XVII Legislatura

Commissione parlamentare per l'infanzia e l'adolescenza

Resoconto stenografico



Seduta n. 4 di Giovedì 16 aprile 2015

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Brambilla Michela Vittoria , Presidente ... 3 

Variazione nella composizione della Commissione:
Brambilla Michela Vittoria , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SUL DIRITTO DEI MINORI A FRUIRE DEL PATRIMONIO ARTISTICO E CULTURALE NAZIONALE

Audizione del sottosegretario all'istruzione, all'università e alla ricerca scientifica, Angela D'Onghia.
Brambilla Michela Vittoria , Presidente ... 3 
D'Onghia Angela , Sottosegretario all'istruzione, all'università e alla ricerca scientifica ... 3 
Brambilla Michela Vittoria , Presidente ... 7 
Cesaro Antimo (SCpI)  ... 7 
Ferrara Elena  ... 9 
Cesaro Antimo (SCpI)  ... 9 
Ferrara Elena  ... 10 
Blundo Rosetta Enza  ... 11 
Brambilla Michela Vittoria , Presidente ... 12 
D'Onghia Angela , Sottosegretario all'istruzione, all'università e alla ricerca scientifica ... 12 
Brambilla Michela Vittoria , Presidente ... 14

Testo del resoconto stenografico
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PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE MICHELA VITTORIA BRAMBILLA

  La seduta comincia alle 14.

  (La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che, se non vi sono obiezioni, la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso.
  (Così rimane stabilito).

Variazione nella composizione della Commissione.

  PRESIDENTE. Comunico che la Presidente della Camera, in data 1o aprile 2015, ha chiamato a far parte della Commissione parlamentare per l'infanzia e l'adolescenza il deputato Giuseppe Romanini, in sostituzione della deputata Michela Marzano, dimissionaria.
  (La Commissione prende atto).

Audizione del sottosegretario all'istruzione, all'università e alla ricerca scientifica, Angela D'Onghia.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sul diritto dei minori a fruire del patrimonio artistico e culturale nazionale, l'audizione del sottosegretario all'istruzione, all'università e alla ricerca scientifica, senatrice Angela D'Onghia.

  ANGELA D'ONGHIA, Sottosegretario all'istruzione, all'università e alla ricerca scientifica. Grazie, presidente, grazie agli onorevoli colleghi. Io vi parlerò di quello che, più o meno, stiamo facendo, lasciando il testo del mio intervento agli atti, in modo che anche gli altri colleghi possano usufruirne.
  Se l'obiettivo dell'indagine che state conducendo è quello di verificare le forme e gli strumenti attraverso i quali i giovani del nostro Paese sono posti in grado di fruire del patrimonio artistico e culturale, attraverso l'impegno degli enti e delle istituzioni che operano nel settore, la scuola, che mi onoro di rappresentare, è, dopo la famiglia – meglio ancora, con la famiglia – l'artefice maggiore del processo di avvicinamento dei giovani ai beni monumentali, artistici ed architettonici di cui è ricco il nostro Paese.
  I beni culturali, infatti, sono il risultato di una cultura, delle tracce che essa ha lasciato, dei nuclei che manifestano la sua evoluzione, dei nodi che ne contrassegnano l'identità, dei segni della storia di un popolo e di un territorio, delle sue relazioni e interazioni con altri popoli e territori. L'Italia, come voi ben sapete, possiede una quota altissima del patrimonio artistico mondiale. Questa constatazione dovrebbe responsabilizzare noi adulti e far comprendere ai giovani l'alto livello artistico della nostra tradizione culturale, che è riconosciuto internazionalmente.
  Per queste ragioni la scuola è, per definizione, il luogo dell'educazione al patrimonio artistico e culturale indispensabile per formare a una piena cittadinanza, Pag. 4una cittadinanza che è solo dentro uno Stato, ma è anche e soprattutto dentro una cultura civica, consapevole fruizione di opere, oggetti, testimonianze e sensibilità specifiche, rispetto a testimonianze materiali e immateriali che rappresentano i punti più significativi di una cultura e di una civiltà.
  Questa educazione è tanto più importante oggi, sia per la costruzione critica e consapevole di un'appartenenza, anche nel confronto con culture e civiltà «altre», di ieri e di oggi, sia per un riequilibrio del tempo attuale, sempre più sbilanciato verso il presente e il futuro e poco attento al passato.
  Veniamo all'educazione al patrimonio artistico nelle esperienze scolastiche. Ci sono istituzioni scolastiche e di istruzione secondaria superiore, in particolare i licei classici e artistici, che hanno adottato l'educazione al patrimonio artistico come chiave di lettura dell'intero curriculum, attribuendole il ruolo aggiuntivo di educazione sociale, conoscenza e partecipazione a una forma di vita e ai suoi valori, nonché di educazione e costruzione di una sensibilità ad hoc, che pone il cittadino nella condizione di interpretare e custodire le testimonianze di civiltà, pur senza sottovalutare le tensioni vitali verso un rinnovamento, una rielaborazione, un superamento delle tradizionali forme di conoscenza attraverso un uso marcato delle nuove tecnologie.
  Risulta evidente, invece, che negli indirizzi di studio nei quali la storia dell'arte non è prevista, o appare come marginale (un'ora o due alla settimana), questo compito educativo diventa difficile e complesso, soprattutto se confinato nelle ore dedicate e non declinato in una didattica interdisciplinare che tratti i testi, i quadri, gli edifici, i brani musicali, i manufatti vari, in sintesi, ogni categoria di bene culturale come occasione di fruizione e testimoni di una rinnovata capacità di pensare a una società in cui il bello e la possibilità di comprenderlo e interpretarlo divengano centrali nella vita del Paese.
  La capacità di creare oggetti, anche di uso quotidiano, in cui prevalga l'aspetto dell'armonia e della bellezza, nonché di ricercare soluzioni nuove, partendo dalla conoscenza esperta del passato, sono indispensabili fattori di civiltà, ma, parimenti, sono elementi dei quali occorre avere consapevolezza. Tale consapevolezza passa attraverso la conoscenza e la comprensione, che partono dalla scuola.
  Potremo così sperare in una generazione futura dotata di grande sensibilità e senso estetico, capace di comprendere il valore inestimabile del nostro patrimonio artistico e fortemente convinta a volerlo conservare e valorizzare come un bene prezioso sotto ogni profilo, non ultimo quello economico.
  Risulta quanto mai essenziale e determinante, a tal fine, l'impegno della scuola, che deve essere messa in condizioni di operare bene, in continuità fra i diversi gradi di istruzione, andando oltre le paratie disciplinari, avvalendosi di personale qualificato e motivato. Se ancora oggi fa storcere il naso ai puristi parlare di beni culturali come di «petrolio e ossigeno della nostra Italia», una definizione che appare superata nella forma, ma che forse non lo è nella sostanza, fra vent'anni potrebbe essere convinzione, come ripartire dal made in Italy, inteso nella sua accezione più ampia, per avviare un piano ampio di valorizzazione, non solo delle nostre meraviglie artistiche, ma anche dei borghi minori e di quel patrimonio diffuso fatto di paesaggi, chiese, monumenti ed edifici che sono una delle caratteristiche uniche del nostro Paese.
  Le novità introdotte dal disegno di legge in discussione, quello su «La buona scuola», all'esame del Parlamento, introduce novità interessanti. Attualmente, nelle scuole primarie, l'insegnamento artistico rientra in un ambito disciplinare assegnato al docente della classe. Nella scuola di istruzione secondaria di primo grado sono previste due ore settimanali di disegno e storia dell'arte, in cui, con il disegno, è dato rilievo alla consuetudine della pratica del fare, prima base per qualsiasi processo di comprensione e di apprezzamento consapevole del patrimonio culturale e di ogni fenomeno artistico.Pag. 5
  Quanto alle scuole di istruzione secondaria di secondo grado, solo nei licei sono previsti spazi disciplinari appositi: tre ore per classe nei quinquenni dei licei artistici, due ore nel triennio dei licei classici, linguistici e delle scienze umane, due ore nel biennio e nel triennio dei licei musicali, coreutici e scientifici, due ore nel solo triennio nell'istituto tecnico per il turismo.
  La riforma prevede che le istituzioni scolastiche definiscano il loro organico curricolare e potenziato avendo a mente il raggiungimento di determinati obiettivi, fra i quali figura il rafforzamento delle competenze nella musica e nell'arte. Si prefigura, pertanto, stando al testo del progetto di legge, che ciascuna istituzione scolastica nel segmento secondario superiore, possa operare in riferimento alle caratteristiche del territorio e agire nella misura necessaria a rafforzare le competenze degli studenti nei settori della pratica del fare artistico e della conoscenza del patrimonio materiale e immateriale.
  Si auspica, altresì, che venga esplicitata qualche indicazione aggiuntiva, affinché le istituzioni scolastiche che si avvarranno di tale potenziamento orario al mattino, o nei rientri pomeridiani, riflettano bene sulle metodologie didattiche da adottare nelle classi, per non rischiare di appesantire l'offerta formativa senza alcun risultato formativo nel senso auspicato.
  La scuola, che considera il patrimonio culturale nella sua accezione più ampia di testimonianza materiale e immateriale dell'uomo come elemento del proprio curriculum, non si limita ad aggiungere nuovi contenuti o a lasciare l'opzione per attività laboratoriali ed esplorazioni di un bene, di scoperta di una fonte d'archivio, di un progetto di recupero, di uno spazio o di una tradizione popolare, di valorizzazione di una tradizione artigiana, ma ristruttura i saperi del curriculum con l'apporto di quei saperi nascosti nei segni del territorio attraverso la forte motivazione della scoperta attiva.
  Sul piano del modello didattico, il patrimonio insegna a interpretare nel senso più profondo del termine, per la sua natura, il disegno tangibile, del quale però si deve acquisire piena consapevolezza proprio attraverso la pratica e l'abitudine a considerarlo parte costante della propria esistenza di cittadini.
  Un'efficace didattica del patrimonio dovrebbe puntare sui seguenti elementi: l'oggetto culturale, ossia il bene quale segno tangibile di testimonianza; la programmazione dell'unità didattica nelle sue fasi, nei suoi obiettivi intermedi e finali, che tenga costantemente conto delle realtà e dell'esperienza del territorio; lo studente e i suoi apprendimenti sul piano cognitivo, di conoscenza, affettivo, di coscienza del bene comune e comportamentale, ossia di atteggiamento rispetto al bene culturale; la collaborazione e la coprogettazione con i soggetti che hanno la responsabilità della comunicazione del patrimonio culturale sul territorio, a livello centrale e locale (penso al sistema dei servizi educativi, dei musei civici e statali, delle biblioteche, degli archivi).
  Si pensi, per esempio, a esperienze di curricula centrati sulla via Francigena, percorso europeo recentemente assurto a dignità culturale comune, che consente di leggerne la valenza didattica in diversi parametri, tutti ugualmente essenziali. Il cammino è argomento pluridisciplinare, modulare e generativo, perché con esso si attua il principio dell'approfondimento, che è essenziale perché raggruppa in sé i saperi antropologici, motivante, come tutte le esperienze sul campo, che fanno perno sul protagonismo positivo dei ragazzi, e di forte potenzialità formativa, perché legato all'esperienza del quotidiano, nonché carico di simbolismo formativo.
  L'idea che il patrimonio culturale del territorio, con i suoi musei, le sue biblioteche, le sue pinacoteche, i suoi monumenti, i suoi archivi, possa essere un formidabile ambiente di apprendimento non è forse sufficientemente radicata nella pratica didattica, che pure si avvale di una lunga tradizione di progettazione che vede le prime esperienze di percorsi didattici in musei compiersi negli anni settanta del Novecento. I principali sono quelli realizzati Pag. 6con la Galleria Borghese di Roma, con gli Uffizi di Firenze e con la Pinacoteca nazionale di Parma.
  Se, infatti, da un lato, l'archivio, il museo e la biblioteca possono contribuire a supportare le scuole nella scelta e nell'organizzazione di un curricolo locale che preveda anche lo sviluppo delle conoscenze e del suo patrimonio, dall'altro, gli enti preposti alla conservazione svolgono un ruolo importante nelle fasi di coprogettazione per la predisposizione di attività mirate relative a temi disciplinari specifici di carattere storico, artistico e antropologico in senso lato.
  Ne deriva un'idea condivisa di scuola, in cui il dominatore della didattica del patrimonio culturale materiale e immateriale chiami alla più ampia collaborazione tra gli esperti di un settore e dell'altro, scuola e beni culturali. Per far ciò è necessario sostenere e incoraggiare ogni pratica possibile di formazione professionale condivisa, da una parte e dall'altra. Anche con riguardo alla dimensione europea dell'educazione, di cui ai documenti di Lisbona 2000 in poi, l'educazione al patrimonio artistico riveste un ruolo centrale. In merito sono stati elaborati vari progetti. Ne cito alcuni: i progetti di classe europea e del patrimonio e gli scambi, le azioni Comenius e oggi Comenius plus, le azioni di e-twinning ed altri.
  Dalla sperimentazione all'ordinarietà della didattica integrata ci sono, poi, altre sperimentazioni fatte ed esperienze molto valide. Ci sono numerose esperienze, già realizzate in autonomia da numerose istituzioni scolastiche, in particolare di indirizzo liceale, che hanno utilizzato la flessibilità oraria per ricavare maggiori spazi da dedicare all'insegnamento di storia dell'arte, inteso nel senso ampio di educazione al patrimonio artistico e culturale, oltre ai progetti nazionali lanciati a seguito di accordi quadro tra MIBACT e MIUR. Merita una menzione speciale per l'ampia adesione ricevuta il progetto Adotta un monumento. Tali progetti meriterebbero di superare la fase di frammentarietà e dell'occasionalità per entrare a regime, soprattutto nella prospettiva della nuova riforma.
  Ci si può muovere utilizzando alcuni strumenti dell'autonomia già in ordinamento, quali flessibilità oraria, riorganizzazione dei percorsi didattici, modularità, dando ampio spazio alle alternanze scuola-lavoro, che la riforma rende obbligatorie in tutti gli ordini di scuola e che sono, oltretutto, elementi contenuti nel testo del protocollo di intesa del maggio 2014 siglato tra MIUR e MIBACT, ma con un'importante sottolineatura: l'autonomia scolastica è finalizzata a migliorare gli esiti dei processi di apprendimento e insegnamento; concerne prioritariamente la ricerca e l'introduzione di metodologie didattiche che favoriscono la crescita culturale e formativa degli alunni, ne riconoscono e valorizzano le diversità e promuovono le potenzialità di ciascuno.
  Ritenendo l'educazione al patrimonio una prospettiva curricolare e culturale importante per la scuola, perché dotata di quel valore aggiunto funzionale alla crescita culturale e formativa degli alunni, bisogna passare dall'enunciazione ai fatti, ossia lavorare su alcuni ambiti della professionalità docente, tra cui: la progettazione come elemento decisivo per legittimare in senso formativo e istituzionale i campi di intervento presso luoghi della cultura e istituzioni culturali significative; condizioni dell'apprendimento e insegnamento come struttura organizzativa funzionale e aperta all'attività nei luoghi esperti, oltre che dentro la scuola, e a contatto diretto con le emergenze del territorio; forme e modi della verifica e della valutazione come elemento essenziale del percorso di apprendimento e del processo di insegnamento funzionale, sia alla scuola, sia alle istituzioni coinvolte nella progettualità condivisa.
  Ha ragione Umberto Eco quando afferma che «il bene culturale è un flusso di comunicazione, è un messaggio da leggersi su diversi piani: come riscoperta di un'opera occulta che viene restituita alla sua funzione comunicativa, come manifestazione di informazione sulla cultura e, Pag. 7infine, come provocazione all'attualità e al presente». È appunto per questo motivo che bisogna prestare la dovuta attenzione affinché il bene culturale possa esprimere tutta la sua forza coinvolgente ed educativa.
  A parte questo, come voi sapete, noi abbiamo la carta dello studente, che permette ai nostri ragazzi, ai nostri studenti, di accedere a tanti luoghi in forma gratuita. Sarebbe auspicabile, magari, allargare quella carta e fare in modo che rientri in un percorso normale e non più in un percorso quasi eccezionale.
  Se volete, vi fornisco i dati che in questo momento abbiamo relativamente alla carta dello studente: sono circa un milione gli studenti registrati sul portale; sono 350.000 le visite al portale ogni settimana e sono 3.000 i partecipanti attivi sul forum online.
  Questa carta permette agli studenti di entrare in molti nostri musei: sono 387 i musei che partecipano; ora c’è il rinnovo tra MIBACT e MIUR per quanto riguarda l'accesso ai musei. Ci sono, poi, 83 aree e complessi monumentali in accordo con l'UNESCO; ci sono altri 500 cinema e 178 teatri che aderiscono e altre iniziative meno legate all'arte. Questa è una delle forme attive attuate negli ultimi anni.

  PRESIDENTE. La ringrazio molto. Do la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  ANTIMO CESARO. Ringrazio il sottosegretario D'Onghia. Abbiamo appreso tante cose interessanti. Dal punto di vista dei dati oggettivi, per la valenza statistica è molto interessante l'ultimo riferimento alla carta dello studente. Detto questo, però, più in generale, al di là di tante belle parole, io assumo qui una forma colloquiale perché, oltre il formalismo di un'audizione in una Commissione parlamentare, siamo tutti qui per cercare di immaginare di migliorare la fruizione del patrimonio storico-artistico da parte dei nostri ragazzi, per ricevere informazioni ed eventualmente per suggerire percorsi o condividere proposte.
  Vado per gradi; ho preso un po’ di appunti. Innanzitutto, nel nostro Paese, noi ci siamo dovuti battere perché venisse reintrodotto l'insegnamento della storia dell'arte nelle scuole superiori. Questo la dice lunga su quanto sia stato trascurato quest'aspetto della formazione dei nostri ragazzi.
  Tuttavia – su questo vorrei che il sottosegretario immaginasse un intervento attivo per le sue competenze – non solo c’è la perdita che noi abbiamo in termini di contenuti, ma, soprattutto, c’è la perdita potenziale che abbiamo in termini di produzione di ricchezza. Io sento che nella scuola superiore a indirizzo turistico ci sono solo due ore nel triennio superiore di storia dell'arte, ma suppongo che il turismo in Italia sia soprattutto un turismo culturale. Certo, ci sono anche il turismo enogastronomico e le altre forme, ma se non si hanno i contenuti, non vedo che cosa si possa promuovere.
  Io credo che l'enorme potenzialità del nostro Paese parta proprio dalla conoscenza di questa ricchezza potenziale, per poter mettere in moto meccanismi virtuosi, anche in chiave economica. Il titolo della nostra indagine conoscitiva, che parla di fruizione del patrimonio storico-artistico, comprende anche nella parola «fruizione» quello che può essere l'indotto, sociale, ma anche economico, che una corretta fruizione può potenzialmente generare.
  Abbiamo in discussione il provvedimento sulla cosiddetta Buona scuola. Forse sarebbe opportuno un intervento del sottosegretario per cercare di inserire nella nuova programmazione scolastica l'educazione artistica, ovvero, se vogliamo, qualcosa di più ampio. Si è parlato di educazione sociale come di una formula nominalistica adottata in alcuni licei classici e artistici, all'interno della quale rientra l'insegnamento sia dell'educazione artistica, sia – immagino – dell'educazione ambientale, soprattutto a partire dalla scuola primaria.
  Noi vogliamo che i nostri ragazzi, sin dalla più tenera età, sappiano apprezzare la bellezza che vedono e che molto spesso Pag. 8non sanno interpretare. Spetta alla nostra generazione, cioè agli adulti, cercare di trasmettere questi valori. Chiederei, quindi, un intervento, visto che è in discussione il provvedimento su «La buona scuola» proprio in questi giorni. Io mi farò carico di qualche emendamento in questo senso e chiederò al sottosegretario, eventualmente, di seguire, esprimendo un parere da parte del Governo, la possibilità di sviluppare, soprattutto nella scuola primaria, in termini di educazione, queste sensibilità di cui parliamo.
  Inoltre, il sottosegretario ha giustamente fatto riferimento – cito le sue parole – al concetto di scoperta attiva, ossia alla pratica didattica oltre i contenuti. Da un lato, c’è il problema di rafforzare, dal punto di vista curriculare e disciplinare, l'insegnamento della storia dell'arte nella più ampia accezione che ho cercato di descrivere; dall'altro, c’è la necessità, forse, di immaginare forme di fruizione da parte dei nostri ragazzi e non solo di un apprendimento nozionistico della nostra storia dell'arte.
  Parlo anche da genitore: spesso io condivido con mia figlia l'insegnamento della storia dell'arte. Parliamo dei posti bellissimi di Roma. Ebbene, immagino quanto possa essere utile per un ragazzo non solo parlarne, ma anche toccare con mano le cose belle che si studiano sui testi. A questo proposito, quindi, vorrei che il sottosegretario facesse eventualmente una ricognizione dei fondi per le attività extracurriculari. Peraltro, tali fondi sono stati recentemente attenzionati da alcuni articoli di stampa in una luce negativa, perché a volte si disperdono in mille rivoli, con una logica che non è più sostenibile. Questi potrebbero, invece, essere rimodulati e indirizzati, perlomeno in parte, verso quella che per noi è un'esigenza, ossia favorendo quei progetti extracurriculari finanziati dal Ministero che mirino alla fruizione completa, fattiva e concreta dei nostri ragazzi rispetto al nostro straordinario patrimonio.
  Lei faceva riferimento a Eco. Effettivamente anche la nostra generazione – lo dobbiamo riconoscere – ha una fruizione molto teorica del patrimonio. Nella migliore delle ipotesi, quando il nostro professore di storia dell'arte da noi liceali non era esposto al pubblico ludibrio, essendo la storia dell'arte considerata una sorta di materia ancillare nei licei, comunque la fruizione del patrimonio si limitava a quelle rare gite che forse la nostra generazione all'epoca si poteva consentire.
  Occorrerebbe, invece, immaginare, nei limiti della disponibilità dei fondi, un incentivo fortissimo a quest'azione di impossessamento – quindi di ermeneutica in senso forte, per citare Eco – del nostro patrimonio. Noi dobbiamo possedere il nostro patrimonio, non solo conoscerlo dal punto di vista manualistico !
  L'ultima questione che mi sentirei di sottolineare nella relazione del sottosegretario è relativa alla carta dello studente, una bella iniziativa. Lei ha fatto bene a renderci edotti, anche in termini statistici, del successo – credo – di questa iniziativa. Ciò dimostra una sete di conoscenza e anche una necessità per le famiglie magari di utilizzare questa formula di gratuità, per poter consentire ad alcuni ragazzi di fruire del nostro patrimonio storico-artistico.
  Faccio l'esempio di Capodimonte di Napoli, la mia città. Una famiglia che voglia andare a visitare il museo deve mettere in conto, per un fine settimana, se non vi è la domenica di gratuità, una cifra intorno ai 50 euro che, per una famiglia incapiente, incide notevolmente.
  Mi sentirei proprio di sollecitare il sottosegretario a valorizzare ulteriormente questa formula della carta dello studente, che penso valga soprattutto per i musei civici. Nei musei pubblici statali, fino a diciotto anni la gratuità è già assicurata. Sarebbe utile, però, allargare notevolmente il novero di istituzioni culturali che aderiscono a questo progetto, perché si tratta di una formula di sensibilizzazione per le Istituzioni culturali presenti su tutti i territori.
  Anche lei è del Sud: spesso c’è una forbice molto ampia tra le istituzioni culturali del Nord aderenti alla progettualità e quelle del Sud, dove tra l'altro le famiglie Pag. 9incapienti hanno un'incidenza notevolmente più ampia. Si tratterebbe, magari, di utilizzare questo strumento, o strumenti analoghi, proprio per cercare di dare un segnale molto concreto alle famiglie della nostra vicinanza su queste tematiche.
  Posso anche immaginare dei protocolli di intesa – ma è una mia immaginazione che non so fino a che punto si potrà trasformare in concretezza – per le istituzioni culturali che condividessero queste sensibilità, con un'estensione anche ai genitori dei ragazzi della gratuità (penso, in primo luogo, alle famiglie incapienti). A questo proposito, vorrei portare l'esempio del Museo provinciale campano di Capua, un museo bellissimo, con la collezione delle Matres Matutae, un unicum in Europa. Si deve pensare che i costi fissi del museo, a prescindere dalla sua fruizione, ossia riscaldamento, pulizia e sorveglianza, sono perfettamente identici se quel patrimonio è fruito a fine anno, come adesso accade, da 4.000 persone, o eventualmente se sarà fruito, come io mi auguro, da 40.000 persone.
  Io credo che l'incidenza dei costi fissi – parliamo di un museo, in questo caso, dell'ex provincia, che ora passerà di competenza alla regione – sia identica. Forse, nella visione pubblica della fruizione del patrimonio, si potrebbero incentivare le famiglie alla fruizione del patrimonio stesso, stante un incentivo dei costi, che posso immaginare eventualmente in un incremento delle spese di pulizia di pochi punti percentuali, proprio a voler essere pignoli. L'idea che ho io è che il museo non serva alla ricchezza delle collezioni in sé: noi restauriamo per poter far fruire. Inventiamoci allora una serie di servizi aggiuntivi che rendano virtuosa la gestione economica dei nostri attrattori culturali in chiave turistica. Per i nostri ragazzi, invece, cerchiamo in chiave culturale tutte le agevolazioni possibili. Può darsi anche che la mia sia stata un'esagerazione, ma può essere un'utile provocazione per cercare in tutti i modi di avvicinare i giovani e meno giovani alla fruizione del patrimonio culturale.

  ELENA FERRARA. Grazie, presidente. Ringrazio il collega che ha proposto questa indagine conoscitiva, perché credo che il diritto all'espressività creativa dei bambini e degli adolescenti abbia bisogno, in particolare nella scuola ma comunque nella società, di essere sottolineato come diritto.
  Io credo che su questo piano abbiamo davvero, anche nell'ambito della riflessione sulla scuola e sull'educazione della prima infanzia, riflettuto molto negli anni. Probabilmente abbiamo anche registrato, purtroppo, un'inversione di tendenza rispetto a un'attenzione che negli anni settanta – come si ricordava prima per quanto riguarda le attività rivolte ai musei e al patrimonio culturale – ottanta e novanta si è sviluppata, ma che ha subìto anche delle battute d'arresto in funzione di un sistema scolastico che ha visto anche, come sappiamo tutti, un importante depauperamento e forse non una sufficiente – lo dico un po’ ironicamente – attenzione all'ambito artistico e dell'espressività artistica.
  Vorrei fare una prima sottolineatura, parlando di musei. Quello che dice il collega è sicuramente corretto. Il fatto che si parta dai ragazzi, anche per arrivare al mondo degli adulti, lo dimostrano i biglietti venduti e gli accessi nei nostri musei. Da quando si è fatta una politica importante su questi temi, anche all'interno della scuola, con i protocolli di intesa MIBACT, abbiamo coinvolto anche il pubblico adulto. Ci sono, poi, molto spesso, le giornate aperte. Abbiamo visto a Pasqua tutte le nostre città d'arte assediate da famiglie. Gli italiani, insomma, hanno capito che ci sono i musei come punto di riferimento.

  ANTIMO CESARO. Chiedo scusa, ma vorrei fare una riflessione. I biglietti venduti da parte di un museo non coprono, se non in minima parte, i costi di gestione. I veri introiti provengono dai servizi aggiuntivi. Pertanto, il fatto di incentivare la fruizione di una famiglia che, anziché andare al centro commerciale, va al museo e magari spende i soldi che aveva preventivato Pag. 10per il giusto svago o per l'acquisto di un libro, ovvero per la consumazione di un pasto all'interno del museo stesso, è un indotto economico notevolmente superiore all'apparente perdita sul bigliettato.

  ELENA FERRARA. Sì, ma io non volevo entrare in questi termini. Stavo facendo un ragionamento proprio culturale, di percorso. Abbiamo capito che la cultura può essere un volano di sviluppo, abbiamo capito tante cose, ma abbiamo capito anche che se non formiamo i nostri ragazzi, che peraltro hanno diritto a essere formati anche in questo settore, diventano sempre più insostenibili le spese per questo patrimonio. Soprattutto abbiamo capito che se facciamo delle operazioni intelligenti all'interno della scuola, riusciamo a riportare anche i genitori e chi sta intorno ai bambini a un'attenzione verso il mondo dell'arte.
  È più facile parlare di patrimoni tangibili, quindi, dei beni culturali normalmente intesi. Abbiamo parlato di Adotta un monumento e di musei. Quello che è davvero molto precario, ancora più precario, è il percorso, per esempio sulla musica. La sottosegretaria D'Onghia, essendo peraltro senatrice, conosce abbastanza la storia di un disegno di legge dedicato al maestro Abbado, che in Senato abbiamo assegnato alla 7a Commissione.
  L'evento della scomparsa del maestro Abbado, con l'appello di Renzo Piano, il quale ha ricordato che il sogno di Abbado era che tutti potessero fare musica, ci ricorda che musica e cultura hanno una finalità importante per l'uomo, laddove il cittadino riesce a integrarsi e a trovare anche una dimensione personale, più salvifica, addirittura, rispetto anche alle miserie. Sì è fatto riferimento alle esperienze di arte nelle carceri e con le persone più disagiate, nonché al disagio giovanile. Spesso, quando parliamo di arte, dimentichiamo che c’è anche la musica. Parlando del provvedimento su «La buona scuola», presenterò degli emendamenti. Anche se tale provvedimento inizia il suo iter dalla Camera, cercherò chiaramente di far arrivare degli emendamenti in cui le parole «musica», «espressione artistico-musicale» ed «esperienza artistico-musicale» vengano ribadite. Mi sembra che questo sia un momento di congiuntura positiva, in cui c’è un disegno di legge sulla scuola che su questi temi intende rappresentare una chiave di volta rispetto a quello che c’è stato prima, ossia la riduzione della storia dell'arte negli istituti, come ha detto giustamente la sottosegretaria. È un momento in cui dobbiamo tutti concentrarci per riuscire a trovare le strade migliori per inserire anche la musica laddove, per esempio, non c’è stata mai. Io parlerei anche di musica, teatro e arte, perché a fronte di tanti musei, ci sono 138 teatri: che cos’è l'offerta di questi teatri ? Probabilmente si tratta di rassegne di teatro drammatico, oppure di opere lirico-sinfoniche.
  Noi il dato non l'abbiamo – magari approfondiremo poi – ma si tratta comunque, veramente, di offerte esigue – lo penso – rispetto a quello che abbiamo in Italia. Noi siamo l'Italia, siamo il Paese del bel canto, ma i nostri ragazzi, purtroppo, non sono formati ad avere la curiosità di andare in un teatro ad ascoltare un'opera lirico-sinfonica.
  La mia sottolineatura rispetto a quello che è stato detto nella relazione della sottosegretaria – so che lei è sensibile su questo punto – è di non considerare come patrimonio culturale solo gli aspetti del figurativo e la parte dei beni culturali monumentali, ma anche il patrimonio immateriale, sul quale, spesso, è slittata molto la frizione. Io ritengo che adesso sia il momento per rimettere sul tappeto questo tema, non considerandolo solo un tema extra curriculare, ma anche, come si diceva prima, un elemento di trasversalità. Sarebbe bello se riuscissimo in quest'operazione e mi farebbe piacere se, insieme a tutte le Commissioni, anche questa potesse dare una sua spinta particolare, in un'ottica legata proprio al diritto dell'infanzia e dell'adolescenza, a questo tipo di ambito esperienziale, che è fondamentale per costruire uno sviluppo armonico della personalità e per potere, naturalmente, essere Pag. 11in grado di cogliere appieno la bellezza, non solo dell'Italia ma di tutto il nostro patrimonio artistico.
  Quando vediamo le immagini di quello che succede nei luoghi archeologici, dove avvengono le distruzioni da parte dell'ISIS, non so quanti di coloro che non abbiano davvero costruito dentro di sé un percorso culturale, ovvero di forte relazione con il patrimonio storico-culturale, possano provare un'indignazione forte. Consideriamo anche che non si tratta del nostro patrimonio ma del patrimonio di altri, in luoghi che però sono stati la culla di civiltà fondamentali, anche per la nostra cultura europea e mitteleuropea. Per capire la gravità di quel gesto dobbiamo aver fatto dei percorsi importanti nella nostra infanzia e nella nostra adolescenza.

  ROSETTA ENZA BLUNDO. Ringrazio brevemente la sottosegretaria D'Onghia che ci ha illustrato in maniera chiara tutto l'impegno del MIBACT in collegamento con il MIUR. Apprezzo molto che ci sia un milione di iscritti al portale. Questo significa che l'attenzione dei giovani c’è e che comunque è stato apprezzato il portale che avete allestito. Le mie domande vanno nella direzione di capire come, oltre ad aver allestito questo portale, quindi ad aver stimolato la partecipazione dei giovani mettendo in rete anche questa possibilità di conoscere sia il numero dei musei disponibili, sia i teatri, si intenda realmente garantire questa fruizione.
  Come diceva prima anche il collega, c’è un problema serio dovuto alle difficoltà economiche. È giusto anche il suggerimento che il collega dava a non considerare soltanto l'introito puro e semplice del biglietto di ingresso, con il classico accesso ai nostri beni e ai patrimoni che possono essere fruiti. Occorre considerare che ci può essere un indotto all'interno stesso. Quando nelle scuole dobbiamo portare i ragazzi in visita ai musei e dobbiamo fare riferimento alle famiglie, spesso e volentieri ci troviamo in difficoltà con questi costi. Lei deve mettere in conto che esiste il costo del trasporto e il costo degli ingressi. Sono spese che spesso non tutte le famiglie possono affrontare. Forse occorre spingere verso questa fruizione gratuita, o comunque offerta proprio come una ricchezza data nella possibilità di essere visionata e apprezzata dai giovani. Quando c’è stato l’Art Bonus, io mi rivolsi al Ministro Franceschini e feci la proposta di avvicinare anche gli anziani, insieme ai giovani. Oggi l'abbiamo visto: coloro che possono trasmettere meglio un amore, un apprezzamento profondo per i nostri beni culturali, artistici e storici sono proprio gli anziani. Pertanto, avevo suggerito anche questa possibilità, cioè di permettere ad un anziano di accompagnare un nipote oltre alla scuola. La scuola è sicuramente un bacino che può supportare e aiutare la possibilità di comprendere anche il valore dei nostri beni, ma l'anziano può a volte trasmettere emotivamente molto di più di quello che riusciamo a dare noi.
  Dico questo perché, per esempio, nella nostra scuola abbiamo avuto un'esperienza di visita insieme ai nonni e abbiamo visto quanto costoro riuscissero a trasmettere ai ragazzi (ben più di ciò che un insegnante, un professore o una persona dalla vasta cultura poteva dare), spesso proprio perché i giovani sono, così, coinvolti anche emotivamente: non bisogna trascurare questo aspetto.
  Volevo poi chiedere, invece, per quanto riguarda la possibilità di educare i nostri giovani al bello, all'apprezzamento ma soprattutto al rispetto e alla conoscenza piena di tutti i nostri monumenti, come mai si hanno queste ore ridotte nell'ambito del tecnico per il turismo, che invece dovrebbe godere di più ore rispetto ad altre scuole: che intenzione c’è in merito a questo ? A me sembra che nel provvedimento su «La buona scuola» non vi sia, al momento, un'attenzione per questo aspetto.
  Inoltre, sollecito una didattica particolare nelle scuole primarie che sia di recupero anche dei beni trascurati. Noi adesso, per esempio, abbiamo un'iniziativa mirata sui beni pubblici che sono stati trascurati: si tratta di recuperare questi beni, anche con l'ausilio e con la collaborazione delle scuole, in particolare anche Pag. 12delle scuole primarie, che possono fungere da traino su questo. Noi abbiamo vissuto tutto questo a L'Aquila, dopo il sisma. In gemellaggio con altre scuole abbiamo coinvolto i nostri ragazzi ad esaminare più da vicino i nostri beni, di grande valore culturale, che purtroppo sono stati danneggiati. Abbiamo visto che, in quest'ottica, le altre scuole che erano in gemellaggio con noi e che disponevano invece di beni intatti, avevano in essere progetti atti ad individuare anche lo stato di degrado e le condizioni di trascuratezza proprio di questi beni. Credo che anche su questa linea possa esserci un utile indirizzo da parte vostra e del Ministro.

  PRESIDENTE. Credo che questo passaggio, che riprende anche le parole dell'onorevole Cesaro, ossia la diminuzione di orario nell'istituto tecnico per il turismo, questa scarsa attenzione e questa necessità di valorizzare una forma di turismo particolare, quale è il turismo culturale, sia una richiesta che mi sentirei anch'io di caldeggiare. Negli anni in cui sono stata Ministro del turismo ricordo bene come, sebbene il primo prodotto turistico italiano sia ancora il mare, quindi il balneare, il turismo culturale rappresenti un'opportunità importante per la formazione dei nostri giovani, ma anche per la nostra economia. Il fatto che tale turismo non sia legato, per esempio, alla stagionalità, perché in qualunque mese se ne può fruire, il fatto che siano tantissime le città in cui esso può essere messo in atto, nel senso che l'Italia è uno scrigno prezioso di ricchezze sotto il profilo artistico-culturale, credo debba essere qualcosa che trovi nella scuola una maggiore spinta.
  Purtroppo, noi abbiamo ancora situazioni per cui i giovani delle superiori, che magari hanno visto mezza Europa, non sono mai scesi sotto Roma o non sanno cosa siano i sassi di Matera, tanto per dire una banalità. Su questo, io stessa, con il dicastero che mi era stato assegnato avevo fatto un grande lavoro, di cui avevo avuto riprova: è dalla scuola e dalle gite, organizzate sempre all'estero e non in Italia, che si rileva tutto ciò. Infatti, dall'impostazione, anche in termini di orario, può arrivare un grosso aiuto, perché se partendo dai più giovani cominciamo a impostare diversamente l'importanza della fruizione del nostro patrimonio artistico-culturale, credo che potremo successivamente avere una diversa impostazione anche per altri settori della nostra economia, che possono essere davvero trainanti in tal senso.
  Vorrei condividere ulteriormente le parole della senatrice Ferrara per quanto riguarda il fatto di considerare alcune forme artistiche, quali per esempio la musica, che sono basilari nel nostro patrimonio artistico-culturale. Troppo spesso questo non viene fatto, commettendo, sicuramente in buona fede, un grande, grandissimo errore. Le nostre eccellenze, negli anni, nella storia, passano anche attraverso questi nostri grandi artisti. Lascio al sottosegretario il tempo di tirare le sue conclusioni e per offrire alla Commissione una breve replica. Do la parola al sottosegretario D'Onghia.

  ANGELA D'ONGHIA, Sottosegretario all'istruzione, all'università e alla ricerca scientifica. Grazie, presidente. Voglio ringraziare i colleghi, che sono stati puntuali e precisi su questa che io ritengo una necessità dell'Italia, non solo per il turismo ma anche per tutto quello che identifica l'Italia nel mondo come Paese diverso.
  Io vengo da un settore completamente differente e quando vado nelle scuole; continuo a chiedere ai ragazzi se sanno perché in Italia le case si arredano meglio che negli altri Paesi e perché in Italia la gente si veste meglio; di solito i ragazzi mi dicono che ciò avviene perché in Italia ci sono gli stilisti; io rispondo loro che non è così. In realtà, in Italia si veste bene anche chi compra dalla bancarella, perché si ha un senso e un'educazione al bello che sono completamente diversi da quelli degli altri Paesi.
  In Italia, anche quando un bambino o un contadino, magari mai usciti dal loro paese, si mettono qualcosa addosso, si ha la capacità di mettere insieme i colori: questo vuol dire avere un'educazione al Pag. 13bello. L'educazione al bello noi la apprendiamo, anche senza saperlo, andando nelle chiese da bambini, assistendo alle funzioni, sentendo cantare; quindi ci abituiamo a una forma del bello che esiste solo nel nostro Paese.
  Io considero il discorso dell'eliminazione, in alcuni periodi, della storia dell'arte in alcune scuole come veramente un processo inverso a quello che il nostro Paese dovrebbe fare. Noi ci stiamo riprovando: la stiamo rimettendo in essere. Tra qualche giorno ricominceremo a parlare anche di AFAM, ossia di musica, di accademie e di conservatori, perché riteniamo questo uno dei settori più importanti del Paese. All'interno delle accademie, su 23.000 iscritti, abbiamo il 23 per cento di stranieri. Gli stranieri vengono in Italia per seguire i nostri corsi accademici in belle arti.
  Questo vuol dire che rimaniamo attrattivi, ma stiamo in parte perdendo, nelle accademie e nei conservatori, quella che dovrebbe essere la vera e alta formazione. Spesso abbiamo perso tutto questo perché non abbiamo pensato alla qualità di quello che dovevamo costruire, bensì, più spesso, alla quantità, all'immissione in maniera non oculata delle persone che dovevano sostenere poi questi percorsi. Questo Governo sta pensando a questo intervento: vedremo di farlo nel miglior modo possibile. Pertanto, chiedo anche a voi di starci vicino e di metterci a disposizione tutta la vostra sensibilità su questo fronte, perché ci interessa e ci serve. Serve a migliorare il Paese e dobbiamo farlo per il bene dei nostri ragazzi, per il bene futuro dell'Italia. Il futuro di questo Paese, il nostro, lo facciamo se lavoriamo bene nella scuola, nell'università e in tutto ciò che è alta formazione.
  Sono d'accordissimo quando mi parlate delle due ore nell'istituto per il turismo. Con l'autonomia le scuole possono fare dei progetti ad hoc e, secondo me, dobbiamo tentare di stimolare sempre di più questa richiesta, anche da parte dei ragazzi, delle istituzioni, del territorio, dei musei e di tutti i soggetti che sono legati al patrimonio artistico, stimolando questa voglia di sapere. Secondo me, se facciamo questo e stimoliamo questa voglia di sapere nel recupero, nella conoscenza e nel rispetto, potremo avere dei cittadini attivi, delle famiglie attive e dei ragazzi che facciano anche richiesta in tal senso, e quando c’è una richiesta, prima o poi ci deve essere un'offerta.
  È importante stimolare queste cose. Se infatti diamo soltanto, senza che ci sia la richiesta, se non stimoliamo i giovani in questa direzione, magari alla fine avremo anche delle persone molto preparate, ma avremo – su ciò sono d'accordo con il collega Cesaro – dei musei vuoti. I nostri numeri nei musei sono tali da non rappresentare un bene per il nostro Paese: sono numeri che non dovrebbero esistere affatto nel nostro Paese.
  Io penso che lo stimolo, anche nei confronti dei ragazzi, possa creare quell'inversione di cui abbiamo bisogno. Sicuramente, anche per quanto riguarda le gite scolastiche, potremmo inserire nelle linee-guida che predisporremo, anche per i PON, questa spinta alla conoscenza del patrimonio artistico italiano: lo faremo e ci farà piacere farlo. Voi, come rappresentanti delle due Camere, dateci una mano a migliorare le cose che facciamo. Per quanto riguarda, infine, la carta dello studente, questi riceve una tessera; questa tessera, oltre a garantire l'ingresso in alcuni musei, è una tessera interattiva per molte altre iniziative. Per esempio, dall'anno scorso è diventata anche postepay, quindi, può essere ricaricata dai genitori. È una tessera che permette ai ragazzi, attraverso protocolli d'intesa siglati con Confcommercio e altre istituzioni, di avere sconti in tante imprese e su tanti servizi: ci sono, tra gli altri, Federcartolai con 160 cartolibrerie, 151 cartolibrerie private e Mondadori sulle offerte online. C’è, dunque, un insieme di servizi. Sarebbe bello poter estendere questa carta e fare in modo che tutti i ragazzi possano averla: vi è un'iscrizione che i ragazzi devono fare sul portale ed è una cosa sulla quale le scuole possono lavorare e possono sensibilizzare.Pag. 14
  Il gruppo L'Espresso, per l'offerta online, ha uno sconto tra il 25 e il 70 per cento. Ci sono, poi, tante altre iniziative: c’è anche, per esempio, Trenitalia, con l'offerta online e lo sconto esclusivo del 20 per cento (anche questo può incentivare il ragazzo a spostarsi e, quindi, a conoscere).
  Sicuramente, se mettiamo insieme le forze, possiamo fare più cose, ma dobbiamo mettere insieme le forze che abbiamo in questo momento, facendo in modo che si abbia conoscenza di queste iniziative, sia da parte dei ragazzi, sia di tutti coloro che possono creare con noi dei protocolli di intesa. Io sono convinta che anche questa vostra ricerca, a partire dal documento che alla fine di queste vostre audizioni predisporrete, potrà aiutarci a lavorare meglio.
  Sono poi d'accordo, ancora, con la considerazione che spesso sono i servizi collaterali che mantengono in piedi le imprese: quella dei musei è comunque un'impresa. È un'impresa che porta cultura, ma è un'impresa vera sul territorio e, molte volte, non siamo ancora organizzati in tal senso. Per questo propongo di mettere insieme tutte le situazioni e di fare in modo che i nostri ragazzi possano anche avviare i percorsi di alternanza scuola-lavoro. Al collega Cesaro dico che sono di recente stata in una scuola a Caserta e ho detto alla dirigente: «Se mi vuole fare un regalo, faccia un protocollo di intesa con la Reggia di Caserta per fare in modo che all'interno della Reggia siano sempre presenti dei ragazzi». A volte noi non ci rendiamo conto che i nostri ragazzi, per la formazione che hanno, potrebbero portare, anche all'interno del museo, la freschezza e l'incentivazione di una visita migliore, una visita che renda quell'idea di professionalità di cui c’è bisogno, soprattutto all'interno di un museo. Ci stiamo muovendo anche con soluzioni di alternanza scuola-lavoro, che secondo me potranno aiutare molto in questo senso.
  Per quanto riguarda il rispetto del bello, come dicevo prima, se riusciamo a stimolare i ragazzi in questo senso, noi avremo sempre più rispetto del bello. Per la musica, per le accademie, ho fatto pervenire a tutti voi quel primo progetto di nome Chiamata alle arti: da questo andremo avanti con i lavori. Speriamo di avere qualcosa di concreto entro la fine di maggio per potere poi, magari anche in questa bicamerale, confrontarci e capire che cosa possiamo fare.
  Non so se ho risposto a tutto. Comunque saremo grati di ricevere il documento che questa Commissione elaborerà, perché ci servirà per lavorare meglio e per poter fare tutte quelle cose che il Paese si aspetta, ma soprattutto che i nostri ragazzi si aspettano e che noi abbiamo il dovere nei loro confronti di fornire. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie, sottosegretario. Sicuramente non solo vi verrà consegnato il documento, ma intendiamo farne anche una presentazione, alla quale già sin d'ora le chiediamo, ovviamente, di partecipare e intervenire. Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 15.