della regione Veneto ... 5 ,
Zolezzi Alberto (M5S)  ... 6 ,
Bottacin Gianpaolo , assessore all'ambiente e protezione civile della regione Veneto ... 6 ,
Bratti Alessandro , Presidente ... 8 ,
Puppato Laura  ... 8 ,
Bratti Alessandro , Presidente ... 9 ,
Puppato Laura  ... 9 ,
Bratti Alessandro , Presidente ... 10 ,
Puppato Laura  ... 10 ,
Bratti Alessandro , Presidente ... 10 ,
Puppato Laura  ... 10 ,
Bottacin Gianpaolo , assessore all'ambiente e protezione civile della regione Veneto ... 10 ,
Puppato Laura  ... 10 ,
Bottacin Gianpaolo , assessore all'ambiente e protezione civile della regione Veneto ... 10 ,
Bratti Alessandro , Presidente ... 10 ,
Bottacin Gianpaolo , assessore all'ambiente e protezione civile della regione Veneto ... 10 ,
Bratti Alessandro , Presidente ... 10 ,
Puppato Laura  ... 10 ,
Bratti Alessandro , Presidente ... 11 ,
Bottacin Gianpaolo , assessore all'ambiente e protezione civile della regione Veneto ... 11 ,
Bratti Alessandro , Presidente ... 11 ,
Benassi Alessandro , direttore dipartimento ambiente regione Veneto ... 11 ,
Zolezzi Alberto (M5S)  ... 12 ,
Benassi Alessandro , direttore dipartimento ambiente regione Veneto ... 12 ,
Bratti Alessandro , Presidente ... 12 ,
Benassi Alessandro , direttore dipartimento ambiente regione Veneto ... 12 ,
Bratti Alessandro , Presidente ... 12 ,
Benassi Alessandro , direttore dipartimento ambiente regione Veneto ... 12 ,
Bottacin Gianpaolo , assessore all'ambiente e protezione civile della regione Veneto ... 12 ,
Nugnes Paola  ... 12 ,
Bottacin Gianpaolo , assessore all'ambiente e protezione civile della regione Veneto ... 12 ,
Nugnes Paola  ... 12 ,
Bottacin Gianpaolo , assessore all'ambiente e protezione civile della regione Veneto ... 13 ,
Puppato Laura  ... 13 ,
Bratti Alessandro , Presidente ... 13 ,
Puppato Laura  ... 13 ,
Benassi Alessandro , direttore dipartimento ambiente regione Veneto ... 13 ,
Puppato Laura  ... 13 ,
Benassi Alessandro , direttore dipartimento ambiente regione Veneto ... 13 ,
Puppato Laura  ... 13 ,
Benassi Alessandro , direttore dipartimento ambiente regione Veneto ... 13 ,
Puppato Laura  ... 13 ,
Benassi Alessandro , direttore dipartimento ambiente regione Veneto ... 13 ,
Puppato Laura  ... 13 ,
Benassi Alessandro , direttore dipartimento ambiente regione Veneto ... 13 ,
Bratti Alessandro , Presidente ... 13 ,
Benassi Alessandro , direttore dipartimento ambiente regione Veneto ... 13 ,
Bratti Alessandro , Presidente ... 13 ,
Benassi Alessandro , direttore dipartimento ambiente regione Veneto ... 13 ,
Bottacin Gianpaolo , assessore all'ambiente e protezione civile della Regione Veneto ... 14 ,
Arrigoni Paolo  ... 14 ,
Bottacin Gianpaolo , assessore all'ambiente e protezione civile della regione Veneto ... 14 ,
Bratti Alessandro , Presidente ... 15 ,
Benassi Alessandro , direttore dipartimento ambiente regione Veneto ... 15 ,
Bratti Alessandro , Presidente ... 16 ,
Benassi Alessandro , direttore dipartimento ambiente regione Veneto ... 16 ,
Bratti Alessandro , Presidente ... 16 ,
Benassi Alessandro , direttore dipartimento ambiente regione Veneto ... 16 ,
Bratti Alessandro , Presidente ... 16 ,
Benassi Alessandro , direttore dipartimento ambiente regione Veneto ... 16 ,
Bratti Alessandro , Presidente ... 16 ,
Benassi Alessandro , direttore dipartimento ambiente regione Veneto ... 16 ,
Zolezzi Alberto (M5S)  ... 16 ,
Bratti Alessandro , Presidente ... 16 ,
Zolezzi Alberto (M5S)  ... 16 ,
Bratti Alessandro , Presidente ... 16 ,
Zolezzi Alberto (M5S)  ... 16 ,
Benassi Alessandro , direttore dipartimento ambiente regione Veneto ... 17 ,
Zolezzi Alberto (M5S)  ... 18 ,
Benassi Alessandro , direttore dipartimento ambiente regione Veneto ... 18 ,
Zolezzi Alberto (M5S)  ... 18 ,
Bottacin Gianpaolo , assessore all'ambiente e protezione civile della regione Veneto ... 18 ,
Zolezzi Alberto (M5S)  ... 18 ,
Benassi Alessandro , direttore dipartimento ambiente regione Veneto ... 18 ,
Bratti Alessandro , Presidente ... 18 ,
Bottacin Gianpaolo , assessore all'ambiente e protezione civile della regione Veneto ... 18 ,
Zolezzi Alberto (M5S)  ... 19 ,
Nugnes Paola  ... 19 ,
Benassi Alessandro , direttore dipartimento ambiente regione Veneto ... 19 ,
Nugnes Paola  ... 19 ,
Benassi Alessandro , direttore dipartimento ambiente regione Veneto ... 19 ,
Bottacin Gianpaolo , assessore all'ambiente e protezione civile della regione Veneto ... 19 ,
Bratti Alessandro , Presidente ... 20 ,
Bottacin Gianpaolo , assessore all'ambiente e protezione civile della regione Veneto ... 20 ,
Bratti Alessandro , Presidente ... 20 ,
Puppato Laura  ... 20 ,
Benassi Alessandro , direttore dipartimento ambiente regione Veneto ... 20 ,
Puppato Laura  ... 20 ,
Benassi Alessandro , direttore dipartimento ambiente regione Veneto ... 21 ,
Puppato Laura  ... 21 ,
Benassi Alessandro , direttore dipartimento ambiente regione Veneto ... 21 ,
Puppato Laura  ... 21 ,
Benassi Alessandro , direttore dipartimento ambiente regione Veneto ... 21 ,
Puppato Laura  ... 21 ,
Benassi Alessandro , direttore dipartimento ambiente regione Veneto ... 21 ,
Puppato Laura  ... 21 ,
Benassi Alessandro , direttore dipartimento ambiente regione Veneto ... 21 ,
Puppato Laura  ... 21 ,
Benassi Alessandro , direttore dipartimento ambiente regione Veneto ... 21 ,
Puppato Laura  ... 21 ,
Benassi Alessandro , direttore dipartimento ambiente regione Veneto ... 21 ,
Puppato Laura  ... 22 ,
Benassi Alessandro , direttore dipartimento ambiente regione Veneto ... 22 ,
Puppato Laura  ... 22 ,
Benassi Alessandro , direttore dipartimento ambiente regione Veneto ... 22 ,
Puppato Laura  ... 22 ,
Benassi Alessandro , direttore dipartimento ambiente regione Veneto ... 22 ,
Puppato Laura  ... 22 ,
Bratti Alessandro , Presidente ... 22 ,
Nugnes Paola  ... 22 ,
Bratti Alessandro , Presidente ... 22 ,
Nugnes Paola  ... 22 ,
Bratti Alessandro , Presidente ... 22 ,
Bottacin Gianpaolo , assessore all'ambiente e protezione civile della regione Veneto ... 22 ,
Bratti Alessandro , Presidente ... 22 ,
Bottacin Gianpaolo , assessore all'ambiente e protezione civile della regione Veneto ... 22 ,
Puppato Laura  ... 23 ,
Bratti Alessandro , Presidente ... 23 ,
Puppato Laura  ... 23 ,
Bottacin Gianpaolo , assessore all'ambiente e protezione civile della regione Veneto ... 23 ,
Bratti Alessandro , Presidente ... 23

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
ALESSANDRO BRATTI

  La seduta comincia alle 14.15.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso impianti audiovisivi a circuito chiuso.

  (Così rimane stabilito).

Audizione dell'assessore all'ambiente e protezione civile della regione Veneto, Gianpaolo Bottacin.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione dell'assessore all'ambiente e protezione civile della regione Veneto, Gianpaolo Bottacin, accompagnato dal dottor Alessandro Benassi, direttore del dipartimento ambiente della regione Veneto nonché commissario straordinario ARPA, e dal dottor Carlo Giovanni Moretto, dirigente del settore gestione rifiuti, che ringrazio per la presenza.
  Ricordo che la Commissione si occupa di illeciti ambientali relativi al ciclo dei rifiuti, ma anche dei reati contro la pubblica amministrazione e dei reati associativi connessi al ciclo dei rifiuti, alle bonifiche e al ciclo di depurazione delle acque.
  L'audizione odierna si inserisce nell'ambito dell'approfondimento che la Commissione sta conducendo sulla regione Veneto (di fatto, abbiamo quasi completato la nostra relazione, avendo peraltro svolto tre missioni in Veneto), con particolare riferimento alla situazione di criticità che sta interessando larghe fasce di popolazione residente rispetto al presunto inquinamento da sostanze perfluoroalchiliche.
  Abbiamo quindi avvertito la necessità di svolgere un ulteriore approfondimento, in parte per la piega presa dalla situazione, in parte per capire qualcosa di più sull'argomento, in modo da integrare, sul punto, la relazione che ci accingiamo ad approvare.
  Avverto i nostri ospiti che della presente audizione viene redatto un resoconto stenografico e che, facendone espressa e motivata richiesta, in particolare in presenza di fatti illeciti sui quali siano in corso indagini tuttora coperte da segreto, consentendo la Commissione, i lavori proseguiranno in seduta segreta, invitando comunque a rinviare eventuali interventi di natura riservata alla parte finale della seduta.
  Le chiediamo, assessore Bottacin, di illustrarci il quadro della situazione dal vostro punto di vista: decida poi lei, assessore, come alternare gli interventi dei suoi collaboratori. Se inoltre avete dei documenti che ci volete lasciare, questi diventeranno parte integrante della parte di relazione sui PFAS che ci accingiamo a redigere. Ci interessa, insomma, il vostro punto di vista. Eventuali domande o richieste di chiarimento in tal senso vi potranno essere poste successivamente dai commissari. Do quindi la parola all'assessore Bottacin per lo svolgimento della sua relazione.

  GIANPAOLO BOTTACIN, assessore all'ambiente e protezione civile della regione Veneto. Buongiorno a tutti. Vado subito al dunque, in modo da far perdere meno tempo possibile alla Commissione. Quello dei perfluoroalchilici è un tema piuttosto complesso, che nasce parecchi anni addietro, anche se è difficile dire esattamente quanti anni fa perché si tratta di una famiglia di sostanze che vengono utilizzate Pag. 4in vari ambiti industriali. Le sostanze perfluoroalchiliche sono infatti composti chimici costituiti da catene di atomi di carbonio a lunghezza variabile legate ad atomi di fluoro. Essendo idrorepellenti, vengono utilizzate in vari ambiti industriali, per esempio nella produzione del Gore-Tex in ambito tessile, nel trattamento delle pelli e della carta, nei rivestimenti dei contenitori per alimenti, in pitture e vernici. Sono sostanze che vengono utilizzate parecchio.
  La questione che stiamo affrontando, ormai dal 2013, come regione Veneto riguarda l'inquinamento derivato dallo sversamento di queste sostanze in acque superficiali e in acque sotterranee. Tale questione nasce da uno studio di cui ci è stata data comunicazione nel 2013; più precisamente, il 21 maggio 2013 ci è pervenuta una comunicazione dalla direzione generale prevenzione della regione Veneto. La prima comunicazione del Ministero della salute che ci è stata mandata era una richiesta di informazioni circa l'ipotesi che queste sostanze fossero presenti da qualche parte nell'ambito delle acque della regione Veneto. Quella comunicazione è stata seguita, il 21 maggio, dalla presentazione di uno studio – datato 25 marzo 2013 – prodotto dal Consiglio nazionale delle ricerche (CNR), nell'ambito di una specifica convenzione con il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Era uno studio molto sintetico, ma che comunque denotava la presenza di queste sostanze in vari ambiti nazionali, lungo i bacini del Po, dell'Arno e del Tevere, con diversi carichi lungo tutta l'asta dei vari corsi d'acqua. Si tratta, quindi, di un problema esteso.
  Come dicevo poc'anzi, queste sostanze sono molto diffuse perché utilizzate in vari ambiti industriali. Sono una famiglia di sostanze: per esempio, nel grafico proposto vediamo che l'acido perfluoroottanoico (PFOA) è concentrato principalmente in Veneto e in Piemonte; un'altra famiglia individua nell'Adda una fonte importante. Questo è uno studio che possiamo trasmettervi ma è già stato diffuso. Veniva, insomma, segnalata la presenza di queste sostanze in vari corsi d'acqua.
  La comunicazione del Ministero dell'ambiente del 29 maggio scorso viene trasmessa immediatamente dalla nostra direzione tutela ambientale alla provincia di Vicenza, all'agenzia regionale per la prevenzione e protezione ambientale del Veneto (ARPAV) di Vicenza, a tutti gli enti gestori e alla direzione regionale prevenzione. Ovviamente, è stata attivata immediatamente anche la direzione prevenzione perché, trattandosi di sostanze particolari, sono stati avviati tutti gli interventi possibili per cercare innanzitutto di individuare dove fossero queste sostanze, in che quantità fossero presenti e quali effetti potessero avere, in modo particolare sulla sicurezza sanitaria. Pertanto si sono susseguite una serie di comunicazioni, da Roma verso il Veneto e dalla regione verso gli enti territoriali, l'ARPA della provincia di Vicenza e le nostre direzioni, in modo tale da cercare di ottenere più informazioni possibili relativamente a quanto ho appena illustrato.
  Qualche giorno dopo aver ricevuto lo studio, sono stati immediatamente informati i gestori, chiedendo in prima battuta che valutassero e verificassero la presenza di queste sostanze in modo più approfondito, anche con la collaborazione di ARPAV. In seconda battuta, oltre ai gestori, ai consigli di bacino territorialmente competenti, nonché al Ministero della salute, al Ministero dell'ambiente e all'Istituto superiore della sanità, alla provincia di Vicenza, all'ARPAV...

  PRESIDENTE. Quando parla di gestori, a chi si riferisce?

  GIANPAOLO BOTTACIN, assessore all'ambiente e protezione civile della regione Veneto. I gestori sono le società che gestiscono il servizio idrico integrato. Ovviamente, sono stati coinvolti in prima battuta i gestori dell'area interessata, non tutti quelli del Veneto. Il 4 luglio 2013, circa un mese dopo aver ricevuto la prima comunicazione, la direzione tutela ambiente della regione ha inviato a tutti gli organismi che ho appena elencato una comunicazione, nella quale i gestori venivano chiamati a Pag. 5predisporre, con la massima celerità, tutte le procedure necessarie per acquisire le dotazioni tecnologiche e impiantistiche atte a ridurre le sostanze segnalate nelle acque gestite. I gestori venivano altresì invitati a dotarsi degli apprestamenti necessari a ridurre le concentrazioni dei composti. L'area di contaminazione individuata era di circa 180 chilometri quadrati ed era compresa in una trentina di comuni. Sono stati avviati immediatamente da parte di ARPAV una serie di campionamenti, non solo in quest'area ma in tutto il Veneto, per monitorare la presenza di queste sostanze sia nell'acqua potabile, che era la nostra primissima preoccupazione, sia in tutte le acque sotterranee e superficiali. I campionamenti sono stati svolti non solo nel bacino del Fratta-Gorzone, in cui era stata evidenziata la situazione più grave, ma anche nelle altre aree del Veneto. La popolazione coinvolta è di circa 270.000 persone. Dall'estate 2013 sono stati immediatamente installati dei sistemi di filtraggio nelle opere di presa degli acquedotti, in modo da garantire l'abbattimento di queste sostanze attraverso l'installazione di filtri a carboni attivi, i quali, a quanto sappiamo, sono l'unica tecnologia in grado di abbattere questo tipo di sostanze. Ho portato dei grafici che evidenziano l'andamento di queste sostanze, che possiamo lasciare agli atti. La linea verde è quella del limite (adesso vi dirò qualcosa sul limite perché è il vero luogo del contendere). Vediamo che i valori sono molto più bassi rispetto al limite: se il limite è 500 nanogrammi (0,1 microgrammi) per le sostanze perfluoroalchiliche (PFAS), noi siamo intorno a cento. Anche per le altre sostanze siamo grossomodo a questo livello.
  Perché ho detto che faccio un cenno alla questione dei limiti? Quando siamo stati investiti del problema e, a nostra volta, abbiamo coinvolto le nostre strutture, ovvero la sezione attuazione programmazione sanitaria, il settore promozione e sviluppo igiene e sanità pubblica, la sezione prevenzione e sanità pubblica, la sezione veterinaria e sicurezza alimentare, il dipartimento regionale ambiente, oltre all'ARPAV, alle unità locali socio-sanitarie (ULSS 5, 6, 8, 9, 15, 17, 20, 21 e 22), al sistema epidemiologico regionale, all'Istituto superiore della sanità, al Ministero della salute e al Ministero dell'ambiente, abbiamo messo in campo una serie di attività.
  Una prima attività messa in campo è stata l'analisi e l'approfondimento delle caratteristiche idrogeologiche dell'area geografica, per capire dove fossero presenti e dove avrebbero potuto diffondersi queste sostanze. Altre attività sono state: l'identificazione della fonte di contaminazione, la sorveglianza sistematica e capillare in prima battuta della qualità dell'acqua utilizzata a scopo potabile, l'identificazione della diffusione degli inquinanti su matrici ambientali (acque superficiali e sotterranee, scarichi, suolo e via dicendo) e l'avvio di uno studio di biomonitoraggio.
  Nel momento in cui abbiamo intrapreso tutte queste attività, immediatamente dopo aver ricevuto la comunicazione dello studio, già a partire dal mese di giugno del 2013, abbiamo rilevato alcune criticità. Il dottor Benassi è anche commissario ARPAV in questo momento. ARPAV ha esaminato decine di migliaia di parametri in questi anni e mi pare – mi corregga se sbaglio – che sia stata individuata una fonte apparentemente principale di emissione in un'azienda denominata Miteni. Dico «pare» perché la certezza assoluta non c'è.....

  LAURA PUPPATO. Non giudiziale!

  GIANPAOLO BOTTACIN, assessore all'ambiente e protezione civile della regione Veneto. Esattamente. Peraltro, queste sostanze, come dicevo prima, sono molto diffuse tra chi le produce ma anche tra chi le utilizza; pertanto, a quanto ne so io, potrebbero esserci eventuali altre fonti.
  Una volta individuata la presenza di queste sostanze, noi dovevamo stabilire al di sotto di quali limiti ritenerci sicuri, o comunque dovevamo avere dei riferimenti. Abbiamo rilevato che non esistevano in Italia dei limiti di legge per queste sostanze, così come da decreto legislativo n. 152 del 2006. Pertanto abbiamo preso come riferimento iniziale i valori di performance indicati Pag. 6 dall'Europa, che però sono differenti. Non è infatti previsto un unico valore per tutta la famiglia di sostanze. Per una di queste – mi pare che sia il PFOA o forse il perfluorottano sulfonato (PFOS) – si individua un valore di performance che ha un ordine di grandezza inferiore rispetto agli altri (non più 500 nanogrammi bensì 30 nanogrammi). Ciò significa che queste sostanze hanno degli effetti differenti. Ovviamente, ci siamo interfacciati con l'Istituto superiore della sanità.
  Io non posso entrare nel merito di tutte le attività specifiche compiute dal collega della sanità. L'assessorato precedente – io non c'ero ancora – ha iniziato a lavorare in sinergia totale con l'assessorato alla sanità perché era necessario fare così. Interloquendo con l'Istituto superiore della sanità sono stati evidenziati – mi pare nel gennaio 2014 – dei valori che quest'ultimo ha individuato come riferimenti per tre di queste sostanze: per il PFOS, 30 nanogrammi per litro; per il PFOA, 500 nanogrammi per litro; per tutti gli altri PFAS, 500 nanogrammi per litro.

  ALBERTO ZOLEZZI. Mi scusi, può ripetere i primi due?

  GIANPAOLO BOTTACIN, assessore all'ambiente e protezione civile della regione Veneto. Per il PFOS, 30 nanogrammi per litro, per il PFOA, 500 nanogrammi per litro e, per tutti gli altri, 500 nanogrammi per litro. Siccome non c'è neanche evidenza di come interagiscano fra di loro queste sostanze, parlare di «tutti gli altri» ci pareva riduttivo. Abbiamo quindi interloquito, anche successivamente, con l'Istituto superiore della sanità e con il Ministero per cercare di entrare più nello specifico, anche per le altre sostanze. L'Istituto superiore della sanità, a riscontro delle nostre richieste, l'11 agosto 2015 ci ha mandato una nota in cui si legge: «A integrazione di quanto raccomandato in precedenti pareri» – quelli a cui ho appena fatto riferimento – «si può ritenere che concentrazioni nelle acque destinate al consumo umano di acido perfluorobutanoico (PFBA), fino a 500 nanogrammi per litro, e di acido perfluorobutansolfonico (PFBS), fino a 500 nanogrammi per litro, non configurano rischi per la salute umana. Si raccomanda nel contempo il rispetto del limite di performance di 500 nanogrammi per litro per la somma di altri perfluoroalchilici e dei valori di performance già indicati per PFOS e PFOA». Sui PFAS, quindi, dispongono degli ulteriori valori di dettaglio.
  Nel frattempo, la regione interviene anche presso quella che sembrava la fonte primaria di emissione, l'azienda Miteni, a livello di autorizzazione integrata ambientale, definendo una serie di azioni atte a ridurre la fonte di emissione di queste sostanze. Fra questi interventi vi è una barriera idraulica costituita da otto pozzi di emungimento, di portata e profondità variabili, che consente l'abbassamento dei livelli freatici e diminuisce, quindi, la possibilità di contatto delle acque sotterranee con i terreni più superficiali entro il perimetro aziendale. Inoltre, le acque emunte dal sistema di pozzi sono convogliate all'interno dello stabilimento e utilizzate come acque di processo o acque di raffreddamento.
  Per quanto riguarda le acque di raffreddamento, l'azienda è autorizzata allo scarico nel torrente Poscola delle medesime, le quali, naturalmente, non vengono a contatto con nessuna sostanza. Invece, per quanto riguarda lo scarico delle acque di processo, queste vengono conferite al depuratore di Trissino, ovviamente monitorando i limiti di scarico secondo quanto è imposto dal gestore del depuratore, che è AVS. Lo scarico dell'acqua depurata proveniente dall'impianto di depurazione di Trissino viene quindi convogliato nel collettore ARICA, che immette le proprie acque nel fiume Fratta dopo questo processo di depurazione. I limiti che noi abbiamo preso come riferimento in battuta iniziale a livello di performance – indicata dall'Europa – ci sono stati confermati dalla nostra interlocuzione con l'Istituto superiore della sanità, il quale ci ha raccomandato di utilizzarli per quanto riguardava l'acqua potabile: noi ci siamo adeguati. Pag. 7
  Come avete visto, i valori sono molto al di sotto fin da subito dopo l'installazione dei filtri a carboni attivi. Come dicevo, ci siamo attivati anche a livello ministeriale perché queste sostanze, secondo quanto disposto dall'articolo 101, comma 1, del decreto legislativo n. 152 del 2006, fossero individuate in tabella, in modo tale da avere dei riferimenti normativi per poter intervenire, non solo sulle acque potabili ma anche sugli scarichi, sia nelle acque superficiali, sia nelle acque sotterranee.
  In un articolo di stampa de Il Giornale di Vicenza il procuratore dichiara: «Non escludo possa esserci stato un fraintendimento nel merito dell'inchiesta relativa ai PFAS. Effettivamente credevo che l'indagine fosse stata archiviata. [...] Stiamo infatti parlando di una sostanza che non rientra nella tabella di quelle considerate inquinanti e, dunque, che l'inchiesta ci sia o meno, a mancare è il reato».
  Il dottor Benassi è stato con i procuratori anche ieri. Ovviamente, di tutto quello che sto esponendo sono state informate immediatamente le procure delle province interessate: Padova, Verona e Vicenza. Nel 2015 è stata interessata anche la procura di Venezia. Le procure non sono state informate solo in prima battuta, ma sono state costantemente aggiornate rispetto alle situazioni che venivano via via realizzandosi e agli elementi aggiuntivi che fossero emersi nel corso del tempo. Abbiamo chiesto di inserire queste sostanze in tabella. Ieri, peraltro, abbiamo avuto un incontro a Vicenza con la dottoressa Checcucci, la quale ci ha fatto presente di averci scritto una lettera nella quale sostanzialmente si dice: «Noi ne abbiamo inserite alcune e ve l'abbiamo comunicato in ottobre. Per le altre fate riferimento a quelle». Attendiamo di avere questa lettera per verificare. Non so se una lettera abbia valore cogente; rispetto a una legge che rinvia a una tabella, credo che sarebbe più opportuno avere un riferimento normativo che ci consenta di avere un supporto giuridico per poter agire in qualche maniera anche nei confronti di chi sversa queste sostanze. Peraltro, proprio l'articolo 101 del decreto n. 152 prevede che le regioni possano individuare dei limiti diversi da quelli individuati dal Ministero, di cui al comma 1. Tuttavia, per individuare limiti diversi, il presupposto di base è che ci siano quelli iniziali! Altrimenti, sono diversi da cosa? Questo è un problema. Questo ci consentirebbe di avere uno strumento molto efficace per poter agire, soprattutto in termini di vincoli verso chi scarica, sia in acqua superficiale, sia in acqua sotterranea. Questo consentirebbe anche – è un tema, ahimè, particolarmente delicato – di applicare il principio di chi inquina paga, che credo possa trovare tutti d'accordo. Il principio è sacrosanto, ma bisogna riuscire ad avere gli strumenti atti a garantire la possibilità di applicarlo.
  Vediamo ciò anche in altri ambiti. Sulle discariche abusive, per esempio, questa è una criticità molto importante. Peraltro, domani, io e la dottoressa Checcucci ci incontreremo di nuovo a Venezia. Stiamo approfondendo questo tema. Noi crediamo che questo possa essere uno strumento molto utile per poter attuare degli ulteriori interventi rispetto a quelli che abbiamo già posto in essere. Senza attendere un attimo, abbiamo investito anche dei denari. Ovviamente, quello realizzato con i filtri a carboni attivi era l'unico intervento possibile, sia dal punto di vista tecnologico – perché, come dicevo, i filtri a carboni attivi, di un tipo particolare, peraltro, sono gli unici strumenti che consentono di abbattere queste sostanze – sia dal punto di vista della tempistica.
  L'installazione di filtri ha delle tempistiche ridotte ma la soluzione strutturale è un'altra: andare a prendere l'acqua dove è pulita! Per realizzare questo, è necessario fare un investimento rilevante, con delle opere acquedottistiche importanti che, naturalmente, oltre alle risorse richiedono anche dei tempi. Ovviamente, non era possibile attendere questi tempi.
  Credo che sia facilmente comprensibile che è molto difficile ipotizzare la realizzazione di queste opere in meno di cinque anni: non si poteva certo aspettare cinque anni. Quindi si è intervenuti con delle opere immediate e costose. Infatti, i filtri decadono e vanno sostituiti; questi hanno Pag. 8dei costi di gestione molto rilevanti che, peraltro, adesso ricadono sulla tariffa, quindi, sul cittadino.
  Il cittadino, giustamente a mio modo di vedere, lamenta il fatto di essere vittima due volte: ha bevuto l'acqua contaminata e, in più, deve ora pagare i filtri per non continuare a berla. Emerge, quindi, ancora il problema di come fare ad applicare il principio di chi inquina paga. Oggi non sta pagando l'inquinatore ma sta pagando la vittima dell'inquinamento, il che è un paradosso totale!
  Io sono fiducioso che a breve – ho letto le dichiarazioni e mi sono confrontato con il sottosegretario Degani – saranno posti limiti su tutte le sostanze. Credo che questo sarà un bel passo in avanti per poter risolvere in maniera definitiva questo problema, che riguarda, come già vi dicevo prima, oltre 250.000 persone in più di 30 comuni, quindi è una situazione molto rilevante.
  Io, se volete, potrei andare avanti per altre tre ore: sono assessore solo da pochi mesi ma ho trovato questo tema sulla scrivania e l'ho aggredito subito, vista la rilevanza del problema. Come potrete immaginare ne ho anche altri, però questo è un tema assolutamente importante che mi sono trovato in cima al plico che c'era sulla mia scrivania quando sono entrato in ufficio il primo giorno. Se ci sono dei dubbi o della curiosità, sono qui presenti anche due dirigenti, che ringrazio. Peraltro, uno di loro, come già dicevamo, ricopre anche il ruolo di commissario ARPA, quindi, nella sua duplice veste, è in grado di dare eventuali risposte tecniche aggiuntive rispetto a curiosità o dubbi che dovessero nascere e a cui, magari, non sarei in grado di rispondere io.

  PRESIDENTE. Grazie, assessore. Do la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  LAURA PUPPATO. Ringrazio l'assessore e i tecnici della regione Veneto presenti. Io potrò porre solo delle brevi domande e dovrò, per forza di cose, leggere a tratti i documenti che sono stati scambiati nel corso di questi anni, ma mi pare che le dichiarazioni testé rese dall'assessore Bottacin possano già essere smentite da questi stessi documenti. Lei, assessore, affermava che c'è stata una lunga corrispondenza; peraltro comprendo benissimo la sua situazione e anche la difficoltà che vive in questo momento, non essendo stato all'epoca assessore all'ambiente della regione. Risaliamo al 4 giugno 2013, con una lettera del Ministero dell'ambiente, che ho qui e che immagino abbiate anche voi nei vostri documenti. Tale lettera riguarda quanto lei affermava sulla genericità degli elementi degli studi già effettuati, quindi, sulla necessità per la regione Veneto, già all'epoca, di procedere con una valutazione ulteriore da parte di ARPAV su un territorio vastissimo: lei parlava addirittura dell'intera regione.
  In realtà, da quello che mi risulta, dal documento in mio possesso – leggo esclusivamente alcune righe – si dice che «avendo campionato i bacini dell'Adige e la riva destra del Bacchiglione, inclusa Vicenza, non si ravvisano quantità rilevabili di queste sostanze» – ovviamente stiamo parlando delle sostanze perfluoroalchiliche – «mentre nel bacino di Agno-Fratta-Gorzone vi sono concentrazioni crescenti da nord a sud, che raggiungono valori di PFOA superiori ai 1.000 nanogrammi al litro e di PFAS superiori in totale a 2.000 nanogrammi al litro».
  Questa comunicazione che vi è giunta dice che «in assenza di limiti di potabilità italiani o comunitari, ma confrontandole con i limiti proposti in ambito USA e EPA (400 nanogrammi al litro) o tedesco (100 nanogrammi al litro), per somma di perfluorati per un'esposizione decennale, si evidenzia un possibile rischio sanitario per le popolazioni che bevono queste acque prelevate». Si riportano, poi, una serie di dati e concentrazioni preoccupanti. Come viene ribadito in più documenti che sono stati inviati alla regione Veneto, si sottolinea «l'opportunità e urgenza di adottare adeguate misure di mitigazione dei rischi, prevenzione e controllo estesi alla filiera idrica sulla contaminazione delle acque da Pag. 9destinare o destinabili al consumo umano nei territori identificati».
  Il fatto che il tema della concentrazione in quell'area di perfluoroalchilici sia ben presente nella competenza tecnica e nella coscienza politica della regione Veneto, è evidenziato da un documento che ritengo per la sua valenza indiscutibile, ovvero l'AIA. Il 7 ottobre 2014, con decreto, avete autorizzato la Miteni allo scarico delle acque. In questa stessa documentazione, che attiene all'AIA, alla lettera e), pagina 11, si legge: «Scarichi delle acque reflue. Scarico nel torrente Poscola», essendo poi scritto che «è autorizzato lo scarico nel torrente Poscola delle acque reflue di raffreddamento provenienti dal circuito di scambio termico e delle acque di dilavamento di seconda pioggia derivanti dalle aree non produttive, nel rispetto delle seguenti prescrizioni. Le caratteristiche di acque di scarico del torrente Poscola...»
  Se non erro, lei ha testé dichiarato che queste acque non necessitano di ulteriore bonifica o di ulteriore valutazione. Ciò sarebbe grave perché a me consta che l'AIA dichiari esattamente il contrario. Comunque, queste acque del torrente Poscola, posto che Miteni è addirittura in falda idrica, ovvero sopra la falda, quindi in zona di ricarica «...dovranno essere conformi ai limiti di accettabilità di cui alla tabella 3, allegato 5, parte terza del decreto-legge n. 152, di seguito indicati». Si è inoltre ancora più precisi, indicando i milligrammi di fosforo totale, nonché il limite di 10 milligrammi di azoto totale. Si scrive, poi, che le analisi di controllo sono in perfetta applicazione della norma relativa, n. 152 del 2006, ma anche del decreto n. 260 dell'8 novembre 2010, il quale stabilisce che, laddove le aziende o comunque le situazioni di concentrazione di determinati valori, anche di carattere chimico, possano risultare particolarmente gravanti in alcuni territori...
  Questo è sicuramente il caso perché è noto da tempo che quella è un'area in cui vi è una concentrazione di aziende che utilizzano questi tipi di fluorurati, tant'è vero che voi stessi li avete richiamati esattamente come limiti di emissione nella vostra AIA. Si scrive, ancora, che «...la selezione è guidata anche da informazioni sullo stato ecologico, laddove risultino effetti tossici o evidenze di effetti ecotossicologici relativi appunto alle concentrazioni che si hanno nelle aree evidenziate». Si consente, in buona sostanza, proprio attraverso l'AIA, di limitare ulteriormente con dati e limiti tecnici specifici, laddove c'è un particolare rischio determinato da aziende con quelle caratteristiche. Tant'è vero che voi scrivete: «Le analisi di controllo delle suddette acque dovranno riguardare anche le sostanze perfluoroalchiliche (PFAS). In caso di loro presenza, si prende atto dell'esistenza, nel caso delle acque di raffreddamento, di un sistema di trattamento a carboni attivi. Dovranno essere attuati, qualora necessari, ulteriori apprestamenti ai trattamenti prima dello scarico, atti a raggiungere i livelli di performance indicati dall'Istituto superiore della sanità nell'ulteriore documento tecnico del 16 gennaio 2014. I valori devono essere quelli di seguito indicati». Per il PFOS si indica un valore di 0,03 microgrammi al litro, ovvero 30 nanogrammi al litro, per il PFOA di 0,5 microgrammi al litro, ovvero 50 nanogrammi al litro, per i PFAS di 0,5 microgrammi al litro, ovvero 50 nanogrammi al litro. Si scrive, infine, che «...il raggiungimento di detti obiettivi dovrà essere raggiunto per gradi, utilizzando le migliori tecniche disponibili».
  Cosa ci dice di tutto questo? Non si comprende come sia possibile il fatto che, praticamente in pari data, noi abbiamo diverse comunicazioni che vanno e vengono dalla regione ai Ministeri, che incredibilmente sembrano contraddittorie o comunque poco comprensibili. Infatti, mentre è di tutta evidenza che stiamo parlando di una situazione clinica che mette in serio rischio il sistema endocrino, palesandosi come certamente possibile in termini di perforazione della placenta...

  PRESIDENTE. Senatrice, ponga la domanda!

  LAURA PUPPATO. Dobbiamo necessariamente dirci queste cose perché sono molto importanti!

Pag. 10

  PRESIDENTE. È giusto, però arriviamo alle domande: abbiamo già i documenti!

  LAURA PUPPATO. Nella comunicazione del 4 giugno 2013 – che citavo prima – si ricorda che queste sostanze, pur non essendo ancora classificate con rischi e via dicendo, attraversano la placenta. Ciò rende esposti i neonati a queste sostanze nel sangue materno. Inoltre, tali sostanze sono interferenti endocrini nel metabolismo dei grassi, con sospetta azione estrogenica e cancerogena. A fronte di questo c'è una nota della regione Veneto, del 10 agosto 2015, indirizzata, in questo caso, al Ministero, in cui si chiede sostanzialmente «...di voler predisporre valori e limiti utili al suggerimento agli uffici della scrivente sezione, la quale procederà con la dovuta celerità all'accensione delle procedure volte all'adozione dei provvedimenti conseguenti».
  Il 10 agosto 2015, esattamente un anno dopo l'AIA, si chiede quali debbano essere le valutazioni in relazione ai limiti. L'11 agosto l'Istituto superiore di sanità risponde con un parere in cui si scrive: «A integrazione di quanto già raccomandato nei precedenti pareri nelle fattispecie in oggetto, si può ritenere...». Si ribadisce, cioè, quanto già a vostra conoscenza nell'AIA, quindi, valori di 0,5 e 0,5. Si scrive che «....le indicazioni di cui sopra devono evidentemente essere considerate provvisorie, ma immediatamente utilizzabili....» e via dicendo. Passano la bellezza di otto mesi perché la regione Veneto riscontri queste evidenze e scriva rispetto a queste, il 6 aprile 2016, in risposta alla nota del protocollo del 10 agosto 2015. Rispetto a questi fatti, io vorrei comprendere le motivazioni e le giustificazioni che la regione Veneto ha per insistere nel dichiarare che non era a conoscenza di un limite obbligatorio, o comunque auspicabile secondo il principio di precauzione, per questo tipo specifico di scarichi. Allo stesso modo, si dichiara di non essere a conoscenza – invece, mi pare che lo sia in maniera adeguata, se non perfetta – rispetto all'area della quale...

  PRESIDENTE. Qual è la domanda?

  LAURA PUPPATO. Chiedo che mi si risponda rispetto all'avvenuta conoscenza di tutto questo. Presidente, ciò che ha appena affermato l'assessore mi porta evidentemente a supporre che non si fosse a conoscenza di alcun tipo di difficoltà specifica, né di localizzazione specifica. Viceversa – lo ripeto – ci sono alcuni documenti che mi pare attestino l'esatto contrario!

  GIANPAOLO BOTTACIN, assessore all'ambiente e protezione civile della regione Veneto. Rispondo subito: io ho esattamente detto questo. Ho affermato che, fin dall'inizio, ci siamo attestati sui valori di performance, chiedendo conferma ai Ministeri. Se vuole, le leggo tutte le lettere (volevo semplificare). Le lettere sono datate: 7 giugno 2013, 11 giugno 2013, 13 giugno 2013, 18 giugno 2013, 21 giugno 2013, 27 giugno 2013. Potrei continuare e, se vuole, le leggo tutto, però era per esprimere...

  LAURA PUPPATO. Chiedo scusa, presidente. Io voglio sapere se sono le date da o per...

  GIANPAOLO BOTTACIN, assessore all'ambiente e protezione civile della regione Veneto. Da e per...

  PRESIDENTE. La senatrice Puppato chiede se queste date...

  GIANPAOLO BOTTACIN, assessore all'ambiente e protezione civile della regione Veneto. È un'ulteriore domanda: rispondo alla prima e poi rispondo anche a questa.

  PRESIDENTE. Giustamente lei risponde come crede. La senatrice Puppato vi chiede semplicemente di sapere se quelle date si riferiscono alla missiva vostra verso il Ministero, oppure alla risposta del Ministero verso di voi.

  LAURA PUPPATO. Non alla risposta, ma alla domanda del Ministero rispetto...

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  PRESIDENTE. Va bene. In pratica, se erano loro che chiedevano o erano gli altri che chiedevano.

  GIANPAOLO BOTTACIN, assessore all'ambiente e protezione civile della regione Veneto. La risposta che noi abbiamo dato è del 7 giugno. Comunque, rispondo innanzitutto alla prima parte. È esattamente quello che ho detto: non esistevano e non esistono oggi dei limiti in tabella, così come da decreto n. 152, che comprendano tutte le sostanze perfluoroalchiliche: non esistono, tant'è vero che ciò è stato confermato anche ieri dalla dottoressa Checcucci, che ci ha detto, davanti a parecchi sindaci: «Ti manderò una lettera, dove ti dirò di fare riferimento alle altre». Bisogna capire cosa siano «le altre», se sono i 30 nanogrammi o i 500: vedremo cosa c'è scritto nella lettera. Questa è l'ulteriore conferma del fatto che i limiti ci sono solo per alcune sostanze e non per tutte. Questo ci crea un problema, come dicevo prima, a cominciare dall'autorizzazione integrata ambientale.
  In seconda battuta: ho detto che siamo intervenuti, non ho detto che le acque di raffreddamento non sono sottoposte a bonifica; ho dichiarato che sono sottoposte a una bonifica differente rispetto alle acque di processo.
  Il dottor Benassi è l'artefice della modifica in senso molto più restrittivo. Sono stati realizzati dei pozzi per evitare che si vada in falda. Sono tutte cose che ho detto prima: lei ha confermato esattamente quello che ho detto. Il tema vero è che non tutte le sostanze sono classificate per quanto riguarda i limiti, come è stato confermato non più tardi di ieri sera dalla dottoressa Checcucci ma anche da quello che ha letto lei.
  Lei ha elencato due sostanze, più altri PFAS. Noi abbiamo chiesto di dettagliare anche «per le altre». Questo ci consentirebbe di fare un intervento puntuale. Dice ciò il procuratore di Vicenza su Il Giornale: «Se non c'è, non c'è reato».

  PRESIDENTE. Ci può dire qualcosa sull'AIA?

  ALESSANDRO BENASSI, direttore dipartimento ambiente regione Veneto. Buongiorno a tutti. Io sono un chimico di ARPA in aspettativa che, pro tempore, riveste un ruolo in regione e il ruolo di commissario. La questione è stata seguita fin da subito. Vorrei sottolineare alcune cose che, probabilmente, meritano un po’ di chiarezza, sulla prima comunicazione di maggio del Ministero della salute agli uffici della salute corrispondenti, così come su quella immediatamente successiva del Ministero all'ARPAV di Vicenza e alla provincia di Vicenza. In questo caso voglio ricordare che quello che ci viene comunicato è uno studio realizzato con una convenzione tra CNR e Ministero dell'ambiente dal 2006 al 2013, essendovi un progetto comunitario che aveva individuato queste zone. Pur essendo io un chimico, noi però non ne sapevamo nulla, nel senso che ci è arrivato proprio in quella sede. Nell'estratto che potete trovare sul sito del Ministero e su quello del CNR, veniva già affermato – è bene essere precisi – che nel bacino Fratta-Gorzone l'origine dei perfluorocomposti nel fiume Brenta – hanno fatto un po’ di confusione – è imputabile principalmente alla presenza di uno stabilimento di molecole fluorurate in provincia di Vicenza: lo dicevano loro.
  Ci si è messi subito intorno a un tavolo – cosa che, credetemi, non capita spesso – alla presenza di rappresentanti dell'ambiente, della salute, della provincia, del comune di Trissino, che è quello interessato, e, ovviamente, di ARPAV, che da fin dal primo minuto era quella che aveva ricevuto la comunicazione; sono quindi state fatte tutte quelle cose che abbiamo detto. Arrivo, ora, subito all'AIA perché è importante. Noi abbiamo tre tipi di limiti, non uno: ricordiamocelo.
  Per le acque ci sono tre limiti: acque potabili, acque superficiali e acque di scarico. Queste hanno normative diverse. I limiti delle acque di scarico, che riguardano l'AIA, sono quelli del decreto n. 152 del 2006, mentre tutte le altre hanno normative diverse. In giugno non c'erano limiti per le acque potabili, però ci è stato detto: «....potrebbero esserci alcuni problemi per le acque potabili». In attesa dei limiti, Pag. 12abbiamo messo subito i filtri. Abbiamo quindi monitorato centinaia di migliaia di parametri fino ad oggi. Una relazione, che fu inviata al presidente e ad ARPA, dimostra tutto quello che è stato fatto. Solo dopo qualche mese sono arrivati i limiti per le acque potabili, che hanno dimostrato...

  ALBERTO ZOLEZZI. Mi scusi, non ho capito: sta parlando del giugno 2013?

  ALESSANDRO BENASSI, direttore dipartimento ambiente regione Veneto. Sì. Abbiamo dato indicazioni ai gestori l'11 giugno 2013 e i filtri sono stati messi dopo il tempo tecnico necessario perché i pozzi non nascono già con la predisposizione. Già da luglio i primi pozzi erano in sicurezza. Quando sono usciti i limiti per le acque potabili, tutti gli acquedotti erano in sicurezza.
  In seguito c'è stata la questione delle acque superficiali, per le quali solo dalla fine dell'anno scorso sono stati stabiliti dei limiti. Nel frattempo, prima che venissero stabiliti questi limiti sulle acque superficiali e in assenza di quelli sullo scarico, nel luglio 2014 è stata fatta l'autorizzazione integrata ambientale. Ci si è trovati intorno a un tavolo: la firma è la mia, ma non l'ho fatta io da solo, altrimenti sarei un genio o un pazzo. Non potrei fare tutto: l'ho fatta con la provincia, con l'ARPA e con tutti i miei collaboratori, che ringrazio.
  Ci siamo trovati davanti a un dilemma: non normiamo questi parametri perché non abbiamo lo strumento normativo, ovvero, con un sillogismo, l'acqua di raffreddamento comunque pesca da pozzi di falda inquinati e viene usata per raffreddare – secondo noi, questo è un processo – previa depurazione in filtri a carboni attivi; poi questa si riscarica su un corpo superficiale, che allora non aveva i limiti – ricordiamocelo – ma che è un corpo superficiale perdente. Purtroppo non siamo come a casa mia, in Emilia-Romagna, dove ci sono 100 metri di argilla: qui c'è ghiaia e si va giù subito. Si va, quindi, in un acquifero indifferenziato, da cui pescano i pozzi dell'acqua potabile. Pertanto abbiamo fatto questo sillogismo: peschi l'acqua e la filtri; visto che questa andrà poi a defluire sotto, si devono avere i limiti di performance dell'acqua potabile. Questa è un'assunzione, che, di fronte a un TAR, non so quanto possa reggere: lo dico in modo molto chiaro.
  Quello che affermava la senatrice ha confermato che quella può essere una buona strada, ma dopo. Dico questo giusto per chiarire com'è la situazione.

  PRESIDENTE. Ho bisogno di capire questo passaggio, chiedo scusa. Voi, di fatto, avete imposto nell'AIA dei limiti che sono uguali a quelli dell'acqua potabile.

  ALESSANDRO BENASSI, direttore dipartimento ambiente regione Veneto. Per l'acqua di raffreddamento e l'acqua di seconda pioggia che, previa filtrazione, rientrano in corpo superficiale; vista la litografia, infatti, è verosimile il percolamento in acqua di falda idropotabile.

  PRESIDENTE. Avete messo lo stesso limite?

  ALESSANDRO BENASSI, direttore dipartimento ambiente regione Veneto. Esattamente. Abbiamo fatto un ragionamento di questo tipo allo scopo di preservare il potenziale idrico potabile: c'è tutta la documentazione.

  GIANPAOLO BOTTACIN, assessore all'ambiente e protezione civile della regione Veneto. C'è il dubbio sui filtri. In questi grafici, che sono stati forniti dalla sanità, le prime due colonne sono i mesi di luglio e di agosto 2013. Da settembre si vede che il valore si è notevolmente abbassato.

  PAOLA NUGNES. A quanto si è abbassato?

  GIANPAOLO BOTTACIN, assessore all'ambiente e protezione civile della regione Veneto. Ai valori che citavo prima.

  PAOLA NUGNES. Quali sono esattamente?

Pag. 13

  GIANPAOLO BOTTACIN, assessore all'ambiente e protezione civile della regione Veneto. Sotto i 500 nanogrammi per tutte le sostanze e sotto i 30 nanogrammi per... Direi che mediamente viaggiamo intorno ai cento, quando il limite è 500. Mi pare di aver colto che è stato chiesto quanto ci è voluto per l'installazione dei filtri. I dati evidenziano chiaramente che ci sono voluti due mesi. In due mesi, comprendendo agosto, sono stati installati i filtri.

  LAURA PUPPATO. Vorrei capire una cosa. Rispetto all'acqua che attualmente la ditta Miteni scarica ancora nel torrente Poscola, qual è esattamente la situazione? Gli ultimi dati di cui noi siamo in possesso ci dicono che quel torrente ha concentrazioni 70 volte superiori a quelle previste dall'Agenzia per la protezione dell'ambiente degli Stati Uniti.

  PRESIDENTE. L'altro tema è quello relativo alle acque di scarico, dico bene?

  LAURA PUPPATO. Sì. Prima lei diceva: «Noi abbiamo provveduto nel 2013 a dotarci dei filtri a carbone». Ho capito bene?

  ALESSANDRO BENASSI, direttore dipartimento ambiente regione Veneto. Sui pozzi destinati all'uso potabile.

  LAURA PUPPATO. Nel 2013?

  ALESSANDRO BENASSI, direttore dipartimento ambiente regione Veneto. Nel 2013, subito; l'11 giugno...

  LAURA PUPPATO. Nei pozzi di attingimento?

  ALESSANDRO BENASSI, direttore dipartimento ambiente regione Veneto. Sì.

  LAURA PUPPATO. Nonostante siano intercorse corrispondenze con i vari Ministeri e l'Istituto superiore di sanità, in cui si continua a rimpallare il fatto che ci siano o non ci siano i limiti, ci siano o non ci siano compatibilità di questo genere e quant'altro: è giusto?

  ALESSANDRO BENASSI, direttore dipartimento ambiente regione Veneto. È proprio questo il concetto. Un conto è dire: «non ho i limiti e aspetto». Un altro conto è dire: «mi dici che c'è un pericolo, quindi, intanto si applicano il principio di precauzione e le migliori tecnologie possibili, dopo discutiamo sui limiti». Questa è stata la cosa che...

  LAURA PUPPATO. Nei documenti che passano da voi al Ministero e da voi all'Istituto superiore di sanità non è molto chiaro il fatto che voi avevate già provveduto. Pertanto non è automatico che si legga o si interpreti che nel frattempo voi avevate provveduto e avevate limitato alla quota che si diceva anche la qualità delle acque superficiali e degli scarichi.

  ALESSANDRO BENASSI, direttore dipartimento ambiente regione Veneto. Come abbiamo detto, ci si è occupati subito delle acque potabili. L'oggetto erano i filtri ai pozzi destinati all'attingimento di acqua idropotabile. Questo è disassociato dall'attendere l'esistenza di un limite cogente. Questo è il concetto chiave ed è quello che ci stiamo chiedendo. Nel protocollo n. 327564 del 10 agosto 2015, l'Istituto superiore di sanità risponde, circa un anno dopo l'AIA, su quelli che possono essere i limiti per gli scarichi. È bello leggerlo perché, nello spiegare al Ministero che comunque compete a loro fare una certa cosa, noi, purtroppo o per fortuna, siamo...

  PRESIDENTE. Mi scusi se la interrompo: per gli scarichi che limiti si danno?

  ALESSANDRO BENASSI, direttore dipartimento ambiente regione Veneto. Si danno quelli che nella nostra AIA abbiamo dato sulle acque superficiali, cioè, 0,5 per il PFOA, 0,5 per il PFBA e 0,5 per il PFBS.

  PRESIDENTE. Dunque, anche per gli scarichi vale tutta l'uniformazione?

  ALESSANDRO BENASSI, direttore dipartimento ambiente regione Veneto. Sì. Ricordiamoci che la normativa per la qualità Pag. 14delle acque tiene conto del biota e via dicendo, quindi fa tutto un ragionamento scientifico corretto, per cui si afferma che, per precauzione, in attesa di avere cose diverse, solo per la nostra zona, solo per queste cose, in via precauzionale, possono valere questi limiti. Anche questa è un'indicazione ed è questo che stavamo spiegando ieri in procura. Noi ci stiamo basando su comunicazioni, non su dispositivi normativi. Tuttavia credo che, intanto, si debbano applicare le migliori tecniche e abbattere al massimo possibile. Il tempo, poi, ci porterà anche i limiti.

  GIANPAOLO BOTTACIN, assessore all'ambiente e protezione civile della Regione Veneto. Sulla comunicazione al Ministero c'è una nota (protocollo della direzione tutela ambiente della regione n. 303803 del 16 luglio 2013, indirizzato al Ministero dell'ambiente, al Ministero della salute, all'Istituto superiore della sanità, all'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, alla provincia di Vicenza, all'ARPAV, alla direzione regionale prevenzione e all'unità di progetto veterinaria), in cui i soggetti in indirizzo sono stati informati di quanto segue. In primo luogo: «...in base alle opportune analisi svolte dall'ARPAV sulle acque prelevate da pozzi a uso acquedottistico, sono stati identificati l'ampiezza e gli impatti dell'inquinamento da sostanze perfluoroalchiliche sulle acque sotterranee. Contestualmente sono state effettuate le campagne di analisi per quanto concerne le acque superficiali. Tutte le attività, pur avendo prodotto già delle significative evidenze, sono tuttavia in corso di approfondimento su scala territoriale più ampia».
  In secondo luogo: «...è stata identificata la fonte di pressione principale sul territorio interessato, ma sono altresì in corso di approfondimento le ricerche di ogni altra eventuale influenza».
  In terzo luogo: «...sono già stati installati adeguati sistemi di trattamento delle acque potabili per l'abbattimento delle concentrazioni consistenti in filtri a carboni attivi o, in alternativa, è stata disposta la chiusura dei punti di prelievo interessati dalla contaminazione o, infine, prevedendo la posa di appositi bypass di collegamento con fonti di approvvigionamento alternative». Questo è stato comunicato a tutti i Ministeri il 16 luglio 2013, con il protocollo n. 303803.

  PAOLO ARRIGONI. Lei ha affermato che per fronteggiare la contaminazione di queste sostanze la regione Veneto dovrà fare degli interventi di natura strutturale e infrastrutturale, che necessitano di un tempo medio-lungo, ossia di qualche anno. È la stessa considerazione fatta dal presidente Zaia, che ho letto ieri in un'agenzia, dove si specifica la necessità di effettuare in questa zona delle modifiche strutturali agli approvvigionamenti idrici nei settori idropotabili, nel settore industriale e nel settore agricolo. Che tempistiche avete per la presentazione di questo programma? È stato quantificato economicamente? Quante risorse è disponibile a stanziare la regione Veneto e quante ne chiede allo Stato?
  Sempre il presidente Zaia in questa agenzia parlava della necessità di attuare un programma di sorveglianza sanitaria dal costo non indifferente. Ci vuole dire, in poche parole, di che cosa si tratta? In ordine a questa sorveglianza sanitaria i costi sono già stati quantificati?

  GIANPAOLO BOTTACIN, assessore all'ambiente e protezione civile della regione Veneto. Per quanto riguarda il primo aspetto rispondo io, mentre per l'altro, è più coinvolto il mio collega della sanità, con cui collaboriamo. Peraltro, la dottoressa Jakab, dell'Organizzazione mondiale della sanità (OMS), a Venezia ha citato proprio il caso del Veneto e della collaborazione sulla gestione di questo problema. Come diceva il dottor Benassi, ciò non è così frequente ma abbiamo cercato di fare del nostro meglio. Gli interventi strutturali necessitano di decine di milioni e di un arco temporale dai cinque ai sette anni. Il range andrà probabilmente dagli 80 ai 100 milioni. Ovviamente, sono in corso di definizione anche delle soluzioni alternative su alcuni aspetti, anche se principalmente è già stato definito dove andare a prendere l'acqua e che tipologia di interventi realizzare. Pag. 15 Tutto questo viene fatto attraverso l'accesso a finanziamenti regionali e – ci auguriamo – anche nazionali, vista la rilevanza della casistica. Domani abbiamo un incontro con il Ministero dell'ambiente a Venezia, dove discuteremo anche di questo. Peraltro, per quanto riguarda il servizio idrico integrato, noi e in particolare i gestori del servizio idrico integrato abbiamo avuto accesso a dei finanziamenti della Banca europea per gli investimenti. Anche quest'anno si accederà a circa ottanta milioni di finanziamento attraverso un fondo di garanzia, istituito dalla regione, per 6 milioni di euro, che consente ai gestori di accedere a questi interventi. Il progetto si configura all'interno del modello strutturale acquedottistico del Veneto (MOSAV). In questo modello si inseriscono anche queste opere infrastrutturali. Come dicevo, abbiamo un range fra gli 80 e i 100 milioni e 5-7 anni di tempistica per la realizzazione. Per quanto riguarda, invece, lo studio epidemiologico, è necessario fare fronte a un'analisi approfondita. Come dicevo, il numero di persone coinvolte dall'esposizione a questo tipo di sostanze è molto rilevante (circa 250.000 persone); è quindi necessario monitorarle costantemente, con una serie di esami che garantiscano un'adeguata azione preventiva nel caso in cui alcuni parametri denotassero delle insufficienze o delle criticità dal punto di vista sanitario. Io non so darle un dato preciso su questo, ma stiamo parlando di centinaia di milioni di euro. Non sono però in grado di sapere per quanto tempo dovranno essere monitorate queste persone. Sono delle sostanze su cui non sono stati realizzati, a quanto mi risulta, grandi studi epidemiologici abbastanza approfonditi, se non altro nell'Ohio, quindi sono delle sostanze «nuove» da analizzare, anche se sono già state evidenziate alcune criticità. Queste sono nell'elenco 2B delle sostanze potenzialmente cancerogene, insieme al caffè o all'aspartame, che è quello che si usa nella Coca Cola Zero per dolcificarla. Sono delle sostanze che devono essere conosciute negli effetti che provocano sulla salute umana. Sarà una partita, anche dal punto di vista scientifico, molto importante e, di conseguenza, visto il numero di cittadini coinvolti, anche molto costosa.

  PRESIDENTE. Vorrei porre un paio di domande, prima di dare la parola all'onorevole Zolezzi. Se i limiti verranno dati dal Ministero – mi sembra di capire che c'è stato questo impegno, ma poi chiederemo meglio a loro – nell'eventualità che si riscontrasse il superamento dei valori di questi limiti nelle falde, quell'area dovrebbe essere considerata contaminata allo stato della legislazione attuale? È così?
  Parlo di legislazione attuale nel senso che, una volta posti i limiti, si segue un sito potenzialmente contaminato, la caratterizzazione, la messa in sicurezza operativa, la messa in sicurezza permanente e l'opera di bonifica: è questa la strada successiva?
  Le barriere idrauliche poste in essere da Miteni rispetto all'AIA che avete rilasciato – loro hanno realizzato una sorta di barrieramento idraulico – funziona o no? In base ai dati che avete, si contiene l'inquinamento oppure no?
  Quando voi parlate del riferimento in Europa, fate allusione al regolamento REACH (Registration, evaluation, authorisation and restriction of chemicals)?
  L'assessore parlava del riferimento a degli obiettivi europei: gli obiettivi europei dove sono? Sono dentro una direttiva, sono nel regolamento REACH o da un'altra parte?

  ALESSANDRO BENASSI, direttore dipartimento ambiente regione Veneto. Faccio subito una precisazione. Io ho letto il protocollo della risposta al documento, che è del 2015, mentre il documento dell'Istituto superiore di sanità, che indica i possibili limiti per lo scarico, è del 6 aprile 2016 (protocollo n. 9818). Poc'anzi ho letto la lettera che avevo mandato io come protocollo, che era del 2015: scusatemi, quindi. Rispondo adesso alla sua domanda. Quella è la strada? È già in corso una procedura di bonifica. Il titolare, ovviamente, è la provincia ma, come regione e come ARPAV, la supportiamo in questo. I pozzi per la barriera idraulica fanno parte di questa procedura. Anche in questo caso abbiamo Pag. 16dovuto chiedere le concentrazioni soglia di contaminazione (CSC) perché non c'erano. Ci è stata data la CSC solo per un composto che, oltretutto, nella zona specifica di questa ditta non si supera. Pertanto, stiamo facendo una procedura di bonifica su altri parametri, cioè sugli organoclorurati e i classici.

  PRESIDENTE. E non su questo?

  ALESSANDRO BENASSI, direttore dipartimento ambiente regione Veneto. Non su questo perché non supera! Nel piano di caratterizzazione non ha superato, pur avendo messo il punto di conformità presso la ditta.

  PRESIDENTE. I valori iniziali prima dei loro interventi erano mostruosi. I valori iniziali che aveva la Miteni agli scarichi, espressi in nanogrammi per litro, erano 8.000 volte superiori ai limiti attuali.

  ALESSANDRO BENASSI, direttore dipartimento ambiente regione Veneto. Infatti, quella è una produzione. Sul terreno non abbiamo niente, mentre l'abbiamo sull'acqua: la barriera idraulica ha questo senso. L'acqua pescata dalla barriera idraulica viene filtrata in carboni attivi.

  PRESIDENTE. La barriera funziona dai dati che avete voi?

  ALESSANDRO BENASSI, direttore dipartimento ambiente regione Veneto. Dipende dal regime idrodinamico della falda, che è una falda indifferenziata. Si tratta di uno degli acquiferi più importanti di tutta Europa. Non stiamo parlando di una pozzetta d'acqua, ma di un qualcosa di stupendo. Purtroppo, sopra c'è la ghiaia. Questo fa pensare molto. Questo vuol dire che sicuramente serve, ma se mi chiede se è sufficiente, le rispondo di no.

  PRESIDENTE. Cosa mi dice dei limiti di riferimento, l'altra questione che le ponevo? Quando parlate di quelli europei, che cosa intendete?

  ALESSANDRO BENASSI, direttore dipartimento ambiente regione Veneto. Dipende. Si fa riferimento alla direttiva sulla qualità delle acque superficiali, che è la direttiva 2009/90/CE, modificata dalla direttiva 2013/39/UE, e alla direttiva 2000/60/CE. Queste sono in particolare le due direttive.

  ALBERTO ZOLEZZI. Ringrazio l'assessore e i dirigenti. Anch'io faccio una premessa. Ci sono dei dati su incidenti in Germania e negli Stati Uniti con effetti sulla popolazione e sui lavoratori. Ci sono studi epidemiologici, anche se non su campioni molto rappresentativi, che però sono di parecchi anni fa. Dal punto di vista della giurisprudenza, questo, secondo me, potrebbe entrarci qualcosa. La Miteni emetteva fino a una tonnellata circa di sostanze perfluoroalchiliche all'anno, 1.000 miliardi in più della dose potenzialmente tossica, producendo, peraltro, peci fluorurate. Queste peci ultimamente sono chiamate «fanghi». Ieri su Rai 3 un dipendente di questa azienda ha detto che i fanghi trattati con calce venivano poi buttati nel depuratore di Trissino. Immagino che abbiate posto l'attenzione anche su questo (intendo l'attenzione su tutto questo settore dei fanghi, sia il fango industriale prodotto in quello stabilimento e in altri stabilimenti).

  PRESIDENTE. Vi chiedo scusa: fate delle domande!

  ALBERTO ZOLEZZI. È un anno che io chiedo questa audizione, presidente: abbia pazienza, non è un tema semplice. Faccio una premessa per spiegare cosa voglio chiedere.

  PRESIDENTE. Ho capito ma dobbiamo fare delle domande. Non è che adesso si risolve il problema dei perfluoroalchilici nel mondo.

  ALBERTO ZOLEZZI. I fanghi in generale, sia industriali che civili, concentrano le sostanze perfluoroalchiliche, che sono idrosolubili: è come fare una specie di estratto, di succo concentrato. Vorrei sapere Pag. 17 se, sia per i fanghi industriali che per i fanghi civili, che vuol dire anche banalmente i fanghi provenienti dalle zone con le falde acquifere inquinate e i fanghi provenienti dalla depurazione civile delle acque, la regione ha posto in opera qualche procedura di sicurezza ulteriore rispetto alla normativa classica, posto che stiamo parlando di qualcosa di emergente. Teniamo conto del fatto che, per esempio, al momento, dai dati di ARPA Lombardia e ARPA Veneto, senza specificare il singolo comune, risulta che dal Veneto alla Lombardia vengono esportate 100.000 tonnellate di fanghi di depurazione civile, senza valutare i fanghi di depurazione industriale.
  Vorrei capire se c'è qualche comunicazione tra le regioni sui fanghi di questa zona oppure se già avete fatto qualcosa su questo. Ci sono anche impianti a biogas che hanno come matrici fanghi o quant'altro. Vorrei capire se su questo avete iniziato un percorso di cautela. Per quanto riguarda la parte sanitaria, ho letto notizie di stampa secondo cui nell'ovest vicentino, dove ci sono PFAS elevati sia nelle acque di falda, più o meno idropotabili, sia sulle acque che arrivano a livello potabile, si vogliono fare molte analisi del sangue sui cittadini. Non volendo entrare nel merito, vorrei capire se si voglia fare qualche studio epidemiologico, più che andare a cercare i PFAS nel sangue di tutti, che è una cosa molto costosa.
  Peraltro, i cittadini non capiscono neppure quello che è successo prima. Per esempio, i dati sulle malattie cerebrovascolari (ictus e quant'altro) nella zona dell'ovest vicentino, sono sballati del 300 per cento rispetto alle altre aree regionali, quindi, probabilmente, qualche problemino c'è, visto che una delle malattie papabili tra quelle causate da PFAS è proprio la patologia cerebrovascolare.
  Avete detto che avete interessato le procure. Vorrei capire come lo avete fatto, se con un esposto, con una querela alla Miteni o ad altre entità, ovvero se sia in corso uno studio su eventuali altre attività produttive inquinanti e sulle nuove molecole prodotte. Voi giustamente ci dite: «non sappiamo con sicurezza se sono loro i responsabili principali dell'emissione di queste sostanze». La Miteni, però, sta producendo nuove molecole a catena corta. Anche su queste i dati internazionali non sono concordi; sicuramente sono ancora più idrosolubili e si diffondono ancora di più. Vorrei sapere se avete fatto un ragionamento su questo.
  Per quanto riguarda gli alimenti, il dirigente Cester, nella commissione tecnica regionale sui PFAS, nel gennaio 2006, aveva detto che negli alimenti sono stati trovati anche importanti quantitativi di diossine. Vorrei capire se c'entrano con questo filone o no.

  ALESSANDRO BENASSI, direttore dipartimento ambiente regione Veneto. Innanzitutto ricordiamo che ARPAV è un'agenzia di controllo e non un'agenzia di ricerca: facciamo prevenzione. La ringrazio per queste domande perché sono abbastanza specifiche: rispondiamo, quindi, in modo abbastanza preciso.
  Ricordiamoci che queste sono sostanze presenti in nanogrammi al litro o in microgrammi al chilo di sostanza secca o umida, come può essere un fango. Stiamo parlando della miliardesima parte di un grammo. Fino a qualche tempo fa gli strumenti non riuscivano a vederle: lo dico in modo papale. Adesso, per poterle vedere si va in cromatografia liquida ad altissima prestazione, con spettrometria di massa a triplo quadrupolo. Sono macchine sofisticate che non tutti hanno. Non dico questo per illustrarvi una tecnica di analisi chimica, ma per specificare che stiamo cercando poche particelle in matrici complesse e che questa cosa costa tempo, competenza e anche denari.
  Come funzionario pubblico che deve gestire una cosa complessa, si è sempre in equilibrio fra quello che si deve spendere per certe cose e quello che si deve spendere per altre. Questo è molto importante e immagino che voi lo capiate perfettamente. Si deve cercare sempre il giusto colpo per poter sparare in modo molto semplice, ma anche specifico. Ieri abbiamo inviato al presidente Bratti un documento molto corposo di ARPA, in cui c'è un fascicolo (allegato Pag. 18 6) che riguarda proprio i fanghi; ci siamo posti la stessa domanda che lei giustamente si è posto, cioè, cosa facciano i fanghi nel caso specifico, posto che per molte sostanze sono accentratori di inquinanti.
  Purtroppo queste sono le uniche sostanze persistenti alogenate che hanno un'idrofilia, cioè una specificità per l'acqua, molto spinta: tutte le altre stanno più nella parte lipidica o nella parte solida. Questo in termini chimici viene definito un «anfotero», che ha una caratteristica organica ma è molto affine all'acqua. Pertanto, la matrice più interessata, purtroppo, è l'acqua, quella potabile in particolare, come abbiamo visto. Sui fanghi, non solo nella zona specifica ma in quasi tutti i depuratori del Veneto, abbiamo fatto una campagna specifica che ha dato delle risultanze, evidenziando nel depuratore comunale di Trissino e in uno in provincia di Padova – stiamo cercando di capire il perché di ciò – valori che non sono certamente alti – probabilmente ci sarà qualche utilizzatore – ma che sono maggiori della soglia di rilevabilità dello strumento, che per noi è lo zero.

  ALBERTO ZOLEZZI. Dunque, per il momento, non avete iniziato alcuna procedura sulla normativa regionale riguardante la gestione dei fanghi? Io conosco queste questioni. Sappiamo che i fanghi possono essere spostati anche da una regione all'altra. Per adesso c'è qualche particolare cautela nel decidere di provare in queste zone una gestione un po’ diversa rispetto allo spandimento al suolo?

  ALESSANDRO BENASSI, direttore dipartimento ambiente regione Veneto. Da noi non vanno direttamente al suolo i fanghi di civile depurazione, ma solo quelli agroalimentari.

  ALBERTO ZOLEZZI. Non vengono sparsi da voi in Veneto, ma vengono esportati in altre regioni.

  GIANPAOLO BOTTACIN, assessore all'ambiente e protezione civile della regione Veneto. Come dicevo prima, ho coinvolto la collega della Sardegna su questa tematica, anche in considerazione del fatto che nel primo studio veniva evidenziata la presenza di queste sostanze, non solo in Veneto ma anche in altre parti d'Italia; le ho chiesto di approfondire la questione dopo un confronto con alcuni colleghi e mi ha rassicurato in tal senso. Ho anche parlato di ciò con la collega della Sardegna perché lei ha il coordinamento della commissione ambiente della Conferenza Stato-regioni. Stiamo cercando di affrontare la questione, non solo in ambito Veneto ma anche con gli altri colleghi, in modo tale che, nel caso in cui ci fossero delle criticità – quella dei fanghi potrebbe essere una – anche le altre regioni possano farvi fronte. Una volta note le analisi e le esperienze che abbiamo fatto noi, le metteremo a disposizione di tutte le altre regioni, in modo tale che anch'esse possano in qualche maniera farvi fronte, così come abbiamo fatto noi (o anche meglio, se ci riescono).

  ALBERTO ZOLEZZI. Sulle attuali produzioni dell'azienda Miteni di molecole a catena corta, voi come vi ponete? Ci sono stati qualche richiesta o qualche studio ulteriore?

  ALESSANDRO BENASSI, direttore dipartimento ambiente regione Veneto. Le due ad otto atomi di carbonio non sono più in produzione dal 2011, in base a quanto dichiara la ditta e alle forme di controllo. Per quanto riguarda le comunicazioni alla procura e se avvengono come organo di controllo, noi non facciamo esposti. Se c'è una segnalazione, vengono fatte delle azioni costanti. Credo che giovedì audirete il procuratore, quindi sentirete ciò anche da lui. Questo è il compito che svolgiamo, non solo nel caso specifico per questa o per altre ditte, ma nell'ordinarietà dell'ente di controllo.

  PRESIDENTE. Voi dal 2013 avevate segnalato queste situazioni alla procura?

  GIANPAOLO BOTTACIN, assessore all'ambiente e protezione civile della regione Pag. 19Veneto. Noi sì. Torno a dire che noi abbiamo appreso ciò dal documento del Ministero: non so se loro l'abbiano fatto. Noi abbiamo segnalato la situazione, pur evidenziando le criticità dei limiti e via dicendo.

  ALBERTO ZOLEZZI. Sulla segnalazione di Cester sulle diossine negli alimenti potete fare un commento? Magari non c'entra niente con questo: vi risulta che ciò sia attinente a questo tipo di situazione?

  PAOLA NUGNES. Io vorrei farle tre domande. A quanto ho capito, non c'è ancora una catalogazione dei limiti di questi elementi perché, fino a poco tempo fa, non c'era la strumentazione atta a rilevarne la presenza (ho messo insieme le notizie che ci avete dato). Perché allora non era ancora stato posto un limite per questi elementi, che comunque sono nella produzione di pelli, carte, pitture? Credo che non sia una molecola, se di molecola si tratta, di recente uso. È, invece, una sostanza che viene usata da decenni, ma noi ancora non ci siamo adeguati da un punto di vista normativo: da cosa dipende ciò?
  Come è avvenuto che, nel marzo 2013, la relazione dell'Istituto superiore di sanità abbia rilevato questo importante impatto rispetto ai corsi d'acqua, non solo quelli del Veneto? In questi tre anni le altre regioni si sono attivate? Vorrei focalizzare un attimo l'attenzione sulla responsabilità della Miteni. Cosa potrà determinare la responsabilità, anche economica, di questa azienda, se è accertato che veniva prodotta una tonnellata di queste sostanze all'anno, cioè 1.000 miliardi in più dei limiti adesso consentiti? È chiara e lineare una responsabilità ma, forse, non è la sola responsabile. Cosa osta a investire questa azienda delle responsabilità economiche per questi interventi, per quanto riguarda i filtri a carboni ma anche gli interventi strutturali? Vorrei sapere, se è possibile, di quali interventi si tratta. Credo, invece, che gli interventi interni per i pozzi, in attuazione dell'AIA, siano a carico dell'azienda: ritengo che questo sia ovvio.

  ALESSANDRO BENASSI, direttore dipartimento ambiente regione Veneto. Sul discorso dei limiti, nella chimica quando si fa un'analisi non è come nei telefilm americani, dove sono bravissimi, portano qualcosa e trovano sempre tutto. Mi spiego: non è banale. Nel metodo scientifico trovi ciò che cerchi in funzione delle...
  Io non ero a Vicenza, quindi non lo so. Ci sono delle tabelle normative, che sono nate, purtroppo, in anni recenti, come sappiamo prima nel 1966, con il testo unico delle leggi sanitarie, e poi con la legge Merlin n. 203. Poco alla volta la tematica ambientale si è sviluppata. Nel caso delle discariche, vediamo che stiamo ancora affrontando cose che sono state fatte quando non c'era la norma. Occorre fare un'analisi chimica e predisporre un metodo per trovare una certa sostanza in certe concentrazioni, ma lo stesso metodo non serve per quella sostanza a concentrazioni diverse. Dico questo giusto per chiarire i limiti.
  Non so perché non sia stato inserito nelle tabelle normative. Questo è un aspetto che compete alla potestà legislativa, che nel caso specifico è solo del Ministero perché non è una norma concorrente. Qual era l'altra questione?

  PAOLA NUGNES. La responsabilità della Miteni.

  ALESSANDRO BENASSI, direttore dipartimento ambiente regione Veneto. Questa è una cosa che compete all'autorità giudiziaria, che noi stiamo dettagliatamente aggiornando su tutti i vari passi, per questo caso come per altri che dovessero sopravvenire.

  GIANPAOLO BOTTACIN, assessore all'ambiente e protezione civile della regione Veneto. Il tema sollevato, che riguarda un po’ tutto, è che a volte ci troviamo di fronte a una situazione per cui viene immessa sul mercato una sostanza, senza aver fatto un adeguato approfondimento delle problematiche che può generare, che viene fatto ex post e non a monte. Questo è un aspetto. Il secondo aspetto è che anche la ricerca scientifica, in modo particolare quella medica, si evolve. Alcune sostanze, che fino a oggi magari non erano considerate particolarmente Pag. 20 rilevanti per gli effetti sull'essere umano, possono diventare più pericolose e più a rischio. Dal primo gennaio la formaldeide è stata inserita – così mi pare – nell'elenco 1, quello delle sostanze sicuramente cancerogene. È una sostanza con cui conviviamo tutti i giorni, che viene utilizzata...

  PRESIDENTE. È un pezzettino, ma si sa che non fa proprio bene alla salute!

  GIANPAOLO BOTTACIN, assessore all'ambiente e protezione civile della regione Veneto. Tuttavia non era fra quelle certamente cancerogene. È stata inserita quest'anno; viene utilizzata costantemente tuttora, almeno fino al 31 dicembre, come antibatterico, come disinfettante nei detersivi per i piatti, nei cosmetici, in una serie di sostanze che utilizziamo quotidianamente; adesso, invece, avendo avuto questa limitazione, probabilmente non potrà più essere usata. Vi ho fatto questo esempio per dire che evolve anche la ricerca scientifica, che quindi individua con maggiore certezza, a seguito degli studi, la pericolosità delle sostanze.

  PRESIDENTE. In questo caso il pericolo un po’ si conosceva. C'è stato un ritardo, ma non certo da parte vostra.

  LAURA PUPPATO. Relativamente ai perfluoroalchilici, mi risulta che i valori di performance nell'acqua potabile fossero conosciuti dal decreto del Ministero della salute del 29 gennaio 2014, il valore soglia delle acque sotterranee dal decreto n. 80 del 2014 e i valori limiti dello scarico, in effetti, dal 6 aprile 2016. Vorrei tornare, però, su quella comunicazione che voi avreste fatto: lei, dottor Benassi, è in regione da quanto tempo?

  ALESSANDRO BENASSI, direttore dipartimento ambiente regione Veneto. Dal 2011.

  LAURA PUPPATO. Io ho qui la vostra comunicazione dell'11 luglio 2013. Da questa comunicazione, che voi avete inviato al Ministero dell'ambiente, nonché alla segreteria regionale per la sanità, alla provincia di Vicenza ed altri – non so se è la stessa che lei prima ha citato perché mi pareva si parlasse di luglio – risulta che «...in relazione alla possibilità di riduzione dello PFAS dallo scarico, è accertato che la Miteni ha installato da alcuni anni un impianto di filtrazione, mediante assorbimento acqua-polimeri, con la capacità di abbattimento dichiarata di circa il 99 per cento, ma anche in presenza di questo filtro i valori di PFAS allo scarico produttivo totali in fognatura sono superiori ai 5,4 milligrammi al litro». Prima di questa installazione, in questo impianto di filtrazione lo scarico di tali sostanze era stimabile intorno ai 540 milligrammi al litro. Si dice, quindi, che: «...al fine di verificare anche la qualità delle acque di raffreddamento che vengono scaricate, si è proceduto ad altri campionamenti. Si evidenzia che i pozzi collocati a valle della parte produttiva presentano PFAS nelle acque di raffreddamento scaricate nel torrente Poscola dovuti a una contaminazione del pozzo A». In pratica, è in area di ricarica!
  Si dice che «...questa azienda, in presenza di acquifero indifferenziato e data la sua complessità, si presume possa contribuire all'inquinamento della falda acquifera a valle». Si ribadisce che «...a seguito, quindi, degli accertamenti svolti e in carenza di valori limite, si ritiene, con l'eventuale coinvolgimento dell'azienda, di attuare alcune azioni preliminari, tra cui: miglioramento del sistema di filtrazione, ipotesi di eliminazione nel ciclo produttivo delle sostanze, eliminazione dello scarico delle acque, elaborazione da parte di Miteni di un'indagine conoscitiva».
  Dopodiché, io leggo che il Ministero della salute, sei mesi dopo, il 29 gennaio 2014, si preoccupa e continua a raccomandare come segue: «Si ribadisce la raccomandazione di assicurare adeguate misure di prevenzione della contaminazione delle acque di origine e, a livello impiantistico, l'implementazione di tecniche di assorbimento o filtrazione, attraverso membrane di provata efficienza, per la rimozione di PFAS nella filiera di produzione e distribuzione Pag. 21 delle acque destinate a consumo umano, andando a rappresentare che dovrebbero essere trattate acque con le attuali performance» (0,03, 0,5 e via dicendo). Quello che io non comprendo è come mai voi diciate che avevate provveduto all'inserimento di filtraggio capace di abbattere gli inquinanti, soprattutto le sostanze perfluoroalchiliche, che poi sono quelle incriminate, per portarle sotto il valore soglia di prevenzione, laddove, nel contempo, sei mesi dopo, io mi ritrovi con il Ministero della sanità che raccomanda, insiste e produce.
  Vorrei capire se è solo un problema di comunicazione o se c'è un problema reale perché a me non consta che la comunicazione, che come ARPA avete fatto, dia risultato di quello che state facendo ma solo e semplicemente in termini di ipotesi di lavoro. Non vedo mai documenti in cui, invece, si dica esattamente ciò che è avvenuto, cioè che cosa è stato prodotto, con quali meccanismi, con quali tecniche, con quali risultati e con quali abbattimenti.

  ALESSANDRO BENASSI, direttore dipartimento ambiente regione Veneto. Ci sono due comunicazioni: una parla della ditta e una parla dei pozzi di acquedotto.

  LAURA PUPPATO. In una è l'ARPAV che scrive e l'oggetto è: «Presenza di sostanze perfluoroalchiliche nelle acque potabili».

  ALESSANDRO BENASSI, direttore dipartimento ambiente regione Veneto. È l'ARPAV che scrive, non io!

  LAURA PUPPATO. Lei è anche commissario ARPAV, no?

  ALESSANDRO BENASSI, direttore dipartimento ambiente regione Veneto. Prima mi ha chiesto da quando sono in regione, allora pensavo che fosse una comunicazione della regione.

  LAURA PUPPATO. In regione e in ARPAV!

  ALESSANDRO BENASSI, direttore dipartimento ambiente regione Veneto. Sono in ARPAV da qualche mese.

  LAURA PUPPATO. Glielo dico perché ARPAV ha scritto questo l'11 luglio 2013: lei a cosa faceva riferimento?

  ALESSANDRO BENASSI, direttore dipartimento ambiente regione Veneto. Questa è la prima analisi della situazione che ha fatto ARPAV, a pochi giorni dalla nostra comunicazione che le abbiamo scritto e da quella del Ministero, che è – lo ripeto – del 29 maggio: hanno fatto subito un'indagine preliminare, per capire quello che stava accadendo. La comunicazione del Ministero del gennaio 2014 non riguarda la Miteni, ma riguarda i pozzi degli acquedotti.

  LAURA PUPPATO. Mi scusi, ma ha lo stesso identico oggetto: «Presenza di sostanze perfluoroalchiliche nelle acque della provincia di Vicenza e comuni limitrofi».

  ALESSANDRO BENASSI, direttore dipartimento ambiente regione Veneto. Sì, ma questa è sulle acqua potabili, non sulla Miteni: l'oggetto è proprio quello. Dice di mettere i filtri per le acque che avremmo destinato, come ho letto prima, alla distribuzione: ha capito? Ripeto che noi, come regione, abbiamo fatto una comunicazione l'11 giugno, seguita da un'altra del 27 giugno.

  LAURA PUPPATO. L'11 giugno a chi avete scritto?

  ALESSANDRO BENASSI, direttore dipartimento ambiente regione Veneto. A tutti i gestori, come diceva prima l'assessore, per dire: «È arrivata questa nota. Diteci se ci sono presenze, con le vostre analisi» – il gestore deve farsi le analisi – «e attuate tutte le azioni per mettere sotto controllo queste rilevanze, se ne avete». Come avete visto, nel giro di un paio di mesi hanno dovuto cercare i filtri perché, come dicevo, non sono sotto casa.

Pag. 22

  LAURA PUPPATO. Dove vediamo tutto ciò?

  ALESSANDRO BENASSI, direttore dipartimento ambiente regione Veneto. Dai dati che sono stati mandati. Sono i dati sull'acqua potabile, che dal giugno 2013 sono sul sito. Ieri ho mandato una relazione che fa il punto su questo.

  LAURA PUPPATO. Io purtroppo non ho visto la relazione di ieri perché non l'ho ricevuta, quindi mi scuso di questo.

  ALESSANDRO BENASSI, direttore dipartimento ambiente regione Veneto. Immagino.

  LAURA PUPPATO. Peraltro, onestamente, credo che da ieri ad oggi abbiamo avuto poche ore per ogni valutazione nel merito dei documenti trasmessi.

  ALESSANDRO BENASSI, direttore dipartimento ambiente regione Veneto. Sul sito dell'ARPAV i dati su fanghi, acque superficiali, acque di scarico e acque sotterranee vengono alimentati mano a mano che vengono validati. Il mio dubbio, come dicevo, è se stiamo spendendo bene i soldi. Non vorrei mai che la Corte dei conti, un domani, dovesse...

  LAURA PUPPATO. Non credo che la Corte dei conti se la prenda per questo. Il problema vero è che, come le dicevo, da tutta la documentazione di scambio, di e-mail che ho letto – non so se è voluminosa quanto la sua, ma è davvero tanta – non si evince un'attivazione concreta rispetto alle tematiche che sono contestate. Si evince, invece, un rimpallo notevole tra Ministeri e regione, con particolare riguardo al fatto che si attendono questi famosi limiti prefissati.

  PRESIDENTE. Ci sono altre domande specifiche?

  PAOLA NUGNES. Siete in contatto con la regione Sardegna?

  PRESIDENTE. L'assessore ha affermato che ha chiesto di fare un incontro con la regione Sardegna, che è la capofila della Conferenza Stato-regioni per l'ambiente, per mettere all'ordine del giorno il tema.

  PAOLA NUGNES. Se ha qualche notizia, ce la può dare?

  PRESIDENTE. Al di là delle polemiche che ci sono sui giornali, avete già attivato un tavolo di confronto con i Ministeri? Da quello che ci avete detto, avete incontrato la dirigente Checcucci e il sottosegretario Degani: ciò vuol dire che è in atto un confronto per cercare di capire come risolvere una problematica che sembra abbastanza complicata. Vorrei però chiederle una cosa che forse non c'entra molto con questa questione ma c'entra con la relazione che stiamo redigendo per il Veneto, visto che ha firmato lei questa richiesta, come assessore. La domanda riguarda la discarica di Pescantina: voi avete fatto una richiesta – se non erro – per chiedere di entrare nei cosiddetti «siti di interesse nazionale». Ciò corrisponde al vero?

  GIANPAOLO BOTTACIN, assessore all'ambiente e protezione civile della regione Veneto. Quella della discarica di Pescantina è una vicenda annosa.

  PRESIDENTE. Corrisponde al vero perché io ho il verbale: qual è l'obiettivo? In realtà, è un'emergenza che ormai va avanti da x anni.

  GIANPAOLO BOTTACIN, assessore all'ambiente e protezione civile della regione Veneto. Abbiamo chiesto tre cose: una è quella a cui faceva riferimento lei, l'altra è di interessare direttamente il Ministero con un cospicuo intervento; in terzo luogo abbiamo chiesto una conferma della normativa europea perché è stato presentato, dal comune alla commissione per la valutazione di impatto ambientale (VIA), un progetto di bonifica che – credo – dovrebbe essere stato approvato la settimana scorsa dal punto di vista dell'impatto ambientale (ma non è ancora stato approvato in Pag. 23giunta), che prevede un'aggiunta di rifiuti speciali rispetto a quanto già presente. Volevamo capire quale fosse il parere del Ministero prima di muoverci su una questione così delicata e se, vista la vastità del problema, viste le matrici ambientali implicate e via dicendo, vi fossero le condizioni per farla rientrare fra i siti di interesse nazionale perché a noi sembrava che fosse così.

  LAURA PUPPATO. Vorrei sapere se nei documenti, che non ho ancora visto e che sono pervenuti ieri, c'è tutto lo scambio di comunicazione da e per i vari consorzi acquedottistici, con le indicazioni delle azioni da mettere in campo per risolvere le problematiche di carattere sanitario che si presumono conseguenti con l'alterazione dei dati chimici dell'acqua. La seconda questione riguarda ciò che diceva adesso l'assessore: anch'io ho letto che c'è una richiesta della regione Veneto per quella fattispecie di discarica a rientrare nel SIN.

  PRESIDENTE. C'è una richiesta ufficiale di creare un sito di interesse nazionale in base alla normativa.

  LAURA PUPPATO. Come mai? Per le dimensioni?

  GIANPAOLO BOTTACIN, assessore all'ambiente e protezione civile della regione Veneto. Per le dimensioni, per le matrici ambientali coinvolte e anche perché c'è stata un'ampia discussione in consiglio regionale. All'unanimità c'è stata una mozione che mi impegnava a fare questa richiesta, quindi io l'ho fatta.

  PRESIDENTE. Ringraziamo l'assessore e il commissario. Se avremo bisogno di ulteriori delucidazioni, vi scriveremo. Fatelo anche voi se, eventualmente, ne ravvisate la necessità. Visto che avete aperto un tavolo con il Ministero, speriamo che nella partita si riesca a trovare una quadra. Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 16.